Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

E impossibile che un cuore, che trova riposo solo nel tabernacolo, offenda Gesù al punto da non poterlo ricevere. Ciò che offende Gesù, ciò che lo ferisce al cuore è la mancanza di fiducia. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 14° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 3

1Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita,2e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo.3Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!".4Poi domandò loro: "È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?".5Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata.6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

7Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea.8Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui.9Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero.10Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
11Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!".12Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero.

13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui.14Ne costituì Dodici che stessero con lui15e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.
16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro;17poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono;18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo19e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.

20Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo.21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "È fuori di sé".

22Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: "Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni".23Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: "Come può satana scacciare satana?24Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi;25se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.26Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire.27Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa.28In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno;29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna".30Poiché dicevano: "È posseduto da uno spirito immondo".

31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.32Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano".33Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?".34Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli!35Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre".


Giudici 15

1Dopo qualche tempo, nei giorni della mietitura del grano, Sansone andò a visitare sua moglie, le portò un capretto e disse: "Voglio entrare da mia moglie nella camera". Ma il padre di lei non gli permise di entrare2e gli disse: "Credevo proprio che tu l'avessi ripudiata e perciò l'ho data al tuo compagno; la sua sorella minore non è più bella di lei? Prendila dunque al suo posto".3Ma Sansone rispose loro: "Questa volta non sarò colpevole verso i Filistei, se farò loro del male".4Sansone se ne andò e catturò trecento volpi; prese delle fiaccole, legò coda e coda e mise una fiaccola fra le due code.5Poi accese le fiaccole, lasciò andare le volpi per i campi di grano dei Filistei e bruciò i covoni ammassati, il grano tuttora in piedi e perfino le vigne e gli oliveti.6I Filistei chiesero: "Chi ha fatto questo?". Fu risposto: "Sansone, il genero dell'uomo di Timna, perché costui gli ha ripreso la moglie e l'ha data al compagno di lui". I Filistei salirono e bruciarono tra le fiamme lei e suo padre.7Sansone disse loro: "Poiché agite in questo modo, io non la smetterò finché non mi sia vendicato di voi".
8Li batté l'uno sull'altro, facendone una grande strage. Poi scese e si ritirò nella caverna della rupe di Etam.
9Allora i Filistei vennero, si accamparono in Giuda e fecero una scorreria fino a Lechi.10Gli uomini di Giuda dissero loro: "Perché siete venuti contro di noi?". Quelli risposero: "Siamo venuti per legare Sansone; per fare a lui quello che ha fatto a noi".11Tremila uomini di Giuda scesero alla caverna della rupe di Etam e dissero a Sansone: "Non sai che i Filistei ci dominano? Che cosa ci hai fatto?". Egli rispose loro: "Quello che hanno fatto a me, io l'ho fatto a loro".12Gli dissero: "Siamo scesi per legarti e metterti nelle mani dei Filistei". Sansone replicò loro: "Giuratemi che voi non mi colpirete".13Quelli risposero: "No, ti legheremo soltanto e ti metteremo nelle loro mani; ma certo non ti uccideremo". Lo legarono con due funi nuove e lo fecero salire dalla rupe.14Mentre giungeva a Lechi e i Filistei gli venivano incontro con grida di gioia, lo spirito del Signore lo investì; le funi che aveva alle braccia divennero come fili di lino bruciacchiati dal fuoco e i legami gli caddero disfatti dalle mani.15Trovò allora una mascella d'asino ancora fresca, stese la mano, l'afferrò e uccise con essa mille uomini.
16Sansone disse:

"Con la mascella dell'asino,
li ho ben macellati!
Con la mascella dell'asino,
ho colpito mille uomini!".

17Quand'ebbe finito di parlare, gettò via la mascella; per questo, quel luogo fu chiamato Ramat-Lechi.18Poi ebbe gran sete e invocò il Signore dicendo: "Tu hai concesso questa grande vittoria mediante il tuo servo; ora dovrò morir di sete e cader nelle mani dei non circoncisi?".19Allora Dio spaccò la roccia concava che è a Lechi e ne scaturì acqua. Sansone bevve, il suo spirito si rianimò ed egli riprese vita. Perciò quella fonte fu chiamata En-Korè: essa esiste a Lechi fino ad oggi.20Sansone fu giudice d'Israele, al tempo dei Filistei, per venti anni.


Siracide 41

1O morte, come è amaro il tuo pensiero
per l'uomo che vive sereno nella sua agiatezza,
per l'uomo senza assilli e fortunato in tutto,
ancora in grado di gustare il cibo!
2O morte, è gradita la tua sentenza
all'uomo indigente e privo di forze,
vecchio decrepito e preoccupato di tutto,
al ribelle che ha perduto la pazienza!
3Non temere la sentenza della morte,
ricòrdati dei tuoi predecessori e successori.
4Questo è il decreto del Signore per ogni uomo;
perché ribellarsi al volere dell'Altissimo?
Siano dieci, cento, mille anni;
negli inferi non ci sono recriminazioni sulla vita.

5Figli abominevoli sono i figli dei peccatori,
una stirpe empia è nella dimora dei malvagi.
6L'eredità dei figli dei peccatori andrà in rovina,
con la loro discendenza continuerà il disonore.
7Contro un padre empio imprecano i figli,
perché sono disprezzati a causa sua.
8Guai a voi, uomini empi,
che avete abbandonato la legge di Dio altissimo!
9Quando nascete, nascete per la maledizione;
quando morite, erediterete la maledizione.
10Quanto è dalla terra ritornerà alla terra,
così gli empi dalla maledizione alla distruzione.
11Il lutto degli uomini riguarda i loro cadaveri,
il nome non buono dei peccatori sarà cancellato.
12Abbi cura del nome, perché esso ti resterà
più di mille grandi tesori d'oro.
13I giorni di una vita felice sono contati,
ma un buon nome dura sempre.

14Figli, custodite l'istruzione in pace;
ma sapienza nascosta e tesoro invisibile,
l'una e l'altro a che servono?
15Meglio chi nasconde la sua stoltezza
di chi nasconde la sua sapienza.
16Pertanto provate vergogna in vista della mia parola,
perché non è bene arrossire per qualsiasi vergogna;
non tutti stimano secondo verità tutte le cose.
17Vergognatevi della prostituzione davanti al padre e
alla madre
della menzogna davanti a un capo e a un potente,
18del delitto davanti a un giudice e a un magistrato,
dell'empietà davanti all'assemblea del popolo,
19della slealtà davanti al compagno e all'amico,
del furto nell'ambiente in cui ti trovi,
20di venir meno al giuramento e all'alleanza,
di piegare i gomiti sul pane,
21del disprezzo di ciò che prendi o che ti è dato,
di non rispondere a quanti salutano,
22dello sguardo su una donna scostumata,
del rifiuto fatto a un parente,
23dell'appropriazione di eredità o donazione,
del desiderio per una donna sposata,
24della relazione con la sua schiava,
- non accostarti al suo letto -
25delle parole ingiuriose davanti agli amici
- dopo aver donato, non offendere -
26della ripetizione di quanto hai udito
e della rivelazione di notizie segrete.
27Allora sarai veramente pudico
e troverai grazia presso chiunque.


Salmi 62

1'Al maestro del coro. Su "Iduthun". Salmo. Di Davide.'

2Solo in Dio riposa l'anima mia;
da lui la mia salvezza.
3Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
4Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme,
come muro cadente,
come recinto che crolla?
5Tramano solo di precipitarlo dall'alto,
si compiacciono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
e maledicono nel loro cuore.

6Solo in Dio riposa l'anima mia,
da lui la mia speranza.
7Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
8In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
9Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore,
nostro rifugio è Dio.
10Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
una menzogna tutti gli uomini,
insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio.

11Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.
12Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia;
13secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.


Abdia 1

1Visione di Abdia.
Così dice il Signore Dio per Edom:
Udimmo un messaggio da parte del Signore
e un araldo è stato inviato fra le genti:
"Alzatevi, marciamo contro Edom in battaglia".

2Ecco, ti faccio piccolo fra le nazioni,
tu sei molto spregevole.
3L'orgoglio del tuo cuore ti ha esaltato,
tu che abiti nei crepacci rocciosi,
delle alture fai la tua dimora
e dici in cuor tuo:
"Chi potrà gettarmi a terra?".
4Anche se t'innalzassi come un'aquila
e collocassi il tuo nido fra le stelle,
di lassù ti farei precipitare,
dice il Signore.

5Se entrassero da te ladri o predoni di notte,
- come sarebbe finita per te! -
non ruberebbero quanto basta loro?
Se vendemmiatori venissero da te,
non ti lascerebbero forse se non qualche grappolo?
6Come è stato perquisito Esaù,
come sono stati scovati i suoi nascondigli!
7Ti hanno cacciato fino alla frontiera,
tutti i tuoi alleati ti hanno ingannato,
i tuoi amici ti hanno vinto,
quelli che mangiavano il tuo pane
ti hanno teso tranelli:
in lui non c'è senno!
8Forse in quel giorno, dice il Signore,
non disperderò i saggi da Edom
e l'intelligenza dal monte di Esaù?
9Saranno fiaccati i tuoi prodi, o Teman,
e sarà sterminato ogni uomo dal monte di Esaù.

Per la carneficina10e la violenza
contro Giacobbe tuo fratello
la vergogna ti coprirà
e sarai sterminato per sempre.
11Poiché tu eri presente
quando gli stranieri ne deportavano le ricchezze,
quando i forestieri entravano per le sue porte
e gettavano le sorti su Gerusalemme,
anzi ti sei comportato come uno di loro.
12Non guardare con gioia al giorno di tuo fratello,
al giorno della sua sventura.
Non gioire dei figli di Giuda
nel giorno della loro rovina.
Non spalancare la bocca
nel giorno della loro angoscia.
13Non varcare la soglia del mio popolo
nel giorno della sua sventura,
non guardare con compiacenza la sua calamità;
non stendere la mano sui suoi beni
nel giorno della sua sventura.
14Non appostarti ai crocicchi delle strade,
per massacrare i suoi fuggiaschi;
non far mercato dei suoi superstiti,
nel giorno dell'angoscia.
15Perché è vicino il giorno del Signore
contro tutte le genti.
Come hai fatto tu, così a te sarà fatto,
ciò che hai fatto agli altri ricadrà sul tuo capo.

16Poiché come avete bevuto sul mio monte santo
così berranno tutte le genti senza fine,
berranno e tracanneranno:
e saranno come se non fossero mai stati.
17Ma sul monte Sion vi saranno superstiti e saranno santi
e la casa di Giacobbe avrà in mano i suoi possessori.
18La casa di Giacobbe sarà un fuoco
e la casa di Giuseppe una fiamma,
la casa di Esaù sarà come paglia:
la bruceranno e la consumeranno,
non scamperà nessuno della casa di Esaù,
poiché il Signore ha parlato.

19Quelli del Negheb possederanno il monte d'Esaù
e quelli della Sefèla il paese dei Filistei;
possederanno il territorio di Èfraim e di Samaria
e Beniamino il Gàlaad.
20Gli esuli di questo esercito degli Israeliti
occuperanno Canaan fino a Sarèfta
e gli esuli di Gerusalemme, che sono in Sefaràd,
occuperanno le città del Negheb.
21Saliranno vittoriosi sul monte Sion
per governare il monte di Esaù
e il regno sarà del Signore.


Atti degli Apostoli 4

1Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei,2irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti.3Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera.4Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.
5Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi,6il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti.7Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?".8Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani,9visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute,10la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo.11Questo Gesù è

'la pietra che, scartata' da voi, 'costruttori,
è diventata testata d'angolo.'

12In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".
13Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù;14quando poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa rispondere.15Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo:16"Che dobbiamo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo.17Ma perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad alcuno in nome di lui".18E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù.19Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi;20noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato".21Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando motivi per punirli, li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto.22L'uomo infatti sul quale era avvenuto il miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni.

23Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani.24All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: "Signore, tu che 'hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi',25tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:

'Perché si agitarono le genti
e i popoli tramarono cose vane?'
26'Si sollevarono i re della terra
e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo;'

27davvero in questa città 'si radunarono' insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele,28per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse.29Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola.30Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù".
31Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza.

32La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.

36Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa "figlio dell'esortazione", un levita originario di Cipro,37che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli.


Capitolo IX: Offrire noi stessi a Dio, con tutto quello che è in noi, pregando per tutti

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Parola del discepolo

1. Tue sono le cose, o Signore, quelle del cielo e quelle della terra: a te voglio, liberamente, offrire me stesso e restare tuo per sempre. O Signore, con cuore sincero, oggi io mi dono a te in perpetuo servizio, in obbedienza e in sacrificio di lode perenne. Accettami, insieme con questa offerta santa del tuo corpo prezioso, che io - alla presenza e con l'assistenza invisibile degli angeli - ora ti faccio, per la mia salvezza e per la salvezza di tutto il popolo, O Signore, sull'altare della tua espiazione offro a te tutti i miei peccati e le colpe da me commesse al cospetto tuo e dei tuoi santi angeli, dal giorno in cui fui capace di peccare fino ad oggi; affinché tutto tu accenda e consumi nel fuoco del tuo amore, cancellando ogni macchia dei miei peccati; affinché tu purifichi la mia coscienza da ogni colpa; affinché tu mi ridia la tua grazia, che ho perduta col peccato, tutto perdonando e misericordiosamente accogliendomi nel bacio della pace. Che posso io fare per i miei peccati, se non confessarli umilmente nel pianto e pregare senza posa per avere la tua intercessione? Ti scongiuro, dammi benevolo ascolto, mentre mi pongo dinanzi a te, o mio Dio. Grande disgusto io provo per tutti i miei peccati; non voglio più commetterne, anzi di essi mi dolgo e mi dorrò per tutta la vita, pronto a fare penitenza e, per quanto io possa, a pagare per essi. Rimetti, o Signore, rimetti i miei peccati, per il tuo santo nome: salva l'anima mia, che tu hai redenta con il tuo sangue prezioso. Ecco, io mi affido alla tua misericordia; mi metto nelle tue mani. Opera tu con me secondo la tua bontà, non secondo la mia perfidia e la mia iniquità.

2. Anche tutto quello che ho di buono, per quanto sia molto poco e imperfetto, lo offro a te, affinché tu lo perfezioni e lo santifichi; affinché ti sia gradito e tu voglia accettarlo, accrescendone il valore; affinché tu voglia portarmi - inoperoso e inutile piccolo uomo, qual sono - a un termine beato e glorioso. Offro parimenti a te tutti i buoni desideri delle persone devote e le necessità dei parenti e degli amici, dei fratelli e delle sorelle, di tutti i miei cari e di coloro che, per amor tuo, fecero del bene a me o ad altri; infine di tutte le persone - quelle ancora in vita e quelle che già hanno lasciato questo mondo - che da me desiderarono e chiesero preghiere e sante Messe, per loro e per tutti i loro cari. Che tutti sentano venire sopra di sé l'aiuto della tua grazia, l'abbondanza della consolazione, la protezione dai pericoli, la liberazione dalle pene! Che tutti, liberati da ogni male, ti rendano in letizia grazie solenni. Ancora, e in modo speciale, ti offro preghiere e sacrifici di espiazione per quelli che mi hanno fatto qualche torto, mi hanno cagionato dolore, mi hanno calunniato o recato danno, mi hanno messo in difficoltà; e anche per tutti quelli ai quali io ho dato talora motivo di tristezza e di turbamento, di dolore o di scandalo, con parole o con fatti, consciamente oppure no, affinché tu perdoni parimenti a tutti noi i nostri peccati e le offese vicendevoli. O Signore, strappa dai nostri cuori ogni sospetto, ogni sdegno, ogni collera, ogni contesa e tutto ciò che possa ferire la carità e affievolire l'amore fraterno. Abbi compassione, o Signore, di noi che imploriamo la tua misericordia; concedi la tua grazia a noi che ne abbiamo bisogno; fa che noi siamo fatti degni di godere della tua grazia e che possiamo avanzare verso la vita eterna.


LETTERA 89: Agostino dimostra a Festo le necessità delle leggi civili contro le nefandezze donatiste e la longanimità della Chiesa

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta tra il 405 e il 411.

Agostino dimostra a Festo le necessità delle leggi civili contro le nefandezze donatiste e la longanimità della Chiesa (n. 1-7) ed invita l'autorità civile a coadiuvare la sua opera pacificatrice (n. 8).

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE L'AMATISSIMO, RAGGUARDEVOLE ED ENCOMIABILE FESTO

Dovere di difendere la verità e l'unità di Cristo.

1. Se individui temerari affrontano ogni sorta di fatiche per difendere la loro eresia, il loro detestabile scisma e la loro falsità smascherata in tutte le maniere e non cessano d'insidiare e minacciare tanto audacemente la Chiesa Cattolica, unicamente premurosa della loro salvezza; quanto più è giusto e necessario che le persone, che difendono la verità della pace e dell'unità cristiana, manifesta pure a quanti fingono di non vederla e la combattono, si diano da fare con tutte le forze e con ogni sollecitudine non solo per la protezione di quelli che sono già cattolici, ma anche per la protezione di coloro che ancora non lo sono! Se la testardaggine degli eretici s'adopera d'avere a sua disposizione forze preponderanti, quante non dovrà averne chi costantemente ed indefessamente lavora per il bene e sa di piacere a Dio e non può certamente dispiacere alle persone dabbene!

Falsamente i Donatisti si atteggiano a vittime.

2. Che vi può essere inoltre di più funesto e perverso della condotta dei Donatisti, che si vantano d'essere vittime della persecuzione, mentre non solo non sono capaci di vergognarsi per la repressione delle loro empietà, ma pretendono anche di riceverne lodi? Essi forse per sorprendente cecità ignorano, o fingono di ignorare per riprovevole fanatismo, che a fare i veri martiri non è la pena che si soffre, ma la causa per cui si soffre. E questo lo dovrei dire anche contro chi fosse avvolto solo nell'errore dell'eresia come in una nebbia (empietà da espiarsi con gravissime pene), quand'anche non osasse maltrattare alcuno con tanto insano furore. Ma che dovrei dire contro i Donatisti, il cui funesto errore viene represso o col timore di eventuali danni o con l'esilio, se non che la Chiesa, come era stato predetto 1, è diffusa dappertutto? I Donatisti invece preferiscono combatterla anziché riconoscerla. Se poi le punizioni che subiscono in base ai provvedimenti disciplinari, pur sempre ispirati a grandissima misericordia, vengono paragonate agli eccidi perpetrati dalla loro forsennata sfrontatezza, chi non vede a chi spetta piuttosto la taccia di persecutori? Del resto i figli cattivi, per il solo fatto che si comportano in modo pessimo, anche se non alzano le mani contro i genitori, mancano all'amoroso rispetto che ad essi è dovuto; e vi mancano tanto più gravemente, quanto più il padre e la madre li spingono a vivere rettamente senza alcuna finzione, anzi con tanto maggiore sollecitudine quanto maggiore è l'affetto che nutrono per essi.

Incoerenza e impudenza dei Donatisti.

3. Esistono documenti costituiti dai verbali ufficiali e degnissimi di fede: se vuoi, puoi leggerli, anzi ti prego e ti esorto di leggerli. Da essi risulta che i predecessori degli attuali Donatisti che furono i primi a separarsi dall'unità della Chiesa, osarono accusare, di propria iniziativa, Ceciliano per tramite dell'allora proconsole Anulino, presso l'imperatore Costantino. Ora, se avessero vinto la causa, quale pena avrebbe dovuto subire Ceciliano da parte dell'imperatore, se non quella che l'imperatore decretò contro di essi dopo che perdettero la causa? Sicuro! se, dopo aver sporto denuncia, avessero vinto la causa, Ceciliano e i suoi colleghi sarebbero stati cacciati dalle sedi che occupavano; anzi, qualora avessero perdurato a ribellarsi al decreto imperiale, sarebbero stati puniti anche più gravemente. E' naturale: il rigore della legge imperiale non avrebbe risparmiato dei vinti e dei renitenti. In quel caso i Donatisti avrebbero sbandierato ed esaltato la loro previdenza e sollecitudine a favore della Chiesa. Adesso invece, siccome hanno perduto la causa per non esser riusciti a provare le accuse da essi lanciate, chiamano persecuzione le pene a cui sono sottoposti per la loro iniquità: anzi, non solo non frenano il loro scellerato furore, ma pretendono perfino l'aureola del martirio, come se gl'imperatori cattolici, nel reprimere l'ostinatissima eresia donatista, si attenessero a ordinanze diverse da quella emanata da Costantino, presso il quale i Donatisti si erano fatti promotori delle accuse contro Ceciliano e avevano preferito - proprio loro! - l'autorità dell'imperatore a quella di tutti i vescovi d'oltremare, deferendo a lui e non ai vescovi una causa ecclesiastica. L'imperatore, in seguito, aveva concesso che l'indagine giudiziaria fosse svolta nella città di Roma da un tribunale di vescovi; essendone usciti perdenti, i vostri antenati s'appellarono di nuovo a lui; così pure dalla seconda sentenza, pronunciata dai vescovi di Arles, s'appellarono un'altra volta a lui. All'ultimo, pur essendo stati condannati dall'imperatore, continuarono a rimanere ostinatamente nell'eresia. Io credo che il diavolo stesso, qualora fosse stato condannato tante volte dall'autorità d'un giudice sceltosi da lui stesso, non sarebbe stato tanto sfacciato da persistere in quella causa!

Donatisti contro tutta quanta la Chiesa.

4. Ma, si dirà, questi sono giudizi di uomini, i quali possono essere stati vittime di raggiri e possono essere stati ingannati o corrotti! D'accordo: ma allora perché mai s'accusa poi tutto il mondo cristiano? Perché si discredita la fama d'una persona per colpe di non si sa quali " traditori ", la quale non avrebbe potuto né dovuto credere se non ai giudici eletti dall'autorità anziché a litiganti che avevano già perduto la causa? Quei giudici hanno la propria giustificazione, sia essa valida o no davanti a Dio! Ma quale mostruosità ha commesso la Chiesa Cattolica, la Chiesa cioè sparsa in tutto il mondo, perché i Donatisti giudichino necessario ripetere il battesimo a tutti per l'unico motivo che in quel processo la Chiesa non poté appurare la verità dei fatti e giudicò suo dovere di credere a coloro che avevano l'autorità di giudicare, anziché ad altri i quali, benché avessero perduta la causa, non vollero dichiararsi sconfitti? Oh, la grave colpa di tutti i popoli che Dio promise di benedire nel Discendente d'Abramo 2 e, come promise, così pure ha fatto! Se i popoli domandassero tutti insieme: " Ma perché ci volete ribattezzare? " voi rispondereste loro: " Perché non sapete chi sono stati in Africa a consegnare i libri della sacra Scrittura; anzi riguardo a quel che non sapevate, avete preferito credere ai giudici piuttosto che agli accusatori ". Ma se d'una colpa altrui non può farsi carico ad un Tizio qualsiasi, che relazione ha con tutto il resto del mondo la colpa commessa da un Caio in Africa? Se d'una colpa che non si conosce non può farsi carico a nessuno, in quale maniera l'intero mondo [cristiano] avrebbe potuto conoscere quella dei giudici o degli accusati? Giudicate voi che avete giudizio! Ecco qual è la giustizia degli eretici: siccome tutto il mondo [cristiano] non condanna una colpa senza conoscerla, la setta di Donato condanna l'intero mondo [cristiano] senza ascoltarlo! Ma a tutto il mondo [cristiano] basta essere il depositario delle promesse divine e vedere avverato in se stesso le predizioni fatte tanto prima dai Profeti. Gli basta riconoscere la Chiesa nelle Scritture, nelle quali è riconosciuto pure Cristo come suo re. Sì, le predizioni riguardanti la persona di Cristo, e che leggiamo essere state adempiute nel Vangelo, riguardano nel medesimo tempo la Chiesa, e ne vediamo il compimento in tutto il mondo.

I Donatisti ed il battesimo.

5. Ma forse fa una certa impressione su qualche persona di buon senso quel che i Donatisti sono soliti dire riguardo al battesimo secondo essi il vero battesimo in Cristo è solo quello conferito da una persona virtuosa. E affermano ciò malgrado che tutto il mondo [cristiano] ritenga come una verità evidentissima ed evangelica quanto già aveva detto Giovanni: Chi mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha pure detto: Chi battezza nello Spirito Santo è Colui sul quale vedrai discendere e posarsi lo Spirito Santo in forma di colomba 3. Per questo motivo la Chiesa è serena e non ripone la speranza nell'uomo, per non incorrere nella condanna pronunciata dalla Scrittura con le parole: Maledetto colui che confida nell'uomo 4. La Chiesa ripone la sua speranza in Cristo, il quale ha preso la natura di un servo senza perdere la natura di Dio 5 e del quale fu detto: E' lui che battezza. Chiunque perciò amministra il battesimo di Cristo, qualunque fardello di peccati abbia sulla coscienza, non è lui a battezzare, ma Colui sul quale scese la colomba. I Donatisti invece, con le loro idee sballate, cadono in tale assurdità, che non possono trovare alcuno scampo. Essi riconoscono che il battesimo è valido e vero anche quando, nel loro ambiente, ministro del battesimo è un peccatore, purché i suoi peccati siano occulti; noi allora domandiamo loro: " Chi battezza dunque in tal caso? " ma essi non sanno rispondere se non che è Dio. Non potrebbero certo affermare che un adultero possa santificare alcuno. Noi di rincalzo rispondiamo loro: ammettiamo dunque per ipotesi che il ministro del battesimo santifichi quando è giusto, mentre quando è un peccatore occulto non sia lui bensì Dio a santificare; ma se ciò fosse vero, quelli che vogliono ricevere il battesimo, dovrebbero desiderare di essere battezzati da ministri occultamente cattivi anziché da ministri palesemente buoni! Non è forse Dio che li santifica molto meglio di qualunque giusto? Se al contrario è assurdo che chi vuol ricevere il battesimo desideri essere battezzato da un adultero occulto, anziché da un casto palese, resta vero che, qualunque sia la persona umana a fare da ministro, il battesimo è valido solo in quanto chi battezza è Colui sul quale scese la colomba.

L'azione amorosa della Chiesa verso i Donatisti.

6. Eppure, quantunque una verità così lampante risuoni alle orecchie e all'intelligenza degli uomini, alcuni vivono talmente immersi nell'abisso della loro cattiva abitudine, che preferiscono opporsi a tutte le autorità e a tutte le spiegazioni razionali anziché pensarla come noi. La loro opposizione si manifesta in due maniere: o abbandonandosi ad azioni efferate o alla noncuranza. In una simile situazione che cosa potrebbe fare la medicina della Chiesa, che, spinta dal suo materno amore a ricercare la salvezza di tutti, si trova imbarazzata come tra frenetici e letargici? Dovrebbe o potrebbe mai trattarli con poca stima o con noncuranza? E' inevitabile però che essa riesca molesta agli uni o agli altri, poiché non è nemica di nessuno. Come i frenetici non vogliono essere legati, così i letargici non vogliono essere scossi. Essa tuttavia continua, nel suo zelo amoroso, a tenere a freno i frenetici e a stimolare i letargici, ad amare gli uni e gli altri; gli uni e gli altri vengono sì urtati, ma anche amati: s'indignano quando sono molestati, ma poi, una volta guariti, si rallegrano e sono grati.

Conversioni sincere e conversioni opportunistiche.

7. Noi infine accogliamo i Donatisti, non già quali essi sono - come credono loro e vanno ripetendo - ma del tutto cambiati, poiché non cominciano ad essere cattolici se non cessano d'essere eretici. D'altra parte i loro sacramenti non sono contrari a quelli nostri, poiché li abbiamo comuni ai loro, dato che non sono istituzioni umane, ma divine. Quel che si deve spazzar via è l'errore dell'eresia che è loro esclusivo e di cui sono imbevuti per loro danno, e non già i sacramenti che essi hanno ricevuto assieme a noi e che ancora hanno e conservano per loro condanna quanto più indegnamente li conservano e tuttavia li conservano. Una volta quindi che essi abbiano abbandonato l'eresia e corretto l'errore dello scisma, essi passano senz'altro dall'eresia alla pace della Chiesa, che non conservano e senza la quale era stato loro di danno quel che di buono conservavano. Se però quando passano alla Chiesa Cattolica lo fanno per finzione, non tocca a noi giudicarlo, ma a Dio. Tuttavia alcuni che si credeva l'avessero fatto per finzione, in quanto passati a noi per paura delle pene comminate dalle leggi, affrontarono in seguito prove dolorose con forza e fede superiori a quelle di certi Cattolici di vecchia data. In conclusione, non è vero che non si approdi a nulla quando si agisce con insistenza. E' vero peraltro che il muro dell'abitudine inveterata non s'espugna solo con la minaccia delle pene umane, ma pure con le autorevoli testimonianze e con le argomentazioni della Scrittura, che guidano la fede e l'intelligenza umana.

Esortazioni affinché si cooperi al trionfo della " pace " ecclesiale.

8. Stando così le cose, sappia la tua Benignità, che i vostri Cristiani stanziati nel territorio d'Ippona sono ancora Donatisti e che su di loro la tua lettera non ha ottenuto alcun effetto: non ho bisogno di scriverti per quale motivo. Invia piuttosto qualcuno dei tuoi, un familiare o un amico, al quale tu possa affidare quest'incarico di fiducia: costui dovrebbe cioè recarsi non direttamente sul posto, ma venire prima da me senza che quelli ne sapessero assolutamente nulla e, dopo aver prima considerato e ponderato le misure del caso, facesse quanto con l'aiuto di Dio gli parrà opportuno. Facendo così, ci adoperiamo non solo per il bene di quelli, ma anche dei nostri fedeli già diventati cattolici. La vicinanza di quelli è a questi sì dannosa, che non possiamo assolutamente non tenerne conto. Avrei potuto farti sapere ciò con un biglietto, ma ho desiderato scriverti una lettera vera e propria, perché tu possa non solo conoscere la mia preoccupazione, ma avere pure la possibilità di rispondere a chi tentasse di dissuaderti dall'impegnarti a fondo nella correzione dei tuoi e di ribattere a chi mi critica di volere queste iniziative. Se ho fatto una cosa inutile, in quanto eri al corrente delle mie preoccupazioni o le avevi già immaginate, oppure se t'ho arrecato disturbo scrivendoti (occupato come sei in faccende pubbliche) una lettera prolissa, te ne chiedo scusa, purché tu non trascuri quanto ti ho suggerito e raccomandato di fare: se lo farai, la misericordia di Dio ti proteggerà.

 


1 - Sal 2, 8.

2 - Gn 22, 18.

3 - Gv 1, 33.

4 - Ger 17, 5.

5 - Fil 2, 6 s.


Capitolo XI: Maria viene paragonata all’aurora per sé e per noi.

Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia

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Il Signore con te. A queste dolcissime parole quel devoto della Beata Vergine Anselmo devotamente alludendo così dice (Orat. 52, circa medium) : " O veramente il Signore con te, a cui volle che ogni creatura tanto fosse grata quanto con lui ! Maria, ti prego per quella grazia per cui il Signore volle mirabilmente esser con te e con lui, fa con me la tua misericordia secondo la medesima grazia; fa che il tuo amore sempre sia meco, e il pensiero di me sia sempre teco ; fa che il grido della mia necessità, finché persiste, sia teco, e la considerazione della tua pietà, finché io sussisto, sia meco ; fa che la congratulazione della tua beatitudine sempre sia con me, e la compassione della mia miseria sempre, finché mi giova, sia con te ". II Signore dunque con te, o Maria. Con te, certamente con te : con te fu, con te è, con te sarà ; con te come il sole con l’aurora, come il fiore con lo stelo, come il re con la regina. Con te, dico, come il sole con l’aurora che lo previene ; con te come il fiore con lo stelo che lo produce; con te come il re con la regina che a lui si introduce. Sole infatti più splendente di tutti gli astri. Fiore più grazioso di tutti i fiori, Re più glorioso di tutti i re è il Signore Gesù Cristo. Aurora inoltre che previene questo Sole con singolarissimo splendore, stelo che produce onesto Fiore con mirabilissimo getto, regina che a questo Re si introduce con solennissimo incesso, è la beatissima Vergine Maria. Di queste singole cose trattiamo per ordine.
Il Signore con te. Con te certamente come il sole con l'aurora che procede dal sole e ne previene il sorgere e inizia il giorno con la luce del sole. Maria infatti, vera aurora del mondo preparata in singolare modo dall'eterno Sole, nascendo e mirabilmente illuminata dal medesimo sole prevenendone il sorgere, iniziò felicemente per il mondo il giorno della grazia di tanto Sole, testimoniandone Bernardo che dice (Potius Egbert. loc. cit. n. 4) : " Come aurora molto splendente ti sei inoltrata nel mondo, o Maria, quando hai preceduto col lume di tanta santità lo splendore del vero Sole, da iniziare degnamente con la tua lucentezza il vero giorno della salute, della propiziazione, il giorno che fece il Signore " (Psalm. 117, 24). Maria dunque è l’aurora di cui nel 6° capo della Cantica è detto : Chi è costei che avanza come sorgente aurora ? Ed a ragione Maria si paragona all’aurora tanto per sé come per noi : per sé in modo speciale, per noi in modo generale. Bene Maria si paragona all'aurora per sé secondo la Scrittura ; in primo luogo per l'allontanamento della notte di colpa ; in secondo luogo per l’avanzamento della luce di grazia ; in terzo luogo, per il sorgere del Sole di giustizia ; in quarto luogo per il luogo della sede di gloria ; consideriamo il primo punto nella sua pienissima santificazione, il secondo nella sua luminosissima vita pratica, il terzo nella mirabilissima generazione del suo Figlio, il quarto nella sua gloriosissima assunzione.
In 1° luogo considerate, o carissimi, che Maria è come una felice aurora per il felice allontanamento della notte di colpa nella sua santificazione ; onde Giobbe maledicendo alla notte (Cap. 3 - 3 et 9), nella quale fu detto: è stato concepito un uomo, esclama : Si oscurino le stelle dalla sua caligine. Aspetti la luce e non la veda, né il chiarore della sorgente aurora. Che cosa si raffigura qui per le stelle, per la luce, per l'aurora? Io dico che per le stelle si raffigurano le anime dei Santi, per la luce il Santo dei Santi, per l’aurora la Regina dei Santi. Stelle infatti sono tutti i Santi che non trascurano l’ordine dei costumi e della disciplina ne il progresso del fervore e della bontà della vita, e così si fanno sicuri nella lotta contro il diavolo ; onde di queste stelle ben si legge nel 5° capo dei Giudici : Le stelle restando nel loro ordine e nel loro corso pugnarono Contro Sisara. Sisara è interpretato (Hieron. de Nom. Hebr. [Indic.]) colui che porta via i separati, e raffigura il diavolo che porta via chiunque si separa da Dio. Per la luce poi si raffigura il Santo dei Santi, Gesù Cristo, come manifesta egli stesso dicendo nel capo 8° di Giovanni ; Io sono la luce del mondo ; chi mi segue non cammina nelle tenebre. Seguiamo, o fratelli, seguiamo questa luce per non cadere, camminando nelle tenebre, nel fango del peccato e nella fossa dell'inferno. Ma seguiamolo senza zoppicare, secondo il detto del 18° capo del terzo dei Re : Fino a quando zoppicate da due lati ? Se il Signore è Dio, seguite lui ; se invece lo è Baal, seguite Baal. -  Per l’aurora inoltre, il cui sorgere non fu veduto dalla notte, è raffigurata la Beata Vergine, la cui natività non fu iniziata dalla notte della colpa originale. Poiché la notte, cui Giobbe maledì, la notte in cui fu concepito l’uomo, è il peccato originale in cui tutti siamo concepiti ; onde il Salmista (Psalm. 50, 7) : In peccato mi ha concepito mia madre. Venendo dunque quasi tutti i santi concepiti in peccato ed in peccato nascendo, per questo qui ben si dice che le stelle per questa notte vengono oscurate. Ma poiché Cristo non fu concepito ne nacque in peccato, per questo qui ben si dice che questa notte non vide la luce. Ma la Beata Vergine essendo concepita in peccato, nata però senza peccato, non sorse in peccato: per questo si dice che questa notte non vide non l'aurora ma il sorgere dell’aurora. Questo è contro coloro che dicono che Maria non solo nacque senza peccato, ma che fu anche concepita senza peccato, contro i quali anche S. Bernardo asserisce (Epist. 174, n. 7) : " Se prima della sua concezione Maria non poté esser santificata perché non esisteva, non lo poté neppur essere nell’atto stesso della sua concezione per il peccato che era presente; resta a credere che Maria abbia ricevuta la santificazione dopo la sua concezione, esistendo già nel seno materno ; santificazione che, escluso il peccato, fece santa la nascita, ma non la concezione " (Nota bene: Purtroppo l'autore con S. Bernardo nega recisamente la verità dell'Immacolata Concezione di Maria ! Un attenuante si trova col riflettere che questa verità, la quale doveva esser poi definita come dogma di fede, non era ancora esattamente conosciuta, sebbene dalla maggior parte dei Padri e dei fedeli fosse ammessa e creduta).
In 2° luogo considerate, o carissimi, che Maria è come una felice aurora per il felice suo avanzamento nella luce di grazia, secondo il detto (Cant. 6, 9.) : Chi è costei che avanza come sorgente aurora etc. ? Come infatti la luce dell'aurora avanza crescendo in chiarezza, cosi Maria cresceva progredendo in chiarezza di grazia e di bontà di vita. Cresceva certo progredendo in tutte le virtù universalmente, affinché fosse nella chiarezza di ogni virtù come aurora sorgente, rispetto a sé, bella come luna rispetto al prossimo, eletta come sole rispetto a Dio. Cresceva poi progredendo in alcune virtù specialmente, delle quali S. Bernardo così dice (Serm. in Nat. B. M. V. n. 9) ; " Ferveva nel cercare grazia la sua carità, splendeva nel corpo la sua verginità, nell’ossequio spiccava la sua umiltà ". Con la chiarezza pertanto di queste virtù Maria fu come aurora sorgente nella splendente verginità, bella come luna nella rilucente umiltà, eletta come sole nella raggiante carità. Felice chi seguirà questi tre fulgori, queste, tre virtù di Maria, per cui Ella concepì Iddio e il Maestro di tutte le virtù, attestandolo di nuovo S. Bernardo che dice (Loc. cit. n. 12); "La già piena di grazia trovò pur questa grazia di esser fervida in carità, integra in verginità, devota in umiltà, gravida senza virile contatto, partoriente senza materno dolore "-
In 3° luogo considerate, o carissimi, che Maria fu come felice aurora per il felice sorgere del Sole di giustizia. Poiché il sole di giustizia, Cristo Dio nostro, mediante la sua aurora Maria, sorse nel mondo, sorse certamente senza alcuna nube di peccato ; per cui questa aurora fu molto splendente, nel sorgere del suo Sole, secondo il detto del capo 23° del secondo dei Re : Come la luce dell'aurora, al sorgere del sole, splende in un mattino senza nubi etc. La luce dell'aurora è la grazia e la santità di Maria con cui si degnò irraggiarla quel Sole di giustizia che da lei sarebbe sorto. Di ciò ben dice S. Bernardo (Potius Egbert loc. cit. n. 4) : " Felicemente in vero, o Maria, hai adempiuto l’ufficio di aurora. Poiché lo stesso Sole di giustizia che era per sorgere da te, prevenendo la sua nascita con una certa irradiazione mattutina, trasfuse in te abbondantemente i raggi della sua luce “. La luce di quest'aurora mirabilmente splendeva, sorgendo il Sole, senza nubi, cioè nascendo Cristo senza le tenebre del peccato originale. Ecco, qui si dice che il sole sorge senza nubi, e nel capo 3° dell'Esodo si dice che il rogo brucia senza combustione e nel 2° capo di Daniele si dice che la pietra si spezza senza mani. Che si raffigura dunque per il sole, per il rogo, per la pietra se non Cristo ? Egli infatti è sole che illumina l’intelletto, fuoco che accende l’affetto, pietra che ci tiene fermi contro il peccato.
Io dico che Gesù Cristo è sole che illumina l'intelletto, secondo il detto del 4° capo di Malachia : Sorgerà per voi che temete il mio nome il Sole di giustizia. Nota bene, se temi il Signore ; poiché sta scritto (Eccle. 7, 19) : Chi teme il Signore, niente trascura. — Similmente, Cristo è fuoco che accende l’affetto : dice infatti l'apostolo agli Ebrei (Cap. 12, 29) : Il nostro Dio è fuoco divoratore. Questo fuoco non solo fu nel rogo del seno verginale, ma è anche nel rogo di un cuore devoto. Questo fuoco di certo sentirono quelli che dissero nel 24° capo di Luca : Non forse ci ardeva in petto il nostro cuore ? — Similmente, Cristo è pietra che ci tiene saldi contro il peccato, se bene saremo fondati sopra di lei; onde nel capo 7° di Matteo : Cadde la pioggia e vennero i fulmini e soffiarono i venti e infuriarono contro quella casa, e non cadde ; bene era fondata sulla pietra. Ecco, né pioggia di eretica eloquenza, né fulmini di desideri mondani, né venti di umana violenza possono nuocere alla casa della niente fondata sulla pietra di Cristo. Che cos'è dunque che il sole sorge senza nube, il rogo senza combustione brucia, la pietra senza mani si spezza, se non che Cristo che è sole di verità, fuoco di carità, pietra di stabilità ossia di eternità, viene concepito e nasce senza nube di peccato originale, senza combustione di concupiscenza carnale, senza mani di amplesso maritale ? Infatti nella concezione di Cristo tu non trovi né il peccato del figlio, né la concupiscenza della madre, né l’amplesso del padre. Che poi la Vergine abbia concepito senza uomo tanto miracolosamente, questo poté farlo colui che premise molte mirabili cose alludenti a questo miracolo, come lo attesta S. Agostino, che così dice (Serm. 195. Append. n. 6) : Chi scrisse le tavole di pietra senza stilo ferreo, costui fecondò Maria di Spirito Santo ; e chi produsse il pane nel deserto senza aratura, costui rese madre la Vergine senza corruzione ; e chi fece germinare la verga senza pioggia, costui fece generare la figlia di David senza seme.
In 4° luogo considerate, o carissimi, che Maria è come una felice aurora per il suo felice luogo nella gloria ; e per questo ben dicesi dell'aurora nel 38° di Giobbe : Forse non hai manifestato all'aurora il luogo suo ? Già certamente la nostra aurora Maria, collocata in luogo sublime in cielo, ha un posto vicinissimo al Sole eterno. Possiamo dunque considerare un triplice luogo notevole di Maria : il primo è quello in cui essa accolse il Signore spiritualmente ; il secondo, quello in cui concepì il Signore corporalmente ; il terzo, quello in cui fu dal Signore ricevuta eternamente. Io dico che il primo luogo in cui essa accolse il Signore spiritualmente è la mente di Maria pacifica e tranquilla, secondo ciò che dicesi nel salmo (Psalm. 73. 3.) ; Fu in pace il luogo suo e l’abitazione sua in Sion, che è interpretato o specchio o, specchiamento (Hieron. de Nom. Hebr. [II Reg.]). Ecco, chiunque desidera che Dio abiti nella sua mente, chiunque desidera considerare con la mente Iddio, è necessario che gli faccia luogo nella pace della mente; poiché senza la pace della mente nessuno giunge allo specchiamento della contemplazione : onde l'apostolo nel capo 12° agli Ebrei : Cercate la pace con tutti e la santità, senza della quale nessuno vedrà Iddio. Oh ! chi può narrare od anche pensare in quali contemplazioni fu quotidianamente immersa quella santa Sion, quella santa mente di Maria, che con mente ferventissima meditava tutti quei misteri che le erano noti più che a tutti i mortali ? Di questo ben dice S. Girolamo (Epist. cit. n. 13) : “ Se vi sono in voi viscere di misericordia, considerate da quale amore era bruciata, e di qual desiderio ardeva questa Vergine, mentre ripensava a tutte quelle cose che aveva udito, veduto, conosciuto, e da quanti incitamenti di celesti segreti tra mossa, ripiena com'era di Spirito Santo “. — Similmente, il luogo in cui Maria concepì corporalmente il Signore, è il seno di Maria ; di cui si può dire col 2° capo del Genesi : Un fiume usciva dal luogo di voluttà, cioè Cristo dal seno della Vergine, per irrigare il Paradiso. Paradiso speciale è Maria, Paradiso universale è la Chiesa; felice irrigazione dell'uno e l'altro paradiso è per il fiume del seno di Maria, Gesù Cristo che dice nel 24" capo dell'Ecclesiastico : Ho detto, irrigherò l'orto delle mie piantagioni. È per questo che S. Girolamo parlando di queste parole : Vidi una bella che camminava sopra i rivi delle acque, ben disse : " Esattamente sopra i rivi delle acque, perché sopra 1' acqua della refezione 1' aveva educata il Signore (Psalm. 22. 2.) e nutrita, talché da lei sgorgati molti rivi irrigano la terra (Conf. Gen. 2.6) di delizie e inondano l’orto della voluttà " (Ezech. 36-35). — Similmente il luogo ove Maria fu ricevuta dal Signore in cielo per tutta l'eternità è il luogo di gloria ; di cui parla il Signore a Giobbe (Iob. 38. 12) : Non hai forse indicato all'aurora il suo luogo ? come dica : non tu ma io. Non a te spetta indicare all’aurora Maria il suo posto in cielo, ma a me. Ben dice suo, come individuizzandolo e distinguendolo dai posti di tutti gli altri Santi. Quindi pur ben leggesi nel capo 8° del terzo dei Re: Portarono i sacerdoti l'arca del patto del Signore nel luogo mio. Questo luogo è sopra tutti i cori degli Angeli; questo luogo finalmente è degnissimo in cielo, testimoniandone S. Bernardo che dice (Sermo 1 in Assunt. B. M. V. n. 3) " Né vi nel mondo luogo più degno dei tempio del seno verginale in cui Maria ricevé il Figlio di Dio ; né più degno in cielo del regale trono su cui Maria fu dal suo Figlio esaltata".—Così dunque Maria rispetto a se, bene si raffronta all’aurora : primo, per il terminare della notte di colpa nella sua pienissima santificazione ; secondo, per il progresso della luce di grazia nella sua nobilissima vita pratica ; terzo, per la manifestazione del Sole di giustizia nella mirabilissima generazione del suo Figlio; quarto per l'assegnazione del luogo di gloria nella sua gloriosissima assunzione.
Dobbiamo inoltre considerare che la splendentissima Vergine Maria non solo rispetto a sé ma anche rispetto a noi bene si paragona all'aurora; poiché, come nella Scrittura è raffigurato per l’aurora, essa è per noi mediatrice presso Dio, pacificatrice presso gli Angeli, protettrice contro i demoni, rispetto a noi stessi illuminatrice.
In 1° luogo considerale, o carissimi, che la nostra aurora Maria è per noi mediatrice presso Dio, come bene è notato nel salmo ove dicesi (Psalm. 73. 16) : Tuo è il giorno e tua è la notte : tu hai fatto l'aurora e il sole ; come S. Gregorio dice (Homil. 21. in Evang. n. 3) : il giorno significa la vita del giusto, e la notte la vita del peccatore ". Onde bene il Signore precedeva i figli d'Israele durante il giorno con una colonna di nube, durante la notte con una colonna di fuoco (Exod. 13. 21), perché come una nube, protegge dall'ardore della sua ira i buoni, e come un fuoco brucia gli empi : per cui pur bene Cristo è considerato qual sole, il Sole, dico, di giustizia che illumina gli eletti e brucia i reprobi. Qualche volta li brucia gravemente nel. mondo, più gravemente nel giudizio, gravissimamente poi nell’inferno. Di questo triplice bruciamento può considerarsi detta l’espressione del 43° capo dell’Ecclesiastico: Sole che brucia in tre modi i monti, cioè i superbi peccatori. Per questo a ragione ci è necessaria una mediatrice tra noi e il sole giusto ; e perciò bene il salmista nel predetto verso (Psalm. 73, 16) pose tra la notte, e il sole l’aurora, che è certamente posta nel mezzo (media) anche nell’ordine naturale. Aurora dunque è la Beata Vergine Maria che tra la notte e il sole, tra 1' uomo e Dio, tra l’uomo ingiusto e Dio giusto è ottima mediatrice, ottima refrigeratrice dell’ira di Dio. Lo attesta S. Bernardo dicendo (Potius Arnald. de Laudib. B. M. V. [Migne, Patrol. lat. t. 189, col. 1726].) : " Ha già l'uomo sicuro accesso presso Dio, avendo mediatore della sua causa il Figlio dinanzi al Padre, e la madre dinanzi al Figlio ; il Figlio, scoprendosi il corpo, mostra al Padre il cuore e le ferite ; Maria mostra al Figlio il petto e le mammelle. Non può esservi in nessun modo repulsa, ove concorrono e perorano più eloquentemente di ogni lingua queste stigmate della clemenza e questi segni dell'amore ".
In 2° luogo considerate, o carissimi, che l'aurora nostra Maria è per noi pacificatrice presso gli angeli, com'è notato nel capo 32° del Genesi, ove si legge che l’angelo che lottava con Giacobbe, benedì a lui sul far dell’aurora. Dicendo infatti l'angelo : Lasciami andare perché già sorge l'aurora, Giacobbe non lo lasciò andare finché non fosse da lui benedetto. Sul far dell'aurora avvenne la lotta tra l’angelo e Giacobbe, avvenne la discordia tra gli angeli e gli uomini. L’uomo infatti peccando aveva offeso il Creatore; nell'offesa del Creatore ogni creatura resta offesa, quanto più quella che maggiormente è congiunta col Creatore. Quella lotta dunque poté esser figura di questa discordia. Ma certamente nella venuta di Maria, restano pacificati l’angelo e l'uomo, talmente che, come nell’aurora, così nella Vergine Maria l'uomo ha ottenuto l’angelica benedizione.
L'angelo infatti disse alla Vergine : Benedetta tu tra le donne, e per questa benedizione della Vergine, l'uomo ottiene la benedizione della pace e della salute nel Figlio della Vergine, quella benedizione di cui nel 1° capo agli Efesini l'apostolo dice: Benedetto Iddio e il Padre del nostro Signor Gesù Cristo, che ci benedì con ogni benedizione spirituale del cielo in Cristo, la qual benedizione anche lo stesso benedetto Figlio della benedetta Vergine confermerà quando dirà : Venite, o benedetti dal Padre mio ecc. Giacobbe dunque sia grato all’aurora sorgente e noi a Maria nascente per la benedizione che ci ha pacificati con l’angelo. Meritamente di certo per l'aurora, meritamente per Maria gli uomini restano pacificati con gli angeli, perché per mezzo di Maria i cori degli Angeli sono dagli uomini reintegrati, come insinua S. Anselmo che dice (Orat. 52. circa medium): " O donna mirabilmente singolare e singolarmente mirabile ! per cui gli elementi si rinnovano, contro l'inferno abbiamo un antidoto, gli uomini si salvano, e gli angeli si reintegrano ".
In 3° luogo considerate, o carissimi, che la nostra aurora Maria è per noi la difesa contro i demoni, com'è notato nel 24° capo di Giobbe, ove dell'omicida e del ladro e dell’adultero dicesi : Sforzano nella notte le case, come durante il giorno avevano fissato, e odiano la luce. Se repentinamente spunta l’aurora, la credono un'ombra di morte. Omicida è il diavolo, ladro è il diavolo, adultero è il diavolo : è omicida, dico, perché uccide il genere umano ; ladro perché ci ruba più beni che può ; adultero, perché corrompe l’anima, sposa di Cristo. Ohimè ! quanti mali ci procurano questi spiriti malefici, quanti ce ne fanno questi spiriti maligni ! Sforzano infatti nella notte dell'ignoranza, nella notte della spirituale oscurità le interne abitazioni delle nostre menti, abitazioni di cui nel salmo dicesi (Psalm. 47, 4): II Signore nelle sue abitazioni sarà conosciuto. Sforzano di certo con tentazioni perforative quelle case in cui volentieri abita colui che nel 19° di Luca dice : Oggi nella tua casa bisogna che io dimori. Sforzate le case, perforate le menti fino all’infelice consenso del peccato, ahimè ! quanti mali commettono nelle anime questi spiriti malefici uccidendo, rubando, adulterando. Per evitare dunque tanti pericoli oh ! sorga su noi l’aurora, oh ! ci venga in aiuto Maria ! Poiché se subito sorgerà l'aurora, se sollecita ci giungerà e ci soccorrerà la misericordia di Maria, la crederanno un'ombra
di morte, poiché tanto la temono i demoni, tanto ne hanno paura, tanto la fuggono, quanto gli uomini temono l'ombra della morte. Per questo ben dice S. Bernardo : " I nemici non temono tanto una grande estensione di accampamenti avversari,  quanto le spirituali potestà il nome e l'esempio di Maria ; fuggono e spariscono come la cera dinanzi al fuoco (Psalm. 67, 3), ovunque trovano la frequente ripetizione di questo nome, la devota invocazione e la sollecita imitazione ".
In 4° luogo considerate, o carissimi, che la nostra aurora Maria è rispetto a noi stessi illuminatrice per bene operare. Gli operai incominciano a lavorare dal sorgere dell'aurora; onde nel 4° capo di Neemia si dice (Esdr. n, 4, 21): Noi stessi lavoreremo e l'altra metà di noi impugni la lancia dal sorgere dell'aurora fino allo spuntare delle stelle. Due cose ci sono necessario, cioè che insistiamo nelle buone opere e che resistiamo ai vizi, onde ben dicono i lavoranti; Noi faremo la nostra opera. Quale opera ? se non quella di cui l’apostolo nel capo 6° ai Galati dice : Mentre ne abbiamo il tempo, operiamo il bene verso tutti. Inoltre dicono bene : Noi stessi lavoreremo, noi stessi e non i nostri vicarii; onde nel 6° capo della seconda ai Corinti : In tutte le cose mostriamo noi stessi come ministri di Dio. Ma certamente Maria non un'altra nutrice, non qualsiasi altra vicaria persona ma sé stessa offrì come ministra di Dio, come attesta S. Agostino dicendo (Auctor inter oper. August : Liber de Asssunt. B. M. V. c. 7) : " Maria senza dubbio fu con le opere ministra di Cristo, che portò in seno, che partoritelo nutrì e riscaldò, nel presepio lo adagiò e lo nascose alla vista di Erode fuggendo in Egitto, e ne accompagnò tutta l'infanzia con pio affetto di madre,  tanto che indubbiamente mai si allontanò dalla sua sequela fino alla morte di croce, non solo coi passi dei piedi, come per amore del Figlio, ma anche coll’imitazione delle opere, come per riverenza del Signore.
Ci è necessario non solo insistere nelle buone opere, ma anche resistere ai vizi ; e perciò ben si aggiunge che devono impugnarsi le lance. Dobbiamo infatti impugnare la lancia dello zelo contro l'impeto del vizio, contro l'assalto del diavolo, della carne e del mondo. Di queste lance ben si dice nel capo 46° di Geremia : Lustrate le lance e indossate le corazze. Con la corazza della giustizia siamo protetti dal male, ma con la lancia dello zelo combattiamo il male. Se tu nel mondo non estendi la lancia dello zelo contro i vizi, Iddio nel giudizio estenderà contro di te la lancia della sua ira ; onde nel capo 5° della Sapienza dicesi ; Acuirà come una lancia la sua ira. O quale guerriera in Maria con la santa lancia del suo zelo! Onde Bernardo (Egbert. loc. cit. n. 5) : " Tu, guerriera valorosa, per la prima hai virilmente assalito colui che per primo aveva fatto cadere Eva “.
Dunque per insistere fedelmente nelle buone opere e resistere virilmente al male, ci è necessario specchiarsi nell’esempio di Maria, implorare il suo soccorso. Allora operiamo come dal sorgere dell'aurora, quando, illuminati dall'esempio e dalla vita, dal patrocinio e dalla misericordia di Maria, siamo stimolati a bene operare. E dobbiamo bene operare finché non spuntino le stelle, cioè finche le nostre anime splendenti come stelle, uscendo dai corpi, volino alle stelle. Ma sopra tutte le stelle già uscite dai corpi o ancor da uscire, stella splendidissima è la nostra aurora Maria, come S. Bernardo attesta dicendo (Egbert. loc. cit) : " Tu fedelissima immagine del vero sole, fra le innumerevoli stelle che circondano Dio, con virginale candore in ciclo gloriosa risplendi ". — Così dunque, o carissimi, avete veduto con quanta convenienza Maria si dica aurora. II Signore dunque con te, o Maria, come il sole con l’aurora. Orsù dunque, o Signora, aurora soavissima, Maria Signora dolcissima, fa che anche con noi rimanga lo stesso Sole, il Signor nostro. Figlio tuo. Cosi sia.


28-22 Agosto 15, 1930 Come la vita della Sovrana Regina fu formata nel Sole Divino.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo pensando alla mia Mamma Celeste nell’atto quando fu assunta in Cielo, e offrivo i miei piccoli atti fatti nel Fiat Divino per darle i miei omaggi, le mie lodi a suo onore e gloria. Ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la gloria, la grandezza, la potenza della mia Mamma Celeste nella patria nostra è insuperabile, e sai perché? La sua vita in terra fu fatta dentro del nostro Sole Divino, non uscì mai da dentro l’abitazione del suo Creatore, non conobbe altro che la nostra sola Volontà, non amò altro che i nostri interessi, non chiese altro che la nostra gloria; si può dire che formò il sole della sua vita nel Sole del suo Creatore. Sicché chi la vuol trovare nel celeste soggiorno, deve venire nel nostro Sole, dove la Sovrana Regina, avendo formato il suo sole, spande i suoi raggi materni a pro di tutti, e sfolgora di tale bellezza che rapisce tutto il Cielo, sentendosi tutti doppiamente felici per avere una Madre sì santa, e una Regina sì gloriosa e potente. La Vergine è la prima figlia, e unica, che possiede il suo Creatore ed è la sola che abbia fatto vita nel Sole dell’Ente Supremo, e che avendo attinto la sua vita da questo Sole eterno, non è meraviglia che vissuta di luce abbia formato il suo sole fulgidissimo che rallegra tutta la corte celeste.

(3) È proprio questo ciò che significa vivere nella mia Divina Volontà: “Vivere di luce e formare la sua vita nel nostro stesso Sole”. Era questo lo scopo della Creazione, tenere le creature create da Noi, i nostri amati figli, nella nostra stessa abitazione, alimentarli coi nostri stessi cibi, vestirli con abiti regali, e farli godere i nostri stessi beni. Che padre e madre terrena pensa di mettere fuori della loro abitazione il parto delle loro viscere, i cari figli loro, e di non dare la loro eredità ai propri figli? Credo nessuno, anzi, quanti sacrifici non fanno per rendere ricchi e felici i propri figli. Se ciò giunge un padre terreno e una madre, molto più il Padre Celeste; voleva e amava che i figli suoi restassero nella sua abitazione per tenerli intorno a Sé, per felicitarsi con essi e tenerli come corona delle sue mani creatrici, ma l’uomo ingrato abbandonò la nostra abitazione, rifiutò i nostri beni e si contentò di andare ramingo vivendo nelle tenebre della sua volontà umana”.