Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Quando eri infermo venivi portato dal tuo prossimo: adesso che sei guarito, devi essere tu a portare il tuo prossimo. (Sant'Agostino)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 13° settimana del tempo ordinario (SS. Pietro e Paolo)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 1

1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".

26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.

39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".

46Allora Maria disse:

"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.

59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:

68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".

80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.


Levitico 23

1Il Signore disse ancora a Mosè:2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Ecco le solennità del Signore, che voi proclamerete come sante convocazioni. Queste sono le mie solennità.
3Durante sei giorni si attenderà al lavoro; ma il settimo giorno è sabato, giorno di assoluto riposo e di santa convocazione. Non farete in esso lavoro alcuno; è un riposo in onore del Signore in tutti i luoghi dove abiterete.
4Queste sono le solennità del Signore, le sante convocazioni che proclamerete nei tempi stabiliti.
5Il primo mese, al decimoquarto giorno, al tramonto del sole sarà la pasqua del Signore;6il quindici dello stesso mese sarà la festa degli azzimi in onore del Signore; per sette giorni mangerete pane senza lievito.7Il primo giorno sarà per voi santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro servile;8per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà la santa convocazione: non farete alcun lavoro servile".
9Il Signore aggiunse a Mosè:10"Parla agli Israeliti e ordina loro: Quando sarete entrati nel paese che io vi dò e ne mieterete la messe, porterete al sacerdote un covone, come primizia del vostro raccolto;11il sacerdote agiterà con gesto rituale il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote l'agiterà il giorno dopo il sabato.12Quando farete il rito di agitazione del covone, offrirete un agnello di un anno, senza difetto, in olocausto al Signore.13L'oblazione che l'accompagna sarà di due decimi di 'efa' di fior di farina intrisa nell'olio, come sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave in onore del Signore; la libazione sarà di un quarto di 'hin' di vino.14Non mangerete pane, né grano abbrustolito, né spighe fresche, prima di quel giorno, prima di aver portato l'offerta al vostro Dio. È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.
15Dal giorno dopo il sabato, cioè dal giorno che avrete portato il covone da offrire con il rito di agitazione, conterete sette settimane complete.16Conterete cinquanta giorni fino all'indomani del settimo sabato e offrirete al Signore una nuova oblazione.17Porterete dai luoghi dove abiterete due pani per offerta con rito di agitazione, i quali saranno di due decimi di 'efa' di fior di farina e li farete cuocere lievitati; sono le primizie in onore del Signore.18Oltre quei pani offrirete sette agnelli dell'anno, senza difetto, un torello e due arieti: saranno un olocausto per il Signore insieme con la loro oblazione e le loro libazioni; sarà un sacrificio di soave profumo, consumato dal fuoco in onore del Signore.19Offrirete un capro come sacrificio espiatorio e due agnelli dell'anno come sacrificio di comunione.20Il sacerdote agiterà ritualmente gli agnelli insieme con il pane delle primizie come offerta da agitare davanti al Signore; tanto i pani, quanto i due agnelli consacrati al Signore saranno riservati al sacerdote.21In quel medesimo giorno dovrete indire una festa e avrete la santa convocazione. Non farete alcun lavoro servile. È una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.22Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino al margine del campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, il vostro Dio".
23Il Signore disse a Mosè:24"Parla agli Israeliti e ordina loro: Nel settimo mese, il primo giorno del mese sarà per voi riposo assoluto, una proclamazione fatta a suon di tromba, una santa convocazione.25Non farete alcun lavoro servile e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore".
26Il Signore disse ancora a Mosè:27"Il decimo giorno di questo settimo mese sarà il giorno dell'espiazione; terrete una santa convocazione, vi mortificherete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore.28In quel giorno non farete alcun lavoro; poiché è il giorno dell'espiazione, per espiare per voi davanti al Signore, vostro Dio.29Ogni persona che non si mortificherà in quel giorno, sarà eliminata dal suo popolo.30Ogni persona che farà in quel giorno un qualunque lavoro, io la eliminerò dal suo popolo.31Non farete alcun lavoro. È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.32Sarà per voi un sabato di assoluto riposo e dovrete mortificarvi: il nono giorno del mese, dalla sera alla sera dopo, celebrerete il vostro sabato".
33Il Signore aggiunse a Mosè:34"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Il quindici di questo settimo mese sarà la festa delle capanne per sette giorni, in onore del Signore.35Il primo giorno vi sarà una santa convocazione; non farete alcun lavoro servile.36Per sette giorni offrirete vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. L'ottavo giorno terrete la santa convocazione e offrirete al Signore sacrifici consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non farete alcun lavoro servile.
37Queste sono le solennità del Signore nelle quali proclamerete sante convocazioni, perché si offrano al Signore sacrifici consumati dal fuoco, olocausti e oblazioni, vittime e libazioni, ogni cosa nel giorno stabilito, oltre i sabati del Signore,38oltre i vostri doni, oltre tutti i vostri voti e tutte le offerte volontarie che presenterete al Signore.
39Ora il quindici del settimo mese, quando avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa al Signore per sette giorni; il primo giorno sarà di assoluto riposo e così l'ottavo giorno.40Il primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori: rami di palma, rami con dense foglie e salici di torrente e gioirete davanti al Signore vostro Dio per sette giorni.41Celebrerete questa festa in onore del Signore, per sette giorni, ogni anno. È una legge perenne di generazione in generazione. La celebrerete il settimo mese.42Dimorerete in capanne per sette giorni; tutti i cittadini d'Israele dimoreranno in capanne,43perché i vostri discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li ho condotti fuori dal paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio".
44E Mosè diede così agli Israeliti le istruzioni relative alle solennità del Signore.


Siracide 9

1Non essere geloso della sposa amata,
per non inculcarle malizia a tuo danno.
2Non dare l'anima tua alla tua donna,
sì che essa s'imponga sulla tua forza.
3Non incontrarti con una donna cortigiana,
che non abbia a cadere nei suoi lacci.
4Non frequentare una cantante,
per non esser preso dalle sue moine.
5Non fissare il tuo sguardo su una vergine,
per non essere coinvolto nei suoi castighi.
6Non dare l'anima tua alle prostitute,
per non perderci il patrimonio.
7Non curiosare nelle vie della città,
non aggirarti nei suoi luoghi solitari.
8Distogli l'occhio da una donna bella,
non fissare una bellezza che non ti appartiene.
Per la bellezza di una donna molti sono periti;
per essa l'amore brucia come fuoco.
9Non sederti mai accanto a una donna sposata,
non frequentarla per bere insieme con lei
perché il tuo cuore non si innamori di lei
e per la tua passione tu non scivoli nella rovina.

10Non abbandonare un vecchio amico,
perché quello recente non è uguale a lui.
Vino nuovo, amico nuovo;
quando sarà invecchiato, lo berrai con piacere.
11Non invidiare la gloria del peccatore,
perché non sai quale sarà la sua fine.
12Non compiacerti del benessere degli empi,
ricòrdati che non giungeranno agli inferi impuniti.
13Tieniti lontano dall'uomo che ha il potere di uccidere
e non sperimenterai il timore della morte.
Se l'avvicini, sta' attento a non sbagliare
perché egli non ti tolga la vita;
sappi che cammini in mezzo ai lacci
e ti muovi sull'orlo delle mura cittadine.
14Rispondi come puoi al prossimo
e consìgliati con i saggi.
15Conversa con uomini assennati
e ogni tuo colloquio sia sulle leggi dell'Altissimo.
16Tuoi commensali siano gli uomini giusti,
il tuo vanto sia nel timore del Signore.
17Un lavoro per mano di esperti viene lodato,
ma il capo del popolo è saggio per il parlare.
18Un uomo linguacciuto è il terrore della sua città,
chi non sa controllar le parole sarà detestato.


Salmi 89

1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".

6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.

9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.

20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.

34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".

39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.

47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?

50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.


Geremia 26

1All'inizio del regno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta a Geremia questa parola da parte del Signore.2Disse il Signore: "Va' nell'atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunziare loro; non tralasciare neppure una parola.3Forse ti ascolteranno e ognuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso disdirò tutto il male che pensavo di fare loro a causa della malvagità delle loro azioni.
4Tu dirai dunque loro: Dice il Signore: Se non mi ascolterete, se non camminerete secondo la legge che ho posto davanti a voi5e se non ascolterete le parole dei profeti miei servi che ho inviato a voi con costante premura, ma che voi non avete ascoltato,6io ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città un esempio di maledizione per tutti i popoli della terra".
7I sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono Geremia che diceva queste parole nel tempio del Signore.8Ora, quando Geremia finì di riferire quanto il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti e i profeti lo arrestarono dicendo: "Devi morire!9Perché hai predetto nel nome del Signore: Questo tempio diventerà come Silo e questa città sarà devastata, disabitata?".
Tutto il popolo si radunò contro Geremia nel tempio del Signore.10I capi di Giuda vennero a sapere queste cose e salirono dalla reggia nel tempio del Signore e sedettero all'ingresso della Porta Nuova del tempio del Signore.11Allora i sacerdoti e i profeti dissero ai capi e a tutto il popolo: "Una sentenza di morte merita quest'uomo, perché ha profetizzato contro questa città come avete udito con i vostri orecchi!".
12Ma Geremia rispose a tutti i capi e a tutto il popolo: "Il Signore mi ha mandato a profetizzare contro questo tempio e contro questa città le cose che avete ascoltate.13Or dunque migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e ascoltate la voce del Signore vostro Dio e il Signore ritratterà il male che ha annunziato contro di voi.14Quanto a me, eccomi in mano vostra, fate di me come vi sembra bene e giusto;15ma sappiate bene che, se voi mi ucciderete, attirerete sangue innocente su di voi, su questa città e sui suoi abitanti, perché il Signore mi ha veramente inviato a voi per esporre ai vostri orecchi tutte queste cose".
16I capi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: "Non ci deve essere sentenza di morte per quest'uomo, perché ci ha parlato nel nome del Signore nostro Dio".
17Allora si alzarono alcuni anziani del paese e dissero a tutta l'assemblea del popolo:18"Michea il Morastita, che profetizzava al tempo di Ezechia, re di Giuda, affermò a tutto il popolo di Giuda: Dice il Signore degli eserciti:

Sion sarà arata come un campo,
Gerusalemme diventerà un cumulo di rovine,
il monte del tempio un'altura boscosa!

19Forse Ezechia re di Giuda e tutti quelli di Giuda lo uccisero? Non temettero piuttosto il Signore e non placarono il volto del Signore e così il Signore disdisse il male che aveva loro annunziato? Noi, invece, stiamo per commettere una grave iniquità a nostro danno".
20C'era anche un altro uomo che profetizzava nel nome del Signore, Uria figlio di Semaià da Kiriat-Iearìm; egli profetizzò contro questa città e contro questo paese con parole simili a quelle di Geremia.21Il re Ioiakìm, tutti i suoi prodi e tutti i magistrati udirono le sue parole e il re cercò di ucciderlo, ma Uria lo venne a sapere e per timore fuggì andandosene in Egitto.22Allora il re Ioiakìm inviò in Egitto uomini come Elnatàn figlio di Acbòr, e altri con lui.23Costoro fecero uscire dall'Egitto Uria e lo condussero al re Ioiakìm che lo fece uccidere di spada e fece gettare il suo cadavere nelle fosse della gente del popolo.
24Ma la mano di Achikàm figlio di Safàn fu a favore di Geremia, perché non lo consegnassero in potere del popolo per metterlo a morte.


Lettera ai Romani 2

1Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose.2Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose.3Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?4O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?5Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio,6il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere:7la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità;8sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all'ingiustizia.9Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco;10gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco,11perché presso Dio non c'è parzialità.

12Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge.13Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati.14Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi;15essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono.16Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.
17Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio,18del quale conosci la volontà e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ciò che è meglio,19e sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre,20educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché possiedi nella legge l'espressione della sapienza e della verità...21ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi?22Tu che proibisci l'adulterio, sei adùltero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi?23Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge?24Infatti 'il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani', come sta scritto.

25La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso.26Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verrà forse contata come circoncisione?27E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge.28Infatti, Giudeo non è chi appare tale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne;29ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio.


Capitolo II: L'umile coscienza di se

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1.     L'uomo, per sua natura, anela a sapere; ma che importa il sapere se non si ha il timor di Dio? Certamente un umile contadino che serva il Signore è più apprezzabile di un sapiente che, montato in superbia e dimentico di ciò che egli è veramente, vada studiando i movimenti del cielo. Colui che si conosce a fondo sente di valere ben poco in se stesso e non cerca l'approvazione degli uomini. Dinanzi a Dio, il quale mi giudicherà per le mie azioni, che mi gioverebbe se io anche possedessi tutta la scienza del mondo, ma non avessi l'amore? Datti pace da una smania eccessiva di sapere: in essa, infatti, non troverai che sviamento grande ed inganno. Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all'anima. Ed è tutt'altro che sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua salvezza. I molti discorsi non appagano l'anima; invece una vita buona rinfresca la mente e una coscienza pura dà grande fiducia in Dio. Quanto più grande e profonda è la tua scienza, tanto più severamente sarai giudicato, proprio partendo da essa; a meno che ancor più grande non sia stata la santità della tua vita.

   2.     Non volerti gonfiare, dunque, per alcuna arte o scienza, che tu possegga, ma piuttosto abbi timore del sapere che ti è dato. Anche se ti pare di sapere molte cose; anche se hai buona intelligenza, ricordati che sono molte di più le cose che non sai. Non voler apparire profondo (Rm 11,20;12,16); manifesta piuttosto la tua ignoranza. Perché vuoi porti avanti ad altri, mentre se ne trovano molti più dotti di te, e più esperti nei testi sacri? Se vuoi imparare e conoscere qualcosa, in modo spiritualmente utile, cerca di essere ignorato e di essere considerato un nulla. E' questo l'insegnamento più profondo e più utile, conoscersi veramente e disprezzarsi. Non tenere se stessi in alcun conto e avere sempre buona e alta considerazione degli altri; in questo sta grande sapienza e perfezione.  Anche se tu vedessi un altro cadere manifestamente in peccato, o commettere alcunché di grave, pur tuttavia non dovresti crederti migliore di lui; infatti non sai per quanto tempo tu possa persistere nel bene. Tutti siamo fragili; ma tu non devi ritenere nessuno più fragile di te.


DISCORSO 272 PENTECOSTE AI NEOFITI SUL SACRAMENTO

Discorsi - Sant'Agostino

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Il Sacramento del corpo e del sangue di Cristo.

1. Ciò che vedete sopra l'altare di Dio, l'avete visto anche nella notte passata; ma non avete ancora udito che cosa sia, che cosa significhi, di quale grande realtà nasconda il mistero. Ciò che vedete è il pane e il calice: ve lo assicurano i vostri stessi occhi. Invece secondo la fede che si deve formare in voi il pane è il corpo di Cristo, il calice è il sangue di Cristo. Quanto ho detto in maniera molto succinta forse è anche sufficiente per la fede: ma la fede richiede l'istruzione. Dice infatti il Profeta: Se non crederete non capirete 1. Potreste infatti dirmi a questo punto: Ci hai detto di credere, dacci delle spiegazioni perché possiamo comprendere. Nell'animo di qualcuno potrebbe infatti formarsi un ragionamento simile a questo: Il Signore nostro Gesù Cristo sappiamo da dove ha ricevuto il corpo dalla Vergine Maria. Bambino, fu allattato, si nutrì, crebbe, arrivò e visse l'età giovanile; soffrì persecuzioni da parte dei Giudei, fu appeso alla croce, fu ucciso sulla croce, fu deposto dalla croce, fu sepolto, il terzo giorno risuscitò, nel giorno che volle ascese al cielo; lassù portò il suo corpo; di lassù verrà per giudicare i vivi e i morti; ora è lassù e siede alla destra del Padre: questo pane come può essere il suo corpo? E questo calice, o meglio ciò che è contenuto nel calice, come può essere il sangue suo? Queste cose, fratelli, si chiamano sacramenti proprio perché in esse si vede una realtà e se ne intende un'altra. Ciò che si vede ha un aspetto materiale, ciò che si intende produce un effetto spirituale. Se vuoi comprendere [il mistero] del corpo di Cristo, ascolta l'Apostolo che dice ai fedeli: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra 2. Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il mistero di voi: ricevete il mistero di voi. A ciò che siete rispondete: Amen e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: Il Corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen. Perché dunque [il corpo di Cristo] nel pane? Non vogliamo qui portare niente di nostro; ascoltiamo sempre l'Apostolo il quale, parlando di questo sacramento, dice: Pur essendo molti formiamo un solo pane, un solo corpo 3. Cercate di capire ed esultate. Unità, verità, pietà, carità. Un solo pane: chi è questo unico pane? Pur essendo molti, formiamo un solo corpo. Ricordate che il pane non è composto da un solo chicco di grano, ma da molti. Quando si facevano gli esorcismi su di voi venivate, per così dire, macinati; quando siete stati battezzati, siete stati, per così dire, impastati; quando avete ricevuto il fuoco dello Spirito Santo siete stati, per così dire, cotti. Siate ciò che vedete e ricevete ciò che siete. Questo disse l'Apostolo in riguardo al pane. E ciò che dobbiamo intendere del calice, anche se non è stato detto, ce l'ha fatto capire abbastanza. Come infatti perché ci sia la forma visibile del pane molti chicchi di grano vengono impastati fino a formare un'unica cosa - come se avvenisse quanto la sacra Scrittura dice dei fedeli: Avevano un'anima sola e un solo cuore protesi verso Dio 4 - così è anche per il vino. Fratelli, pensate a come si fa il vino. Molti acini sono attaccati al grappolo, ma il succo degli acini si fonde in un tutt'uno. Cristo Signore ci ha simboleggiati in questo modo e ha voluto che noi facessimo parte di lui, consacrò sulla sua mensa il sacramento della nostra pace e unità. Chi riceve il sacramento dell'unità e non conserva il vincolo della pace riceve non, un sacramento a sua salvezza ma una prova a suo danno. Rivolti al Signore Dio, Padre onnipotente, con cuore puro, rendiamogli infinite e sincerissime grazie, per quanto ce lo permette la nostra pochezza. Preghiamo con cuore sincero la sua straordinaria bontà perché, si degni di esaudire le nostre preghiere secondo il suo beneplacito; allontani con la sua potenza il nemico dalle nostre azioni e pensieri; ci accresca la fede, guidi la nostra mente, ci conceda desideri spirituali e ci conduca alla sua beatitudine. Per Gesù Cristo Figlio suo. Amen.

 

1 - Is 7, 9 (sec. LXX).

2 - 1 Cor 12, 27.

3 - 1 Cor 10, 17.

4 - At 4, 32.


8 - Si illustra il miracolo con il quale le specie sacramentali si con­servavano in Maria santissima.

La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda

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118. Ho già accennato alcune volte a questo beneficio, riservandone la spiegazione al tempo opportuno. Adesso ne parlerò, così che un tale prodigio a vantaggio della nostra Maestra non resti privo dei chiarimenti che la devozione può desiderare. La mia inadeguatezza mi angustia, perché non solo ignoro enormemente più di quello che intendo, ma pure su ciò che so mi esprimo con diffidenza e con poca soddisfazione dei termini che uso, insufficienti per comunicare il concetto; eppure, non ho l'ardire di tacere le grazie che ella ricevette dalla destra del suo diletto do­po aver fatto ritorno quaggiù per governare la comunità ecclesiale. Se queste erano state eccelse ed ineffabili anche prima, da allora crebbero con bella varietà, manifestando che era infinito il potere che le accordava ed immensa la capacità di colei alla quale erano concesse, unica ed elet­ta tra tutte.

119. Per un tanto prezioso e straordinario miracolo, cioè la conservazione delle specie sacramentali con il corpo di Cristo nel petto di Maria, non si deve cercare una causa diversa da quella degli altri doni con i quali sua Maestà la trattò in maniera singolare; mi riferisco alla sua santa vo­lontà e alla sua illimitata sapienza, con cui determina sem­pre con ponderazione e misura quanto convenga. Alla pru­denza e pietà cattolica basterebbe avere coscienza che eb­be soltanto questa semplice creatura come madre natura­le, e che ella sola fra tutte fu degna di esserlo. Tale favo­re fu senza paragoni e modelli, e sarebbe crassa ignoran­za volere esempi per persuaderci che l'Altissimo abbia fat­to con lei quello che mai fece né farà con altre anime, poi­ché ella sola si innalza al di sopra dell'ordine comune. Seb­bene ciò sia vero, egli desidera che con la luce della fede e con altre illuminazioni giungiamo a comprendere le mo­tivazioni per le quali era giusto che il suo braccio onni­potente effettuasse queste meraviglie nella sua ammirevo­lissima genitrice. Così, per esse lo conosceremo e lodere­mo in lei e per lei, e capiremo quale sia la sicurezza del­la nostra speranza e della nostra sorte nelle mani vigoro­se di una simile Regina, nelle quali l'Eterno ha depositato tutta la forza della sua tenerezza. Conformemente a que­sto, esporrò quanto mi è stato rivelato.

120. Costei visse per trentatré anni con il suo unigenito e Dio, senza allontanarsene mai dall'ora in cui egli nacque dal suo grembo verginale sino alla croce. Lo allevò, lo servì, lo accompagnò, lo seguì e lo imitò, comportandosi in tut­to e sempre come madre, figlia, sposa e fedelissima ancel­la ed amica. Godette della sua vista, della sua conversazio­ne, dei suoi insegnamenti e delle elargizioni che per tanti meriti e riguardi ottenne nell'esistenza peritura. Salendo al cielo, Gesù fu obbligato dal cuore e dalla ragione a con­durla con sé, per non stare senza di lei e per non farla ri­manere separata da lui; tuttavia, la loro intensa carità ver­so gli uomini spezzò in un certo modo questo laccio e que­sta unione, muovendo la nostra dolce Signora a tornare ad edificare la Chiesa , e il Salvatore ad inviarla, accettando la distanza che veniva momentaneamente a frapporsi tra lo­ro. Dato che, però, il Figlio del Padre aveva la facoltà di compensare tale privazione, il farlo diventava per lui un de­bito di amore, e questo suo sentimento non sarebbe stato molto credibile ed evidente qualora egli le avesse negato di discendere con lei senza abbandonare il seggio regale. Inol­tre, l'ardentissimo affetto della Principessa, abituata alla sua presenza, di cui si nutriva, l'avrebbe fatta stare in uno sta­to di insopportabile violenza, se tanto a lungo non lo aves­se avuto accanto come era possibile.

121. Il nostro Maestro dette risposta a questa esigenza dimorando incessantemente in lei sotto le specie consa­crate sino a quando ella continuò ad abitare tra noi; co­sì, in qualche maniera supplì largamente alla prossimità di cui si era allietata in precedenza. Anche allora se ne era distaccato parecchie volte per attendere alle opere del­la redenzione ed in tali occasioni ella era stata afflitta dal sospetto o dal timore delle sue fatiche, nel dubbio sulla data del suo rientro. La gioia di averlo con sé era sempre stata temperata dal dolore della morte sul duro legno che lo sovrastava, della quale non aveva mai potuto dimenti­carsi; dopo la burrasca della passione, invece, mentre egli stava già alla destra del supremo sovrano e simultanea­mente nel suo castissimo petto, si rallegrava della sua vi­cinanza senza paure e ansietà. In lui, poi, contemplava tutta la beatissima Trinità con il tipo di visione che ho già descritto. Si compiva così alla lettera quanto ella aveva di­chiarato nel Cantico dei cantici: «Lo tengo stretto e non lo lascerò finché non l'abbia condotto in casa di mia madre, cioè nella comunità ecclesiale, dove gli farò bere vi­no aromatico, del succo del mio melograno».

122. Con questa grazia il Signore mantenne pure la pro­messa fatta ai cristiani nella persona degli apostoli, allor­ché aveva annunciato che sarebbe stato con loro sino alla fine del mondo. Ciò si realizzò dall'istante stesso in cui furono pronunciate quelle parole, ed anzi da prima, poi­ché egli era già in lei come sacramento; altrimenti, senza questo nuovo miracolo, non si sarebbero adempiute dall'i­nizio, perché nei primi anni non ci furono né edifici per il culto né disposizioni per la conservazione dell'eucaristia, che veniva consumata completamente nel giorno in cui era celebrata. Solo Maria fu il tabernacolo in cui il Verbo in­carnato stette in quel periodo, per non essere mai assente dalla terra, dall'ascensione alla fine dei tempi. Anche se non vi stava per uso dei devoti, vi stava per loro utilità e per altri scopi assai gloriosi, giacché la Vergine pregava e intercedeva per tutti nel tempio di se stessa. Ella adorava a nome della Chiesa colui che restava in essa nel pane con­sacrato e che, per mezzo di lei e del proprio essere custo­dito in lei, era congiunto in quel modo al corpo mistico dei credenti. Portando in sé il suo diletto, rese tale secolo più felice di quelli in cui egli è stato, come oggi, in altri cibori. Lì, infatti, gli fu sempre data somma riverenza e venerazione, e non fu mai offeso, come è invece accaduto successivamente. Egli in lei ricevette con abbondanza le delizie che dall'eternità aveva cercato nei figli dell'uomo. Essendo questa la finalità della sua stabile permanenza tra i suoi, sua Maestà non la conseguiva per nessuna via così adeguatamente come stando nel cuore della purissima Regina, che era la sfera più legittima dell'amore di Dio, l'e­lemento proprio e il centro dove riposava. Tutte le altre creature, paragonate a lei, erano come straniere, perché in esse non c'era spazio conveniente all'incendio divino, che brucia sempre di infinita carità.

123. Per quanto mi è stato rivelato, mi accingo a parla­re della tenerezza dell'Unigenito per la Signora e a palesa­re sino a che punto ella giungesse a vincolarlo a sé, tanto che, se non l'avesse accompagnata ininterrottamente sotto le specie sacramentali, sarebbe partito dal trono del Padre per starle accanto in tutta la sua vita quaggiù. Se per farlo fosse stata necessaria per le dimore celesti e i loro abitanti la privazione della presenza dell'umanità santissima, egli avrebbe stimato ciò di minore importanza. Tale affermazio­ne non è esagerata, poiché dobbiamo confessare che trova­va in lei un genere di affetto più simile a quello della sua volontà che in tutti i beati insieme, e corrispondentemente le voleva bene più che a loro. Se colui del quale si raccon­ta nella parabola evangelica si allontanò da novantanove pe­corelle per andare dietro a una sola che gli mancava e non per questo sosteniamo che abbandonò il più per il meno, nell'empireo non sarebbe sembrato strano neanche che il buon pastore Gesù si allontanasse dal resto degli eletti per andare dalla candidissima agnella che lo aveva rivestito del­la sua stessa natura e, in essa, lo aveva allevato e nutrito. Certamente gli occhi di questa sposa e Madre lo avrebbero forzato a tornare là dove era già disceso per riscattare con la sua sofferenza la progenie di Adamo, meno obbligato, o per meglio dire disobbligato dai peccati. Se fosse venuto per stare con lei, lo avrebbe fatto invece per godere della sua prossimità; ciò non richiese, però, che si separasse dall'Al­tissimo perché, nell'eucaristia, questo vero Salomone soddisfaceva i propri sentimenti e quelli della Principessa, nel cui petto giaceva come in una lettiga.

124. L 'Onnipotente operava tale meraviglia nella manie­ra seguente. Quando ella accoglieva in sé le specie sacra­mentali, queste si ritiravano dallo stomaco, dove gli alimenti comuni sono digeriti, per non corrompersi, mescolarsi o confondersi con lo scarso cibo che prendeva. Esse si si­tuavano nel suo stesso cuore, come in cambio del sangue che aveva offerto affinché da esso si formasse l'umanità san­tissima con la quale il Verbo si era unito ipostaticamente. L'eucaristia viene chiamata estensione dell'incarnazione, per cui era giusto che ne partecipasse in maniera singolare co­lei che aveva mirabilmente concorso a questa.

125. La temperatura cardiaca negli animali è assai ele­vata, e nell'uomo non può essere più bassa, data la sua ec­cellenza e nobiltà nel modo di essere e di agire e nella lun­ghezza dell'esistenza. La provvida natura, attraverso qual­che sistema di ventilazione, permette un raffreddamento e la moderazione del calore innato che, senza alcun dubbio, è alla radice di quello dell'intero corpo. Nella nostra Mae­stra esso era molto intenso, per la sua costituzione gene­rosa, ed era inoltre aumentato dagli impulsi e dai moti del suo ardore; nonostante ciò, l'eucaristia non si alterava né consumava. Per la sua conservazione erano indispensabili numerosi interventi straordinari, ma non dobbiamo pen­sare che questi fossero limitati, trattandosi di quella don­na unica, che era tutta un prodigio di miracoli in lei rac­colti. Questo favore cominciò dalla prima comunione che le fu data durante la cena e, perché fosse incessante, le specie consacrate restarono in lei fino alla seconda, che ri­cevette dalle mani di Pietro nell'ottavo giorno dopo la Pen ­tecoste. In tale istante, si consumarono quelle che teneva in sé e al loro posto entrarono le nuove; da allora si an­darono succedendo le une alle altre, senza che mai fosse assente in lei il suo figlio e Signore.

126. Per questo beneficio e per quanto ho già asserito circa la visione astrattiva continua di Dio, Maria fu così di­vinizzata, e le sue facoltà e i suoi atti furono tanto innalzati al di sopra di ogni pensiero umano, che è impossibile farsi un'idea del suo stato nella vita mortale. Non trovo neppure termini capaci di esprimere quel poco che mi è stato ma­nifestato. Nell'uso dei sensi venne dal cielo completamente rinnovata e trasformata in rapporto a come li utilizzava: da una parte, era distante dall'Unigenito e li impiegava degna­mente quando conversava con lui per mezzo di essi; dal­l'altra, avvertiva e sapeva di averlo nel cuore, dove egli at­traeva tutta la sua concentrazione. Dal momento del suo ri­torno nel mondo, strinse un patto con i suoi occhi e otten­ne più potere e controllo per non ammettere le immagini ordinarie delle cose materiali, se non nella misura adegua­ta per governare i membri della Chiesa e per capire ciò che fosse opportuno effettuare e disporre a tal fine. Non se ne valeva e per ragionare non aveva bisogno di volgersi al luo­go interiore in cui negli altri esse si depositano per essere utili alla memoria e all'intelletto. Lo faceva con altre specie infuse e con la scienza che le era comunicata con la visio­ne estrattiva dell'Eterno, nel modo in cui i beati in lui co­noscono quanto quello specchio volontario intende mostra­re loro in se medesimo oppure tramite altre visioni delle creature in se stesse. Così, la nostra Regina comprendeva tutto quello che conformemente al beneplacito superno era tenuta a compiere in ogni cosa e non ricorreva alla vista per apprendere niente di questo, pur osservando dove andasse e con chi parlasse solo con uno sguardo.

127. Adoperava un po' di più l'udito, perché doveva ascoltare quello che i credenti e gli apostoli le racconta­vano sulla condizione delle anime e della comunità, e in ordine alle loro esigenze e alla loro consolazione, per da­re risposte, insegnamenti e consigli. Lo faceva, però, con tanto dominio che non entravano in lei voci o suoni che discordassero anche minimamente dall'eccelsa perfezione della sua dignità, o che non fossero necessari per l'eserci­zio della carità verso il prossimo. Non impiegava l'olfatto per gli odori terreni, ma ne sentiva uno celestiale per me­rito dei custodi, che avevano per questo profondi motivi a lode dell'Onnipotente. Pure il suo gusto mutò considere­volmente ed ella scoprì che dopo essere stata nell'empireo poteva fare a meno degli alimenti; tuttavia, non le fu co­mandato di non prenderne, ma ciò fu lasciato al suo ar­bitrio. Si nutriva di rado e scarsamente, quando Pietro e Giovanni la pregavano di farlo o per non provocare am­mirazione, cioè per obbedienza o per umiltà. In tali casi, non distingueva il sapore del cibo più di quanto avrebbe fatto un corpo apparente o glorioso se avesse mangiato qualcosa. Discerneva appena anche quello che toccava e non ne aveva diletto sensibile; però, percepiva al tatto con mirabile soavità e giubilo le specie sacramentali nel suo cuore e generalmente poneva attenzione a questo.

128. Simili doni le furono accordati su sua richiesta, per­ché consacrò nuovamente i sensi insieme alle facoltà ad operare con ogni pienezza di virtù per la maggiore esalta­zione dell'Altissimo. Sebbene sempre, iniziando dalla sua immacolata concezione, avesse soddisfatto il debito di ser­va fedele e di prudente dispensatrice dell'abbondanza del­la grazia e delle elargizioni ricevute, come si è spesso ri­petuto, dopo essere ascesa con il Salvatore fu migliorata in tutte e le fu concessa una diversa maniera di avvalersene, più somigliante a quella dei santi glorificati in corpo e ani­ma che a quella degli altri viatori, benché non godesse ancora della visione beatifica. Non ci sono esempi più chiari per spiegare lo stato felicissimo, singolare e divino della Vergine allorché ella tornò per guidare la Chiesa.

129. A ciò corrispondeva la sua sapienza, poiché le era­no noti i decreti e la volontà di Dio su quanto doveva e desiderava realizzare, e quando, in che modo, in che se­quenza, con quali parole e in quali circostanze era bene fare ciascuna azione. In questo non le erano superiori nep­pure i medesimi esseri spirituali che ci assistono conti­nuando a contemplare sua Maestà; anzi, agiva con sag­gezza così sublime da sorprenderli, perché erano consape­voli che a nessun'altra semplice creatura era possibile so­pravanzarla o giungere all'eccellenza con cui ella coopera­va. La riverenza che essi rendevano in lei a suo Figlio era una delle cose che le infondeva sommo gaudio. Avevano fatto lo stesso gli eletti, ai quali lo scorgerla salire con Ge­sù, presente contemporaneamente nel suo cuore nell'euca­ristia, aveva procurato straordinaria gioia. Maria si ralle­grava dell'adorazione del Santissimo Sacramento nel suo petto poiché aveva coscienza della maniera rozza e villana in cui lo avrebbero venerato i mortali; in risarcimento di questa mancanza che tutti avrebbero commesso, offriva il culto degli angeli, che penetravano più degnamente tale mistero e lo onoravano senza inganno e senza negligenze.

130. Alcune volte il corpo di Cristo le si mostrava glo­rioso dentro di lei, altre con la bellezza naturale della sua umanità santissima, altre poi, e quasi incessantemente, le erano rivelati tutti i miracoli compresi in quell'augustissi­mo sacramento. Ella si allietava di queste realtà stupende e di molte ancora che non possiamo capire nella vita cor­ruttibile, e che le si manifestavano in se stesse o nella vi­sione astrattiva del supremo sovrano. Oltre che le specie di lui, le furono date quelle di tutto ciò che doveva compiere sia per sé sia per la comunità ecclesiale. Per lei aveva va­lore soprattutto intuire il diletto del suo Unigenito nello stare nel suo purissimo cuore; per quanto mi è stato fatto in­tendere, esso era più grande di quello che traeva dalla com­pagnia dei beati. O prodigio eccezionale e unico del pote­re infinito! Tu sola fosti dimora più accetta agli occhi del tuo Autore di quanto lo poté essere il più alto cielo inani­mato, da lui fatto come sua abitazione. Colui che quegli spazi sconfinati non possono contenere si restrinse e rin­chiuse in te, e trovò una sede e un trono conveniente non soltanto nel tuo castissimo grembo, ma anche nell'immen­sa estensione della tua capacità e del tuo affetto. Tu sola non esistesti mai senza essere il suo cielo, ed egli non stet­te mai senza di te dopo averti plasmato e con pieno com­piacimento riposerà in te per tutti i secoli della sua inter­minabile eternità. Tutte le nazioni parlino di te, tutte le ge­nerazioni ti benedicano", tutti gli esseri ti magnifichino ed in te lodino il loro vero Signore e redentore, il quale per te sola ci visitò e rialzò dalla nostra infelice caduta.

131. Chi tra gli uomini o tra gli stessi ministri superni potrà esprimere l'incendio che divampava nel candidissi­mo intimo della prudente Regina? Chi potrà afferrare qua­le fu l'impeto del fiume della Divinità che inondò e assorbì questa città di Dio? Quali erano i suoi sentimenti, moti, atti in ordine a ogni virtù e dono elargitole senza misura, mentre operava sempre con tutta la forza di questi favori senza pari? Quali preghiere e suppliche innalzava per i cre­denti? Quale carità ebbe per noi? Quali beni ci procurò e guadagnò? Solo l'artefice di questa incomparabile meravi­glia la conosce. Solleviamo, dunque, la speranza, ravvivia­mo la fede, eccitiamo l'ardore verso la pietosa Madre, im­ploriamo la sua intercessione e il suo patrocinio, dal momento che non le negherà niente a nostro vantaggio colui che, essendo figlio suo e fratello nostro, le fece tali dimo­strazioni di tenerezza quali quelle di cui ho già detto e le altre che riferirò più avanti.

 

Insegnamento della Regina del cielo

132. Carissima, da tutto ciò che sinora ti ho svelato del­la mia storia puoi rilevare facilmente che in nessuna sem­plice creatura tranne me c'è un modello dal quale tu possa ricopiare la sublime perfezione cui aneli. Ora, però, sei ar­rivata a illustrare il più elevato stato delle doti che io ebbi durante il mio pellegrinaggio terreno, e sei pertanto mag­giormente tenuta a rinnovare le tue aspirazioni e ad appli­care interamente le tue facoltà all'irreprensibile imitazione di quanto ti insegno. È ormai opportuno che ti abbandoni completamente alla mia volontà in quello che richiedo da te. Affinché tu sia più stimolata al conseguimento di questo, ti avverto che, quando Gesù si introduce in coloro che si ac­costano a lui con venerazione, con innocenza e senza tiepi­dezza, essendosi preparati con tutto l'impegno, benché le spe­cie sacramentali si consumino rimane in essi con una gra­zia particolare con cui li assiste, arricchisce e guida, ricom­pensandoli della buona ospitalità che gli hanno dato. Pochi ottengono questo beneficio, poiché tanti lo ignorano e si co­municano senza un simile atteggiamento, quasi a caso e per abitudine, privi del dovuto santo timore. Non sei all'oscuro di tale segreto, per cui, perché ciò non ti sia rifiutato, voglio che ogni giorno lo riceva degnamente, siccome lo fai con questa frequenza per comando dei tuoi superiori.

133. Bisogna che tu ti avvalga dell'attenzione e della me­moria, meditando su quanto hai appreso che io facevo, co­sì che questo sia la norma dei tuoi desideri, del fervore, della riverenza, dell'amore e dei gesti con i quali devi di­sporre il tuo animo come tempio del tuo sposo e sommo Re. Sforzati, quindi, di concentrare in te tutte le tue ener­gie e, prima e dopo averlo accolto, tieni fisso lo sguardo sulla fedeltà di sposa che gli spetta. Soprattutto, poni ca­tenacci ai tuoi occhi e resistenti serrature ai tuoi sensi, affinché nella dimora di sua Maestà non penetrino imma­gini profane ed estranee. Conserva puro il tuo cuore, poi­ché in uno che è già occupato non può entrare la pienez­za della sapienza divina. Tutto ti sarà chiaro con l'illu­minazione che l'Altissimo ti ha concesso, se ti dedicherai solo ad essa, con assoluta rettitudine di intenzione. Dato che non puoi evitare totalmente i rapporti con gli altri, ti conviene avere molto dominio su di te e non ammettere figure di realtà materiali che non ti aiutino ad agire con la più eccelsa virtù. Sappi distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile e la verità dall'inganno. Perché in que­sto tu abbia una stretta somiglianza con me, esigo che da ora in poi consideri con quale circospezione debba com­piere tutte le azioni, grandi e piccole, per non sbagliare.

134. Pondera bene, dunque, il comune errore dei mor­tali ed i penosi danni che essi subiscono, giacché nelle lo­ro determinazioni in genere si muovono esclusivamente in base alle percezioni dei sensi e scelgono subito quello che devono eseguire, senza altri consigli e altre valutazioni. La sensibilità sollecita immediatamente le inclinazioni ani­mali, ed è naturale che gli atti vengano fatti con l'impeto delle passioni eccitate, piuttosto che con il sano giudizio della ragione. Perciò, chi considera l'ingiuria solo con il dolore che essa gli ha causato si volge all'istante alla ven­detta, come chi va dietro soltanto alla cupidigia della co­sa altrui che ha visto si decide all'ingiustizia. In questo mo­do si comportano numerosissimi infelici, quali sono coloro che seguono la concupiscenza degli occhi, gli affetti del­la carne e la superbia della vita, cioè quanto offrono loro il mondo e il demonio, che non hanno altro da dare. Non accorgendosi della trappola, credono luce le tenebre, dolce ciò che è amaro, un antidoto per le loro bramosie il vele­no letale, sapienza la cieca ignoranza diabolica e terrena. Tu, figlia mia, guardati da una così pericolosa illusione, e non badare mai ai sensi e a quello che essi ti fanno rite­nere vantaggioso. Rifletti su come procedi con la scienza e l'intelligenza che Dio non mancherà mai di infonderti a ta­le scopo. Quindi, se ti sarà possibile, prima di prendere le tue risoluzioni domanda il parere del direttore spirituale o del superiore; altrimenti, rivolgiti a qualcuno a te sotto­messo, perché anche questo è più sicuro che affidarsi alla propria volontà, la quale può essere turbata ed offuscata dagli istinti. Devi osservare l'ordine che ti ho detto spe­cialmente nelle opere esterne, con segretezza e circospe­zione e come richiederanno la carità verso il prossimo e le occasioni che ti si presenteranno. In esse è necessario non perdere l'orientamento della lampada interiore nel profon­do mare e nella difficile navigazione delle relazioni con le creature, dove sempre si corre il rischio di perire.


11-134 Ottobre 20, 1916 La grazia, come luce del sole si dà a tutti.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo fondendomi nella Divina Volontà e mi è venuto il pensiero di raccomandare in modo speciale varie persone, ed il benedetto Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, la specialità va da per sé stessa, ancorché non ci mettessi nessuna intenzione. Nell’ordine della grazia succede come nell’ordine naturale: Il sole dà la luce a tutti, eppure non tutti godono gli stessi effetti, ma non da parte del sole, ma da parte delle creature, una se ne serve della luce del sole per lavorare, per industriarsi, per apprendere, per apprezzare le cose, questa si fa ricca, si costituisce, e non va mendicando il pane dagli altri; un’altra se ne sta oziando, non vuole impicciarsi di nulla, la luce del sole la inonda da per tutto, ma per lei è inutile, non ne vuol far nulla, questa è povera e malaticcia, perché l’ozio produce molti mali, fisici e morali, e se sente fame ha bisogno di mendicare il pane altrui. Ora di queste due n’è causa forse la luce del sole? Oppure ad una dà più luce, all’altra meno? Certo che no, la sola differenza è che una profitta in modo speciale della luce, l’altra no. Ora così nell’ordine della grazia, la quale più che luce inonda le anime, e ora si fa tutta voce per chiamarle, voce per istruirle, per correggerle, ora si fa fuoco e le brucia le cose di quaggiù, e con le sue fiamme le mette in fuga le creature, i piaceri, con le sue scottature forma i dolori, le croci, per dare all’anima la forma della santità che vuole da lei, ora si fa acqua e la purifica, l’abbellisce e la inzuppa tutta di grazia; ma chi è che sta attenta a ricevere tutti questi flussi di grazia, chi mi aderisce? Ah! troppi pochi, e poi si ardisce di dire che a questi do la grazia per farsi santi e agli altri no, quasi volendone dare a Me la colpa, e si contentano di menare la vita oziando, come se la luce della grazia non stesse per loro”.

(3) Poi ha soggiunto: “Figlia mia, Io amo tanto la creatura, che Io stesso mi sono messo da sentinella a ciascun cuore per vigilarli, per difenderli e lavorare con le mie proprie mani la propria santificazione. Ma a quante amarezze non mi sottopongono? Chi mi respinge, chi non mi cura e mi disprezza, chi si lamenta della mia sorveglianza, chi mi chiude la porta in faccia, rendendo inutile il mio lavoro, e non solo Io mi sono messo a far da sentinella, ma a bella posta scelgo le anime che vivono del mio Volere, ché trovandosi in tutto Me, le metto insieme con Me come a secondo sentinella a ciascun cuore, e queste secondi sentinelle mi consolano, mi ricambiano per loro, e mi fanno compagnia nella solitudine a cui mi costringono molti cuori, e mi costringono a non lasciarli; grazia più grande non potrei dare alle creature, che darle queste anime che vivono del mio Volere, che sono il portento dei portenti”.