Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

La Beata Vergine Maria è paragonata alla luna piena, perché è perfetta sotto ogni aspetto. Mentre la luna nel suo ciclo è talvolta incompleta, quando è dimezzata e quando è falcata, la gloriosa Vergine Maria mai ebbe delle imperfezioni: né nella sua nascita, perché fu santificata ancora nel grembo materno e custodita dagli angeli; né durante i giorni della sua vita, perché mai peccò di superbia: sempre rifulse di pienezza di perfezione. Ed è detta luce perché dissolve le tenebre. Ti preghiamo dunque, o nostra Signora, perché tu, che sei la stella del mattino, scacci con il tuo splendore la nuvola della suggestione diabolica, che copre la terra della nostra mente. Tu che sei la luna piena, riempi la nostra vuotezza, dissolvi le tenebre dei nostri peccati, affinché meritiamo di giungere alla pienezza della vita eterna e alla luce della gloria infinita. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 13° settimana del tempo ordinario (SS. Pietro e Paolo)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 23

1Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:2"Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.3Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.4Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattéri e allungano le frange;6amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe7e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente.8Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.9E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.10E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.11Il più grande tra voi sia vostro servo;12chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.

13Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci14.
15Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
16Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati.17Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro?18E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati.19Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta?20Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra;21e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita.22E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.
23Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.24Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
25Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza.26Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
27Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume.28Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
29Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti,30e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti;31e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti.32Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!

33Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?34Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città;35perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l'altare.36In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.

37Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!38Ecco: 'la vostra casa vi sarà lasciata deserta!'39Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: 'Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'".


Giudici 9

1Ora Abimèlech, figlio di Ierub-Baal, andò a Sichem dai fratelli di sua madre e disse loro e a tutta la parentela di sua madre:2"Dite agli orecchi di tutti i signori di Sichem: È meglio per voi che vi governino settanta uomini, tutti i figli di Ierub-Baal, o che vi governi un solo uomo? Ricordatevi che io sono del vostro sangue".3I fratelli di sua madre parlarono di lui, ripetendo a tutti i signori di Sichem quelle parole e il cuor loro si piegò a favore di Abimèlech, perché dicevano: "È nostro fratello".4Gli diedero settanta sicli d'argento che tolsero dal tempio di Baal-Berit; con essi Abimèlech assoldò uomini sfaccendati e audaci che lo seguirono.5Venne alla casa di suo padre, a Ofra, e uccise sopra una stessa pietra i suoi fratelli, figli di Ierub-Baal, settanta uomini. Ma Iotam, figlio minore di Ierub-Baal, scampò, perché si era nascosto.6Tutti i signori di Sichem e tutta Bet-Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlech presso la Quercia della Stele che si trova a Sichem.
7Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizim e, alzando la voce, gridò: "Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!

8Si misero in cammino gli alberi
per ungere un re su di essi.
Dissero all'ulivo:
Regna su di noi.
9Rispose loro l'ulivo:
Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dèi e uomini,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
10Dissero gli alberi al fico:
Vieni tu, regna su di noi.
11Rispose loro il fico:
Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
12Dissero gli alberi alla vite:
Vieni tu, regna su di noi.
13Rispose loro la vite:
Rinuncerò al mio mosto
che allieta dèi e uomini,
e andrò ad agitarmi sugli alberi?
14Dissero tutti gli alberi al rovo:
Vieni tu, regna su di noi.
15Rispose il rovo agli alberi:
Se in verità ungete
me re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano.

16Ora voi non avete agito con lealtà e onestà proclamando re Abimèlech, non avete operato bene verso Ierub-Baal e la sua casa, non lo avete trattato secondo il merito delle sue azioni...17Perché mio padre ha combattuto per voi, ha esposto al pericolo la vita e vi ha liberati dalle mani di Madian.18Voi invece oggi siete insorti contro la casa di mio padre, avete ucciso i suoi figli, settanta uomini, sopra una stessa pietra e avete proclamato re dei signori di Sichem Abimèlech, figlio della sua schiava, perché è vostro fratello.19Se dunque avete operato oggi con sincerità e con integrità verso Ierub-Baal e la sua casa, godetevi Abimèlech ed egli si goda voi!20Ma se non è così, esca da Abimèlech un fuoco che divori i signori di Sichem e Bet-Millo; esca dai signori di Sichem e da Bet-Millo un fuoco che divori Abimèlech!".21Iotam corse via, si mise in salvo e andò a stabilirsi a Beer, lontano da Abimèlech suo fratello.
22Abimèlech dominò su Israele tre anni.23Poi Dio mandò un cattivo spirito fra Abimèlech e i signori di Sichem e i signori di Sichem si ribellarono ad Abimèlech.24Questo avvenne perché la violenza fatta ai settanta figli di Ierub-Baal ricevesse il castigo e il loro sangue ricadesse su Abimèlech loro fratello, che li aveva uccisi, e sui signori di Sichem, che gli avevano dato mano per uccidere i suoi fratelli.25I signori di Sichem posero agguati contro di lui sulla cima dei monti, rapinando chiunque passasse vicino alla strada. Abimèlech fu informato della cosa.26Poi Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli vennero e si stabilirono a Sichem e i signori di Sichem riposero la fiducia in lui.27Usciti nella campagna, vendemmiarono le loro vigne, pigiarono l'uva e fecero festa. Poi entrarono nella casa del loro Dio, mangiarono, bevvero e maledissero Abimèlech.28Gaal, figlio di Ebed, disse: "Chi è Abimèlech e che è Sichem, perché dobbiamo servirlo? Non dovrebbero piuttosto il figlio di Ierub-Baal e Zebul, suo luogotenente, servire gli uomini di Camor, capostipite di Sichem? Perché dovremmo servirlo noi?29Se avessi in mano questo popolo, io scaccerei Abimèlech e direi: Accresci pure il tuo esercito ed esci in campo".
30Ora Zebul, governatore della città, udite le parole di Gaal, figlio di Ebed, si accese d'ira31e mandò messaggeri ad Abimèlech in Aruma per dirgli: "Ecco Gaal, figlio di Ebed, e i suoi fratelli sono venuti a Sichem e sollevano la città contro di te.32Alzati dunque di notte con la gente che hai con te e tendi un agguato nella campagna.33Domattina, non appena spunterà il sole, ti alzerai e piomberai sulla città mentre lui con la sua gente ti uscirà contro: tu gli farai quel che troverai opportuno".34Abimèlech e tutta la gente che era con lui si alzarono di notte e tesero un agguato contro Sichem, divisi in quattro schiere.35Gaal, figlio di Ebed, uscì e si fermò all'ingresso della porta della città; allora Abimèlech uscì dall'agguato con la gente che aveva.36Gaal, vista quella gente, disse a Zebul: "Ecco gente che scende dalle cime dei monti". Zebul gli rispose: "Tu vedi l'ombra dei monti e la prendi per uomini".37Gaal riprese a parlare e disse: "Ecco gente che scende dall'Ombelico della terra e una schiera che giunge per la via della Quercia dei Maghi".38Allora Zebul gli disse: "Dov'è ora la spavalderia di quando dicevi: Chi è Abimèlech, perché dobbiamo servirlo? Non è questo il popolo che disprezzavi? Ora esci in campo e combatti contro di lui!".39Allora Gaal uscì alla testa dei signori di Sichem e diede battaglia ad Abimèlech.40Ma Abimèlech lo inseguì ed egli fuggì dinanzi a lui e molti uomini caddero morti fino all'ingresso della porta.41Abimèlech ritornò ad Aruma e Zebul cacciò Gaal e i suoi fratelli, che non poterono più rimanere a Sichem.
42Il giorno dopo il popolo di Sichem uscì alla campagna e Abimèlech ne fu informato.
43Egli prese la sua gente, la divise in tre schiere e tese un agguato nella campagna: quando vide che il popolo usciva dalla città, si mosse contro di essi e li batté.44Abimèlech e la sua gente fecero irruzione e si fermarono all'ingresso della porta della città, mentre le altre due schiere si gettarono su quelli che erano nella campagna e li colpirono.45Abimèlech combatté contro la città tutto quel giorno, la prese e uccise il popolo che vi si trovava; poi distrusse la città e la cosparse di sale.
46Tutti i signori della torre di Sichem, all'udir questo, entrarono nel sotterraneo del tempio di El-Berit.47Fu riferito ad Abimèlech che tutti i signori della torre di Sichem si erano adunati.48Allora Abimèlech salì sul monte Zalmon con tutta la gente che aveva con sé; prese in mano la scure, tagliò un ramo d'albero, lo sollevò e se lo mise in spalla; poi disse alla sua gente: "Quello che mi avete visto fare, fatelo presto anche voi!".49Tutti tagliarono ciascuno un ramo e seguirono Abimèlech; posero i rami contro il sotterraneo e bruciarono tra le fiamme la sala con quelli che vi erano dentro. Così perì tutta la gente della torre di Sichem, circa mille persone, fra uomini e donne.
50Poi Abimèlech andò a Tebes, la cinse d'assedio e la prese.51In mezzo alla città c'era una torre fortificata, dove si rifugiarono tutti i signori della città, uomini e donne; vi si rinchiusero dentro e salirono sul terrazzo della torre.52Abimèlech, giunto alla torre, l'attaccò e si accostò alla porta della torre per appiccarvi il fuoco.53Ma una donna gettò giù il pezzo superiore di una macina sulla testa di Abimèlech e gli spaccò il cranio.54Egli chiamò in fretta il giovane che gli portava le armi e gli disse: "Tira fuori la spada e uccidimi, perché non si dica di me: L'ha ucciso una donna!". Il giovane lo trafisse ed egli morì.55Quando gli Israeliti videro che Abimèlech era morto, se ne andarono ciascuno a casa sua.
56Così Dio fece ricadere sopra Abimèlech il male che egli aveva fatto contro suo padre, uccidendo settanta suoi fratelli.57Dio fece anche ricadere sul capo della gente di Sichem tutto il male che essa aveva fatto; così si avverò su di loro la maledizione di Iotam, figlio di Ierub-Baal.


Salmi 93

1Il Signore regna, si ammanta di splendore;
il Signore si riveste, si cinge di forza;
rende saldo il mondo, non sarà mai scosso.
2Saldo è il tuo trono fin dal principio,
da sempre tu sei.

3Alzano i fiumi, Signore,
alzano i fiumi la loro voce,
alzano i fiumi il loro fragore.
4Ma più potente delle voci di grandi acque,
più potente dei flutti del mare,
potente nell'alto è il Signore.
5Degni di fede sono i tuoi insegnamenti,
la santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.


Salmi 69

1'Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide.'

2Salvami, o Dio:
l'acqua mi giunge alla gola.
3Affondo nel fango e non ho sostegno;
sono caduto in acque profonde
e l'onda mi travolge.
4Sono sfinito dal gridare,
riarse sono le mie fauci;
i miei occhi si consumano
nell'attesa del mio Dio.
5Più numerosi dei capelli del mio capo
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano:
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?

6Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe non ti sono nascoste.
7Chi spera in te, a causa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni
chi ti cerca, Dio d'Israele.

8Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.

10Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
11Mi sono estenuato nel digiuno
ed è stata per me un'infamia.

12Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato il loro scherno.
13Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi dileggiavano.

14Ma io innalzo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi,
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
15Salvami dal fango, che io non affondi,
liberami dai miei nemici
e dalle acque profonde.
16Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.

17Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18Non nascondere il volto al tuo servo,
sono in pericolo: presto, rispondimi.

19Avvicinati a me, riscattami,
salvami dai miei nemici.
20Tu conosci la mia infamia,
la mia vergogna e il mio disonore;
davanti a te sono tutti i miei nemici.
21L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
22Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

23La loro tavola sia per essi un laccio,
una insidia i loro banchetti.
24Si offuschino i loro occhi, non vedano;
sfibra per sempre i loro fianchi.

25Riversa su di loro il tuo sdegno,
li raggiunga la tua ira ardente.
26La loro casa sia desolata,
senza abitanti la loro tenda;
27perché inseguono colui che hai percosso,
aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28Imputa loro colpa su colpa
e non ottengano la tua giustizia.
29Siano cancellati dal libro dei viventi
e tra i giusti non siano iscritti.

30Io sono infelice e sofferente;
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
32che il Signore gradirà più dei tori,
più dei giovenchi con corna e unghie.

33Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
34poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35A lui acclamino i cieli e la terra,
i mari e quanto in essi si muove.

36Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne avranno il possesso.
37La stirpe dei suoi servi ne sarà erede,
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.


Abdia 1

1Visione di Abdia.
Così dice il Signore Dio per Edom:
Udimmo un messaggio da parte del Signore
e un araldo è stato inviato fra le genti:
"Alzatevi, marciamo contro Edom in battaglia".

2Ecco, ti faccio piccolo fra le nazioni,
tu sei molto spregevole.
3L'orgoglio del tuo cuore ti ha esaltato,
tu che abiti nei crepacci rocciosi,
delle alture fai la tua dimora
e dici in cuor tuo:
"Chi potrà gettarmi a terra?".
4Anche se t'innalzassi come un'aquila
e collocassi il tuo nido fra le stelle,
di lassù ti farei precipitare,
dice il Signore.

5Se entrassero da te ladri o predoni di notte,
- come sarebbe finita per te! -
non ruberebbero quanto basta loro?
Se vendemmiatori venissero da te,
non ti lascerebbero forse se non qualche grappolo?
6Come è stato perquisito Esaù,
come sono stati scovati i suoi nascondigli!
7Ti hanno cacciato fino alla frontiera,
tutti i tuoi alleati ti hanno ingannato,
i tuoi amici ti hanno vinto,
quelli che mangiavano il tuo pane
ti hanno teso tranelli:
in lui non c'è senno!
8Forse in quel giorno, dice il Signore,
non disperderò i saggi da Edom
e l'intelligenza dal monte di Esaù?
9Saranno fiaccati i tuoi prodi, o Teman,
e sarà sterminato ogni uomo dal monte di Esaù.

Per la carneficina10e la violenza
contro Giacobbe tuo fratello
la vergogna ti coprirà
e sarai sterminato per sempre.
11Poiché tu eri presente
quando gli stranieri ne deportavano le ricchezze,
quando i forestieri entravano per le sue porte
e gettavano le sorti su Gerusalemme,
anzi ti sei comportato come uno di loro.
12Non guardare con gioia al giorno di tuo fratello,
al giorno della sua sventura.
Non gioire dei figli di Giuda
nel giorno della loro rovina.
Non spalancare la bocca
nel giorno della loro angoscia.
13Non varcare la soglia del mio popolo
nel giorno della sua sventura,
non guardare con compiacenza la sua calamità;
non stendere la mano sui suoi beni
nel giorno della sua sventura.
14Non appostarti ai crocicchi delle strade,
per massacrare i suoi fuggiaschi;
non far mercato dei suoi superstiti,
nel giorno dell'angoscia.
15Perché è vicino il giorno del Signore
contro tutte le genti.
Come hai fatto tu, così a te sarà fatto,
ciò che hai fatto agli altri ricadrà sul tuo capo.

16Poiché come avete bevuto sul mio monte santo
così berranno tutte le genti senza fine,
berranno e tracanneranno:
e saranno come se non fossero mai stati.
17Ma sul monte Sion vi saranno superstiti e saranno santi
e la casa di Giacobbe avrà in mano i suoi possessori.
18La casa di Giacobbe sarà un fuoco
e la casa di Giuseppe una fiamma,
la casa di Esaù sarà come paglia:
la bruceranno e la consumeranno,
non scamperà nessuno della casa di Esaù,
poiché il Signore ha parlato.

19Quelli del Negheb possederanno il monte d'Esaù
e quelli della Sefèla il paese dei Filistei;
possederanno il territorio di Èfraim e di Samaria
e Beniamino il Gàlaad.
20Gli esuli di questo esercito degli Israeliti
occuperanno Canaan fino a Sarèfta
e gli esuli di Gerusalemme, che sono in Sefaràd,
occuperanno le città del Negheb.
21Saliranno vittoriosi sul monte Sion
per governare il monte di Esaù
e il regno sarà del Signore.


Lettera ai Romani 1

1Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio,2che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture,3riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne,4costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore.5Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome;6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo.7A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

8Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo.9Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi,10chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi.11Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati,12o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.13Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili.14Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti:15sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma.

16Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.17È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: 'Il giusto vivrà mediante la fede'.

18In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia,19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato.20Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità;21essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti23e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
24Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi,25poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento.28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno,29colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori,30maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori,31insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.32E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.


Capitolo XLVIII: La vita eterna e le angustie della vita presente

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1. O beata dimora della città suprema, o giorno spendente dell'eternità, che la notte non offusca; giorno perennemente irradiato dalla somma verità; giorno sempre gioioso e sereno; giorno, per sua essenza, immutabile! Volesse il cielo che tutte queste cose temporali finissero e che sopra di noi brillasse quel giorno; il quale già illumina per sempre, di splendida luce, i santi, mentre, per coloro che sono pellegrini su questa terra, esso splende soltanto da lontano e di riflesso! Ben sanno i cittadini del cielo quanto sia piena di gioia quell'età; lamentano gli esuli figli di Eva quanto, invece, sia grave e pesante l'età presente. Invero, brevi e duri, pieni di dolori e di angustie, sono i giorni di questo nostro tempo, durante i quali l'uomo è insozzato da molti peccati e irretito da molte passioni, oppresso da molte paure, schiacciato da molti affanni, distratto da molte curiosità, impicciato in molte cose vane, circondato da molti errori, atterrito da molte fatiche, appesantito dalle tentazioni, snervato dai piaceri, afflitto dal bisogno. Oh!, quando finiranno questi mali; quando mi libererò dalla miserevole schiavitù dei vizi; quando, nella mia mente avrò soltanto te, o Signore, e in te troverò tutta la mia gioia; quando godrò di libertà vera, senza alcun legame, senza alcun gravame della mente e del corpo; quando avrò pace stabile e sicura, da nulla turbata, pace interiore ed esteriore, pace non minacciata da alcuna parte? O buon Gesù, quando ti vedrò faccia a faccia; quando contemplerò la gloria del tuo regno; quando sarai il tutto per me (1Cor 15,28); quando sarò con te nel tuo regno, da te preparato dall'eternità per i tuoi diletti? Sono qui abbandonato, povero ed esule in terra nemica, ove ci sono continue lotte e immani disgrazie. Consola tu il mio esilio, lenisci il mio dolore, perché ogni mio desiderio si volge a te con sospiri. Infatti qualunque cosa il mondo mi offra come sollievo, essa mi è invece di peso. Desidero l'intimo godimento di te, ma non mi è dato di raggiungerlo; desidero star saldo alle cose celesti, ma le cose temporali e le passioni non mortificate mi tirano in basso; nello spirito, voglio pormi al di sopra di tutte le cose, ma, nella carne, sono costretto a subirle, contro mia voglia. E così, uomo infelice, combatto con me stesso e divento un peso per me stesso (Gb 7,20), ché lo spirito tende all'alto e la carne al basso.

2. Oh!, quale è l'intima mia sofferenza, quando, dentro di me, sto pensando alle cose del cielo e, mentre prego, di colpo, mi balza davanti la turba delle cose carnali. Dio mio, "non stare lontano da me" (Sal 70,12) e "non allontanarti in collera dal tuo servo" (Sal 26,9). "Lancia i tuoi fulmini", disperdi questa turba; "lancia le tue saette e saranno sconvolte le macchinazioni del nemico" (Sal 143,6). Fa' che i miei sentimenti siano concentrati in te; fa' che io dimentichi tutto ciò che appartiene al mondo; fa' che io cacci via e disprezzi le ingannevoli immagini con le quali ci appare il vizio. Vieni in mio aiuto, o eterna verità, cosicché nessuna cosa vana abbia potere di smuovermi; vieni, o celeste soavità; cosicché ogni cosa non pura fugga davanti al tuo volto. Ancora, perdonami e assolvimi, nella tua misericordia, ogni volta che, nella preghiera, vado pensando ad altro fuori che a te. In verità, confesso sinceramente di essere solitamente molto distratto; ché, ben spesso, io non sono là dove materialmente sto e seggo, ma sono invece là dove vengo portato dalla mente. Là dove è il mio pensiero, io sono; il mio pensiero solitamente è là dove sta ciò che io amo; è quello che fa piacere alla nostra natura, o ci è caro per abitudine, che mi viene d'un tratto alla mente. Per questo tu, che sei la verità, dicesti chiaramente: "dove è il tuo tesoro là è il tuo cuore" (Mt 6,21). Se amo il cielo, volentieri penso alle cose del cielo; se amo il mondo, mi rallegro delle gioie e mi rattristo delle avversità del mondo; se amo le cose carnali, di esse sovente vado. Fantasticando; se amo ciò che è spirito, trovo diletto nel pensare alle cose dello spirito. Qualunque siano le cose che io amo, di queste parlo e sento parlare volentieri; di queste riporto a casa il ricordo. Beato invece colui che, per te, o Signore, lascia andare tutto ciò che è creato, e che, facendo violenza alla natura, crocifigge i desideri della carne col fervore dello Spirito: così da poterti offrire, a coscienza tranquilla, una orazione pura; così da essere degno di prendere parte ai cori celesti, rifiutando, dentro e fuori di sé, ogni cosa terrena.


Catechesi mistagociche

San Cirillo di Gerusalemme - San Cirillo di Gerusalemme

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Prima catechesi mistagogica

Con lettura della prima Lettera cattolica di Pietro, dalle parole: «Siate temperanti, vigilate» fino alla fine della lettera.

Riflettere sul battesimo
1. Desideravo da tempo, o veri e amati figli della chiesa, di parlarvi di questi misteri spirituali e celesti. Ma ben sapendo che l'occhio ha più credibilità dell'orecchio, ho atteso la presente circostanza. Vi guiderò trovandovi più disponibili alle cose da dire per questa serata, nel prato del paradiso più luminoso e odoroso. Siete nelle condizioni migliori e più sensibili ai misteri divini, per il battesimo divino e vivificante. Dunque, bisogna ormai imbandire la tavola degli insegnamenti di perfezione. Ve li daremo con molta cura perchè voi possiate percepire ciò che è avvenuto per voi in questa sera del battesimo.

Rinunzia a satana, il Faraone
2. Siete prima venuti nella parte esterna dove si amministra il battesimo e rivolti verso occidente avete ascoltato e vi è stato ordinato di stendere la mano rinunziando a satana come se fosse presente. È necessario per voi sapere che questo nella storia antica era una figura. Quando il Faraone, tiranno aspro e crudele, angariava il popolo libero e generoso degli ebrei, Dio mandò Mosè a farli uscire da questa dura schiavitù degli egiziani. Le porte furono unte col sangue dell'agnello, perchè lo sterminatore risparmiasse le case che avevano il segno del sangue, e il popolo degli ebrei fu inaspettatamente liberato. Mentre li inseguiva, dopo che si erano liberati, vide che straordinariamente il mare si apriva davanti a loro. Tuttavia andò avanti, calcando orma su orma e improvvisamente fu sommerso e inghiottito in mezzo al Mar Rosso.

Mosè e Cristo
3. Trasferisciti con me ora dalla cose antiche alle nuove, dal simbolo alla realtà. Lì era Mosè, da Dio mandato in Egitto, qui Cristo dal Padre mandato nel mondo. Lì per fare uscire dall'Egitto il popolo oppresso, qui perchè Cristo liberasse quelli che nel mondo sono oppressi dal peccato. Lì il sangue dell'agnello fu la deviazione dello sterminatore, qui il sangue dell'Agnello immacolato Gesù Cristo è il rifugio contro i demoni. Il tiranno inseguì l'antico popolo fino al mare, e il demonio audace, turpe e principe del male ti inseguì sino alle stesse sorgenti della salvezza. Quello fu sommerso nel mare, questo scomparve nell'acqua della salvezza.

La rinunzia a satana
4. Tu poi ti senti ordinare di stendere la mano e dire come ad uno che ti è presente: «Rinunzio a te, satana». Voglio anche spiegarvi perchè vi siete voltati ad occidente. È opportuno. L'occidente è il luogo delle tenebre visibili, una oscurità che essendo tenebrosa nelle tenebre ha il potere. Per questo simbolicamente guardando verso occidente, avete rinunziato a quel principe oscuro e tetro. Che cosa, stando in quella posizione, disse a ciascuno di voi? «Rinunzio a te, satana, cattivo e crudele tiranno e non temo più la tua forza. Cristo l'ha distrutta, partecipando con me al sangue e alla carne. Egli ha abolito mediante le sofferenze la morte con la morte in modo che io non sia più soggetto alla schiavitù. Rinunzio a te serpente ingannevole e capace di tutto. Rinunzio a te che sei insidioso e simulando amicizia hai compiuto ogni malvagità. Tu hai ispirato ai nostri protoparenti l'apostasia. Rinunzio a te, satana, autore e complice di ogni malvagità».

Le opere di satana
5. Nella seconda parte della formula poi tu impari a dire: «E alle tue opere». Le opere di satana sono tutti i peccati, dai quali bisogna stare lontano, come chi fugge per sempre dal tiranno getta anche le sue armi. Ogni specie di peccato si inserisce nelle opere del diavolo. Inoltre sappi che quanto tu dici soprattutto in quel terribile momento viene scritto lettera per lettera nei libri invisibili di Dio. Dunque commettendo qualche cosa che sia, invece, contraria, sarai giudicato come spergiuro. Rinunzia perciò alle opere di satana, dico; ad ogni opera e pensiero che siano contrari alla parola promessa.

La pompa del diavolo
6. Poi tu dici: «Ad ogni sua pompa». La pompa del diavolo è la mania del teatro, delle corse dei cavalli, della caccia e di ogni simile vanità, da cui pregando di essere liberato il santo chiede a Dio: «Distogli i miei occhi dal guardare le cose vane». Non ti sia gradita la passione per il teatro, ove si hanno gli spettacoli dissoluti dei mimi, che sono di violenza e di ogni indecenza, e le danze furiose di uomini effeminati. Nè la passione di quelli che nella caccia si espongono alle fiere per lusingare il loro sventurato stomaco. Per prendersi cura dei cibi per il ventre, diventano veramente cibo del ventre di bestie feroci. A dirla esplicitamente, per il dio ventre espongono la loro vita in combattimenti sui precipizi. Fuggi le corse dei cavalli, spettacolo frenetico che fa scadere le anime. Tutto questo è la pompa del diavolo.

La contaminazione
7. Ma anche quello che si appende nei templi degli idoli e nelle feste, come carni, pani e altre simili cose contaminate dalla invocazione di demoni infami, è da inserire nella pompa del diavolo. Il pane e il vino dell'eucarestia prima della santa epiclesi dell'adorabile Trinità, erano pane e vino comuni. Dopo l'epiclesi, invece, il pane diventa corpo di Cristo e il vino sangue di Cristo. Allo stesso modo gli alimenti della pompa di satana, che sono per loro natura comuni, con l'invocazione dei demoni diventano impuri.

Il culto del diavolo
8. Dopo ciò tu dici: «E al suo culto». Il culto del diavolo è la preghiera nei templi pagani e tutto ciò che si fa ad onore degli idoli insensibili: accendere le lampade e bruciare incenso alle sorgenti dei fiumi, come alcuni ingannati dai sogni o dai demoni. Si arriva a questo credendo di trovare la guarigione dei mali corporali. Non partecipare a cose siffatte. Gli auspici, la divinazione, gli auguri, gli amuleti, le scritte sulle lamine, le magie, ed altri malefici e altre pratiche simili sono culto del diavolo. Fuggine dunque lontano. Se vi ricadi, dopo esserti allontanato da satana per aderire a Cristo, tu sperimenterai un tiranno più crudele. Egli prima ti trattava come un familiare e ti risparmiava una dura schiavitù, ora invece è molto inferocito contro di te. E tu sarai privato di Cristo e proverai quello. Non hai ascoltato la "Storia antica" che ci racconta di Lot e delle sue figlie? Non fu salvato con le figlie raggiungendo la montagna, mentre la moglie divenne una colonna di sale, immobilizzata per sempre nel ricordo della cattiva intenzione e del voltarsi indietro? Attenzione dunque a te stesso e non ritornare indietro, dopo aver messo la mano all'aratro, all'amara consuetudine di questa vita. Ma fuggi sulla montagna verso Gesù Cristo, la pietra non tagliata con le mani che ha riempito l'universo.

La professione di fede verso oriente
9. Quando tu rinunzi a satana, cancellando ogni patto con lui, tu distruggi le vecchie alleanze con l'inferno. Ti si apre il paradiso di Dio, che piantò ad oriente da dove per la disubbidienza fu esiliato il nostro primo genitore. E simbolo di ciò è il tuo voltarti da occidente ad oriente, regione della luce. Allora ti si disse di pronunziare: «Credo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo e in un solo battesimo di penitenza». Di questo, ti è stato largamente parlato, nelle catechesi precedenti, come la grazia di Dio ci ha concesso.

Sii vigile
10. Rafforzato da queste parole, sii vigile. Infatti «il nostro avversario il diavolo - come si è letto prima - si aggira come un leone, cercando chi divorare». Nel passato divorava la morte che aveva il sopravvento. Dopo il sacro lavacro della rigenerazione, Dio ha tolto il pianto da ogni volto. Non piangerai più, spogliato dell'uomo vecchio, ma festeggerai, avendo indossato l'abito della salvezza Gesù Cristo.

Il Santo dei Santi
11. Questo è avvenuto nell'edificio esteriore. Dio volendo, quando per ordine con i discorsi mistagogici entreremo nel Santo dei Santi, allora conosceremo i simboli delle cose che si compiono. A Dio gloria, potenza e grandezza con il Figlio e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

Seconda catechesi mistagogica

Con lettura della Lettera ai Romani, dalle parole: «O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Gesù Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte» fino a «non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia».

La spiegazione dei riti del battesimo
1. Sono a voi utili queste istruzioni quotidiane sui misteri e i nuovi insegnamenti che proclamano nuove situazioni, tanto più che voi siete stati rigenerati dal vecchio al nuovo. Per questo è necessario che io per ordine vi esponga il seguito della mistagogia di ieri per comprendere la simbologia dei riti che si sono svolti su di voi nell'interno dell'edificio.

Spogliarsi della tunica
2. Appena entrati vi siete tolti la tunica. Ciò per la raffigurazione che si eliminava l'uomo vecchio con le sue abitudini. Spogliati siete rimasti nudi, imitando in ciò Cristo nudo sulla croce. Egli nella nudità spogliò i principati e le potestà trionfando a fronte alta sulla croce. Poiché nelle vostre membra si nascondevano le potenze avverse, non vi è più permesso portare la vecchia tunica. Non vi parlo minimamente della tunica visibile, ma dell'uomo vecchio che si corrompe nelle passioni ingannatrici. L'anima che una volta se ne sia spogliata non se ne rivesta di nuovo, ma dica con la sposa di Cristo nel "Cantico dei Cantici": «Mi sono spogliata della tunica, perché indossarla?». Che meraviglia! Siete stati nudi davanti agli occhi di tutti e non vi siete arrossiti. Portavate veramente l'immagine del primo uomo Adamo, che nel paradiso era nudo e non si vergognava.

L'unzione
3. Poi svestiti siete stati unti con l'olio esorcizzato, dalla cima dei capelli sino all'estremità del corpo, divenendo partecipi del buon ulivo che è Gesù Cristo. Recisi dall'oleastro siete stati innestati nell'ulivo buono e siete divenuti partecipi dell'abbondanza dell'ulivo. L'olio esorcizzato simboleggia la partecipazione all'abbondanza del Cristo che mette in fuga ogni traccia di potenza avversa. Come le insufflazioni dei Santi e la invocazione del nome di Dio e la preghiera riceve una tale forza che non solo purifica bruciando le tracce dei peccati, ma anche insegue le potenze invisibili del maligno.

Morte e vita
4. Dopo per mano siete stati condotti alla santa piscina del divino battesimo come il Cristo dalla croce alla tomba che vi è davanti. Ognuno è stato interrogato se crede nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Avete fatto la confessione salutare e vi siete immersi per tre volte nell'acqua e di nuovo siete risaliti simboleggiando la sepoltura di tre giorni del Cristo. Come il nostro Salvatore passò tre giorni e tre notti nel cuore della terra, così anche voi con la prima emersione avete imitato il primo giorno del Cristo sottoterra e nella immersione la notte. Colui che è nella notte più non vede e chi, invece, è nel giorno vive la luce, così nella immersione, come nella notte, nulla vedete, ma nella emersione di nuovo vi trovate come nel giorno. Nello stesso tempo siete morti e rigenerati. Quest'acqua salutare fu la vostra tomba e la vostra madre. Ciò che disse Salomone per altre cose si può adattare a voi. Nel passo infatti disse: «C'è il tempo di nascere e il tempo di morire». Per voi l'inverso: il tempo di morire è il tempo di nascere. Un solo tempo ha conseguito le due cose: la vostra nascita ha coinciso con la morte.

La realtà della salvezza
5. O cosa strana e paradossale! Non siamo veramente morti, né veramente seppelliti, né veramente crocifissi e risuscitati, ma l'imitazione in immagine è salvezza nella realtà. Il Cristo è stato realmente crocifisso, realmente seppellito e realmente è risorto. Ogni grazia ci è stata elargita perché partecipando alle sue sofferenze lo imitiamo guadagnando in realtà la salvezza. O misericordia senza misura! Cristo ha ricevuto i chiodi nelle sue mani pure ed ha sofferto; a me, invece, senza soffrire e penare, per la partecipazione è donata la salvezza.

Simbolo della passione di Cristo
6. Nessuno creda che il battesimo conferisca solo la remissione dei peccati e la grazia dell'adozione di figlio, come il battesimo di Giovanni che procura soltanto la remissione dei peccati. Ma noi sappiamo esattamente che come è la purificazione dei peccati e l'intermediario del dono dello Spirito Santo, così è il simbolo della passione di Cristo. Per questo Paolo poco fa ha proclamato altamente: «Ignorate che quanti siamo stati battezzati in Gesù Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte? Noi siamo stati sepolti con lui mediante il battesimo». Questo diceva forse per alcuni che ammettevano il battesimo come intermediario della remissione dei peccati e della figliolanza dell'adozione e non la partecipazione in figura della vera passione di Cristo.

Una stessa pianta
7. Sappiamo dunque che quanto Cristo sopportò, l'ha sofferto in realtà e non in apparenza per noi e per la nostra salvezza, e noi diveniamo partecipi della sua passione. Paolo lo proclama con tutta franchezza: «Se siamo divenuti una stessa pianta con lui per la somiglianza nella sua morte, lo saremo anche per la resurrezione». Ben detto: «una stessa pianta». Qui fu piantata la vera vigna e noi, per la partecipazione al battesimo della morte, siamo divenuti una stessa pianta con lui. Approfondisci con molta attenzione le parole dell'Apostolo. Non dice: se siamo divenuti una medesima pianta con lui per la morte, ma per la somiglianza alla sua morte. In realtà in Cristo c'è stata la morte vera, l'anima si è separata dal corpo, la sua sepoltura fu vera e il suo santo corpo fu avvolto in un lenzuolo puro. In lui tutto è veramente avvenuto. Per noi è solo una somiglianza di morte e di sofferenze, ma per la salvezza non è somiglianza, ma verità.

Una nuova vita
8. Abbastanza istruiti in queste cose vi prego di ritenerle a memoria perché io indegno vi possa dire: «Vi amo perché sempre vi ricordate di me, ritenendo le tradizioni che vi ho trasmesso». Dio è potente. Egli che da morti vi ha reso vivi, vi concede di condurre una nuova vita. A lui la gloria e la potenza ora e per i secoli. Amen.

Terza catechesi mistagogica

Con la lettura tolta dalla prima Lettera cattolica di Giovanni dalle parole: «Ora voi avete l'unzione (crismazione) ricevuta dal Santo e tutti avete la scienza» fino a «e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta».

L'unzione
1. Battezzati nel Cristo e di Lui rivestiti siete divenuti conformi al Figlio di Dio. Infatti Dio che ci ha predestinati all'adozione a figli, ci ha resi conformi al corpo glorioso di Cristo. Ormai divenuti partecipi di Cristo, siete naturalmente chiamati Cristi. Di voi dice il Signore: «Non toccate i miei Cristi». Siete divenuti Cristi ricevendo il sigillo dello Spirito Santo. Tutto si è compiuto in voi figuratamente, poiché siete le immagini di Cristo.

Egli dopo che fu battezzato nel fiume Giordano e comunicò alle acque il contatto della sua divinità, ne risalì e su di lui scese lo Spirito Santo nel suo essere. Il simile si posava sul simile. Anche per voi ugualmente quando siete saliti dalla piscina delle sacre acque, fu conferito il crisma, il quale è figura di Colui che unse il Cristo. È lo Spirito Santo di cui il beato Isaia nella profezia parla in persona del Signore: «Lo Spirito del Signore è su di me. Per questo mi ha unto, per mandarmi ad evangelizzare i poveri».

L'unzione dello Spirito Santo
2. Cristo non fu unto di olio o di profumo materiale dall'uomo, ma dal Padre, avendolo designato Salvatore di tutto il mondo, lo unse di Spirito Santo, come Pietro disse: «Dio unse Gesù di Nazaret di Spirito Santo». Il profeta David esclamava: «Il tuo trono, o Dio, è per i secoli dei secoli. Lo scettro di giustizia è lo scettro del tuo regno. Tu hai amato la giustizia e odiato l'iniquità. Per questo Dio, il tuo Dio, ti ha unto dell'olio di letizia sopra i tuoi eguali».

Come il Cristo fu veramente crocifisso e sepolto e risuscitò, anche voi, per il battesimo, in similitudine siete stati degni di essere con lui crocifissi, sepolti e resuscitati. Così per il crisma. Egli è stato unto dell'olio spirituale di esultazione, cioè dello Spirito Santo chiamato olio di esultazione perché è l'autore della gioia spirituale. Voi siete stati unti di balsamo divenendo partecipi e compagni di Cristo.

Lo Spirito Santo Vivificatore
3. Attento però a non pensare che quello sia un semplice balsamo. Come il pane dell'eucarestia, dopo l'invocazione dello Spirito Santo non è più semplice pane, ma corpo di Cristo, così anche questo sacro balsamo, dopo l'invocazione, non è più semplice balsamo, o come si potrebbe dire comune, ma crisma di Cristo, divenuto efficace della sua divinità per la presenza dello Spirito Santo. Ti vengono unti simbolicamente di quel balsamo la fronte e tutti gli altri sensi. Il corpo è unto di questo balsamo visibile, ma l'anima è santificata dallo Spirito Santo vivificatore.

L'unzione delle diverse parti del corpo
4. Innanzi tutto siete stati unti sulla fronte per essere liberati dalla vergogna che il primo uomo prevaricatore portava ovunque, e per contemplare col viso scoperto la gloria del Signore come in uno specchio. Poi sugli orecchi perché abbiate gli orecchi di cui ebbe a dire Isaia: «Il Signore mi ha dato un orecchio per intendere». E il Signore nei vangeli: «Chi ha orecchi per intendere intenda». Poi sulle narici affinché, ricevendo il profumo di Dio, possiate dire: «Noi siamo per Dio il buon odore di Cristo tra quelli che sono salvi». Poi sul petto perché: «rivestiti della corazza della giustizia possiate resistere agli inganni del diavolo». Come il Salvatore, dopo il battesimo e la discesa dello Spirito Santo, uscì a combattere contro l'avversario, così anche voi dopo il santo battesimo e la mistica unzione, rivestiti della intera armatura dello Spirito Santo, resistete alla potenza avversaria e combattetela dicendo: «Posso tutto in Cristo che mi dà la forza».

Il nome cristiano
5. Giudicati degni di questa santa cresima siete stati chiamati cristiani, inverando per la vostra rigenerazione anche il nome. Infatti, prima di essere degni del battesimo e della grazia dello Spirito Santo, non eravate sufficientemente meritevoli, ma v'incamminavate per divenire cristiani.

Le prefigurazioni bibliche
6. Bisogna sapere che il simbolo della cresima si trova nell'antica Scrittura. Infatti, quando Mosè comunicò al fratello l'ordine di Dio di costituirlo sommo sacerdote, lo lavò nell'acqua e lo unse. Fu chiamato Cristo per questa unzione naturalmente simbolica. Così il sommo sacerdote elevando Salomone a Re lo unse dopo che si bagnò nel torrente Ghicon. Ma queste cose avvenivano loro simbolicamente. Invece, per voi non è in figura ma in verità, perché di chi fu unto in realtà dallo Spirito Santo è il principio della vostra salvezza. Egli è come la primizia e voi siete la massa di pasta. Se la primizia è santa, la santità si trasmetterà certamente alla massa di pasta.

Conservare l'unzione
7. Conservate senza macchia la cresima che vi sarà maestra in tutto, se rimane in voi, come avete ora ascoltato le parole del beato Giovanni che ha fatto molte considerazioni sull'unzione. Essa è la santa e spirituale salvaguardia del corpo e la salvezza dell'anima.

Di questa unzione sin dai tempi antichi il beato Isaia profetizzava dicendo: «Il Signore opererà per tutti i popoli su questo monte». Egli chiama monte anche altrove come quando dice: «Negli ultimi giorni sarà visibile il monte del Signore»; «berranno vino, berranno allegria, si ungeranno di balsamo». Per esortarti a comprendere questo balsamo, come mistico, dice: «Dai tutto questo ai popoli: il disegno del Signore è su tutti i popoli».

Unti di questo sacro balsamo custoditelo puro e irreprensibile in voi progredendo nelle buone opere e divenendo accetti all'autore della nostra salvezza, Gesù Cristo: cui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Quarta catechesi mistagogica

Con lettura della Lettera di S.Paolo ai Corinti: «Io infatti ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso ecc.».

L'eucarestia
1. Questa istruzione del beato Paolo vi rende pienamente consapevoli dei divini misteri di cui siete considerati degni, divenuti un solo corpo e un solo sangue con Gesù Cristo. Ora egli ha proclamato: «Nella notte in cui nostro Signore Gesù Cristo fu tradito, prese il pane e dopo aver reso grazie lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo. Poi prese il calice e rese grazie disse: Prendete e bevete, questo è il mio sangue». Gesù stesso si è manifestato dicendo del pane: «Questo è il mio corpo». Chi avrebbe ora il coraggio di dubitarne? Egli stesso l'ha dichiarato dicendo: «Questo è il mio sangue». Chi lo metterebbe in dubbio dicendo che non è il suo sangue?

Le nozze di Cana
2. Egli di sua volontà una volta cambiò a Cana di Galilea l'acqua in vino, e non è degno di fede se muta il vino in sangue? Invitato alle nozze fisiche fece questo miracolo strepitoso. E noi non lo confesseremo molto più, avendo dato ai figli dello sposo la gioia del suo corpo e del suo sangue?

Portatori di Cristo
3. Con ogni sicurezza partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo. Sotto la specie del pane ti è dato il corpo, e sotto la specie del vino ti è dato il sangue perché tu divenga, partecipando al corpo e al sangue di Cristo, un solo corpo e un solo sangue col Cristo. Così diveniamo portatori di Cristo, essendosi diffusi il suo corpo e il suo sangue per le nostre membra. Così secondo il beato Pietro noi diveniamo «partecipi della natura divina».

Il fraintendimento degli ebrei
4. Una volta Cristo parlando ai giudei disse: «Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avete in voi la vita». Quelli non intendendo spiritualmente le sue parole se ne andarono scandalizzati, credendo che il Salvatore li invitasse alla sarcofagia.

Il pane e il Logos
5. C'erano nell'Antico Testamento i pani della proposizione i quali proprio perché dell'Antico Testamento sono terminati. Nel Nuovo Testamento è un pane celeste e un calice di salvezza che santificano l'anima e il corpo. Come il pane è proprio per il corpo, così il Logos è proprio per l'anima.

La fede non i sensi
6. Non ritenerli come semplici e naturali quel pane e quel vino: sono invece, secondo la dichiarazione del Signore, il corpo e il sangue. Anche se i sensi ti inducono a questo, la fede però ti sia salda. Non giudicare la cosa dal gusto, ma per fede abbi la piena convinzione, tu che sei giudicato degno del corpo e del sangue di Cristo.

Il calice che inebria
7. Il beato David te ne spiega la forza dicendo: «Tu hai preparato davanti a me una tavola di fronte ai miei oppressori». Questo è ciò che dice. Prima della tua venuta i demoni apprestavano agli uomini una tavola che era insozzata e inquinata e piena di forza diabolica. Ma dopo la tua venuta, o Signore, hai preparato una tavola davanti a me. Quando l'uomo ha detto a Dio: «Hai preparato davanti a me una tavola», che altro significa se non la mensa mistica e spirituale che Dio ci preparò di fronte all'avversario, cioè in opposizione ai demoni? E molto ragionevolmente. Quella tavola aveva la comunione con i demoni, questa la comunione con Dio. «Tu mi ungesti la testa di olio». Con l'olio ti unse la testa sulla fronte mediante il sigillo di Dio, perché tu divenissi impronta del sigillo, tempio di Dio. «Come è delizioso il tuo calice che mi inebria!». Tu vedi che qui si parla del calice che Gesù prese tra le mani e rendendo grazie disse: «Questo è il mio sangue sparso per molti in remissione dei peccati».

Le tue vesti siano sempre bianche
8. Per questo anche Salomone alludendo a tale grazia dice nell'Ecclesiaste: «Mangia qui il tuo pane con gioia»; il pane spirituale cioè. «Qui» indica la chiamata di salvezza che beatifica. «E bevi il tuo vino di buon cuore»: il vino spirituale. «Versa l'olio sulla tua testa». Non vedi che si allude al crisma mistico? E: «le tue vesti siano sempre bianche perché il Signore si è compiaciuto delle tue opere». Ora il Signore si è compiaciuto delle tue opere. Prima che ti avvicinassi alla grazia, «vanità delle vanità» erano le tue opere. Ora che ti sei spogliato delle vesti antiche ed hai indossato spiritualmente quelle bianche, bisogna che sempre tu sia vestito di bianco. Non diciamo assolutamente questo, che tu vesta sempre di bianco, ma occorre che tu sia rivestito di candore, di splendore, e di spiritualità, perché tu possa dire con il beato Isaia: «Si rallegri la mia anima nel Signore: mi ha fatto indossare il mantello della salvezza, e mi ha ricoperto della tunica della letizia».

Il pane spirituale
9. Avendo appreso queste cose, hai piena coscienza che ciò che ti pare pane non è pane, anche se al gusto è tale, ma corpo di Cristo, e il vino che pare vino non è vino, anche se il gusto l'avverte come tale, ma sangue di Cristo. Di ciò anticamente David cantando disse : «Il pane fortifica il cuore dell'uomo, e il suo volto brilla d'olio». Fortifica il tuo cuore, prendendo il pane come spirituale e si rallegri il volto della tua anima. Il tuo volto, discoperto in una coscienza pura, possa riflettere come in uno specchio la gloria del Signore e progredire di gloria in gloria nel Cristo Gesù nostro Signore: al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Diciottesima catechesi dei battezzandi tenuta a Gerusalemme sul «Credo»



La speranza della resurrezione
1. La radice di ogni opera di bene è la speranza della resurrezione. L'attesa della mercede, infatti, rafforza l'anima nella buona azione. Ogni operaio è pronto ad assoggettarsi alle fatiche se vede un guadagno delle fatiche stesse. Per quelli che lavorano senza la mercede scade l'anima con il corpo. Il soldato che si aspetta il premio del combattimento è pronto alle guerre. Nessuno militando per un re senza giudizio e che non riconosce i premi delle fatiche, è pronto ad affrontare la morte per lui. Così anche ogni anima che crede nella resurrezione giustamente ha cura di sé; quella che, invece, non crede nella resurrezione è consegnata alla rovina. Chi crede che il corpo attende la resurrezione ha cura della veste e non lo contamina con la fornicazione. Chi non crede alla resurrezione si dà alla fornicazione abusando del suo corpo come se fosse di un altro.

Grande dottrina e lezione della santa Chiesa cattolica è la fede nella resurrezione dei morti. Grande e necessaria dottrina oppugnata da molti e comprovata dalla verità. I greci la combattono, i samaritani la negano, gli eretici la scherniscono. La contraddizione è multiforme, ma la verità è uniforme.

La decomposizione del cadavere
2. I greci e ugualmente i samaritani adducono contro di noi questi motivi. L'uomo che è morto cade, si decompone e tutto si dissolve in vermi che anche muoiono. Tanta putredine e decomposizione riceve il corpo!… In che modo dunque risorge? I pesci hanno mangiato i naufraghi ed i pesci stessi vengono mangiati. Orsi e leoni maciullandole hanno divorato anche le ossa di quelli che combattono contro le belve. Avvoltoi e corvi, beccano le carni di cadaveri giacenti per terra, volano per tutto il mondo. Dove si ricompone quel corpo? Può darsi che degli uccelli che l'hanno mangiato, chi muore in India, chi in Persia, chi nella terra dei goti. Vento e pioggia disperdono la stessa cenere di quelli che vengono cremati. Dove si ricompone il corpo?

A Dio tutto è vicino
3. Per te che sei piccolo uomo e debole, l'India è lontana dalla terra gotica e la Spagna dalla Persia. A Dio, invece, che tiene tutta la terra in un pugno, tutto è vicino. Non accusare Dio d'impotenza dalla tua debolezza, piuttosto considera la sua potenza. Il sole che è una piccola opera di Dio con la semplice diffusione dei raggi riscalda tutto il mondo, e l'aria che Dio fece circonda quanto è nel mondo. Dio artefice del sole e dell'aria è lontano dal mondo?

Supponi che siano stati mischiati insieme semi diversi per natura (a te che sei debole nella fede propongo esempi di poco momento) e che questi diversi semi siano racchiusi in un solo tuo pugno. Per te che sei uomo è arduo o facile distinguere nel tuo pugno, riunire e assegnare al suo genere ciascuno dei semi diversi, secondo la propria natura? Dunque se tu sei capace di distinguere ciò che è contenuto nella tua mano, Dio non può distinguere e assegnare quanto è nel suo pugno? Considera ciò che dico: è empio negarlo.

La giustizia di Dio
4. Segui lo stesso criterio di giustizia ed entra in te stesso. Hai diversi domestici, alcuni sono buoni, altri cattivi. Tu rispetti i buoni e castighi i cattivi. Se tu sei giudice lodi i buoni e punisci gli scellerati. Se in te che sei uomo mortale si salva il senso del giusto, in Dio che è il re di tutto senza successore non c'è la rimunerazione della giustizia? È empio negarlo. Considera ciò che dico. Molti omicidi sono morti impuniti nel loro letto. Dov'è la giustizia di Dio? Spesso a un assassino reo di cinquanta omicidi venne solo per una volta tagliata la testa. Dove sconterà la pena per i quarantanove? Se dopo questo mondo non ci fosse un giudizio e una retribuzione, tu accuseresti Dio di ingiustizia.

Non ti meravigliare per il differimento del giudizio. Chi è in gara dopo la fine della competizione è incoronato o vituperato. Mai l'arbitro incorona quelli che sono in gara, ma attende che tutti finiscano di gareggiare perché dopo la graduatoria distribuisca il premio e la corona. Così anche Dio, mentre il combattimento dura nel mondo aiuta parzialmente i giusti, poi li ricompensa pienamente, alla fine.

La coscienza della resurrezione
5. Se la resurrezione dei morti per te non esiste perché condanni i violatori dei sepolcri? Se il corpo si dissolve e la resurrezione è senza speranza, perché chi viola il sepolcro incorre in una pena? Vedi che anche se tu neghi con le labbra, rimane piena in te la coscienza della resurrezione.

Morti risorgeremo
6. Un albero abbattuto rifiorisce e l'uomo abbattuto non rifiorisce? Ciò che è stato seminato e mietuto rimane sull'aia e l'uomo reciso da questo mondo non rimane sull'aia? I tralci della vite e i rami degli alberi completamente tagliati, trapiantati, ricevono la vita e portano frutto, l'uomo, poi, per il quale le piante esistono, una volta sotterrato non risorgerà? Al confronto delle fatiche quale è più grande, plasmare una statua che da principio non c'era, o rifare di nuovo con la stessa forma una che si era rotta? Dio che ci fece dal nulla, non potrà di nuovo far risorgere quelli che c'erano e sono morti?

Ma tu non credi a quanto è scritto sulla resurrezione perché sei greco. Contempla dalla natura questo e rifletti sulle cose che sino ad oggi si vedono. Si semina il frumento, se piace, o qualsivoglia genere di semi. Appena cade, come se morisse, va in putrefazione ed è inutile al nutrimento. Ma quello putrefatto risorge verdeggiante e caduto piccolo risorge bellissimo. Il frumento è fatto per noi. Per il nostro uso il frumento e i semi sono fatti, non per se stessi. Quelle cose che per noi sono state create, morte rivivono, e noi, motivo per i quali esse vivono, morti non risorgeremo?

Dio ogni anno opera la resurrezione
7. È tempo d'inverno come vedi. Gli alberi sono come morti. Dove sono ora le foglie del fico? Dove i grappoli della vite? Nell'inverno questi sono morti e nella primavera verdeggianti e quando viene il tempo, allora, come dalla morte, rinasce la forza della vita. Dio guardando la tua infedeltà in queste cose fenomeniche opera ogni anno la resurrezione perché, vedendo ciò nelle cose inanimate, lo ritieni anche sulle animate. Le mosche e le api spesso annegate nell'acqua dopo un po' risorgono, e il genere delle lamprede d'inverno rimane immobile e d'estate poi risorge. A te che pensi cose umili e vili ti vengono dati simili esempi. Ora chi concede ad esseri irragionevoli e deprecabili di vivere oltre la natura, egli stesso a noi, per i quali fece quelle cose, non la concederà?

La fenice
8. Ma I greci cercano una evidente resurrezione dei morti e dicono che anche se queste cose risorgono, non del tutto sono andate in putredine. Essi cercano di vedere apertamente l'animale putrefatto che risorge. Dio conosceva tale incredulità degli uomini e per questo creò l'uccello chiamato fenice. Esso, come scrive Clemente e i più narrano, è unigenito e venendo dalla terra d'Egitto a intervalli di cinquecento anni dimostra la risurrezione. Lo dimostra non nei luoghi deserti, ma perché sia conosciuto il mistero che avviene, in una città illustre in modo che l'incredibile sia toccato con mano.

Costruitosi un nido di mirra, di incenso e di altri aromi in un ciclo completo di anni, entratovi, agli occhi di tutti muore e imputridisce. Poi, dalla putrefazione della carne morta, nasce un verme e questo crescendo prende la forma di un uccello. Credi alla cosa. Come del genere delle api, così vedi formarsi dai vermi e dalle liquidissime uova penne di uccelli, ossi e nervi che spuntano. Poi la suddetta fenice, mettendo le penne e divenuta perfetta quale era la prima fenice, vola nell'aria, come anche quella che era morta, mostrando agli uomini apertamente la resurrezione dei morti.

Meraviglioso uccello è la fenice, ma uccello irragionevole che mai canta a Dio. Vola nell'aria, ma non sa che sia l'unigenito figlio di Dio. A questo animale irrazionale che non conosce il suo creatore è data la resurrezione dai morti. A noi, poi, che glorifichiamo Dio e osserviamo i suoi precetti non è data la resurrezione?

La vita e la resurrezione
9. Ma poiché è lontano e raro l'esempio della fenice, e molti non lo credono ancora, prendi una dimostrazione di quelle cose che ogni giorno accadono. Cento o duecento anni prima, tutti quelli che parliamo e ascoltiamo dove eravamo? Ignoriamo forse il principio della costituzione dei nostri corpi? Non sai che siamo nati da elementi deboli, informi e uniformi? L'uomo è formato da questo elemento uniforme e debole; e ciò che è debole divenuto carne si muta nella robustezza dei tendini e nello splendore degli occhi, nell'olfatto del naso, nell'udito degli orecchi, nella lingua che parla, nel cuore che palpita, nell'operosità delle mani, nella velocità dei piedi e in tutte le membra. E ciò che è debole diviene un fabbricatore di navi, costruttore di case, architetto e operaio di arte, soldato, principe, legislatore e re. Dio che, pertanto, ci fece da vili elementi non può farci risorgere quando siamo morti? Chi ha dato corpo a una cosa vilissima non può far di nuovo risorgere un corpo che è morto? Chi ha creato ciò che non c'era, non potrà far risorgere ciò che esisteva ma è morto?

Le dimostrazioni raziocinanti
10. Eccoti una dimostrazione evidente della resurrezione dei morti nel cielo e tra gli astri attestata ogni mese. Infatti il corpo della luna completamente esaurito, in modo che nulla si vede più, di nuovo aumenta e si stabilisce in ciò che era prima. Per una dimostrazione perfetta della cosa, la luna, dopo una serie di anni sparita, si cambia manifestamente in sangue e di nuovo prende il corpo splendente. Dio ha preparato ciò perché tu, uomo, che sei formato dal sangue credessi alla resurrezione dei morti e ciò che vedi nella luna lo credessi anche per te. Con i greci usa queste argomentazioni. Con quelli che non recepiscono le Scritture combatti con armi non scritturistiche, ma prese solo dalle dimostrazioni raziocinanti. Da loro non è recepito né chi è Mosè, ne chi Isaia, né il Vangelo, né Paolo.

Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe
11. Passa ora ai samaritani che accettano solo la Legge e non ammettono i profeti. Ad essi è inefficace come sembra la presente lettura di Ezechiele. Non accettano, come dicevo, i profeti. Come persuaderemo i samaritani? Veniamo ora agli scritti della Legge. Dio dice a Mosè: «Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe» che ci sono e sussistono. Se Abramo, Isacco e Giacobbe fossero morti, egli sarebbe Dio di quelli che non esistono. Quando mai un re ha detto di essere il re dei soldati che non ha? Quando mai uno ha mostrato la ricchezza che non possiede? Bisogna che Abramo, Isacco e Giacobbe esistano perché Dio sia Dio di quelli che esistono. Non disse ero di quelli, ma sono. Si tratta del giudizio. Abramo dice al Signore: «Chi giudica tutta la terra non praticherà il giudizio?».

Analogie del Vecchio Testamento
12. I samaritani insensati contestano e dicono: ammesso che le anime di Abramo, di Isacco e di Giacobbe rimangono, i loro corpi, però, non possono risorgere. Se fu possibile che la verga di Mosè, il giusto, divenisse drago, non è possibile che i corpi dei giusti vivano e risorgano? Ciò che è avvenuto contro natura, non può ricostituirsi secondo natura? Anche la verga di Aronne recisa e morta germogliò senza umore di acqua. Pur trovandosi al coperto, tuttavia, germogliò come nei campi. Era in luoghi aridi e in una notte diede i frutti delle piante da tempo irrigate. Se la verga di Aronne risuscitò dai morti, non può risuscitare Aronne? Dio che per conservargli il sommo sacerdozio compì il miracolo nel legno, non può dare la resurrezione ad Aronne? Una donna contro natura diventò sale. Se la carne si muta in sale, la carne non si può ricostituire in carne? La moglie di Lot divenne una statua di sale e non può risorgere la moglie di Abramo? Da quale potenza fu cambiata la mano di Mosè che in un'ora divenne come neve e poi ritornò come prima? Certamente per comando divino. Allora il comando divino era efficace, ora non più?

Gli increduli
13. O samaritani, i più stolti di tutti, sin da principio come fu fatto l'uomo? Andate al primo libro della Scrittura che anche voi accettate: «E Dio formò l'uomo dalla polvere di terra». La polvere fu mutata in carne, e la carne non si può ricostituire di nuovo in carne? Bisogna chiedervi come furono fatti i cieli, la terra e il mare? Come il sole, la luna e gli astri? Come dalle acque gli uccelli e i pesci? Come dalla terra tutti gli animali? Tante miriadi di creature passarono dal non essere all'essere e noi uomini che abbiamo l'immagine di Lui non risorgeremo? Veramente la cosa è piena di incredulità e grande è la condanna contro gli increduli. Abramo chiama il Signore giudice di tutta la terra e quelli che imparano la Legge sono increduli. È scritto che l'uomo viene dalla terra ma quelli che leggono non credono.

Nella vita terrena il tempo del pentimento
14. Questo per gli infedeli, ma per noi che crediamo vale ciò che risulta dai profeti. Alcuni che ricorrono ai profeti non credono alle Scritture e ci adducono:

Non si alzeranno gli empi nel giudizio;
Se l'uomo scende nell'Ade non sale più;
Non ti loderanno i morti, o Signore


Essi fanno cattivo uso di quello che è scritto bene.

Ma conviene andare incontro anche ad essi come è permesso. Se si dice che gli empi non risorgono nel giudizio significa questo: che risorgeranno non nel giudizio, ma nella condanna. Dio non ha bisogno di molta indagine; nel momento in cui gli empi risorgono li seguirà la condanna. Se si dice che i morti non loderanno te, o Signore, significa che solo in questa vita c'è spazio per la penitenza e il perdono. Quelli che lo utilizzano ti loderanno. Dopo il decesso non è lecito a quelli che muoiono nei peccati, come beneficati, lodare, bensì rimpiangere. La lode è di coloro che sono grati, il pianto è dei fustigati. Allora i giusti loderanno e quelli che sono morti nei peccati non hanno più tempo utile per il pentimento.

Le profezie dei profeti sulla resurrezione
15. Per quanto concerne: «se l'uomo scende nell'Ade non ne sale più» vedi il seguito. È scritto infatti: «non ne sale più né ritorna alla propria casa». Tutto il mondo passerà ed ogni casa sarà distrutta. Come potrà tornare alla sua casa se ci sarà poi un'altra terra nuova? Bisognava che avessero ascoltato Giobbe che dice: «Per l'albero c'è la speranza. Se fu tagliato, di nuovo germoglierà e il suo virgulto non cessa. Se la radice invecchia nel terreno e il tronco perisce al suolo, germoglierà dall'umore dell'acqua e farà la chioma come una pianta giovane. L'uomo che muore scompare? Il mortale deceduto non c'è più?». Per infondere pudore e rossore (così è da leggere interrogativamente non c'è più) dice che il legno muore e risorge. Ma l'uomo per il quale gli alberi furono fatti, non risorgerà?

Perché tu non creda che io forzi il testo leggi il seguito. Dopo aver detto, interrogando: «L'uomo deceduto non c'è più?», aggiunge «se, infatti, l'uomo muore, vivrà». E subito dice: «Aspetterò sino a quando di nuovo io divenga». E altrove ancora: «Egli resusciterà sulla terra la mia pelle che sopporta queste cose».

Il profeta Isaia dice: «I morti risorgeranno e risusciteranno quelli che sono nelle tombe». Apertamente il profeta Ezechiele che ci sta vicino, dice: «Io aprirò i vostri sepolcri e vi porterò via da essi». E Daniele dice: «Molti di quelli che dormono sotto la polvere della terra risorgeranno, alcuni per la vita eterna, altri per l'obbrobrio eterno».

La resurrezione dei morti nella Sacra Scrittura
16. Molti passi scritturistici testimoniano la resurrezione dei morti. Molte altre proposizioni abbiamo al riguardo. Ricordiamola solo di passaggio, e tralasciamo la resurrezione di Lazzaro al quarto giorno; tralasciamo per brevità di tempo il figlio della vedova, che risorse. E solo per ricordo si presenti la figlia del capo della sinagoga. Si dica anche che le pietre si spaccarono e molte salme di santi risuscitarono dalle tombe aperte. In primo luogo si ricordi che Cristo risuscitò dai morti.

Ho tralasciato Elia e il figlio della vedova da lui resuscitato, ed Eliseo che due volte risuscitò durante la vita e dopo essere morto. Da vivo operò la resurrezione con un suo soffio. E perché non solo siano onorate le anime dei giusti, ma si creda che nei corpi dei giusti c'è una forza, un morto gettato nella tomba di Eliseo, appena ebbe a toccare il corpo del profeta, riprese la vita. Il corpo morto del profeta compì un'opera dell'anima. Egli giacendo morto diede la vita ad un morto, e diede la vita rimanendo ugualmente tra i morti. Perché? Se fosse risorto Eliseo la cosa si sarebbe ascritta alla sola sua anima. Per dimostrare che anche se l'anima non è presente, c'è una forza nel corpo dei santi, per l'anima giusta che tanti anni abitò in lui ed era al suo servizio. Non siamo increduli da sciocchi come se la cosa non fosse avvenuta. I sudari e i grembiuli che sono esteriori, accostati ai corpi dei malati, facevano sorgere le forze ai deboli. A più forte ragione il corpo del profeta poté risuscitare un morto.

Pietro e Paolo
17. Molte cose sono da dire su questo se vogliamo esporre uno ad uno tutti fatti meravigliosi accaduti. Per la precedente stanchezza, il digiuno di venerdì e la veglia, le cose saranno dette di corsa. Con lo spargere poche parole ricevete come buona terra il seme facendolo fruttificare in abbondanza. È da ricordare che anche gli apostoli risuscitarono i morti. Pietro risuscitò Tabita a Ioppe e Paolo Eutico nella Troade, così tutti gli altri apostoli, per quanto non siano stati scritti i miracoli operati da ciascuno. Ricordate tutte le cose dette nella prima lettera ai Corinzi che Paolo scrisse contro quelli che dicevano: «In che modo i morti risorgono? In quale corpo vengono?». Inoltre: «Se i morti non risorgono neanche Cristo è risorto» e chiamò stolti quelli che non credono. Ivi è esposta tutta la dottrina della resurrezione dei morti. Inoltre, anche nella lettera ai Tessalonicesi scrisse: «Non vogliamo, fratelli, che ignoriate quanto concerne quelli che sono morti perché non abbiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza» e tutte le cose che seguono, specialmente: «e prima risorgeranno i morti in Cristo».

Lo splendore del corpo risorto
18. Ricordate soprattutto questo che dice Paolo quasi mostrandolo col dito: «Bisogna che questo corpo corruttibile si rivesta d'incorruttibilità: e che questo corpo mortale si rivesta d'immortalità». Questo corpo risorgerà, non rimanendo debole quale è, ma esso stesso risorgerà. Si trasformerà rivestendosi della incorruttibilità, come il ferro accostato al fuoco diventa fuoco, o meglio come sa il Signore che lo risuscita.

Questo corpo risorgerà. Non rimarrà tale, ma eterno. Non avrà bisogno di cibi per vivere, né di scale per la salita. Diviene spirituale, qualche cosa di mirabile e non siamo capaci di dire quale. Allora i giusti, dice, splenderanno come il sole, la luna e quasi splendore del firmamento. Dio prevedendo la infedeltà degli uomini concesse a piccolissimi vermi d'estate di emettere raggi luminosi dal corpo, perché da ciò che si vede si crede a quello che si aspetta. Chi dona una parte può anche dare tutto. Chi ha fatto risplendere di luce il verme molto più farà risplendere l'uomo giusto.

Il corpo della resurrezione
19. Dunque risorgeremo tutti avendo corpi eterni ma non simili. Ma se uno è giusto riceve un corpo celeste perché possa degnamente muoversi tra gli angeli. Se qualcuno è peccatore riceve un corpo eterno capace di sopportare la pena dei peccati, perché bruciando nel fuoco eterno non si consuma mai. E giustamente Dio si comporta in questo modo con l'una e l'altra categoria. Nulla da noi viene fatto senza il corpo. Bestemmiamo con la bocca e preghiamo con la bocca. Fornichiamo con il corpo, col corpo siamo puri. Rubiamo con la mano, diamo l'elemosina con la mano ed altre cose simili. Poiché ad ogni cosa serve il corpo, anche nel futuro esso partecipa di quello che ha fatto.

Non perdere la salvezza celeste
20. Risparmiamo, dunque, il corpo e non abusiamone come di cose altrui. Non diciamo come gli eretici che la veste del corpo è estranea, ma rispettiamola come propria. Dovremo rendere conto al Signore di tutte le cose fatte mediante il corpo. Non dire nessuno mi vede, non credere che non vi sia testimone per le cose fatte. Spesso non è presente l'uomo, ma il Creatore è un testimone leale, rimane fedele nel cielo e osserva quanto avviene. Le macchie del peccato rimangono nel corpo. Come per una piaga estesa nel corpo, anche se c'è stata una cura, rimane la cicatrice, così anche il peccato ferisce l'anima e il corpo, e i segni delle cicatrici rimangono in tutti. Si cancellano solo in quelli che ricevono il lavacro. Dio sana le antiche ferite dell'anima e del corpo mediante in battesimo. Contro le future premuniamoci noi stessi, tutti in comune, per custodire pura la veste del corpo e non perdere la realtà, la salvezza celeste, per una vile fornicazione o lascivia o qualche altro peccato, ma per ereditare il regno eterno di Dio, di cui con la sua grazia renda degni tutti voi.

La professione di fede
21. Ciò sia detto a dimostrazione della resurrezione dei morti. La professione di fede da noi ripetuta per voi, con ogni diligenza, con le stesse parole sia da voi pronunziata e si fissi nella vostra memoria.

La spiegazione della fine del simbolo
22. La fede professata è contenuta nel seguito: «E in un solo battesimo di penitenza per la remissione dei peccati e nella santa Chiesa cattolica, e nella resurrezione della carne e nella vita eterna». Sul battesimo e sulla penitenza si è parlato nelle catechesi precedenti. Le cose dette sulla resurrezione dei morti sono state dette per spiegare: «e nella resurrezione della carne». Le cose che rimangono sono dette per: «nell'unica santa Chiesa cattolica». Di questa si potrebbe dire molto, ma lo diremo in breve.

La Chiesa cattolica
23. Si chiama cattolica perché si diffonde per tutto il mondo da un confine all'altro della terra; perché insegna universalmente e con esattezza tutti i principi che giovano alla conoscenza degli uomini nelle cose visibili ed invisibili, celesti e terrestri; perché è subordinato al suo culto tutto il genere umano, capi e sudditi, dotti e indotti; perché sana e cura da per tutto ogni specie di peccati dell'anima e del corpo che si commettono. Essa ha in sé ogni conclamata virtù nelle opere, nelle parole e in ogni carisma spirituale.

Le radici del termine Chiesa
24. È chiamata appropriatamente Chiesa perché convoca e raccoglie insieme tutti, come nel Levitico dice il Signore: «Riunisci tutta la comunità alla porta del tabernacolo del convegno». Degno di nota che il termine ecclesiason (cioè convoca) per la prima volta si legge qui nelle Scritture, quando il Signore costituì Aronne al sommo sacerdozio. Nel Deutoronomio Dio dice a Mosè: «Convocami il popolo ed ascolti le mie parole perché impari a temermi». Di nuovo ricorda il nome di Chiesa quando parla delle tavole. In queste erano scritte tutte le parole che il Signore disse per voi sul monte, in mezzo al fuoco, nel giorno della riunione. Quasi dicesse più apertamente: «Nel giorno in cui chiamati dal Signore vi riuniste». Il salmista canta: «Ti confesserò, Signore, nella grande chiesa, tra gran popolo ti loderò».

La Chiesa non più assemblea di Israele
25. Prima il salmista aveva cantato: «Nella adunanza benedite Dio il Signore, dalle sorgenti di Israele». Per le insidie tese contro il Salvatore i giudei sono stati allontanati dalla grazia. Il Salvatore costruì per i gentili una seconda santa Chiesa di cristiani, sulla quale disse a Pietro: «E su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa». Di entrambe chiaramente profetando parlò David. Della prima chiesa che fu abbandonata: «Odio il convegno dei malvagi». Della seconda che fu edificata dice nello stesso salmo: «Signore, ho amato il decoro della tua casa». Subito di seguito: «Nelle adunanze ti loderò, Signore». Ripudiata quella che era in Giudea, per tutto il mondo le Chiese di Cristo si estesero, delle quali si dice nei salmi: «Cantate al Signore un canto nuovo, la sua lode nella Chiesa dei santi». Il profeta dice ai giudei cose consentanee: «Non mi compiaccio di voi, dice il Signore onnipotente». Subito continua:«Perché dal sorgere del sole sino al tramonto il mio nome è glorificato tra le genti». Di questa santa Chiesa cattolica scrive Paolo a Timoteo: «Perché tu sappia in che modo devi comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa di Dio vivo, colonna e fondamento della verità».

La Chiesa cattolica e la chiesa degli eretici
26. Il nome di chiesa si addice a cose diverse, come della moltitudine nel teatro degli efesini è scritto: «Dopo aver detto ciò sciolse l'adunanza». Giustamente qualcuno potrebbe chiamare, e con fondamento, chiesa dei malvagi le adunanze degli eretici. Mi riferisco ai marcioniti, manichei ed altri. Perciò ti è data saldamente la fede «nell'una santa Chiesa cattolica» perché, fuggendo le riunioni degli abominevoli, tu aderisca in tutto alla santa Chiesa cattolica, nella quale sei rinato.

Se poi passi per le città non chiedere semplicemente dov'è il «curiacon» (casa del Signore). Anche le eresie degli empi pretendono di chiamare «curiaca» le loro spelonche. Né dove si trova la chiesa, ma dove è la Chiesa cattolica. Questo è proprio il nome di quella santa e madre di noi tutti. Essa è la sposa di nostro Signore Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio. È scritto infatti: «Come Cristo amò la Chiesa e si è sacrificato per essa» e il resto che segue. Essa è figura ed imitazione di quella in alto, Gerusalemme, che è libera e madre di tutti noi. Prima era sterile ed ora è di molta prole.

La pace, confine della Chiesa
27. Fu ripudiata la prima, nella seconda Chiesa cattolica, come dice Paolo: «Dio al primo posto stabilì gli apostoli, al secondo i profeti, al terzo i dottori, poi le potenza, poi i carismi delle guarigioni, le assistenze, i governi, i generi delle lingue» ed ogni specie di virtù. Mi riferisco alla saggezza e all'intelletto, alla temperanza e alla giustizia, all'elemosina e alla misericordia, e alla pazienza invitta nelle persecuzioni. Questa Chiesa, con le armi della giustizia nella destra e nella sinistra, con la gloria e l'ignominia, per prima nelle persecuzioni e nelle tribolazioni ha cinto i santi martiri di corone intrecciate dei vari fiori della pazienza. Ora in tempo di pace per grazia di Dio riceve il dovuto onore dai re, dalle autorità e da uomini di ogni ceto e nazione. I re delle nazioni che abitano le singole regioni hanno i limiti del loro dominio. La sola vera santa Chiesa cattolica ha, per tutto il mondo, un potere infinito. Dio pose - come è scritto - la pace come confine ad essa. Se sulla Chiesa volessi parlare di ogni cosa mi occorrerebbero molte ore per il discorso.

L'impegno per la vita eterna
28. Se siamo istruiti e ci comportiamo bene in questa Chiesa cattolica, avremo il Regno dei Cieli ed erediteremo la vita eterna, per la quale tutto sopportiamo per riceverla come guadagno dal Signore. Non è un obiettivo di piccole cose, ma l'impegno per la vita eterna. Perciò nella professione di fede impariamo che dopo le parole «e nelle resurrezione della carne», cioè dei morti, di cui abbiamo parlato, «crediamo nelle vita eterna» per la quale noi cristiani lottiamo.

La vita eterna
29. Realmente e veramente il Padre è la vita che per mezzo del Figlio fa scaturire nello Spirito Santo doni celesti per tutti. Per la sua misericordia verso noi uomini sono stati promessi infallibilmente quelli della vita eterna. È da credere che questo è possibile. Bisogna credere non per la nostra debolezza ma guardando la sua potenza: «Tutto è possibile a Dio». Che ciò sia possibile e che aspettiamo la vita eterna lo dice Daniele: «Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come stelle per sempre», ecc. Dice Paolo: «Così saremo sempre col Signore». Essere sempre col Signore significa vita eterna. Chiaramente il Salvatore dice nel Vangelo: «Quelli andranno al supplizio eterno, i giusti, invece, alla vita eterna».

Le vie per la vita eterna
30. Molte sono le prove della vita eterna. Noi desideriamo acquistare questa vita eterna e le Sacre Scritture ci mostrano i modi dell'acquisto. Per la lunghezza del discorso addurremo poche testimonianze, lasciando le altre alla ricerca dei volenterosi. Ora la si acquista mediante la fede. È scritto, infatti: «Chi crede nel figlio ha la vita eterna», ecc. Di nuovo egli stesso dice: «In verità, in verità, vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a chi mi ha mandato ha la vita eterna», ecc. Ora mediante la predicazione del Vangelo. Dice infatti: «Chi miete riceve la mercede e porta il frutto per la vita eterna». Ora per il martirio e la confessione di Cristo. Dice infatti: «Chi odia la sua anima in questo mondo la custodirà per la vita eterna». E ancora con l'anteporre Cristo alle ricchezze e alla parentela: «e chiunque ha lasciato fratelli e sorelle, ecc. erediterà la vita eterna». Ora per l'osservanza dei precetti: «Non fornicare, non uccidere» e il resto che segue, come Gesù rispose a chi gli si era avvicinato chiedendogli: «Maestro buono che debbo fare per avere la vita eterna?». Ora recedendo dalla cattive azioni e servendo Dio. Dice infatti Paolo: «Liberáti dal peccato e divenuti servi di Dio avete il vostro frutto nella santificazione, e per fine la vita eterna».

Le vie alla vita eterna
31. Molti sono i modi, e li ho tralasciati per l'abbondanza della materia, nella ricerca della vita eterna. Il Signore è molto misericordioso. Non una, non due, ma molte vie d'entrata aprì alla vita eterna perché tutti ne fruissero liberamente per quanto era in lui. Le cose che ci sono state dette in modo conveniente sulla vita eterna riguardano l'ultimo precetto, la fine di quelli che professiamo nel credo. Potessimo noi tutti, quelli che insegnano e quelli che ascoltano, per grazia di Dio conseguirla.

Preparare l'anima ai carismi celesti
32. Del resto, fratelli carissimi, la parola di insegnamento vi esorta a preparare l'anima a ricevere i carismi celesti. Sulla santa ed apostolica fede a voi tramandata per la diffusione, abbiamo tenuto nei passati giorni della quaresima quante istruzioni per grazia di Dio ci erano lecite. Non che solo questo avremmo dovuto dire; molto è stato omesso e forse meglio da maestri più validi si sarebbe proposto alla riflessione. Il giorno della santa Pasqua si avvicina e la nostra carità in Cristo sarà illuminata dal lavacro della rigenerazione. Di nuovo sarete istruiti, Dio volendo, su cose appropriate: con quale pietà e ordine è necessario che i chiamati entrino; per quale motivo si compie ciascuno dei sacri misteri del battesimo; con quale devozione e ordine dopo il battesimo si deve andare al santo altare di Dio e lì gustare i misteri spirituali e celesti, perché la vostra anima, prima illuminata dalla parola d'insegnamento, conosca la grandezza di ogni carisma elargito da Dio.

Le catechesi mistagogiche
33. Dopo il santo e salutare giorno di Pasqua, subito dal secondo giorno dopo il sabato, nei singoli giorni seguenti della settimana, dopo la sinassi, entrando nel luogo santo della resurrezione, ascolterete, Dio volendo, altre catechesi. In esse di nuovo sarete istruiti sui motivi di ciascuna delle cose avvenute ricevendo le prove del Vecchio e del Nuovo Testamento. Prima su ciò che è stato fatto antecedentemente al battesimo; poi in che modo siete stati purificati dai peccati, per mezzo del Signore, con il lavacro d'acqua nella parola; poi come siete divenuti sacerdotalmente partecipi del nome di Cristo, come vi è stato dato il sigillo della comunione dello Spirito Santo; dei misteri sull'altare del Nuovo Testamento, che qui hanno avuto inizio; che cosa di essi hanno tramandato le Sacre Scritture, e quale sia la loro efficacia e come avvicinarsi ad essi, il modo e quando è necessario riceverli. Alla fine di tutto vi dirò come nell'avvenire bisogna comportarsi con le opere e le parole nella dignità di grazia perché tutti voi possiate conseguire la vita eterna. E ciò, se Dio vuole, vi sarà spiegato.

La redenzione è vicina
34. Per il resto fratelli, rallegratevi sempre nel Signore, lo ripeto, rallegratevi. La vostra redenzione è vicina e il celeste esercito degli angeli attende la vostra salvezza. Già si sente la voce di chi grida nel deserto: «Preparate la via del Signore». Grida il profeta: «Voi che avete sete venite all'acqua». E subito il seguito: «Ascoltatemi e mangiate ciò che è buono e la vostra anima godrà nei beni». E non molto dopo ascolterete la bella lettura che dice: «Sii raggiante, nuova Gerusalemme, poiché arriva la tua luce». Di questa Gerusalemme il profeta disse: «Dopo sarai chiamata città della giustizia; Sion città fedele» per la Legge che venne da Sion e la parola del Signore che venne da Gerusalemme. Di qui si sparse come la pioggia su tutta la terra.

Il profeta per voi ad essa dice: «Gira intorno i tuoi occhi e vedi riuniti i tuoi figli». Essa risponde: «Chi sono questi che come nubi e come colombe con i colombini volano su di me?». Le nuvole per la parte spirituale, le colombe per la semplicità E di nuovo: «Chi udì tali cose? O chi vide così? La terra ha partorito in un sol giorno ed è nato il popolo d'un tratto? Sion partorì e diede alla luce i suoi figli». Tutto sarà pieno di gioia ineffabile per il Signore che dice: «Ecco faccio Gerusalemme ad esaltazione e il popolo a mio gaudio».

La misericordia di Dio
35. Sia lecito dire a voi anche questo: «Rallegratevi cieli ed esulti la terra» ecc. Perché «Dio ha avuto misericordia della sua gente ed ha consolato i poveri del suo popolo». Questo avverrà per la misericordia di Dio che vi dice: «Io farò sparire le tue iniquità come nuvola e come nebbia i tuoi peccati». Voi che siete degni del nome di fedeli (e per voi è scritto: «Ai miei servi si impone un nome nuovo, che sarà benedetto sulla terra») direte con gioia: «Benedetto Dio e Padre del Signore Gesù Cristo che ha benedetto noi con ogni benedizione spirituale tra i celesti in Cristo, nel quale abbiamo la redenzione del suo sangue, il perdono dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia che sovrabbondò in noi» ecc. E di nuovo: «Dio che è ricco di misericordia, per la sua grande carità con la quale ci amò pur essendo noi morti per le cadute, ci ravvivò in Cristo». Così ancora lodate il Signore, l'autore dei beni, dicendo: «Quando apparve la benignità e la misericordia del salvatore nostro Dio, non per le opere di giustizia che noi facemmo, ma per la sua misericordia ci salvò, mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo che diffuse abbondantemente su di noi per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, perché giustificati dalla sua grazia divenissimo eredi nella speranza della via eterna». Lo stesso Dio e padre del nostro Signore Gesù Cristo, il padre della gloria vi dia lo spirito della sapienza e della rivelazione nella sua conoscenza. Vi custodisca con gli occhi della mente illuminati per tutto il tempo nelle opere, nelle parole e nei buoni pensieri. A lui gloria, onore e potenza per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo con lo Spirito Santo ora e sempre e per tutti i secoli infiniti.


18 - Altri misteri ed occupazioni della nostra grande Regina e del suo Figlio santissimo nel tempo in cui vissero soli prima della predicazione di lui.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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909. Molti degli arcani e venerabili misteri che si verificarono tra Gesù e Maria sono messi in serbo per il gaudio accidentale dei predestinati alla vita eterna, come altrove ho detto. I più sublimi ed ineffabili accaddero nei quattro anni in cui essi vissero da soli nella loro casa, dal felice transito di san Giuseppe fino alla predicazione del Maestro della vita. È impossibile che una creatura mortale possa degnamente penetrare segreti così profondi: quanto meno potrò io, con la mia rozzezza, manifestare ciò che di essi ho compreso! Se ne capirà la ragione da quello che sto per dire. L'anima di Cristo era uno specchio limpidissimo e senza macchia, dove la Regina contemplava il Verbo eterno come capo ed artefice della santa Chiesa, come redentore di tutto il genere umano, come maestro di salvezza eterna e come angelo del gran consiglio, che adempiva ciò che era stabilito "ab aeterno" nel concistoro della beatissima Trinità.

910. Per tutta la sua vita terrena sua Maestà si occupò dell'opera che l'eterno Padre gli aveva affidato, al fine di compierla con la massima perfezione. Avvicinandosi sempre più al termine e alla realizzazione di così alto mistero, andava anche operando più intensamente con la forza della sua sapienza e l'efficacia del suo potere. Di tutti questi segreti era testimone fedelissimo il cuore della nostra gran Signora: ella cooperava in tutto col suo Figlio santissimo, quale coadiutrice nella redenzione umana. In conformità a ciò, per comprendere interamente la sapienza della Regina del cielo e quanto compiva con essa dispensando i misteri della redenzione, sarebbe necessario intendere anche ciò che racchiudevano la conoscenza del Salvatore, le sue opere e il suo amore. E nel poco che dirò delle azioni della sua Madre santissima, sempre devo supporre quelle del Figlio, che ella imitava come proprio modello ed esempio.

911. Il Redentore del mondo aveva già ventisei anni e, come la sua santissima umanità progrediva nella perfezione naturale e si avvicinava al termine, così, in ammirabile corrispondenza con questa, dimostrava, sempre più visibilmente, anche la grandezza delle sue opere. L'evangelista san Luca racchiuse questa verità nelle brevi parole che concludono il capitolo secondo del suo vangelo: E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini; tra questi ricordiamo soprattutto la beatissima Vergine. Ella conosceva i progressi del Figlio e vi cooperava, senza che le rimanesse nascosto niente di ciò che il Signore, il quale era uomo e Dio, le poté comunicare come a semplice creatura. Tra i divini ed imperscrutabili misteri di questi anni, la gran Signora conobbe che il suo figlio, vero Dio, dal trono della sua sapienza volgeva il suo sguardo - non solo quello increato della divinità ma anche quello della sua umanità santissima - su tutti i mortali, ai quali doveva ottenere la redenzione; inoltre ella seppe che il Verbo incarnato considerava tra sé e sé il valore della salvezza, il peso che aveva per l'eterno Padre e come, per chiudere le porte dell'inferno ai mortali e richiamarli alla vita eterna, egli era disceso dal cielo a patire un'acerbissima passione e morte. Ciononostante, la pazzia e la durezza di quelli che sarebbero nati dopo la sua crocifissione, avvenuta per il loro rimedio, avrebbe costretto a dilatare le porte della morte e ad aprire maggiormente quelle dell'inferno, per la loro ignoranza di quanto comportano quegli infelicissimi e orribili tormenti.

912. Considerando tutto ciò, l'umanità di Cristo Signore nostro si afflisse, sentì grande angoscia ed arrivò a sudare sangue, come altre volte era successo. In questi conflitti il divino Maestro perseverava sempre nelle preghiere per tutti quelli che sarebbero stati redenti. Obbedendo all'eterno Padre, con ardentissimo amore desiderava offrirsi in sacrificio gradito e in riscatto per gli uomini, affinché, se non fosse giunta a tutti l'efficacia dei suoi meriti e del suo sangue, restasse almeno soddisfatta la giustizia divina, riparata l'offesa alla Divinità e fosse corrisposto il castigo preparato sin dall'eternità per gli increduli e gli ingrati. La grande Regina, alla vista di così profondi segreti, accompagnava il suo Figlio santissimo nelle sue angosce e nelle sue riflessioni; a ciò si univano la sofferenza e la compassione materna nel vedere il frutto del suo grembo verginale così profondamente angosciato. Molte volte la mansuetissima colomba arrivò a piangere lacrime di sangue, allorché il Salvatore lo sudava, e veniva trafitta da incomparabile dolore. Infatti, solo questa prudentissima Signora e il suo figlio, Dio e uomo vero, giunsero a pesare sulla bilancia del santuario il valore della morte in croce di Dio, ponendo da una parte questo mistero e dall'altra il cuore duro e cieco degli uomini, che fa ogni sforzo per abbandonarsi nelle mani della morte eterna.

913. L 'amantissima Madre, in questa condizione di angoscia, arrivava a patire deliqui quasi mortali, e tali senza dubbio sarebbero stati se la forza divina non l'avesse confortata. Sua Maestà, per ricompensarla del suo fedelissimo amore e della sua compassione, alcune volte comandava agli angeli di consolarla e sostenerla, altre di suonarle la celeste musica dei cantici di lode che ella stessa aveva composto a gloria della divinità e dell'umanità di suo Figlio. Altre volte ancora era il Signore stesso a tenerla fra le sue braccia, rivelandole come la legge iniqua del peccato e dei suoi effetti non era rivolta a lei. Altre volte infine, mentre sua Altezza riposava fra le braccia di sua Maestà, erano gli angeli che, pieni di meraviglia, le intonavano canti armoniosi ed ella veniva rapita in estasi, ricevendo potenti e nuovi influssi divini. In tali momenti l'eletta, l'unica e la perfetta stava appoggiata sopra la sinistra dell'umanità e veniva carezzata ed abbracciata dalla destra della divinità; il suo amato Figlio e sposo scongiurava le figlie di Gerusalemme di non risvegliare la sua diletta, finché ella non lo avesse voluto, da quel sonno che la curava dai languori e dalle infermità dell'amore; gli spiriti sovrani si meravigliavano nel vedere che ella, appoggiata al suo dilettissimo Figlio e riccamente vestita, si sollevava al di sopra di tutti, e la benedicevano e magnificavano fra tutte le creature.

914. In altre circostanze alla gran Regina erano stati rivelati gli altissimi segreti della predestinazione degli eletti dovuta alla redenzione. Ella vedeva come costoro erano scritti dall'eternità nella memoria del Signore Gesù e ricolmati dei meriti di lui, e pregava perché fosse efficace per loro il suo sacrificio; inoltre conosceva come l'amore e la grazia, di cui si rendevano indegni i reprobi, venivano rivolti ai predestinati nella misura della loro disponibilità. Fra l'altro sapeva che sua Maestà infondeva la sua sapienza e sollecitudine in quelli che avrebbe chiamato al suo apostolato e alla sua sequela e che andava radunando, secondo la sua volontà e scienza imperscrutabilissima, sotto lo stendardo della croce affinché questo fosse poi portato per tutto il mondo. E, come un buon generale, per qualche battaglia molto ardua, dispone prima le cose nella sua mente distribuendo le cariche dell'esercito, scegliendo i soldati più coraggiosi e idonei e assegnando posti convenienti in base alla condizione di ciascuno, così fece Cristo nostro salvatore per cominciare la conquista del mondo e spogliare il demonio del suo tirannico possesso. Egli, con la sua autorità divina, organizzò la nuova milizia che avrebbe arruolato, stabilì come avrebbe distribuito gli uffici, i gradi e le dignità dei suoi bravi capitani e quali ruoli sarebbe stato opportuno assegnare loro. Tutti i preparativi e l'apparato di questa guerra erano dunque depositati nella sua sapienza e volontà santissima nel modo in cui in seguito avrebbe operato.

915. Tutto ciò era chiaro e manifesto alla prudentissima Madre: le furono date specie infuse di molti predestinati e specialmente degli apostoli, dei discepoli e di un gran numero di coloro che sarebbero stati chiamati nella Chiesa nel corso della sua storia. Per questo conosceva gli apostoli e gli altri - prima ancora di avere a che fare con loro - grazie alla cognizione soprannaturale che di essi aveva avuto in Dio; e siccome il divino Maestro prima di chiamarli aveva pregato per la loro vocazione, anche la gran Signora aveva fatto lo stesso. La Madre della grazia, in tal modo, ebbe la sua parte negli aiuti e nei favori che gli apostoli ricevettero prima di ascoltare e conoscere il loro Maestro per trovarsi nella disposizione necessaria a ricevere la vocazione all'apostolato. Inoltre, poiché già si avvicinava il tempo della predicazione, il nostro Redentore pregava per essi con più insistenza inviando loro maggiori e più forti ispirazioni. Anche le suppliche della mansuetissima colomba erano più fervorose ed efficaci e, quando i discepoli e gli altri si mettevano al seguito di suo Figlio, ella soleva dirgli: «Questi sono, figlio e Signore mio, il frutto delle vostre orazioni e della vostra santa volontà». Innalzava poi canti di lode e di ringraziamento, perché vedeva adempiuto il desiderio del Signore e condotti alla sua scuola quelli che egli aveva scelti dal mondo.

916. Meditando prudentemente queste meraviglie la nostra grande Regina restava sempre assorta e stupefatta, giubilava nel suo spirito e lodava il Signore; faceva atti eroici di amore e adorava gli arcani giudizi dell'Altissimo. Tutta trasformata in quel fuoco che usciva dalla Divinità per divampare nel mondo, diceva, alcune volte dentro il suo ardentissimo cuore ed altre a voce alta: «Oh, amore infinito! Oh, volere di bontà ineffabile ed immensa! Perché i mortali non ti conoscono? Perché ti disprezzano e dimenticano? Perché la tua tenerezza deve essere ripagata così male? O travagli, pene, sospiri, gemiti, desideri e suppliche del mio amato, più stimabili delle gioie, dell'oro e di tutti i tesori del mondo! Chi sarà tanto ingrato ed infelice da volervi disprezzare? O figli di Adamo, chi sarebbe disposto a morire per ciascuno di voi al fine di dissipare la vostra ignoranza, addolcire la vostra durezza, impedire la vostra infelicità?». Dopo così infiammati affetti e fervorose preghiere, la felice Madre comunicava a voce al suo Figlio tutti questi misteri e il sommo Re la consolava e le allargava il cuore, rinnovandole la memoria del valore che avevano agli occhi dell'eterno Padre la grazia e la gloria dei predestinati e i loro grandi meriti a confronto con l'ingratitudine e la durezza dei reprobi. In particolare le presentava l'amore di cui ella sapeva di essere oggetto da parte di sua Maestà e della beatissima Trinità, e quanto questa si compiacesse della sua corrispondenza e purezza immacolata.

917. Talvolta lo stesso Signore la istruiva su ciò che ella avrebbe dovuto fare all'inizio della predicazione: come avrebbe dovuto aiutarlo in tutte le opere e nel governo della nuova Chiesa, e sopportare le mancanze degli apostoli, il rinnegamento di Pietro, l'incredulità di Tommaso, il tradimento di Giuda e altri fatti che sapeva sarebbero accaduti in seguito. Fin da allora l'amabile Regina propose di affaticarsi molto per convertire quel discepolo traditore e così fece, come dirò a suo luogo. La perdizione di Giuda cominciò dall'aver disprezzato questi favori e dall'aver nutrito una certa avversione verso la Madre della grazia. Su molti misteri la divina Signora venne istruita dal suo Figlio santissimo e fu tanta la grandezza, la sapienza e la scienza divina che egli depositò in lei che qualunque esagerazione è insufficiente a esprimerla, poiché poté essere sorpassata solo dalla conoscenza dello stesso Signore. Tutti questi doni di scienza e di grazia furono impiegati dal nostro salvatore Gesù e da Maria santissima a beneficio dei mortali. Consideriamo che un solo sospiro di Cristo era di inestimabile valore e che quelli della sua degna Madre - pur non essendo ugualmente preziosi - erano graditi al Signore più di quelli di tutte le altre creature. Ripensiamo soprattutto a ciò che fece il Figlio di Dio per noi, non solo con la sua morte su una croce dopo tormenti così inauditi ma anche con le suppliche, le lacrime, il sudare tante volte sangue; se poi a tutto ciò aggiungiamo che la Madre di misericordia fu sua coadiutrice, quanto grande è l'ingratitudine umana! Quanta la durezza più che diamantina dei cuori di carne! Dov'è mai il giudizio? Dove la ragione? Dove la stessa compassione e gratitudine della natura? Essa, corrotta ed infetta, è mossa ad affliggersi dagli oggetti sensibili e a dare importanza solo a ciò che costituisce il suo precipizio e la sua morte eterna, dimenticando il gran favore della redenzione e non sapendo partecipare al dolore della passione del Signore, che le offre la vita e un riposo duraturo.

 

Insegnamento della Regina del cielo

918. Figlia mia, purtroppo è vero che, se anche tu e tutti i mortali parlaste lingue di angeli, non arrivereste a proclamare i benefici da me ricevuti dalla destra dell'Altissimo negli ultimi anni in cui mio Figlio dimorò con me. Le sue opere hanno una specie d'incomprensibilità, che le rende indescrivibili per te e per tutti gli uomini; tuttavia, data la conoscenza speciale che ti è stata concessa di così imperscrutabili misteri, voglio che tu lodi e benedica l'Onnipotente per tutto quello che fece in me e per avermi sollevata dalla polvere a una dignità tanto ineffabile. E sebbene il tuo amore verso il mio figlio e Signore debba essere libero - come figlia fedele e sposa amorevole e non come schiava interessata e costretta - voglio tuttavia che, per incoraggiare l'umana debolezza e sostenere la speranza, tu faccia memoria della soavità dell'amore divino e di quanto è dolce il Signore per quelli che lo temono. Figlia mia carissima, se gli uomini non ostacolassero con i loro peccati le ispirazioni della bontà infinita e non vi opponessero resistenza, come gusterebbero senza misura le sue delizie e le sue grazie! Tu - secondo il tuo modo d'intendere - devi immaginare sua Maestà come arrabbiato e contristato per il fatto che i mortali resistono a questo suo immenso desiderio; anzi, essi gli si oppongono in maniera tale che si abituano non solo ad essere indegni di gustare il Signore, ma anche a non credere che altri partecipino della dolcezza e dei favori che egli vorrebbe comunicare a tutti.

919. Similmente, cerca di essere grata delle tribolazioni che il mio Figlio santissimo sopportò per gli uomini, di ciò che compì per loro e di quanto io feci per sostenerlo in esse, come ti è stato manifestato. Della passione e morte i cattolici hanno più memoria perché la santa Chiesa la presenta loro - benché pochi si ricordino di essergliene grati -, ma sono molti meno coloro che riflettono sulle altre opere di mio Figlio e mie. Non c'è stata ora né momento in cui sua Maestà non abbia impiegato la sua grazia e i suoi doni a beneficio del genere umano per riscattare tutti dalla dannazione eterna e renderli partecipi della sua gloria. Queste opere del Verbo incarnato testimonieranno contro la dimenticanza e la durezza dei fedeli, specialmente nel giorno del giudizio. Se tu, che hai ricevuto questa illuminazione e quest'insegnamento dell'Altissimo e mio, non sarai riconoscente, sarà maggiore la tua vergogna, perché più grave la tua colpa. Non solo devi corrispondere a tanti benefici generali, ma anche a quelli particolari che ricevi quotidianamente. Previeni dunque questo pericolo e corrispondi adeguatamente a tali favori come mia figlia e discepola; non differire neppure per un momento l'operare il bene e ciò che è meglio, per quanto ti sarà possibile. In tutto fai attenzione alla luce interiore e all'ammaestramento dei tuoi superiori e dei ministri del Signore: se corrisponderai ai primi benefici, stai sicura che l'Altissimo aprirà maggiormente la sua mano onnipotente con altri più grandi e ti riempirà delle sue ricchezze e dei suoi tesori.


Domenica 10 agosto 1941

Beata Edvige Carboni

Mi trovai nella Chiesa di S. Domenico; fui rapita. Nella stessa si presentò Gesù in aspetto maestoso; si mise in mezzo alla Chiesa con aspetto non solo maestoso, ma coll'aspetto di comando.

Tanta gente entravano con regali; chi cose d'oro, chi d'argento, chi depositava soldi in gran quantità: tutto mettevano davanti a Gesù. Sembravano ricchi, Conti. Principi, insomma persone ricche.

Gesù si fece avanti, prese tutti quei regali e li buttò fuori. Severamente diceva: Questi regali tutto sangue del povero; non ne accetto. E mentre li buttava fuori del Tempio, tutti quei oggetti, ed anche i soldi, lasciavano una fiumana di sangue.

La Vergine, seduta alla destra con tante ragazze, che ad una ad una accarezzava, e a loro diceva: Figlie mie, andate ognuna ove la Provvidenza vi ha destinate. Siate sempre buone, oneste ed obbedienti a chi sarà destinato per vostri superiori.

Chi, di quelle ragazze, era destinata per donna di servizio, chi per impiegata, chi per sposa; una diversa dall'altra aveva il suo comando: Tutte, ripeteva la Vergine, siete mie figliuole, tutte mi siete care. Dopo l'esilio di questa valle di lacrime dovete, caste e pure, ritornare fra le mie braccia.

Quanto è buona la Vergine! Davanti a Lei non (ci) sono preferenze né privilegi; solo chi può (e) si conserverà buono, sarà la sua privilegiata.