Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 11° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 17
1Disse ancora ai suoi discepoli: "È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.2È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.3State attenti a voi stessi!
Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli.4E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai".
5Gli apostoli dissero al Signore:6"Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.
7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?8Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?9Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare".
11Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samarìa e la Galilea.12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza,13alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!".14Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati.15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce;16e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.17Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?18Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse:19"Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!".
20Interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", rispose:21"Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!".
22Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete.23Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli.24Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno.25Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione.26Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo:27mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti.28Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano;29ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti.30Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà.31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro.32Ricordatevi della moglie di Lot.33Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.34Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato;35due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata".36.37Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi".
Ester 7
1Il re e Amàn andarono dunque al banchetto con la regina Ester.2Il re anche questo secondo giorno disse a Ester, mentre si beveva il vino: "Qual è la tua richiesta, regina Ester? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà fatto!".3Allora la regina Ester rispose: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, o re, e se così piace al re, la mia richiesta è che mi sia concessa la vita e il mio desiderio è che sia risparmiato il mio popolo.4Perché io e il mio popolo siamo stati venduti per essere distrutti, uccisi, sterminati. Ora, se fossimo stati venduti per diventare schiavi e schiave, avrei taciuto; ma il nostro avversario non potrebbe riparare al danno fatto al re con la nostra morte".5Subito il re Assuero disse alla regina Ester: "Chi è e dov'è colui che ha pensato di fare una cosa simile?".6Ester rispose: "L'avversario, il nemico, è quel malvagio di Amàn". Allora Amàn fu preso da terrore alla presenza del re e della regina.7Il re incollerito si alzò dal banchetto e uscì nel giardino della reggia, mentre Amàn rimase per chiedere la grazia della vita alla regina Ester, perché vedeva bene che da parte del re la sua rovina era decisa.8Poi tornò dal giardino della reggia nel luogo del banchetto; intanto Amàn si era prostrato sul divano sul quale si trovava Ester. Allora il re esclamò: "Vuole anche far violenza alla regina, davanti a me, in casa mia?". Non appena questa parola fu uscita dalla bocca del re, posero un velo sulla faccia di Amàn.9Carbonà, uno degli eunuchi, disse alla presenza del re: "Ecco, è stato perfino rizzato in casa di Amàn un palo alto cinquanta cubiti, che Amàn ha fatto preparare per Mardocheo, il quale aveva parlato per il bene del re". Il re disse: "Impiccatevi lui!".10Così Amàn fu impiccato al palo che aveva preparato per Mardocheo. E l'ira del re si calmò.
Giobbe 36
1Eliu continuò a dire:
2Abbi un po' di pazienza e io te lo dimostrerò,
perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
3Prenderò da lontano il mio sapere
e renderò giustizia al mio creatore,
4poiché non è certo menzogna il mio parlare:
un uomo di perfetta scienza è qui con te.
5Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
egli è grande per fermezza di cuore.
6Non lascia vivere l'iniquo
e rende giustizia ai miseri.
7Non toglie gli occhi dai giusti,
li fa sedere sul trono con i re
e li esalta per sempre.
8Se talvolta essi sono avvinti in catene,
se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
9fa loro conoscere le opere loro
e i loro falli, perché superbi;
10apre loro gli orecchi per la correzione
e ordina che si allontanino dalla iniquità.
11Se ascoltano e si sottomettono,
chiuderanno i loro giorni nel benessere
e i loro anni nelle delizie.
12Ma se non vorranno ascoltare,
di morte violenta periranno,
spireranno senza neppure saperlo.
13I perversi di cuore accumulano l'ira;
non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
14si spegne in gioventù la loro anima,
e la loro vita all'età dei dissoluti.
15Ma egli libera il povero con l'afflizione,
gli apre l'udito con la sventura.
16Anche te intende sottrarre dal morso
dell'angustia:
avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
17Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
giudizio e condanna ti seguiranno.
18La collera non ti trasporti alla bestemmia,
l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
19Può forse farti uscire dall'angustia il tuo
grido,
con tutti i tentativi di forza?
20Non sospirare quella notte,
in cui i popoli vanno al loro luogo.
21Bada di non volgerti all'iniquità,
poiché per questo sei stato provato dalla miseria.
22Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
chi come lui è temibile?
23Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
o chi mai ha potuto dirgli: "Hai agito male?".
24Ricordati che devi esaltare la sua opera,
che altri uomini hanno cantato.
25Ogni uomo la contempla,
il mortale la mira da lontano.
26Ecco, Dio è così grande, che non lo
comprendiamo:
il numero dei suoi anni è incalcolabile.
27Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
e scioglie in pioggia i suoi vapori,
28che le nubi riversano
e grondano sull'uomo in grande quantità.
29Chi inoltre può comprendere la distesa delle
nubi,
i fragori della sua dimora?
30Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
e copre le profondità del mare.
31In tal modo sostenta i popoli
e offre alimento in abbondanza.
32Arma le mani di folgori
e le scaglia contro il bersaglio.
33Lo annunzia il suo fragore,
riserva d'ira contro l'iniquità.
Salmi 45
1'Al maestro del coro. Su "I gigli...". Dei figli di Core.'
'Maskil. Canto d'amore.'
2Effonde il mio cuore liete parole,
io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce.
3Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
ti ha benedetto Dio per sempre.
4Cingi, prode, la spada al tuo fianco,
nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte,
5avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
6La tua destra ti mostri prodigi:
le tue frecce acute
colpiscono al cuore i nemici del re;
sotto di te cadono i popoli.
7Il tuo trono, Dio, dura per sempre;
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
8Ami la giustizia e l'empietà detesti:
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.
9Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia,
dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.
10Figlie di re stanno tra le tue predilette;
alla tua destra la regina in ori di Ofir.
11Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio,
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
12al re piacerà la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.
13Da Tiro vengono portando doni,
i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.
14La figlia del re è tutta splendore,
gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
15È presentata al re in preziosi ricami;
con lei le vergini compagne a te sono condotte;
16guidate in gioia ed esultanza
entrano insieme nel palazzo del re.
17Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai capi di tutta la terra.
18Farò ricordare il tuo nome
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.
Geremia 49
1Sugli Ammoniti.
Dice il Signore:
"Israele non ha forse figli,
non ha egli alcun erede?
Perché Milcom ha ereditato la terra di Gad
e il suo popolo ne ha occupate le città?
2Perciò ecco, verranno giorni
- dice il Signore -
nei quali io farò udire a Rabbà degli Ammoniti
fragore di guerra;
essa diventerà un cumulo di rovine,
le sue borgate saranno consumate dal fuoco,
Israele spoglierà i suoi spogliatori,
dice il Signore.
3Urla, Chesbòn, arriva il devastatore;
gridate, borgate di Rabbà,
cingetevi di sacco, innalzate lamenti
e andate raminghe con tagli sulla pelle,
perché Milcom andrà in esilio,
insieme con i suoi sacerdoti e i suoi capi.
4Perché ti vanti delle tue valli,
figlia ribelle?
Confidi nelle tue scorte ed esclami:
Chi verrà contro di me?
5Ecco io manderò su di te il terrore
- parola del Signore Dio degli eserciti -
da tutti i dintorni.Voi sarete scacciati, ognuno per la sua via,
e non vi sarà nessuno che raduni i fuggiaschi.
6Ma dopo cambierò la sorte
degli Ammoniti".
Parola del Signore.
7Su Edom.
Così dice il Signore degli eserciti:
"Non c'è più sapienza in Teman?
È scomparso il consiglio dei saggi?
È svanita la loro sapienza?
8Fuggite, partite, nascondetevi in un luogo segreto,
abitanti di Dedan,
poiché io mando su Esaù la sua rovina,
il tempo del suo castigo.
9Se vendemmiatori verranno da te,
non lasceranno nulla da racimolare.
Se ladri notturni verranno da te,
saccheggeranno quanto loro piace.
10Poiché io intendo spogliare Esaù,
rivelo i suoi nascondigli
ed egli non ha dove nascondersi.
La sua stirpe, i suoi fratelli, i suoi vicini
sono distrutti ed egli non è più.
11Lascia i tuoi orfani, io li farò vivere,
le tue vedove confidino in me!
12Poiché così dice il Signore: Ecco, coloro che non erano obbligati a bere il calice lo devono bere e tu pretendi di rimanere impunito? Non resterai impunito, ma dovrai berlo13poiché io ho giurato per me stesso - dice il Signore - che Bozra diventerà un orrore, un obbrobrio, un deserto, una maledizione e tutte le sue città saranno ridotte a rovine perenni.
14Ho udito un messaggio da parte del Signore,
un messaggero è stato inviato fra le nazioni:
Adunatevi e marciate contro di lui!
Alzatevi per la battaglia.
15Poiché ecco, ti renderò piccolo fra i popoli
e disprezzato fra gli uomini.
16La tua arroganza ti ha indotto in errore,
la superbia del tuo cuore;
tu che abiti nelle caverne delle rocce,
che ti aggrappi alle cime dei colli,
anche se ponessi, come l'aquila, in alto il tuo nido,
di lassù ti farò precipitare. Oracolo del Signore.
17Edom sarà oggetto di orrore; chiunque passerà lì vicino ne resterà attonito e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.18Come nello sconvolgimento di Sòdoma e Gomorra e delle città vicine - dice il Signore - non vi abiterà più uomo né vi fisserà la propria dimora un figlio d'uomo.19Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un baleno io lo scaccerò di là e il mio eletto porrò su di esso; poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?20Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Edom e le decisioni che egli ha prese contro gli abitanti di Teman.
Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge,
e per loro sarà desolato il loro prato.
21Al fragore della loro caduta tremerà la terra.
Un grido! Fino al Mare Rosso se ne ode l'eco.
22Ecco, come l'aquila, egli sale e si libra,
espande le ali su Bozra.
In quel giorno il cuore dei prodi di Edom
sarà come il cuore di una donna nei dolori del parto".
23Su Damasco.
"Amat e Arpad sono piene di confusione,
perché hanno sentito una cattiva notizia;
esse sono agitate come il mare, sono in angoscia,
non possono calmarsi.
24Spossata è Damasco, si volge per fuggire;
un tremito l'ha colta,
angoscia e dolori l'assalgono
come una partoriente.
25Come fu abbandonata la città gloriosa,
la città del tripudio?
26Cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno.
Oracolo del Signore degli eserciti.
27Appiccherò il fuoco alle mura di Damasco
e divorerà i palazzi di Ben-Hadàd".
28Su Kedàr e sui regni di Cazòr, che Nabucodònosor re di Babilonia sconfisse.
Così dice il Signore:
"Su, marciate contro Kedàr,
saccheggiate i figli dell'oriente.
29Prendete le loro tende e le loro pecore,
i loro teli da tenda, tutti i loro attrezzi;
portate via i loro cammelli;
un grido si leverà su di loro: Terrore all'intorno!
30Fuggite, andate lontano, nascondetevi in luoghi segreti
o abitanti di Cazòr - dice il Signore -
perché ha ideato un disegno contro di voi.
Nabucodònosor re di Babilonia
ha preparato un piano contro di voi.
31Su, marciate contro la nazione tranquilla,
che vive in sicurezza. Oracolo del Signore.
Essa non ha né porte né sbarre
e vive isolata.
32I suoi cammelli saranno portati via come preda
e la massa dei suoi greggi come bottino.
Disperderò a tutti i venti
coloro che si tagliano i capelli alle tempie,
da ogni parte farò venire la loro rovina.
Parola del Signore.
33Cazòr diventerà rifugio di sciacalli,
una desolazione per sempre;
nessuno vi dimorerà più,
non vi abiterà più un figlio d'uomo".
34Parola che il Signore rivolse al profeta Geremia riguardo all'Elam all'inizio del regno di Sedecìa re di Giuda.
35"Dice il Signore degli eserciti:
Ecco io spezzerò l'arco dell'Elam,
il nerbo della sua potenza.
36Manderò contro l'Elam i quattro venti
dalle quattro estremità del cielo
e li sparpaglierò davanti a questi venti;
non ci sarà nazione
in cui non giungeranno
i profughi dell'Elam.
37Incuterò terrore negli Elamiti davanti ai loro nemici
e davanti a coloro che vogliono la loro vita;
manderò su di essi la sventura,la mia ira ardente. Parola del Signore.
Manderò la spada a inseguirli
finché non li avrò sterminati.
38Porrò il mio trono sull'Elam
e farò morire il re e i capi.
Oracolo del Signore.
39Ma negli ultimi giorni
cambierò la sorte dell'Elam". Parola del Signore.
Apocalisse 11
1Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: "Alzati e misura il santuario di Dio e l'altare e il numero di quelli che vi stanno adorando.2Ma l'atrio che è fuori del santuario, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi.3Ma farò in modo che i miei due Testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni".4Questi sono i due olivi e le due lampade che stanno davanti al Signore della terra.5Se qualcuno pensasse di far loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici. Così deve perire chiunque pensi di far loro del male.6Essi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. Essi hanno anche potere di cambiar l'acqua in sangue e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli tutte le volte che lo vorranno.7E quando poi avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall'Abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà.8I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove appunto il loro Signore fu crocifisso.9Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permetteranno che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro.10Gli abitanti della terra faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
11Ma dopo tre giorni e mezzo, un soffio di vita procedente da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli.12Allora udirono un grido possente dal cielo: "Salite quassù" e salirono al cielo in una nube sotto gli sguardi dei loro nemici.13In quello stesso momento ci fu un grande terremoto che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti presi da terrore davano gloria al Dio del cielo.
14Così passò il secondo "guai"; ed ecco viene subito il terzo "guai".
15Il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano:
"Il regno del mondo
appartiene al Signore nostro e al suo Cristo:
egli regnerà nei secoli dei secoli".
16Allora i ventiquattro vegliardi seduti sui loro troni al cospetto di Dio, si prostrarono faccia a terra e adorarono Dio dicendo:
17"Noi ti rendiamo grazie,
Signore Dio onnipotente,
che sei e che eri,
perché hai messo mano alla tua grande potenza,
e hai instaurato il tuo regno.
18Le genti ne fremettero,
ma è giunta l'ora della tua ira,
il tempo di giudicare i morti,
di dare la ricompensa ai tuoi servi,
ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome,
piccoli e grandi,
e di annientare coloro
che distruggono la terra".
19Allora si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.
Capitolo X: Astenersi dai discorsi inutili
Leggilo nella Biblioteca1. Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.
2. Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.
3. Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.
DISCORSO 364 DISCORSO DI SANT' AGOSTINO VESCOVO SU SANSONE.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaEsortazione.
1. Il passo della Scrittura che ci è stato letto ora, carissimi fratelli, è denso di misteri divini troppo oscuri per noi per poter essere illustrati in modo rapido: per questo abbiamo voluto abbreviare la salmodia del mattutino perché non vi stanchi il nostro discorso che dovrà essere un po' lungo. Ma poiché sarà rispettata l'ora normale di uscita dalla Chiesa, voi prestate ora attenzione in silenzio e calmi, come è vostra consuetudine.
Alla grazia, non alla natura fu dovuta la forza di Sansone.
2. La forza che distinse Sansone gli venne da una grazia di Dio, non dalla natura: se fosse stata qualità naturale, non gli sarebbe stata tolta quando gli fossero stati rasati i capelli. Dove risiedesse la sua potente forza è detto nel passo della Scrittura: Lo accompagnava lo Spirito del Signore 1: allo Spirito del Signore dunque apparteneva la sua forza. Sansone era il recipiente che conteneva lo Spirito, e lo Spirito il contenuto che riempiva il vaso. E` proprio di un vaso essere riempito e essere vuotato; inoltre ogni vaso richiede di essere riempito di qualcosa: in Paolo fu riversata la grazia stessa, e per questo fu detto vaso eletto 2. Vediamo dunque l'indovinello che Sansone propose ai Filistei. Egli disse: Dal divoratore è uscito il cibo, e dal forte è uscito il dolce 3. Il significato da lui confidato a persone amiche, venne svelato, l'indovinello fu risolto, Sansone fu sconfitto. Ora, che Sansone rappresenti il giusto, non risulta affatto evidente, e la sua sarebbe una giustizia nascosta nel profondo. Quello che si legge di lui, che cedette alle dolcezze femminili, che si recò presso una prostituta, può sembrare a chi non penetri la verità nascosta, essere segno del venir meno delle sue qualità. Ma poiché anche il profeta [Osea] ricevette dal Signore il comando di prendere in moglie una prostituta 4, possiamo forse dire che nell'Antico Testamento non erano ritenute riprovevoli e colpevoli tali azioni in quanto azioni di un profeta che, come le sue parole, hanno valore di profezia. Quindi consideriamo quale significato ebbero tutti i fatti che si susseguirono nella vicenda di Sansone: l'essere vinto e l'essere vincitore, cedere alle blandizie femminili, rivelare il significato dell'indovinello, entrare dalla prostituta, prendere le volpi e incendiare il raccolto dei nemici con fiaccole attaccate alle code delle volpi. Avrebbe potuto incendiare direttamente i loro raccolti, se nelle volpi egli non avesse racchiuso un senso riposto, e avrebbe potuto incendiare le stoppie secche anche se le volpi non le avessero attraversate portando il fuoco. Comprendiamo che grandi misteri sono qui nascosti.
Sansone raffigura il Cristo totale.
3. Che cosa rappresentò dunque Sansone? Se dico che egli rappresentò il Cristo, mi pare di dire il vero. Ma subito si presentano naturali alla mente le domande come si possa pensare a un Cristo vinto dalle blandizie femminili o in intimità con una prostituta. E ci si può anche chiedere dove si legga che a Cristo siano stati rasati i capelli, o che gli sia stata tolta la forza o che sia stato legato da corde o accecato e deriso. Ma se destiamo la nostra fede a considerare che cosa sia realmente Cristo, e guardiamo non solo quello che fece ma anche quello che patì, vediamo che il suo agire fu quello di un forte, il suo patire quello di un debole: vediamo in lui entrambi gli aspetti, sia la forza del Figlio di Dio, sia la debolezza del Figlio dell'uomo. Ma si deve anche aggiungere che il Cristo totale, quale la Scrittura ce lo presenta, è capo e corpo: è capo della Chiesa la quale è corpo di Cristo 5, e la Chiesa come Cristo totale è con il suo capo, per non restare sola. Essa comprende in sé forti e deboli, ha in sé chi si nutre di pane sostanzioso e chi deve ancora essere nutrito di latte 6. Si deve ancora riconoscere che anche nella partecipazione ai sacramenti, nel ricevere il battesimo, nella partecipazione alla mensa dell'altare si mescolano in essa giusti e peccatori. Il corpo di Cristo di cui ora abbiamo conoscenza, è come l'aia, e solo in futuro sarà granaio, e ora in quanto aia, non respinge da sé la paglia: solo al tempo del raccolto il frumento sarà separato dalla paglia 7. Venendo dunque a Sansone, egli compì alcune azioni agendo come capo, altre come corpo, il tutto però sempre in figura di Cristo. Raffigurò il Cristo capo della Chiesa nelle manifestazioni di potenza e nelle azioni mirabili che compì; nella sua prudenza diede l'immagine di coloro che nella Chiesa agiscono rettamente; quando fu vinto e quando agì in modo incauto, raffigurò quelli che sono peccatori. La prostituta che egli prese in moglie rappresenta la Chiesa, colei che prima della conoscenza del Dio unico si era prostituita agli idoli e che poi Cristo fece sua sposa. Dopo che illuminata da lui, abbracciò la fede, essa meritò anche di conoscere da lui i sacramenti della salvezza e avere la rivelazione dei misteri celesti. Il significato dell'indovinello: Dal divoratore è uscito il cibo, e dal forte è uscito il dolce 8, si trova nel Cristo che risorge dai morti: la sua morte è il divoratore che tutto distrugge e consuma, e da lui esce il cibo di cui egli dichiarò: Io sono il pane vivo disceso dal cielo 9. L'iniquità degli uomini, scatenandosi contro di lui e propinandogli aceto e fiele, lo colmò di amarezza, mentre da lui ricevettero dolcezza i popoli tutti convertendosi a lui. Così dalla mascella del leone morto, cioè dalla morte di Cristo che giacendo dormì come leone, uscì lo sciame delle api, cioè dei cristiani. Quando dice: Se non aveste arato con la mia giovenca, non avreste sciolto il mio indovinello 10, si deve vedere rappresentata nella giovenca la Chiesa che con la dottrina e l'insegnamento degli apostoli e dei santi diffuse per tutta la terra i segreti della fede che le erano stati rivelati dallo sposo, i misteri della Trinità, della risurrezione, del giudizio, del regno, e promise il premio della vita eterna a chi li comprende e li riconosce.
L'amico di Sansone è figura degli eretici.
4. Si legge poi: Sansone s'accese d'ira perché il suo compagno prese come sua la moglie di lui 11. Questo compagno è figura di tutti gli eretici, se cogliamo, o fratelli, il senso riposto. Infatti gli eretici che divisero la Chiesa, vollero prendere come propria e portar via la sposa del loro Signore; coloro che con empio adulterio tentarono di impadronirsi della Chiesa, cioè del corpo di Cristo, uscirono dalla Chiesa 12 e abbandonarono i suoi vangeli. Perciò il servo fedele, amico della sposa del suo Signore, dice: Vi ho promessi a un unico sposo per presentarvi quale vergine casta a Cristo; e rimproverando con fede zelante il depravato compagno, continua colpendolo così: temo però che come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla verità che è in Cristo Gesù 13. Questi compagni, cioè i disertori eretici che vollero impadronirsi della sposa del Signore non sono che Donato, Ario, Manicheo e gli altri, tutti vasi di errori, vasi di perdizione. Di essi l'Apostolo dice: mi hanno fatto sapere che vi sono divisioni tra voi e uno di voi dice: " Io sono di Paolo ", un altro: " Io sono di Apollo ", un terzo sostiene: " Io sono di Cefa " 14. Ma vediamo che cosa fece questo Sansone, preso come figura del mistero, quando fu offeso nella moglie dal forestiero. Prese le volpi, cioè i compagni adulteri di cui si legge nel Cantico dei Cantici: Catturateci le piccole volpi che ci rovinano le vigne 15. Quando dice: Catturate le volpi, intende dire che siano arrestati, accusati e confutati gli eretici perché non rovinino la vigna della Chiesa e, ancora, che siano dimostrati in errore con l'autorità della legge divina, e quindi siano legati, arrestati con i lacci delle testimonianze delle sacre Scritture. Sansone dunque cattura le volpi, lega loro le code e attacca a esse fiaccole accese. Le code delle volpi legate rappresentano gli sviluppi posteriori delle eresie, le quali provengono da inizi lievi e ingannatori; il fatto che esse sono legate significa che sono dannate; il fatto che trascinano dietro a sé il fuoco vuol dire che distruggono frutti e opere di coloro che hanno accolto le loro seduzioni. Ma se si sollecitasse uno a non prestare ascolto agli eretici, a non accettarne i principi lasciandosene sedurre, costui potrebbe rispondere di non vederne il motivo, e potrebbe citare parecchie persone che li hanno seguiti senza che capitasse loro qualcosa di male, così come nulla di male capitò a quei cristiani che commisero adulteri, rapine e male azioni. Però chi si lascia sedurre dall'eresia, fa attenzione solo a quello che le volpi - che sono gli eretici - mostrano in un primo momento, non vede il fuoco che si trascinano dietro. Se infatti a uno non capita nulla, non è detto che costui non avrà poi le conseguenze quando giungerà al fuoco che ora non vede. Non si può pensare che gli eretici possano mettere a fuoco i frutti nel campo nemico senza bruciare anch'essi. Le volpi infatti, dopo aver incendiato il raccolto, furono anch'esse prese dalle fiamme. Per gli eretici dunque verrà poi il giudizio; soppraggiungerà per loro quello che ora non scorgono: ora essi attraggono con lusinghe e mostrano le loro fronti libere, ma nel giudizio di Dio avranno le code legate e con esse trascineranno dietro il fuoco. La malvagità precede la punizione che le è dovuta.
Parallelo tra Sansone e Cristo.
5. Il recarsi da una prostituta è atto immondo per chiunque non abbia motivo di farlo; ma è diverso per un profeta le cui azioni sono segno da interpretare. Se Sansone non si recò da una prostituta per giacere con lei, vi si recò forse con un fine misterioso. Di fatto non leggiamo che egli abbia giaciuto con lei. Si legge: I nemici si appostarono presso la porta della città per catturarlo quando uscisse dalla meretrice presso la quale si era recato: ma egli dormiva. Vedete che non è scritto che egli si unì alla meretrice, ma che egli dormiva. Ed è scritto: Quando si alzò a mezzanotte uscì, scardinò le porte della città insieme con la sbarra, e le portò in cima al monte 16, e i Filistei non poterono catturarlo. Come interpretare questi gesti: scardinare le porte da cui era entrato per recarsi dalla meretrice, portarle sul monte? In questo passo della Scrittura sono uniti inferno e donna 17: la casa della meretrice è immagine dell'inferno perché l'inferno non respinge nessuno e chi vi entra ne è posseduto. Riconosciamo in tutto questo le azioni del nostro Redentore, vedendo tutta una serie di corrispondenze: discese agli inferi dopo che la sinagoga nella quale egli si era recato, fu separata da lui per opera del diavolo, e dopo che fu crocifisso sul Calvario; il nome Calvario richiama calvo e l'atto con cui fu reso calvo Sansone ne segnò la fine. Gli avversari che custodivano la casa dove Sansone dormiva e volevano catturare colui che non potevano vedere, corrispondono alle guardie che vigilarono sul sepolcro del Cristo: e bene è detto che egli vi dormiva, perché la sua non era vera morte. V'è corrispondenza anche nel levarsi a mezzanotte, che dice il risorgere nascosto: la passione del Cristo si era svolta davanti a tutti, ma risorto egli apparve solo ai discepoli e a determinate persone 18. Tutti quindi lo videro entrare, cioè essere sepolto, pochi seppero che risorse, e lo toccarono, lo palparono risorto. Le porte scardinate della città corrispondono alle porte dell'inferno che Cristo scardinò abbattendo il dominio della morte che inghiottiva tutti senza rimandare nessuno libero. E quando ebbe scardinato le porte, il Signore Gesù Cristo salì sul monte: sappiamo che dopo essere risorto salì al cielo.
In Cristo la rivelazione e il compimento del mistero contenuto in Sansone.
6. Se poi vogliamo capire perché la forza di Sansone risiedesse nelle chiome, dobbiamo, o fratelli, fare attenzione proprio a questo: egli non aveva la sua forza nella mano, nel piede, nel petto, neppure nel capo, ma nei capelli, nella chioma; e se ci chiediamo che cosa è la chioma, possiamo rispondere secondo quello che noi stessi vediamo e che anche ci risponde l'Apostolo, se interroghiamo lui: essa costituisce un velo 19 e nel velo possiamo dire che Cristo aveva la sua forza in quanto lo coprivano le ombre dell'antica legge. La chioma di Sansone era dunque il suo velo appunto nel senso che quello che nel Cristo appariva, era diverso da quello che si doveva intendere. E il fatto che il segreto di Sansone fu svelato e gli fu rasa la chioma, significa che la legge fu disprezzata e Cristo subì la passione. Non avrebbero infatti ucciso Cristo se non avessero disprezzato la legge, poiché sapevano anch'essi che non era loro lecito uccidere Cristo. Lo dissero loro stessi al giudice: Noi non possiamo mettere a morte alcuno 20. Che a Sansone sia stata rasa la chioma significa che fu rimosso il fitto mistero 21, fu tolto il velo, e si rivelò il Cristo che era nascosto. I capelli poi rispuntarono e tornarono ancora a rivestire il suo capo, poiché i Giudei non vollero riconoscere Cristo neanche al suo risorgere. Inoltre Sansone fu nel mulino, fu accecato, fu nel carcere. Il mulino e il carcere sono immagini del travaglio di questa vita. Il fatto che fu accecato dice la cecità di coloro che a causa della loro infedeltà non seppero riconoscere Cristo, neppure dalle manifestazioni della sua potenza e dal suo salire al cielo: la cecità che essi causarono in Sansone dice la loro stessa cecità. Analogamente Cristo fu catturato dai Giudei e ucciso, ma fu lui piuttosto a provocare la morte di coloro che lo uccisero. Quando poi leggiamo: Lo mandarono a prendere i nemici, per divertirsi con lui, vediamo qui già raffigurata la croce: Sansone stende le mani su due colonne come su i due bracci della croce. La sua morte fa perire i suoi avversari, la sua passione segnò la morte dei suoi persecutori. Per questo la Scrittura conclude: uccise più persone con la sua morte che in tutta la sua vita 22. Il compimento di questo mistero si trova nel nostro Signore Gesù Cristo in modo evidente, perché egli compì con la sua morte la nostra redenzione che non poté attuare con la vita, lui che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
1 - Gdc 13, 25.
2 - Cf. At 9, 15.
3 - Gdc 14, 14.
4 - Os 1, 2.
5 - Cf. Ef 4, 15; Col 1, 18.
6 - Cf. 1 Cor 3, 2.
7 - Cf. Mt 3, 12.
8 - Gdc 14, 14.
9 - Gv 6, 41.
10 - Gdc 14, 18.
11 - Gdc 14, 19. 20.
12 - Cf. 1 Gv 2, 19.
13 - 2 Cor 11, 2-3.
14 - 1 Cor 1, 11-12.
15 - Ct 2, 15.
16 - Cf. Gdc 16, 2. 3.
17 - Cf. Prv 30, 16.
18 - Cf. At 10, 41.
19 - Cf. 1 Cor 11, 15.
20 - Gv 18, 31.
21 - Cf. Sal 28, 9.
22 - Gdc 16, 25.
Supplica dell'autore a Gesù e Maria
Le glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori
Leggilo nella BibliotecaSupplica dell'autore a Gesù e a Maria
Mio amatissimo Redentore e Signore Gesù Cristo, io miserabile tuo servo, sapendo il piacere che ti dà chi cerca di glorificare la tua santissima Madre, che tanto ami e tanto desideri di vedere amata e onorata da tutti, ho pensato di dare alla luce questo mio libro, che parla delle sue glorie. Io non so pertanto a chi meglio raccomandarlo che a te, cui tanto preme la gloria di questa Madre. A te dunque lo dedico e raccomando. Gradisci questo mio piccolo omaggio dell'amore che ho per te e per la tua Madre diletta. Proteggilo facendo piovere su chiunque lo leggerà luci di confidenza e fiamme d'amore verso questa Vergine immacolata, in cui hai posto la speranza e il rsfugio di tutti i redenti. E come mercede di questa mia povera fatica dammi, ti prego, quell'amore verso Maria che ho desiderato con questa mia operetta di vedere acceso in tutti coloro che la leggeranno. A te poi mi rivolgo, o mia dolcissima Signora e Madre mia Maria: tu ben sai che dopo Gesù in te ho posto tutta la speranza della mia eterna salvezza; poiché tutto il mio bene, la mia conversione, la mia vocazione a lasciare il mondo, e tutte le altre grazie che ho ricevuto da Dio, tutte riconosco che mi sono state date per mezzo tuo. Tu già sai che per vederti amata da tutti, come tu meriti, e per renderti ancora qualche segno di gratitudine per tanti benefici che mi hai concesso, ho cercato sempre di predicarti dappertutto, in pubblico e in privato, promovendo in tutti la tua dolce e salutare devozione. Io spero di seguitare a farlo sino all'ultimo respiro di vita che mi resta; ma vedo che per l'età avanzata e per la mia logora salute già si va avvicinando la fine del mio pellegrinaggio e la mia entrata nell'eternità. Ho pensato quindi prima di morire di lasciare al mondo questo mio libro, il quale seguiti per me a predicarti e ad animare anche gli altri a pubblicare le tue glorie e la grande pietà che tu usi con i tuoi devoti. Spero, mia carissima Regina, che questo mio povero dono, benché troppo inferiore a quanto meriti, pure sia gradito al tuo gratissimo cuore, poiché è dono tutto d'amore. Stendi dunque quella tua dolcissima mano, con la quale mi hai liberato dal mondo e dall'inferno, ed accettalo e proteggilo come cosa tua. Ma sappi che di questo mio piccolo omaggio io voglio la ricompensa: che da oggi in poi io ti ami più di prima e che chiunque leggerà questa mia operetta resti infiammato del tuo amore, così che subito aumenti in lui il desiderio di amarti e di vederti amata anche dagli altri e s'impegni perciò con tutto l'affetto a predicare e promuovere per quanto può le tue lodi e la confidenza nella tua potentissima intercessione. Amen. Così spero, così sia.
Amantissimo benché umile servo ALFONSO DE LIGUORI DEL SS. REDENTORE
INTRODUZIONE
Lettore mio caro e fratello in Maria, giacché la devozione che ha spinto me a scrivere e ora spinge te a leggere questo libro ci rende ambedue figli felici di questa buona Madre, se mai udissi qualcuno dire che io potevo fare a meno di questa fatica, poiché vi sono già tanti libri dotti e celebri che trattano di questo soggetto, rispondigli, ti prego, con le parole che l'abate Francone lasciò scritte nella Biblioteca dei Padri: che la lode di Maria è una fonte così ampia, inesauribile, che quanto più si dilata tanto più si riempie, e quanto più si riempie tanto più si dilata. Vale a dire che la beata Vergine è così grande e sublime, che quanto più la si loda tanto più resta da lodarla. Scrive perciò sant'Agostino che non basterebbero a lodarla quanto ella merita tutte le lingue degli uomini, anche se tutte le loro membra si mutassero in lingue. Ho esaminato innumerevoli libri che trattano delle glorie di Maria, grandi e piccoli; ma poiché erano o rari o voluminosi o non secondo il mio intento, ho cercato in questo libro di raccogliere in breve da tutti gli autori che ho potuto avere tra le mani le migliori sentenze spirituali dei padri e dei teologi, alfine di dare la possibilità ai devoti, con poca fatica e spesa, d'infiammarsi con la lettura nell'amore di Maria, e specialmente di offrire materia ai sacerdoti per promuovere con le prediche la devozione verso la divina Madre. Gli amanti mondani sono soliti parlare spesso delle persone amate e lodarle, per vedere così il loro amore lodato e applaudito anche dagli altri. Troppo scarso, allora, si deve supporre che sia l'amore di coloro che si proclamano amanti di Maria, ma poco pensano a parlarne e a farla amare anche dagli altri. Non fanno così quelli che amano veramente quest' amabilissima Signora: essi vorrebbero lodarla dappertutto e vederla amata da tutto il mondo. Perciò ogni volta che possono, o in pubblico o in privato, cercano di accendere nel cuore di tutti le beate fiamme da cui si sentono essi stessi accesi d'amore verso la loro santa Regina. Affinché poi ciascuno si persuada quanto sia importante per il bene proprio e per quello dei popoli il promuovere la devozione a Maria, è utile ascoltare quello che ne dicono i dottori. Dice san Bonaventura che quelli che si dedicano a pubblicare le glorie di Maria sono sicuri del paradiso. E lo conferma Riccardo di san Lorenzo dicendo che onorare questa Regina degli angeli è ottenere la vita eterna: «Onorare Maria è procurarsi il tesoro della vita eterna». Poiché la gratissima Signora, aggiunge, s'impegnerà a onorare nell'altra vita chi in questa s'impegna ad onorarla. E chi non sa la promessa fatta da Maria stessa a coloro che si adoperano a farla conoscere e amare su questa terra? « Coloro che mi lodano avranno la vita eterna » (Eccli [= Sir] 24,31 Volg.), le fa dire la santa Chiesa nella festa della sua Immacolata Concezione. « Esulta - diceva san Bonaventura, che con tanto zelo si dedicò a pubblicare le lodi di Maria - esulta, anima mia, e rallegrati in lei, perché molti beni sono preparati per quelli che la lodano». «E poiché tutte le divine Scritture parlano in lode di Maria, procuriamo sempre, con il cuore e con la lingua, di celebrare questa divina Madre, affinché da lei siamo un giorno condotti al regno dei beati». Sappiamo dalle rivelazioni di santa Brigida che il beato vescovo Emingo era solito iniziare le sue prediche con le lodi di Maria. Un giorno la Vergine stessa apparve alla santa e le parlò così: « Dì a quel prelato, che suole cominciare le prediche con le mie lodi, che io voglio essergli madre e che presenterò l'anima sua a Dio e farà una buona morte». E infatti egli morì come un santo, pregando in una pace celestiale. A un altro religioso domenicano, che terminava le sue prediche parlando di Maria, ella apparve in punto di morte, lo difese dai demoni, lo confortò e portò con sé la sua anima felice. Il devoto Tommaso da Kempis ci mostra Maria che raccomanda al Figlio chi pubblica le sue lodi: « Figlio, abbi pietà dell'anima di questo tuo servo che ti ha amato e mi ha lodato». In quanto poi al profitto del popolo, dice sant'Anselmo che, essendo il grembo sacrosanto di Maria la via per salvare i peccatori, non può non avvenire che al ricordo delle sue glorie i peccatori si convertano e si salvino. E se è vera, come io la ritengo, e come proverò nel capitolo V, par. 1 di questo libro, l'affermazione che tutte le grazie vengono dispensate soltanto per mano di Maria e che tutti quelli che si salvano si salvano solamente per mezzo di questa divina Madre, si può dire come necessaria conseguenza che dal predicare Maria e dalla fiducia nella sua intercessione dipende la salvezza di tutti. E così sappiamo che san Bernardino da Siena santificò l'Italia; san Domenico convertì tante province; san Luigi Beltrando in tutte le sue prediche non tralasciava mai di esortare alla devozione a Maria; e così tanti altri. Leggo che il padre Paolo Segneri iuniore, celebre missionario, in tutte le sue missioni faceva sempre una predica sulla devozione a Maria, e chiamava questa predica la sua preferita. E noi nelle nostre missioni, dove abbiamo per regola obbligatoria di non tralasciare mai la predica sulla Madonna, possiamo attestare in verità che generalmente nessuna predica riesce di tanto profitto e compunzione al popolo, quanto questa sulla misericordia di Maria. Sottolineo: sulla misericordia di Maria. Dice infatti san Bernardo che noi lodiamo, si, la sua umiltà, ammiriamo la sua verginità, ma, dato che siamo poveri peccatori, ci attira e piace di più il sentir parlare della sua misericordia: questa caramente abbracciamo, di questa più spesso ci ricordiamo e questa più spesso invochiamo. Perciò in questo mio libretto, lasciando agli altri autori la descrizione delle restanti qualità di Maria, ho parlato per lo più della sua grande pietà e della sua potente intercessione, avendo raccolto, per quanto ho potuto, nel corso di parecchi anni, tutto quello che i santi padri e gli autori più celebri hanno detto della misericordia e della potenza di Maria. E poiché nella bella preghiera della Salve Regina, approvata dalla Chiesa stessa, che ha ordinato al clero regolare e secolare di recitarla per gran parte dell'anno, si trovano descritte a meraviglia la misericordia e la potenza della santissima Vergine, mi sono proposto in primo luogo di illustrare in capitoli distinti questa devotissima orazione. Inoltre ho creduto di far cosa grata ai devoti di Maria aggiungervi [...] un capitolo sulle virtù di questa divina Madre [...]. Caro lettore, se gradirai, come spero, questa mia operetta, ti prego di raccomandarmi alla santa Vergine, affinché mi dia una grande fiducia nella sua protezione. Questa grazia chiedi per me, e questa anch'io ti prometto di chiedere per te, chiunque tu sia che mi fai questa carità. Beato chi si afferra con l'amore e con la fiducia a queste due ancore di salvezza: Gesù e Maria. Certamente non si perderà. Diciamo dunque di cuore, lettore mio, con il devoto Alfonso Rodriguez: « Gesù e Maria, amori miei dolcissimi, patisca io per voi, muoia io per voi, sia tutto vostro e niente mio». Amiamo Gesù e Maria e facciamoci santi: non possiamo pretendere e sperare fortuna maggiore di questa. Addio. Arrivederci un giorno in paradiso, ai piedi di questa dolcissima Madre e di questo amatissimo Figlio, a lodarli, a ringraziarli ed amarli insieme a faccia a faccia per tutta l'eternità. Amen.
Orazione alla beata Vergine per impetrare la buona morte
O Maria, dolce rifugio dei miseri peccatori, quando l'anima mia dovrà lasciare questo mondo, Madre mia dolcissima, per quel dolore che provasti nell'assistere alla morte del Figlio tuo in croce, assistimi allora con la tua misericordia. Allontana da me i nemici dell'inferno, e vieni allora a prendere l'anima mia a presentarla all'eterno Giudice. Regina mia non mi abbandonare. Tu, dopo Gesù, devi essere il mio conforto in quel terribile momento. Prega il Figlio tuo che mi conceda per la sua bontà di morire abbracciato ai tuoi piedi, e di esalare l'anima mia nelle sue sante piaghe, dicendo: « Gesù e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia ».
21 giugno 1942
Madre Pierina Micheli
S. Luigi - All'altare di questo angelico Santo, ho sentito un gran desiderio d'imitarLo nella purezza e nell'amore. Il nemico pare non possa toccarmi in questi giorni, e si accontenta di presentarsi, ora minacciandomi pieno di rabbia, verso il Padre e S. Silvestro, ora lodandomi, ora burlandosi della mia ubbidienza... Non gli faccio neppure l'onore di ascoltarlo.