Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 15° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 15
1"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.3Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.9Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.11Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.20Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.21Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.22Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.23Chi odia me, odia anche il Padre mio.24Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio.25Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: 'Mi hanno odiato senza ragione'.
26Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;27e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
Primo libro di Samuele 17
1I Filistei radunarono di nuovo l'esercito per la guerra e si ammassarono a Soco di Giuda e si accamparono tra Soco e Azeka, a Efes-Dammìm.2Anche Saul e gli Israeliti si radunarono e si accamparono nella valle del Terebinto e si schierarono a battaglia di fronte ai Filistei.3I Filistei stavano sul monte da una parte e Israele sul monte dall'altra parte e in mezzo c'era la valle.
4Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo.5Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo.6Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle.7L'asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell'asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero.8Egli si fermò davanti alle schiere d'Israele e gridò loro: "Perché siete usciti e vi siete schierati a battaglia? Non sono io Filisteo e voi servi di Saul? Scegliete un uomo tra di voi che scenda contro di me.9Se sarà capace di combattere con me e mi abbatterà, noi saremo vostri schiavi. Se invece prevarrò io su di lui e lo abbatterò, sarete voi nostri schiavi e sarete soggetti a noi".10Il Filisteo aggiungeva: "Io ho lanciato oggi una sfida alle schiere d'Israele. Datemi un uomo e combatteremo insieme".11Saul e tutto Israele udirono le parole del Filisteo; ne rimasero colpiti ed ebbero grande paura.
12Davide era figlio di un Efratita da Betlemme di Giuda chiamato Iesse, che aveva otto figli. Al tempo di Saul, quest'uomo era anziano e avanti negli anni.13I tre figli maggiori di Iesse erano andati con Saul in guerra. Di questi tre figli, che erano andati in guerra, il maggiore si chiamava Eliab, il secondo Abìnadab, il terzo Samma.14Davide era ancor giovane quando i tre maggiori erano partiti dietro Saul.15Egli andava e veniva dal seguito di Saul e badava al gregge di suo padre in Betlemme.
16Il Filisteo avanzava mattina e sera; continuò per quaranta giorni a presentarsi.17Ora Iesse disse a Davide suo figlio: "Prendi su per i tuoi fratelli questa misura di grano tostato e questi dieci pani e portali in fretta ai tuoi fratelli nell'accampamento.18Al capo di migliaia porterai invece queste dieci forme di cacio. Informati della salute dei tuoi fratelli e prendi la loro paga.19Saul con essi e tutto l'esercito di Israele sono nella valle del Terebinto a combattere contro i Filistei".20Davide si alzò di buon mattino: lasciò il gregge alla cura di un guardiano, prese la roba e partì come gli aveva ordinato Iesse. Arrivò all'accampamento quando le truppe uscivano per schierarsi e lanciavano il grido di guerra.21Si disposero in ordine Israele e i Filistei: schiera contro schiera.22Davide si tolse il fardello e l'affidò al custode dei bagagli, poi corse tra le file e domandò ai suoi fratelli se stavano bene.23Mentre egli parlava con loro, ecco il campione, chiamato Golia, il Filisteo di Gat, uscì dalle schiere filistee e tornò a dire le sue solite parole e Davide le intese.24Tutti gli Israeliti, quando lo videro, fuggirono davanti a lui ed ebbero grande paura.
25Ora un Israelita disse: "Vedete quest'uomo che avanza? Viene a sfidare Israele. Chiunque lo abbatterà, il re lo colmerà di ricchezze, gli darà in moglie sua figlia ed esenterà la casa di suo padre da ogni gravame in Israele".26Davide domandava agli uomini che stavano attorno a lui: "Che faranno dunque all'uomo che eliminerà questo Filisteo e farà cessare la vergogna da Israele? E chi è mai questo Filisteo non circonciso per insultare le schiere del Dio vivente?".27Tutti gli rispondevano la stessa cosa: "Così e così si farà all'uomo che lo eliminerà".28Lo sentì Eliab, suo fratello maggiore, mentre parlava con gli uomini, ed Eliab si irritò con Davide e gli disse: "Ma perché sei venuto giù e a chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io conosco la tua boria e la malizia del tuo cuore: tu sei venuto per vedere la battaglia".29Davide rispose: "Che ho dunque fatto? Non si può fare una domanda?".30Si allontanò da lui, si rivolse a un altro e fece la stessa domanda e tutti gli diedero la stessa risposta.
31Sentendo le domande che faceva Davide, pensarono di riferirle a Saul e questi lo fece venire a sé.
32Davide disse a Saul: "Nessuno si perda d'animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo".33Saul rispose a Davide: "Tu non puoi andare contro questo Filisteo a batterti con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d'armi fin dalla sua giovinezza".34Ma Davide disse a Saul: "Il tuo servo custodiva il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge.35Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la preda dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l'afferravo per le mascelle, l'abbattevo e lo uccidevo.36Il tuo servo ha abbattuto il leone e l'orso. Codesto Filisteo non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha insultato le schiere del Dio vivente".37Davide aggiunse: "Il Signore che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell'orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo". Saul rispose a Davide: "Ebbene va' e il Signore sia con te".38Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece indossare la corazza.39Poi Davide cinse la spada di lui sopra l'armatura, ma cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: "Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato". E Davide se ne liberò.
40Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo.
41Il Filisteo avanzava passo passo, avvicinandosi a Davide, mentre il suo scudiero lo precedeva.42Il Filisteo scrutava Davide e, quando lo vide bene, ne ebbe disprezzo, perché era un ragazzo, fulvo di capelli e di bell'aspetto.43Il Filisteo gridò verso Davide: "Sono io forse un cane, perché tu venga a me con un bastone?". E quel Filisteo maledisse Davide in nome dei suoi dèi.44Poi il Filisteo gridò a Davide: "Fatti avanti e darò le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche".45Davide rispose al Filisteo: "Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato.46In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i cadaveri dell'esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele.47Tutta questa moltitudine saprà che il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta e vi metterà certo nelle nostre mani".48Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo.49Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s'infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra.50Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra e lo colpì e uccise, benché Davide non avesse spada.51Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I Filistei videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga.
52Si levarono allora gli uomini d'Israele e di Giuda alzando il grido di guerra e inseguirono i Filistei fin presso Gat e fino alle porte di Ekron. I Filistei caddero e lasciarono i loro cadaveri lungo la via fino a Saaràim, fino a Gat e fino ad Ekron.53Quando gli Israeliti furono di ritorno dall'inseguimento dei Filistei, saccheggiarono il loro campo.54Davide prese la testa del Filisteo e la portò a Gerusalemme. Le armi di lui invece le pose nella sua tenda.
55Saul, mentre guardava Davide uscire incontro al Filisteo, aveva chiesto ad Abner capo delle milizie: "Abner, di chi è figlio questo giovane?". Rispose Abner: "Per la tua vita, o re, non lo so".56Il re soggiunse: "Chiedi tu di chi sia figlio quel giovinetto".57Quando Davide tornò dall'uccisione del Filisteo, Abner lo prese e lo condusse davanti a Saul mentre aveva ancora in mano la testa del Filisteo.58Saul gli chiese: "Di chi sei figlio, giovane?". Rispose Davide: "Di Iesse il Betlemmita, tuo servo".
Giobbe 28
1Certo, per l'argento vi sono miniere
e per l'oro luoghi dove esso si raffina.
2Il ferro si cava dal suolo
e la pietra fusa libera il rame.
3L'uomo pone un termine alle tenebre
e fruga fino all'estremo limite
le rocce nel buio più fondo.
4Forano pozzi lungi dall'abitato
coloro che perdono l'uso dei piedi:
pendono sospesi lontano dalla gente e vacillano.
5Una terra, da cui si trae pane,
di sotto è sconvolta come dal fuoco.
6Le sue pietre contengono zaffiri
e oro la sua polvere.
7L'uccello rapace ne ignora il sentiero,
non lo scorge neppure l'occhio dell'aquila,
8non battuto da bestie feroci,
né mai attraversato dal leopardo.
9Contro la selce l'uomo porta la mano,
sconvolge le montagne:
10nelle rocce scava gallerie
e su quanto è prezioso posa l'occhio:
11scandaglia il fondo dei fiumi
e quel che vi è nascosto porta alla luce.
12Ma la sapienza da dove si trae?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
13L'uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi.
14L'abisso dice: "Non è in me!"
e il mare dice: "Neppure presso di me!".
15Non si scambia con l'oro più scelto,
né per comprarla si pesa l'argento.
16Non si acquista con l'oro di Ofir,
con il prezioso berillo o con lo zaffiro.
17Non la pareggia l'oro e il cristallo,
né si permuta con vasi di oro puro.
18Coralli e perle non meritano menzione,
vale più scoprire la sapienza che le gemme.
19Non la eguaglia il topazio d'Etiopia;
con l'oro puro non si può scambiare a peso.
20Ma da dove viene la sapienza?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
21È nascosta agli occhi di ogni vivente
ed è ignota agli uccelli del cielo.
22L'abisso e la morte dicono:
"Con gli orecchi ne udimmo la fama".
23Dio solo ne conosce la via,
lui solo sa dove si trovi,
24perché volge lo sguardo
fino alle estremità della terra,
vede quanto è sotto la volta del cielo.
25Quando diede al vento un peso
e ordinò alle acque entro una misura,
26quando impose una legge alla pioggia
e una via al lampo dei tuoni;
27allora la vide e la misurò,
la comprese e la scrutò appieno
28e disse all'uomo:
"Ecco, temere Dio, questo è sapienza
e schivare il male, questo è intelligenza".
Salmi 44
1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Maskil.'
2Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito,
i nostri padri ci hanno raccontato
l'opera che hai compiuto ai loro giorni,
nei tempi antichi.
3Tu per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti,
per far loro posto, hai distrutto i popoli.
4Poiché non con la spada conquistarono la terra,
né fu il loro braccio a salvarli;
ma il tuo braccio e la tua destra
e la luce del tuo volto,
perché tu li amavi.
5Sei tu il mio re, Dio mio,
che decidi vittorie per Giacobbe.
6Per te abbiamo respinto i nostri avversari
nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori.
7Infatti nel mio arco non ho confidato
e non la mia spada mi ha salvato,
8ma tu ci hai salvati dai nostri avversari,
hai confuso i nostri nemici.
9In Dio ci gloriamo ogni giorno,
celebrando senza fine il tuo nome.
10Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna,
e più non esci con le nostre schiere.
11Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari
e i nostri nemici ci hanno spogliati.
12Ci hai consegnati come pecore da macello,
ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.
13Hai venduto il tuo popolo per niente,
sul loro prezzo non hai guadagnato.
14Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini,
scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.
15Ci hai resi la favola dei popoli,
su di noi le nazioni scuotono il capo.
16L'infamia mi sta sempre davanti
e la vergogna copre il mio volto
17per la voce di chi insulta e bestemmia,
davanti al nemico che brama vendetta.
18Tutto questo ci è accaduto
e non ti avevamo dimenticato,
non avevamo tradito la tua alleanza.
19Non si era volto indietro il nostro cuore,
i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
20ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli
e ci hai avvolti di ombre tenebrose.
21Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio
e teso le mani verso un dio straniero,
22forse che Dio non lo avrebbe scoperto,
lui che conosce i segreti del cuore?
23Per te ogni giorno siamo messi a morte,
stimati come pecore da macello.
24Svègliati, perché dormi, Signore?
Dèstati, non ci respingere per sempre.
25Perché nascondi il tuo volto,
dimentichi la nostra miseria e oppressione?
26Poiché siamo prostrati nella polvere,
il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto;
27salvaci per la tua misericordia.
Isaia 10
1Guai a coloro che fanno decreti iniqui
e scrivono in fretta sentenze oppressive,
2per negare la giustizia ai miseri
e per frodare del diritto i poveri del mio popolo,
per fare delle vedove la loro preda
e per spogliare gli orfani.
3Ma che farete nel giorno del castigo,
quando da lontano sopraggiungerà la rovina?
A chi ricorrerete per protezione?
Dove lascerete la vostra ricchezza?
4Non vi resterà che piegarvi tra i prigionieri
o cadere tra i morti.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e ancora la sua mano rimane stesa.
5Oh! Assiria, verga del mio furore,
bastone del mio sdegno.
6Contro una nazione empia io la mando
e la comando contro un popolo con cui sono in colleraperché lo saccheggi, lo depredi
e lo calpesti come fango di strada.
7Essa però non pensa così
e così non giudica il suo cuore,
ma vuole distruggere
e annientare non poche nazioni.
8Anzi dice: "Forse i miei capi non sono altrettanti re?
9Forse come Càrchemis non è anche Calne?
Come Arpad non è forse Amat?
Come Damasco non è forse Samaria?
10Come la mia mano ha raggiunto quei regni degli idoli,
le cui statue erano più numerose
di quelle di Gerusalemme e di Samaria,
11non posso io forse, come ho fatto
a Samaria e ai suoi idoli,
fare anche a Gerusalemme e ai suoi simulacri?".
12Quando il Signore avrà terminato tutta l'opera sua sul monte Sion e a Gerusalemme, punirà l'operato orgoglioso della mente del re di Assiria e ciò di cui si gloria l'alterigia dei suoi occhi.
13Poiché ha detto:
"Con la forza della mia mano ho agito
e con la mia sapienza, perché sono intelligente;
ho rimosso i confini dei popoli
e ho saccheggiato i loro tesori,
ho abbattuto come un gigante
coloro che sedevano sul trono.
14La mia mano, come in un nido, ha scovato
la ricchezza dei popoli.
Come si raccolgono le uova abbandonate,
così ho raccolto tutta la terra;
non vi fu battito d'ala,
nessuno apriva il becco o pigolava".
15Può forse vantarsi la scure con chi taglia per suo mezzo
o la sega insuperbirsi contro chi la maneggia?
Come se un bastone volesse brandire chi lo impugna
e una verga sollevare ciò che non è di legno!
16Perciò il Signore, Dio degli eserciti,
manderà una peste contro le sue più valide milizie;
sotto ciò che è sua gloria arderà un bruciore
come bruciore di fuoco;
17La luce di Israele diventerà un fuoco,
il suo santuario una fiamma;
essa divorerà e consumerà rovi
e pruni in un giorno,
18besso consumerà anima e corpo
e sarà come un malato che sta spegnendosi.
18ala magnificenza della sua selva e del suo giardino;
19il resto degli alberi nella selva
si conterà facilmente,
persino un ragazzo potrebbe farne il conto.
20In quel giorno
il resto di Israele e i superstiti della casa di Giacobbe
non si appoggeranno più su chi li ha percossi,
ma si appoggeranno sul Signore,
sul Santo di Israele, con lealtà.
21Tornerà il resto,
il resto di Giacobbe, al Dio forte.
22Poiché anche se il tuo popolo, o Israele,
fosse come la sabbia del mare,
solo un suo resto ritornerà;
è decretato uno sterminio
che farà traboccare la giustizia,
23poiché un decreto di rovina
eseguirà il Signore, Dio degli eserciti,
su tutta la regione.
24Pertanto così dice il Signore, Dio degli eserciti: "Popolo mio, che abiti in Sion, non temere l'Assiria che ti percuote con la verga e alza il bastone contro di te come già l'Egitto.25Perché ancora un poco, ben poco, e il mio sdegno avrà fine; la mia ira li annienterà".26Contro di essa il Signore degli eserciti agiterà il flagello, come quando colpì Madian sulla rupe dell'Oreb; alzerà la sua verga sul mare come fece con l'Egitto.
27In quel giorno
sarà tolto il suo fardello dalla tua spalla
e il suo giogo cesserà di pesare sul tuo collo.
Il distruttore viene da Rimmòn,
28raggiunge Aiàt, attraversa Migròn,
in Micmàs depone il bagaglio.
29Attraversano il passo;
in Gheba si accampano;
Rama trema,
fugge Gàbaa di Saul.
30Grida con tutta la tua voce, Bat-Gallìm,
sta' attenta, Làisa,
rispondile, Anatòt!
31Madmenà è in fuga,
e alla fuga si danno gli abitanti di Ghebim.
32Oggi stesso farà sosta a Nob,
agiterà la mano verso il monte della figlia di Sion,
verso il colle di Gerusalemme.
33Ecco il Signore, Dio degli eserciti,
che strappa i rami con fracasso;
le punte più alte sono troncate,
le cime sono abbattute.
34È reciso con il ferro il folto della selvae il Libano cade con la sua magnificenza.
Prima lettera a Timoteo 4
1Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche,2sedotti dall'ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza.3Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità.4Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie,5perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera.
6Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito.7Rifiuta invece le favole profane, roba da vecchierelle.
8Esèrcitati nella pietà, perché l'esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura.9Certo questa parola è degna di fede.10Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono.11Questo tu devi proclamare e insegnare.
12Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza.13Fino al mio arrivo, dèdicati alla lettura, all'esortazione e all'insegnamento.14Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri.15Abbi premura di queste cose, dèdicati ad esse interamente perché tutti vedano il tuo progresso.16Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così facendo salverai te stesso e coloro che ti ascoltano.
Capitolo LII: L’uomo non si creda meritevole di essere consolato, ma piuttosto di essere colpito
Leggilo nella Biblioteca1. E' giusto, o Signore, quello che fai con me quando mi lasci abbandonato e desolato; perché della tua consolazione o di alcuna tua visita spirituale io non son degno, e non lo sarei neppure se potessi versare tante lacrime quanto un mare. Altro io non merito che di essere colpito e punito, per averti offeso, spesso e in grave modo, e per avere, in molte occasioni peccato grandemente. Dunque, a conti fatti, in verità, io non sono meritevole del minimo tuo conforto. Ma tu, Dio clemente e pietoso, per manifestare l'abbondanza della tua bontà in copiosa misericordia, non vuoi che l'uomo, opera della tue mani, perisca; inoltre ti degni di consolare il tuo servo, anche al di là di ogni merito, in modo superiore all'umano: ché non somigliano ai discorsi degli uomini, le tue parole consolatrici. O Signore, che cosa ho fatto perché tu mi abbia a concedere qualche celeste conforto? Non rammento di aver fatto nulla di buono; rammento invece di essere sempre stato facile al vizio e tardo all'emendamento. Questa è la verità; non posso negarlo. Se dicessi il contrario, tu ti porresti contro di me, e nessuno verrebbe a difendermi. Che cosa ho meritato con i mie peccati, se non l'inferno e il fuoco eterno?
2. Sinceramente lo confesso, io sono meritevole di essere vituperato in tutti i modi, e disprezzato, non già di essere annoverato tra i tuoi fedeli. Anche se questo me lo dico con dolore, paleserò chiaramente, contro di me, per amore di verità, i miei peccati, così da rendermi degno di ottenere più facilmente la tua misericordia. Che dirò, colpevole quale sono, e pieno di vergogna? Non ho la sfrontatezza di pronunziare parola; se non questa soltanto: ho peccato, Signore, ho peccato, abbi pietà di me, dammi il tuo perdono. "Lasciami un poco; lascia che io pianga tutto il mio dolore, prima di andare nel luogo della tenebra, coperto dalla caligine della morte" (Gb 10,20s). Che cosa chiedi massimamente dal colpevole, dal misero peccatore, se non che egli si penta e si umilii per le sue colpe? Dalla sincera contrizione e dall'umiliazione interiore sboccia la speranza del perdono, e ritrova se stessa la coscienza sconvolta; l'uomo riacquista la grazia perduta e trova riparo dall'ira futura. Dio e l'anima penitente si incontrano in un vicendevole santo bacio. Sacrificio a te gradito, o Signore - sacrificio che odora, al tuo cospetto, molto più soave del profumo dell'incenso - è l'umile sincero pentimento dei peccatori. E' questo pure l'unguento gradito che hai voluto fosse versato sui tuoi sacri piedi, giacché tu non hai disprezzato "un cuore contrito ed umiliato" (Sal 50,19). In questo sincero pentimento si trova rifugio dalla faccia minacciosa del nemico. Con esso si ripara e si purifica tutto ciò che, da qualche parte, fu deturpato e inquinato.
DISCORSO 49 TENUTO DI DOMENICA NELLA BASILICA DI S. CIPRIANO SULLE PAROLE DEL PROFETA MICHEA: "COSA OFFRIRÒ CHE SIA DEGNO DEL SIGNORE?" LA PRATICA DELLA GIUSTIZIA E L'AMORE PER LA MISERICORDIA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaIntroduzione al tema del discorso.
1. Abbiamo ascoltato le diverse letture sacre che ci sono state proclamate e su di esse dobbiamo dire quel che il Signore si degnerà donarci. È però vero che chiunque ascolta delle letture ricorda meglio quello che è stato letto per ultimo e di questo argomento si attende che l'espositore della parola dica qualcosa. Essendo dunque stato letto per ultimo il santo Vangelo, non dubito che la vostra Carità s'aspetti d'udire qualcosa sulla vigna, sugli operai invitati e sul denaro dato come ricompensa 1. Quanto a me tuttavia, ricordo quel che vi promisi la scorsa domenica, e cioè come vi volevo spiegare, magari parzialmente, ciò che era stato letto dal santo profeta. E l'argomento della lettura era il seguente: un uomo cercava con quali sacrifizi potesse placare Dio 2 e ottenne la risposta che Dio non gli chiede altro se non praticare il giudizio e la giustizia e amare la misericordia ed essere pronto a camminare col Signore, suo Dio. In quell'occasione trattai come mi fu possibile del giudizio, e il discorso si protrasse tanto che non mi rimase tempo per trattare gli altri argomenti. Fu per questo che promisi una trattazione sulla giustizia da tenersi quest'oggi. Se però voi v'aspettavate che parlassi sul Vangelo, non pensate che rimarrete frodati. In effetti, l'attività svolta in quella vigna è la stessa cosa che la giustizia.
La giustizia e la fede.
2. Supponete pertanto che voi siate gli operai presi a giornata. Coloro che son venuti [alla fede] da fanciulli immaginino d'essere stati invitati alla prima ora; i ragazzi alla terza; i giovani alla sesta; gli anziani alla nona e i vecchi decrepiti all'undicesima. Non avanzate recriminazioni riguardo al tempo. Ascoltate l'opera che dovete compiere e aspettate tranquilli la ricompensa. Se poi considerate chi sia il vostro padrone, non siate invidiosi per il fatto che la ricompensa è uguale 3 [per tutti]. Quale sia l'attività, voi lo sapete, ma voglio chiamarvelo alla mente. Ascoltate ciò che già conoscete e mettete in pratica quanto ascolterete. Abbiamo detto che l'opera di Dio è la giustizia. Tuttavia il nostro Signore Gesù Cristo, interrogato quale fosse l'opera di Dio, rispose: Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato 4. L'amoroso nostro Signore avrebbe potuto dire: La giustizia è l'opera di Dio. O siamo stati forse noi a presumere su una qualche prestazione in contrasto con il padre di famiglia? Se - come ho detto - opera di Dio è la giustizia, come sarà opera di Dio ciò che il Signore ha detto e cioè il credere in lui?, a meno che la giustizia non sia lo stesso credere in lui. Ma ecco - dirai - dal Signore abbiamo udito: Questa è l'opera di Dio: credere in lui; da te invece abbiamo udito che opera di Dio è la giustizia. Dimostraci che credere in Cristo sia, proprio questo, la giustizia. Ti sembra dunque - parlo adesso a uno che pone delle domande e interroga su cose giuste -, ti sembra dunque che credere in Cristo non sia la giustizia? Cos'è dunque? Da' un nome a quest'opera! Se consideri attentamente quanto ascoltato, mi risponderai di sicuro: Questo si chiama fede; credere in Cristo si chiama fede. Ammetto ciò che tu dici: Credere in Cristo si chiama fede; ma tu da parte tua ascolta un altro passo della Scrittura: Il giusto vive di fede 5. Operate la giustizia, credete! Il giusto vive di fede. È difficile che viva male colui che crede rettamente. Credete con tutto il cuore, credete non zoppicando, non esitando, non argomentando contro la fede sulla base di congetture umane. È stata da lui chiamata fede perché ciò che si dice si fa. Quando si pronuncia la parola "fede" si ode il suono di due sillabe: la prima deriva da fare, la seconda da dire. Ti domando dunque: Credi tu? Mi rispondi: Credo. Fa' ciò che dici, e questo è già fede. Io infatti posso udire la voce di chi [mi] risponde, ma non posso vedere il cuore di chi ha fede. Ma forse che a lavorare nella vigna vi ho invitato io che non sono in grado di vedere il cuore? Non sono io che invito, né io che impongo l'opera [da eseguirsi], né io che tengo preparato il denaro in ricompensa. Io sono un operaio come voi: lavoro nella vigna in proporzione delle forze che egli si degna elargirmi. Con quale animo lavoro lo vede colui che mi ha preso a giornata. Quanto a me infatti - direbbe l'Apostolo - è cosa da nulla l'essere giudicato da voi 6. D'altra parte anche voi potete ascoltare la mia voce ma non potete vedere il mio cuore. Offriamo dunque tutti il nostro cuore a Dio perché lo veda e compiamo volentieri l'opera [assegnataci]. Non offendiamo colui che ci ha invitati a lavorare, se vogliamo a viso aperto riceverne la ricompensa.
Siamo insieme tenebra e luce.
3. Anche noi, o carissimi, potremo vederci il cuore l'uno dell'altro, ma più tardi. Per ora siamo avvolti dalle tenebre della nostra presente mortalità, e camminiamo alla luce della lucerna che è la Scrittura, come dice l'apostolo Pietro: Abbiamo, più sicura, la parola profetica, alla quale fate bene a guardare come a lucerna [che brilla] in luogo oscuro, finché non risplenda il giorno e la stella del mattino non sorga nei vostri cuori 7. Pertanto, o carissimi, in forza della fede per la quale crediamo in Dio, siamo, a confronto con gli increduli, come il giorno. Quando eravamo nell'infedeltà eravamo anche noi, al pari di loro, notte; ma ora siamo luce. Lo dice l'Apostolo: Un tempo foste tenebre, ora invece [siete] luce nel Signore 8. Tenebre di per voi stessi, luce nel Signore. E parimenti in un altro luogo: Tutti voi infatti siete figli della luce e figli del giorno; non apparteniamo alla notte né alle tenebre 9. Camminiamo onestamente come chi è in [pieno] giorno 10. Siamo dunque giorno a confronto con gli infedeli; ma in relazione a quel giorno in cui i morti risorgeranno e questo corpo corruttibile si rivestirà d'incorruzione e questo corpo mortale si rivestirà di immortalità 11, siamo ancora notte. Quasi fossimo già nel giorno ci dice l'apostolo Giovanni: Carissimi, noi siamo figli di Dio 12. Tuttavia, siccome è ancora notte, come continua? Ma ciò che saremo non si è ancora manifestato. [Solo] sappiamo che, quando egli apparirà, noi saremo simili a lui, poiché lo vedremo com'egli è 13. Ma questa è la ricompensa, non il lavoro. Ecco la ricompensa: Lo vedremo com'egli è. E allora sarà giorno splendido che più splendido non potrebbe essere. Orbene, nel giorno presente camminiamo onestamente 14; durante la presente notte non erigiamoci a giudici gli uni degli altri. Osservate l'apostolo Paolo! Lui che diceva: Camminiamo onestamente come in [pieno] giorno 15, non si contrapponeva né dissentiva dal suo compagno di apostolato, Pietro, che diceva: Ad essa, cioè alla parola divina, fate bene a guardare, come a lucerna posta in luogo oscuro, finché non risplenda il giorno e la stella del mattino non sorga nei vostri cuori 16.
Impossibilità di leggere nei cuori.
4. Osservate l'apostolo Paolo e com'egli ci ripeta le stesse cose. Orbene, non giudicate nulla prima del tempo 17. E quando sarà [questo] tempo? Finché non venga il Signore e illumini i segreti tenebrosi e manifesti i pensieri del cuore: allora ciascuno riceverà da Dio la sua ricompensa 18. Che significa: Prima del tempo? Prima che possiate vedere gli uni i cuori degli altri. Osservate se non sia effettivamente come ho detto. Ascoltate un istante tutte le parole della sua affermazione. Non giudicate nulla prima del tempo. Ma quando sarà [questo] tempo? Finché non venga il Signore e illumini i segreti tenebrosi e manifesti i pensieri del cuore: allora ciascuno riceverà da Dio la sua ricompensa. Come potrebbero rimproverarti le tenebre se sei lodato dalla luce? Allora i cuori diverranno palesi, mentre adesso sono celati. Un tale, non so chi, viene sospettato d'essere nemico, mentre invece si potrebbe trattare di un amico. Un altro sembrerebbe amico, invece occultamente potrebbe darsi che sia un nemico. O tenebre! Quello infierisce, eppur ama; l'altro lusinga e odia. Se giudico dalle voci, mentre voglio evitare il mare tranquillo m'imbatto nello scoglio: fuggo l'amico e m'imbatto nel nemico. Tutto ciò ha procurato il fatto che il cuore è celato. Lì occorre aver fede, lì dentro dove si è celati [gli uni agli altri], dove si è sconosciuti. Per coltivare questo [campo] sei stato preso a giornata. Lì devi lavorare insieme [con Dio] mediante la fede, dove sfuggi al controllo del tuo compagno di lavoro ma dove ti osserva il tuo Padrone. Il giusto vive di fede 19. Questo devi fare.
Correggersi prima di correggere.
5. Riguardo al giudizio, ne ho trattato domenica scorsa dicendo che tu devi giudicare te stesso e, trovandoti distorto, non lusingarti ma correggerti, diventando dritto, in modo che ti piaccia Dio, il quale è retto. In effetti, Dio, che è retto, non piace a chi è tortuoso. Vuoi che ti piaccia colui che è retto? Sii retto! Giùdicati, non ti risparmiare. Ciò che giustamente in te ti dispiace, castigalo, emendalo, correggilo. Ti sia come specchio la sacra Scrittura. Questo specchio ha un riflesso non menzognero, un riflesso che non adula, che non ha preferenze per alcuno. Se sei bello, lì ti vedrai bello; se sei brutto, lì ti vedrai brutto. Quando però sei brutto e prendi lo specchio e lì ti riscontri essere brutto, non incolpare lo specchio. Torna in te: lo specchio non ti inganna; non essere tu a ingannare te stesso. Giùdicati, rattrìstati della tua bruttezza, di modo che, lasciando lo specchio e allontanandoti rattristato, perché sei brutto, una volta corretto puoi ritornare bello. In primo luogo dunque giudica te stesso e giudicati senza adulazione; successivamente giudica con amore anche il prossimo. Puoi infatti giudicare qualcosa solo sulla base di ciò che vedi. Può succedere, ad esempio, che tu veda la colpa di cui tu sei imbrattato; può succedere che lo stesso tuo prossimo ti confessi la sua colpa e manifesti all'amico ciò che teneva nascosto nel cuore. Giudica come vedi. Ciò che non vedi, lascialo al giudizio di Dio. Quando poi giudichi, ama la persona, odia il vizio. Non amare il vizio per l'amore che devi all'uomo; non odiare l'uomo a motivo dei suoi vizi. L'uomo è tuo prossimo, il vizio è un nemico del tuo prossimo. Amerai veramente l'amico solo se e quando odierai ciò che all'amico nuoce. Se credi, farai [questo], poiché il giusto vive di fede 20.
Amare la persona, odiare il vizio.
6. Voglio dirvi delle cose che sono frequentissime in mezzo agli uomini. Succede a volte che, avendo tu un amico carissimo, un terzo, che era amico comune di tutt'e due, diventi nemico dell'altro. Di tre amici, due cominciano ad essere fra loro nemici: il terzo, che vuol restare neutrale, cosa dovrà fare? L'uno vuole, esige, scongiura che tu prenda in odio colui che egli ha cominciato a odiare e ti rivolge parole come queste: Non sei mio amico se sei amico del mio nemico. Queste le parole che ti rivolge l'uno, e queste le parole che ti rivolge l'altro. Eravate infatti tre, e dei tre due son diventati fra loro discordi mentre tu sei rimasto [neutrale]. Se parteggerai per uno, avrai nemico l'altro; se parteggerai per questo secondo, avrai nemico il primo; se vorrai intendertela con tutt'e due, l'uno e l'altro mormoreranno. Ecco la prova, ecco le spine cresciute nella vigna, a lavorare la quale siamo stati presi a giornata. Forse ti aspetti d'ascoltare dalla mia bocca cosa tu debba fare. Resta amico di tutt'e due. Coloro che si trovano in discordia fra loro, per l'opera tua tornino d'accordo. Se dall'uno ascolti dei giudizi cattivi sul conto dell'altro, non andare a riferirli a costui, perché non succeda che, tornati - per ipotesi - in un secondo tempo amici coloro che erano nemici, si comunichino fra loro i nomi dei comuni mettimale. Questo lo dico, naturalmente, a livello umano, non per riguardo agli occhi di colui che ci ha presi a giornata. Ecco, nessuno t'ha fatto la spia, ma c'è Dio che ti vede e giudica. Hai udito una parola [amara] da una persona adirata, afflitta o fuori dai gangheri. Che essa muoia in te! Perché vorresti palesarla? Non c'è mica pericolo che, se resta in te, ti faccia scoppiare! Parla assennatamente con quel tuo amico che vorrebbe ti inimicassi con l'altro tuo amico; rivolgigli la parola e, come se si trattasse di un cuore malato, usagli il lenimento della medicina. Digli: Perché vorresti che io divenga suo nemico? Ti risponderà: Perché egli è mio nemico. E per questo motivo vorresti che io divenga nemico del tuo nemico? Debbo piuttosto essere nemico del tuo vizio. Colui del quale tu vorresti rendermi nemico è un uomo. Un altro è il tuo nemico, del quale anch'io, se son tuo amico, debbo essere nemico. Ti ribatterà: Ma chi è quest'altro mio nemico? Il tuo vizio. Ed egli ancora: Qual è il mio vizio? L'odio che ti fa odiare il tuo amico. Sii dunque simile a un medico. Il medico non amerebbe l'ammalato se non odiasse la malattia. Per liberare il malato, si accanisce contro la febbre. Non amate i vizi dei vostri amici, se amate gli amici stessi.
La pagliuzza e la trave.
7. Ma io che predico eseguo forse le cose che predico? Miei fratelli, le eseguo se prima le attuo in me stesso; e le attuo in me stesso se dal Signore ricevo [il dono di attuarle]. Ecco, le eseguo: odio i miei vizi, offro il mio cuore al mio medico perché lo risani; gli stessi vizi per quanto mi è possibile perseguito, ne gemo, riconosco che sono in me ed, ecco, me ne accuso. Tu che vorresti rimproverarmi, correggi te stesso. La giustizia è infatti questa: che non ci si possa dire: Vedi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello e non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi vedrai di togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello 21. L'ira è una pagliuzza, l'odio è una trave. Ma alimenta la pagliuzza e diventerà una trave. Un'ira inveterata diventa odio: una pagliuzza accresciuta diviene una trave. Affinché pertanto la pagliuzza non divenga trave, non tramonti il sole sopra la vostra ira 22. Vedi, t'accorgi di esser divorato dall'odio, e vorresti riprendere chi è adirato? Liberati prima dall'odio e farai bene a rimproverare chi è in preda all'ira. Costui ha nell'occhio una pagliuzza, tu hai una trave. Se in effetti tu sei pieno di odio, come farai a vedere colui al quale devi togliere [la pagliuzza]? Nel tuo occhio c'è una trave. E perché nel tuo occhio c'è una trave? Perché hai preso alla leggera la pagliuzza che vi era nata: con quella ti addormentasti, con quella ti levasti; la facesti sviluppare nel tuo intimo, la innaffiasti con sospetti infondati. Credendo alle parole degli adulatori e di coloro che ti riferivano parole cattive sul conto del tuo amico incrementasti la pagliuzza, non la strappasti via. Col tuo affetto la facesti diventare trave. Togli dal tuo occhio questa trave! non odiare il tuo fratello. Ti spaventi o non ti spaventi? Io ti dico di non odiare e tu rimani tranquillo..., e rispondendo mi dici: Che significa odiare? E che male c'è se un uomo odia il suo nemico? Tu odi il tuo fratello! Se prendi alla leggera l'odio, ascolta come non fai caso alle parole: Chi odia il suo fratello è un omicida 23. Chi odia è un omicida. Non ti sei procurato del veleno; ma forse che per questo puoi dirmi: Che c'entro io con l'essere omicida? Chi odia è omicida. Non ti sei procurato il veleno, non sei uscito di casa con la spada per colpire il tuo nemico, non ti sei comprato l'esecutore del delitto, non hai programmato né il luogo né il tempo. E, infine, il delitto effettivamente non l'hai compiuto. Hai solamente odiato. Eppure hai ucciso: ucciso te prima dell'altro [che odiavi]. Amate dunque la giustizia e non nutrite odio se non contro i vizi. Quanto alle persone, amate tutti. Se vi comporterete così e praticherete questa giustizia, preferirete cioè che gli uomini, anche se viziosi, siano piuttosto risanati che non condannati, compirete opere buone nella vigna [del Signore]. Occorre però che a questo vi esercitiate, o miei fratelli.
Rimetti, perché ti sia rimesso.
8. Ecco, terminato il discorso si darà il congedo ai catecumeni e resteranno solo i fedeli. Si giungerà al momento della preghiera. Voi sapete dove si giungerà. Che diremo a Dio in antecedenza? Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori 24. Fate presto a rimettere, fate presto! Dovrete infatti arrivare a queste parole della preghiera. Come farete a dirle? e come farete a non dirle? Alla fin delle fini la mia domanda è questa: Le direte o non le direte? Odi, e le dici? Mi replicherai: Allora non le dico. Preghi, e non le dici? Odi, e le dici? Preghi, e non le dici? Via, presto, rispondi! Ma se le dici, mentisci; se non le dici, resti senza meriti. Contròllati, esàminati. Ecco, ora dovrai pronunziare la tua preghiera: perdona con tutto il cuore. Vorresti altercare con il tuo nemico; intenta prima la lite al tuo cuore. Ripeto: Alterca, alterca col tuo cuore! Di' al tuo cuore: Non odiare! Ma il tuo cuore, il tuo spirito, continua con l'odio. Di' alla tua anima: Non odiare! Come farò a pregare, come dirò: Rimetti a noi i nostri debiti? Questo veramente lo potrei dire, ma come potrò dire il seguito: Come anche noi? Cosa? Come anche noi rimettiamo. Dov'è il tuo cristianesimo? Fa' ciò che dici: Come anche noi.
9. Ma la tua anima non vuol perdonare, e si rattrista perché le dici di non portar odio. Rispondile: Perché sei triste, anima mia, e perché mi turbi? 25. Perché mi turbi?, o: Perché sei triste? Non odiare per non portarmi alla perdizione. Perché mi turbi? Spera in Dio. Sei nel languore, aneli, ti opprime l'infermità. Non sei in grado di liberarti dall'odio. Spera in Dio, che è medico. Egli per te fu sospeso a un patibolo e ancora non si vendica. Come vuoi tu vendicarti? Difatti in tanto odi in quanto ti vorresti vendicare. Guarda al tuo Signore pendente [dalla croce]; guardalo così sospeso e quasi in atto d'impartire ordini dall'alto di quel legno-tribunale. Guardalo mentre, sospeso, prepara a te malato la medicina ricavata dal suo sangue. Guardalo sospeso! Vuoi vendicarti? Lo vuoi davvero? Guarda a colui che pende [dalla croce] e ascolta ciò che dice: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 26.
L'esempio di Santo Stefano
10. Mi dirai: Lui poté far questo; io non lo posso. Io sono un uomo, lui era Dio. Ebbene, era un uomo, era veramente un uomo lui che era uomo-Dio. E allora, per qual motivo Dio sarebbe diventato uomo se l'uomo non ne trae motivo per emendarsi? Ma, eccomi, voglio apostrofarti. O uomo, ammettiamo pure che sia troppo per te imitare il tuo Signore. Osserva almeno Stefano, come te servo. Santo Stefano era certamente un [semplice] uomo. O che forse era uomo e dio? È risaputo da tutti: era un semplice uomo; era ciò che sei tu, e quel che fece non lo fece se non per un dono di colui al quale anche tu ti raccomandi. Comunque, osserva come si comportò. Parlava ai giudei: infuriava e amava 27. Debbo mostrarti l'una e l'altra cosa, poiché ho detto che infuriava e ho detto anche che amava. Debbo presentartelo e inferocito e pieno di amore. Ascoltalo inferocito: Gente dalla dura cervice! 28. Son, queste, parole di santo Stefano quando apostrofava i giudei: Gente dalla dura cervice, e dal cuore e dagli orecchi non circoncisi! voi da sempre avete resistito allo Spirito Santo. Quale dei profeti non hanno ucciso i vostri padri? 29. Ecco, lo hai ascoltato mentre va sulle furie; debbo mostrarti anche il rovescio della medaglia: ascoltalo pieno di amore. Gli avversari si irritarono, arsero di sdegno feroce e, ripagando il bene col male, ricorsero alle pietre e cominciarono a lapidare il servo di Dio 30. Dacci ora, o Stefano santo, una prova del tuo amore. Adesso, adesso vogliamo vederti; adesso vogliamo saggiarti; adesso vogliamo contemplarti vincitore, anzi trionfatore, del diavolo. Ti abbiamo ascoltato mentre infierivi contro gente in silenzio; vogliamo vedere se ami chi si accanisce contro di te. Infuriavi contro gente in silenzio; vediamo se ami chi ti lapida. Infatti, se odi, se puoi odiare, l'occasione è adesso mentre vieni lapidato. Adesso soprattutto devi odiare. Vediamo se rispondi con la durezza del cuore alla durezza delle pietre che ti lapidano. Uomini petrificati ti scagliano addosso delle pietre: duri scagliano cose dure. Coloro che avevano ricevuto la legge scritta su pietre scagliano pietre.
11. Vediamo, carissimi, vediamo; contempliamo il grande spettacolo. Contempliamo ciò che ci si propone per la trattazione di domani. Guardiamo.Ecco Stefano viene lapidato. Collochiamocene la figura, per così dire, dinanzi agli occhi. Suvvia, membro di Cristo! suvvia, atleta di Cristo! Fissa gli occhi in colui che per te fu appeso alla croce. Lui veniva crocifisso, tu sei lapidato. Lui diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 31. Voglio ascoltare cosa dici tu. Guarderò a te, con la speranza che te almeno possa imitare. Il beato Stefano cominciò col pregare per sé stando in piedi. Disse: Signore Gesù, ricevi il mio spirito 32. Detto questo, piegò le ginocchia e in ginocchio disse: Signore, non imputare a loro questo delitto. Detto questo, si addormentò 33. O sonno felice! o vera pace! Ecco che cosa significa riposare: pregare per i nemici. Ma permetti, o Stefano santo, che io ti ponga una domanda. Spiegami - poiché non lo capisco - per qual motivo quando pregavi per te stavi in piedi, mentre pregando per i nemici ti mettesti in ginocchio. Forse ci risponderà cose che possiamo comprendere. Per me pregai stando in piedi perché non mi occorse grande sforzo per implorare e ottenere [il dono] a me che avevo servito Dio com'era di dovere. Per me non mi occorse grande sforzo, poiché chi prega per il giusto non deve compiere sforzi. Fu questo il motivo per cui, quando pregò per sé, restò in piedi. Si giunse però a dover pregare per i giudei, per gli uccisori di Cristo, per gli uccisori dei santi, per i suoi lapidatori. Considerò come fosse enorme e grande la loro empietà e come difficilmente potesse essere perdonata. Per questo si mise in ginocchio. Affonda le ginocchia in questa vigna, operaio forte! Ripeto: Affonda il ginocchio nel lavoro di questa vigna, operaio fortissimo! Grande è la tua opera, egregia e molto encomiabile. Molto in profondità scavasti, tu che deponesti dal cuore l'odio dei nemici. Rivolti al Signore!.
1 - Cf. Mt 20, 1-16.
2 - Cf. Mich 6, 6-8.
3 - Cf. Mt 20, 16.
4 - Gv 6, 29.
5 - Ab 2, 4; Rm 1, 17.
6 - 1 Cor 4, 3.
7 - 2 Pt 1, 19.
8 - Ef 5, 8.
9 - 1 Ts 5, 5.
10 - Rm 13, 13.
11 - Cf- 1 Cor 15, 53.
12 - 1 Gv 3, 2.
13 - 1 Gv 3, 2.
14 - Cf. Rm 13, 13.
15 - Rm 13, 13.
16 - 2 Pt 1, 19.
17 - 1 Cor 4, 5.
18 - 1 Cor 4, 5.
19 - Ab 2, 4; Rm 1, 17.
20 - Ab 2, 4; Rm 1, 17.
21 - Mt 7, 3-4.
22 - Ef 4, 26.
23 - 1 Gv 3, 15.
24 - Mt 6, 12
25 - Sal 41, 6.
26 - Lc 23, 34.
27 - Cf. At 6, 7-8.
28 - At 7, 51.
29 - At 7, 51-52.
30 - Cf. At 7, 59.
31 - Lc 23, 34.
32 - At 7, 59.
33 - At 7, 60.
Prima parte. Necessità di una vera devozione a Maria.
Il segreto di Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort
Leggilo nella BibliotecaI. La grazia di Dio è assolutamente necessaria.
3) Anima, immagine vivente di Dio e riscattata dal sangue prezioso di Cristo, la volontà di Dio è che tu divenga santa come lui in questa vita e gloriosa come lui nell'altra.
L'acquisto della santità di Dio è tua sicura vocazione. A questo devono tendere i tuoi pensieri, parole, azioni, sofferenze, aspirazioni, altrimenti tu resisti a Dio non facendo ciò per cui ti ha creata e ti conserva.
Quale opera mirabile! La polvere mutata in luce, il fango in candore, il peccato in santità, la creatura nel Creatore e l'uomo in Dio! Opera mirabile, lo ripeto, ma difficile in se stessa e impossibile alla natura: solo Dio può riuscirvi con una grazia abbondante e straordinaria. La creazione dell'universo è un capolavoro meno grande di essa.
4) Ma come farai, o anima? Quali mezzi sceglierai per salire dove Dio ti chiama? I mezzi di salvezza e di santità sono noti a tutti, sono esposti nel Vangelo, spiegati dai maestri della vita spirituale, vissuti dai santi; essi sono necessari a quanti vogliono salvarsi e giungere alla perfezione. E sono: l'umiltà di cuore, l'orazione continua, la mortificazione universale, l'abbandono alla divina Provvidenza, la conformità alla volontà di Dio.
5) Per mettere in pratica tutti questi mezzi di salvezza e di santità sono assolutamente necessari la grazia e l'aiuto di Dio. E tale grazia - nessuno ne dubita - è data a tutti in misura più o meno grande. Dico: in misura più o meno grande, perché Dio, pur essendo infinitamente buono, non dà la sua grazia ugualmente forte a tutti, pur concedendola sufficiente a ciascuno. L'anima fedele con una grazia grande fa una grande opera, e con una grazia minore fa un'opera più piccola. Il valore e l'eccellenza della grazia concessa da Dio e corrisposta dall'anima, costituiscono il valore e l'eccellenza delle opere. Si tratta di principi incontestabili.
II. Per trovare la grazia di Dio bisogna trovare Maria.
6) Perciò, tutto si riduce a trovare un mezzo facile per ottenere da Dio la grazia necessaria per diventare santi; ed è proprio questo che voglio insegnarti. E ti dico che per trovare la grazia di Dio, bisogna trovare Maria.
Perché:
7) 1) Soltanto Maria ha trovato grazia davanti a Dio per sé e per ogni uomo in particolare. I patriarchi, i profeti, tutti i santi dell'Antica Legge non hanno potuto trovare questa grazia.
8) 2) Maria ha dato l'essere e la vita all'Autore di ogni grazia; per questo è chiamata Madre della grazia, Mater gratiae.
9) 3) Dio Padre, da cui come da fonte essenziale discende ogni dono perfetto e ogni grazia, dandole il proprio Figlio le ha dato tutte le grazie, tanto che - dice san Bernardo - in lui e con lui le è stata comunicata la volontà di Dio.
10) 4) Dio l'ha scelta come tesoriera, amministratrice e dispensatrice di tutte le grazie. Per questo ogni sua grazia e ogni suo dono passano per le mani di lei. E - secondo san Bernardino - per il potere che le è stato conferito, ella dà a chi vuole, come vuole, quando vuole e nella misura che vuole le grazie dell'eterno Padre, le virtù di Gesù Cristo e i doni dello Spirito Santo.
11) 5) Come nell'ordine naturale ogni figlio deve avere un padre e una madre, così nell'ordine della grazia ogni vero figlio della Chiesa deve avere Dio per padre e Maria per madre. Chi si gloria di avere Dio per padre, ma non ha la tenerezza di un vero figlio per Maria, è un bugiardo che ha soltanto il demonio per padre.
12) 6) Poiché Maria ha formato il Capo dei predestinati, Gesù Cristo, ancora a lei tocca formare le membra di questo Capo, i veri cristiani, perché una madre non forma la testa senza le membra, né le membra senza la testa. Perciò, se uno vuole essere membro di Gesù Cristo, pieno di grazia e di verità, deve essere formato in Maria per mezzo della grazia di Gesù Cristo, la quale si trova in lei in pienezza per essere comunicata in pienezza ai veri membri di Gesù Cristo e ai suoi veri figli.
13) 7) Lo Spirito Santo, avendo sposato Maria e avendo prodotto in lei, per mezzo di lei e da lei Gesù Cristo, questo capolavoro, il Verbo incarnato, e non avendola mai ripudiata, continua ogni giorno a produrre i predestinati in lei e per mezzo di lei, in modo misterioso ma vero.
14) 8) Maria ha ricevuto da Dio un dominio speciale sulle anime per nutrirle e per farle crescere in Dio. Sant'Agostino dice perfino che in questo mondo tutti i predestinati sono racchiusi nel seno di Maria, e vengono alla luce solo quando questa buona Madre li genera alla vita eterna. Per conseguenza, come il bimbo trae ogni nutrimento dalla propria madre, la quale proporziona il cibo alla sua debolezza, così i predestinati traggono ogni nutrimento spirituale e ogni vigore da Maria.
15) 9) A Maria Dio Padre ha detto: "In Iacob inhabita", Figlia mia, dimora in Giacobbe, cioè nei miei predestinati raffigurati da Giacobbe. A Maria Dio Figlio ha detto: "In Israel haereditare", Madre mia, prendi in eredità Israele, cioè i predestinati. Infine, a Maria lo Spirito Santo ha detto: "In electis meis mitte radices", mia Sposa fedele, poni le radici nei miei eletti. Chiunque è eletto e predestinato ha la Madonna dimorante dentro di sé, cioè nell'anima, e lascia che lei vi getti le radici di una profonda umiltà, di un'ardente carità e di ogni virtù.
16) 10) Maria è chiamata da sant'Agostino, e lo è effettivamente, forma Dei, vivo stampo di Dio. Ciò significa che soltanto in lei il Dio-uomo è stato formato al naturale, senza che abbia perduto alcun tratto della divinità; e che ancora soltanto in lei l'uomo può essere formato in Dio al naturale, quanto lo permetta la natura umana, per grazia di Gesù Cristo.
Uno scultore può riprodurre al naturale un volto oppure un ritratto in due maniere: 1) impiegando nella materia dura e informe la propria capacità, la propria forza, la propria scienza e la bontà dei propri strumenti per fare quel volto;
2) può gettare la materia nello stampo. La prima maniera è lunga e difficile, ed è soggetta a molti inconvenienti: a volte basta un colpo maldestro di scalpello o di martello per rovinare tutto il lavoro. La seconda maniera è celere, facile e dolce, quasi senza fatica e spese, se lo stampo è perfetto e riproduce al naturale, e la materia usata molto maneggevole e per nulla resistente al tocco della mano.
17) Maria è il grande stampo di Dio, realizzato dallo Spirito Santo per formare al naturale un Uomo-Dio per mezzo dell'unione ipostatica, e per formare un uomo-Dio per mezzo della grazia. A simile stampo non manca nessun lineamento della divinità. Chiunque vi è gettato e si lascia plasmare, acquista tutti i tratti di Gesù Cristo, vero Dio, in maniera dolce e proporzionata alla debolezza umana, senza tante agonie e fatiche; in maniera sicura, senza timore delle illusioni, perché il demonio non ha mai avuto né avrà accesso in Maria, santa e immacolata, senza ombra della minima macchia di peccato.
18) O anima cara, quanta differenza fra un'anima formata in Gesù Cristo con i mezzi ordinari da coloro che, come scultori, si fidano della propria bravura e si fondano sulla propria ingegnosità, e l'anima molto docile, distaccata, malleabile che, senza alcuna fiducia in se stessa, si getta in Maria e si lascia plasmare dall'operazione dello Spirito Santo! Quante macchie, difetti, ombre, illusioni, quanto di naturale e di umano c'è nella prima! E quanto pura, divina, somigliante a Gesù Cristo, è la seconda!
19) Non c'è e non ci sarà mai creatura in cui Dio sia più grande - al di fuori di se stesso e in se stesso - che nella divina Maria, non eccettuati i santi, i cherubini e i più alti serafini.
Maria è il paradiso di Dio e il suo mondo ineffabile, in cui il Figlio di Dio è entrato per operarvi meraviglie, per custodirlo e compiacersi. Ha fatto un mondo per l'uomo pellegrino: è il nostro; ha fatto un mondo per l'uomo beato, il paradiso; ma ne ha fatto un altro per sé e gli ha dato il nome di Maria. Questo è un mondo sconosciuto a quasi tutti i mortali della terra e incomprensibile a tutti gli angeli e i beati del cielo, che per l'ammirazione che provano nel vedere Dio così elevato e distante da loro, così segregato e nascosto nel suo mondo, la divina Maria, gridano giorno e notte: "Santo, Santo, Santo!".
20) Felice, mille volte felice quaggiù, l'anima alla quale lo Spirito Santo rivela il segreto di Maria per conoscerlo, e alla quale apre questo giardino chiuso perché vi entri, questa fonte sigillata perché vi attinga e beva ad ampie sorsate le acque vive della grazia! In questa amabile creatura tale anima troverà solo Dio, senza creature, ma Dio nello stesso tempo infinitamente santo e sublime, infinitamente condiscendente e proporzionato alla sua debolezza. Poiché Dio è dappertutto, si può trovarlo dappertutto, perfino nell'inferno; ma non c'è luogo dove la creatura possa trovarlo più vicino a sé e più proporzionato alla propria debolezza che in Maria, perché a questo scopo vi è disceso. In ogni altro luogo è il Pane dei forti e degli angeli, ma in Maria è il Pane dei figli.
21) Non si deve pertanto immaginare, come certi falsi illuminati, che Maria, essendo creatura, costituisca un impedimento all'unione con il Creatore: non è più Maria che vive, è Gesù Cristo solo, è Dio solo che vive in lei. La sua trasformazione in Dio sorpassa quella di san Paolo e degli altri santi, quanto il cielo sorpassa in altezza la terra.
Maria è stata creata soltanto per Dio, e, lungi dal trattenere a sé un'anima, la proietta in Dio e la unisce a lui con tanta più perfezione quanto più l'anima si unisce a lei. Maria è la meravigliosa eco di Dio, e risponde: Dio! quando si grida: Maria!, e glorifica Dio quando, con santa Elisabetta, la si chiama beata. Se i falsi illuminati, tristemente ingannati dal demonio perfino nell'orazione, avessero saputo trovare Maria, e Gesù per mezzo di Maria, e Dio per mezzo di Gesù, non avrebbero fatto così terribili cadute. Quando si è trovata Maria, e per mezzo di Maria Gesù, e per mezzo di Gesù Dio Padre, si è trovato ogni bene, dicono i santi. E dicendo questo, non si eccettua niente: ogni grazia e amicizia di Dio, ogni sicurezza contro i nemici di Dio, ogni verità contro la menzogna, ogni facilità e vittoria contro le difficoltà della salvezza, ogni dolcezza e gioia nelle amarezze della vita.
22) Non si vuol dire che chi ha trovato Maria con una vera devozione sia esente da croci e sofferenze. Tutt'altro! Ne ha di più perché Maria, essendo Madre dei viventi, dà a tutti i suoi figli dei pezzi dell'Albero della vita, la croce di Gesù. Però mentre sceglie buone croci, dà loro la grazia di portarle pazientemente e perfino con gioia, di modo che le croci che dà a quelli che le appartengono sono dei canditi o croci candite più che croci amare. Oppure, anche se sentono per un po' di tempo l'amarezza del calice che bisogna necessariamente bere per essere amici di Dio, la consolazione e la gioia che questa buona Madre fa seguire alla tristezza, li animano infinitamente a portare croci ancora più pesanti e amare.
III. Una vera devozione a Maria è indispensabile.
23) La difficoltà sta dunque nel saper trovare veramente la divina Maria per trovare l'abbondanza di ogni grazia. Dio, quale signore assoluto, può comunicare da se stesso ciò che comunica ordinariamente solo attraverso Maria, e non si può negare, senza temerarietà, che talvolta lo faccia. Tuttavia, dice san Tommaso, secondo l'ordine stabilito dalla divina Sapienza, non si comunica ordinariamente agli uomini che per mezzo di Maria nell'ordine della grazia. Per salire e per unirsi a lui, bisogna servirsi dello stesso mezzo di cui si è servito per discendere a noi, per farsi uomo e per comunicarci le sue grazie. Tale mezzo è una vera devozione alla Madonna.
12-122 Gennaio 15, 1920 Chi vuole amare, riparare, sostituirsi per tutti, deve far vita nel Voler Divino.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Stavo riversandomi tutta nel Divin Volere, per potermi sostituire a tutto ciò che la creatura è obbligata a fare verso la Maestà Suprema, e mentre ciò facevo ho detto tra me: “Dove potrò trovare tanto amore per poter dare al mio dolce Gesù amore per tutti?” E nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nella mia Volontà troverai questo amore che può supplire all’amore di tutti, perché chi entra nella mia Volontà troverà tante fonti che sorgono, e per quanto può prendere, mai ne diminuisce una stilla, sicché c’è la fonte dell’amore, che impetuosa getta le sue onde; ma per quanto getta, sempre sorge; c’è la fonte della bellezza, e per quante bellezze mette fuori, mai scolorisce, anzi sorge sempre nuove e più belle bellezze; c’è la fonte della sapienza, la fonte dei contenti, la fonte della bontà, della potenza, della misericordia, della giustizia e di tutto il resto delle mie qualità, tutte sorgono e l’una si riversa nell’altra, in modo che l’amore è bello, è sapiente, è potente, ecc.; la fonte della bellezza, la bellezza amore, sapiente, potente, e con tal potere, da tenere rapito tutto il Cielo senza mai stancarli. Queste fonti sorgenti formano una tale armonia, un tale contento, ed uno spettacolo incantevole, che tutti i beati restano dolcemente incantati, da non spostare neppure uno sguardo per non perdere neppure uno di questi contenti, perciò figlia mia la stretta necessità per chi vuole amare, riparare, sostituirsi per tutti, di far vita nel mio Volere, dove tutto sorge, le cose si moltiplicano per quante ce ne vogliono, restano tutte coniate con l’impronta divina, e questa impronta divina forma altre sorgenti, che le loro onde si innalzano, s’innalzano tanto, che nel riversarsi allagano tutto e fanno bene a tutti, perciò sempre, sempre nel mio Volere; lì ti attendo, lì ti voglio”.