Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 14° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 10
1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei".6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".
19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole.20Molti di essi dicevano: "Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?".21Altri invece dicevano: "Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?".
22Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.23Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente".25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;26ma voi non credete, perché non siete mie pecore.27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.28Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.29Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.30Io e il Padre siamo una cosa sola".
31I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.32Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?".33Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio".34Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: 'Io ho detto: voi siete dèi'?35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi;38ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre".39Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
40Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.41Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero".42E in quel luogo molti credettero in lui.
Ester 8
1In quello stesso giorno il re Assuero diede alla regina Ester la casa di Amàn, nemico dei Giudei. Mardocheo si presentò al re, al quale Ester aveva dichiarato il rapporto di parentela che egli aveva con lei.2Il re si tolse l'anello che aveva fatto ritirare ad Amàn e lo diede a Mardocheo. Ester affidò a Mardocheo l'amministrazione della casa che era stata di Amàn.3Poi Ester parlò di nuovo alla presenza del re, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con le lacrime agli occhi d'impedire gli effetti della malvagità di Amàn l'Agaghita e l'attuazione dei piani che aveva preparato contro i Giudei.4Allora il re stese lo scettro d'oro verso Ester; Ester si alzò, rimase in piedi davanti al re5e disse: "Se così piace al re, se io ho trovato grazia ai suoi occhi, se la cosa gli par giusta e se io gli sono gradita, si scriva per revocare i documenti scritti, macchinazione di Amàn figlio di Hammedàta, l'Agaghita, in cui si ordina di far perire i Giudei che sono in tutte le province del re.6Perché come potrei io resistere al vedere la sventura che colpirebbe il mio popolo? Come potrei resistere al vedere la distruzione della mia stirpe?".7Allora il re Assuero disse alla regina Ester e a Mardocheo, il Giudeo: "Ecco, ho dato a Ester la casa di Amàn e questi è stato impiccato al palo, perché aveva voluto stendere la mano sui Giudei.8Scrivete dunque come vi parrà meglio, nel nome del re, e sigillate con l'anello reale, perché ciò che è scritto in nome del re e sigillato con l'anello reale è irrevocabile".9Senza perdere tempo il ventitré del terzo mese, cioè il mese di Sivan, furono convocati i segretari del re e fu scritto, seguendo in tutto l'ordine di Mardocheo, ai Giudei, ai satrapi, ai governatori e ai capi delle centoventisette province, dall'India all'Etiopia, a ogni provincia secondo il suo modo di scrivere, a ogni popolo nella sua lingua e ai Giudei secondo il loro modo di scrivere e nella loro lingua.10Fu dunque scritto in nome del re Assuero, si sigillarono i documenti con l'anello reale e si mandarono per mezzo di corrieri a cavallo, che cavalcavano corsieri reali, figli di cavalle di razza.11Con questi scritti il re dava facoltà ai Giudei, in qualunque città si trovassero, di radunarsi e di difendere la loro vita, di distruggere, uccidere, sterminare, compresi i bambini e le donne, tutta la gente armata, di qualunque popolo e di qualunque provincia, che li assalisse, e di saccheggiare i loro beni;12e ciò in un medesimo giorno in tutte le province del re Assuero: il tredici del decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr.
12a(a)Quanto segue è la copia della lettera relativa a queste cose:
12b(b)"Il grande re Assuero ai governatori delle centoventisette satrapie dall'India all'Etiopia e a quelli che hanno a cuore i nostri interessi, salute.
12c(c)Molti uomini, quanto più spesso vengono onorati dalla più larga generosità dei benefattori, tanto più s'inorgogliscono e non solo cercano di fare il male ai nostri sudditi, ma incapaci di frenare la loro superbia, tramano insidie anche contro i loro benefattori.12d(d)Non solo cancellano la riconoscenza dal cuore degli uomini, ma esaltati dallo strepito spavaldo di chi ignora il bene, si lusingano di sfuggire a Dio, che tutto vede, e alla sua giustizia che odia il male.
12e(e)Spesso poi accadde a molti costituiti in autorità che, per aver affidato a certi amici la responsabilità degli affari pubblici e per aver subìto la loro influenza, divennero con essi responsabili del sangue innocente, con disgrazia senza rimedio;12f(f)perché i falsi ragionamenti di nature perverse avevano sviato l'incontaminata buona fede dei governanti.
12g(g)Questo si può vedere non tanto nelle storie più antiche a cui abbiamo accennato, quanto piuttosto badando alle iniquità perpetrate da quella peste che sono coloro i quali senza merito esercitano il potere.
12h(h)Provvederemo per l'avvenire ad assicurare a tutti gli uomini un regno indisturbato e pacifico,12i(i)operando cambiamenti opportuni e giudicando sempre con la più equa fermezza gli affari che ci vengono posti sotto gli occhi.
12k(k)Così è il caso di Amàn figlio di Hammedàta, il Macedone, il quale estraneo, per la verità, al sangue persiano e ben lontano dalla nostra bontà, accolto come ospite presso di noi,12l(l)aveva tanto approfittato dell'amicizia che professiamo verso qualunque nazione, da essere proclamato nostro padre e da costituire la seconda personalità nel regno, venendo da tutti onorato con la prostrazione.12m(m)Ma non reggendo al peso della sua superbia, egli si adoperò per privare noi del potere e della vita12n(n)e con falsi e tortuosi argomenti richiese la pena di morte per il nostro salvatore e in ogni circostanza benefattore Mardocheo, per l'irreprensibile consorte del nostro regno Ester e per tutto il loro popolo.12o(o)Pensava infatti per questa via di sorprenderci nell'isolamento e di trasferire l'impero dei Persiani ai Macedoni.
12p(p)Ora noi troviamo che questi Giudei, da quell'uomo tre volte scellerato destinati allo sterminio, non sono malfattori, ma si reggono con leggi giustissime,12q(q)sono figli del Dio altissimo, massimo, vivente, il quale in favore nostro e dei nostri antenati dirige il regno nella migliore floridezza.12r(r)Farete dunque bene a non tener conto delle lettere scritte mandate da Amàn, figlio di Hammedàta, perché costui, che ha perpetrato tali cose, è stato impiccato ad un palo con tutta la sua famiglia alle porte di Susa, giusto castigo datogli velocemente da Dio, signore di tutti gli eventi.
12s(s)Esposta invece una copia della presente lettera in ogni luogo, permettete ai Giudei di valersi con tutta sicurezza delle loro leggi e prestate loro man forte per respingere coloro che volessero assalirli nel giorno della persecuzione, cioè il tredici del decimosecondo mese chiamato Adàr.
12t(t)Infatti questo giorno, invece di segnare la rovina della stirpe eletta, Dio, signore di ogni cosa, lo ha loro cambiato in giorno di gioia.
12u(u)Quanto a voi, Giudei, tra le vostre feste commemorative celebrate questo giorno insigne con ogni sorta di banchetti, perché, e ora e in avvenire, sia ricordo di salvezza per noi e per i Persiani benevoli, per quelli invece che ci insidiano sia ricordo della loro perdizione.
12v(v)Ogni città e più generalmente ogni località che non agirà secondo queste disposizioni, sarà inesorabilmente messa a ferro e fuoco; non soltanto agli uomini sarà resa inaccessibile, ma anche alle fiere e agli uccelli resterà odiosissima per tutti i tempi".
13Una copia dell'editto che doveva essere promulgato in ogni provincia, fu resa nota a tutti i popoli, perché i Giudei si tenessero pronti per quel giorno a vendicarsi dei loro nemici.14Così i corrieri sui cavalli reali partirono premurosi e stimolati dal comando del re, mentre il decreto veniva subito promulgato nella cittadella di Susa.15Mardocheo si allontanò dal re con una veste reale di porpora viola e di lino bianco, con una grande corona d'oro e un manto di bisso e di porpora rossa; la città di Susa gridava di gioia ed era in festa.16Per i Giudei vi era luce, letizia, esultanza, onore.17In ogni provincia, in ogni città, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo decreto, vi era per i Giudei gioia ed esultanza, banchetti e feste. Molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché il timore dei Giudei era piombato su di loro.
Siracide 23
1Signore, padre e padrone della mia vita,
non abbandonarmi al loro volere,
non lasciarmi cadere a causa loro.
2Chi applicherà la frusta ai miei pensieri,
al mio cuore la disciplina della sapienza?
Perché non siano risparmiati i miei errori
e i miei peccati non restino impuniti,
3perché non si moltiplichino i miei errori
e non aumentino di numero i miei peccati,
io non cada davanti ai miei avversari
e il nemico non gioisca sul mio conto.
4Signore, padre e Dio della mia vita,
non mettermi in balìa di sguardi sfrontati
5e allontana da me la concupiscenza.
6Sensualità e libidine non s'impadroniscano di me;
a desideri vergognosi non mi abbandonare.
7Figli, ascoltate l'educazione della bocca,
chi l'osserva non si perderà.
8Il peccatore è vittima delle proprie labbra,
il maldicente e il superbo vi trovano inciampo.
9Non abituare la bocca al giuramento,
non abituarti a nominare il nome del Santo.
10Come uno schiavo interrogato di continuo
non sarà senza lividure,
così chi giura e ha sempre in bocca Dio
non sarà esente da peccato.
11Un uomo dai molti giuramenti si riempie di iniquità;
il flagello non si allontanerà dalla sua casa.
Se cade in fallo, il suo peccato è su di lui;
se non ne tiene conto, pecca due volte.
Se giura il falso non sarà giustificato,
la sua casa si riempirà di sventure.
12C'è un modo di parlare che si può paragonare alla
morte;
non si trovi nella discendenza di Giacobbe.
Dagli uomini pii tutto ciò sia respinto,
così non si rotoleranno nei peccati.
13La tua bocca non si abitui a volgarità grossolane,
in esse infatti c'è motivo di peccato.
14Ricorda tuo padre e tua madre, quando siedi tra i
grandi,
non dimenticarli mai davanti a costoro,
e per abitudine non dire sciocchezze;
potresti desiderare di non essere nato
e maledire il giorno della tua nascita.
15Un uomo abituato a discorsi ingiuriosi
non si correggerà in tutta la sua vita.
16Due specie di colpe moltiplicano i peccati,
la terza provoca l'ira:
17una passione ardente come fuoco acceso
non si calmerà finché non sarà consumata;
un uomo impudico nel suo corpo
non smetterà finché non lo divori il fuoco;
per l'uomo impuro ogni pane è appetitoso,
non si stancherà finché non muoia.
18L'uomo infedele al proprio letto
dice fra sé: "Chi mi vede?
Tenebra intorno a me e le mura mi nascondono;
nessuno mi vede, che devo temere?
Dei miei peccati non si ricorderà l'Altissimo".
19Il suo timore riguarda solo gli occhi degli uomini;
non sa che gli occhi del Signore
sono miriadi di volte più luminosi del sole;
essi vedono tutte le azioni degli uomini
e penetrano fin nei luoghi più segreti.
20Tutte le cose, prima che fossero create, gli erano
note;
allo stesso modo anche dopo la creazione.
21Quest'uomo sarà punito nelle piazze della città,
sarà preso dove meno se l'aspetta.
22Così della donna che abbandona suo marito,
e gli presenta eredi avuti da un estraneo.
23Prima di tutto ha disobbedito alle leggi
dell'Altissimo,
in secondo luogo ha commesso un torto verso il marito,
in terzo luogo si è macchiata di adulterio
e ha introdotto in casa figli di un estraneo.
24Costei sarà trascinata davanti all'assemblea
e si procederà a un'inchiesta sui suoi figli.
25I suoi figli non avranno radici,
i suoi rami non porteranno frutto.
26Lascerà il suo ricordo in maledizione,
la sua infamia non sarà cancellata.
27I superstiti sapranno
che nulla è meglio del timore del Signore,
nulla più dolce dell'osservare i suoi comandamenti.
Salmi 13
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
3Fino a quando nell'anima mia proverò affanni,
tristezza nel cuore ogni momento?
Fino a quando su di me trionferà il nemico?
4Guarda, rispondimi, Signore mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
5perché il mio nemico non dica: "L'ho vinto!"
e non esultino i miei avversari quando vacillo.
6Nella tua misericordia ho confidato.
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza
e canti al Signore, che mi ha beneficato.
Ezechiele 29
1Il dodici del decimo mese, anno decimo, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, rivolgiti contro il faraone re d'Egitto e profetizza contro di lui e contro tutto l'Egitto.3Parla dunque dicendo: Così dice il Signore Dio:
Eccomi contro di te, faraone re d'Egitto;
grande coccodrillo, sdraiato in mezzo al fiume,
hai detto: Il fiume è mio, è mia creatura.
4Metterò ganci alle tue mascelle
e farò sì che i pesci dei tuoi fiumi
ti si attacchino alle squame
e ti farò uscire dalle tue acque
insieme con tutti i pesci dei tuoi fiumi
attaccati alle squame;
5getterò nel deserto te
e tutti i pesci dei tuoi fiumi
e andrai a cadere in mezzo alla campagna
e non sarai né raccolto né sepolto:
ti darò in pasto alle bestie selvatiche
e agli uccelli del cielo.
6Tutti gli abitanti dell'Egitto
sapranno che io sono il Signore,
poiché tu sei stato un sostegno di canna
per gli Israeliti.
7Quando questi ti vollero afferrare
ti rompesti lacerando loro tutta la spalla
e quando si appoggiarono a te, ti spezzasti
facendo vacillare loro tutti i fianchi".
8Perciò dice il Signore Dio: "Ecco, io manderò contro di te una spada ed eliminerò da te uomini e bestie.9L'Egitto diventerà un luogo desolato e deserto e sapranno che io sono il Signore. Perché egli ha detto: Il fiume è mio, è mia creatura.10Ebbene eccomi contro di te e contro il tuo fiume. Io farò dell'Egitto, da Migdòl ad Assuan, fino alla frontiera d'Etiopia, una terra deserta e desolata.11Piede d'uomo o d'animale non vi transiterà e rimarrà deserto per quarant'anni.12Ridurrò l'Egitto una terra desolata fra le terre assolate e le sue città saranno distrutte, rimarranno una desolazione per quarant'anni e disperderò gli Egiziani fra le genti e li disseminerò fra altre regioni".
13Perché dice il Signore Dio: "Al termine dei quarant'anni io radunerò gli Egiziani dai popoli in mezzo ai quali li avevo dispersi:14muterò la loro sorte e li ricondurrò nel paese di Patròs, nella loro terra d'origine, e lì formeranno un piccolo regno;15sarà il più modesto fra gli altri regni e non si ergerà più sugli altri popoli: li renderò piccoli e non domineranno più le altre nazioni.16Non costituiranno più una speranza per gli Israeliti, anzi ricorderanno loro l'iniquità di quando si rivolgevano ad essi: sapranno allora che io sono il Signore Dio".
17Ora, il primo giorno del primo mese dell'anno ventisettesimo, mi fu rivolta questa parola del Signore:18"Figlio dell'uomo, Nabucodònosor re di Babilonia ha fatto compiere al suo esercito una grave impresa contro Tiro: ogni testa è diventata calva e ogni spalla è piagata, ma il re e il suo esercito non hanno ricevuto da Tiro il compenso per l'impresa compiuta contro di essa.19Perciò così dice il Signore Dio: Ecco, io consegno a Nabucodònosor re di Babilonia il territorio d'Egitto; porterà via le sue ricchezze, si impadronirà delle sue spoglie, lo saccheggerà; questa sarà la mercede per il suo esercito.20Per l'impresa compiuta contro Tiro io gli consegno l'Egitto, poiché l'ha compiuta per me. Oracolo del Signore Dio.
21In quel giorno io farò spuntare un potente per la casa d'Israele e a te farò aprire la bocca in mezzo a loro: sapranno che io sono il Signore".
Terza lettera di Giovanni 1
1Io, il presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità.2Carissimo, faccio voti che tutto vada bene e che tu sia in buona salute, come va bene per la tua anima.
3Molto infatti mi sono rallegrato quando sono giunti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza che tu sei verace in quanto tu cammini nella verità.4Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità.
5Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché forestieri.6Essi hanno reso testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa, e farai bene a provvederli nel viaggio in modo degno di Dio,7perché sono partiti per amore del nome di Cristo, senza accettare nulla dai pagani.8Noi dobbiamo perciò accogliere tali persone per cooperare alla diffusione della verità.
9Ho scritto qualche parola alla Chiesa ma Diòtrefe, che ambisce il primo posto tra loro, non ci vuole accogliere.10Per questo, se verrò, gli rinfaccerò le cose che va facendo, sparlando contro di noi con voci maligne. Non contento di questo, non riceve personalmente i fratelli e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e li scaccia dalla Chiesa.11Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio.
12Quanto a Demetrio, tutti gli rendono testimonianza, anche la stessa verità; anche noi ne diamo testimonianza e tu sai che la nostra testimonianza è veritiera.
13Molte cose avrei da scriverti, ma non voglio farlo con inchiostro e penna.14Spero però di vederti presto e parleremo a viva voce.15La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici ad uno ad uno.
Capitolo LI: Dedicarsi a cose più umili quando si viene meno nelle più alte
Leggilo nella BibliotecaTu non riesci, o figlio, a persistere in un fervoroso desiderio di virtù e restare in un alto grado di contemplazione. Talora, a causa della colpa che è all'origine dell'umanità, devi scendere più in basso e portare il peso di questa vita corruttibile, pur contro voglia e con disgusto; disgusto e pesantezza di spirito, che sentirai fino a che vestirai questo corpo mortale. Nella carne, dunque, e sotto il peso della carne devi spesso patire, poiché non sei capace di stare interamente e continuamente in occupazioni spirituali e nella contemplazione di Dio. Allora devi rifugiarti in occupazioni umili e materiali e fortificarti con azioni degne; devi attendere, con ferma fiducia, che io venga dall'alto e mi manifesti a te; devi sopportare con pazienza il tuo esilio e la tua aridità di spirito, fino a che io non venga di nuovo a te, liberandoti da tutte le angosce. Invero ti farò dimenticare le tue fatiche, nel godimento della pace interiore; ti aprirò dinanzi il campo delle Scritture, nel quale potrai cominciare a correre con animo sollevato "la via dei mie comandamenti" (Sal 118,32). Allora dirai: "i patimenti di questo mondo non sono nulla in confronto alla futura gloria, che si rivelerà in noi" (Rm 8,18).
LETTERA 159: Agostino scrive ad Evodio rispondendo al quesito sull'anima sciolta dal corpo
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta tra il 414 e il 415.
Agostino scrive ad Evodio rispondendo al quesito sull'anima sciolta dal corpo (n. 1) e sulle portentose apparizioni dei defunti, rimandando al I. XII del suo De Genesi ad litteram (n. 2) e riferendo due visioni avute dal medico Gennadio nelle quali fu istruito ch'egli allora non vedeva con occhi corporei (nn. 34); conclude che le apparizioni, pur sembrando inspiegabili, non avvengono tramite la sostanza corporea (n. 5).
AGOSTINO E I SUOI FRATELLI INVIANO CRISTIANI SALUTI A EVODIO, BEATISSIMO SIGNORE, VENERATO E TENERAMENTE AMATO FRATELLO, MIO COLLEGA DI EPISCOPATO, E AI SUOI FRATELLI
L'anima dopo morte è senza corpo.
1. Il fratello che recapita la lettera si chiama Barbaro, è un servo di Dio già da tempo stabilito ad Ippona e ascolta la parola di Dio con passione e con zelo; egli ha desiderato portare alla Santità tua questa lettera in cui te lo raccomando nel Signore e per mezzo di lui ti mando il mio doveroso saluto. Rispondere alla lettera della tua Santità, nella quale proponi problemi complicati, sarebbe impresa molto laboriosa anche per chi fosse libero da occupazioni, più capace di ragionare e dotato di acutezza d'intelligenza di gran lunga superiore alla mia. Delle due lettere in cui esponi numerosi e difficili quesiti, una, non so come, è andata smarrita e, malgrado tutte le mie ricerche, non sono riuscito a trovarla. L'altra, che è stata trovata, contiene il dolcissimo ricordo d'un giovane buono e casto. Vi si racconta come è passato da questa vita e come, attraverso le testimonianze avute da alcuni confratelli, vi siete potuti convincere dell'eccellenza dei suoi meriti. Tu poi prendi da ciò occasione per propormi, ripresentandola in modi diversi, una questione molto oscura sull'anima, cioè se esce dal corpo fornita di qualche altro corpo, con cui possa recarsi in luoghi dello spazio o esservi contenuta. La spiegazione di questo problema, seppure potesse essere risolto in modo inequivocabile dalle mie deboli forze, richiederebbe un'attenzione e una fatica intensissima e per questo una mente completamente libera dalle occupazioni che mi assillano. Se ti piace udire in breve la mia opinione, penso che in nessun modo l'anima esca dal corpo con un altro corpo.
Per le apparizioni rinvia al I. XII del Commento al Genesi.
2. Come avvengano le visioni e le predizioni del futuro potrebbe tentare di spiegarle chi sa per quale forza si producano fenomeni tanto numerosi nella mente di ognuno quando pensa. Vediamo infatti e osserviamo chiaramente che in essa si formano innumerevoli immagini di oggetti visibili, intimamente connesse anche con gli altri sensi corporei. Non importa con quanto ordine o disordine esse si formino, ma solo che si formano e ciò è evidente, in quanto si verificano tutti i giorni e in continuazione; avanzare però qualche congettura e stabilire in maniera definitiva qualcosa in merito anche a quelle rarissime apparizioni potrà osarlo solo chi riuscirà a spiegare in virtù di quale potenza e in qual modo esse si formano. Tanto meno oso farlo io, quanto meno sono in grado di spiegare il fenomeno, che proviamo anche noi di continuo nella vita sia vegliando, che dormendo. Mentre detto per te questa lettera, ti contemplo nella mente, benché tu sia assente e lo ignori, e mi figuro, secondo la conoscenza che ho di te, l'impressione che produrranno in te le mie parole, senza, riuscire tuttavia a comprendere né a trovare la ragione del perché nella mia mente avvenga una simile cosa; so con certezza solo che ciò non avviene mediante masse corporee né mediante proprietà dei corpi, pur essendo le immagini somiglianti ai corpi. Nel dodicesimo libro dell'opera da me scritta sulla Genesi la questione è affrontata con molto impegno e la discussione è fitta di molti esempi ricavati da fatti sperimentati da me stesso e uditi da testimoni degni di fede. Quando lo leggerai, giudicherai delle mie possibilità o delle effettive capacità a risolvere quel problema. Il Signore si degnerà forse di concedermi che riesca a pubblicare quei libri dopo averli corretti quanto più convenientemente potrò, per non tenere sospesa l'aspettazione di molti fratelli con una discussione ormai prolissa.
Una visione avuta da Gennadio.
3. Ti narrerò in breve un fatto che dovrebbe farti pensare. Il nostro fratello Gennadio, notissimo quasi a tutti e medico a noi carissimo, che vive ora a Cartagine, sera distinto assai nell'esercizio della sua professione a Roma. Tu lo conosci come persona timorata di Dio, animata da sollecita comprensione nel sovvenire i poveri e piena di bontà e servizievole con tutti. Con tutto ciò, come non molto tempo fa mi raccontava, quando era ancor giovane, pur essendo assai fervente nel fare elemosine, dubitava dell'esistenza di un'altra vita dopo la morte. Ordunque, non volendo Iddio deludere affatto la sua retta intenzione e le opere di misericordia, gli fece apparire in sogno un giovane distinto e di bell'aspetto che gli disse: " Seguimi ". Andandogli dietro, Gennadio giunse a una città, dove cominciò a udire, alla sua destra, la melodia d'un canto d'una dolcezza straordinaria, superiore a quella che di solito noi proviamo. A Gennadio, attento per capire che cosa succedesse, il giovane spiegò ch'erano gli inni dei beati e dei santi. Che cosa mi dicesse di aver visto alla sua sinistra, non ricordo bene. Si svegliò, svanì il sogno, vi prestò quel tanto di attenzione che merita un sogno.
Un'altra visione di Gennadio.
4. Ma ecco che la notte seguente lo stesso giovane gli apparve la seconda volta e gli chiese se lo riconoscesse. Gennadio gli rispose che lo riconosceva benissimo. L'altro allora gli domandò dove lo avesse conosciuto. Gennadio, che aveva fisso nella memoria che cosa doveva rispondergli di volta in volta, gli narrò, con la facilità dovuta al ricordo recentissimo, tutta la visione e gli inni dei santi, che, guidato da lui, era venuto ad ascoltare. Il giovane lo interrogò se avesse veduto in sogno o da sveglio quanto aveva narrato e Gennadio rispose d'averlo visto in sogno. " Ricordi bene, assentì il giovane, è vero, lo hai visto in sogno; ma sappi che anche ora tu vedi in sogno ". All'udire queste parole, Gennadio vi prestò fede e rispose confermandole. Allora il giovane, che lo informava, gli domandò ancora: " Dov'è ora il tuo corpo? " " Nella mia camera da letto " fu la risposta di Gennadio. " Sai tu - proseguì l'altro - che i tuoi occhi stanno serrati, chiusi e inoperosi nel tuo corpo e che con essi non vedi nulla? " " Lo so ", rispose. " Quali occhi sono dunque questi, coi quali mi vedi? " gli chiese il giovane. Non sapendo che cosa rispondere, Gennadio tacque. Ma, come lo vide esitare, quel giovane, che si sforzava con queste interrogazioni di istruirlo, gli spiegò subito: " Gli occhi, del tuo corpo, mentre ora tu dormi e giaci a letto, stanno inoperosi e non compiono alcuna operazione; hai tuttavia altri occhi, coi quali mi contempli e godi della presente visione. Allo stesso modo, quando avrai compiuta la vita terrena, gli occhi del tuo corpo sa ranno inoperosi ma sarai dotato d'una vita, che ti permetterà di vivere, e di sensi, con cui potrai percepire le sensazioni. Bada di non dubitare più in seguito della persistenza della vita dopo la morte ". Quell'uomo veridico afferma che in questo modo gli si dissipò il dubbio sulla questione. E chi glielo insegnò, se non la misericordiosa Provvidenza divina?
Apparizioni che paiono inspiegabili.
5. Si potrebbe obiettare che con questo racconto non ho risolta la questione, ma piuttosto l'ho complicata. Nondimeno ognuno, anche se è libero di credere o non credere a queste parole, ha la propria coscienza nella quale si può ritirare e considerare questo profondissimo problema. Ogni giorno vegliamo, dormiamo, pensiamo. Donde nascano queste immagini, che assomigliano alle forme, alle qualità, ai movimenti dei corpi e che tuttavia non sono costituite di materia corporea, lo dica chi è bravo. Se non vi riesce, perché mai si precipita a pronunciare un, opinione per così dire decisiva intorno a fenomeni rarissimi e non provati per. esperienza, dal momento che non è in grado di risolvere cose che accadono di continuo, ogni giorno? Io non potrei spiegare affatto a parole come abbiano luogo queste immagini quasi corporee, che Sono però prive di corpo. So di certo che non prendono forma corporea. Oh, se potessi egualmente sapere in che modo si offrono alla vista, quegli oggetti che a volte si vedono con l'immaginazione e che si ha l'impressione di vedere con gli occhi corporei, o in qual modo si distinguono le visioni di chi è tratto in inganno dall'errore e dall'empietà dal momento che si raccontano parecchie visioni simili a quelle avute da pie e sante persone! Se volessi ricordarne tutti gli esempi, mi mancherebbe il tempo più che la materia. Possa tu fortificarti nella misericordia di Dio, beatissimo signore, fratello venerando e desiderato.
Capitolo 11: La Santa Vergine Maria ad Efeso
Vita della Santa Vergine Maria - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella Biblioteca
149 - Soggiorno di Maria Santissima ad Efeso La casa della Madonna
Questa notte ho avuto una visione molto suggestiva del trapasso della Madonna. Maria ha vissuto sessantatre anni, meno ventitrè giorni. Ho veduto infatti dinanzi alla mia vista interiore ripetersi sei volte il segno X, poi un I ed un V. Questo forma sessantaquattro se non sbaglio. Dopo l'ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo al Cielo, Maria Santissima visse circa tre anni a Sion, tre in Betania e nove ad Efeso. In questo luogo fu condotta da Giovanni quando si scatenò la persecuzione degli Ebrei contro Lazzaro che fu gettato in mare con la sorella. Quando la Madonna ricevette l'avvertimento interiore di lasciare il paese, Giovanni la condusse ad Efeso insieme ad altre persone. Maria non abitò proprio in città bensì a tre ore e mezzo di cammino. Con Lei si stabilirono pure altre pie donne. Per coloro che giungevano da Gerusalemme, la casa di Maria si mostrava sulla collina, a sinistra della via principale. Dalla parte di mezzogiorno si vedevano magnifici viali alberati ed il terreno ricoperto da una gran quantità di frutti giallognoli. Stretti sentieri conducevano alla cima della montagna, coperta di erba campestre. La sommità presentava una pianura ondulata e fertile di mezza lega di circonferenza: in questo luogo si erano stabilite la Santa Vergine e la colonia cristiana. Nonostante il luogo fosse solitario e selvaggio, non era di aspetto triste: vi si scorgevano in mezzo a piccoli spazi sabbiosi numerose grotte scavate nella roccia, come molte fertili e piacevoli colline disseminate di alberi da frutta dal tronco liscio e ricchi di bellissimo fogliame, che diffondevano intorno vastissime ombre. Prima di condurvi Maria Santissima, Giovanni aveva fatto costruire un'abitazione per Lei. Numerose famiglie cristiane e molte pie donne invece avevano scelto la loro dimora nelle spelonche delle rupi e nelle cavità che offriva il terreno. Altre famiglie invece abitavano in tende o fragili capanne. Le capanne iniziarono a diffondersi tra i cristiani fin dall'inizio delle persecuzioni, quando erano costretti a trasferirsi da un luogo all'altro per sfuggire alle medesime. Dovendo queste abitazioni provvisorie essere costruite sul suolo adatto, non è da meravigliarsi che spesso erano distanti l'una dall'altra anche un quarto d'ora di cammino. L'intera colonia cristiana era simile ad un paese composto di molti caseggiati sparsi su una vasta area. Solamente la casa di Maria era di pietra. Pochi passi dietro la casa, il monte si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una prospettiva estesissima sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. In questa zona isolata non passava quasi mai nessuno. Nelle vicinanze della colonia cristiana vidi un castello dove abitava un re detronizzato. Giovanni lo converti alla nuova fede. Tempo dopo questo castello divenne sede di un vescovo. Tra Efeso e la dimora di Maria Santissima scorreva un fiumiciattolo grazioso. La casa della Madonna era quadrata, solo la parte posteriore era di forma rotonda. Le finestre erano molto sollevate dal suolo; il tetto era piano. L'abitazione era divisa dal focolare, che era stato costruito al centro della casa. A destra e a sinistra del focolare si accedeva nella parte posteriore che, separata da una tenda, era adibita ad oratorio. Il centro della muraglia, dal focolare al tetto, aveva un incavatura simile quasi ai nostri condotti per il fumo, e serviva infatti a guidare il fumo ad un'apertura superiore. Una tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa. Le pareti del locale in cui si trovava il focolare erano annerite dal fumo. Lateralmente vi erano delle stanzette formate pure da pareti di giunchi legati insieme. Quando queste pareti mobili venivano tolte si formava un'unica e vasta sala. In quelle piccole stanze dormivano l'ancella di Maria e le donne che talvolta venivano a visitarla. La parte posteriore della dimora, di forma circolare o angolare, era graziosamente addobbata. Le pareti erano ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta. Questo laterale della casa era scarsamente illuminato. Nell'oratorio, in una nicchia posta al centro del muro, vi era una specie di armadio che si apriva facendolo girare come un tabernacolo mediante un cordone. Vi si mostrava una croce lunga all'incirca un braccio, questa aveva le due braccia laterali in forma di Y, come ho sempre visto la prima Croce di nostro Signore. La croce non aveva ornamenti, era anzi rozzamente intagliata come sono le croci che ancor oggi giungono dalla Terrasanta. Io penso che l'avessero intagliata Giovanni e Maria Santissima. Era composta da quattro specie di legno. Mi fu detto che il tronco più bianco era legno di cipresso, il più bruno di cedro, il giallognolo di palma, il quarto infine color giallo, con la superficie levigata e con l'unita tavoletta dell'insegna era fatto di legno d'ulivo. Era fissata ad un supporto di terra o di pietre, com'era la vera Croce di Cristo sul Calvario. Ai piedi della croce si trovava un pezzo di pergamena dov'era scritto qualcosa, forse le parole del Signore. Sulla croce era scolpita l'immagine del Salvatore, molto semplice, spoglia d'ogni vano ornamento e con linee di colore scuro. Le linee più marcate da una tinta nera rendevano ancor più chiara la figura del Cristo. Nelle diverse qualità di legno componente la croce, ravvisai le varie contemplazioni fatte dalla Santa Vergine. Due vasi di fiori stavano l'uno a destra e l'altro a sinistra della croce. Vicino a questi vasi vidi inoltre un lino, mi sembrò che fosse quello con cui la Santa Vergine s'era servita per asciugare il sangue e le piaghe del Santo Corpo di Cristo, quando fu tolto dalla Croce. Nello scorgere questa pezzuola, vidi Maria Santissima asciugare le sacre Piaghe del Redentore. Quel panno era simile alla tela con cui i sacerdoti puliscono il Calice dopo aver bevuto il Sangue di Cristo. La piccola casa della Santissima Vergine era situata vicino ad un bosco, circondata da alberi; la quiete ed il silenzio avevano l'assoluto dominio in quel luogo. L'ancella, più giovane della Santa Vergine, andava nei dintorni a procurarsi talvolta un poco di cibo. Conducevano una vita assolutamente tranquilla e ritirata. Negli ultimi tempi in cui dimorò in questo luogo, la Madonna divenne sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimenticasse di prendere il nutrimento necessario. Solo il suo corpo sembrava appartenere ancora a questo mondo poiché lo spirito pareva già passato a più felice dimora. Tutto in lei faceva trasparire la continua preoccupazione del suo spirito. Nelle ultime settimane della sua vita, si aggirava per le stanze appoggiata al braccio della sua fedele ancella.
150 - La Comunione di Maria e la Via Crucis di Efeso
Non vi erano uomini in casa, fatta eccezione per qualche Apostolo o qualche discepolo di passaggio che veniva a riverire la Madre di Gesù. Assiduamente ho visto entrare ed uscire da casa sua solo San Giovanni; ma né a Gerusalemme, né ad Efeso egli si fermava per molto tempo. Le visite dell'Apostolo alla Madre di Dio erano frequenti, ma molto brevi; portava una veste diversa da quella che aveva al tempo di Gesù. Era assai lunga, ricadeva in larghe pieghe al suolo ed era fatta di stoffa grigia e sottilissima. Svelto nei movimenti, Giovanni era slanciato e aveva il viso affilato ed avvenente; la testa sempre scoperta mostrava lunghe chiome di capelli biondi che scendevano divisi dietro le orecchie. Quand'egli compariva in mezzo agli altri Apostoli, la grazia verginale della sua fisionomia otteneva ancora maggior risalto. Nella casa di Maria Santissima vidi una volta Giovanni che, sotto la veste bianca di quel giorno, indossava una cintura su cui erano ricamate delle lettere, mentre una stola e una specie di manipolo gli pendevano dal braccio. La Santa Vergine, avvolta pure in una veste bianca, uscì dalla sua stanza appoggiata come al solito al braccio dell'ancella, sembrava mossa dall'ardente e sublime desiderio di rivedere e riabbracciare suo Figlio. Il suo volto era pallido come la neve e sembrava quasi trasparente, era consumata da questo desiderio. Giovanni si ritirò con Lei nell'oratorio; quindi Ella tirò un cordone e subito il tabernacolo girò su se stesso ed apparve alla loro vista la croce. Pregarono insieme per qualche tempo inginocchiati ai piedi del crocifisso; poi Giovanni si alzò e trasse dal suo petto un astuccio di metallo, l'apri e ne tolse un involto di lana in cui c'era un panno bianco che racchiudeva la Santa Eucaristia sotto forma di un pezzetto quadrato di pane bianco. Dopo aver pronunciato alcune parole solenni, Giovanni diede la Santa Comunione a Maria. Non vidi però porgerLe il calice. Dopo la morte del Signore, la Santa Madre, finché abitò a Gerusalemme, non aveva smesso di bagnare con le sue lacrime la Via Dolorosa. Ella aveva misurato un passo dopo l'altro le distanze da tutte le stazioni, e il suo amore non poteva fare a meno di riempirsi con quell'incessante contemplazione. Quando giunse ad Efeso, Ella continuò a meditare i misteri della Passione di suo Figlio percorrendo quotidianamente una parte della montagna dietro la sua casa. Costruì in questo luogo una Via Crucis ad imitazione di quella vera lasciata a Gerusalemme. La vidi piantare una pietra per ogni stazione, dopo averne contati i passi e supposta la distanza giusta, o se vi trovava un albero, lo segnava subito. Questa Via Crucis, benedetta anch'essa dalla Madonna con le lacrime, conduceva nel vicino bosco dove un'altura rappresentava il Calvario, e una piccola grotta, scavata in un altro colle, il Santo Sepolcro. Quando Ella ebbe stabilito le dodici stazioni, La vidi con la sua ancella dedicarsi a silenziose meditazioni. Ad ogni stazione esse si sedevano e rinnovavano nella profondità del loro cuore il ricordo delle misteriose sofferenze del Signore, Lo lodavano, versando calde lacrime per l'immensità del suo amore. In seguito quel luogo fu disposto ancor meglio, ed io vidi Maria scrivere con un punteruolo su ogni pietra della Via Crucis il significato della stazione, il numero dei passi e altre indicazioni simili. Vidi pure ripulire la caverna che raffigurava il santo Sepolcro, disponendola come luogo di preghiera. Non scorsi alcuna immagine o croce che indicasse le stazioni della Via Crucis, ma solamente delle pietre con delle iscrizioni. Vidi poi che quella rudimentale Via Crucis del Cristianesimo primitivo fu ordinata ed abbellita sempre più col passar degli anni. Già subito dopo la morte della Madonna, vidi quella via abbellita e percorsa dai cristiani che si prostravano sul terreno e lo baciavano. Vidi quando Giovanni percorreva insieme alla Santa Madre quella Via Dolorosa, quand'egli Le dava la Santa Comunione, La benediceva e riceveva a sua volta la sua benedizione. Giovanni era divenuto per Lei davvero come un figlio, e perciò più vicino a Lei di tutti gli altri Apostoli.
151 - La Madonna ritorna a Gerusalemme - La tomba
Dopo tre anni di soggiorno ad Efeso, vidi la Madre di Dio ritornare a Gerusalemme accompagnata da Giovanni e Pietro. Ella fu spinta da un desiderio fortissimo di rivedere i luoghi santificati dal Sangue di Gesù. Vidi in questa città radunati molti Apostoli come per un concilio. Tommaso era pure tra questi. La Vergine li assisteva con i suoi consigli. Essi stabilirono ogni cosa per la Chiesa futura; dopo di che andarono a portare lontano il Vangelo. Giovanni evangelizzò l'Asia Minore. Visitava regolarmente questa regione e perciò si recava spesso a trovare Maria ad Efeso. Quando la Vergine arrivò a Gerusalemme imbruniva appena; prima di entrare in città Ella si recò a visitare il monte degli Ulivi, il Calvario, il santo Sepolcro e tutti gli altri luoghi santi che sono intorno a Gerusalemme. Mi sembra che la Santa Vergine, circa un anno e mezzo prima di morire, tornò una seconda volta a Gerusalemme. Infatti ebbi un'altra visione in cui La vidi di notte, avvolta in uno spesso mantello, visitare con gli Apostoli i santi luoghi. Questa visione si confonde però con l'altra della prima visita a Gerusalemme. Ad ogni modo vidi la Vergine che, appena giunta sui luoghi della Passione, non cessava di sospirare: "Oh, figlio mio! Figlio mio!". Giunta alla porta di quel palazzo dove aveva incontrato Gesù sotto la Croce, fu talmente addolorata da quel ricordo che cadde svenuta a terra. Gli Apostoli credettero quasi che Ella avesse cessato di vivere. Fu portata al Cenacolo di Sion, in cui Maria Santissima abitò le stanze dell'atrio; per parecchi giorni fu così debole e sofferente, ebbe frequenti svenimenti e ci si attendeva di vederla spirare ad ogni momento. Si pensò allora di prepararle una tomba. Gli Apostoli fecero scavare da un operaio cristiano un bel sepolcro in una caverna sul monte degli Ulivi. Ma dopo che la tomba fu preparata, Maria riavutasi, si ristabilì abbastanza in salute per poter ritornare ad Efeso; vi morì dopo diciotto mesi. La tomba scavata per Lei a Gerusalemme fu tenuta in grande onore e più tardi lì vicino fu eretta una chiesa. Giovanni Damasceno - così udii nello spirito- scrisse, secondo la tradizione ufficialmente diffusa, che la Madonna era morta a Gerusalemme e che in quel luogo era stata sepolta. Dio ha voluto che i particolari della sua morte, della sua sepoltura e della sua Assunzione diventassero solo oggetto di una tradizione incerta, perché la tendenza pagana del tempo non penetrasse nel Cristianesimo, facendo adorare Maria come una dea.
11-34 Agosto 31, 1912 L’Amore simboleggiato per il sole abbagliante.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Pregando per una persona, il benedetto Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, l’Amore simboleggiando il sole, succede come a quelle persone che fino a tanto che tengono gli occhi bassi, la luce del sole scende blanda nei loro occhi, quindi possono fare benissimo le loro azioni, ma se vogliono fissare gli occhi nel sole, specie se è al meriggio, la vista resta abbacinata e sono costretti ad abbassarli, altrimenti perderebbero l’attitudine delle loro azioni, e il peggio sarebbe per loro, al sole non farebbero nulla di danno, continuerebbe con la sua maestà il suo corso. Tal’è figlia mia per chi mi ama davvero, l’amore per loro è più che sole maestoso, imponente; le persone, se lo guardano da lontano, la luce dell’amore scende blanda nei loro occhi, quindi possono progettare, tramare insidie, dirne male, ma se si fanno per avvicinarlo, fissarlo, la luce dell’amore risplenderà nei loro occhi e finiranno con l’allontanarsi e col non pensarci più, e l’anima amante continuerà il suo corso senza neppure pensarci se la guardano o non la guardano, perché sa che l’amore la difenderà del tutto e la terrà al sicuro”.