Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

La castità  deve essere il perno di tutte le nostre azioni. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 11° settimana del tempo ordinario (San Luigi Gonzaga)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 9

1Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città.2Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".3Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia".4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore?5Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina?6Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua".7Ed egli si alzò e andò a casa sua.8A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?".12Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.13Andate dunque e imparate che cosa significhi: 'Misericordia io voglio e non sacrificio'. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

14Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?".15E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore.17né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano".

18Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà".19Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.
20Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello.21Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita".22Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì.
23Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse:24"Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo.25Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò.26E se ne sparse la fama in tutta quella regione.

27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi".28Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: "Credete voi che io possa fare questo?". Gli risposero: "Sì, o Signore!".29Allora toccò loro gli occhi e disse: "Sia fatto a voi secondo la vostra fede".30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: "Badate che nessuno lo sappia!".31Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione.

32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato.33Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: "Non si è mai vista una cosa simile in Israele!".34Ma i farisei dicevano: "Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni".

35Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.36Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.37Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi!38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!".


Secondo libro di Samuele 18

1Davide passò in rassegna la sua gente e costituì capi di migliaia e capi di centinaia per comandarla.2Divise la gente in tre corpi: un terzo sotto il comando di Ioab, un terzo sotto il comando di Abisài figlio di Zeruià, fratello di Ioab, e un terzo sotto il comando di Ittài di Gat. Poi il re disse al popolo: "Voglio uscire anch'io con voi!".3Ma il popolo rispose: "Tu non devi uscire, perché se noi fossimo messi in fuga, non si farebbe alcun caso di noi; quand'anche perisse la metà di noi, non se ne farebbe alcun caso, ma tu conti per diecimila di noi; è meglio che ti tenga pronto a darci aiuto dalla città".4Il re rispose loro: "Farò quello che vi sembra bene". Il re si fermò al fianco della porta, mentre tutto l'esercito usciva a schiere di cento e di mille uomini.5Il re ordinò a Ioab, ad Abisài e ad Ittài: "Trattatemi con riguardo il giovane Assalonne!". E tutto il popolo udì quanto il re ordinò a tutti i capi nei riguardi di Assalonne.
6L'esercito uscì in campo contro Israele e la battaglia ebbe luogo nella foresta di Èfraim.7La gente d'Israele fu in quel luogo sconfitta dai servi di Davide; la strage fu grande: in quel giorno caddero ventimila uomini.8La battaglia si estese su tutta la contrada e la foresta divorò in quel giorno molta più gente di quanta non ne avesse divorato la spada.
9Ora Assalonne s'imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto i rami di un grande terebinto e la testa di Assalonne rimase impigliata nel terebinto e così egli restò sospeso fra cielo e terra; mentre il mulo che era sotto di lui passava oltre.10Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: "Ho visto Assalonne appeso a un terebinto".11Ioab rispose all'uomo che gli portava la notizia: "Dunque, l'hai visto? E perché non l'hai tu, sul posto, steso al suolo? Io non avrei mancato di darti dieci sicli d'argento e una cintura".12Ma quell'uomo disse a Ioab: "Quand'anche mi fossero messi in mano mille sicli d'argento, io non stenderei la mano sul figlio del re; perché con i nostri orecchi abbiamo udito l'ordine che il re ha dato a te, ad Abisài e a Ittài: Salvatemi il giovane Assalonne!13Se io avessi commesso di mia testa una perfidia, poiché nulla rimane nascosto al re, tu stesso saresti sorto contro di me".14Allora Ioab disse: "Io non voglio perdere così il tempo con te". Prese in mano tre dardi e li immerse nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto del terebinto.15Poi dieci giovani scudieri di Ioab circondarono Assalonne, lo colpirono e lo finirono.
16Allora Ioab suonò la tromba e il popolo cessò di inseguire Israele, perché Ioab aveva trattenuto il popolo.17Poi presero Assalonne, lo gettarono in una grande fossa nella foresta ed elevarono sopra di lui un enorme mucchio di pietre. Tutto Israele era fuggito ciascuno nella sua tenda.18Ora Assalonne mentre era in vita, si era eretta la stele che è nella Valle del re; perché diceva: "Io non ho un figlio che conservi il ricordo del mio nome"; chiamò quella stele con il suo nome e la si chiamò di Assalonne fino ad oggi.
19Achimaaz figlio di Zadòk disse a Ioab: "Correrò a portare al re la notizia che il Signore gli ha fatto giustizia contro i suoi nemici".20Ioab gli rispose: "Oggi tu non sarai l'uomo della buona notizia, la porterai un altro giorno; non porterai oggi la bella notizia perché il figlio del re è morto".21Poi Ioab disse all'Etiope: "Va' e riferisci al re quello che hai visto". L'Etiope si prostrò a Ioab e corse via.22Achimaaz, figlio di Zadòk, disse di nuovo a Ioab: "Qualunque cosa avvenga, lasciami correre dietro all'Etiope". Ioab gli disse: "Ma perché correre, figlio mio? La buona notizia non ti porterà nulla di buono".23E l'altro: "Qualunque cosa avvenga, voglio correre". Ioab gli disse: "Corri!". Allora Achimaaz prese la corsa per la strada della valle e oltrepassò l'Etiope.24Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta dal lato del muro; alzò gli occhi, guardò ed ecco un uomo correre tutto solo.25La sentinella gridò e avvertì il re. Il re disse: "Se è solo, porta una buona notizia". Quegli andava avvicinandosi sempre più.26Poi la sentinella vide un altro uomo che correva e gridò al guardiano: "Ecco un altro uomo correre tutto solo!". E il re: "Anche questo porta una buona notizia".27La sentinella disse: "Il modo di correre del primo mi pare quello di Achimaaz, figlio di Zadòk". E il re disse: "È un uomo dabbene: viene certo per una lieta notizia!".28Achimaaz gridò al re: "Pace!". Prostratosi dinanzi al re con la faccia a terra, disse: "Benedetto sia il Signore tuo Dio che ha messo in tuo potere gli uomini che avevano alzato le mani contro il re mio signore!".29Il re disse: "Il giovane Assalonne sta bene?". Achimaàz rispose: "Quando Ioab mandava il servo del re e me tuo servo, io vidi un gran tumulto, ma non so di che cosa si trattasse".30Il re gli disse: "Mettiti là, da parte". Quegli si mise da parte e aspettò.31Ed ecco arrivare l'Etiope che disse: "Buone notizie per il re mio signore! Il Signore ti ha reso oggi giustizia, liberandoti dalle mani di quanti erano insorti contro di te".32Il re disse all'Etiope: "Il giovane Assalonne sta bene?". L'Etiope rispose: "Diventino come quel giovane i nemici del re mio signore e quanti insorgono contro di te per farti il male!".


Giobbe 19

1Giobbe allora rispose:

2Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
3Son dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate senza pudore.
4È poi vero che io abbia mancato
e che persista nel mio errore?
5Non è forse vero che credete di vincere contro di me,
rinfacciandomi la mia abiezione?
6Sappiate dunque che Dio mi ha piegato
e mi ha avviluppato nella sua rete.
7Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c'è giustizia!
8Mi ha sbarrato la strada perché non passi
e sul mio sentiero ha disteso le tenebre.
9Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
10Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco,
mi ha strappato, come un albero, la speranza.
11Ha acceso contro di me la sua ira
e mi considera come suo nemico.
12Insieme sono accorse le sue schiere
e si sono spianata la strada contro di me;
hanno posto l'assedio intorno alla mia tenda.
13I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino gli amici mi si sono fatti stranieri.
14Scomparsi sono vicini e conoscenti,
mi hanno dimenticato gli ospiti di casa;
15da estraneo mi trattano le mie ancelle,
un forestiero sono ai loro occhi.
16Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
devo supplicarlo con la mia bocca.
17Il mio fiato è ripugnante per mia moglie
e faccio schifo ai figli di mia madre.
18Anche i monelli hanno ribrezzo di me:
se tento d'alzarmi, mi danno la baia.
19Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti:
quelli che amavo si rivoltano contro di me.
20Alla pelle si attaccano le mie ossa
e non è salva che la pelle dei miei denti.
21Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
22Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
23Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
24fossero impresse con stilo di ferro sul piombo,
per sempre s'incidessero sulla roccia!
25Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
26Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
27Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
Le mie viscere si consumano dentro di me.
28Poiché dite: "Come lo perseguitiamo noi,
se la radice del suo danno è in lui?",
29temete per voi la spada,
poiché punitrice d'iniquità è la spada,
affinché sappiate che c'è un giudice.


Salmi 9

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Geremia 18

1Questa parola fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2"Prendi e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola".3Io sono sceso nella bottega del vasaio ed ecco, egli stava lavorando al tornio.4Ora, se si guastava il vaso che egli stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli rifaceva con essa un altro vaso, come ai suoi occhi pareva giusto.
5Allora mi fu rivolta la parola del Signore:6"Forse non potrei agire con voi, casa di Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore. Ecco, come l'argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele.7Talvolta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare, di abbattere e di distruggere;8ma se questo popolo, contro il quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli.9Altra volta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di edificare e di piantare;10ma se esso compie ciò che è male ai miei occhi non ascoltando la mia voce, io mi pentirò del bene che avevo promesso di fargli.
11Ora annunzia, dunque, agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Dice il Signore: Ecco preparo contro di voi una calamità e medito contro di voi un progetto. Su, abbandonate la vostra condotta perversa, migliorate le vostre abitudini e le vostre azioni".12Ma essi diranno: "È inutile, noi vogliamo seguire i nostri progetti; ognuno di noi agirà secondo la caparbietà del suo cuore malvagio".

13Perciò così dice il Signore:
"Informatevi tra le nazioni:
chi ha mai udito cose simili?
Enormi, orribili cose ha commesso
la vergine di Israele.
14Scompare forse dalle alte rocce
la neve del Libano?
Forse si inaridiscono
le acque delle montagne
che scorrono gelide?
15Eppure il mio popolo mi ha dimenticato;
essi offrono incenso a un idolo vano.
Così hanno inciampato nelle loro strade,
nei sentieri di una volta,
per camminare su viottoli,
per una via non appianata.
16Il loro paese è una desolazione,
un oggetto di scherno perenne.
Chiunque passa ne rimarrà stupito
e scuoterà il capo.
17Come fa il vento d'oriente io li disperderò
davanti al loro nemico.
Mostrerò loro le spalle e non il volto
nel giorno della loro rovina".

18Ora essi dissero: "Venite e tramiamo insidie contro Geremia, perché la legge non verrà meno ai sacerdoti, né il consiglio ai saggi, né l'oracolo ai profeti. Venite, colpiamolo per la sua lingua e non badiamo a tutte le sue parole".

19Prestami ascolto, Signore,
e odi la voce dei miei avversari.
20Si rende forse male per bene?
Poiché essi hanno scavato una fossa alla mia vita.
Ricordati quando mi presentavo a te,
per parlare in loro favore,
per stornare da loro la tua ira.
21Abbandona perciò i loro figli alla fame,
gettali in potere della spada;
le loro donne restino senza figli e vedove,
i loro uomini siano colpiti dalla morte
e i loro giovani uccisi dalla spada in battaglia.
22Si odano grida dalle loro case,
quando improvvisa tu farai piombare su di loro
una torma di briganti,
poiché hanno scavato una fossa per catturarmi
e hanno teso lacci ai miei piedi.
23Ma tu conosci, Signore,
ogni loro progetto di morte contro di me;
non lasciare impunita la loro iniquità
e non cancellare il loro peccato dalla tua presenza.
Inciampino alla tua presenza;
al momento del tuo sdegno agisci contro di essi!


Lettera agli Ebrei 12

1Anche noi dunque, circondàti da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,2tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e 'si è assiso alla destra' del trono di Dio.3Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo.4Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato5e avete già dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli:

'Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui;'
6'perché il Signore corregge colui che egli ama
e sferza chiunque riconosce come figlio'.

7È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre?8Se siete senza correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli!9Del resto, noi abbiamo avuto come correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre degli spiriti, per avere la vita?10Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro; Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santità.11Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
12Perciò 'rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite'13e 'raddrizzate le vie storte per i' vostri 'passi', perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

14Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore,15vigilando che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati;16non vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio di una sola pietanza vendette la sua primogenitura.17E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, perché non trovò possibilità che il padre mutasse sentimento, sebbene glielo richiedesse con lacrime.

18Voi infatti non vi siete accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta,19né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola;20non potevano infatti sopportare l'intimazione: 'Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata'.21Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: 'Ho paura' e tremo.22Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa23e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione,24al Mediatore della Nuova Alleanza e al sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele.
25Guardatevi perciò di non rifiutare Colui che parla; perché se quelli non trovarono scampo per aver rifiutato colui che promulgava decreti sulla terra, molto meno lo troveremo noi, se volteremo le spalle a Colui che parla dai cieli.26La sua voce infatti un giorno scosse la terra; adesso invece ha fatto questa promessa: 'Ancora una volta io scuoterò' non solo 'la terra', ma anche 'il cielo'.27La parola 'ancora una volta' sta a indicare che le cose che possono essere scosse son destinate a passare, in quanto cose create, perché rimangano quelle che sono incrollabili.
28Perciò, poiché noi riceviamo in eredità un regno incrollabile, conserviamo questa grazia e per suo mezzo rendiamo un culto gradito a Dio, con riverenza e timore;29perché il nostro 'Dio è un fuoco divoratore'.


Capitolo XXXIX:Nessun affanno nel nostro agire

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1. O figlio, ogni tua faccenda affidala a me; al tempo giusto disporrò sempre io per il meglio. Attieniti al mio comando e ne sentirai vantaggio. O Signore, di gran cuore affido a te ogni cosa; poco infatti potranno giovare i miei piani. Volesse il cielo che io non fossi tanto preso da ciò che potrà accadere in futuro, e mi offrissi, invece, senza esitare alla tua volontà.

2. O figlio, capita spesso che l'uomo persegua con ardore alcunché di cui sente la mancanza; e poi, quando l'ha raggiunto, cominci a giudicare diversamente, perché i nostri amori non restano fermi intorno a uno stesso punto, e ci spingono invece da una cosa all'altra. Non è una questione da nulla rinunciare a se stessi, anche in cose di poco conto. Il vero progresso dell'uomo consiste nell'abnegazione di sé. Pienamente libero e sereno è appunto soltanto chi rinnega se stesso. Ecco, però, che l'antico avversario, il quale si pone contro tutti coloro che amano il bene, non tralascia la sua opera di tentazione; anzi, giorno e notte, prepara gravi insidie, se mai gli riesca di far cadere nel laccio dell'inganno qualcuno che sia poco guardingo. "Vegliate e pregate, dice i Signore, per non entrare in tentazione" (Mt 26,41).


DISCORSO 183 ANCORA DALLE PAROLE DELLA PRIMA LETTERA DI GIOVANNI (4, 2): " OGNI SPIRITO CHE RICONOSCE CHE GESÙ CRISTO È VENUTO NELLA CARNE, È DA DIO "

Discorsi - Sant'Agostino

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Questione da trattare.

1. 1. Quel che si attende la Carità vostra è la riscossione del mio debito. Non metto in dubbio che voi avete presente ciò che ho promesso, confidando nell'aiuto del Signore, riguardo alla lettura tratta da san Giovanni. Pertanto credo che, all'ascolto del lettore, voi avete pensato che dovevo soddisfare alla promessa. Andando per le lunghe il discorso, abbiamo differito una questione veramente difficile: qual è il modo corretto d'intendere ciò che afferma nella sua lettera il beato Giovanni, non il Battista, ma l'Evangelista: Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio 1. Ci rendiamo conto che molte eresie riconoscono che Gesù Cristo è venuto nella carne, eppure non possiamo dire che sono da Dio. Il Manicheo non riconosce che Cristo è venuto nella carne. Non c'è da preoccuparsi, né è necessario prolungare il discorso per rendervi persuasi che questo errore non viene da Dio. Ma l'Ariano riconosce che Cristo è venuto nella carne; l'Eunomiano, il Sabelliano, il Fotiniano anche. Che ragione abbiamo di cercare testimoni per renderli convinti? Chi può enumerare tante pesti? Ma intanto trattiamo di quelle che sono più conosciute. In realtà, le eresie che ho citato sono ignorate da molti, e questa ignoranza è assai rassicurante. Sappiamo di certo che il Donatista riconosce che Cristo è venuto nella carne; eppure lungi da noi il pensiero che tale errore venga da Dio. Per parlare di eretici più recenti, il seguace di Pelagio riconosce che Cristo è venuto nella carne, tuttavia l'errore pelagiano non è assolutamente da Dio.

Gli eretici sono d'accordo in questo: non riconoscere che Cristo è venuto nella carne.

2. 2. Poiché non dubitiamo della verità dell'affermazione: Ogni spirito che riconosce che Cristo è venuto nella carne è da Dio 2, disponiamoci appunto, carissimi, ad un esame scrupoloso; c'è da convincere costoro del fatto che non riconoscono che Cristo è venuto nella carne. Giacché ammettere valida, da parte nostra, questa loro attestazione, sarà un dichiarare che quelli sono da Dio. Come preservarvi dai loro errori, o come distogliervene, o come difendervi contro di loro con lo scudo della verità? Ci aiuti il Signore, in quanto la vostra attesa è preghiera per noi, perché costoro si persuadano di non riconoscere che Cristo è venuto nella carne.

L'Ariano: in che modo nega che Gesù Cristo è venuto nella carne.

2. 3. L'Ariano ode e fa la sua predica sul parto della Vergine Maria. Allora riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne? No. Come lo sosteniamo? Con la più grande facilità se il Signore soccorre le vostre intelligenze. Che cosa vogliamo sapere? Se riconosca che Gesù Cristo è venuto nella carne. Come può riconoscere che Gesù Cristo è venuto nella carne uno che nega lo stesso Cristo? In realtà, chi è Cristo? Interroghiamo il beato Pietro. Ora, durante la lettura del Vangelo, avete ascoltato che, per aver domandato il Signore Gesù Cristo stesso che dicessero gli uomini di lui, Figlio dell'uomo, i discepoli riferirono le opinioni altrui. Dissero: Alcuni dicono Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei Profeti 3. Coloro che dichiaravano, o dichiarano queste opinioni, hanno riconosciuto in Gesù Cristo non altri che l'uomo. Ma se non hanno conosciuto Gesù Cristo più che uomo, in realtà non hanno conosciuto Gesù Cristo. Infatti, se è soltanto uomo e niente di più, non è questi Gesù Cristo. Chiese: Voi chi dite che io sia? Rispose Pietro, uno per tutti, in quanto l'unità in tutti: Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente 4.

Vi si tratta il medesimo argomento.

3. 4. Ecco, hai il riconoscimento autentico, il riconoscimento pieno. Devi infatti mettere insieme l'una e l'altra frase: ciò che Cristo disse di sé e ciò che Pietro disse di Cristo. Che cosa disse di sé Cristo? Gli uomini chi dicono sia io, il Figlio dell'uomo? Che disse di Cristo Pietro? Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 5. Metti insieme l'una e l'altra frase e Cristo è venuto nella carne. Cristo espresse di sé ciò che è poco elevato, Pietro, di Cristo, ciò che è assai elevato. L'umiltà parla della verità e la verità dell'umiltà; cioè, l'umiltà della verità di Dio, e la verità dell'umiltà dell'uomo. Disse Gli uomini chi dicono io sia, il Figlio dell'uomo? Io dico ciò che sono stato fatto per voi; tu, Pietro, devi dire chi è colui che ha fatto voi. Pertanto, chi riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, certamente riconosce che il Figlio di Dio è venuto nella carne. Dica ora l'Ariano se riconosce che Cristo è venuto nella carne. Se riconosce che il Figlio di Dio è venuto nella carne, certamente riconosce che Cristo è venuto nella carne. Se non riconosce che Cristo è il Figlio di Dio, non conosce Cristo; confonde l'uno con l'altro, non parla del medesimo. Che è infatti il Figlio di Dio? Come chiedevamo: Che è il Cristo, e ascoltavamo che è il Figlio di Dio, chiediamo che è il Figlio di Dio. Ecco il Figlio di Dio: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; egli era in principio presso Dio 6. In principio era il Verbo. Che vai dicendo, o Ariano? In principio - come dice la Genesi - Dio fece il cielo e la terra 7; tu invece dici: In principio Dio fece il Verbo. Tu ritieni infatti che il Verbo è stato creato, ritieni creatura il Verbo. Poiché tu dici: In principio Dio creò il Verbo, ma l'Evangelista dice: In principio era il Verbo. E perché il Verbo era, perciò in principio Dio creò il cielo e la terra. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui 8. Tu dici che è stato creato. Se lo ritieni creato, neghi il Figlio.

Ancora lo stesso argomento.

4. 5. Cerchiamo infatti il Figlio per natura, non per grazia; il Figlio unico, l'Unigenito, non il figlio per adozione. Tale cerchiamo il Figlio, cerchiamo il Figlio così autenticamente Figlio, che, pur essendo di natura divina, sono parole dell'Apostolo, le ricordo per gli sprovveduti perché non siano ritenute parole mie; cerchiamo quel Figlio il quale, pur essendo di natura divina, come dice l'Apostolo, non considerò una rapina essere uguale a Dio 9. Non per rapina, ma per natura. Non era rapina, era natura. Non considerò una rapina essere uguale a Dio. Per lui non era rapina, era natura; così era dall'eternità, così era il coeterno al genitore, così era l'uguale al Padre, così era. Spogliò se stesso perché riconosciamo che Gesù Cristo è venuto nella carne. Spogliò se stesso. Come? Perdendo ciò che era, o assumendo ciò che non era? Prosegua l'Apostolo; ascoltiamo: Spogliò se stesso assumendo la condizione di servo 10. Così si spogliò, assumendo la condizione di servo: senza perdere la natura divina. Si appose la condizione di servo, non si separò la natura di Dio. Questo è riconoscere che Cristo è venuto nella carne. Ma l'Ariano che non riconosce l'Uguale, non riconosce il Figlio. Se non riconosce il Figlio, non riconosce il Cristo. Chi non riconosce il Cristo, come riconosce che Cristo è venuto nella carne?

Il seguace di Eunomio.

5. 6. Così anche il seguace di Eunomio, suo pari e suo compagno, non si distingue molto. Si dice infatti che gli Ariani abbiano almeno riconosciuto che il Figlio è simile al Padre; anche se non uguale, almeno lo dissero simile. L'Eunomiano, neppure simile. Dunque nega Cristo anche costui. Poiché se il vero Cristo è uguale e simile al Padre, certamente chi non riconosce l'uguaglianza, nega Cristo; chi non riconosce la somiglianza, nega Cristo. Pertanto chi nega l'uguaglianza e la somiglianza, non riconosce che Cristo è venuto nella carne. Quindi domando: Cristo è venuto nella carne? Risponde: E' venuto. E pensiamo che lo riconosce. Domando: Quale Cristo è venuto nella carne? Colui che è uguale al Padre, o colui che non gli è uguale? Risponde: Chi non gli è uguale. Ne segue che tu dici venuto nella carne chi non è uguale al Padre; tu non riconosci che Cristo è venuto nella carne, perché Cristo è uguale al Padre.

Il seguace di Sabellio.

5. 7. Ascolta il seguace di Sabellio. Il Figlio è la medesima persona del Padre. Questo afferma, di qui punge, di qui diffonde il suo veleno. Dice: Egli appunto è il Padre. Quando vuole è il Figlio, quando vuole è il Padre. Non è egli il Cristo. Anche tu sei nell'errore se dici che questo Cristo è venuto nella carne; dal momento che questo non è il Cristo, non riconosci che il Cristo è venuto nella carne.

Fotino.

5. 8. Tu che dici, Fotino? Fotino afferma: Cristo è soltanto uomo, non è Dio. Riconosci la natura di servo, neghi la natura di Dio. Cristo, quanto alla natura di Dio, è uguale al Padre; quanto alla natura di servo, è partecipe della nostra natura. Anche tu non riconosci che Cristo è venuto nella carne.

Il seguace di Donato.

5. 9. Che dice il Donatista? Moltissimi Donatisti, riguardo al Figlio, riconoscono ciò che noi crediamo, che è uguale al Padre ed è consustanziale al Padre; altri di loro, tuttavia, riconoscono veramente l'identità della sostanza, ma non lo riconoscono uguale. A che serve di far discussione su coloro che negano l'uguaglianza? Se infatti non lo riconoscono uguale, non riconoscono il Figlio. Se negano il Figlio, negano Cristo. Se negano Cristo, come riconoscono che il Cristo è venuto nella carne?

Si tratta il medesimo argomento.

6. 10. E' più sottile una trattazione sul conto di quelli che condividono ciò che noi riconosciamo, che il Figlio unigenito è uguale al Padre, a lui consustanziale, coeterno a lui eterno, eppure sono seguaci di Donato. Diciamo loro: Riconoscete a parole, negate con i fatti. Senza dubbio qualcuno nega con i fatti. Non è che neghi con la parola ciascuno che nega. Ci sono davvero uomini che negano con i fatti. Domandiamo all'Apostolo: Tutto è puro per i puri - dice - per i contaminati, però, e per gli infedeli, nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza. Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti 11. Che vuol dire: " negare con i fatti "? Insuperbire e suscitare scismi; gloriarsi nell'uomo, non in Dio. In tal modo si rinnega Cristo con i fatti; è certo che Cristo ama l'unità. Infine, per parlare più chiaramente, ecco come anch'essi negano Cristo. Noi chiamiamo Cristo colui del quale disse Giovanni Battista: Chi possiede la sposa è lo sposo 12. Felice connubio, sante nozze. Lo sposo, Cristo; la sposa, la Chiesa. Per mezzo dello sposo noi conosciamo la sposa. Ci dica appunto lo sposo che sposa è la sua, lo dica, perché non ci capiti di commettere errore e, invitati alle nozze, turbiamo le nozze sante; parli, per prima cosa faccia conoscere se stesso.

Ancora lo stesso argomento.

7. 11. Dopo la risurrezione, disse ai suoi discepoli: Non sapevate che bisognava che si compissero tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi? Quindi l'Evangelista prosegue dicendo: Allora aprì loro la mente perché comprendessero le Scritture, e aggiunse: Perché così bisognava, che il Cristo sopportasse le sofferenze e risuscitasse dai morti il terzo giorno 13. Ecco lo sposo, che Pietro riconobbe, cioè il Figlio del Dio vivente, conveniva che patisse e risuscitasse il terzo giorno, e già si era realizzato; lo vedevano compiuto, era con loro il capo, cercavano il corpo. Qual è il capo? Cristo stesso: subì la passione, risuscitò il terzo giorno; è il capo della Chiesa. Qual è il corpo? La Chiesa stessa. I discepoli perciò vedevano il capo, non vedevano il corpo. Istruisca dunque il capo coloro che non vedono il corpo. Parla, Signore Gesù; parla o sposo santo, istruiscici riguardo al tuo corpo, riguardo alla tua sposa, la tua amata, la tua colomba, cui hai dato in dote il tuo sangue, parla: Conveniva che Cristo patisse, e risorgesse dai morti il terzo giorno. Ecco lo sposo: parla della sposa, firma il contratto matrimoniale. Ascoltate la sposa: E che si predicasse, dice. E' quanto segue, infatti: Conveniva che Cristo patisse e che risuscitasse dai morti il terzo giorno e che si predicasse nel suo nome a tutte le genti la conversione e la remissione dei peccati. Dove ti nascondi? A tutte le genti, a cominciare da Gerusalemme 14. Così è stato fatto. Lo abbiamo letto promesso, lo vediamo compiuto. Ecco la mia luce, dov'è la tua oscurità? Pertanto Cristo è lo sposo di questa Chiesa che viene fatta conoscere a tutte le genti, e si diffonde e cresce sino ai confini della terra, a cominciare da Gerusalemme: Cristo è il suo sposo. Tu che cosa dici? Di chi è lo sposo Cristo, della fazione di Donato? Non è egli, non è egli. Buon uomo, non è egli, perfido uomo, non è egli. Siamo venuti alle nozze, leggiamo il contratto matrimoniale e non discutiamo. Ne segue che, se tu dici di Cristo che è lo sposo della fazione di Donato, io leggo il contratto e trovo che Cristo è lo sposo della Chiesa diffusa nel mondo intero. Se dici: Egli è lo sposo - e in realtà non lo è - non riconosci che Cristo è venuto nella carne.

Il seguace di Pelagio.

8. 12. Rimane da trattare dell'eresia pelagiana, non di tutte le eresie, ma di quelle che ho citato in breve. Ho già detto infatti: Chi può enumerare tante pesti? Che cosa dici, Pelagiano? Ascoltate che cosa dice. Pare che riconosca che Cristo è venuto nella carne, ma, esaminato, si scopre che non lo riconosce. Cristo infatti è venuto in una carne simile alla carne del peccato, ma non nella carne del peccato. Sono parole dell'Apostolo: Dio ha mandato il proprio Figlio in una carne simile alla carne del peccato 15. Non a somiglianza della carne, quasi che la carne non fosse carne, ma in una carne simile alla carne del peccato, perché era carne, ma non era la carne del peccato. Ma codesto Pelagio tenta di uguagliare l'altra carne, quella di ogni bambino, alla carne di Cristo. Non è uguale, carissimi. Non si farebbe tanto valere in Cristo la somiglianza della carne di peccato, se ogni altra carne non fosse carne di peccato. A che serve allora il tuo dire che Cristo è venuto nella carne, mentre tenti di uguagliare alla sua la carne di tutti i bambini? Dico anche a te ciò che ho detto al Donatista: Non è egli. Ecco davanti a me la Chiesa che attesta la sua maternità mostrando il suo seno. Accorrono le madri con i loro piccoli figli, li presentano al Salvatore perché li salvi, non a Pelagio perché li condanni. Una donna, madre, affrettandosi amorevolmente compresa con il suo piccolo figlio, dice: Venga battezzato, perché sia salvo. Pelagio, all'opposto: Come sia salvo? Non c'è in lui che debba essere salvato; nulla ha che sia vizio, nulla ha ereditato dalla trasmissione di condanna. Se è uguale a Cristo, perché cerca Cristo? Ecco, dico a te: Lo sposo, il Figlio di Dio che è venuto nella carne, è il salvatore dei maggiori e dei minori, è il salvatore degli adulti e dei bambini, ed egli appunto è il Cristo; tu, invece, dici del Cristo il salvatore dei maggiori, non dei minori; egli non è il Cristo. Se non è egli il Cristo, anche tu non riconosci che Cristo è venuto nella carne.

Non riconoscere l'incarnazione di Cristo è comune agli eretici ed ai cattivi cattolici.

9. 13. E se esaminiamo tutte le eresie, scopriamo che esse non riconoscono che Cristo è venuto nella carne. Tutti gli eretici non riconoscono che Cristo è venuto nella carne. Di che ci meravigliamo se i Pagani non riconoscono che Cristo è venuto nella carne? Di che ci meravigliamo se i Giudei negano l'incarnazione di Cristo? Di che ci meravigliamo se i Manichei negano l'incarnazione di Cristo? Lo dico alla Carità vostra: anche tutti i cattivi Cattolici a parole riconoscono che Cristo è venuto nella carne; con i fatti, invece, non lo riconoscono. Non siate perciò come al sicuro quanto alla vostra fede. Unite ad una fede retta una vita altrettanto retta per riconoscere che Cristo è venuto nella carne e, con le parole dicendo il vero e, con i fatti, vivendo con probità. Giacché, se riconoscete con le parole e smentite con la vita, questa fede, propria dei perversi, è quasi come la fede dei dèmoni. Datemi retta, carissimi, datemi retta, che questo mio sudore non sia testimone a vostro carico, ascoltatemi. L'apostolo Giacomo, a confutazione di quanti ritenevano per se stessi sufficiente la fede e non volevano sapere di opere buone, disse: Tu credi che c'è un Dio solo; fai bene, anche i dèmoni credono e tremano 16. Forse che i dèmoni saranno liberati dal fuoco eterno appunto perché credono e tremano? Ecco ora ciò che avete ascoltato nel Vangelo, ciò che afferma Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 17; leggete e troverete che anche i dèmoni hanno detto: Sappiamo chi sei, il Figlio di Dio 18. Eppure Pietro viene lodato, il demonio è represso, pestato. Unico il suono delle espressioni, distinto il movente. In che si diversificano queste due dichiarazioni? L'amore riceve lode, il timore è riprovato. Sappiamo chi sei, il Figlio di Dio, non lo dicevano certo per amore i dèmoni, lo dicevano per timore, non per amore. Infine, riconoscendo, gli dicevano: Che c'è di comune fra noi e te? 19 Pietro, invece: Sono con te fino alla morte 20.

Sono da Dio la retta fede e la vita buona.

10. 14. Ma anche lo stesso Pietro da che ebbe, fratelli miei, da che ebbe di poter dire con amore: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente? Da che gli venne? Proprio da sé? No, davvero! Grazie a Dio che lo stesso capitolo del Vangelo dimostra l'uno e l'altro: che cosa Pietro ricevette da Dio e che cosa era suo proprio. Vi trovi l'una e l'altra cosa; leggi, non c'è ragione che tu debba attendere di saperlo da me. Cito il Vangelo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E il Signore a lui: Beato sei, Simone figlio di Giona. Perché? Beato per te stesso? No. Perché né la carne, né il sangue te l'hanno rivelato; questo infatti tu sei. Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli 21. E prosegue, e dice dell'altro che sarebbe lungo riportare. Poco dopo il Signore, in quello stesso luogo, facendo seguito a queste sue parole, con le quali si era compiaciuto della fede di Pietro e indicava che questa fede era la roccia, cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme, e soffrire molto ed essere riprovato da parte degli anziani, degli scribi e dei sacerdoti, che sarebbe stato messo a morte e sarebbe risuscitato il terzo giorno. Allora Pietro, nella sua debolezza si spaventò, inorridì al sentire della morte di Cristo, l'infermo ebbe paura della sua medicina. Sia lungi da te, Signore - disse - sii ben disposto verso te stesso, che non accada questo. E dov'è: Ho il potere di dare la mia vita e ho il potere di riprenderla di nuovo 22? Lo hai dimenticato, Pietro? Hai dimenticato: Nessuno ha un amore più grande di quello di chi dà la propria vita per i suoi amici 23? Te ne sei dimenticato. Una tale dimenticanza è propria di lui; lo spavento, l'orrore e il timore della morte, tutto l'insieme è proprio di Pietro; anzi di Simone, non di Pietro. E il Signore: Lungi da me, satana. Beato te, Simone figlio di Giona: Lungi da me Satana. Beato te, Simone figlio di Giona. Ma per dono di Dio. Lungi da me, satana, e perché questo? Ricordate da che gli viene l'essere beato. L'ho già detto: Perché né la carne, né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. Da che, satana? lo dica il Signore: Perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini 24.

Con la fede e con la vita buona dobbiamo riconoscere che Cristo è venuto nella carne.

10. 15. Ponete nel Signore la vostra speranza e aggiungete opere buone alla retta fede. Riconoscete che Cristo è venuto nella carne e, in uno con la fede e la vita buona, mantenete fermo che l'una e l'altra l'avete ricevuta da lui e da lui sperate il dovuto incremento e la debita perfezione. Poiché è maledetto ogni uomo che ripone la propria speranza nell'uomo 25. Ed è un bene, per l'uomo che si vanta, vantarsi nel Signore 26.

Rivolti al Signore Dio Padre onnipotente, a lui, con puro cuore, per quanto è possibile alla nostra pochezza, eleviamo il più largo e sincero rendimento di grazie. Eccoci a sollecitare con tutto lo slancio dell'animo la sua singolare bontà; si degni accogliere nel suo volere le nostre suppliche; con la sua potenza respinga il nemico delle nostre azioni e dei nostri pensieri; ci accresca la fede, diriga la mente, conceda intendimenti spirituali e ci conduca alla sua beatitudine: per Gesù Cristo, suo Figlio. Amen.

 


1 - 1 Gv 4, 2.

2 - Ibidem.

3 - Mt 16, 14.

4 - Mt 16, 15-16.

5 - Ibidem.

6 - Gv 1, 3.

7 - Gn 1, 1.

8 - Gv 1, 1-3.

9 - Fil 2, 6.

10 - Fil 2, 7.

11 - Tt 1, 15-16.

12 - Gv 3, 29.

13 - Lc 24, 44-46.

14 - Lc 24, 46-47.

15 - Rm 8, 3.

16 - Gc 2, 19.

17 - Mt 16, 16.

18 - Mc 1, 24.

19 - Mc 1, 24-25.

20 - Lc 22, 33.

21 - Mt 16, 17.

22 - Gv 10, 18.

23 - Gv 15, 13.

24 - Mt 16, 16-23.

25 - Ger 17, 5.

26 - 1 Cor 1, 31.


Capitolo XXXIII:L’instabilità del nostro cuore e la intenzione ultima, che deve essere posta in Dio

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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O figlio, non ti fidare della disposizione d'animo nella quale ora ti trovi; ben presto essa muterà in una disposizione diversa. Per tutta la vita sarai oggetto, anche se tu non lo vuoi, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarai trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensoso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di dottrina spirituale si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità; badando, invece, che tutto il proposito dell'animo suo giovi al fine dovuto e desiderato. Così infatti egli potrà restare sempre se stesso in modo irremovibile, tenendo costantemente fisso a me, pur attraverso così vari eventi, l'occhio puro della sua intenzione.

E quanto più puro sarà l'occhio dell'intenzione, tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste. Ma quest'occhio puro dell'intenzione, in molta gente, è offuscato, perché lo sguardo si volge presto a qualcosa di piacevole che balzi dinanzi. E poi raramente si trova uno che sia esente del tutto da questo neo, di cercare la propria soddisfazione: Come gli Ebrei, che erano venuti, quella volta, a Betania, da Marta e Maria, "non già per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro" (Gv 12,9).

Occorre, dunque, che l'occhio dell'intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a me.


29 maggio 1976 - PROFESSIONISMO SACERDOTALE

Mons. Ottavio Michelini

Sempre salve le debite eccezioni, l'attuale impostazione della azione pastorale non è quella voluta da Me.

L'attuale pastorale è terribilmente contagiata da gravi mali, di cui uno è il professionismo. Essa viene considerata alla stregua di qualsiasi altra professione

Non potrebbe essere altrimenti, perché è carente la Fede, che dà l'impronta all'azione. La Fede sta all'azione come il motore dell'automobile sta alla carrozzeria. Ci sono motori di diversa potenza e carrozzerie di diversa portata. Se il motore è inefficiente, la carrozzeria è inutile e rimane ferma.

Guardateli i Sacerdoti di questa generazione, guardateli nei loro atteggiamenti! Che differenza notate tra la loro foggia di vestire, tra il modo di comportarsi e di parlare e il comune modo di vivere del popolo?

Quanti motori spenti, soprannaturalmente parlando! Potremmo dirli motori inutili, anzi nocivi per il Corpo Mistico di cui sono parte così importante.(p.41)

Vi è una differenza tra il professionismo del Sacerdote non santo e il comune professionismo dei laici: quello del Sacerdote si ammanta d'ipocrisia, cosa che generalmente non avviene nel professionismo dei laici.

Fede, speranza e amore, le tre virtù infuse, nei sacerdoti dovrebbero brillare di fulgore tutto particolare, essendo così intimamente unite da formare un tutt'uno, quello che si chiama vita di Grazia. Invece...

Di conseguenza, se il Sacerdote manca di fede, manca anche di speranza, cioè della molla essenziale per far superare le innumerevoli difficoltà che la vita pastorale comporta, per cui ecco cadute, scandali e miserie, depressione morale e spirituale fino alla apostasia.

Quanti hanno apostatato! Quanti che, pur non avendo apostatato, sventuratamente sono rimasti come rami secchi nel Corpo Mistico, tumori contagiosi per tante anime, causa non di salvezza ma di perdizione!

Quali terribili catene tengono legati questi sventurati sacerdoti al nemico del Sacerdozio!

 

Senza amore

Professionismo freddo, infecondo e ipocrita quello del sacerdote senza fede, senza speranza e senza amore.

Dinnanzi alle sofferenze di quelle (p.42) anime, di cui è padre, non ha che parole vuote di convenienza e prive di qualsiasi efficacia, parole senza anima.

Le parole uscenti dal sacerdote in comunione con l'Eterno Sacerdote, sono parole di vita. Permeate di quella unzione ed efficacia che hanno le parole del Sacerdote santo, divengono balsamo capace di lenire le sofferenze di tante persone.

Il Sacerdote professionista non è in grado di fare una diagnosi delle anime sofferenti per colpa del Maligno, a cui fra l'altro non crede.Il suo animo è arido, e l'aridità è impotente per i mali dello spirito, quando questa è colpevole, come in molti sacerdoti di questa generazione incredula.

Quale è l'atteggiamento da tenersi con questi sacerdoti ?

Sono i piú sventurati fra gli uomini e, nonostante tutte le apparenze contrarie, meritano di essere aiutati sia con la preghiera e con l'offerta a Dio delle proprie sofferenze, sia con linguaggio rispettoso e prudente, sincero e realistico.

Bisogna far sentire, far giungere al loro cuore sentimenti di vera amicizia e fraternità.

Non sanno più, forse non l'hanno mai saputo, di essere creature umane e divine insieme, fatti (p.43) partecipi della Vita, del Sacerdozio, del potere mio, Cristo Gesù.

Non sanno di essere l'Uomo di Dio, da Dio prescelto per la salvezza eterna delle anime che ha redente con il sacrificio dell'Unigenito Figlio.

Non sanno di essere l'Uomo di cui han bisogno le anime per essere lavate, purificate, santificate nel Mio Sangue.

Non sanno di essere l'oggetto conteso da infinito Amore e da sconfinato odio.

Prega figlio, ripara e benedici, per aiutarli a spezzare le catene che li tengono legati nella piú orribile schiavitù.

Ti benedico; voglimi bene.(p.44)