Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Davanti al Signore esposto nell'adorazione, due suore stavano inginocchiate l'una accanto all'altra. Conobbi che solo la preghiera di una di esse era in grado di smuovere il cielo. Mi rallegrai che esistessero quaggiù anime tanto care a Dio. Una volta, udii dentro di me queste parole: «Se tu non mi imbrigliassi le mani, farei scendere molti castighi sulla terra. Perfino quando la tua bocca tace, tu gridi a me con tanta forza che tutto il cielo si commuove. Non posso sfuggire alla tua preghiera, perché tu non mi insegui come un essere lontano, ma mi cerchi dentro di te dove realmente sono». (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 14° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 8

1In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro:2"Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare.3Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano".4Gli risposero i discepoli: "E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?".5E domandò loro: "Quanti pani avete?". Gli dissero: "Sette".6Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla.7Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli.8Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati.9Erano circa quattromila. E li congedò.
10Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.

11Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.12Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: "Perché questa generazione chiede un segno? In verità vi dico: non sarà dato alcun segno a questa generazione".13E lasciatili, risalì sulla barca e si avviò all'altra sponda.

14Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo.15Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!".16E quelli dicevano fra loro: "Non abbiamo pane".17Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito?18'Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite'? E non vi ricordate,19quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Dodici".20"E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette".21E disse loro: "Non capite ancora?".

22Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo.23Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?".24Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano".25Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa.26E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".

27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?".28Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti".29Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro gli rispose: "Tu sei il Cristo".30E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno.

31E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.32Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo.33Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.35Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.36Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?37E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".


Genesi 10

1Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero figli dopo il diluvio.
2I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e Tiras.
3I figli di Gomer: Àskenaz, Rifat e Togarma.
4I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, quelli di Cipro e quelli di Rodi.
5Da costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei loro territori, ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni.
6I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan.
7I figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raama e Sàbteca.
I figli di Raama: Saba e Dedan.
8Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra.
9Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: "Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore".10L'inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar.11Da quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach12e Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città.
13Egitto generò quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch,14Patros, Casluch e Caftor, da dove uscirono i Filistei.
15Canaan generò Sidone, suo primogenito, e Chet16e il Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo,17l'Eveo, l'Archita e il Sineo,18l'Arvadita, il Semarita e l'Amatita. In seguito si dispersero le famiglie dei Cananei.19Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e Zeboim, fino a Lesa.20Questi furono i figli di Cam secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori e nei loro popoli.
21Anche a Sem, padre di tutti i figli di Eber, fratello maggiore di Jafet, nacque una discendenza.
22I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram.
23I figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas.
24Arpacsad generò Selach e Selach generò Eber.25A Eber nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu divisa la terra, e il fratello si chiamò Joktan.
26Joktan generò Almodad, Selef, Ascarmavet, Jerach,27Adòcam, Uzal, Dikla,28Obal, Abimaèl, Saba,29Ofir, Avìla e Ibab. Tutti questi furono i figli di Joktan;30la loro sede era sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar.
31Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori, secondo i loro popoli.
32Queste furono le famiglie dei figli di Noè secondo le loro generazioni, nei loro popoli. Da costoro si dispersero le nazioni sulla terra dopo il diluvio.


Salmi 89

1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".

6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.

9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.

20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.

34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".

39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.

47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?

50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.


Salmi 99

1Il Signore regna, tremino i popoli;
siede sui cherubini, si scuota la terra.
2Grande è il Signore in Sion,
eccelso sopra tutti i popoli.

3Lodino il tuo nome grande e terribile,
perché è santo.
4Re potente che ami la giustizia,
tu hai stabilito ciò che è retto,
diritto e giustizia tu eserciti in Giacobbe.

5Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi,
perché è santo.

6Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.
7Parlava loro da una colonna di nubi:
obbedivano ai suoi comandi
e alla legge che aveva loro dato.
8Signore, Dio nostro, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio paziente,
pur castigando i loro peccati.
9Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi davanti al suo monte santo,
perché santo è il Signore, nostro Dio.


Michea 6

1Ascoltate dunque ciò che dice il Signore:
"Su, fa' lite con i monti
e i colli ascoltino la tua voce!
2Ascoltate, o monti, il processo del Signore
e porgete l'orecchio, o perenni fondamenta della terra,
perché il Signore è in lite con il suo popolo,
intenta causa con Israele.
3Popolo mio, che cosa ti ho fatto?
In che cosa ti ho stancato? Rispondimi.
4Forse perché ti ho fatto uscire dall'Egitto,
ti ho ridi schiavitù
e ho mandato davanti a te
Mosè, Aronne e Maria?
5Popolo mio, ricorda le trame
di Balàk re di Moab,
e quello che gli rispose
Bàlaam, figlio di Beor.
Ricordati di quello che è avvenuto
da Sittìm a Gàlgala,
per riconoscere
i benefici del Signore".
6Con che cosa mi presenterò al Signore,
mi prostrerò al Dio altissimo?
Mi presenterò a lui con olocausti,con vitelli di un anno?
7Gradirà il Signore
le migliaia di montoni
e torrenti di olio a miriadi?
Gli offrirò forse il mio primogenito
per la mia colpa,
il frutto delle mie viscere
per il mio peccato?
8Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono
e ciò che richiede il Signore da te:
praticare la giustizia,
amare la pietà,
camminare umilmente con il tuo Dio.

9La voce del Signore grida alla città!
Ascoltate tribù
e convenuti della città:
10Ci sono ancora nella casa dell'empio
i tesori ingiustamente acquistati
e le misure scarse, detestabili?
11Potrò io giustificare
le false bilance
e il sacchetto di pesi falsi?
12I ricchi della città sono pieni di violenza
e i suoi abitanti dicono menzogna.
13Anch'io ho cominciato a colpirti,
a devastarti per i tuoi peccati.
14Mangerai, ma non ti sazierai,
e la tua fame rimarrà in te;
metterai da parte, ma nulla salverai
e se qualcuno salverai io lo consegnerò alla spada.
15Seminerai, ma non mieterai,
frangerai le olive, ma non ti ungerai d'olio;
produrrai mosto, ma non berrai il vino.

16Tu osservi gli statuti di Omri
e tutte le pratiche della casa di Acab,
e segui i loro propositi,
perciò io farò di te una desolazione,
i tuoi abitanti oggetto di scherno
e subirai l'obbrobrio dei popoli.


Prima lettera ai Corinzi 11

1Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo.
2Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse.3Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio.4Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo.5Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata.6Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
7L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo.8E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo;9né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.10Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.11Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna;12come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio.13Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto?14Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli,15mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo.16Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.

17E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio.18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo.19È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi.20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore.21Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco.22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me".25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me".26Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.27Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.30È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti.31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati;32quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.
33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri.34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.


Capitolo XXII: Riconoscere i molti e vari benefici di Dio

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1. Introduci, o Signore, il mio cuore nella tua legge e insegnami a camminare nei tuoi precetti. Fa' che io comprenda la tua volontà; fa' che, con grande reverenza e con attenta riflessione, io mi rammenti, uno per uno e tutti insieme, i tuoi benefici, così che sappia rendertene degne grazie. Per altro, so bene e confesso di non potere, neppure minimamente, renderti i dovuti ringraziamenti di lode. Ché io sono inferiore a tutti i beni che mi sono stati concessi. Quando penso alla tua altezza, il mio spirito viene meno di fronte a questa immensità. Tutto ciò che abbiamo, nello spirito e nel corpo, tutto ciò che possediamo, fuori di noi e dentro di noi, per natura e per grazia, tutto è tuo dono; e sta a celebrare la benevolenza, la misericordia e la bontà di colui, da cui riceviamo ogni bene. Che se uno riceve di più e un altro di meno, tutto è pur sempre tuo: senza di te, non possiamo avere neppure la più piccola cosa. Da un lato, chi riceve di più non può vantarsene come di un suo merito, né innalzarsi sugli altri e schernire chi ha di meno. Più grande e più santo è, infatti, colui che fa minor conto di se stesso e ringrazia Dio con maggiore umiltà e devozione; più pronto a ricevere maggiormente è colui che si ritiene più disprezzabile di tutti e si giudica più indegno. D'altro lati, chi riceve di meno non deve rattristarsi, non deve indignarsi o nutrire invidia per chi ha avuto di più; deve piuttosto guardare a te e lodare grandemente la tua bontà, perché tu largisci i tuoi doni con tanta abbondanza e benevolenza, "senza guardare alle persone" (1Pt 1,17).  

2. Tutto viene da te. Che tu sia, dunque, lodato per ogni cosa. Quello che sia giusto concedere a ciascuno, lo sai tu. Perché uno abbia di meno e un altro di più, non possiamo comprenderlo noi, ma solo tu, presso cui sono stabilmente definiti i meriti di ciascuno. Per questo, o Signore Iddio, io considero un grande dono anche il non avere molte di quelle cose, dalle quali vengono lodi e onori dall'esterno, secondo il giudizio umano. Così, guardando alla sua povertà, e alla nullità della sua persona, nessuno ne tragga un senso di oppressione, di tristezza e di abbattimento, ma invece ne tragga consolazione e grande serenità; perché i poveri e coloro che stanno in basso, disprezzati dal mondo, tu, o Dio, li hai scelti come tuoi intimi amici. Una prova di questo è data dai tuoi apostoli. Tu li hai posti come "principi su tutta la terra" (Sal 44,17); e tuttavia essi passarono in questo mondo senza un lamento: tanto umili e semplici, tanto lontani da ogni astuzia e malizia, che trovarono gioia anche nel sopportare oltraggi "a causa del tuo nome" (At 5,41), abbracciando con grande slancio quello da cui il mondo rifugge. Colui che ti ama, colui che apprezza i tuoi doni di nulla deve esser lieto quanto di realizzare in sé la tua volontà e il comando dei tuoi eterni decreti. Solo nel tuo volere egli deve trovare appagamento e consolazione, tanto da desiderare di essere il più piccolo, con lo stesso slancio con il quale altri può desiderare di essere il più grande. Colui che ti ama deve trovare pace e contentezza nell'ultimo posto, come nel primo; deve accettare di buon grado sia di essere disprezzato e messo in disparte, senza gloria e senza fama, sia di essere onorato al di sopra degli altri e di emergere nel mondo. Invero, il desiderio di fare la tua volontà e di rendere gloria a te deve prevalere in lui su ogni altra cosa, consolandolo e allietandolo più di tutti i doni che gli siano stati dati o gli possano essere dati.


Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini. Libro terzo.

Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini - Sant'Agostino d'Ippona

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L'argomento di questo terzo libro.

1. 1. Avevo già risposto con due lunghi libri alle questioni che mi sottoponesti e sulle quali mi chiedevi di scriverti qualcosa. Anzitutto contro quanti dicono che Adamo sarebbe morto anche se non avesse peccato e che nel suo peccato non è passato nulla per propagazione nei suoi discendenti; in modo particolare poi in riferimento al battesimo dei bambini, che tutta la Chiesa universale celebra costantemente con prassi piissima e materna; e infine sulla questione se in questa vita esistano, siano esistiti ed esisteranno uomini senza nessun peccato. Con questi libri non mi sembra certamente d'esser venuto incontro su questo terreno a tutte le attese di tutti - ciò non so se a me o a chiunque altro sia possibile, anzi non dubito che sia impossibile -; ma tuttavia mi sembra d'aver fatto qualcosa per cui i difensori della fede, trasmessa su questi temi dai nostri predecessori, non si trovino completamente disarmati di fronte alle novità di quanti dissentono. Ma dopo pochissimi giorni ho letto alcuni scritti di Pelagio, uomo santo, mi si dice, e cristiano di non poca perfezione. Essi contengono brevissime spiegazioni delle Lettere dell'apostolo Paolo. Al passo dove l'Apostolo dice che a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini 1, ho trovato una particolare argomentazione di coloro che negano che i bambini portino in sé il peccato originale. Confesso che in quei miei volumi, pur tanto lunghi, non ho confutato tale argomentazione, perché non mi è venuto in mente che qualcuno potesse pensare o fare affermazioni simili. Perciò, non avendo io voluto aggiungere nulla a quell'opera a cui avevo già posto definitivamente termine, ho creduto di dover inserire in questa lettera sia la sopraddetta argomentazione con le stesse parole in cui l'ho letta, sia l'argomentazione contraria che mi sembra di doverle opporre.

I bambini nel battesimo diventano credenti e come tali partecipano alla redenzione.

2. 2. Quella argomentazione è formulata cosi: Coloro che sono contro la trasmissione del peccato cercano di confutarla nella seguente maniera: Se il peccato di Adamo, dicono, nuoce pure a coloro che non peccano, logicamente anche la giustizia del Cristo giova ugualmente a coloro che non credono, perché l'Apostolo dice che per mezzo di un solo uomo gli uomini si salvano, come e anzi più di come sono periti a causa di un solo uomo. Come ho detto, in quei miei libri che ti ho scritto non ho risposto a questa argomentazione e non mi sono sognato affatto di confutarla. Il primo punto che devi osservare è come essi giudichino assurdissimo e falsissimo che la giustizia del Cristo giovi anche ai non credenti, quando dicono: Se il peccato di Adamo nuoce pure a coloro che non peccano, anche la giustizia del Cristo giova ugualmente a coloro che non credono. Da ciò pensano logico concludere che nemmeno il peccato del primo uomo ha potuto nuocere ai bambini non peccanti, come anche la giustizia del Cristo non può giovare alle persone non credenti. Dicano allora cosa giovi la giustizia del Cristo ai bambini battezzati, dicano assolutamente quello che vogliono. Certamente se si ricordano d'esser cristiani, non esitano ad ammettere un qualche giovamento. Perciò in qualunque modo giovi il battesimo, esso non può giovare a persone non credenti, come asseriscono essi stessi. Sono costretti quindi a computare i bambini battezzati nel numero dei credenti e a concordare con l'autorità della santa Chiesa d'ogni luogo, la quale non li stima indegni del nome di fedeli, non potendo la giustizia del Cristo, anche secondo costoro, giovare ai bambini se non in quanto credenti. Come dunque lo spirito di giustizia di coloro per mezzo dei quali i bambini rinascono trasferisce in questi, mediante la loro risposta, quella fede che non hanno potuto avere ancora per volontà propria, cosi la carne del peccato di coloro per mezzo dei quali nascono trasferisce in essi quella colpa che non hanno ancora contratto con la propria vita. E come lo Spirito della vita li rigenera fedeli nel Cristo, cosi il corpo della morte li aveva generati peccatori in Adamo. La prima generazione infatti è generazione carnale, l'altra spirituale, la prima ci fa figli della carne, la seconda figli dello Spirito, la prima figli della morte, la seconda figli della risurrezione, la prima figli del secolo, la seconda figli di Dio, la prima figli dell'ira, la seconda figli della misericordia, e perciò la prima ci vincola al peccato originale, la seconda ci svincola da ogni peccato.

La condanna dei bambini non battezzati, ammessa anche dai pelagiani, sarebbe ingiusta senza la presenza in loro del peccato originale.

2. 3. Dobbiamo infine sentirci obbligati ad accettare per autorità divina ciò che non riusciamo a comprendere con la più perspicace intelligenza. Fanno bene costoro a ricordare che la giustizia del Cristo non può giovare se non a persone credenti e a riconoscere che giova in qualche modo ai bambini. Allora, come abbiamo detto, dal battesimo in poi devono computarli senza alcuna esitazione nel numero dei credenti. Logicamente dunque se non vengono battezzati, saranno tra coloro che non credono: quindi non avranno la vita, ma l'ira di Dio rimane su di loro, perché chi non crede nel Figlio non avrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui 2; quindi sono stati giudicati, perché chi non crede è già stato giudicato 3; quindi saranno condannati perché chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato 4. Ora, vedano costoro con quale giustizia tentino o si affannino di asserire che non sono destinati alla vita eterna, ma all'ira di Dio perché giudichi lui e condanni gli uomini che sono senza peccato; se, come non hanno peccato proprio, cosi non c'è in essi nessun peccato originale.

I problemi discussi non sono facili: occorre pregare.

2. 4. A tutte le altre argomentazioni che Pelagio mette in bocca a coloro che discutono contro il peccato originale ho già risposto, penso sufficientemente e chiaramente, in quei due libri del mio lungo lavoro. Se tale mia opera ad alcuni sembrerà piccola o oscura, mi perdonino e si mettano d'accordo con quelli che forse la disapprovano non perché piccola, ma perché eccessiva; e coloro poi che non arrivano ancora all'intelligenza delle affermazioni che io stimo d'aver fatto in modo lucido, per quanto lo comportava la natura delle questioni, non mi accusino di negligenza o d'insufficiente capacità, ma piuttosto preghino Dio di ricevere da lui il dono dell'intelligenza.

Le tesi degli eretici esposte da Pelagio nel suo Commento alle Lettere di S. Paolo.

3. 5. Dobbiamo tuttavia notare senza negligenza che quest'uomo buono e lodevole, come ne parlano quanti lo conoscono, non ha messo fuori tale argomentazione contro la propaggine del peccato originale in nome proprio, ma ha fatto conoscere ciò che dicono quelli che non l'approvano, e non solo ha fatto conoscere questo che ho esposto adesso e a cui ho risposto, ma anche tutti gli altri ragionamenti ai quali ho ricordato d'aver già risposto in quei libri. Infatti dopo aver detto: Se il peccato di Adamo nuoce pure a coloro che non peccano, logicamente anche la giustizia del Cristo giova ugualmente a coloro che non credono - e nella mia risposta vedi come questo non contrasta con quanto diciamo, ma anzi ci suggerisce che cosa dobbiamo dire -, seguitando aggiunge: Dicono inoltre: Se il battesimo monda quell'antica colpa, coloro che sono nati da due persone battezzate devono essere esenti da tale peccato, perché i genitori non potevano trasmettere ai posteri il peccato che essi stessi non avevano più. C'è pure da aggiungere che se a venire per trasmissione non è l'anima, ma la carne soltanto, unicamente la carne riceve il peccato per trasmissione e unicamente la carne ne merita la pena. Dicono ingiusto che l'anima nata oggi e non dalla massa di Adamo porti un peccato altrui tanto antico. Dicono ancora privo di qualsiasi ragione che Dio, mentre rimette i peccati propri, imputi i peccati altrui.

Qual era la convinzione personale di Pelagio?

3. 6. Ti prego, non vedi come Pelagio abbia messo tutto questo nei suoi scritti non in nome proprio, ma in nome di altri, tanto era convinto trattarsi di non so quale novità che ha cominciato ora a rumoreggiare contro l'antica, radicale fede della Chiesa da vergognarsi o da temere di abbracciarla per proprio conto? E forse egli personalmente non ritiene che nasca senza peccato l'uomo al quale riconosce necessario il battesimo in cui si fa la remissione dei peccati. Forse egli personalmente non ritiene che senza peccato si danni l'uomo, il quale se non è battezzato si deve necessariamente computare tra i non credenti, non potendo sbagliare la Scrittura evangelica nel dire apertissimamente: Chi non crederà sarà condannato 5. Forse infine egli personalmente non ritiene che senza peccato l'immagine di Dio venga esclusa dal regno di Dio, com'è scritto: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non può entrare nel regno di Dio 6, cosicché senza peccato o venga precipitata nella morte eterna o ancora più assurdamente abbia la vita eterna fuori dal regno di Dio, quando il Signore predicendo che cosa alla fine dire ai suoi: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fino dalla fondazione del mondo 7, ha pure manifestato che cosa fosse il regno di cui parlava, concludendo: Cosi se ne andranno quelli nella combustione eterna e i giusti alla vita eterna 8. Credo dunque che questi ed altri corollari che derivano da tale errore, troppo perversi e troppo contrastanti con la verità cristiana, non li condivida affatto quest'uomo che è cristiano in maniera tanto egregia. Ma può darsi anche che Pelagio subisca talmente le argomentazioni di quanti respingono la trasmissione del peccato da aspettare d'udire o di conoscere che cosa venga contrapposto a costoro. Perciò quanto dicono quelli che respingono la trasmissione del peccato da una parte non l'ha voluto tacere per insinuare che è questione da discutere, dall'altra parte l'ha rimosso dalla propria persona, perché non fosse giudicato consenziente anche lui personalmente.

Dobbiamo tenere per guida le indicazioni evidenti della Scrittura.

4. 7. Anche se non riuscissi a confutare gli argomenti di costoro, io vedo tuttavia che bisogna rimanere attaccati alle verità che nelle Scritture sono evidentissime, perché partendo da queste si svelino le verità oscure. Oppure, se la mente non è ancora capace o di comprenderle come già dimostrate o d'investigarle come tuttora astruse, si credano per fede senza alcuna esitazione. Ebbene, che cosa di più manifesto di tante e cosi grandi testimonianze della parola di Dio, dalle quali appare limpidissimamente che nessuno può giungere alla vita e salvezza eterna al di fuori della società del Cristo e che nessuno può essere dal giudizio divino condannato ingiustamente, cioè escluso da quella vita e salvezza? Ne viene la conseguenza che, non facendo altro il battesimo se non incorporare i bambini nella Chiesa, ossia associarli al corpo e alle membra del Cristo 9, essi sono evidentemente destinati alla dannazione, se ad essi non viene conferito il battesimo. Ma non potrebbero essere condannati, se veramente non avessero un peccato. E poiché quell'età non ha potuto fare nessun peccato nella propria vita, non resta che avere l'intelligenza o, se questa non ci è ancora possibile, avere almeno la fede che i bambini contraggono il peccato originale.

Testi evidenti della Scrittura che illuminano un testo di S. Paolo incerto per alcuni.

4. 8. Perciò se hanno qualcosa d'ambiguo le parole apostoliche: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mando e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini 10, e ammesso che possano a volte essere tirate ad altro senso, è forse ambigua anche la dichiarazione: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non può entrare nel regno di Dio 11? Sono forse ambigue anche le altre parole: Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati 12? Sono forse ambigue anche le altre: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati 13? Cioè Gesù non è necessario a coloro che non hanno il peccato, ma a coloro che devono essere salvati dal peccato. È forse ambigua anche l'affermazione di Gesù che, se gli uomini non mangeranno la sua carne 14, se cioè non saranno partecipi, del suo corpo, non avranno la vita? Con queste ed altre simili testimonianze che ora tralascio, splendenti di luce divina, certissime di autorità divina, la Verità non proclama forse senza nessuna ambiguità che i bambini non battezzati non solo non possono entrare nel regno di Dio, ma non possono nemmeno avere la vita eterna fuori dal corpo del Cristo, al quale s'incorporano ricevendo il sacramento del battesimo? La Verità non attesta forse senza dubbio di sorta che dalle pie mani di coloro che li portano non per altro i bambini vengono portati a Gesù, cioè al Cristo, salvatore e medico, se non per essere guariti dalla peste del peccato mediante la medicina dei suoi sacramenti? Perché dunque riguardo alle parole dell'Apostolo, se di esse eventualmente dubitavamo, esitiamo ad intenderle anch'esse in modo che si accordino con queste testimonianze delle quali non possiamo dubitare?

Quello di S. Paolo non è un testo troppo incerto.

4. 9. Quantunque, in tutto quel passo dove l'Apostolo dichiara che per il peccato di uno solo è venuta la condanna di molti e per la giustizia di uno solo è venuta la giustificazione di molti 15, niente mi sembra incerto all'infuori delle parole: Adamo, forma del futuro 16. Questo concetto infatti non si adatta realmente solo alla sentenza che i discendenti di Adamo sarebbero stati generati nella sua medesima forma, cioè con il suo peccato, ma le parole di Paolo possono essere tirate a tanti e tanti diversi significati. Anche noi per esempio ne abbiamo fatto talvolta e ne faremo forse applicazione diverse senza contraddire tuttavia il senso primo, e lo stesso Pelagio non si è attenuto ad una sola esposizione. Le altre asserzioni poi che vengono fatte nel medesimo testo, considerate e trattate diligentemente, come in qualche modo mi sono sforzato di fare nel primo di quei libri, sebbene per difficoltà di argomento portino ad un discorso un po' oscuro, non potranno però avere altro senso all'infuori di quello che ha tenuto la Chiesa fino dall'antichità e cioè che i bambini fedeli hanno sempre ricevuto per mezzo del battesimo del Cristo la remissione del peccato originale.

La dottrina di S. Cipriano sul peccato originale nei bambini.

5. 10. Perciò non senza ragione il beato Cipriano dimostra come la Chiesa osservi ciò che è stato creduto e inteso fino dagli inizi. Poiché era stato consultato se il battesimo fosse da darsi prima dell'ottavo giorno, egli asserisce che anche i bambini appena nati sono già idonei a ricevere il battesimo del Cristo. Si sforza di dimostrare con tutte le sue possibilità che i neonati erano già perfettamente idonei al battesimo, perché nessuno, quasi per rispetto al numero dei giorni, in quanto anticamente i bambini erano circoncisi nell'ottavo giorno, credesse di dover attendere ancora che diventassero idonei. Ma, per quanto svolga un grande patrocinio in loro difesa, confessa tuttavia che essi non sono immuni dal peccato originale, perché, negando questo, toglierebbe lo stesso motivo del battesimo, in vista della cui recezione li difendeva. Puoi leggere, se vuoi, la stessa lettera del suddetto martire Sul battesimo dei bambini 17: a Cartagine non può mancare. Ma anche qui ho creduto di doverne riferire quanto può bastare alla presente questione. Considera attentamente quello che scrive: Dice: Riguardo al bambini, che tu dici non essere opportuno battezzare nel secondo o terzo giorno dalla nascita e doversi tener conto della legge dell'antica circoncisione, cosi da credere che un neonato non si debba battezzare e santificare prima dell'ottavo giorno, ben altro è sembrato opportuno a noi nel nostro Concilio. In esso infatti nessuno approvò quello che tu credi doversi fare, ma tutti invece giudicammo che a nessun neonato si debba negare la misericordia e la grazia di Dio. Dicendo il Signore nel suo Vangelo: "Il Figlio dell'uomo non è venuto a perdere, ma a salvare le anime degli uomini" 18, per quanto dipende da noi, se è possibile, nessun'anima deve perdersi. Non senti come dice, non senti come ritiene non solo per la carne, ma anche per l'anima del bambino esiziale e mortifero uscire da questa vita senza quel salutare sacramento? Perciò anche se non dicesse nient'altro, sarebbe compito nostro capire che un'anima non può perire senza peccato. Ma osserva che cosa poco dopo confessa apertamente dei bambini, pur difendendo la loro innocenza. Dice: Del resto, se qualcosa potesse impedire agli uomini di conseguire la grazia, più di tutto lo potrebbero impedire agli adulti e ai grandi i peccati gravi. Ora, se anche ai più grossi delinquenti e a coloro che hanno peccato molto contro Dio si concede la remissione dei peccati quando sono giunti a credere e se nessuno viene escluso dal battesimo e dalla grazia, quanto meno ne dev'essere escluso un bambino, che, essendo nato da poco, non ha commesso nessun peccato, ma ha solamente contratto il contagio dell'antica morte, nascendo carnalmente secondo Adamo con la prima nascita! Costui anzi ha il diritto d'essere ammesso con più facilità alla remissione dei peccati per il fatto stesso che a lui non si rimettono peccati propri, ma peccati altrui.

S. Cipriano si collega all'antica tradizione della Chiesa.

5. 11. Vedi con quanta sicurezza fa queste affermazioni un uomo cosi grande, partendo dall'antica e indubitabile regola della fede? Egli porta questi documenti certissimi, proprio perché servano a dimostrare ciò che era incerto. Su tale questione l'aveva consultato colui a cui risponde, ed era stato emanato un decreto del Concilio che gli ricorda: se un bambino fosse portato anche prima dell'ottavo giorno, nessuno esitasse a battezzarlo. Che i bambini fossero implicati nel peccato originale non veniva allora definito o confermato dal Concilio quasi come una verità nuova o come una verità contraddetta allora da qualcuno. L'interrogazione verteva su di un altro argomento. A causa della legge della circoncisione si discuteva se fosse opportuno battezzare i bambini anche prima dell'ottavo giorno. Perciò nessuno fu d'accordo con chi lo negava perché non era già una questione da esaminare o da discutere, ma si riteneva come punto fermo e certo che un'anima sarebbe mancata alla salvezza eterna, se avesse finito questa vita senza la reazione di quel sacramento, sebbene i bambini recentissimi dalla nascita fossero implicati nel solo reato del peccato originale. Perciò anche ad essi era necessaria la remissione dei peccati, benché molto più facile per loro, trattandosi di peccati altrui. Per mezzo di queste verità certe fu risolta la questione incerta dell'ottavo giorno e nel Concilio fu deciso che era lecito venire in aiuto del neonato in qualsiasi giorno perché non perisse in eterno. Si spiegava anche come la stessa circoncisione carnale fosse ombra dell'avvenire. Non nel senso che anche il battesimo si dovesse dare nell'ottavo giorno dalla nascita, ma nel senso che noi veniamo circoncisi spiritualmente nella risurrezione del Cristo, il quale risorse, si, dai morti nel terzo giorno dopo la sua crocifissione, tuttavia in relazione ai giorni che si succedono nella settimana risorse nel giorno ottavo, cioè nel primo giorno dopo il sabato.

La testimonianza di S. Girolamo e la testimonianza unanime degli scrittori cristiani sulla presenza del peccato originale nei bambini.

6. 12. Adesso, con l'audacia di non so quale nuovo metodo di discussione, taluni tentano di far passare come incerto per noi ciò che i nostri antenati adducevano come certissimo per risolvere quelle che ad altri sembravano incertezze. Non so quando si sia cominciato per la prima volta a discutere su questo punto. Ma so che anche quella santa persona di Girolamo, il quale ancora ai nostri giorni è tanto rinomato per fama e fatica nelle lettere ecclesiastiche, per risolvere certe questioni ricorre nei suoi libri senza alcuna discussione anche a questo insegnamento certissimo. Scrivendo infatti sul profeta Giona, arrivato al passo dove si ricorda che perfino i bambini furono obbligati al digiuno, dice: Si parte dall'età più grande e si giunge alla più piccola. Nessuno è senza peccato, nemmeno se di un solo giorno fosse stata la sua vita e facili a contarsi i suoi anni. Se gli astri non sono puri agli occhi di Dio, quanto meno il verme e la putredine e coloro che sono implicati nel peccato dell'offesa di Adamo 19! Se ci fosse facile interrogare quest'uomo dottissimo, quanti commentatori delle divine Scritture di ambedue le lingue, quanti scrittori di questioni cristiane egli ci potrebbe ricordare, che da quando è stata costituita la Chiesa non altro ritennero, non altro ricevettero dai predecessori, non altro tramandarono ai posteri! Per conto mio, benché siano molti di meno gli scrittori che ho letto, non ricordo d'aver trovato un insegnamento diverso presso i cristiani che accettano l'uno e l'altro Testamento, non solo presso quelli che vivono nella Chiesa cattolica, ma nemmeno presso quelli che vivono in qualsiasi eresia o scisma. Non ricordo d'aver letto diversamente in coloro di cui ho potuto leggere gli scritti su questi argomenti e che seguissero le Scritture canoniche o credessero di seguirle o volessero che lo si credesse. Non so da dove ci sia scoppiata fuori repentinamente questa laboriosa seccatura. Poco tempo fa trovandomi a Cartagine le mie orecchie furono colpite di sfuggita da queste parole di certe persone che conversavano occasionalmente: I bambini si battezzano non perché ricevano la remissione dei peccati, ma perché vengano santificati nel Cristo 20. Fui turbato da questa novità, ma sia perché non era opportuno che dicessi qualcosa in contrario, sia perché l'autorità di quelle persone non era tale da preoccuparmi, con facilità misi l'accaduto tra le cose passate e dimenticate. Ed ecco ormai che quell'errore si difende con passione di fiamma [contro la Chiesa], ecco che anche con gli scritti si affida alla storia, ecco che la faccenda giunge a tal punto di crisi che veniamo pure consultati dai nostri fratelli, ecco che siamo costretti a discutere e a controbattere con altri scritti.

Un'altra testimonianza di S. Girolamo sul peccato originale.

7. 13. Pochi anni or sono ci fu a Roma un certo Gioviniano, che si dice persuadesse alle nozze le donne consacrate a Dio, anche d'età alquanto avanzata, non adescando qualcuno a volerle sposare, ma sostenendo nelle sue discussioni che le vergini consacrate non hanno presso Dio nessun merito in più dei fedeli coniugati. Non gli venne tuttavia mai in mente questo espediente: asserire che i bambini nascono senza peccato originale. Se l'avesse potuto inventare, le donne sarebbero state molto più proclivi a sposare, sapendo di mettere alla luce dei figli mondissimi. Nei suoi scritti - ebbe infatti anche l'ardire di scrivere -, che dei fratelli mandarono a Girolamo perché li ribattesse, questi non solo non trovò nulla di simile, ma anzi per la confutazione di alcuni vani argomenti di Gioviniano porta fuori tra molte altre sue prove anche la verità del peccato originale dell'uomo come certissima e come verità di cui era certo che nemmeno Gioviniano dubitava 21. Queste sono le parole [di Girolamo]: "Scrive Giovanni: Chi dice di dimorare nel Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato 22. Scelga [Gioviniano] delle due cose quella che vuole, gli consentiamo l'opzione. Dimora egli nel Cristo o non dimora? Se ci dimora, si comporti dunque come il Cristo. Se poi è follia ripromettersi la parità di virtù con il Signore, egli non dimora nel Cristo, perché non si comporta come il Cristo. Egli non commise peccato e non fu trovata falsità nella sua bocca. Se lo maledicevano, non contraccambiava con maledizioni e come agnello sotto chi lo tosa non apri la sua bocca 23. Venne a lui il principe di questo mondo e non ci trovò nulla 24. Colui che non aveva conosciuto peccato Dio lo trattò da peccato in nostro favore 25. Noi invece, secondo la Lettera di Giacomo, "manchiamo tutti in molte cose" 26, e "nessuno è mondo da peccati, nemmeno se di un solo giorno è la sua vita" 27. Chi infatti può vantarsi d'avere il cuore puro o chi può confidare d'essere immune da peccati 28? Siamo ritenuti colpevoli a somiglianza di Adamo che prevaricò 29. Perciò anche Davide dice: "Nell'iniquità fui concepito, nel peccato mi concepi mia madre" 30.

L'esistenza del peccato originale nei bambini è la dottrina tradizionale della Chiesa. Si spiega per il fatto che Adamo era tutta l'umanità.

7. 14. Non ho ricordato tutto questo perché ci vogliamo appoggiare alle sentenze di autori occasionali quasi abbiano autorità canonica, ma perché appaia che dai primi tempi fino ai nostri giorni, quando è nata questa novità, l'insegnamento del peccato originale è stato custodito nella fede della Chiesa con tanta costanza che esso dai commentatori della parola del Signore veniva addotto come argomento certissimo per confutare altri errori, invece d'esserci qualcuno che lo confutasse come falso. Del resto, nei santi Libri canonici s'impone con forza l'autorità chiarissima e pienissima di questa sentenza, con la quale l'Apostolo grida: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 31. Perciò non si può dire senza fare riserve nemmeno questo: il peccato di Adamo ha nociuto anche ai non peccanti, perché la Scrittura dichiara: Tutti hanno peccato in lui. E questi peccati originali non si dicono peccati altrui nel senso che non appartengano affatto ai bambini, dal momento che in Adamo hanno peccato tutti allorché nella sua natura, per quella forza innata per cui li poteva generare, erano ancora tutti lui solo; ma si dicono peccati altrui, perché gli altri uomini non vivevano ancora la propria vita e la vita di quell'unico uomo conteneva da sola tutto quello che sarebbe stato nella sua discendenza futura.

Dio non rimette i peccati senza la rigenerazione battesimale.Dio non imputa propriamente i peccati altrui.

8. 15. Dicono: È privo di qualsiasi ragione che Dio, mentre rimette i peccati propri, imputi i peccati altrui. Rimette i peccati, ma ai rigenerati dallo Spirito, non ai generati dalla carne; li imputa, ma non già come altrui, bensì come propri. Ecco, erano peccati altrui quando non esistevano ancora gli uomini che per propagazione li ricevessero e li portassero, adesso invece per la generazione carnale sono già peccati propri di coloro ai quali non sono stati ancora rimessi dalla rigenerazione spirituale.

Ancora il problema perché i figli dei battezzati contraggano il peccato originale.

8. 16. Dicono: Ma se il battesimo monda da quell'antica colpa, coloro che sono nati da due persone battezzate devono essere esenti da tale peccato, perché i genitori non potevano trasmettere ai posteri il peccato che essi stessi non avevano più. Ecco da dove nella maggioranza dei casi prende forza l'errore: dal fatto che gli uomini su questi problemi hanno prontezza ad interrogare, ma non hanno prontezza ad intendere. A quale uditore infatti o con quali parole potrei io spiegare come la corrotta origine mortale non nuoccia a coloro che sono stati iniziati ad un'altra origine immortale e nuoccia invece a coloro che in forza della medesima origine corrotta nascono da coloro ai quali essa non può nuocere più? Come lo potrà capire un uomo la cui mente un po' tarda è impedita sia dal pregiudizio della propria opinione, sia dall'ostacolo gravissimo della ostinazione? Tuttavia, se io mi fossi assunto questa causa contro gente che proibisse assolutamente di battezzare i bambini o sostenesse l'inutilità di battezzarli, dicendo che i figli dei cristiani acquistano necessariamente il merito dei genitori, avrei allora forse da fare più fatica e da usare maggiore attenzione per convincerla di questa dottrina. Allora, se dinanzi a persone ottuse e litigiose io trovassi a resistermi, per la naturale oscurità dell'oggetto, la difficoltà di respingere il falso e di convincere del vero, forse ricorrerei ad esempi che sono alla mano e rivolterei la domanda: chiederei cioè, a coloro che si sorprendono come il peccato tolto dal battesimo rimanga nei figli dei genitori battezzati, di spiegarmi in che modo il prepuzio tolto dalla circoncisione rimanga nei figli dei genitori circoncisi e in che modo anche la pula separata dal grano con tanta diligenza di lavoro umano ritorni nelle spighe che nascono dal frumento spulato.

Non si nasce cristiani né puri da ogni peccato, ma per esserlo bisogna rinascere.

9. 17. Con questi e simili esempi a coloro, che credessero superflua l'amministrazione dei sacramenti della purificazione per i figli di genitori già purificati, cercherei forse di far capire in qualche modo quanto invece sia saggio e retto battezzare i figli dei battezzati. Dimostrerei come sia possibile che ad un uomo in possesso di ambedue i germi, e di quello della morte nella carne e di quello dell'immortalità nello spirito, non rechi danno in quanto rigenerato mediante lo Spirito il germe che reca danno al suo figlio in quanto generato mediante la carne; e come sia possibile che nel genitore sia stato mondato dalla remissione ciò che dev'essere mondato anche nel figlio con uguale remissione, come si verifica nella circoncisione o nella trebbiatura e ventilazione. Siccome però adesso stiamo trattando con coloro che ammettono la necessità di battezzare i figli dei battezzati, quanto meglio facciamo a dire a costoro: "Voi che asserite che da persone mondate dalla macchia del peccato dovrebbero nascere figli senza peccato, perché non fate attenzione che ugualmente si potrebbe dire a voi che da genitori cristiani dovrebbero nascere figli cristiani? Perché dunque credete che i figli abbiano bisogno di diventare cristiani? Forse non era cristiano il corpo nei loro genitori, ai quali fu detto: Non sapete che i vostri corpi sono membra del Cristo 32? O forse, si, il corpo è nato cristiano da genitori cristiani, ma non ha ricevuto un'anima cristiana? Questo sarebbe ancora più strano. Infatti, non credendo voi certamente, d'accordo con l'Apostolo, che l'anima abbia fatto del bene o del male prima di nascere 33, qualunque delle due sia la vostra opinione su di essa, l'anima o è stata tratta da trasmissione e allora, come il corpo nasce cristiano da persone cristiane cosi pure l'anima dovette esser tratta cristiana; oppure l'anima è stata creata dal Cristo o in un corpo cristiano o per un corpo cristiano e allora dovette o esser creata cristiana o esser mandata cristiana. A meno che non diciate che le persone cristiane possono generare un corpo cristiano e il Cristo da parte sua invece non ha potuto creare un'anima cristiana. Cedete dunque alla verità e rendetevi conto che, se è possibile per vostra stessa confessione che da persone cristiane nasca un figlio non cristiano, che da membra del Cristo nasca chi non è membro del Cristo e - per andare incontro anche a tutti quelli che son legati ad una religione, sebbene falsa - che da persone iniziate nasca un figlio non iniziato, cosi è anche possibile che da persone mondate nasca un figlio non mondato. Quale risposta darete a chi domanda perché da persone cristiane l'uomo non nasce cristiano se non questa: non è la generazione che fa cristiani, ma la rigenerazione? Allo stesso modo dunque rendetevi conto che ugualmente nessuno è mondato dai peccati nascendo, ma tutti sono mondati rinascendo. E quindi chi nasce da persone mondate, perché rinate, rinasca perché sia mondato anche lui. Ai loro figli i genitori hanno potuto trasmettere quello che essi stessi non avevano più. Non solo per esempio i chicchi di frumento la pula e un uomo circonciso il prepuzio, ma anche, e voi pure lo dite, i fedeli che non hanno più l'infedeltà la trasmettono tuttavia ai figli: e ciò non è proprio dei genitori in quanto rigenerati ormai per mezzo dello Spirito, ma dipende dal vizio del seme mortale per il quale i figli sono stati generati nella carne. Certo infatti i bambini che mediante il sacramento dei fedeli pensate di dover far diventare fedeli non negate che siano nati infedeli da genitori fedeli".

L'oscura questione dell'origine dell'anima in ordine al peccato originale.

10. 18. Ecco ciò che pensano: Se a venire per trasmissione non è l'anima, ma soltanto la carne, unicamente la carne riceve il peccato per trasmissione ed unicamente la carne ne merita la pena perché dicono sarebbe ingiusto che l'anima nata oggi e non dalla massa di Adamo porti un peccato altrui tanto antico. Sta' attento, ti prego, come Pelagio da uomo circospetto - sono di un suo libro le parole che ho trascritte qui sopra - avverta in quanto difficile questione si trovi nei riguardi dell'anima. Non dice infatti che l'anima non viene per trasmissione, ma se a venire per trasmissione non è l'anima, facendo benissimo a parlare sospensivamente e non risolutamente di un problema tanto oscuro, di cui non possiamo trovare, o con molta difficoltà, delle testimonianze certe e chiare nelle Scritture sante. Anch'io perciò con asserzione non precipitosa replico cosi a questa proposizione: "Se a venire per trasmissione non è l'anima, quale giustizia sarebbe che essa, creata in questo istante e immune da ogni peccato, pienamente esente da ogni contagio di peccato, debba soffrire nei bambini le malattie della carne, i diversi dolori e, cosa ancora più brutta, perfino gli assalti dei demoni? Nulla infatti di tutto questo soffre la carne senza che in essa espii di più l'anima che vive e sente. Se questo appare giusto, allora può ugualmente apparire come sia giusto anche che l'anima vada incontro nella carne, che è pure carne del peccato, al peccato originale, da mondare con il sacramento del battesimo e con l'amore misericordioso della grazia. Se invece non può apparire la giustizia del primo fatto, nemmeno credo la giustizia del secondo. O sopportiamo dunque l'oscurità di ambedue e ci ricordiamo che siamo uomini, o tentiamo altrimenti nei riguardi dell'anima, se ci sembrerà necessario, un altro lavoro, discutendone con sobria cautela".

Fuori della Chiesa non c'è salvezza. Ma nessuno fa Chiesa in Gesù e con Gesù senza ricevere i suoi sacramenti.

11. 19. Per ora tuttavia le parole dell'Apostolo: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 34 intendiamole cosi da non essere giudicati in contrasto insipiente ed infelice con tante e tanto grandi testimonianze delle divine Scritture, le quali c'insegnano che nessuno può ottenere la vita e la salvezza eterna al di fuori della società del Cristo che si fa in lui e con lui quando riceviamo i suoi sacramenti e veniamo incorporati alle sue membra. Non in altro senso fu detto ai Romani: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini 35, se non nel senso in cui è stato detto ai Corinzi: A causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti, e come tutti muoiono in Adamo, cosi tutti riceveranno la vita nel Cristo 36. Nessuno dubita che questo sia stato detto della morte del corpo, perché la questione a cui l'Apostolo si dedicava allora con grande impegno riguardava la risurrezione del corpo. Sembra perciò che qui abbia taciuto del peccato, perché non si trattava della giustizia. Nella Lettera ai Romani invece mette ambedue le cose e le sottolinea ambedue molto a lungo: il peccato in Adamo, la giustizia nel Cristo, la morte in Adamo, la vita nel Cristo. Tutte le parole di questo ragionamento dell'Apostolo, per quanto ho potuto e mi è sembrato sufficiente, le ho esaminate e spiegate, come ho già detto, nel primo dei due libri.

La morte corporale è stata causata dal peccato.

11. 20. Tuttavia anche nella Lettera ai Corinzi conclude il lungo tratto sulla risurrezione in modo da non lasciarci nessun dubbio che pure la morte del corpo è avvenuta per causa del peccato. Dopo aver detto: È necessario che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?, aggiunge: Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge 37. Poiché dunque, come lo dichiarano le esplicitissime parole dell'Apostolo, la morte in tanto sarà assorbita per la vittoria in quanto questo corpo corruttibile e mortale si rivestirà d'incorruttibilità e d'immortalità 38, ossia in quanto Dio risusciterà anche i nostri corpi mortali per la presenza in noi del suo Spirito, è manifesto che anche di questa morte corporale, contraria alla risurrezione corporale, l'ago avvelenato fu il peccato: l'ago che inoculò la morte, non l'ago fatto dalla morte: moriamo per il peccato, non pecchiamo per la morte. Si dice dunque pungiglione della morte nello stesso senso in cui si dice albero della vita 39: non un albero che era stato fatto dalla vita dell'uomo, ma un albero da cui era fatta la vita dell'uomo; cosi pure albero della scienza quello da cui dipendeva la scienza dell'uomo, non un albero che dipendesse dalla scienza dell'uomo. Cosi dunque anche l'ago della morte: l'ago che causò la morte, non l'ago che è stato causato dalla morte. Diciamo ugualmente pozione di morte quella per cui un uomo è morto o può morire, non quella preparata da un moribondo o da un morto. L'ago pertanto della morte è il peccato: per la puntura del peccato è stato condannato a morte il genere umano. Perché cerchiamo ancora di quale morte si tratti, se dell'anima o del corpo, se della prima per cui moriamo tutti o della seconda per cui moriranno allora gli empi 40? Non c'è motivo di agitare tale questione, non c'è posto per il dubbio: le parole con le quali l'Apostolo ha trattato l'argomento ci rispondono, se le interroghiamo. Dice: Quando questo corpo mortale si sarà vestito d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge 41. Parlava della risurrezione del corpo, per cui la morte sarà assorbita per la vittoria, quando questo corpo mortale si sarà vestito d'immortalità. Allora s'insulterà la morte stessa che sarà ingoiata nella vittoria dalla risurrezione corporale. Allora le si dirà: O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo pungiglione? Ciò dunque si dirà alla morte del corpo. Questa infatti sarà ingoiata dall'immortalità vittoriosa, quando questo corpo mortale sarà vestito d'immortalità. Alla morte, s'intende del corpo, sarà detto: O morte, dov'è la tua vittoria, quella riportata qui da te su tutti, tanto che anche il Figlio di Dio dovette combattere con te e superarti non evitandoti, ma accettandoti? Hai vinto nei morenti, sei stata vinta nei risorgenti. La tua vittoria con la quale avevi ingoiato i corpi dei morenti è stata temporanea, la nostra vittoria con la quale sei stata ingoiata tu nei corpi dei risorgenti durerà eterna. Dov'è il tuo pungiglione? Cioè dov'è il peccato da cui siamo stati punti e avvelenati, il peccato che ti ha inoculata anche nei nostri corpi e te li ha dati in potere per cosi lungo tempo? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge 42. Peccammo tutti in uno solo e cosi morimmo tutti in uno solo. Ricevemmo la legge, non per finire di peccare con l'emendazione, ma per peccare di più con la trasgressione. Infatti la legge sopravvenne, perché abbondasse la colpa; la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato. Ma siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo 43, affinché dove abbondò il peccato, sovrabbondasse la grazia 44, e ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo 45 e vincessimo la morte con la risurrezione immortale e l'ago della morte, il peccato, con la giustificazione gratuita.

Varie ipotesi sulla santificazione derivante secondo S. Paolo dall'ambiente familiare.

12. 21. Nessuno dunque su questo terreno inganni se stesso e inganni gli altri. Il senso manifesto della santa Scrittura toglie di mezzo tutte le tergiversazioni. Come dall'origine si trae la morte nel corpo di questa morte, cosi dall'origine si è tratto il peccato in questa carne di peccato 46. Per guarirci dal peccato, sia da quello contratto per propaggine, sia da quello fatto per volontà, e per risuscitare la stessa carne è venuto nella somiglianza della carne del peccato il Medico, che non è necessario ai sani, ma ai malati, né è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori 47. Vediamo dunque il senso di quello che dice l'Apostolo quando ammonisce i cristiani a non separarsi dai loro coniugi non cristiani: Il marito non credente viene reso santo dalla moglie [credente] e la moglie non credente viene resa santa dal marito [credente]: altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi 48. Queste parole si debbono intendere nel senso in cui le abbiamo intese noi altrove e Pelagio 49 nel suo Commento alla medesima Lettera ai Corinzi, cioè nel senso che si erano già avuti degli esempi sia di mariti che avevano guadagnato al Cristo le loro mogli, sia di donne i mariti, sia di bambini che erano resi cristiani per la volontà cristiana anche di uno solo dei genitori. Oppure, come sembra più probabile e in qualche modo necessario nelle parole dell'Apostolo, vi dobbiamo intendere una certa santificazione che dal coniuge cristiano raggiungeva il marito o la moglie infedele, oppure dai genitori cristiani i loro figli. E un esempio di tale santificazione poteva consistere nel fatto che durante la mestruazione si asteneva dall'unione l'uomo o la donna che aveva imparato ciò dalla Legge, poiché è questo uno dei precetti da non prendersi in senso figurato secondo Ezechiele 50. Potrebbe essere ancora qualsiasi riflesso di santità, che ivi non è espressamente descritto, e che sorga dagli stretti rapporti dei coniugi e dei figli. Tuttavia questo è da ritenersi senza alcun dubbio: quella santificazione, qualunque sia, non vale a fare cristiani gli interessati e a rimettere a loro i peccati, se non diventano fedeli con i sacramenti secondo il rito dell'iniziazione cristiana ed ecclesiastica. Infatti, se non sono stati battezzati nel Cristo, né i coniugi non cristiani, per quanto uniti a coniugi santi e giusti, vengono mondati dal peccato che, escludendoli dal regno di Dio, li manda per forza alla condanna, né i bambini, per quanto generati da genitori santi e giusti, vengono assolti dal reato del peccato originale. A favore dei bambini dobbiamo tanto più pressantemente parlare, quanto meno lo possono fare da sé.

Dobbiamo avere carità verso i bambini.

13. 22. Quello che vuole l'errore, contro la cui novità dobbiamo resistere con l'antica verità, è proprio questo: che si consideri completamente superfluo il battesimo dei bambini. Ma non lo si dice apertamente, per evitare che la consuetudine della Chiesa, tanto consolidatasi salutarmente, non possa sopportare i suoi violatori. Però, se ci viene comandato di soccorrere gli orfani, quanto più dobbiamo darci da fare per i bambini, i quali anche in mano dei loro genitori rimarranno più abbandonati e più disgraziati degli orfani, se a loro si negherà la grazia del Cristo che essi non possono chiedere da sé!

La perfezione è frutto della preghiera.

13. 23. Quanto poi a quello che costoro dicono: "Alcuni uomini, già con l'uso ragionevole della propria volontà, sono vissuti o vivono in questo mondo senza alcun peccato" è da desiderare che avvenga, da tentare che avvenga, da implorare che avvenga, non è tuttavia da riconoscere come un fatto avvenuto. Se infatti lo desideriamo e lo tentiamo e lo imploriamo con degna supplicazione, ogni residuo di peccati che sia rimasto in noi ci viene quotidianamente condonato per il fatto stesso che diciamo sinceramente nell'orazione: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 51. Chiunque dice che questa orazione non è stata necessaria nella vita attuale ad ogni persona santa che conoscesse e facesse la volontà di Dio, eccettuato unicamente il Santo dei santi, sbaglia molto e non può piacere in nessun modo alla persona che loda. Se poi stima tale se stesso, s'inganna da sé e la verità non è in lui, non per altro se non perché ritiene il falso 52. Quel Medico dunque che non è necessario ai sani, ma ai malati 53, sa in che modo curarci per renderci perfettamente adatti alla salvezza eterna. Egli, sebbene la morte stessa sia stata inflitta per merito del peccato, non la toglie in questo secolo a coloro ai quali rimette i peccati, perché anche col superare la sua paura affrontino il combattimento per la vera fede. E in certi casi, anche a quelli che tra i suoi sono giusti, poiché possono ancora insuperbirsi, non dà l'aiuto a raggiungere la perfezione della giustizia. Lo scopo è che, non essendo giusto davanti a lui nessun vivente 54, sentiamo di dover rendere sempre grazie alla sua indulgenza e cosi veniamo guariti con la santa umiltà dalla prima causa di tutti i peccati, cioè dal tumore della superbia. Mentre la mia intenzione era di scrivere una breve lettera, è nato invece un libro prolisso. Speriamo che sia tanto ben rifinito, com'è finalmente finito!


Note:


 

1 - Cf. Rm 5, 12.

2 - Gv 3, 36.

3 - Gv 3, 18.

4 - Mc 16, 16.

5 - Mc 16, 16.

6 - Gv 3, 5.

7 - Mt 25, 34.

8 - Mt 25, 46.

9 - Cf. Ef 1, 23.

10 - Rm 5, 12.

11 - Gv 3, 5.

12 - Mt 1, 21.

13 - Mt 9, 12.

14 - Cf. Gv 6, 54.

15 - Cf. Rm 5, 18.

16 - Cf. Rm 5, 14.

17 - CIPRIANO, Ep. 64 ad Fidum: CSEL 3/2, pp. 718 ss.

18 - Lc 9, 56.

19 - GIROLAMO, Comm. in Ionam 3: PL 25, 1195; cf. Gb 14, 4-5; 25, 5-6.

20 - Cf. De gestis Pelagii 22, 46.

21 - Cf. GIROLAMO, Contra Iovinianum 2: PL 23, 285 ss.

22 - 1 Gv 2, 6.

23 - Cf. Is 53, 7-9; 1 Pt 2, 22-23.

24 - Cf. Gv 14, 30.

25 - Cf. 2 Cor 5, 21.

26 - Gc 3, 2.

27 - Gb 14, 4-5.

28 - Prv 20, 9.

29 - Cf. Rm 5, 14.

30 - Sal 50, 7.

31 - Rm 5, 12.

32 - 1 Cor 6, 15.

33 - Cf. Rm 9, 11.

34 - Rm 5, 12.

35 - Rm 5, 12.

36 - 1 Cor 15, 21-22.

37 - 1 Cor 15, 53-56.

38 - Cf. Rm 8, 11.

39 - Cf. Gn 2, 9.

40 - Cf. Ap 2, 11 ss.

41 - 1 Cor 15, 54-56.

42 - 1 Cor 15, 56.

43 - 1 Cor 15, 57.

44 - Rm 5, 20.

45 - Gal 3, 22.

46 - Cf. Rm 7, 24.

47 - Cf. Mc 2, 17.

48 - 1 Cor 7, 14.

49 - Cf. AUG., De serm. Domini in monte 1, 45.

50 - Cf. Ez 18, 6.

51 - Mt 6, 12.

52 - Cf. 1 Gv 1, 8.

53 - Cf. Mt 9, 12.

54 - Cf. Sal 142, 2.


9 - La figura biblica di Rebecca e Giacobbe

Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort

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183. Di tutte le verità che ho esposte riguardo alla Santa Vergine e ai suoi figli e servitori, lo Spirito Santo nella Sacra Scrittura ci offre una figura mirabile nella storia di Giacobbe, che ricevette la benedizione dal padre suo Isacco, tramite le cure e le risorse di Rebecca sua madre. Eccola come lo Spirito Santo la riferisce. Vi aggiungerò poi la mia spiegazione.

184. Esaù aveva venduto a Giacobbe il suo diritto di primogenitura. Rebecca, madre dei due fratelli, che amava teneramente Giacobbe, riuscì diversi anni dopo a fargli avere questo privilegio, con una scaltrezza tutta santa e piena di misteri. Isacco si sentiva molto invecchiato e voleva lasciare le benedizioni ai suoi figli prima di morire; chiamò allora suo figlio Esaù, che amava, e gli ordinò di andare a caccia per procurarsi qualcosa da mangiare, dopo di che, lo avrebbe benedetto. Rebecca però avvertì subito Giacobbe di quello che stava succedendo e gli disse di andare a prendere due capretti dal gregge. Quando egli li ebbe portati alla madre, ella li preparò per Isacco, come sapeva che egli desiderava. Poi rivestì Giacobbe degli abiti di Esau che ella aveva con sè, coprì le sue mani e il collo con la pelle dei capretti, cosicché suo padre, ormai privo della vista, ascoltando la voce di Giacobbe e toccando il pelo delle sue mani, potesse credere che fosse suo fratello Esaù. In effetti Isacco fu sorpreso della sua voce, che credeva essere la voce di Giacobbe, e lo fece avvicinare, toccando il pelo delle pelli di cui si era coperte le mani e disse che effettivamente la voce era quella di Giacobbe, ma le mani erano quelle di Esaù. Dopo aver mangiato, baciò Giacobbe, sentendo l'odore dei suoi vestiti profumati e lo benedì, augurandogli la rugiada del cielo e la fecondità della terra; lo costituì capo di tutti i suoi fratelli e terminò la benedizione con queste parole: «Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto». Isacco aveva appena detto queste parole, che Esaù entrò, portando da mangiare ciò che aveva preso alla caccia, perché suo padre potesse poi benedirlo. Il santo patriarca fu sorpreso da uno stupore incredibile quando si accorse di ciò che era successo, ma invece di ritrattare ciò che aveva fatto, lo confermò, perché in questo fatto vedeva fin troppo chiaramente il dito di Dio. Esaù allora scoppiò in grida e lamenti, come annota la Sacra Scrittura, accusando a gran voce suo fratello di aver imbrogliato e chiedendo a suo padre se non avesse per lui almeno una benedizione. I santi Padri osservano a questo punto come egli sia la figura di coloro che trovano comodo conciliare Dio con il mondo, volendo godere insieme delle consolazioni del cielo e di quelle della terra. Isacco fu toccato dalle grida di Esaù e alla fine lo benedì, ma con una benedizione terrena e assoggettandolo a suo fratello. Ciò provocò in lui un odio così velenoso contro Giacobbe, che aspettava solo la morte del padre per ucciderlo. E Giacobbe non avrebbe potuto evitare questa morte se sua madre Rebecca non lo avesse protetto con i suoi accorgimenti e con i buoni consigli che gli diede, e che egli seguì.

185. Prima di spiegare questa storia così bella, bisogna ricordare che - secondo tutti i santi Padri e gli interpreti della Sacra Scrittura - Giacobbe è la figura di Gesù Cristo e dei veri credenti, mentre Esaù è figura dei non credenti. Per farsene un'idea, basta esaminare le azioni e il comportamento dell'uno e dell'altro. 1°. Esaù, il primogenito, era forte e vigoroso nel corpo, accorto e abile nel tirare con l'arco e nel prendere molta selvaggina a caccia. 2°. Egli non stava quasi mai in casa; lavorava fuori e aveva fiducia solo nella propria forza e capacità. 3°. Non si preoccupava molto di piacere a sua madre Rebecca e non faceva nulla per questo. 4°. Era così ingordo e schiavo della gola, che vendette il diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie. 5°. Come Caino, era preso da invidia per suo fratello Giacobbe e gli era sempre contro.

186. Ed è questo il comportamento che ogni giorno tengono i cattivi credenti. 1°. Hanno fiducia nella propria forza e nelle loro capacità per gli affari temporali; sono molto forti, abili e avveduti per le cose della terra, ma molto deboli e ignoranti nelle cose del cielo.

187. 2°. Non dimorano mai, o quasi mai, nella loro propria casa, cioè nel loro interiore, che è la casa intima e fondamentale che Dio ha dato a ciascuno, per dimorarvi sul suo esempio, poiché Dio dimora sempre in se stesso. I cattivi credenti non amano affatto il ritiro, né la spiritualità, e neppure la devozione interiore; piuttosto essi trattano da bigotti, piccini e rustici, coloro che vivono l'interiorità e il ritiro dal mondo, dedicandosi più all'interiore che all'esteriore.

188. 3°. I cattivi credenti non si interessano per nulla della devozione alla Santa Vergine, Madre dei veri credenti. E' vero: non la odiano espressamente, qualche volta le tributano lodi, dicono di amarla e praticano pure qualche devozione in suo onore, ma per il resto non sopportano che la si ami teneramente, poiché essi non nutrono per lei le tenerezze di Giacobbe; trovano a ridire sulle pratiche di devozione alle quali i suoi figli e servitori si attengono fedelmente per guadagnarne l'affetto; non credono infatti che questa devozione sia loro necessaria per salvarsi e pensano che sia sufficiente non odiare formalmente la Santa Vergine e non disprezzare apertamente questa devozione; credono di aver meritato le buone grazie della Santa Vergine e di essere suoi servitori, perché recitano e borbottano qualche preghiera in suo onore, senza alcuna tenerezza per lei e senza emendare se stessi. 189. 4°. I cattivi credenti vendono il loro diritto di primogenitura, cioè le gioie del paradiso, per un piatto di lenticchie, cioè per i piaceri della terra. Essi ridono, bevono, mangiano, si divertono, giocano e danzano, senza preoccuparsi - come Esaù - di rendersi degni della benedizione del Padre celeste. In due parole, non pensano che alla terra, non amano che la terra, non parlano e non agiscono che per la terra e per i propri piaceri; per un - breve momento di piacere, per un illusorio fumo di onore e per un pezzo di dura terra, gialla o bianca, vendono la grazia battesimale, la loro veste di innocenza e l'eredità celeste.

190. 5°. Infine, i cattivi credenti odiano e perseguitano ogni giorno i veri credenti, apertamente o subdolamente; non li possono sopportare, li disprezzano, li criticano, li burlano, li offendono, li derubano, li ingannano, li sfruttano, li scacciano, li annientano; mentre essi fanno fortuna, si tolgono ogni piacere, se la passano bene, si arricchiscono, si espandono e vivono a loro agio.

191. Giacobbe, il minore: 1°. Era di costituzione più debole, mite e pacifico e rimaneva abitualmente in casa per guadagnarsi le buone grazie di sua madre Rebecca, che amava teneramente; se usciva fuori, non era per sua volontà, né per fiducia nella propria capacità, ma per obbedire a sua madre.

192. 2°. Egli amava e onorava la sua madre: per questo rimaneva in casa con lei; era contento quando la vedeva; evitava tutto ciò che potesse dispiacerle e faceva invece tutto quello che pensava le piacesse: questo aumentava in Rebecca l'amore che aveva per lui.

193. 3°. Era sottomesso in ogni cosa alla sua cara madre; le obbediva in ogni cosa totalmente, prontamente e senza tardare, amorosamente e senza lamentarsi; al minimo cenno della sua volontà, il piccolo Giacobbe correva ed eseguiva. Credeva a tutto ciò che ella gli diceva, senza obiettare: per esempio, quando gli disse di andare a prendere due capretti e di portarglieli, per preparare da mangiare a suo padre Isacco, Giacobbe non replicò che ne sarebbe bastato uno solo, per preparare da mangiare per una sola volta a un solo uomo; ma, senza controbattere, fece ciò che gli aveva detto.

194. 4°. Aveva una grande fiducia nella sua cara madre: non contava per nulla sulla propria abilità, ma solo sulle premure e la protezione di sua madre; la chiamava in ogni suo bisogno, la consultava in ogni dubbio, per esempio quando le domandò se, al posto della benedizione, non avrebbe piuttosto ricevuto la maledizione di suo padre e quando ella gli disse che avrebbe preso su di sè questa maledizione, egli le credette ed ebbe fiducia in lei.

95. 5°. Infine, egli imitava - secondo le sue possibilità - le virtù che vedeva in sua madre, e sembra che una della ragioni per cui rimaneva sedentario in casa, era così virtuosa, e per potersi così allontanare dalle cattive compagnie, che corrompono i costumi. Per questo mezzo, egli si rese degno di ricevere la doppia benedizione del suo caro padre.

196. Ed ecco anche la condotta che i veri credenti tengono ogni giorno: sono sedentari in casa con la loro madre, cioè amano il ritiro, vivono l'interiore, si applicano all'orazione, ma sull'esempio e in compagnia della loro Madre, la Santa Vergine, la cui gloria è tutta interiore e che per tutta la propria vita ha molto amato il ritiro e l'orazione. A volte, certo, appaiono al di fuori, nel mondo, ma è per obbedienza alla volontà di Dio e a quella della loro Madre, per compiere i doveri del loro stato. Per quanto possano apparire grandi le cose che fanno nell'esteriore, essi danno un maggiore valore a quelle che compiono all'interno di se stessi, nel loro interiore, in compagnia della Santa Vergine, perché qui compiono la grande impresa della loro perfezione, di fronte alla quale tutte le altre imprese non sono che dei giochi da bambini. E' per questo che, mentre a volte i loro fratelli e sorelle si danno da fare per l'esteriore, con molto impegno, industria e successo, tra l'applauso e l'approvazione del mondo, essi sanno - per illuminazione dello Spirito Santo - che c'è maggior gloria, utilità e soddisfazione nel rimanere nascosti nel ritiro con Gesù Cristo, loro modello, in totale e perfetta sottomissione alla loro Madre, che non nel compiere da se stessi delle meraviglie di natura e di grazia nel mondo, come degli Esaù o cattivi credenti. «Onore e ricchezza nella sua casa», la gloria per Dio e le ricchezze per l'uomo si trovano nella casa di Maria. Signore Gesù, quanto sono amabili le tue dimore! Il passero ha trovato una casa per abitarvi e la tortorella un nido dove porre i suoi piccoli. Quanto è felice l'uomo che abita nella casa di Maria, dove tu stesso hai stabilito per primo la tua dimora! E' in questa casa dei veri credenti che l'uomo riceve solo da te l'aiuto, e dove ha disposto nel proprio cuore delle gradinate e degli scalini per ogni virtù, per salire fino alla perfezione in questa valle di lacrime. «Quanto sono amabili le tue dimore... ».

197. 2°. Essi amano teneramente e onorano sinceramente la Santa Vergine come loro buona Madre e Sovrana. La amano non solamente a parole, ma con i fatti; la onorano, non soltanto esteriormente, ma nel profondo del loro cuore; e come Giacobbe, evitano tutto ciò che le può dispiacere e praticano con fervore tutto ciò che credono possa loro procurare la sua benevolenza. Le portano e le offrono, non due capretti, come Giacobbe a Rebecca, ma ciò che i due capretti di Giacobbe figurano: loro corpo e la loro anima, con tutto ciò che ne deriva, affinché: 1. ella li riceva come una cosa che le appartiene; 2. li uccida e faccia morire al peccato e a se stessi, scorticandoli e spogliandoli della propria pelle e del loro amor proprio e per potere in questo modo piacere a Gesù, suo Figlio, che non vuole per amici e discepoli che persone morte a se stesse; 3. li prepari secondo il gusto del Padre celeste e per la sua più grande gloria, che ella conosce meglio di ogni altra creatura; 4. di questo corpo e di quest'anima, con le sue cure e la sua intercessione, ben purificati da ogni macchia, ben morti, spogliati e preparati, ne faccia un piatto delicato, degno del gusto e della benedizione del Padre celeste. Non è forse questo che faranno i veri credenti, che gusteranno e praticheranno la perfetta consacrazione a Gesù Cristo per le mani di Maria, che noi proponiamo loro, per testimoniare a Gesù e a Maria un amore fattivo e coraggioso? I falsi credenti dicono spesso di amare Gesù, di amare e onorare Maria, ma non fino ad offrire i loro averi, non fino a sacrificare il loro corpo con i suoi sensi e la loro anima con le sue passioni, come fanno i credenti autentici.

198. 3°. Essi vivono sottomessi e obbedienti alla Santa Vergine, come a loro buona Madre, sull'esempio di Gesù Cristo, il quale, dei trentatr? anni vissuti sulla terra, ne ha impiegati trenta a dare gloria a Dio suo Padre per mezzo di una perfetta e totale sottomissione alla sua santa Madre. Le obbediscono seguendo esattamente i suoi consigli, come il piccolo Giacobbe seguiva quelli di Rebecca, e dice loro: «Obbedisci al mio ordine». O come gli invitati alle nozze di Cana, ai quali la Santa Vergine dice: «Fate quello che mio Figlio vi dirà». Giacobbe, per aver obbedito a sua madre, ricevette la benedizione come per miracolo, poiché normalmente non l'avrebbe dovuta ricevere; gli invitati alle nozze di Cana, per aver seguito il consiglio della Vergine Santa, furono onorati del primo miracolo di Gesù Cristo, che cambiò l'acqua in vino, alla preghiera della sua santa Madre. Così, tutti coloro che fino alla fine dei secoli riceveranno la benedizione del Padre celeste e saranno onorati delle meraviglie di Dio, non riceveranno queste grazie che a motivo della loro perfetta obbedienza a Maria. Gli Esaù, al contrario, perdono la benedizione perché manca loro la sottomissione alla Santa Vergine.

199. 4°. Hanno una grande fiducia nella bontà e nella potenza della Santa Vergine, loro buona Madre; chiedono il suo aiuto continuamente; la guardano come la loro stella polare, per arrivare nel porto sicuro; le confidano le loro pene e necessità con grande apertura di cuore; si attaccano al suo seno di misericordia e di dolcezza, per ottenere il perdono dei loro peccati per mezzo della sua intercessione, o per gustare le sue materne dolcezze nelle angustie e nelle difficoltà. Si gettano perfino, si nascondono e si perdono in modo mirabile nel suo seno amoroso e verginale, per essere infiammati dal puro amore, purificati dalle più piccole macchie e trovarvi in pienezza Gesù, che vi risiede come sul suo trono più glorioso. Oh! Quale gioia! Dice l'abate Guerrico: «Non credere che vi sia più felicità ad abitare nel seno di Abramo che in quello di Maria, poiché il Signore stesso vi ha posto il suo trono». Al contrario, i cattivi credenti pongono tutta la loro fiducia in se stessi; come il figlio prodigo, mangiano solo ciò che mangiano i porci; si nutrono solo di terra, come i rospi e, come i mondani, non amano che le cose sensibili ed esteriori, non gustando così per nulla le dolcezze del grembo e del seno di Maria; non sperimentano quel certo appoggio e quella sicura fiducia che i veri credenti provano nei riguardi della Santa Vergine, loro buona Madre. Essi invece amano miseramente la loro fame di esteriorità, come dice san Gregorio, poiché non vogliono gustare la dolcezza che è già pronta nell'interno di loro stessi e nell'interno di Gesù e di Maria.

200. 5°. Infine, i veri credenti seguono le vie della Vergine Santa, loro buona Madre, cioè la imitano, ed è proprio in questo che sono veramente felici e devoti e posseggono il segno infallibile della loro autenticità, come dice loro questa buona Madre: «Beati coloro che seguono le mie vie», cioè beati quelli che praticano le mie virtù e che camminano sulle tracce della mia vita, con l'aiuto della divina grazia. Essi sono felici in questo mondo, durante la loro vita, per l'abbondanza delle grazie e delle dolcezze che io comunico loro dalla mia pienezza e in più abbondanza che ad altri, i quali non mi imitano così da vicino. Sono felici nella loro morte, che è dolce e tranquilla, e alla quale di solito io sono presente, per condurli io stessa alle gioie dell'eternità. Infine, saranno felici nell'eternità, perché nessuno dei miei buoni servitori, che abbia imitato le mie virtù durante la propria vita, si è mai perduto. I cattivi credenti, al contrario, sono infelici durante la loro vita, alla loro morte e nell'eternità, poiché non imitano affatto la Santa Vergine nelle sue virtù, si accontentano di iscriversi in alcuni casi alle sue confraternite, di recitare qualche preghiera in suo onore, o di compiere qualche altra devozione esteriore. O Vergine Santa, mia buona Madre, quanto sono beati - ripeto con i trasporti del mio cuore - quanto felici quelli e quelle che seguono fedelmente le tue vie, i tuoi consigli e i tuoi comandi, senza lasciarsi sedurre da una falsa devozione verso di te! Ma quanto sono infelici e sventurati coloro che non osservano i comandamenti del Figlio tuo, abusando della devozione verso di te: «Maledetto chi devia dai tuoi decreti».


7 febbraio 1941

Madre Pierina Micheli

Primo venerdì del mese: «Sitio!»... sì Gesù, comprendo la Tua sete, ed è il mio tormento... Ho sete di Te, Gesù caro, ho sete di dissetarti, mi sento schiacciata da tante grazie, da tante finezze d'amo­re!... come poco ho corrisposto... O Gesù, prendimi tutta, fa di me quello che vuoi... che la luce dei Tuo Santo Volto illumini le anime, e poi io resto volentieri nel buio profondo... accetto ogni genere di patimenti, mi abbandono ad occhi chiusi alla Tua Volontà. L'Ubbidienza vuole che noti quanto passò il giorno due, Festa della Purificazione.

Mentre la Comunità, in ritiro, era in Cappella, per l'istruzione dei Rev.do Padre, il nemico, trovandomi a letto, si pre­sentò in camera in forma orribile, mi mise tutto sossopra, gettò a terra tutte le immagini del S. Volto, e lanciava in camera uno sgabel­lo producendo forti colpi che furono uditi in Cappella, - S. Silvestro mi affido a Te!