Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 16° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 21
1Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.2Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli3e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.4Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere".
5Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse:6"Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta".7Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?".
8Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.9Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine".
10Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,11e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo.12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.13Questo vi darà occasione di render testimonianza.14Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa;15io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;17sarete odiati da tutti per causa del mio nome.18Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.19Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.
20Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città;22saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
23Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.
25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. 'Le' potenze 'dei cieli' infatti saranno sconvolte.
27Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire su una nube' con potenza e gloria grande.
28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".
29E disse loro una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante;30quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina.31Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.32In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
34State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;35come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.36Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".
37Durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all'aperto sul monte detto degli Ulivi.38E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.
Giudici 9
1Ora Abimèlech, figlio di Ierub-Baal, andò a Sichem dai fratelli di sua madre e disse loro e a tutta la parentela di sua madre:2"Dite agli orecchi di tutti i signori di Sichem: È meglio per voi che vi governino settanta uomini, tutti i figli di Ierub-Baal, o che vi governi un solo uomo? Ricordatevi che io sono del vostro sangue".3I fratelli di sua madre parlarono di lui, ripetendo a tutti i signori di Sichem quelle parole e il cuor loro si piegò a favore di Abimèlech, perché dicevano: "È nostro fratello".4Gli diedero settanta sicli d'argento che tolsero dal tempio di Baal-Berit; con essi Abimèlech assoldò uomini sfaccendati e audaci che lo seguirono.5Venne alla casa di suo padre, a Ofra, e uccise sopra una stessa pietra i suoi fratelli, figli di Ierub-Baal, settanta uomini. Ma Iotam, figlio minore di Ierub-Baal, scampò, perché si era nascosto.6Tutti i signori di Sichem e tutta Bet-Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlech presso la Quercia della Stele che si trova a Sichem.
7Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizim e, alzando la voce, gridò: "Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!
8Si misero in cammino gli alberi
per ungere un re su di essi.
Dissero all'ulivo:
Regna su di noi.
9Rispose loro l'ulivo:
Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dèi e uomini,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
10Dissero gli alberi al fico:
Vieni tu, regna su di noi.
11Rispose loro il fico:
Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
12Dissero gli alberi alla vite:
Vieni tu, regna su di noi.
13Rispose loro la vite:
Rinuncerò al mio mosto
che allieta dèi e uomini,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
14Dissero tutti gli alberi al rovo:
Vieni tu, regna su di noi.
15Rispose il rovo agli alberi:
Se in verità ungete
me re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano.
16Ora voi non avete agito con lealtà e onestà proclamando re Abimèlech, non avete operato bene verso Ierub-Baal e la sua casa, non lo avete trattato secondo il merito delle sue azioni...17Perché mio padre ha combattuto per voi, ha esposto al pericolo la vita e vi ha liberati dalle mani di Madian.18Voi invece oggi siete insorti contro la casa di mio padre, avete ucciso i suoi figli, settanta uomini, sopra una stessa pietra e avete proclamato re dei signori di Sichem Abimèlech, figlio della sua schiava, perché è vostro fratello.19Se dunque avete operato oggi con sincerità e con integrità verso Ierub-Baal e la sua casa, godetevi Abimèlech ed egli si goda voi!20Ma se non è così, esca da Abimèlech un fuoco che divori i signori di Sichem e Bet-Millo; esca dai signori di Sichem e da Bet-Millo un fuoco che divori Abimèlech!".21Iotam corse via, si mise in salvo e andò a stabilirsi a Beer, lontano da Abimèlech suo fratello.
22Abimèlech dominò su Israele tre anni.23Poi Dio mandò un cattivo spirito fra Abimèlech e i signori di Sichem e i signori di Sichem si ribellarono ad Abimèlech.24Questo avvenne perché la violenza fatta ai settanta figli di Ierub-Baal ricevesse il castigo e il loro sangue ricadesse su Abimèlech loro fratello, che li aveva uccisi, e sui signori di Sichem, che gli avevano dato mano per uccidere i suoi fratelli.25I signori di Sichem posero agguati contro di lui sulla cima dei monti, rapinando chiunque passasse vicino alla strada. Abimèlech fu informato della cosa.26Poi Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli vennero e si stabilirono a Sichem e i signori di Sichem riposero la fiducia in lui.27Usciti nella campagna, vendemmiarono le loro vigne, pigiarono l'uva e fecero festa. Poi entrarono nella casa del loro Dio, mangiarono, bevvero e maledissero Abimèlech.28Gaal, figlio di Ebed, disse: "Chi è Abimèlech e che è Sichem, perché dobbiamo servirlo? Non dovrebbero piuttosto il figlio di Ierub-Baal e Zebul, suo luogotenente, servire gli uomini di Camor, capostipite di Sichem? Perché dovremmo servirlo noi?29Se avessi in mano questo popolo, io scaccerei Abimèlech e direi: Accresci pure il tuo esercito ed esci in campo".
30Ora Zebul, governatore della città, udite le parole di Gaal, figlio di Ebed, si accese d'ira31e mandò messaggeri ad Abimèlech in Aruma per dirgli: "Ecco Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli sono venuti a Sichem e sollevano la città contro di te.32Alzati dunque di notte con la gente che hai con te e tendi un agguato nella campagna.33Domattina, non appena spunterà il sole, ti alzerai e piomberai sulla città mentre lui con la sua gente ti uscirà contro: tu gli farai quel che troverai opportuno".34Abimèlech e tutta la gente che era con lui si alzarono di notte e tesero un agguato contro Sichem, divisi in quattro schiere.35Gaal, figlio di Ebed, uscì e si fermò all'ingresso della porta della città; allora Abimèlech uscì dall'agguato con la gente che aveva.36Gaal, vista quella gente, disse a Zebul: "Ecco gente che scende dalle cime dei monti". Zebul gli rispose: "Tu vedi l'ombra dei monti e la prendi per uomini".37Gaal riprese a parlare e disse: "Ecco gente che scende dall'Ombelico della terra e una schiera che giunge per la via della Quercia dei Maghi".38Allora Zebul gli disse: "Dov'è ora la spavalderia di quando dicevi: Chi è Abimèlech, perché dobbiamo servirlo? Non è questo il popolo che disprezzavi? Ora esci in campo e combatti contro di lui!".39Allora Gaal uscì alla testa dei signori di Sichem e diede battaglia ad Abimèlech.40Ma Abimèlech lo inseguì ed egli fuggì dinanzi a lui e molti uomini caddero morti fino all'ingresso della porta.41Abimèlech ritornò ad Aruma e Zebul cacciò Gaal e i suoi fratelli, che non poterono più rimanere a Sichem.
42Il giorno dopo il popolo di Sichem uscì alla campagna e Abimèlech ne fu informato.
43Egli prese la sua gente, la divise in tre schiere e tese un agguato nella campagna: quando vide che il popolo usciva dalla città, si mosse contro di essi e li batté.44Abimèlech e la sua gente fecero irruzione e si fermarono all'ingresso della porta della città, mentre le altre due schiere si gettarono su quelli che erano nella campagna e li colpirono.45Abimèlech combatté contro la città tutto quel giorno, la prese e uccise il popolo che vi si trovava; poi distrusse la città e la cosparse di sale.
46Tutti i signori della torre di Sichem, all'udir questo, entrarono nel sotterraneo del tempio di El-Berit.47Fu riferito ad Abimèlech che tutti i signori della torre di Sichem si erano adunati.48Allora Abimèlech salì sul monte Zalmon con tutta la gente che aveva con sé; prese in mano la scure, tagliò un ramo d'albero, lo sollevò e se lo mise in spalla; poi disse alla sua gente: "Quello che mi avete visto fare, fatelo presto anche voi!".49Tutti tagliarono ciascuno un ramo e seguirono Abimèlech; posero i rami contro il sotterraneo e bruciarono tra le fiamme la sala con quelli che vi erano dentro. Così perì tutta la gente della torre di Sichem, circa mille persone, fra uomini e donne.
50Poi Abimèlech andò a Tebes, la cinse d'assedio e la prese.51In mezzo alla città c'era una torre fortificata, dove si rifugiarono tutti i signori della città, uomini e donne; vi si rinchiusero dentro e salirono sul terrazzo della torre.52Abimèlech, giunto alla torre, l'attaccò e si accostò alla porta della torre per appiccarvi il fuoco.53Ma una donna gettò giù il pezzo superiore di una macina sulla testa di Abimèlech e gli spaccò il cranio.54Egli chiamò in fretta il giovane che gli portava le armi e gli disse: "Tira fuori la spada e uccidimi, perché non si dica di me: L'ha ucciso una donna!". Il giovane lo trafisse ed egli morì.55Quando gli Israeliti videro che Abimèlech era morto, se ne andarono ciascuno a casa sua.
56Così Dio fece ricadere sopra Abimèlech il male che egli aveva fatto contro suo padre, uccidendo settanta suoi fratelli.57Dio fece anche ricadere sul capo della gente di Sichem tutto il male che essa aveva fatto; così si avverò su di loro la maledizione di Iotam, figlio di Ierub-Baal.
Salmi 18
1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'
Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.
8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.
11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.
17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.
26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.
31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.
36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.
41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.
47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.
50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
Salmi 72
1'Di Salomone.'
Dio, da'al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
2regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.
3Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
4Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l'oppressore.
5Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.
6Scenderà come pioggia sull'erba,
come acqua che irrora la terra.
7Nei suoi giorni fiorirà la giustizia
e abbonderà la pace,
finché non si spenga la luna.
8E dominerà da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
9A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
10Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
11A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni.
12Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
13avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri.
14Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
15Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia;
si pregherà per lui ogni giorno,
sarà benedetto per sempre.
16Abbonderà il frumento nel paese,
ondeggerà sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorirà come il Libano,
la sua messe come l'erba della terra.
17Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette
tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato.
18Benedetto il Signore, Dio di Israele,
egli solo compie prodigi.
19E benedetto il suo nome glorioso per sempre,
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen.
Isaia 8
1Il Signore mi disse: "Prenditi una grande tavoletta e scrivici con caratteri ordinari: A 'Mahèr-salàl-cash-baz'".2Io mi presi testimoni fidati, il sacerdote Uria e Zaccaria figlio di Iebarachìa.3Poi mi unii alla profetessa, la quale concepì e partorì un figlio. Il Signore mi disse: "Chiamalo 'Mahèr-salàl-cash-baz',4poiché, prima che il bambino sappia dire babbo e mamma, le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria saranno portate davanti al re di Assiria".
5Il Signore mi disse di nuovo:
6"Poiché questo popolo ha rigettato
le acque di Siloe, che scorrono piano,
e trema per Rezìn e per il figlio di Romelia,
7per questo, ecco,
il Signore gonfierà contro di loro
le acque del fiume,
impetuose e abbondanti:
cioè il re assiro con tutto il suo splendore,
irromperà in tutti i suoi canali
e strariperà da tutte le sue sponde.
8Penetrerà in Giuda,
lo inonderà e lo attraverserà
fino a giungere al collo.
Le sue ali distese copriranno
tutta l'estensione del tuo paese, Emmanuele.
9Sappiatelo, popoli: sarete frantumati;
ascoltate voi tutte, nazioni lontane,
cingete le armi e sarete frantumate.
10Preparate un piano, sarà senza effetti;
fate un proclama, non si realizzerà,
perché Dio è con noi".
11Poiché così il Signore mi disse, quando mi aveva preso per mano e mi aveva proibito di incamminarmi nella via di questo popolo:
12"Non chiamate congiura
ciò che questo popolo chiama congiura,
non temete ciò che esso teme e non abbiate paura".
13Il Signore degli eserciti, lui solo ritenete santo.
Egli sia l'oggetto del vostro timore, della vostra paura.
14Egli sarà laccio e pietra d'inciampo
e scoglio che fa cadere
per le due case di Israele,
laccio e trabocchetto per chi abita in Gerusalemme.
15Tra di loro molti inciamperanno,
cadranno e si sfracelleranno,
saranno presi e catturati.
16Si chiuda questa testimonianza, si sigilli questa rivelazione nel cuore dei miei discepoli.17Io ho fiducia nel Signore, che ha nascosto il volto alla casa di Giacobbe, e spero in lui.18Ecco, io e i figli che il Signore mi ha dato, siamo segni e presagi per Israele da parte del Signore degli eserciti, che abita sul monte Sion.
19Quando vi diranno: "Interrogate gli spiriti e gli indovini che bisbigliano e mormorano formule. Forse un popolo non deve consultare i suoi dèi? Per i vivi consultare i morti?",20attenetevi alla rivelazione, alla testimonianza. Certo, faranno questo discorso che non offre speranza d'aurora.
21Egli si aggirerà nel paese oppresso e affamato,
e, quando sarà affamato e preso dall'ira,
maledirà il suo re e il suo dio.
Guarderà in alto
22e rivolgerà lo sguardo sulla terra
ed ecco angustia e tenebre
e oscurità desolante.
Ma la caligine sarà dissipata,
23poiché non ci sarà più oscurità
dove ora è angoscia.
In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim.
Seconda lettera ai Corinzi 11
1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire.10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare.18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti.20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io.22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza.31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco.32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi,33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.
Capitolo XXVIII: Contro le linguacce denigratrici
Leggilo nella BibliotecaO figlio, non sopportare di mal animo se certuni danno un cattivo giudizio su di te e dicono, nei tuoi confronti, parole che non ascolti con piacere. Il tuo giudizio su te stesso deve essere ancora più grave; devi credere che non ci sia nessuno più debole di te. Se terrai conto massimamente dell'interiorità, non darai molto peso a parole che volano; giacché, nei momenti avversi, è prudenza, e non piccola, starsene in silenzio, volgendo l'animo a me, senza lasciarsi turbare dal giudizio della gente. La tua pace non riposi nella parola degli uomini. Che questi ti abbiano giudicato bene o male, non per ciò sei diverso.
Dove sta la vera pace, dove sta la vera gloria? Non forse in me? Godrà di grande pace chi non desidera di piacere agli uomini, né teme di spiacere ad essi. E' appunto da un tale desiderio, contrario al volere di Dio, e da un tale vano timore, che nascono tutti i turbamenti del cuore e tutte le deviazioni degli affetti.
DISCORSO 335/F SU I MARTIRI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
La grande certezza dei martiri, dono di Dio.
1. Ma che possiamo dire dei martiri? Che grande certezza non venne loro elargita così da non darsi pensiero neppure della lacerazione delle loro membra? Il Signore si prende cura del numero dei capelli ed alla risurrezione non provvede all'integrità delle membra? Perciò, confessa Cristo. Scegli per te una di queste due cose. Vuoi che Cristo ti riconosca davanti al Padre suo? Certo, dice. Quindi, anche tu riconosci Cristo davanti agli uomini.
Cristo è il soccorso dei martiri. Diverso il caso di chi non conosce Cristo e di chi rinnega il Salvatore.
2. I santi martiri infatti non contarono su se stessi, ma chiesero nella preghiera il soccorso di Cristo. Per questo furono anche vittoriosi. Ascolta come si esprimono coloro che non presumono di sé. È la voce dei santi martiri: Se il Signore non fosse stato con noi, lo dica ora Israele, se il Signore non fosse stato con noi, quando uomini ci assalirono, forse ci avrebbero inghiottiti vivi 1. Dicono i martiri: Se il Signore non fosse stato con noi, se non avesse dato aiuto, se egli stesso non avesse reso l'animo stabile nella fede, se non avesse dato di perseverare, se ai combattenti non avesse somministrato sempre nuove forze, forse ci avrebbero inghiottiti vivi. Che vuol dire ci avrebbero inghiottiti vivi? Così come conosciamo Cristo, come sappiamo che patì e risuscitò, come sappiamo che egli verrà per il giudizio dei vivi e dei morti, se non fosse intervenuto a soccorrere, quelli ci avrebbero inghiottiti vivi. Chiamò vivi quanti conoscevano Cristo. Ben diverso è il caso di chi non conosce Cristo. Viene inghiottito appunto perché ritiene che Cristo non è il Salvatore. Viene inghiottito, quindi, ma inghiottito da morto. Infatti chi sa che Cristo è il Salvatore e rinnega, viene inghiottito da vivo. Lo sa come chi sa da vivo e, deliberatamente, perisce. Rinnega e sembra non vada perduto; ma è proprio allora che si perde in modo più grave. Ecco, rinnegarono Cristo, e furono sciolti dalle catene del carcere. Ditemi voi: si perdettero o non si perdettero? Mi rivolgo alla fede del cuore, non agli occhi della carne. Voi notate che c'è un rifiuto della morte e un morire che non è morire. Per questo è stato detto: Chi avrà trovato la sua anima, la perderà 2. È nel perdere che non perde; non perdendo, fa più grave perdita. Perché neghi Cristo tu che ora, liberato dalle catene, ti rallegri? Tu rispondi: "Ho trepidato - dici - per la mia anima. Dovevo essere ucciso, per questo ho negato. Mi son dato pensiero della mia anima per non perderla". Ancor più l'hai perduta, sei stato inghiottito da vivo. Se in te ci fosse stato timore, non l'avresti perduta. Stolto! Hai temuto per il tuo corpo non per l'anima. Non hai ascoltato colui che ha detto: Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l'anima 3. Neppure del corpo hai saputo aver cura, perché, nel giorno del giudizio, le anime saranno a bruciare con il corpo. Per il corpo hai temuto che il persecutore ti uccidesse. Ecco, non ti ha ucciso perché hai rinnegato Cristo. Rinnegando Cristo, hai allontanato il persecutore. Se puoi, allontana la febbre. Ecco sta per sopraggiungere, ecco si farà molto alta, ecco che scaccia te dal corpo. Dove andrai tu che sei uscito dal corpo? Ma, come avevo già accennato, neppure verso il corpo stesso ti sei dato premura. Tant'è vero che, mentre la tua anima è corrosa e brucia nei tormenti del fuoco, il tuo corpo imputridisce, viene ridotto in cenere. E i martiri, dice, non sono stati uomini? Eppure anche i loro corpi sono ridotti in cenere. Ma, quando sarà venuta la voce dal cielo, risorgerete entrambi. Viene fuori il martire, vieni fuori anche tu. Ma bada dove va chi viene fuori: dove il martire, dove tu. Certamente trovi che il risorgere si attua senza discriminazioni, però, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna 4. Di quale condanna? di quale supplizio? Ascolta il profeta Isaia: Il loro verme non morirà e il loro fuoco non si spegnerà 5. Se non ti correggi mentre sei vivo, ecco a che risorgi, al fuoco, alle fiamme dove il fuoco non si spegnerà e i vermi non moriranno. Di che cosa hai avuto timore? Di che ti sei preoccupato? Del corpo. Ecco attaccarsi al corpo il fuoco dell'inferno e il verme. Ti puoi render conto che, nella tua paura, neppure ad esso hai provveduto. Non devi temere, tuttavia, temi. Non temere che la tua anima dal persecutore sia cacciata fuori di qui. Non temere che sia messo a morte il tuo corpo. Non hai avuto timore ed hai avuto cura dell'anima e del corpo. Dio sarà per te chi accoglie l'anima e il corpo e chi rende l'anima e chi restaura il corpo.
1 - Sal 123, 1-3.
2 - Mt 10, 39.
3 - Mt 10, 28.
4 - Gv 5, 29.
5 - Is 66, 24.
Prefazione
Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort
Leggilo nella BibliotecaIl segreto di un libro
Questo libro è stato scritto da un santo e ha già formato altri
Santi. Ora è nelle tue mani, perché anche tu possa diventare Santo.
Tanta gente, oggi, è alla ricerca del senso profondo della propria vita.
C'è chi si rivolge a illuminati e saggi maestri del lontano Oriente e
chi ai maghi vicini di casa; c'è chi trova pace in antiche religioni,
e chi segue invece le mode del momento; c'è chi attende felività
dalla nuova musica, o dal vivere nella natura, o altro ancora. Qui si propone
il Maestro Gesù Cristo, con il suo Vangelo puro e semplice. Per un cristiano
come te, essere Santo significa seguire e imitare Gesù Cristo, il tuo
Maestro. Nella tua vita di ogni giorno: senza rumore, ma in profondità.
Troverai la pace per te stesso e saprai spargere gioia attorno a te. Questo
libro parla di Maria, la Madre del Maestro: ma è solo per condurti a
Lui e a Dio Padre, nello Spirito Santo. E’ un libro scritto 300 anni fa:
ti accorgerai dallo stile, ma lo troverai facile, perché ti rivela finalmente
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non ti parlerà al cuore, non buttarlo! A tanti altri è già
successo di scoprire solo più tardi la perla preziosa e il segreto che
questo libro contiene. >
Scritto, nascosto e ritrovato…
San Luigi Maria Grignion de Monfort (1673-1716) fu un missionario che predicò al popolo nella Francia di Luigi XIV il Re Sole. Morì a soli 43 anni, durante una missione, consumato dalle fatiche. Il manoscritto del Trattato rimase nascosto per 130 anni. Fu ritrovato nel 1842 e pubblicato l'anno seguente. Da allora ha fatto il giro del mondo, tradotto in tutte le lingue. Grandi anime cristiane di sacerdoti, di suore e di laici, uomini e donne, si sono ispirate al Trattato per la propria vita spirituale e per operare grandi cose per Dio, nella Chiesa e nella società. Per rimanere vicini a noi, ricordiamo: Massimiliano Kolbe, Giovanni Calabria, Silvio Gallotti, Annibale di Francia, Bartolo Longo, Luigi Orione, Giacomo Alberione, Chiara Lubich, Giovanni Paolo lI. L'insegnamento del trattato, pur rispecchiando una certa teologia dei secoli passati, espressa in un linguaggio non sempre attuale, è in piena armonia con la mariologia del Concilio Vaticano II, contenuta nel capitolo VIII della costituzione dogmatica Lumen Gentium. Giovanni Paolo Il, nella lettera enciclica Redemptoris Mater, presenta Monfort come «testimone e maestro» della spiritualità mariana che conduce a Gesù Cristo e al suo Vangelo. E alla vigilia del Grande Giubileo dell'anno Duemila, Monfort viene scoperto non solo come attuale, ma come profetico per il futuro della Chiesa. Una Chiesa dello Spirito Santo, rinnovata e riformata alla scuola del Vangelo, nella quale Maria continuerà a formare i grandi Santi: che saranno ardenti del fuoco del divino amore, leggeri e sensibili al soffio dello Spirito Santo, veri discepoli di Gesù Cristo, pronti a intraprendere e realizzare cose grandi per la gloria di Dio.
12 agosto, sera
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Anima mia, ascolta la parabola della perla.
Un granello di arena mosso dalle onde del mare viene inghiottito dalle valve del mollusco. Un sassolino greggio e spregevole, un frammento minuscolo di roccia, una scheggia di pomice, tutte cose che non meritano lo sguardo di un uomo.
Quel granello di rena inghiottito così rimpiange certo, nel primo tempo, le sconfinate praterie del mare dove rotolava libero sotto la spinta delle correnti e dove vedeva tante cose belle, create dal Padre mio. Ma dopo qualche tempo intorno al grigio e ruvido granellino si fa una pellicola bianca, sempre più bella, più soda, più regolare. E il sassolino non rimpiange più la libertà selvaggia di prima, ma benedice il momento in cui fu precipitato, da un volere superiore alla sua intenzione, fra le valve di quel mollusco. Se il granellino potesse parlare direbbe: “Sia benedetto quel momento in cui ho perduto la libertà! Sia benedetta la forza che la libertà mi ha levato e di me, povero e brutto, ha fatto una preziosa margarita!”.
L’anima è un sassolino di sua natura grezzo. Porta il segno della creazione divina, ma si è così mal ridotto, rotolandosi in basso, che è divenuto sempre più scabro e sempre più grigio. La grazia, come una corrente celeste, lo sospinge per gli sconfinati spazi dell’universo, verso il Cuore di Dio che sta aperto per ricevere le sue creature. Sta col Cuore aperto, il vostro Dio, desiderando voi, povere creature.
Ma sovente voi resistete alle correnti della grazia e all’invito di Dio che desidera chiudervi nel suo Cuore. Credete d’esser più felici, più liberi, più padroni di voi stessi rimanendo fuori. No, poveri figli miei. Felicità, libertà, padronanza sono dentro al Cuore di Dio. Fuori c’è l’insidia della carne, l’insidia del mondo, l’insidia di Satana.
Credete essere liberi, ma siete legati come schiavi al remo. Credete di esser felici, ma le sollecitudini, esse sole, sono già infelicità. E poi c’è tutto il resto. Credete d’esser padroni, ma siete servi di tutti, servi di voi stessi nella parte inferiore, e non ve ne viene gioia anche se lavorate per darvi gioia.
Io do la gioia perché do la Pace, perché do la continenza, perché do la rassegnazione, la pazienza, ogni virtù.
Beate quelle anime che non fanno troppa dura opposizione alla grazia che le sospinge verso di Me. Beatissime quelle che non solo si lasciano portare a Me, ma a Me vengono con l’ansia del desiderio per essere inghiottite dal mio Cuore.
Esso non respinge nessuno per meschino e grezzo che sia. Esso accoglie tutti, e più siete miseri, ma insieme convinti che Io vi posso far belli, e più Io lavoro la vostra meschinità, la rivesto di veste nuova, preziosa, pura. I miei meriti ed il mio amore operano la metamorfosi. Entrate creature e uscite, alla luce del Giorno di Dio, perle preziosissime.
L’anima qualche volta rimpiange la prima libertà. Specie nei primi tempi, poiché il mio lavoro è severo pur sotto veste d’amore. Ma quanto più l’anima è volonterosa e tanto più presto comprende. Tanto più l’anima rinuncia ad ogni desiderio di falsa libertà e preferisce la regale schiavitù dell’amore, e tanto più presto gusta la beatitudine della sua prigionia in Me ed accelera il prodigio santificante dell’amore.
Il mondo perde ogni attrattiva per quell’anima felice che vive chiusa in Me come perla nello scrigno. Tutte le ricchezze della Terra, tutti gli effimeri soli, tutte le insincere gioie e le pseudolibertà perdono luce e voce, e resta sola la volontà, sempre più vasta e profonda, del nostro reciproco amore, del nostro volere essere uno per l’altro, uno nell’altro, uno dell’altro.
Oh! troppo poco conosciuta beatitudine delle beatitudini, vivere con Me che so amare! Che se Pietro esclamò[224] sul Tabor, solo per vedermi trasfigurato: “Signore, è bene per noi lo stare qui”, che dovrebbe dire l’anima che è trasfigurata essa stessa divenendo molecola del mio Cuore di Dio?
Ma pensa, Maria. Chi vive in Me diventa parte di Me.[225] Capisci? Di Me Gesù, Figlio del Dio vero, Sapienza del Padre, Redentore del mondo, Giudice eterno e Re del secolo futuro, Re in eterno. Tutto questo diviene l’anima che vive sprofondata nel mio Cuore. Parte integrante e viva del Cuore di un Dio, vivrà eterna come Dio nella Luce, nella Pace, nella Gloria della mia Divinità.»