Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 14° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 1
1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".
26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.
39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".
46Allora Maria disse:
"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".
56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:
68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".
80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Primo libro dei Re 1
1Il re Davide era vecchio e avanzato negli anni e, sebbene lo coprissero, non riusciva a riscaldarsi.2I suoi ministri gli suggerirono: "Si cerchi per il re nostro signore una vergine giovinetta, che assista il re e lo curi e dorma con lui; così il re nostro signore si riscalderà".3Si cercò in tutto il territorio d'Israele una giovane bella e si trovò Abisag da Sunem e la condussero al re.4La giovane era molto bella; essa curava il re e lo serviva, ma il re non si unì a lei.
5Ma Adonia, figlio di Agghìt, insuperbito, diceva: "Sarò io il re". Si procurò carri, cavalli e cinquanta uomini che lo precedessero.6Il re suo padre, per non affliggerlo, non gli disse mai: "Perché ti comporti in questo modo?". Adonia era molto bello; sua madre l'aveva partorito dopo Assalonne.7Si accordò con Ioab, figlio di Zeruià, e con il sacerdote Ebiatàr, che stavano dalla sua parte.8Invece il sacerdote Zadòk, Benaià figlio di Ioiadà, il profeta Natan, Simei, Rei e il nerbo delle milizie di Davide non si schierarono con Adonia.9Adonia un giorno immolò pecore e buoi e vitelli grassi sulla pietra Zochelet, che è vicina alla fonte di Roghèl. Invitò tutti i suoi fratelli, figli del re, e tutti gli uomini di Giuda al servizio del re.10Ma non invitò il profeta Natan, né Benaià, né i più valorosi soldati e neppure Salomone suo fratello.
11Allora Natan disse a Betsabea, madre di Salomone: "Non hai sentito che Adonia, figlio di Agghìt, si è fatto re e Davide nostro signore non lo sa neppure?12Ebbene, ti do un consiglio, perché tu salvi la tua vita e quella del tuo figlio Salomone.13Va', presentati al re Davide e digli: Re mio signore, non hai forse giurato alla tua schiava che Salomone tuo figlio avrebbe regnato dopo di te, sedendo sul tuo trono? Perché si è fatto re Adonia?14Ecco, mentre tu starai ancora lì a parlare al re, io ti seguirò e confermerò le tue parole".
15Betsabea si presentò nella camera del re, che era molto vecchio, e Abisag la Sunammita lo serviva.16Betsabea si inginocchiò e si prostrò davanti al re, che le domandò: "Che hai?".17Essa gli rispose: "Signore, tu hai giurato alla tua schiava per il Signore tuo Dio che Salomone tuo figlio avrebbe regnato dopo di te, sedendo sul tuo trono.18Ora invece Adonia è divenuto re e tu, re mio signore, non lo sai neppure.19Ha immolato molti buoi, vitelli grassi e pecore, ha invitato tutti i figli del re, il sacerdote Ebiatàr e Ioab capo dell'esercito, ma non ha invitato Salomone tuo servitore.20Re mio signore, gli occhi di tutto Israele sono su di te, perché annunzi loro chi siederà sul trono del re mio signore dopo di lui.21Quando il re mio signore si sarà addormentato con i suoi padri, io e mio figlio Salomone saremo trattati da colpevoli".
22Mentre Betsabea ancora parlava con il re, arrivò il profeta Natan.23Fu annunziato al re: "Ecco c'è il profeta Natan". Questi si presentò al re, davanti al quale si prostrò con la faccia a terra.24Natan disse: "Re mio signore, tu forse hai decretato: Adonia regnerà dopo di me e siederà sul mio trono?25Difatti oggi egli è andato ad immolare molti buoi, vitelli grassi e pecore e ha invitato tutti i figli del re, i capi dell'esercito e il sacerdote Ebiatàr. Costoro mangiano e bevono con lui e gridano: Viva il re Adonia!26Ma non ha invitato me tuo servitore, né il sacerdote Zadòk, né Benaià figlio di Ioiadà, né Salomone tuo servitore.27Proprio il re mio signore ha ordinato ciò? Perché non hai indicato ai tuoi ministri chi siederà sul trono del re mio signore?".
28Il re Davide, presa la parola, disse: "Chiamatemi Betsabea!". Costei si presentò al re e, restando essa alla sua presenza,29il re giurò: "Per la vita del Signore che mi ha liberato da ogni angoscia!30Come ti ho giurato per il Signore, Dio di Israele, che Salomone tuo figlio avrebbe regnato dopo di me, sedendo sul mio trono al mio posto, così farò oggi".31Betsabea si inginocchiò con la faccia a terra, si prostrò davanti al re dicendo: "Viva il mio signore, il re Davide, per sempre!".32Il re Davide fece chiamare il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e Benaià figlio di Ioiadà. Costoro si presentarono al re,33che disse loro: "Prendete con voi la guardia del vostro signore: fate montare Salomone sulla mia mula e fatelo scendere a Ghicon.34Ivi il sacerdote Zadòk e il profeta Natan lo ungano re d'Israele. Voi suonerete la tromba e griderete: Viva il re Salomone!35Quindi risalirete dietro a lui, che verrà a sedere sul mio trono e regnerà al mio posto. Poiché io ho designato lui a divenire capo d'Israele e di Giuda".36Benaià figlio di Ioiadà rispose al re: "Così sia! Anche il Signore, Dio del re mio signore, decida allo stesso modo!37Come il Signore ha assistito il re mio signore, così assista Salomone e renda il suo trono più splendido di quello del re Davide mio signore".
38Scesero il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e Benaià figlio di Ioiadà, insieme con i Cretei e con i Peletei; fecero montare Salomone sulla mula del re Davide e lo condussero a Ghicon.39Il sacerdote Zadòk prese il corno dell'olio dalla tenda e unse Salomone al suono della tromba. Tutti i presenti gridarono: "Viva il re Salomone!".40Risalirono tutti dietro a lui, suonando i flauti e mostrando una grandissima gioia e i luoghi rimbombavano delle loro acclamazioni.
41Li sentirono Adonia e i suoi invitati, che avevano appena finito di mangiare. Ioab, udito il suono della tromba, chiese: "Che cos'è questo frastuono nella città in tumulto?".42Mentre parlava ecco giungere Giònata figlio del sacerdote Ebiatàr, al quale Adonia disse: "Vieni! Tu sei un valoroso e rechi certo buone notizie!".43"No - rispose Giònata ad Adonia - il re Davide nostro signore ha nominato re Salomone44e ha mandato con lui il sacerdote Zadòk, il profeta Natan e Benaià figlio di Ioiadà, insieme con i Cretei e con i Peletei che l'hanno fatto montare sulla mula del re.45Il sacerdote Zadòk e il profeta Natan l'hanno unto re in Ghicon; quindi sono risaliti esultanti, mentre la città echeggiava di grida. Questo il motivo del frastuono da voi udito.46Anzi Salomone si è già seduto sul trono del regno47e i ministri del re sono andati a felicitarsi con il re Davide dicendo: Il tuo Dio renda il nome di Salomone più celebre del tuo e renda il suo trono più splendido del tuo! Il re si è prostrato sul letto,48poi ha detto: Sia benedetto il Signore, Dio di Israele, perché oggi ha concesso che uno sedesse sul mio trono e i miei occhi lo vedessero".
49Tutti gli invitati di Adonia allora spaventati si alzarono e se ne andarono ognuno per la sua strada.50Adonia, che temeva Salomone, alzatosi andò ad aggrapparsi ai corni dell'altare.51Fu riferito a Salomone: "Sappi che Adonia, avendo paura del re Salomone, ha afferrato i corni dell'altare dicendo: Mi giuri oggi il re Salomone che non farà morire di spada il suo servitore".52Salomone disse: "Se si comporterà da uomo leale, neppure un suo capello cadrà a terra; ma se cadrà in qualche fallo, morirà".53Il re Salomone ordinò che lo facessero scendere dall'altare; quegli andò a prostrarsi davanti al re Salomone, che gli disse: "Vattene a casa!".
Salmi 84
1'Al maestro del coro. Su "I torchi...". Dei figli di Core. Salmo.'
2Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
3L'anima mia languisce
e brama gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
4Anche il passero trova la casa,
la rondine il nido,
dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari,
Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.
5Beato chi abita la tua casa:
sempre canta le tue lodi!
6Beato chi trova in te la sua forza
e decide nel suo cuore il santo viaggio.
7Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente,
anche la prima pioggia
l'ammanta di benedizioni.
8Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion.
9Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.
10Vedi, Dio, nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.
11Per me un giorno nei tuoi atri
è più che mille altrove,
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende degli empi.
12Poiché sole e scudo è il Signore Dio;
il Signore concede grazia e gloria,
non rifiuta il bene
a chi cammina con rettitudine.
13Signore degli eserciti,
beato l'uomo che in te confida.
Salmi 9
1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'
2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.
6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.
8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.
10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.
12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.
14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.
16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.
20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.
26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.
27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".
33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?
35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.
37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.
Daniele 3
1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.
4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.
8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro:11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".
13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito;17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.
24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:
26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
28Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo
a causa dei nostri peccati,
29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio:
32ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
33Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
34Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
35non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
37Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
38Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primiziee trovar misericordia.
39Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano in te.
41Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
42Fa' con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
43Salvaci con i tuoi prodigi,
da' gloria, Signore, al tuo nome.
44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
45Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra".
46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre".
91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi".
93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco.
94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio.
96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare".
97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.
98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.
100Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.
Seconda lettera ai Corinzi 11
1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire.10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare.18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti.20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io.22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza.31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco.32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi,33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.
Capitolo XVII: Affidare stabilmente in Dio ogni cura di noi stessi
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, lascia che io faccia con te quello che voglio: io so quello che ti è necessario. Tu hai pensieri umani e i tuoi sentimenti seguono spesso suggestioni umane. Signore, è ben vero quanto dici. La tua sollecitudine per me è più grande di ogni premura che io possa avere per me stesso. In verità, chi non rimette in te tutte le sue preoccupazioni si affida proprio al caso. Signore, purché la mia volontà sia continuamente retta e ferma in te, fai di me quello che ti piace. Giacché, qualunque cosa avrai fatto di me non può essere che per il bene. Se mi vuoi nelle tenebre, che tu sia benedetto; e se mi vuoi nella luce, che tu sia ancora benedetto. Se ti degni di darmi consolazione, che tu sia benedetto; e se mi vuoi nelle tribolazione, che tu sia egualmente benedetto.
2. Figlio, se vuoi camminare con me, questo deve essere il tuo atteggiamento. Devi essere pronto a patire, come pronto a godere; devi lietamente essere privo di tutto e povero, come sovrabbondante e ricco. Signore, qualunque cosa vorrai che mi succeda, la sopporterò di buon grado per tuo amore. Con lo stesso animo voglio accettare dalla tua mano bene e male, dolcezza e amarezza, gioia e tristezza; e voglio renderti grazie per ogni cosa che mi accada. Preservami da tutti i peccati, e non temerò né la morte né l'inferno. Purché tu non mi respinga per sempre cancellandomi dal libro della vita, qualunque tribolazione mi piombi addosso non mi farà alcun male.
LETTERA 19* [289] AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL PROPRIO SANTO FRATELLO E COLLEGA NEL PRESBITERATO GIROLAMO, SIGNORE DEGNO D'ESSERE ONORATO CON I PIÙ PROFONDI SENTIMENTI D'AMORE CRISTIANO.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaAg. invia a Girolamo le copie delle sue lettere contro il pelagianesimo...
1. Per mezzo del diacono Palatino, figlio nostro e mio concittadino, ho ricevuto la lettera della Santità tua insieme all'altra lettera che hai avuto la bontà d'inviarmi per mezzo di Lazzaro, santo mio collega d'episcopato. Avevo però già ricevuto anche in antecedenza tue notizie per mezzo del nostro figlio, il prete Orosio, dal quale venni a sapere molte cose, e così pure pochi giorni addietro ho ricevuto un'altra tua lettera inviatami per mezzo del prete Innocenzo. Per mezzo di lui avevo risposto non solo alla Dilezione tua ma anche ad altri, di cui egli mi aveva recapitato le lettere, e a certe persone che non mi avevano fatto recapitare alcuno scritto per mezzo di lui, pregandolo di portare alla Santità tua le copie necessarie delle mie lettere che allo stesso tempo feci eseguire per lui; in quelle lettere non ho taciuto ciò che ho creduto doveroso dire a proposito dell'empio errore di certi individui, ch'è motivo non piccolo di turbamento per la Chiesa.
...informandolo che sono arrivati alla Corte i libri di lui contro Pelagio, il quale ha inviato una sua difesa ad Ag.
2. Ho sentito dire che sono veramente già arrivati alla Corte imperiale i libri che tu hai pubblicato recentemente contro questa medesima esiziale eresia. Siccome quei libri cominciano a farsi conoscere, è già cominciato a diminuire di molto il numero di tanti individui perversi che sostenevano sfacciatamente tesi di tal genere, poiché lo stesso Pelagio non osa difenderle apertamente, ma difende se stesso dicendo che tale non è il suo pensiero. Egli infatti si è preoccupato di far arrivare anche a me la sua breve e recente apologia, come l'intitola lui stesso, contro l'accusa di opinioni eretiche lanciatagli dai [vescovi] della Gallia. Molte e insostenibili di quelle tesi nega che siano sue e di alcune di esse cambia il senso con un'astuzia ben dissimulata. Non è pertanto poco, grazie alla misericordia di Dio, che nemmeno lui osi più difendere sfacciatamente ciò che temiamo sia creduto dai deboli. Per conseguenza, o mio signore e santo fratello, degno d'essere onorato con i più profondi sentimenti di amore cristiano, non dispererò che anche lui, essendo un uomo, confesserà un giorno, con un sincero pentimento, d'essere caduto in un empio errore.
Invia a Girolamo un libro di Pelagio con la propria confutazione.
3. Ora dunque ho trovato l'occasione d'un latore nel servo di Dio Luca, che il diacono Palatino mi ha fatto capire di conoscere assai bene, e mi ha promesso che tornerà al più presto da noi e per lui mi si è fatto garante che non devo esitare ad affidargli lettere di qualunque genere da recapitare; per mezzo di lui [ti] mando il libro del medesimo Pelagio. Me lo consegnarono i servi di Dio Timasio e Giacomo, che il Signore ha liberato da quell'errore mediante la mia povera opera. Essi erano discepoli di Pelagio e a lui assai cari. Ti mando anche il libro con cui gli ho risposto: mi avevano chiesto quest'opera con insistenza e avevo previsto che sarebbe stata loro utile e salutare; poiché ho scritto a essi e non a Pelagio, rispondendo tuttavia alla sua opera e alle sue parole, ma senza fare ancora il suo nome, poiché desideravo correggerlo come un amico, cosa - lo confesso - che desidero ancora e non dubito che lo voglia ugualmente la Santità tua.
Ag. invia a Girolamo copie di sue lettere.
4. Infine ho scritto adesso anche a lui qualche rigo che - se non m'inganno - riceverà di malanimo, ma che forse in seguito gli gioverà per riacquistare la salute. A proposito di lui ho scritto anche una lunga lettera ai vescovi Eulogio e Giovanni e un'altra breve al santo prete Passerione. Ho consegnato questi scritti con l'ordine di recapitarli tutti alla Sincerità tua; ma alla prima occasione di qualsiasi specie che mi si presenterà avrò cura, con l'aiuto del Signore, d'inviare alla Fraternità tua una copia di tutte le suddette lettere firmate di mia propria mano, che - ne sono sicuro - ti è ben nota, perché tu sappia e me lo faccia sapere con una tua risposta [in cui indichi] che non solo ti sono giunte tutte, ma anche integre ed esenti da errori.
«Tocca a te!» disse il becchino
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa sera del 30 ottobre 1868, alle comunità riunite degli studenti e artigiani, Don Bosco raccontò questo sogno.
Tutti i giovani sono in cortile che si divertono. Incomincia a
imbrunire, cessano i giochi, si formano crocchi in attesa che la campana chiami allo studio; c’è ancora qualcuno che passeggia; in tanto la sera
si avanza e appena appena si può distinguere un giovane dall’altro.
Ed ecco entrare dalla portineria due becchini che, camminando con passo
concitato, portano sulle spalle una cassa da morto. I giovani, al loro
passaggio, fanno largo. Quei due uomini vengono avanti e depongono la
bara per terra in mezzo al cortile. I giovani si dispongono intorno
formando un vasto circolo, ma nessuno parla per la paura. I becchini
tolgono il coperchio alla cassa.
In quell’istante compare la luna con la sua luce chiara, viva, e
lentamente fa un primo giro intorno alla cupola di Maria Ausiliatrice,
ne fa un secondo e poi ne comincia un terzo, ma non lo finisce e si
ferma sopra la chiesa, quasi fosse per cadere.
Intanto, appena la luna ebbe illuminato il cortile, uno dei becchini
fece un giro, poi un altro dinanzi alle file degli alunni, fissando ben
da vicino il volto di ciascuno finché, vedutone uno sulla cui fronte
stava scritto: «Morieris» (morirai), lo prese per metterlo nella cassa.
— Tocca a te! — gli disse.
Quegli gridava:
— Sono ancora giovane, vorrei prepararmi, fare delle opere buone che non ho fatto finora.
— Io non debbo rispondere a questo.
— Ma almeno possa ancora andare a rivedere i miei parenti.
— Io non posso rispondere a questo. Vedi là la luna? Ha fatto un giro,
poi un altro, poi un poco più di mezzo giro; appena scomparirà, tu
verrai con me.
Poco dopo la luna scomparve dall’orizzonte e il becchino prese il
giovane per la vita, Io distese nella cassa, gli avvitò sopra il
coperchio e senz’altro lo portò via, aiutato dal compagno.
Dopo due giri e mezzo di luna (due mesi e mezzo) la profezia si avverava.
Il segretario Don Gioachino Berto, parlando dell’avveramento del sogno,
commenta. « Noi eravamo già assuefatti a vedere avverarsi tali
predizioni, sicché ci avrebbe recato stupore, come di eccezione alla
regola, il vederne alcuna non avverata».
8 agosto 1944
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«La mia vita terrena può dirsi una continua Epifania, poiché epifania vuol dire manifestazione. Ed Io mi sono manifestato agli uomini durante i miei 33 anni, senza sosta.
Quando e dove la manifestazione non fu accompagnata da qualche “che” di miracoloso, atto a richiamare violentemente l’attenzione, sempre sviata verso il men buono, degli uomini, fu però sempre tale da essere un segno di soprannaturale manifestazione la Virtù praticata perfettamente, ed in ogni suo nome, dal Figlio di Giuseppe e Maria di Nazareth, dal Figlio di Giuseppe legnaiolo e di Maria, un’umile donna povera e silenziosa che viveva appena notata dai concittadini per la sua ritiratezza in casa. Nelle umili virtù quotidiane di amore e rispetto ai genitori, di operosità, di onestà nel lavoro e di onestà nel lucro, di rispetto a se stesso, di obbedienza alle leggi e ai superiori, di carità verso il prossimo, di giustizia, di temperanza e più ancora nei sensi, il Figlio di Giuseppe legnaiolo era sapiente, e ogni suo atto manifestava uno spirito in cui viveva Dio nelle sue perfezioni.
Ma il mondo, e anche il piccolo mondo di Nazareth, non vede mai le manifestazioni di una virtù che, per essere quotidiana e connessa ai fatti quotidiani, passa umilmente sulla sua via fiorita di spine che divengono rose unicamente se calpestate, ferendosene e gocciando sangue e lacrime, per procedere fedelmente nelle virtù. Lasciamo dunque questa manifestazione quotidiana, durata trent’anni, di Colui che cresceva e si irrobustiva non solo nella carne ma nel superiore e che, possedendo per la sua natura la pienezza della Sapienza e della Grazia, per amore degli uomini aveva posto limiti umani a queste perfezioni incarnatesi nella vostra miseria insieme al suo spirito, e permetteva loro di crescere secondo le regole connesse alle età umane, progredendo perciò con misura nel crescere nella sapienza e nella grazia, come Figlio dell’uomo dinanzi a Dio, suo Padre, e agli uomini suoi figli, e fratelli, ora, per la sua incarnazione.
Oh! quanta luce di orizzonti di scienza divina vi può aprire anche una sola parola del mio Vangelo! In quel “si irrobustiva” [539], in quel “cresceva” del Vangelo della mia fanciullezza, quanto mistero di amore e giustizia perfetti non è rinchiuso! Voi leggete e passate oltre. Oppure leggete e meditate, ma intingendo in un succo umano quanto è cosa sovrumana. La vostra carne è tanto forte in voi che soverchia le forze intellettive dello spirito. Onde avviene che solo a coloro che hanno ucciso la carne, nelle sue voci e prepotenze, e fatto di queste rovine la base al trono dello spirito-re, si concedono le cognizioni, sia per divina parola che per divina infusione di una intelligenza che rasenta il perfetto, perché procede dal Paraclito che per una spirituale incarnazione del Verbo in voi, vergini spiriti desiderosi unicamente di nozze eterne, infonde Se stesso e genera in voi la Parola, facendovi “portatori del Cristo” come lo era la Sposa verginale dei suoi ardori settiformi.
Ho detto: “che rasenta il perfetto”. Perfetta è, poiché viene da Dio. Ma non potrebbe umana creatura possedere la Perfezione quale essa è. Ne rimarrebbe dissolta. Dissolta perché cuore e mente di vivente sulla Terra non possono contenere la cognizione totale di ciò che è Dio. L’Infinito non cape nel finito.
Conoscere Dio per lo spirito disincarnato è vita e gioia. Conoscere Dio per la creatura in esilio sarebbe folgorazione. Estasi troppo sublime distruggerebbe intelligenza e vita con lo scoccare della sua scintilla, veniente dalla Verità. La Verità, che è buona, si veste sempre di un velo di carne per rendersi sopportabile alla vostra debolezza, per permettere alla vostra limitatezza di conoscere Dio e vivere nella sua cognizione, portando il Cielo in voi, senza morirne avanti che sia giunta l’ora.
Ma torniamo all’argomento iniziale.
È così grande gioia per Me Maestro, per Me Amatore vostro, parlare con voi – che come bambini amorosi siete ansiosi di udirmi e state con i puri occhi dei pargoli spirituali e col sorriso dell’amore intorno a Me che vi amo – che Io non so mettere freno alla mia gioia di istruirvi, o cari al mio cuore, o benedetti che mi concedete d’esser ancora il “Maestro” fra i suoi apostoli diletti. Per questo, Io, a cui l’amore è fiumana che rompe gli argini per effondersi – e gli argini sono i temi e i limiti che Io metto alla mia lezione per compassione della vostra debolezza che si stanca nell’ascoltare e nel ritenere o nello scrivere – per questo, Io al tema iniziale inserisco altri temi per portarvi con Me sempre più in alto e tenervi stretti a Me più tempo, allievi e figli diletti in cui, come il Padre con Me, Io mi compiaccio.
Lasciamo le manifestazioni quotidiane della mia vita e prendiamo le grandi manifestazioni. La Nascita, la Presentazione al Tempio, l’Adorazione dei Magi venuti da Oriente, la Disputa fra i dottori, il Battesimo al Giordano, la Trasfigurazione, la Risurrezione, l’Ascensione al Cielo. Meno l’ultima, tu ne hai avuto di ognuna la visione e il commento del tuo Dio o di sua Madre. Hai potuto, attraverso il mio commento o coi lumi della tua mente – specchio volto verso la Luce e che aumenta la sua luminosità concentrando su di sé la Luce che riflette per ansia d’amore e che per risposta d’amore in esso si specchia – vedere come ad ogni manifestazione corrisponda la santificazione di coloro che fra i presenti possiedono la “buona volontà” richiesta agli uomini per possedere la Pace, ossia Dio.
I pastori, i primi a cui fu manifesto il Verbo incarnato, ne rimasero santificati. La Grazia lavorò in loro come seme nella terra la cui opera invernale non è vista da occhio d’uomo, ma che fiorisce in stelo e spiga quando l’ora è venuta, e l’uomo lo vede e gioisce pensando al futuro pane. Così nei pastori [540] la Grazia lavorò durante i trent’anni del mio nascondimento, e poi fiorì con spiga santa quando fu il tempo in cui i buoni si separarono dai malvagi, per seguire il Figlio di Dio che passava per le vie del mondo gettando il suo grido di amore per chiamare a raccolta le pecore del gregge eterno, sparpagliate e sperdute da Satana.
Tu li avresti veduti, se fossi stata presente, fra le turbe che mi seguivano. Più ancora: li avresti visti esser miei messi, perché coi loro semplici e convinti racconti bandirono il Cristo dicendo: “È Lui. Noi lo riconosciamo. Sul suo primo vagito scesero le ninna–nanne degli angeli. A noi fu detto che avranno pace gli uomini che avranno buona volontà. Buona volontà è il desiderio del Bene e della Verità. Seguiamolo, seguitelo, e avremo la pace promessa dal Signore”.
Umili, ignoranti e poveri, i miei primi ambasciatori fra gli uomini si scaglionarono come sentinelle lungo la via del Re d’Israele, del Re del mondo, occhi fedeli, bocche oneste, cuori amorosi, incensieri odoranti la loro virtù per far meno corrotta l’aria della Terra intorno alla divina Persona che s’era incarnata per loro, e fino ai piedi della croce Io li ho trovati, dopo averli benedetti con lo sguardo lungo la via sanguinosa del Golgota, unici che non maledissero fra la plebe scatenata ma amassero, credessero, sperassero ancora e mi guardassero con occhi di compassione, pensando alla notte lontana e piangendo sull’Innocente il cui primo sonno fu su un legno penoso e l’ultimo su un legno ancor più doloroso. Questo perché la mia epifania a loro, anime rette, li aveva santificati.
E così i tre Savi d’Oriente, e Simeone e Anna, e così Andrea e Giovanni alla manifestazione del Giordano, e pienezza di santità a Pietro, Giacomo e Giovanni al Tabor; e Maria di Magdala nell’orto di Giuseppe d’Arimatea la domenica pasquale; e perfezione di santità sull’Oliveto per gli undici perdonati del loro attimo di smarrimento e tornati fedeli per l’amore che li ardeva.
Gamaliele, e con lui Hillel, non erano né semplici come i pastori, né santi come Simeone, né asceti come i tre Savi. In lui, e nel suo maestro e parente, era il viluppo delle liane farisaiche a soffocare la Luce e la libera espansione della pianta della Fede. Ma nel loro esser farisei era purità di intenzione. Credevano di essere nel giusto e desideravano di esserlo. Lo desideravano d’istinto, perché erano giusti, e di studio, perché il loro spirito gridava, malcontento: “Questo pane è mescolato a troppa cenere. Datemi il pane della vera Verità!”.
Non forte al punto di avere il coraggio di spezzare queste liane, l’umanità lo teneva ancor troppo schiavo e con essa le considerazioni della stima umana, del pericolo personale, del benessere familiare. Gamaliele non aveva saputo “comprendere Dio che passava” e usare “quell’intelligenza e quella libertà che Dio ha dato all’uomo”, secondo le parole [541] di rabbi Gamaliel, per questo riconoscimento e questa mutazione di pensiero, per cui da dottore dell’errore, avendo gli uomini corrotto il Vero in Errore per loro utile, sarebbe divenuto discepolo della Verità.
Non era il solo. Anche Nicodemo e con lui Giuseppe d’Arimatea non sapevano mettere sotto i piedi le formule e le consuetudini e abbracciare palesemente la nuova Dottrina, e venivano ad essa “in occulto per timore dei Giudei” [542]. Più avanti nel bene questi due ultimi, al punto di osare il gesto pietoso del Venerdì. Meno avanti rabbi Gamaliel. Ma – osserva la potenza della retta intenzione – ma la sua umana giustizia si intinge di sovrumano, mentre quella di Saulo si sporca di demoniaco, nell’ora che lo scatenarsi del Male li pone davanti al bivio della scelta fra il bene e il male, il giusto e l’ingiusto.
L’albero del Bene e del Male [543] si drizza davanti ad ogni uomo, presentando con più appetitoso aspetto i frutti del Male, e fra le sue fronde, con ingannevole voce di usignolo, sibila la Tentazione. Sta all’uomo, creatura dotata di ragione, saper discernere e volere solo il frutto buono, anche se è spinoso a cogliersi, amaro a gustarsi, e meschino a vedersi. La metamorfosi in morbidezza, in dolcezza e bellezza, avviene quando si è scelto e si è nutrito lo spirito di questo amaro santo.
Saulo tende le mani avide al frutto del Male, dell’Odio, del Delitto. Gamaliele, superando le liane tenaci dell’umanità e della consuetudine, per il fiorire del lontano seme di luce che la mia quarta epifania gli aveva posto in cuore, in un cuore di retta intenzione, e che egli aveva accolto e difeso con onesta affezione e eletta sete di veder spuntare, tende le mani al frutto del Bene. Il suo volere e il mio Sangue rompono la dura scorza di quel seme che egli ha tutelato, e sotto il sole delle parole apostoliche e della fede di Stefano ne nasce la pianta novella del suo cristianesimo e della sua santità agli occhi miei. Perdonato di non aver compreso avanti, il suo desiderio di divenire mio seguace viene benedetto dall’Altissimo, e si muta in realtà senza bisogno della folgorazione [544] sulla via di Damasco, necessaria al protervo che per nessun’altra via sarebbe stato conquistato alla Luce.
Non faccio altro commento, perché non necessita.
Piccolo Giovanni, piccolo giusto che ami chi è giusto e desideri saperlo santo, hai saputo che rabbi Gamaliel è santo agli occhi miei perché fu giusto. Siilo tu pure sempre più.
Anche a te si è manifestato Cristo. Non una, ma più volte. Non col solo aspetto, ma con la sua sapienza. La tua giustizia cresca dunque in proporzione con il suo svelarsi. Ancor più e ancor per molto Io mi manifesterò a te. E, se ne sarai sempre meritevole, con la parola sinché Io vorrò, con la presenza sempre, così sarò teco, sino al momento che tu sarai meco. Ora Io ospite tuo come in una nuova Betania. Poi tu ospite mia, più che ospite: sposa. Assunta al trono del tuo Re, piccola novella Ester, fatta bella [545] e fragrante non per ornamenti donneschi ma per esser stillante l’olio di mirra del sacrificio e gli aromi e profumi dell’amore e della fedeltà e purezza e di ogni virtù che è mia, tutto tu hai da Me. Io ho dato ordine al mio e tuo angelo di ornarti, di darti ciò che ti occorre, e ti ho dato sette e sette ancelle: i miei doni e i sacramenti, poiché è mio anche ciò che è dello Spirito-Amore. Sarai amata più di tant’altri, che credono d’esser in posto di favore, e non sono dissimili dall’astioso Aman e che, come questi, per superbia odiano i saggi e i fedeli del Cristo. E troverai grazia e favore presso il tuo Re e pace e benedizioni per coloro per cui preghi, perché il tuo pregare sarà esaudito da Dio.
Va’ ora in pace. La mano del tuo Signore è sul tuo capo.»
A sera aggiunge Gesù:
«Piccolo Giovanni, ora che ti sei riposato, aggiungi questo.
La Chiesa, divinamente ispirata, ricorda Gamaliele insieme all’invenzione di colui il cui martirio fu la pioggia d’aprile che fa erompere lo stelo in spiga. Ed è in questi giorni di agosto che la Chiesa nei suoi annali ricorda il ritrovamento del corpo di Stefano e colui che trovò la via di Dio, cercata per nostalgia della mia voce fanciulla per tutta la vita, la via che gli indicava lo sguardo rapito del primo mio martire.
Basta, ora. Domani verrò a farti felice.»
[539] “si irrobustiva” e “cresceva”, come si legge in Luca 2, 40.52.
[540] Così nei pastori… A partire da qui, il “dettato” è stato trascritto quasi fedelmente – con una premessa che condensa in poche righe il concetto sviluppato nella parte che precede, e con l’esclusione della parte finale che riguarda la persona della scrittrice – nel quaderno che raggruppa i capitoli conclusivi (641-651) dell’opera maggiore. La suddetta trascrizione corrisponde ai brani 9-12 del capitolo 645. (Per i brani 1-8 dello stesso capitolo rimandiamo alla prima nota in calce allo scritto del 7 agosto).
[541] parole pronunciate nella “visione” descritta il 7 agosto.
[542] in occulto per timore dei Giudei, come si legge in Giovanni 19, 38.
[543] albero del Bene e del Male, di cui si parla in Genesi 2, 16-17.
[544] folgorazione, di cui si narra in Atti 9, 1-9; 26, 12-18.
[545] fatta bella…, come si narra in Ester 5.