Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

O Maria, mamma dolcissima dei sacerdoti, mediatrice e dispensatrice di tutte le grazie, dal profondo del mio cuore ti prego, ti supplico e ti scongiuro a ringraziare oggi, domani, sempre, Gesù il frutto benedetto del tuo seno. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 12° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 13

1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!".2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta".3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte:4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?".

5Gesù si mise a dire loro: "Guardate che nessuno v'inganni!6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti.7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine.8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.
9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro.10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti.11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte.13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

14Quando vedrete 'l'abominio della desolazione' stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti;15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa;16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!18Pregate che ciò non accada d'inverno;19perché quei giorni saranno 'una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione', fatta da Dio, 'fino al presente', né mai vi sarà.20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni.21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete;22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto.

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,

'il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore'
25'e gli astri si metteranno a cadere' dal cielo
'e le potenze che sono nei cieli' saranno sconvolte.

26Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sulle nub'i con grande potenza e gloria.27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina;29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".


Secondo libro dei Maccabei 2

1Si trova scritto nei documenti che Geremia profeta ordinò ai deportati di prendere del fuoco, come è stato significato,2e che il medesimo profeta ai deportati consegnò la legge raccomandando loro di non dimenticarsi dei comandi del Signore e di non lasciarsi traviare nelle idee, vedendo i simulacri d'oro e d'argento e il fasto di cui erano circondati,3e che con altre simili espressioni li esortava a non ripudiare la legge nel loro cuore.4Si diceva anche nello scritto che il profeta, ottenuto un responso, ordinò che lo seguissero con la tenda e l'arca. Quando giunse presso il monte dove Mosè era salito e aveva contemplato l'eredità di Dio,5Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse la tenda, l'arca e l'altare degli incensi e sbarrò l'ingresso.6Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non trovarono più il luogo.7Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio.8Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, e come avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato.9Si narrava anche che questi, dotato di sapienza, offrì il sacrificio per la dedicazione e il compimento del tempio.10E allo stesso modo che Mosè aveva pregato il Signore ed era sceso il fuoco dal cielo a consumare le vittime immolate, così pregò anche Salomone e il fuoco sceso dal cielo consumò gli olocausti.11Mosè aveva detto: Poiché non è stata mangiata la vittima offerta per il peccato, essa è stata consumata.12Allo stesso modo anche Salomone celebrò gli otto giorni.
13Si descrivevano le stesse cose nei documenti e nelle memorie di Neemia e come egli, fondata una biblioteca, curò la raccolta dei libri dei re, dei profeti e di Davide e le lettere dei re intorno ai doni.14Anche Giuda ha raccolto tutti i libri andati dispersi per la guerra che abbiamo avuto, e ora si trovano presso di noi.15Se mai ne avete bisogno, mandate persone con l'incarico di portarveli.
16Vi abbiamo scritto mentre stiamo per celebrare la purificazione; farete ottima cosa se celebrerete anche voi questi giorni.17Poiché Dio ha salvato tutto il suo popolo e ha concesso a tutti l'eredità, nonché il regno, il sacerdozio e la santificazione18come ha promesso mediante la legge, noi poniamo in Dio speranza che egli ci usi presto misericordia e voglia presto radunarci, da ogni regione posta sotto il cielo, nel luogo santo; egli infatti ci ha liberati da grandi mali e ha purificato il luogo santo".
19I fatti riguardanti Giuda Maccabeo e i suoi fratelli, la purificazione del grande tempio e la dedicazione dell'altare,20come anche le guerre contro Antioco Epìfane e il figlio di lui Eupàtore,21nonché le manifestazioni venute dal cielo sopra coloro che si erano battuti con valore per il giudaismo, riuscendo in pochi a impadronirsi di tutta la regione e a scacciare una moltitudine di barbari,22a riconquistare il tempio famoso in tutto il mondo, a liberare la città e a ristabilire le leggi che stavano per essere soppresse, quando il Signore si rese loro propizio con ogni benevolenza:23questi fatti narrati da Giàsone di Cirene nel corso di cinque libri, ci studieremo di riassumerli in una sola composizione.24Vedendo infatti la massa di numeri e l'effettiva difficoltà per chi desidera di inoltrarsi nelle narrazioni storiche, a causa della vastità della materia,25ci siamo preoccupati di offrire diletto a coloro che amano leggere, facilità a quanti intendono ritenere nella memoria, utilità a tutti gli eventuali lettori.26Per noi certo, che ci siamo sobbarcati la fatica del sunteggiare, l'impresa non si presenta facile: ci vorranno sudori e veglie,27così come non è facile preparare un banchetto e accontentare le esigenze altrui; tuttavia per far cosa gradita a molti ci sarà dolce sopportare la fatica,28lasciando all'autore la completa esposizione dei particolari, curandoci invece di procedere secondo gli schemi di un riassunto.29Come infatti in una casa nuova all'architetto tocca pensare a tutta la costruzione, mentre chi è incaricato di dipingere a fuoco e a fresco deve badare solo alla decorazione, così, penso, è per noi.30L'entrare in argomento e il passare in rassegna i fatti e l'insinuarsi nei particolari, spetta all'ideatore dell'opera storica;31curare il sunto della esposizione e tralasciare i complementi della narrazione storica, è riservato a chi fa opera di compendio.32Di qui dunque cominceremo la narrazione, senza nulla aggiungere a ciò che abbiamo detto nella prefazione: sarebbe certo ingenuo abbondare nei preamboli e abbreviare poi la narrazione storica.


Salmi 108

1'Canto. Salmo. Di Davide.'

2Saldo è il mio cuore, Dio,
saldo è il mio cuore:
voglio cantare inni, anima mia.
3Svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora.

4Ti loderò tra i popoli, Signore,
a te canterò inni tra le genti,
5perché la tua bontà è grande fino ai cieli
e la tua verità fino alle nubi.
6Innàlzati, Dio, sopra i cieli,
su tutta la terra la tua gloria.

7Perché siano liberati i tuoi amici,

8Dio ha parlato nel suo santuario:
"Esulterò, voglio dividere Sichem
e misurare la valle di Succot;
9mio è Gàlaad, mio Manasse,
Èfraim è l'elmo del mio capo,
Giuda il mio scettro.
10Moab è il catino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria".

11Chi mi guiderà alla città fortificata,
chi mi condurrà fino all'Idumea?
12Non forse tu, Dio, che ci hai respinti
e più non esci, Dio, con i nostri eserciti?
13Contro il nemico portaci soccorso,
poiché vana è la salvezza dell'uomo.
14Con Dio noi faremo cose grandi
ed egli annienterà chi ci opprime.


Salmi 5

1'Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide.'

2Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
3Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché ti prego, Signore.

4Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino t'invoco e sto in attesa.
5Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
6gli stolti non sostengono il tuo sguardo.

Tu detesti chi fa il male,
7fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
8Ma io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore
nel tuo santo tempio.

9Signore, guidami con giustizia
di fronte ai miei nemici;
spianami davanti il tuo cammino.
10Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua è tutta adulazione.
11Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame,
per tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
12Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Tu li proteggi e in te si allieteranno
quanti amano il tuo nome.
13Signore, tu benedici il giusto:
come scudo lo copre la tua benevolenza.


Zaccaria 3

1Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all'angelo del Signore, e satana era alla sua destra per accusarlo.2L'angelo del Signore disse a satana: "Ti rimprovera il Signore, o satana! Ti rimprovera il Signore che si è eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone sottratto al fuoco?".3Giosuè infatti era rivestito di vesti immonde e stava in piedi davanti all'angelo,4il quale prese a dire a coloro che gli stavano intorno: "Toglietegli quelle vesti immonde". Poi disse a Giosuè: "Ecco, io ti tolgo di dosso il peccato; fatti rivestire di abiti da festa".5Poi soggiunse: "Mettetegli sul capo un diadema mondo". E gli misero un diadema mondo sul capo, lo rivestirono di candide vesti alla presenza dell'angelo del Signore.6Poi l'angelo del Signore dichiarò a Giosuè:7"Dice il Signore degli eserciti: Se camminerai nelle mie vie e osserverai le mie leggi, tu avrai il governo della mia casa, sarai il custode dei miei atri e ti darò accesso fra questi che stanno qui.

8Ascolta dunque, Giosuè sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che siedono davanti a te, poiché essi servono da presagio: ecco, io manderò il mio servo Germoglio.9Ecco la pietra che io pongo davanti a Giosuè: sette occhi sono su quest'unica pietra; io stesso inciderò la sua iscrizione - oracolo del Signore degli eserciti - e rimuoverò in un sol giorno l'iniquità da questo paese.10In quel giorno - oracolo del Signore degli eserciti - ogni uomo inviterà il suo vicino sotto la sua vite e sotto il suo fico".


Prima lettera di Pietro 2

1Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza,2come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza:3se davvero 'avete già gustato come è buono il Signore'.

4Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio,5anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo.6Si legge infatti nella Scrittura:

'Ecco io pongo in Sion
una pietra angolare, scelta, preziosa
e chi crede in essa non resterà confuso'.

7Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli

'la pietra che i costruttori hanno scartato
è divenuta la pietra angolare,'
8'sasso d'inciampo e pietra di scandalo'.

Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati.9Ma voi siete 'la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose' di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce;10voi, che un tempo eravate 'non popolo', ora invece siete 'il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia', ora invece 'avete ottenuto misericordia'.

11Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima.12La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio.

13State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano,14sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni.15Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all'ignoranza degli stolti.16Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio.
17Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re.

18Domestici, state soggetti con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili.19È una grazia per chi conosce Dio subire afflizioni, soffrendo ingiustamente;20che gloria sarebbe infatti sopportare il castigo se avete mancato? Ma se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio.21A questo infatti siete stati chiamati, poiché

anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme:
22egli 'non commise peccato'
e 'non si trovò inganno sulla sua bocca',
23oltraggiato non rispondeva con oltraggi,
e soffrendo non minacciava vendetta,
ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.
24'Egli' portò i nostri 'peccati' nel suo corpo
sul legno della croce,
perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
25'dalle' sue 'piaghe siete stati guariti'.
Eravate 'erranti come pecore',
ma ora siete tornati al pastore
e guardiano delle vostre anime.


Capitolo XXXVI: Contro i vuoti giudizi umani

Leggilo nella Biblioteca

1. O figlio, poni saldamente il tuo cuore nel Signore; e se la coscienza ti proclama onesto e senza colpa, non temere il giudizio degli uomini. Cosa buona e santa è sopportare il giudizio umano; cosa non gravosa per chi è umile di cuore e confida in Dio, più che in se stesso. C'è molta gente che parla tanto: e, perciò, poco è il credito che le si deve dare. Del resto, fare contenti tutti non è possibile. Che se Paolo cercò di piacere a tutti nel Signore e si fece "tutto per tutti" (1Cor 9,22), tuttavia non diede alcuna importanza al fatto d'essere giudicato da questo tempo"(1Cor 4,3). Egli operò grandemente, con tutto se stesso e con tutte le sue forze, per l'edificazione e la salvezza del prossimo; ma non poté impedire che talvolta fosse giudicato e persino disprezzato dagli altri. Per questo, tutto mise nelle mani di Dio, a cui tutto è noto. Con la pazienza e con l'umiltà egli si difese dalla sfrontatezza di quelli che dicevano iniquità o pensavano vuotaggini e menzogne o buttavano fuori ogni cosa a loro capriccio: pur talvolta rispondendo, perché dal suo silenzio non nascesse scandalo ai deboli.

2. "Chi sei tu mai, per avere paura di un uomo mortale? " (Is 51,12). L'uomo, oggi c'è, e domani non lo si vede più. Temi Iddio, e non ti sgomenterai di ciò che può farti paura da parte degli uomini. Che cosa può un uomo contro di te, con parole e improperi? Egli nuoce a se stesso, più che a te; né potrà sfuggire al giudizio di Dio, chiunque egli sia. Per quanto ti riguarda, tu tieni fissi gli occhi in Dio, e "non voler opporti a lui, con parole di lamento" ("Tm 2,14). Che se, al momento, sembra che tu soccomba e che tu sia coperto di vergogna immeritata, non devi, per questo, sdegnarti; né devi fare che sia più piccolo il tuo premio, per difetto di pazienza. Guarda, invece, a me, cui è dato di strappare l'uomo da ogni ingiustizia, "rendendo a ciascuno secondo le sue opere" (Mt 16,27; Rm 2,6).


DISCORSO 256 NEI GIORNI DI PASQUA SULL'ALLELUIA

Discorsi - Sant'Agostino

Leggilo nella Biblioteca


L'Alleluia dell'attesa e quello della vittoria.

1. È piaciuto al Signore nostro Dio che, trovandoci con la nostra presenza fisica in questo luogo, cantassimo in suo onore, insieme alla vostra Carità, l'Alleluia che, tradotto in latino, significa: "Lodate il Signore". Lodiamo dunque il Signore, fratelli, con la vita e con la lingua, col cuore e con le labbra, con la voce e con la condotta. Dio infatti vuole che gli si canti l'Alleluia senza che vi siano stonature in chi canta. La nostra lingua pertanto deve intonarsi con la vita, le labbra con la coscienza. Voglio dire: le voci siano in armonia con i costumi e non succeda, per ipotesi, che le parole buone suonino condanna dei costumi cattivi. E felice quell'Alleluia che si canterà in cielo dove tempio di Dio sono gli angeli! Ivi l'accordo dei lodatori sarà perfettissimo, come sarà imperitura la gioia dei cantori. Lassù non ci sarà la legge delle membra che contrasta con la legge della mente, non ci sarà la discordia causata dalla cupidigia che mette in pericolo la vittoria della carità. Qui dunque, anche se preoccupati, cantiamo l'Alleluia per poterlo cantare esenti da preoccupazioni. Perché quaggiù preoccupati? E non vorresti che sia preoccupato quando leggo che la vita dell'uomo sulla terra è una tentazione 1? Non vorresti che sia preoccupato quando ancora mi si dice: Vegliate e pregate per non cadere in tentazione 2? Non vorresti che sia preoccupato quando la tentazione è così diffusa che la stessa nostra preghiera ci obbliga a pronunciare quelle parole: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori 3? Ogni giorno supplici, ogni giorno debitori. E vorresti che io resti tranquillo, quando ogni giorno debbo chiedere perdono per i peccati e aiuto di fronte ai pericoli? Riguardo ai peccati commessi dico: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. E subito dopo, in vista dei pericoli imminenti, aggiungo: Non ci indurre in tentazione. E come si trova nella serenità il popolo che, unendosi a me, grida: Liberaci dal male 4? Nonostante tutto questo però, o fratelli, sebbene cioè ci troviamo in mezzo al male, cantiamo l'Alleluia al nostro Dio perché è buono e ci libera dal male. E quando ti libera dal male, perché ti guardi attorno per individuare il male da cui ti libera? Non andare lontano, non sospingere l'occhio della tua mente di qua e di là. Ritorna in te, guarda a te. Ad essere ancora cattivo sei tu stesso; e quando Dio ti libera da te stesso, ti libera dal male. Ascolta l'Apostolo e riconosci nelle sue parole quale sia il male da cui devi essere liberato. Dice: Secondo l'uomo interiore trovo gusto nella legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge che si oppone alla legge del mio spirito e mi rende schiavo della legge del peccato che è... Ascolta dove: Mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Io avrei immaginato che ti rendesse schiavo di non so quali ignoti barbari, avrei immaginato che ti rendesse schiavo di non so quali popolazioni straniere o quali padroni umani. Dice: Che è nelle mie membra. Con vigore grida dunque con lui: Uomo miserabile che altro non sono, chi mi libererà? Ma da che cosa aspetti che ti si liberi? Dillo: da che cosa? Uno potrebbe rispondere: Dalle guardie, un altro: Dal carcere, un altro: Dalla prigionia sotto i barbari, un altro ancora: Dalla debolezza della febbre. Orbene, diccelo tu, o Apostolo! Non si tratta di un luogo dove potremmo essere mandati o accompagnati ma di una realtà che portiamo con noi o, meglio, che siamo noi stessi. Diccelo! Da questo corpo di morte 5. Da questo corpo di morte? Esatto! Dice: Da questo corpo di morte.

Canteremo Alleluia con l'anima e col corpo glorificato.

2. Certuni dicono: Questo corpo di morte non appartiene a me; è un carcere dove sto per un po' di tempo, è una catena che mi lega per un po' di tempo. Io abito in un corpo di morte, ma non sono il corpo di morte. Vedo che ti atteggi a filosofo: è per questo però che non potrai essere liberato. Sono infatti - continua - uno spirito; non sono di carne, sebbene abiti nella carne. Quando mi sarò liberato della carne, cosa avrò ancora a che fare con la carne? A questa argomentazione, preferite, fratelli, che risponda io o che risponda l'Apostolo? Se risponderò io, potrà darsi che la parola, in sé così ricca, venga deprezzata per la pochezza del ministro. Preferisco dunque tacere; e tu, insieme con me, porgi l'orecchio al Dottore delle genti, al Vaso di elezione, di modo che sia rimossa da te la divergenza di vedute che ti portava a contraddire. Tendi l'orecchio, ma prima ripeti quello che stavi dicendo, e cioè: Io non sono carne ma spirito. Gemo perché mi trovo incarcerato, ma quando questo legame sarà sciolto e questa casa di pena demolita, me ne andrò in libertà. La terra tornerà alla terra e lo spirito sarà accolto nel cielo: io me ne andrò abbandonando il resto, cioè quel che io non sono. Ma volevi dire proprio questo? Risponde: sì, proprio questo. Allora non voglio essere io a risponderti. Rispondi tu, o Apostolo; rispondigli, di grazia! Se infatti predicasti, fu perché ti si ascoltasse; se scrivesti, fu perché ti si leggesse; tutto insomma è avvenuto perché ti si prestasse fede. Di dunque: Chi mi libererà da questo corpo di morte? La grazia di Dio ad opera del nostro Signore Gesù Cristo 6. Ma da che cosa ti libera? Da questo corpo di morte. Ma questo corpo di morte non sei tu stesso? Risponde: Pertanto quell'unico io con lo spirito sono al servizio della legge di Dio, mentre con la carne al servizio della legge del peccato 7. Comunque, sempre lo stesso io. Come mai allora, se sei sempre lo stesso tu, vai per strade così diverse? Dice: Con lo spirito in quanto amo, con la carne perché ho voglie disordinate; e le vinco se non do loro il consenso, tuttavia sono ancora nella mischia, minacciato dall'incalzare del nemico. Ti chiedo di più, o Apostolo. Quando sarai liberato dalla carne che ora porti, perché non dire che sarai solamente spirito? E l'Apostolo, avvicinandosi ormai alla morte (quel debito che grava su tutti), risponde: Non abbandono per sempre la carne ma me ne separo temporaneamente. E vuoi con ciò dire che in un secondo momento tornerai ad unirti a questo corpo di morte? Davvero così? Ma ascoltiamo la risposta da lui stesso. Che senso ha questo tornare al tuo corpo dal quale hai gridato con pii accenti di voler essere liberato? Risponde: Tornerò, sì, a riunirmi al mio corpo, ma non sarà più, allora, un corpo mortale. Ascolta dunque, o ignorante, sordo alle parole che ogni giorno ti si leggono! Ascolta com'egli torna al suo corpo, ma corpo non più mortale: non nel senso che sarà un corpo diverso ma perché è necessario che questo corpo corrruttibile si rivesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si rivesta d'immortalità. Miei fratelli, quando l'Apostolo diceva: Questo corpo corruttibile e questo corpo mortale, ci dava l'impressione che con la propria voce si toccasse, diciamo così, il suo corpo. Non si tratta quindi di un altro corpo. Non dice: Abbandono il corpo di terra per prendere un corpo aereo o etereo. Riprendo lo stesso; solo che non è più soggetto alla morte come ora. Bisogna infatti che questo corpo corruttibile - non un altro - si rivesta d'incorruttibilità, e questo corpo mortale - non un altro - si rivesta d'immortalità. Allora s'avvererà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Cantiamo Alleluia! Allora si avvererà la parola della Scrittura, parola di gente non più in lotta ma fra le ovazioni del trionfo: La morte è stata inghiottita nella vittoria. Cantiamo Alleluia! Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Cantiamo Alleluia! Pungiglione della morte, in effetti, è il peccato 8, ma: Cercherai dove esso abbia dimora e non lo troverai 9.

Cantiamo Alleluia progredendo nella santità.

3. Cantiamo Alleluia anche adesso, sebbene in mezzo a pericoli e a prove che ci provengono e dagli altri e da noi stessi. Dice l'Apostolo: Dio è fedele e non permetterà che siate tentati al di sopra delle vostre forze. Anche adesso, dunque, cantiamo Alleluia. L'uomo resta ancora dominio del peccato, ma Dio è fedele. Né dice che Dio non permetterà che siate tentati, ma: Non permetterà che siate tentati al di sopra delle vostre forze; al contrario, insieme con la tentazione, vi farà trovare una via d'uscita sicché possiate reggere 10. Sei in balia della tentazione, ma Dio ti farà trovare una via per uscirne e non perire nella tentazione. Ti si potrebbe paragonare al vaso del vasaio: con la predicazione vieni modellato, con la tribolazione vieni cotto. Ebbene, quando la tentazione t'incoglie pensa che ne uscirai: essendo Dio fedele, il Signore ti custodirà quando entri e quando esci 11. E poi finalmente il tuo corpo diverrà immortale e incorruttibile, e allora svanirà ogni sorta di tentazione. Si dice che il corpo è morto. E perché è morto? A causa del peccato. Lo spirito, viceversa, è vita, - sono parole dell'Apostolo, che aggiunge anche il perché - a motivo della giustizia. Manderemo quindi in malora il corpo perché morto? No!, ma ascolta: Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Cristo dai morti abita in voi, colui che risuscitò Cristo dai morti darà vita anche ai vostri corpi mortali 12. Adesso il nostro corpo è animale, lassù sarà spirituale. In effetti il primo uomo fu creato per essere anima vivente, l'ultimo uomo sarà spirito vivificante 13. Per questo darà vita anche ai vostri corpi mortali ad opera dello Spirito che abita in voi 14. Oh felice Alleluia, quello di lassù! Alleluia pronunciato in piena tranquillità, senza alcun avversario! Lassù non ci saranno nemici, non si temerà la perdita degli amici. Qui e lassù si cantano le lodi di Dio, ma qui da gente angustiata, lassù da gente libera da ogni turbamento; qui da gente che avanza verso la morte, lassù da gente viva per l'eternità; qui nella speranza, lassù nel reale possesso; qui in via, lassù in patria. Cantiamolo dunque adesso, fratelli miei, non per esprimere il gaudio del riposo ma per procurarci un sollievo nella fatica. Come sogliono cantare i viandanti, canta ma cammina; cantando consolati della fatica, ma non amare la pigrizia. Canta e cammina! Cosa vuol dire: cammina? Avanza, avanza nel bene, poiché, al dire dell'Apostolo ci sono certuni che progrediscono in peggio 15. Se tu progredisci, cammini; ma devi progredire nel bene, nella retta fede, nella buona condotta. Canta e cammina! Non uscire di strada, non volgerti indietro, non fermarti! Rivolti al Signore..

Alla fine del Discorso aggiungeva:

Domani sarà la festa dei santi martiri Mariano e Giacomo, ma siccome siamo ancora occupati, e abbastanza, nel solenne raduno del santo Concilio, il discorso dovuto alla ricorrenza di questo giorno natalizio dei martiri ve lo terremo, con l'aiuto del Signore, due giorni dopo.

 


1 - Gb 7, 1.

2 - Mc 14, 38.

3 - Mt 6, 12.

4 - Mt 6, 13-14.

5 - Rm 7, 22-24.

6 - Rm 7, 24-25.

7 - Rm 7, 25.

8 - 1 Cor 15, 53-56.

9 - Sal 36, 10.

10 - 1 Cor 10, 13.

11 - Sal 120, 8.

12 - Rm 8, 10-11.

13 - 1 Cor 15, 44-45.

14 - Rm 8, 11.

15 - Cf. 2 Tm 3, 13.


La Chiesa trionfante e quella militante

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

Leggilo nella Biblioteca

La Comunità della Chiesa trionfante e quella militante. Il bilancio. Il duro lavoro del Cardo. Il lavoro prezioso della S. Vergine Maria per l’equilibrio della Chiesa militante. I sette Mistici devoti. Il sangue dei Martiri. L’Angelo consolatore delle povere anime. Il Purgatorio e l’inferno.
Le visioni che Anna Katharina ebbe sul meraviglioso Mistero della nostra santa Fede e sul contesto di tutti i membri del corpo di Gesù Cristo, sono varie e ricche d’insegnamento:
Sono toccata da un sentimento inesprimibile di gioia e illuminazione quando, alla luce dello sguardo interiore, vedo la Comunità dei Santi e la loro azione d’amore verso gli altri. Mi sento attratta da tutti gli esseri umani che mi appaiono come figure scure vicine e lontane. Mi assale per loro un amore irresistibile e voglio supplicare, per tutti, Dio e i Santi, i quali sono pronti ad aiutarli con tanto dolce amore. A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse già giunto il momento di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo tutti insieme in contatto permanente con loro come un unico corpo. Queste percezioni di gioia profonda sono però seguite anche dalla sofferenza, poiché sento che gli uomini sono molto ciechi e duri. Ardimentosamente e con impeto chiamo il Salvatore e gli dico:
“Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore che abbraccia l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli perdere, salvali. Aiutali!” Egli, allora mi rispose mostrandomi quanta pena per loro si era preso e si prendeva: “Vedi — così udii — quanto io sono vicino a loro per aiutarli e per salvarli ed essi mi respingono!” Così sentii la sua giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore.

Il mistero della comunità della Chiesa militante terrena, e di quella trionfante celeste, apparve chiaramente dinanzi agli occhi interiori di Anna Katharina Emmerich, alla quale venne mostrato come annualmente, alla fine di ogni anno ecclesiastico, entrambe le Chiese vengano alla chiusura dei conti.
In questo contesto, il 3 dicembre 1821 la Veggente così raccontava: Ebbi una grande visione sul bilancio tra la Chiesa terrena e quella celeste di quest’anno. Dalla Chiesa celeste (che vidi non come un edificio ma come la quinta essenza di tutte le apparizioni e manifestazioni spirituali), fluiva la S.S. Trinità e Gesù stava alla destra, c’era anche Maria, ma in un piano più basso. A sinistra vidi, in gruppi, i Martiri e i Santi. In un susseguirsi d’immagini mi scorse davanti tutta l’esistenza terrena di Gesù, i suoi insegnamenti e sofferenze. Vidi così che questi insegnamenti e tutte le sue sofferenze contenevano i simboli più alti dei Misteri della misericordia di Dio e gli atti della nostra salvezza, come pure le fondamenta delle celebrazioni religiose della Chiesa militante. In tutte le stazioni della vita temporale di Gesù vidi l’azione salvifica come nostro conforto e sostegno eterno, che ha la base e la fonte eterna della grazia nella Chiesa trionfante e celeste. Questi Misteri sono celebrati dalla Chiesa militante terrena con sacrifici e celebrazioni devozionali, e l’offerta del Santo Sacramento li rinnova alla comunità. Potetti percepire che gli influssi e gli effetti della S. Trinità e delle sofferenze di Gesù si diffondono nell’infinito e si propagano su tutte le cose. Vidi pure tutte le celebrazioni dei Misteri della vita di Gesù fino all’invio dello Spirito Santo, e compresi che la Chiesa dei giorni nostri riceve lo Spirito Santo su tutti i suoi membri puri e preparati, per il rinnovamento della sua missione. Ognuno può pregare per ricevere lo Spirito Santo, a condizione però che sia pronto a prendere su di sé le sofferenze di Gesù e portare questo sacrificio unendosi con Lui, per la sua gloria, e per la Chiesa. L’uomo deve fare tanto quanto può per Gesù Cristo e la sua Chiesa. Vidi poi lo Spirito Santo discendere e passare su tutte le azioni degli Apostoli, dei discepoli, dei Martiri e di tutti i Santi che avevano saputo e sapevano soffrire per Gesù e sacrificarsi per il Suo Corpo mistico: la Chiesa.

Tutti questi formavano le vene viventi del Redentore, dove scorreva il flusso della grazia e della sua sofferenza conciliatrice. Soffrivano in Gesù e Gesù in loro e con loro; di tutto ne prendeva profitto la Chiesa militante terrena. Per mezzo dei martiri ci furono innumerevoli conversioni. I martiri rappresentano i canali mistici. Essi portano il sangue vivente del Salvatore a migliaia e milioni di cuori umani. Tali canali sono percorsi dai dolori della militanza e del martirio. Le sofferenze dei martiri sono come molteplici grazie ecclesiali che operano a pieno profitto per la salvezza della Chiesa militante e terrena che, nelle ricorrenze dei Santi, celebra e commemora queste sofferenze inserendole nel patrimonio comune della cristianità. Tali sacrifici recano un valore eterno di beni inestimabili alla Chiesa, e perciò la stessa dovrebbe celebrarli immedesimandosi negli stessi, animata dalla fede con la preghiera, le opere devozionali e di suffragio. Vidi purtroppo che la Chiesa militante amministra male questi immensi beni, indicibili tesori di grazie della Chiesa celeste. Vidi la Chiesa terrena come un giardino magnifico che cela mille tesori da cogliere, ma questi non vengono raccolti, e con il passar del tempo il campo diviene sterile e arido. Così ebbi la misura della effettiva condizione della Chiesa terrena, cioè la comunità dei fedeli, il gregge di Cristo: tutto era senza vitalità, sonnolento le celebrazioni senza sentimento, e le grazie che dovrebbero essere ricevute in conseguenza di tali celebrazioni cadono sulla terra senza essere colte, trasformandosi in colpe. Ricevetti la consapevolezza che la Chiesa militante avrebbe dovuto espiare tali manchevolezze con esercizi di riparazione per pareggiare i conti con quella celeste e trionfante.

Per colpa delle mancate espiazioni, e dei riconoscimenti delle proprie mancanze, la Chiesa militante per quest’anno non potrebbe regolare i conti con quella trionfante e cadrebbe ancora più in basso. Per questo motivo la S. Vergine Maria, con un assiduo lavoro e avvalendosi della collaborazione nel mondo di sette mistici, si occupava di compensare questa condizione di caduta della Chiesa, degli uomini e della natura. Tra questi sette mistici fui scelta anch’io a partecipare a questa missione di soccorso per il risanamento del bilancio della Chiesa terrena. Nel giorno di S. Caterina, nella casa della “celebrazione delle nozze”, intrapresi con la santa Vergine una faticosa raccolta di tutta la frutta e le erbe necessarie. Iniziammo così tutte le difficili preparazioni. Mi venne affidato il compito di pressare il miele con le mani dal cardo’ e portarlo alla santa Vergine Maria, la quale lo lasciava cuocere e poi lo faceva pervenire dall’alto dove mancava. Nell’amministrazione della Chiesa terrena la colpevolezza si era fatta sempre più evidente, anzi era aumentata. I membri della medesima, durante le loro riunioni nell’anno ecclesiastico, avevano lasciato scorrere quella grazia di Dio, quell’amore, senza saperlo cogliere; avevano dissipato, perduto e guastato questo rifocillante dolce nettare, e molte anime che ne avrebbero avuto bisogno sono state lasciate a languire e inselvatichire nella dimenticanza. Il Signore però aveva preso ciò che mancava dalla Chiesa trionfante, adesso quella militante doveva rendersi conto e rimborsare con gli interessi i doni ricevuti. Le manca molto miele nel bilancio della resa dei conti sull’utilizzazione e l’amministrazione dei tesori della Chiesa trionfante. Questa Grazia dissipata che, simbolicamente, appare nel corpo del mondo come miele, era stata donata da Dio, e questo miele deve essere a Lui ridato. Non bisogna dimenticare, però, che se il raccolto viene fatto nell’epoca della fioritura basta un minimo impegno per un’accurata apicoltura, ma se viene fatto in ritardo, e con trascuratezza, occorrono pene e fatiche. Quando i fiori non ci sono più può essere utilizzato solo il cardo. La compassione di Gesù si avvale dei membri della Chiesa affinché espiino e portino il sacrificio delle pene e dei dolori per le mancanze degli altri. A questo fine uno di questi volontari, scelto da Cristo, spreme con mani insanguinate i pungenti cardi, traendo il miele che viene cucinato e preparato dalla Santa Vergine, la Madre della Chiesa. Il martirio del mio duro lavoro proseguì per giorni e notti. Poi potei vedere la situazione di entrambe le Chiese. In conseguenza a questo duro lavoro ci fu una riduzione del debito, e così quella in basso emerse dall’oscurità e i membri della Chiesa militante si avvicinarono sempre più a quella trionfante.

Come ho già detto, nello stesso modo in cui io lavoravo per servire la Madonna con il fine di sorreggere la Chiesa terrena, operavano nel mondo anche altre tre donne e tre uomini: la stigmatizzata di Cagliari, Rosa Maria Serra, una donna molto malata con grandi infermità corporali; un francescano nel Tirolo, che ho visto spesse volte, e un giovane religioso, in una casa dove si trovavano altri sacerdoti, in una zona montuosa. Quest’ultimo è particolarmente elevato nell’anima, soffre molto per la condizione della Chiesa oberato da dolori immensi. Ogni sera supplica, con cuore sincero rivolto a Dio, di lasciarlo soffrire per tutte le mancanze che oggi appaiono nella Chiesa. Il terzo è un uomo distinto, ammogliato e con molti bambini, ha una moglie cattivissima e confusa, e presa da una pressante occupazione per l’amministrazione della casa. Vive in una grande città, nella quale ci sono cattolici, protestanti, giansenisti 2 e liberi pensatori. Il suo modo di vivere è nel più grande ordine, è sempre pieno di buone azioni verso i poveri e sopporta con sofferenza la moglie cattiva, ma in nobilissimo modo. Nella città in cui vive c’è una strada abitata da giudei e segregata, è chiusa da una parte all’altra con portoni e c’è molto commercio ambulante. Quando poi finii con il mio lavoro mi apparvero, vicino al Salvatore, due grandi tavole dove era raccolto tutto il bene e il male, il bello e il brutto, anche tutti i miei lavori erano rappresentati figurativamente. Su una tavola si trovava tutto quello che era trascurato e annullato, mentre sull’altra c’erano le più belle corone, paramenti e fiori. Le cose più meravigliose di Dio.

Da una parte si potevano vedere ghirlande strappate, brutti vestiti mezzo confezionati ed ogni specie di verdure ed erbe spezzettate, un miserabile mucchio di rovine e cocci: queste sono le rovine che portiamo dentro di noi. A quelle visioni divenni molto triste e non potetti trattenermi dal piangere per due ore a viso chino tanto che sentii il cuore sciogliersi nel petto. Tutti questi frammenti e cose stavano dietro le spalle di Gesù. Allora Egli mi si avvicinò misericordioso, e mi disse: “Solo queste lacrime mi sono mancate, ti ho lasciato vedere tali cose affinché non potessi pensare che fosse imputato a te; ho preso tutto questo sulle mie spalle”. Anche le altre sei persone piangevano e venivano confortate nello stesso modo dal Redentore. Vidi la Santa Vergine avvicinarsi alla Chiesa e stendere su di lei il suo mantello, radunando sotto di esso molti poveri, malati e storpi. Mi apparvero Gesù e gli Apostoli nel più alto Coro della Chiesa e sentii che dalla distribuzione dell’Eucarestia si emanava come una nuova energia tutt’intorno tra i fedeli. In un luogo, che mi sembrò di purificazione, vidi permanere delle anime, altre invece salire in cielo dopo solo un giorno o due. Erano immagini del Purgatorio e della Chiesa sofferente. Mi apparve un altro luogo di attesa, sotto una volta angusta, dove sembrava che le anime avessero la loro prigione. Un Angelo consolatore giunse a confortarle, portando loro un’offerta; vidi la luce rossa di una candela su un altare. Venni a sapere che le povere anime, se non possono aiutare nemmeno se stesse, tuttavia pregano per la Chiesa. Qualche volta mi appare l’immagine della situazione generale della Chiesa, allora vedo tra occidente e settentrione, un buco nero profondo, dove non penetra nessun raggio di luce: mi sembra che questo sia l’inferno. Vidi una grande celebrazione nella Chiesa e molti si univano alla stessa. Vidi allora molte chiese, o meglio sarebbe dire luoghi di preghiera, con banderuole in cima ai tetti. Mi sembra di vedere molta gente senza ordine e relazione con la Chiesa celeste, ma anche senza alcuna relazione con la Chiesa sofferente. Costoro non facevano parte di una comunità fondata e sviluppata, nel senso ecclesiastico della Chiesa militante, sofferente e trionfante e non ricevevano il Corpo del Signore nell’Eucarestia, bensì solo pane. Essi correvano dove si distribuiva il pane. Ma, pur nell’errore, innocentemente, aspiravano in modo devoto e fervente al Corpo di Cristo e venivano appagati nei loro sentimenti religiosi, anche senza il conforto di quest’Eucarestia, mentre i soliti che si confessavano senza vero amore e fervore non ricevevano assolutamente nulla, poiché i veri figli della Chiesa sono coloro che amano il Signore nel profondo del cuore e ricevono da Lui la vera forza.


9 maggio 1945

Madre Pierina Micheli

Nottata di patimenti, in mano del nemico... Oh! Gesù, che non Ti offenda e poi...

Dalla Meditazione del Padre: - Chi raspa la terra, non raccoglie grano - Per conoscere Gesù, devo approfondire i tesori nascosti delle Sue virtù, esaminare le Sue qualità per imitarLo. Lo conosco io il Signo­re? che studio faccio per conoscerLo? Sono troppo superficiale, raspo la terra, invece di scavare a fondo... da oggi voglio nutrirmi col cibo sostanzioso del Vangelo e studiare profondamente Gesù, sì da farLo mio, ed io essere sua pecorella.