Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

"Rimanete in me!" - Gesù Chi rimane in Gesù, chi resta nella Sua intimità , non desidera altri beni, perché ha con sé il bene più grande. In lui non c'è aridità  né angoscia ma solo il tenero pensiero di Dio e il desiderio di lodarlo di continuo. Nell'intimità  con Cristo, all'anima assetata viene concessa la grazia in abbondanza. A questa anima non manca certo la croce, ma la croce non la turba né le toglie la pace. Ogni sofferenza passa presto, perché la dolce presenza di Dio le fa dimenticare subito tutto. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 11° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 11

1Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli".2Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite:

Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione".

5Poi aggiunse: "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani,6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti;7e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli;8vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.

9Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.10Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?13Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!".

14Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate.15Ma alcuni dissero: "È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni".16Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.17Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.18Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.19Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.20Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
21Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.22Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.

23Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.

24Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito.25Venuto, la trova spazzata e adorna.26Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima".

27Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!".28Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!".

29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona.30Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.31La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.32Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui.

33Nessuno accende una lucerna e la mette in luogo nascosto o sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché quanti entrano vedano la luce.34La lucerna del tuo corpo è l'occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre.35Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra.36Se il tuo corpo è tutto luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore".


37Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola.38Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.39Allora il Signore gli disse: "Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità.40Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?41Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo.42Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre.43Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.44Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo".
45Uno dei dottori della legge intervenne: "Maestro, dicendo questo, offendi anche noi".46Egli rispose: "Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!47Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi.48Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri.49Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno;50perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo,51dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.52Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito".
53Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti,54tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.


Primo libro dei Maccabei 9

1Demetrio seppe che era morto Nicànore ed era stato distrutto il suo esercito in combattimento e decise di mandare di nuovo Bàcchide e Alcimo in Giudea e l'ala destra dell'esercito con loro.2Seguirono la via di Gàlgala e si accamparono sopra Mesalot in Arbèla; la occuparono prima e vi fecero morire molti uomini.3Nel primo mese dell'anno centocinquantadue posero il campo contro Gerusalemme.4Poi lo tolsero e si portarono a Berea con ventimila uomini e duemila cavalli.5Giuda era accampato in Elasa con tremila uomini scelti.6Quando videro la massa di un esercito così numeroso, ne rimasero sgomentati e molti si dileguarono dal campo e non rimasero che ottocento uomini.7Giuda vide che il suo esercito si disgregava mentre la battaglia incalzava; si sentì venire meno il cuore, perché non aveva possibilità di radunare i suoi,8e tutto affranto disse ai superstiti: "Alziamoci e andiamo contro i nostri avversari, se mai possiamo debellarli".9Ma lo dissuadevano dicendo: "Non riusciremo ora se non a mettere in salvo noi stessi, ma torneremo poi con i nostri fratelli e combatteremo; da soli siamo troppo pochi".10Giuda disse: "Non sia mai che facciamo una cosa simile, fuggire da loro; se è giunta la nostra ora, moriamo da eroi per i nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria".11L'esercito nemico uscì dal campo schierandosi contro i Giudei: la cavalleria si divise in due ali e i frombolieri e gli arcieri precedevano lo schieramento; i più validi erano in prima fila e Bàcchide stava all'ala destra.12La falange si mosse avanzando ai due lati e al suono delle trombe; anche dalla parte di Giuda si diede fiato alle trombe.13La terra fu scossa dal fragore degli eserciti; si scatenò la battaglia che durò dal mattino fino a sera.14Giuda notò che Bàcchide e la parte più forte dell'esercito era a destra: allora si unirono a lui tutti i più coraggiosi15e fu travolta l'ala destra dal loro urto ed egli l'inseguì fino al monte di Asdòd.16Ma quelli dell'ala sinistra, vedendo che era stata sconfitta l'ala destra, si volsero sugli stessi passi di Giuda e dei suoi uomini assalendoli alle spalle.17Così si accese la battaglia e caddero feriti a morte molti da una parte e dall'altra;18cadde anche Giuda e gli altri fuggirono.
19Giònata e Simone raccolsero Giuda loro fratello e lo seppellirono nel sepolcro dei suoi padri in Modin.20Tutto Israele lo pianse: furono in gran lutto e fecero lamenti per molti giorni, esclamando:21"Come è caduto l'eroe che salvava Israele?".22Il resto delle imprese di Giuda e delle sue battaglie, degli eroismi di cui diede prova e dei suoi titoli di gloria non è stato scritto, perché troppo grande era il loro numero.
23Dopo la morte di Giuda riapparvero i rinnegati in tutto il territorio d'Israele e risorsero tutti gli operatori di iniquità.24In quei giorni sopravvenne una terribile carestia e la terra stessa congiurò in loro favore.25Bàcchide scelse gli uomini più empi e li fece padroni della regione.26Quelli si diedero a ricercare e braccare gli amici di Giuda e li condussero da Bàcchide, che si vendicava di loro e li scherniva.27Ci fu grande tribolazione in Israele, come non si verificava da quando fra loro erano scomparsi i profeti.28Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata:29"Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c'è uomo simile a lui per condurre l'azione contro i nemici e Bàcchide e gli avversari della nostra nazione.30Ora noi ti eleggiamo oggi nostro capo e condottiero nelle nostre battaglie".31Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda suo fratello.
32Appena Bàcchide ne ebbe notizia, cercò di ucciderlo.33Furono informati anche Giònata e Simone suo fratello e tutti i loro seguaci, ed essi fuggirono nel deserto di Tekòa e si accamparono presso la cisterna di Asfar.34Bàcchide lo seppe in giorno di sabato e si portò con tutto il suo esercito al di là del Giordano.35Giònata inviò suo fratello, capo della turba, a chiedere ai Nabatei suoi amici di custodire presso di sé i loro equipaggiamenti che erano abbondanti.36Ma i figli di Iambri che abitavano in Màdaba fecero una razzia e catturarono Giovanni, con tutte le cose che aveva, e portarono via tutto.37Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone suo fratello: "I figli di Iambri hanno una grande festa di nozze e conducono a Nàdabat la sposa, figlia di uno dei grandi magnati di Canaan, con corteo solenne".38Si ricordarono allora del sangue del loro fratello Giovanni, perciò si mossero e si appostarono in un antro del monte.39Ed ecco alzando gli occhi videro un corteo numeroso e festante e lo sposo con gli amici e fratelli, che avanzava incontro al corteo, con tamburi e strumenti musicali e grande apparato.40Balzando dal loro appostamento li trucidarono; molti caddero colpiti a morte mentre gli altri ripararono sul monte ed essi presero le loro spoglie.41Le nozze furono mutate in lutto e i suoni delle loro musiche in lamento.42Così vendicarono il sangue del loro fratello e ritornarono nelle paludi del Giordano.
43Bàcchide ne ebbe notizia e venne in giorno di sabato fin sulle sponde del Giordano con numeroso esercito.44Giònata disse ai suoi: "Alziamoci e combattiamo per la nostra vita, perché oggi non è come gli altri giorni.45Ecco abbiamo i nemici di fronte a noi e alle spalle, dall'uno e dall'altro lato l'acqua del Giordano o la palude o la boscaglia, non c'è possibilità di sfuggire.46Alzate ora le vostre grida al Cielo, perché possiate scampare dalla mano dei vostri nemici".47E si attaccò battaglia. Giònata stese la mano per colpire Bàcchide, ma questi lo scansò e si tirò indietro.48Allora Giònata e i suoi uomini si gettarono nel Giordano e raggiunsero a nuoto l'altra sponda; gli altri non passarono il Giordano per inseguirli.49Dalla parte di Bàcchide caddero in quella giornata circa duemila uomini.
50Bàcchide tornò in Gerusalemme ed edificò fortezze in tutta la Giudea: le fortezze di Gèrico, Emmaus, Bet-Coròn, Betel, Tamnata, Piraton e Tefon con mura alte, porte e sbarre e51vi pose un presidio per molestare Israele.52Fortificò anche la città di Bet-Zur e Ghezer e l'Acra e vi stabilì milizie e vettovaglie.53Prese come ostaggi i figli dei capi della regione e li pose come prigionieri nell'Acra a Gerusalemme.
54Nell'anno centocinquantatré, nel secondo mese, Alcimo ordinò di demolire il muro del cortile interno del santuario; così demoliva l'opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire.55Ma in quel tempo Alcimo ebbe un colpo e fu interrotta la sua opera. La sua bocca rimase impedita e paralizzata e non poteva più parlare né dare disposizioni per la sua casa.56Alcimo morì in quel tempo con grande spasimo.57Bàcchide, vedendo che Alcimo era morto, se ne tornò presso il re e la Giudea rimase tranquilla per due anni.
58Tutti gli empi tennero questo consiglio: "Ecco Giònata e i suoi vivono tranquilli e sicuri. Noi dunque faremo venire Bàcchide e li catturerà tutti in una sola notte".59Andarono e tennero consiglio da lui.60Egli si mosse per venire con un esercito numeroso e mandò di nascosto lettere a tutti i suoi fautori nella Giudea, perché s'impadronissero di Giònata e dei suoi. Ma non riuscirono, perché era stata svelata la loro trama.61Anzi questi presero una cinquantina di uomini, tra i promotori di tale iniquità nel paese e li misero a morte.62Poi Giònata e Simone con i loro uomini si recarono fuori del paese a Bet-Basi nel deserto e ricostruirono le sue rovine e la fortificarono.63Lo seppe Bàcchide e radunò la sua gente e avvisò quelli della Giudea.64Andò ad accamparsi presso Bet-Basi e la attaccò per molti giorni allestendo anche macchine.65Giònata lasciò Simone suo fratello nella città e uscì nella regione, percorrendola con un drappello di armati.66Batté Odomèra con i suoi fratelli e i figli di Fasiron nel loro attendamento. Cominciarono così a battersi e aumentarono di forze.67Simone a sua volta e i suoi fecero una sortita dalla città e incendiarono le macchine.68Poi attaccarono Bàcchide, che fu sconfitto, e lo gettarono in grande disappunto, perché il suo piano e la sua impresa erano andati a vuoto.69Si rivolse con rabbia contro quei rinnegati che l'avevano consigliato di venire nel paese.70Giònata lo seppe e gli mandò messaggeri per concludere la pace con lui e scambiare i prigionieri.71Quegli accettò e fece secondo le sue proposte e gli giurò che non gli avrebbe recato alcun male per il resto dei suoi giorni;72poi gli restituì i prigionieri che prima aveva catturati nella Giudea e, messosi sulla via del ritorno, se ne andò nel suo paese e non volle più tornare nel loro territorio.73Così si riposò la spada in Israele. Giònata risiedeva in Micmas e incominciò a governare il popolo e a far scomparire gli empi da Israele.


Salmi 115

1Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome da' gloria,
per la tua fedeltà, per la tua grazia.
2Perché i popoli dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".
3Il nostro Dio è nei cieli,
egli opera tutto ciò che vuole.

4Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
5Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
6hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
7Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano;
dalla gola non emettono suoni.
8Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.

9Israele confida nel Signore:
egli è loro aiuto e loro scudo.
10Confida nel Signore la casa di Aronne:
egli è loro aiuto e loro scudo.
11Confida nel Signore, chiunque lo teme:
egli è loro aiuto e loro scudo.

12Il Signore si ricorda di noi, ci benedice:
benedice la casa d'Israele,
benedice la casa di Aronne.

13Il Signore benedice quelli che lo temono,
benedice i piccoli e i grandi.

14Vi renda fecondi il Signore,
voi e i vostri figli.
15Siate benedetti dal Signore
che ha fatto cielo e terra.
16I cieli sono i cieli del Signore,
ma ha dato la terra ai figli dell'uomo.
17Non i morti lodano il Signore,
né quanti scendono nella tomba.
18Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore
ora e sempre.


Salmi 59

1'Al maestro del coro. Su "Non distruggere". Di Davide.'
'Quando Saul mandò uomini a sorvegliare la casa e ad ucciderlo.'

2Liberami dai nemici, mio Dio,
proteggimi dagli aggressori.
3Liberami da chi fa il male,
salvami da chi sparge sangue.
4Ecco, insidiano la mia vita,
contro di me si avventano i potenti.
Signore, non c'è colpa in me, non c'è peccato;
5senza mia colpa accorrono e si appostano.

Svègliati, vienimi incontro e guarda.
6Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d'Israele,
lèvati a punire tutte le genti;
non avere pietà dei traditori.

7Ritornano a sera e ringhiano come cani,
si aggirano per la città.
8Ecco, vomitano ingiurie,
le loro labbra sono spade.
Dicono: "Chi ci ascolta?".
9Ma tu, Signore, ti ridi di loro,
ti burli di tutte le genti.
10A te, mia forza, io mi rivolgo:
sei tu, o Dio, la mia difesa.
11La grazia del mio Dio mi viene in aiuto,
Dio mi farà sfidare i miei nemici.

12Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi,
disperdili con la tua potenza e abbattili,
Signore, nostro scudo.
13Peccato è la parola delle loro labbra,
cadano nel laccio del loro orgoglio
per le bestemmie e le menzogne che pronunziano.

14Annientali nella tua ira,
annientali e più non siano;
e sappiano che Dio domina in Giacobbe,
fino ai confini della terra.
15Ritornano a sera e ringhiano come cani,
per la città si aggirano
16vagando in cerca di cibo;
latrano, se non possono saziarsi.
17Ma io canterò la tua potenza,
al mattino esalterò la tua grazia
perché sei stato mia difesa,
mio rifugio nel giorno del pericolo.
18O mia forza, a te voglio cantare,
poiché tu sei, o Dio, la mia difesa,
tu, o mio Dio, sei la mia misericordia.


Lamentazioni 3

1Io sono l'uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.
4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.
7Mi ha costruito un muro tutt'intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.
10Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12Ha teso l'arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.
13Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d'ogni giorno.
15Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.
16Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18E dico: "È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore".
19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.
22Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24"Mia parte è il Signore - io esclamo -
per questo in lui voglio sperare".
25Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l'anima che lo cerca.
26È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27È bene per l'uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.
28Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29cacci nella polvere la bocca,
forse c'è ancora speranza;
30porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
31Poiché il Signore non rigetta mai...
32Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell'uomo.
34Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
36quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?
37Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?
40"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.
43Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.
46Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina".
48Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.
49Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.
52Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: "È finita per me".
55Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56Tu hai udito la mia voce: "Non chiudere
l'orecchio al mio sfogo".
57Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: "Non temere!".
58Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.
61Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.
64Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l'opera delle loro mani.
65Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66Perseguitali nell'ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.


Seconda lettera ai Tessalonicesi 2

1Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui,2di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.3Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione,4colui che si contrappone 'e s'innalza sopra ogni' essere che viene detto 'Dio' o è oggetto di culto, 'fino a sedere' nel tempio di 'Dio', additando se stesso come 'Dio'.
5Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose?6E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora.7Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene.8Solo allora sarà rivelato 'l'empio' e il Signore Gesù lo 'distruggerà con il soffio della sua bocca' e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo,9la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri,10e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi.11E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna12e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità.

13Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità,14chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
15Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera.16E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza,17conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.


Capitolo VIII: L'intima amicizia con Gesù

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1. Quando è presente Gesù, tutto è per il bene, e nulla pare difficile. Invece, quando Gesù non è presente, tutto è difficile. Quando Gesù non è presente, tutto è difficile. Quando Gesù non parla nell'intimo, ogni consolazione vale assai poco. Invece, se Gesù dice anche soltanto una parola, sentiamo una grande consolazione. Forse che Maria Maddalena non balzò subitamente dal luogo in cui stava in pianto, quando Marta le disse: "C'è qui il maestro, ti chiama?" (Gv 11,28). Momento felice, quello in cui Gesù ci invita dal pianto al gaudio spirituale. Come sei arido e aspro, lontano da Gesù; come sei sciocco e vuoto se vai dietro a qualcosa d'altro, che non sia Gesù. Non è, questo, per te, un danno più grande che perdere il mondo intero? Che cosa ti può mai dare il mondo se non possiedi Gesù? Essere senza Gesù è un duro inferno; essere con Gesù è un dolce paradiso. Non ci sarà nemico che possa farti del male, se avrai Gesù presso di te. Chi trova Gesù trova un grande tesoro prezioso; anzi, trova un bene più grande di ogni altro bene. Chi perde Gesù perde più che non si possa dire; perde più che se perdesse tutto quanto il mondo. Colui che vive senza Gesù è privo di tutto; colui che vive saldamente con lui è ricco di tutto. 

2. Grande avvedutezza è saper stare vicino a Gesù; grande sapienza sapersi tenere stretti a lui. Abbi umiltà e pace, e Gesù sarà con te; abbi devozione e tranquillità di spirito, e Gesù starà con te. Che se comincerai a deviare verso le cose esteriori, potrai subitamente allontanare da te Gesù, perdendo la sua grazia; e se avrai cacciato lui, e l'avrai perduto, a chi correrai per rifugio, a chi ti volgerai come ad amico? Senza un amico non puoi vivere pienamente; e se non hai come amico, al di sopra di ogni altro, Gesù, sarai estremamente triste e desolato.  

3. E' da stolto, dunque, quello che fai, ponendo la tua fiducia e la tua gioia in altri che in Gesù. E' preferibile avere il mondo intero contro di te che avere Gesù disgustato di te. Sicché, tra tutte le persone care, caro, per sé, sia il solo Gesù; tutti gli altri si devono amare a causa di Lui; Lui, invece, per se stesso. Gesù Cristo, il solo che troviamo buono e fedele più di ogni altro amico, lui solo dobbiamo amare, di amore particolare. Per lui e in lui ti saranno cari sia gli amici che i nemici; e lo pregherai per gli uni e per gli altri, affinché tutti lo conoscano e lo amino. Non desiderare di essere apprezzato od amato per te stesso, poiché questo spetta soltanto a Dio, che non ha alcuno che gli somigli. Non volere che uno si lasci prendere, nel suo cuore, tutto da te, né lasciarti tutto prendere tu dall'amore di chicchessia. Gesù soltanto deve essere in te, come in ognuno che ami il bene. Sii puro interiormente e libero, senza legami con le creature. Se vuoi essere pienamente aperto a gustare "com'è soave il Signore" (Sal 33,9), devi essere del tutto spoglio e offrire a Dio un cuore semplice e puro.  

4. Ma, in verità, a tanto non giungerai, se prima non sarà venuta a te la sua grazia trascinandoti, cosicché, scacciata e gettata via ogni cosa, tu possa unirti con Lui, da solo a solo. Quando la grazia di Dio scende sull'uomo, allora egli diventa capace di ogni impresa; quando invece la grazia viene meno, l'uomo diventa misero e debole, quasi abbandonato al castigo. Ma anche così non ci si deve lasciare abbattere; né si deve disperare. Occorre piuttosto stare fermamente alla volontà di Dio e, qualunque cosa accada, sopportarla sempre a lode di Gesù Cristo; giacché dopo l'inverno viene l'estate, dopo la tempesta una grande quiete.


DISCORSO 299/C DISCORSO SUL NATALE DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Discorsi - Sant'Agostino

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Pietro rischia per amore. Saulo convertito in Paolo.

1. Chiamati in tempi diversi, i beati apostoli Pietro e Paolo hanno ricevuto la corona uno stesso giorno. Il Signore chiamò Pietro prima di tutti, Paolo dopo di tutti - Pietro il primo degli Apostoli, Paolo l'ultimo - e li condusse, il primo e l'ultimo, ad un unico giorno. Sussiste una perfettissima interezza quando gli estremi sono in congiunzione con i primi. L'apostolo Pietro ebbe paura sul mare: solo Pietro ebbe paura, ma fu il solo a camminare sul mare. Fu il solo che per timore rinnegò il Signore, ma fu il solo che per amore seguì il Signore fino a cacciarsi nel pericolo. Anche il beato Giovanni fu lì presente, ma poteva contare in anticipo sull'amicizia del sommo sacerdote; infatti Giovanni era amico del sommo sacerdote presso il quale fu condotto il Signore. Pietro seguì per amore; la debolezza vacillò, ma la carità pianse e la debolezza ottenne il perdono. Invece Paolo - Saulo un primo tempo - fu persino nemico di Cristo: perseguitò duramente i cristiani. Era presente quando consumò la sua passione per primo il santo martire Stefano; mentre veniva lapidato, Saulo teneva in serbo le vesti di tutti i lapidatori. Gli sembrava poco lapidare solo con le proprie mani: si ritrovava nelle mani di tutti coloro dei quali custodiva le vesti. Dopo queste cose, avvenuta l'uccisione del beatissimo Stefano, primo a ricevere la corona - infatti anche il suo nome, in lingua greca, sta a significare "corona' -, questo accanitissimo nemico ottenne lettere dai sommi sacerdoti che lo autorizzavano a condurre in catene, perché venissero giustiziati, quanti scoprisse decisamente incamminati su tale via. Quindi, si diresse furente a Damasco, avido di strage, assetato di sangue. Colui che dimora nei cieli - secondo il Salmo - se ne rideva, lo scherniva il Signore 1. Che minacci, crudele, ciò che tu stesso dovrai presto patire? Veramente fu ben poca cosa per Cristo Signore salvare il nemico, atterrare dall'alto con una sola voce il persecutore, rialzare il predicatore! Saulo, disse, Saulo - ancora Saulo - perché mi perseguiti? 2

Si canta il Ps 18.

2. Che degnazione, Fratelli miei! Riconosciamoci nella voce del Signore. Chi potrebbe più perseguitare Cristo, che siede in cielo, alla destra del Padre? Là regnava il Capo, ma le membra, quaggiù, erano ancora nella fatica. Lo stesso Dottore delle Genti, il beato apostolo Paolo, ci ha fatto capire che cosa siamo noi per Cristo. Dice: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra 3. Dunque l'intero Cristo, il Capo e le membra. Osservate il nostro corpo, cogliete la similitudine. Se in mezzo alla folla vieni urtato, se uno ti calpesta il piede, è il capo a risentirsi per il piede. E che cos'è che grida? Tu mi calpesti. Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 4 Poiché quando Saulo perseguitava gli annunziatori del Vangelo, che divulgavano nel mondo intero la conoscenza del Signore, venivano da lui calpestati i piedi di Cristo: in loro, infatti, il Cristo raggiungeva le Genti, in loro il Cristo si affermava rapidamente per ogni dove. Chi sarebbe diventato piede calpestava i piedi di Cristo; chi avrebbe recato agli uomini, per tutta la terra, il Vangelo del Signore, calpestava ciò che egli stesso sarebbe stato. Come sono belli i piedi - dice il Profeta e lo ricorda lo stesso Dottore delle Genti - di coloro che annunziano la pace, dei messaggeri di bene! 5- Anche questo abbiamo cantato nel Salmo: Per tutta la terra si è diffuso il loro annunzio 6. Vuoi sapere dove sia pervenuto Cristo per mezzo di questi piedi? E ai confini del mondo la loro parola 7.

Significato latino del nome ebraico Anania. Come diviso il bottino. Paolo ha sofferto più di quanto ha fatto soffrire.

3. Infine, parlando ad Anania nell'inviarlo a battezzare Saulo, il Signore sentì dirsi da quello: Signore, ho saputo di costui che da ogni parte va perseguitando i tuoi servi 8. Quasi a voler dire: Com'è che mandi la pecora dal lupo? 'Anania' è un termine ebraico che, in latino, suona 'pecora'. Ma, quanto a Saulo, il futuro Paolo, il persecutore che diventerà predicatore, aveva premesso il Profeta: Beniamino lupo rapace 9. Perché Beniamino? Ascolta lo stesso Paolo: Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino 10. Lupo rapace: Al mattino divora la preda, alla sera divide il bottino 11; prima deve divorare, in seguito pascere. Ormai, da predicatore, egli doveva appunto dividere il bottino, sapeva che cosa dare e a chi, che cibo somministrare all'ammalato e al debole, di che nutrire il forte. Distribuendo infatti il bottino, distribuendo, non gettando alla rinfusa... quindi, distribuendo diceva: Io, fratelli, non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non nutrimento solido, perché non ne eravate capaci, ma neanche ora lo siete 12. Distribuisco, non vado gettando alla rinfusa. Poiché la pecora Anania aveva udito il nome di questo lupo, trepidava persino tra le mani del Pastore; ma se è terrorizzata dal lupo, dal Pastore è consolata, è rassicurata, è protetta. Sente dire fatti incredibili di un tale lupo, ma, parlando la verità, autentici e degni di fede. Che risponde infatti il Signore ad Anania, intimorito dalla fama di Paolo? Lascia fare ora, egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli e ai re. Io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome 13. Io gli mostrerò: la voce è di uno che minaccia, ma che prepara la corona. Egli, infine, diventato da persecutore predicatore, che dovette affrontare? Pericoli sul mare, pericoli sui fiumi, pericoli in città, pericoli nel deserto, pericoli tra i falsi fratelli, nella fatica e nel travaglio, nelle molte veglie, nella fame e nella sete, nel freddo e nella nudità, assai spesso in pericolo di morte e, oltre a tutto questo esternamente, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è infermo che io non lo sia? Chi viene scandalizzato senza che io mi sdegni? 14 Eccolo il persecutore. Soffri, affronta; patisci più di quanto hai fatto patire, ma non irritarti, hai ricevuto i frutti. Ma che si aspettava mentre subiva tali cose? Ascoltate da un altro passo: In realtà - dice - quel che costituisce il leggero peso della nostra tribolazione. Come mai ora tutto ciò è leggero? Ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne 15. Perciò era acceso d'amore per le cose eterne quando tollerava con fortezza i mali, sebbene aspri e gravissimi, ma temporanei. Ogni tormento che ha fine è leggero, quando viene promesso un premio senza fine.

I meriti sono i doni di Dio. Dio trovò che punire in Paolo e gli elargì di che essere coronato. Saulo da Saul, Paolo da "poco".

4. E, tuttavia, quando aveva da tollerare, o piuttosto, quando chi non viene meno tollerava in lui e con lui? Oso proprio dire che non era lui a tollerare. Tollerava in quanto vi aderiva fermamente con la volontà e non tollerava in quanto in lui era presente la forza di Cristo. Cristo regnava, Cristo sosteneva, Cristo non abbandonava, era Cristo a correre in chi correva, Cristo conduceva alla palma. Perciò, non offendo se dico che non era lui a tollerare. Parlo, insomma, e parlo con sicurezza, ed egli stesso è il teste che convalida le mie parole. Non voglio che il santo Apostolo si sdegni con me se gli ripeto le sue parole. Parla Paolo, parla, Santo, parla, Apostolo: sappiano da te i miei fratelli che io non ti ho offeso. Che vuole dire mettendosi a confronto con i suoi coapostoli quanto alle fatiche? Non esitò a dire: Ho faticato più di tutti loro 16. Al riguardo, già mi si può rispondere: non egli di certo. Aggiungi allora quel che vien dopo, così che questa dilazione non risulti un mio vanto. Ho faticato più di tutti loro. Eravate già sul punto di irritarvi con me, ma è intervenuto a mio favore e, in certo qual modo, vi prende con le buone. Non vi irritate: Non io però, ma la grazia di Dio con me 17. In tal modo quindi anche parlando della sua passione imminente - della quale ricorre oggi il giorno solennissimo - che disse? Presto sarò immolato ed è imminente l'ora della mia liberazione. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno 18. Renderà: è infatti creditore. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. È cosa dovuta quel che si rende. Ma non ci sarebbe creditore se a questi non fosse stato elargito anteriormente quel che non gli era dovuto. Senza dubbio, ora lo senti dire che si attende il dovuto da Dio, ora ascolti il Cristo che retribuisce: da Paolo stesso sappi che Cristo previene con beni immeritati. Dice: Non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio 19. Intendi ora cosa era dovuto a chi vedi che ormai si prepara la corona: considera quale egli era prima e renditi conto che, quanto alle imprese compiute, niente trovi che non sia degno di pena. Di quale castigo non è degno, avendo perseguitato la Chiesa di Dio? Dovendo subire un pena, quali tormenti sarebbero adeguati? Non sono degno - dice - di essere chiamato apostolo. Sono consapevole di quel che mi era dovuto: a me, che ho perseguitato la Chiesa di Dio, l'apostolato! Perché allora apostolo? Ma per la grazia di Dio sono quello che sono 20. O grazia assolutamente gratuita! Trovò di che punire, ma concesse quanto gli facesse meritare il premio. Notate quel che segue. Per grazia di Dio, dice, sono quel che sono. Ma io non sono degno di essere chiamato apostolo appunto perché ho perseguitato la Chiesa di Dio: mi attendevo castighi, trovo ricompense. A che debbo questo? Perché per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana, ma ho faticato più di tutti loro. Riprendi ad esaltarti? Non io, però, ma la grazia di Dio con me. Bene, ottimamente, non più Saulo, ma Paolo: non più con alterigia, ma con modestia. Saulo fu un nome di orgoglio proprio perché quel re di alta statura e tanto più invidioso quanto più superbo, che perseguitava il santo David, si chiamava Saul. Egli ne aveva derivato il nome: da Saul, Saulo, il nome appropriato del persecutore. Che nome in seguito? Paolo. Che vuol dire Paolo? Poco, pochissimo. Ripensate al termine, voi che siete istruiti; richiamate alla mente anche l'uso comune, voi che ignorate gli studi letterari; Paolo sta per poco. Ti vedrò fra un po'... Ti vedrò poco dopo... dopo un po'.

Paolo la frangia del vestito del Signore. Comune il giorno della passione di Pietro e di Paolo. I meriti di Paolo sono doni di Dio.

5. Osservate allora Paolo, già un tempo Saulo, assetato di sangue, bramoso di strage, ma ora Paolo. Io sono il più piccolo degli Apostoli 21: certo l'infimo, ma il più utile. Forse nella veste del Signore quest'infimo fu un filamento di frangia; questo toccò quella donna e venne liberata dal flusso di sangue; in essa era figurata la Chiesa delle Genti. Alle Genti venne infatti inviato Paolo, il poco, con la salvezza. Dovete infine sapere questo: quella donna che toccò la frangia del Signore non fu da lui notata, ma l'ignorare del Signore è in figura. Ma che era ignorato da lui? Pur tuttavia, poiché quella donna stava a significare la Chiesa delle Genti, dove il Signore non era fisicamente presente, ma vi si trovava nella persona dei discepoli, essendogli stata toccata la frangia, disse: Chi mi ha toccato? E gli Apostoli: Le folle ti stringono da ogni parte e dici: chi mi ha toccato? Ed egli: Qualcuno mi ha toccato 22. Le folle stringono, la fede tocca. Fratelli, siate di quelli che toccano, non di quelli che stringono. Chi mi ha toccato? e: Qualcuno mi ha toccato. Simile ad uno che ignora, Cristo sta a significare: non sta a mentire, ha un significato; che sta a significare? Un popolo che non conoscevo mi ha servito 23. Parla, dunque, Apostolo, nell'imminenza della passione, tu dato alla fatica, ormai sul punto di ricevere la corona, di': Presto sarò immolato ed è imminente l'ora della mia liberazione. Ho combattuto la buona battaglia 24. Che gioverebbe il combattimento se non seguisse la vittoria? Tu dici che hai combattuto, di' pure in forza di chi hai vinto. Consulta un altro passo. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo 25. Ho terminato la corsa. Tu hai terminato la corsa? Riconosci quell'affermazione: Non dipende dalla volontà, né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia 26. Prosegui a dire: Ho conservato la fede. Hai conservato, hai custodito, ma se il Signore non avrà custodito la città, invano vegliano i suoi custodi 27. Perché tu potessi conservare la fede, egli è stato il tuo aiuto, ha conservato in te egli che disse al tuo coapostolo, con il quale hai in comune il giorno della passione, quel che leggesti nel Vangelo: Io ho pregato per te, Pietro, perché la tua fede non venga meno 28. Fa' dunque la tua richiesta, la ricompensa è pronta. Di': ho combattuto la buona battaglia, è vero; ho terminato la corsa, è vero; ho conservato la fede, è vero. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno 29. Richiedi il dovuto: è pronta, senz'altro è pronta la tua corona: ma ricordati che i tuoi meriti sono doni di Dio.

 

 

1 - Cf. Sal 2, 4.

2 - At 9, 4.

3 - 1 Cor 12, 27.

4 - At 9, 4.

5 - Is 52, 7; Rm 10, 15.

6 - Sal 18, 5.

7 - Sal 18, 5.

8 - At 9, 13.

9 - Gn 49, 27.

10 - Rm 11, 1.

11 - Gn 49, 27.

12 - 1 Cor 3, 1-2.

13 - At 9, 15-16.

14 - 2 Cor 11, 26-29.

15 - 2 Cor 4, 17-18.

16 - 1 Cor 15, 10.

17 - 1 Cor 15, 10.

18 - 2 Tm 4, 6-8.

19 - 1 Cor 15, 9.

20 - 1 Cor 15, 10.

21 - 1 Cor 15, 9.

22 - Lc 8, 45-46.

23 - Sal 17, 45.

24 - 2 Tm 4, 6.

25 - 1 Cor 15, 57.

26 - Rm 9, 16.

27 - Sal 126, 1.

28 - Lc 22, 32.

29 - 2 Tm 4, 7-8.


Ammonizioni

Opera Omnia - San Francesco di Assisi

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I. IL CORPO DEL SIGNORE

[141]    1 Il Signore Gesù dice ai suoi discepoli: “lo sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per me. 2 Se aveste conosciuto me, conoscereste anche il Padre mio; ma da ora in poi voi lo conoscete e lo avete veduto”. 3 Gli dice Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta. 4 Gesù gli dice: “Da tanto tempo sono con voi e non mi avete conosciuto? Filippo, chi vede me, vede anche il Padre mio” (Gv 14,6-9).
5 Il Padre abita una luce inaccessibile (Cfr. 1Tm 6,16), e Dio è spirito, e nessuno ha mai visto Dio (Gv 4,24 e Gv 1,18). 6 Perciò non può essere visto che nello spirito, poiché è lo spirito che dà la vita; la carne non giova a nulla (Gv 6,64). 7 Ma anche il Figlio, in ciò per cui è uguale al Padre, non può essere visto da alcuno in maniera diversa dal Padre e in maniera diversa dallo Spirito Santo.

[142]    3 Perciò tutti coloro che videro il Signore Gesù secondo l’umanità, ma non videro né credettero, secondo lo spirito e la divinità, che egli è il vero Figlio di Dio, sono condannati. 9 E cosi ora tutti quelli che vedono il sacramento, che viene santificato per mezzo delle parole del Signore sopra l’altare nelle mani del sacerdote, sotto le specie del pane e del vino, e non vedono e non credono, secondo lo spirito e la divinità, che è veramente il santissimo corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, sono condannati, 10 perché è l’Altissimo stesso che ne dà testimonianza, quando dice: “Questo è il mio corpo e il mio sangue della nuova alleanza [che sarà sparso per molti”]    (Mc 14, 22.24), 11 e ancora: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna” (Cfr. Gv 6,55).

[143]    12 Per cui lo Spirito del Signore, che abita nei suoi fedeli, è lui che riceve il santissimo corpo e il sangue del Signore. 13 Tutti gli altri, che non partecipano dello stesso Spirito e presumono ricevere il santissimo corpo e il sangue del Signore, mangiano e bevono la loro condanna (Cfr. 1Cor 11,29). 14 Perciò: Figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore? (Sal 4,3) 15 Perché non conoscete la verità e non credete nel Figlio di Dio? (Cfr. Gv 9,35)

[144]    16 Ecco, ogni giorno egli si umilia (Cfr. Fil 2,8), come quando dalla sede regale (Cfr. Sap 18,15) discese nel grembo della Vergine; 17 ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; 18 ogni giorno discende dal seno del Padre sulI’altare nelle mani del sacerdote. 19 E come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne, così anche ora si mostra a noi nel pane consacrato. 20 E come essi con gli occhi del loro corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma, contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, 21 così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.

[145]    22 E in tale maniera il Signore è sempre presente con i suoi fedeli, come egli stesso dice: “Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

II. IL MALE DELLA PROPRIA VOLONTÀ

[146]    1 Disse il Signore a Adamo: “Mangia pure i frutti di qualunque albero, ma dell’albero della scienza del bene e del male non ne mangiare” (Gen 2,16-17). 2 Adamo poteva dunque mangiare i frutti di qualunque albero del Paradiso, egli, finché non contravvenne all’obbedienza, non peccò.

[147]    3 Mangia infatti, dell’albero della scienza del bene colui che si appropria la sua volontà e si esalta per i beni che il Signore dice e opera in lui; 4 e cosi, per suggestione del diavolo e per la trasgressione del comando, è diventato per lui il frutto della scienza del male. 5 Bisogna perciò che ne sopporti la pena.

III. L’OBBEDIENZA PERFETTA

[148]    1 Dice il Signore nel Vangelo: “Chi non avrà rinunciato a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo” (Lc 14,33), 2 e: “Chi vorrà salvare la sua anima, la perderà” (Lc 9,24).
3 Abbandona tutto quello che possiede e perde il suo corpo colui che sottomette totalmente se stesso alI’obbedienza nelle mani del suo superiore. 4 E qualunque cosa fa o dice che egli sa non essere contro la volontà di lui, purché sia bene quello che fa, è vera obbedienza.

[149]    5 E se qualche volta il suddito vede cose migliori e più utili alla sua anima di quelle che gli ordina il superiore, volentieri sacrifichi a Dio le sue e cerchi invece di adempiere con l’opera quelle del superiore. 6 Infatti questa è l’obbedienza caritativa, perché compiace a Dio e al prossimo (Cfr. 1Pt 1,22).

[150]    7 Se poi il superiore comanda al suddito qualcosa contro la sua coscienza, pur non obbedendogli, tuttavia non lo abbandoni. 6 E se per questo dovrà sostenere persecuzione da parte di alcuni, li ami di più per amore di Dio. 9 Infatti, chi sostiene la persecuzione piuttosto che volersi separare dai suoi fratelli, rimane veramente nella perfetta obbedienza, poiché sacrifica la sua anima (Cfr. Gv 15,13) per i suoi fratelli.

[151]    10 Vi sono infatti molti religiosi che, col pretesto di vedere cose migliori di quelle che ordinano i loro superiori, guardano indietro (Cfr. Lc 9,62) e ritornano al vomito (Cfr. Pr 26,11; 2Pt 2,22) della propria volontà. 11 Questi sono degli omicidi e sono causa di perdizione per molte anime con i loro cattivi esempi.

IV. CHE NESSUNO SI APPROPRI LA CARICA DI SUPERIORE

[152]    1 Dice il Signore: “Non sono venuto per essere servito ma per servire” (Mt 20,28). 2 Coloro che sono costituiti in autorità sopra gli altri, tanto devono gloriarsi di quell’ufficio prelatizio, quanto se fossero deputati all’ufficio di lavare i piedi (Cfr. Gv 13,14) ai fratelli. 3 E quanto più si turbano se viene loro tolta la carica che se fosse loro tolto il servizio di lavare i piedi, tanto più mettono insieme per sé un tesoro fraudolento (Cfr. Gv 12,6) a pericolo della loro anima.

V. CHE NESSUNO SI INSUPERBISCA, MA OGNUNO SI GLORI NELLA CROCE DEL SIGNORE

[153]    1 Considera, o uomo, in quale sublime condizione ti ha posto il Signore Dio, poiché ti ha creato e formato a immagine del suo Figlio diletto secondo il corpo e a similitudine (Cfr. Gen 1,26) di lui secondo lo spirito.

[154]    2 E tutte le creature, che sono sotto il cielo, ciascuna secondo la propria natura, servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te. 3 E neppure i demoni lo crocifissero, ma sei stato tu con essi a crucifiggerlo, e ancora lo crucifiggi quando ti diletti nei vizi e nei peccati. 4 Di che cosa puoi dunque gloriarti?
5 Infatti, se tu fossi tanto sottile e sapiente da possedere tutta la scienza (Cfr. 1Cor 13,2) e da sapere interpretare tutte le lingue (Cfr. 1Cor 12,28) e acutamente perscrutare le cose celesti, in tutto questo non potresti gloriarti; poiché un solo demonio seppe delle realtà celesti e ora sa di quelle terrene più di tutti gli uomini insieme, quantunque sia esistito qualcuno che ricevette dal Signore una speciale cognizione della somma sapienza.
7 Ugualmente, se anche tu fossi il più bello e il più ricco di tutti, e se tu operassi cose mirabili, come scacciare i demoni, tutte queste cose ti sono di ostacolo e non sono di tua pertinenza, ed in esse non ti puoi gloriare per niente; 8 ma in questo possiamo gloriarci, nelle nostre infermità (Cfr. 2Cor 12,5) e nel portare sulle spalle ogni giorno la santa croce del Signore nostro Gesù Cristo (Cfr. Lc 14,27).

VI. L’IMITAZIONE DEL SIGNORE

[155]    1 Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore (Cfr. Gv 10,11; Eb 12,2) sostenne la passione della croce.
2 Le pecore del Signore l’hanno seguito nella tribolazione e persecuzione (Cfr. Gv 10,4), nell’ignominia e nella fame (Cfr. Rm 8,35), nella infermità e nella tentazione e in altre simili cose; e ne hanno ricevuto in cambio dal Signore la vita eterna. 3 Perciò è grande vergogna per noi servi di Dio, che i santi abbiano compiuto queste opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il semplice raccontarle!

VII. LA PRATICA DEL BENE DEVE ACCOMPAGNARE LA SCIENZA

[156]    1 Dice l’Apostolo: “La lettera uccide, lo spirito invece dà vita” (2Cor 3,6). 2 Sono morti a causa della lettera coloro che unicamente bramano sapere le sole parole, per essere ritenuti i più sapienti in mezzo agli altri e potere acquistare grandi ricchezze e darle ai parenti e agli amici.
3 Cosi pure sono morti a causa della lettera quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri. 4 E sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io, ma la restituiscono, con la parola e con l’esempio, all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene.

VIII. EVITARE IL PECCATO DI INVIDIA

[157]    1 Dice l’Apostolo: “Nessuno può dire: Signore Gesù (1Cor 12,3), se non nello Spirito Santo”; 2 e ancora: “Non c’è chi fa il bene, non ce n’è neppure uno” (Rm 3,12; Sal 13,1).
3 Perciò, chiunque invidia il suo fratello riguardo al bene che il Signore dice e fa in lui, commette peccato di bestemmia, poiché invidia lo stesso Altissimo, il quale dice e fa ogni bene (Cfr. Mt 20,15).

IX. AMARE I NEMICI

[158]    1 Dice il Signore: “Amate i vostri nemici [e fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano]” (Mt 5,44). 2 Infatti, veramente ama il suo nemico colui che non si duole per l’ingiuria che quegli gli fa, 3 ma brucia nel suo intimo, per l’amore di Dio, a motivo del peccato dell’anima di lui. 4 E gli dimostri con le opere il suo amore.

X. LA MORTIFICAZIONE DEL CORPO

[159]    1 Ci sono molti che, quando peccano o ricevono un’ingiuria, spesso incolpano il nemico o il prossimo. 2 Ma non è così, poiché ognuno ha in suo potere il nemico, cioè il corpo, per mezzo del quale pecca. 3 Perciò è beato quel servo (Mt 24,46) che terrà sempre prigioniero un tale nemico affidato in suo potere e sapientemente si custodirà dal medesimo; 4 poiché, finché si comporterà cosi, nessun altro nemico visibile o invisibile gli potrà nuocere.

XI. NON LASCIARSI GUASTARE A CAUSA DEL PECCATO ALTRUI

[160]    1 Al servo di Dio nessuna cosa deve dispiacere eccetto il peccato. 2 E in qualunque modo una persona peccasse e, a motivo di tale peccato, il servo DI Dio, non più guidato dalla carità, ne prendesse turbamento e ira, accumula per sé come un tesoro quella colpa (Cfr. Rm 2,5). 3 Quel servo di Dio che non si adira né si turba per alcunché, davvero vive senza nulla di proprio. 4 Ed egli è beato perché, rendendo a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio (Mt 22,21), non gli rimane nulla per sé.

XII.
COME RICONOSCERE LO SPIRITO DEL SIGNORE


[161]    1 A questo segno si può riconoscere il servo di Dio, se ha lo spirito del Signore: 2 se, quando il Signore compie, per mezzo di lui, qualcosa di buono, la sua “carne” non se ne inorgoglisce ? poiché la “carne” e sempre contraria ad ogni bene ?, 3 ma piuttosto si ritiene ancora più vile ai propri occhi e si stima più piccolo di tutti gli altri uomini.

XIII.
LA PAZIENZA


[162]    1 Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9). Il servo di Dio non può conoscere quanta pazienza e umiltà abbia in sé finché gli si dà soddisfazione. 2 Quando invece verrà il tempo in cui quelli che gli dovrebbero dare soddisfazione gli si mettono contro, quanta pazienza e umiltà ha in questo caso, tanta ne ha e non più.

XIV.
LA POVERTÀ DI SPIRITO


[163]    1 Beati i poveri in spinto, perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,3).
2 Ci sono molti che, applicandosi insistentemente a preghiere e occupazioni, fanno molte astinenze e mortificazioni corporali, 3 ma per una sola parola che sembri ingiuria verso la loro persona, o per qualche cosa che venga loro tolta, scandalizzati, tosto si irritano. 4 Questi non sono poveri in spirito, poiché chi è veramente povero in spirito odia se stesso (Cfr. Mt 5,39; Lc 14,26) e ama quelli che lo percuotono nella guancia.

XV
I PACIFICI


[164]    I Beati i pacifici, poiché saranno chiamati figli di Dio (Mt 5,9). 2 Sono veri pacifici coloro che in tutte le contrarietà che sopportano in questo mondo, per l’amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nelI’anima e nel corpo.

XVI.
LA PUREZZA DI CUORE


[165]    1 Beati i puri di cuore, poiché essi vedranno Dio (Mt 5,8). 2 Veramente puri di cuore sono coloro che disdegnano le cose terrene e cercano le cose celesti, e non cessano mai di adorare e vedere il Signore Dio, vivo e vero, con cuore ed animo puro.

XVII.
L’UMILE SERVO DI DIO


[166]    1 Beato quel servo (Mt 24,46) il quale non si inorgoglisce per il bene che il Signore dice e opera per mezzo di lui, più che per il bene che dice e opera per mezzo di un altro. 2 Pecca l’uomo che vuol ricevere dal suo prossimo più di quanto non vuole dare di sé al Signore Dio.

XVIII.
LA COMPASSIONE PER IL PROSSIMO


[167]    1 Beato l’uomo che offre un sostegno al suo prossimo per la sua fragilità, in quelle cose in cui vorrebbe essere sostenuto da lui, se si trovasse in un caso simile.

[168]    2 Beato il servo che restituisce tutti i suoi beni al Signore Iddio, perché chi riterrà qualche cosa per sé, nasconde dentro di sé il denaro del Signore suo Dio (Cfr. Mt 25,18), e gli sarà tolto ciò che credeva di possedere (Cfr. Lc 8,18).

XIX.
L’UMILE SERVO DI DIO


[169]    1 Beato il servo, che non si ritiene migliore, quando viene lodato e esaltato dagli uomini, di quando è ritenuto vile, semplice e spregevole, 2 poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più. 3 Guai a quel religioso, che è posto dagli altri in alto e per sua volontà non vuol discendere. 4 E beato quel servo (Cfr. Mt 24,46), che non viene posto in alto di sua volontà e sempre desidera mettersi sotto i piedi degli altri.

XX:
IL BUON RELIGIOSO E IL RELIGIOSO VANO


[170]    1 Beato quel religioso, che non ha giocondità e letizia se non nelle santissime parole e opere del Signore 2 e, mediante queste, conduce gli uomini all’amore di Dio con gaudio e letizia (Cfr. Sal 50,10). 3 Guai a quel religioso che si diletta in parole oziose e frivole e con esse conduce gli uomini al riso.

XXI.
IL RELIGIOSO LEGGERO E LOQUACE


[171]    1 Beato il servo che, quando parla, non manifesta tutte le sue cose, con la speranza di una mercede, e non è veloce a parlare (Pr 29,20), ma sapientemente pondera di che parlare e come rispondere. 2 Guai a quel religioso che non custodisce nel suo cuore i beni che il Signore (Cfr. Lc 2,19.51) gli mostra e non li manifesta agli altri nelle opere, ma piuttosto, con la speranza di una mercede, brama manifestarli agli uomini a parole. 3 Questi riceve già la sua mercede (Cfr. Mt 6,2: 6,16) e chi ascolta ne riporta poco frutto.

XXII.
DELLA CORREZIONE FRATERNA


[172]    1 Beato il servo che è disposto a sopportare cosi pazientemente da un altro la correzione, I’accusa e il rimprovero, come se li facesse da sé. 2 Beato il servo che, rimproverato, di buon animo accetta, si sottomette con modestia, umilmente confessa e volentieri ripara. 3 Beato il servo che non è veloce a scusarsi e umilmente sopporta la vergogna e la riprensione per un peccato, sebbene non abbia commesso colpa.

XXIII.
LA VERA UMILTÀ


[173]    1 Beato il servo che viene trovato cosi umile tra i suoi sudditi come quando fosse tra i suoi padroni.
2 Beato il servo che si mantiene sempre sotto la verga della correzione. 3 È servo fedele e prudente (Mt 24,45) colui che di tutti i suoi peccati non tarda a punirsi, interiormente per mezzo della contrizione ed esteriormente con la confessione e con opere di riparazione.

XXIV.
LA VERA DILEZIONE


[174]    Beato il servo che tanto è disposto ad amare il suo fratello quando è infermo, e perciò non può ricambiargli il servizio, quanto l’ama quando è sano, e può ricambiarglielo.

XXV.
ANCORA DELLA VERA DILEZIONE


[175]    Beato il servo che tanto amerebbe e temerebbe un suo fratello quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui, e non direbbe dietro le sue spalle niente che con carità non possa dire in sua presenza.

XXVI.
CHE I SERVI DI DIO ONORINO I CHIERICI


[176]    1 Beato il servo che ha fede nei chierici che vivono rettamente secondo le norme della Chiesa romana. 2 E guai a coloro che li disprezzano. Quand’anche, infatti, siano peccatori, tuttavia nessuno li deve giudicare, poiché il Signore esplicitamente ha riservato solo a se stesso il diritto di giudicarli.
3 Invero, quanto più grande è il ministero che essi svolgono del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che proprio essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri, tanto maggiore peccato commettono coloro che peccano contro di essi, che se peccassero contro tutti gli altri uomini di questo mondo.

XXVII.
COME LE VIRTÙ ALLONTANANO I VIZI


[177]    1 Dove è amore e sapienza,
ivi non è timore né ignoranza.
2 Dove è pazienza e umiltà,
ivi non è ira né turbamento.
3 Dove è povertà con letizia,
ivi non è cupidigia né avarizia.
4 Dove è quiete e meditazione,
ivi non è affanno né dissipazione.
5 Dove è il timore del Signore a custodire la sua casa (Cfr. Lc 11,21),
ivi il nemico non può trovare via d’entrata.
6 Dove è misericordia e discrezione,
ivi non è superfluità né durezza.

XXVIII.
IL BENE VA NASCOSTO PERCHÉ NON SI PERDA


[178]    1 Beato il servo che accumula nel tesoro del cielo (Cfr. Mt 6,20) i beni che il Signore gli mostra e non brama DI manifestarli agli uomini con la speranza di averne compenso. 2 poiché lo stesso Altissimo manifesterà le sue opere a chiunque gli piacerà. 3 Beato il servo che conserva nel suo cuore (Cfr. Lc 2,19.51) i segreti del Signore.


17-15 Settembre 22, 1924 Rabbia diabolica perché si scrive sulla Divina Volontà. Il vivere nel Divino Volere porta con sé la perdita di qualunque diritto di volontà propria.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuo: Mentre scrivevo ciò che sta detto di sopra, vedevo il mio dolce Gesù che poggiava la sua bocca alla parte del mio cuore e mi imboccava le parole che stavo scrivendo; e nel medesimo tempo sentivo un orribile fracasso lontano, che si battevano e ruggivano con tanto strepito da incutere spavento. Ed io, volgendomi al mio Gesù gli ho detto:

(2) “Mio Gesù, amor mio, chi è che fa tanto fracasso? Mi sembrano demoni arrabbiati; che cosa vogliono che tanto si dibattono?”.

(3) E Gesù: “Figlia mia, sono proprio loro, vorrebbero che tu non scrivessi sulla mia Volontà, e quando ti veggono scrivere verità più importanti sul vivere nel mio Volere, soffrono un doppio inferno e tormentano di più tutti i dannati; temono tanto che potessero uscire questi scritti sulla mia Volontà, perché si veggono perduto il loro regno sulla terra, acquistato da loro quando l’uomo, sottraendosi dalla Volontà Divina, diede libero il passo alla sua volontà umana. Ah! sì, fu proprio allora che il nemico acquistò il suo regno sulla terra, e se il mio Volere potesse regnare sulla terra, il nemico, lui stesso si rintanerebbe nei più cupi abissi. Ecco perché si dibattono con tanto furore, sentono la potenza della mia Volontà in questi scritti, e al solo dubbio che potessero uscire fuori, montano in furore e cercano a tutto loro potere d’impedire un tanto bene. Tu, però non dargli retta, e da questo impara ad apprezzare i miei insegnamenti”.

(4) Ed io: “Mio Gesù, mi sento che ci vuole la tua mano onnipotente per farmi scrivere ciò che Tu dici sul vivere nel tuo Volere. Alle tante difficoltà che fanno, specie quando mi si ripete: “Possibile che nessun’altra creatura sia vissuta nella tua Santissima Volontà?” Mi sento tanto annientata che vorrei scomparire dalla faccia della terra, affinché nessuno più mi vedesse; ma a mio malgrado sono costretta a starci per compiere la tua Santa Volontà”.

(5) E Gesù: “Figlia mia, il vivere nel mio Volere porta con sé la perdita di qualunque diritto di volontà propria, tutti i diritti sono da parte della Volontà Divina, e se l’anima non perde i propri diritti, non si può dire vero vivere nel mio Volere, al più si può dire vivere rassegnata, uniformata, perché il vivere nel mio Volere non è la sola azione che faccia a seconda della mia Volontà, ma è che tutto l’interno della creatura non dà luogo né a un affetto, né a un pensiero, né a un desiderio, neppure a un respiro in cui il mio Volere non abbia il suo posto, né il mio Volere tollererebbe anche un affetto umano, e che Lui non ne sia la Vita; avrebbe schifo di far vivere l’anima nella mia Volontà coi suoi affetti, pensieri ed altro che potrebbe avere una volontà umana. E credi tu che sia facile che un’anima, volontariamente perda i propri diritti? Oh! quanto è difficile! anzi, ci sono anime che quando giungono al punto di perdere tutti i diritti sulla loro volontà, si danno indietro e si contentano di menare una vita di mezzo, perché il perdere i propri diritti è il più grande sacrificio che può fare la creatura, e che dispone la mia bontà ad aprirle le porte del mio Volere, e facendola vivere in Essa, contraccambiarla coi miei diritti divini. Perciò sii attenta, e non uscire mai dai confini della mia Volontà”.