Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Bisogna stare preparati in ogni momento come se in quello dovessimo morire. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 14° settimana del tempo ordinario (San Benedetto)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 1

1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era in principio presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli rende testimonianza
e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me".
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

19E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?".20Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo".21Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No".22Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?".23Rispose:

"Io sono 'voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore',

come disse il profeta Isaia".24Essi erano stati mandati da parte dei farisei.25Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?".26Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,27uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo".28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele".32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!".37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?".39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)"42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)".
43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi".44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret".46Natanaèle esclamò: "Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi".47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità".48Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico".49Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!".50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!".51Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".


Giuditta 6

1Quando si fu calmata l'agitazione degli uomini che presenziavano tutt'intorno al convegno, parlò Oloferne, comandante supremo dell'esercito di Assur, rivolgendosi ad Achior alla presenza di tutta quell'assemblea di stranieri e a tutti i Moabiti:2"Chi sei tu, Achior, e i mercenari di Èfraim, per profetare in mezzo a noi come hai fatto oggi e suggerire di non combattere il popolo d'Israele, perché il loro Dio li proteggerà dall'alto? E che altro dio c'è se non Nabucodònosor? Questi invierà la sua forza e li sterminerà dalla terra, né servirà il loro Dio a liberarli.3Saremo noi suoi servi a spazzarli via come un sol uomo, perché non potranno sostenere l'impeto dei nostri cavalli.4Li bruceremo in casa loro, i loro monti s'inebrieranno del loro sangue, i loro campi si colmeranno dei loro cadaveri, né potrà resistere la pianta dei loro piedi davanti a noi, ma saranno tutti distrutti. Questo dice Nabucodònosor, il signore di tutta la terra: così ha parlato e le sue parole non potranno essere smentite.5Quanto a te, Achior, mercenario di Ammon, che hai detto queste cose nel giorno della tua sventura, non vedrai più la mia faccia da oggi fino a quando farò vendetta di questa razza che viene dall'Egitto.6Allora il ferro dei miei soldati e la numerosa schiera dei miei ministri trapasserà i tuoi fianchi e tu cadrai fra i loro cadaveri, quando io tornerò a vederti.7I miei servi ora ti esporranno sulla montagna e ti porranno in una delle città sul percorso;8non morirai finché non sarai sterminato con loro.9Ma se speri in cuor tuo che essi non saranno presi, non sia il tuo aspetto così depresso. Ho detto: nessuna mia parola andrà a vuoto".
10Allora Oloferne diede ordine ai suoi servi, che erano di turno nella sua tenda, di prendere Achior, di esporlo vicino a Betulia e di abbandonarlo nelle mani degli Israeliti.11I suoi servi lo presero e lo condussero fuori dell'accampamento in aperta campagna, lo menarono dal mezzo della pianura verso la montagna e si trovarono presso le fonti che erano sotto Betulia.12Quando gli uomini della città li scorsero sulla cresta del monte, presero le armi e uscirono dalla città dirigendosi verso la cresta. Tutti i frombolieri occuparono i sentieri di accesso e si misero a lanciare pietre su di loro.13Quelli ridiscesero al riparo del monte, legarono Achior e lo abbandonarono gettandolo a terra alle falde del monte, quindi fecero ritorno al loro signore.14Gli Israeliti scesero dalla loro città, si avvicinarono a lui, lo slegarono, lo condussero in Betulia e lo presentarono ai capi della città,15che in quel tempo erano Ozia figlio di Mica della tribù di Simeone, Cabri figlio di Gotonièl e Carmi figlio di Melchièl.16Radunarono subito tutti gli anziani della città e tutti i giovani e le donne accorsero al luogo del raduno. Posero Achior in mezzo a tutta quell'adunanza e Ozia lo interrogò sull'accaduto.17Quegli riferì loro le parole del consiglio di Oloferne e tutto il discorso che Oloferne aveva pronunziato in mezzo ai capi degli Assiri e quanto aveva detto superbamente contro il popolo d'Israele.18Allora tutto il popolo si prostrò ad adorare Dio e alzò queste suppliche:19"Signore, Dio del cielo, guarda la loro superbia, abbi pietà dell'umiliazione della nostra stirpe e accogli benigno in questo giorno la presenza di coloro che sono consacrati a te".20Poi confortarono Achior e gli rivolsero parole di gran lode;21Ozia da parte sua lo accolse dopo l'adunanza nella sua casa e offrì un banchetto a tutti gli anziani; per tutta quella notte invocarono l'aiuto del Dio d'Israele.


Cantico 3

1 Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l'amato del mio cuore;
l'ho cercato, ma non l'ho trovato.
2"Mi alzerò e farò il giro della città;
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l'amato del mio cuore".
L'ho cercato, ma non l'ho trovato.
3Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:
"Avete visto l'amato del mio cuore?".
4Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l'amato del mio cuore.
Lo strinsi fortemente e non lo lascerò
finché non l'abbia condotto in casa di mia madre,
nella stanza della mia genitrice.

5Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle e per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l'amata
finché essa non lo voglia.

6Che cos'è che sale dal deserto
come una colonna di fumo,
esalando profumo di mirra e d'incenso
e d'ogni polvere aromatica?
7Ecco, la lettiga di Salomone:
sessanta prodi le stanno intorno,
tra i più valorosi d'Israele.
8Tutti sanno maneggiare la spada,
sono esperti nella guerra;
ognuno porta la spada al fianco
contro i pericoli della notte.
9Un baldacchino s'è fatto il re Salomone,
con legno del Libano.
10Le sue colonne le ha fatte d'argento,
d'oro la sua spalliera;
il suo seggio di porpora,
il centro è un ricamo d'amore
delle fanciulle di Gerusalemme.
11Uscite figlie di Sion,
guardate il re Salomone
con la corona che gli pose sua madre,
nel giorno delle sue nozze,
nel giorno della gioia del suo cuore.


Salmi 57

1'Al maestro del coro. Su "Non distruggere". Di Davide.'
'Miktam. Quando fuggì da Saul nella caverna.'

2Pietà di me, pietà di me, o Dio,
in te mi rifugio;
mi rifugio all'ombra delle tue ali
finché sia passato il pericolo.
3Invocherò Dio, l'Altissimo,
Dio che mi fa il bene.

4Mandi dal cielo a salvarmi
dalla mano dei miei persecutori,
Dio mandi la sua fedeltà e la sua grazia.
5Io sono come in mezzo a leoni,
che divorano gli uomini;
i loro denti sono lance e frecce,
la loro lingua spada affilata.

6Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.
7Hanno teso una rete ai miei piedi,
mi hanno piegato,
hanno scavato davanti a me una fossa
e vi sono caduti.

8Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
9Voglio cantare, a te voglio inneggiare:
svègliati, mio cuore,
svègliati arpa, cetra,
voglio svegliare l'aurora.
10Ti loderò tra i popoli, Signore,
a te canterò inni tra le genti.
11perché la tua bontà è grande fino ai cieli,
e la tua fedeltà fino alle nubi.

12Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.


Daniele 4

1Io Nabucodònosor ero tranquillo in casa e felice nella reggia,2quando ebbi un sogno che mi spaventò. Le immaginazioni che mi vennero mentre ero nel mio letto e le visioni che mi passarono per la mente mi turbarono.3Feci un decreto con cui ordinavo che tutti i saggi di Babilonia fossero condotti davanti a me, per farmi conoscere la spiegazione del sogno.
4Allora vennero i maghi, gli astrologi, i caldei e gli indovini, ai quali esposi il sogno, ma non me ne potevano dare la spiegazione.5Infine mi si presentò Daniele, chiamato Baltazzàr dal nome del mio dio, un uomo in cui è lo spirito degli dèi santi, e gli raccontai il sogno6dicendo: "Baltazzàr, principe dei maghi, poiché io so che lo spirito degli dèi santi è in te e che nessun segreto ti è difficile, ecco le visioni che ho avuto in sogno: tu dammene la spiegazione".
7Le visioni che mi passarono per la mente, mentre stavo a letto, erano queste:

Io stavo guardando
ed ecco un albero di grande altezza in mezzo alla terra.
8Quell'albero era grande, robusto,
la sua cima giungeva al cielo
e si poteva vedere fin dall'estremità della terra.
9I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti
e vi era in esso da mangiare per tutti.
Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra
e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi rami;
di lui si nutriva ogni vivente.
10Mentre nel mio letto stavo osservando
le visioni che mi passavano per la mente,
ecco un vigilante, un santo, scese dal cielo
11e gridò a voce alta:
"Tagliate l'albero e stroncate i suoi rami:
scuotete le foglie, disperdetene i frutti:
fuggano le bestie di sotto e gli uccelli dai suoi rami.
12Lasciate però nella terra il ceppo con le radici,
legato con catene di ferro e di bronzo
fra l'erba della campagna.
Sia bagnato dalla rugiada del cielo
e la sua sorte sia insieme con le bestie sui prati.
13Si muti il suo cuore e invece di un cuore umano
gli sia dato un cuore di bestia:
sette tempi passeranno su di lui.
14Così è deciso per sentenza dei vigilanti
e secondo la parola dei santi.

Così i viventi sappiano che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo può dare a chi vuole e insediarvi anche il più piccolo degli uomini".
15Questo è il sogno, che io, re Nabucodònosor, ho fatto. Ora tu, Baltazzàr, dammene la spiegazione. Tu puoi darmela, perché, mentre fra tutti i saggi del mio regno nessuno me ne spiega il significato, in te è lo spirito degli dèi santi.

16Allora Daniele, chiamato Baltazzàr, rimase per qualche tempo confuso e turbato dai suoi pensieri. Ma il re gli si rivolse: "Baltazzàr, il sogno non ti turbi e neppure la sua spiegazione". Rispose Baltazzàr: "Signor mio, valga il sogno per i tuoi nemici e la sua spiegazione per i tuoi avversari.17L'albero che tu hai visto, grande e robusto, la cui cima giungeva fino al cielo e si poteva vedere da tutta la terra18e le cui foglie erano belle e i suoi frutti abbondanti e in cui c'era da mangiare per tutti e sotto il quale dimoravano le bestie della terra e sui cui rami facevano il nido gli uccelli del cielo,19sei tu, re, che sei diventato grande e forte; la tua grandezza è cresciuta, è giunta al cielo e il tuo dominio si è esteso sino ai confini della terra.
20Che il re abbia visto un vigilante, un santo che scendeva dal cielo e diceva: Tagliate l'albero, spezzatelo, però lasciate nella terra il ceppo delle sue radici legato con catene di ferro e di bronzo fra l'erba della campagna e sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia sorte comune con le bestie della terra, finché sette tempi siano passati su di lui,21questa, o re, ne è la spiegazione e questo è il decreto dell'Altissimo, che deve essere eseguito sopra il re, mio signore:22Tu sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi passeranno su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo da' a chi vuole.
23L'ordine che è stato dato di lasciare il ceppo con le radici dell'albero significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, quando avrai riconosciuto che al Cielo appartiene il dominio.24Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l'elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità".

25Tutte queste cose avvennero al re Nabucodònosor.
26Dodici mesi dopo, passeggiando sopra la terrazza della reggia di Babilonia,27il re prese a dire: "Non è questa la grande Babilonia che io ho costruito come reggia per la gloria della mia maestà, con la forza della mia potenza?".
28Queste parole erano ancora sulle labbra del re, quando una voce venne dal cielo: "A te io parlo, re Nabucodònosor: il regno ti è tolto!29Sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e passeranno sette tempi su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo da' a chi vuole".
30In quel momento stesso si adempì la parola sopra Nabucodònosor. Egli fu cacciato dal consorzio umano, mangiò l'erba come i buoi e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo: il pelo gli crebbe come le penne alle aquile e le unghie come agli uccelli.
31"Ma finito quel tempo, io Nabucodònosor alzai gli occhi al cielo e la ragione tornò in me e benedissi l'Altissimo; lodai e glorificai colui che vive in eterno,

la cui potenza è potenza eterna
e il cui regno è di generazione in generazione.
32Tutti gli abitanti della terra
sono, davanti a lui, come un nulla;
egli dispone come gli piace delle schiere del cielo
e degli abitanti della terra.
Nessuno può fermargli la mano e dirgli: Che cosa fai?

33In quel tempo tornò in me la conoscenza e con la gloria del regno mi fu restituita la mia maestà e il mio splendore: i miei ministri e i miei prìncipi mi ricercarono e io fui ristabilito nel mio regno e mi fu concesso un potere anche più grande.34Ora io, Nabucodònosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo: tutte le sue opere sono verità e le sue vie giustizia; egli può umiliare coloro che camminano nella superbia".


Lettera agli Efesini 3

1Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili...2penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio:3come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente.4Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo.5Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito:6che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo,7del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell'efficacia della sua potenza.8A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo,9e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo,10perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio,11secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore,12il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui.13Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.

14Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre,15dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome,16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore.17Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità,18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità,19e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

20A colui che in tutto ha potere di fare
molto più di quanto possiamo domandare o pensare,
secondo la potenza che già opera in noi,
21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù
per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.


Capitolo XIII: Mettersi al di sotto di tutti in umile obbedienza, sull’esempio di Gesù Cristo

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1. Figlio, colui che tenta di sottrarsi all'obbedienza si sottrae anche alla grazia. Colui che cerca il bene suo personale perde anche il bene che è proprio del vivere in comune. Colui che non si sottopone lietamente e spontaneamente al suo superiore, dimostra che la carne non gli obbedisce ancora perfettamente, ma spesso recalcitra e mormora. Impara dunque a sottometterti prontamente al tuo superiore, se vuoi soggiogare la tua carne. Infatti, il nemico di fuori lo si vincerà più presto, se sarà stato sconfitto l'uomo interiore. Non c'è peggiore e più insidioso nemico dell'anima tua, di te stesso, quando il corpo non si accorda con lo spirito. Per avere vittoria sulla carne e sul sangue, devi assumere un totale e vero disprezzo di te. Tu hai ancora invece un eccessivo e disordinato amore di te stesso; per questo sei tanto esitante a rimetterti interamente alla volontà degli altri.  

2. Ma che c'è di strano, se tu, polvere e nulla, ti sottoponi a un uomo, per amore di Dio, quando io, onnipotente ed altissimo, che dal nulla ho creato tutte le cose per amor tuo, mi feci piccolo fino a sottopormi all'uomo? Mi sono fatto l'ultimo e il più piccolo di tutti, proprio perché, per questo mio abbassarmi, tu potessi vincere la tua superbia. Impara ad obbedire, tu che sei polvere; impara ad umiliarti, tu che sei terra e fango; impara a piegarti sotto i piedi di tutti, a disprezzare i tuoi desideri e a metterti in totale sottomissione. Insorgi infiammato contro te stesso, e non permettere che in te si annidi la tumefazione della superbia. Dimostrati così basso e così piccolo che tutti possano camminare sopra di te e possano calpestarti come il fango della strada. Che hai da lamentare tu, uomo da nulla. Che hai tu, immondo peccatore, da contrapporre a coloro che ti accusano; tu, che tante volte hai offeso Dio, meritando assai spesso l'inferno? Ma, ecco, apparve preziosa al mio sguardo l'anima tua; ecco il mio occhio ebbe compassione di te, così che, conoscendo il mio amore, tu avessi continua gratitudine per i miei benefici ed abbracciassi, senza esitare, un'umile sottomissione, nella paziente sopportazione dell'altrui disprezzo.


DISCORSO 229/B NELLA DOMENICA DELLA SANTA PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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Se vivete bene, siete voi stessi il giorno che ha fatto il Signore.

1. Ogni singolo giorno ha fatto il Signore; anzi non solo ha fatto, ma continua a fare; egli fa ogni singolo giorno perché fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi e piove sopra i giusti e sopra gli ingiusti 1. Per questa ragione quanto abbiamo sentito: Questo è il giorno che ha fatto [il Signore], non si può pensare che indichi quel che noi chiamiamo volgarmente giorno, che è uguale per i buoni e per i cattivi. Qui si tratta di qualcosa di particolare; dicendo: Questo è il giorno che ha fatto [il Signore], ci spinge a fissare l'attenzione su un giorno tutto speciale. Qual è questo giorno per il quale ci vien detto: Rallegriamoci ed esultiamo in esso 2 ? Come sarà, se non buono? Come, se non concupiscibile, amabile, desiderabile, beatificante? Riferendosi ad esso il santo profeta Geremia diceva: Non ho desiderato il giorno degli uomini, tu lo sai 3. Dunque, qual è questo giorno che ha fatto il Signore? Vivete bene e lo sarete voi stessi. Infatti quando l'Apostolo diceva: Camminiamo onestamente come [di] giorno 4, non si riferiva a questo giorno che si apre col sorgere del sole e si chiude con il tramonto. E dice anche: Quelli che si ubriacano sono ubriachi di notte 5. Nessuno vede gente che si ubriaca alla prima colazione; quando questo avviene, si appartiene già alla notte, non al giorno che ha fatto il Signore. Come infatti vi è il giorno in coloro che piamente, santamente e religiosamente vivono nella temperanza, nella giustizia, nella sobrietà, così all'opposto in coloro che vivono nell'empietà, nella lussuria, nella superbia, nella irreligiosità, senza dubbio la notte farà da ladro per tale notte. Infatti sta scritto: Come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore 6. Ma nel presentare questo avvertimento l'Apostolo, rivolto a coloro ai quali altrove aveva detto: Un tempo eravate tenebra, ma ora siete luce nel Signore 7 (si rivolge ad essi e li considera il giorno fatto dal Signore), dopo aver detto: Voi sapete, o fratelli, che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore 8, continua dicendo: Voi però non siete nelle tenebre, così che quel giorno vi colga di sorpresa come un ladro; voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre 9. Perciò questo nostro cantare ci ricorda l'impegno a vivere bene. Quando tutti con voce armoniosa, con spirito gioioso, con cuore unanime diciamo: Questo è il giorno che ha fatto il Signore, dobbiamo essere in accordo col nostro canto, affinché la nostra lingua non dica una testimonianza contro noi stessi: Tu hai in mente oggi di ubriacarti, e canti: Questo è il giorno che ha fatto il Signore; non hai paura che ti risponda: No, questo non è il giorno che ha fatto il Signore? Non puoi chiamar giorno buono quello che la lussuria e la malvagità ti ha trasformato in un pessimo giorno.

Se infonde tanta gioia quel che speriamo, che sarà quando lo raggiungeremo?.

2. Quanta gioia, fratelli miei! Gioia nella vostra assemblea, gioia nei salmi e negli inni, gioia nel ricordo della passione e della risurrezione di Cristo, gioia nella speranza della vita futura. Se tanta gioia infonde ciò che speriamo, che sarà quando lo raggiungeremo? In questi giorni, vedete, quando sentiamo Alleluia, il nostro spirito par che si trasformi. Non ci sembra di gustare non so che cosa di quella città superna? Se tanta gioia infondono a noi questi giorni, che sarà quello in cui ci verrà detto: Venite, o benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno 10? Quando tutti i santi saranno radunati insieme, quando s'incontreranno tanti che non si conoscevano, si ritroveranno tanti che si conoscevano, e staranno talmente al sicuro che mai si perderà un amico, mai si avrà a temere un nemico? Ecco, noi diciamo: Alleluia; è bello, è lieto, è pieno di gioia, di giocondità, di soavità. Eppure, se lo dicessimo sempre, ci stancheremmo. Siccome però ritorna in un preciso tempo dell'anno, con quanta gioia arriva, con quanta nostalgia se ne va! Forse anche lassù uguale sarà la gioia e uguale la stanchezza? No, non sarà così. Qualcuno forse dirà: Ma come è possibile che sia sempre così e non ci si stanchi mai? Se io ti saprò indicare qualcosa in questa vita di cui non ci si può stancare, dovrai credere che lassù tutto sarà così. Ci si stanca del cibo, ci si stanca del bere, ci si stanca degli spettacoli, ci si stanca di questo e di quell'altro; ma della salute non ci si stanca mai. Come dunque quaggiù, in questo morire della carne, in questa fragilità, in questo fastidio per il peso del corpo mai ci può essere stanchezza della salute, così lassù mai ci sarà stanchezza della carità, dell'immortalità, dell'eternità.

 


1 - Mt 5, 45.

2 - Sal 117, 24-

3 - Ger 17, 16.

4 - Rm 13, 13.

5 - 1 Ts 5, 7.

6 - 1 Ts 5, 2.

7 - Ef 5, 8.

8 - 1 Ts 5, 2.

9 - 1 Ts 5, 4-5.

10 - Mt 25, 34.


Quinto Venerdì - MARIA MADRE DI MISERICORDIA

I nove primi venerdì del mese - AA.VV.

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Il Cuore di Gesù ci ha dato prova della sua misericordia infinita in modo tutto particolare dandoci per Madre nostra la sua stessa Madre. Maria è veramente e realmente Madre nostra. Al riguardo riporto un tratto dell’ottimo libretto «Il mio ideale: Gesù, Figlio di Maria» del P. Neubert. — Parla Gesù: « Tutti i fedeli credono di saperlo perché tutti chiamano Maria loro Madre. Eppure la maggior parte di essi hanno un concetto assai imperfetto della sua maternità.
Parecchi amano Maria come se Ella fosse loro Madre. Ora colei che ti ha partorito che cosa ti risponderebbe se tu le dicessi: vi amo come se foste mia madre? Molti credono che Maria sia loro Madre unicamente per effetto di quella parola che pronunziai prima di morire, quando, vedendo mia Madre ai piedi della croce e accanto a Lei il mio discepolo prediletto, dissi a Maria: «Donna, ecco tuo figlio», e a Giovanni: «Ecco tua Madre». Senza dubbio la mia parola avrebbe potuto affidare a Maria una missione materna e creare in Lei disposizioni simili a quelle di una madre. Ma se la sua maternità fosse dipesa da quella parola soltanto, essa sarebbe una maternità puramente adottiva. Invece devi comprendere che è «vera tua Madre» nell’ordine soprannaturale come quella che ti ha generato al mondo è tua vera madre nell’ordine della natura.
La madre è quella donna che dà la vita. Ora Maria ti ha dato la vita, la vita per eccellenza. Te l’ha data a Nazareth, sul Calvario e al tuo Battesimo.

— 1) A Nazareth Ella ti ha concepito concependo Me. Ella sapeva che rispondendo all’Angelo Gabriele con un «sì» o con un «no» ti avrebbe dato la vita o ti avrebbe lasciato nella morte. Rispose con un «sì» affinché tu vivessi. Consentendo a dare la vita a Me, consentiva a darla anche a te. Diventando mia Madre, diventava Madre tua. Da quell’ora in poi nei disegni di Dio e nei disegni di Lei (poiché Ella conosceva i disegni di Dio e ad essi aderiva con tutte le forze dell’anima sua), tu facevi parte del mio « Corpo Mistico». Il Capo ne ero Io, ma tu ne eri un membro. Maria ci portava entrambi nel suo seno materno, sebbene in un modo diverso, poiché i membri e il capo non vanno separati.

— 2) Sul Calvario Ella ti ha partorito offrendomi in sacrificio per te. La tua liberazione dal peccato e dalla morte fu consumata soltanto sul Golgota. Ivi ti meritai con la mia morte la grazia di vivere la mia stessa vita. Ora tutto questo lo feci in unione con Maria. Ella mi aveva concepito quale vittima, mi aveva nutrito ed allevato in previsione del sacrificio, e nel momento supremo Ella mi offrì al Padre per la sua salvezza, rinunziando ai suoi diritti materni su di Me a favore tuo. E Colei che, sempre Vergine, non ebbe altro che gioia nella nascita del suo Primogenito, partorì te e gli altri tuoi fratelli nel più acerbo dolore. In quell’ora dolorosa ebbe compimento la sua maternità a tuo riguardo e appunto per questo volli allora proclamare questa maternità affidando Maria a Giovanni e Giovanni a Maria. La mia parola «Ecco tuo figlio, ecco tua Madre» non creava questa maternità, ma la promulgava, la confermava e la completava nell’ora più solenne della mia vita, nell’ora in cui mia Madre, divenuta pienamente Madre tua, era meglio in grado di comprendere la sua missione materna.

— 3) Al Battesimo Maria ti diede la vita soprannaturale non più solo di diritto, come sul Calvario, ma di fatto. La tua madre terrena aveva dato alla luce per così dire un bambino nato morto (riguardo alla vita soprannaturale). Perché tu giungessi a vita (alla vera vita della Grazia), si richiedeva che la Grazia Santificante ti fosse infusa al fonte battesimale.
Questa Grazia Santificante te l’ha ottenuta Maria, senza la quale nessuna grazia viene impartita ad alcuno. Quando da figlio d’ira divenisti figlio di Dio, Maria fu Colei che ti partorì alla vita divina. Comprendi tu ora che col farti partecipe della vita di Dio, Maria ti è «veramente» madre nell’ordine soprannaturale, come quella che ti ha dato la vita terrena è veramente tua madre secondo la natura?

Ma Ella ti è Madre molto più ancora. Anzitutto per il modo con cui ti da la vita. Per partorirti Ella ha dato immensamente di più della tua madre terrena: Le sei costato dolori indicibili e la vita stessa di Colui che Le era infinitamente più caro della sua propria vita. Inoltre Ella continua per tutto il corso della tua esistenza terrena ad occuparsi di te, mentre le madri terrene si curano dei loro figli finché giungano all’età adulta. E se tu per disgrazia perdessi la vita soprannaturale (per il peccato mortale), al contrario delle madri terrene che piangono impotenti sul cadavere di un loro figlio, Maria potrebbe ridarti la vita soprannaturale ogni qual volta ne fossi rimasto privo.

Ella ti ama nonostante tu sei imperfetto e ingrato e ti ama di un amore che vince immensamente, per l’intensità e la purezza, l’amore di tutte le madri terrene per i loro figli. (L’amore di tutte le madri terrene, da Eva all’ultima madre che ci sarà sulla terra alla fine del mondo, messo insieme e concentrato verso un unico figlio è minore dell’amore che Maria porta a ciascuno di noi).
Ma Maria ti è madre più di ogni altra soprattutto per la natura stessa della vita che ti ha dato. Questa vita non è di poca durata come la vita terrena, ma una vita senza fine, eterna; non una vita mista di imperfezioni e di pene come la presente, ma una vita incomparabilmente beata; non una vita creata (umana o angelica), ma, intendilo bene, una partecipazione alla vita increata, alla vita stessa di Dio, alla vita della Santissima Trinità e perciò questa vita non avrà mai fine e sarà incomparabilmente beata perché parteciperà dell’eternità e della felicità di Dio stesso. — Quale maternità umana potrebbe mettersi a confronto con una tale maternità? Ora Maria è tua vera Madre e madre così perfetta perché è Madre mia. E tu sei mio fratello perché mio Padre è Padre tuo e mia Madre è Madre tua»

La chiesa ci fa invocare Maria Madre di misericordia», perché? — Gesù, nonostante la sua inesauribile misericordia conserva tuttavia giustizia. Orbene nel timore che questa giustizia a causa dei nostri peccati dovesse alle volte impedire l’esercizio della sua misericordia, Gesù ha dato a Maria, nell’economia della salvezza delle anime, soltanto l’attributo della misericordia e non quello della giustizia, quindi Maria è esclusivamente «Madre di misericordia».
Perciò i peccatori, per quanto miserabili e colpevoli possano essere, purché pentiti dei loro peccati, si accostino alla loro celeste Madre con assoluta fiducia e confidenza filiale. Per questi peccatori — dice il grande dottore della preghiera, S. Alfonso M. dei Liguori — che al desiderio di emendarsi uniscono la fedeltà nell’amare e invocare la Madre di Dio, sostengo che è moralmente impossibile dannarsi. Maria stessa fece tale assicurazione a S. Brigida: «Io sono la Madre della misericordia; Io sono la letizia dei giusti e la porta per cui i peccatori giungono a Dio. Sulla terra non c’è peccatore che sia privato, finché è in vita, della mia misericordia.., nessuno è così miserabile per non ottenere misericordia se mi invoca con fiducia. Io sono chiamata da tutti la Madre della misericordia e lo sono veramente perché è la misericordia di Dio verso gli uomini che mi ha fatto misericordiosa verso di loro. Perciò nella vita eterna sarà misero e infelice per Sempre chi, potendo ricorrere in questa vita terrena a Me che sono così misericordiosa con tutti e desidero tanto soccorrere i poveri peccatori, non lo fa e si danna». A questo messaggio venuto dal Cielo quale Cuore può restare insensibile? Può fare il sordo e resistere?
Una istruttiva leggenda dice: Il Signore passeggia per il Paradiso e incontra molte facce di peccatori degni dell’inferno anziché del Paradiso. Si rivolge a S. Pietro e gli raccomanda di fare attenzione a non fare entrare se non chi lo merita. San Pietro promette maggiore vigilanza e pone maggiore impegno nel suo dovere di portinaio.
Il giorno dopo il Signore gira di nuovo per il Paradiso e incontra ancora altri peccatori che non meritano di stare lì. Chiama S. Pietro e lo ammonisce severamente. San Pietro, umiliato e confuso, promette scrupolosa vigilanza. Ma il giorno dopo si ripete la stessa scena: il Signore incontra in Paradiso nuovi peccatori. Chiama un’altra volta San Pietro, deciso a castigarlo togliendogli le chiavi del Paradiso. Questa volta però San Pietro sa difendersi benissimo perché ha scoperto in che modo quei peccatori entrano in Paradiso e riferisce al Signore che in piena notte, mentre tutti dormono, la Madonna apre la porta del Paradiso e fa entrare quei peccatori. «Orbene — conclude San Pietro — con tua Madre io non posso farci nulla! » — E il Signore di rimando: «Neppure Io!».
È una leggenda questa, però è molto istruttiva perché ci indica la missione che Dio ha affidato a Maria: salvare i suoi figli più o meno peccatori. Che cosa fa questa Madre divina per salvarli? Fa valere davanti a Dio tutta la potenza della sua intercessione, tutta la tenerezza del suo smisurato amore. Li compatisce, li difende dal furore di Satana, allontana da loro i castighi divini, prega per loro, impreca ogni sorta di aiuti e di grazie per condurli al bene, non si da riposo fino a che, superate le tempeste del mare agitato della vita terrena, non li vede approdare al porto della salvezza, alla felicità eterna.

Maria ci ama tutti col suo stupendo Cuore di Madre.

Si può immaginare qualche cosa di più bello, più puro, più forte, pù generoso, più perfetto, più divino del cuore di una madre? E certo l’espressione più sensibile del Cuore di Dio che arde di amore infinito. Il cuore della madre è tale un abisso senza fondo di bontà, di tenerezza, di comprensione, di delicatezza, e di amore che si perde in Dio.
Il cuore di una madre non sa e non può che amare tutti i suoi figli sia buoni che cattivi. Se sono buoni li ama perché consolano e inteneriscono il suo cuore; se sono cattivi li ama ancora, sebbene la facciano tanto soffrire, cercando di condurli al bene. Il cuore materno non sa che amare, amare tutti i suoi figli. Li ama se stanno bene e gode di vederli crescere sani e robusti, li ama ancora di più se hanno qualche deformità, se crescono sparuti, se qualche malattia li tiene inchiodati in un letto di dolore. Un figlio si è messo per una cattiva strada?... frequenta compagni perversi ?... commette orribili delitti?... è caduto nelle mani della giustizia?... fa pesare il disonore su tutta la famiglia?.., tutti lo odiano?... C’è ancora un cuore che lo compatisce, che prende le sue difese, che desidera il suo bene, che lo ama: è il cuore di sua madre.

Fratello carissimo, applica tutte queste considerazioni fatte sul cuore di una madre terrena al Cuore incomparabilmente più grande, più puro e più perfetto che è quello della nostra Madre Celeste, Maria Santissima; eleva all’ennesima potenza la tenerezza del suo Cuore Materno, il suo amore sviscerato per te, il suo interesse per il tuo bene, le sue ansie per la tua salvezza eterna e potrai renderti un po’ conto di quanto è grande, puro e disinteressato il suo amore per te, che mette a tua disposizione tutti i suoi meriti e quelli del suo Figlio Gesù, perché tu possa raggiungere la salvezza dell’anima tua. Diceva Padre Giraud: «Un giorno o l’altro tutto potrà mancarci su questa terra, ma il dolce amore di Maria, il suo Cuore materno: Mai!».

Fratello, è questo Cuore della Mamma Celeste che ti offre la tessera del Paradiso pregandoti di fare anche tu i Nove Primi Venerdì per conseguire anche tu la Grande Promessa di suo Figlio Gesù. Ascolta il suo invito per consolare il suo Cuore materno che ti vuole con Lei in Paradiso.

Esempio

Una mattina di giugno — parla il Sac. Ildebrando Antonio Santangelo, autore del libretto «Sopravviverò? Come?» - Comunità Editrice - Adrano (CT) — fu’ svegliato da un gran vocio. Mi affacciai dal balcone e assistetti a questa scena. Un uomo molto nervoso, di nome Mario C., abitante di fronte casa mia, era assediato da tutti i Parenti che come tante iene lo coprivano di rimproveri e di ingiurie ad alta voce perché aveva lasciato in campagna gli operai soli a mietere il grano per venire a farsi la Comunione del primo Venerdì (allora) non vi erano Messe serali e il digiuno eucaristico cominciava dalla mezzanotte).
Mario C., stava insolitamente paziente e silenzioso. ed assorbiva tutto. Dopo un bel pezzo disse:
— Me la fate dire ora una parola?
— Parla, gli dissero i suoi.
— Se qualcuno mi avesse promesso di darmi un ettaro di agrumeto se io avessi fatto i nove primi venerdì, voi cosa avreste detto?
— Per questo sì, gli risposero i suoi.
— Gente di poca fede! — disse Mario — Io mori- e lascerà tutto. Il Paradiso vale di più di un ettaro di agrumeto ed io l’avrò per sempre con questi primi venerdì. Che m’importa se gli uomini per questa mezza giornata non fanno niente? Da allora passarono tanti anni. Un giorno Mario C. cadde ammalato. Un po’ di settimane dopo, una sera d’inverno ritirandomi alle ore 23 a casa e vedendo la luce accesa in casa di lui, pensai di fargli visita, timoroso di sembrare maleducato per l’ora tarda.
Mario C. fu lieto della visita. Mi sedetti accanto al suo letto e cominciammo a parlare di tante cose. Alla fine lo salutai e uscii. Appena chiusa la porta mi sentii chiamare da lui. Rientrai. — «Padre — egli mi disse — mi confessi».
— È troppo tardi — io risposi —‘ un’altra volta. Tanto lei non sta proprio male.
— È meglio che mi confessi ora.
Lo confessai, gli feci dire alcune preghiere e quindi me ne andai. Entrai a casa mia. Dopo pochi minuti Sentii gridare. Mi affacciai. Mario C. era morto.
Il Cuore di Gesù aveva mantenuto la sua promessa.


3-89 Giugno 29, 1900 Gesù e Luisa si ristorano a vicenda.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando a starmi amareggiata, il mio adorabile Gesù, avendo di me compassione è venuto e pareva che mi sostenesse tra le sue braccia. Poi, trasportandomi fuori di me stessa, vedevo che vi regnava un profondo silenzio, una mestizia, un lutto da per ogni dove. Era tanta l’impressione che faceva sull’animo nel vedere in quel modo le gente, che si provava una stretta di cuore. Allora il benedetto Gesù, tirandomi come in disparte mi ha detto:

(2) “Figlia mia, allontaniamo per poco ciò che ci affligge e ristoriamoci a vicenda”.

(3) Mentre ciò diceva, ha cominciato a carezzarmi e baciarmi, ma era tanta la confusione mia, che non ardivo di rendergli i baci e le carezze, e Lui ha soggiunto:

(4) “Come! Io ristoro te coi baci e con le carezze, e tu non vuoi ristorare Me col rendermi i tuoi baci e le tue carezze?”

(5) Così mi sono sentita fiducia di rendergli la pariglia; e mentre ciò facevo, mi è scomparso.