Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Vivete con persone maggiori di voi? Anteponete finché potete i lori onesti desideri ai vostri. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 11° settimana del tempo ordinario (San Luigi Gonzaga)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 25

1Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;4le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.6A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.8E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.9Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.10Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!12Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".


Genesi 39

1Giuseppe era stato condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l'avevano condotto laggiù.2Allora il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell'Egiziano, suo padrone.3Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire nelle sue mani.4Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi quegli lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi.5Da quando egli lo aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa dell'Egiziano per causa di Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, in casa e nella campagna.6Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto.
7Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: "Unisciti a me!".8Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: "Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi.9Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?".10E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei.
11Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era nessuno dei domestici.12Essa lo afferrò per la veste, dicendo: "Unisciti a me!". Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e uscì.13Allora essa, vedendo ch'egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori,14chiamò i suoi domestici e disse loro: "Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce.15Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito".
16Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa.17Allora gli disse le stesse cose: "Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me.18Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori".19Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: "Proprio così mi ha fatto il tuo servo!", si accese d'ira.
20Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.

22Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione e quanto c'era da fare là dentro, lo faceva lui.23Il comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla di quanto gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire.


Siracide 44

1Facciamo dunque l'elogio degli uomini illustri,
dei nostri antenati per generazione.
2Il Signore ha profuso in essi la gloria,
la sua grandezza è apparsa sin dall'inizio dei secoli.
3Signori nei loro regni,
uomini rinomati per la loro potenza;
consiglieri per la loro intelligenza
e annunziatori nelle profezie.
4Capi del popolo con le loro decisioni
e con l'intelligenza della sapienza popolare;
saggi discorsi erano nel loro insegnamento.
5Inventori di melodie musicali
e compositori di canti poetici.
6Uomini ricchi dotati di forza,
vissuti in pace nelle loro dimore.
7Tutti costoro furono onorati dai contemporanei,
furono un vanto ai loro tempi.
8Di loro alcuni lasciarono un nome,
che ancora è ricordato con lode.
9Di altri non sussiste memoria;
svanirono come se non fossero esistiti;
furono come se non fossero mai stati,
loro e i loro figli dopo di essi.
10Invece questi furono uomini virtuosi,
i cui meriti non furono dimenticati.
11Nella loro discendenza dimora
una preziosa eredità, i loro nipoti.
12La loro discendenza resta fedele alle promesse
e i loro figli in grazia dei padri.
13Per sempre ne rimarrà la discendenza
e la loro gloria non sarà offuscata.
14I loro corpi furono sepolti in pace,
ma il loro nome vive per sempre.
15I popoli parlano della loro sapienza,
l'assemblea ne proclama le lodi.

16Enoch piacque al Signore e fu rapito,
esempio istruttivo per tutte le generazioni.

17Noè fu trovato perfetto e giusto,
al tempo dell'ira fu riconciliazione;
per suo mezzo un resto sopravvisse sulla terra,
quando avvenne il diluvio.
18Alleanze eterne furono stabilite con lui,
perché non fosse distrutto ogni vivente con il diluvio.

19Abramo fu grande antenato di molti popoli,
nessuno ci fu simile a lui nella gloria.
20Egli custodì la legge dell'Altissimo,
con lui entrò in alleanza.
Stabilì questa alleanza nella propria carne
e nella prova fu trovato fedele.
21Per questo Dio gli promise con giuramento
di benedire i popoli nella sua discendenza,
di moltiplicarlo come la polvere della terra,
di innalzare la sua discendenza come gli astri
e di dar loro un'eredità da uno all'altro mare,
dal fiume fino all'estremità della terra.

22Anche a Isacco fu fatta la stessa promessa
a causa di Abramo suo padre.
23Dio fece posare sulla testa di Giacobbe
la benedizione di tutti gli uomini e l'alleanza;
lo confermò nelle sue benedizioni,
a lui diede il paese in eredità e lo divise in varie
parti,
assegnandole alle dodici tribù.


Salmi 2

1Perché le genti congiurano
perché invano cospirano i popoli?
2Insorgono i re della terra
e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia:
3"Spezziamo le loro catene,
gettiamo via i loro legami".
4Se ne ride chi abita i cieli,
li schernisce dall'alto il Signore.
5Egli parla loro con ira,
li spaventa nel suo sdegno:
6"Io l'ho costituito mio sovrano
sul Sion mio santo monte".

7Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
8Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.
9Le spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla le frantumerai".

10E ora, sovrani, siate saggi
istruitevi, giudici della terra;
11servite Dio con timore
e con tremore esultate;
12che non si sdegni e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia.


Isaia 47

1Scendi e siedi sulla polvere,
vergine figlia di Babilonia.
Siedi a terra, senza trono,
figlia dei Caldei,
poiché non sarai più chiamata
tenera e voluttuosa.
2Prendi la mola e macina la farina,
togliti il velo, solleva i lembi della veste,
scopriti le gambe,
attraversa i fiumi.
3Si scopra la tua nudità,
si mostri la tua vergogna.
"Prenderò vendetta
e nessuno interverrà",
4dice il nostro redentore
che si chiama Signore degli eserciti,
il Santo di Israele.
5Siedi in silenzio e scivola nell'ombra,
figlia dei Caldei,
perché non sarai più chiamata
Signora di regni.
6Ero adirato contro il mio popolo,
avevo lasciato profanare la mia eredità;
perciò lo misi in tuo potere,
ma tu non mostrasti loro pietà;
perfino sui vecchi facesti gravare
il tuo giogo pesante.
7Tu pensavi: "Sempre
io sarò signora, sempre".
Non ti sei mai curata di questi avvenimenti,
non hai mai pensato quale sarebbe stata la fine.
8Ora ascolta questo,
o voluttuosa che te ne stavi sicura,
che pensavi: "Io e nessuno fuori di me!
Non resterò vedova,
non conoscerò la perdita dei figli".
9Ma ti accadranno queste due cose,
d'improvviso, in un sol giorno;
perdita dei figli e vedovanza
piomberanno su di te,
nonostante la moltitudine delle tue magie,
la forza dei tuoi molti scongiuri.
10Confidavi nella tua malizia, dicevi:
"Nessuno mi vede".
La tua saggezza e il tuo sapere
ti hanno sviato.
Eppure dicevi in cuor tuo:
"Io e nessuno fuori di me".
11Ti verrà addosso una sciagura
che non saprai scongiurare;
ti cadrà sopra una calamità
che non potrai evitare.
Su di te piomberà improvvisa una catastrofe
che non prevederai.12Sta' pure ferma nei tuoi incantesimi
e nella moltitudine delle magie,
per cui ti sei affaticata dalla giovinezza:
forse potrai giovartene,
forse potrai far paura!
13Ti sei stancata dei tuoi molti consiglieri:
si presentino e ti salvinogli astrologi che osservano le stelle,
i quali ogni mese ti pronosticano
che cosa ti capiterà.
14Ecco, essi sono come stoppia:
il fuoco li consuma;
non salveranno se stessi dal potere delle fiamme.
Non ci sarà bracia per scaldarsi,
né fuoco dinanzi al quale sedersi.
15Così sono diventati per te i tuoi maghi,
con i quali ti sei affaticata fin dalla giovinezza;
ognuno se ne va per suo conto,
nessuno ti viene in aiuto.


Lettera ai Filippesi 4

1Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!

2Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore.3E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.
4Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.5La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;7e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
8In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.9Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!

10Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione.11Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione;12ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza.13Tutto posso in colui che mi dà la forza.
14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione.15Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli;16ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario.17Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio.18Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù.20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

21Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù.22Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare.
23La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.


Capitolo LVIII: Non dobbiamo cercar di conoscere le superiori cose del cielo e gli occulti giudizi di Dio

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1. O figlio, guardati dal voler disputare delle cose del cielo e degli occulti giudizi di Dio: perché quello è così derelitto e quell'altro è portato a un così grande stato di grazia; ancora, perché quello viene tanto colpito e quell'altro viene tanto innalzato. Tutto ciò va al di là di ogni umana capacità; non v'è alcun ragionamento, non v'è alcuna disquisizione che valga a comprendere il giudizio di Dio. Quando, dunque, una spiegazione ti viene suggerita dal nemico, oppure certuni indiscreti la vanno cercando, rispondi con quel detto del profeta: "tu sei giusto, o Signore, e retto è il tuo giudizio" (Sal 118,137); o con quest'altro: "veri sono i giudizi di Dio, santi in se stessi" (Sal 18,10). Tu devi venerare i miei giudizi, non discuterli, perché essi sono incomprensibili per l'intelletto umano. Neppure devi indagare e discutere dei meriti dei beati: chi sia più santo o chi sia più grande nel regno dei cieli. Sono cose che danno luogo spesso a dispute e a contese inutili e fomentano la superbia e la vanagloria; onde nascono invidie e divisioni, giacché uno si sforza, presuntuosamente, di portare innanzi un santo, un altro, un altro santo. Ma sono cose che, a volerle conoscere ed indagare, non portano alcun frutto; cose che, invece sono sgradite ai beati, poiché "io non sono un Dio di discordia ma di pace" (1Cor 14,33). Una pace che consiste nella vera umiltà, più che nella esaltazione di sé.  

2. Ci sono alcuni che, quasi per un geloso affetto, sono tratti verso questi o questi altri santi, con maggior sentimento: sentimento umano, però, piuttosto che divino. Sono io che ho fatto i santi tutti; sono io che ho elargito la grazia; sono io che ho accordato la gloria; sono io che, conoscendo i meriti di ciascuno, sono andato loro incontro benedicendoli nella mia bontà (Sal 20,4): io che li sapevo eletti, prima di tutti i secoli. "Sono stato io a sceglierli dal mondo, non loro a scegliere me" (Gv 15,16.19); sono stato io a chiamarli con la mia grazia, ad attirarli con la mia misericordia; sono stato io a condurli attraverso varie tentazioni, e ad infondere loro stupende consolazioni; sono stato io a dar loro la perseveranza e a premiare le loro sofferenze. Io conosco chi è primo tra di essi, e chi è ultimo; ma tutti li abbraccio in un amore che non ha misura. In tutti i miei santi, a me va data la lode; sopra ogni cosa, a me va data la benedizione; a me va dato l'onore per ciascuno di quelli che io ho fatto grandi, con tanta gloria, ed ho predestinati, senza che ne avessero dapprima alcun merito. Per questo chi disprezza il più piccolo dei miei santi, non onora neppure quello che sia grande, perché "fui io a fare e il piccolo e il grande" (Sap 6,8). E chi diminuisce uno qualunque dei santi, diminuisce anche me e tutti gli altri che sono nel regno dei cieli. Una cosa sola costituiscono tutti i beati, a causa del vincolo dell'amore; uno è il loro sentimento, uno il loro volere, e tutti unitamente si amano. Di più - cosa molto più eccelsa - amano me più che se stessi e più che i propri meriti. Giacché, innalzati sopra di sé e strappati dall'amore di sé, essi, nell'amore, si volgono totalmente verso di me; di me godono, in me trovano pace. Non c'è nulla che li possa distogliere o tirare al basso: colmi dell'eterna verità, ardono del fuoco di un inestinguibile amore. Smettano, dunque, gli uomini carnali e materiali, essi che sanno apprezzare soltanto il proprio personale piacere, di disquisire della condizione dei santi. Essi tolgono e accrescono secondo il loro capriccio, non secondo quanto è disposto dall'eterna verità. Molti non capiscono; soprattutto quelli che, per scarso lume interiore, a stento sanno amare qualcuno di perfetto amore spirituale. Molti, per naturale affetto e per umano sentimento , sono attratti verso questi o quei santi, e concepiscono il loro atteggiamento verso i santi del cielo come quello verso gli uomini di quaggiù; mentre c'è un divario incolmabile tra il modo di pensare della gente lontana dalla perfezione e le intuizioni raggiunte, per superiore rivelazione, da coloro che sono particolarmente illuminati.

3. Guardati dunque, o figlio, dall'occuparti avidamente di queste cose, che vanno al di là della possibile tua conoscenza; preoccupati e sforzati piuttosto di poterti trovare tu nel regno dei cieli, magari anche ultimo. Ché, pure se uno sapesse chi sia più santo di un altro o sia considerato più grande nel regno dei cieli, a che cosa ciò gli gioverebbe, se non ne traesse motivo di abbassarsi dinanzi a me, levandosi poi a lodare ancor più il mio nome? Compie cosa molto più gradita a Dio colui che pensa alla enormità dei suoi peccati, alla pochezza delle sue virtù e a quanto egli sia lontano dalla perfezione dei santi; molto più gradita di quella che fa colui che disputa intorno alla maggiore o minore grandezza dei santi. E' cosa migliore implorare i santi, con devote preghiere e supplicarli umilmente affinché, dalla loro gloria, ci diano aiuto; migliore che andare indagando, con inutile ricerca, il segreto della loro condizione. Essi sono paghi, e pienamente. Magari gli uomini riuscissero a limitarsi, frenando i loro vaniloqui. I santi non si vantano dei loro meriti; non ascrivono a sé nulla di ciò che è buono, tutto attribuendo a me; poiché sono stato io, nel mio amore infinito a donare ad essi ogni cosa. Di un così grande amore di Dio e di una gioia così strabocchevole i santi sono ricolmi; ché ad essi nulla manca di gloria, nulla può mancare di felicità. I santi, quanto più sono posti in alto nella gloria, tanto più sono umili in se stessi, e a me più cari. Per questo trovi scritto che "deponevano le loro corone dinanzi a Dio, cadendo faccia a terra dinanzi all'Agnello e adorando il Vivente nei secoli dei secoli" (Ap 4,10; 5,14).

4. Molti cercano di sapere chi sia il maggiore nel regno di Dio, e non sanno neppure se saranno degni di essere colà annoverati tra i più piccoli. Ed è gran cosa essere pure il più piccolo, in cielo, dove tutti sono grandi, perché "saranno detti - e lo saranno - figli di Dio" (Mt 5,9); "il più piccolo diventerà come mille" (Is 60,22); "il più misero morirà di cento anni" (Is 65,20). Quando infatti i discepoli andavano chiedendo chi sarebbe stato il maggiore nel regno dei cieli, si sentirono rispondere così: "se non vi sarete convertiti e non vi sarete fatti come fanciulli non entrerete nel regno dei cieli; chi dunque si sarà fatto piccolo come questo fanciullo, questi è il più grande nel regno dei cieli" (Mt 18,3s). Guai a coloro che non vogliono accettare di buon grado di farsi piccoli come fanciulli: la piccola porta del regno dei cieli non permetterà loro di entrare. Guai anche ai ricchi, che hanno quaggiù le loro consolazioni; mentre i poveri entreranno nel regno di Dio, essi resteranno fuori, in lamenti. Godete, voi piccoli; esultate, voi "poveri, perché il regno di Dio è vostro" (Lc 6,20); a condizione però che voi camminiate nella verità.


DISCORSO 381 NEL NATALE DEGLI APOSTOLI PIETRO E PAOLO.

Discorsi - Sant'Agostino

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Uniti in un'unica celebrazione: segno di concordia. Pietro: la scelta degli umili. Paolo: la misericordia è infinita.

1. Ricorre oggi, secondo la tradizione della Chiesa romana, l'anniversario del giorno in cui gli apostoli Pietro e Paolo ebbero in premio la corona del trionfo, dopo aver riportato vittoria sul diavolo. Solenne è la festa, e solenne sia il sermone in loro onore. Essi ascoltino da noi le lodi e preghino per noi. Da quanto ci hanno trasmesso i padri, sappiamo che la loro passione non avvenne nell'arco di un'unica giornata, ma che il giorno in cui subì il martirio Paolo coincise con il giorno natale di Pietro: per giorno natale intendo non il giorno in cui uscì dal ventre materno tra gli uomini, ma quello in cui uscì dai vincoli del corpo nella luce degli angeli. Per questo appunto in un unico giorno fu fissata la celebrazione della festa di entrambi. Vedo in questo un grande segno di concordia: colui che fu l'ultimo degli Apostoli si incontrò con il primo, che era stato apostolo con lui, poiché fu chiamato nello stesso giorno di Pietro, nello stesso giorno ricevette la corona. L'uno fu scelto nel tempo anteriore alla passione, l'altro dopo la sua ascensione: ineguali quanto al tempo, ma pari nella felicità eterna. L'uno fu fatto apostolo da pescatore, l'altro da persecutore; con il primo è stato scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti 1, nell'altro sovrabbondò il peccato perché sovrabbondasse la grazia 2. In entrambi fu grande la grazia di Dio e risplendette la sua gloria poiché Dio non trovò in loro dei meriti, ma li creò. Chiamando nel suo regno anzitutto dei pescatori, e solo in seguito anche degli imperatori, egli volle dimostrare che chi si gloria deve gloriarsi nel Signore 3; non intendeva respingere dalla salvezza dotti, potenti, nobili con il preporre loro gente di poco conto, deboli ed incolti, ma scelse la pochezza dei deboli per guarire i superbi della loro boria. Se fossero stati chiamati da Cristo prima i ricchi, questi avrebbero pensato che in loro fossero state scelte ricchezza, facondia, eloquenza, splendore di scienza e di nobiltà, ovvero generosità, dignità e potere regale, e nell'orgoglio della loro riuscita mondana, avrebbero creduto di aver donato prima loro a Cristo quello che erano, e sarebbe così sembrato loro di ricevere da Cristo un ricambio, non un dono; ma in tal modo non avrebbero potuto né comprendere né conservare quello che Dio avrebbe operato in loro con la sua grazia. Secondo dunque un ottimo e ordinato procedere egli ha sollevato l'indigente dalla polvere, dall'immondizia ha rialzato il povero per farlo sedere tra i principi del suo popolo 4, ottenendo così che fosse reso evidente il fatto che da Dio provengono i doni dell'intelletto e della scienza. Con grande gioia dunque noi leviamo gloria a Dio vedendo un pescatore disprezzare le ricchezze di un potente, e un potente innalzare preghiere nella memoria di un pescatore; l'uno senza avvilirsi per la sua povertà, l'altro senza insuperbirsi per la sua ricchezza. Molto efficace è l'esempio di Paolo che Cristo trasformò da suo persecutore in suo Apostolo: a nessuno più è permesso di disperare della misericordia di Dio per la coscienza dei propri peccati. Ce lo dice Paolo stesso: Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, e di questi il primo sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità per dare un esempio a tutti quelli che in futuro crederanno in lui per ricevere la vita eterna 5. Non può davvero disperare che dalla mano dell'Onnipotente gli venga la salvezza chi consideri questo esempio: colui che era nemico è diventato evangelizzatore, colui che era persecutore non solo è libero da punizioni, ma cinto della gloria di dottore, colui che aveva bramato spargere sangue incrudelendo sulle membra di Cristo, divenuto testimone della fede, sparge il proprio sangue per il nome di lui. Due luci brillano dunque per i popoli nella Roma che è la capitale dei popoli. Le ha accese Colui che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. In una di esse Dio ha innalzato l'umile disprezzato, nell'altra ha guarito l'iniquità che doveva essere punita. Dal primo impariamo a non essere superbi, dall'altro a non disperare. Ci sono stati offerti esempi grandi e salutari: dobbiamo ricordarli sempre e, a loro gloria, magnificare la luce vera. Nessuno deve vantarsi di grandezze di questo mondo, poiché Pietro fu un pescatore. Nessuno deve sottrarsi alla misericordia di Dio, pensando alla propria iniquità, poiché Paolo fu un persecutore. Da uno sentiamo dire: Il Signore è rifugio dei poveri 6; dall'altro: Insegnerò agli iniqui le tue vie, e i peccatori a te ritorneranno 7.

 


1 - Cf. 1 Cor 1, 27.

2 - Cf. Rm 5, 20.

3 - Cf. 1 Cor 1, 31.

4 - Sal 112, 7-8.

5 - 1 Tm 1, 15-16.

6 - Sal 9, 10.

7 - Sal 50, 15.


Il gattone dagli occhi accesi

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Il 6 febbraio 1865, nel dare la «buona notte» ai suoi giovani, Don Bosco s’introdusse così: «Siccome io amo i miei giovani, sogno sempre di essere in loro compagnia.

Mi parve di trovarmi qui in mezzo al cortile, circondato dai miei cari figliuoli. Tutti avevano in mano un bel fiore. Chi aveva una rosa, chi un giglio, chi una violetta, chi la rosa e il giglio insieme, ecc. Insomma chi un fiore, chi un altro. Quando a un tratto com parve un brutto gattone con le corna, tutto nero, grosso come un cane, con gli occhi accesi come bragia, con le unghie grosse come un chiodo. La brutta bestia si avvicinava quietamente ai giovani e, girando in mezzo a loro, ora dava un colpo di zampa al fiore che uno aveva e, strappandoglielo di mano, lo gettava a terra, ora faceva la stessa cosa a un altro, e così via.

Alla comparsa di questo gattone, io mi spaventai tutto e mi meravigliai che i giovani non se ne turbassero e stessero tranquilli come se nulla fosse.

Quando vidi che il gatto s’inoltrava verso di me per prendere i miei fiori, cercai di fuggire; ma fui fermato e mi venne detto:

— Non fuggire e di’ ai tuoi giovani che innalzino il braccio, e il gatto non potrà arrivare a togliere loro di mano i fiori. Io mi fermai e alzai il braccio: il gatto si sforzava di togliermi i fiori, saltava per arrivarvi, ma siccome era molto pesante, cadeva goffamente a terra».

Fin qui Don Bosco, che ne faceva questo commento: «Il giglio, miei cari, è la bella virtù della purezza, alla quale il diavolo muove sempre guerra. Guai a quei giovani che tengono il fiore in basso! Il demonio li fa cadere. Coloro che lo tengono in basso sono quelli che accarezzano il loro corpo mangiando disordinatamente e fuori di tempo; quelli che fuggono la fatica, lo studio e si danno all’ozio; quelli che fan no certi discorsi, che leggono certi libri, che sfuggono la mortificazione. Per carità, combattete questo nemico, altrimenti diventerà vostro padrone. Queste vittorie sono difficili, ma l’eterna Sapienza ci ha indicato i mezzi per conseguirle: “Questo genere di demòni non si caccia se non con la preghiera e il digiuno” (Mt 17,21). Alzate il vostro braccio, sollevate in aria il vostro fiore e sarete sicuri. La purezza è una virtù celeste, e chi vuole conservarla deve innalzarsi verso il cielo. Salvatevi dunque con la preghiera.

Preghiera che vi innalza al cielo sono le preghiere del mattino e della sera dette bene; preghiera sono la meditazione e la Messa; preghiera sono la frequente Confessione e Comunione; preghiera sono le prediche e le esortazioni di chi vi guida; preghiera è la visita al SS. Sacramento; preghiera è il Rosario; preghiera è lo studio. Con la preghiera il vostro cuore si dilaterà come un involucro gonfio e vi eleverà verso il cielo. Così potrete ripetere con Davide: “Corro sulla via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore” (Salmo 118,32).
Così porrete in salvo la più bella delle vostre virtù e il vostro nemico, per quanti sforzi faccia, non potrà strapparla dalle vostre mani» .

Questi «gattoni» oggi si sono moltiplicati. Sono i pornografi della stampa, del cinema, della televisione. Occorre difenderci e difendere i nostri figli dalle zampate devastatrici di questi delinquenti in guanti gialli, che deturpano il giglio di innumerevoli anime giovanili.


Rubbio (Vicenza), 1 Gennaio 1990. Festa di Maria Santissima Madre di Dio. Madre del Secondo Avvento.

Don Stefano Gobbi

«Figli prediletti, iniziate questo nuovo anno nella luce immacolata della mia divina Maternità. Sono anche vostra Madre, per volontà di mio figlio Gesù. E, come mamma, voglio prendervi per mano ed accompagnarvi sulla soglia di questo decennio, che voi incominciate proprio in questo giorno. È un decennio molto importante. È un periodo di tempo particolarmente segnato da una forte presenza del Signore fra voi. Nell'ultimo decennio del vostro secolo avranno compimento gli avvenimenti che Io vi ho predetto. Allora è necessario che vi lasciate formare tutti dalla mia azione materna.

- Vi formo nei cuori per portarvi alla conversione e per aprirvi ad una nuova capacità di amore. Così vi guarisco dalla malattia dell'egoismo e dell'aridità.

- Vi formo nelle anime, aiutandovi a coltivare in esse il grande dono della grazia divina, della purezza, della carità. E, come in un celeste giardino, faccio sbocciare i fiori di tutte le virtù, che vi fanno crescere nella santità. Così allontano da voi l'ombra del male, il gelo del peccato, il deserto della impurità.

- Vi formo nei corpi, facendo risplendere in essi la luce dello Spirito che vi abita come in un suo tempio vivente. Così vi conduco sulla strada della purezza, della bellezza, dell'armonia, della gioia, della pace, della comunione con tutto il Paradiso.In questi anni

Io vi preparo, con la mia azione materna, a ricevere il Signore che viene. Ecco perché vi ho domandato la consacrazione al mio Cuore Immacolato. Per formarvi tutti a quella interiore docilità che mi è necessaria, perché Io possa operare in ciascuno di voi, portandovi ad una profonda trasformazione, che vi prepari a ricevere degnamente il Signore.

Sono la Madre del secondo Avvento. Io vi preparo alla sua nuova venuta. Io apro la strada a Gesù che torna a voi nella gloria. Appianate i colli elevati dalla superbia, dall'odio, dalla violenza. Colmate le valli scavate dai vizi, dalle passioni, dalla impurità. Rimuovete l'arida terra del peccato e del rifiuto di Dio. Come Madre dolce e misericordiosa, oggi invito i miei figli, invito tutta l'umanità a preparare la strada al Signore che viene. All'inizio di questo ultimo decennio del vostro secolo, il compito che il Signore mi ha affidato è quello di preparare la sua venuta fra voi. Per questo domando a tutti di tornare al Signore sulla strada della conversione del cuore e della vita, perché questo è ancora il tempo favorevole che il Signore vi ha concesso.

Invito tutti a consacrarsi al mio Cuore Immacolato, affidandovi a Me come bambini, perché vi possa condurre sulla strada della santità, nel gioioso esercizio di tutte le virtù: della fede, della speranza, della carità, della prudenza, della fortezza, della giustizia, della temperanza, del silenzio, della umiltà, della purezza, della misericordia.

Vi formo alla preghiera, che da voi deve sempre essere fatta con Me. Moltiplicate, in ogni parte del mondo, i Cenacoli di preghiera che Io vi ho domandato, come fiaccole accese nella notte, come punti sicuri di riferimento, come rifugi necessari ed attesi. Soprattutto chiedo che si diffondano sempre più i Cenacoli familiari, per offrirvi una dimora sicura, nella grande prova che ormai vi attende. Sono la Madre del secondo Avvento. Lasciatevi dunque formare e preparare da Me, in questi anni, così che possiate essere pronti a ricevere Gesù, che verrà nella gloria ad instaurare fra voi il suo Regno di amore, di santità, di giustizia e di pace».