Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Si avvicina il Natale ma noi siamo distratti, preoccupati, con lo sguardo costantemente fissato su noi stessi. Il mondo, come non mai, è pieno di problemi. Un piccolo virus ha fatto crollare le nostre sicurezze, e ci ritroviamo più fragili e indifesi. Si avvicina il Natale, subiamo ancora delle restrizioni, ma resistono le nostre tradizioni: si prega la novene, i bambini preparano la recita, si organizza la pesca di beneficenza. Le luci da tempo indicano la strada dei regali, ma le cose materiali non meritano tutto questo affanno. Vorrei che queste luci indichino anche la via di Dio che si fa bambino. Vorrei che ci sia una intensa attesa del Signore che viene, una attesa fatta di silenzio, di ascolto, di preghiera. Per Natale si può fare di più, si può osare di più. L'amore di Dio si dona a te! Ma tu sai che l'amore esige l'amore: Dio si dona a te affinché tu possa accoglierlo ed amarlo sopra ogni cosa. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 11° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 19

1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano:3"Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi.4Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: "Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa".5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!".6Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: "Crocifiggilo, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa".7Gli risposero i Giudei: "Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio".
8All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura9ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: "Di dove sei?". Ma Gesù non gli diede risposta.10Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?".11Rispose Gesù: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande".

12Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: "Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare".13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.14Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!".15Ma quelli gridarono: "Via, via, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Risposero i sommi sacerdoti: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare".16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

17Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota,18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.19Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: "Gesù il Nazareno, il re dei Giudei".20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.21I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: "Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei".22Rispose Pilato: "Ciò che ho scritto, ho scritto".

23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.24Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:

'Si son divise tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica han gettato la sorte.'

E i soldati fecero proprio così.

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.26Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!".27Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: "'Ho sete'".29Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di 'aceto' in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.30E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò.

31Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.33Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe,34ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.36Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: 'Non gli sarà spezzato alcun osso'.37E un altro passo della Scrittura dice ancora: 'Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto'.

38Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatéa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.39Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.40Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.42Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.


Deuteronomio 24

1Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa.2Se essa, uscita dalla casa di lui, va e diventa moglie di un altro marito3e questi la prende in odio, scrive per lei un libello di ripudio, glielo consegna in mano e la manda via dalla casa o se quest'altro marito, che l'aveva presa per moglie, muore,4il primo marito, che l'aveva rinviata, non potrà riprenderla per moglie, dopo che essa è stata contaminata, perché sarebbe abominio agli occhi del Signore; tu non renderai colpevole di peccato il paese che il Signore tuo Dio sta per darti in eredità.
5Quando un uomo si sarà sposato da poco, non andrà in guerra e non gli sarà imposto alcun incarico; sarà libero per un anno di badare alla sua casa e farà lieta la moglie che ha sposata.
6Nessuno prenderà in pegno né le due pietre della macina domestica né la pietra superiore della macina, perché sarebbe come prendere in pegno la vita.
7Quando si troverà un uomo che abbia rapito qualcuno dei suoi fratelli tra gli Israeliti, l'abbia sfruttato come schiavo o l'abbia venduto, quel ladro sarà messo a morte; così estirperai il male da te.
8In caso di lebbra bada bene di osservare diligentemente e fare quanto i sacerdoti leviti vi insegneranno; avrete cura di fare come io ho loro ordinato.9Ricòrdati di quello che il Signore tuo Dio fece a Maria durante il viaggio, quando uscivate dall'Egitto.
10Quando presterai qualsiasi cosa al tuo prossimo, non entrerai in casa sua per prendere il suo pegno;11te ne starai fuori e l'uomo a cui avrai fatto il prestito ti porterà fuori il pegno.12Se quell'uomo è povero, non andrai a dormire con il suo pegno.13Dovrai assolutamente restituirgli il pegno al tramonto del sole, perché egli possa dormire con il suo mantello e benedirti; questo ti sarà contato come una cosa giusta agli occhi del Signore tuo Dio.
14Non defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nel tuo paese, nelle tue città;15gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e vi volge il desiderio; così egli non griderà contro di te al Signore e tu non sarai in peccato.
16Non si metteranno a morte i padri per una colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per una colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato.
17Non lederai il diritto dello straniero e dell'orfano e non prenderai in pegno la veste della vedova,18ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha liberato il Signore tuo Dio; perciò ti comando di fare questa cosa.
19Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova, perché il Signore tuo Dio ti benedica in ogni lavoro delle tue mani.20Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai indietro a ripassare i rami: saranno per il forestiero, per l'orfano e per la vedova.21Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare: sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova.22Ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d'Egitto; perciò ti comando di fare questa cosa.


Proverbi 14

1La sapienza di una massaia costruisce la casa,
la stoltezza la demolisce con le mani.
2Chi procede con rettitudine teme il Signore,
chi si scosta dalle sue vie lo disprezza.
3Nella bocca dello stolto c'è il germoglio della superbia,
ma le labbra dei saggi sono la loro salvaguardia.
4Senza buoi, niente grano,
l'abbondanza del raccolto sta nel vigore del toro.
5Il testimone vero non mentisce,
quello falso spira menzogne.
6Il beffardo ricerca la sapienza ma invano,
la scienza è cosa facile per il prudente.
7Allontànati dall'uomo stolto,
e non ignorerai le labbra sapienti.
8La sapienza dell'accorto sta nel capire la sua via,
ma la stoltezza degli sciocchi è inganno.
9Fra gli stolti risiede la colpa,
fra gli uomini retti la benevolenza.
10Il cuore conosce la propria amarezza
e alla sua gioia non partecipa l'estraneo.
11La casa degli empi rovinerà,
ma la tenda degli uomini retti avrà successo.
12C'è una via che sembra diritta a qualcuno,
ma sbocca in sentieri di morte.
13Anche fra il riso il cuore prova dolore
e la gioia può finire in pena.
14Chi è instabile si sazierà dei frutti della sua condotta,
l'uomo dabbene si sazierà delle sue opere.
15L'ingenuo crede quanto gli dici,
l'accorto controlla i propri passi.
16Il saggio teme e sta lontano dal male,
lo stolto è insolente e presuntuoso.
17L'iracondo commette sciocchezze,
il riflessivo sopporta.
18Gli inesperti erediteranno la stoltezza,
i prudenti si coroneranno di scienza.
19I malvagi si inchinano davanti ai buoni,
gli empi davanti alle porte del giusto.
20Il povero è odioso anche al suo amico,
numerosi sono gli amici del ricco.
21Chi disprezza il prossimo pecca,
beato chi ha pietà degli umili.
22Non errano forse quelli che compiono il male?
Benevolenza e favore per quanti compiono il bene.
23In ogni fatica c'è un vantaggio,
ma la loquacità produce solo miseria.
24Corona dei saggi è la loro accortezza,
corona degli stolti la loro stoltezza.
25Salvatore di vite è un testimone vero;
chi spaccia menzogne è un impostore.
26Nel timore del Signore è la fiducia del forte;
per i suoi figli egli sarà un rifugio.
27Il timore del Signore è fonte di vita,
per evitare i lacci della morte.
28Un popolo numeroso è la gloria del re;
la scarsità di gente è la rovina del principe.
29Il paziente ha grande prudenza,
l'iracondo mostra stoltezza.
30Un cuore tranquillo è la vita di tutto il corpo,
l'invidia è la carie delle ossa.
31Chi opprime il povero offende il suo creatore,
chi ha pietà del misero lo onora.
32Dalla propria malvagità è travolto l'empio,
il giusto ha un rifugio nella propria integrità.
33In un cuore assennato risiede la sapienza,
ma in seno agli stolti può scoprirsi?
34La giustizia fa onore a una nazione,
ma il peccato segna il declino dei popoli.
35Il favore del re è per il ministro intelligente,
il suo sdegno è per chi lo disonora.


Salmi 69

1'Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide.'

2Salvami, o Dio:
l'acqua mi giunge alla gola.
3Affondo nel fango e non ho sostegno;
sono caduto in acque profonde
e l'onda mi travolge.
4Sono sfinito dal gridare,
riarse sono le mie fauci;
i miei occhi si consumano
nell'attesa del mio Dio.
5Più numerosi dei capelli del mio capo
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano:
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?

6Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe non ti sono nascoste.
7Chi spera in te, a causa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni
chi ti cerca, Dio d'Israele.

8Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.

10Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
11Mi sono estenuato nel digiuno
ed è stata per me un'infamia.

12Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato il loro scherno.
13Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi dileggiavano.

14Ma io innalzo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi,
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
15Salvami dal fango, che io non affondi,
liberami dai miei nemici
e dalle acque profonde.
16Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.

17Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18Non nascondere il volto al tuo servo,
sono in pericolo: presto, rispondimi.

19Avvicinati a me, riscattami,
salvami dai miei nemici.
20Tu conosci la mia infamia,
la mia vergogna e il mio disonore;
davanti a te sono tutti i miei nemici.
21L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
22Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

23La loro tavola sia per essi un laccio,
una insidia i loro banchetti.
24Si offuschino i loro occhi, non vedano;
sfibra per sempre i loro fianchi.

25Riversa su di loro il tuo sdegno,
li raggiunga la tua ira ardente.
26La loro casa sia desolata,
senza abitanti la loro tenda;
27perché inseguono colui che hai percosso,
aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28Imputa loro colpa su colpa
e non ottengano la tua giustizia.
29Siano cancellati dal libro dei viventi
e tra i giusti non siano iscritti.

30Io sono infelice e sofferente;
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
32che il Signore gradirà più dei tori,
più dei giovenchi con corna e unghie.

33Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
34poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35A lui acclamino i cieli e la terra,
i mari e quanto in essi si muove.

36Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne avranno il possesso.
37La stirpe dei suoi servi ne sarà erede,
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.


Isaia 13

1Oracolo su Babilonia, ricevuto in visione da Isaia figlio di Amoz.

2Su un monte brullo issate un segnale,
alzate per essi un grido;
fate cenni con la mano perché varchino
le porte dei principi.
3Io ho dato un ordine ai miei consacrati;
ho chiamato i miei prodi a strumento del mio sdegno,
entusiasti della mia grandezza.
4Rumore di folla sui monti,
simile a quello di un popolo immenso.
Rumore fragoroso di regni,
di nazioni radunate.
Il Signore degli eserciti passa in rassegna
un esercito di guerra.
5Vengono da un paese lontano,
dall'estremo orizzonte,
il Signore e gli strumenti della sua collera,
per devastare tutto il paese.
6Urlate, perché è vicino il giorno del Signore;
esso viene come una devastazione
da parte dell'Onnipotente.
7Perciò tutte le braccia sono fiacche,
ogni cuore d'uomo viene meno;
8sono costernati, spasimi e dolori li prendono,
si contorcono come una partoriente;
ognuno osserva sgomento il suo vicino;
i loro volti sono volti di fiamma.
9Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile,
con sdegno, ira e furore,
per fare della terra un deserto,
per sterminare i peccatori.
10Poiché le stelle del cielo e la costellazione di Orione
non daranno più la loro luce;
il sole si oscurerà al suo sorgere
e la luna non diffonderà la sua luce.
11Io punirò il mondo per il male,
gli empi per la loro iniquità;
farò cessare la superbia dei protervi
e umilierò l'orgoglio dei tiranni.
12Renderò l'uomo più raro dell'oro
e i mortali più rari dell'oro di Ofir.
13Allora farò tremare i cieli
e la terra si scuoterà dalle fondamenta
per lo sdegno del Signore degli eserciti,
nel giorno della sua ira ardente.
14Allora, come una gazzella impaurita
e come un gregge che nessuno raduna,
ognuno si dirigerà verso il suo popolo,
ognuno correrà verso la sua terra.
15Quanti saranno trovati, saranno trafitti,
quanti saranno presi, periranno di spada.
16I loro piccoli saranno sfracellati davanti ai loro occhi;
saranno saccheggiate le loro case,
disonorate le loro mogli.
17Ecco, io eccito contro di loro i Medi
che non pensano all'argento,
né si curano dell'oro.
18Con i loro archi abbatteranno i giovani,
non avranno pietà dei piccoli appena nati,
i loro occhi non avranno pietà dei bambini.
19Babilonia, perla dei regni,
splendore orgoglioso dei Caldei,
sarà come Sòdoma e Gomorra sconvolte da Dio.
20Non sarà abitata mai più né popolata
di generazione in generazione.
L'Arabo non vi pianterà la sua tenda
né i pastori vi faranno sostare i greggi.
21Ma vi si stabiliranno gli animali del deserto,
i gufi riempiranno le loro case,
vi faranno dimora gli struzzi,
vi danzeranno i sàtiri.
22Ululeranno le iene nei loro palazzi,
gli sciacalli nei loro edifici lussuosi.
La sua ora si avvicina,
i suoi giorni non saranno prolungati.


Seconda lettera ai Corinzi 13

1Questa è la terza volta che vengo da voi. 'Ogni questione si deciderà sulla dichiarazione di due o tre testimoni'.2L'ho detto prima e lo ripeto ora, allora presente per la seconda volta e ora assente, a tutti quelli che hanno peccato e a tutti gli altri: quando verrò di nuovo non perdonerò più,3dal momento che cercate una prova che Cristo parla in me, lui che non è debole, ma potente in mezzo a voi.4Infatti egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio. E anche noi che siamo deboli in lui, saremo vivi con lui per la potenza di Dio nei vostri riguardi.
5Esaminate voi stessi se siete nella fede, mettetevi alla prova. Non riconoscete forse che Gesù Cristo abita in voi? A meno che la prova non sia contro di voi!6Spero tuttavia che riconoscerete che essa non è contro di noi.7Noi preghiamo Dio che non facciate alcun male, e non per apparire noi superiori nella prova, ma perché voi facciate il bene e noi restiamo come senza prova.8Non abbiamo infatti alcun potere contro la verità, ma per la verità;9perciò ci rallegriamo quando noi siamo deboli e voi siete forti. Noi preghiamo anche per la vostra perfezione.10Per questo vi scrivo queste cose da lontano: per non dover poi, di presenza, agire severamente con il potere che il Signore mi ha dato per edificare e non per distruggere.

11Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi.12Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
13La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.


Capitolo VII: L'amore di Gesù sopra ogni cosa

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1. Beato colui che comprende che cosa voglia dire amare Gesù e disprezzare se stesso per Gesù. Si deve lasciare ogni persona amata, per colui che merita tutto il nostro amore: Gesù esige di essere amato, lui solo, sopra ogni cosa. Ingannevole e incostante è l'amore della creatura; fedele e durevole è l'amore di Gesù. Chi s'attacca alla creatura cadrà con la creatura, che facilmente vien meno; chi abbraccia Gesù troverà saldezza per sempre. Ama e tienti amico colui che, quando tutti se ne andranno, non ti abbandonerà, né permetterà che, alla fine, tu abbia a perire. Che tu lo voglia oppure no, dovrai un giorno separarti da tutti; tienti dunque stretto, in vita e in morte, a Gesù, e affidati alla fedeltà di lui, che solo ti potrà aiutare allorché gli altri ti verranno meno.

2. Per sua natura, Gesù, tuo amore, è tale da non permettere che tu ami altra cosa; egli vuole possedere da solo il tuo cuore, e starvi come un re sul suo trono. Di buon grado Gesù starà presso di te, se tu saprai liberarti perfettamente da ogni creatura. Qualunque fiducia tu abbia posto negli uomini, escludendo Gesù, ti risulterà quasi del tutto buttata via. Non affidarti o appoggiarti ad una canna, che si piega al vento, perché "ogni carne è come fieno e ogni suo splendore cadrà come il fiore del fieno" (1Pt 1,24). Se guarderai soltanto alle esterne apparenze umane, sarai tosto ingannato. E se cercherai consolazione e profitto negli altri, ne sentirai molto spesso un danno. Se cercherai in ogni cosa Gesù, troverai certamente Gesù. Se invece cercherai te stesso, troverai ancora te stesso, ma con tua rovina. Infatti, se non cerca Gesù, l'uomo nuoce a se stesso, più che non possano nuocergli i suoi nemici e il mondo intero.


DISCORSO 90 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 22, 1-14 SULLE NOZZE DEL FIGLIO DEL RE. CONTRO I DONATISTI, SULLA CARITÀ

Discorsi - Sant'Agostino

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Il banchetto del Signore sulla terra e in cielo.

1. Tutti i fedeli conoscono le nozze del figlio del re e il banchetto apprestato da lui; la tavola del Signore è preparata per tutti coloro che vogliano prendervi parte. È però importante sapere chi vi si accosta, dato che non gli viene proibito d'accostarvisi. Le Sacre Scritture infatti c'insegnano ch'esistono due banchetti del Signore: l'uno è quello al quale partecipano i buoni e i cattivi, l'altro è quello dal quale sono esclusi i cattivi. Ecco perché il banchetto del Signore, di cui abbiamo sentito parlare durante la lettura del Vangelo, comprende precisamente buoni e cattivi. Tutti coloro che si scusarono dal partecipare a quel banchetto sono i cattivi; ma non tutti quelli che vi presero parte sono i buoni. Mi rivolgo dunque a voi che siete buoni e state a tavola in questo banchetto, a tutti voi che riflettete a ciò ch'è detto: Chi mangia il corpo del Signore e beve il suo sangue in modo indegno, mangia e beve la propria condanna 1. Ammonisco tutti voi che siete buoni a non cercare i buoni fuori di questo banchetto e a tollerare i cattivi che sono dentro.

Tutti i giusti in questa vita sono buoni e cattivi.

2. Non dubito che la Carità vostra desidera sentire chi sono questi tali cui ho accennato esortandovi a non cercare i buoni al di fuori e a tollerare i cattivi che sono dentro. Se dentro sono tutti cattivi, a chi ho rivolto l'esortazione? Se invece dentro sono tutti buoni, chi ho ammonito di tollerare i cattivi? Prima dunque risolviamo una tale questione come possiamo con l'aiuto del Signore. Se si esamina sotto ogni aspetto e con chiarezza che cosa è buono, non è buono nessuno tranne Dio. Eccoti il Signore che in modo chiarissimo afferma: Perché mi rivolgi una domanda su ciò ch'è buono? Nessuno è buono all'infuori di Dio 2. Come mai dunque in quel banchetto nuziale vi sono buoni e cattivi se nessuno è buono all'infuori di Dio? Dovete anzitutto sapere che in un certo senso noi siamo tutti cattivi. In un certo qual modo assolutamente tutti noi siamo cattivi; ma in un altro certo qual modo non tutti siamo buoni. Ci possiamo forse paragonare agli Apostoli? Eppure il Signore in persona dice loro: Se dunque voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli 3. Se consideriamo le Scritture, tra i dodici Apostoli uno solo era cattivo, a causa del quale in un passo il Signore dice: Anche voi siete puri, ma non tutti 4. Rivolgendo tuttavia la parola a tutti in generale disse: Se voi pur essendo cattivi. Udirono questa frase Pietro, Giovanni, Andrea e tutti gli altri undici Apostoli. Che cosa udirono? Voi, per quanto siate cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli. Con quanta maggior ragione il Padre vostro ch'è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono? 5. All'udire ch'erano cattivi, disperarono; all'udire che Dio in cielo era il loro Padre, respirarono. Per quanto siate cattivi, disse; che cosa è dovuto ai cattivi se non il castigo? Con quanta maggior ragione - disse - il Padre vostro ch'è nei cieli? Che cosa è dovuto ai figli se non il premio? Chiamandoli "cattivi" ispira la paura dei castighi, chiamandoli "figli" risveglia la speranza d'essere suoi eredi.

I cattivi esclusi dal banchetto: in che senso sono da intendere.

3. Gli Apostoli dunque sotto un certo aspetto erano cattivi ma erano buoni sotto un altro aspetto. A coloro ai quali infatti aveva detto: Per quanto siate cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, subito dopo soggiunse: Con quanta maggior ragione il Padre vostro ch'è nei cieli? Egli dunque è il Padre di coloro che sono cattivi ma ch'egli non abbandona perché è anche il Medico dal quale devono essere guariti. Sotto un aspetto dunque erano cattivi. Ciononostante io credo che i convitati del capo di famiglia alle nozze del re suo figlio non erano del numero di coloro di cui è detto: Invitarono buoni e cattivi 6, per cui non devono essere ascritti nel novero dei cattivi che abbiamo sentito essere stati esclusi nella persona di quel tale che fu trovato senza l'abito di nozze. Coloro ch'erano buoni - lo ripeto - erano cattivi sotto un certo aspetto e coloro ch'erano cattivi erano buoni sotto un altro aspetto. Ascolta Giovanni sotto quale aspetto erano cattivi: Se diciamo d'essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 7. Ecco per qual riguardo erano cattivi: perché avevano il peccato. Per qual riguardo erano buoni? Se invece riconosceremo pubblicamente i nostri peccati, Dio, che mantiene la sua parola ed è giusto, ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa 8. Ma possiamo noi servirci di questa interpretazione ch'io penso d'aver ricavato - come voi avete sentito - dai testi delle Sacre Scritture? Possiamo cioè affermare che i medesimi individui sono buoni sotto un aspetto e cattivi sotto un altro? Se vorremo intendere in questo senso la frase: Invitarono buoni e cattivi, coloro cioè ch'erano nello stesso tempo buoni e cattivi, questa interpretazione non è ammissibile a causa di quel tale che fu trovato senza l'abito di nozze e che fu non solo cacciato fuori in modo da essere escluso comunque dal banchetto, ma in modo da essere condannato all'eterno castigo nelle tenebre.

L'unico escluso dal banchetto è simbolo di molti individui.

4. "Ma - dirà qualcuno - qui si tratta d'un solo individuo! Che c'è di strano, di straordinario se tra la folla un solo invitato privo dell'abito di nozze s'introdusse di soppiatto sfuggendo alla sorveglianza dei servi del capo di famiglia? Per causa di quello si sarebbe forse potuto dire: Invitarono buoni e cattivi 9?". Fate dunque attenzione e cercate di capire, fratelli miei. Quell'unico individuo simboleggiava tutta una specie d'individui poiché erano molti. Un attento uditore potrebbe a questo punto rispondermi e dire: "Non desidero che tu mi dica le tue congetture; desidero che mi si dimostri che quell'unico era simbolo di molti". Con l'aiuto del Signore te lo dimostrerò chiaramente, e non dovrò andare troppo lontano per trovare le prove. Il Signore mi aiuterà con le sue stesse parole e per mezzo di me vi fornirà una prova evidente. Ecco: Il capo famiglia entrò nella sala per vedere quelli ch'erano a tavola 10. Dovete capire, fratelli miei, che compito dei servi era solo quello d'invitare e condurre i buoni e i cattivi; riflettete che il Vangelo non dice: "I servi osservarono i convitati e tra essi trovarono un tale che non aveva l'abito da nozze e glielo dissero". La Scrittura non dice così. Fu il capo famiglia che andò a vedere, che lo trovò, lo separò, lo cacciò fuori. Questo particolare non era da passare sotto silenzio. Ma noi abbiamo preso a dimostrare un altro punto della discussione: in che senso quell'unica persona ne rappresentasse molte altre. Entrò dunque il capo famiglia a vedere i commensali e trovò un tale senza l'abito da nozze e gli disse: Amico, come mai sei entrato qua senza avere l'abito di nozze? Quello non rispose nulla 11. Chi lo interrogava infatti era tale che l'altro non poteva addurre alcun pretesto, poiché era quello l'abito che si vedeva nel cuore non già nel corpo; se infatti fosse stato indossato sopra il corpo, non sarebbe potuto rimanere nascosto neppure ai servi. Sentite dove si debba indossare l'abito di nozze, quando è detto: I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia 12. A proposito di quest'abito l'Apostolo dice: a condizione però d'essere trovati vestiti, non già nudi 13. Fu dunque scoperto dal Signore colui che era rimasto nascosto ai servi. Interrogato non rispose nulla. Viene legato, scacciato, condannato uno solo dei molti. Signore, avevo detto che tu ci ammonisci di ammonire tutti. Ricordate con me le parole che avete udite e ora scoprirete e giudicherete che quell'unico individuo ne rappresentava molti altri. Il Signore aveva senza dubbio interrogato uno solo, ad uno solo aveva detto: Amico, come mai sei entrato qua? Egli solo non aveva saputo rispondere nulla e a proposito di lui solo era stato detto: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre. Lì piangerà e digrignerà i denti 14. Perché ciò? Perché molti sono chiamati ma pochi sono gli eletti 15. Che cosa si potrebbe replicare all'evidente chiarezza di questa verità? Gettatelo - dice - fuori nelle tenebre, s'intende quell'unico individuo di cui il Signore dice: Molti infatti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. I pochi dunque non sono cacciati fuori. Certamente era uno solo quel tale che non aveva l'abito di nozze. Gettatelo fuori. Perché viene gettato fuori? Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. Lasciate stare i pochi, gettate fuori i molti. Senza dubbio era uno solo. E in quest'uno non solo erano rappresentati i molti [cattivi], ma questi per la loro moltitudine superavano il numero dei buoni. Molti sono infatti anche i buoni, ma a paragone dei cattivi i buoni sono pochi. È nato molto grano, ma in confronto della paglia il grano è poco. I medesimi buoni, molti per se stessi, a paragone dei cattivi sono pochi. Come dimostriamo che presi a sé sono molti? Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente 16. Dove verranno? A quel banchetto al quale entrano buoni e cattivi. Parlando d'un altro convito soggiunse: E sederanno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli 17. È il convito a cui non potranno accedere i cattivi. Si partecipi in modo degno al convito presente per poter arrivare a quello del cielo. Sono dunque nel medesimo tempo molti quelli che sono pochi; molti presi a sé, pochi a paragone dei cattivi. Che cosa dunque dice il Signore? Ne trova uno solo e dice: "Ne sia gettato fuori un gran numero, ne rimangano pochi". Infatti dire: Molti sono i chiamati, ma pochi sono gli eletti, non significa altro che mostrare apertamente come in questo convito ci si debba presentare in modo da poter essere condotti all'altro convito al quale non avrà accesso nessuno dei cattivi.

Qual è l'abito di nozze.

5. Di che si tratta dunque? Desidero che voi tutti i quali vi accostate alla mensa del Signore, che si trova qui, non siate con quelli che saranno cacciati fuori, ma con i pochi che saranno salvati. Come potrete ottenere ciò? Prendete l' abito di nozze. "Spiegaci - mi si dirà - che cos'è l'abito di nozze". Esso è senza dubbio l'abito che hanno solo i buoni, che saranno lasciati nel banchetto e saranno riservati per il banchetto, al quale non accederà nessun cattivo, e vi saranno condotti per grazia di Dio; sono essi che hanno l'abito di nozze. Esaminiamo dunque, fratelli miei, tra i fedeli quelli che hanno qualche virtù propria di cui sono privi i cattivi, e quella sarà l'abito di nozze. Se parliamo di sacramenti, voi vedete come sono comuni ai cattivi e ai buoni. È forse il battesimo? Senza il battesimo nessuno per verità arriva a Dio; ma non tutti quelli che hanno il battesimo arrivano a Dio. Non posso quindi prendere il battesimo come l'abito di nozze, cioè il sacramento da solo, poiché tale abito lo vedo nei buoni ma anche nei cattivi. Forse è l'altare o ciò che si riceve dall'altare. Noi vediamo che molti mangiano, ma essi mangiano e bevono la propria condanna. Che cos'è dunque? È forse far digiuno? Fanno digiuno anche i cattivi. È forse frequentare la chiesa? Ma la frequentano anche i cattivi. Infine è forse fare miracoli? Ma questi li fanno non solo i buoni e i cattivi, ma talora i buoni non li fanno. Ecco, a proposito dell'antico popolo israelitico facevano miracoli i maghi del faraone e non li facevano gl'israeliti; tra gl'israeliti li facevano solo Mosè e Aronne 18, mentre tutti gli altri non li facevano, ma li vedevano, temevano e credevano. Erano forse migliori i maghi del faraone i quali facevano miracoli che il popolo d'Israele non era capace di fare, e tuttavia era il popolo che apparteneva a Dio? A proposito della stessa Chiesa, ascolta l'Apostolo che dice: Sono forse tutti profeti? Hanno forse tutti il dono di compiere guarigioni? Sanno forse parlare in tutte le lingue conosciute? 19

L'abito di nozze è la carità.

6. Qual è dunque l'abito di nozze? Il fine del precetto - dice l'Apostolo - è la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera 20. Questo è l'abito di nozze. Non si tratta però d'una carità qualsiasi, poiché spesso sembra che si amino tra loro anche individui che hanno in comune una cattiva coscienza. Coloro che compiono insieme rapine e delitti, che sono tifosi degl'istrioni, che insieme incitano con urla i guidatori dei cocchi in lizza e i cacciatori del circo, per lo più si amano tra loro, ma non hanno la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. È siffatta carità l'abito di nozze. Se io sapessi parlare le lingue degli uomini e degli angeli, ma non possedessi la carità, sarei - dice l'Apostolo - come una campana che suona o un tamburo che rimbomba 21. Sono arrivati al banchetto individui parlanti solo le lingue ma loro vien detto: "Perché siete entrati senza aver l'abito di nozze?". Se avessi - dice ancora - il dono della profezia e quello di svelare tutti i segreti, se avessi il dono di tutta la scienza, e avessi tanta fede da smuovere i monti, ma non avessi la carità, non varrei nulla 22. Ecco qui i miracoli delle persone che per lo più non hanno l'abito di nozze. "Se avessi tutti questi doni - dice l'Apostolo - e non avessi Cristo, non varrei nulla". Non varrei nulla, dice. La profezia, dunque, non vale nulla? La conoscenza dei segreti dunque non vale nulla? "No, non sono questi doni che non valgono nulla, ma sono io che non varrei nulla, se li possedessi ma non avessi la carità". Quanti beni non giovano a nulla se ne manca uno solo! "Se non avrò la carità, anche se distribuirò elemosine ai poveri e se, per rendere testimonianza al nome di Cristo, arriverò fino al sangue, arriverò fino a farmi bruciare, queste azioni possono farsi anche per amore della gloria e allora sono inutili". Poiché dunque queste azioni possono diventare anche inutili, se fatte per amore della gloria, e non in virtù della carità fecondissima d'amore verso Dio, l'Apostolo ricorda anche queste stesse azioni; ascoltale: Se distribuirò tutti i miei beni ai poveri e lascerò bruciare il mio corpo, ma non avrò la carità, non mi gioverà a nulla 23. Ecco l'abito delle nozze! Esaminate voi stessi: se lo avete, voi starete sicuri al banchetto del Signore. In un unico individuo esistono due impulsi dell'anima: la carità e la cupidigia. Nasca in te la carità, se non è ancora nata, e se già è nata, venga allevata, venga nutrita e cresca. Per quanto riguarda la cupidigia, al contrario, in questa vita non può essere eliminata del tutto - poiché se diremo di non avere peccati, inganniamo noi stessi e in noi non c'è la verità 24 -; ma noi commettiamo dei peccati nella misura in cui abbiamo la cupidigia; facciamo sì che cresca la carità e diminuisca la cupidigia affinché quella, cioè la carità, venga portata un giorno alla perfezione, e la cupidigia venga ridotta all'estinzione. Indossate l'abito delle nozze; rivolgo quest'esortazione a voi che non l'avete ancora. Voi siete già dentro la Chiesa, vi siete già accostati al convito, ma non avete ancora l'abito da indossare in onore dello sposo, poiché andate ancora in cerca dei vostri interessi, non di quelli di Cristo. L'abito di nozze infatti s'indossa in onore dei coniugi, cioè dello sposo e della sposa. Voi conoscete lo sposo: è Cristo; conoscete la sposa: è la Chiesa. Recate onore allo sposo e alla sposa. Se onorerete come si deve gli sposi, voi ne sarete figli. Fate quindi progressi a questo riguardo. Amate il Signore e con questo sentimento imparate ad amarvi tra voi; in tal modo quando vi amerete tra voi amando il Signore, amerete sicuramente il prossimo come voi stessi. Quando infatti non trovo uno che ami se stesso, in qual modo gli potrò affidare il prossimo perché lo ami come se stesso? "E chi è - domanderà qualcuno - che non ami se stesso?". Ecco chi è: Chi ama l'iniquità, odia l'anima propria 25. Ama forse se stesso chi ama la propria carne e odia la propria anima con suo danno e con danno della propria anima e della propria carne? Chi è colui che ama la propria anima? Colui che ama Dio con tutto il cuore e con tutta la sua anima. A una persona di tal genere posso dunque affidare il prossimo. Amate il prossimo come voi stessi.

Il prossimo è ogni uomo.

7. "Chi è il mio prossimo?" mi si chiederà. Il tuo prossimo è ogni uomo. Non abbiamo avuto forse tutti due genitori? Sono prossimi tra loro gli animali d'ogni specie: il colombo al colombo, il leopardo al leopardo, il serpente al serpente, la pecora alla pecora e non è prossimo l'uomo all'uomo? Richiamate alla vostra mente la creazione delle creature. Iddio disse e le acque produssero gli animali che nuotano: i grandi cetacei, i pesci, gli animali muniti di ali e altri simili a questi. Tutti gli uccelli non sono forse derivati da un solo uccello, da un solo avvoltoio tutti gli avvoltoi, da un solo colombo tutti i colombi, da un solo serpente tutti i serpenti, da una sola orata tutte le orate, da una sola pecora tutte le pecore? La terra ha generato senz'altro nello stesso tempo tutte le specie d'animali. Ma quando si giunse alla creazione dell'uomo non fu la terra a produrre l'uomo. Fu creato per noi un unico padre, nemmeno due genitori, un padre e una madre; fu creato per noi - ripeto - un solo genitore, nemmeno due, un padre e una madre; ma da un solo padre fu fatta una sola madre; l'unico non fu fatto da nessuno ma da Dio e l'unica fu fatta venendo tratta da lui 26. Considerate bene la nostra stirpe: noi deriviamo da un'unica sorgente e, poiché l'unica nostra sorgente si mutò in acqua amara, da ulivo domestico ch'eravamo siamo diventati tutti ulivi selvatici. Venne però in seguito anche la grazia. Ci generò uno solo per il peccato e per la morte, tuttavia ci generò come una sola stirpe, tutti a lui prossimi, e non solo a lui simili ma anche congiunti. Venne uno solo contro uno solo, contro uno solo che disperse venne uno solo che ci riunisce. Così pure contro uno solo che ci ha uccisi è venuto uno solo che ci dà la vita. Poiché allo stesso modo che per l'unione con Adamo tutti muoiono, così per la loro unione con Cristo tutti avranno la vita 27. Ma allo stesso modo che chiunque nasce dal primo, muore; così chiunque crede, per mezzo di Cristo riceve la vita; avrà però la vita se avrà l'abito di nozze, se sarà invitato al banchetto per rimanerci, non per esserne allontanato.

Qual è la vera fede da raccomandare.

8. Dovete dunque avere la carità, fratelli miei. Vi ho spiegato che cos'è l'abito di nozze, vi ho mostrato quest'abito. Viene lodata la fede - è vero - viene lodata; ma quale fede? È quella la cui caratteristica è chiaramente espressa da un Apostolo. Infatti l'apostolo Giacomo biasima alcuni che si vantavano della loro fede ma non avevano buoni costumi, e dice: Tu credi che Dio è uno solo, e fai bene; ma anche i demoni credono e tremano di paura 28. Richiamate con me alla vostra mente per qual motivo fu elogiato Pietro, per qual motivo fu proclamato beato. Forse perché affermò: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 29? Colui che lo proclamò beato considerò non già il suono delle sue parole, ma il sentimento del suo cuore. Orbene, volete sapere che la beatitudine di Pietro non era dovuta alle sue parole? Quell'affermazione in realtà era stata fatta anche dai demoni: Noi sappiamo chi sei. Tu sei il Figlio di Dio 30. Pietro riconobbe pubblicamente Cristo come Figlio di Dio, ma lo riconobbero Figlio di Dio anche i demoni. Metti in rilievo la differenza, signore! Sicuro, metto ben in risalto la differenza. Pietro lo affermò spinto dall'amore, i demoni invece spinti dal timore. Per conseguenza l'uno dice: Sarò con te fino alla morte 31, quelli invece: Che c'è tra noi e te? 32. Tu dunque che sei venuto al banchetto, non ti vantare della sola fede. Devi distinguere tra fede e fede e allora si riconoscerà in te l'abito di nozze. Faccia la distinzione l'Apostolo e ce l'insegni: Non conta nulla essere circoncisi o non esserlo, ma solo la fede 33. Di' quale fede: non credono forse anche i demoni eppure tremano di paura? Lo dico - risponde -, ascolta; distinguo, distinguo subito: ma la fede che agisce per mezzo della carità 34. Quale fede allora, quale specie di fede? Quella che agisce per mezzo della carità. Anche se avessi - dice - il dono di tutta la scienza, e una fede talmente grande da smuovere i monti, ma non avessi la carità, non varrei nulla 35. Abbiate la fede con la carità, poiché non potete avere la carità senza la fede. Vi ammonisco, vi esorto, vi avverto, nel nome del Signore, miei cari, di avere la fede con la carità, poiché potreste avere la fede senza la carità. Infatti non vi esorto ad avere la fede, ma la carità. Non potete infatti avere la carità senza la fede, poiché parlo dell'amore verso Dio e verso il prossimo; come può esserci questo senza la fede? In qual modo amerà Dio chi non crede in Dio? Come può amare Dio lo stolto che in cuor suo dice: Dio non esiste 36? Può darsi che tu creda che il Cristo sia venuto eppure non lo ami; non può avvenire invece che tu ami il Cristo e non dica ch'egli è venuto.

L'amore dev'essere esteso ai nemici.

9. Abbiate dunque la fede con la carità. È questo l'abito di nozze. Voi che volete bene a Cristo dovete volervi bene tra voi: amate gli amici, amate i nemici. Non vi sia gravoso. Che cosa dunque perdete quando acquistate molto? Perché preghi Dio, come per un gran favore, che muoia il tuo nemico? Non è questo l'abito di nozze. Considera lo sposo inchiodato alla croce per te, e che prega il Padre per i propri nemici: Perdona loro, Padre - dice - poiché non sanno che cosa fanno 37. Hai visto lo sposo che diceva così; vedi anche l'amico dello sposo invitato con l'abito di nozze. Considerate come il beato Stefano rimprovera i giudei come se fosse crudele e adirato: Testardi! Pagani di cuore e di mente, avete sempre resistito allo Spirito Santo. Quale dei profeti non uccisero i vostri padri? 38. Avete udito con quale crudeltà li apostrofa. Sei pronto anche tu a parlare così contro chiunque? E volesse il cielo che lo facessi contro chi offende Dio, non contro uno che ha offeso te. Uno offende Dio ma tu non lo rimproveri; ma se offende te, ti metti a gridare; dov'è l'abito di nozze? Avete udito dunque come parlò infuriato Stefano; udite ora come amava i persecutori. Aveva offeso coloro ch'egli rimproverava e perciò fu ucciso a sassate. Ora, essendo oppresso da ogni parte dalle mani di quei furibondi, ed essendo colpito dai sassi, prima disse: Signore Gesù Cristo, accogli il mio spirito 39. Poi, dopo aver pregato stando in piedi per sé in difesa di quelli che lo lapidavano, s'inginocchiò e disse: Signore, non addebitar loro questo peccato 40; che io muoia quanto al corpo, ma non muoiano essi quanto al cuore. Ciò detto, spirò. Dopo quelle parole non aggiunse altro; le disse e poi morì. L'ultima sua preghiera fu per i suoi nemici. Imparate ad avere l'abito di nozze. Così anche tu mettiti in ginocchio, batti la fronte per terra e quando stai per accostarti alla tavola del Signore, al banchetto delle Sacre Scritture, non dire: "Oh, se morisse il mio nemico! Signore, se ho meritato qualcosa da te, fa morire il mio nemico". Se per caso dirai così, non temerai che ti possa rispondere: "Se io volessi far morire il tuo nemico, prima farei morire te"? O forse ti vanti che ora sei venuto essendo stato invitato? Pensa che cosa eri poco prima. Non mi hai forse bestemmiato? Non mi hai forse deriso? Non hai forse desiderato di cancellare dalla terra il mio nome? Tu però ti vanti perché sei venuto dietro un invito. Se io ti avessi fatto morire come nemico, chi mi sarei fatto amico? Perché pregando male mi vuoi insegnare a fare ciò che non ho fatto a tuo riguardo? Al contrario anzi, - ti dice Dio - io vorrei insegnarti a imitare me. Stando appeso alla croce dissi: Perdona loro, perché non sanno quello che fanno 41. Ho insegnato ciò al mio soldato. Sii una mia recluta contro il diavolo, altrimenti in nessun modo combatterai da vittorioso, se non pregherai per i tuoi nemici. Di' chiaramente, di' anche questo, di' che vuoi perseguitare il tuo nemico; ma dillo consapevolmente, dillo ma con discernimento. Ecco, un tale è tuo nemico; rispondimi: "Che cosa in lui potrebbe esserti nemico?". Forse il fatto d'essere uomo? "No". Che cosa allora? "Il fatto ch'è cattivo". Per il fatto però ch'è un uomo, che l'ho creato io, non ti è nemico. Dio ti dice: "L'uomo io l'ho creato non cattivo 42; divenne cattivo a causa della disobbedienza, poiché ubbidì piuttosto al diavolo che a Dio. A te è nemico ciò che fu fatto dal l'uomo; ti è nemico per il fatto d'essere cattivo, non per il fatto d'essere uomo. Sento dire "uomo" e "cattivo"; il primo termine è proprio della natura, il secondo è proprio della colpa; guarisco la colpa e conservo la natura". Questo ti dice il tuo Dio: "Ma ecco come io ti vendico: faccio morire il tuo nemico, porto via da lui l'essere cattivo, conservo l'essere uomo; se ne farò un uomo buono, non farò forse morire il tuo nemico e ne farò un tuo amico?". Questo devi chiedere nella tua preghiera: prega non già che periscano gli uomini, ma finisca l'inimicizia. Se invece preghi perché muoia un uomo, la tua è la preghiera d'uno cattivo contro un altro cattivo, e quando dici a Dio: "Fa' morire il cattivo", ti potrebbe rispondere: "Quale di voi due?".

L'amore dev'essere esteso in modo che trascini tutti a Dio.

10. Estendete l'amore oltre i vostri coniugi e i vostri figli. Quest'amore è insito anche negli animali quadrupedi e nei passeri. Sapete come i passeri e le rondini amano il proprio coniuge, covano insieme le uova, insieme nutrono i piccoli, con una compiacenza e bontà naturale, senza pensare a nessuna ricompensa. Il passero in effetti non dice: "Nutrirò i miei figli perché quando sarò vecchio mi sostentino". Non pensa nulla di simile; ama gratuitamente, gratuitamente dà da mangiare; offre l'affetto di padre, ma non cerca la retribuzione. Anche voi, lo so bene, amate allo stesso modo i vostri figli. In realtà non sono i figli che devono accumulare ricchezze per i genitori, ma i genitori per i figli 43. Per questo motivo anche molti di voi scusate la vostra avarizia col pretesto che vi arricchite per i vostri figli e conservate le ricchezze per loro. Ma estendete l'amore, cresca quest'amore; poiché amare i figli e i coniugi non è ancora l'abito di nozze. Abbiate fede in Dio. Innanzitutto amate Dio. Sforzatevi di elevarvi fino a Dio e conducete a Dio tutti quelli che potete. È un nemico: sia trascinato verso Dio. È un figlio, è la moglie, è un servo: venga attratto verso Dio. È un pellegrino: venga trascinato verso Dio. È un nemico: venga trascinato verso Dio. Trascina il nemico; trascinandolo non sarà più nemico. Si progredisca in questo modo; la carità sia alimentata così che alimentata sia portata alla perfezione; in tal modo s'indossi l'abito di nozze; in tal modo facendo progressi si rinnovi l'immagine di Dio, secondo la quale siamo stati creati. Infatti peccando questa immagine si era guastata, cancellata. A causa di che cosa si era cancellata, guastata? Strofinandola per terra. Che significa "strofinandola per terra"? Si consuma a causa delle passioni terrene. Poiché è vero che, sebbene l'uomo cammini nell'immagine, tuttavia invano si turba 44. La verità, non la vanità si cerca nell'immagine di Dio. Orbene, amando la verità, l'immagine, secondo la quale siamo stati creati, venga rinnovata, e sia restituita al nostro Cesare come sua propria moneta. Così in effetti avete sentito dalla risposta del Signore il quale, ai giudei che volevano metterlo alla prova, disse: Perché volete mettermi alla prova, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo 45, cioè l'immagine che vi era impressa e l'iscrizione. Mostratemi la moneta che pagate, che mettete da parte, mostratemi che cosa si esige da voi. Gli mostrarono un "denaro" e chiese loro quale immagine e quale iscrizione portasse impressa. Risposero: di Cesare 46. Questo Cesare esige anche la propria immagine. Cesare non vuole che si perda ciò che ha ordinato gli si dia e Dio non vuole che si perda ciò che ha creato. Cesare però, fratelli miei, non è il creatore della moneta; la fanno gli zecchieri, se ne dà l'ordine agli artefici, mentre egli l'ha ordinata ai suoi alti funzionari. L'immagine veniva impressa sulla moneta: sulla moneta c'è l'immagine di Cesare. E tuttavia si va in cerca di ciò che altri impressero. Chi accumula ricchezze non vuole che gli sia negata quell'immagine. Moneta di Cristo è l'uomo; in essa c'è l'immagine di Cristo, c'è il nome di Cristo, ci sono i benefici di Cristo, lì i doveri impostici da Cristo.

 

1 - 1 Cor 11, 29.

2 - Mt 19, 17.

3 - Mt 7, 11.

4 - Gv 13, 10.

5 - Mt 7, 11.

6 - Mt 22, 10.

7 - 1 Gv 1, 8.

8 - 1 Gv 1, 9.

9 - Mt 22, 10.

10 - Mt 22, 11.

11 - Mt 22, 11-12.

12 - Sal 131, 9.

13 - 2 Cor 5, 3.

14 - Mt 22, 13.

15 - Mt 22, 14.

16 - Mt 8, 11.

17 - Mt 8, 11.

18 - Cf. Es 7-8.

19 - 1 Cor 12, 29-30.

20 - 1 Tm 1, 5.

21 - l Cor 13, l.

22 - 1 Cor 13, 2.

23 - 1 Cor 13, 3.

24 - 1 Gv 1, 8.

25 - Sal 10, 6.

26 - Cf. Gn 1-2.

27 - 1 Cor 15, 22.

28 - Gc 2, 19.

29 - Mt 16, 17.

30 - Mc 1, 24; Mt 8, 29.

31 - Lc 22, 33.

32 - Mt 8, 29.

33 - Gal 5, 6.

34 - Gal 5, 6.

35 - 1 Cor 13, 2.

36 - Sal 13, 2

37 - Lc 23, 34.

38 - At 7, 51 s.

39 - At 7, 58.

40 - At 7, 59.

41 - Lc 23, 34.

42 - Cf. Qo 7, 29.

43 - 2 Cor 12, 14.

44 - Sal 38, 7.

45 - Mt 22, 18-19.

46 - Mt 22, 18-19.


Capitolo XV: Le opere fatte per amore

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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1. Non si deve fare alcun male, per nessuna cosa al mondo né per compiacenza verso chicchessia; talora, invece, per giovare a uno che ne ha bisogno, si deve senza esitazione lasciare una cosa buona che si sta facendo, o sostituirla con una ancora più buona: in tal modo non si distrugge l'opera buona, ma soltanto la si trasforma in meglio.

2. A nulla giova un'azione esterna compiuta senza amore; invece, qualunque cosa, per quanto piccola e disprezzata essa sia, se fatta con amore, diventa tutta piena di frutti. In verità Iddio non tiene conto dell'azione umana in sé e per sé, ma dei moventi di ciascuno. Opera grandemente colui che agisce con rettitudine; opera lodevolmente colui che si pone al servizio della comunità, più che del suo capriccio. Accade spesso che ci sembri amore ciò che è piuttosto attaccamento carnale; giacché è raro che, sotto le nostre azioni, non ci siano l'inclinazione naturale, il nostro gusto, la speranza di una ricompensa, il desiderio del nostro comodo. Chi ha un amore vero e perfetto non cerca se stesso, in alcuna sua azione, ma desidera solamente che in ogni cosa si realizzi la gloria di Dio. Di nessuno è invidioso colui che non tende al proprio godimento, né vuole personali soddisfazioni, desiderando, al di là di ogni bene, di avere beatitudine in Dio. Costui non attribuisce alcunché di buono a nessuno, ma riporta il bene totalmente a Dio; dal quale ogni cosa procede, come dalla sua fonte e, nel quale, alla fine, tutti i santi godono pace. Oh, chi avesse anche una sola scintilla di vera carità, per certo capirebbe che tutto ciò che è di questa terra è pieno di vanità.


LEZIONI SULL'EPISTOLA DI PAOLO AI ROMANI LEZIONE II (RM-1 17-17) 4 gennaio 1948

Maria Valtorta

Dice l’Autore Ss.:
 «“Il giusto vive di fede”. Riportando queste parole l’Apostolo, un tempo orgoglioso della propria scienza rabbinica, si fa “fanciullo”, ossia umile e semplice, e confessa, anzi professa: “Io non mi vergogno del Vangelo, virtù di Dio a salvezza d’ogni credente... In esso infatti si manifesta la giustizia di Dio che vien dalla fede e tende alla fede”.
   Un tempo ci fu, per Paolo, in cui, ancor più che vergognarsi di credere in proprio nel Vangelo, si vergognava del Vangelo come di un obbrobrio gettato fra le ispirate parole, o le dotte parole della sapienza di Israele. E per cancellare quell’obbrobrio, scritto nelle menti dei seguaci del Nazareno, perseguitava gli stessi spegnendo, in uno, parole evangeliche e vita, credendo di vincere. Ma la Parola eterna, quella che nessuna forza umana o diabolica può far tacere, lo atterrò sulla via di Damasco, chiedendogli: “Perché mi perseguiti?”.
   Coloro che opprimono le piccole voci, coloro che opprimono quelli che parlano in nome di Dio, e che essi, i dotti di ora, sanno come erano chiamati nell’Antico Testamento, e sanno quale sia la loro missione - perché essi sono, e sempre saranno, fino alla fine del tempo, come araldi di Dio fra le turbe cieche - molto dovrebbero meditare e imparare da quel “mi perseguiti”, e temere di perseguitare il Verbo, e tremare di farlo.
   Nello strumento di Dio vive Dio. Vive non nella maniera comune, ma in maniera straordinaria. La personalità umana non è più che il velo che custodisce il Santo dei Santi operante, poiché Dio non è mai inerte sul suo trono, oltre il velo.
   Quando le feroci schiere dei Caldei, vinti gli Israeliti nella città capitale, non paghe ancora, arsero la casa di Dio e asportarono le ricchezze e le santità del Tempio; quando le potenti legioni romane distrussero per sempre, secondo la profezia di Gesù Cristo, il Tempio sul Moria, contro chi, veramente, si avventarono? Contro l’edificio, il sacerdozio, gli utensili del Tempio, o contro l’immateriale Ente che, nella mente degli Israeliti, lo empiva di Sé ?
   Dico “nella mente degli Israeliti” perché dall’ora di nona di quel Parasceve, che è abisso di Misericordia e abisso di Delitto, lo Spirito di Dio aveva abbandonato il Santo dei Santi, e vuota era, anche nelle ore dell’incenso, la gloria del Tabernacolo. Ma l’Idea era ancora. Ed era tutto per Israele quell’Idea.
   Contro chi perseguitò il nemico? Contro uomini e pietre, o contro l’Idea? Contro l’Idea. Per colpire il popolo, colpì l’Idea. Distrusse. Disperse.
   Oh! miseri, miseri uomini superficiali che, anche se cattolici praticanti, così tiepidi siete per l’Idea, per il Cristianesimo, per la Chiesa, che sono l’Idea che è forza, potenza, coesione, vittoria, salvezza contro le armate umane ed extraumane dei servi del Dragone, meditate questa grande lezione che viene dagli èvi: quando l’inerzia, il peccato, o il consentimento a dottrine sataniche, permettono che i nemici di Dio e degli spiriti assalgano, distruggano, disperdano l’Idea unica, santa, vera, eterna - Dio - in ciò che lo predica e lo rappresenta, tutto, dico tutto viene disperso e distrutto, anche ciò che non vorreste lo fosse: il vostro personale egoistico bene, la fortuna familiare, la quiete, la famiglia stessa talora.
   Sorgete, o cristiani. Un giorno, a Gesù che dormiva, fu gridato: “Svegliati, o Maestro, ché noi periamo”. Ma ora è Dio che vi grida: “Svegliatevi, o cristiani, perché se non vi svegliate voi perirete. La burrasca vi è sopra”. Al vecchio Israele era detto: “Alle tue tende, o Israele” per radunarlo a difesa della religione e della patria. A voi Io grido: “Ai tuoi tabernacoli, o popolo cristiano. Alla tua fede! Al tuo Signore Gesù Cristo! Alla Vincitrice che vince Satana! Sorgi! Riaccendi il lume e il fuoco della fede e della carità, svesti le vesti troppo carnali che ti fanno ottuso e pigro, e rivestiti di giustizia”.
   Tu, tu solo ti devi salvare. Nella tua volontà è la tua vittoria. Dio ti osserva, ma non ti salva più, per sua propria volontà. Tante volte lo ha fatto, e tu, della vittoria della salvezza, ti sei fatto gradino per scendere nelle tenebre, nel
   gelo, nel vizio. L’ho detto all’inizio del lavoro del piccolo Giovanni[2]. Avete riso, deriso o imprecato alla piccola voce che vi ripeteva le mie parole. Ma molte, perché divine, hanno già avuto compimento.
   Non ridete, non deridete, non imprecate per queste. Accoglietele. Difendete voi stessi, le vostre famiglie, la vostra quiete, il vostro benessere, difendendo l’Idea divina, la Chiesa, la Fede. Satana e i suoi servi cercano colpire l’Idea: la Chiesa, la Fede, ossia il cuore, il sangue, il respiro che mantengono viva la stessa vita vostra. Dolorosa, sì. Faticosa, sì. Ma se trionfasse Satana in un mondo senza più Dio, tre volte guai a voi.
   Non sapete! Non alzo il velo su quell’orrore che già è in atto e rinserra le file per sferrare l’attacco. Vi addito l’alto: il Cielo, Dio; vi addito il cuore della Cristianità: Roma vaticana; vi addito il tabernacolo. Difendeteli per essere difesi. E meditate bene le mie parole.
   E non siate, singolarmente, simili a coloro che si accingono a perseguitare Dio nell’Idea di Lui, nella Chiesa Romana, nella Fede, col perseguitare Gesù Cristo nelle sue piccole voci. Non perseguitate Gesù Cristo, dico. Perché Lui, a voi che opprimete i suoi strumenti, dice, con la sua divina, giusta sincerità: “Perché mi perseguiti?”.
   Sì. Voi, Lui perseguitate in questi ai quali non date pace. Sì. Voi, Lui perseguitate in questi, perché negate che in essi il Verbo parli, parli lo Spirito Santo che sempre è autore di ogni insegnamento divino.
   Imitate Paolo nel suo secondo tempo di vita mortale, posto che lo sapete imitare quando è ancor Saulo di Tarso, della tribù di Beniamino, fariseo e persecutore dei cristiani. E non vergognatevi di apprendere, voi, i novelli rabbi, cose di fede e sapienza sinora da voi ignorate, di apprenderle da una piccola voce.
   Rispetto al ricco, potente e imponente Gamaliele, simile a un re per fasto e per cortigiani, vivente libro della sapienza di Israele, il mite Maestro di Nazaret doveva apparire ben spregevole a Saulo di Tarso che ne conosceva la condizione sociale, il metodo di insegnamento e la maniera di vita... Ma quando gli caddero le scaglie del fariseismo, non dalle pupille degli occhi ma dello spirito, e con decenne applicazione penetrò nella sapienza del Vangelo “virtù di Dio a salvezza di ogni credente”, Paolo riconobbe che nel Vangelo “si manifesta la giustizia che vien dalla fede e tende alla fede”.
   Questa giustizia, resa luminosa, comprensibile dalla bontà della stessa Parola di Dio, che ha pietà di voi, si manifesta nel dono che la piccola voce vi ha dato in nostro Nome.
   I giusti amano. L’amore è luce. La luce permette di riconoscere. I giusti credono. Hanno una viva sete di sempre più credere. Comprendono che la conoscenza è grandissimo aiuto a credere. Sentono che il credere è vita perché è carità. E la carità è vita perché è Dio, il Vivente, accolto in loro, e loro accolti in Dio.
   Ed ecco che, per lunga via, abbiamo raggiunto la prima proposizione del dettato d’oggi: “Il giusto vive di fede”. E più il giusto ha cuor di fanciullo, più sa vivere di fede. Per questo il Maestro divino ha detto: “Se non divenite simili a fanciulli non entrerete nel Regno dei Cieli”. Il fanciullo sa credere. E per questo suo saper credere conosce Dio e merita di possederlo e goderlo eternamente, anche se muore prima di esser dotto quale voi siete.
   Veramente il molto sapere difficilmente è salvezza. Non fosse che perché “a chi più è stato dato più viene richiesto”, e “a chi si è impadronito di tesori difficilmente non viene assalto di ladroni”. Ma questo antico proverbio non lo conoscevate ancora né sapete di quali ladroni Io parlo. Voi, che dotti siete, cercate di conoscerli. Conoscendoli potrete difendervi dalla morte che essi sono armati a darvi.
   Ma i “piccoli fanciulli” non hanno questi pericoli. Essi sanno “vivere di fede”. Semplicemente. Essi confidano nel Signore, ed è detto che chi confida nel Signore comprende la verità. Perciò essi comprendono, anche senza scientificamente sapere. Comprendono: per la carità viva in loro, e perché hanno a mae­stri la Carità e il loro angelico custode.»

[2] piccolo Giovanni è il più frequente dei nomi dati a Maria Valtorta, che per spiritualità e missione viene accostata al grande Giovanni, apostolo ed evangelista. L’inizio del lavoro del piccolo Giovanni può essere considerato il “dettato” del 23 aprile 1943, venerdì santo, riportato nel volume I quaderni del 1943.