Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Un giorno la mamma, vedendo come nella stanzetta della bambina ci fossero troppi giocattoli, la invitò a darne qualcuno per i bambini poveri. Lei rispose di no, che erano suoi. La mamma allora si allontanò. Poi udì un brusio. Si avvicinò alla porta della stanzetta e scorse Chiara che separava i giocattoli: «Questo sì, questo no ... ». Poi le spiegò i criteri di quella divisione: «Non posso mica dare i giocattoli rotti ai bambini che non ne hanno». (Beata Chiara "Luce" Badano)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 14° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 3

1In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea,2dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!".
3Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:
'Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!'

4Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico.5Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano;6e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.
7Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente?8Fate dunque frutti degni di conversione,9e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre.10Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.11Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco.12Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile".

13In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui.14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?".15Ma Gesù gli disse: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Allora Giovanni acconsentì.16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui.17Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è il 'Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto'".


Numeri 1

1Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda del convegno, il primo giorno del secondo mese, il secondo anno dell'uscita dal paese d'Egitto, e disse:2"Fate il censimento di tutta la comunità degli Israeliti, secondo le loro famiglie, secondo il casato dei loro padri, contando i nomi di tutti i maschi, testa per testa,3dall'età di venti anni in su, quanti in Israele possono andare in guerra; tu e Aronne ne farete il censimento, schiera per schiera.4A voi si associerà un uomo per ciascuna tribù, un uomo che sia capo del casato dei suoi padri.
5Questi sono i nomi degli uomini che vi assisteranno. Di Ruben: Elisur, figlio di Sedeur;6di Simeone: Selumiel, figlio di Surisaddai;7di Giuda: Nacason, figlio di Amminadab;8di Issacar: Netanaeel, figlio di Suar;9di Zàbulon: Eliab, figlio di Chelon;10dei figli di Giuseppe, per Efraim: Elisama, figlio di Ammiud; per Manasse: Gamliel, figlio di Pedasur;11di Beniamino: Abidan, figlio di Ghideoni;12di Dan: Achiezer, figlio di Ammisaddai;13di Aser: Paghiel, figlio di Ocran;14di Gad: Eliasaf, figlio di Deuel;15di Nèftali: Achira, figlio di Enan".16Questi furono i prescelti della comunità, erano i capi delle loro tribù paterne, i capi delle migliaia d'Israele.17Mosè e Aronne presero questi uomini che erano stati designati per nome18e convocarono tutta la comunità, il primo giorno del secondo mese; furono registrati secondo le famiglie, secondo i loro casati paterni, contando il numero delle persone dai venti anni in su, uno per uno.19Come il Signore gli aveva ordinato, Mosè ne fece il censimento nel deserto del Sinai.
20Figli di Ruben, primogenito d'Israele, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di tutti i maschi, uno per uno, dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:21i registrati della tribù di Ruben risultarono quarantaseimilacinquecento.
22Figli di Simeone, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di tutti i maschi, uno per uno, dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:23i registrati della tribù di Simeone risultarono cinquantanovemilatrecento.
24Figli di Gad, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:25i registrati della tribù di Gad risultarono quarantacinquemilaseicentocinquanta.
26Figli di Giuda, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:27i registrati della tribù di Giuda risultarono settantaquattromilaseicento.
28Figli di Issacar, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:29i registrati della tribù di Issacar risultarono cinquantaquattromilaquattrocento.
30Figli di Zàbulon, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:31i registrati della tribù di Zàbulon risultarono cinquantasettemilaquattrocento.
32Figli di Giuseppe: figli di Efraim, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:33i registrati della tribù di Efraim risultarono quarantamilacinquecento.
34Figli di Manasse, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:35della tribù di Manasse i registrati risultarono trentaduemiladuecento.
36Figli di Beniamino, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:37i registrati della tribù di Beniamino risultarono trentacinquemilaquattrocento.
38Figli di Dan, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:39i registrati della tribù di Dan risultarono sessantaduemilasettecento.
40Figli di Aser, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:41i registrati della tribù di Aser risultarono quarantunmilacinquecento.
42Figli di Nèftali, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:43i registrati della tribù di Nèftali risultarono cinquantatremilaquattrocento.
44Di quelli Mosè e Aronne fecero il censimento, con i dodici uomini capi d'Israele: ce n'era uno per ciascuno dei loro casati paterni.45Tutti gli Israeliti dei quali fu fatto il censimento secondo i loro casati paterni, dall'età di vent'anni in su, cioè tutti gli uomini che in Israele potevano andare in guerra,46quanti furono registrati risultarono seicentotremilacinquecentocinquanta.47Ma quanti erano leviti, secondo la loro tribù paterna, non furono registrati insieme con gli altri.
48Il Signore disse a Mosè:49"Della tribù di Levi non farai il censimento e non unirai la somma a quella degli Israeliti;50ma incarica tu stesso i leviti del servizio della Dimora della testimonianza, di tutti i suoi accessori e di quanto le appartiene. Essi porteranno la Dimora e tutti i suoi accessori, vi presteranno servizio e staranno accampati attorno alla Dimora.51Quando la Dimora dovrà partire, i leviti la smonteranno; quando la Dimora dovrà accamparsi in qualche luogo, i leviti la erigeranno; ogni estraneo che si avvicinerà sarà messo a morte.52Gli Israeliti pianteranno le tende ognuno nel suo campo, ognuno vicino alla sua insegna, secondo le loro schiere.53Ma i leviti pianteranno le tende attorno alla Dimora della testimonianza; così la mia ira non si accenderà contro la comunità degli Israeliti. I leviti avranno la cura della Dimora".54Gli Israeliti si conformarono in tutto agli ordini che il Signore aveva dato a Mosè e così fecero.


Giobbe 9

1Giobbe rispose dicendo:

2In verità io so che è così:
e come può un uomo aver ragione innanzi a Dio?
3Se uno volesse disputare con lui,
non gli risponderebbe una volta su mille.
4Saggio di mente, potente per la forza,
chi s'è opposto a lui ed è rimasto salvo?
5Sposta le montagne e non lo sanno,
egli nella sua ira le sconvolge.
6Scuote la terra dal suo posto
e le sue colonne tremano.
7Comanda al sole ed esso non sorge
e alle stelle pone il suo sigillo.
8Egli da solo stende i cieli
e cammina sulle onde del mare.
9Crea l'Orsa e l'Orione,
le Pleiadi e i penetrali del cielo australe.
10Fa cose tanto grandi da non potersi indagare,
meraviglie da non potersi contare.
11Ecco, mi passa vicino e non lo vedo,
se ne va e di lui non m'accorgo.
12Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?
Chi gli può dire: "Che fai?".
13Dio non ritira la sua collera:
sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Raab.
14Tanto meno io potrei rispondergli,
trovare parole da dirgli!
15Se avessi anche ragione, non risponderei,
al mio giudice dovrei domandare pietà.
16Se io lo invocassi e mi rispondesse,
non crederei che voglia ascoltare la mia voce.
17Egli con una tempesta mi schiaccia,
moltiplica le mie piaghe senza ragione,
18non mi lascia riprendere il fiato,
anzi mi sazia di amarezze.
19Se si tratta di forza, è lui che dà il vigore;
se di giustizia, chi potrà citarlo?
20Se avessi ragione, il mio parlare mi
condannerebbe;
se fossi innocente, egli proverebbe che io sono reo.
21Sono innocente? Non lo so neppure io,
detesto la mia vita!
22Per questo io dico: "È la stessa cosa":
egli fa perire l'innocente e il reo!
23Se un flagello uccide all'improvviso,
della sciagura degli innocenti egli ride.
24La terra è lasciata in balìa del malfattore:
egli vela il volto dei suoi giudici;
se non lui, chi dunque sarà?
25I miei giorni passano più veloci d'un corriere,
fuggono senza godere alcun bene,
26volano come barche di giunchi,
come aquila che piomba sulla preda.
27Se dico: "Voglio dimenticare il mio gemito,
cambiare il mio volto ed essere lieto",
28mi spavento per tutti i miei dolori;
so bene che non mi dichiarerai innocente.
29Se sono colpevole,
perché affaticarmi invano?
30Anche se mi lavassi con la neve
e pulissi con la soda le mie mani,
31allora tu mi tufferesti in un pantano
e in orrore mi avrebbero le mie vesti.
32Poiché non è uomo come me, che io possa
rispondergli:
"Presentiamoci alla pari in giudizio".
33Non c'è fra noi due un arbitro
che ponga la mano su noi due.
34Allontani da me la sua verga
sì che non mi spaventi il suo terrore:
35allora io potrò parlare senza temerlo,
perché così non sono in me stesso.


Salmi 63

1'Salmo. Di Davide, quando dimorava nel deserto di Giuda.'

2O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco,
di te ha sete l'anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta,
arida, senz'acqua.
3Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
4Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.

5Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
6Mi sazierò come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.
7Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
8a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all'ombra delle tue ali.

9A te si stringe l'anima mia
e la forza della tua destra mi sostiene.
10Ma quelli che attentano alla mia vita
scenderanno nel profondo della terra,
11saranno dati in potere alla spada,
diverranno preda di sciacalli.
12Il re gioirà in Dio,
si glorierà chi giura per lui,
perché ai mentitori verrà chiusa la bocca.


Ezechiele 23

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, vi erano due donne, figlie della stessa madre,3le quali si erano prostituite in Egitto fin dalla loro giovinezza, dove venne profanato il loro petto e oppresso il loro seno verginale.4Esse si chiamano Oolà la maggiore e Oolibà la più piccola, sua sorella. L'una e l'altra divennero mie e partorirono figli e figlie. Oolà è Samaria e Oolibà è Gerusalemme.5Oolà mentre era mia si dimostrò infedele: arse d'amore per i suoi spasimanti, gli Assiri suoi vicini,6vestiti di porpora, prìncipi e governatori, tutti giovani attraenti, cavalieri montati su cavalli.7Concesse loro i suoi favori, al fiore degli Assiri, e si contaminò con gli idoli di coloro dei quali si era innamorata.8Non rinunciò alle sue relazioni amorose con gli Egiziani, i quali avevano abusato di lei nella sua giovinezza, avevano profanato il suo seno verginale, sfogando su di lei la loro libidine.9Per questo l'ho data in mano ai suoi amanti, in mano agli Assiri, dei quali si era innamorata.10Essi scoprirono la sua nudità, presero i suoi figli e le sue figlie e la uccisero di spada. Divenne così come un monito fra le donne, per la condanna esemplare che essi avevano eseguita su di lei.
11Sua sorella Oolibà la vide e si corruppe più di lei nei suoi amoreggiamenti; con le sue infedeltà superò la sorella.12Spasimò per gli Assiri suoi vicini, prìncipi e capi, vestiti di porpora, cavalieri montati su cavalli, tutti giovani attraenti.13Io vidi che si era contaminata e che tutt'e due seguivano la stessa via.14Ma essa moltiplicò le prostituzioni. Vide uomini effigiati su una parete, figure di Caldei, disegnati con il minio,15con cinture ai fianchi, ampi turbanti in capo, dall'aspetto di grandi capi, rappresentanti i figli di Babilonia, originari di Caldea:16essa se ne innamorò non appena li vide e inviò loro messaggeri in Caldea.17I figli di Babilonia andarono da lei al letto degli amori e la contaminarono con le loro fornicazioni ed essa si contaminò con loro finché ne fu nauseata.18Poiché aveva messo in pubblico le sue tresche e scoperto la sua nudità, anch'io mi allontanai da lei come mi ero allontanato dalla sorella.19Ma essa continuò a moltiplicare prostituzioni, ricordando il tempo della sua gioventù, quando si prostituiva in Egitto.20Arse di libidine per quegli amanti lussuriosi come asini, libidinosi come stalloni,21e così rinnovò l'infamia della sua giovinezza, quando in Egitto veniva profanato il suo petto, oppresso il suo seno verginale.22Per questo, Oolibà, così dice il Signore Dio: Ecco, io suscito contro di te gli amanti di cui mi sono disgustato e li condurrò contro di te da ogni parte,23i figli di Babilonia e di tutti i Caldei, quelli di Pekòd, di Soa e di Koa e con loro tutti gli Assiri, tutti i giovani attraenti, prìncipi e capi, tutti capitani e cavalieri famosi;24verranno contro di te dal settentrione con cocchi e carri e con una moltitudine di popolo e si schiereranno contro di te da ogni parte con scudi grandi e piccoli ed elmi. A loro ho rimesso il giudizio e ti giudicheranno secondo le loro leggi.25Scatenerò la mia gelosia contro di te e ti tratteranno con furore: ti taglieranno il naso e gli orecchi e i superstiti cadranno di spada; deporteranno i tuoi figli e le tue figlie e ciò che rimarrà di te sarà preda del fuoco.26Ti spoglieranno delle tue vesti e s'impadroniranno dei tuoi gioielli.27Metterò fine alle tue scelleratezze e alle tue prostituzioni commesse in Egitto: non alzerai più gli occhi verso di loro, non ricorderai più l'Egitto.
28Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io ti consegno in mano a coloro che tu odii, in mano a coloro di cui sei nauseata.29Ti tratteranno con odio e si impadroniranno di tutti i tuoi beni, lasciandoti nuda e scoperta; sarà svelata la turpitudine delle tue scelleratezze, la tua libidine e la tua disonestà.30Così sarai trattata perché tu mi hai tradito con le genti, perché ti sei contaminata con i loro idoli.31Hai seguito la via di tua sorella, la sua coppa porrò nelle tue mani".

32Dice il Signore Dio:
"Berrai la coppa di tua sorella,
profonda e larga,
sarai oggetto di derisione e di scherno;
la coppa sarà di grande capacità.
33Tu sarai colma d'ubriachezza e d'affanno,
coppa di desolazione e di sterminio
era la coppa di tua sorella Samaria.
34Anche tu la berrai, la vuoterai, ne succhierai i cocci,
ti lacererai il seno,
poiché io ho parlato". Parola del Signore.

35Perciò dice il Signore Dio: "Poiché tu mi hai dimenticato e mi hai voltato le spalle, sconterai dunque la tua disonestà e le tue dissolutezze!".
36Il Signore mi disse: "Figlio dell'uomo, non giudicherai tu Oolà e Oolibà? Non mostrerai ad esse i loro abomini?37Sono state adultere e le loro mani sono lorde di sangue, hanno commesso adulterio con i loro idoli; perfino i figli che mi avevano partorito, li hanno fatti passare per il fuoco in loro pasto.38Ancor questo mi hanno fatto: in quello stesso giorno hanno contaminato il mio santuario e profanato i miei sabati;39dopo avere immolato i loro figli ai loro idoli, sono venute in quel medesimo giorno al mio santuario per profanarlo: ecco quello che hanno fatto dentro la mia casa!
40Si rivolsero anche a uomini di paesi lontani, invitandoli per mezzo di messaggeri, ed essi giunsero. Per loro ti sei lavata, ti sei dipinta gli occhi, ti sei adornata dei tuoi vestiti preziosi,41ti sei stesa su un magnifico divano davanti ad una tavola imbandita, su cui hai posto il mio olio, i miei profumi.42Si udiva lo strepito di una moltitudine festante di uomini venuti dal deserto, i quali avevano messo braccialetti ai polsi e una corona di gloria sul loro capo.43Io pensavo di costei, abituata agli adultéri: Ora costoro si faranno complici delle sue prostituzioni.44Infatti entrarono da lei, come si entra da una prostituta: così entrarono da Oolà e da Oolibà, donne di malaffare.45Ma uomini retti le giudicheranno come si giudicano le adultere e le assassine. Le loro mani sono lorde di sangue".
46Dice infatti il Signore Dio: "Si farà venire contro di loro una folla ed esse saranno abbandonate alle malversazioni e al saccheggio.47La folla le lapiderà e le farà a pezzi con le spade; ne ucciderà i figli e le figlie e darà alle fiamme le case.48Eliminerò così un'infamia dalla terra e tutte le donne impareranno a non commettere infamie simili.49Faranno ricadere la vostra infamia su di voi e sconterete i vostri peccati di idolatria: saprete così che io sono il Signore Dio".


Atti degli Apostoli 19

1Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli2e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo".3Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero.4Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù".5Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù6e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano.7Erano in tutto circa dodici uomini.

8Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio.9Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno.10Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore.

11Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo,12al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
13Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica".14Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo.15Ma lo spirito cattivo rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?".16E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite.17Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù.18Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche19e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento.20Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava.

21Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: "Dopo essere stato là devo vedere anche Roma".22Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po' di tempo nella provincia di Asia.

23Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina.24Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artémide in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani,25li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: "Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere;26ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo.27Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artémide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo intero adorano".
28All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".29Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo.30Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero.31Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro.32Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi.
33Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo.34Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".35Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: "Cittadini di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande Artémide e della sua statua caduta dal cielo?36Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti.37Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea.38Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro.39Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria.40C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento".41E con queste parole sciolse l'assemblea.


Capitolo XVI: Sopportare i difetti degli altri

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1. Quei difetti, nostro od altrui, che non riusciamo a correggere, li dobbiamo sopportare con pazienza, fino a che Dio non disponga altrimenti. Rifletti che, per avventura, questa sopportazione è la cosa più utile per te, come prova di quella pazienza, senza della quale ben poco contano i nostri meriti. Tuttavia, di fronte a tali difficoltà, devi chiedere insistentemente che Dio si degni di venirti in aiuto e che tu riesca a sopportarle lietamente. Se uno, ammonito una volta e un'altra ancora, non si acquieta, cessa di litigare con lui; rimetti invece ogni cosa in Dio, affinché in tutti noi, suoi servi, si faccia la volontà e la gloria di Lui, che ben sa trasformare il male in bene. Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, qualunque essi siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare.  

2. Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio? Vogliamo che gli altri siano perfetti; mentre noi non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi. Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo. Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po' più frenati. In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi. Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispone, affinché apprendessimo a portare l'uno i pesi dell'altro (Gal 6,2). Infatti non c'è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c'è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio. Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo. Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l'uomo, ma esse mostrano quale esso è.


DISCORSO 97/A SU QUANTO È SCRITTO IN LC 5, 31-32: "NON È NECESSARIO IL MEDICO AI SANI, MA AGLI AMMALATI" ESORTAZIONE AI CATECUMENI A NON RITARDARE IL BATTESIMO

Discorsi - Sant'Agostino

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Cristo chiama i peccatori affinché non siano sempre peccatori.

1. Non hanno bisogno del medico i sani ma i malati; non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori 1. Sono parole del Signore. Ma a quale scopo chiama i peccatori? Affinché non siano sempre peccatori; perché gli uomini, considerando che il Signore ha amato i peccatori, non vogliano peccare in continuazione per essere amati da Cristo. Cristo ama i peccatori come il medico ama il malato, ma per fare scomparire la febbre e salvarlo. Non desidera che uno stia sempre male per avere chi sempre visitare, ma desidera solo salvarlo. Il Signore dunque non è venuto a chiamare i giusti ma i peccatori per giustificare l'empio. Da idolatra rende uno fedele, un altro da ubriacone lo rende sobrio, da sciupone frugale, da avaro lo rende non già uno che fa doni ai gladiatori o che applaude al diavolo, ma uno che fa elemosine ai poveri e sarà premiato da Cristo, e uno che acquista per sé ciò che non potrà passare. Più difficile era ciò che fece il Signore; Colui infatti che d'un infedele fece un fedele, non renderà il premio a un suo fedele? Riflettete, fratelli miei: che cosa è più incredibile? d'un infedele fare un fedele o d'un fedele fare un angelo? Infedele e fedele sono cose contrarie tra loro, mentre non sono cose contrarie "fedele" e "angelo". Non ti potrà forse appagare con la felicità dell'angelo a te simile chi ti ha cambiato dallo stato contrario a quello? Quando infatti cominci ad essere un fedele servo di Dio, cominci ad imitare la vita degli angeli; quando invece eri infedele, eri lontano dalla vita degli angeli. Per mezzo della fede che ti viene da Dio tu vieni giustificato e ti abbassi davanti a Dio mentre prima lo bestemmiavi e, mentre prima eri tutto proteso verso le creature, ora desideri il Creatore.

La vocazione alla fede nella Chiesa è il battesimo.

2. Ecco che cosa ti ha dato: ha realizzato la sua Chiesa diffusa su tutta la terra; l'ha realizzata come l'aveva promessa. Era stato predetto che l'idolatria sarebbe stata eliminata e tolta di mezzo: lessero questa profezia i nostri predecessori ma non la videro adempiuta. Orbene crede forse colui che vede? Crede solo chi non vede: una cosa è credere, un'altra vedere. Poiché non vedi, occorre che tu creda, affinché credendo ciò che non vedi tu possa meritare di vedere ciò che credi. Ciò che merita la visione è la fede; ricompensa della fede è la visione. Perché cerchi la ricompensa prima dell'opera? Devi dunque credere e camminare secondo la fede: la tua salvezza consiste nella speranza. Ha dunque cominciato a curarti il migliore dei medici, per il quale nessuna malattia è inguaribile. Non devi stare in apprensione per i tuoi peccati passati, che forse hai commessi, per quanto si voglia orribili e incredibili; sono sì malattie grandi ma il Medico è più grande. Non ti preoccupare dunque dei peccati trascorsi: ti saranno perdonati e tutti completamente solo grazie alla valida efficacia del sacramento. A questo proposito ascolta che cosa fu detto dagli Apostoli ai giudei che avevano crocifisso il Signore: Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome del Signore Gesù Cristo e vi saranno rimessi i vostri peccati 2. Così fu: si fecero battezzare, divennero credenti, si accostarono al corpo del Signore e bevvero il sangue sparso da loro. A tutti coloro che sono diventati colpevoli dà il perdono Colui che i peccati li rimette, non li loda; poiché è venuto non a chiamare i giusti ma i peccatori.

Vana scusa di quanti rinviano il battesimo.

3. Diciamo dunque per concludere alla Santità vostra: ciascun cristiano se ancora è catecumeno faccia del tutto perché gli vengano rimessi i peccati. Già infatti porta sulla fronte il segno di Cristo, già entra in chiesa, già da lui è invocato un nome così eccelso, ma porta ancora il peso dei propri peccati che ancora non gli sono stati rimessi, perché vengono rimessi solo nel santo battesimo. Non deve perciò dire tra sé: "Esito a diventare fedele, per paura di peccare in seguito". Ha infatti in suo potere di non peccare in seguito, ma ha forse in suo potere il fatto di non aver peccato? Ha la possibilità di fare in modo di non peccare; come farà a non aver peccato? Poiché ciò ch'è fatto è fatto; non puoi far sì che i trascorsi non siano stati fatti, mentre puoi non fare ciò che potrebbe esser fatto. Perché dunque viene traviato dal diavolo con un consiglio perverso? Teme peccati futuri che ancora non commette, ma non teme quelli passati e che ha già commessi e che porta con sé. Quelli non li hai ancora commessi, ma questi già ti opprimono; quelli forse non li farai, anzi, se non vorrai, non li farai; questi li potrai cancellare, se vorrai. "Non posso" tu dici.

Ricorri dunque a Colui che li cancella.

4. Vieni alla grazia. Ne hai ricevuto la possibilità, poiché sta scritto: Ha dato loro la possibilità di diventare figli di Dio 3. Comincia dunque ad essere figlio tu ch'eri un cattivo servo e tuttavia avevi cominciato ad essere già nella grande casa. Dove hai cominciato a essere servo, cerca d'essere figlio; fa' che ti siano perdonati i peccati che hai in te stesso. Perché temi i peccati che ancora non esistono e invece non temi quelli che già si trovano in te? Quando però, grazie alla remissione dei peccati, sarai stato rigenerato, allora, rimessi i peccati passati, se quaggiù riceverai in dono un lungo spazio di vita in modo che alla tua fede tengano dietro le opere buone, cerca di vivere come uno diventato figlio d'un così grande Padre di famiglia, come uno sul quale è invocato il nome di Dio. Vivi in questo modo: progredisci nella virtù, disprezza i beni presenti, spera quelli futuri; perdano valore ai tuoi occhi tutte le realtà temporali, risplendano invece di viva luce le realtà eterne. Mettiamo in pratica i precetti del Medico per meritare di godere della salute eterna, poiché chi farà la volontà di Dio vivrà in eterno, come anche Dio vive in eterno 4.


1 - Lc 5, 31-32.

2 - At 2, 38.

3 - Gv 1, 12.

4 - 1 Gv 2, 17.


27 - Erode decreta la strage degli innocenti, Maria santissima lo viene a sapere e provvede a far nascondere san Giovanni per sottrarlo alla morte.

La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda

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672. Lasciamo adesso in Egitto il bambino Gesù, la sua santissima Madre e san Giuseppe santificare quel regno con la loro presenza e con i benefici che non meritò la Giudea, e torniamo a vedere come si concluse la diabolica astuzia ed ipocrisia di Erode. L'iniquo re aspettò il ritorno dei Magi, e la notizia che gli avrebbero recata di avere trovato ed adorato il nuovo Re dei Giudei. appena nato, con lo scopo di togliergli crudelmente la vita. Rimase beffato nel sapere che i Magi erano stati a Betlemme dai santissimi Maria e Giuseppe e che, avendo preso un'altra strada, dovevano ormai trovarsi fuori dai confini della Palestina. Poiché fu informato di tutto questo ed anche di altre cose accadute nel tempio, si accorse di essersi ingannato con la sua medesima astuzia, perché aveva preso tempo aspettando alcuni giorni, sino a quando gli parve che i re orientali avessero tardato ed il pungolo della sua ambizione non l'obbligò a domandare di essi. Consultò di nuovo alcuni dottori della legge e, siccome quello che dicevano di Betlemme secondo le Scritture concordava con ciò che vi era accaduto, comandò che si facesse ricerca con grande accuratezza della nostra Regina, del suo dolcissimo bambino e del glorioso san Giuseppe. Il Signore, che aveva ordinato loro di uscire di notte da Gerusalemme, occultò tuttavia il loro viaggio, affinché nessuno lo sapesse né scoprisse alcun segno della loro fuga. Così i ministri del re gli risposero che in tutta la regione non si trovavano quell'uomo, quella donna e quel bambino, non avendoli potuti scoprire né loro né alcun altro.

673. Allora lo sdegno di Erode s'infiammò al punto di non lasciarlo riposare un istante, poiché non trovava mezzo né rimedio per impedire il danno che temeva dal nuovo re. Per consolarlo, il demonio, che lo sapeva disposto a qualsiasi malvagità, gli insinuò nel pensiero una grande suggestione, istigandolo ad usare del suo potere regale per uccidere tutti i bambini di quella regione che non avessero oltrepassato i due anni; tra loro sarebbe stato impossibile non trovare il Re dei Giudei, nato in quel tempo. Il tiranno si rallegrò a questo pensiero, che mai venne in mente a nessun altro despota, e lo abbracciò, senza il timore e l'orrore che un'azione così crudele avrebbe suscitato in qualsiasi uomo ragionevole. Pensando e rimuginando come potesse eseguirlo in modo da soddisfare ed appagare la sua rabbia, fece unire alcuni corpi di milizia con i ministri di sua maggiore fiducia perché li governassero, e comandò loro, sotto gravi pene, di uccidere tutti i bambini che non avessero più di due anni, in Betlemme e nel suo territorio. Come ordinò Erode, così fu eseguito. In breve quella terra fu del tutto sbigottita e si riempì del pianto e delle lacrime dei padri, delle madri e dei parenti degli innocenti condannati a morte, senza che nessuno potesse fare opposizione né trovare un rimedio.

674. Questo empio mandato di Erode uscì sei mesi dopo la nascita del nostro Redentore. Quando cominciò ad essere eseguito, un giorno accadde che, mentre Maria santissima teneva nelle braccia il suo santissimo Figlio e contemplava la sua anima e tutti i suoi atti interiori, ella vide in essa, come in uno specchio, tutto ciò che accadeva in Betlemme, più chiaramente che se si fosse trovata presente alle grida dei bambini e dei loro genitori. La celeste Signora vide anche come il suo santissimo Figlio pregasse l'eterno Padre per i padri e per le madri degli innocenti e gli offrisse i piccoli uccisi come primizie della sua morte. Perché fossero uniti al suo sacrificio redentore, domandava che venisse loro concesso l'uso della ragione in modo che offrissero volontariamente la vita ed accettassero la morte a gloria del Signore. Egli avrebbe così ricompensato ciò che pativano con i premi e le corone dei martiri. Il Padre eterno concesse tutto, e la nostra Regina lo seppe nel suo Figlio unigenito, che accompagnò ed imitò nell'offerta e nelle preghiere che faceva. Accompagnò anche i padri e le madri nel dolore, nella compassione e nelle lacrime per la morte dei loro figli. Ella fu la vera e prima Rachele che pianse i figli di Betlemme e suoi; nessun'altra madre seppe piangerli come lei, perché nessuna seppe essere madre come lo fu la nostra Regina e signora.

675. Fino ad allora non aveva avuto consapevolezza di quanto santa Elisabetta avesse fatto per mettere in salvo il figlio Giovanni, secondo l'avviso che lei stessa le aveva dato per mezzo dell'angelo, quando erano usciti da Gerusalemme per andare in Egitto. Anche se non dubitava che si sarebbero adempiuti in lui tutti i misteri del suo compito di precursore che aveva conosciuto con la luce divina, non sapeva però la sollecitudine e la sofferenza in cui la crudeltà di Erode aveva posto santa Elisabetta e suo figlio, né con quale mezzo si sarebbero difesi da essa. La dolcissima Madre non ardiva domandare al suo santissimo Figlio di questo evento, per la riverenza e prudenza con cui si comportava con lui in queste rivelazioni, e con umiltà e pazienza si annientava e si ritirava in se stessa. Sua Maestà, però, corrispose al suo caritatevole e compassionevole desiderio. Le rivelò come Zaccaria, padre di san Giovanni, era morto quattro mesi dopo il suo parto verginale e quasi tre dopo che essi erano partiti da Gerusalemme; santa Elisabetta, già vedova, non aveva altra compagnia che quella di suo figlio Giovanni. Con lui, sola e abbandonata, si era ritirata in un luogo appartato poiché, per l'avviso datole dall'angelo e vedendo in seguito che Erode cominciava a compiere le sue efferatezze, si era decisa a fuggire nel deserto con il bambino e ad abitare tra le fiere. Seppe anche che santa Elisabetta aveva preso questa decisione con ispirazione ed approvazione dell'Altissimo e stava nascosta in una spelonca, dove con fatica e grande disagio manteneva sé ed il figlio Giovanni.

676. Conobbe ugualmente la celeste Signora che santa Elisabetta dopo tre anni di quella vita solitaria sarebbe morta nel Signore; che Giovanni sarebbe restato in quel luogo deserto per dare inizio ad una vita angelica e solitaria; infine che non si sarebbe mai allontanato di là sino a che, per ordine dell'Altissimo, non avrebbe cominciato a predicare la penitenza, come suo precursore. Il bambino Gesù manifestò alla sua santissima Madre tutti questi misteri e le altre occulte e profonde grazie, che santa Elisabetta e suo figlio ricevettero in quel deserto. Tutto ciò ella conobbe nello stesso modo in citi aveva conosciuto la morte degli innocenti. A questa notizia la divina Regina fu piena di giubilo e di compassione: di giubilo, nel sapere che il bambino Giovanni e sua madre erano in salvo; di compassione, per le sofferenze che essi pativano in quella solitudine. Subito chiese al suo santissimo Figlio di prendersi cura, li dove erano, della cugina Elisabetta e di Giovanni. Da allora in poi, per volontà del Signore, inviava spesso gli angeli a visitarli e, tramite gli stessi, anche alcune cose da mangiare. Questo fu il più grande regalo che ebbero il figlio e la madre solitari in quell'eremo. Per mezzo degli angeli la nostra Regina, dall'Egitto, ebbe con loro una continua e segreta corrispondenza. Quando giunse l'ora della morte di santa Elisabetta, le inviò un gran numero di angeli, affinché assistessero ed aiutassero sia lei che il suo bambino Giovanni, il quale aveva allora quattro anni e, con gli stessi angeli, seppellì sua madre morta in quel deserto. Da allora in poi, ogni giorno la Regina inviò a san Giovanni da mangiare, fino a che egli ebbe l'età per potersi sostentare, per mezzo della sua intelligenza e del suo lavoro, con le erbe, le radici ed il miele selvatico4. Egli visse, in tal modo, la più ammirabile delle astinenze di cui dirò qualcosa tra breve.

677. Fra tutte queste opere tanto stupende, né il pensiero può giungere a concepire né la lingua può esprimere i meriti e gli aumenti di santità e di grazia che accumulava Maria santissima, perché in tutto agiva con prudenza più che angelica. Quando la Madre ed il suo santissimo Figlio pregarono l'eterno Padre in favore dei bambini innocenti, ciò che in lei suscitò meraviglia, tenerezza e lode dell'Onnipotente fu il vedere quanto generosamente operò la sua divina provvidenza con loro. Conobbe, infatti, come se fosse stata presente, quanto fu elevato il numero di coloro che morirono. I più grandi tra loro non avevano più di due anni; alcuni erano di otto giorni, altri di due mesi e i rimanenti di età intermedia. A tutti fu concesso l'uso della ragione e vennero loro infuse, oltre ad un'altissima conoscenza dell'essere di Dio, le virtù della fede, speranza e carità in grado perfetto, con le quali esercitarono atti eroici di fede e di culto, ed anche di riverenza, amore e compassione dei propri genitori. Pregarono per loro perché, coree ricompensa del dolore che sentivano per la loro morte, ricevessero dal Signore luce e grazia per procurarsi i beni eterni. Accettavano il martirio volontariamente, rimanendo con tutta la fragilità della loro infanzia, per cui sentivano il dolore più sensibilmente e aumentavano il loro merito. Una moltitudine di angeli li assisteva, e portava le loro anime nel limbo. Essi, con la loro presenza, rallegrarono i santi Padri, perché ne confermarono la speranza nella libertà ormai prossima. Tutto ciò fu effetto delle preghiere del bambino Dio e di Maria santissima. L'Imperatrice delle altezze, nel conoscere queste meraviglie, col cuore ardente d'amore, disse: «Lodate, bambini, il Signore'» e, accompagnandoli, lodò l'Autore di

opere tanto magnifiche, degne della sua bontà ed onnipotenza. Solo Maria santissima conosceva e trattava tali opere con la sapienza e con la ponderazione necessarie. Lei sola, essendo tanto vicina a Dio, conobbe il grado ed il punto massimo dell'umiltà, perché essendo la madre della purezza, dell'innocenza e della santità, si umiliò più di quanto non seppero fare tutte le creature già profondamente umiliate per le loro colpe. In considerazione dei sublimi doni e benefici a lei concessi, maggiori persino di quanti ne avessero ricevuti tutte le altre creature messe insieme, solo Maria santissima, fra tutte, conseguì tale grado di umiltà. Ella sola, infatti, intuì degnamente che la creatura non può corrispondere in modo proporzionato ai benefici che riceve e, tanto meno, all'amore infinito poiché la loro origine è in Dio. Umiliandosi in questa conoscenza, la divina Signora rafforzava in essa il suo amore, la sua gratitudine e la sua umiltà; dava pienezza a tutto con la consapevolezza che nessuna creatura può dare a Dio degna retribuzione, pur essendo lei creatura pura in grado di farlo.

678. A conclusione di questo capitolo, intendo avvertire che, riguardo a molte cose che vado scrivendo, mi risultano esservi opinioni differenti tra i santi Padri e i vari autori. Ci sono diversità circa il tempo in cui Erode eseguì la sua crudeltà contro i bambini innocenti; è dubbio se questi fossero appena nati oppure avessero alcuni giorni o non oltrepassassero i due anni; esistono altre incertezze ancora, nella spiegazione delle quali non mi trattengo, perché non è necessario al mio scopo. In secondo luogo, scrivo solo quello che mi si va insegnando e dettando, o quello che, talvolta, l'obbedienza mi ordina di domandare, per comporre meglio questa Storia divina. Nelle cose che scrivo non era conveniente introdurre discussioni, poiché fin dal principio, come allora dissi, intesi dal Signore essere sua volontà che io scrivessi tutta la storia senza opinioni, ma secondo la verità che la luce divina mi avrebbe insegnato. Il giudicare se ciò che scrivo sia conforme alla verità della Scrittura e, con la maestà e grandezza dell'argomento che tratto, se le cose abbiano tra loro adeguato rilievo e connessione, tutto questo lo rimetto alla dottrina dei miei maestri e superiori, ed al giudizio dei saggi e dei credenti. La varietà delle opinioni è quasi necessaria fra quelli che scrivono, regolandosi gli autori gli uni sugli altri, e i moderni seguendo quelli, tra gli antichi, che maggiormente li soddisfano. La maggior parte, però, degli uni e degli altri, se si eccettuano le storie canoniche, si fonda su congetture o autori incerti, ed io non potevo scrivere seguendo questo criterio, perché sono donna ignorante.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

679. Figlia mia, quanto a quello che hai scritto in questo capitolo, voglio che ti servano di insegnamento il dolore col quale lo hai scritto e l'istruzione pratica che in esso hai trovato a spese altrui. Il dolore ti è nato dal conoscere che la creatura, nobile e creata dalla mano del Signore a sua immagine e somiglianza, con qualità tanto eccellenti e divine, come è il conoscere Dio, amarlo, essere capace di vederlo e di goderlo eternamente, giunga a dimenticarsi tanto di tale dignità, e si lasci avvilire e prostrare a brutali ed orribili passioni, come quella di spargere il sangue innocente di chi non poteva far male ad alcuno. Questa compassione ti deve indurre a piangere la rovina di tante anime, specialmente nel secolo in cui vivi, nel quale la medesima ambizione, che accese Erode, ha suscitato odi ed inimicizie molto crudeli tra i figli della Chiesa, facendo sì che si perdano infinite anime e resti inutile ed infruttuoso il sangue del mio santissimo Figlio sparso come loro prezzo e riscatto'. Piangi amaramente questa disgrazia.

680. Istruisciti però su altre sventure, e pondera bene ciò che può una passione cieca ammessa nella concupiscenza. Se si impadronisce del cuore lo brucia, o nel fuoco della concupiscenza, se compie il suo desiderio, o in quello dell'ira, se non lo può conseguire. Temi, figlia mia, questo pericolo, non solo per ciò che fece l'ambizione di Erode, ma anche per ciò che in ciascun momento intendi e conosci di altre persone. Stai molto attenta a non affezionarti ad alcuna cosa, per piccola che ti sembri, perché, per suscitare un grande incendio, basta iniziare con una piccolissima scintilla. In materia di mortificazioni delle inclinazioni, ti ripeto molte volte questo insegnamento, e lo farò spesso in ciò che resta, perché la maggiore difficoltà della virtù è il morire a tutto ciò che è dilettevole e sensibile. Non puoi infatti essere strumento nelle mani del Signore, come sua Maestà vuole, se non cancelli dalle tue facoltà persino le immagini di ogni creatura, affinché non ritrovino ingresso nella tua volontà. Voglio sia per te legge inviolabile che, tutto ciò che è fuori di Dio, dei suoi angeli e dei suoi santi, sia per te come se non fosse. Questa deve essere la tua professione, perciò il Signore ti rende chiari i suoi segreti e t'invita alla sua familiare ed intima conversazione ed io alla mia, appunto perché tu senza sua Maestà né viva, né desideri alcuna cosa.


Puerto de La Cruz (Tenerife - Spagna), 8 dicembre 1995. Festa della Immacolata Concezione. Il mio disegno.

Don Stefano Gobbi

«Mio piccolo figlio, oggi ti trovi nelle isole Canarie a fare numerosi Cenacoli coi sacerdoti e fedeli del mio Movimento e celebrate, con gioia e con esultanza, la solennità della mia Immacolata Concezione. Anche qui vedi il Movimento Sacerdotale Mariano ovunque diffuso e come i miei piccoli bambini da ogni parte mi rispondono di sì. Miei prediletti e figli a Me consacrati, in questo giorno guardate, con fiducia e con immensa speranza, alla vostra Mamma Immacolata!

Sono stata concepita senza peccato originale e così ho potuto realizzare nella mia vita, in maniera perfetta, il disegno della Santissima Trinità e rispondere al compito che da Lei mi è stato affidato di diventare la Madre del Verbo Incarnato.

Il mio disegno è quello di condurre alla battaglia la schiera dei figli di Dio, per combattere e vincere le insidie di coloro che si sono posti al servizio di Satana e combattono per diffondere nel mondo il regno del male, dell'errore, del peccato, dell'odio e della impurità.

Il mio disegno è di condurre tutta la creazione al suo primitivo splendore, in modo che il Padre Celeste in essa possa ancora riflettersi compiaciuto e ricevere dall'universo creato la sua gloria più grande.

Il mio disegno è di portare tutti i miei figli sulla strada della perfetta imitazione di Gesù, in modo che in essi Lui possa rivivere e contemplare con gioia i frutti copiosi che sono nati dal grande dono della sua redenzione.

Il mio disegno è di preparare i cuori e le anime a ricevere lo Spirito Santo, che si effonderà in pienezza per portare sul mondo la sua seconda Pentecoste di fuoco e di amore.

Il mio disegno è di indicare a tutti i miei figli la strada della fede e della speranza, della carità e della purezza, della bontà e della santità.

Così nel giardino del mio Cuore Immacolato preparo il piccolo resto che, fra le onde tempestose della apostasia e della perversione, rimarrà fedele a Cristo, al Vangelo ed alla Chiesa. E sarà con questo piccolo gregge, custodito nel Cuore Immacolato della vostra Mamma Celeste, che Gesù porterà il suo glorioso regno nel mondo».