Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 12° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 9
1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.
7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.
10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.
18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".
23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.
27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".
28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.
Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.
46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".
49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".
51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.
57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".
Secondo libro di Samuele 1
1Dopo la morte di Saul, Davide tornò dalla strage degli Amaleciti e rimase in Ziklàg due giorni.2Al terzo giorno ecco arrivare un uomo dal campo di Saul con la veste stracciata e col capo cosparso di polvere. Appena giunto presso Davide, cadde a terra e si prostrò.3Davide gli chiese: "Da dove vieni?". Rispose: "Sono fuggito dal campo d'Israele".4Davide gli domandò: "Come sono andate le cose? Su, raccontami!". Rispose: "È successo che il popolo è fuggito nel corso della battaglia, molti del popolo sono caduti e sono morti; anche Saul e suo figlio Giònata sono morti".5Davide chiese ancora al giovane che gli portava le notizie: "Come sai che sono morti Saul e suo figlio Giònata?".6Il giovane che recava la notizia rispose: "Ero venuto per caso sul monte Gelboe ed ecco vidi Saul appoggiato alla lancia e serrato tra carri e cavalieri.7Egli si volse indietro, mi vide e mi chiamò vicino. Dissi: Eccomi!8Mi chiese: Chi sei tu? Gli risposi: Sono un Amalecita.9Mi disse: Gettati contro di me e uccidimi: io sento le vertigini, ma la vita è ancora tutta in me.10Io gli fui sopra e lo uccisi, perché capivo che non sarebbe sopravvissuto alla sua caduta. Poi presi il diadema che era sul suo capo e la catenella che aveva al braccio e li ho portati qui al mio signore".
11Davide afferrò le sue vesti e le stracciò; così fecero tutti gli uomini che erano con lui.12Essi alzarono gemiti e pianti e digiunarono fino a sera per Saul e Giònata suo figlio, per il popolo del Signore e per la casa d'Israele, perché erano caduti colpiti di spada.13Davide chiese poi al giovane che aveva portato la notizia: "Di dove sei tu?". Rispose: "Sono figlio di un forestiero amalecita".14Davide gli disse allora: "Come non hai provato timore nello stendere la mano per uccidere il consacrato del Signore?".15Davide chiamò uno dei suoi giovani e gli disse: "Accostati e ammazzalo". Egli lo colpì subito e quegli morì.16Davide gridò a lui: "Il tuo sangue ricada sul tuo capo. Attesta contro di te la tua bocca che ha detto: Io ho ucciso il consacrato del Signore!".
17Allora Davide intonò questo lamento su Saul e suo figlio Giònata18e ordinò che fosse insegnato ai figli di Giuda. Ecco, si trova scritto nel Libro del Giusto:
19"Il tuo vanto, Israele,
sulle tue alture giace trafitto!
Perché sono caduti gli eroi?
20Non fatelo sapere in Gat,
non l'annunziate per le vie di Àscalon,
non ne faccian festa le figlie dei Filistei,
non ne esultino le figlie dei non circoncisi!
21O monti di Gelboe, non più rugiada né pioggia su di voi
né campi di primizie,
perché qui fu avvilito lo scudo degli eroi,
lo scudo di Saul, non unto di olio,
22ma col sangue dei trafitti, col grasso degli eroi.
L'arco di Giònata non tornò mai indietro,
la spada di Saul non tornava mai a vuoto.
23Saul e Giònata, amabili e gentili,
né in vita né in morte furon divisi;
erano più veloci delle aquile,
più forti dei leoni.
24Figlie d'Israele, piangete su Saul,
che vi vestiva di porpora e di delizie,
che appendeva gioielli d'oro sulle vostre vesti.
25Perché son caduti gli eroi
in mezzo alla battaglia?
Giònata, per la tua morte sento dolore,
26l'angoscia mi stringe per te,
fratello mio Giònata!
Tu mi eri molto caro;
la tua amicizia era per me preziosa
più che amore di donna.
27Perché son caduti gli eroi,
son periti quei fulmini di guerra?".
Salmi 72
1'Di Salomone.'
Dio, da'al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
2regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.
3Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
4Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l'oppressore.
5Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.
6Scenderà come pioggia sull'erba,
come acqua che irrora la terra.
7Nei suoi giorni fiorirà la giustizia
e abbonderà la pace,
finché non si spenga la luna.
8E dominerà da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
9A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
10Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
11A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni.
12Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
13avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri.
14Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
15Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia;
si pregherà per lui ogni giorno,
sarà benedetto per sempre.
16Abbonderà il frumento nel paese,
ondeggerà sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorirà come il Libano,
la sua messe come l'erba della terra.
17Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette
tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato.
18Benedetto il Signore, Dio di Israele,
egli solo compie prodigi.
19E benedetto il suo nome glorioso per sempre,
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen.
Salmi 122
1'Canto delle ascensioni. Di Davide'.
Quale gioia, quando mi dissero:
"Andremo alla casa del Signore".
2E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme!
3Gerusalemme è costruita
come città salda e compatta.
4Là salgono insieme le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
5Là sono posti i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
6Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
7sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
8Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: "Su di te sia pace!".
9Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.
Geremia 32
1Parola che fu rivolta a Geremia dal Signore nell'anno decimo di Sedecìa re di Giuda, cioè nell'anno decimo ottavo di Nabucodònosor.2L'esercito del re di Babilonia assediava allora Gerusalemme e il profeta Geremia era rinchiuso nell'atrio della prigione, nella reggia del re di Giuda,3e ve lo aveva rinchiuso Sedecìa re di Giuda, dicendo: "Perché profetizzi con questa minaccia: Dice il Signore: Ecco metterò questa città in potere del re di Babilonia ed egli la occuperà;4Sedecìa re di Giuda non scamperà dalle mani dei Caldei, ma sarà dato in mano del re di Babilonia e parlerà con lui faccia a faccia e si guarderanno negli occhi;5egli condurrà Sedecìa in Babilonia dove egli resterà finché io non lo visiterò - oracolo del Signore -; se combatterete contro i Caldei, non riuscirete a nulla"?
6Geremia disse: Mi fu rivolta questa parola del Signore:7"Ecco Canamèl, figlio di Sallùm tuo zio, viene da te per dirti: Cómprati il mio campo, che si trova in Anatòt, perché a te spetta il diritto di riscatto per acquistarlo".8Venne dunque da me Canamèl, figlio di mio zio, secondo la parola del Signore, nell'atrio della prigione e mi disse: "Compra il mio campo che si trova in Anatòt, perché a te spetta il diritto di acquisto e a te tocca il riscatto. Cómpratelo!".
Allora riconobbi che questa era la volontà del Signore9e comprai il campo da Canamèl, figlio di mio zio, e gli pagai il prezzo: diciassette sicli d'argento.10Stesi il documento del contratto, lo sigillai, chiamai i testimoni e pesai l'argento sulla stadera.11Quindi presi il documento di compra, quello sigillato e quello aperto, secondo le prescrizioni della legge.12Diedi il contratto di compra a Baruc figlio di Neria, figlio di Macsia, sotto gli occhi di Canamèl figlio di mio zio e sotto gli occhi dei testimoni che avevano sottoscritto il contratto di compra e sotto gli occhi di tutti i Giudei che si trovavano nell'atrio della prigione.13Diedi poi a Baruc quest'ordine:14"Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Prendi i contratti di compra, quello sigillato e quello aperto, e mettili in un vaso di terra, perché si conservino a lungo.15Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ancora si compreranno case, campi e vigne in questo paese".
16Pregai il Signore, dopo aver consegnato il contratto di compra a Baruc figlio di Neria:17"Ah, Signore Dio, tu hai fatto il cielo e la terra con grande potenza e con braccio forte; nulla ti è impossibile.18Tu usi misericordia con mille e fai subire la pena dell'iniquità dei padri ai loro figli dopo di essi, Dio grande e forte, che ti chiami Signore degli eserciti.19Tu sei grande nei pensieri e potente nelle opere, tu, i cui occhi sono aperti su tutte le vie degli uomini, per dare a ciascuno secondo la sua condotta e il merito delle sue azioni.20Tu hai operato segni e miracoli nel paese di Egitto e fino ad oggi in Israele e fra tutti gli uomini e ti sei fatto un nome come appare oggi.21Tu hai fatto uscire dall'Egitto il tuo popolo Israele con segni e con miracoli, con mano forte e con braccio possente e incutendo grande spavento.22Hai dato loro questo paese, che avevi giurato ai loro padri di dare loro, terra in cui scorre latte e miele.
23Essi vennero e ne presero possesso, ma non ascoltarono la tua voce, non camminarono secondo la tua legge, non fecero quanto avevi comandato loro di fare; perciò tu hai mandato su di loro tutte queste sciagure.
24Ecco, le opere di assedio hanno raggiunto la città per occuparla; la città sarà data in mano ai Caldei che l'assediano con la spada, la fame e la peste. Ciò che tu avevi detto avviene; ecco, tu lo vedi.25E tu, Signore Dio, mi dici: Comprati il campo con denaro e chiama i testimoni, mentre la città sarà messa in mano ai Caldei".
26Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:27 "Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente; qualcosa è forse impossibile per me?28Pertanto dice il Signore: Ecco io darò questa città in mano ai Caldei e a Nabucodònosor re di Babilonia, il quale la prenderà.29Vi entreranno i Caldei che combattono contro questa città, bruceranno questa città con il fuoco e daranno alle fiamme le case sulle cui terrazze si offriva incenso a Baal e si facevano libazioni agli altri dèi per provocarmi.30Gli Israeliti e i figli di Giuda non hanno fatto che quanto è male ai miei occhi fin dalla loro giovinezza; gli Israeliti hanno soltanto saputo offendermi con il lavoro delle loro mani. Oracolo del Signore.
31Poiché causa della mia ira e del mio sdegno è stata questa città da quando la edificarono fino ad oggi; così io la farò scomparire dalla mia presenza,32a causa di tutto il male che gli Israeliti e i figli di Giuda commisero per provocarmi, essi, i loro re, i loro capi, i loro sacerdoti e i loro profeti, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme.
33Essi mi voltarono la schiena invece della faccia; io li istruivo con continua premura, ma essi non ascoltarono e non impararono la correzione.34Essi collocarono i loro idoli abominevoli perfino nel tempio che porta il mio nome per contaminarlo35e costruirono le alture di Baal nella valle di Ben-Hinnòn per far passare per il fuoco i loro figli e le loro figlie in onore di Moloch - cosa che io non avevo comandato, anzi neppure avevo pensato di istituire un abominio simile -, per indurre a peccare Giuda".
36Ora così dice il Signore Dio di Israele, riguardo a questa città che voi dite sarà data in mano al re di Babilonia per mezzo della spada, della fame e della peste:37 "Ecco, li radunerò da tutti i paesi nei quali li ho dispersi nella mia ira, nel mio furore e nel mio grande sdegno; li farò tornare in questo luogo e li farò abitare tranquilli.38Essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.39Darò loro un solo cuore e un solo modo di comportarsi perché mi temano tutti i giorni per il loro bene e per quello dei loro figli dopo di essi.40Concluderò con essi un'alleanza eterna e non mi allontanerò più da loro per beneficarli; metterò nei loro cuori il mio timore, perché non si distacchino da me.41Godrò nel beneficarli, li fisserò stabilmente in questo paese, con tutto il cuore e con tutta l'anima".42Poiché così dice il Signore: "Come ho mandato su questo popolo tutto questo grande male, così io manderò su di loro tutto il bene che ho loro promesso.43E compreranno campi in questo paese, di cui voi dite: È una desolazione, senza uomini e senza bestiame, lasciato in mano ai Caldei.44Essi si compreranno campi con denaro, stenderanno contratti e li sigilleranno e si chiameranno testimoni nella terra di Beniamino e nei dintorni di Gerusalemme, nelle città di Giuda e nelle città della montagna e nelle città della Sefèla e nelle città del mezzogiorno, perché cambierò la loro sorte". Oracolo del Signore.
Prima lettera a Timoteo 3
1È degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro.2Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare,3non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro.4Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità,5perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?6Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo.7È necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo.
8Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto,9e conservino il mistero della fede in una coscienza pura.10Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio.11Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto.12I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie.13Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù.
14Ti scrivo tutto questo, nella speranza di venire presto da te;15ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.16Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà:
Egli si manifestò nella carne,
fu giustificato nello Spirito,
apparve agli angeli,
fu annunziato ai pagani,
fu creduto nel mondo,
fu assunto nella gloria.
Capitolo LIII: La grazia di Dio non si confonde con ciò che ha sapore di cose terrene
Leggilo nella Biblioteca1. Preziosa, o figlio, è la mia grazia; essa non tollera di essere mescolata a cose esteriori e a consolazioni terrene. Perciò devi buttar via tutto ciò che ostacola la grazia, se vuoi che questa sia infusa in te. Procurati un luogo appartato, compiaciti di stare solo con te stesso, non andare cercando di chiacchierare con nessuno; effondi, invece, la tua devota preghiera a Dio, per conservare compunzione d'animo e purezza di coscienza. Il mondo intero, consideralo un nulla; alle cose esteriori anteponi l'occuparti di Dio. Ché non potresti attendere a me, e nello stesso tempo trovare godimento nelle cose passeggere. Occorre allontanarsi dalle persone che si conoscono e alle quali si vuole bene; occorre tenere l'animo sgombro da ogni conforto temporale. Ecco ciò che il santo apostolo Pietro chiede, in nome di Dio: che i seguaci di Cristo si conservino in questo mondo "come forestieri e pellegrini" (1Pt 2,11). Quanta sicurezza in colui che muore, senza essere legato alla terra dall'attaccamento per alcuna cosa. Uno spirito debole, invece, non riesce a mantenere il cuore tanto distaccato: l'uomo materiale non conosce la libertà dell'uomo interiore. Che se uno vuole veramente essere uomo spirituale, egli deve rinunciare a tutti, ai lontani e ai vicini; e guardarsi da se stesso più ancora che dagli altri. Se avrai vinto pienamente te stesso, facilmente soggiogherai tutto il resto. Trionfare di se medesimi è vittoria perfetta; giacché colui che domina se stesso - facendo sì che i sensi obbediscano alla ragione, e la ragione obbedisca in tutto e per tutto a Dio - questi è, in verità il vincitore di sé e signore del mondo.
2. Se brami elevarti a questa somma altezza, è necessario che tu cominci con coraggio, mettendo la scure alla radice, per poter estirpare totalmente la tua segreta inclinazione, contraria al volere di Dio e volta a te stesso e a tutto ciò che è tuo utile materiale. Da questo vizio, dall'amore di sé, contrarissimo alla volontà divina, deriva, si può dire, tutto quanto deve essere stroncato radicalmente. Domato e superato questo vizio, si farà stabilmente una grande pace e una grande serenità. Ma sono pochi quelli che si adoprano per morire del tutto a se stessi, e per uscire pienamente da se stessi. I più restano avviluppati, né sanno innalzarsi spiritualmente sopra di sé. Coloro che desiderano camminare con me senza impacci debbono mortificare tutti i loro affetti perversi e contrari all'ordine voluto da Dio, senza restare attaccati di cupido amore personale ad alcuna creatura.
DISCORSO 326 NEL NATALE DEI MARTIRI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaI Martiri, senza impedimenti, si affrettavano verso la felicità.
1. La solennità dei beatissimi martiri ci restituisce un giorno assai lieto. Ci rallegriamo che i martiri, dalla terra della fatica, sono passati nella regione del riposo: e questo non a passo di danza, ma con la preghiera; non lo meritarono con l'intemperanza, ma col digiuno; non in contese, ma nella pazienza. I genitori si afflissero, credo, quando si separarono diretti al martirio: quelli, però, si rallegravano, ripetendo: Ho provato grande gioia alle parole che mi sono state rivolte, andremo alla casa del Signore 1. No, non piangete, o genitori, la nostra felicità. Se volete che i figli da voi cresciuti non finiscano nell'inferno; in luogo di trattenerli, è vostro dovere imitarli. Erano consapevoli, quelli, della meta verso la quale erano incamminati, mentre i genitori, privi di fede, piangevano senza ragione. Allora, per affetto, piangevano i loro figli secondo la carne: in seguito, per la fede in Dio, dicevano: Hai mutato il mio pianto nella mia grande gioia, mi hai strappato di dosso la mia veste di sacco e mi hai rivestito di letizia 2. Voglia il cielo, fratelli, che si rompa in noi il sacco della penitenza e si riversi fuori il prezzo del perdono! Qui i martiri deposero ogni carico dei guadagni di questo mondo, qui l'abbandonarono e, senza bagagli, come bravi soldati, percorsero in fretta la via che conduce alla vita, come è stato scritto: Simili a chi non ha nulla e tutto possiede 3. E, in realtà, niente avevano sulla terra, ma in cielo possedevano la felicità eterna. Fedelmente, si affrettavano verso il cielo e, sicuri, acceleravano il passo lungo la via della vita; pur trovandosi ancora a distanza, tendevano le mani alla palma della vittoria. Correte, o Santi; correte in tal modo per afferrarla. Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono 4. Non è limitato nello spazio: chiunque vuole essere felice, si affretti verso il regno dei cieli. Per nessuno è chiuso, a meno che non si tratti di chi si esclude da sé. Cristo è pronto ad accogliere i suoi confessori. Egli dice dall'alto: Il mio sguardo è su di voi, vi aiuterò mentre siete nella lotta, vi coronerò vincitori.
Le domande del persecutore e le risposte dei Martiri.
2. In possesso di questa promessa, i martiri non fecero alcun conto dei terrori e delle minacce del persecutore. A costui che diceva: "Sacrificate agli idoli", risposero: "Non lo facciamo, perché nei cieli abbiamo il Dio eterno, al quale sempre offriamo il sacrificio; infatti non sacrifichiamo ai demoni". E il giudice: "Per quale ragione, dunque, compite contro ordine riti sacri?". Risposero: "Perché il Maestro che è in cielo ci dice nel Vangelo: Chiunque avrà lasciato padre e madre, e moglie e figli, e tutto ciò che possiede, per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna 5 ". E il giudice: "Dunque, non vi sottomettete agli ordini degli Imperatori?". E risposero: "No". E quello: "Su quale potere potete allora contare nel caso veniate a trovarvi in preda ai supplizi?". E i martiri affermarono: "Siamo portatori della potenza del Re eterno, pertanto non diamo importanza al potere di un uomo mortale". Condotti allora in carcere, furono caricati di catene. Quanto spesso fu detto dagli empi: Dov'è il loro Dio? 6 Venga pure il loro Dio, nel quale credettero, a liberarli dalle carceri, a sottrarli alla spada, a scamparli dalle belve. Queste espressioni essi avevano, ma non smuovevano quelli fondati sulla roccia. Essi infierivano, ma quelli erano senza timore. Sapevano dove li lasciavano e dove si affrettavano. I martiri confessori sono coronati, e sono restati i giudici disertori. Dio vuole provare qualsiasi cristiano, così che, una volta provato, lo corona insieme ai martiri.
1 - Sal 121, 1.
2 - Sal 29, 12.
3 - 2 Cor 6, 10.
4 - Mt 11, 12.
5 - Mt 19, 29.
6 - Sal 113, 2.
8 - La perfetta consacrazione a Gesù Cristo
Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort
Leggilo nella Biblioteca120. Poiché tutta la nostra perfezione consiste nell'essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo, la più perfetta di tutte le devozioni è senza dubbio quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria, tra tutte le creature, la più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un'anima a Gesù Cristo Signore è la devozione alla Santa Vergine, sua Madre e che più un'anima sarà consacrata a Maria, più lo sarà a Gesù Cristo. E' per questo che la perfetta consacrazione a Gesù Cristo non è altro che una perfetta e totale consacrazione di se stessi alla Santa Vergine, che è la devozione che io insegno; o, in altre parole, una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo battesimo.
121. Questa devozione consiste dunque nel donarsi totalmente alla Vergine Santa, per essere, per mezzo di lei, totalmente di Gesù Cristo. Bisogna donarle: 1°. il nostro corpo, con tutti i sensi e le membra; 2°. la nostra anima, con tutte le facoltà; 3°. i nostri beni esteriori, che chiamiamo di fortuna, presenti e futuri; 4°. i beni interiori e spirituali, che sono i meriti, le virtù, le buone opere: passate, presenti e future. In una parola, doniamo tutto ciò che abbiamo, nell'ordine della natura e della grazia, e tutto ciò che potremo avere in futuro, nell'ordine della natura, della grazia e della gloria; e questo senza alcuna riserva, neppure di un soldo, o di un capello, o della più piccola buona azione, e per tutta l'eternità, senza pretendere nè sperare altra ricompensa, per la propria offerta e il proprio servizio, che l'onore di appartenere a Gesù Cristo per mezzo di lei e in lei, quand'anche questa amabile Sovrana non fosse, come invece lo è sempre, la più generosa e riconoscente delle creature.
122. Bisogna qui notare che vi sono due aspetti nelle buone opere che compiamo: la soddisfazione e il merito, cioè: il valore soddisfattorio o impetratorio e il valore meritorio. Il valore soddisfattorio o impetratorio di un'opera buona è la stessa buona azione in quanto ripaga la pena dovuta al peccato, oppure ottiene qualche nuova grazia. Il valore meritorio, o il merito, è la buona azione in quanto capace di meritare la grazia e la gloria eterna. Ora, in questa consacrazione di noi stessi alla Vergine Santa, noi doniamo tutto il valore soddisfattorio, impetratorio e meritorio, cioè la capacità che tutte le nostre buone opere hanno di soddisfare e meritare; doniamo i nostri meriti, le grazie e le virtù, non per comunicarli ad altri, poiché propriamente parlando, i nostri meriti, le grazie e le virtù sono incomunicabili; solo Gesù Cristo ha potuto comunicarci i suoi meriti, facendosi garante per noi presso il Padre suo; questi noi li doniamo perché siano conservati, accresciuti e abbelliti, come diremo più avanti. Le doniamo invece il valore soddisfattorio perché lo comunichi a chi meglio le sembrerà e per la maggior gloria di Dio.
123. Ne consegue che: 1°. Con questa forma di devozione si dona a Gesù Cristo, nella maniera più perfetta perché è per le mani di Maria, tutto ciò che si può donare e molto di più che con le altre forme di devozione, dove si dona o una parte del proprio tempo, o una parte delle proprie buone opere, o una parte del valore soddisfattorio o delle mortificazioni. Qui tutto è donato e consacrato, persino il diritto di disporre dei propri beni interiori e il valore soddisfattorio che si acquista con le proprie opere buone, giorno per giorno. Questo non lo si fa in nessun Istituto religioso; là, si donano a Dio con il voto di povertà i beni di fortuna, con il voto di castità i beni del corpo, con il voto di obbedienza la propria volontà e, in alcuni casi, la libertà del corpo con il voto di clausura; ma non si dona la libertà o il diritto che si ha di disporre del valore delle proprie buone opere e non ci si spoglia fino in fondo di ciò che un cristiano ha di più prezioso e caro, che sono i meriti e il valore soddisfattorio.
124. 2°. Chi si è in questo modo volontariamente consacrato e sacrificato a Gesù Cristo per mezzo di Maria, non può più disporre del valore di nessuna delle proprie buone azioni. Tutto ciò che soffre, ciò che pensa, ciò che fa di bene, appartiene a Maria, perché ella ne disponga secondo la volontà del Figlio suo e per la sua maggior gloria, senza tuttavia che questa dipendenza pregiudichi in alcun modo i doveri del proprio stato, presente o futuro; per esempio, gli obblighi di un sacerdote il quale, a causa del suo ufficio, deve applicare il valore soddisfattorio e impetratorio della santa Messa per una particolare intenzione; si fa questa offerta sempre secondo l'ordine stabilito da Dio e in conformità ai doveri del proprio stato.
125. 3°. Ci si consacra dunque nel medesimo tempo alla Santa Vergine e a Gesù Cristo: alla Santa Vergine come al mezzo perfetto che Gesù Cristo ha scelto per unirsi a noi e per unirci a lui, e a Gesù Cristo Signore come al nostro ultimo fine, al quale noi dobbiamo tutto ciò che siamo, poiché è nostro Redentore e nostro Dio.
126. Ho detto che questa pratica di devozione poteva essere benissimo chiamata una perfetta rinnovazione dei voti, o promesse, del santo battesimo. Infatti ogni cristiano, prima del battesimo, era schiavo del demonio, perché a lui apparteneva. Nel battesimo, direttamente o per bocca del padrino o della madrina, egli ha poi rinunciato È solennemente a Satana, alle sue seduzioni e alle sue opere e ha scelto Gesù Cristo come suo padrone e sovrano Signore, per dipendere da lui come uno schiavo d'amore. E' ciò che si fa anche con questa forma di devozione: come è indicato nella formula di consacrazione, si rinuncia al demonio, al mondo, al peccato e a se stessi e ci si dona interamente a Gesù Cristo per le mani di Maria. Anzi si fa pure qualcosa di più, poiché nel battesimo, di solito, si parla per bocca d'altri, cioè del padrino e della madrina e quindi ci si dà a Gesù Cristo per procura; qui invece ci si dona da se stessi, volontariamente e con conoscenza di causa. Nel santo battesimo non ci si dona a Gesù Cristo per le mani di Maria, almeno in modo esplicito e non si dà a Gesù Cristo il valore delle proprie buone opere; dopo il battesimo si resta interamente liberi di applicarlo a chi si vuole, o di conservarlo per sè; con questa devozione invece ci si dona espressamente a Gesù Cristo Signore per le mani di Maria e a lui si consacra il valore di tutte le proprie azioni.
127. San Tommaso scrive che «nel battesimo gli uomini fanno voto di rinunciare al demonio e alle sue vanita» e sant'Agostino aggiunge che «questo voto è il più grande e più indispensabile». E' pure ciò che dicono i canonisti: «Il voto principale è quello che facciamo nel battesimo». E tuttavia, chi osserva veramente questo voto? Chi mantiene con fedeltà le promesse del santo battesimo? Quasi tutti i cristiani non tradiscono forse la fedeltà che hanno promesso a Gesù Cristo nel loro battesimo? Da dove può venire questa negligenza universale se non dalla dimenticanza in cui vengono vissute le promesse fatte e gli impegni assunti nel santo battesimo, e dal fatto che quasi nessuno ratifica da se stesso il contratto di alleanza che ha fatto con Dio, per mezzo dei padrini e delle madrine?
128. Questo è così vero che il Concilio di Sens, convocato per ordine di Ludovico il Pio, per trovare rimedio ai gravi disordini in cui vivevano i cristiani, valutò che la principale causa di questa corruzione nei costumi fosse la dimenticanza e l'ignoranza in cui erano vissuti gli impegni del santo battesimo; e non trovò un mezzo migliore per rimediare a un così grande male, che quello di condurre i cristiani a rinnovare i voti e le promesse del santo battesimo.
129. Il Catechismo del Concilio di Trento, fedele interprete delle intenzioni di quel grande concilio, esorta i parroci a fare la stessa cosa e a condurre i fedeli a fare memoria e a credere che si sono legati e consacrati a Gesù Cristo Signore come degli schiavi alloro Redentore e Signore. Ecco il testo: «Il parroco esorterò il popolo fedele così da fargli capire che noi... dobbiamo offrirci e consacrarci per sempre come schiavi al nostro Redentore e Signore».
130. Ora se i concili, i Padri e l'esperienza stessa ci mostrano che il mezzo migliore per trovare rimedio ai disordini dei cristiani è di farli ricordare degli obblighi del loro battesimo e di condurli a rinnovare i voti che hanno fatto, non è allora ragionevole che lo si faccia ora in un modo perfetto per mezzo di questa devozione e consacrazione a Gesù Cristo Signore per mezzo della sua santa Madre? Dico in un modo perfetto, perché per consacrarsi a Gesù Cristo ci si serve del più perfetto di tutti i mezzi, che è la Santa Vergine.
131. Non si deve obiettare che questa forma di devozione sia nuova o di poca importanza: non è nuova poiché i concili, i Padri e non pochi autori, antichi e recenti, parlano di una simile consacrazione a Gesù Cristo Signore, o rinnovazione dei voti del santo battesimo, come di una pratica antica e la consigliano a tutti i cristiani; e non è di poca importanza, perché la principale fonte dei disordini e quindi della dannazione dei cristiani, deriva dall'oblio e dalla indifferenza verso questa pratica.
132. Qualcuno potrebbe osservare che questa pratica di devozione, facendoci donare a Gesù Cristo Signore per le mani della Santa Vergine, il valore di tutte le nostre opere buone, delle preghiere, mortificazioni ed elemosine, ci porti alla impossibilità di aiutare le anime dei nostri parenti, amici e benefattori. Rispondo a costoro. Anzitutto non è pensabile che i nostri parenti, amici e benefattori soffrano un danno per il fatto che noi ci siamo offerti e consacrati senza riserva al servizio di Gesù Cristo Signore e della sua santa Madre. Sarebbe fare torto alla potenza e alla bontà di Gesù e di Maria, i quali sapranno ben aiutare i nostri parenti, amici e benefattori con la nostra piccola rendita spirituale, o con altri mezzi. Inoltre, questa pratica non impedisce affatto di pregare per gli altri, sia vivi che defunti, benché l'applicazione delle nostre buone opere dipenda dalla volontà della Santa Vergine; questo anzi ci porterà a pregare con più fiducia; è come se una persona ricca, che ha donato tutto a un grande principe, per onorarlo maggiormente, pregasse con più fiducia questo principe di dare un'elemosina a qualcuno dei suoi amici che gliela chiede. Sarebbe anzi un grande piacere per questo principe avere l'occasione per dimostrare riconoscenza verso la persona che si è spogliata per rivestirlo, che si è resa povera per onorarlo. Bisogna dire la stessa cosa per Gesù Cristo Signore e la Santa Vergine: essi non si lasceranno mai vincere nella riconoscenza.
133. Qualcuno potrà ancora dire: se io dono alla Santa Vergine tutto il valore delle mie azioni perché le applichi a chi vorrà, bisognerà forse che io soffra a lungo in purgatorio. Questa obiezione cade da sola, perché proviene dall'amor proprio e dal non conoscere la generosità di Dio e della Vergine Santa. Non è possibile che un'anima fervente e generosa, che bada più agli interessi di Dio che ai suoi, che offre a Dio tutto ciò che ha, senza riserva, in modo da poter dire non posso di più, che non respira che la gloria e il regno di Gesù Cristo per mezzo della sua santa Madre, che si sacrifica totalmente per possederlo... non è possibile, dico, che quest'anima generosa e disponibile venga poi punita nell'altro mondo, per essere stata più generosa e più disinteressata delle altre. Al contrario; e verso simili anime, come vedremo in seguito, che Gesù Cristo Signore e la sua santa Madre sono maggiormente generosi in questo mondo e nell'altro, nell'ordine della natura, della grazia e della gloria.
134. E ora dobbiamo esporre, il più brevemente possibile, i motivi che ci devono rendere raccomandabile questa devozione, gli effetti meravigliosi che essa produce nelle anime fedeli e le pratiche di questa devozione.
135. PRIMO MOTIVO, che ci mostra l'éccellenza di questa consacrazione di se stessi a Gesù Cristo per le mani di Maria. Se non si può immaginare sulla terra un compito più nobile del servizio di Dio, se il più piccolo dei servitori di Dio è più ricco, più potente e più nobile di tutti i re e gli imperatori della terra, se non sono essi stessi servitori di Dio, quali non saranno le ricchezze, il potere e la dignità del fedele e perfetto servitore di Dio, che si sarà consacrato al suo servizio interamente, senza riserve e secondo tutte le sue possibilità! Tale è un fedele e amoroso schiavo di Gesù in Maria, che si è offerto interamente al servizio di questo Re dei re, per le mani della sua santa Madre e che non ha ritenuto nulla per s?: tutto l'oro della terra e le bellezze dei cieli non bastano a pagarlo.
136. Le diverse congregazioni, associazioni e confraternite istituite in onore di Gesù Cristo Signore e della sua santa Madre, che fanno tanto bene nel cristianesimo, non propongono di offrire tutto senza riserva; esse prescrivono ai loro associati solo alcune pratiche e opere per soddisfare i loro obblighi e lasciano poi liberi per tutte le altre azioni e per gli altri momenti della vita. Questa devozione invece fa donare senza riserva a Gesù e a Maria tutti i pensieri, le parole, le azioni e le sofferenze e tutti i momenti della vita, di modo che, si vegli o si dorma, si beva o si mangi, si compiano grandi azioni oppure piccole, si può sempre dire che ciò che si fa, anche se non ci si pensa, è per Gesù e per Maria, in forza dell'offerta compiuta, a meno che non si sia ritrattata espressamente. Quale consolazione!
137. Come ho già detto, non c'è altra pratica che questa, con la quale ci si possa disfare facilmente di un certo senso di proprietà che si insinua subdolamente nelle nostre migliori azioni; e il buon Gesù fa questa grande grazia in ricompensa dell'eroica e disinteressata azione che si compie cedendogli, per le mani della sua santa Madre, tutto il valore delle proprie opere buone. Se egli dà il centuplo, anche in questo mondo, a coloro che lasciano per amor suo i beni esteriori, temporali ed effimeri, quale sarà il centuplo che darà a colui che sacrifica anche i suoi beni interiori e spirituali! 138. Gesù, nostro grande amico, si è donato a noi senza riserva, corpo e anima, virtù, grazie e meriti. Dice san Bernardo: «Mi ha conquistato totalmente, dandosi a me totalmente» Non si tratta allora di giustizia e di riconoscenza se diamo a lui tutto ciò che possiamo dare? Egli è stato per primo generoso con noi; siamolo per secondi e lo scopriremo ancora più generoso durante la nostra vita, nel momento della morte e per tutta l'eternità: «Con l'uomo generoso, tu sei generoso».
139. SECONDO MOTIVO, che ci mostra come sia giusto in sè e vantaggioso per il cristiano consacrarsi interamente alla Santa Vergine con questa pratica, per esserlo più perfettamente a Gesù Cristo. Questo buon Maestro non ha disdegnato di rinchiudersi nel grembo della Santa Vergine come un prigioniero e uno schiavo per amore e di esserle sottomesso e obbediente durante trent'anni. Qui lo spirito umano, ripeto, si smarrisce se riflette seriamente su questo comportamento della Sapienza incarnata, la quale non ha voluto darsi direttamente all'umanità, anche se l'avrebbe potuto fare, ma per mezzo della Santa Vergine; e non ha voluto venire al mondo in età di uomo adulto e già autonomo, ma come un bambino, piccolo e povero, bisognoso di dipendere dalle cure e dal mantenimento della sua santa Madre. Questa infinita Sapienza, che aveva un immenso desiderio di rendere gloria a Dio suo Padre e di salvare l'umanità, non ha trovato un mezzo più perfetto e più efficace per farlo, se non quello di sottomettersi in tutto alla Santa Vergine, non soltanto durante i primi otto, o dieci, o quindici anni della sua vita, come gli altri figli, ma durante trent'anni; e ha dato più gloria a Dio suo Padre durante tutto questo tempo di sottomissione e di dipendenza dalla Santa Vergine, che non gliene avrebbe data impiegando quei trent'anni a compiere miracoli, a predicare per il mondo intero, a convertire tutti; altrimenti l'avrebbe fatto. Oh! come si rende gloria a Dio in modo sublime sottomettendosi a Maria, sull'esempio di Gesù! Avendo davanti agli occhi un esempio così chiaro e noto a tutti, saremo così stolti da credere di poter trovare un mezzo più perfetto e più efficace per glorificare Dio, di quello di sottometterci a Maria, sull'esempio del Figlio suo?
140. Per convincerci della dipendenza che dobbiamo avere dalla Santa Vergine, si ricordi quanto ho già detto, riferendo gli esempi che ci danno il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, nella dipendenza che noi dobbiamo avere dalla Santa Vergine. Il Padre non ha dato e non dà suo Figlio che per mezzo di lei, non si procura dei figli che per mezzo di lei, non comunica le sue grazie che per mezzo di lei; Dio Figlio non è stato formato per tutti in generale che per mezzo di lei e non viene formato e generato ogni giorno che per mezzo di lei in unione con lo Spirito Santo e non comunica i suoi meriti e le virtù che per mezzo di lei; lo Spirito Santo non ha formato Gesù Cristo che per mezzo di lei, non forma i membri del suo Corpo mistico che per mezzo di lei e non dispensa i suoi doni e favori che per mezzo di lei. Dopo questi esempi della Trinità santissima, così forti e insistenti, come potremmo, senza mostrarci ciechi del tutto, fare a meno di Maria e non consacrarci a lei e dipendere da lei, per andare a Dio e per consacrarci a lui?
141. Ecco alcuni passi dei Padri che ho scelto per provare ciò che ho appena detto. «Maria ha due figli: uno Uomo-Dio e l'altro un semplice uomo, del primo è madre corporalmente, del secondo spiritualmente» «Questo è il volere di Dio, il quale ha voluto che ricevessimo tutto per mezzo di Maria; se quindi abbiamo un po' di speranza, di grazia, di salvezza, dobbiamo riconoscere che da lei ci proviene». « Tutti i doni, le virtù e le grazie dello stesso Spirito Santo sono elargiti dalle sue mani a chi vuole, quando vuole, come vuole e nella misura che vuole». «Tu eri indegno di ricevere, per questo è stato dato a Maria quanto avresti avuto, perché tu lo riceva per mezzo di lei».
142. Dice ancora san Bernardo che Dio ci vede indegni di ricevere le sue grazie direttamente dalle sue mani, perciò egli le dà a Maria, affinché noi riceviamo per mezzo di lei tutto ciò che egli ci vuole dare; e trova pure la sua gloria nel ricevere per le mani di Maria la gratitudine, l'onore e l'amore che noi gli dobbiamo per i suoi benefici. E' dunque molto giusto imitare questa condotta di Dio, prosegue san Bernardo, «affinché la grazia ritorni al suo autore per lo stesso canale per il quale era venuta a noi» E' ciò che si fa per mezzo di questa pratica di devozione: si offre e consacra alla Santa Vergine tutto ciò che si è e tutto ciò che si possiede, affinché Gesù Cristo Signore riceva per mezzo di lei la gloria e la gratitudine che a lui si deve. Ci si riconosce indegni e incapaci di avvicinarsi da sè alla sua infinita Maestà: per questo ci si serve della intercessione della Santa Vergine.
143. Inoltre, si tratta qui di una pratica di grande umiltà, virtù che Dio ama al di sopra di tutte. Un'anima che pretende di innalzarsi, abbassa Dio; l'anima invece che si umilia, esalta Dio. «Dio resiste ai superbi; agli umili invece dò la sua grazia». Se ti abbassi, credendoti indegno di comparire davanti a lui e di avvicinarlo, egli discende, si abbassa per venire a te, per compiacersi in te e per elevarti, anche tuo malgrado; al contrario, quando ci si avvicina a Dio senza rispetto e senza mediatore, Dio si allontana e non lo si può raggiungere. Oh! quanto egli ama l'umiltà del cuore! Ed è a questa umiltà che impegna la presente pratica di devozione, perché insegna a non avvicinarsi mai da se stessi a Gesù Cristo Signore, anche se egli è dolce e misericordioso, ma a servirsi sempre della intercessione della Vergine Santa, sia per comparire davanti a Dio, che per parlargli, o avvicinarlo, o per offrirgli qualcosa, o per unirsi e consacrarsi a lui.
144. TERZO MOTIVO. La Santa Vergine, che è una madre di dolcezza e di misericordia e che non si lascia mai vincere in amore e generosità, vedendo che ci si dona interamente a lei per renderle onore e servirla, spogliandosi di ciò che si ha di più caro per ornare lei, si dà ella stessa interamente e in modo inarrivabile a colui che le dona tutto. Lo sommerge nell'abisso delle sue grazie, lo adorna dei suoi meriti, lo sostiene con il suo potere, lo illumina con la sua luce, lo infiamma del suo amore, gli comunica le sue virtù: l'umiltà, la fede, la purezza, ecc., diventa suo garante, sua integrazione, suo tutto presso Gesù. Infine, poiché questa persona consacrata è tutta di Maria, anche Maria è tutta di lei, in modo che si può dire di questo perfetto servitore e figlio di Maria ciò che san Giovanni evangelista dice di se stesso, che cioè egli ha preso la Santa Vergine in luogo di tutti i suoi beni: «Il discepolo l'accolse tra i suoi beni».
145. Ciò che si realizza nella sua anima, se resta fedele, è una grande diffidenza, disistima e avversione con se stesso, e una grande fiducia, un grande abbandono alla Santa Vergine, sua sovrana amata. Egli non fa più assegnamento come prima sulle proprie disposizioni, intenzioni, meriti, virtù e buone opere, poiché avendone fatto offerta totale a Gesù Cristo per mezzo di questa buona Madre, non possiede che un tesoro, dove sono tutti i suoi beni e che non ha più con sè: questo tesoro è Maria. Si avvicina così a Gesù Cristo Signore senza timore servile o scrupoloso e lo prega con molta fiducia; è questo che lo fa entrare nei sentimenti del devoto e dotto abate Ruperto, il quale parlando della vittoria riportata da Giacobbe sull'angelo, rivolge alla Santa Vergine queste belle parole: «O Maria, mia principessa e Madre immacolata di un Dio-Uomo, Gesù Cristo, io desidero lottare con questo Uomo, cioè il Verbo di Dio, armato non dei miei meriti, ma dei tuoi». Oh! come si è potenti e forti presso Gesù Cristo quando si è armati dei meriti e dell'intercessione di una degna Madre di Dio, la quale, come dice sant'Agostino, ha vinto l'Onnipotente con l'amore!.
146. Poiché mediante questa forma di devozione si donano a Gesù Cristo Signore, per le mani della sua santa Madre, tutte le proprie buone opere, questa buona Sovrana le purifica, le abbellisce e le fa accettare dal Figlio suo. 1°. Ella le purifica da tutta la sporcizia dell'amor proprio e dal sottile attaccamento alla creatura che si insinua nelle migliori azioni, senza che ci si accorga. Dal momento in cui sono nelle sue mani purissime e feconde, queste mani che non sono mai state sterili od oziose, che purificano ciò che toccano, liberano il dono che le si fa da tutto ciò che può avere di guasto o imperfetto.
147. 2°. Le abbellisce, ornandole dei suoi meriti e virtù. E' come se un contadino, che vuole guadagnare l'amicizia e la benevolenza del re, andasse dalla regina e le presentasse una mela, che è tutto il suo avere, perché ella la presenti al re. La regina, dopo aver accettato il piccolo e povero dono del contadino, metterebbe questa mela al centro di un grande e bel vassoio d'oro e la presenterebbe così al re, da parte del contadino. In questo modo la mela, sebbene indegna per s? di essere presentata al re, diventerebbe degna della sua Maestà a causa del vassoio d'oro sul quale è posta e della persona che la presenta.
148. 3°. Ella presenta queste buone opere a Gesù Cristo. Infatti non trattiene per s? nulla di ciò che le si presenta, come se fosse lei il fine; ma fedelmente rimanda tutto a Gesù. Se si dà a lei, si dà necessariamente a Gesù; se la si loda e le si rende gloria, subito ella loda e rende gloria a Gesù. Ora come un tempo, quando santa Elisabetta ebbe a lodarla, quando la si loda e la si benedice, ella canta: «L'anima mia magnifica il Signore».
149. 4°. Fa accettare da Gesù queste buone opere, anche se sono un piccolo e povero dono per questo Santo dei santi e Re dei re. Quando si presenta qualche cosa a Gesù da se stessi e sostenuti dalla propria capacità e disposizione, Gesù esamina il dono e spesso lo rifiuta a causa dello sporco derivante dall'amor proprio, come un tempo rifiutò i sacrifici degli Ebrei pieni di volontà propria. Ma quando gli si presenta qualche cosa per le mani pure e verginali della sua Amatissima, lo si prende per il lato debole, se posso usare questa espressione: egli allora non considera più tanto il dono che gli si fa, quanto la sua buona Madre che glielo presenta; non guarda più tanto da dove viene quel dono, quanto colei per la quale arriva. Così Maria, che non viene mai rifiutata, ma sempre ben accolta dal suo Figlio, fa ricevere favorevolmente dalla sua Maestà tutto ciò che lei gli presenta, piccolo o grande; basta che Maria lo presenti e Gesù lo accoglie e lo gradisce. E' il prezioso consiglio che san Bernardo dava a quelli e quelle che egli guidava verso la perfezione: «Quando vuoi offrire qualcosa a Dio, abbi l'accortezza di presentarglielo per le mani molto degne e gradevoli di Maria, se non vuoi vederti rifiutato».
150. Non è forse questo che la stessa natura ispira ai piccoli nei confronti dei grandi, come abbiamo visto? Perché la grazia non dovrebbe portarci a fare la stessa cosa nei confronti di Dio, che è infinitamente superiore a noi e davanti al quale noi siamo meno degli atomi? Abbiamo d'altra parte un avvocata così potente, che non viene mai respinta, così capace, che conosce tutti i segreti per conquistare il cuore di Dio, così buona e piena di carità che non respinge mai nessuno, per quanto piccolo e cattivo. Più avanti riferirò la storia di Giacobbe e Rebecca, come figura effettiva delle verità che ho esposto.
151. QUARTO MOTIVO. Questa devozione, praticata con fedeltà, è un mezzo eccellente per fare in modo che il valore di tutte le nostre buone opere sia impegnato per la maggior gloria di Dio. Quasi nessuno agisce pensando a questo nobile fine, benché ne abbia l'obbligo, o perché non si conosce dove stia la maggior gloria di Dio, oppure perché non la si cerca. Ma poiché la Santa Vergine, alla quale si cede il valore e il merito delle proprie buone opere, conosce molto bene dove sta la maggior gloria di Dio e non fa nulla se non per la maggior gloria di Dio, un perfetto servitore di questa buona Sovrana, che si è consacrato a lei interamente, come abbiamo detto, può affermare con audacia che il valore di tutte le proprie azioni, pensieri e parole è utilizzato per la maggior gloria di Dio, a meno che non revochi espressamente la sua offerta. Si può forse trovare qualcosa di più consolante per un'anima che ama Dio di un amore puro e senza interesse e che stima la gloria e gli interessi di Dio più dei propri?
152. QUINTO MOTIVO. Questa forma di devozione è una via facile, breve, perfetta e sicura per giungere all'unione con Gesù Cristo Signore, nella quale consiste la perfezione cristiana. 1°. E' una via facile: è una via che Gesù Cristo ha aperto venendo a noi e sulla quale non c'è alcun ostacolo per giungere a lui. Veramente si può arrivare all'unione divina per altre strade, ma sarà attraverso maggiori croci, strane morti e con più difficoltà, faticose da vincere. Bisognerà passare attraverso notti oscure, lotte, strane agonie, per aspre montagne, su pungentissime spine e in paurosi deserti. Invece sulla strada di Maria si cammina più dolcemente e con maggior tranquillità. Certo, anche qui si incontrano grandi lotte da sostenere e forti difficoltà da vincere, ma questa buona Madre e Sovrana sta così vicina e presente ai suoi fedeli servitori, per illuminarli nelle tenebre, rischiararli nei dubbi, rassicurarli nei timori, sostenerli nelle lotte e difficoltà, che veramente questo cammino verginale per trovare Gesù Cristo è un cammino di rose e di miele nei confronti degli altri. Ci sono stati alcuni santi, ma in piccolo numero, come sant'Efrem, san Giovanni di Damasco, san Bernardo, san Bernardino, san Bonaventura, san Francesco di Sales, ecc., che hanno camminato per questa dolce strada per giungere a Gesù Cristo, poiché lo Spirito Santo, fedele Sposo di Maria, l'aveva loro mostrata per una speciale grazia; ma gli altri santi, che sono un più gran numero, pur avendo avuto tutti una devozione alla Santa Vergine, non hanno tuttavia percorso questa via, o ben poco. E' per questo che sono passati attraverso prove più dure e pericolose.
153. Qualche fedele servitore di Maria mi domanderà allora come si spiega che i fedeli servitori di questa buona Madre hanno tante occasioni per soffrire, più di quelli che non le sono così devoti. Vengono contraddetti, perseguitati, calunniati, mal sopportati, oppure camminano nelle tenebre interiori o per deserti, dove non c’è una minima goccia di rugiada del cielo. Se questa devozione alla Santa Vergine rende più facile il cammino per trovare Gesù Cristo, come mai sono proprio loro i più crocifissi?
154. Rispondo che è ben vero che i più fedeli servitori della Santa Vergine, essendo i suoi più grandi favoriti, ricevono da lei le più grandi grazie e favori del cielo, che sono le croci; ma dico pure che sono questi servitori di Maria che portano tali croci con più facilità, merito e gloria; ciò che sarebbe capace di fermare un altro mille volte, o di farlo cadere, non ferma costoro una sola volta e li fa andare avanti, perché questa buona Madre, tutta piena di grazia e di dolcezza dello Spirito Santo, addolcisce tutte queste croci che prepara nello zucchero della sua materna dolcezza e nella soavità del puro amore, cosicché essi le ingeriscono gioiosamente come delle noci candite, benché siano per se stesse amarissime. E io credo che una persona che vuole essere devota e vivere in Gesù Cristo con profonda fede, e che perciò deve soffrire persecuzione e portare ogni giorno la propria croce, non riuscirà mai a portare delle grandi croci, oppure non le porterà con gioia, né con perseveranza, senza una tenera devozione alla Santa Vergine, che rende dolci le croci; così come una persona, senza farsi una grande violenza, in cui non potrà resistere a lungo, non potrà mangiare delle noci acerbe, non candite nello zucchero.
155. 2°. Questa forma di devozione alla Santa Vergine è una via breve per trovare Gesù Cristo, sia perché non ci si smarrisce, sia perché - come ho appena detto - vi si cammina con più gioia e facilità e quindi più speditamente. Si progredisce di più in poco tempo di sottomissione e dipendenza da Maria, che in anni interi di volontà propria e di appoggio su se stessi; infatti un uomo obbediente e sottomesso alla divina Maria canterà vittorie importanti su tutti i suoi nemici. E' vero, questi vorrebbero impedirgli il cammino, o farlo indietreggiare, o cadere, ma con il sostegno, l'aiuto e la guida di Maria, senza cadere, senza indietreggiare e perfino senza rallentare, egli avanzerà a passo da gigante verso Gesù Cristo, per la stessa strada per la quale - come è scritto - Gesù è venuto a noi, a passo da gigante e in poco tempo.
156. Per qual motivo pensi che Gesù Cristo abbia vissuto così poco sulla terra, e che i pochi anni che ha vissuto li abbia trascorsi quasi tutti nella sottomissione e nell'obbedienza a sua Madre? Ah! è che, giunto in breve alla perfezione, ha vissuto a lungo, più a lungo di Adamo, del quale era venuto a riparare i danni, anche se quegli era vissuto più di novecento anni; Gesù Cristo ha vissuto molto, perché è vissuto molto sottomesso e molto unito alla sua santa Madre, per obbedire a Dio suo Padre. Infatti: 1°. chi onora la propria madre è come colui che raccoglie un tesoro, dice lo Spirito Santo; cioè chi onora Maria sua Madre fino a sottomettersi a lei e obbedirle in tutto, diventerà presto molto ricco, perché accumula tesori ogni giorno, per mezzo del segreto di questa pietra filosofale: «Chi riverisce la madre, e come chi accumula tesori»; 2°. seguendo una interpretazione spirituale di questa parola dello Spirito Santo: «La mia vecchiaia si trova nella misericordia del grembo», è nel grembo di Maria, che ha cinto e generato un uomo perfetto e ha potuto contenere colui che l'universo intero non abbraccia né contiene, è nel grembo di Maria, dico, che i giovani diventano vecchi, per illuminazione, santità, esperienza e sapienza, e che si giunge in pochi anni fino alla pienezza dell'età di Gesù Cristo.
157. 3°. Questa pratica di devozione alla Santa Vergine è una via perfètta per incontrarsi e unirsi a Gesù Cristo, poiché la divina Maria è la più perfetta e la più santa delle semplici creature e Gesù Cristo, che ha scelto una maniera perfetta per venire a noi, non ha preso altra strada per il suo grande e meraviglioso viaggio. L'Altissimo, l'Incomprensibile, l'Inaccessibile, Colui che è, ha voluto venire a noi, piccoli vermi di terra, che nulla siamo. Come è successo? L'Altissimo è disceso fino a noi in modo perfetto e divino per mezzo dell'umile Maria senza nulla perdere della sua divinità e santità, ed è per mezzo di Maria che questi piccolissimi devono salire verso l'Altissimo in modo perfetto e divino, senza nulla temere. L'Incomprensibile si è lasciato comprendere e contenere in modo perfetto dalla piccola Maria, senza nulla perdere della sua immensità; ed è ancora per mezzo della piccola Maria che noi dobbiamo lasciarci contenere e condurre in modo perfetto, senza alcuna riserva. L'Inaccessibile si è avvicinato, si è unito strettamente, in modo perfetto e anche di persona alla nostra umanità per mezzo di Maria, senza nulla perdere della sua Maestà; ed è ancora per mezzo di Maria che noi dobbiamo avvicinarci a Dio e unirci alla sua Maestà in modo perfetto e strettamente, senza temere di essere respinti. Infine, Colui che è, ha voluto venire presso ciò che non è, e fare in modo che ciò che non è, diventi Dio, o Colui che è; lo ha fatto in modo perfetto, donandosi e sottomettendosi interamente alla giovane Vergine Maria, senza cessare di essere nel tempo Colui che è da tutta l'eternità; ancora, benché noi non siamo nulla, è per mezzo di Maria che possiamo divenire simili a Dio, per mezzo della grazia e della gloria, donandoci a lei in modo così perfetto e totale, da non essere nulla in noi stessi, e tutto in lei, senza timore di ingannarci.
158. Mi si mostri una nuova strada per andare a Gesù Cristo, che questa strada sia lastricata da tutti i meriti dei beati, ornata da tutte le loro virtù eroiche, illuminata e abbellita da tutti gli splendori e le bellezze degli angeli e che tutti gli angeli e i santi siano presenti per guidare, proteggere e sostenere quelli e quelle che vi vorranno camminare; in verità, in verità, lo dico con audacia e dico la verità, invece di questa strada, che sarebbe così perfetta, io preferirei la via immacolata di Maria: «E ha reso integro il mio cammino», via, o cammino senza alcuna macchia né sporcizia, senza peccato originale o attuale, senza né ombre né tenebre; e se il mio amabile Gesù, nella sua gloria, viene una seconda volta sulla terra, come è certo, per regnarvi, non sceglierà altra via per il suo viaggio che la divina Maria, per mezzo della quale egli è venuto la prima volta in modo così sicuro e perfetto. La differenza che vi sarà tra la prima e la seconda venuta è che la prima è stata segreta e nascosta, la seconda sarà gloriosa e sfolgorante, ma tutte due perfette, perché tutte due saranno per mezzo di Maria. Ahimè! ecco un mistero che non si comprende! Qui ogni lingua deve tacere.
159. 4°. Questa devozione alla Santa Vergine è una via sicura per andare a Gesù Cristo e possedere la perfezione unendoci a lui. 1°. Perché questa pratica che io insegno non è nuova; è antica quanto mai, e come dice il Boudon, morto da poco in odore di santità, in un libro che ha scritto su questa devozione, non se ne possono indicare esattamente gli inizi; è però certo che se ne trovano le tracce nella Chiesa da più di settecento anni. Sant'Odilone, abate di Cluny, che visse intorno all'anno 1040, fu uno dei primi a praticarla pubblicamente in Francia. Così si legge nella sua vita. Il cardinale Pier Damiani riferisce che, nell'anno 1076, il beato Marino, suo fratello, in presenza del suo direttore, si fece schiavo della Santa Vergine, con un rito molto edificante: si pose una corda al collo e si flagellò, poi mise sull'altare una somma di denaro, per indicare di essersi consegnato e consacrato alla Santa Vergine, e continuò così fedelmente per tutta la vita, e alla sua morte meritò di essere visitato e consolato dalla sua buona Sovrana e di ricevere dalla bocca di lei la promessa del paradiso come ricompensa dei suoi servizi Cesare Bollando ricorda un illustre cavaliere, Vautier de Birbak, vicino parente dei duchi di Lovanio, il quale, verso l'anno 1300, fece questa consacrazione di se stesso alla Santa Vergine. Questa devozione è stata praticata in privato da parecchie persone fino al XVII secolo, quando divenne pubblicà.
“O piissima Vergine e Madre del Salvatore di tutti i secoli, a partire da questo giorno e per sempre prendimi al tuo servizioe sii mia avvocata misericordiosa in tutte le vicende della mia vita. Dopo Dio io non ho nulla di più caro di te, e volentieri io mi consegno per sempre al tuo servizio come tuo schiavo”.
160. Il padre Simon de Rojas, dell'Ordine della Trinità, detto anche della redenzione degli schiavi, predicatore del re Filippo III, divulgò questa devozione in tutta la Spagna e la Germania e ottenne da Gregorio XV su istanza di Filippo III, grandi indulgenze per coloro che l'avessero praticata. Il padre de los Rios, dell'Ordine di sant'Agostino, si applicò con la parola e con gli scritti, insieme al suo intimo amico padre de Rojas, a diffondere questa devozione in Spagna e Germania; compose un grosso volume dal titolo Hierarchia Mariana, dove espone con grande pietà ed erudizione, l'antichità, l'eccellenza e la solidità di questa devozione. I Padri Teatini, nel secolo scorso, diffusero questa devozione in Italia, Sicilia e Savoia.
161. Il padre Stanislao Phalacius, della Compagnia di Gesù, promosse meravigliosamente questa devozione in Polonia. Il padre de los Rios, nel suo libro citato sopra, riporta i nomi di principi, principesse, vescovi e cardinali di diversi regni, che hanno abbracciato questa devozione. Il padre Cornelio a Lapide, così raccomandabile per la sua pietà come per la sua profonda scienza, essendo stato incaricato da diversi vescovi e teologi di esaminare questa devozione, dopo averla analizzata in modo approfondito, la lodò in modo degno della sua pietà e diversi altri grandi personaggi seguirono il suo esempio. I Padri Gesuiti, sempre zelanti nel servizio della Santa Vergine, presentarono a nome dei congregazionisti di Colonia un piccolo trattato su questa devozione al duca Ferdinando di Baviera, in quel momento arcivescovo di Colonia, il quale diede la sua approvazione e l'autorizzazione per la stampa, esortando tutti i parroci e i religiosi della sua diocesi a promuovere il più possibile questa solida devozione.
162. Il cardinale de Bérulle, la cui memoria è in benedizione per tutta la Francia, fu uno dei più zelanti nel diffondere in Francia questa devozione, malgrado tutte le calunnie e persecuzioni che gli provocarono i critici e i libertini. Lo accusarono di novità e di superstizione; scrissero e pubblicarono contro di lui un libello diffamatorio e si servirono, o piuttosto il demonio per mezzo loro, di mille astuzie per impedirgli di diffondere questa devozione in Francia. Ma questo grande e santo uomo non rispose alla loro calunnia se non con la sopportazione, e alle obiezioni contenute nel loro libello rispose con un piccolo scritto, dove li confuta con efficacia, mostrando come questa devozione sia fondata sull'esempio di Gesù Cristo, sui doveri che abbiamo verso di lui e sui voti da noi fatti nel santo battesimo; ed è soprattutto con questa ultima motivazione che egli chiude la bocca ai suoi avversari, mostrando loro come questa consacrazione alla Santa Vergine e a Gesù Cristo per le mani di lei, non sia altro che una perfetta rinnovazione dei voti, o promesse del battesimo. Molte belle cose circa questa pratica di devozione si possono leggere nelle sue opere.
163. Nel libro del Boudon si possono leggere i diversi papi che hanno approvato questa devozione, i teologi che l'hanno esaminata e le opposizioni che ha incontrato e superato, le migliaia di persone che l'hanno abbracciata, senza che mai nessun papa l'abbia condannata, né potrebbe esserlo senza sovvertire i fondamenti del cristianesimo. E' dunque certo che questa devozione non è nuova, e che se non è molto diffusa è perché è troppo preziosa per essere gustata e praticata da tutti.
164. 2°. Questa devozione è un mezzo sicuro per andare a Gesù Cristo perché la specifica caratteristica della Santa Vergine è di condurci con sicurezza a Gesù Cristo, come quella di Gesù Cristo è di condurci con sicurezza all'eterno Padre. E non credano le anime spirituali che Maria possa essere loro di impedimento per arrivare all'unione divina. Infatti, come è possibile che colei che ha trovato grazia davanti a Dio per tutti in generale e per ciascuno in particolare, possa diventare un impedimento a un anima nel trovare la grande grazia dell'unione con lui? Sarebbe possibile che colei che è stata tutta piena e sovrabbondante di grazie, così unita e trasformata in Dio, che giunse a incarnarsi in lei, possa impedire a un'anima di essere perfettamente unita a Dio? E' vero che la vista delle altre creature, anche se sante, potrebbe forse, per qualche momento, ritardare l'unione divina; ma non Maria, come ho detto e dirò sempre senza stancarmi. Una ragione per cui così poche anime arrivano alla pienezza dell'età di Gesù Cristo, è che Maria, più che mai madre di Gesù Cristo e Sposa feconda dello Spirito Santo, non è abbastanza formata nei loro cuori. Chi desidera avere il frutto ben maturo e ben formato, deve avere l'albero che lo produce; chi desidera avere il frutto di vita, Gesù Cristo, deve avere l'albero di vita che è Maria. Chi desidera possedere in sè l'operazione dello Spirito Santo, deve avere la sua Sposa fedele e indissolubile, la divina Maria, che lo rende fertile e fecondo, come abbiamo detto altrove.
165. Sii dunque convinto che più guarderai Maria nelle tue orazioni, contemplazioni, azioni e sofferenze, se non con sguardo diretto ed esplicito, almeno in modo generale e impercettibile, e più perfettamente troverai Gesù Cristo, che è sempre con Maria, grande, potente, operante e inafferrabile, e lo è più che in cielo o in altre creature dell'universo. Così, la divina Maria, tutta immersa in Dio, è ben lontana dal divenire un ostacolo per coloro che cercano la perfezione nell'unione con Dio; non c'è stata finora, né ci sarà mai creatura che ci aiuti più efficacemente in questa grande impresa, sia per mezzo delle grazie che ti comunicherà a questo scopo, come dice un santo: «Nessuno colmo del pensiero di Dio se non per mezzo tuo», sia per le illusioni e gli inganni dello spirito maligno da cui ella ti proteggerà.
166. Là dove c'è Maria, non ci può essere lo spirito maligno; e uno dei segni più infallibili che si è guidati dallo spirito buono, sta nel fatto di essere molto devoti di Maria, di pensare spesso a lei e di parlarne sovente. E' il pensiero di un santo, il quale aggiunge che, come il respiro è un segno certo che il corpo non è morto, così il pensiero frequente e l'invocazione amorosa di Maria sono un segno sicuro che l'anima non è morta a causa del peccato.
167. Come dice la Chiesa, e lo Spirito Santo che la guida, soltanto Maria ha distrutto tutte le eresie; anche se i critici borbottano, un fedele devoto di Maria non cadrà mai nell'eresia o nell'errore, almeno formalmente; potrà sbagliare materialmente, o scambiare una menzogna per verità, o lo spirito maligno per quello buono, anche se succederà più difficilmente che ad altri; ma presto o tardi si accorgerà del proprio errore e sbaglio materiale, e quando lo saprà, non si ostinerà affatto a credere e a sostenere ciò che gli era sembrato verità.
168. Chi dunque, senza cadere nell'illusione - che è facile nelle persone di orazione - vuole progredire nella via della perfezione e trovare con sicurezza e in modo perfetto Gesù Cristo, abbracci di gran cuore, «con cuore generoso e animo pronto»1, questa devozione alla Santa Vergine, che forse non aveva ancora conosciuto. Entri in questo cammino sublime a lui sconosciuto e che io gli sto indicando: «Io vi mostro una via migliore di tutte» E' una via tracciata da Gesù Cristo, la Sapienza incarnata, nostro unico capo; passando per essa, i membri non possono sbagliarsi. E' una via facile, per la pienezza di grazia e di dolcezza dello Spirito Santo che la pervade; camminandovi, non ci si stanca affatto, né si indietreggia. E' una via breve, che ci conduce a Gesù Cristo in poco tempo. E' una via perfetta, dove non c'è sorta di fango, né di polvere, né la minima sozzura di peccato. E' infine una via sicura, che ci conduce a Gesù Cristo e alla vita eterna in modo diritto e sicuro, senza piegare né a destra né a sinistra. Entriamo quindi in questa strada e in essa camminiamo giorno e notte, fino alla pienezza dell'età di Gesù Cristo.
169. SESTO MOTIVO. Questa pratica di devozione dà alle persone che la seguono con fedeltà, una grande libertà interiore, che è la libertà dei figli di Dio. Infatti, poiché con questa devozione si diventa schiavi di Gesù Cristo, consacrandosi a lui totalmente come tali, questo buon Signore, come ricompensa per la schiavitù d'amore in cui ci si pone: 1°. toglie dall'anima ogni scrupolo e timore servile, capace solo di ripiegarla su se stessa, renderla prigioniera e confonderla; 2°. allarga il cuore, con una santa fiducia in Dio e facendoglielo sentire come Padre suo; 3°. le ispira un amore tenero e filiale.
170. Senza fermarmi a dimostrare questa verità con ragionamenti, mi limito a riportare un episodio che ho letto nella vita della Madre Agnese di Gesù, religiosa domenicana del convento di Langeac, in Alvernia, dove mori in concetto di santità nell'anno 1634. Non aveva che sette anni e soffriva già grandi pene di spirito, quando sentì una voce dirle che se voleva essere liberata da tutte le sue pene ed essere protetta contro ogni specie di nemici, doveva al più presto farsi schiava di Gesù e della sua santa Madre. Non appena tornata a casa, si donò interamente a Gesù e alla sua santa Madre come schiava, benché fino ad allora non conoscesse questa devozione; e avendo trovato una catena di ferro, se la cinse ai fianchi e la portò fino alla morte. Dopo quel gesto, tutte le sue pene e gli scrupoli cessarono e si ritrovò in una grande pace e serenità di cuore, tanto che decise di far conoscere questa devozione a molte altre persone, le quali pure si trovarono a fare grandi progressi; tra questi, l'Olier, fondatore del Seminario di San Sulpizio, ed altri sacerdoti ed ecclesiastici del medesimo Seminario... Un giorno poi la Santa Vergine le apparve e le mise al collo una catena d'oro, per dimostrarle la gioia che provava nel vederla fatta schiava del suo Figlio e sua; e santa Cecilia, che accompagnava la Santa Vergine, le disse: «Beati i fedeli schiavi della Regina del cielo, perché godranno della vera libertà: nel servire te, consiste la libertà».
171. SETTIMO MOTIVO. Ciò che ancora ci può convincere ad abbracciare questa pratica, sono i grandi benefici che ne riceverà il nostro prossimo. Infatti con questa pratica di devozione si esercita la carità verso gli altri in modo eminente, donando per le mani di Maria tutto ciò che si ha di più caro, che è il valore soddisfattorio e impetratorio di tutte le nostre buone opere, senza eccettuare il minimo buon pensiero e la più piccola sofferenza; si permette che tutto ciò che si è acquistato e ciò che si acquisterà di meritorio, fino alla morte, sia utilizzato o per la conversione dei peccatori, o per la liberazione delle anime del purgatorio, secondo la volontà della Vergine Santa. Non significa forse questo amare il proprio prossimo in modo perfetto? Non è forse questo l'autentico discepolo di Gesù Cristo, che si riconosce dalla carità? Non è forse questo il mezzo per convertire i peccatori, senza cadere nella vanità, e di liberare le anime del purgatorio, quasi senza fare altro che ciò che ciascuno è tenuto a fare secondo il proprio stato?
172. Per comprendere la grande importanza di questo motivo, bisognerebbe capire quale bene sia convertire un peccatore, o liberare un'anima del purgatorio: è un bene infinito, più grande della creazione del cielo e della terra, perché si dà ad un'anima il possesso di Dio. Se, con questa pratica, non si liberasse, durante tutta la propria vita, che una sola anima dal purgatorio, oppure non si convertisse che un solo peccatore, non sarebbe forse abbastanza per convincere ogni persona veramente caritatevole ad abbracciarla? Bisogna inoltre notare che le nostre buone opere, passando dalle mani di Maria, ricevono un aumento di purezza e quindi di merito e di valore soddisfattorio e impetratorio, diventando così più capaci di alleviare le anime del purgatorio e di convertire i peccatori, che se non passassero dalle mani verginali e generose di Maria. Il poco che si dona per mezzo della Santa Vergine, libero dalla propria volontà e motivato da una carità disinteressata, diventa veramente molto potente nel piegare la collera di Dio e nell'attirare la sua misericordia; potrà succedere forse che una persona molto fedele a questa pratica, al momento della sua morte si trovi ad avere liberato, per questo mezzo, molte anime del purgatorio e convertito molti peccatori, sebbene non abbia compiuto che le azioni abbastanza ordinarie del proprio stato. Quale gioia al momento del giudizio! Quale gloria nell'eternità!
173. OTTAVO MOTIVO. Infine, ciò che - in certo senso - ci convince più efficacemente ad abbracciare questa devozione alla Santa Vergine, è il fatto che sia un mezzo meraviglioso per perseverare nella virtù ed essere fedele. Infatti, come mai la maggior parte delle conversioni dei peccatori non dura molto? Come mai si ricade così facilmente nel peccato? Perché la maggior parte dei buoni, invece di progredire di virtù in virtù e acquisire nuove grazie, perdono spesso il poco di virtù e di grazie che possiedono? Questa disgrazia succede, come ho detto prima, perché essendo l'uomo così corrotto, così debole e incostante, si fida di se stesso, si appoggia sulle proprie forze e si crede capace di conservare il tesoro delle proprie grazie, delle virtù e dei meriti. Per mezzo di questa devozione, si affida tutto ciò che si possiede alla Santa Vergine, che è fedele; la si sceglie come depositaria universale di tutti i propri beni di natura e di grazia. Ci si fida della sua fedeltà, ci si appoggia sul suo potere, ci si fonda sulla sua misericordia e carità, affinché ella conservi e aumenti le nostre virtù e i nostri meriti, nonostante il demonio, il mondo e la carne, che compiono ogni sforzo per farceli perdere. Le si dice, come un bravo figlio a sua madre e un fedele servitore alla sua padrona: «Custodisci il deposito», mia buona Madre e Padrona, riconosco che per tua intercessione, ho ricevuto finora più grazie da Dio che non meritassi, e so, per mia esperienza negativa, che porto questo tesoro in un vaso fragilissimo, e che sono troppo debole e misero per conservarlo presso di me: «Io sono piccolo e disprezzato»; ti prego, ricevi in deposito tutto quanto possiedo, e conservamelo con la tua fedeltà e potenza. Se mi custodisci, non perderò nulla; se mi sostieni, non cadrò; se mi proteggi, sono al sicuro dai miei nemici.
174. E' ciò che san Bernardo dice in termini espliciti per ispirarci questa pratica di devozione: «Appoggiato a lei non scivolerai; sotto la sua protezione non temerai nulla; con la sua guida non ti stancherai; con il suo favore giungerai al porto della salvezza». Anche san Bonaventura sembra dire la stessa cosa in termini ancora più precisi: «La Santa Vergine non è soltanto confermata nella pienezza dei santi; ella tiene saldi e conserva i buoni nella loro pienezza, perché non abbia a diminuire; impedisce che le loro virtù vengano dissipate, che i loro meriti periscano, che le loro grazie si perdano, che i demoni facciano loro del male; e infine impedisce che Gesù Cristo Signore li castighi quando peccano».
175. Maria è la Vergine fedele, che con la sua fedeltà a Dio ripara le perdite provocate da Eva l'infedele con la sua infedeltà, e ottiene la fedeltà a Dio e la perseveranza a quelli e quelle che si aggrappano a lei. Per questo un santo la paragona a un'àncora salda, che li trattiene e impedisce loro di fare naufragio nel mare agitato di questo mondo, dove tanta gente si perde perché non è aggrappata a questa ancora salda: «Noi leghiamo le anime a te, nostra speranza, come ad un'ancora ferma». A lei maggiormente si sono attaccati i santi che si sono salvati e hanno attaccato gli altri perché perseverassero nella virtù. Beati dunque, e mille volte beati i cristiani che oggi si aggrappano a lei fedelmente e totalmente come ad un ancora salda. La forza della tempesta di questo mondo non li farà sommergere, né andranno perduti i loro tesori celesti! Beati quelli e quelle che entrano in lei come nell'arca di Noè! Le acque del diluvio di peccati, che annegano tanta gente, non nuoceranno loro perché: «Chi compie le mie opere non peccherà»: coloro che sono in me per lavorare alla propria salvezza non peccheranno, ella dice con la Sapienza. Beati i figli infedeli della sventurata Eva, i quali si aggrappano alla Madre e Vergine fedele, che resta sempre fedele e non si smentisce mai, che ama sempre coloro che l'amano: «Io amo coloro che mi amano», non soltanto di un amore affettivo, ma effettivo ed efficace, impedendo loro, con una grande abbondanza di grazie, di indietreggiare nella virtù, o di cadere sulla strada, perdendo la grazia del Figlio suo.
176. Questa buona Madre riceve sempre, per pura carità, tutto ciò che le si dà in deposito; e quando l'ha ricevuto una volta in qualità di depositaria, è obbligata a conservarcelo per giustizia, in forza del contratto di deposito; proprio come una persona, alla quale io avessi affidato mille scudi in deposito, sarebbe obbligata a conservarmeli, in modo che, se per sua negligenza i miei mille scudi andassero perduti, ne sarebbe responsabile per giustizia. Ma no! Mai la fedele Maria lascerà perdere per sua negligenza ciò che le si sarà affidato: passerebbero il cielo e la terra, piuttosto che ella fosse negligente e infedele verso coloro che si fidano di lei.
177. Poveri figli di Maria, la vostra debolezza è estrema, grande la vostra incostanza e il vostro fondo è molto guasto. Riconosco: siete tratti dalla stessa massa corrotta dei figli di Adamo ed Eva; ma non scoraggiatevi per questo: consolatevi e gioite; ecco il segreto che vi insegno, un segreto sconosciuto alla maggior parte dei cristiani, anche ai più devoti. Non lasciate il vostro oro e argento nelle vostre casseforti, che sono già state scassinate dallo spirito maligno che vi ha derubato; esse sono troppo piccole e fragili, troppo vecchie per contenere un tesoro così grande e prezioso. Non mettete l'acqua pura e limpida della fonte nei vostri vasi inquinati e infettati dal peccato; se il peccato non c'è più, rimane il suo odore e l'acqua verrà guastata. Non mettete i vostri vini squisiti nelle vostre vecchie botti, che sono state riempite di vino cattivo: si rovinerebbero, con il pericolo di spandersi.
178. Anche se voi mi capite, anime fedeli, mi esprimerò in modo più chiaro. Non affidate l'oro della vostra carità, l'argento della vostra purezza, le acque delle grazie celesti, né i vini dei vostri meriti e virtù a un sacco bucato, a un cofano vecchio e rotto, a un vaso sporco e inquinato come voi siete; altrimenti sarete saccheggiati dai ladri, cioè i demoni, che cercano e spiano, notte e giorno, il tempo propizio per farlo; altrimenti voi stessi guasterete, con il cattivo odore dell'amore a voi stessi, della fiducia in voi stessi e della volontà vostra, tutto ciò che Dio vi dà di più puro. Mettete, versate nel grembo e nel cuore di Maria tutti i vostri tesori, tutte le vostre grazie e virtù: è vaso spirituale, un vaso d'onore, un vaso insigne di devozione. Dopo che Dio stesso in persona si è racchiuso con tutte le sue perfezioni in questo vaso esso è diventato tutto spirituale, dimora spirituale delle anime più spirituali; è diventato degno di onore e trono di onore dei più grandi principi dell'eternità; è diventato insigne in devozione, dimora dei più illustri in dolcezze, in grazie e virtù; è diventato infine ricco come una casa d'oro, forte come una torre di Davide e puro come una torre d'avorio. 179. Oh! Quanto è felice un uomo che ha dato tutto a Maria, che si affida e si perde in tutto e per tutto in Maria! Egli è tutto di Maria e Maria è tutto per lui. Egli può dire arditamente con Davide: «Maria è fatta per me»; o con il discepolo prediletto: «L'ho presa per ogni mio bene»; oppure con Gesù Cristo: «Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie».
180. Se qualche critico, leggendo queste cose, pensa che qui parlo per esagerazione e spinto da una devozione eccessiva, ahimè! egli non mi capisce, sia perché è un uomo carnale, che non gusta le cose dello spirito, sia perché è del mondo, che non può ricevere lo Spirito, sia perché è orgoglioso e critico, che condanna e disprezza tutto ciò che non comprende. Ma le anime che non sono nate dal sangue, né da volontà della carne, né da volontà dell'uomo, ma da Dio e da Maria, mi sapranno comprendere e gustare; ed è anche per queste che scrivo qui.
181. Tuttavia, riprendendo il discorso interrotto, dico agli uni e agli altri che la divina Maria, essendo la più disponibile e generosa di tutte le semplici creature, non si lascia mai vincere in amore e generosità; «Per un uovo dò un bove», dice un sant'uomo, cioè per il poco che le si dà, ella dona molto di ciò che ha ricevuto da Dio; pertanto, se un'anima si dona a lei senza riserva, ella si dona a quest'anima senza riserva; se si ripone in lei tutta la propria fiducia senza presunzione, impegnandosi per propria parte ad acquistare le virtù e a domare le proprie passioni. I fedeli servitori della Santa Vergine dicano dunque arditamente con san Giovanni di Damasco: «Avendo fiducia in te, o Madre di Dio, sarò salvato; con la tua protezione non avrò nulla da temere; con il tuo aiuto combatterò e metterò in fuga i miei nemici infatti la devozione per te é un 'arma di salvezza che Dio dà a coloro che vuole salvare».
28-1 Febbraio 22, 1930 Chi vive nella Divina Volontà resta circondato dalla Immutabilità Divina. Morte del bene; sacrificio della vita per farlo risorgere.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Sono sempre in preda di quel Fiat Divino che sa conquidere dolcemente e fortemente; con la sua dolcezza mi attira in modo irresistibile, con la sua fortezza mi vince in modo che può fare di me ciò che vuole. Oh! Voler Santo, giacché tu conquidi me, deh! fa che con la tua stessa forza e dolcezza vinca Te, e cedendo alle mie suppliche continue vieni a regnare sulla terra, forma il tuo dolce incanto all’umano volere, e tutto diventi Volontà Divina sulla terra.
(2) Onde, mentre stavo pensando al Voler Divino, il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno e facendosi vedere mi ha detto: 29[1] Questo libro è stato copiato direttamente dal originale manoscritto di Luisa Piccarreta.
(3) “Figlia mia, se tu sapessi che significa farsi preda della mia Divina Volontà? L’anima resta circondata dalla nostra immutabilità e tutto diventa per lei immutabile: La santità, la luce, la grazia, l’amore. Sicché non più sente la varietà dei modi umani, ma la stabilità dei modi divini, perciò chi vive nel mio Voler Divino si può chiamare cielo che sta sempre fisso e stabile al suo posto d’onore con tutte le sue stelle, e se gira, siccome è tutto l’assieme della Creazione che gira, quindi non cambia posto, né si muta, ma resta sempre immutabile il cielo con tutte le stelle. Tale è l’anima che vive nella mia Divina Volontà, potrà girare, farà varie azioni, ma siccome girerà nella forza motrice del mio Fiat Divino e nell’assieme della mia Volontà, sarà sempre cielo, ed immutabile in suoi beni e nelle prerogative di cui l’ha dotata la mia Suprema Volontà. Invece chi vive fuori del mio Fiat Divino, senza la sua forza motrice, si può chiamare come quelle stelle erranti, che precipitano nello spazio, come se non ci fosse posto fisso per loro, e sono costrette, come stelle erranti, a correre come a precipizio, come se si fossero smarrite dalla volta del cielo. Tale è l’anima che non fa e vive nella mia Divina Volontà, si muta ad ogni occasione, sente in sé tanta varietà di mutamento, che sente noia a ripetere un bene continuato, e se qualche scintillio di luce fa uscire da sé, è come il luccichio delle stelle erranti che subito sparisce. Si può dire che questo è il segno per conoscere se si vive di Volontà Divina: L’immutabilità nel bene; e mutarsi ad ogni piccola sospinta, se si vive di voler umano”.
(4) Dopo ciò seguivo gli atti del Fiat Divino, giravo nelle opere della Creazione, nell’eden, nei punti e persone più notabili della storia del mondo per chiedere a nomi di tutti il regno della Divina Volontà sulla terra. Ed il mio dolce Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(5) “Figlia mia, l’uomo col sottrarsi della mia Divina Volontà, diede la morte ai beni che il mio Voler Divino avrebbe fatto risorgere in lui se non fosse stato respinto. Come esso uscì, così moriva l’atto continuo della Vita Divina nel uomo, moriva la santità che sempre cresce, la luce che sempre sorge, la bellezza che mai si ferma per sempre abbellire, l’amore instancabile che non dice mai basta, che sempre, sempre vuol dare, molto più che respingendo la mia Divina Volontà moriva l’ordine, l’aria, il cibo che doveva nutrirlo continuamente. Vedi dunque quanti beni divini fece morire in sé stesso col sottrarsi l’uomo dalla mia Divina Volontà. Ora, dove c’è stata la morte del bene, si richiede il sacrificio della vita per far risorgere il bene distrutto. Ecco perciò giustamente e sapientemente, quando ho voluto rinnovare il mondo e dare un bene alle creature, ho richiesto il sacrificio di vita, come chiese il sacrificio ad Abramo che me sacrificasse l’unico suo figlio, come di fatto eseguì, ed impedito da Me si arrestò, ed in quel sacrificio che le costava ad Abramo più della sua stessa vita, risorgeva la nuova generazione dove doveva scendere il Divino Liberatore e Redentore, che doveva far risorgere il bene morto nella creatura. Coll’andar del tempo permisi il sacrificio ed il gran dolore della morte del suo amato figlio Giuseppe a Giacobbe, e sebbene non morì, ma per lui fu come se in realtà fosse morto; era la nuova chiamata che risorgeva in quel sacrificio il Celeste Liberatore, che chiamava a far risorgere il bene perduto. Oltre di ciò, Io stesso col venire sulla terra volli morire, ma col sacrificio della mia morte chiamava il risorgimento di tante vite ed il bene che la creatura aveva fatto morire, e volli risorgere per confermare la vita al bene e la risurrezione all’umana famiglia. Che gran delitto è far morire il bene, tanto che si richiede il sacrificio di altre vite per farlo risorgere. Ora, con tutta la mia Redenzione e col sacrificio della mia morte, non regnando la mia Divina Volontà, tutto il bene non è risorto nella creatura, Essa è repressa e non può svolgere la santità che vuole, il bene soffre d’intermittente, ora sorge, ora muore, ed il mio Fiat resta col dolore continuo di non poter far sorgere tutto il bene che vuole nella creatura; ecco perciò che mi restai nella piccola ostia Sacramentato, partì per il Cielo, ma vi restai sulla terra in mezzo alle creature, per nascere, vivere e morire, sebbene misticamente, per far risorgere tutto il bene in esse, che l’uomo respinse col sottrarsi dalla mia Divina Volontà. Ed al mio sacrificio chiesi unito il sacrificio della tua vita, per far risorgere il suo regno in mezzo alle umane generazioni, e da ogni Tabernacolo me ne sto come alla vedetta per fare opera compiuta, Redenzione e Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra, contentandomi di sacrificarmi e di morire in ogni ostia per far risorgere il Sole del mio Fiat Divino, la nuova era ed il suo pieno trionfo. Io nel partire dalla terra dissi: “Vado al Cielo e resto sulla terra nel Sacramento, mi contenterò d’aspettare secoli, so che mi costerà molto, oltraggi inauditi non mi mancheranno, forse più della mia stessa Passione, ma mi armerò di pazienza divina, e dalla piccola ostia farò opera compiuta, farò regnare il mio Volere nei cuori, e continuerò a starmi in mezzo a loro per godermi i frutti di tanti sacrifici che ho subito”. Perciò insieme con Me sii unita al sacrificio per una causa sì santa, e per il giusto trionfo che la mia Volontà regni e domini”.