Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 13° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 24
1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio.2Gesù disse loro: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata".
3Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo".
4Gesù rispose: "Guardate che nessuno vi inganni;5molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno.6Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine.7Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi;8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori.9Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome.10Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda.11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti;12per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà.13Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato.14Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.
15Quando dunque vedrete 'l'abominio della desolazione', di cui parlò il profeta Daniele, stare 'nel luogo santo' - chi legge comprenda -,16allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti,17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa,18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.19Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni.20Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato.
21Poiché vi sarà allora 'una tribolazione' grande, 'quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora', né mai più ci sarà.22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.23Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete.24Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.25Ecco, io ve l'ho predetto.
26Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: È in casa, non ci credete.27Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.28Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi.
29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,
'il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
gli astri cadranno' dal cielo
'e le potenze dei cieli' saranno sconvolte.
30Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e 'allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra', e vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo' con grande potenza e gloria.31Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.
32Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina.33Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte.34In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.35Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
36Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
37Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.40Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato.41Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.43Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.44Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.
45Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?46Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!47In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.48Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,50arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa,51lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.
Ester 9
1Il decimosecondo mese, cioè il mese di Adàr, il tredici del mese, quando l'ordine del re e il suo decreto dovevano essere eseguiti, il giorno in cui i nemici dei Giudei speravano di averli in loro potere, avvenne invece tutto il contrario; poiché i Giudei ebbero in mano i loro nemici.2I Giudei si radunarono nelle loro città, in tutte le province del re Assuero, per aggredire quelli che cercavano di fare loro del male; nessuno poté resistere loro, perché il timore dei Giudei era piombato su tutti i popoli.3Tutti i capi delle province, i satrapi, i governatori e quelli che curavano gli affari del re diedero man forte ai Giudei, perché il timore di Mardocheo si era impadronito di essi.4Perché Mardocheo era grande nella reggia e per tutte le province si diffondeva la fama di quest'uomo; Mardocheo cresceva sempre in potere.5I Giudei dunque colpirono tutti i nemici, passandoli a fil di spada, uccidendoli e sterminandoli; fecero dei nemici quello che vollero.6Nella cittadella di Susa i Giudei uccisero e sterminarono cinquecento uomini7e misero a morte Parsandràta, Dalfòn, Aspàta,8Poràta, Adalià, Aridàta,9Parmàsta, Arisài, Aridài e Vaizàta,10i dieci figli di Amàn figlio di Hammedàta, il nemico dei Giudei, ma non si diedero al saccheggio.11Quel giorno stesso il numero di quelli che erano stati uccisi nella cittadella di Susa fu portato a conoscenza del re.12Il re disse alla regina Ester: "Nella cittadella di Susa i Giudei hanno ucciso, hanno sterminato cinquecento uomini e i dieci figli di Amàn; che avranno mai fatto nelle altre province del re? Ora che chiedi di più? Ti sarà dato. Che altro desideri? Sarà fatto!".13Allora Ester disse: "Se così piace al re, sia permesso ai Giudei che sono a Susa di fare anche domani quello che era stato decretato per oggi; siano impiccati al palo i dieci figli di Amàn".14Il re ordinò che così fosse fatto. Il decreto fu promulgato a Susa. I dieci figli di Amàn furono appesi al palo.15I Giudei che erano a Susa si radunarono ancora il quattordici del mese di Adàr e uccisero a Susa trecento uomini; ma non si diedero al saccheggio.16Anche gli altri Giudei che erano nelle province del re si radunarono, difesero la loro vita e si misero al sicuro dagli attacchi dei nemici; uccisero settantacinquemila di quelli che li odiavano, ma non si diedero al saccheggio.17Questo avvenne il tredici del mese di Adàr; il quattordici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia.18Ma i Giudei che erano a Susa si radunarono il tredici e il quattordici di quel mese; il quindici si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia.19Perciò i Giudei della campagna, che abitano in città non circondate da mura, fanno del quattordici del mese di Adàr un giorno di gioia, di banchetto e di festa, nel quale si mandano regali gli uni gli altri.
19(a)Invece gli abitanti delle grandi città celebrano come giorno di allegra festività il quindici di Adàr, mandando regali ai vicini.
20Mardocheo scrisse questi avvenimenti e mandò lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le province del re Assuero, vicini e lontani,21per stabilire che ogni anno celebrassero il quattordici e il quindici del mese di Adàr,22perché giorni nei quali i Giudei ebbero tregua dagli attacchi dei nemici e il mese in cui il loro dolore era stato mutato in gioia, il loro lutto in festa, e perché facessero di questi giorni giorni di banchetto e di gioia, nei quali si mandassero regali scambievolmente e si facessero doni ai poveri.23I Giudei si impegnarono a continuare quello che avevano già cominciato a fare e che Mardocheo aveva loro prescritto.24Amàn infatti, il figlio di Hammedàta l'Agaghita, il nemico di tutti i Giudei, aveva tramato contro i Giudei per distruggerli e aveva gettato il 'pur', cioè la sorte, per confonderli e farli perire;25ma quando Ester si fu presentata al re, questi ordinò con documenti scritti che la scellerata trama di Amàn contro i Giudei fosse fatta ricadere sul capo di lui e che egli e i suoi figli fossero impiccati al palo.26Perciò quei giorni furono chiamati 'Purim' dalla parola 'pur'. Secondo tutto il contenuto di quella lettera, in seguito a quanto avevano visto a questo proposito ed era loro avvenuto,27i Giudei stabilirono e presero per sé, per la loro stirpe e per quanti si sarebbero aggiunti a loro, l'impegno inviolabile di celebrare ogni anno quei due giorni, secondo le disposizioni di quello scritto e alla data fissata.28Questi giorni devono essere commemorati e celebrati di generazione in generazione, in ogni famiglia, in ogni provincia, in ogni città; questi giorni di 'Purim' non devono cessare mai di essere celebrati fra i Giudei e il loro ricordo non dovrà mai cancellarsi fra i loro discendenti.29La regina Ester figlia di Abicàil e il giudeo Mardocheo scrissero con ogni autorità per dar valore a questa loro seconda lettera relativa ai 'Purim'.30Si mandarono lettere a tutti i Giudei nelle centoventisette province del regno di Assuero, con parole di saluto e di fedeltà,31per stabilire questi giorni di 'Purim' nelle loro date precise, come li avevano ordinati il giudeo Mardocheo e la regina Ester e come essi stessi li avevano stabiliti per sé e per i loro discendenti, in occasione del loro digiuno e della loro invocazione.32Un ordine di Ester stabilì le circostanze di questi 'Purim' e fu scritto in un libro.
Salmi 19
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2I cieli narrano la gloria di Dio,
e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
3Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
4Non è linguaggio e non sono parole,
di cui non si oda il suono.
5Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.
6Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via.
7Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l'altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.
8La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.
9Gli ordini del Signore sono giusti,
fanno gioire il cuore;
i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi.
10Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
11più preziosi dell'oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.
12Anche il tuo servo in essi è istruito,
per chi li osserva è grande il profitto.
13Le inavvertenze chi le discerne?
Assolvimi dalle colpe che non vedo.
14Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro dal grande peccato.
15Ti siano gradite le parole della mia bocca,
davanti a te i pensieri del mio cuore.
Signore, mia rupe e mio redentore.
Salmi 107
1Alleluia.
Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
3e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.
4Vagavano nel deserto, nella steppa,
non trovavano il cammino per una città dove abitare.
5Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
6Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
7Li condusse sulla via retta,
perché camminassero verso una città dove abitare.
8Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
9poiché saziò il desiderio dell'assetato,
e l'affamato ricolmò di beni.
10Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ceppi,
11perché si erano ribellati alla parola di Dio
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
12Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
cadevano e nessuno li aiutava.
13Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
14Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte
e spezzò le loro catene.
15Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
16perché ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le barre di ferro.
17Stolti per la loro iniqua condotta,
soffrivano per i loro misfatti;
18rifiutavano ogni nutrimento
e già toccavano le soglie della morte.
19Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
20Mandò la sua parola e li fece guarire,
li salvò dalla distruzione.
21Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
22Offrano a lui sacrifici di lode,
narrino con giubilo le sue opere.
23Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
24videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
25Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
26Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.
27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
28Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
29Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
30Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.
31Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
32Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.
33Ridusse i fiumi a deserto,
a luoghi aridi le fonti d'acqua
34e la terra fertile a palude
per la malizia dei suoi abitanti.
35Ma poi cambiò il deserto in lago,
e la terra arida in sorgenti d'acqua.
36Là fece dimorare gli affamati
ed essi fondarono una città dove abitare.
37Seminarono campi e piantarono vigne,
e ne raccolsero frutti abbondanti.
38Li benedisse e si moltiplicarono,
non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
40Colui che getta il disprezzo sui potenti,
li fece vagare in un deserto senza strade.
41Ma risollevò il povero dalla miseria
e rese le famiglie numerose come greggi.
42Vedono i giusti e ne gioiscono
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
43Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà la bontà del Signore.
Geremia 30
1Parola che fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2Dice il Signore, Dio di Israele: "Scriviti in un libro tutte le cose che ti dirò,3perché, ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali cambierò la sorte del mio popolo, di Israele e di Giuda - dice il Signore -; li ricondurrò nel paese che ho concesso ai loro padri e ne prenderanno possesso".4Queste sono le parole che il Signore pronunziò per Israele e per Giuda:
5Così dice il Signore:
"Si ode un grido di spavento,
terrore, non pace.
6Informatevi e osservate se un maschio può partorire.
Perché mai vedo tutti gli uomini
con le mani sui fianchi come una partoriente?
Perché ogni faccia è stravolta,
impallidita? Ohimè!
7Perché grande è quel giorno,
non ce n'è uno simile!
Esso sarà un tempo di angoscia per Giacobbe,
tuttavia egli ne uscirà salvato.
8In quel giorno - parola del Signore degli eserciti - romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzerò le sue catene; non saranno più schiavi di stranieri.9Essi serviranno il Signore loro Dio e Davide loro re, che io susciterò loro.
10Tu, poi, non temere, Giacobbe, mio servo.
Oracolo del Signore.
Non abbatterti, Israele,
Poiché io libererò te dal paese lontano,
la tua discendenza dal paese del suo esilio.
Giacobbe ritornerà e godrà la pace,
vivrà tranquillo e nessuno lo molesterà.
11Poiché io sono con te
per salvarti, oracolo del Signore.
Sterminerò tutte le nazioni
in mezzo alle quali ti ho disperso;
ma con te non voglio operare una strage;
cioè ti castigherò secondo giustizia,
non ti lascerò del tutto impunito".
12Così dice il Signore: "La tua ferita è incurabile,
la tua piaga è molto grave.
13Per la tua piaga non ci sono rimedi,
non si forma nessuna cicatrice.
14Tutti i tuoi amanti ti hanno dimenticato,
non ti cercano più;
poiché ti ho colpito come colpisce un nemico,
con un castigo severo,
per le tue grandi iniquità,
per i molti tuoi peccati.
15Perché gridi per la ferita?
Incurabile è la tua piaga.
A causa della tua grande iniquità, dei molti tuoi peccati,
io ti ho fatto questi mali.
16Però quanti ti divorano saranno divorati,
i tuoi oppressori andranno tutti in schiavitù;
i tuoi saccheggiatori saranno abbandonati al saccheggio
e saranno oggetto di preda quanti ti hanno depredato.
17Farò infatti cicatrizzare la tua ferita
e ti guarirò dalle tue piaghe.
Parola del Signore.
Poiché ti chiamano la ripudiata, o Sion,
quella di cui nessuno si cura",
18Così dice il Signore.
"Ecco, restaurerò la sorte delle tende di Giacobbe
e avrò compassione delle sue dimore.
La città sarà ricostruita sulle rovine
e il palazzo sorgerà di nuovo al suo posto.
19Ne usciranno inni di lode,
voci di gente festante.
Li moltiplicherò e non diminuiranno,
li onorerò e non saranno disprezzati,
20i loro figli saranno come una volta.
la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me;
mentre punirò i loro avversari.
21Il loro capo sarà uno di essi
e da essi uscirà il loro comandante;
io lo farò avvicinare ed egli si accosterà a me.
Poiché chi è colui che arrischia la vita
per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore.
22Voi sarete il mio popolo
e io il vostro Dio.
23Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena,
una tempesta travolgente;
si abbatte sul capo dei malvagi.
24Non cesserà l'ira ardente del Signore,
finché non abbia compiuto e attuato
i progetti del suo cuore.
Alla fine dei giorni lo comprenderete!
Lettera ai Filippesi 2
1Se c'è pertanto qualche consolazione in Cristo, se c'è conforto derivante dalla carità, se c'è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione,2rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti.3Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso,4senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri.
5Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
6il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
10perché nel nome di Gesù
'ogni ginocchio si pieghi'
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11e 'ogni lingua proclami'
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
12Quindi, miei cari, obbedendo come sempre, non solo come quando ero presente, ma molto più ora che sono lontano, attendete alla vostra salvezza con timore e tremore.13È Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni.14Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche,15perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo,16tenendo alta la parola di vita. Allora nel giorno di Cristo, io potrò vantarmi di non aver corso invano né invano faticato.17E anche se il mio sangue deve essere versato in libagione sul sacrificio e sull'offerta della vostra fede, sono contento, e ne godo con tutti voi.18Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me.
19Ho speranza nel Signore Gesù di potervi presto inviare Timòteo, per essere anch'io confortato nel ricevere vostre notizie.20Infatti, non ho nessuno d'animo uguale al suo e che sappia occuparsi così di cuore delle cose vostre,21perché tutti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo.22Ma voi conoscete la buona prova da lui data, poiché ha servito il vangelo con me, come un figlio serve il padre.23Spero quindi di mandarvelo presto, non appena avrò visto chiaro nella mia situazione.24Ma ho la convinzione nel Signore che presto verrò anch'io di persona.
25Per il momento ho creduto necessario mandarvi Epafrodìto, questo nostro fratello che è anche mio compagno di lavoro e di lotta, vostro inviato per sovvenire alle mie necessità;26lo mando perché aveva grande desiderio di rivedere voi tutti e si preoccupava perché eravate a conoscenza della sua malattia.27È stato grave, infatti, e vicino alla morte. Ma Dio gli ha usato misericordia, e non a lui solo ma anche a me, perché non avessi dolore su dolore.28L'ho mandato quindi con tanta premura perché vi rallegriate al vederlo di nuovo e io non sia più preoccupato.29Accoglietelo dunque nel Signore con piena gioia e abbiate grande stima verso persone come lui;30perché ha rasentato la morte per la causa di Cristo, rischiando la vita, per sostituirvi nel servizio presso di me.
Capitolo XXXIX:Nessun affanno nel nostro agire
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, ogni tua faccenda affidala a me; al tempo giusto disporrò sempre io per il meglio. Attieniti al mio comando e ne sentirai vantaggio. O Signore, di gran cuore affido a te ogni cosa; poco infatti potranno giovare i miei piani. Volesse il cielo che io non fossi tanto preso da ciò che potrà accadere in futuro, e mi offrissi, invece, senza esitare alla tua volontà.
2. O figlio, capita spesso che l'uomo persegua con ardore alcunché di cui sente la mancanza; e poi, quando l'ha raggiunto, cominci a giudicare diversamente, perché i nostri amori non restano fermi intorno a uno stesso punto, e ci spingono invece da una cosa all'altra. Non è una questione da nulla rinunciare a se stessi, anche in cose di poco conto. Il vero progresso dell'uomo consiste nell'abnegazione di sé. Pienamente libero e sereno è appunto soltanto chi rinnega se stesso. Ecco, però, che l'antico avversario, il quale si pone contro tutti coloro che amano il bene, non tralascia la sua opera di tentazione; anzi, giorno e notte, prepara gravi insidie, se mai gli riesca di far cadere nel laccio dell'inganno qualcuno che sia poco guardingo. "Vegliate e pregate, dice i Signore, per non entrare in tentazione" (Mt 26,41).
DISCORSO 330 NEL NATALE DEI MARTIRI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaIn apertura del discorso.
1. La solennità dei beati martiri e l'attesa della Santità vostra reclamano da noi un discorso. Comprendiamo infatti come si convenga a questo giorno il dovere di svolgere una trattazione. Lo volete voi, lo vogliamo noi. Lo conceda colui nelle cui mani siamo e noi e le nostre parole, chi ce ne ha dato il volere, egli ce lo renda possibile. E nei martiri, infatti, era vivissimo questo sentire: pertanto, accesi dall'amore per le realtà invisibili, disprezzarono le cose visibili. Che cosa amò in se stesso chi giunse persino a disprezzarsi per non andare in perdizione? Erano realmente templi di Dio ed avevano l'esperienza dell'inabitazione del Dio vero in loro; ecco perché non veneravano i falsi dèi. Avevano ascoltato, avevano avidamente attinto lasciando che se ne imbevessero le più intime fibre del cuore e, in certo qual modo, avevano fatto radicare profondamente ciò che disse il Signore: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso. Rinneghi se stesso, disse, prenda la sua croce e mi segua 1. Voglio dire qualcosa al riguardo, ma la vostra attenzione mi spaventa, la preghiera lo esige.
Il rinnegamento di sé del discepolo di Cristo.
2. In che consiste, di grazia, il: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, e prenda la sua croce, e mi segua? Comprendiamo il senso del prenda la sua croce: sopporti la sua tribolazione; prenda equivale a porti, sopporti. Riceva con pazienza, disse, tutto ciò che soffre a causa mia. E mi segua. Dove? Dove sappiamo che si è recato lui dopo la risurrezione. Infatti ascese al cielo e siede alla destra del Padre. Ivi darà una sede anche a noi. Per il momento, vada avanti la speranza perché segua la realtà. Come debba precedere la speranza lo sanno coloro che ascoltano: In alto il cuore. Ma, per quanto aiuta il Signore, rimane di indagare - e di tirar fuori il senso, e di penetrarlo, quando egli apre, e di scoprirlo, quando egli lo concede, e di presentare a voi ciò che saremo riusciti a trovare - cosa voglia significare quel che disse: Rinneghi se stesso. Come si rinnega chi si ama? Questa è una domanda ragionevole, ma propria della ragione umana; l'uomo mi chiede: Come si rinnega chi si ama? Ma Dio spiega all'uomo: Si può rinnegare se si ama. Appunto con l'amore di sé, manda in perdizione se stesso; rinnegandosi, si trova. Chi ama la propria vita - dice - la perderà 2. È stato il comando di chi sa bene che cosa imporre, perché sa considerare chi sa istruire, e sa ripristinare chi si degnò di creare. Chi ama, perda. È doloroso il distacco da ciò che ami. Ma anche l'agricoltore perde temporaneamente ciò che semina. Tira fuori, sparge, getta a terra, ricopre. Di che ti meravigli? Costui che disprezza e fa cadere a terra è un avido mietitore. L'inverno e l'estate hanno provato che cosa si sia fatto; la gioia del mietitore ti dimostra l'intenzione del seminatore. Di conseguenza, chi ama la propria vita, la perderà. Chi intende ricavarne frutto, la semini. In questo, quindi, consiste il rinnegamento di sé, in modo da non andare in perdizione a causa di un amore deviante.
L'amore di sé è perverso, è assai più vero il disprezzo di sé. Amore al denaro fino al disprezzo della vita.
3. Non esiste alcuno che non si ami; ma bisogna possedere l'amore retto ed evitare quello deviante. Chiunque, abbandonato Dio, non avrà amato che sé e, per l'amore di sé, si sarà separato da Dio, neppure in sé dimora, ma esce addirittura fuori di sé. Va esule fuori dalla sua coscienza disprezzando la vita interiore, preso dall'amore per quanto è a lui estraneo. Che ho detto? Non disprezzano la propria coscienza tutti quelli che operano il male? Chiunque riconosce dignità alla propria coscienza, mette un freno alla propria ingiustizia. Avendo disprezzato Dio per l'amore di sé, ne segue che finisce per disprezzare persino se stesso, amando al di fuori ciò che egli non è. Fate attenzione, ascoltate l'Apostolo che rende testimonianza in questo senso. Dice: Per gli ultimi tempi incombono circostanze difficili 3. Che comportano le circostanze per essere difficili? Gli uomini saranno egoisti 4. Ecco l'origine del male. Stiamo dunque a vedere se, amandosi, restino magari in sé; facciamo attenzione, ascoltiamo quel che segue: Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro 5. Dove ti trovi tu che amavi te stesso? Sei fuori di te, naturalmente. Di grazia, sei tu forse il denaro? In realtà, tu che senza tener conto di Dio non ami che te, per l'attaccamento al denaro hai trascurato anche te. Prima hai trascurato, poi hai perduto. L'amore al denaro ti ha infatti portato a perdere te stesso. Per il denaro giungi a mentire: Una bocca che mentisce, uccide l'anima 6. Ecco, mentre vuoi avere il denaro, hai perduto l'anima tua. Tira fuori la bilancia della verità, non dell'avidità; tira fuori la stadera, ma della verità, non della cupidigia; tirala fuori, ti prego, e deponi denaro su un piattello e l'anima sull'altro. Ora tu pesi e, spinto dalla smania di avere, usi le dita a falsare il peso; tu vuoi che si abbassi il piattello che contiene denaro. Metti via, non pesare, vuoi ingannarti da te; vedo quel che fai. Vuoi anteporre il denaro all'anima tua, mentire per quello, perdere questa. Metti via, sia Dio a pesare; egli che non sa che sia essere ingannato e che non inganna, egli sia a pesare. Ecco, sta pesando personalmente; ecco, vedilo che pesa, ascoltalo darne esatto conto: Che giova all'uomo se guadagnerà il mondo intero? 7 È la voce divina, è la voce di colui che controlla il peso, non di chi inganna; di colui che dà esatto conto, che ammonisce. Quanto a te, ponevi su un piattello il denaro e sull'altro l'anima; osserva dove hai posto il denaro. Che risponde colui che pesa? Tu hai posto denaro: Che giova all'uomo se guadagnerà il mondo intero, mentre lascia che vada perduta la propria anima? 8 Tu volevi porre, invece, sulla medesima bilancia, l'anima e il guadagno: il confronto devi farlo con il mondo. Da parte tua eri deciso ad acquistare la terra al prezzo della perdita dell'anima: questa ha maggior peso del cielo e della terra. Ma tu lo fai perché, abbandonando Dio e preoccupandoti di te stesso, ti sei allontanato anche da te, e già apprezzi più di te ciò che ti è esterno. Torna a te: e, una volta rientrato in te, volgiti ancora verso l'alto, non restare in te. Prima torna in te dal mondo esterno, e poi rendi te stesso a colui che ti ha creato, e che ha cercato te, perduto; ha trovato te, fuggitivo; a se stesso ha convertito te che gli avevi voltato le spalle. Torna a te, dunque, e muovi verso di lui che ti ha creato. Imita quel figlio minore, perché forse sei tu. Mi rivolgo al popolo non ad un singolo e se tutti potessero udirmi, non ad un solo uomo, ma al genere umano. Torna, dunque, sii quel figlio minore che, vivendo spensieratamente del suo avere, una volta sperperato e perduto, si trovò nel bisogno, condusse alla pastura i porci, sfinito dalla fame sospirò, e tornò a pensare a suo padre. E che dice di lui il Vangelo? E rientrò in se stesso 9. Vediamo se sia rimasto in se stesso quello che, uscito fuori di sé, tornò a se stesso. Rientrato in se stesso disse: mi alzerò. Dunque era caduto. Mi alzerò - disse - e andrò da mio Padre 10. Ecco che già rinunzia a sé chi ha ritrovato se stesso. In che modo rinunzia? Ascoltate: E gli dirò: ho peccato -disse - contro il cielo e contro di te. Rinunzia a sé. Non sono più degno di esser chiamato tuo figlio 11. Ecco quel che fecero i santi martiri. Disprezzarono le cose esterne; tutte le attrattive di questo mondo, gli errori e i terrori tutti, tutto ciò che era gradevole e tutto ciò che atterriva, tutto interamente disprezzarono, tutto interamente calpestarono. Entrarono quindi in se stessi e si scrutarono; si conobbero dentro di sé e furono scontenti di sé; si affrettarono a rivolgersi a colui che li aveva plasmati per rivivere di vita nuova in cui perseverare, in cui far scomparire quello che, per loro personale iniziativa, stava diventando il loro essere, e in modo che si conservasse quello che Dio aveva creato in essi. Ecco il rinnegamento di sé.
Il timore di Pietro per la futura passione di Cristo. Cosa sia il rinnegamento di sé.
4. L'apostolo Pietro non poteva ancora capirlo quando al Signore nostro Gesù Cristo, che preannunziava la sua futura passione, disse: Dio te ne scampi, Signore, questo non avverrà 12. Temeva la morte della Vita. Durante la lettura del santo Vangelo avete adesso ascoltato che cosa il beato Pietro abbia risposto al Salvatore che preannunciava la sua passione per nostro amore, e che in certo modo prometteva. Lo schiavo faceva opposizione al Redentore. Che fai, Apostolo? com'è che ti opponi? Come puoi dire: Questo non avverrà? Non subirà allora la passione il Signore? La parola della croce ti è di scandalo: è stoltezza per coloro che si perdono. Ti si vuole riscattare e tu fai opposizione a colui che ti acquista? Lascia che vada alla passione: egli sa cosa fare, sa perché è venuto, sa come cercarti, sa come trovarti. Non stare a far scuola al tuo Maestro; procurati dal suo costato il tuo prezzo. Piuttosto, sii tu ad ascoltare chi ti corregge, non esser tu a voler correggere; è perversità invertire l'ordine di precedenza. Ascolta quello che dice: Lungi da me 13. Lo dico perché è stato lui a dirlo; senza offendere l'Apostolo, non tacerò la parola del Signore. Cristo Signore disse: Lungi da me, satana 14. Perché satana? Perché mi vuoi passare avanti. Non vuoi essere satana? Cammina dietro di me. Se vai dietro di me, mi seguirai infatti; se mi segui, prenderai la tua croce, non mi sarai consigliere ma discepolo. Perché dunque ti sei spaventato quando il Signore ha dato l'annunzio della sua morte? Il tuo spavento non ebbe altra causa che il timore di morire anche tu. Per il timore della morte non hai rinnegato te stesso; per un perverso amore di te, hai rinnegato lui stesso. Ma più tardi il beato apostolo Pietro, dopo aver rinnegato tre volte il Signore, con il pianto lavò quella colpa: alla risurrezione del Signore, confermato e maturato nella fede, morì per colui che aveva rinnegato per timore della morte; confessandolo, trovò la morte, ma, appunto attraverso la morte, riuscì a far sua la vita. Ed ecco: Pietro non muore più; è scomparso ogni timore, non si è ripetuto, in seguito, il pianto, tutto è passato, è sempre beato con Cristo. Tenne sotto i piedi ogni attrattiva del mondo esterno, le minacce, come pure i terrori: rinunziò a se stesso, prese la sua croce e seguì il Signore. Ascolta anche l'apostolo Paolo rinnegare se stesso: Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo per mezzo della quale il mondo è stato per me crocifisso come io per il mondo 15. Ascoltalo insistere nel rinnegamento di sé. Dice: Non sono più io che vivo. È chiara la sua rinunzia all'io; ma ecco seguire una trionfale testimonianza di Cristo: ma Cristo vive in me 16. Che vuol dire allora "rinnega te"? Non essere tu la tua stessa vita. E che si vuol dire col "non essere tu la tua stessa vita"? Non fare la tua volontà, ma la volontà di colui che abita in te.
1 - Mt 16, 24.
2 - Gv 12, 25.
3 - 2 Tm 3, 1.
4 - 2 Tm 3, 2.
5 - 2 Tm 3, 2.
6 - Sap 1, 11.
7 - Mt 16, 26.
8 - Mt 16, 26.
9 - Lc 15, 17.
10 - Lc 15, 18.
11 - Lc 15, 19.
12 - Mt 16, 22.
13 - Mt 16, 23.
14 - Mt 16, 23.
15 - Gal 6, 14.
16 - Gal 2, 20.
Tre lacci per condurre alla perdizione
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa sera del 4 aprile 1869 Don Bosco raccontò ai suoi giovani un sogno che li impressionò vivamente.
«Sognai — disse — di trovarmi in chiesa, in mezzo a una moltitudine di
giovani che si preparavano alla confessione. Un numero stragrande
assiepava il mio confessionale sotto il pulpito.
Cominciai a confessare, ma presto vedendo tanti giovani, mi alzai e mi
avviai verso la sacrestia in cerca di qualche prete che mi aiutasse.
Passando vidi, con enorme sorpresa, giovani che avevano una corda al
collo, che stringeva loro la gola.
— Perché tenete quella corda al collo? — domandai —. Levatevela!
E non mi rispondevano, ma mi guardavano fissamente.
— Orsù — dissi a uno che mi era vicino —, togli quella corda!
— Non posso levarla; c’è uno dietro che la tiene.
Guardai allora con maggior attenzione e mi parve di veder spuntare
dietro le spalle di molti ragazzi due lunghissime corna. Mi avvicinai
per vedere meglio e, dietro le spalle del ragazzo più vicino, scorsi una
brutta bestia con un ceffo orribile, somigliante a un gattone, con
lunghe corna, che stringeva quel laccio.
Volli chiedere a quel mostro chi fosse e cosa facesse, ma esso abbassò
il muso cercando di nasconderlo tra le zampe, rannicchiandosi per non
lasciarsi vedere. Prego allora un giovane di correre in sacrestia a
prendere il secchiello dell’acqua santa. Intanto mi accorgo che ogni
giovane ha dietro le spalle un così poco grazioso animale. Prendo
l’aspersorio e domando a uno di quei gattoni:
— Chi sei?
L’animale mi guarda minaccioso, allarga la bocca, digrigna i denti e fa l’atto di avventarmisi contro.
— Dimmi subito che cosa fai qui, brutta bestia. Non mi fai paura. Vedi? Con quest’acqua ti lavo per bene, se non rispondi.
Il mostro mi guardò rabbrividendo. Si contorse in modo spaventoso e io scoprii che teneva in mano tre lacci.
— Che cosa significano?
— Non lo sai? Io, stando qui, con questi tre lacci stringo i giovani perché si confessino male.
— E còme? In che maniera?
— Non te lo voglio dire; tu lo sveli ai giovani.
— Voglio sapere che cosa sono questi tre lacci. Parla, altrimenti ti getto addosso l’acqua benedetta.
— Per pietà, mandami all’inferno, ma non gettarmi addosso quell’acqua.
— In nome di Gesù Cristo, parla dunque!
Il mostro, torcendosi spaventosamente, rispose:
— Il primo modo col quale stringo questo laccio è con far tacere ai giovani i loro peccati in confessione.
— E il secondo?
— Il secondo è di spingerli a confessarsi senza dolore.
— Il terzo?
— Il terzo non te lo voglio dire.
— Come? Non me lo vuoi dire? Adesso ti getto addosso quest’acqua benedetta.
— No, no! Non parlerò, si mise a urlare, ho già detto troppo.
— E io voglio che tu me lo dica.
E ripetendo la minaccia, alzai il braccio. Allora uscirono fiamme dai
suoi occhi, e poi ancora gocce di sangue. Finalmente disse:
— Il terzo è di non fare proponimenti e di non seguire gli avvisi del
confessore. Osserva il profitto che i giovani ricavano dalle
confessioni; se vuoi conoscere se tengo i giovani allacciati, guarda se
si emendano.
— Perché nel tendere i lacci ti nascondi dietro le spalle dei giovani?
— Perché non mi vedano e per poterli più facilmente trascinare nel mio regno.
Mentre volevo domandargli altre cose e intimargli di svelarmi in qual
modo si potesse render vane le sue arti, tutti gli altri orribili
gattoni incominciarono un sordo mormorio, poi ruppero in lamenti e si
misero a gridare contro colui che aveva parlato; e fecero una
sollevazione generale. Io, vedendo quello scompiglio e pensando che non
avrei ricavato più nulla di vantaggioso da quelle bestie, alzai
l’aspersorio e gettai l’acqua benedetta da tutte le parti. Allora, con
grandissimo strepito, tutti quei mostri si diedero a precipitosa fuga,
chi da una parte e chi dall’altra. A quel rumore mi svegliai».
C’è un proverbio che dice: « Un buon consiglio lo si riceve anche dal
diavolo ». E qui il diavolo ne ha dato a Don Bosco uno che può fare
anche per noi: « Osserva il profitto che i giovani ricavano dalle
confessioni: se vuoi conoscere se li tengo allacciati, guarda se si
emendano».
13 luglio 1976 - LA REDENZIONE
Mons. Ottavio Michelini
Scrivi, figlio mio.
Ripetutamente ne ho parlato, ora desidero ricapitolare i vari accenni fatti, a conclusione del terzo libro destinato a riportare alla ribalta della mia Chiesa il solo veramente importante problema della Pastorale.
Tutti gli altri problemi devono inserirsi in questo fondamentale scopo di ogni attività pastorale.
Molti, figlio mio, nella mia Chiesa non hanno le idee chiare sulla ragione prima della loro vocazione. Questo è veramente paradossale.
Io, Gesù, voglio che Vescovi, sacerdoti e fedeli siano miei corredentori. In misura diversa, ma tutti li voglio corredentori, debbono cioè con Me continuare il Mistero della Redenzione. Ma che vuol dire redimere se non liberare le anime dalla sopraffazione di Satana, la piú orribile e la piú nociva?
Chi è Satana? Chi sono le schiere a Lui sottomesse?
Satana è creatura di Dio, a Dio ribellatasi.(p.141)
Satana, dopo Dio, nel Mondo invisibile e visibile era la creatura più potente, più grande, meravigliosa nella sua bontà e santità.
Fu questa sua sconfinata potenza e bellezza che lo perse, perché ne fu così tremendamente orgoglioso da reputarsi simile a Dio.
Da qui il suo rifiuto di sottomettersi a Dio, da qui la sua perdizione eterna, da qui il suo implacabile odio verso Dio, verso la Vergine che di fatto è subentrata a lui, al primo posto nella creazione. La Vergine è non Solo la ragione della sua sconfitta, avendo Essa resa possibile per la sua umiltà la Redenzione, ma ora è Lei la prima, dopo Dio, del Mondo invisibile e visibile e nessuna creatura potrà mai eguagliarla.
Tremenda realtà
Satana è persona vera, viva e reale, potente e malvagia, corrotta, capace solo di male, anzi di tutto il male entrato nel mondo per colpa di lui.
Satana è una tremenda realtà con la quale volenti o nolenti dobbiamo fare i conti.
Satana è il sadico per eccellenza: non condizionato dal tempo e dallo spazio può operare contemporaneamente in diversi luoghi.
Dalla sua ribellione a Dio non ha mai cessato (p.142) per un istante di ordire congiure, crimini, nefandezze di ogni specie.
Satana è sempre in agguato, pronto a tendere lacci alle anime incaute ed imprudenti per farle sue vittime
Vi sono sulla terra non migliaia, ma milioni di persone che soffrono fisicamente, moralmente e spiritualmente per colpa di Lui. Vi sono alcune persone nei manicomi non per vera malattia ma per colpa di lui, che ha saputo camuffare la sua presenza in modo da portare all'avvilimento e alla disperazione.
Tiene il mondo sotto la sua odiosa tirannia e il mondo stupidamente non gli crede.
Quello che si è detto di Satana, lo si dica per le innumerevoli schiere dei suoi seguaci: un numero impressionante.
Lotta al peccato
Redimere vuol dire ricomprare dalla schiavitù, cioè liberare le anime da questa odiosa e perversa tirannia.
Io, Gesú, mi sono fatto Carne per questo, per questo rinnovo il Mistero della Croce nel Mistero della santa Messa; perpetuo la mia presenza nel mondo, nei Santi Tabernacoli, mistero d'infinita umiltà.(p.143)
Satana è sconfinata superbia.
Io, Gesú, sono infinita umiltà.
Ora che Vescovi, sacerdoti e fedeli non capiscano che lo scopo fondamentale della loro vocazione è liberare le anime dagli assalti delle potenze dell'Inferno, ossia dei demoni, è veramente paradossale.
Che abbiano camuffato la loro pastorale di mille attività e iniziative che però non approdano allo scopo, è talmente evidente che il non ammetterlo è cecità completa.
Ma Vescovi e sacerdoti vedono o non vedono il loro fallimento? Non sentono il bisogno di ricercare le cause della loro fallimentare pastorale?
Non emerge chiarissimo dalla Rivelazione lo scopo della Redenzione, che è lotta a Satana e al peccato ?
Ma non vedono Vescovi e sacerdoti che ogni attività, se non è inserita in questa lotta, è sterile come inutili diventano i rami che non sono più inseriti nel tronco?
Guardare a Gesù
Ho detto già chiaramente le sorti di un esercito i cui capi, ufficiali e gregari non credono al nemico, alla sua potenza, alla sua astuzia.(p.144)
Questa è la situazione della Chiesa oggi.
Non si arriverà mai a vedere, ad ammettere la tragica situazione della Chiesa se non si guarderà a Me, Figlio di Dio e alla Madre mia santissima.
Con l'umiltà, con la povertà e con la preghiera noi abbiamo affrontato il Nemico.
Adesso è l'ora del mio Corpo Mistico: o si imbocca la sola strada giusta - e Io sono la Via! - o la valanga vi disperderà!
Ti benedico, figlio, e non temere. La verità di nulla deve temere.(p.145)