Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 15° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 8
1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".
12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".27Non capirono che egli parlava loro del Padre.28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".30A queste sue parole, molti credettero in lui.
31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole,44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Primo libro di Samuele 26
1Gli abitanti di Zif si recarono da Saul in Gàbaa e gli dissero: "Non è forse Davide nascosto sull'altura di Cachilà, di fronte al deserto?".2Saul si mosse e scese al deserto di Zif conducendo con sé tremila uomini scelti di Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.3Saul si accampò sull'altura di Cachilà di fronte al deserto presso la strada mentre Davide si trovava nel deserto. Quando si accorse che Saul lo inseguiva nel deserto,4Davide mandò alcune spie ed ebbe conferma che Saul era arrivato davvero.5Allora Davide si alzò e venne al luogo dove era giunto Saul; là Davide notò il posto dove dormivano Saul e Abner figlio di Ner, capo dell'esercito di lui. Saul riposava tra i carriaggi e la truppa era accampata all'intorno.6Davide si rivolse ad Achimelech, l'Hittita e ad Abisài, figlio di Zeruià, fratello di Ioab, dicendo: "Chi vuol scendere con me da Saul nell'accampamento?". Rispose Abisài: "Scenderò io con te".7Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco Saul giaceva nel sonno tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra a capo del suo giaciglio mentre Abner con la truppa dormiva all'intorno.8Abisài disse a Davide: "Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l'inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo".9Ma Davide disse ad Abisài: "Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?".10Davide soggiunse: "Per la vita del Signore, solo il Signore lo toglierà di mezzo o perché arriverà il suo giorno e morirà o perché scenderà in battaglia e sarà ucciso.11Il Signore mi guardi dallo stendere la mano sul consacrato del Signore! Ora prendi la lancia che sta a capo del suo giaciglio e la brocca dell'acqua e andiamocene".12Così Davide portò via la lancia e la brocca dell'acqua che era dalla parte del capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
13Davide passò dall'altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era grande spazio tra di loro.14Allora Davide gridò alla truppa e ad Abner, figlio di Ner: "Non risponderai, Abner?". Abner rispose: "Chi sei tu che gridi verso il re?".15Davide rispose ad Abner: "Non sei un uomo tu? E chi è come te in Israele? E perché non hai fatto guardia al re tuo signore? È venuto infatti uno del popolo per uccidere il re tuo signore.16Non hai fatto certo una bella cosa. Per la vita del Signore, siete degni di morte voi che non avete fatto guardia al vostro signore, all'unto del Signore. E ora guarda dov'è la lancia del re e la brocca che era presso il suo capo".17Saul riconobbe la voce di Davide e gridò: "È questa la tua voce, Davide, figlio mio?". Rispose Davide: "È la mia voce, o re mio signore".18Aggiunse: "Perché il mio signore perseguita il suo servo? Che ho fatto? Che male si trova in me?19Ascolti dunque il re mio signore la parola del suo servo: se il Signore ti eccita contro di me, voglia accettare il profumo di un'offerta. Ma se sono gli uomini, siano maledetti davanti al Signore, perché oggi mi scacciano lontano, impedendomi di partecipare all'eredità del Signore. È come se dicessero: Va' a servire altri dei.20Almeno non sia versato sulla terra il mio sangue lontano dal Signore, ora che il re d'Israele è uscito in campo per ricercare una pulce, come si insegue una pernice sui monti".21Il re rispose: "Ho peccato, ritorna, Davide figlio mio. Non ti farò più del male, perché la mia vita oggi è stata tanto preziosa ai tuoi occhi. Ho agito da sciocco e mi sono molto, molto ingannato".22Rispose Davide: "Ecco la lancia del re, passi qui uno degli uomini e la prenda!23Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore.24Ed ecco, come è stata preziosa oggi la tua vita ai miei occhi, così sia preziosa la mia vita agli occhi del Signore ed egli mi liberi da ogni angoscia".25Saul rispose a Davide: "Benedetto tu sia, Davide figlio mio. Certo saprai fare e riuscirai in tutto". Davide andò per la sua strada e Saul tornò alla sua dimora.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Salmi 71
1In te mi rifugio, Signore,
ch'io non resti confuso in eterno.
2Liberami, difendimi per la tua giustizia,
porgimi ascolto e salvami.
3Sii per me rupe di difesa,
baluardo inaccessibile,
poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza.
4Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio,
dalle mani dell'iniquo e dell'oppressore.
5Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
6Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno;
a te la mia lode senza fine.
7Sono parso a molti quasi un prodigio:
eri tu il mio rifugio sicuro.
8Della tua lode è piena la mia bocca,
della tua gloria, tutto il giorno.
9Non mi respingere nel tempo della vecchiaia,
non abbandonarmi quando declinano le mie forze.
10Contro di me parlano i miei nemici,
coloro che mi spiano congiurano insieme:
11"Dio lo ha abbandonato,
inseguitelo, prendetelo,
perché non ha chi lo liberi".
12O Dio, non stare lontano:
Dio mio, vieni presto ad aiutarmi.
13Siano confusi e annientati quanti mi accusano,
siano coperti d'infamia e di vergogna
quanti cercano la mia sventura.
14Io, invece, non cesso di sperare,
moltiplicherò le tue lodi.
15La mia bocca annunzierà la tua giustizia,
proclamerà sempre la tua salvezza,
che non so misurare.
16Dirò le meraviglie del Signore,
ricorderò che tu solo sei giusto.
17Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza
e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi.
18E ora, nella vecchiaia e nella canizie,
Dio, non abbandonarmi,
finché io annunzi la tua potenza,
a tutte le generazioni le tue meraviglie.
19La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo,
tu hai fatto cose grandi:
chi è come te, o Dio?
20Mi hai fatto provare molte angosce e sventure:
mi darai ancora vita,
mi farai risalire dagli abissi della terra,
21accrescerai la mia grandezza
e tornerai a consolarmi.
22Allora ti renderò grazie sull'arpa,
per la tua fedeltà, o mio Dio;
ti canterò sulla cetra, o santo d'Israele.
23Cantando le tue lodi, esulteranno le mie labbra
e la mia vita, che tu hai riscattato.
24Anche la mia lingua tutto il giorno
proclamerà la tua giustizia,
quando saranno confusi e umiliati
quelli che cercano la mia rovina.
Ezechiele 23
1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, vi erano due donne, figlie della stessa madre,3le quali si erano prostituite in Egitto fin dalla loro giovinezza, dove venne profanato il loro petto e oppresso il loro seno verginale.4Esse si chiamano Oolà la maggiore e Oolibà la più piccola, sua sorella. L'una e l'altra divennero mie e partorirono figli e figlie. Oolà è Samaria e Oolibà è Gerusalemme.5Oolà mentre era mia si dimostrò infedele: arse d'amore per i suoi spasimanti, gli Assiri suoi vicini,6vestiti di porpora, prìncipi e governatori, tutti giovani attraenti, cavalieri montati su cavalli.7Concesse loro i suoi favori, al fiore degli Assiri, e si contaminò con gli idoli di coloro dei quali si era innamorata.8Non rinunciò alle sue relazioni amorose con gli Egiziani, i quali avevano abusato di lei nella sua giovinezza, avevano profanato il suo seno verginale, sfogando su di lei la loro libidine.9Per questo l'ho data in mano ai suoi amanti, in mano agli Assiri, dei quali si era innamorata.10Essi scoprirono la sua nudità, presero i suoi figli e le sue figlie e la uccisero di spada. Divenne così come un monito fra le donne, per la condanna esemplare che essi avevano eseguita su di lei.
11Sua sorella Oolibà la vide e si corruppe più di lei nei suoi amoreggiamenti; con le sue infedeltà superò la sorella.12Spasimò per gli Assiri suoi vicini, prìncipi e capi, vestiti di porpora, cavalieri montati su cavalli, tutti giovani attraenti.13Io vidi che si era contaminata e che tutt'e due seguivano la stessa via.14Ma essa moltiplicò le prostituzioni. Vide uomini effigiati su una parete, figure di Caldei, disegnati con il minio,15con cinture ai fianchi, ampi turbanti in capo, dall'aspetto di grandi capi, rappresentanti i figli di Babilonia, originari di Caldea:16essa se ne innamorò non appena li vide e inviò loro messaggeri in Caldea.17I figli di Babilonia andarono da lei al letto degli amori e la contaminarono con le loro fornicazioni ed essa si contaminò con loro finché ne fu nauseata.18Poiché aveva messo in pubblico le sue tresche e scoperto la sua nudità, anch'io mi allontanai da lei come mi ero allontanato dalla sorella.19Ma essa continuò a moltiplicare prostituzioni, ricordando il tempo della sua gioventù, quando si prostituiva in Egitto.20Arse di libidine per quegli amanti lussuriosi come asini, libidinosi come stalloni,21e così rinnovò l'infamia della sua giovinezza, quando in Egitto veniva profanato il suo petto, oppresso il suo seno verginale.22Per questo, Oolibà, così dice il Signore Dio: Ecco, io suscito contro di te gli amanti di cui mi sono disgustato e li condurrò contro di te da ogni parte,23i figli di Babilonia e di tutti i Caldei, quelli di Pekòd, di Soa e di Koa e con loro tutti gli Assiri, tutti i giovani attraenti, prìncipi e capi, tutti capitani e cavalieri famosi;24verranno contro di te dal settentrione con cocchi e carri e con una moltitudine di popolo e si schiereranno contro di te da ogni parte con scudi grandi e piccoli ed elmi. A loro ho rimesso il giudizio e ti giudicheranno secondo le loro leggi.25Scatenerò la mia gelosia contro di te e ti tratteranno con furore: ti taglieranno il naso e gli orecchi e i superstiti cadranno di spada; deporteranno i tuoi figli e le tue figlie e ciò che rimarrà di te sarà preda del fuoco.26Ti spoglieranno delle tue vesti e s'impadroniranno dei tuoi gioielli.27Metterò fine alle tue scelleratezze e alle tue prostituzioni commesse in Egitto: non alzerai più gli occhi verso di loro, non ricorderai più l'Egitto.
28Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io ti consegno in mano a coloro che tu odii, in mano a coloro di cui sei nauseata.29Ti tratteranno con odio e si impadroniranno di tutti i tuoi beni, lasciandoti nuda e scoperta; sarà svelata la turpitudine delle tue scelleratezze, la tua libidine e la tua disonestà.30Così sarai trattata perché tu mi hai tradito con le genti, perché ti sei contaminata con i loro idoli.31Hai seguito la via di tua sorella, la sua coppa porrò nelle tue mani".
32Dice il Signore Dio:
"Berrai la coppa di tua sorella,
profonda e larga,
sarai oggetto di derisione e di scherno;
la coppa sarà di grande capacità.
33Tu sarai colma d'ubriachezza e d'affanno,
coppa di desolazione e di sterminio
era la coppa di tua sorella Samaria.
34Anche tu la berrai, la vuoterai, ne succhierai i cocci,
ti lacererai il seno,
poiché io ho parlato". Parola del Signore.
35Perciò dice il Signore Dio: "Poiché tu mi hai dimenticato e mi hai voltato le spalle, sconterai dunque la tua disonestà e le tue dissolutezze!".
36Il Signore mi disse: "Figlio dell'uomo, non giudicherai tu Oolà e Oolibà? Non mostrerai ad esse i loro abomini?37Sono state adultere e le loro mani sono lorde di sangue, hanno commesso adulterio con i loro idoli; perfino i figli che mi avevano partorito, li hanno fatti passare per il fuoco in loro pasto.38Ancor questo mi hanno fatto: in quello stesso giorno hanno contaminato il mio santuario e profanato i miei sabati;39dopo avere immolato i loro figli ai loro idoli, sono venute in quel medesimo giorno al mio santuario per profanarlo: ecco quello che hanno fatto dentro la mia casa!
40Si rivolsero anche a uomini di paesi lontani, invitandoli per mezzo di messaggeri, ed essi giunsero. Per loro ti sei lavata, ti sei dipinta gli occhi, ti sei adornata dei tuoi vestiti preziosi,41ti sei stesa su un magnifico divano davanti ad una tavola imbandita, su cui hai posto il mio olio, i miei profumi.42Si udiva lo strepito di una moltitudine festante di uomini venuti dal deserto, i quali avevano messo braccialetti ai polsi e una corona di gloria sul loro capo.43Io pensavo di costei, abituata agli adultéri: Ora costoro si faranno complici delle sue prostituzioni.44Infatti entrarono da lei, come si entra da una prostituta: così entrarono da Oolà e da Oolibà, donne di malaffare.45Ma uomini retti le giudicheranno come si giudicano le adultere e le assassine. Le loro mani sono lorde di sangue".
46Dice infatti il Signore Dio: "Si farà venire contro di loro una folla ed esse saranno abbandonate alle malversazioni e al saccheggio.47La folla le lapiderà e le farà a pezzi con le spade; ne ucciderà i figli e le figlie e darà alle fiamme le case.48Eliminerò così un'infamia dalla terra e tutte le donne impareranno a non commettere infamie simili.49Faranno ricadere la vostra infamia su di voi e sconterete i vostri peccati di idolatria: saprete così che io sono il Signore Dio".
Lettera ai Filippesi 1
1Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi.2Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
3Ringrazio il mio Dio ogni volta ch'io mi ricordo di voi,4pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera,5a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente,6e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.7È giusto, del resto, che io pensi questo di tutti voi, perché vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolidamento del vangelo.8Infatti Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù.9E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento,10perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo,11ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
12Desidero che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del vangelo,13al punto che in tutto il pretorio e dovunque si sa che sono in catene per Cristo;14in tal modo la maggior parte dei fratelli, incoraggiati nel Signore dalle mie catene, ardiscono annunziare la parola di Dio con maggior zelo e senza timore alcuno.15Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti.16Questi lo fanno per amore, sapendo che sono stato posto per la difesa del vangelo;17quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non pure, pensando di aggiungere dolore alle mie catene.18Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene.19So infatti che tutto 'questo servirà alla mia salvezza', grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo,20secondo la mia ardente attesa speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
21Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.22Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere.23Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio;24d'altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne.25Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere d'aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede,26perché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi.
27Soltanto però comportatevi da cittadini degni del vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del vangelo,28senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo è per loro un presagio di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio;29perché a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo; ma anche di soffrire per lui,30sostenendo la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e che ora sentite dire che io sostengo.
Capitolo XII: I vantaggi delle avversità
Leggilo nella Biblioteca1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.
2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.
DISCORSO 168 SULLE PAROLE DELL'APOSTOLO (EPH 6, 23): " PACE AI FRATELLI E CARITÀ E FEDE ", O, PER DIRE MEGLIO: LA GRAZIA DI DIO SECONDO LA CONFESSIONE E LA DOTTRINA DEL VASO DI ELEZIONE, POICHÉ LA FEDE È DONO DELLA MISERICORDIA DI DIO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaColui che promise, procura figli alla fede di Abramo.
1. 1. Che il Signore confermi il vostro cuore con letture, cantici, parole divine e, ciò che è più importante, con la sua grazia, affinché ciò che di vero giunge al vostro ascolto non risulti a condanna, ma quale ricompensa. Lo farà, poiché colui che promise ha il potere anche di realizzarlo. Così credette Abramo, dando gloria a Dio, cioè con fede assoluta, che ha il potere di compiere le cose che ha promesso 1. Grande è la nostra gioia; promise noi ad Abramo, noi siamo i figli della promessa 2. Infatti quando fu detto ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni 3, fece di noi l'oggetto della promessa. Pertanto egli fece di noi i figli della fede di Abramo, colui che ha il potere di fare ciò che ha promesso. Nessuno dica: E' opera mia. Non è infatti che Dio promette e tu fai. Si può dire invece con verità che Dio realizza le cose che sei tu a promettere. Senza dubbio tu sei debole, non sei onnipotente. Infatti quando prometti, se Dio non interviene a fare, la tua promessa è a vuoto. La promessa di Dio, invece, non dipende da te ma da lui. Ma io, tu dici, ho creduto. Lo ammetto. Dici la verità: tu hai creduto, ma non sei stato tu a darti la fede. A che si deve, invece, che tu abbia creduto se non alla fede? In te la fede è dono di Dio, inizio della fede di Dio.
La fede dei Cristiani è ben altra dalla fede dei dèmoni. La fede dei figli di Dio è unita alla carità. La fede è l'inizio della salvezza. La vera pace.
2. 2. Ascolta appunto l'Apostolo che discute della fede, gran difensore della grazia; ascoltalo dire: Pace ai fratelli e carità unita alla fede 4. Egli ha indicato tre grandi realtà: pace, carità, fede. Ha dato il primo posto alla realtà finale, da ultimo ha citato la prima. L'inizio è infatti nella fede, la pace è alla fine. Quella per la quale crediamo, questa è la fede. Ma dev'essere la fede dei Cristiani, non dei dèmoni. Infatti, come dice l'apostolo Giacomo: Anche i dèmoni credono, ma tremano 5. Anche i dèmoni dissero a Cristo: Tu sei il Figlio di Dio 6. I dèmoni riconoscevano ciò che gli uomini non credevano. Gli uni tremarono, gli altri uccisero. E che? Per aver detto: Sappiamo chi tu sei, tu sei il Figlio di Dio 7, i dèmoni regneranno con il Figlio di Dio? Certamente no. Bisogna perciò distinguere la fede dei dèmoni dalla fede dei santi. Il discernimento va fatto assiduamente con vigilanza e diligenza. E' ciò che Pietro rispose al Signore che gli domandava: Voi chi dite chi io sia? Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E il Signore: Beato te, Simone, figlio di Giona 8. O Signore, te lo dissero anche i dèmoni: per quale ragione questi non sono beati? Perché? Perché i dèmoni lo dissero per timore, Pietro per amore. Perciò l'inizio viene dalla fede. Ma di quale fede si tratta? Di quella indicata dall'Apostolo: Né la circoncisione conta qualcosa, né la incirconcisione, ma la fede. Spiega, quale fede? La fede che opera per mezzo della carità 9. I dèmoni non hanno questa fede che spera per mezzo della carità, ma i soli servi di Dio, i soli santi di Dio, i soli figli di Abramo per la fede, i soli figli dell'amore i figli della promessa; per questo è detto: e la carità. Quelle tre realtà sono state indicate dall'Apostolo: Pace ai fratelli, e carità unita a fede. Pace ai fratelli. Da che viene la pace? E carità. Da che deriva la carità? Unita alla fede. Se non credi, infatti, non ami. Così, cominciando dalla fine e risalendo al principio, disse perciò l'Apostolo: Pace e carità, unita alla fede. Diciamo noi: Fede, carità e pace. Credi, ama, regna. Se infatti credi e non ami, non hai ancora diversificato la tua fede dalla fede di quelli che tremavano e dicevano: Sappiamo chi sei, il Figlio di Dio. Tu, perciò, ama; perché la carità unita alla fede stessa ti conduce alla pace. Quale pace? La pace vera, la pace piena, la pace reale, la pace sicura; dove non esiste sciagura, nemico alcuno. Questa pace è il fine di ogni buon desiderio. Carità unita alla fede; e sei vuoi dire così, dici bene. Fede unita alla carità.
Tutti i beni e la fede stessa sono da Dio. Fede piena.
3. 3. L'Apostolo ha perciò rievocato grandi beni: Pace ai fratelli e carità unita a fede; grandi beni. Ma spieghi l'Apostolo a che si devono tali beni: da chi vengono, da noi o da Dio? Se dici: Da noi, ti vanti in te, non in Dio. Ma se hai appreso ciò che dice l'Apostolo stesso: Perché chi si vanta, si vanti nel Signore 10; riconosci che la pace, la carità unita alla fede tu le hai solo da Dio. Ma rispondimi: Tu lo dici, prova ciò che dici. Lo provo: chiamerò come teste lo stesso Apostolo. Ecco lui a voi. L'Apostolo ha detto: Pace ai fratelli e carità unita alla fede. Egli si è pronunciato. Che cosa ha detto egli? Fa' attenzione, sta proseguendo: Pace ai fratelli, e carità unita alla fede da parte di Dio Padre nostro e del Signore Gesù Cristo 11. Pertanto: Che possiedi che tu non abbia ricevuto? E, se l'hai ricevuto, com'è che te ne vanti, come se non l'avessi ricevuto? 12 Infatti se Abramo si vantò, si vantò della fede. Qual è la fede piena e perfetta? Quella che crede come tutti i beni ci vengano da Dio, insieme alla stessa fede. Dice ancora l'Apostolo: Ho ottenuto misericordia. O che vantarsi liberante! Non afferma: Ho ottenuto misericordia perché ero fedele, ma: perché giungessi ad essere fedele, ho ottenuto misericordia 13.
La grazia data nel fedele e al persecutore crudele.
4. 4. Risaliamo alle prime notizie di lui, vediamo Saulo che infierisce, osserviamolo furente, riguardiamolo esalare propositi di odio, assetato di sangue. Contempliamolo, fratelli: grande lo spettacolo. Ecco, dopo la morte di Stefano, dopo il sangue sparso a colpi di pietre del testimone di Dio, quando custodiva le vesti dei lapidatori, per trovarsi anche nelle loro mani a lapidare, allora furono dispersi i fratelli che erano radunati a Gerusalemme. Ed egli, furente di strage, cui sembrava poco aver visto e fatto scorrere il sangue di Stefano, ricevette lettere dai capi dei sacerdoti che lo autorizzavano ad andare a Damasco e a condurre in catene ogni Cristiano che vi avesse scoperto. E si era messo in via. Questa era la via di Paolo, che non aveva fatto sua la via di Cristo; ancora Saulo, non ancora Paolo. Andava. Che aveva in cuore? Che cosa, se non il male? Presentatemi i suoi meriti. Se cerchi dei meriti, sono di condanna, non di liberazione. Andava infatti ad infierire contro le membra di Cristo, andava a spargere sangue, andava da lupo il futuro pastore: così andava. Non poteva certo andare con animo diverso a quelle imprese cui era diretto. E mentre così procede, pensa alle stragi, ne è avido; mentre l'ira guida i suoi passi, freme di odio nelle membra, mentre si fa sollecito e procede, obbedisce come schiavo alla crudeltà. Ed ecco una voce dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 14 Ecco perché ha detto: Ho ottenuto misericordia perché giungessi ad essere fedele 15. Era infedele; è dir poco, era crudele all'interno della infedeltà stessa, ma ottenne misericordia perché giungesse ad essere fedele. Che vorrai dire a Dio che afferma: Io lo voglio? Allora, Signore, quello che ha commesso tanti delitti, che desiderava procurare tanti mali ai tuoi santi, tu ritieni degno di una tale misericordia? Io lo voglio. E' forse invidioso il tuo occhio perché io sono buono? 16
E la fede e la preghiera dalla grazia di Dio. Obiezione dei Pelagiani.
5. 5. Abbiate la fede, ma perché abbiate la fede, pregate con fede. Ma non potreste pregare con fede se non aveste la fede. In realtà è solo la fede che prega. Infatti: Come potranno invocare colui nel quale non hanno creduto? O come potranno credere a lui che non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno senza essere prima inviati? 17 Perciò parliamo, perché siamo stati inviati. Ascoltateci, ascoltate lui per mezzo nostro. Così, dice qualcuno, preghiamo Dio perché ci conceda di conservarci in questi beni che abbiamo e di aggiungere i beni che non abbiamo. Dunque ha preceduto la fede che domanda. Certamente Dio tutto concede. Ho pregato perché mi donasse: prima ho creduto per poter pregare. Perciò mi sono dato quello che ho creduto, e Dio ha dato quanto, credendo, ho chiesto nella preghiera. Si risolva la questione, non è infatti di poco conto. Io noto che questo dici: che tu per primo hai dato qualcosa a Dio, perché egli ti concedesse le altre cose. In realtà gli hai dato e la tua fede e la tua preghiera. E dov'è ciò che afferma l'Apostolo: Infatti chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore, o chi mai è stato suo consigliere? O chi per primo gli ha dato qualcosa, così che debba esserne ricambiato? 18 Ecco quale pretendi di essere. Allora, tu hai dato per primo a Dio, e hai dato qualcosa che Dio non ti ha dato? Hai trovato di che dare? Accattone di un uomo, da che l'hai ottenuto? Che potevi dare? Hai posseduto qualcosa? Che cosa infatti possiedi che tu non abbia ricevuto? Quindi tu dai a Dio di ciò che è di Dio; egli riceve da te di ciò che ti ha dato. Giacché la tua estrema povertà, se egli prima non avesse dato, sarebbe rimasta completamente vuota di tutto.
La preghiera a favore di Saulo non credente trova che la fede è dono di Dio.
6. 6. Ascoltate come potete trovarlo con maggiore evidenza. Ecco, voi avete ricevuto perché avete creduto; che diciamo di coloro che non hanno ancora creduto, quale era Saulo prima di essere credente? Ma per credere ricevette; dopo aver creduto a Cristo, allora cominciò ad invocare Cristo. Da lui ricevette di credere, per invocare credendo, per ricevere ogni altra cosa invocando. Che pensiamo, fratelli? Pregavano o non pregavano per lui quelli che erano credenti prima che Saulo ricevesse la fede? Se non pregavano, mi si spieghi com'è che Stefano disse: Signore, non imputare loro questo peccato 19? Pregava per lui e per gli altri non credenti perché ottenessero la fede. Ecco, non avevano ancora la fede e per le suppliche dei fedeli ricevevano la fede. Non avevano ancora da offrire a Dio perché non avevano conseguito ancora la misericordia per essere fedeli. Infine, dopo che Saulo in questione fu convertito, abbattuto e risollevato solo da una voce, abbattuto da persecutore, risollevato da evangelizzatore; dopo che intraprese ad annunziare la fede contro la quale un tempo si accaniva, che cosa disse di sé? Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: Colui che una volta ci perseguitava ora annunzia la fede che un tempo voleva estinguere, e glorificavano Dio a causa mia 20. Forse che disse: E, quanto a me, mi glorificavano? Ma a causa mia che non annunziavo la fede che un tempo turbavo, non glorificavano me, ma Dio. E Dio fece che Saulo, deposta la tunica a brandelli dell'antico peccato, insanguinata dalle stragi; deposta appunto quella, ricevesse la tunica dell'umiltà e, da Saulo, diventasse Paolo.
Paolo, cioè piccolo, annunziatore della grazia che recava in sé.
7. 7. Che vuol dire " Paolo "? " Ultimo ". Io sono infatti l'ultimo degli Apostoli 21. Ecco che cosa è Paolo. Paolo in latino equivale a: " poco ". Così ci esprimiamo quando diciamo: Ti vedrò tra poco; farò quello poco dopo. Che vuol dire: " poco dopo "? Dopo un po'; poco dopo: dopo un po'. Allora perché " Paolo "? Perché " un poco ". Un poco perché " ultimo ". Io sono infatti - egli dice - l'ultimo degli Apostolo; io non sono degno di essere chiamato Apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio 22. Dici giustamente: Da ciò per cui meritasti di essere condannato, da questo hai ricevuto di che debba essere premiato. Da che hai ricevuto il diritto ad essere premiato? Volete sapere da che ha ricevuto? Non ascoltate me, ma lui: Non sono degno - egli dice - di essere chiamato Apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio; ma per grazia di Dio sono quello che sono. Quindi per la tua malizia eri quello che eri; sei ciò che sei, per grazia di Dio. E la sua grazia - dice - in me non è stata vana. Ecco, annunzia la fede che un tempo perseguitava; né appunto la grazia è inerte in lui che afferma: In me non è stata vana, ma ho faticato più di tutti questi 23. Fa' attenzione, cominci ad esaltarti. Dove sei, Paolo? Certamente eri piccolo. Ho lavorato più di tutti loro. Spiega, con che cosa? Che cosa hai infatti che non hai ricevuto? Immediatamente si fece riflessivo; e dopo aver detto: Ho lavorato più di tutti loro, ebbe quasi spavento delle sue parole, e all'istante si sostituì quale umile Paolo: Non io, però, ma la grazia di Dio in me 24.
Si prega per i non credenti perché giungano alla fede.
7. 8. Pertanto, fratelli miei, perché sappiate che anche la fede ci viene dal Signore Dio, vi dico di pregare per quelli che ancora non sono credenti. Nel caso uno abbia un amico che non ha la fede, lo esorto a pregare per lui. Ma c'è proprio bisogno della mia sollecitazione? Un marito è cristiano, la moglie non è credente, non prega forse per la moglie, affinché giunga a credere [anch'essa]? Una moglie è cristiana, non lo è il marito; la moglie religiosa non prega per suo marito perché creda? Quando chi prega chiede questo, che chiede se non che Dio gli dia la fede? Dunque la fede è dono di Dio. Nessuno si esalti, nessuno l'attribuisca a sé, quasi debba qualcosa a se stesso. Chi si vanta, si vanti nel Signore 25.
1 - Cf. Rm 4, 20-21.
2 - Cf. Gal 4, 28.
3 - Gn 22, 18.
4 - Ef 6, 23.
5 - Gc 2, 19.
6 - Mc 3, 12.
7 - Mc 1, 24.
8 - Mt 16, 15-17.
9 - Gal 5, 6.
10 - 1 Cor 1, 31.
11 - Ef 6, 23.
12 - 1 Cor 4, 7.
13 - 1 Cor 7, 25.
14 - At 9, 4.
15 - At 7,
16 - Mt 20, 15.
17 - Rm 10, 14-15.
18 - Rm 11, 34-35.
19 - At 7, 59.
20 - Gal 1, 22-24.
21 - 1 Cor 15, 9.
22 - Ibidem.
23 - 1 Cor 15, 10.
24 - 1 Cor 15, 9-10.
25 - 1 Cor 1, 31.
10 - La memoria e gli esercizi della passione del Signore, a cui Maria santissima si dedicava.
La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca575. La grande Regina da sola e in segreto compiva opere con cui meritava e attirava dalla mano dell'Altissimo innumerevoli doni, sia per i fedeli nel loro insieme, sia per migliaia di singole anime, che così guadagnava alla vita eterna; e questo senza trascurare il governo della Chiesa. D'ora in avanti, per nostra edificazione e a gloria della beatissima Vergine, io scriverò quello che potrò di tali verità finora ignorate. Al riguardo avverto che la gran Signora, grazie ai molti privilegi di cui godeva, teneva sempre presenti nella memoria la vita e i misteri del Salvatore. Infatti, oltre alla continua visione astrattiva di Dio, che aveva ricevuto in questi ultimi anni e nella quale conosceva ogni cosa, le era stata concessa fin dalla sua concezione la virtù, propria degli angeli, di non dimenticare mai nulla dopo averlo appreso.
576. Anche precedentemente ho detto che Maria santissima sentì nel suo corpo e nella sua anima le sofferenze delle torture inflitte al nostro Redentore: niente le restò nascosto e niente tralasciò di patire insieme a lui. Come aveva chiesto al Signore, le era rimasto impresso interiormente e senza alterazioni tutto ciò che aveva visto nei giorni della Pasqua. Per disporla alla visione della Divinità, tali immagini non le furono cancellate - come avvenne delle altre specie sensibili di cui parlai nella seconda parte -, anzi sua Maestà le migliorò, affinché per mezzo di esse potessero miracolosamente coesistere in lei la gioia di quella visione e le pene della passione; ciò ella bramava di sperimentare per tutto il tempo in cui sarebbe stata viatrice, dal momento che, per quanto dipendeva dalla sua volontà, praticò questo esercizio con totale dedizione. Il suo fedelissimo e ardentissimo amore non le permetteva di vivere senza soffrire con colui che aveva accompagnato fino al Calvario. Il Figlio, da parte sua, le concesse favori singolari quale pegno e dimostrazione dell'amore che anch'egli le portava, non potendo trattenersi - per quel che ci è dato d'intendere - dall'agire verso di lei come Dio ricco di misericordia. La santa Vergine non domandava tali doni né vi aspirava, poiché solo per rimanere crocifissa con Cristo e rinnovarne i dolori in se stessa desiderava continuare la sua esistenza mortale, che altrimenti le sarebbe sembrata infruttuosa e inutile.
577. Ordinò le sue occupazioni in modo da conservare sempre nella mente e nel cuore l'immagine di Gesù afflitto, piagato, ferito e sfigurato dai tormenti e lo contemplava in questa forma come in uno specchio chiarissimo. Udiva le ingiurie, le mortificazioni, i rimproveri e le bestemmie che egli aveva sopportato; con sguardo acuto e penetrante rivedeva simultaneamente i luoghi, il susseguirsi degli eventi e le circostanze in cui si erano svolti. Benché di fronte a questo terribile spettacolo ella perseverasse tutto il giorno in eroici atti di virtù e sentisse grande compassione, la sua bruciante carità non restò soddisfatta. Insieme ai suoi angeli, in particolare a quelli che portavano con sé i contrassegni degli strumenti della passione, stabilì di dedicarsi quando era sola ad altri esercizi in ore e tempi determinati, facendosi aiutare dai medesimi spiriti celesti.
578. La Regina del cielo scrisse particolari orazioni per adorare e venerare ogni piaga del Salvatore e tributare un culto speciale alle sofferenze di lui. Compose un cantico per ciascuna delle parole ingiuriose e di disprezzo che i giudei e gli altri nemici avevano rivolto al Maestro divino durante tutta la sua vita, sia per invidia dei suoi miracoli, sia per sdegno e vendetta; gli restituiva così l'onore che i suoi avversari avevano preteso di togliergli. Analogamente, compensava i gesti di scherno e vilipendio con umiliazioni, genuflessioni e prostrazioni profonde: era come se disfacesse quelle offese, confessando al contempo la divinità, l'umanità, i miracoli, le opere e la dottrina del Verbo incarnato, al quale per tutto ciò rendeva gloria. Gli angeli l'accompagnavano in ognuno di tali atti e corrispondevano ai suoi desideri, meravigliati che una semplice creatura fosse tanto sapiente, fedele e colma di carità.
579. Quand'anche sua Altezza non avesse avuto altra occupazione che quella di fare memoria viva della passione, avrebbe sofferto e meritato davanti a Dio più di tutti gli eletti. Con la forza dell'amore e del dolore che provava, fu martire molte volte, giacché altrettante sarebbe morta se per virtù divina non fosse stata conservata in vita al fine di crescere nella santità. Se la Madre clementissima offriva ogni sua azione per la Chiesa con ineffabile benevolenza, consideriamo il nostro debito con lei, che tanto accrebbe il tesoro da cui siamo soccorsi noi, miseri figli di Eva. Perché la nostra non sia una meditazione infingarda o tiepida, voglio raccontare le manifestazioni straordinarie di quella di Maria santissima: spesso piangeva sangue e il suo volto ne restava bagnato; talvolta agonizzava sudando non solo acqua, ma anche sangue in quantità tale che giungeva fino a terra. Ancor più stupisce sapere che talora, per il grande strazio, il cuore le si staccava muovendosi dalla posizione naturale. Quando arrivava a un simile estremo, Cristo scendeva dal cielo al fine di darle vigore e sanarle la ferita che la dilezione per lui le aveva procurato o che per lui aveva sopportato; egli stesso la confortava, consentendole così di continuare quegli atti di compassione.
580. Sua Maestà non le lasciava però sperimentare sentimenti di afflizione nei giorni in cui ella celebrava il mistero della risurrezione, in modo che vi fosse corrispondenza tra gli effetti e la loro causa. Del resto, alcune di queste sofferenze non erano compatibili con i doni divini, a motivo dei loro frutti che riverberavano nel corpo della santa Vergine: la gioia, ad esempio, escludeva la pena. Tuttavia ella non perdeva mai di vista la passione del Redentore e vi si univa con la riconoscenza per ciò che egli aveva patito; così la dolcezza dei favori di cui godeva era temperata dall'amarezza dei dolori. D'accordo con san Giovanni, decise di ritirarsi a celebrare la morte e sepoltura di Gesù ogni venerdì. L'Evangelista restava nel cenacolo per rispondere a quanti la cercavano e impedire a chiunque di avvicinarsi all'oratorio. In sua assenza, un altro discepolo lo sostituiva. La gran Signora si appartava per questo esercizio il giovedì alle cinque pomeridiane e non usciva fino alla domenica verso mezzogiorno. Affinché in quei tre giorni non si venisse meno al governo della comunità dei discepoli e si facesse fronte alle gravi necessità che eventualmente si fossero presentate, ella dispose che, qualora la questione non potesse essere rinviata, uscisse un angelo con le sue sembianze e brevemente disbrigasse quanto occorreva. Tanta era la sua sollecitudine verso i suoi figli e servitori!
581. La nostra capacità non giunge né a pensare né ad esprimere ciò che avveniva alla divina Madre in quei tre giorni: soltanto il Signore, che l'operava, lo manifesterà a suo tempo nella luce dei santi. Neppure io posso spiegare quello che ho conosciuto; dico solo che ella, finché visse, ogni settimana rinnovò in se stessa quanto era accaduto al Figlio suo, dalla lavanda dei piedi sino alla risurrezione. Pregava con le parole di lui, come si è detto in precedenza; sentiva nel corpo tutti i suoi dolori, nelle medesime parti in cui egli li aveva patiti; portava la croce e vi si distendeva sopra. Nei suddetti esercizi ottenne dal Salvatore benefici sovrabbondanti per i fedeli che sarebbero stati devoti della passione e che così avrebbero continuato a custodirne la memoria nella Chiesa, secondo quanto ella desiderava con intimo affetto; perciò in forza del suo potere di sovrana promise a costoro speciale protezione. Grazie alla sua intercessione, Cristo stesso ha stabilito che siano molti a continuare durante i secoli queste pie pratiche, imitando lei, che fu l'autrice e la prima maestra di tanto stimabile occupazione.
582. Sua Altezza eccelleva nel celebrare l'istituzione della santa cena, componendo nuovi cantici di benedizione e di ringraziamento e compiendo fervorosi atti d'amore. A tal fine invitava uno per uno gli angeli al suo servizio e molti altri che scendevano dal cielo per accompagnarla nelle lodi di Dio. Oh, meraviglia degna dell'Eterno! Gesù sacramentato permaneva in lei dopo ogni comunione fino a quella successiva e l'Onnipotente inviava numerosi spiriti celesti ad ammirarne gli effetti in quella creatura più pura degli stessi angeli e dei serafini, i quali gli davano gloria per tale prodigio: mai in nessun altro poterono vederne uno simile.
583. Non era motivo di minore meraviglia per loro - come anche per noi - che la Regina del cielo, pur conservando degnamente in sé il pane consacrato, si preparasse ogni volta a riceverlo con rinnovato fervore, predisponendo allo scopo opere e devozioni particolari. Ciò accadeva tutti i giorni, eccetto quelli in cui non usciva dall'oratorio. Presentava in primo luogo l'esercizio settimanale della passione; poi, quando si ritirava la sera precedente al giorno in cui si sarebbe comunicata, incominciava a prostrarsi a terra con le braccia aperte, a genuflettersi e a pregare, adorando l'essere immutabile del tre volte Santo. Domandava al Padre di potergli parlare; lo supplicava che, senza guardare alla sua terrena bassezza, le concedesse di ricevere l'eucaristia ritenendovisi obbligato sia dalla propria infinita bontà, sia dalla carità che il Figlio dimostrava per gli uomini restando sacramentalmente presente nella santa Chiesa. Gli offriva il sacrificio cruento della croce, l'unione della natura umana con quella divina nell'unica persona del Verbo incarnato, la dignità con cui egli aveva manifestato se stesso, ciò che aveva fatto sin dall'istante in cui era stato concepito nel grembo verginale di lei; la santità degli angeli e le loro azioni, i meriti dei giusti che furono, sono e saranno.
584. La gran Signora compiva atti di profonda umiltà, ritenendosi polvere di fronte al Creatore, rispetto al quale noi siamo tanto inferiori. Nel contemplare la magnificenza di quel Dio che riceveva dentro di sé e, insieme, la propria piccolezza, per l'amore indicibile che provava si sollevava al di sopra dei più alti cori dei cherubini e dei serafini. Poiché si reputava meritevole dell'ultimo posto fra gli esseri terreni, implorava gli spiriti celesti di supplicare con lei il Signore affinché la preparasse ad accoglierlo degnamente. Essi le obbedivano e con venerazione e gaudio l'accompagnavano in queste orazioni.
585. La sapienza di Maria, pur essendo finita in se stessa, è per noi incomprensibile; ugualmente non potremo mai intendere quali fossero le opere, le virtù e i sentimenti di lei in queste circostanze. Tuttavia, è certo che erano tali da obbligare spesso sua Maestà a visitarla o a risponderle, facendole intendere il suo compiacimento nel discendere in lei sotto le sacre specie e nel rinnovare i pegni del suo infinito amore. Al momento fissato per la comunione, l'Evangelista celebrava la messa. Non si leggeva-
no l'epistola e il Vangelo, che allora non erano ancora stati scritti, ma si compivano altri riti, si proclamavano molti salmi e si dicevano varie preghiere; la consacrazione, però, fu sempre nella medesima forma. Sua Altezza partecipava alla sacra liturgia, al termine della quale si accostava al sacramento, facendovi precedere tre profonde genuflessioni; con ardore riceveva nel suo cuore purissimo il suo stesso Figlio, al quale aveva dato l'umanità nel suo talamo immacolato. Dopo essersi comunicata, si ritirava e, se non era assolutamente necessario uscire per qualche bisogno urgente del prossimo, rimaneva in raccoglimento per tre ore. In quel lasso di tempo san Giovanni ebbe il privilegio di vederla molte volte rifulgere a somiglianza del sole, quasi emanasse raggi di luce.
586. La beata Vergine comprese essere conveniente che gli apostoli e i sacerdoti celebrassero l'incruento sacrificio eucaristico indossando arcani vestimenti diversi da quelli ordinari, per cui confezionò abiti appropriati, dando inizio a questa consuetudine della Chiesa. Si trattava di ornamenti non troppo dissimili da quelli usati oggi, sebbene in seguito siano stati ridotti come sono al presente. Il tessuto però era più somigliante, perché la nostra Regina utilizzò lino e ricche sete provenienti dalle elemosine che riceveva. Piegava e riassettava i paramenti stando in ginocchio o in piedi, li conservava perfettamente puliti e non li affidava ad altri sacrestani se non agli angeli suoi aiutanti. Ogni opera delle sue mani esalava una celeste fragranza che infiammava il cuore dei sacri ministri.
587. Dai regni e dalle province in cui gli apostoli predicavano, numerosi neofiti si recavano a Gerusalemme per conoscere la Madre del Redentore del mondo e le portavano ricchi doni. Fra gli altri, vennero da lei quattro principi che esercitavano il potere sulle loro terre e le presentarono molti oggetti di valore perché se ne servisse e ne facesse parte a tutti i fedeli. Ella disse che quelle ricchezze non si addicevano allo stile di vita scelto da lei, che era povera come suo Figlio, e dai discepoli, che lo erano come il loro Maestro. Quei principi insistettero perché per loro consolazione accettasse quanto le offrivano, lo distribuisse ai bisognosi o lo destinasse al culto divino; a motivo di tale richiesta, Maria santissima ne accettò una parte. Da alcune tele preziose ricavò ornamenti per l'altare, con il rimanente provvide ai poveri e beneficò gli ospedali dove di solito si recava e accudiva lei stessa i ricoverati stando in ginocchio. Confortava inoltre tutti i bisognosi, aiutava gli agonizzanti che poteva assistere a morire santamente e non cessava mai di compiere opere di carità, fattivamente o pregando nel segreto della sua stanza.
588. Ai sovrani che andarono a trovarla diede salutari consigli, ammonizioni ed istruzioni per il governo; inculcò loro di osservare ed amministrare la giustizia senza fare preferenze di persone, di riconoscersi uomini mortali al pari degli altri e di temere il verdetto del supremo giudice, a cui ciascuno dovrà sottoporre le proprie azioni; soprattutto instillò loro lo zelo di adoperarsi affinché il nome di Cristo fosse esaltato e si diffondesse e radicasse la fede, sulla cui fermezza si basano i veri regni. Diversamente, infatti, il servizio dell'autorità è deplorevole ed infelicissimo perché si presta al gioco dei demoni, e Dio, nei suoi imperscrutabili giudizi, lo permette soltanto quale castigo sia dei regnanti che dei sudditi. Quei fortunati principi promisero di attuare i suggerimenti della Maestra degli umili e in seguito si mantennero in contatto con lei attraverso lettere ed altre forme di corrispondenza. Lo stesso accadde rispettivamente a quanti la visitarono, perché tutti si allontanavano dalla sua presenza più buoni, pieni di gioia e di conforto indicibili. Molti che sino a quel momento non erano credenti al solo vederla confessavano il vero Dio ad alta voce e senza potersi trattenere, grazie alla forza che interiormente avvertivano arrivando al cospetto della Tuttasanta.
589. Non è gran cosa che succedesse quanto detto, poiché sua Altezza era uno strumento efficacissimo nelle mani dell'Onnipotente a beneficio dei mortali. Non solamente i suoi discorsi, pieni di sublime sapienza, lasciavano attoniti e convincevano chi li udiva infondendogli nuova luce, ma, come sulle sue labbra era diffusa la grazia che si comunicava attraverso le sue parole, così anche la diversa grazia e bellezza esteriori, la piacevole maestà della persona, la modestia del suo aspetto onestissimo, grave e gradevole e la misteriosa virtù che da lei promanava - secondo quanto dice il Vangelo riguardo al suo Figlio santissimo' - attiravano i cuori e li rinnovavano. Alcuni restavano stupefatti, altri si effondevano in lacrime, altri elaboravano mirabili ragionamenti e prorompevano in lodi, magnificando la grandezza del Dio dei cristiani che aveva plasmato una simile creatura. E veramente tutti potevano testimoniare ciò che alcuni santi hanno affermato: Maria era un prodigio divino di santità. Sia eternamente esaltata e conosciuta da tutte le generazioni quale vera Madre dello stesso Altissimo, che la rese tanto gradita ai suoi occhi e madre tanto dolce verso i peccatori, amabile agli angeli e agli uomini.
590. Negli ultimi anni della sua esistenza terrena la beatissima Vergine digiunava e vegliava pressoché di continuo, accettando lo scarso cibo ed il poco riposo solo in obbedienza a san Giovanni, che la pregava di ritirarsi a dormire la notte per qualche momento. Il sonno, tuttavia, non era altro che una leggera sospensione dei sensi, che durava mezz'ora o al massimo un'ora, e non la privava della visione della Divinità nel modo sopra riferito. Ordinariamente il suo vitto consisteva in alcuni bocconi di pane, talvolta però accontentava l'Evangelista che le chiedeva di mangiare un po' di pesce per fargli compagnia. Il santo fu ugualmente fortunato, in questo come negli altri privilegi di figlio di Maria santissima: non solo mangiava con lei alla medesima mensa, ma la gran Signora gli preparava le pietanze e gliele serviva come una madre al figlio, obbedendo a lui quale sacerdote che faceva le veci di Cristo. Ella avrebbe ben potuto rinunciare a quel sonno e a quell'alimento che parevano più una cerimonia che un sostentamento vitale; ciononostante, essendo in tutto prudentissima, non vi accondiscendeva per necessità bensì per umiltà, riconoscendo e pagando in qualche cosa il tributo alla natura umana.
Insegnamento della Regina del cielo
591. Figlia mia, guardando a ciò che ho vissuto i mortali si renderanno conto di fino a che punto avessi presente nella memoria la redenzione e fossi riconoscente verso il Signore, che l'aveva operata soprattutto offrendosi sulla croce. Tuttavia in questo capitolo ho voluto darti notizia più particolareggiata della sollecitudine e dei ripetuti esercizi con cui io rinnovavo nella mia persona non soltanto il ricordo, ma anche i dolori della passione, affinché siano rimproverati e svergognati coloro che, pur salvati, hanno colpevolmente dimenticato questo dono inestimabile. Oh, quanto è volgare, detestabile e pericolosa la loro ingratitudine! L'oblio è chiaro indizio del disprezzo, giacché non si scorda mai fino a tal segno quello che si stima molto. Ora, come si spiega che gli uomini disdegnino e cancellino dalla mente e dal cuore il bene eterno che ricevettero, l'amore per il quale l'eterno Padre sottopose il suo Unigenito alla morte, la carità e la pazienza con cui il medesimo Figlio suo e mio la sopportò per loro? La terra insensibile è grata a chi la coltiva, la bestia feroce a chi l'addomestica, gli stessi esseri umani si considerano obbligati verso i benefattori che a loro volta, quando non vengono ringraziati, se ne risentono e condannano una simile mancanza come una grave offesa.
592. Quale ragione vi è, dunque, che solo verso il loro Dio e salvatore siano irriconoscenti, non ricordando le sofferenze da lui sopportate per riscattarli dalla dannazione eterna? Per di più si lamentano se egli non li contenta subito in tutto ciò che desiderano. Affinché intendano quanto l'incorri spondenza a sì grande amore si ritorca contro di loro, ti avverto, figlia mia, che Lucifero e i suoi diavoli dicono di ciascuno di essi: «Costui non stima la grazia che l'Onnipotente gli fece redimendolo. Riteniamolo dunque sicuramente nostro, perché chi è talmente stolto da cadere in questa dimenticanza non capirà nemmeno i nostri inganni. Avviciniamoci per tentarlo e distruggerlo, giacché gli manca la miglior difesa contro di noi». E poiché la lunga esperienza ha dimostrato loro che accade quasi infallibilmente così, cercano con ogni sforzo di cancellare nei mortali la memoria del sacrificio redentivo di Cristo e di far sì che sia considerato spregevole il parlarne e il predicarlo; cosa che hanno ottenuto nella maggior parte dei casi, con deplorevole rovina delle anime. Al contrario, i demoni diffidano e temono di insidiare quelli che si dedicano alla meditazione assidua della passione, poiché da ciò sentono scaturire contro di sé una forza irresistibile che molte volte impedisce loro di raggiungere chi richiama alla mente quei misteri venerandoli.
593. Voglio dunque che tu, amica mia, tenga stretto al cuore questo mazzetto di mirra: imitami con tutta te stessa negli esercizi da me compiuti per emulare il mio Figlio santissimo nei suoi dolori e riparare le ingiurie e le bestemmie con cui i nemici che lo crocifissero oltraggiarono la sua divina persona. Adesso sii tu, nel mondo, chi procura di dargli un qualche compenso per la turpe ingratitudine e per la deprecabile trascuratezza del genere umano. Ci riuscirai, nel modo in cui desidero, se terrai sempre davanti agli occhi Gesù crocifisso, afflitto e insultato. Persevera nei suddetti esercizi, tralasciandoli solo per obbedienza o per altra giusta causa: se in ciò seguirai il mio esempio, ti renderò partecipe di quello che sperimentavo nel compierli.
594. Ogni giorno, in preparazione all'eucaristia, ti dedicherai innanzitutto alle pie pratiche di cui ti ho parlato e successivamente alle altre mie azioni che conosci: se io, Madre del Signore, non mi reputavo meritevole di accostarmi alla santa comunione e con molti mezzi mi adoperavo per acquistare la purezza necessaria ad accogliere adeguatamente un così alto sacramento, che cosa devi fare tu, povera e soggetta a tante miserie, imperfezioni e colpe? Rendi mondo il tempio della tua anima esaminandolo alla luce divina e ordinandolo con eccellenti virtù, perché è Dio che viene in te, e soltanto lui sarebbe degno di ricevere se stesso nel pane celeste. Invoca l'aiuto dei santi, affinché t'impetrino la grazia da sua Maestà; ma soprattutto chiedi a me tale beneficio, perché io sono avvocata e protettrice speciale di coloro che anelano a prendere parte con le dovute disposizioni alla santa cena. Quando essi mi affidano questo loro desiderio, io lo presento all'Altissimo implorandolo di esaudirli, poiché so come dev'essere il luogo atto a divenire dimora della santissima Trinità. E non ho perso, stando in cielo, la cura e lo zelo per la sua gloria, che ricercavo con tanta attenzione quando vivevo sulla terra. Infine, dopo la mia intercessione cerca quella degli angeli: anch'essi bramano ardentemente che tutti si avvicinino al sacro convito con grande devozione e cuore limpido.
18 dicembre 1944
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«Or dunque, dottori che non avete misurato con giusta misura la prova tremenda di Maria mia – e vi è parsa piccola la sua tortura, non chiamabile "inferno", scandalizzandovi di sentirla definire "maledizione" – che vi è parso questo digiuno della mia Parola? L'avete capito perché vi fu dato? Ne volete meritare ancora? Parlate, dunque. E parlate pensando che nessuno come lei, la mia piccola voce, ne è stato tanto colpito.
Voi siete paragonabili a quei sassi, lontani dal rustico bacino di fonte alpestre, che si irrorano e brillano per gli spruzzi della fonte scaturente dal fianco montano, mentre lei è il bacino e tutto accoglie quel fluire e ne è sonante e piena, ed è per esser questo, e priva di questo è una desolata cosa senza scopo d'essere.
Eppure ebbe la sua ora di tortura con la privazione della Parola per i miei scopi e per la sua formazione. Perché sappiate che le anime che mi si donano sono come ferro che il fuoco fa duttile, e devono lasciarsi lavorare, piegare, assottigliare, in ogni senso, secondo il mio volere; docili nel ricevere per dare, docili nel rimanere senza il loro tesoro: Io; docili nell'avere per sé sole come nell'avere e nel non poter ritenere per sé neppure l'eco di una parola, ossia la dolcezza che lascia la mia Parola, simile al dolce che resta sulla lingua dopo che fu succhiato un favo di miele; docili nel riprendere la loro missione. Docili sempre, care, dilette anime che il mio amore tortura per farle sempre più sue, e che tortura per voi: per farvi, voi, un poco più miei.
Che vi è parso questo mio silenzio? Non avete recalcitrato, inalberandovi come cavalli capricciosi, ad esso, trovando duro questo stretto morso messo a freno del vostro desiderio di avere ancora? Non avete mancato di carità e giustizia dando a questo silenzio un significato che non ha: punizione del portavoce per qualche supposto (da voi) peccato? Non avete mancato di umiltà e giustizia non riconoscendo che ve lo siete meritato per diverse ragioni e che è giusto che l'abbiate avuto per capire il tormento che fu dato a questo cuore? E che vi sarà dato ancora, a voi, se lo meriterete. Ossia se non userete come va fatto del dono mio. Se ne vorrete fare studio umano. Se andrete con poco rispetto del mistero. Se disubbidirete ai miei desideri.
Ora, perché non la voglio far oltre languire, benché l'abbia fatta ricolma di gaudio personale – ma non le basta perché ha capito cosa è l'Amore, e amore vuole dare, ossia vuole esser per tutti, non per sé sola, piena di gaudio – Io riprendo la mia evangelizzazione. Dopo 40 giorni di silenzio. E ciò sfati anche il pensiero latente in qualche cervello che il silenzio sia venuto per mancanza di suggestione.
Presenti, assenti, lontani, vicini, nulla siete, o mortali, per lei. Io solo sono. Io solo. Fosse nel mondo sola superstite della razza d'Adamo, sarebbe mio "portavoce" se volessi, per i libri eterni. L'uomo è larva senza potere e voce in questo ministero. Dio solo è. Autore e Volontà del fatto.
Foste capaci di capire e di credere! Meditate e miglioratevi. Andate. E siatemi grati di avervi avuto misericordia e di riprendere l'elargizione del dono.»
Una lievissima, dolce, ilare voce. Sì. L'udirla solo empie di letizia. La voce dello Spirito Santo. La più immateriale, la più gaudiosa. Luce e delizia, pace e gioia entrano nel cuore con essa, e fluiscono per tutto l'essere. Oh! placido bacio di questa Voce dell'Amore!…
Mi dice – poiché al suo chiamarmi io rispondo: "Eccomi" e chiedo: "Perché hai tanto taciuto? Perché così raramente parli?" – mi dice:
«No, che non taccio né parlo raramente. Io sempre ti parlo. Mai non taccio. Parlo per tutti. Parlo a te sola. Parlo sulle labbra del Verbo e uso la lingua di Maria, mia Sposa Ss., per dirti le mie lezioni. Parlo con le visioni e le armonie che ti mando dai Cieli. Parlo coi conforti e i baci di pace con cui ti sollevo il cuore ad altezze non umane. Parlo coprendo aspetti e voci del mondo col mio esserti Amore. Non vi è attimo in cui verso te Io non provveda. Tu credi che gli Altri vengano. No. Sono Io che agli Altri ti porto. Io: l'Amore. Coi sette doni ti fortifico e ti purifico, ti faccio pia e capace di vedere, umile e dotta di non umana scienza, ti guido e consiglio, ti apro l'intelletto e vi istillo la Sapienza: la regina il cui regno è il Cielo.
Vieni. Entra. Tuffati nell'Amore. Devi essere arsa per esser capace di ricevere. Devi esser tersa per far trasparire la Luce. Fu mondato1 da un serafino il labbro al Profeta. Alle anime "portavoce" l'Amore compie la purificazione.
Ti benedico per farti capace di esser sempre più "forte". Forte contro tutte le insidie che l'Insidiatore avventa per ledere gli strumenti di Dio e profanarli sporcandoli.
Sii pura e accesa come una stella. Va' in pace.»
[Seguono, dell'opera L'EVANGELO, il capitolo 39 (escluso il primo brano) in data 19-20 dicembre e il capitolo 40 in data 21 dicembre]
1 mondato, in Isaia 6, 6-7.