Sotto il Tuo Manto

Domenica, 29 giugno 2025 - Santi Pietro e Paolo (Letture di oggi)

Una volta ho partecipato all'inaugurazione di una casa di accoglienza. Certo, non poteva mancare il nostro vescovo, il quale prima della benedizione ha detto: "Ognuno di noi ha dentro il cuore una casa da inaugurare!" Allora ho pensato alla mia casa interiore: quante e quali stanze ha? Ecco, la prima stanza è quella di accoglienza dell'altro, del bisognoso, del povero. La seconda è quella della responsabilità  in cui è necessario trovare un giusto equilibrio tra fare e essere. L'altra stanza è quella della cura di sé, in cui si imparano a conoscere le proprie necessità , le proprie qualità  e debolezze. Poi, la stanza dei giochi, in cui si impara a non prendersi troppo sul serio e a cogliere la bellezza della vita anche nella sua apparente leggerezza. E alla fine non poteva mancare una piccola stanza, una cappella, in cui spesso mi ritiro per parlare con Dio. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 15° settimana del tempo ordinario (San Bonaventura)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 14

1Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo.2Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo".

3Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo.4Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: "Perché tutto questo spreco di olio profumato?5Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei.
6Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona;7i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.8Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura.9In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".

10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù.11Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?".13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi".16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.

17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, 'colui che mangia con me', mi tradirà".19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?".20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!".

22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo".23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.24E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio".

26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.27Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:

'Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse'.

28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".29Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò".30Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte".31Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.

32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego".33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.34Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate".35Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.36E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole".39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole.40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
41Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino".

43E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.44Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta".45Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò.46Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.47Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.48Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi.49Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!".
50Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.51Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.52Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.

53Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.55Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano.56Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi.57Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo:58"Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo".59Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde.60Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?".62Gesù rispose: "Io lo sono!

E vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo'".

63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano.

66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù".68Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò.69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli".70Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo".71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite".72Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto.


Primo libro dei Maccabei 3

1Al suo posto sorse il figlio di lui Giuda, chiamato Maccabeo;2lo aiutavano tutti i fratelli e quanti si erano legati al padre e conducevano la battaglia d'Israele con entusiasmo.

3Egli accrebbe la gloria del suo popolo,
rivestì la corazza come gigante,
cinse l'armatura di guerra
e impegnò battaglia
difendendo il campo con la spada.
4Nelle sue gesta fu simile a leone,
come leoncello ruggente sulla preda.
5Inseguì gli empi braccandoli;
i perturbatori del popolo distrusse con il fuoco.
6Gli empi sbigottirono per paura di lui
e tutti i malfattori furono confusi
e si avviò la salvezza per mano di lui.
7Inflisse amarezze a molti re,
rallegrò con le sue gesta Giacobbe;
sempre la sua memoria sarà benedetta.
8Egli passò per le città di Giuda
e vi disperse gli empi
e distolse l'ira da Israele.
9Divenne celebre fino all'estremità della terra
perché radunò coloro che erano sperduti.

10Apollonio radunò dei pagani e un forte esercito dalla Samaria per combattere Israele.11Giuda lo seppe e avanzò contro di lui, lo sconfisse e lo uccise; molti caddero colpiti a morte e i superstiti fuggirono.12Così si impadronirono delle loro spoglie e Giuda si riservò la spada di Apollonio e l'adoperò in guerra per tutto il tempo della sua vita.13Quando Seron, comandante delle forze di Siria, seppe che Giuda aveva radunato un contingente e c'era con lui uno stuolo di fedeli e uomini preparati alla guerra,14disse: "Mi farò un nome e mi coprirò di gloria nel regno combattendo Giuda e i suoi uomini che hanno disprezzato gli ordini del re".15Fece i preparativi e si unì a lui un forte gruppo di empi per aiutarlo a vendicarsi degli Israeliti.16Si spinse fino alla salita di Bet-Coròn e Giuda gli andò incontro con piccola schiera.17Ma come videro lo schieramento avanzare contro di loro, dissero a Giuda: "Come faremo noi così pochi ad attaccar battaglia contro una moltitudine così forte? Oltre tutto, siamo rimasti oggi senza mangiare".18Giuda rispose: "Non è impossibile che molti cadano in mano a pochi e non c'è differenza per il Cielo tra il salvare per mezzo di molti e il salvare per mezzo di pochi;19perché la vittoria in guerra non dipende dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene l'aiuto.20Costoro vengono contro di noi pieni d'insolenza e di empietà per eliminare noi, le nostre mogli e i nostri figli e saccheggiarci;21noi combattiamo per la nostra vita e le nostre leggi.22Sarà lui a stritolarli davanti a noi. Voi dunque non temeteli".23Quando ebbe finito di parlare, piombò su di loro all'improvviso e Seron con il suo schieramento fu sgominato davanti a lui;24lo inseguirono nella discesa di Bet-Coròn fino alla pianura. Di essi caddero circa ottocento uomini, gli altri fuggirono nella regione dei Filistei.25Così cominciò a diffondersi il timore di Giuda e dei suoi fratelli e le genti intorno furon prese da terrore.26La fama di lui giunse fino al re e delle sue imprese militari parlavano le genti.
27Quando il re Antioco seppe queste cose, si adirò furiosamente e diede ordine di radunare tutte le forze militari del suo regno: un esercito grande e potente.28Aprì l'erario e diede alle truppe il soldo per un anno, ordinando loro di star pronti per ogni evenienza.29Ma si accorse che non bastavano le riserve del suo tesoro e che le entrate del paese erano poche a causa delle rivolte e delle rovine che aveva provocato nella regione per estirpare le tradizioni che erano in vigore dai tempi antichi;30temette di non poter disporre, come altre volte in passato, delle risorse per le spese e i doni, che faceva con mano prodiga, superando i re precedenti.31Allora si sentì grandemente angustiato e prese la decisione di invadere la Persia, per riscuotere i tributi di quelle province e ammassare molto denaro.32Lasciò Lisia, uomo illustre e di stirpe regia, alla direzione degli affari del re dall'Eufrate fino ai confini dell'Egitto33e con l'incarico di curare l'educazione del figlio Antioco fino al suo ritorno.34A lui affidò metà dell'esercito e gli elefanti e gli diede istruzioni per tutte le cose che voleva fossero eseguite; riguardo agli abitanti della Giudea e di Gerusalemme,35gli ordinò di mandare contro di loro milizie per distruggere ed eliminare le forze d'Israele e quanto restava in Gerusalemme e cancellare il loro ricordo dalla regione;36di trasferire degli stranieri su tutti i loro monti e di distribuire le loro terre.37Il re poi prese l'altra metà dell'esercito e partì da Antiochia, la capitale del suo regno, nell'anno centoquarantasette; passò l'Eufrate e percorse le regioni settentrionali.
38Allora Lisia scelse Tolomeo, figlio di Dorìmene, Nicànore e Gorgia, uomini potenti tra gli amici del re39e spedì ai loro ordini quarantamila uomini e settemila cavalli nel paese di Giuda per devastarlo secondo il comando del re.40Questi partirono con tutte le truppe e andarono ad accamparsi vicino ad Emmaus nella pianura.41I mercanti della regione ne ebbero notizia e si rifornirono molto di oro e di argento e di catene e vennero presso l'accampamento per acquistare come schiavi gli Israeliti. A quelle truppe si aggiunsero forze della Siria e di paesi stranieri.42Giuda e i suoi fratelli videro che i mali si erano aggravati e che l'esercito era accampato nel loro territorio e vennero a conoscenza che il re aveva ordinato di attuare la distruzione totale del loro popolo.43Allora si dissero l'un l'altro: "Facciamo risorgere il popolo dalla sua rovina e combattiamo per il nostro popolo e per i nostri luoghi santi".44Si radunò l'assemblea per prepararsi alla battaglia e per pregare e chiedere pietà e misericordia.

45Gerusalemme era disabitata come un deserto,
nessuno dei suoi figli vi entrava o ne usciva,
il santuario era calpestato,
gli stranieri erano nella fortezza dell'Acra,
soggiorno dei pagani.
La gioia era sparita da Giacobbe,
erano scomparsi il flauto e la cetra.

46Si radunarono dunque e vennero in Masfa di fronte a Gerusalemme, perché nei tempi antichi Masfa era stato luogo di preghiera in Israele.47In quel giorno digiunarono e si vestirono di sacco, si sparsero la cenere sul capo e si stracciarono le vesti.48Aprirono il libro della legge per scoprirvi quanto i pagani cercavano di sapere dagli idoli dei loro dèi.49Portarono le vesti sacerdotali, le primizie e le decime e fecero venire avanti i Nazirei, che avevano compiuto i giorni del loro voto,50e alzarono la voce al cielo gridando: "Che faremo di costoro e dove li condurremo,51mentre il tuo santuario è conculcato e profanato e i tuoi sacerdoti sono in lutto e desolazione?52Ecco i pagani si sono alleati contro di noi per distruggerci; tu sai quello che vanno macchinando contro di noi.53Come potremo resistere di fronte a loro, se tu non ci aiuterai?".54Diedero fiato alle trombe e gridarono a gran voce.55Dopo questo, Giuda stabilì i condottieri del popolo, i comandanti di mille, di cento, di cinquanta e di dieci uomini.56Disse a coloro che costruivano case o che stavano per prendere moglie, a quelli che piantavano la vigna o che erano paurosi, di tornare a casa loro, secondo la legge.57Poi levò il campo e si disposero a mezzogiorno di Emmaus.58Giuda ordinò: "Cingetevi e siate forti e state preparati per l'alba di domani a dar battaglia a questi stranieri che si sono alleati per distruggere noi e il nostro santuario.59Del resto è meglio per noi morire in battaglia che vedere poi la rovina della nostra gente e del santuario.60Il Cielo farà succedere gli avvenimenti secondo quanto è stabilito lassù".


Proverbi 6

1Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo,
se hai dato la tua mano per un estraneo,
2se ti sei legato con le parole delle tue labbra
e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca,
3figlio mio, fa' così per liberartene:
poiché sei caduto nelle mani del tuo prossimo,
va', gèttati ai suoi piedi, importuna il tuo prossimo;
4non concedere sonno ai tuoi occhi
né riposo alle tue palpebre,
5lìberatene come la gazzella dal laccio,
come un uccello dalle mani del cacciatore.

6Va' dalla formica, o pigro,
guarda le sue abitudini e diventa saggio.
7Essa non ha né capo,
né sorvegliante, né padrone,
8eppure d'estate si provvede il vitto,
al tempo della mietitura accumula il cibo.
9Fino a quando, pigro, te ne starai a dormire?
Quando ti scuoterai dal sonno?
10Un po' dormire, un po' sonnecchiare,
un po' incrociare le braccia per riposare
11e intanto giunge a te la miseria, come un vagabondo,
e l'indigenza, come un mendicante.

12Il perverso, uomo iniquo,
va con la bocca distorta,
13ammicca con gli occhi, stropiccia i piedi
e fa cenni con le dita.
14Cova propositi malvagi nel cuore,
in ogni tempo suscita liti.
15Per questo improvvisa verrà la sua rovina,
in un attimo crollerà senza rimedio.

16Sei cose odia il Signore,
anzi sette gli sono in abominio:
17occhi alteri, lingua bugiarda,
mani che versano sangue innocente,
18cuore che trama iniqui progetti,
piedi che corrono rapidi verso il male,
19falso testimone che diffonde menzogne
e chi provoca litigi tra fratelli.

20Figlio mio, osserva il comando di tuo padre,
non disprezzare l'insegnamento di tua madre.
21Fissali sempre nel tuo cuore,
appendili al collo.
22Quando cammini ti guideranno,
quando riposi veglieranno su di te,
quando ti desti ti parleranno;
23poiché il comando è una lampada e l'insegnamento una luce
e un sentiero di vita le correzioni della disciplina,
24per preservarti dalla donna altrui,
dalle lusinghe di una straniera.
25Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza;
non lasciarti adescare dai suoi sguardi,
26perché, se la prostituta cerca un pezzo di pane,
la maritata mira a una vita preziosa.
27Si può portare il fuoco sul petto
senza bruciarsi le vesti
28o camminare sulla brace
senza scottarsi i piedi?
29Così chi si accosta alla donna altrui,
chi la tocca, non resterà impunito.
30Non si disapprova un ladro, se ruba
per soddisfare l'appetito quando ha fame;
31eppure, se è preso, dovrà restituire sette volte,
consegnare tutti i beni della sua casa.
32Ma l'adultero è privo di senno;
solo chi vuole rovinare se stesso agisce così.
33Incontrerà percosse e disonore,
la sua vergogna non sarà cancellata,
34poiché la gelosia accende lo sdegno del marito,
che non avrà pietà nel giorno della vendetta;
35non vorrà accettare alcun compenso,
rifiuterà ogni dono, anche se grande.


Salmi 35

1'Di Davide.'

Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte.
2Afferra i tuoi scudi
e sorgi in mio aiuto.
3Vibra la lancia e la scure
contro chi mi insegue,
dimmi: "Sono io la tua salvezza".

4Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura.
5Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
6la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore.

7Poiché senza motivo mi hanno teso una rete,
senza motivo mi hanno scavato una fossa.
8Li colga la bufera improvvisa,
li catturi la rete che hanno tesa,
siano travolti dalla tempesta.
9Io invece esulterò nel Signore
per la gioia della sua salvezza.
10Tutte le mie ossa dicano:
"Chi è come te, Signore,
che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore?".

11Sorgevano testimoni violenti,
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
12mi rendevano male per bene:
una desolazione per la mia vita.
13Io, quand'erano malati, vestivo di sacco,
mi affliggevo col digiuno,
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
14Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello,
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.

15Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso.
Mi dilaniano senza posa,
16mi mettono alla prova, scherno su scherno,
contro di me digrignano i denti.

17Fino a quando, Signore, starai a guardare?
Libera la mia vita dalla loro violenza,
dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18Ti loderò nella grande assemblea,
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.

19Non esultino su di me i nemici bugiardi,
non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo.
20Poiché essi non parlano di pace,
contro gli umili della terra tramano inganni.
21Spalancano contro di me la loro bocca;
dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!".

22Signore, tu hai visto, non tacere;
Dio, da me non stare lontano.
23Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.

24Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio,
e di me non abbiano a gioire.
25Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!".
Non dicano: "Lo abbiamo divorato".

26Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura,
sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta.
27Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
dica sempre: "Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo".
28La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
canterà la tua lode per sempre.


Isaia 54

1Esulta, o sterile che non hai partorito,
prorompi in grida di giubilo e di gioia,
tu che non hai provato i dolori,
perché più numerosi sono i figli dell'abbandonata
che i figli della maritata, dice il Signore.
2Allarga lo spazio della tua tenda,
stendi i teli della tua dimora senza risparmio,
allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti,
3poiché ti allargherai a destra e a sinistra
e la tua discendenza entrerà in possesso delle nazioni,
popolerà le città un tempo deserte.
4Non temere, perché non dovrai più arrossire;
non vergognarti, perché non sarai più disonorata;
anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza
e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza.5Poiché tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo di Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.
6Come una donna abbandonata
e con l'animo afflitto, ti ha il Signore richiamata.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
Dice il tuo Dio.
7Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti riprenderò con immenso amore.
8In un impeto di collera ti ho nascosto
per un poco il mio volto;
ma con affetto perenne ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il Signore.
9Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei più riversato
le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più adirarmi
con te e di non farti più minacce.
10Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace;
dice il Signore che ti usa misericordia.

11Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sulla malachite le tue pietre
e sugli zaffiri le tue fondamenta.
12Farò di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di carbonchi,
tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.
13Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
14sarai fondata sulla giustizia.
Sta' lontana dall'oppressione, perché non dovrai temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.
15Ecco, se ci sarà un attacco, non sarà da parte mia.
Chi ti attacca cadrà contro di te.
16Ecco, io ho creato il fabbro
che soffia sul fuoco delle braci
e ne trae gli strumenti per il suo lavoro,
e io ho creato anche il distruttore per devastare.
17Nessun'arma affilata contro di te avrà successo,
farai condannare ogni lingua
che si alzerà contro di te in giudizio.
Questa è la sorte dei servi del Signore,
quanto spetta a loro da parte mia. Oracolo del Signore.


Prima lettera ai Tessalonicesi 4

1Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più.2Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.3Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia,4che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto,5non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio;6che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato.7Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione.8Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito.
9Riguardo all'amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri,10e questo voi fate verso tutti i fratelli dell'intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, a farlo ancora di più11e a farvi un punto di onore: vivere in pace, attendere alle cose vostre e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato,12al fine di condurre una vita decorosa di fronte agli estranei e di non aver bisogno di nessuno.

13Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza.14Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.15Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti.16Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo;17quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore.18Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.


Capitolo XII: I vantaggi delle avversità

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1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.  

2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.


LETTERA 185: Agostino a Bonifacio, un generale di mercenari gotici ariani, dimostra che l'eresia ariana è diversa da quella donatista.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta circa l'anno 417.

Agostino a Bonifacio, un generale di mercenari gotici ariani, dimostra che l'eresia ariana è diversa da quella donatista (nn. 1-3), sorta in occasione dell'elezione di Ceciliano a vescovo di Cartagine (nn. 4-5); come stoltamente i Donatisti si lamentino d'esser perseguitati dal momento che furono essi i primi a perseguitare Ceciliano e pertanto non possono vantarsi del nome di martire (nn. 6-11); quanto siano state le leggi contro i Donatisti, dal momento che ricondussero all'unità moltissimi scismatici (nn. 12-14). Si ricordano gli atrocissimi delitti compiuti dai Donatisti anche in occasione dello scisma dei Massimianisti e che si debbono reprimere anche mediante la coercizione legale (nn. 15-18) poiché è dovere dei pubblici poteri difendere la vera religione e tutelare l'incolumità dei Cattolici anche mediante la forza (nn. 19-24); confessa d'aver cambiato la sua precedente opinione circa i mezzi per reprimere la ferocia dei Donatisti, dei quali narra l'orrendo delitto perpetrato contro il vescovo cattolico Massimiano (nn. 25-27) e spiega l'enorme utilità dell'intervento dei poteri legali (nn. 28-34), a chi appartengano i beni della Chiesa, che cosa significhi giustizia o giustificazione relativa ai singoli fedeli e al Corpo mistico di Cristo, cioè alla Chiesa (nn. 35-42); con quanta bontà la Chiesa richiami e abbracci gli erranti che tornano al suo seno (nn. 43-47). Insegna infine che il peccato contro lo Spirito Santo è l'ostinato rifiuto della grazia (nn. 48-51).

AGOSTINO A BONIFACIO

Differenza tra l'eresia ariana e la donatista.

1. 1. Ti esprimo i miei sentimenti di lode, di compiacimento e di stima, carissimo figlio Bonifacio, per il fatto che, pur tra le occupazioni delle guerre e delle armi, hai un'ardente brama di conoscere le cose di Dio. Da ciò risulta chiaramente che tu poni lo stesso valor militare al servizio della fede che tu hai in Cristo. Spiegherò dunque brevemente alla tua Dilezione la differenza che corre tra l'eresia ariana e quella donatista. Gli Ariani sostengono che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono della medesima sostanza. I Donatisti invece non insegnano quest'errore, ma ammettono nella Trinità un'unica e identica sostanza. Anche se alcuni di essi affermano che il Figlio è inferiore al Padre, non negano però l'identità della sostanza col Padre; tuttavia la maggior parte di essi, riguardo al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, professa la medesima fede della Chiesa Cattolica. Su questo punto non c'è alcuna questione che ci divida ma, disgraziatamente, discordano da noi solo nella comunione ecclesiale; essi inoltre, spinti dal loro funesto errore, sono sempre ribelli e molto ostili all'unità cristiana. Talvolta, inoltre, come ho potuto sentire io stesso, alcuni di loro, nell'intento di procurarsi le simpatie dei Goti, poiché li vedono abbastanza potenti, affermano d'avere la stessa loro fede. Costoro però sono confutati dall'autorità dei loro antecessori, poiché si afferma che nemmeno lo stesso Donato, alla cui sètta si vantano di appartenere, avesse una simile credenza religiosa.

Perché sono stati predetti gli scandali e le eresie.

1. 2. Tu però, figlio carissimo, non lasciarti turbare da tali errori, dal momento che l'eresia e gli scandali che sarebbero sorti sono stati predetti affinché, vivendo tra i nostri nemici, potessimo affinare lo spirito e, per conseguenza, fossero meglio provate la nostra fede e la nostra carità; la fede per non lasciarci ingannare dagli scismatici, la carità per farci escogitare i mezzi più atti a metterli sulla retta via per quanto è in nostro potere. Dobbiamo non solo applicarci costantemente a far sì che gli eretici non rechino danno ai deboli e arrivino a liberarsi del loro funesto errore, ma dobbiamo altresì pregare per essi, affinché il Signore schiuda la loro intelligenza e comprendano le Scritture 1. Poiché nei Libri santi non solo è rivelato chiaramente Cristo Signore, ma è anche mostrata in piena luce la sua Chiesa. Costoro invece, con incredibile cecità, sebbene conoscano lo stesso Cristo solo attraverso le Scritture, si rifiutano tuttavia di riconoscere la sua Chiesa attraverso l'autorevole testimonianza delle medesime Scritture, ma se la raffigurano secondo il punto di vista delle loro blasfeme eresie e delle fantasticherie umane.

Cristo e la Chiesa nelle Sante Scritture.

1. 3. Gli scismatici sono d'accordo con noi nel riconoscere Cristo nella seguente espressione della S. Scrittura: Trafissero le mie mani e i miei piedi, contarono tutte le mie ossa; essi poi mi guardavano e mi osservavano; si divisero tra loro le mie vesti e sulla mia tunica gettarono la sorte 2, ma non vogliono riconoscere la Chiesa nell'espressione che segue poco dopo e dice: Si ricorderanno e torneranno al Signore tutte le regioni più lontane della terra e si prostreranno in adorazione davanti a Lui tutte le stirpi delle genti, poiché del Signore è il regno ed egli dominerà sulle nazioni 3. Sono d'accordo con noi nel riconoscere Cristo nel passo che dice: Il Signore mi disse: Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato, ma non vogliono riconoscere la Chiesa in quello che immediatamente segue: Chiedilo a me e io ti darò in eredità tutte le genti e in possesso le più lontane regioni della terra 4. Sono d'accordo con noi nel riconoscere Cristo nel tratto del Vangelo in cui lo stesso Signore dice: Era necessario che il Cristo patisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno, ma non vogliono riconoscere la Chiesa nell'espressione che segue: [Era anche necessario] che si predicasse la penitenza e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme 5. Vi sono nei Libri Santi innumerevoli altri passi che non occorre stipare nella presente lettera; come da essi appare con evidenza Cristo Signore, non solo nella divinità uguale al Padre poiché in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 6, ma anche nell'umiltà della carne da Lui assunta, dato che il Verbo si fece carne e dimorò fra noi 7; così appare anche con evidenza la sua Chiesa, estesa non soltanto all'Africa, come vanno farneticando costoro, nella loro sfacciata millanteria, ma su tutta la faccia della terra.

La presunta colpa di Ceciliano non giustifica lo scisma donatista.

1. 4. Alle prove divine della Sacra Scrittura costoro preferiscono le loro contestazioni. Così, prendendo a pretesto il caso di Ceciliano, ch'era stato vescovo di Cartagine, al quale rinfacciavano colpe che non hanno mai potuto né possono provare, si sono separati dalla Chiesa Cattolica, cioè dall'unità di tutte le genti. Ma anche se fossero vere le accuse da essi mosse a Ceciliano e potessero esserci provate una buona volta, potremmo colpirlo d'anatema anche dopo morto; tuttavia non dovremmo giammai abbandonare la Chiesa di Cristo per colpa di alcuna persona, e non dovremmo raffigurarcela in base ad opinioni di attaccabrighe, mentre essa è suffragata dalle testimonianze divine, poiché è meglio riporre la fiducia nel Signore che negli uomini 8. Ammesso e non concesso che Ceciliano avesse avuto delle colpe (sia detto senza offendere la sua incensurabilità), non per questo Cristo avrebbe perduto la sua eredità. E' facile ad un uomo prestar fede a dicerie vere o false sul conto di un altro individuo, ma è segno d'impudenza criminale il condannare la comunione con la Chiesa universale prendendo a pretesto colpe d'un uomo che non si possono provare alla stessa Chiesa universale.

La Chiesa Cattolica ha l'avallo di Dio.

1. 5. Non mi risulta affatto che Ceciliano sia stato ordinato vescovo da vescovi che avessero consegnato i Libri Sacri; non ne fui testimone oculare, l'ho udito dire solo dai suoi nemici; non mi viene provato né con testimonianze della Legge, né con le dichiarazioni dei Profeti, né con la sacrosanta autorità dei Salmi, né con le affermazioni dell'Apostolo di Cristo o di Cristo medesimo. Le asserzioni di tutta la Scrittura al contrario stanno lì a proclamare con unanime consenso la santità della Chiesa sparsa su tutta la faccia della terra, dalla quale s'è distaccata soltanto la sètta di Donato. La Legge di Dio afferma: Per mezzo del tuo Discendente saranno benedette tutte le genti 9; per bocca poi del Profeta il Signore dice: Da dove sorge il sole fin dove tramonta si offre al mio nome un'oblazione monda, poiché glorificato è il mio nome tra le genti 10; per bocca del Salmista inoltre il Signore dice: Il suo dominio s'estenderà da un mare all'altro, dal fiume ai confini del mondo 11; per mezzo poi dell'Apostolo il Signore dice: (Il Vangelo) porta frutti e si sviluppa in tutto il mondo 12; e infine il Figlio di Dio di propria bocca proclama: Mi sarete testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea, nella Samaria e fino alle estremità della terra 13. Ceciliano, vescovo della Chiesa di Cartagine, viene accusato da persone amanti delle contestazioni, mentre invece la Chiesa di Cristo, stabilita tra tutte le genti, è proclamata dalla S. Scrittura. La stessa pietà, verità e carità non ci permettono d'accogliere contro Ceciliano la testimonianza di coloro che noi non vediamo nel seno della Chiesa, alla quale rende testimonianza Dio stesso; nessun peso ha infatti la testimonianza umana di coloro che non accettano le testimonianze di Dio.

Proprio i Donatisti per primi perseguitarono Ceciliano.

2. 6. Ma aggiungo di più: essi stessi deferirono la questione di Ceciliano al tribunale dell'imperatore Costantino; anzi, dopo aver tentato invano di sopraffare Ceciliano presso i tribunali vescovili, per mezzo di accanitissimi persecutori, arrivarono fino a trascinarlo in giudizio davanti al suddetto Imperatore. Essi stessi per primi, inoltre, fecero quel che adesso rimproverano a noi per trarre in inganno i sempliciotti, dicendo che i Cristiani non debbono chiedere alcun appoggio agl'Imperatori cristiani contro i nemici di Cristo. Questo fatto non hanno osato negarlo neppure nella conferenza che tenemmo insieme a Cartagine, non solo, ma hanno perfino osato vantarsi che i loro predecessori intentarono un processo criminale contro Ceciliano, e per giunta hanno sparso la menzogna d'aver riportato, in quel processo, la vittoria e d'aver fatto condannare Ceciliano. Come mai dunque non sono persecutori proprio loro che perseguitarono Ceciliano con le loro accuse e, quantunque dal processo uscissero battuti, vollero tuttavia arrogarsi una falsa gloria con una sfacciata menzogna, non solo non reputando una colpa se avessero potuto dimostrare che Ceciliano fu condannato in base ad accuse dei loro predecessori, ma vantandosene perfino come di un'azione meritoria? In qual modo poi nella stessa conferenza, essi fossero battuti su tutta la linea, lo affermano i verbali relativi, ma questi sono assai prolissi ed è molto difficile che possano esser letti da te, occupato in tante altre incombenze necessarie alla salvaguardia della pace Romana; per questo potresti forse fartene leggere il riassunto che si trova, a quanto mi pare, nelle mani del vescovo Ottato, mio fratello e collega di episcopato; se non si trovano presso di lui, può averli molto facilmente dalla Chiesa di Sitifi, dal momento che anche questa mia lettera già per la sua prolissità è probabilmente gravosa alle tue occupazioni.

Le leggi contro i Donatisti sono piuttosto a favore di essi.

2. 7. Ai Donatisti toccò la medesima sorte degli accusatori di Daniele. Allo stesso modo che contro quelli s'avventarono i leoni 14, così contro costoro si sono rivoltate le leggi, con le quali tentarono di sopraffare un innocente. Ma c'è una differenza: Per grazia di Cristo le leggi, che sembrano dirette contro gli scismatici, in realtà sono piuttosto a loro favore per il fatto stesso che molti di loro si sono ravveduti e si ravvedono ogni giorno per mezzo di esse e si mostrano grati d'essersi ravveduti e liberati del proprio funesto errore. Quelli inoltre che le odiavano, ora le amano e, una volta risanati per grazia di Dio dall'eresia, nella stessa misura in cui da insani le detestavano, si rallegrano che siano state utilissime alla loro salvezza le pene di quelle leggi. Animati ora dalla medesima nostra carità, ci sollecitano a rivolger insieme a loro tutti i nostri sforzi a favore degli altri, coi quali erano avviati alla rovina, affinché non periscano. Anche il medico è molesto al pazzo furioso come il padre lo è al figlio discolo, l'uno perché lo lega, l'altro perché lo batte; eppure tutti e due sono spinti dall'amore: se però trascurassero il loro dovere e li lasciassero andare alla rovina, la loro sarebbe davvero una bontà malintesa e crudele. Il cavallo e il mulo privi d'intelligenza 15 si oppongono con morsi e con calci ai veterinari che medicano le loro ferite per curarle e, sebbene i veterinari spesso corrano rischio d'esser morsi o colpiti dai calci e talvolta ne escano realmente malconci, non per questo abbandonano le bestie finché non le guariscano mediante interventi dolorosi e cure moleste; con quanta maggior ragione un uomo non dovrà essere abbandonato da un altro uomo, il fratello dal fratello, perché non corra il rischio di perdersi eternamente? Soltanto se ravveduto potrà comprendere qual prezioso beneficio gli si procurava quando si lamentava d'essere fatto segno alle persecuzioni.

I poteri civili devono difendere la vera religione.

2. 8. Ricordiamo le parole dell'Apostolo: Mentre abbiamo tempo, non stanchiamoci di fare il bene a tutti 16. Perciò, secondo le possibilità di ciascuno, sia mediante i discorsi dei predicatori cattolici, sia mediante le leggi degl'Imperatori cattolici, cioè per mezzo non solo di quanti obbediscono alle ispirazioni di Dio, ma anche di coloro che eseguiscono le leggi imperiali, vengano tutti persuasi alla salvezza, tutti dissuasi dalla perdizione eterna. Invero, anche allorché gl'Imperatori promulgano leggi ingiuste contro la verità a sostegno dell'errore, vengono ad esser provati con sofferenze quanti credono rettamente e ricevono il premio i perseveranti; così al contrario, quando essi emanano delle leggi giuste a sostegno della verità contro l'errore, i persecutori violenti vengono atterriti, mentre si convertono quelli intelligenti. Chi dunque rifiuta obbedienza alle leggi imperiali promulgate contro la verità divina, acquista un gran premio; chi al contrario rifiuta obbedienza alle leggi imperiali emanate a favore della verità divina, si procura un terribile supplizio. Così vengono biasimati i re d'Israele che al tempo dei Profeti non proibirono e non soppressero in seno al popolo di Dio riti religiosi istituiti contro i precetti di Dio, mentre al contrario vengono encomiati come più benemeriti degli altri quelli che usarono la loro autorità per impedirli e sopprimerli. Anche il re Nabucodonosor, essendo servo degli idoli, aveva stabilito la legge sacrilega che s'adorasse la propria statua, ma quanti si ribellarono alla sua empia disposizione agirono da persone religiose e piene di fede. Il medesimo re, però, ravvedutosi a causa d'un miracolo di Dio, promulgò a favore della vera religione una legge pia e lodevole, con cui condannava a morte insieme con tutta la sua famiglia chi bestemmiasse il vero Dio di Sidrac, Misac e Abdenago 17. Quelli che avessero disprezzato questa legge e ne avessero subìto giustamente la sanzione, avrebbero dovuto dire, al pari di costoro, d'essere giusti, perché subivano persecuzioni a causa della legge promulgata dal re; e lo avrebbero certamente detto, se fossero stati pazzi come costoro, i quali dividono le membra di Cristo e annullano i suoi Sacramenti e si vantano d'essere perseguitati perché dal fare ciò sono impediti dalle leggi promulgate dagl'Imperatori a favore dell'unità cristiana; millantano a torto la propria falsa innocenza e cercano tra gli uomini la gloria del martirio, che non possono conseguire presso il Signore.

Chi sono i veri martiri.

2. 9. Gli autentici martiri sono invece quelli a proposito dei quali il Signore afferma: Beati quelli che soffrono persecuzioni a causa della giustizia 18; non sono quindi coloro che sono perseguitati a causa dell'ingiustizia e spezzano empiamente l'unità cristiana, ma quelli che sono perseguitati a causa della giustizia. Allo stesso modo anche Agar fu perseguitata da Sara 19, ma questa che le faceva persecuzione era santa, mentre quella che la subiva era malvagia. Potremmo forse paragonare i maltrattamenti subìti da Agar con quelli che sopportò il fedele servo di Dio, David, da parte del malvagio Saul 20? Tra i due c'è una gran differenza, non perché David sopportasse la persecuzione, ma perché la sopportava per la giustizia. Lo stesso nostro Signore fu crocifisso tra due assassini 21, ma se la passione li univa, ben diverso era il motivo che li distingueva. In tal senso deve intendersi nel Salmo la voce dei martiri autentici, desiderosi di non essere confusi coi falsi martiri: Fammi giustizia, o mio Dio, e distingui la mia causa da quella di gente non santa 22. Non dice: " Distingui la mia pena ", ma: Distingui la mia causa. La pena dei martiri può esser simile a quella degli empi, ma diversa è la causa. Appartiene ai martiri la seguente invocazione: Mi hanno perseguitato a torto, aiutami tu 23; ecco perché David si credette degno d'essere aiutato a ragione, essendo perseguitato senza ragione; se invece fosse stato perseguitato per giusti motivi, non avrebbe dovuto esser aiutato, ma castigato.

Non perché si e perseguitati si è giusti.

2. 10. Se invece è vera l'opinione dei Donatisti, che, dal momento che nessuno può perseguitare un altro a giusto titolo, come hanno affermato nella conferenza, la vera Chiesa non è già quella che infligge la persecuzione, ma che la subisce 24, non c'è più bisogno di ripetere le osservazioni accennate più sopra, poiché, se è vero quel che dicono gli scismatici, Ceciliano apparteneva alla vera Chiesa, dal momento che i loro predecessori lo perseguitavano intentandogli un processo perfino davanti al tribunale imperiale. Noi invece asseriamo che Ceciliano apparteneva alla vera Chiesa non perché subisse la persecuzione, ma perché la subiva per la giustizia; di conseguenza quelli s'erano staccati dalla Chiesa, non perché infliggessero la persecuzione, ma perché la infliggevano ingiustamente. Così noi affermiamo. Se invece essi non ricercano i motivi per cui si perseguita o si è perseguitati, ma credono che la prova evidente di essere veri Cristiani non è quella d'infliggere la persecuzione ma quella di subirla, senza dubbio includono in questa definizione anche Ceciliano, il quale era perseguitato e non persecutore, mentre ne escludono i loro predecessori, i quali non erano perseguitati ma persecutori.

Persecuzioni giuste e ingiuste.

2. 11. Ma, lasciando da parte queste considerazioni, dico: se la vera Chiesa è quella perseguitata e non già quella che perseguita, domandino all'Apostolo di quale Chiesa era figura Sara, quando perseguitava la schiava. S. Paolo risponde che quella donna che maltrattava l'ancella era figura della nostra libera madre, la Gerusalemme celeste, cioè la vera Chiesa di Dio 25. Ma, se esamineremo più attentamente, era piuttosto Agar a perseguitare Sara col proprio fare altezzoso, anziché Sara a perseguitare Agar (quando ne reprimeva l'alterigia) infliggendole il castigo; quella infatti arrecava offesa alla padrona, mentre questa ne reprimeva l'alterigia col punirla. Domando inoltre: se i buoni e i santi non perseguitano alcuno, ma subiscono solo la persecuzione, di chi credono sia l'espressione del Salmo: Perseguiterò i miei nemici e li atterrerò e non mi volterò indietro finché non cadranno disfatti 26? Se dunque vogliamo riconoscere e proclamare la verità, v'è una persecuzione ingiusta inflitta dagli empi alla Chiesa di Cristo e v'è una persecuzione giusta inflitta agli empi dalle Chiese di Cristo. Beata pertanto è questa che soffre la persecuzione a causa della giustizia 27; miserabili al contrario essi che subiscono la persecuzione a causa dell'ingiustizia. La Chiesa pertanto perseguita spinta dall'amore, quelli invece spinti dal furore: questa per farli ravvedere, quelli per distruggere; questa per distogliere dall'errore, quelli per precipitare nell'errore; questa infine perseguita e arresta i suoi nemici affinché regrediscano dall'errore e progrediscano nella verità; essi invece, ricambiando male per bene 28, poiché ci preoccupiamo per la loro vita eterna, tentano di toglierci anche quella temporale, poiché amano l'omicidio al punto di compierlo contro se stessi, allorché non possono perpetrarlo contro altri. Come l'amore della Chiesa s'affanna a liberarli da tale perversione, affinché nessuno di essi vada incontro alla morte, così il loro furore s'affanna a uccider noi per saziar la libidine della loro crudeltà o anche ad uccidere se stessi per non dar l'impressione d'aver perduto il potere d'uccidere gli uomini.

Lo scellerato furore dei Donatisti.

3. 12. Coloro che non conoscono le loro abitudini, credono che la mania di costoro di darsi la morte sia cominciata solo dopo che furono promulgate dall'Imperatore le leggi in favore dell'unità dei Cristiani che hanno permesso a tanti popoli di liberarsi dalla furiosa e pazza oppressione dei Donatisti. Chi però conosce il loro modo abituale d'agire, anche prima di tali leggi, non si meraviglia dei loro decessi, ma vi trova un ricordo dei loro abituali eccessi. Particolarmente quando ancora si prestava culto agl'idoli; grandi folle di Donatisti si recavano alle feste più frequentate dei pagani, non tanto per abbatterne gl'idoli, quanto piuttosto per lasciarsi uccidere dai loro adoratori. Se avessero voluto far ciò in virtù d'un ordine delle legittime autorità e se fossero stati vittime di qualche incidente, ciò avrebbe potuto avere una certa qual parvenza di martirio, mentre al contrario ci andavano solo per farsi uccidere senza che gl'idoli fossero minimamente danneggiati, né mancava loro l'occasione, poiché ciascuno dei più gagliardi giovani idolatri aveva l'abitudine d'immolare agli stessi idoli quanti più Donatisti riuscisse ad uccidere. Ve n'erano altri che arrivavano a gettarsi in mezzo a comitive di viandanti armati per farsi uccidere, minacciando terribilmente di caricarli di bastonate se rifiutavano di ucciderli. Altri poi, incontrando per caso sulla loro strada dei giudici, strappavano loro con la forza la sentenza che fossero uccisi per mezzo dei carnefici o degli ufficiali di polizia. Si racconta a tal riguardo che un giudice riuscì a beffarsi di loro facendoli legare come se li volesse far giustiziare ma poi li rilasciò così legati e in tal modo evitò d'essere maltrattato e di versare sangue umano. Sopprimersi gettandosi in precipizi scoscesi, nelle acque, nelle fiamme, era per quei fanatici un gioco d'ogni giorno. Queste tre maniere di uccidersi le avevano imparate dal demonio; quando avevano deciso di morire e non trovavano chi costringere con minacce a ucciderli con le sue mani, si gettavano nei precipizi oppure nell'acqua o nel fuoco. Chi, dunque, dobbiamo credere che avesse loro insegnato ciò se non colui dal quale era invasato il loro spirito 29, colui che suggerì allo stesso nostro Salvatore di gettarsi giù dal pinnacolo del tempio, come se ciò fosse consigliato dalla Scrittura 30? Ma essi allontanerebbero dal loro animo una tale suggestione, se portassero nel cuore il Maestro che è Cristo 31. Ma, siccome hanno accolto nel loro cuore piuttosto il diavolo, o vanno in perdizione come quel branco di maiali che una turba di diavoli fece precipitare dall'alto della collina giù nel lago 32, oppure, strappati da una simile morte e accolti nell'amorevole seno della nostra Madre, la Chiesa Cattolica, sono liberati nello stesso modo che quell'indemoniato presentato dal padre a Cristo dicendogli che si gettava ora nell'acqua, ora nel fuoco 33.

Utilità delle leggi emanate contro lo scisma.

3. 13. Si usa dunque loro una grande misericordia quando, anche per mezzo delle leggi imperiali, vengono strappati, dapprima loro malgrado, dalla sètta nella quale appresero tali eccessi alla scuola dei demoni menzogneri, affinché un po' alla volta siano guariti con l'abituarsi ai sani precetti e costumi della Chiesa Cattolica. Molti di essi, già tornati all'unità cristiana, ci danno un meraviglioso esempio d'ardore nella fede e nella carità; per la gioia d'esser fuori di quella sètta, ove reputavano azioni virtuose gli eccessi del loro furore, non cessano di ringraziare Dio con tutto il cuore, cosa che ora non farebbero, se prima non fossero stati tirati fuori da quella scellerata congrega anche loro malgrado. Cosa dire poi di coloro i quali ci confessano ogni giorno che già da tempo desideravano di diventar cattolici, ma non avevano potuto farlo per pusillanimità e timore, per il fatto che vivevano tra i Donatisti e, se si fossero fatti uscir di bocca una sola parola in difesa della Chiesa Cattolica, sarebbero stati completamente rovinati, non solo essi ma anche le loro famiglie? Bisogna dunque aver perso il cervello per sostenere che non era doveroso aiutare costoro ricorrendo alle leggi imperiali, per liberarli da sì gran male; adesso son costretti ad aver paura quelli che incutevano paura agli altri, e spinti dalla medesima paura tornano anch'essi sulla retta via o, almeno, ancorché fingano d'esser convertiti, non recano più molestia ai veri convertiti, ai quali essi precedentemente ispiravano paura.

La Chiesa s'adopera per salvare tutti.

3. 14. Può darsi però che costoro vorranno darsi la morte per impedirci di salvare quelli che si potrebbero salvare e per incutere in tal modo paura alle persone timorate di Dio che s'adoprano a salvarli, di modo che, per paura che non periscano alcuni scellerati, non vengono strappati alla perdizione coloro che non volevano perire o che avrebbero potuto non perire se fossero stati ridotti a dovere con la forza. Qual partito deve prendere a tal riguardo la carità cristiana, specialmente se si pensa quale piccola minoranza sono quelli che vogliono spaventarci minacciando di togliersi la vita in modo pazzesco, a paragone delle moltitudini che si possono salvare? Che cosa farà dunque la carità fraterna? Lascerà forse andar tutti nel fuoco eterno dell'inferno per paura che qualcuno si getti nelle fiamme del fuoco passeggero? Abbandonerà forse alla perdizione eterna tante persone che fin d'ora desiderano tornare nel sentiero della vita eterna per mezzo della pace con la Chiesa Cattolica o che in seguito non potranno più farlo? E questo per evitare la morte volontaria di certuni che vivono solo per ostacolare la salvezza degli altri e impediscono loro di vivere secondo la dottrina cristiana, che vivono solo per insegnar loro in qualunque circostanza, secondo l'usanza che quelli hanno appresa dal diavolo, a correre verso la morte volontaria, morte che ora si teme a loro riguardo? Non sarà meglio che la carità cristiana preservi dalla rovina quelli che può, anche se per propria colpa dovessero perire coloro ch'essa non può salvare? Essa infatti desidera ardentemente che tutti si salvino, ma si preoccupa ancora di più d'impedire che si perdano tutti. Ringraziamo comunque Dio che la pace cattolica abbia fatto e faccia rapidi progressi anche da noi, seppure non dappertutto, certo però in moltissime località e in altre parti dell'Africa, senza provocar la morte di nessuno di questi forsennati. Simili casi luttuosi avvengono ove si trova tale pazza e dannosa genìa di uomini ch'eran soliti commettere i medesimi eccessi anche in tempi precedenti.

I Donatisti delinquenti comuni.

4. 15. In verità, prima che queste leggi fossero emanate dagli Imperatori cattolici, andava già diffondendosi a poco a poco la dottrina della pace e dell'unità cristiana; ciascuno secondo le proprie convinzioni, la propria volontà, l'opportunità, passava dalla sètta di Donato alla Chiesa Cattolica, mentre tuttavia squadre di Donatisti forsennati e delinquenti turbavano la pace delle persone dabbene ricorrendo ad ogni sorta di pretesti. Quale padrone non fu costretto a temere il proprio schiavo, qualora si fosse messo sotto la protezione di quei ribaldi? Chi mai avrebbe osato solo minacciare un (donatista) perturbatore dell'ordine pubblico o istigatore dei disordini? Chi mai avrebbe potuto scacciare un servo addetto alla guardia dei magazzini che gli divorasse le provviste? Chi mai avrebbe osato sollecitare il credito da un debitore che avesse chiesto aiuto e protezione a quei masnadieri? Per non correre pericolo di bastonate, d'incendi, d'una pronta morte, venivano spezzate le tavole dei contratti degli schiavi più facinorosi per lasciarli andar liberi; si restituivano ai debitori scritture delle obbligazioni private estorte ai creditori. Quanti osavano infischiarsi delle terribili minacce di quegli scellerati, venivano costretti ad eseguire le loro intimazioni con percosse ancora più terribili. Le case della gente per bene che li avesse offesi, venivano rase al suolo o arse dal fuoco. Alcuni padri di famiglia, di nobile nascita, allevati ed educati da nobili, a stento poterono essere sottratti alla morte dopo essere caduti privi di sensi per le percosse, oppure furono legati e posti a far girare la macina a forza di bastonate come vili giumenti. Quale vantaggio apportò l'aiuto legale delle autorità civili contro di essi? Quale ufficiale giudiziario ha osato fiatare in loro presenza? Qual esattore ha potuto mai riscuotere ciò ch'essi rifiutavano di pagare? Chi mai ha osato vendicare la morte di coloro ch'essi avevano massacrati? Senonché la loro stessa pazzia si sfogò su di essi: alcuni infatti costringevano persone armate ad ucciderli minacciandoli di morte, altri si procuravano da se stessi la morte gettandosi nei precipizi, nell'acqua o nelle fiamme; in tal modo coi supplizi inflittisi da se stessi si sbarazzavano della loro miserabile vita.

Terrorismo psicologico dei Donatisti.

4. 16. Tali crimini facevano orrore persino a moltissimi seguaci di quell'eresia; siccome poi credevano che bastasse sentirne dispiacere per provare la propria innocenza, i Cattolici dicevano loro: " Se questi crimini non macchiano la vostra innocenza, perché mai andate dicendo che il mondo cristiano fu macchiato dalle colpe, false o almeno non provate di Ceciliano? Perché mai con esecrando delitto vi staccate dall'unità Cattolica, come dall'aia del Signore, nella quale, inevitabilmente, fino al tempo della separazione dei buoni dai cattivi al giudizio finale, sarà mescolata, col frumento da raccogliere nel granaio, la paglia destinata alle fiamme? " 34. Con tali argomenti si offriva ad alcuni una dimostrazione sì efficace da farli tornare all'unità cattolica, pronti ad affrontare la reazione ostile di quegli scellerati; molti però, pur desiderando abiurare, non osavano esporsi all'odio d'individui tanto sfrontati nel commettere ogni sorta di soprusi, dal momento che della loro inaudita violenza erano rimasti vittime alcuni che erano tornati alla comunione cattolica.

L'origine dello scisma Massimianista.

4. 17. Accadde anche quest'altro fatto: a Cartagine uno dei loro diaconi, chiamato Massimiano, ebbe l'arroganza di mettersi contro il proprio vescovo, per cui alcuni vescovi della sua sètta lo consacrarono vescovo per contrapporlo all'altro, provocando così uno scisma e dividendo il partito di Donato in seno al popolo cartaginese. Il fatto però fu disapprovato da molti altri vescovi, i quali condannarono Massimiano insieme con gli altri dodici che avevano assistito alla sua ordinazione episcopale. A tutti gli altri, che avevano abbracciato quello scisma, fissarono un termine entro il quale avevano la possibilità di rientrare nella sètta. Tuttavia, pur essendo tornati nella sètta dopo il termine stabilito alcuni dei dodici vescovi e anche alcuni di quelli cui era stata concessa una dilazione, li accolsero e li reintegrarono nella loro dignità per mantener la pace nel loro partito e non ribattezzarono alcuno di coloro che quei tali avevano battezzati durante lo scisma. Questo fatto veniva a rappresentare un validissimo argomento contro gli scismatici a favore della Chiesa Cattolica e bastava da solo a tappar loro la bocca. La cosa fu fatta risapere in giro con ogni mezzo come esigeva l'interesse della verità per guarire gli animi dallo scisma: nei loro discorsi e nelle loro discussioni i Cattolici, dovunque ne avevano la possibilità, dimostravano che i Donatisti avevano, unicamente per amore della pace donatista, riaccolto e reintegrato nella loro dignità i vescovi da loro condannati, senza ardire d'invalidare il battesimo conferito fuori della loro chiesa da persone ch'essi avevano condannate o n'avevano differita la riabilitazione. Con tutto ciò gli scismatici non si peritarono di rimproverare alla Chiesa sparsa su tutta la terra d'essere imbrattata da non so quali peccati contrari alla pace di Cristo e di considerare invalido perfino il battesimo conferito nelle chiese dalle quali è giunto all'Africa lo stesso Vangelo. Molti però, presi da vergogna e da confusione davanti alla verità così manifesta, si convertirono molto più frequentemente e in numero maggiore del solito dovunque potevano respirare un po' di libertà ed erano meno esposti alla crudeltà di quei ribaldi.

Perché s'invocò l'intervento statale.

4. 18. Quella circostanza però acuì talmente il loro odio ed istigò talmente il loro furore, che quasi nessuna Chiesa della nostra comunità cattolica poté tenersi al riparo dagli agguati, dalle violenze e dagli assassinii perpetrati in pieno giorno. Non c'era più sicurezza di sorta in nessuna strada che potesse essere percorsa da coloro che si recavano a predicare la pace cattolica contro il loro furore, a confondere la loro demenza con l'evidenza della verità. Si giunse insomma al punto che non solo i laici e gli ecclesiastici di qualunque grado inferiore, ma gli stessi vescovi cattolici venivano a trovarsi in una drammatica condizione: o di tacere la verità o di subire le vessazioni della loro bestialità. Se però si fosse taciuta la verità, non solo non si sarebbe potuto liberare nessuno qualora questa non fosse stata predicata, ma molti ancora sarebbero stati sedotti e mandati in rovina dai Donatisti. Ma se da una parte predicando la verità e provocando la loro ferocia, alcuni potevano essere salvati e i nostri consolidati nella fede, d'altra parte la paura avrebbe potuto distogliere i meno forti dall'abbracciare la verità. Poiché dunque la Chiesa era travagliata da queste angosciose vicende, quanti pensano che sarebbe stato doveroso soffrire ogni sorta di mali piuttosto che ricorrere all'aiuto che Dio ci offriva per mezzo degl'Imperatori cristiani, non riflettono abbastanza che non si sarebbe potuta addurre una valida giustificazione d'una tale negligenza.

Come i governanti devono servire Dio.

5. 19. Quando gli eretici, avversari delle giuste leggi promulgate contro le loro scelleratezze, ci portano come argomento che gli Apostoli non reclamarono tale intervento delle autorità civili, essi non considerano che i tempi erano diversi e ogni cosa deve attuarsi al tempo opportuno. Dov'erano infatti gl'Imperatori che avevano creduto in Cristo e che lo servivano col promulgare leggi a favore della vera religione contro l'irreligiosità? Poiché allora conservava tutta la sua verità il detto del profeta David: Perché mai fremono le genti e le nazioni tramano vani progetti? Sono insorti i re della terra e i principi si son collegati tra loro contro il Signore e contro il suo Cristo 35, e ancora non si attuava quel che si legge poco dopo nello stesso Salmo: Ordunque, siate intelligenti, o re, ravvedetevi, voi che amministrate la giustizia sulla terra; servite il Signore con timore e rendetegli omaggio con tremore 36. Orbene, in qual modo i sovrani possono servire Dio col timore se non col proibire e punire con religiosa severità i reati commessi contro i suoi comandamenti? Infatti un re serve Dio in due modi diversi: in quanto uomo lo serve vivendo fedelmente, in quanto invece è anche re lo serve promulgando e facendo osservare con opportuno rigore leggi che prescrivono ciò ch'è giusto e proibiscono il contrario. Così lo servì il re Ezechia, distruggendo i boschetti e i templi degl'idoli e le " alture " costituite contro l'ordine del Signore 37. Così lo servì Giosia, facendo anch'egli la stessa cosa 38; così fece il re di Ninive, obbligando tutti i cittadini a placare il Signore con la penitenza 39; così lo servì Dario, consegnando a Daniele l'idolo perché lo distruggesse e dando in pasto ai leoni i nemici del Profeta 40. Così lo servì Nabucodonosor, già menzionato, con terribili pene proibendo di bestemmiare Dio a tutti gli abitanti del suo regno 41. I re dunque, come tali, servono Dio quando, per ubbidirgli, fanno ciò che solo i re possono fare.

La coercizione legale dell'empietà.

5. 20. Al tempo degli Apostoli i sovrani non adoravano né servivano ancora il Signore, ma facevano ancora vani progetti contro Dio e contro il suo Cristo, perché si compissero tutte le predizioni dei Profeti; le loro leggi, quindi, anziché vietare l'empietà, l'avrebbero potuta piuttosto incoraggiare. Era infatti nell'ordine provvidenziale dei tempi che i Giudei mettessero a morte i predicatori di Cristo, credendo di rendere in tal modo ossequio a Dio, come aveva predetto il Signore 42 e che i Pagani insorgessero furibondi contro i Cristiani, affinché la pazienza dei martiri trionfasse su tutti. Ma dopo ch'è cominciata ad avverarsi la predizione della S. Scrittura: E lo adoreranno tutti i re della terra, tutte le genti lo serviranno 43, bisognerebbe aver perduto il cervello per suggerire ai sovrani: " Non preoccupatevi di sapere da chi nel vostro Stato viene difesa o combattuta la Chiesa del vostro Signore; non v'importi di sapere chi vuol essere adoratore di Dio o idolatra ". Come infatti potrebbe dirsi loro: " Non preoccupatevi di sapere chi nel vostro Stato vuol vivere secondo le leggi del pudore o dell'impudicizia "? Perché mai, dal momento che Dio ha dato all'uomo il libero arbitrio, la legge dovrebbe punire l'adulterio e permettere l'idolatria? O forse pecca meno gravemente l'anima infedele a Dio, che la moglie infedele al marito? Ammesso pure che le colpe commesse più per ignoranza che per disprezzo della religione si debbano punire con pene più miti, forse che per questo si devono lasciare del tutto impunite?

I migliori li guida l'amore, i più li raffrena il timore.

6. 21. Chi potrebbe dubitare ch'è certo meglio condurre gli uomini all'amore di Dio con l'istruzione e la persuasione, piuttosto che costringerveli col timore o col dolore del castigo? Ma per il fatto che gli uni sono migliori, non ne segue che gli altri debbano essere abbandonati a se stessi, perché l'esperienza ci ha dimostrato e ci dimostra ch'è utile a molti essere prima scossi dal timore e dal dolore, per poi esser disposti a essere istruiti oppure a praticare ciò che avevano già appreso a parole. Qualcuno ci obietta la seguente massima d'un autore pagano: E' meglio, secondo me, tenere a freno i figli col sentimento dell'amore e con la bontà, che non con la paura 44. Ciò è senza dubbio vero; ma come son migliori quelli che si lasciano reggere dall'amore, così son più numerosi quelli che si possono correggere col timore. Infatti, per rispondere all'obiezione con le parole dello stesso autore, ecco cosa si legge inoltre nella sua commedia: Tu, se non sei costretto dal castigo, non sai agir rettamente 45. Ecco inoltre perché la S. Scrittura, a proposito di quelli che diventano migliori per mezzo della bontà, dice: Il timore non può stare con l'amore, ma il perfetto amore scaccia il timore 46; d'altra parte però, a proposito dei meno virtuosi (e sono i più numerosi), dice: Con le sole parole non può correggersi un servo cattivo, perché, anche se capisce, non ubbidirà 47. Dicendo che non bastano le parole per correggerlo, la S. Scrittura non ci comanda di abbandonarlo, ma sottintende il mezzo con cui convertirlo, altrimenti non direbbe: Non basteranno le parole per correggerlo, ma direbbe soltanto: "Non si potrà correggere". In un altro passo la S. Scrittura c'insegna che non solo il cattivo servo, ma anche il figlio insubordinato deve essere corretto con la verga con suo gran vantaggio: Battendolo con la verga - dice essa - ne salverai l'anima dalla morte 48. Ed altrove si legge: Chi risparmia il bastone, vuol male al proprio figlio 49. Poniamo che esistano persone le quali, animate da retta fede e da retta intelligenza, dicano con tutte le forze della propria anima: L'anima mia ha sete del Dio vivente; quando giungerò e mi presenterò al cospetto del Signore? 50; per esse non c'è bisogno né di pene temporali né di leggi imperiali né della paura dell'inferno, poiché il bene da esse ardentemente bramato è quello d'essere unite a Dio 51 sicché non solo temono la privazione di tale felicità, come il più terribile supplizio, ma non si rassegnano a sopportare neppure il solo ritardo nel goderla. Ma prima che diventino buoni figliuoli e arrivino ad esclamare: Abbiamo vivo desiderio d'essere sciolti dai legami del corpo per essere uniti a Cristo 52, molti devono essere prima ricondotti al loro Signore con la verga delle pene temporali simili a cattivi servi e a schiavi fuggitivi.

La conversione di Saulo.

6. 22. Chi potrebbe amarci più del Cristo, che ci ha amati fino a dare la vita per le sue pecorelle 53? Eppure, mentre egli aveva chiamato Pietro e gli altri Apostoli con un semplice invito, quando si trattò di Paolo, il cui primo nome era Saulo, che doveva essere il grande costruttore della Chiesa, della quale era prima terribile devastatore, non si contentò d'usare parole per dargli una lezione, ma usò perfino la forza per gettarlo a terra e, per costringere questo crudele, accecato dall'infedeltà, a desiderare la luce interiore, non esitò a colpirlo con la cecità fisica 54. Se non ci fosse stato quel castigo, non ne sarebbe poi stato guarito e se i suoi occhi fossero stati sani non ci sarebbe stato bisogno quando, apertili, non vide nulla, che Anania - come narra la Sacra Scrittura - gli ponesse le mani sul capo affinché riavesse la vista facendogli cadere dagli occhi come delle scaglie dalle quali erano serrati 55. Come va dunque che costoro vanno strombazzando: " Ognuno è libero di credere o di non credere. Chi mai fu da Cristo forzato o costretto a credere? ". Orbene, ecco l'esempio dell'apostolo Paolo; riconoscano che Cristo prima lo costrinse e poi lo ammaestrò, prima lo colpì e poi lo consolò. E' pure davvero mirabile come egli, che fu costretto da un castigo corporale a seguire il Vangelo, si adoperò per la propagazione del Vangelo più di tutti gli altri Apostoli 56, chiamati con un semplice invito; egli arrivò all'amore sotto la spinta del timore e poi la sua perfetta carità scacciò via il timore 57.

Il ritorno all'ovile delle pecore sedotte.

6. 23. Per qual ragione, dunque, la Chiesa non dovrebbe usar la forza per ricondurre al proprio seno i figli ch'essa ha perduti, dal momento che questi figli perduti usarono essi stessi la forza per mandarne altri in perdizione? Anche se alcuni non furono condotti all'eresia con la forza, ma furono traviati con la seduzione, qualora venissero ricondotti in seno alla Chiesa mediante leggi severissime ma salutari 58, con quanto maggior affetto la madre affettuosa non li accoglierebbe di nuovo nel proprio seno e con quanta più viva gioia si rallegrerebbe del loro ritorno, che non per quei figli, i quali non s'allontanarono mai da essa! Non devono forse i pastori di anime usare ogni diligenza per le pecorelle che, pur senza essere state strappate a forza, bensì fuorviate con suadenti blandizie, si sono sbandate dal gregge ed hanno cominciato ad appartenere a un nuovo padrone? Non devono forse, una volta trovatele, ricondurle all'ovile del Signore non solo col terrore, ma pure col dolore dei castighi, qualora volessero resistere? E questo è tanto più doveroso nel caso che le pecorelle per la loro fecondità si fossero moltiplicate presso servi disertori e predoni, dal momento che in esse si riscontra il marchio del Signore, marchio che non viene violato affatto in coloro che noi accogliamo senza ribattezzarli. Poiché si deve correggere l'errore d'una pecorella ma senza alterare il marchio impressovi dal Redentore. Mi spiego: supponiamo che un disertore, contrassegnato col distintivo del sovrano, lo imprimesse ad un altro; supponiamo pure che tutt'e due vengano poi amnistiati e l'uno torni tra i ranghi militari, mentre l'altro si presenti a prestare il servizio militare per la prima volta; in nessuno dei due il distintivo viene per questo cancellato. O non è forse piuttosto vero ch'esso viene riconosciuto e rispettato col dovuto onore in ciascuno di essi perché è il segno del sovrano? Poiché dunque i Donatisti non possono dimostrare ch'è male costringerli a tornare all'unità cattolica, pretendono che non devono essere costretti neppure a compiere il bene. Noi invece dimostriamo che, come Paolo fu forzato da Cristo, la Chiesa non fa che imitare il suo Signore nel forzare costoro, anche se nei primi tempi non costrinse alcuno, ma aspettò che si compissero le profezie relative alla fede dei principi e dei popoli pagani 59.

I diversi invitati al banchetto evangelico.

6. 24. Da questo si comprende anche quanto sia a proposito l'affermazione di S. Paolo che dice: Siamo anche pronti a punire ogni disubbidienza, quando la vostra obbedienza sarà perfetta 60. Per lo stesso motivo, il Signore stesso prima fece chiamare gli invitati al suo grande banchetto, poi li fece entrare a forza; avendogli poi detto i servi: Signore, il tuo comando è stato eseguito e c'è ancora posto; andate per le strade e lungo le siepi - rispose - e costringete ad entrare tutti quelli che incontrerete 61. Nei fedeli condotti alla Chiesa solo con metodi persuasivi si ravvisa compiuta la prima forma d'ubbidienza; nei secondi, che furono costretti, si vede l'uso dei mezzi coercitivi contro i disubbidienti. Che significa infatti: Costringeteli ad entrare, mentre prima era stato detto: Conduceteli qua, ed era stato risposto: Il tuo comando è stato eseguito ed ancora c'è posto? Se il Signore avesse voluto farci intendere che devono esser costretti con la terribile potenza dei miracoli, molti miracoli non sono forse stati compiuti per quelli che per primi furono chiamati alla Chiesa e soprattutto per i Giudei, dei quali la S. Scrittura dice: I Giudei reclamano miracoli 62? Perfino tra i pagani al tempo degli Apostoli furono compiuti strepitosi miracoli per avvalorare il Vangelo; sicché, se l'ordine del padrone di costringere gl'invitati si dovesse intendere anche riguardo ai miracoli, la costrizione si sarebbe dovuta usare a buon diritto verso i primi invitati. Di conseguenza, se quelli che la Chiesa trova lungo i sentieri e le siepi, cioè nell'eresia e nello scisma, sono forzati ad entrare nel suo seno in virtù dell'autorità ricevuta per grazia di Dio, nel tempo opportuno, tramite sovrani religiosi e fedeli, coloro che son colpiti dalle leggi imperiali non devono mormorare perché dalla Chiesa son forzati ad entrare, ma considerare lo scopo per cui son forzati. Il banchetto del Signore è l'unità del corpo di Cristo, non solo nel sacrificio dell'altare, ma anche nel vincolo della pace 63. Dei Donatisti invece possiamo asserire con assoluta esattezza che non costringono alcuno al bene, poiché tutti quelli ch'essi costringono, non li costringono se non al male.

Precedente opinione di Agostino sulle sanzioni contro i Donatisti.

7. 25. Tuttavia prima che in Africa fossero promulgate le suddette leggi, con cui è fatto obbligo di prender parte al divino banchetto, pensavo anch'io, al pari di certi nostri fratelli cattolici, che, per quanto la furia dei Donatisti incrudelisse ovunque, non si dovesse chiedere agl'Imperatori che ordinassero la soppressione totale dell'eresia mediante una precisa legge stabilendo una pena per quelli che volessero rimanere nella sètta. Credevamo fosse meglio che si provvedesse a che non fossero vittime delle soperchierie di quei forsennati coloro che diffondevano la verità cattolica con la predicazione o la consolidavano col leggere la S. Scrittura. Pensavamo che si potesse arrivare in qualche modo a reprimere l'eresia qualora fosse confermata la legge dell'imperatore Teodosio, di santa memoria, promulgata contro ogni sorta di eretici in genere, con la quale si comminava una multa di dieci libbre d'oro ai vescovi o ai chierici delle sette eretiche ovunque fossero stati trovati 64; qualora - ripeto - tale legge fosse confermata espressamente contro i Donatisti i quali negavano d'essere eretici, in modo però che da quella multa fossero colpiti non tutti gli scismatici indiscriminatamente, ma solo in quelle regioni dove la Chiesa Cattolica subisse delle violenze da parte del clero o dei Circoncellioni o dei fedeli donatisti; in modo cioè che fossero tenuti a pagare la multa i vescovi e gli altri ministri della loro sètta per ordine dei magistrati incaricati, dietro querela sporta dai Cattolici rimasti vittime di quegli eccessi. In altre parole, pensavamo che, tenuti a freno dalla paura, gli eretici non osassero più perpetrare i loro abituali soprusi e fosse consentito a chiunque insegnare e professare liberamente la verità della fede cattolica senza che alcuno vi fosse costretto, ma chiunque lo volesse potesse abbracciarla e professarla senza timore e ciò per evitare d'aver Cattolici ipocriti e falsi. Diversamente da noi però la pensavano altri nostri fratelli più anziani, che tenevano conto degli esempi di molte città e paesi, nei quali vedevamo ben salda l'autentica Chiesa Cattolica, ivi costituitasi e affermatasi per speciale beneficio di Dio allorché i Donatisti furono obbligati a rientrare nella comunione cattolica in forza delle leggi dei precedenti Imperatori. Ciononostante prevalse la nostra opinione di chiedere agl'Imperatori solo quanto ho già detto. Così fu deciso dalla nostra assemblea e a tale scopo furono inviati dei deputati alla Corte imperiale.

La decisione del sinodo cartaginese.

7. 26. Ma la somma misericordia di Dio sapeva bene quanto il terrore suscitato da queste leggi e quanto le pene comminate, amare ma salutari, fossero necessarie a spiriti malvagi o apatici, e come l'ostinazione non si vince con i consigli ma con mezzi disciplinari di un certo rigore; permise perciò che i nostri deputati non potessero raggiungere l'effetto che s'erano proposti. Infatti prima di noi erano giunte all'Imperatore gravissime lagnanze da parte di vescovi di altre località, sottoposti dai Donatisti a molte angherie, fino ad essere scacciati dalle loro sedi. Ma il fatto più raccapricciante, che mise i nostri deputati nella condizione di non sapere più che cosa dovessero fare, fu l'orrendo e incredibile assassinio di Massimiano, vescovo cattolico di Bagai. Era stata infatti promulgata una legge allo scopo che l'eresia tanto efferata dei Donatisti, verso la quale l'usare indulgenza sembrava più crudele delle sevizie perpetrate da essi, non solo non potesse più esercitare violenze, ma non potesse per nulla esistere impunemente. Per conservare però la mansuetudine cristiana anche verso coloro che non la meritavano, non fu stabilita la pena capitale ma un'ammenda pecuniaria e fu comminato l'esilio per i loro vescovi o ministri.

Lo strazio subìto dal vescovo cattolico Massimiano ad opera dei Donatisti.

7. 27. Il suddetto vescovo di Bagai era ricorso al giudice ordinario; dopo essere stata pronunciata la sentenza tra le due parti, egli aveva ottenuto la basilica, di cui i Donatisti s'erano impadroniti con la forza, sebbene appartenesse ai Cattolici. Mentre il vescovo stava all'altare, lo assalirono con orribile violenza e furiosa crudeltà, e lo percossero con bastoni e con armi d'ogni sorta e con le stesse tavole dell'altare che avevano fatto a pezzi; gli diedero perfino una pugnalata all'inguine e, per il sangue che fluiva dalla ferita, sarebbe rimasto lì esamine, se non gli avesse salvato la vita una loro maggiore ferocia. Trascinandolo infatti per terra dopo averlo ferito così gravemente, la polvere penetrata nelle vene aperte arrestò l'emorragia che lo avrebbe condotto alla morte. Finalmente, dopo essere stato abbandonato da loro, i nostri tentarono di portarlo via al canto dei Salmi, ma quelli più furibondi e più accaniti di prima, lo strapparono dalle mani di quelli che lo trasportavano, maltrattando e mettendo in fuga i Cattolici, ai quali essi erano superiori per numero e facilmente incutevano paura per i loro metodi spietati. Portarono quindi il vescovo sulla sommità d'un'alta torre, da cui lo gettarono giù ancor vivo, convinti che fosse già morto. Il poveretto invece andò a cadere sopra un mucchio di terra molle, dove fu visto, alla luce d'una lanterna, da alcuni passanti notturni che lo riconobbero, lo raccolsero e lo portarono nella casa di certi buoni Cattolici, ove, dopo molti giorni di assidue cure, riprese le forze uscendo da una condizione che lasciava ben poco a sperare; ma ciononostante, s'era già sparsa anche di là dal mare la voce ch'egli fosse stato ucciso da quegli scellerati di Donatisti. Quando però egli giunse in Italia, mostrandosi vivo con somma sorpresa di tutti, allora con le numerose, gravi e recenti cicatrici fece vedere che le voci della sua morte non erano state del tutto infondate.

Il ricorso al potere civile secondo S. Paolo.

7. 28. Massimiano chiese quindi aiuto all'Imperatore cristiano, non già per desiderio di vendetta personale, ma per mettere al riparo da simili violenze la diocesi affidata alle sue cure. Se non avesse agito in quel modo, avrebbe dato maggior motivo d'essere accusato di negligenza, che d'esser lodato per la sua pazienza. Allo stesso modo l'apostolo Paolo era mosso non tanto dalla preoccupazione per la propria vita passeggera quanto per la Chiesa di Dio, allorché svelò al tribuno la congiura ordita contro di lui da alcuni Giudei che avevan tramato di ucciderlo; il tribuno quindi dovette farlo condurre sotto scorta armata al luogo destinatogli, per farlo sfuggire all'agguato tesogli da quei briganti 65. Lo stesso Paolo non ebbe la minima esitazione d'invocare le leggi romane, che proibivano di fustigare un cittadino romano, qual egli si proclamava di essere 66. In una simile circostanza, per non essere consegnato in potere dei Giudei bramosi di sopprimerlo, reclamò il salvacondotto per recarsi dall'Imperatore romano, sebbene questi non fosse ancora cristiano 67. Con ciò dimostrò chiaramente come devono comportarsi i ministri di Cristo, quando nei pericoli della Chiesa possono ricorrere agli Imperatori cristiani. Ecco perché il pio e fedele imperatore, informato di quegli eccessi, preferì reprimere completamente l'errore di quella eresia con sacrosante leggi e ricondurre all'unità cattolica per mezzo del timore e della repressione gli scismatici, che portavano l'insegna di Cristo contro lo stesso Cristo, piuttosto che toglier loro solamente la licenza di commettere efferati misfatti e lasciar loro la possibilità di perdersi rimanendo nell'errore.

Utilità delle leggi contro i Donatisti.

7. 29. Da quando quelle leggi arrivarono in Africa, coloro che aspettavano l'occasione, o eran trattenuti dal timore delle rappresaglie di quei forsennati, o temevano d'incorrere nella riprovazione dei congiunti, entrarono subito nella comunione della Chiesa Cattolica. C'erano anche molti altri, ch'erano trattenuti nell'eresia solo dalla tradizione familiare, senza aver mai, prima d'allora, cercato di sapere ed esaminare per qual causa era sorto lo scisma; allorché però questi, dopo aver riflettuto seriamente, si persuadevano che esso non aveva alcun serio fondamento per cui mettesse conto di soffrire tante sciagure, diventavano cattolici senz'alcuna difficoltà. Furono infatti le preoccupazioni ad aprire loro gli occhi, mentre la mancanza di preoccupazioni li aveva resi noncuranti. L'esempio e la convinzione di tutti questi convertiti furono poi seguiti da altri meno capaci di capire da soli qual differenza corresse fra l'eresia donatista e la verità cattolica.

Diversi effetti delle leggi imperiali contro gli eretici.

7. 30. Mentre però la vera madre dei fedeli aveva la gioia di accogliere nel suo seno intere folle di scismatici, altre moltitudini restavano ostinate e pertinaci in quel funesto errore, a causa d'una sventurata animosità. Moltissimi di questi tuttavia tornarono in seno alla Chiesa Cattolica ma solo fingendo d'essersi convertiti; altri rimasero sconosciuti per il loro piccolo numero. Tuttavia moltissimi di quegli stessi, che avevano fatto solo finta, finirono poi per convertirsi sul serio e per abitudine, e a forza di sentire la predicazione della verità, specialmente in seguito alla conferenza e alla disputa svoltasi tra noi e i loro vescovi a Cartagine. In alcuni luoghi però ci volle più tempo e s'incontrarono più difficoltà o perché i Donatisti erano più numerosi, più ostinati e più irrequieti, per cui prevalsero su una minoranza più disposta all'unione coi Cattolici, o perché le folle, sottomesse all'autorità di pochi prepotenti, ne seguivano le perverse direttive. Ci sono tuttora molti di costoro i quali creano ancora serie difficoltà e angustie ai Cattolici, soprattutto ai vescovi e al clero, i quali hanno dovuto subire orribili e crudeli maltrattamenti, che sarebbe troppo lungo ricordare qui. Basti accennare che ad alcuni furono perfino cavati gli occhi, ad un vescovo furon tagliate le mani e la lingua, alcuni furono anche trucidati. Non parlo di molte altre stragi commesse con incredibile crudeltà, dei saccheggi nelle case durante aggressioni notturne, degli incendi, non solo di abitazioni private, ma perfino di chiese; non mancarono nemmeno degli eretici che gettarono nelle fiamme i libri della Sacra Scrittura.

All'odio e alle calunnie dei Donatisti la Chiesa risponde con l'amore.

7. 31. Ma i frutti raccolti ci hanno consolati in tante pene e sventure, poiché proprio dove erano stati commessi i più feroci delitti dagli scellerati eretici, l'unità cristiana è più perfetta e ha compiuto i maggiori progressi e si ha maggior motivo di lodare il Signore, che s'è degnato di concedere ai suoi servi la grazia di riconciliare con Dio mediante le loro sofferenze i loro fratelli e di radunare con il proprio sangue nella pace della salvezza eterna le pecorelle di Cristo traviate da un pernicioso errore 68. Potente e misericordioso è il Signore; noi lo supplichiamo ogni giorno affinché conceda anche agli altri di pentirsi e di tornare in sé liberandosi dai lacci del diavolo, da cui sono tenuti schiavi a suo arbitrio; 69 essi vanno solo in cerca di pretesti per calunniarci e ricambiarci male per bene 70, poiché non arrivano a capire la buona disposizione e l'amore cordiale che serbiamo per essi, e che non desideriamo altro se non di ritirarli dall'errore e dalla perdizione, secondo il comando del Signore dato ai pastori per mezzo del profeta Ezechiele 71.

Alcuni perivano, molti si convertivano.

8. 32. Gli eretici poi non solo - come ho già affermato altrove - non ascrivono mai a propria colpa le prepotenze commesse contro di noi, ma ascrivono a nostra colpa il male che fanno a se stessi. Ma chi mai di noi potrebbe desiderare che uno solo di essi perisse o soffrisse la minima perdita? Ora, se la casa di David non poté riaver pace senza che fosse ucciso suo figlio Assalonne, che faceva guerra al padre, sebbene questi con la più gran sollecitudine avesse dato ai suoi l'ordine di far del tutto per ricondurglielo sano e salvo, in modo che si pentisse e l'affetto paterno gli perdonasse, cosa rimaneva al padre, se non piangerne la perdita e cercare di addolcire il proprio dolore 72 col pensiero d'aver ristabilito la pace nel suo regno? Allo stesso modo la nostra Madre, la Chiesa Cattolica, si è trovata di fronte alla guerra sferratale da questi scismatici, che son pur sempre suoi figli, poiché non son altro che un ramoscello staccatosi 73 in Africa dal grande albero che stende i suoi rami su tutta la faccia della terra 74: essa nel suo amore per loro non fa che soffrire i dolori del parto, affinché tornino alla radice, avulsi dalla quale non possono avere la vita 75. Pur nel deprecabile caso che qualcuno si perda, essa può accoglier di nuovo al suo seno il gran numero di tutti gli altri suoi figli, tenendo soprattutto presente che costoro periscono non tanto per uno scontro bellico, come Assalonne, quanto piuttosto affrontando la morte di loro spontanea volontà. La Chiesa perciò allevia e compensa il dolore del suo cuore materno con la salvezza procurata a tanti altri fedeli. Oh, se tu potessi vedere come la gente, contenta dell'unità cristiana, accorre numerosa, entusiasta ad ascoltare e a cantare gli inni sacri; dovresti vedere quanto sono affollate le assemblee dei fedeli attenti ed esultanti di sentire la parola di Dio! Con quanto dolore molti d'essi ricordano l'errore passato e con quanta gioia meditano la verità conosciuta, quanto sdegno e disgusto provano per le menzogne degli antichi maestri, ora che comprendono quante falsità e fandonie andavano spargendo sui nostri Sacramenti! Oh, se tu potessi vedere quanti altri confessano che già da tempo desideravano diventare cattolici, ma non osavano trovandosi tra individui tanto fanatici ed esaltati! Se dunque tu potessi abbracciare d'un solo sguardo le assemblee di tutti questi convertiti, affrancati da quella peste, sparsi in moltissimi paesi dell'Africa, certamente diresti che sarebbe stata troppo grande crudeltà - solo per paura che alcuni, disperati e incomparabilmente meno numerosi di quell'immensa folla di convertiti, si dessero la morte gettandosi da se stessi nelle fiamme - lasciare gli altri perdersi in eterno e bruciare nelle fiamme inestinguibili.

Bisogna preoccuparsi del bene dei più.

8. 33. Se per esempio in una casa, che sapessimo con sicurezza esser sul punto di rovinare, abitassero due persone che non volessero credere alla sciagura da noi predetta e si ostinassero a restarvi dentro, penso che saremmo giustamente reputati crudeli, se, potendolo, non li tirassimo fuori anche a forza e dopo ciò non mostrassimo loro la rovina incombente, in modo che dopo non s'arrischiassero a tornare nella casa pericolante. Se poi uno di loro ci dicesse: " Appena entrerete per trarcene fuori, mi ucciderò ", mentre un altro non volesse né uscirne né esserne tratto fuori né osare uccidersi, a qual partito dovremmo appigliarci? Dovremmo forse lasciarli seppellire ambedue sotto le rovine o non sarebbe meglio sottrarne almeno uno col nostro caritatevole intervento, anche se l'altro dovesse perire non per colpa nostra ma sua? Non c'è alcuno tanto disgraziato che non veda subito cosa occorre fare in tali frangenti. Eppure il paragone da me portato suppone solo il caso d'una persona che si perde e d'una che si salva. Cosa deve dunque pensarsi di pochi che si perdono e d'una moltitudine immensa di fedeli che si salvano? Il numero di quei disgraziati che si uccidono volontariamente non è nemmeno paragonabile al numero dei fondi, dei borghi, dei paesi, dei villaggi, dei municipi e delle città che vengono salvati dalla funesta ed eterna rovina dello scisma mediante queste leggi.

Come guadagnare le anime con la carità.

8. 34. Ma, se considerassimo più attentamente la questione che trattiamo, penso che, se in una casa destinata a rovinare ci fossero molti individui e potesse salvarsene almeno uno, anche se, nel tentativo di farlo, gli altri corressero ad uccidersi gettandosi nel vuoto, potremmo sempre nel dolore per la sventura degli altri trarre una certa consolazione dall'aver salvato almeno quell'unica persona; ma non nel caso che lasciassimo perire tutti per paura che gli altri si diano la morte da se stessi, col risultato di non salvarne in tal modo nessuno. Che cosa dunque dobbiamo pensare del nostro obbligo di carità da esercitare a favore del prossimo, per indirizzarlo a conseguire la vita eterna o allontanarlo dall'eterno castigo, se la retta ragione e la stessa cortesia ci obbligano d'aiutare il prossimo a conservare o prolungare solo per breve tempo questa vita, già di per sè breve e peritura?

La costrizione lamentata dagli eretici.

9. 35. I Donatisti poi ci rinfacciano che noi bramiamo, anzi rubiamo addirittura le loro proprietà. Ebbene, diventino essi pure cattolici (Dio lo volesse!) ed entrino in tal modo in possesso con noi, nell'unità e nella carità cristiana, non solo dei beni che sostengono essere loro propri, ma anche dei nostri. Essi inoltre sono talmente accecati dalla brama di calunniare, da non riflettere quanto siano tra loro contrarie le affermazioni che fanno. Essi affermano senza dubbio e pare ce lo rinfaccino come un sistema quanto mai odioso, che noi li costringiamo ad entrare nella nostra comunione con la forza coercitiva delle leggi. Certamente noi non agiremmo affatto così, se bramassimo di possedere le loro proprietà. Quale individuo avido desidera mai un comproprietario? Qual è mai quell'ambizioso, acceso della brama di dominio o esaltato dall'orgoglio della propria potenza, che desideri un altro associato nel comando? Basterebbe che osservassero come vivono alcuni Donatisti diventati Cattolici ed ora uniti a noi da fraterno amore, e padroni non solo dei beni che già possedevano, ma pure dei nostri che ancora non possedevano. Tuttavia questi medesimi beni, che sono dei poveri, sono nostri e loro qualora ci troviamo (noi ed essi) nell'indigenza; qualora invece abbiamo dei beni a sufficienza per parte nostra, i beni che possediamo non sono nostri, ma dei poveri; in tale ipotesi ne siamo, per così dire, solo gli amministratori a loro favore e ci guardiamo bene dall'attribuircene la proprietà, cosa questa che equivarrebbe a un'ingiusta usurpazione.

Chi è partecipe dei beni della Chiesa.

9. 36. Gl'Imperatori cristiani, dunque, con leggi ispirate dal loro sentimento religioso, hanno bensì prescritto che tutti i beni intestati alle chiese della setta donatista passino in proprietà della Chiesa Cattolica con le stesse chiese; ma dal momento che i fedeli e i poveri delle medesime chiese, i quali venivano sostentati con i proventi di quelle piccole proprietà, sono anch'essi tornati tra noi, essi piuttosto, che sono ancora fuori della Chiesa, devono rinunciare ad agognare i beni altrui; entrino anch'essi nella comunione dell'unica Chiesa e allora amministreremo insieme, non solo i beni che pretendono essere propri, ma pure quelli di proprietà esclusivamente nostra. Poiché sta scritto: Ogni cosa è vostra, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio 76. Cerchiamo d'essere tutti una cosa sola nell'unità del Corpo di Cristo sottomessi a Lui come capo 77, e facciamo in modo che a proposito di tali cose si avveri quanto sta scritto negli Atti degli Apostoli: I Cristiani formavano un'anima sola e un cuore solo e nessuno di loro chiamava proprio un suo bene, ma ogni cosa era posseduta in comune 78. Facciamo in modo d'avere nel cuore quel che ripetiamo cantando: Ecco quanto è bello e dolce il convivere insieme come fratelli 79! affinché gli eretici constatino e capiscano con quanta sincerità la Chiesa Cattolica, nostra madre, rivolge loro a gran voce quel che scrive S. Paolo ai Corinti: Cerco non già le cose vostre, ma solo voi stessi 80.

Chi appartiene alla comunità dei giusti.

9. 37. Ma, se oltre a ciò, consideriamo l'espressione del libro della Sapienza: Perciò i giusti portarono via le spoglie degli empi 81 e quella del libro dei Proverbi: I beni degli empi sono ammassati per i giusti 82, allora vedremo che non si tratta di cercare chi possiede le ricchezze degli eretici, ma chi appartiene alla comunità dei " giusti ". Ora sappiamo bene che i Donatisti non solo pretendono d'essere " giusti " ma si vantano di possedere tanta " giustizia ", da poterla comunicare perfino agli altri. Affermano infatti che sono loro a operare la giustificazione di quelli ch'essi battezzano. In tal modo non resta loro se non di stabilire che quelli che sono battezzati da loro devono credere a colui che amministra il battesimo. E perché non dovrebbero fare ciò, dal momento che l'Apostolo dice: A chi crede in Colui che fa giusto l'empio la fede viene computata a giustizia 83? Il battezzato creda perciò in chi gli amministra il battesimo se è questo a farlo giusto, affinché la fede gli sia ascritta a giustizia. Penso peraltro che essi avrebbero orrore di se stessi se si degnassero di riflettere anche solo un tantino a tali assurdità, dal momento che Dio solo è giusto e principio di giustificazione 84. Di costoro inoltre può dirsi quanto l'Apostolo diceva dei Giudei, i quali misconoscendo la giustizia di Dio e sforzandosi di stabilire la propria, non vollero sottomettersi alla giustizia di Dio 85.

Quando la Chiesa sarà perfetta.

9. 38. Quanto a noi, Dio non voglia che alcuno si proclami da se stesso " giusto ", così da accampare una sua propria giustizia, come se ce la fossimo procurata da noi stessi, dal momento che la S. Scrittura ci dice: Che cosa possiedi tu senza averlo ricevuto? 86 Dio non voglia neppure che durante la vita terrena alcuno osi vantarsi d'essere immune da peccati, come affermarono gli eretici alla conferenza avuta con noi, che cioè essi appartenevano ad una Chiesa scevra di macchie o di rughe o di altri simili difetti 87, non sapendo che tale condizione è privilegio unicamente di quelli che muoiono subito dopo aver ricevuto il battesimo o la remissione dei peccati, di cui hanno chiesto perdono nella preghiera; questa condizione per la Chiesa intera si avvererà quando sarà assolutamente scevra di macchie o di rughe o di altri simili difetti, allorché potrà esclamare: Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte infatti è il peccato 88.

I battezzati non sono impeccabili.

9. 39. Se dunque nella presente vita, in cui il corpo corruttibile appesantisce l'anima 89, la Chiesa dei Donatisti è già perfetta, costoro non dovrebbero rivolgere a Dio la preghiera insegnataci dal Signore: Rimetti a noi i nostri debiti 90. Dal momento che nel battesimo ci sono stati rimessi tutti i peccati, perché mai la Chiesa fa questa domanda se fin d'ora è senza macchie o rughe o alcunché di simile? Allo stesso modo essi dovrebbero considerare priva di alcun valore l'affermazione dell'apostolo Giovanni, che nella sua lettera proclama: Se diciamo d'essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non abita in noi. Se invece confessiamo i nostri peccati, Dio è tanto fedele e giusto, da rimetterceli e purificarci da ogni iniquità 91. Animati da questa speranza tutti i fedeli della Chiesa ripetono: Rimetti a noi i nostri debiti affinché, mentre non c'insuperbiamo, ma ci confessiamo, Cristo Signore ci mondi da ogni iniquità, e così nel giudizio finale si faccia comparire innanzi la sua Chiesa gloriosa senza macchie o rughe o alcunché di simile 92. Egli la purifica fin d'ora mediante il lavacro dell'acqua e con la parola 93. Col battesimo infatti non resta la più piccola macchia dei peccati passati che non venga cancellata, purché tuttavia lo stesso battesimo non sia ricevuto invalidamente fuori della Chiesa Cattolica, ma venga amministrato dalla Chiesa, oppure, s'è stato già amministrato fuori della Chiesa, non si rimanga con esso fuori del suo grembo. Inoltre qualunque colpa di qualsiasi specie venga commessa dopo il battesimo per umana fragilità da chi vive quaggiù, viene rimessa in virtù del battesimo già ricevuto. A nulla infatti giova ai non battezzati dire: Rimetti a noi i nostri debiti 94.

Cristo " giustifica " solo il proprio corpo, la Chiesa.

9. 40. Ecco in qual modo Cristo purifica la sua Chiesa col lavacro dell'acqua e con la parola, al fine di mostrarla senza macchie o rughe o alcunché di simile, cioè tutta bella e perfetta, allorché la morte sarà fatta sparire dalla vittoria 95. Ora adunque siamo " giusti " poiché abbiamo in noi la forza derivante dall'esser nati da Dio e dal fatto di vivere nella fede 96 ma, poiché portiamo in noi le conseguenze della natura corrotta, derivate da Adamo, non siamo senza peccato. E' anche vero quanto dice la Scrittura: Chi è nato da Dio, non pecca 97; e inoltre: Se diremo d'essere senza peccato, non faremo che ingannarci da noi stessi, e la verità non abita in noi 98. Il " giusto " che giustifica è perciò solo Cristo nostro Signore; noi invece siamo stati giustificati senz'alcun merito, ma solo per grazia di lui 99. Orbene, egli non santifica se non il proprio Corpo, che è la Chiesa 100: se quindi è lecito al Corpo di Cristo appropriarsi le spoglie degli empi e se è vero che le ricchezze degli empi vengono accumulate 101 per il Corpo di Gesù Cristo, non si ostinino gli empi a rimanere fuori della Chiesa per accusarla con false affermazioni, ma vengano dentro per essere giustificati.

I cattolici avranno ragione degli eretici.

9. 41. Il passo quindi della S. Scrittura che, a proposito del giorno del giudizio, dice: Allora i giusti si ergeranno con gran sicurezza di fronte a coloro che li avranno oppressi e avranno portato via i frutti delle loro fatiche 102, non deve intendersi nel senso che il Cananeo debba erigersi contro Israele per il fatto che questo s'impadronì dei frutti delle sue fatiche 103, ma nel senso che sarà Naboth ad erigersi contro Achab, che s'appropriò i frutti delle fatiche di quello. Il Cananeo infatti era empio, mentre Naboth era giusto 104. Allo stesso modo non saranno i Pagani ad erigersi contro i Cristiani per il fatto che questi s'impadronirono dei frutti delle loro fatiche, allorché furono saccheggiati o distrutti i templi degl'idoli, ma saranno i Cristiani ad erigersi contro i Pagani che s'impadronirono delle loro ricchezze, quando furono atterrati i corpi dei martiri. Così non saranno nemmeno gli eretici ad erigersi contro i Cattolici, che s'impadronirono dei loro beni quando furono applicate contro di essi le leggi degli Imperatori cattolici, ma saranno i Cattolici ad erigersi contro gli eretici, che portarono via il frutto delle loro fatiche, quando regnava incontrastata la prepotenza degli empi Circoncellioni. La stessa S. Scrittura indica la soluzione della questione, poiché non dice: " Allora si ergeranno gli uomini " ma: Allora si ergeranno i giusti, sicuri del proprio diritto, perché avranno la coscienza a posto.

Gli scismatici, membra strappate dal Corpo di Cristo.

9. 42. Nessuno poi quaggiù è " giusto " in forza di una giustizia propria, ossia di una giustizia di cui saremmo autori noi stessi, ma ciascuno è giusto nella misura del grado di fede che Dio gli ha concesso, come dice l'Apostolo; S. Paolo quindi soggiunge: Come infatti in un sol corpo abbiamo molte membra e non tutte adempiono la stessa funzione, così noi pure, benché in molti, formiamo un sol corpo in Cristo 105. Nessuno quindi può esser " giusto " finché resterà separato dall'unità di questo Corpo. Infatti, come un membro amputato dal corpo d'una persona viva non può mantenere lo spirito vitale, così un individuo, amputato dal Corpo di Cristo " il giusto ", non può mantenere in alcun modo lo spirito della giustizia, anche se mantiene la forma di membro presa nel Corpo. Entrino dunque i Donatisti nell'unità di questo Corpo ed entrino in possesso dei frutti delle loro fatiche per usarli per i fini voluti dalla religione e non per il piacere di disporne dispoticamente. Le nostre intenzioni, come ho già detto, non sono macchiate dal vizio della cupidigia - qualunque sia il giudizio dei nostri avversari - dal momento che, per quanto possiamo, andiamo in cerca di quei medesimi, che vanno asserendo essere propri i beni in questione, affinché godano con noi non solo tali beni, ma altresì i nostri, nella santa comunione cattolica.

E' illecito ripetere il battesimo.

10. 43. " Ma è proprio questo vostro interessamento per noi che ci stupisce " ci obiettano; " se siamo ingiusti, perché mai ci volete con voi? ". " E' vero: - rispondiamo loro - andiamo in cerca di voi 'ingiusti' perché non continuiate a rimanere 'ingiusti' ". Siete perduti, è vero, ma proprio per questo andiamo in cerca di voi, per aver la gioia d'avervi ritrovato ed esclamare: Questo nostro fratello era morto, ma è risorto; era perduto, ma è stato ritrovato 106. " E allora - incalza il donatista - perché non mi battezzi, per lavarmi dai peccati? ". Rispondo: " Perché non voglio recare offesa all'impronta del sovrano nel ricondurre nei ranghi un soldato disertore ". " Perché mai - insiste egli - non dovrei fare almeno penitenza nel tuo quartiere? ". " Anzi, se non la farai, non potrai sperare di salvarti; come potrai godere d'esser tornato sulla retta via, se prima non proverai il dolore d'esserti traviato? ". " Ma alla fine dei conti - incalza ancora - che cosa riceviamo da voi passando dalla vostra parte? ". " Non certo il battesimo, che poté sussistere in voi fuori dell'unità del Corpo di Cristo, ma non poté esservi di giovamento; ricevete invece l'unità dello spirito (che ci unisce) mediante il vincolo della pace, senza la quale nessuno potrà contemplare Dio 107, e ricevete la carità, la quale, al dire della S. Scrittura, copre la moltitudine dei peccati 108; essa è un bene sì grande, che senza di essa non serve a nulla né parlare le lingue degli uomini e degli angeli, né conoscere tutti i misteri, né avere il dono della profezia, né una fede capace di spostare le montagne, né distribuire tutto ciò che si possiede ai poveri, né affrontare la morte tra le fiamme, come afferma l'Apostolo 109. Se voi un tesoro sì grande lo considerate come una cosa da nulla o come un'inezia, giustamente siete nell'errore; giustamente perirete se non passate all'unità cattolica ".

La disciplina ecclesiastica mitigata per i convertiti.

10. 44. " Se dunque - obiettano ancora - per salvarci dobbiamo fare penitenza per essere stati fuori e contro la Chiesa, in qual modo dopo siffatta penitenza potremo conservare la dignità di chierici o anche di vescovi presso di voi? ". Ciò - dobbiamo riconoscerlo francamente - non dovrebbe aver luogo, ed effettivamente non avverrebbe, se non trovasse un compenso nel recupero dell'unità. Ma a farsi questo rimprovero, e soprattutto a dolersene con umiltà, dovrebbero essere essi, che son caduti nella morte spirituale per essersi staccati dalla Chiesa, affinché siano richiamati alla vita della grazia mediante questa specie di ferita, alla Chiesa Cattolica, nostra madre. Quando infatti s'innesta un ramo staccato dal tronco, si deve praticare un'altra ferita all'albero, affinché possa inserirvisi di nuovo e riprendere vita, esso che, staccato dalla radice della vita, era destinato a perire; allorché però ha ben attecchito sull'albero, in cui è innestato, ritorna il vigore coi frutti; se invece non attecchisce perfettamente, si secca, ma l'albero continuerà a vivere. V'è anche un altro modo di innestare: quando s'inserisce nell'albero un ramo estraneo, si pratica bensì un'incisione piccolissima nell'albero stesso, senza tagliare alcuno dei suoi rami; allo stesso modo, quando questi dissidenti ritornano alla radice dell'unità cattolica e non si toglie loro la carica e il grado del loro ordine sacro e dell'episcopato (come sarebbe doveroso castigo del loro tradimento), la Chiesa riceve una specie di ferita sul proprio corpo vivo e si lede in qualche modo l'integrità e il rigore delle norme disciplinari, ma, poiché non è nulla né chi pianta né chi innaffia 110, e poiché per la misericordia di Dio, invocata nelle nostre preghiere, attecchiscono nella pace i rami innestati, la carità copre la moltitudine dei peccati 111.

La carità supera la severità per guarire mali maggiori.

10. 45. La norma con cui la Chiesa ha stabilito che nessuno sia promosso o torni o resti nel clericato, qualora sia stato sottoposto alla penitenza per qualche peccato (pubblico), è stata emanata non perché si disperi del perdono, ma per mantenere in vigore la disciplina. Se così non fosse, porremmo in discussione il potere concesso da Cristo alla Chiesa, quando disse ai suoi Apostoli: Ciò che scioglierete sulla terra sarà pure sciolto nel cielo 112. Ma per evitare che qualche superbo e ambizioso, anche dopo la scoperta di suoi gravi peccati, ne facesse per caso pubblica penitenza nella speranza d'arrivare a cariche ecclesiastiche, fu stabilita la norma assai rigorosa che non potesse diventare chierico chi avesse dovuto espiare con la penitenza pubblica peccati capitali; e ciò, affinché togliendo la speranza di cariche temporali, l'umiltà rimanesse il rimedio più efficace e più genuino. Così anche il re David, pur avendo dovuto fare penitenza di peccati mortali, rimase tuttavia nella sua dignità 113. Così pure S. Pietro quando versò amarissime lacrime, si pentì certamente d'aver rinnegato il Signore, ma ciononostante continuò a rimanere apostolo 114. Ma non per questo si deve ritenere inutile la saggia precauzione dei successori, i quali, avendo esperimentato, a mio avviso, che alcuni avevano fatto penitenza solo nella speranza di conservare o raggiungere le cariche ecclesiastiche, vollero, senza togliere nulla alla possibilità della salvezza, rendere più sincera l'umiltà e più sicura la salvezza. Nuove malattie obbligano a trovare anche nuove medicine; quando però si tratta di simili questioni, quando cioè gravi scismi minacciano di condurre all'eterna rovina non già singole persone ma popolazioni intere, occorre mitigare la severità di certe norme e fare in modo che la più schietta carità venga in aiuto a guarire mali più gravi.

Bontà della Chiesa verso i chierici tornati dallo scisma.

10. 46. Provino dunque costoro amaro dolore del loro detestabile errore, come quello provato da S. Pietro per la paura da cui fu spinto a mentire 115, e tornino alla vera Chiesa di Cristo, cioè alla Chiesa Cattolica, nostra madre; siano in essa chierici e vescovi, arrecando utilità a colei che trattarono con ostilità. Lungi dal guardarli di malocchio, noi accogliamo a braccia aperte, desideriamo, esortiamo, forziamo a entrare nella Chiesa tutti quelli che incontriamo per le vie e lungo le siepi 116; ma, pur così facendo, non riusciamo ancora a persuadere alcuni che non cerchiamo affatto le loro ricchezze, ma solo le loro anime. Quando l'apostolo Pietro rinnegò il Salvatore, pianse e continuò ad essere apostolo, pur non avendo ricevuto ancora lo Spirito Santo 117. E' vero, ma costoro sono ancora più lontani dall'averlo ricevuto, dal momento che, separati dalla compagine dell'unico corpo vivificato dallo Spirito Santo 118, hanno conservato fuori della Chiesa e contro la Chiesa i Sacramenti della Chiesa e come in una guerra civile si sono dati a combatterla innalzando le nostre insegne e le nostre armi contro di noi. Ma tornino; e regni la pace per mezzo della forza di Gerusalemme, forza che consiste nella carità. A questa santa città la S. Scrittura si rivolge dicendo: Regni la pace nella tua forza e l'abbondanza nelle tue torri 119. La materna sollecitudine che la madre Chiesa ha sempre avuto ed ha tuttora per adunare essi e tanti altri fedeli, che essi seducono o hanno sedotto, non serva loro di pretesto per insuperbirsi e levarsi contro di essa. Non s'insuperbiscano per il fatto che la Chiesa li accoglie così. Non facciano servire al male della propria superbia l'opera esplicata dalla Chiesa per il bene della pace.

Gli scismatici convertiti mantenuti nei loro gradi.

10. 47. Ecco quale condotta è solita tenere la Chiesa nell'aiutare le moltitudini che corrono pericolo di perdersi a causa degli scismi e delle eresie. Tale norma non poteva piacere a Lucifero, poiché fu praticata nell'accogliere e guarire coloro ch'erano periti a causa del veleno dell'eresia ariana: ma Lucifero a cui quella condotta era dispiaciuta, perse la luce della carità e cadde nelle tenebre dello scisma. La stessa norma fu conservata in Africa nei confronti dei Donatisti fin dall'inizio dalla Chiesa Cattolica, la quale si uniformò alle decisioni dei vescovi, che nella Chiesa di Roma avevano giudicato la controversia tra Ceciliano e il partito di Donato. Essi, dopo aver condannato solo un certo Donato, che risultò in modo evidente autore dello scisma, decisero che tutti gli altri, una volta emendatisi, fossero accolti senza che perdessero la loro dignità, sebbene fossero stati ordinati fuori della Chiesa. Non già che potessero avere lo Spirito Santo anche fuori dall'unità del Corpo mistico di Gesù Cristo, ma si voleva soprattutto venire incontro a coloro che i Donatisti, se fossero rimasti fuori della Chiesa, avrebbero potuto sedurre e impedire dal ricevere quel beneficio; si mirava inoltre a far sì che, trattando la debolezza degli stessi convertiti con maggiore dolcezza guarissero più facilmente in seno alla Chiesa, qualora la caparbietà non impedisse più alla loro anima di vedere la verità in tutta la sua luce. Qual altro provvedimento avevano mai escogitato essi stessi quando, dopo aver condannato i Massimianisti come consapevoli di sacrilego scisma - come dice testualmente il loro concilio 120 - e, dopo aver perfino ordinato al loro posto altri vescovi, avendo costatato ch'erano ancora seguiti dai fedeli, li riammisero nella setta conservandoli nella loro dignità per non perdere tutti i seguaci? Mossero forse alcuna obiezione o contestazione contro il battesimo che avevano conferito quelli stessi da loro condannati? Perché mai, dunque, si meravigliano e si lamentano o fanno perfide insinuazioni per il fatto che noi, nell'interesse dell'autentica concordia cristiana, li abbiamo accolti in tal modo, e non si ricordano invece quanto fecero essi stessi per la falsa concordia dei Donatisti, contraria a quella di Cristo? Se tale fatto fosse conosciuto e lo si sapesse loro rinfacciare opportunamente, non saprebbero certo rispondere nulla.

Il peccato contro lo Spirito Santo.

11. 48. " Ma perché mai - obiettano ancora - andate in cerca di noi, se, rigettando con disprezzo il vostro battesimo, abbiamo peccato contro lo Spirito Santo, dal momento che questo peccato non ci può essere assolutamente perdonato secondo l'affermazione del Signore che dice: Chi commetterà peccato contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonato né in questa vita né in quella futura 121? ". Essi però non considerano che, se si seguisse tale interpretazione, non dovrebbe salvarsi nessuno. Non parla e non pecca forse contro lo Spirito Santo sia chi non è ancora cristiano, sia chi è eretico seguace di Ario, o d'Eunomio, o di Macedonio i quali affermano ch'esso è una semplice creatura o seguace di Fotino, il quale gli nega una sua sussistenza personale e non ammette altro Dio che il Padre, e così pure altri eretici, che sarebbe troppo lungo ricordare? Nessuno dunque di tali eretici potrà salvarsi? Forse che agli stessi Giudei, contro i quali il Signore pronunciò quella frase, si sarebbe dovuto negare il battesimo, qualora avessero creduto in Lui? In realtà il Salvatore non disse: " non sarà perdonato nel Battesimo ", ma: non sarà perdonato né in questa vita né in quella futura.

Quale peccato contro lo Spirito Santo sia irremissibile.

11. 49. Cerchino dunque di comprendere che Cristo non intese dire che non sarà perdonato alcun peccato contro lo Spirito Santo, ma solo un certo peccato speciale. Così anche quando disse: Se non fossi venuto, non avrebbero colpa 122, non voleva intendere qualsiasi colpa, dal momento che i Giudei erano macchiati di molti e gravi peccati, ma voleva alludere a un certo peccato particolare che se non lo avessero commesso si sarebbero potuti rimettere loro tutti gli altri peccati commessi; alludeva cioè al peccato consistente nel rifiutare di credere in Lui, venuto nel mondo, peccato che non avrebbero commesso, s'egli non fosse venuto tra loro. Così pure quando disse: Chi peccherà contro lo Spirito Santo 123, o: Chi bestemmierà contro lo Spirito Santo 124, non voleva intendere qualsiasi peccato commesso contro lo Spirito Santo con azioni o parole, ma un peccato ben determinato, quello cioè che consiste nell'ostinazione del cuore fino alla fine della vita, per cui uno rifiuta di ricevere il perdono dei peccati nell'unità del Corpo di Cristo 125, vivificato dallo Spirito Santo. Infatti, subito dopo aver detto ai discepoli: Ricevete lo Spirito Santo, soggiunse: A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; saranno ritenuti a chi voi li riterrete. Chi dunque respingerà questo dono della grazia di Dio e vi si opporrà, o in qualsiasi modo si mostrerà ad esso maldisposto fino alla fine di questa vita terrena, non gli sarà perdonato né in questa vita né in quella futura poiché è un peccato naturalmente sì grave, che impedisce la remissione di tutti gli altri. Che però uno l'abbia commesso, non si potrà avere alcuna prova, se non dopo la morte. Finché uno vive quaggiù, la pazienza di Dio - come dice l'Apostolo - cerca solo di spingerlo al pentimento 126; ma s'egli, rimanendo ostinatamente ribelle a Dio nella misura dell'ostinazione del suo cuore, del suo cuore impenitente - come soggiunge subito l'Apostolo - accumula sul proprio capo la collera di Dio per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio 127, allora non sarà perdonato né in questa vita né in quella futura.

Privi dello Spirito Santo quanti sono fuori della Chiesa.

11. 50. Non si deve comunque disperare di coloro con cui trattiamo o di cui ora parliamo, poiché sono ancora in vita. Essi però non cerchino lo Spirito Santo fuori dell'unità del Corpo di Cristo di cui posseggono bensì il sacramento esternamente, ma non hanno in cuore la realtà di cui quello è segno e perciò mangiano e bevono la loro condanna 128. Un unico pane è infatti il segno sacramentale dell'unità; poiché - dice l'Apostolo - c'è un solo pane, noi, sebbene molti, siamo un solo Corpo 129. Solamente la Chiesa Cattolica è quindi l'unico Corpo di Cristo, essendo egli stesso il Capo e il Salvatore del proprio Corpo 130. Fuori di questo Corpo nessuno è vivificato dallo Spirito Santo poiché, sempre al dire dell'Apostolo: la carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo, che ci è stato elargito 131. Ora, non può esser partecipe della divina carità chi è nemico dell'unità. Di conseguenza, quelli che sono fuori della Chiesa, non hanno lo Spirito Santo, poiché di essi sta scritto: Quelli che si separano sono animaleschi, privi dello Spirito 132. Ma non lo riceve neppure chi è entrato con finzione nella Chiesa Cattolica, poiché anche a tal riguardo è scritto: Lo Spirito Santo fugge l'ipocrisia della dottrina 133. Chi dunque vuol avere lo Spirito Santo, si guardi dal rimanere fuori della Chiesa o d'entrarvi simulatamente oppure, se v'è già entrato con finzione, si guardi bene dal persistere in questa simulazione, se vuol veramente crescere in unione con l'albero della vita.

Come correggere e guarire gli erranti.

11. 51. T'ho inviato una lettera prolissa e forse gravosa per le tue occupazioni. Se quindi potrà essere da te letta anche solo a diverse riprese, il Signore ti darà l'intelligenza per possedere gli argomenti da opporre agli eretici al fine di ricondurli sul retto sentiero e salvarli. Come a figlio fedele te li raccomanda la madre Chiesa per ricondurli - nel tempo e nel modo più opportuno che potrai - sul retto sentiero e avviarli alla salvezza, sia parlando ogni tanto tu stesso con loro, sia rispondendo alle loro obiezioni, sia indirizzandoli a coloro che la Chiesa ha costituiti maestri della verità.

 


1 - Cf. Lc 24, 45; 1 Cor 11, 19.

2 - Sal 21, 17-19.

3 - Sal 21, 28-29.

4 - Sal 2, 7-8.

5 - Lc 24, 46-47.

6 - Gv 1, 1.

7 - Gv 1, 14.

8 - Sal 117, 8.

9 - Gn 22, 18; 26, 4.

10 - Ml 1, 11.

11 - Sal 71, 8.

12 - Col 1, 6.

13 - At 1, 8.

14 - Dn 6, 21.

15 - Sal 31, 9.

16 - Gal 6, 9-10.

17 - Dn 3, 5. 96.

18 - Mt 5, 10.

19 - Gn 16, 6.

20 - 1 Sam 18, 8 ss.

21 - Mt 23, 38; Mc 15, 27; Lc 22, 33.

22 - Sal 42, 1.

23 - Sal 118, 86.

24 - Cf. AUG., Ad Donat. post collat. 16, 20.

25 - Gal 4, 21-31.

26 - Sal 17, 38.

27 - Mt 5, 10.

28 - Sal 34, 12.

29 - Sir 51, 28.

30 - Mt 4, 5-7; Lc 4, 9-13.

31 - Mt 23, 10.

32 - Mt 8, 32; Mc 5, 13.

33 - Mt 17, 14-18; Mc 9, 16-26.

34 - Mt 3, 12; Lc 3, 17.

35 - Sal 2, 1-2.

36 - Sal 2, 10-11.

37 - 2 Re 18, 4.

38 - 2 Re 23, 4-20.

39 - 2 Gio 3, 6-9.

40 - Dn 14, 21. 41.

41 - Dn 3, 96.

42 - Gv 16, 2.

43 - Sal 71, 11.

44 - TEREN., Adel., 1, 57-58.

45 - TEREN., Adel., 1, 69-75 (loc. adbrev. a CICER., Actio in Verr. 3, 62).

46 - 1 Gv 4, 18.

47 - Prv 29, 19.

48 - Prv 23, 14.

49 - Prv 13, 24.

50 - Sal 41, 3.

51 - Sal 72, 28.

52 - Fil 1, 23.

53 - Gv 10, 15.

54 - Cf. Mt 4, 18-22; Mc 1, 16-20; Lc 5, 1-11; Gv 1, 35-43.

55 - At 9, 1-18; 13, 9.

56 - 1 Cor 15, 10.

57 - 1 Gv 4, 18.

58 - Mt 18, 12-13; Lc 15, 4-7.

59 - Sal 71, 11.

60 - 2 Cor 10, 6.

61 - Lc 14, 16. 21. 23.

62 - 1 Cor 1, 22.

63 - Ef 4, 3.

64 - Cf. Cod. Theodos. 16, 5, 21.

65 - At 23, 12-32.

66 - At 22, 24-29.

67 - At 25, 11.

68 - Mt 18, 15; Ez 34, 5-6.

69 - 2 Tm 2, 25-26.

70 - Sal 34, 12.

71 - Ez 34, 4-6.

72 - 2 Sam 18, 5-15. 33; 22, 1-51.

73 - Is 18, 5; Rm 11, 17, 19.

74 - Lc 13, 19; Mt 13, 32; 24, 14; Mc 4, 32.

75 - Gal 4, 19.

76 - 1 Cor 3, 22-23.

77 - Gal 3, 28; Ef 1, 22-23; 4, 15; 5, 23; Col 1, 18.

78 - At 4, 32.

79 - Sal 132, l.

80 - 2 Cor 12, 14.

81 - Sap 10, 19.

82 - Prv 13, 22 (sec. LXX).

83 - Rm 4, 5.

84 - 2 Mac 1, 25; Rm 8, 33.

85 - Rm 10, 3.

86 - 1 Cor 4, 7.

87 - Ef 5, 27.

88 - 1 Cor 15, 55-56.

89 - Sap 9, 15. 12.

90 - Mt 6, 12.

91 - 1 Gv 1, 8-9.

92 - Ef 5, 27.

93 - Ef 5, 26.

94 - Mt 6, 12.

95 - 1 Cor 15, 54.

96 - 2, 4; Rm 1, 17; Gal 3, 11; Eb 10, 38.

97 - 1 Gv 3, 9.

98 - 1 Gv 1, 8.

99 - Rm 3, 24.

100 - Col 1, 24; Sap 10, 19.

101 - Prv 13, 22 (sec. LXX).

102 - Sap 5, 1.

103 - Gs 17, 12-13.

104 - 1 Re 21, 1-16.

105 - Rm 12, 3-5.

106 - Lc 15, 32.

107 - Ef 4, 3; Eb 12, 14-.

108 - 1 Pt 4, 8.

109 - 1 Cor 13, 1-3.

110 - 1 Cor 3, 7.

111 - 1 Pt 4, 8.

112 - Mt 16, 19; 18, 18.

113 - 2 Sam 12, 1-20; 24, 17.

114 - Mt 26, 69-75; Mc 14, 66-72; Lc 22, 55-62.

115 - Mt 26, 69-75; Mc 14, 66-72; Lc 22, 55-62.

116 - Lc 14, 23.

117 - Gv 14, 26; 16, 13.

118 - Gv 6, 64; 16, 13.

119 - Sal 121, 6-7.

120 - Cf. AUG., Contra Cresc. 3, 53, 59; 4, 10, 12; De Bapt. 1, 5, 7.

121 - Mt 12, 32.

122 - Gv 15, 22.

123 - Mt 12, 32.

124 - Gv 20, 22-23.

125 - Gv 6, 64.

126 - Rm 2, 4.

127 - Rm 2, 5.

128 - 1 Cor 11, 29.

129 - 1 Cor 10, 17.

130 - Ef 5, 23.

131 - Rm 5, 5.

132 - Iudae 19.

133 - Sap 1, 5.


Parte 2

Quaderno V - Santa Faustina Kowalska

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+ G.M.G. O mio Gesù, fra tremende sofferenze ed amarezze, Sento che il Tuo Cuore divino mi accarezza, Come una buona madre mi stringi al Tuo seno, E mi fai gustare fin d'ora ciò che il velo nasconde. O mio Gesù, in un orribile deserto, fra la desolazione, il mio cuore avverte la luce del Tuo sguardo, Che nessuna tempesta potrà offuscarmi, E mi dai la certezza interiore che mi ami molto, o Dio. O mio Gesù, fra tante miserie della vita, Tu m'illumini come una stella e mi difendi dal naufragio, E benché la mia miseria sia tanto grande, Confido molto nella potenza della Tua Misericordia. O Gesù nascosto, durante le molte lotte dell'ultima ora, L'onnipotenza della Tua grazia scenda nella mia anima, Affinché appena spirata, io possa contemplarTi Faccia a faccia, come gli eletti in paradiso. O mio Gesù, circondata da molti pericoli, Avanzo nella vita con un grido di gioia ed a fronte alta, Perché contro il Tuo Cuore pieno d'amore, o Gesù, S'infrangono tutti i nemici e si disperdono le tenebre.

+ O Gesù, nascondimi nella Tua Misericordia e difendimi da tutto ciò che potrebbe spaventare la mia anima; non sia delusa la fiducia che ho posto nella Tua Misericordia. Proteggimi con l'onnipotenza della Tua Misericordia ed inoltre giudicami con benevolenza. Oggi durante la santa Messa, accanto al mio inginocchiatoio, ho visto il Bambino Gesù che sembrava avesse circa un anno e mi ha chiesto di prenderlo in braccio. Quando l'ho preso in braccio, si è stretto al mio cuore ed ha detto: «Mi trovo bene accanto al tuo cuore». « Benché Tu sia così piccolo, lo so bene che sei Dio. Perché prendi l'aspetto di un bambino così piccolino per trattare con me? ». «Perché voglio insegnarti l'infanzia spirituale. Voglio che tu Sia molto piccola, poiché quando sei piccolina, ti porto accanto al Mio Cuore, così come tu in questo momento tieni Me accanto al tuo cuore». In quell'istante rimasi sola, ma nessuno potrà comprendere i sentimenti della mia anima; ero tutta immersa in Dio come una spugna gettata nel mare...

+ O mio Gesù, Tu sai che mi sono esposta a più di un rischio per aver detto la verità. O verità, quanto conculcata talvolta e che cammini quasi sempre con una corona di spine. O Verità Eterna, sostienimi, affinché abbia il coraggio di dire la verità, anche se dovessi suggellarla con la vita. O Gesù, quanto è difficile credere, quando si vede che l'insegnamento è in un modo ed il comportamento nella vita è in un altro! Per questo durante gli esercizi spirituali, dopo aver esaminato a lungo la vita, decisi di fissare fortemente il mio sguardo su di Te, o Gesù, modello perfettissimo. O eternità, che svelerai tanti segreti e mostrerai la verità... O Ostia viva, sostienimi in questo esilio, perché possa seguire fedelmente le orme del Salvatore. Non Ti chiedo, Signore, di togliermi dalla croce, ma Ti supplico di darmi la forza di perseverare su di essa. Desidero essere stesa in croce come Te, o Gesù; desidero tutti i tormenti ed i dolori che hai patito Tu; desidero bere il callce dell'amarezza fino in fondo.


LA BONTA’ DI DIO.
La Misericordia di Dio nascosto nel SS.mo Sacramento, la voce del Signore che dal trono della Misericordia ci dice: «Venite a Me tutti».

DIALOGO FRA DIO MISERICORDIOSO E L’ANIMA PECCATRICE.
Gesù: “Anima peccatrice, non aver paura del tuo Salvatore. Io per primo Mi avvicino a te, poiché so che tu da sola non sei capace di innalzarti fino a Me. Non fuggire, figliola, dal Padre tuo. Cerca di parlare a tu per tu col tuo Dio misericordioso, che desidera dirti parole di perdono e colmarti delle Sue grazie. Oh, quanto Mi è cara la tua anima! Ti tengo scritta sulle Mie mani. Sei rimasta incisa nella ferita profonda del Mio Cuore”. - L'anima: “Signore, sento la Tua voce che m'invita ad abbandonare la cattiva strada, ma non ho né la forza né il coraggio”. - Gesù: «Sono Io la tua forza. Io ti darò la forza per la lotta». - L'anima: “Signore, conosco la Tua santità, ed ho paura di Te”. - Gesù: «Perché hai paura, figlia Mia, del Dio della Misericordia? La Mia Santità non M'impedisce di essere misericordioso con te. Guarda, o anima, che per te ho istituito un trono di Misericordia sulla terra, e questo trono è il tabernacolo e da questo trono di Misericordia desidero scendere nel tuo cuore. Guarda, non Mi sono circondato né da un seguito né da guardie, puoi venire da Me in ogni momento, in ogni ora del giorno voglio parlare con te e desidero elargirti le Mie grazie». - L'anima: “Signore, ho paura che non mi possa perdonare un così gran numero di peccati, la mia miseria mi riempie di terrore”. - Gesù: «La Mia Misericordia è più grande delle tue miserie e di quelle del mondo intero. Chi ha misurato la Mia bontà? Per te sono disceso dal cielo in terra, per te Mi sono lasciato mettere in croce, per te ho permesso che venisse aperto con la lancia il Mio Sacratissimo Cuore ed ho aperto per te una sorgente di Misericordia. Vieni ed attingi le grazie da questa sorgente con il recipiente della fiducia. Non respingerò mai un cuore che si umilia; la tua miseria verrà sprofondata nell'abisso della Mia Misericordia. Perché mai dovresti litigare con Me sulla tua miseria? Fammi il piacere, dammi tutte le tue pene e tutta la tua miseria ed io ti colmerò con i tesori delle mie grazie». - L'anima: «Hai vinto, Signore, con la Tua bontà il mio cuore di pietra. Ecco che m'avvicino con fiducia ed umiltà al tribunale della Tua Misericordia, assolvimi Tu stesso per mano del Tuo rappresentante. O Signore, sento che è discesa la grazia e la pace nella mia povera anima. Sento che la Tua Misericordia, Signore, è penetrata in me da parte a parte. Mi hai perdonato più di quanto io osassi sperare, più di quanto fossi in grado di immaginare. La tua bontà ha superato ogni mio desiderio. Ed ora T'invito nel mio cuore presa da gratitudine per tante grazie. Ho sbagliato come il figliol prodigo andando fuori strada, ma Tu non hai cessato di essermi Padre. Moltiplica con me la Tua Misericordia, poiché vedi quanto sono debole». - Gesù: «Figlia, non parlare più della tua miseria, perché io non la ricordo più. Ascolta, figlia Mia, quello che desidero dirti: stringiti alle Mie ferite ed attingi dalla Sorgente della Vita tutto ciò che il tuo cuore può desiderare. Bevi a piene labbra alla Sorgente della Vita e non verrai meno durante il viaggio. Fissa lo sguardo allo splendore della Mia Misericordia e non temere i nemici della tua salvezza. Glorifica la Mia Misericordia».


DIALOGO FRA DIO MISERICORDIOSO E L'ANIMA DISPERATA.

- Gesù: « Anima immersa nelle tenebre, non ti disperare, non è ancora perduto tutto. Parla col tuo Dio, che è l'amore e la Misericordia in persona ». Ma purtroppo l'anima rimane sorda al richiamo di Dio e s'immerge in tenebre ancora maggiori.

- Gesù la chiama di nuovo: « Anima, ascolta la voce di tuo Padre misericordioso ». Nell'anima si sta preparando una risposta: « Per me non c'è più Misericordia ». Ed essa precipita in tenebre sempre più fitte, in una specie di disperazione che le fa pregustare in certo modo l'inferno e la rende completamente incapace di avvicinarsi a Dio. Gesù per la terza volta parla all'anima, ma l'anima è sorda e cieca, incomincia a consolidarsi nell'ostinazione e nella disperazione. Allora incominciano in certo qual modo a sforzarsi le viscere della Misericordia di Dio e, senza alcuna cooperazione da parte dell'anima, Iddio le dà l'ultima grazia. Se la disprezza, Iddio la lascia ormai nello stato in cui essa stessa vuole stare per l'eternità. Questa grazia scaturisce dal Cuore misericordioso di Gesù e colpisce l'anima con la sua luce e l'anima incomincia a comprendere lo sforzo di Dio, ma la conversione dipende da lei. Essa sa che quella grazia è l'ultima per lei e se mostra un piccolo cenno di buona volontà - anche il più piccolo - la Misericordia di Dio farà il resto. - « Qui agisce l'onnipotenza della Mia Misericordia; felice l'anima che approfitta di quella grazia ». - Gesù: « Che grande gioia riempie il Mio cuore quando ritorni da Me. Vedo che sei molto debole, perciò ti prendo fra le Mie braccia e ti porto nella casa del Padre Mio ».

- L'anima è come se si risvegliasse: « È mai possibile che ci sia ancora Misericordia per me? » domanda piena di spavento.

- Gesù: « Proprio tu, bambina Mia, hai il diritto esclusivo alla Mia Misericordia. Permetti alla Mia Misericordia di operare in te, nella tua povera anima, fa' entrare nell'anima i raggi della grazia, essi vi porteranno luce, calore e vita ».

- L'anima: « Però al solo ricordo dei miei peccati sono presa dalla paura e questa paura tremenda mi spinge a dubitare della Tua bontà ».

- Gesù: « Sappi, o anima, che tutti i tuoi peccati non Mi hanno ferito così dolorosamente il cuore come la tua attuale sfiducia. Dopo tanti sforzi del Mio amore e della Mia Misericordia, non ti fidi della Mia bontà ».

- L'anima: « O Signore, salvami Tu, altrimenti perisco. Sii il mio Salvatore. O Signore, non sono capace di dire altro, il mio povero cuore è a pezzi, ma Tu, Signore... ». Gesù non permette all'anima di terminare la frase, ma la solleva da terra, dall'abisso della sua miseria e in un attimo l'introduce nella dimora del proprio Cuore, mentre tutti i peccati sono scomparsi in un batter d'occhio, un fuoco d'amore li ha distrutti.

- Gesù: « Eccoti, o anima, tutti i tesori del Mio Cuore, prendi tutto quello che ti serve ».

- L'anima: « O Signore, mi sento inondata dalla tua grazia, sento che è entrata in me una vita nuova, ma soprattutto sento il Tuo amore nel mio cuore; questo mi basta. O Signore, glorificherò l'onnipotenza della Tua Misericordia per tutta l'eternità. Incoraggiata dalla Tua bontà, Ti esprimerò tutto il dolore del mio cuore ».

- Gesù: « Dì tutto, bambina Mia, senza alcuna riserva, poiché ti ascolta un Cuore che ti ama, il Cuore del tuo migliore amico ».

-L'anima: « Signore, ora vedo tutta la mia ingratitudine e la Tua bontà. Tu m'inseguivi con la Tua grazia e io rendevo vani tutti i Tuoi sforzi; vedo che mi spettava il fondo stesso dell'inferno per aver sperperato le tue grazie ».

- Gesù interrompe le parole dell'anima e dice: « Non rivangare la tua miseria, sei troppo debole per parlare, guarda piuttosto il Mio Cuore pieno di bontà, assorbi i Miei sentimenti e procura di acquistare la mitezza e l'umiltà. Sii misericordiosa con gli altri, come Io lo sono con te e quando ti accorgi che le tue forze diventano deboli, vieni alla sorgente della Misericordia e rafforza la tua anima e non verrai meno lungo il tuo cammino ».

- L'anima: « Ormai comprendo la Tua Misericordia, che mi ripara come una nube luminosa e mi conduce alla casa del Padre mio, salvandomi dall'orribile inferno che avrei meritato non una, ma mille volte. O Signore, non sarà sufficiente per me l'eternità, per esaltare degnamente la Tua sconfinata Misericordia e la compassione che hai avuto per me ».

DIALOGO FRA DIO MISERICORDIOSO E L'ANIMA CHE SOFFRE.

- Gesù: « O anima, ti vedo tanto sofferente, vedo che non hai nemmeno le forze per parlare con Me. Ecco che ti parlerò Io, o anima. Anche se le tue sofferenze fossero le più grandi, non perdere la serenità dello spirito e non lasciarti vincere dallo sconforto. Però dimmi, bambina Mia, chi ha osato ferire il tuo cuore? RaccontaMi tutto, raccontaMi tutto, sii sincera nel trattare con Me. SvelaMi tutte le ferite del tuo cuore, Io le guarirò e la tua sofferenza diverrà la fonte della tua santificazione ».

- L'anima: « Signore, le mie sofferenze sono così grandi, diverse e durano da così lungo tempo, che lo sconforto si è impadronito di me ».

- Gesù: « Bambina Mia, non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto. So che confidi in Me illimitatamente, so che conosci la Mia bontà e Misericordia, perciò potremmo parlare dettagliatamente di tutto ciò che ti pesa maggiormente sul cuore ».

- L'anima: « Sono tante e diverse le cose che ho, che non sodi che cosa parlare prima e come dire tutto questo ».

- Gesù: « Parlalai con semplicità, come si parla fra due amici. Su, dimmi un po', bambina Mia, che cos'è che ti frena sulla strada della santità? ».

- L'anima: « La mancanza di salute mi frena sulla strada della santità, non posso adempire i miei doveri ed eccomi qua, sono proprio una nullità. Non posso mortificarmi, fare un digiuno rigoroso, come hanno fatto i santi, inoltre non credono che io sia malata ed alla sofferenza fisica si aggiunge quella morale e da ciò derivano molte umiliazioni. Vedi bene, Gesù, come si può diventar santa in tali condizioni? ».

- Gesù: « Piccola, è vero, tutto ciò è sofferenza, ma per il cielo non c'è altra strada, all'infuori della strada della croce. Io Stesso l'ho percorsa per primo. Sappi che è la strada più corta e la più sicura ».

- L'anima: « Signore, ecco ancora un altro impedimento ed un ostacolo sulla strada della santità. Mi perseguitano perché Ti sono fedele e per questo motivo mi fanno soffrire ».

- Gesù: « Sappi che siccome non sei di questo mondo, il mondo ti odia. Ha perseguitato prima Me. Questa persecuzione è il segno che segui fedelmente le Mie orme ».

- L'anima: « Signore, un'altra cosa che mi dà sconforto è il fatto che le mie sofferenze interiori non le comprendono né i superiori né il confessore. Le tenebre hanno offuscato la mia mente e, in tali condizioni, come andare avanti? Ecco, tutto ciò in qualche modo contribuisce a scoraggiarmi e penso che le vette della santità non sono per me ».

- Gesù: « Ecco, bambina Mia, questa volta Mi hai detto molte cose. Lo so che è una grande sofferenza non essere capiti e per di più da coloro che amiamo e verso i quali la nostra sincerità è grande. Ti basti questo però, che Io comprendo tutte le tue pene e le tue miserie. Gioisco per la profonda fede che hai, nonostante tutto, nei Miei rappresentanti, ma sappi che gli uomini non possono capire totalmente un'anima, poiché ciò è al di sopra delle loro possibilità. Per questo sono restato sulla terra Io stesso, per confortare il tuo cuore addolorato e rafforzare la tua anima, affinché non venga meno lungo il cammino. Tu dici che grandi tenebre coprono la tua mente ed allora perché in quei momenti non vieni da Me, che sono la luce e in un istante posso infondere nella tua anima tanta luce e comprensione della santità che non potrai attingere da nessun libro e che nessun confessore è in grado d'insegnare, illuminando così un'anima? Sappi inoltre che queste tenebre, di cui ti lamenti, le ho sperimentate prima Io per te nell'Orto degli Ulivi. La Mia anima è stata oppressa da una tristezza mortale e a te do una piccola parte di quelle sofferenze, e questo per l'amore particolare che ho verso di te e per l'alto grado di santità che ti destino in cielo. L'anima che soffre è la più vicina al Mio Cuore ».

- L'anima: « Ancora una cosa, Signore. Cosa fare quando vengo disprezzata e respinta dalla gente e specialmente da coloro sui quali avevo diritto di contare e ciò nei momenti di maggior necessità? ».

- Gesù: « Bambina Mia, fai il proposito di non contare mai sugli uomini. Farai molte cose, se ti affiderai completamente alla Mia volontà e dirai: Avvenga di me non come voglio io, ma secondo la Tua volontà, o Dio. Sappi che queste parole, dette dal profondo del cuore, portano l'anima in un attimo sulle vette della santità. Per una tale anima ho una speciale predilezione, un'anima del genere Mi rende una grande gloria e riempie il cielo col profumo delle sue virtù. Sappi anche che la forza che hai per sopportare le sofferenze, la devi alla santa Comunione frequente, perciò va spesso a quella fonte di Misericordia ed attingi col recipiente della fiducia tutto ciò che ti serve ».

- L'anima: « Ti ringrazio, Signore, per la tua inconcepibile bontà, per esserTi degnato di rimanere con noi in questo esilio, dove dimori con noi come Dio di Misericordia e diffondi attorno a te lo splendore della tua compassione e bontà. Alla luce dei Tuoi raggi di Misericordia ho conosciuto quanto mi ami ».

DIALOGO FRA DIO MISERICORDIOSO E L'ANIMA CHE TENDE VERSO LA PERFEZIONE.

- Gesù: « Mi sono graditi i tuoi sforzi, o anima che tendi alla perfezione, ma perché ti vedo così spesso triste ed abbattuta? Dimmi, bambina Mia, che significa questa tristezza e quale ne è la causa? ».

- L'anima: « La causa della mia tristezza, Signore, proviene dal fatto che, nonostante i miei propositi sinceri, cado continuamente e sempre negli stessi difetti. La mattina faccio i propositi, e la sera vedo quanto sono andata lontano da tali propositi ».

- Gesù: « Vedi, bambina Mia, quello che sei per te stessa. La causa delle tue cadute dipende dal fatto che conti troppo su te stessa e ti appoggi troppo poco su di Me. Ma questo non deve rattristarti eccessivamente, hai a che fare con un Dio misericordioso; la tua miseria non Lo esaurisce, del resto non ho limitato il numero delle volte in cui posso perdonarti ».

- L'anima: « Si, conosco tutto ciò, ma mi assalgono grandi tentazioni e vari dubbi sorgono in me ed inoltre tutto mi irrita e mi scoraggia ».

- Gesù: « Sappi, bambina Mia, che l'ostacolo più grande alla santità è lo scoraggiamento e l'inquietudine ingiustificata, che ti toglie la possibilità di esercitarti nelle virtù. Tutte le tentazioni messe assieme non dovrebbero turbarti la pace interiore nemmeno per un istante e l'irritabilità e lo scoraggiamento sono frutto del tuo amor proprio. Non devi scoraggiarti, ma cercare di far regnare il Mio amore al posto del tuo amor proprio. Perciò fiducia, bambina Mia, non devi scoraggiarti, ma venire a chiedere il perdono a Me, dato che Io sono sempre disposto a perdonarti. Ogni volta che Me lo chiedi, esalti la Mia Misericordia ».

- L'anima: «Io conosco ciò che è più perfetto e ciò che a Te piace di più, ma incontro grandi ostacoli nell'eseguire ciò che conosco».

- Gesù: « Bambina Mia, la vita su questa terra è una lotta ed una grande lotta per il Mio regno, ma non temere, non sei sola. Io ti sostengo sempre, quindi appoggiati al Mio braccio e combatti senza aver paura di nulla. Prendi il recipiente della fiducia ed attingi alla sorgente della vita, non solo per te, ma pensa anche alle altre anime, e specialmente a quelle che non hanno fiducia nella mia bontà ».

- L'anima: « Signore, sento che il mio cuore si riempie del Tuo amore, che i raggi della Tua Misericordia e del Tuo amore sono penetrati nella mia anima. Eccomi, Signore, che vengo per rispondere alla Tua chiamata. Ecco, vado alla conquista delle anime, sostenuta dalla Tua grazia; sono pronta a seguirTi, Signore non solo sul Tabor, ma anche sul Calvario. Voglio condurre le anime alla sorgente della Tua Misericordia, affinché su tutte le anime si rifletta lo splendore dei Tuoi raggi misericordiosi e si riempia la casa del Padre. E quando il nemico comincerà a lanciare i suoi proiettili contro di me, mi riparerò dietro lo scudo della Tua Misericordia ».

DIALOGO FRA DIO MISERICORDIOSO E L'ANIMA PERFETTA.

- L'anima: « O mio Signore e Maestro, desidero parlare un po con te ».

- Gesù: « Parla, figliola cara che ti ascolto in ogni momento e ti attendo sempre. Di che cosa desideri parlare con Me? ».

- L'anima: « Signore, prima di tutto effondo il mio cuore ai Tuoi piedi, come profumo di riconoscenza per tante grazie e benefici, di cui mi colmi continuamente e che, se anche lo volessi, non sarei in grado di elencare. Ricorderò soltanto che non c'è stato un solo momento nella mia vita in cui non abbia sperimentato la Tua protezione e la Tua bontà ».

- Gesù: « Ho piacere di parlare con te e la riconoscenza che hai espresso ti apre nuovi tesori di grazie, ma bambina Mia, invece di parlare così in generale, vogliamo scendere ai particolari su ciò che ti sta maggiormente a cuore? Parleremo confidenzialmente, sinceramente, come due cuori che si amano reciprocamente ».

- L'anima: « O mio Signore misericordioso, ci sono segreti nel mio cuore, dei quali nessuno sa né saprà nulla eccetto Te, poiché anche se li volessi svelare, nessuno mi comprenderebbe. Ne conosce qualche cosa il Tuo rappresentante; dato che mi confesso da lui, ma solo in quanto io sono in grado di svelare questi segreti. Il resto, Signore, rimane fra di noi per l'eternità! Mi hai coperto col manto della Tua Misericordia, perdonandomi sempre i peccati. Non mi hai rifiutato il Tuo perdono nemmeno una volta, ma avendo compassione di me, mi hai dato sempre una vita nuova, la vita della grazia. Ed affinché non avessi dubbi in nulla, mi hai affidato all'amorevole assistenza della Tua Chiesa, di questa vera tenera madre, che a nome Tuo mi assicura sulle verità della fede e vigila perché non cada in errore. E specialmente nel tribunale della Tua Misericordia la mia anima esperimenta tutto un mare di benevolenza. Agli angeli caduti non hai dato il tempo di fare penitenza, non hai prolungato per loro il tempo della Misericordia. O mio Signore, hai posto sulla strada della mia vita dei santi sacerdoti, che mi indicano il cammino sicuro. O Gesù, c'è ancora un segreto nella mia vita, il più profondo ed il più caro per me: sei Tu stesso sotto le specie del pane, quando vieni nel mio cuore. Qui c'è tutto il mistero della mia santità. Qui il mio cuore unito al Tuo diviene una cosa sola, qui non esiste più alcun mistero, poiché tutto quello che è Tuo è mio, e quello che è mio è Tuo. Ecco l'onnipotenza ed il miracolo della Tua Misericordia. Anche se fossero unite insieme tutte le lingue, umane ed angeliche, non si troverebbero parole a sufficienza per esaltare questo mistero d'amore e della Tua insondabile Misericordia. Quando considero questo mistero d'amore, il mio cuore cade in una nuova estasi d'amore e ti parlo di tutto, Signore, tacendo, poiché il linguaggio d'amore è senza parole, ma non perde un solo palpito del mio cuore. O Signore, nonostante che Tu Ti sia grandemente abbassato, la Tua grandezza è molto aumentata nella mia anima e per questo si è risvegliato nella mia anima un amore ancora più grande verso di Te, unico oggetto del mio amore. E la vita d'amore e d'unione si manifesta all'esterno con una perfetta purezza e una profonda umiltà, una soave mitezza ed un grande fervore per la salvezza delle anime. O mio dolcissimo Signore, Tu vegli su di me in ogni istante e mi mandi l'ispirazione sul modo di comportarmi in un dato caso, quando il mio cuore è incerto fra una cosa o l'altra. Tu stesso più d'una volta sei intervenuto a risolvere questioni. Ah, quante innumerevoli volte, con una illuminazione istantanea, mi hai fatto conoscere quello che preferivi! Quanti segreti perdoni, di cui nessuno sa nulla! Quante volte hai riversato forza e coraggio nella mia anima, perché andasse avanti. Tu stesso hai rimosso le difficoltà dal mio cammino, intervenendo direttamente nella vicenda umana. O Gesù, tutto quello che Ti ho detto è una pallida ombra di fronte alla realtà che c'è nel mio cuore. O mio Gesù, quanto desidero la conversione dei peccatori! Tu sai quello che faccio per loro, per conquistarli a Te. Mi addolora enormemente ogni offesa fatta a Te. Tu vedi che non risparmio né forza né salute né vita in difesa del Tuo regno. Sebbene i miei sforzi non siano avvertibili su questa terra, non di meno hanno valore ai Tuoi occhi. O Gesù, desidero condurre le anime alla sorgente della Tua Misericordia affinché attingano con il recipiente della fiducia l'acqua vivificante della vita. Quando un'anima desidera per sé una maggiore Misericordia di Dio, si avvicini a Lui con grande fiducia, e se la sua fiducia in Dio sarà senza limiti, anche la divina Misericordia sarà per lei senza limiti. O mio Signore, che conosci ogni battito del mio cuore, Tu sai quanto ardentemente desidero che tutti i cuori battano esclusivamente per Te, affinché ogni anima esalti la grandezza della Tua Misericordia ».

- Gesù: « Mia cara figliola, delizia del Mio cuore, la tua conversazione per Me è più piacevole e gradita del canto degli angeli. Per te sono aperti tutti i tesori del Mio Cuore. Prendi da questo Cuore ciò che serve per te e per il mondo intero. Per il tuo amore ritiro le giuste punizioni che l'umanità aveva meritato. Un solo atto di puro amore verso di Me, Mi è più gradito che migliaia di inni di anime imperfette. Un tuo solo sospiro d'amore Mi ricompensa per molti insulti di cui Mi coprono gli empi. La tua più piccola azione, cioè un atto di virtù, ha ai Miei occhi un valore smisurato, e questo per il grande amore che hai per Me. In un'anima che vive esclusivamente del Mio amore, Io regno come in cielo. Il Mio occhio veglia su di lei giorno e notte e trovo in essa il Mio compiacimento ed ho l'orecchio teso alle sue suppliche ed al più piccolo fremito del suo cuore e spesso prevengo le sue richieste. O figlia da Me particolarmente amata, pupilla del Mio occhio, riposa un momento accanto al Mio Cuore ed assapora quell'amore di cui ti delizierai per tutta l'eternità. Ma, figlia, ancora non sei nella patria, perciò va', fortificata dalla Mia grazia e combatti per il Mio regno nelle anime umane, combatti come figlia dei Re e ricordati che i giorni dell'esilio passeranno presto e con essi la possibilità di acquistare meriti per il cielo. Figlia Mia, da te Mi aspetto un gran numero di anime, che glorificheranno la Mia Misericordia per tutta l'eternità. Figlia Mia, per rispondere degnamente alla Mia chiamata, riceviMi ogni giorno nella santa Comunione: essa ti darà la forza... ».

-L'anima: Gesù, non lasciarmi sola nella sofferenza; Tu, Signore, sai quanto sono debole, sono un abisso di miseria, sono il nulla stesso. Perciò che c'è di strano se mi lasci sola e cado? Sono come un lattante, Signore, non so cavarmela da sola, però nonostante ogni abbandono, ho fiducia anche in contrasto coi miei sentimenti; ho fiducia e mi trasformo tutta in fiducia, talvolta, nonostante quello che sento in contrario dentro di me. Non diminuire affatto le mie pene, ma dammi la forza di sopportane. Fa' di me quello che vuoi, o Signore, dammi solo la grazia di saperTi amare in ogni caso e in ogni circostanza. Non ridurre, Signore, il calice dell'amarezza, ma dammi la forza di berlo fino all'ultima goccia. O Signore, talvolta m'innazzl fino allo splendore delle visioni e poi mi sprofondi di nuovo in una notte buia e nell'abisso del mio nulla e l'anima si sente quasi sola nel mezzo di un gran deserto... Tuttavia al di sopra di tutto confido in Te, o Gesù, poiché sei immutabile. La mia disposizione d'animo è mutevole, Tu invece sei sempre lo stesso, pieno di Misericordia.
O Gesù, fonte della vita, santificami! Mia forza, fortificami! O mio Capo supremo, combatti per me! Unica luce della mia anima, illuminami! Mio Maestro, guidami! Mi affido a Te come un lattante all'amore della propria mamma. Anche se tutto congiurasse contro di me ed anche se venisse a mancarmi la terra sotto i piedi, rimarrei tranquilla accanto al Tuo Cuore. Tu sei per me la più tenera delle madri e sorpassi tutte le madri. Ti canterò il mio dolore col silenzio e Tu mi comprenderai oltre ogni mio modo di esprimermi...

+ Oggi il Signore è venuto a farmi visita e mi ha detto: «Figlia Mia, non aver paura di quello che potrà accaderti, non ti darò prove al di sopra delle tue forze. Conosci la potenza della Mia grazia, questo ti basti». Dopo queste parole il Signore mi ha fatto comprendere in modo più approfondito l'azione della Sua grazia. Prima della santa Comunione Gesù mi ha fatto conoscere che non dovevo assolutamente dare ascolto nel parlare con una certa suora, perché non Gli piace la sua scaltrezza e la sua astuzia. «Figlia Mia, non far conoscere a quella persona né le tue idee né la tua opinione». Ho chiesto perdono al Signore per quello che non Gli piace in quell'anima e L'ho scongiurato di sostenermi con la Sua grazia nel momento in cui verrà di nuovo a parlare con me. Quella persona mi aveva domandato molte cose alle quali avevo risposto con tutto l'affetto di sorella e, per dimostrarle che parlavo sinceramente, le avevo detto alcune cose sperimentate personalmente da me, ma le intenzioni di quell'anima erano diverse dalle parole che aveva sulle labbra..

+ O mio Gesù, dai momento in cui mi sono data completamente a Te, non penso affatto a me stessa. Puoi fare di me quello che Ti piace. Io penso soltanto ad una cosa, cioè a quello che Ti piace di più, con che cosa, Signore, posso farTi piacere. Sto in ascolto ed attenta ad ogni occasione, non curandomi che all'esterno venga in tal caso giudicata diversamente...

15.1.1938. Oggi quando è venuta a trovarmi quella stessa suora, per la quale sono stata ammonita dal Signore, mi sono preparata spiritualmente per la lotta. Benché la cosa mi sia costata molto, non mi sono allontanata nemmeno di un capello dalla raccomandazione divina. Tuttavia, quando stava già per passare un'ora di tempo e quella suora non pensava ad andarsene, ho invocato interiormente l'aiuto di Gesù. All'improvviso ho udito una voce nell'anima: «Non temere, ti guardo in questo momento e ti vengo in aiuto. Ti mando subito due suore, che verranno a farti visita ed allora ti sarà facile continuare la conversazione». Ed in quello stesso istante entrarono due suore e la conversazione allora divenne molto facile, ma si protrasse ancora per mezz’ora. Oh, com'è bene durante una conversazione invocare l'aiuto di Gesù! Oh, com'è bene nei momenti di tranquillità impetrare per sé le grazie attuali! Ho una gran paura di simili conversazioni apparentemente confidenziali; in casi analoghi occorre avere molta luce da parte di Dio per poter conversare con profitto per quell'anima e per noi. Dio concede il Suo aiuto, ma bisogna domandarglielo; nessuno confidi eccessivamente su se stesso.

17.1.1938. Oggi fin dalla mattina la mia anima si trova nelle tenebre. Non riesco ad elevarmi fino a Gesù, mi sento quasi abbandonata da Lui. Non mi rivolgerò alle creature per ottenere luce, poiché so che esse non possono illuminarmi, se Gesù intende mantenermi nelle tenebre. Mi sottometto alla Sua santa volontà e soffro, ma la lotta assume un aspetto sempre maggiore. Durante i vespri ho voluto unirmi con la preghiera alle consorelle. Quando mi sono trasferita col pensiero in cappella, il mio spirito è sprofondato in tenebre ancora più fitte. Sentivo disgusto per ogni cosa. All'improvviso sento la voce di satana: «Guarda come è tutto contraddittorio ciò che ti dà Gesù: ti ordina di fondare un convento e ti manda la malattia; ti ordina di interessarti della festa della Misericordia ed una festa del genere il mondo non la vuole. Perché preghi per questa festa? Questa festa è così inopportuna». L'anima mia tace e prega con un atto della volontà, senza entrare in colloquio con lo spirito delle tenebre. Tuttavia s'impadronisce di me un disgusto così strano della vita, che debbo fare un grande sforzo della volontà per poterla accettare... E sento di nuovo le parole del tentatore: «Domani, dopo la santa Comunione, chiedi di morire. Dio ti ascolterà. Infatti ti ha ascoltato tante volte e ti ha dato quello che Gli avevi chiesto». Taccio e prego con un atto della volontà, anzi mi sottometto a Dio, pregandoLo interiormente che non mi abbandoni in questo momento.

Sono già le undici di sera, tutte le suore dormono ormai nelle loro celle, solo la mia anima combatte e con grande impegno. Il tentatore mi dice ancora: « Perché t'interessano le altre anime? Tu devi pregare solo per te stessa. I peccatori si convertiranno senza le tue preghiere. Vedo che soffri molto in questo momento, ti do un consiglio dal quale dipenderà la tua felicità: non parlare mai della divina Misericordia, e specialmente non incitare i peccatori alla fiducia nella divina Misericordia, poiché a loro spetta una giusta punizione. La seconda cosa è la più importante, non parlare di quello che avviene nella tua anima coi confessori e specialmente a quel Padre straordinario e a quel prete di Wilno. Io li conosco, so chi sono, perciò voglio metterti in guardia da loro. Guarda che per essere una buona suora è sufficiente vivere come tutte le altre. Perché esporti a tante difficoltà? ». Io continuo a tacere e con un atto della volontà persevero tutta in Dio, sebbene mi sfugga dal cuore un lamento. Il tentatore finalmente se ne andò e io sfinita mi addormentai immediatamente. La mattina, subito dopo la santa Comunione, entrai nella mia cella e, cadendo in ginocchio, rinnovai l'atto di sottomissione in tutto alla santissima volontà di Dio.

Ti prego, Gesù, dammi la forza per lottare, avvenga di me secondo la Tua SS.ma volontà. La mia anima si è innamorata della Tua SS.ma volontà. In quel momento vidi Gesù che mi disse: «Sono contento di quello che fai e continua a stare tranquilla se fai sempre tutto quello che è in tuo potere per quest'opera della Misericordia. Abbi la massima sincerità col confessore. Satana, dalla tentazione che ti ha teso, non ha avuto alcun profitto, poiché non ti sei messa a conversare con lui. Continua così. Oggi Mi hai reso un grande onore lottando così fedelmente. Perseveri e si rafforzi il tuo cuore nella convinzione che Io sono sempre con te, anche se nel momento della lotta tu non Mi senti...». Oggi l'amore di Dio mi trasporta in un altro mondo. Sono immersa nell'amore, amo e sento che sono amata e sto vivendo questo in piena consapevolezza. La mia anima annega nel Signore, e conosce la grande maestà di Dio e la propria piccolezza e tale conoscenza aumenta la mia felicità... Questa consapevolezza è tanto viva nella mia anima, tanto forte e nello stesso tempo tanto dolce.

+ Dato che ora non posso dormire di notte neppure un po' perché i dolori non me lo permettono, visito tutte le chiese e cappelle e, sebbene per poco tempo, adoro il SS.mo Sacramento. Quando torno nella mia cappella, prego per certi sacerdoti che annunciano e diffondono la Misericordia di Dio. Prego anche per le intenzioni del Santo Padre e per impetrare la Misericordia di Dio per i peccatori. Queste sono le mie notti.

20.1.38. Non striscio mai davanti a nessuno. Non sopporto le adulazioni, e l'umiltà è solo verità; nella vera umiltà non c'è servilismo. Benché mi consideri la più piccola di tutto il convento, d'altra parte sono lieta della dignità di sposa di Gesù... Poco importa se qualche volta sento dire che sono superba, poiché so bene che i giudizi degli uomini non riescono a scorgere i motivi delle azioni. Quando all'inizio della mia vita religiosa, subito dopo il noviziato, cominciai ad esercitarmi in modo particolare nell'umiltà, non mi bastavano le sole umiliazioni che Dio mi mandava, ma le cercavo io stessa e in un fervore esagerato mi mostravo talvolta ai superiori quale non ero in realtà e non avevo neppure un'idea di tali miserie. Dopo poco però Gesù mi fece conoscere che l'umiltà è soltanto verità. Da quel momento mutai il mio punto di vista seguendo fedelmente la luce di Gesù. Compresi che se un'anima sta con Gesù, Egli non le permette di sbagliare.

+ Signore, Tu sai che fin dalla mia giovinezza ho sempre cercato la Tua volontà e, conosciutala, ho cercato di metterla in pratica. Il mio cuore era abituato alle ispirazioni dello Spirito Santo, al quale sono fedele. Anche in mezzo al più grande frastuono riuscivo ad udire la voce di Dio; so sempre quello che avviene nel mio intimo.. M'impegno per la santità, poiché con essa sarò utile alla Chiesa. Faccio sforzi continui nelle virtù. Procuro di imitare fedelmente Gesù e questa serie di atti di virtù quotidiani, silenziosi, nascosti, quasi impercettibili, ma eseguiti con tanto amore, li depongo nel tesoro della Chiesa di Dio a comune vantaggio delle anime. Sento interiormente come se avessi la responsabilità di tutte le anime: sento chiaramente che vivo non solo per me, ma per tutta la Chiesa...

+ O Dio incomprensibile, il mio cuore si strugge dalla gioia, poiché m'hai permesso di penetrare i misteri della Tua Misericordia. Tutto ha inizio dalla Tua Misericordia, e tutto termina nella Tua Misericordia... Ogni grazia deriva dalla Misericordia e l'ultima ora è piena di Misericordia per noi. Nessuno dubiti della bontà di Dio, anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, la Misericordia di Dio è più forte della nostra miseria. Una sola cosa è necessaria, che il peccatore apra almeno un po' le porte del suo cuore ai raggi della divina Misericordia: Dio farà il resto. Ma infelice quell'anima che perfino nell'ultima ora ha tenuto chiusa la porta alla Misericordia di Dio! Sono state queste anime che hanno immerso Gesù nell'Orto degli Ulivi in una tristezza mortale. Ciò nonostante dal Suo Cuore compassionevolissimo scaturì la divina Misericordia.

21.1.38. Gesù, sarebbe veramente tremendo soffrire se non ci fossi Tu, ma proprio Tu, o Gesù disteso in croce, mi dai forza e sei sempre accanto all'anima che soffre. Le creature abbandonano l'uomo che soffre, ma Tu, Signore, sei fedele... Capita spesso durante la malattia come con Giobbe nell'Antico Testamento. Finché uno cammina e lavora, va tutto bene e liscio, ma se Dio manda una malattia, gli amici cominciano a diminuire. Però ci sono. S'interessano dei nostri patimenti e così via; ma se Iddio ci manda una lunga malattia, poco alla volta cominciano ad abbandonarci anche questi amici fedeli. Ci vengono a visitare più di rado e spesso le loro visite ci procurano sofferenza. Invece di confortarci, ci rinfacciano varie cose che ci fanno soffrire molto e così l'anima, come Giobbe, rimane sola, ma per fortuna non è sola, dato che c'è con lei Gesù Ostia. Dopo aver assaporato le predette sofferenze ed aver passato tutta la notte nell'amarezza, quando al mattino il cappellano mi portò la santa Comunione, dovetti frenarmi con la forza della volontà, per non gridare a piena voce: “Ti saluto, vero ed unico Amico! “.

La santa Comunione mi dà la forza per affrontare la sofferenza e la lotta. Voglio dire ancora una cosa che ho sperimentato io stessa. Quando Dio non manda né la morte, né la salute e questo dura degli anni, le persone attorno vi si abituano e considerano il malato come se non fosse tale. Allora incomincia la catena di un silenzioso martirio. Dio solo sa quanti sacrifici Gli offre quell'anima. Una sera che mi sentivo così male che non sapevo come raggiungere la cella, incontrai la suora Assistente che stava dicendo ad una delle suore direttrici di andare in portineria per una commissione. Appena mi vide disse alla stessa: « Sorella, non va più lei, andrà Suor Faustina, dato che piove forte ». Risposi: « Va bene ». Andai e sbrigai la commissione, ma Dio solo ne sa qualcosa. Questa è soltanto una di tante frasi analoghe. Qualche volta sembra proprio che una suora del secondo coro sia di sasso, ma anch'essa è una creatura umana, ha un cuore e dei sentimenti.'In casi del genere Dio stesso viene in aiuto, altrimenti l'anima non riuscirebbe a sopportare tali croci, di cui non ho scritto ancora nulla e non ho intenzione di scriverne adesso, ma ne scriverò quando avrò l'ispirazione... Oggi durante la santa Messa ho visto Gesù sofferente, come se agonizzasse in croce, il quale mi ha detto: «Figlia Mia, medita spesso sulle Mie sofferenze che ho subito per te, e quello che tu soffri per Me non ti sembrerà eccessivo. Mi fai molto piacere quando mediti sulla Mia dolorosa Passione. Unisci le tue piccole sofferenze alla Mia dolorosa Passione, affinché acquistino un valore infinito davanti alla Mia Maestà».

+ Oggi Gesù mi ha detto: «Mi chiami spesso Maestro. Ciò è gradito al Mio cuore, ma non dimenticare, alunna Mia, che sei alunna di un Maestro Crocifisso. Questa sola parola ti basti. Tu sai ciò che è racchiuso nella croce».

+ Ho conosciuto che nella pazienza è nascosta la potenza più grande. Vedo che la pazienza conduce sempre alla vittoria, benché non subito, ma tale vittoria arriva dopo anni. La pazienza va assieme alla mitezza. Ho passato tutta la notte nella prigione sotterranea con Gesù. Era una notte di adorazione. Le suore pregavano in cappella. Io mi sono unita a loro in ispirito, perché la mancanza di salute non mi ha permesso di andare in cappella. Per tutta la notte però non sono riuscita ad addormentarmi, perciò l'ho passata nella prigione sotterranea con Gesù. Gesù mi ha fatto conoscere le sofferenze che vi ha patito. Il mondo le conoscerà il giorno del giudizio. «Figlia Mia, dì alle anime che dò loro come difesa la Mia Misericordia. Combatto per loro Io solo e sopporto la giusta collera del Padre Mio». “Figlia Mia, dì che la festa della Mia Misericordia è uscita dalle Mie viscere a conforto del mondo intero”. O Gesù, mia pace e mio riposo, Ti prego per questa suora, illuminala, in modo che cambi interiormente, sostienila potentemente con la Tua grazia, affinché anche lei possa giungere alla perfezione...

Oggi prima della santa Comunione il Signore mi ha detto: «Figlia Mia, oggi parla con la Superiora apertamente della Mia Misericordia, poiché essa fra le Superiore è stata quella che ha partecipato maggiormente a diffonderla». In realtà nei pomeriggio è venuta la Madre ed abbiamo parlato di quest'opera di Dio. La Madre mi ha detto che le immaginette non erano venute molto bene e che ne vendevano poche. «Ma io stessa, ha aggiunto, ne ho preso un bel po' e le distribuisco dove ritengo opportuno e faccio quello che posso perché si diffonda l'opera della Misericordia». Quando se ne fu andata, il Signore mi ha fatto conoscere quanto Gli è cara quell'anima. Oggi il Signore mi ha detto: «Ho aperto il Mio Cuore come una viva sorgente di Misericordia, tutte le anime vi attingano la vita, si avvicinino con grande fiducia a questo mare di Misericordia. I peccatori otterranno la giustificazione ed i giusti verranno rafforzati nel bene. A colui che avrà posto la sua fiducia nella Mia Misericordia, nell'ora della morte colmerò l'anima con la Mia pace divina». Il Signore mi ha detto: «Figlia Mia, non desistere dal diffondere la Mia Misericordia, con ciò procurerai refrigerio al Mio Cuore, che arde del fuoco della compassione per i peccatori. Dì ai Miei sacerdoti che i peccatori induriti si inteneriranno alle loro parole, quando essi parleranno della Mia sconfinata Misericordia e della compassione che ho per loro nel Mio Cuore. Ai sacerdoti che proclameranno ed esalteranno la Mia Misericordia, darò una forza meravigliosa, unzione alle loro parole e commuoverò i cuori ai quali parleranno». La vita comune è pesante per se stessa, ma è doppiamente pesante vivere a stretto contatto con anime superbe. O Dio, concedimi una fede più profonda, in modo che riesca sempre a scorgere in ogni suora la Tua santa immagine, scolpita nella sua anima... Amore eterno, fiamma pura, ardi incessantemente nel mio cuore e divinizza tutto il mio essere in forza della Tua eterna predilezione, per la quale mi hai dato l'esistenza, chiamandomi a partecipare alla Tua eterna felicità. O Signore misericordioso, mi hai colmata di questi doni unicamente per la Tua Misericordia. Vedendo che tutto quello che ho mi è stato dato gratuitamente, nell'umiltà più profonda adoro la Tua bontà inconcepibile. Signore, lo stupore m'inonda il cuore al pensiero che Tu, Signore assoluto, non hai bisogno di nessuno e tuttavia per puro amore Ti abbassi a questo modo fino a noi. Non finisco mai di stupirmi quando il Signore entra in rapporti di intimità così stretta con una sua creatura; anche qui è evidente la Sua insondabile bontà. Incomincio sempre questa meditazione e non riesco mai a terminarla, poiché il mio spirito s'immerge totalmente in Lui. Che delizia amare con tutte le forze della propria anima ed essere a sua volta amata ancora di più, sentire tutto questo e viverlo nella piena consapevolezza del proprio essere! Non ci sono parole per esprimerlo.

25.1.38. O mio Gesù, quanto sei buono e paziente! Talvolta ci guardi proprio come dei bambini. Certe volte Ti preghiamo e non sappiamo nemmeno noi per che cosa ed alla fine della preghiera, quando ci dai quello che abbiamo chiesto, non vogliamo accettarlo. Un giorno venne da me una certa suora e mi chiese di pregare e mi disse che non poteva più resistere se la situazione continuava così. « Preghi, sorella ». Risposi che l'avrei fatto. Incominciai una novena alla divina Misericordia e venni a sapere che Dio le avrebbe concesso la grazia, ma lei dopo averla ottenuta sarebbe stata nuovamente insoddisfatta. Tuttavia continuai a pregare come mi aveva chiesto. Il giorno dopo rivenne la stessa suora. Appena iniziò il discorso, si mise a parlare della stessa cosa. Le dissi: « Lei sa, sorella, che non dobbiamo costringere il Signore Dio con la preghiera a darci quello che vogliamo noi, ma dobbiamo piuttosto sottometterci alla Sua santa volontà ». A lei però sembrava che quanto chiedeva fosse indispensabile. Verso la fine della novena tornò di nuovo quella suora e mi disse: « Gesù mi ha concesso la grazia, ma... ma adesso la penso diversamente. Sorella, preghi, perché torni di nuovo com'era prima». Le risposi: « Si, pregherò, ma perché lei faccia la volontà di Dio e non quello che vuole lei... Misericordiosissimo Cuore di Gesù, difendici dalla giusta ira di Dio!

+ Una certa suora mi perseguita di continuo unicamente per il fatto che Dio ha rapporti così stretti con me. A lei sembra che tutto ciò sia una finzione da parte mia. Quando ritiene che io abbia commesso qualche mancanza, dice: « Hanno le visioni e commettono colpe di questo genere! ». Ne ha parlato in giro alle altre suore con un'interpretazione sempre sfavorevole; diffonde prevalentemente l’opinione che si tratti di una mezza pazza. Un giorno mi diede fastidio che quella goccia d'intelligenza umana indagasse a quel modo sui doni di Dio. Dopo la santa Comunione pregni perché Iddio la illuminasse. Conobbi tuttavia che quell'anima, se non cambia la sua disposizione interiore, non giungerà alla perfezione.

+ Quando mi lamentai con Gesù per una certa persona: « Gesù, come può quella persona emettere un simile giudizio anche sull'intenzione? ». Il Signore mi rispose: «Non ti meravigliare di questo. Quell'anima non conosce nemmeno se stessa, come può emettere un giudizio equilibrato su un'altra anima?». Oggi ho visto Padre Andrasz che pregava. Ho conosciuto che intercedeva presso Dio anche per me. Il Signore qualche volta mi fa conoscere chi prega per me. Mi sono ritirata un po' nell'ombra, come se quest'opera di Dio non m'interessasse. In questo momento non ne parlo, ma con tutta l'anima sono immersa nella preghiera e supplico Dio che si degni di affrettare questo grande dono, cioè la festa della Misericordia e vedo che Gesù opera e dà Egli stesso le indicazioni su come condurla a termine. Nulla avviene per caso. Oggi ho detto a Gesù: « Vedi quante difficoltà prima che credano che sei Tu stesso l'autore di quest'opera? Ed anche adesso non tutti ci credono ancora ». «Sta' tranquilla, bambina Mia, nulla può opporsi alla Mia volontà. Nonostante le mormorazioni e l'avversione delle suore, la Mia volontà si compirà in te in tutta la sua estensione, fino all'ultimo desiderio e determinazione. Non rattristarti per questo. Anch'io sono Stato la pietra dello scandalo per alcune anime...».

+ Gesù si è lamentato per il gran dolore che gli procura l'infedeltà delle anime elette: «Ed ancora di più ferisce il Mio Cuore la loro mancanza di fiducia dopo la caduta. Se non avessero sperimentato la bontà del Mio Cuore, ciò Mi addolorerebbe di meno». Ho visto la collera di Dio sospesa sulla Polonia. Ed ora vedo che, se Iddio colpisse il nostro paese coi più grandi castighi, ciò sarebbe ancora una grande Misericordia da parte Sua, poiché per delitti così gravi potrebbe punirci con la rovina eterna. Rimasi terrorizzata quando il Signore scostò appena un poco il velo. Ora vedo chiaramente che le anime elette sostengono l'esistenza del mondo, fino a quando la misura sarà colma...

+ Ho visto l'impegno nella preghiera di un certo sacerdote. La sua preghiera era simile alla preghiera di Gesù nell'Orto. Oh, se quel sacerdote sapesse quanto è stata gradita al Signore quella preghiera!... O Gesù, mi chiudo nel Tuo misericordiosissimo Cuore, come in una fortezza inespugnabile, per difendermi dai proiettili dei nemici. Oggi sono stata accanto ad una certa persona che agonizzava, stava morendo dalle parti della nostra famiglia. L'ho sostenuta con la preghiera. Dopo un po' ho sentito dolore alle mani, ai piedi ed al fianco per un breve momento...

27.1.38. Oggi durante l'ora santa Gesù si è lamentato con me per l'ingratitudine delle anime. «In cambio dei benefici ottengo ingratitudine, in cambio dell'amore ottengo dimenticanza ed indifferenza. Il Mio cuore non può sopportarlo». A questo punto nel mio cuore si è acceso un amore così forte verso Gesù che mentre mi offrivo per le anime ingrate, in un istante mi sono immersa completamente in Lui. Quando sono rientrata in me, il Signore mi ha fatto assaporare una piccola parte di quell'ingratitudine che inondava il Suo Cuore. Quest'esperienza è durata un tempo breve. Oggi ho detto al Signore: «Quando mi prenderai con Te? Io mi sono già sentita così male che ho atteso la Tua venuta con tanta nostalgia». Gesù mi ha risposto: «Sii sempre pronta, ma ormai non ti lascerò più a lungo in questo esilio. Deve compiersi in te la Mia santa volontà». «O Signore, se la Tua santa volontà non si è ancora completamente adempiuta su di me, eccomi sono pronta a tutto ciò che Tu vuoi, o Signore. O mio Gesù, mi meraviglio soltanto per il fatto che Tu mi fai conoscere tanti segreti, ma l'ora della mia morte non vuoi rivelarmela ». Ed il Signore ha risposto: «Sta' tranquilla, te la farò conoscere, ma non ora». « Ah, mio Signore, Ti chiedo perdono per aver voluto saperlo. Tu sai bene perché, poiché Tu conosci il mio cuore pieno di nostalgia, che anela ardentemente a Te. Tu sai che non vorrei morire nemmeno un istante prima, ma solo quando Tu hai stabilito fin dall'eternità». Gesù ha ascoltato con singolare benevolenza le mie confidenze. [Qui metà della pagina è bianca].

28.1.38. Oggi il Signore mi ha detto: «Figlia Mia, scrivi queste parole: «Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e ne diffonderanno il culto, esortando altre anime alla fiducia nella Mia Misericordia, queste anime nell'ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia le proteggerà in quell'ultima lotta... Figlia Mia, esorta le anime a recitare la coroncina che ti ho dato. Per la recita di questa coroncina Mi piace concedere tutto ciò che Mi chiederanno. Se la reciteranno peccatori incalliti, colmerò di pace la loro anima, e l'ora della loro morte sarà serena. Scrivi questo per le anime afflitte: quando l'anima vede e riconosce la gravità dei suoi peccati, quando si svela ai suoi occhi tutto l'abisso di miseria in cui è precipitata, non si disperi, ma si getti con fiducia nelle braccia della Mia Misericordia, come un bambino fra le braccia della madre teneramente amata. Queste anime hanno la precedenza nel Mio Cuore compassionevole, esse hanno la precedenza nella Mia Misericordia. Proclama che nessun'anima, che ha invocato la Mia Misericordia, è rimasta delusa né confusa. Ho una predilezione particolare per l'anima che ha fiducia nella Mia bontà. Scrivi che quando verrà recitata la coroncina vicino agli agonizzanti, Mi metterò fra il Padre e l'anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso». In quel momento il Signore mi fece conoscere quanto è geloso del mio cuore. «Anche fra le tue consorelle ti sentirai sola, ebbene sappi che desidero che ti unisca più strettamente a Me. A Me interessa ogni battito del tuo cuore; ogni palpito del tuo amore si ripercuote nel Mio Cuore; sono assetato del tuo amore». « Si, o Gesù, ma anche il mio cuore non saprebbe vivere senza di Te, poiché pur se mi venisse offerto il cuore di tutte le creature, esse non appagherebbero i profondi desideri del mio cuore ». Questa sera il Signore mi ha detto: «Affidati completamente a Me nell'ora della morte e io ti presenterò al Padre Mio come Mia sposa. Adesso ti raccomando di unire ai Miei meriti le tue azioni anche le più piccole ed allora il Padre Mio le guarderà con amore come se fossero Mie... Non cambiare l'esame particolare che ti ho dato tramite Padre Andrasz, quello cioè di unirti continuamente a Me; questo è quanto oggi esigo chiaramente da te. Sii come una bambina di fronte ai Miei rappresentanti, poiché Io prendo in prestito la loro bocca per parlare a te, in modo che tu non abbia dubbi di alcun genere». La mia salute è migliorata un po'; oggi sono scesa in refettorio ed in cappella. Non posso ancora riprendere il mio lavoro e resto in cella a lavorare con la spoletta. Questo lavoro mi attrae enormemente, ma mi stanco egualmente, anche se è un lavoretto così leggero. Vedo che le mie forze si sono molto indebolite. Non ho momenti di ozio, poiché ogni istante della mia vita è assorbito dalla preghiera, dalla sofferenza e dal lavoro. Se non posso adorare Dio in un modo, lo faccio in un altro e se Dio mi concedesse la vita una seconda volta, non so se saprei utilizzarla meglio... Il Signore mi ha detto: «Mi diletto del tuo amore; il tuo amore sincero è così gradito al Mio Cuore, come il profumo di un bocciolo di rosa nelle prime ore del mattino, quando il sole non gli ha ancora prosciugato la rugiada. La freschezza del tuo cuore Mi affascina, per cui Mi unisco a te così intimamente, come con nessun altra creatura...». Oggi ho visto gli sforzi di quel sacerdote per la causa di Dio. Il suo cuore comincia ad assaporare quello di cui era ricolmo il Cuore Divino durante la vita terrena, per gli sforzi, l'ingratitudine... Ma il suo zelo per la gloria di Dio è grande.

30.1.1938. Ritiro spirituale di un giorno. Durante la meditazione il Signore mi ha fatto conoscere che, finché il cuore mi batterà in petto, dovrò sempre impegnarmi perché il regno di Dio si diffonda sulla terra. Debbo lottare per la gloria del mio Creatore. So che darò a Dio la gloria che attende da me, se cercherò di cooperare fedelmente con la Sua grazia. Desidero vivere in spirito di fede, accetto tutto quello che mi capita come mandato dall'amorevole volontà di Dio, che desidera sinceramente la mia felicità. Accetterò quindi tutto quello che Iddio mi manderà con sottomissione e gratitudine, non badando alla voce della natura né ai suggerimenti dell'amor proprio. Prima di iniziare un azione di una certa importanza rifletterò un momento, per vedere che rapporto ha con la vita eterna, qual è il motivo principale per cui viene intrapresa, se la gloria di Dio, se un qualche vantaggio per la mia anima od il bene di altre anime. Se il cuore mi risponderà che è così, allora sarò inflessibile nell'eseguire quella data azione senza badare ad alcun ostacolo, ad alcun sacrificio. Non mi farò distogliere dallo scopo che mi sono prefissa, mi basta soltanto sapere che è gradito a Dio. Al contrario se conoscerò che determinate azioni non hanno nulla in comune con quanto detto sopra, procurerò di elevarle a sfere più alte mediante una buona intenzione. Se poi conoscerò che qualche cosa proviene dall'amor proprio, la sopprimerò sul nascere stesso. Nei momenti di dubbio non agirò, ma cercherò con cura chiarimenti presso ecclesiastici e specialmente presso il mio direttore spirituale. Non giustificarsi di fronte ai rimproveri e alle osservazioni fatte da chiunque, se non nel caso in cui venissi direttamente interrogata per dare testimonianza alla verità. Ascoltare con grande pazienza le confidenze degli altri, accoglierne le sofferenze, sostenendoli nel morale ed immergere le proprie sofferenze nel Cuore compassionevolissimo di Gesù. Non uscire mai dagli abissi della Sua Misericordia ed introdurvi il mondo intero.

Durante la meditazione sulla morte ho pregato il Signore, perché si degni di far penetrare nel mio cuore gli stessi sentimenti che avrò nel momento della morte. E la grazia divina mi ha risposto interiormente che, avendo fatto quanto era nelle mie possibilità, potevo stare tranquilla. In quel momento si risvegliò in me tanta gratitudine verso il Signore che dalla gioia scoppiai a piangere come una bambina... Mi preparai a ricevere la santa Comunione il mattino dopo come viatico e recitai per me le preghiere degli agonizzanti. Ad un tratto udii queste parole: «Come sei unita a Me in vita, così sarai unita al momento della morte». Dopo queste parole si risvegliò nella mia anima una fiducia così grande nella divina Misericordia che, anche se avessi sulla coscienza i peccati del mondo intero ed i peccati di tutte le anime dannate, nonostante ciò non dubiterei della bontà di Dio, ma senza pensarci mi getterei nell'abisso della divina Misericordia, che è sempre aperto per noi e col cuore a pezzi sprofondato nella polvere, mi getterei ai piedi del Signore e mi abbandonerei completamente alla Sua santa volontà, che è la Misericordia personificata. O mio Gesù, vita della mia anima, vita mia, mio Salvatore, mio dolcissimo Sposo, e nello stesso tempo mio Giudice, Tu sai che nell'ultima ora non farò affidamento su nessun mio merito, ma unicamente sulla Tua Misericordia. Ecco che fin d'ora m'immergo nella voragine della Tua Misericordia, che è sempre aperta per ogni anima. O mio Gesù, io ho un unico compito in vita, in morte e per tutta l'eternità ed è quello di adorare la tua insondabile Misericordia. Nessuna mente, né di angeli né di uomini riuscirà mai a scandagliare i misteri della Tua Misericordia. Gli angeli rimangono stupiti di fronte al mistero della Tua Misericordia, ma non riescono a comprenderlo. Tutto ciò che è uscito dalle mani del Creatore è racchiuso in un mistero inconcepibile, cioè nelle viscere della Sua Misericordia. Quando considero ciò, il mio spirito vien meno, per la gioia il cuore mi si scioglie. O Gesù, attraverso il tuo pietosissimo Cuore come attraverso un cristallo, sono giunti a noi i raggi della Divina Misericordia.

1.II.38. Oggi mi sento un po' peggio in salute, tuttavia partecipo ancora alla vita comune di tutta la Congregazione. Faccio però grandi sforzi che tu solo, o Gesù, conosci. Oggi in refettorio pensavo di non poter resistere per tutto il pranzo. Ogni volta che prendo cibo, avverto dolori tremendi. Una settimana fa è venuta a farmi visita la Madre Superiora e mi ha detto: «A lei, sorella, si attacca ogni malattia perché ha l'organismo debole, ma non è colpa sua. Se un'altra suora soffrisse dello stesso male, sicuramente camminerebbe; lei invece deve rimanere a letto». Queste parole non mi diedero fastidio, ma con dei malati gravi è meglio non fare paragoni simili, dato che il loro calice è già pieno abbastanza. Inoltre quando le suore vanno a trovare le ammalate, non domandino ogni volta nei particolari che cosa fa male e come fa male, poiché ripetere continuamente ad ogni suora le stesse cose stanca enormemente, specialmente quando talora capita di doverlo fare diverse volte al giorno.

Quando entrai per un momento in cappella, il Signore mi fece conoscere che fra le anime che sceglie ne ha alcune elette in modo particolare, che chiama ad una santità superiore, ad un'unione eccezionale con Sé. Sono anime serafiche, dalle quali Iddio esige che Lo amino più delle altre anime, benché vivano tutte nello stesso convento; talvolta però questo amore più intenso lo esige da una sola anima. Quest'anima comprende la chiamata, poiché Iddio gliela fa conoscere interiormente, però può seguirla e può anche non seguirla. Dipende dall'anima rispondere alla chiamata dello Spirito Santo oppure opporsi allo stesso Spirito Santo. Ho saputo che c'è un luogo in purgatorio, dove le anime espiano di fronte a Dio per colpe di questo genere. Questa fra le varie pene è la più dura. L'anima segnata in modo particolare da Dio si distinguerà ovunque, in paradiso, in purgatorio e all'inferno. In paradiso si distingue dalle altre anime per una gloria maggiore, per lo splendore e per una più profonda conoscenza di Dio. In purgatorio per una sofferenza più acuta, poiché conosce più a fondo e desidera più violentemente Iddio. All'inferno soffrirà più delle altre anime perché conosce meglio Colui che ha perduto. Il sigillo dell'amore esclusivo di Dio che è in lei non si cancella. O Gesù, mantienimi nel Tuo santo timore, in modo che non sprechi le grazie. Aiutami ad essere fedele alle ispirazioni dello Spirito Santo, permetti che mi si spezzi il cuore per amore verso di Te, piuttosto che tralasci un solo atto di quest'amore.

2.II.38. Le tenebre dell'anima. Oggi è festa della Madonna e nella mia anima c'è tanto buio. il Signore si è nascosto, e io sono sola, completamente sola. La mia mente è così offuscata che all'intorno vedo solo fantasmi, nemmeno uno spiraglio di luce mi entra nell'anima, non riesco a capire me stessa né coloro che mi parlano. Tentazioni terribili contro la santa fede mi stanno opprimendo. O mio Gesù, salvami. Non riesco a dire di più. Non posso fare una descrizione particolareggiata, perché temo che qualcuno leggendo rimanga scandalizzato. Sono sbalordita che ad un'anima possano capitare tribolazioni di questo genere. O uragano, che ne fai della barchetta del mio cuore? Questa tempesta è durata un giorno intero ed una notte. Quando è venuta da me la Madre Superiora e mi ha chiesto: « Sorella, non vorrebbe approfittare per confessarsi, dato che c'è Padre Andrasz? », le ho risposto di no. Mi sembrava che né il Padre m'avrebbe potuto capire, né io sarei riuscita a confessarmi. Ho passato tutta la notte con Gesù nel Getsemani. Un continuo gemito di dolore usciva dal mio petto. Sarà più leggera l'agonia naturale, poiché in quel caso si agonizza e si muore, mentre qui uno agonizza senza poter morire. O Gesù, non credevo che esistessero sofferenze di questo genere. il nulla, ecco la realtà. O Gesù, salvami. Credo in Te con tutto il cuore, ho visto tante volte lo splendore del Tuo Volto e adesso dove sei, Signore?... Credo, credo ed ancora una volta credo in Te, unico Dio nella SS.ma Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo e a tutte le verità che la Tua santa Chiesa mi propone a credere... Tuttavia le tenebre non scompaiono ed il mio spirito sprofonda in un'agonia ancora peggiore. A un dato momento fui presa da un'angoscia così straziante, che ora mi meraviglio io stessa di non aver esalato l'ultimo respiro, ma fu un momento breve. All'improvviso vidi Gesù. Dal suo Cuore uscivano i due noti raggi che m'investirono in pieno. In quello stesso istante scomparve ogni mia angoscia. «Figlia Mia - mi disse il Signore - sappi che quanto ora hai passato è ciò che sei da te stessa, e solo in forza della Mia grazia partecipi alla vita eterna ed a tutti i doni che generosamente ti concedo». E da queste parole del Signore ho avuto la vera conoscenza di me stessa. Gesù mi dà un insegnamento di profonda umiltà e nello stesso tempo di completa fiducia in Lui. Il mio cuore è ridotto in cenere, in polvere e se anche tutta la gente mi calpestasse, lo considererei ancora una grazia. Sento e sono così profondamente convinta di essere una nullità, che le vere umiliazioni saranno un refrigerio per me.

3.II.38. Oggi dopo la santa Comunione, Gesù mi ha dato nuovamente alcune indicazioni: «Primo: non lottare da sola contro la tentazione, ma rivelarla subito al confessore ed allora la tentazione perderà tutta la sua forza. Secondo: in queste prove non perdere la calma, vivi alla Mia presenza, chiedi l'aiuto della Madre Mia e dei Santi. Terzo: abbi la certezza che io ti guardo e ti sostengo. Quarto: non temere né le lotte spirituali né alcuna tentazione, poiché Io ti sostengo, purché tu voglia lottare, sappi che la vittoria sarà sempre dalla tua parte. Quinto: sappi che con una lotta intrepida Mi fai un grande onore e metti da parte meriti per te; la tentazione ti offre la possibilità di mostrarMi la tua fedeltà. Ed ora ti dirò la cosa più importante per te: una sincerità senza limiti col tuo direttore spirituale. Se non approfitterai di questa grazia secondo le Mie indicazioni, te lo porterò via ed allora rimarrai sola con te stessa e ti ritorneranno tutti i tormenti spirituali che ben conosci. Non Mi piace che non approfitti dell'occasione quando puoi incontrarlo e parlare con lui. Sappi che è una Mia grazia grande, se do ad un'anima un direttore spirituale. Molte anime Me lo chiedono, e non a tutte concedo questa grazia. Dal momento che te l'ho dato come direttore spirituale, l'ho fornito di nuovi lumi, affinché possa facilmente conoscere e comprendere la tua anima...». O mio Gesù, o mia unica Misericordia, permettimi di vedere la contentezza sul Tuo Volto, come segno di riconciliazione con me, poiché il mio cuore non sopporta la Tua serietà; se la prolungherai ancora un momento, mi si spezzerà dal dolore. Vedi che sono già ridotta in polvere. In quello stesso istante mi vidi come in un palazzo e Gesù mi diede la mano e mi sistemò accanto a Sé e disse amabilmente: «Mia sposa, Mi piaci sempre per l'umiltà. La più grande miseria non M'impedisce di unirMi all'anima, ma dove c'è la superbia, Io non ci sono». Quando rientrai in me, esaminai tutto quello che era avvenuto nel mio cuore, ringraziando Iddio per l'amore e la Misericordia che mi aveva dimostrato. O Gesù, nascondimi come Ti sei nascosto Tu sotto le specie di una bianca Ostia, così nascondi anche me agli occhi degli uomini e nascondi specialmente i doni che Tu benignamente mi concedi. Fa' che non riveli all'esterno ciò che Tu operi nella mia anima. Davanti a Te, o divino Sacerdote, sono una bianca ostia; consacrami Tu stesso e la mia trasformazione sia nota soltanto a Te. Ogni giorno come vittima sacrificale mi presento davanti a Te e Ti supplico di concedere la Tua Misericordia al mondo. Mi annienterò al Tuo cospetto in silenzio e senza che alcuno mi scorga; come una vittima per l'olocausto in un silenzio profondo arderà il mio amore puro ed indivisibile e il profumo di quest'amore giunga ai piedi del Tuo trono. Tu sei il Signore dei Signori, però hai una predilezione per i cuori più piccoli e umili...

Quando entrai un momento in cappella, Gesù mi disse: «Figlia Mia, aiutaMi a salvare un peccatore in agonia; recita per lui la coroncina che ti ho insegnato». Quando cominciai a recitare la coroncina, vidi quel moribondo fra atroci tormenti e lotte. Era difeso dall'angelo custode, il quale però era come impotente di fronte alla grande miseria di quell'anima. Una moltitudine di demoni stava in attesa di quell'anima, ma mentre recitavo la coroncina vidi Gesù nell'aspetto in cui è dipinto nell'immagine. I raggi che uscirono dal Cuore di Gesù avvolsero il malato e le potenze delle tenebre fuggirono provocando scompiglio. Il malato spirò serenamente. Quando rientrai in me compresi che questa coroncina è importante accanto ai moribondi, essa placa l'ira di Dio. Quando chiesi perdono a Gesù per una mia azione, che dopo poco risultò imperfetta, Gesù mi tranquillizzò con queste parole: «Figlia Mia, ti ricompenso per la purezza dell'intenzione che hai avuto al momento di agire. Il Mio Cuore ha gioito poiché sul punto di compiere l'azione hai tenuto in considerazione il Mio amore e ciò in modo molto evidente. E adesso ne hai ancora un vantaggio, che è l'umiliazione. Si, bambina Mia, desidero che tu abbia sempre una grande purezza d'intenzione fin nelle tue più piccole iniziative». Nel momento in cui presi la penna in mano, pregai brevemente lo Spirito Santo, poi dissi: « Gesù, benedici questa penna, affinché tutto quello che mi ordini di scrivere sia a gloria di Dio ». E subito udii una voce: «Si, la benedico poiché in questo scritto c'è il sigillo dell'obbedienza alla Superiora ed al confessore e per ciò stesso è motivo di gloria per Me e molte anime ne ricaveranno vantaggio. Figlia Mia, voglio che tutti i momenti liberi li impieghi a scrivere sulla Mia bontà e Misericordia. Questo è il tuo incarico ed il tuo compito per tutta la vita, far conoscere alle anime la grande Misericordia che ho per loro ed esortarle alla fiducia nell'abisso della Mia Misericordia». O mio Gesù, credo alle Tue parole e non ho più alcun dubbio a questo riguardo, poiché in un colloquio con la Madre Superiora anch'essa mi ha detto che dovevo scrivere di più sulla Tua Misericordia. Le sue parole sono state in pieno accordo con la Tua richiesta. O mio Gesù, ora comprendo che se esigi qualche cosa da un'anima, dai ai superiori l'ispirazione di concederci la possibilità di eseguire le Tue richieste, anche se capita che non sempre si ottenga subito. Talvolta la nostra pazienza è messa alla prova...

+ O Amore eterno, o Gesù, che Ti sei chiuso in quest'Ostia, Celando la Tua divina Maestà e la Tua bellezza, Lo fai, per darTi tutto alla mia anima, E non spaventarla con la Tua immensità. O Amore eterno, o Gesù, che Ti sei nascosto nel pane, Eterno splendore, inimmaginabile sorgente di felicità e di gioia, Che vuoi essere il mio paradiso in terra, E lo sei quando mi comunichi il Tuo amore divino. O Dio di grande Misericordia, bontà infinita, ecco che oggi tutta l'umanità grida dall'abisso della sua miseria alla Tua Misericordia, alla Tua compassione, o Dio, e grida con la voce potente della propria miseria. O Dio benigno, non respingere la preghiera degli esuli di questa terra. O Signore, bontà inconcepibile, che conosci perfettamente la nostra miseria e sai che non siamo in grado di innalzarci fino a Te con le nostre forze, Ti supplichiamo, previenici con la Tua grazia e moltiplica incessantemente su di noi la Tua Misericordia, in modo che possiamo adempiere fedelmente la Tua santa volontà durante tutta la vita e nell'ora della morte. L'onnipotenza della Tua Misericordia ci difenda dagli assalti dei nemici della nostra salvezza, in modo che possiamo attendere con fiducia, come figli Tuoi, la Tua ultima venuta nel giorno noto soltanto a Te. E speriamo, nonostante tutta la nostra miseria, di ottenere tutto ciò che ci è stato promesso da Gesù, poiché Gesù è la nostra fiducia; attraverso il Suo Cuore misericordioso, come attraverso una porta aperta, entreremo in paradiso.

Ho notato che fin da quando sono entrata in convento, mi è stata fatta sempre una sola critica e cioè che sono santa; tale nomignolo mi veniva dato per burla. In principio la cosa mi dava molto fastidio, ma quando mi sono innalzata un po' di più, non vi ho fatto più caso. Però quando in un dato momento, a causa della mia santità, venne colpita una certa persona, la cosa mi dispiacque molto, per il fatto che altri dovevano avere dei dispiaceri per causa mia. Cominciai allora a lamentarmi con Gesù perché era così ed il Signore mi rispose: “Ti rattristi per questo? Dopotutto lo sei. Fra non molto Io stesso io manifesterò in te e pronunceranno la stessa parola “santa", ma ormai soltanto con amore ... Figlia Mia, ogni volta che senti l'orologio battere le tre, ricordati di immergerti tutta nella Mia Misericordia, adorandola ed esaltandola; invoca la sua onnipotenza per il mondo intero e specialmente per i poveri peccatori, poiché fu in quell'ora che venne spalancata per ogni anima. In quell'ora otterrai tutto per te stessa e per gli altri; in quell'ora fu fatta grazia al mondo intero, la Misericordia vinse la giustizia. Figlia Mia, in quell'ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono e se non puoi fare la Via Crucis, entra almeno per un momento in cappella ed onora il Mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di Misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi. Voglio il culto della Mia Misericordia da ogni creatura, ma prima di tutto da te, poiché a te ho fatto conoscere questo mistero nella maniera più profonda.

+ O mio Dio, quanta nostalgia mi prende oggi per Te! Nulla attrae più il mio cuore, la terra non ha più nulla per me. O Gesù, quanto intensamente sento questo esilio, quanto si prolunga per me! O morte, messaggera di Dio, quando mi annuncerai quel momento tanto desiderato, nel quale mi unirò al mio Dio per l'eternità? O mio Gesù, gli ultimi giorni dell'esilio siano completamente conformi alla Tua santissima volontà. Unisco le mie sofferenze, le mie amarezze e l'agonia stessa alla tua santa Passione e mi offro per il mondo intero per impetrare l'abbondanza della divina Misericordia alle anime e specialmente alle anime che vivono nelle nostre case. Ho tanta fiducia e mi affido completamente alla Tua santa volontà, che è la Misericordia stessa. La Tua Misericordia sarà tutto per me nell'ultima ora, come Tu stesso mi hai promesso...

+ Ti saluto Amore Eterno, o mio dolce Gesù, che ti sei degnato dimorare nel mio cuore, Ti saluto, o Divinità gloriosa, che Ti sei degnata umiliarTi per me ed annientarTi per amor mio fino a ridurTi ad una tenue apparenza di pane. Ti saluto, Gesù, incorruttibile fiore di umanità, Tu sei l'unico per la mia anima. il Tuo amore è più puro del giglio ed il Tuo rapporto con me mi è più gradito del profumo del giacinto. La Tua amicizia e più tenera e più delicata del profumo della rosa e tuttavia più forte della morte. O Gesù, bellezza inconcepibile, Tu comunichi di preferenza con le anime pure, poiché solo esse sono capaci di eroismo e di sacrificio. O dolce e rosato Sangue di Gesù, nobilita il mio sangue e trasformalo nel Tuo proprio Sangue. Avvenga questo a me secondo il Tuo beneplacito. «Sappi, figlia Mia, che fra Me e te c'è un abisso incolmabile, che separa il Creatore dalla creatura, ma questo abisso viene livellato dalla Mia Misericordia. T'innalzo fino a Me, non perché abbia bisogno di te, ma unicamente per la Mia Misericordia ti dono la grazia di unione. Dì alle anime che non pongano ostacoli nel proprio cuore alla Mia Misericordia, la quale ha un grande desiderio di operare in esse. La Mia Misericordia agisce in tutti i cuori che le aprono la porta; sia il peccatore che il giusto hanno bisogno della Mia Misericordia. La conversione e la perseveranza sono grazie della Mia Misericordia. Le anime che tendono alla perfezione abbiano un culto speciale per la Mia Misericordia, poiché l'abbondanza delle grazie che concedo loro proviene dalla Mia Misericordia. Desidero che queste anime si distinguano per una fiducia senza limiti nella Mia Misericordia, Io stesso Mi occupo della santificazione di queste anime, fornisco loro tutto ciò che serve per la loro santità. Le grazie della Mia Misericordia si attingono con un solo recipiente e questo è la fiducia. Più un'anima ha fiducia, più ottiene. Sono di grande conforto per Me le anime che hanno una fiducia illimitata, e su tali anime riverso tutti i tesori delle Mie grazie. Sono contento quando chiedono molto, poiché è Mio desiderio dare molto anzi moltissimo. Mi rattrista invece se le anime chiedono poco, comprimendo i desideri dei loro cuori».

+ Ciò che mi fa soffrire di più è incontrarmi con l'ipocrisia. Adesso comprendo, Salvatore mio, perché hai inveito così aspramente contro i farisei, per la loro ipocrisia. Hai trattato con maggior benevolenza peccatori ostinati quando pentiti si rivolgevano a Te. O mio Gesù, ecco vedo che sono passata attraverso tutti i periodi della vita con Te: l'infanzia, la giovinezza, la vocazione, il lavoro apostolico, il Tabor, l'Orto degli Ulivi ed ora sono ormai con Te sul Calvario. Mi sono sottoposta spontaneamente alla crocifissione e sono già crocifissa, benché cammini ancora per poco. Ma sono stesa in croce e sento chiaramente che la forza mi deriva dalla Tua Croce, che sei Tu la mia perseveranza. Sebbene abbia sentito più di una volta la voce della tentazione che mi gridava: « Scendi dalla croce! », la potenza di Dio mi ha sorretta. Benché abbandoni, tenebre e sofferenze di vario genere si abbattano contro il mio cuore, una misteriosa forza divina mi sostiene e mi rafforza. Desidero bere il calice fino all'ultima goccia. Confido fermamente che se la tua grazia mi ha sostenuta nei momenti in cui ero nell'Orto degli Ulivi, mi aiuterà anche adesso che sono sul Calvario. O mio Gesù, o Maestro, unisco i miei desideri ai desideri che Tu hai avuto sulla croce: desidero fare la Tua santa volontà; desidero la conversione delle anime; desidero che la Tua Misericordia venga adorata; desidero che sia affrettato il trionfo della Chiesa; desidero che la festa della Misericordia venga celebrata in tutto il mondo; desidero la santità per i sacerdoti; desidero che ci sia una santa nella nostra Congregazione; desidero che ci sia uno spirito di grande fervore in tutta la nostra Congregazione per la gloria di Dio e la salvezza delle anime; desidero che le anime che vivono nelle nostre case non offendano mai Dio, ma perseverino nel bene; desidero la benedizione di Dio per i genitori e per tutta la mia famiglia; desidero che Iddio conceda una luce particolare ai miei direttori spirituali, e specialmente a Padre Andiasz e a Don Sopocko; desidero una benedizione particolare per le mie superiore, sotto le quali sono stata e soprattutto per la Madre Generale, per M. Irene e la Maestra M. Giuseppina. O mio Gesù, adesso abbraccio il mondo intero e per esso chiedo la Tua Misericordia.

Quando mi dirai, o Dio, che ormai basta, che si è già adempiuta totalmente la Tua santa volontà, allora in unione con Te, o mio Salvatore, renderò la mia anima nelle mani del Padre Celeste, piena di fiducia nella Tua imperscrutabile Misericordia e quando mi presenterò ai piedi del Tuo trono, intonerò il primo inno alla Tua Misericordia. Ma non mi dimenticherò di te, povera terra, sebbene senta che m'immergerò immediatamente tutta in Dio, come in un oceano di felicità, ma ciò non mi potrà impedire di tornare sulla terra a dare coraggio alle anime ed esortarle alla fiducia nella divina Misericordia. Anzi quell'immersione in Dio mi darà una possibilità d'azione illimitata. Mentre sto scrivendo queste cose, sento che satana digrigna i denti, dato che non può sopportare la Misericordia di Dio e fa fracasso con gli oggetti che sono nella mia cella. Io però sento in me una forza così grande da parte del Signore, che non m'importa affatto che il nemico della nostra salvezza si stia infuriando e continuo a scrivere tranquillamente. O incomprensibile bontà di Dio che ci proteggi ad ogni passo, sia lode incessante alla Tua Misericordia, poiché Ti sei affratellato non con gli angeli, ma con gli uomini. Questo è un miracolo dell'insondabile mistero della Tua Misericordia. La nostra fiducia sta tutta in Te, nostro fratello primogenito, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Il cuore mi freme dalla gioia vedendo quanto è buono Dio con noi uomini così miseri ed ingrati, ed a prova del suo amore ci dà un dono inconcepibile, cioè Se stesso nella persona del Figlio Suo. Questo mistero d'amore non riusciremo a scandagliarlo in tutta l'eternità. O umanità, perché pensi così poco al fatto che Dio è veramente in mezzo a noi? O Agnello di Dio, non so che cosa ammirare prima in Te, se la mitezza, il nascondimento e l'annientamento per amore dell'uomo oppure il miracolo incessante della Tua Misericordia che trasforma le anime e le risuscita alla vita eterna.

Benché Tu sia così nascosto, la Tua onnipotenza si manifesta qui maggiormente che nella creazione dell'uomo; sebbene l’onnipotenza della Tua Misericordia operi per giustificare i peccatori, tuttavia il Tuo operare è tanto silenzioso e nascosto. Visione della Madonna. Vidi la Madonna in un grande splendore, con una veste bianca, una cintura d'oro e piccole stelle anch'esse d'oro su tutta la veste e le maniche a triangolo guarnite d'oro. Aveva un manto azzurro gettato leggermente sulle spalle, in capo aveva un velo leggero trasparente, i capelli sciolti, sistemati splendidamente ed una corona d'oro che terminava con piccole croci. Sul braccio sinistro teneva il Bambino Gesù. Una Madonna così non l'avevo ancora vista. Ad un tratto mi guardò amabilmente e disse: «Sono la Madonna dei sacerdoti ». Poi depose a terra Gesù ed alzò la mano destra verso il cielo e disse: «O Dio, benedici la Polonia, benedici i sacerdoti». E di nuovo rivolta verso di me disse: «Racconta ai sacerdoti quello che hai visto». Decisi fra di me che alla prima occasione in cui avessi incontrato il Padre, gliel'avrei detto, ma io stessa non sono riuscita a capir nulla di questa visione. O mio Gesù, Tu vedi quanta riconoscenza ho per Don Sopocko, che ha portato tanto avanti la Tua opera. Quell'anima così umile ha saputo resistere a tutte le tempeste e non si è scoraggiata per le contrarietà, ma ha corrisposto fedelmente alla chiamata divina.

+ Una volta il servizio presso le ammalate toccò ad una suora così negligente nel servirle, che bisognava veramente mortificarsi parecchio per sopportarla. Un giorno avevo deciso di parlarne con le superiore, ma udii una voce nell'anima: «Sopporta pazientemente; ne parlerà qualcun’altra». Tuttavia il servizio continuò così per tutto il mese. Quando riuscii a scendere un po' in refettorio ed in ricreazione, udii all'improvviso nell'anima queste parole: «Ora altre suore parleranno della negligenza nel servizio di quella religiosa, ma tu taci e non prendere la parola su questo argomento». In quel momento cominciò una discussione abbastanza aspra contro quella suora ed essa non riuscì a trovare nulla a sua discolpa, mentre tutte le suore ripetevano in coro: « Si corregga, sorella, ed impari a servire meglio le ammalate ». Ho conosciuto così che talvolta Gesù non desidera che noi diciamo qualche cosa di nostra iniziativa. Egli ha i suoi mezzi e sa quando è il caso di parlare. Oggi ho udito queste parole: «Nell'Antico Testamento mandai al Mio popolo i profeti con i fulmini. Oggi mando te a tutta l'umanità con la Mia Misericordia. Non voglio punire l'umanità sofferente, ma desidero guarirla e stringerla al Mio Cuore misericordioso. Faccio uso dei castighi solo quando essi stessi Mi costringono a questo; la Mia mano afferra malvolentieri la spada della giustizia. Prima del giorno della giustizia mando il giorno della Misericordia ». Ho risposto: « O mio Gesù, parla Tu stesso alle anime, poiché le mie parole non hanno importanza ».

+ G.M.G. L’ANIMA ATTENDE LA VENUTA DEL SIGNORE. Non so, Signore, a che ora verrai, Perciò vigilo continuamente e sto in ascolto, Come sposa da Te prescelta; Poiché so che Ti piace giungere non visto, Ma un cuore puro, Signore, Ti sente da lontano. Ti attendo, Signore, nella quiete e nel silenzio, Con una grande nostalgia nel cuore, Con un desiderio insopprimibile. Sento che il mio amore per Te diventa un fuoco E come una fiamma, alla fine della vita, s'innalza verso il cielo. Allora si realizzeranno tutti i miei desideri. Vieni ormai, mio dolcissimo Signore, E porta il mio cuore assetato, Là con Te nelle regioni eccelse dei cieli, Dove dura in eterno la Tua vita. La vita sulla terra è un'agonia continua, Mentre il mio cuore sente d'esser creato per grandi altezze E non l'attirano i bassipiani di questa vita, Poiché la mia patria è il cielo. Questa è la mia fede incrollabile.


FINE DEL QUINTO QUADERNO



Nelle oscure tenebre

Beata Alexandrina Maria da Costa


- O Gesù... il mio calvario non ha fine. Non termineranno più le oscure tenebre della notte? Non scorgo il cammino; non posso avanzare né retrocedere! Non ho guida; non ho vita. Il cuore e l'anima vanno in frantumi. Per amore di chi ac­cetto tutto questo? Per Te, o Gesù, soltanto per Te e per le anime. Sérviti della mia tristezza ed agonia, sérviti del sacri­ficio che mi ha portata all'estremo limite, per dare la pace al mondo ed affinché il tuo Cuore divino possa avere da me tutta la gioia, la consolazione e l'amore possibili.

... Se io non vivo per salvare le anime, se le mie sofferenze non bastano per evitare loro l'inferno, oh! allora, mio Amore, prendimi con Te. Non si può vivere così. Mi resti almeno la speranza che la mia agonia consoli il tuo Cuore divino. Affrettati, Gesù, a soccorrermi. Fa' che io sia ferma nei miei propositi. Poni sulle mie labbra un sorriso « ingannatore » sotto cui possa nascondere tutto il martirio della mia anima. È sufficiente che conosca Tu il mio soffrire. Esamina, o Gesù, tutto il mio corpo, il cuore e l'anima mia: vedi se trovi ancora qualcosa che Ti serva; voglio darti tutto. La privazione del mio direttore e tutti i sacrifici che ven­nero in seguito mi hanno portata alla massima sofferenza. Ed ora, mio Gesù, il saperlo tanto vicino mentre io, come un uccellino nei giorni invernali, sto morendo di fame per non potergli parlare, per non poter ricevere da lui alimento e vita per la mia anima... è cosa da morire di dolore! Regni il tuo amore: solo l'amore può vincere. Ti ho promesso, o Gesù, di soffrire in silenzio, di non permettermi uno sfogo fino a che posso contenere tutto il dolore del mio triste patire. Ora non posso più, mio Gesù: mi schiac­ciano le umiliazioni, i disprezzi, gli abbandoni... - La mia anima non sente se non paura e sgomento. Il mio cuore triste è ansioso di possedere il sangue del mondo intero per lastricare tutti i sentieri del calvario con queste parole di sangue: l'amore, l'amore di Gesù!

E non ho nulla e non servo per consolarlo ed amarlo (diario, 6-3-1942).

- Gesù, mi senti? Mi pare che le mie parole siano soffo­cate dal peso della morte. Voglio dirti ancora una volta: « so­no tua nel tempo e sarò tua nell'eternità. Mi dono soltanto a Te, solo a Te voglio appartenere ». È con l'anima in agonia e col cuore spezzato dal dolore che le mie labbra balbettano queste parole: « solo per amore ». Le nere tenebre mi accecano: cammino fra rovi e spine. Sono tutta ferita: dal mio povero corpo sento scorrere sangue. Mi sento sola: mi hanno rubato il conforto, il sollievo dell'anima, il mio sostegno sulla terra. A volte non sopporto la nostalgia della Messa nella mia cameretta...

Perdona, Gesù, a chi mi ha causato tutto questo. Per tutti chiedo compassione; chiedo luce alla loro cecità. In questo mare di sofferenze, in questa lotta di nere te­nebre, in questa notte molto buia la mia anima gode la più grande pace: non temo di comparire alla Tua presenza. A volte mi viene in mente se ciò non è orgoglio. Che non lo conosca? Sarà nascosto nella mia ignoranza? Mi hai dato la grazia di conoscere l'abisso della mia mi­seria, ma contemporaneamente vedo molto bene che è infini­tamente più grande l'abisso del tuo amore, della tua miseri­cordia. Confido ciecamente in Te e spero in Te. - (diario, 27-3-1942) ".