Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 13° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 4
1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.3Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane".4Ma egli rispose: "Sta scritto:
'Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".'
5Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio6e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
'Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede'".
7Gesù gli rispose: "Sta scritto anche:
'Non tentare il Signore Dio tuo'".
8Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:9"Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai".10Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto:
'Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto'".
11Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.
12Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea13e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,14perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
15'Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,
sulla via del mare, al di là del Giordano,
Galilea delle genti;'
16'il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte
una luce si è levata.'
17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino".
18Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
19E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini".20Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò.22Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
23Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.24La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva.25E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Genesi 4
1Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: "Ho acquistato un uomo dal Signore".2Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.
3Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore;4anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta,5ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto.6Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto?7Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo".8Caino disse al fratello Abele: "Andiamo in campagna!". Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.9Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?".10Riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!11Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello.12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra".13Disse Caino al Signore: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono?14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere".15Ma il Signore gli disse: "Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato.16Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.
17Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio.18A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech.19Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla.20Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame.21Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto.22Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama.
23Lamech disse alle mogli:
"Ada e Zilla, ascoltate la mia voce;
mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire:
Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura
e un ragazzo per un mio livido.
24 Sette volte sarà vendicato Caino
ma Lamech settantasette".
25Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. "Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso".
26Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore.
Salmi 78
1'Maskil. Di Asaf.'
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.
5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.
10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.
17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.
23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.
32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,
43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.
49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.
52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.
56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.
59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.
65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.
Salmi 78
1'Maskil. Di Asaf.'
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.
5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.
10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.
17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.
23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.
32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,
43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.
49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.
52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.
56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.
59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.
65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.
Daniele 11
1 e io, nell'anno primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno.
2Ed ora io ti manifesterò la verità. Ecco, vi saranno ancora tre re in Persia: poi il quarto acquisterà ricchezze superiori a tutti gli altri e dopo essersi reso potente con le ricchezze, muoverà con tutti i suoi contro il regno di Grecia.3Sorgerà quindi un re potente e valoroso, il quale dominerà sopra un grande impero e farà ciò che vuole;4ma appena si sarà affermato, il suo regno verrà smembrato e diviso ai quattro venti del cielo, ma non fra i suoi discendenti né con la stessa forza che egli possedeva; il suo regno sarà infatti smembrato e dato ad altri anziché ai suoi discendenti.
5Il re del mezzogiorno diverrà potente e uno dei suoi capitani sarà più forte di lui e il suo impero sarà grande.6Dopo qualche anno faranno alleanza e la figlia del re del mezzogiorno verrà al re del settentrione per fare la pace, ma non potrà mantenere la forza del suo braccio e non resisterà né lei né la sua discendenza e sarà condannata a morte insieme con i suoi seguaci, il figlio e il marito.7In quel tempo, da un germoglio delle sue radici sorgerà uno, al posto di costui, e verrà con un esercito e avanzerà contro le fortezze del re del settentrione, le assalirà e se ne impadronirà.8Condurrà in Egitto i loro dèi con le loro immagini e i loro preziosi oggetti d'oro e d'argento, come preda di guerra, poi per qualche anno si asterrà dal contendere con il re del settentrione.9Questi muoverà contro il re del mezzogiorno, ma se ne ritornerà nel suo paese.
10Poi suo figlio si preparerà alla guerra, raccogliendo una moltitudine di grandi eserciti, con i quali avanzerà come una inondazione: attraverserà il paese per attaccare di nuovo battaglia e giungere sino alla sua fortezza.11Il re del mezzogiorno, inasprito, uscirà per combattere con il re del settentrione, che si muoverà con un grande esercito, ma questo cadrà in potere del re del mezzogiorno,12il quale dopo aver disfatto quell'esercito si gonfierà d'orgoglio, ma pur avendo abbattuto decine di migliaia, non per questo sarà più forte.13Il re del settentrione di nuovo metterà insieme un grande esercito, più grande di quello di prima, e dopo qualche anno avanzerà con un grande esercito e con grande apparato.14In quel tempo molti si alzeranno contro il re del mezzogiorno e uomini violenti del tuo popolo insorgeranno per adempiere la visione, ma cadranno.15Il re del settentrione verrà, costruirà terrapieni e occuperà una città ben fortificata. Le forze del mezzogiorno, con truppe scelte, non potranno resistere, mancherà loro la forza per opporre resistenza.16L'invasore farà ciò che vuole e nessuno gli si potrà opporre; si stabilirà in quella magnifica terra e la distruzione sarà nelle sue mani.17Quindi si proporrà di occupare tutto il regno del re del mezzogiorno, stipulerà un'alleanza con lui e gli darà sua figlia per rovinarlo, ma ciò non riuscirà e non raggiungerà il suo scopo.
18Poi volgerà le mire alle isole e ne prenderà molte, ma un comandante straniero farà cessare la sua arroganza, facendola ricadere sopra di lui.19Si volgerà poi verso le fortezze del proprio paese, ma inciamperà, cadrà, scomparirà.20Sorgerà quindi al suo posto uno che manderà esattori nella terra perla del suo regno, ma in pochi giorni sarà stroncato, non nel furore di una rivolta né in battaglia.
21Gli succederà poi un uomo abbietto, privo di dignità regale: verrà di nascosto e occuperà il regno con la frode.22Le forze armate saranno annientate davanti a lui e sarà stroncato anche il capo dell'alleanza.23Non appena sarà stata stipulata un'alleanza con lui, egli agirà con la frode, crescerà e si consoliderà con poca gente.24Entrerà di nascosto nei luoghi più fertili della provincia e farà cose che né i suoi padri né i padri dei suoi padri osarono fare; distribuirà alla sua gente preda, spoglie e ricchezze e ordirà progetti contro le fortezze, ma ciò fino ad un certo tempo.
25La sua potenza e il suo ardire lo spingeranno contro il re del mezzogiorno con un grande esercito e il re del mezzogiorno verrà a battaglia con un grande e potente esercito, ma non potrà resistere, perché si ordiranno congiure contro di lui:26i suoi stessi commensali saranno causa della sua rovina; il suo esercito sarà travolto e molti cadranno uccisi.27I due re non penseranno che a farsi del male a vicenda e seduti alla stessa tavola parleranno con finzione, ma senza riuscire nei reciproci intenti, perché li attenderà la fine, al tempo stabilito.28Egli ritornerà nel suo paese con grandi ricchezze e con in cuore l'avversione alla santa alleanza: agirà secondo i suoi piani e poi ritornerà nel suo paese.29Al tempo determinato verrà di nuovo contro il paese del mezzogiorno, ma quest'ultima impresa non riuscirà come la prima.30Verranno contro lui navi dei Kittìm ed egli si sentirà scoraggiato e tornerà indietro. Si volgerà infuriato e agirà contro la santa alleanza, e nel suo ritorno se la intenderà con coloro che avranno abbandonato la santa alleanza.31Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l'abominio della desolazione.
32Con lusinghe egli sedurrà coloro che avranno apostatato dall'alleanza, ma quanti riconoscono il proprio Dio si fortificheranno e agiranno.33I più saggi tra il popolo ammaestreranno molti, ma cadranno di spada, saranno dati alle fiamme, condotti in schiavitù e saccheggiati per molti giorni.34Mentre così cadranno, riceveranno un po' di aiuto: molti però si uniranno a loro ma senza sincerità.35Alcuni saggi cadranno perché fra di loro ve ne siano di quelli purificati, lavati, resi candidi fino al tempo della fine, che dovrà venire al tempo stabilito.
36Il re dunque farà ciò che vuole, s'innalzerà, si magnificherà sopra ogni dio e proferirà cose inaudite contro il Dio degli dèi e avrà successo finché non sarà colma l'ira; poiché ciò che è stato determinato si compirà.37Egli non si curerà neppure delle divinità dei suoi padri né del dio amato dalle donne, né di altro dio, poiché egli si esalterà sopra tutti.38Onorerà invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con gemme e con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto.39Nel nome di quel dio straniero attaccherà le fortezze e colmerà di onori coloro che lo riconosceranno: darà loro il potere su molti e distribuirà loro terre in ricompensa.
40Al tempo della fine il re del mezzogiorno si scontrerà con lui e il re del settentrione gli piomberà addosso, come turbine, con carri, con cavalieri e molte navi; entrerà nel suo territorio invadendolo.41Entrerà anche in quella magnifica terra e molti paesi soccomberanno. Questi però scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab e gran parte degli Ammoniti.42Metterà così la mano su molti paesi; neppure l'Egitto scamperà.43S'impadronirà di tesori d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose d'Egitto: i Libi e gli Etiopi saranno al suo seguito.44Ma notizie dall'oriente e dal settentrione lo turberanno: egli partirà con grande ira per distruggere e disperdere molti.45Pianterà le tende del suo palazzo fra il mare e il bel monte santo: poi giungerà alla fine e nessuno verrà in suo aiuto.
Atti degli Apostoli 7
1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?".2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il 'Dio della gloria' apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,3'e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò'.4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate,5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, 'neppure quanto l'orma di un piede', ma gli promise 'di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui', sebbene non avesse ancora figli.6Poi Dio parlò così: 'La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni'.7'Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia', disse Dio: 'dopo potranno uscire e mi adoreranno' in questo luogo.8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e 'lo circoncise l'ottavo giorno' e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.9Ma i patriarchi, 'gelosi di Giuseppe, lo vendettero' schiavo 'in Egitto. Dio però era con lui'10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e 'gli diede grazia' e saggezza 'davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa'.11'Venne una carestia su tutto l'Egitto' e 'in Canaan' e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.12'Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano', vi inviò i nostri padri una prima volta;13la seconda volta Giuseppe 'si fece riconoscere dai suoi fratelli' e fu nota al faraone la sua origine.14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, 'settantacinque persone in tutto'.15E Giacobbe 'si recò in Egitto, e qui egli morì' come anche i nostri padri;16'essi furono poi trasportati in Sichem' e posti 'nel sepolcro che Abramo aveva acquistato' e pagato in denaro 'dai figli di Emor, a Sichem'.
17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo 'crebbe e si moltiplicò' in Egitto,18finché 'salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe'.19Questi, 'adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò' i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non 'sopravvivessero'.20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; 'egli fu allevato per tre mesi' nella casa paterna, poi,21essendo stato esposto, 'lo raccolse la figlia del faraone' e lo allevò 'come figlio'.22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere.23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai 'suoi fratelli, i figli di Israele',24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, 'uccidendo l'Egiziano'.25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero.26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro?27Ma 'quello che maltrattava il vicino' lo respinse, dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi'?28'Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano'?29'Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian', dove ebbe due figli.
30Passati quarant'anni, 'gli apparve nel deserto del monte' Sinai 'un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente'.31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:32'Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe'. Esterrefatto, Mosè non osava guardare.33'Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa'.34'Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto'.35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice'?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto.36Egli li fece uscire, compiendo 'miracoli e prodigi nella terra d'Egitto', nel Mare Rosso, e 'nel deserto per quarant'anni'.37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: 'Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me'.38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi.39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e 'si volsero' in cuor loro 'verso l'Egitto',40dicendo ad Aronne: 'Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto'.41E in quei giorni 'fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici' all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani.42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell''esercito del cielo', come è scritto nel libro dei Profeti:
43'Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati' per adorarli!
'Perciò vi deporterò al di là' di Babilonia.
44I nostri padri avevano nel deserto 'la tenda della testimonianza', come aveva ordinato colui che 'disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto'.45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella 'conquista dei popoli' che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide.46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò 'di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe';47'Salomone' poi 'gli edificò una casa'.48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:
49'Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?'
50'Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?'
51'O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie', voi sempre 'opponete resistenza allo Spirito Santo'; come i vostri padri, così anche voi.52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.
Capitolo XXII: La meditazione della miseria umana
Leggilo nella Biblioteca1. Dovunque tu sia e dovunque ti volga, sei sempre misera cosa; a meno che tu non ti volga tutto a Dio. Perché resti turbato quando le cose non vanno secondo la tua volontà e il tuo desiderio? Chi è colui che tutto ha secondo il suo beneplacito? Non io, non tu, né alcun altro su questa terra. Non c'è persona al mondo, anche se è un re o un papa, che non abbia qualche tribolazione o afflizione. E chi è dunque che ha la parte migliore? Senza dubbio colui che è capace di sopportare qualche male per amore di Dio. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. Quanto più uno desidera elevarsi spiritualmente, tanto più la vita presente gli appare amara, perché constata pienamente le deficienze dovute alla corrotta natura umana. Invero mangiare, bere, star sveglio, dormire, riposare, lavorare, e dover soggiacere alle altre necessità che ci impone la nostra natura, tutto ciò, in realtà, è una miseria grande e un dolore per l'uomo religioso; il quale amerebbe essere sciolto e libero da ogni peccato. In effetti l'uomo che vive interiormente si sente schiacciato, come sotto un peso, dalle esigenze materiali di questo mondo; ed è perciò che il profeta prega fervorosamente di essere liberato, dicendo: "Signore, toglimi da queste necessità" (Sal 24,17).
2. Guai a quelli che non riconoscono la loro miseria. Guai, ancor più, a quelli che amano questa vita miserabile e destinata a finire; una vita alla quale tuttavia certa gente - anche se, lavorando o elemosinando, mette insieme appena appena il necessario - si abbarbica, come se potesse restare quaggiù in eterno, senza darsi pensiero del regno di Dio. Gente pazza, interiormente priva di fede; gente sommersa dalle cose terrene, tanto da gustare solo ciò che è materiale. Alla fine, però, constateranno, con pena, quanto poco valessero - anzi come fossero un nulla - le cose che avevano amato. Ben diversamente, i santi di Dio, e tutti i devoti amici di Cristo; essi non andavano dietro ai piaceri del corpo o a ciò che rende fiorente questa vita mortale. La loro anelante tensione e tutta la loro speranza erano per i beni eterni; il loro desiderio - per non essere tratti al basso dall'attaccamento alle cose di quaggiù - si elevava interamente alle cose invisibili, che non vengono meno. O fratello, non perdere la speranza di progredire spiritualmente; ecco, ne hai il tempo e l'ora. Perché, dunque, vuoi rimandare a domani il tuo proposito? Alzati, e comincia all'istante, dicendo: è questo il momento di agire; è questo il momento di combattere; è questo il momento giusto per correggersi. Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima di giungere nel refrigerio (Sal 65,12). E se non farai violenza a te stesso, non vincerai i tuoi vizi. Finché portiamo questo fragile corpo, non possiamo essere esenti dal peccato, né vivere senza molestie e dolori. Ben vorremmo aver tregua da ogni miseria; ma avendo perduto, a causa del peccato, la nostra innocenza, abbiamo perduto quaggiù anche la vera felicità. Perciò occorre che manteniamo in noi una ferma pazienza, nell'attesa della misericordia divina, "fino a che sia scomparsa l'iniquità di questo mondo" (Sal 56,2) e le cose mortali "siano assunte dalla vita eterna" (2Cor 5,4).
3. Tanto è fragile la natura umana che essa pende sempre verso il vizio. Ti accusi oggi dei tuoi peccati e domani commetti di nuovo proprio ciò di cui ti sei accusato. Ti proponi oggi di guardarti dal male, e dopo un'ora agisci come se tu non ti fossi proposto nulla. Ben a ragione, dunque, possiamo umiliarci; né mai possiamo avere alcuna buona opinione di noi stessi, perché siamo tanto deboli e instabili. Inoltre, può andare rapidamente perduto per negligenza ciò che a stento, con molta fatica, avevamo alla fine raggiunto, per grazia di Dio. E che cosa sarà di noi alla fine, se così presto ci prende la tiepidezza? Guai a noi, se pretendessimo di riposare tranquillamente, come se già avessimo raggiunto pace e sicurezza, mentre, nella nostra vita, non si vede neppure un indizio di vera santità. Occorrerebbe che noi fossimo di nuovo plasmati, quasi in un buon noviziato, a una vita irreprensibile; in tal modo potremo sperare di raggiungere un certo miglioramento e di conseguire un maggior profitto spirituale.
DISCORSO 191 NATALE DEL SIGNORE
Discorsi - Sant'Agostino
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Il grande amore di Cristo per l'uomo.
1. 1. Il Verbo del Padre, per mezzo del quale sono stati creati i tempi 1, divenuto carne, ci ha donato il suo Natale nel tempo. Per la sua nascita umana volle avere un giorno determinato, lui senza il cui intervento divino nessun giorno può scorrere. Egli che presso il Padre precede tutta l'estensione dei secoli, nascendo dalla madre nel tempo in questo giorno si inserì nel defluire degli anni. Il creatore dell'uomo è diventato uomo: perché, pur essendo l'ordinatore delle stelle, potesse succhiare da un seno di donna; pur essendo il pane 2, potesse aver fame 3; pur essendo la fonte 4, potesse aver sete 5; pur essendo la luce 6 potesse dormire 7; pur essendo la via 8 potesse stancarsi per il viaggio 9; pur essendo la verità 10 potesse essere accusato da falsi testimoni 11; pur essendo giudice dei vivi e dei morti 12 potesse essere giudicato da un giudice mortale; pur essendo la giustizia 13 potesse essere condannato da uomini ingiusti; pur essendo il flagello potesse essere colpito da flagelli; pur essendo grappolo potesse essere coronato di spine; pur essendo il fondamento potesse essere sospeso ad un legno; pur essendo la fortezza potesse diventare debole; pur essendo la salvezza potesse essere ferito; pur essendo la vita potesse morire. Sostenne per noi queste cose ed altre simili pur non meritandosele, per liberare noi anche se eravamo indegni. Mentre né lui, che per noi sopportò tanti mali, si meritava alcunché di male, né noi, che tramite lui abbiamo ricevuto tanti beni, ci meritavamo alcunché di bene. Per questi motivi colui che era Figlio di Dio prima di tutti i secoli senza inizio di giorni, negli ultimi tempi si è degnato di diventare figlio dell'uomo. E colui che, nato dal Padre, non è stato formato dal Padre, è stato formato nella madre che aveva fatto. È nato da lei per poter rimanere finalmente qui in terra; mentre lei mai e da nessuna parte avrebbe potuto esistere se non per mezzo di lui.
La verginità di Maria.
1. 2. Così si è adempiuto quanto aveva predetto il Salmo: La verità è sorta dalla terra 14. Maria era vergine prima di concepire Gesù e rimase vergine anche dopo averlo partorito. In quella terra, cioè in quel corpo donde è sorta la Verità non venne meno l'integrità. Dopo la sua risurrezione, poiché i discepoli credevano che fosse uno spirito, non un corpo, Gesù disse: Palpatemi e osservate; uno spirito non ha carne ed ossa come vedete che ho io 15. E nonostante la consistenza del suo corpo giovanile, s'introdusse presso i discepoli a porte chiuse 16. Perché allora colui che, da grande, poté entrare attraverso le porte chiuse, non avrebbe potuto anche, da piccolo, uscire attraverso membra incorrotte? Gli increduli non vogliono credere né a questo fatto né a quell'altro. Ma tanto più la fede li ammette ambedue quanto più l'incredulità li rifiuta ambedue. L'incredulità consiste nel negare in Cristo la divinità. Ma se la fede ammette che Dio è nato nella natura umana, non dubita che sia possibile a Dio compiere ambedue i portenti: sia che il suo corpo, già grande, si presentasse, mentre l'uscio era chiuso, davanti a coloro che erano all'interno della casa; sia che, da bambino, procedesse come sposo dal suo talamo 17, cioè dal grembo verginale, lasciando illesa la verginità della madre.
La Chiesa madre e vergine.
2. 3. Nel grembo verginale della madre l'unigenito Figlio di Dio si è degnato di unire a sé la natura umana, per congiungere a sé, capo immacolato, la Chiesa immacolata. L'apostolo Paolo chiama la Chiesa vergine non perché considera in essa soltanto coloro che sono vergini anche nel corpo, ma perché desidera che tutti abbiano il cuore incorrotto. Vi ho fidanzati - dice - ad un solo sposo, per presentarvi a Cristo come una vergine casta 18. La Chiesa, imitando la Madre del suo Signore, anche là dove non ha potuto esserlo nel corpo, è tuttavia insieme madre e vergine nello spirito. Cristo dunque, che ha reso vergine la sua Chiesa liberandola dalla fornicazione dei demoni, nascendo, non ha tolto in alcun modo la verginità a sua madre. Voi, vergini consacrate, nate dalla incorrotta verginità della Chiesa, che non curandovi delle nozze terrene avete scelto di essere vergini anche nel corpo, celebrate oggi con solennità e gioia il parto della Vergine. È nato infatti da una donna colui che non ha avuto bisogno di essere generato in lei da un uomo. Egli, che a voi ha fatto dono della verginità che avreste amato, non tolse alla madre ciò che anche voi ora amate. Egli, che risana in voi ciò che avete ereditato da Eva, non può rovinare ciò che voi avete amato in Maria.
Imitare la verginità di Maria.
3. 4. Seguite le orme di colei che nel concepire non si unì a uomo e nel partorire rimase vergine. Imitatela in quanto ne avete la possibilità. Non nella fecondità, perché questo è impossibile senza compromettere la verginità. Lei sola poté avere ambedue le cose, delle quali voi ne avete scelta una; se voleste averle ambedue, perdereste quella che avete scelto. Lei sola poté avere ambedue le cose, lei che generò l'Onnipotente, in virtù del quale poté averle ambedue. Solo in questo unico modo era conveniente che l'unico Figlio di Dio diventasse figlio dell'uomo. Tuttavia per il fatto che Cristo è stato partorito soltanto dalla Vergine, non per questo non è niente per voi; infatti, benché non avete potuto partorirlo nella carne come figlio, lo avete trovato nel cuore come sposo: e un tale sposo che, mentre in quanto redentore ricolma la vostra felicità, non dovete temere che vi tolga il bene della verginità. Egli infatti che non ha tolto la verginità alla madre neanche quando questa lo partorì fisicamente, molto più la conserverà in voi nell'amplesso spirituale. Né dovete ritenervi sterili per il fatto che rimanete vergini. Infatti una virtuosa integrità del corpo è assai utile per la fecondità del cuore. Comportatevi come consiglia l'Apostolo: siccome non dovete preoccuparvi delle cose del mondo e di come poter piacere ai mariti, datevi pensiero delle cose di Dio, come possiate piacere in tutto a lui 19. Perché possiate avere non un grembo fecondo di nascite, ma un cuore fecondo di virtù. Ora, arrivato al termine, mi rivolgo a tutti voi che siete presenti, parlo a tutti, vorrei sollecitare con queste parole tutti voi, che siete la vergine casta che l'Apostolo ha fidanzato a Cristo 20. Quanto ammirate nel corpo di Maria abbiatelo nell'intimo della vostra anima. Chi crede nel cuore per compiere la giustizia concepisce Cristo; chi lo confessa con la bocca per la salvezza partorisce Cristo 21. Così nel vostro cuore sovrabbondi la fecondità e permanga la verginità.
1 - Cf. Gv 1, 3.
2 - Cf. Gv 6, 35.
3 - Cf. Mt 4, 2.
4 - Cf. Gv 4, 13.
5 - Cf. Gv 19, 28.
6 - Cf. Gv 1, 9.
7 - Cf. Lc 8, 23.
8 - Cf. Gv 14, 6.
9 - Cf. Mc 14, 56.
10 - Cf. 2 Tm 4, 1.
11 - Cf. 1 Cor 1, 30.
12 - Cf. Mt 27, 26-29.
13 - Cf. 1 Cor 3, 11.
14 - Sal 84, 12.
15 - Lc 24, 38.
16 - Gv 20, 19.
17 - Cf. Sal 18, 6.
18 - 2 Cor 11, 2.
19 - Cf. 1 Cor 7, 32-34.
20 - Cf. 2 Cor 11, 2.
21 - Cf. Rm 10, 12.
San Francesco di Sales lo ammaestra in sogno
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaIl 9 maggio 1879 Don Bosco raccontò di avere assistito in sogno a due
grandi battaglie: la prima di giovani contro guerrieri di va rio aspetto
e con armi strane: in fine rimasero pochissimi superstiti. La seconda
battaglia, «più accanita e orribile», avvenne tra mostri giganteschi e
uomini di alta statura bene armati e bene esercitati. Questi uomini
issavano uno stendardo sul quale erano scritte in oro queste parole:
MARIA AUXILIUM CHRISTIANORUM. La battaglia fu lunga e sanguinosa, ma
quelli che seguivano lo sten dardo furono vincitori e rimasero padroni
di una vastissima pianura. A questi si aggiunsero i giovani superstiti
della battaglia antecedente e formarono una specie di esercito, aventi
ognuno come arma nella destra il SS. Crocifisso, nella sinistra un
piccolo stendardo di Maria Ausiliatrice.
I novelli soldati fecero molte manovre in quella vasta pianura, poi si
divisero, gli uni per l’Oriente, pochi al Nord, molti al Mezzodì.
Scomparsi questi, si rinnovarono le stesse battaglie e le partenze per
le stesse direzioni. Don Bosco riconobbe alcuni delle prime battaglie;
gli altri gli erano sconosciuti, ma essi dimostravano di conoscere lui e
gli facevano molte domande.
Successe poco dopo una pioggia di fiammelle splendenti che sembravano
di fuoco di vario colore. Tuonò poi si rasserenò il cielo e Don Bosco si
trovò in un amenissimo giardino. Là gli comparve un uomo che aveva la
fisionomia di San Francesco di Sales e gli offrì un piccolo libro senza
parlare. Don Bosco chiese chi fosse.
— Leggi nel libro — rispose.
Don Bosco aprì il libro e lesse:
«Ai novizi: Ubbidienza in ogni cosa. Con l’ubbidienza menteranno le benedizioni di Dio e la benedizione degli uomini.
Ai Salesiani: Custodire gelosamente la virtù della castità. Ama re il
buon nome dei confratelli e promuovere il decoro della Congregazione.
Ai direttori: Ogni cura, ogni fatica per osservare e far osservare le Regole con cui ognuno si è consacrato a Dio.
Al Superiore: Olocausto assoluto per guadagnare sé e i suoi soggetti a Dio».
— Chi siete voi? — domandò di nuovo Don Bosco a quell’uomo che lo stava guardando con sguardo sereno.
— Il mio nome è noto a tutti i buoni e sono mandato per comunicarti alcune cose future.
— Quali?
— Quelle che chiederai.
— Che debbo fare per promuovere le vocazioni?
— I Salesiani avranno molte vocazioni con la loro esemplare condotta,
trattando con somma carità gli allievi e insistendo sulla frequente
Comunione.
— Che cosa si deve osservare nell’accettazione dei novizi?
— Escludere i pigri e i golosi.
— E nell’ammettere ai voti?
— Vegliare se vi è garanzia sulla castità.
— Come si può conservare il buono spirito nelle nostre case?
— Da parte dei superiori scrivere, visitare, trattare con benevolenza, e ciò con molta frequenza.
— Come dobbiamo regolarci nelle Missioni?
— Mandare individui sicuri nella moralità; richiamare coloro che ne
lasciassero intravedere grave dubbio; studiare e coltivare le vocazioni
indigene.
— La nostra Congregazione cammina bene?
— Qui iustus est iustiflcetur adhuc. Non progredi regredi est. Qui
perseveraverit salvus erit. (Chi è santo diventi più santo. Non
progredire è regredire. Chi avrà perseverato sarà salvo).
— Si dilaterà molto?
— Finché i superiori faranno la parte loro crescerà, e nessuno potrà arrestarne la diffusione.
— Durerà molto tempo?
— La vostra Congregazione durerà finché i soci ameranno il la voro e la
temperanza. Mancando una di queste due colonne, il vostro edificio
crollerà schiacciando superiori e sudditi con i loro seguaci.
In quel momento comparvero quattro individui che portavano una cassa mortuaria. Camminavano verso Don Bosco.
— Presto?
— Non domandano; pensa solo che sei mortale.
— Che cosa mi volete significare con questa bara?
— Che devi far praticare in vita quello che desideri che i tuoi figli
pratichino dopo dite. Questa è l’eredità, il testamento che devi
lasciare ai tuoi figli; ma devi prepararlo e lasciarlo ben compiuto e
ben praticato.
— Ci sovrastano fiori o spine?
— Vi sovrastano molte rose, molte consolazioni; ma sono imminenti
pungentissime spine, che cagioneranno in tutti profondissima amarezza e
cordoglio. Bisogna pregare molto.
— A Roma dobbiamo andare?
— Sì, ma adagio, con la massima prudenza e raffinate cautele.
Don Bosco dice che voleva fare ancora altre domande; ma a questo punto scoppiò il tuono con lampi e fulmini e si svegliò.
Don Bosco aveva scelto come Maestro e Protettore San Francesco di Sales.
Ed ecco, in questo sogno, il santo Dottore dargli sapienti norme per
far fiorire la Congregazione Salesiana. Nella prima parte del sogno Don
Bosco aveva assistito alle lotte che avrebbero dovuto affrontare i
chiamati a far parte della sua nuova Famiglia religiosa.
35-18 Novembre 29, 1937 Le pene unite con le pene di Gesù formano la sua Vita in noi, e non vi è bene che non sorga da esse. Come il non amare rende martire l’amore Divino.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) La mia povera mente nuota nel mare del Voler Divino, anzi me lo sento che respira, palpita in me, e più che sangue circola nelle vene della mia anima e mi dice: “Sono qui, dentro e fuori di te, più che vita tua, corro in ogni atto tuo, e col mio amore ti facilito tutto e ti felicito insieme”. Ed in questo mentre, mi faceva vedere tutte le pene da me sofferte investite di luce, che le teneva strette al suo seno come conquiste del suo Volere. Io sono rimasta impensierita, ed il mio sempre amabile Gesù, visitandomi mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Voler Divino, tu devi sapere che tutte le mie pene sofferte dalla mia Umanità Santissima in terra, ogni lacrima che versai, ogni goccia del mio sangue, ogni passo e moto, e anche il mio respiro, erano e sono investiti da una sola voce che parlano e gridano continuamente: “Vogliamo il regno del Voler Divino regnante e dominante in mezzo alle creature, vogliamo i nostri diritti divini messi in vigore”. E pregano, parlano, gemono intorno al nostro trono supremo, senza mai cessare, che una sia la Volontà del Cielo e della terra. Ora, chi si unisce con le mie pene, coi miei palpiti, respiri, passi e opere, prega, parla e geme insieme con tutto ciò che feci e soffrii sulla terra. Non vi è bene che non sorge dalle mie pene, e unite le mie con quelle della creatura, le mie formano il deposito, le albergatrici, per ricevere le pene di esse, formando insieme una sola preghiera, una sola voce, una sola Volontà, anzi le mie pene trasportano le pene delle creature e tutto ciò che fa, innanzi alla nostra Maestà, per farla volere e fare ciò che feci Io; quelle delle creature rapiscono le mie in terra, per involgerle tutte nelle mie pene e sue, per disporle a ricevere la vita della mia Divina Volontà. L’unione con Me, le sue con le mie pene, formano il gran prodigio della mia vita nella creatura, la quale opera, parla e soffre come se di nuovo stesse sulla terra, ed Io animo tutto l’essere suo con la potenza degli atti miei, anche nei suoi piccoli nonnulli scorre la mia vita, per fare che tutto fosse mio, animata dalla mia potenza creatrice, e mi dia l’amore, la gloria della mia stessa vita. Credi tu che tutto ciò che hai sofferto, la mia Volontà non ne tiene conto? Affatto conserva nel suo seno di luce tutte le tue pene, piccole e grandi, i tuoi sospiri angosciosi e dolenti, le tue privazioni, anzi se ne è servita come materia per concepire, nascere e crescere la sua vita, in ogni pena era crescenza che faceva, le quali le alimentava con la sua santità, le riempiva con la foga del suo amore, le abbelliva con la sua inarrivabile bellezza. Figlia mia, come devi ringraziarmi di tutto ciò che ho disposto di te e di tutto ciò che ti ho fatto soffrire, perché tutto è servito a formare la mia Vita in te e al trionfo della mia Volontà. Qual fortuna per la creatura, vedere che le sue pene hanno servito alla mia Vita sì Santa, che avrà per compimento la mia Divina Volontà palpitante in essa. Ti pare poco che il Creatore faccia vedere che ha bisogno della creatura, Colui che tutto può e dà vita a tutto? Non è questo il più grande eccesso del nostro amore? ”
(3) Gesù ha fatto silenzio, ed io sono rimasta a pensare a ciò che Gesù mi aveva detto, e vedevo in me schierate tutte le pene sofferte, che spandevano raggi di luce, che trasformate nelle pene di Gesù formavano l’appoggio divino, la difesa delle creature, che formavano voci, gemiti continui che chiedevano che venisse a regnare la Divina Volontà. Onde ha ripreso il suo dire:
(4) “Figlia mia buona, il nostro amore è tanto, che dovunque e dappertutto, anche sul piccolo filo dell’erba, nell’aria che respira, nell’acqua che beve, fin sotto i suoi passi mentre calpesta la terra, facciamo giungere le nostre voci, il nostro grido spasimante d’amore: “Ti amo, ti amo, ti amo”. Ma il nostro amore non si dà pace se non si sente ascoltato dalla creatura e non si sente ripetere ti amo, ti amo, e nel nostro delirio d’amore e di dolore diciamo: “Ahi! nessuno ci ascolta? Ahi! nessuno ci ripete ti amo, ti amo? A che pro dire ti amo, ti amo, se nessuno ce lo ricambia? A chi diciamo ti amo, all’aria, al vento, al vuoto? Il nostro ti amo non trova a chi dirigersi, dove poggiarsi se non trova il ti amo della creatura, che lo riceve per scambiarlo col suo, affinché il suo amore trovi il rifugio nel nostro immenso amore per poggiarsi ed ingrandirsi sempre più. Quando la creatura ascolta il nostro ti amo e ce lo ricambia, nella nostra enfasi d’amore e come rappacificati dall’amore suo diciamo: “Sicché siamo stati ascoltati, il nostro amore ha trovato a chi dirigersi, dove rifugiarsi, siamo stati riconosciuti, perché abbiamo trovato chi ci dice ti amo, allora il nostro amore fa festa”. Invece, quando non troviamo chi ci dice ti amo, non troviamo chi ci riconosce, né chi ci ascolta, né chi ci ama. Come è duro amare e non essere amato, come vorrei che tutti lo sapessero, che col mio amore li sostengo, li abbraccio, li amo e li faccio respirare, li amo e do il palpito, li amo e li do la parola, li amo e li do il passo, li amo e do il moto, il pensiero, il cibo, l’acqua, tutto ciò che sono e ricevono è effetto del mio amore che corre. Quindi, non è un’ingratitudine orrenda il non amarmi? Rendere martire il nostro amore, perché amiamo e non siamo riamati”.
(5) Dopo ciò pensavo tra me: “Ma come può la creatura sapere quando Nostro Signore le dice i suoi ripetuti ed ininterrotti ti amo, per ricambiarli coi suoi? ” Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, e pure è facile il saperlo se la creatura possiede come vita propria la mia Volontà Divina, perché Essa le dà il suo udito divino e le fa ascoltare quando il suo Creatore le dice ti amo, e non solo l’udito, ma pure la sua parola divina, in modo che l’udito ascolta e la parola dice ti amo, anzi, prima che le dica ti amo, avverte già che deve ricevere il ti amo del suo Dio, ed essa fa incontrare il suo ti amo col ti amo divino, quasi da mettersi a gara col suo Creatore. La mia Volontà vuol dare tutto a chi vive in Essa, le dà le sue braccia per abbracciarlo, ed i suoi passi per corrergli dietro, come Noi sentiamo la nostra natura divina tutta amore, ed il bisogno di amare, tanto, che se si potesse impedirci d’amare ci soffocherebbero, togliendoci come il respiro alla nostra Vita Divina, perché in Noi il nostro respiro, il nostro moto, il nostro stesso Volere è amore, il non amare per Noi è impossibile; così chi possiede la nostra Volontà sente il bisogno d’amarci e di amarci sempre. Perciò solo Essa sa mettere l’ordine tra il Creatore e la creatura, e fa stare a giorno del nostro amore, della nostra santità, e la mette in comunicazione col nostro Essere Supremo”.