Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Confessatevi come se la vostra confessione fosse l'ultima della vita. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 12° settimana del tempo ordinario (Natività di San Giovanni Battista)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 13

1Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.2Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose in parabole.

E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare.4E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo.6Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.9Chi ha orecchi intenda".

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".
11Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.12Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:

'Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.'
15'Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.'

16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

18Voi dunque intendete la parabola del seminatore:19tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia,21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto.23Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".

24Un'altra parabola espose loro così: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".

31Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami".

33Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti".

34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:

'Aprirò la mia bocca in parabole,'
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno,39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì".52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

53Terminate queste parabole, Gesù partì di là54e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?55Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?".57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua".58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.


Secondo libro di Samuele 6

1Davide radunò di nuovo tutti gli uomini migliori d'Israele, in numero di trentamila.2Poi si alzò e partì con tutta la sua gente da Baalà di Giuda, per trasportare di là l'arca di Dio, sulla quale è invocato il nome, il nome del Signore degli eserciti, che siede in essa sui cherubini.3Posero l'arca di Dio sopra un carro nuovo e la tolsero dalla casa di Abinadàb che era sul colle; Uzzà e Achìo, figli di Abinadàb, conducevano il carro nuovo:4Uzzà stava presso l'arca di Dio e Achìo precedeva l'arca.5Davide e tutta la casa d'Israele facevano festa davanti al Signore con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, timpani, sistri e cembali.6Ma quando furono giunti all'aia di Nacon, Uzzà stese la mano verso l'arca di Dio e vi si appoggiò perché i buoi la facevano piegare.7L'ira del Signore si accese contro Uzzà; Dio lo percosse per la sua colpa ed egli morì sul posto, presso l'arca di Dio.8Davide si rattristò per il fatto che il Signore si era scagliato con impeto contro Uzzà; quel luogo fu chiamato Perez-Uzzà fino ad oggi.9Davide in quel giorno ebbe paura del Signore e disse: "Come potrà venire da me l'arca del Signore?".10Davide non volle trasferire l'arca del Signore presso di sé nella città di Davide, ma la fece portare in casa di Obed-Èdom di Gat.11L'arca del Signore rimase tre mesi in casa di Obed-Èdom di Gat e il Signore benedisse Obed-Èdom e tutta la sua casa.
12Ma poi fu detto al re Davide: "Il Signore ha benedetto la casa di Obed-Èdom e quanto gli appartiene, a causa dell'arca di Dio". Allora Davide andò e trasportò l'arca di Dio dalla casa di Obed-Èdom nella città di Davide, con gioia.13Quando quelli che portavano l'arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli immolò un bue e un ariete grasso.14Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide era cinto di un 'efod' di lino.15Così Davide e tutta la casa d'Israele trasportavano l'arca del Signore con tripudi e a suon di tromba.
16Mentre l'arca del Signore entrava nella città di David, Mikal, figlia di Saul, guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava e danzava dinanzi al Signore, lo disprezzò in cuor suo.17Introdussero dunque l'arca del Signore e la collocarono al suo posto, in mezzo alla tenda che Davide aveva piantata per essa; Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore.18Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti19e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d'Israele, uomini e donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne e una schiacciata di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua.20Ma quando Davide tornava per benedire la sua famiglia, Mikal figlia di Saul gli uscì incontro e gli disse: "Bell'onore si è fatto oggi il re di Israele a mostrarsi scoperto davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!".21Davide rispose a Mikal: "L'ho fatto dinanzi al Signore, che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi capo sul popolo del Signore, su Israele; ho fatto festa davanti al Signore.22Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi, ma presso quelle serve di cui tu parli, proprio presso di loro, io sarò onorato!".23Mikal, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte.


Giobbe 36

1Eliu continuò a dire:

2Abbi un po' di pazienza e io te lo dimostrerò,
perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
3Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore,
4poiché non è certo menzogna il mio parlare:
un uomo di perfetta scienza è qui con te.
5Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
egli è grande per fermezza di cuore.
6Non lascia vivere l'iniquo
e rende giustizia ai miseri.
7Non toglie gli occhi dai giusti,
li fa sedere sul trono con i re
e li esalta per sempre.
8Se talvolta essi sono avvinti in catene,
se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
9fa loro conoscere le opere loro
e i loro falli, perché superbi;
10apre loro gli orecchi per la correzione
e ordina che si allontanino dalla iniquità.
11Se ascoltano e si sottomettono,
chiuderanno i loro giorni nel benessere
e i loro anni nelle delizie.
12Ma se non vorranno ascoltare,
di morte violenta periranno,
spireranno senza neppure saperlo.
13I perversi di cuore accumulano l'ira;
non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
14si spegne in gioventù la loro anima,
e la loro vita all'età dei dissoluti.
15Ma egli libera il povero con l'afflizione,
gli apre l'udito con la sventura.
16Anche te intende sottrarre dal morso
dell'angustia:
avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
17Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
giudizio e condanna ti seguiranno.
18La collera non ti trasporti alla bestemmia,
l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
19Può forse farti uscire dall'angustia il tuo
grido,
con tutti i tentativi di forza?
20Non sospirare quella notte,
in cui i popoli vanno al loro luogo.
21Bada di non volgerti all'iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.

22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
chi come lui è temibile?
23Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
o chi mai ha potuto dirgli: "Hai agito male?".
24Ricordati che devi esaltare la sua opera,
che altri uomini hanno cantato.
25Ogni uomo la contempla,
il mortale la mira da lontano.
26Ecco, Dio è così grande, che non lo
comprendiamo:
il numero dei suoi anni è incalcolabile.
27Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
28che le nubi riversano
e grondano sull'uomo in grande quantità.
29Chi inoltre può comprendere la distesa delle
nubi,
i fragori della sua dimora?
30Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
e copre le profondità del mare.
31In tal modo sostenta i popoli
e offre alimento in abbondanza.
32Arma le mani di folgori
e le scaglia contro il bersaglio.
33Lo annunzia il suo fragore,
riserva d'ira contro l'iniquità.


Salmi 102

1'Preghiera di un afflitto che è stanco'
'e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia'.
2Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido.
3Non nascondermi il tuo volto;
nel giorno della mia angoscia
piega verso di me l'orecchio.
Quando ti invoco: presto, rispondimi.

4Si dissolvono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.
5Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce,
dimentico di mangiare il mio pane.
6Per il lungo mio gemere
aderisce la mia pelle alle mie ossa.

7Sono simile al pellicano del deserto,
sono come un gufo tra le rovine.
8Veglio e gemo
come uccello solitario sopra un tetto.
9Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro il mio nome.
10Di cenere mi nutro come di pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto,
11davanti alla tua collera e al tuo sdegno,
perché mi sollevi e mi scagli lontano.
12I miei giorni sono come ombra che declina,
e io come erba inaridisco.

13Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo per ogni generazione.
14Tu sorgerai, avrai pietà di Sion,
perché è tempo di usarle misericordia:
l'ora è giunta.
15Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua rovina.

16I popoli temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
17quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
18Egli si volge alla preghiera del misero
e non disprezza la sua supplica.

19Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo nuovo darà lode al Signore.
20Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
21per ascoltare il gemito del prigioniero,
per liberare i condannati a morte;
22perché sia annunziato in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
23quando si aduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.

24Ha fiaccato per via la mia forza,
ha abbreviato i miei giorni.
25Io dico: Mio Dio,
non rapirmi a metà dei miei giorni;
i tuoi anni durano per ogni generazione.
26In principio tu hai fondato la terra,
i cieli sono opera delle tue mani.
27Essi periranno, ma tu rimani,
tutti si logorano come veste,
come un abito tu li muterai
ed essi passeranno.

28Ma tu resti lo stesso
e i tuoi anni non hanno fine.
29I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
resterà salda davanti a te la loro discendenza.


Isaia 13

1Oracolo su Babilonia, ricevuto in visione da Isaia figlio di Amoz.

2Su un monte brullo issate un segnale,
alzate per essi un grido;
fate cenni con la mano perché varchino
le porte dei principi.
3Io ho dato un ordine ai miei consacrati;
ho chiamato i miei prodi a strumento del mio sdegno,
entusiasti della mia grandezza.
4Rumore di folla sui monti,
simile a quello di un popolo immenso.
Rumore fragoroso di regni,
di nazioni radunate.
Il Signore degli eserciti passa in rassegna
un esercito di guerra.
5Vengono da un paese lontano,
dall'estremo orizzonte,
il Signore e gli strumenti della sua collera,
per devastare tutto il paese.
6Urlate, perché è vicino il giorno del Signore;
esso viene come una devastazione
da parte dell'Onnipotente.
7Perciò tutte le braccia sono fiacche,
ogni cuore d'uomo viene meno;
8sono costernati, spasimi e dolori li prendono,
si contorcono come una partoriente;
ognuno osserva sgomento il suo vicino;
i loro volti sono volti di fiamma.
9Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile,
con sdegno, ira e furore,
per fare della terra un deserto,
per sterminare i peccatori.
10Poiché le stelle del cielo e la costellazione di Orione
non daranno più la loro luce;
il sole si oscurerà al suo sorgere
e la luna non diffonderà la sua luce.
11Io punirò il mondo per il male,
gli empi per la loro iniquità;
farò cessare la superbia dei protervi
e umilierò l'orgoglio dei tiranni.
12Renderò l'uomo più raro dell'oro
e i mortali più rari dell'oro di Ofir.
13Allora farò tremare i cieli
e la terra si scuoterà dalle fondamenta
per lo sdegno del Signore degli eserciti,
nel giorno della sua ira ardente.
14Allora, come una gazzella impaurita
e come un gregge che nessuno raduna,
ognuno si dirigerà verso il suo popolo,
ognuno correrà verso la sua terra.
15Quanti saranno trovati, saranno trafitti,
quanti saranno presi, periranno di spada.
16I loro piccoli saranno sfracellati davanti ai loro occhi;
saranno saccheggiate le loro case,
disonorate le loro mogli.
17Ecco, io eccito contro di loro i Medi
che non pensano all'argento,
né si curano dell'oro.
18Con i loro archi abbatteranno i giovani,
non avranno pietà dei piccoli appena nati,
i loro occhi non avranno pietà dei bambini.
19Babilonia, perla dei regni,
splendore orgoglioso dei Caldei,
sarà come Sòdoma e Gomorra sconvolte da Dio.
20Non sarà abitata mai più né popolata
di generazione in generazione.
L'Arabo non vi pianterà la sua tenda
né i pastori vi faranno sostare i greggi.
21Ma vi si stabiliranno gli animali del deserto,
i gufi riempiranno le loro case,
vi faranno dimora gli struzzi,
vi danzeranno i sàtiri.
22Ululeranno le iene nei loro palazzi,
gli sciacalli nei loro edifici lussuosi.
La sua ora si avvicina,
i suoi giorni non saranno prolungati.


Lettera ai Romani 16

1Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre:2ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso.
3Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa,4e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili;5salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa.
Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell'Asia per Cristo.6Salutate Maria, che ha faticato molto per voi.7Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me.8Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore.9Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi.10Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo.11Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narcìso che sono nel Signore.12Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore.13Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia.14Salutate Asìncrito, Flegónte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro.15Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro.16Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo.

17Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro.18Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici.
19La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male.20Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi.

21Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giàsone, Sosìpatro, miei parenti.22Vi saluto nel Signore anch'io, Terzo, che ho scritto la lettera.23Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto.

24.25A colui che ha il potere di confermarvi
secondo il vangelo che io annunzio
e il messaggio di Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero
taciuto per secoli eterni,
26ma rivelato ora
e annunziato mediante le scritture profetiche,
per ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti
perché obbediscano alla fede,
27a Dio che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli dei secoli. Amen.


Capitolo XXX: Chiedere l’aiuto di Dio, nella fiducia di ricevere la sua grazia

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1. O figlio, io sono "il Signore, che consola nel giorno della tribolazione" (Na 1,7). Vieni a me, quando sei in pena. Quello che pone maggiore ostacolo alla celeste consolazione è proprio questo, che troppo tardi tu ti volgi alla preghiera. Infatti, prima di rivolgere a me intense orazioni, tu vai cercando vari sollievi e ti conforti in cose esteriori. Avviene così che nulla ti è di qualche giovamento, fino a che tu non comprenda che sono io la salvezza di chi spera in me, e che, fuori di me, non c'è aiuto efficace, utile consiglio, rimedio durevole.

Ora, dunque, ripreso animo dopo la burrasca, devi trovare nuovo vigore nella luce della mia misericordia. Giacché ti sono accanto, dice il Signore, per restaurare ogni cosa, con misura, non solo piena, ma colma.

C'è forse qualcosa che per me sia difficile; oppure somiglierò io ad uno che dice e non fa? Dov'è la tua fede? Sta saldo nella perseveranza; abbi animo grande e virilmente forte. Verrà a te la consolazione, al tempo suo. Aspetta me; aspetta: verrò e ti risanerò.

E' una tentazione quella che ti tormenta; è una vana paura quella che ti atterrisce. A che serve la preoccupazione di quel che può avvenire in futuro, se non a far sì che tu aggiunga tristezza a tristezza? "Ad ogni giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Vano e inutile è turbarsi o rallegrarsi per cose future, che forse non accadranno mai.

2. Tuttavia, è umano lasciarsi ingannare da queste fantasie; ed è segno della nostra pochezza d'animo lasciarsi attrarre tanto facilmente verso le suggestioni del nemico. Il quale non bada se ti illuda o ti adeschi con cose vere o false; non badare se ti abbatta con l'attaccamento alle cose presenti o con il timore delle cose future.

"Non si turbi dunque il tuo cuore, e non abbia timore" (Gv 14,27). Credi in me e abbi fiducia nella mia misericordia. Spesso, quando credi di esserti allontanato da me, io ti sono accanto; spesso, quando credi che tutto, o quasi, sia perduto, allora è vicina la possibilità di un merito più grande. Non tutto è perduto quando accade una cosa contraria. Non giudicare secondo il sentire umano. Non restare così schiacciato da alcuna difficoltà, da qualunque parte essa venga; non subirla come se ti fosse tolta ogni speranza di riemergere.

Non crederti abbandonato del tutto, anche se io ti ho mandato, a suo tempo, qualche tribolazione o se ti ho privato della sospirata consolazione. Così, infatti, si passa nel regno dei cieli. Senza dubbio, per te e per gli altri miei servi, essere provati dalle avversità è più utile che avere tutto a comando. Io conosco i pensieri nascosti; so che, per la tua salvezza, è molto bene che tu sia lasciato talvolta privo di soddisfazione, perché tu non abbia a gonfiarti del successo e a compiacerti di ciò che non sei. Quel che ho dato posso riprenderlo e poi restituirlo, quando mi piacerà. Quando avrò dato, avrò dato cosa mia; quando avrò tolto, non avrò tolto cosa tua; poiché mio è "tutto il bene che viene dato"; mio è "ogni dono perfetto" (Gc 1,17).

3.  Non indignarti se ti avrò mandato una gravezza o qualche contrarietà; né si prostri l'animo tuo: io ti posso subitamente risollevare, mutando tutta la tristezza in gaudio. Io sono giusto veramente, e degno di molta lode, anche quando opero in tal modo con te.

Se senti rettamente, se guardi alla luce della verità, non devi mai abbatterti così, e rattristarti, a causa delle avversità, ma devi piuttosto rallegrarti e rendere grazie; devi anzi considerare gaudio supremo questo, che io non ti risparmi e che ti affligga delle sofferenze.

"Come il padre ha amato me, così anch'io amo voi" (Gv 15,9), dissi ai miei discepoli diletti. E, per vero, non li ho mandati alle gioie di questo mondo, ma a grandi lotte; non li ho mandati agli onori, ma al disprezzo; non all'ozio, ma alla fatica, non a godere tranquillità, ma a dare molto frutto nella sofferenza.

Ricordati, figlio mio, di queste parole.


DISCORSO 180 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO GIACOMO (5, 12): " SOPRATTUTTO NON GIURATE " ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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Avvertimento a guardarsi dal giuramento.

1. 1. La prima lettura che oggi è stata proclamata, quella dell'apostolo Giacomo, ci è stata presentata per la trattazione e in qualche modo essa ce la prescrive. Evidentemente vi ha resi attenti, avvertendovi soprattutto di non giurare. La questione è difficile. Se giurare è peccato, chi è che non sia reo di questo peccato? Infatti nessuno mette in dubbio che lo spergiuro è peccato, e un grave peccato. Ma l'apostolo, del quale esponiamo la lettura, non dice: Soprattutto, fratelli miei, non spergiurate, ma: non giurate 1. Lo ha preceduto un avvertimento simile proprio da parte del Signore nostro Gesù Cristo nel Vangelo: Avete inteso - dice - che fu detto agli antichi: Non spergiurerai, ma io vi dico: Non giurate affatto, né per il cielo, che è il trono di Dio, né per la terra che è lo sgabello dei suoi piedi; non giurerai neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: Sì, sì; no, no; se qualcosa è di più viene dal maligno 2. La lettura dell'Apostolo che è stata ricordata concorda così perfettamente con l'avvertimento del Signore, da sembrare che Dio non abbia comandato nulla di diverso, perché non ha detto questo altri che lui, che ha parlato per mezzo dell'Apostolo: Soprattutto, - dice - fratelli miei, non giurate né per il cielo né per la terra, né fate qualsiasi altro giuramento. Ma il vostro parlare sia: Sì, sì; no, no. Solo che questi ha aggiunto: soprattutto; a causa di ciò ha destato molta attenzione ed ha accresciuto difficoltà alla questione.

Sebbene Dio abbia voluto valersi del giuramento, l'uomo deve evitarlo. In quanti modi accade di spergiurare.

2. 2. Troviamo infatti che hanno giurato i santi, che da principio abbia giurato il Signore stesso, nel quale non c'è affatto il peccato. Il Signore ha giurato e non si pentirà; tu sei sacerdote in eterno, secondo l'ordine di Melchisedech 3. Promise al Figlio con giuramento il sacerdozio eterno. Ma troviamo anche: Giuro per me stesso, dice il Signore 4. Anche quello è un giuramento: Com'è vero che io vivo, dice il Signore 5. Come l'uomo per Dio, così Dio per se stesso. Non è peccato giurare allora? Costa ammetterlo: e poiché abbiamo detto che Dio giurò, come non è blasfemo affermarlo? Dio, che non ha peccato, giura; quindi non è peccato giurare: peccato assai grave, però, è spergiurare. Forse qualcuno può dire come non sia da proporre di esempio il giuramento riguardante il Signore Dio. E' Dio infatti e forse solo a lui, che non può essere spergiuro, compete giurare. Poiché gli uomini giurano il falso se ingannano o quando s'ingannano. Oppure evidentemente l'uomo ritiene vero ciò che è falso, e giura sconsideratamente; o anche sa che è falso o lo ritiene tale eppure giura per vero, e tuttavia fa un giuramento peccaminoso. Ma sono ben lontani fra loro questi due giuramenti che ho riportato. Supponi che giuri uno che ritiene vero ciò per cui giura: crede sia vero, eppure è falso. Costui non giura il falso di proposito; s'inganna, ritiene per vero ciò che è falso; non frappone, consapevole, un giuramento per sostenere una falsità. Dammi un altro il quale sa che è falso e afferma che è vero; e giura come vero ciò che conosce come falso. Considerate quanto sia detestabile una tale mostruosità e da eliminare dalle situazioni umane. Chi è infatti che vuole si compia questo? Tutti gli uomini detestano tali opere. Fa' il caso di un'altra persona: crede trattarsi di falso e giura come se vero, ed è probabilmente vero. Ad esempio, per farvi capire, chiedi a un uomo: Piove in quella località? Questi pensa che non piova, ma è nel suo interesse dire: Piove; mentre ritiene però che non piove; gli si dice: Piove veramente? Veramente, e giura; eppure là piove, ma quello lo ignora, e pensa che non piova: è spergiuro. E' importante con quale intenzione la parola venga fuori dal cuore. Solo la mente responsabile fa colpevole la lingua. Ma chi è che non s'inganna, pur non volendo ingannarsi? Qual è l'uomo in cui non subentri la falsità? Eppure il giuramento non si allontana dalla lingua, è frequente; molte volte sono più i giuramenti che le parole. Se l'uomo esamina quante volte giura lungo tutto il giorno, quante volte si ferisce, quante volte si colpisce e si trafigge, chi trova in lui uno spazio sano? Così per il fatto che spergiurare è un grave peccato, la Scrittura ti ha detto tutto in due parole: Non giurare.

Il pericolo dello spergiuro nel giuramento.

3. 3. Che cosa ti dirò io uomo? Ecco, tu giuri il vero, non fai peccato; se giuri il vero, non pecchi. Ma l'uomo, posto in mezzo alle tentazioni, rivestito di carne, che preme la terra sotto la terra, mentre il corpo corruttibile appesantisce l'anima e l'abitacolo terreno grava la mente dai molti pensieri 6; fra codesti tuoi molti pensieri incerti, incostanti, in mezzo alle umane congetture, alle umane falsità, quand'è che qualcosa di falso non s'insinua in te, situato nella regione della falsità? Vuoi allora tenerti lontano dallo spergiuro? Non giurare. Poiché chi giura, talora può giurare il vero; ma chi non giura non può mai giurare il falso. Giuri dunque Dio, il quale giura sicuro, che nulla inganna, a cui nulla è nascosto, che non conosce affatto l'inganno, e che non può neppure essere ingannato. Quando infatti giura, si vale di se stesso come testimone. Come da parte tua, quando giuri, chiami Dio a testimone, così egli, quando giura, chiama se stesso come teste. Tu, quando lo chiami come teste, forse sulla tua menzogna, pronunci invano il nome del Signore Dio tuo 7. Per non giurare il falso, dunque, non giurare. Il giuramento è una strettoia. Lo spergiuro è un precipizio. E' vicino ad esso chi giura, ne è lontano chi non giura. Pecca e pecca gravemente chi giura il falso, non pecca chi giura il vero; ma chi non giura affatto, neppure questi pecca. Chi però non giura, e non pecca ed è lontano dal peccato; chi invece giura il vero, non pecca ma è vicino al peccato. Supponi di camminare in un certo luogo dove, dal lato destro, si trovi una vasta pianura, né vi puoi mai subire strettezze; dal lato sinistro vi trovi uno spazio assai scosceso. Dove preferisci camminare? Al limite della terra piana, sull'orlo del precipizio, oppure a distanza da esso? Penso che preferisci lontano di là. Così pure chi giura cammina sul ciglio, e cammina a passi insicuri in quanto umani. Se inciampi, vai giù; se scivolerai, andrai giù. E che cosa ti attende? La pena dello spergiuro. Volevi appunto giurare il vero; ascolta il consiglio di Dio: Non giurare.

Giurare il vero è lecito, non giurare è piú sicuro.

4. 4. Se il giuramento fosse peccato, neppure nell'Antica Legge si direbbe: Non giurerai il falso; renderai invece al Signore il tuo giuramento 8. Evidentemente non ci verrebbe prescritto il peccato. Ma il tuo Dio ti dice: Se giurerai, non ti punirò; se giurerai il vero non ti punirò. Che sarò forse punito se non giurerò? Sono due, dice, i casi per cui mai punisco: quello in cui si giura il vero e quello in cui non si giura affatto. Punisco invece il giuramento falso. Giurare il falso è di rovina, giurare il vero è pericoloso, non giurare mai è sicuro. So che è un problema difficile e confesso alla Carità vostra di averlo sempre evitato di trattare. Questa volta invece, poiché veniva proclamata la medesima lettura nel giorno della domenica, destinato all'esposizione dell'omelia, ho creduto imposto dall'alto che io ne tratti. E' stata volontà di Dio che io ne parli e che voi siate in ascolto. Vi prego di evitare di non farne conto, vi prego di fissare l'attenzione, di ridurre al silenzio la lingua. Non è affatto da trascurare, non manca di significato il fatto che, dopo aver voluto sempre evitare questo problema, mi sia stato imposto, come pure s'impone alla Carità vostra.

Il giuramento usato dall'Apostolo.

5. 5. Perché sappiate che non è peccato giurare il vero, constatiamo che anche l'apostolo Paolo abbia giurato: Ogni giorno io affronto la morte, fratelli, com'è vero il vanto che siete voi e che è mio in Cristo Gesù Signore nostro 9. Com'è vero il vanto che siete voi è un giuramento. Non è così, come a dire: Muoio per il vanto che siete voi, quasi che causa della mia morte è il vanto che siete voi; come se dicesse: E' morto a causa del veleno, è morto a causa della spada, è morto a causa di una fiera, è morto per mano di un nemico; cioè ad opera del nemico, ad opera della spada, ad opera del veleno e simili; non in tal senso ha detto: Com'è vero il vanto che siete voi. L'espressione in lingua greca elimina l'ambiguità. Si esamina la Lettera in lingua greca e vi si trova il giuramento che non presenta ambiguità. . . Detto da un Greco, è un giuramento. Ogni giorno ascoltate i Greci e voi che conoscete la lingua greca: ; quando un Greco ha detto: è un giuramento: " Per Dio ". Nessuno metta quindi in dubbio che l'Apostolo abbia giurato, quando ha detto: Per il vostro vanto, che siete voi, fratelli, (e perché non crediamo che abbia giurato per un vanto umano) che è mio in Cristo Gesù Signore nostro. In un altro passo figura un altro giuramento veramente chiaro ed esplicito: Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita. L'Apostolo dice: Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita che per risparmiarvi non sono venuto più a Corinto 10. E in un altro passo ai Galati: Riguardo poi a quel che vi scrivo, attesto davanti a Dio che non mentisco 11.

Vari modi di giurare.

6. 6. Fate attenzione, vi prego, e ponetevi in mente ciò: anche se non vi risulta tanto felice l'esposizione, a motivo delle difficoltà del problema, è tuttavia di profitto se può raggiungere il vostro intimo. E' un fatto: l'Apostolo ha giurato. Non v'ingannino coloro che non so in che modo, volendo far distinzione proprio tra giuramenti - o meglio, senza capire - dicono che non esiste giuramento quando un uomo dice: Lo sa Dio, Dio è testimone, chiamo Dio sulla mia anima che dico il vero. Ha invocato Dio, dicono, ha fatto testimone Dio; che forse ha giurato? Quanti dicono di tali cose non vogliono altro che mentire, ponendo Dio a testimone. E' mai possibile, chiunque tu sia, uomo di cuore cattivo, uomo di cuore perverso, che se dici: Per Dio, fai un giuramento; se dici: Dio è testimone, non lo fai? Che significa infatti: Per Dio, se non: Dio è testimone? O che altra cosa s'intende con: Dio è testimone, se non: Per Dio?

In che consiste il giuramento.

6. 7. D'altra parte, che cosa è giurare, se non rendere giustizia a Dio, quando giuri per Dio; rendere giustizia alla tua salute, quando giuri per la tua salute, rendere giustizia ai tuoi figli, quando giuri per i tuoi figli? Ma che giustizia dobbiamo alla nostra salute, ai nostri figli, al nostro Dio, se non quella della carità, della verità e non della falsità? Soprattutto poi, quando si fa per Dio, è proprio questo l'autentico giuramento; perché anche quando uno dice: Per la mia salute, lega a Dio la propria salute; quando dice: Per i miei figli, dà in pegno a Dio i propri figli, affinché ricada sul loro capo ciò che esce dalla bocca di chi giura; se è vero, il vero; se è falso, il falso. Pertanto, poiché nominando nel giuramento i suoi figli, o il suo capo, o la sua salute lega a Dio tutto ciò che nomina, quanto più nel caso in cui giuri il falso per Dio stesso? Teme infatti di giurare il falso per suo figlio, e non teme di giurare il falso per il suo Dio? Può essere che vada dicendo questo nell'animo suo: Ho timore di giurare il falso per mio figlio perché non muoia; invece a Dio che non muore che cosa può capitare di male, anche nel caso si giuri per lui il falso? Dici bene che a Dio non tocca nulla di male quando tu giuri per lui il falso; è a te, però, che tocca assai di male, che inganni il prossimo davanti al quale poni Dio quale testimone. Se tu avessi fatto qualcosa alla presenza di tuo figlio, e dicessi ad un amico, o ad un altro tuo vicino, o ad un uomo qualsiasi: Non l'ho fatto, e ponessi la mano sul capo di tuo figlio, che sa quello che hai fatto, e aggiungessi: Per la vita di costui giuro che non l'ho fatto, tuo figlio, tremando sotto la mano paterna - non certo paterna la mano, ma divina - forse griderebbe: No, padre, non sia senza valore per te la mia vita; hai chiamato Dio su di me, ti ho visto io, lo hai fatto, non giurare il falso; è certo che tu sei mio padre, ma temo ancor più il Creatore e tuo e mio.

Lo spergiuro dà la morte all'anima. L'anima è la vita del corpo, Dio è la vita dell'anima.

7. 8. Ma è che Dio, quando tu giuri per lui, non ti dice: Ti ho veduto io, non giurare, lo hai fatto; ma temi perché questi non ti uccida, mentre sei prima tu ad ucciderti; allora perché non ti dice: Ti ho veduto io, pensi che non veda? E dov'è ciò che è scritto: A lungo ho taciuto, che forse tacerò sempre? 12 Eppure di solito egli dice: Ti ho veduto io, ma in altra maniera, quando punisce lo spergiuro. Ma non procede contro tutti, per questo gli uomini sono portati ad imitare. Io so, quello mi ha giurato il falso, ed è vivo. E' vivo chi ti ha giurato il falso? Egli ha giurato il falso e vive: ha giurato il falso. Ti inganni. Se tu avessi occhi con cui vedere la morte di costui, se anche tu non t'ingannassi in ciò che è morire e non morire, vedresti la morte di costui. Ed ora fa' attenzione alla Scrittura e vi troverai disteso a terra chi ritieni in vita. Lo ritieni vivo perché cammina a piedi, perché tocca con le mani, perché vede con gli occhi e ascolta con gli orecchi, si serve bene delle funzioni delle altre membra. Vive, ma il suo corpo; è morta l'anima di lui, è morta la parte migliore di lui. E' vivo l'abitacolo, è morto chi lo abita. Come è possibile - dirai - che mentre il corpo è in vita l'anima sia morta dal momento che il corpo non potrebbe vivere se non fosse vivificato dall'anima? Com'è allora, se è morta l'anima, della quale vive il corpo? Ascolta dunque e impara: il corpo dell'uomo è creatura di Dio, e l'anima dell'uomo è creatura di Dio. Dio dà vita alla carne, attraverso l'anima; analogamente, non da questa, ma fa di se stesso la vita della stessa anima. Così, la vita del corpo è l'anima; la vita dell'anima è, dunque, Dio. Il corpo muore quando l'anima si ritira, quindi muore l'anima se Dio si ritira. L'anima si allontana se il corpo è percosso da spada; e pensi che Dio non si allontana quando l'anima stessa è percossa da spergiuro? Vuoi renderti conto che è morto quello di cui parli? Leggi la Scrittura: Una bocca menzognera uccide l'anima 13. Ma tu pensi che Dio si vendichi sul momento se chi ti ha tratto in inganno con un falso giuramento muoia all'istante. Se muore sotto i tuoi occhi, è la sua carne che è morta. Che vuol dire: E' morta la sua carne? Ha costretto lo spirito, da cui riceveva la vita, a ritirarsi. Ciò vuol dire che morì per aver esalato lo spirito di cui la carne viveva. Peggiorò, ha esaltato lo spirito di cui viveva l'anima. Ha spirato l'anima, ma lo ignori; ha messo fuori lo spirito, ma non lo vedi. Vedi il corpo che è certo inerte privo dell'anima; non puoi vedere l'anima infelice senza Dio. Perciò, credi, devi valerti degli occhi della fede. Nessuno spergiuro resta impunito, assolutamente nessuno, è con lui la sua pena. Se nell'intimità della sua casa fosse posto sotto la tortura quanto al corpo, sarebbe punito; ha nel segreto del cuore la sua coscienza a torturarlo, ed è considerato impunito? Eppure tu che cosa dici? Vive, gode, è immerso nella lussuria chi mi ha giurato il falso; perché mi rimandi a cose che non si vedono? Perché anche Dio stesso, per il quale ha giurato, è invisibile. Ha giurato per l'Invisibile, è colpito da pena invisibile. Ma è vivo, dice, e in qualche modo gorgoglia e bolle tra i piaceri. Se in realtà è così, che gorgoglia tra i piaceri, che bolle tra i piaceri, non si tratta che dei vermi della sua anima morta. Insomma ogni uomo prudente che osserva tali uomini spergiuri in preda alla lussuria, grazie al sano olfatto del cuore, si allontana, non vuole vedere, non vuole udire. Da che viene che una persona di tale integrità si discosti se non dal fatto che l'anima morta è fetente?

Perché si dice che prima di tutto va evitato il giuramento.

8. 9. Pertanto, ascoltate ancora per un poco, fratelli miei, concluderò il discorso fissando nei vostri cuori una preoccupazione salutare: Soprattutto non giurate 14. Perché: soprattutto? Se è un'azione cattiva assai giurare il falso, non comporta invece colpa alcuna giurare il vero; per quale ragione: Soprattutto non giurate? Dovette dire evidentemente: Soprattutto non giurate il falso. Soprattutto - dice - non giurate. Allora giurare è peccato più grave del furto? Giurare è peccato più grave dell'adulterio? Non dico del giurare il falso; dico del giurare: giurare è male peggiore dell'omicidio? No davvero! E' peccato l'omicidio, l'adulterio, il furto; giurare non è peccato, ma è peccato giurare il falso. Perché allora: Soprattutto? Ciò che ha affermato con questa parola soprattutto ci ha resi guardinghi contro la nostra lingua. Ha detto: Soprattutto perché prima di ogni altra cosa siate attenti, siate vigilanti in modo che non subentri in voi l'abitudine di giurare. Ti ha posto davanti a te stesso come davanti ad uno specchio: Soprattutto, ti ha posto al di sopra di ogni altra cosa perché tu possa guardarti. Tiene conto che tu giuri infatti: Per Dio, per Cristo, io l'uccido; e questo quante volte in un giorno, quante volte in un'ora? Non apri bocca che per giuramenti di tal fatta. Non vorresti ti dicesse: Soprattutto, che ti facessi attentissimo contro l'abitudine, perché scrutassi tutte le tue cose, perché controllassi con il massimo impegno ogni moto della tua lingua, perché fossi il custode della tua consuetudine cattiva per dominarla? Ascolta: Soprattutto. Dormivi, io pungo: Soprattutto, faccio sentire le spine. Che è: Soprattutto? Prima di ogni altra cosa, vigila, sii attento prima di ogni altra cosa.

Ag. esposto a volte all'abitudine di giurare. A che condizione va usato il giuramento.

9. 10. Anche noi abbiamo giurato frequentemente, anche noi abbiamo avuto tale abitudine estremamente ripugnante e mortale. Lo dico alla Carità vostra: da quando abbiamo intrapreso a servire Dio e abbiamo constatato quanto sia il male che comporta il giuramento falso, abbiamo temuto fortemente e con il timore abbiamo posto freno ad una consuetudine radicatissima. Una volta frenata, si riduce; ridotta, comincia a perdere vigore; svigorita, inaridisce ed alla cattiva abitudine segue quella buona. Infine non vi diciamo che da parte nostra non giuriamo. Poiché, se lo diciamo, è un mentire. Per quanto mi riguarda, io giuro; ma, per quel che mi risulta, costretto da grande necessità. Quando mi accorgo che non mi si crede, a meno che io non giuri, e che a colui che non mi crede non giova il fatto di non fidarsi, ponderata la ragione ed esaminata con precauzione, con grande timore io dico: Davanti a Dio, o: Dio è testimone, o: Sa Cristo che questo è il mio pensiero. E mi rendo conto che è " il di più ", vale a dire che è di più di: Sì, sì; no, no; ma qualcosa che è di più viene dal male; e se non dal male di chi giura, viene dal male di chi non crede. Da ultimo non afferma: Se dice di più è cattivo; né: Sia il vostri parlare: Sì, Sì; No, No; se qualcuno dice di più è cattivo; ma: Sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no; se qualcosa è di più, viene dal male 15. Ma, domanda di chi è il male. Tuttavia, però, ha dell'altro la pessima abitudine dell'uomo. Anche quando ti si crede, tu giuri; anche quando nessuno lo pretende, tu giuri; anche se gli uomini ne hanno orrore, tu giuri; tu non cessi dal giurare: difficilmente sei libero dal non giurare il falso. Salvo che crediate, fratelli, che se l'apostolo Paolo avesse saputo che i Galati gli credevano, avrebbe aggiunto un giuramento, dicendo: Quanto a ciò che vi scrivo, attesto davanti a Dio che non mentisco 16. Là notava coloro che prestavano fede; notava anche altri che non credevano. Perciò non dire: Io non giuro nel caso si esiga. Viene dal male infatti ciò che fai, ma di colui che te lo esige. Effettivamente tu non hai altro modo di giustificarti, non trovi in che maniera concludere l'affare che urge. Ma esigere un giuramento è diverso dal proporlo; e, nel caso venga offerto, una cosa è proporlo ad uno che non lo ritiene per vero, altra affacciarne l'intenzione ad uno che si fida.

In che modo può peccare chi pretende da un altro un giuramento.

10. 11. Frena perciò la lingua e l'abitudine per quanto puoi; non come certuni, quando si dice loro: Dici il vero? Non credo. Non l'hai fatto? Non credo; Dio sia a giudicare, giuramelo. E ci corre una grande differenza se proprio chi ha preteso il giuramento non sa che quello giurerà il falso o ne è consapevole. Poiché, se non lo sa, è perciò che dice: Giurami! per potergli dare fiducia; non mi azzardo ad escludere in questo il peccato, è pur sempre una tentazione umana. Se invece è cosciente che quello ha commesso, conosce che ha commesso, ha veduto che ha commesso e costringe a giurare, è omicida. Quello fa senza dubbio perire se stesso con il suo giuramento falso, ma costui ha sporto la mano del suicida e vi ha fatto pressione. Quando poi un ladro criminale sente da uno che non conosce la verità: Giura che non hai rubato, giura che non l'hai fatto; allora quello: Ad un Cristiano non è lecito giurare; quando da lui si vuole il giuramento, non è lecito giurare; sono cristiano, non mi è lecito. Osserva quel tale, disinteressandoti di lui, mostra di essere intento all'affare di cui parlavi, tira in campo altre storie e scoprirai che lui giura mille volte e non ha voluto giurare una volta sola. Pertanto questa consuetudine di giurare quotidiana, frequente, senza motivo, senza che alcuno costringa, senza che alcuno dubiti delle tue parole, allontanatela da voi, amputatela dalla vostra lingua, circoncidetela dalla vostra bocca.

Si deve opporre premurosa resistenza all'abitudine di giurare.

11. 12. Ma è già una consuetudine, suol dirsi. Non dico quanto suol dirsi, ma: Soprattutto. Che vuol dire: Soprattutto? Più che il resto, sii cauto, sii più attento a questo che ad altro. Una più radicata consuetudine reclama una più impegnata attenzione che non verso una cosa banale. Se facessi qualcosa a mano, assai facilmente obbligheresti la tua mano a non farlo; se si dovesse andare a piedi in qualche luogo e la pigrizia ti facesse ritardare, ti solleciteresti a muoverti e ad andare. La lingua ha facilità di movimento, è posta in luogo umido, facilmente scivola sul viscido. Quanto più rapido e facile il suo movimento, altrettanto devi essere costante nell'opporti ad essa. La domerai se sarai vigilante; starai all'erta se avrai timore; temerai se ti ricorderai di essere cristiano. Infatti il giuramento comporta tanto male, che quanti adorano idoli di pietra hanno timore di giurare il falso per delle pietre; tu non temi Dio presente, Dio vivo, Dio che sa tutto, Dio che vive, Dio che si vendicherà di chi lo disprezza? Quello chiude il tempio che contiene un idolo di pietra, e va a casa sua; egli di sua mano ha rinchiuso il suo dio, eppure, quando gli si dice: Giura per Giove, teme gli occhi del dio come fosse presente.

E' falso giurare per gli idoli, costituisce uno spergiuro.

12. 13. Ed ecco, io dico alla Carità vostra: Anche chi giura il falso per delle pietre è spergiuro. In forza di che lo dico? Perché molti anche in questo sono tratti in inganno e ritengono - per il fatto che è una nullità ciò per cui giurano - di non essere rei di spergiuro. Sei davvero spergiuro perché giuri il falso per quel che ritieni sacro. Ma io nondimeno non lo ritengo sacro. Lo considera sacro la persona a cui giuri. In realtà quando giuri, non giuri per te o per una pietra; ma giuri per il tuo prossimo. Tu giuri ad un uomo davanti ad una pietra: non forse, però, alla presenza di Dio? La pietra non ti ode parlare: ma Dio punisce te che inganni.

Come si sradica l'abitudine di giurare.

12. 14. Soprattutto, quindi, fratelli miei, vi scongiuro, perché non senza motivo Dio mi ha spinto a parlarvi di queste cose. Ripeto infatti alla sua presenza ciò che ho detto; ho evitato spesso di affrontare tale questione: ho temuto che attraverso l'esortazione e l'imposizione avrei reso ancora più colpevoli coloro che non avessero dato ascolto. Oggi invece ho avuto più timore di rifiutarmi di parlare che dell'essermi imposto di parlare. Quasi che in realtà sia piccolo frutto di questa mia fatica se tutti quelli che mi hanno acclamato gridino pure contro se stessi, per non giurare il falso contro se stessi; se i tanti uomini che mi hanno ascoltato con la massima attenzione siano vigilanti contro la loro consuetudine, ed oggi, quando faranno ritorno alle loro case, per errore nel parlare, ricadendo nella loro abitudine, se lo ricordino. Ciascuno lo ricordi al suo prossimo: Questo è quello che abbiamo ascoltato oggi, questo è ciò a cui siamo obbligati. Non avvenga oggi, almeno perché il discorso è recente: Parlo per esperienza; non avvenga oggi, domani sarà più debole l'abitudine. Se anche domani non si farà, fatica di meno chi si è impegnato; è infatti aiutato dall'abitudine del giorno precedente. Il terzo giorno muore la peste per cui siamo affaticati; e godremo del vostro frutto, perché sarete ricolmi di un gran bene se non sarà presente in voi un male così grande. Rivolti al Signore...

 

1 - Gc 5, 12.

2 - Mt 5, 33-37.

3 - Sal 109, 4.

4 - Gn 22, 16.

5 - Nm 14, 28.

6 - Cf. Sap 9, 15.

7 - Cf. Es 20, 7.

8 - Lv 19, 12.

9 - 1 Cor 15, 31.

10 - 2 Cor 1, 23.

11 - Gal 1, 20.

12 - Is 42, 14.

13 - Sap 1, 11.

14 - Gc 5, 12.

15 - Mt 5, 37.

16 - Gal 1, 20.


Capitolo XLIV: Non ci si deve attaccare alle cose esteriori

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. O figlio, molte cose occorre che tu le ignori, considerandoti come morto su questa terra, come uno per cui il mondo intero è crocifisso; molte altre cose, occorre che tu vi passi in mezzo, senza prestare ascolto, meditando piuttosto su ciò che costituisce la tua pace. Giova di più distogliere lo sguardo da ciò che non approviamo, lasciando che ciascuno si tenga il suo parere, piuttosto che metterci in accanite discussioni. Se sarai in regola con Dio e terrai conto del suo giudizio, riporterai più facilmente la vittoria.

2. Signore, a che punto siamo arrivati? Ecco per una perdita nelle cose di questo mondo, si piange; per un piccolo guadagno ci si affatica e si corre. Invece un danno spirituale passa nell'oblio, e a stento, troppo tardi, si ritorna in sé. Ci si preoccupa di ciò che non serve a nulla o a ben poco; e ciò che è sommamente necessario lo si lascia da parte con negligenza. Giacché l'uomo inclina tutto verso le cose esteriori, e beatamente vi si acquieta, se subito non si ravvede.


25 luglio 1942

Madre Pierina Micheli

Chiusura dei S. Esercizi della Comunità di Milano. Adorazione notturna, processione del mattino, con Gesù Eucaristico, e la parola profonda e persuasiva del Padre, mi commossero... Gesù aiuti queste care anime e le attiri sempre più a Lui!