Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 11° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 6
1Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.2Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.3Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,4perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
5Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.6Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
7Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.9Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
10venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
11Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
12e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
13e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
14Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;15ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
16E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
17Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
19Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano;20accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.21Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
22La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce;23ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
24Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?28E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.30Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.34Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
Primo libro dei Re 20
1Ben-Hadàd, re di Aram, radunò tutto il suo esercito; con lui c'erano trentadue re con cavalli e carri. Egli marciò contro Samaria per cingerla d'assedio ed espugnarla.2Inviò messaggeri in città ad Acab, re di Israele,3per dirgli: "Dice Ben-Hadàd: Il tuo argento e il tuo oro appartiene a me e le tue donne e i tuoi figli minori sono per me".4Il re di Israele rispose: "Sia come dici tu, signore re; io e quanto ho siamo tuoi".5Ma i messaggeri tornarono di nuovo e dissero: "Dice Ben-Hadàd, il quale ci manda a te: Mi consegnerai il tuo argento, il tuo oro, le tue donne e i tuoi figli.6Domani, dunque, a quest'ora, manderò i miei servi che perquisiranno la tua casa e le case dei tuoi servi; essi prenderanno e asporteranno quanto sarà prezioso ai loro occhi".7Il re di Israele convocò tutti gli anziani della regione, ai quali disse: "Sappiate e vedete come costui ci voglia far del male. Difatti mi ha mandato a chiedere anche le mie donne e i miei figli, dopo che io non gli avevo rifiutato il mio argento e il mio oro".8Tutti gli anziani e tutto il popolo dissero: "Non ascoltarlo e non consentire!".9Egli disse ai messaggeri di Ben-Hadàd: "Dite al re vostro signore: Quanto hai imposto prima al tuo servo lo farò, ma la nuova richiesta non posso soddisfarla". I messaggeri andarono a riferire la risposta.10Ben-Hadàd allora gli mandò a dire: "Gli dèi mi facciano questo e anche di peggio, se la polvere di Samaria basterà per riempire il pugno di coloro che mi seguono".11Il re di Israele rispose: "Riferitegli: Chi cinge le armi non si vanti come chi le depone".12Nell'udire questa risposta - egli stava insieme con i re a bere sotto le tende - disse ai suoi ufficiali: "Circondate la città!". Ed essi la circondarono.
13Ed ecco un profeta si avvicinò ad Acab, re di Israele, per dirgli: "Così dice il Signore: Vedi tutta questa moltitudine immensa? Ebbene oggi la metto in tuo potere; saprai che io sono il Signore".14Acab disse: "Per mezzo di chi?". Quegli rispose: "Così dice il Signore: Per mezzo dei giovani dei capi delle province". Domandò: "Chi attaccherà la battaglia?". Rispose: "Tu!".15Acab ispezionò i giovani dei capi delle province; erano duecentotrentadue. Dopo di loro ispezionò tutto il popolo, tutti gli Israeliti: erano settemila.16A mezzogiorno fecero una sortita. Ben-Hadàd stava bevendo sotto le tende insieme con i trentadue re suoi alleati.17Per primi uscirono i giovani dei capi delle province. Fu mandato ad avvertire Ben-Hadàd: "Alcuni uomini sono usciti da Samaria!".18Quegli disse: "Se sono usciti con intenzioni pacifiche, catturateli vivi; se sono usciti per combattere, catturateli ugualmente vivi".19Usciti dunque quelli dalla città, cioè i giovani dei capi delle province e l'esercito che li seguiva,20ognuno di loro uccise chi gli si fece davanti. Gli Aramei fuggirono, inseguiti da Israele. Ben-Hadàd, re di Aram, scampò a cavallo insieme con alcuni cavalieri.21Uscì quindi il re di Israele, che si impadronì dei cavalli e dei carri e inflisse ad Aram una grande sconfitta.
22Allora il profeta si avvicinò al re di Israele e gli disse: "Su, sii forte; sappi e vedi quanto dovrai fare, perché l'anno prossimo il re di Aram muoverà contro di te".
23Ma i servi del re di Aram dissero a lui: "Il loro Dio è un Dio dei monti; per questo ci sono stati superiori; forse se li attaccassimo in pianura, saremmo superiori a loro.24Eseguisci questo progetto: ritira i re, ognuno dal suo luogo, e sostituiscili con governatori.25Tu prepara un esercito come quello che hai perduto: cavalli come quei cavalli e carri come quei carri; quindi li attaccheremo in pianura e senza dubbio li batteremo". Egli ascoltò la loro proposta e agì in tal modo.
26L'anno dopo, Ben-Hadàd ispezionò gli Aramei, quindi andò ad Afek per attaccare gli Israeliti.27Gli Israeliti, organizzati e approvvigionati, mossero loro incontro, accampandosi di fronte; sembravano due greggi di capre, mentre gli Aramei inondavano il paese.
28Un uomo di Dio si avvicinò al re d'Israele e gli disse: "Così dice il Signore: Poiché gli Aramei hanno affermato: Il Signore è Dio dei monti e non Dio delle valli, io metterò in tuo potere tutta questa moltitudine immensa; così saprai che io sono il Signore".29Per sette giorni stettero accampati gli uni di fronte agli altri. Al settimo giorno si attaccò battaglia. Gli Israeliti in un giorno uccisero centomila fanti aramei.30I superstiti fuggirono in Afek, nella città, le cui mura caddero sui ventisettemila superstiti.
Ben-Hadàd fuggì; entrato in una casa, per nascondersi passava da una stanza all'altra.31I suoi ministri gli dissero: "Ecco, abbiamo sentito che i re di Israele sono re clementi. Indossiamo sacchi ai fianchi e mettiamoci corde sulla testa e usciamo incontro al re di Israele. Forse ti lascerà in vita".32Si legarono sacchi ai fianchi e corde sulla testa, quindi si presentarono al re di Israele e dissero: "Il tuo servo Ben-Hadàd dice: Su, lasciami in vita!". Quegli domandò: "È ancora vivo? Egli è mio fratello!".33Gli uomini vi scorsero un buon auspicio, si affrettarono a cercarne una conferma da lui. Dissero: "Ben-Hadàd è tuo fratello!". Quegli soggiunse: "Andate a prenderlo". Ben-Hadàd si recò da lui, che lo fece salire sul carro.34Ben-Hadàd gli disse: "Restituirò le città che mio padre ha prese a tuo padre; tu potrai disporre di mercati in Damasco come mio padre ne aveva in Samaria". Ed egli: "Io a questo patto ti lascerò andare". E concluse con lui l'alleanza e lo lasciò andare.
35Allora uno dei figli dei profeti disse al compagno per ordine del Signore: "Picchiami!". L'uomo si rifiutò di picchiarlo.36Quegli disse: "Poiché non hai obbedito alla voce del Signore, appena ti sarai separato da me, un leone ti ucciderà". Mentre si allontanava, incontrò un leone che l'uccise.37Quegli, incontrato un altro uomo, gli disse: "Picchiami!". E quegli lo percosse a sangue.38Il profeta andò ad attendere il re sulla strada, dopo essersi reso irriconoscibile con una benda agli occhi.39Quando passò il re, gli gridò: "Il tuo servo era nel cuore della battaglia, quando un uomo si staccò e mi portò un individuo dicendomi: Fa' la guardia a quest'uomo! Se ti scappa, la tua vita pagherà per la sua oppure dovrai sborsare un talento d'argento.40Mentre il tuo servo era occupato qua e là, quegli scomparve". Il re di Israele disse a lui: "La tua condanna è giusta; l'hai proferita tu stesso!".41Ma quegli immediatamente si tolse la benda dagli occhi e il re di Israele riconobbe che era uno dei profeti.42Costui gli disse: "Così dice il Signore: Perché hai lasciato andare libero quell'uomo da me votato allo sterminio, la tua vita pagherà per la sua, il tuo popolo per il suo popolo".43Il re di Israele se ne andò a casa amareggiato e irritato ed entrò in Samaria.
Salmi 76
1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda con cetre. Salmo.'
'Di Asaf. Canto.'
2Dio è conosciuto in Giuda,
in Israele è grande il suo nome.
3È in Gerusalemme la sua dimora,
la sua abitazione, in Sion.
4Qui spezzò le saette dell'arco,
lo scudo, la spada, la guerra.
5Splendido tu sei, o Potente,
sui monti della preda;
6furono spogliati i valorosi,
furono colti dal sonno,
nessun prode ritrovava la sua mano.
7Dio di Giacobbe, alla tua minaccia,
si arrestarono carri e cavalli.
8Tu sei terribile; chi ti resiste
quando si scatena la tua ira?
9Dal cielo fai udire la sentenza:
sbigottita la terra tace
10quando Dio si alza per giudicare,
per salvare tutti gli umili della terra.
11L'uomo colpito dal tuo furore ti dà gloria,
gli scampati dall'ira ti fanno festa.
12Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli,
quanti lo circondano portino doni al Terribile,
13a lui che toglie il respiro ai potenti;
è terribile per i re della terra.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Ezechiele 3
1Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele".2Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo,3dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele.4Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole,5poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti:6non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato;7ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato.8Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte.9Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genìa di ribelli".
10Mi disse ancora: "Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi:11poi va', recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino".
12Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: "Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora!".13Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l'una contro l'altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono.14Uno spirito dunque mi sollevò e mi portò via; io ritornai triste e con l'animo eccitato, mentre la mano del Signore pesava su di me.15Giunsi dai deportati di Tel-Avìv, che abitano lungo il canale Chebàr, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito.
16Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele.17Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.18Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.19Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
20Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te.21Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato".
22Anche là venne sopra di me la mano del Signore ed egli mi disse: "Alzati e va' nella valle; là ti voglio parlare".23Mi alzai e andai nella valle; ed ecco la gloria del Signore era là, simile alla gloria che avevo vista sul canale Chebàr, e caddi con la faccia a terra.24Allora uno spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi ed egli mi disse: "Va' e rinchiuditi in casa.25Ed ecco, figlio dell'uomo, ti saranno messe addosso delle funi, sarai legato e non potrai più uscire in mezzo a loro.26Ti farò aderire la lingua al palato e resterai muto; così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli.27Ma quando poi ti parlerò, ti aprirò la bocca e tu riferirai loro: Dice il Signore Dio: chi vuole ascoltare ascolti e chi non vuole non ascolti; perché sono una genìa di ribelli".
Atti degli Apostoli 8
1Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samarìa.2Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui.3Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione.
4Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.
5Filippo, sceso in una città della Samarìa, cominciò a predicare loro il Cristo.6E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva.7Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati.8E vi fu grande gioia in quella città.
9V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samarìa, spacciandosi per un gran personaggio.10A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: "Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande".11Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie.12Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.13Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.
14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.
15Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo;16non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.17Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
18Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro19dicendo: "Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo".20Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio.21Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché 'il tuo cuore non è retto davanti a Dio'.22Pèntiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero.23Ti vedo infatti chiuso 'in fiele amaro e in lacci d'iniquità'".24Rispose Simone: "Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto".25Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samarìa.
26Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: "Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta".27Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, un eunuco, funzionario di Candràce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,28se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia.29Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti, e raggiungi quel carro".30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?".31Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:
'Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.'
33'Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.'
34E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?".35Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.36Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?".37.38Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.39Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino.40Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.
Capitolo XLIX: Il desiderio della vita eterna. I grandi beni promessi a quelli che lottano
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, quando senti, infuso dall'alto, un desiderio di eterna beatitudine; quando aspiri ad uscire dalla povera dimora del tuo corpo, per poter contemplare il mio splendore, senza ombra di mutamento, allarga il tuo cuore e accogli con grande sollecitudine questa santa ispirazione. Rendi grazie senza fine alla superna bontà, che si mostra tanto benigna con te, venendo indulgente presso di te; ti risolleva con ardore e ti innalza con forza, cosicché, con la tua pesantezza, tu non abbia a inclinare verso le tue cose terrene. Tutto ciò, infatti, non lo devi ad una tua iniziativa o ad un tuo sforzo, ma soltanto al favore della grazia di Dio, che dall'alto guarda a te. Ti sarà dato così di progredire nelle virtù, in una sempre più grande umiltà, preparandoti alle lotte future attaccato a me con tutto lo slancio del tuo cuore e intento a servirmi con volonteroso fervore.
2. Figlio, il fuoco arde facilmente, ma senza fumo la fiamma non ascende. Così certuni ardono dal desiderio delle cose celesti, ma non sono liberi dalla tentazione di restare attaccati alle cose terrene; e perciò, quello che pur avevano chiesto a Dio con tanto desiderio, non lo compiono esclusivamente per la gloria di Dio. Tale è sovente il tuo desiderio, giacché vi hai immesso un fermento così poco confacente: non è puro e perfetto, infatti, quello che è inquinato dal comodo proprio. Non chiedere ciò che ti piace e ti è utile, ma piuttosto ciò che è gradito a me e mi rende gloria. A ben vedere, al tuo desiderio e ad ogni cosa desiderata devi preferire il mio comando, e seguirlo. Conosco la tua brama, ho ascoltato i frequenti tuoi gemiti: già vorresti essere nella libertà gloriosa dei figlio di Dio; già ti alletta la dimora eterna, la patria del cielo, pienamente felice. Ma un tale momento non è ancora venuto; questo è tuttora un momento diverso: il momento della lotta, della fatica e della prova. Tu brami di essere ricolmo del sommo bene, ma questo non lo puoi ottenere adesso. Sono io "aspettami, dice il Signore" (Sof 3,8), finché venga il regno di Dio. Devi essere ancora provato qui in terra, e travagliato in vario modo. Qualche consolazione ti sarà data talvolta; ma non ti sarà concessa una piena sazietà. "Confortati, pertanto e sii gagliardo" (Gs 1,7), nell'agire e nel sopportare ciò che va contro la natura. Occorre che tu ti rivesta dell'uomo nuovo; che tu ti trasformi in un altro uomo. Occorre, ben spesso, che tu faccia quello che non vorresti e che tu tralasci quello che vorresti. Avrà successo quanto è voluto da altri, e quanto vuoi tu non andrà innanzi. Sarà ascoltato quanto dicono gli altri, e quanto dici tu sarà preso per un nulla. Altri chiederanno, e riceveranno; tu chiederai, e non otterrai. Altri saranno grandi al cospetto degli uomini; sul tuo conto, silenzio. Ad altri sarà affidata questa o quella faccenda; tu, invece, non sarai ritenuto utile a nulla. Da ciò la natura uscirà talvolta contristata; e già sarà molto se sopporterai in silenzio.
3. In questi, e in consimili vari modi, il servo fedele del Signore viene si solito sottoposto a prova, come sappia rinnegare e vincere del tutto se stesso. Altro, forse, non c'è, in cui tu debba essere così morto a te stesso, fuor che constatare ciò che contrasta con la tua volontà, e doverlo sopportare; specialmente allorché ti viene imposto di fare cosa che non ti sembra opportuna o utile. Non osando opporre resistenza a un potere superiore, tu, che sei sottoposto, trovi duro camminare al comando di altri, e lasciar cadere ogni tua volontà. Ma se consideri, o figlio, quale sia il frutto di queste sofferenze, cioè il rapido venire della fine e il premio, allora non troverai più alcun peso in tali sofferenze, ma un validissimo conforto al tuo soffrire. Giacché, invece di quella scarsa volontà che ora, da te, non sai coltivare, godrai per sempre nei cieli la pienezza della tua volontà. Nei cieli, invero, troverai tutto ciò che vorrai, tutto ciò che potrai desiderare; nei cieli godrai integralmente di ciò che è bene e non temerai che esso ti venga a mancare. Nei cieli il tuo volere, a me sempre unito, a nulla aspirerà che venga di fuori, a nulla che sia tuo proprio. Nei cieli nessuno ti farà resistenza, nessuno si lamenterà di te, nessuno ti sarà di ostacolo e nulla si porrà contro di te; ma tutti i desideri saranno insieme realizzati e ristoreranno pienamente il tuo animo, appagandolo del tutto. Nei cieli, per ogni oltraggio patito, io darò gloria; per la tristezza, un premio di lode; per l'ultimo posto, una dimora nel regno, nei secoli. Nei cieli si vedrà il frutto dell'obbedienza; avrà gioia il travaglio della penitenza; sarà coronata di gloria l'umile soggezione. Ora, dunque, devi chinarti umilmente sotto il potere di ognuno, senza preoccuparti di sapere chi sia colui che ti ha detto o comandato alcunché; bada sommamente - sia un superiore, o uno più giovane di te o uno pari a te, a chiederti o ad importi qualcosa - di accettare tutto come giusto, facendo in modo di eseguirlo con buona volontà. Altri vada cercando questo, altri quello; che uno si glori in una cosa, e un altro sia lodato mille volte per un'altra: quanto a te, invece, non in questa o in quest'altra cosa devi trovare la tua gioia, ma nel disprezzare te stesso, nel piacere soltanto a me e nel darmi gloria. E' questo che devi desiderare, che in te sia glorificato sempre Iddio, "per la vita e per la morte" (Fil 1,20).
LETTERA 6* [276] AL BEATISSIMO SIGNORE ATTICO, FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO, DEGNO DI ESSERE ONORATO CON LA DOVUTA VENERAZIONE, AGOSTINO AUGURA SALUTE NEL SIGNORE
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaAg. scrive ad Attico che lo aveva creduto già morto.
1. Per le mani del religioso fratello e collega di sacerdozio Innocenzo non ho ricevuto la lettera della Santità tua che avevo supposto di ricevere per mezzo di lui. Egli tuttavia mi ha fatto sapere il motivo per cui ciò è avvenuto. Ti scrivo perciò la presente come se io avessi ricevuto uno scritto dalla tua Venerabilità e come se mi sdebitassi della dovuta risposta, essendo io sano e salvo per grazia di Dio e per l'aiuto delle tue preghiere. In realtà, poiché s'era sparsa una voce diversa a mio riguardo - come mi ha riferito il suddetto fratello - tu la credesti vera come la si crede riguardo a un uomo. Che c'è infatti di più credibile della voce relativa alla morte di un mortale, cosa che un giorno capiterà senza dubbio a chiunque vive nella carne 1? Ma poiché da altri messaggeri più recenti aveva sentito dire che io ero vivo e lo aveva fatto sapere alla tua Dilezione, mi ha raccontato che te n'eri rallegrato assai e ne avevi ringraziato Dio, sebbene la notizia restasse ancora incerta per voi.
L'impegno pastorale di Attico contro il pelagianesimo.
2. Per conseguenza, mio signore, non devo dubitare che tu riceverai con gioia la mia lettera, ma per diritto di carità reclamo con maggior fiducia e brama la risposta che dovevi inviarmi e che invece non hai inviato, sebbene io consideri la lettera della tua Beatitudine al mio carissimo fratello come se fosse stata inviata ad entrambi. Da essa ho appreso con gioia che la Santità tua con la cura propria d'un pastore ha agito non solo per correggere l'eresia pelagiana d'alcuni individui, ma anche per stare in guardia contro la loro astuzia.
La concupiscenza dell'unione coniugale non è opera demoniaca.
3. Veramente, però, non c'è da stupirsi ch'essi rivolgano critiche ingiuste e maligne ai cattolici se in tal modo si sforzano di respingere ciò che si dice al fine di confutare le loro velenose dottrine. Chi mai dei cattolici infatti difende contro di loro la retta fede fino al punto di rigettare il matrimonio, che fu benedetto dall'Autore e Creatore del mondo? Chi mai tra i cattolici affermerebbe che la concupiscenza inerente al matrimonio è collegata a un'azione diabolica, dal momento che proprio per l'impulso di essa si sarebbe propagato il genere umano anche se nessuno avesse peccato, di modo che si adempisse la benedizione [di Dio] espressa con le parole: Crescete e moltiplicatevi 2? Quella benedizione neppure a causa del peccato del [primo] uomo, per l'unione con il quale hanno peccato tutti 3, ha perduto l'effetto della sua bontà, inerente alla fecondità della natura, tanto lampante, tanto mirabile e tanto pregevole e ch'è sotto gli occhi di tutti. Chi dei cattolici non esalta le opere di Dio compiute nella creazione d'ogni anima e d'ogni corpo e nel contemplarle non fa sgorgare [dal cuore] un inno 4 al Creatore il quale non solo prima del peccato fece, ma ancora adesso fa ogni cosa assai buona 5?
I pelagiani negano la necessità del battesimo per i bambini.
4. I pelagiani al contrario, nel loro spirito ormai pervertito, confondono, nella loro perniciosa cecità, i mali sopraggiunti alla natura per castigo della colpa [originale] con i beni naturali. Essi lodano il Creatore degli uomini ma in modo da negare la necessità del Salvatore per i bambini, quasi che questi non avessero alcun peccato, come afferma la loro riprovevole dottrina. Essi inoltre credono di poter avvalorare questo loro empio errore con l'elogio del matrimonio dicendo che viene condannato anche il matrimonio, se viene condannata la prole che nasce da esso qualora non rinascesse [nel battesimo]. Essi in effetti non capiscono che una cosa è il bene del matrimonio - bene che il matrimonio non perse nemmeno dopo il peccato - e un'altra cosa è il male originale, che il matrimonio non commise [all'inizio] né commette adesso, ma lo trova ormai commesso, eppure ne fa buon uso quando con esso compie non tutto ciò che è piacevole, ma solo ciò che è lecito. I pelagiani rifiutano di prendere in considerazione questo fatto, prevenuti come sono da un errore che preferiscono sostenere anziché schivare.
I pelagiani non distinguono la concupiscenza carnale da quella coniugale.
5. A causa di questo errore i pelagiani non distinguono la concupiscenza insita nel matrimonio - cioè la concupiscenza propria della castità coniugale, la concupiscenza pertinente alla propagazione della prole secondo la legge di Dio, la concupiscenza della vita comune con cui si legano tra loro i due sessi - e la concupiscenza della carne che s'infiamma indifferentemente del desiderio per i piaceri leciti e illeciti, e che, dal desiderare quelli illeciti, è raffrenata per mezzo della concupiscenza matrimoniale, che fa buon uso di essa e si rilassa solo per i piaceri leciti. Contro gli assalti di questa concupiscenza che si ribella contro la legge dello spirito 6 combatte la castità d'ogni specie, vale a dire tanto quella dei coniugati al fine di usarla per il bene, quanto quella delle persone continenti e delle vergini consacrate affinché si astengano dall'usarla per un ideale migliore e più glorioso. Cotali eretici dunque nel modo più sfrontato possibile lodano la concupiscenza della carne 7 nella quale è solo il desiderio del coito, senza distinguerlo dalla concupiscenza matrimoniale, in cui risiede il dovere di generare, mentre ne provarono vergogna i primi esseri umani allorché si coprirono con le foglie di fico le membra di cui non dovevano arrossire prima del peccato. Essi, in realtà, erano nudi ma non sentivano vergogna 8; in tal modo noi possiamo comprendere che quell'impulso passionale, del quale si vergognarono, nacque nella natura umana con la morte. Essi infatti ebbero motivo di vergognarsi quando avvertirono [nel loro corpo] anche l'inevitabilità della morte 9. Questa concupiscenza della carne, dunque, dev'essere distinta con saggezza e prudenza dalla concupiscenza matrimoniale; essi invece la esaltano fino al punto di pensare che, anche se nel paradiso nessuno avesse peccato, non si sarebbero potuti - senza di essa - procreare dei figli 10 in quel corpo destinato alla vita [paradisiaca], allo stesso modo che senza di essa non se ne procreano adesso in questo corpo destinato alla morte, corpo del quale l'Apostolo desidera d'essere liberato per mezzo di Gesù Cristo 11.
È assurdo che nei progenitori fosse la concupiscenza carnale.
6. Avviene quindi che da questa loro opinione, derivante da una sventata ignoranza, segua un'assurdità sì madornale da non poter essere sostenuta assolutamente nemmeno da essi, per quanto grande possa essere l'impudenza da cui è resa dura la fronte dell'uomo. Difatti, se nel paradiso [terrestre] ci fosse stata, prima del peccato, siffatta concupiscenza carnale - che noi sosteniamo di avere in noi come un impulso talmente disordinato da doverla trattenere da ogni uso con il freno della castità o da ricondurla a un uso buono con la bontà del matrimonio, sebbene sia di per se stessa un male - di certo nel luogo di tanta felicità o l'uomo ne sarebbe diventato vergognosamente schiavo se, ogniqualvolta fosse insorta, si fosse unito con la consorte senza alcuna necessità di generare, ma solo per soddisfare la brama della passione ancorché la moglie si trovasse già in stato di gravidanza, oppure avrebbe dovuto lottare con tutte le forze della continenza contro di essa, per non essere trascinato a tali azioni vergognose. Di queste due ipotetiche condizioni scelgano dunque quella che loro piace. In realtà, se l'uomo fosse stato soggetto alla concupiscenza della carne per non opporle resistenza, nel paradiso non ci sarebbe stata un'onesta libertà; se invece era necessario opporvisi per non esserne schiavo, non vi sarebbe stata una tranquilla felicità. Ambedue queste ipotesi sono contrarie sia alla felice bellezza, sia alla bella felicità del paradiso.
Il battesimo cancella il reato del peccato, ma rimane un impulso disordinato e corruttore.
7. Chi non vedrebbe queste cose? Chi potrebbe contraddire questa verità del tutto evidente, se non uno dominato dalla più sfrontata ostinazione? Restano dunque due ipotesi: o nel paradiso terrestre non esisteva tale concupiscenza della carne - che noi sentiamo eccitarsi contro la nostra volontà a causa di un torbido e disordinato appetito anche quando ciò non è necessario - sebbene vi fosse la concupiscenza propria del matrimonio che conservava il tranquillo amore tra i coniugi e che, allo stesso modo con cui la decisione dello spirito dà ordini alle mani e ai piedi perché compiano le azioni rispettivamente conformi a quelle membra, così comandava anche agli organi genitali perché generassero, di modo che nel paradiso 11 la prole sarebbe stata procreata in modo mirabile senza gli ardori della passione carnale come anche sarebbe nata in modo mirabile senza i dolori del parto; oppure, secondo l'altra ipotesi, se esisteva nel paradiso terrestre siffatta concupiscenza della carne, non era certamente in ogni caso tale quale la sentono adesso, con tutta la sua molestia e il suo fastidio, coloro che la combattono mediante la loro castità di sposi, di vedove e di vergini. Essa in effetti s'insinua anche dove non è necessaria e, con desideri importuni o anche empi, cerca di sedurre perfino il cuore dei fedeli e dei santi. Anche se non acconsentiamo affatto ai suoi impulsi turbolenti, ma piuttosto li combattiamo, tuttavia, spinti da un desiderio più santo, vorremmo - se fosse possibile - che fossero assolutamente assenti come lo saranno un giorno. È proprio questo il bene perfetto il quale, come mostrava l'Apostolo, manca ancora ai fedeli servi di Dio in questa vita, allorché dice: C'è in me il desiderio di fare il bene, ma non la capacità di compierlo alla perfezione 12. In effetti non dice: " farlo ", ma: farlo perfettamente, poiché l'uomo fa il bene non consentendo a siffatti desideri, ma non lo fa perfettamente in quanto ha quei desideri. Io infatti, dice, non faccio il bene che voglio ma faccio il male che non voglio 13. L'Apostolo di certo non faceva il male con l'offrire le sue membra per appagare i cattivi desideri 14, ma diceva ciò degli impulsi della concupiscenza; sebbene egli non acconsentisse a quei desideri né facesse il male a cui lo stimolavano, tuttavia faceva il male in quanto aveva quegli impulsi che non avrebbe voluto avere. In effetti egli aggiunge: Ora, se faccio quel che non voglio - cioè: sebbene io non acconsenta alla concupiscenza, non voglio tuttavia avere desideri passionali pur avendoli - non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me 15. La colpevolezza di questo " peccato " si contrae per via della generazione e si cancella in virtù della rigenerazione in cui avviene la remissione di tutti i peccati. Ciononostante, anche dopo l'eliminazione della colpevolezza, nel corpo corruttibile e mortale persiste una sua certa potenza e una certa sua influenza morbosa dovuta al suo contagio; contro di essa deve combattere il battezzato, se progredisce [nella virtù]. In effetti, anche se egli riuscirà a osservare non una continenza completa ma solo la castità coniugale, dovrà lottare anche lui contro questa concupiscenza della carne per non commettere adulterio, per non abbandonarsi all'impudicizia e non macchiarsi di nessuna delle turpitudini mortifere ed empie e infine per non avere rapporti smodati con la propria moglie con cui, di comune accordo, dovrà anche astenersi dall'amplesso carnale per un certo tempo al fine di dedicarsi ambedue alla preghiera 16 e poi stare di nuovo insieme perché satana non li tenti, a causa della loro incontinenza, cosa che l'Apostolo dice loro a mo' d'indulgenza, non di comando 17. Alcuni, poiché non hanno capito bene queste parole, hanno creduto che il matrimonio sia stato concesso a mo' d'indulgenza, ma non è così, altrimenti - Dio non voglia - il matrimonio sarà un peccato. Quando infatti si concede una scusante, per certo si riconosce che viene perdonata una colpa; l'Apostolo invece permette ai coniugi a mo' d'indulgenza l'unione carnale tra loro alla quale non sono indotti perché sta loro a cuore di propagare la prole ma vi son trascinati dall'incontinenza di soddisfare la passione, e lo permette agli sposi perché non commettano peccati mortali qualora non fossero liberati dalla scusante. Tuttavia anche se alcuni coniugati sono superiori [ad altri] in virtù di una sì grande castità coniugale da praticare l'unione carnale al solo fine di procreare e, una volta battezzati e rigenerati, vivono in questo modo, tuttavia qualsiasi figlio nato da essi per via della concupiscenza della carne, che non è buona, ma di cui fanno un buon uso mediante la concupiscenza buona del matrimonio, contrae il peccato originale. In effetti il peccato che si cancella solo con la rigenerazione [battesimale], accompagna senza dubbio il generato, salvo che anch'esso non venga rigenerato esattamente come il prepuzio, che si asporta solo con la circoncisione, accompagna il figlio di un circonciso, se non viene circonciso anche lui 18.
Un'ipotetica concupiscenza della carne nei progenitori sarebbe stata del tutto diversa dall'attuale.
8. Se dunque nel paradiso terrestre esisteva questa concupiscenza carnale 19 affinché per mezzo di essa fossero generati dei figli e si adempisse la benedizione accordata al matrimonio mediante la moltiplicazione degli uomini, essa non era certamente uguale a quella attuale, capace, con il suo impulso, di bramare indifferentemente azioni lecite ed illecite; essa sarebbe stata trascinata a commettere azioni assai vergognose qualora le fosse stato permesso d'arrivare a tutto ciò a cui si fosse sentita spinta, e [perciò] contro di essa si sarebbe dovuto lottare per conservare la castità; essa invece sarebbe stata - se pure nel paradiso terrestre fosse esistita - tale per cui la carne non avrebbe dovuto avere mai desideri contrari allo spirito 20, ma in una meravigliosa armonia non avrebbe trasgredito l'ordine della volontà in modo che non si sarebbe fatta sentire mai, tranne quando fosse stato necessario; mai si sarebbe insinuata, nello spirito d'uno che riflettesse, con un piacere disordinato e illecito, non avrebbe avuto nulla di riprovevole da frenarsi con le briglie della temperanza ed essere vinta con lo sforzo della virtù ma, qualora fosse stato necessario, avrebbe, con facile e completa ubbidienza, assecondato la volontà di colui che ne avesse fatto uso. Or dunque, poiché [la nostra concupiscenza] non è come quella [del paradiso terrestre] ed è necessario che la castità lotti con tutte le forze per vincere la sua opposizione, [i pelagiani] devono riconoscere ch'è stata viziata dal peccato con il risultato che il suo stimolo riempì di vergogna [i progenitori] che prima erano nudi e non avvertivano alcuna vergogna 21; non devono nemmeno stupirsi che solamente il Figlio della Vergine - di cui non possono dire che fu concepito mediante questa concupiscenza - non contrasse il peccato originale. Ti chiedo venia d'essermi reso molesto alla tua santa saggezza con la prolissità della mia lettera, con cui non ho inteso di accrescere la tua dottrina, ma solo di confutare le loro obiezioni maligne e cavillose.
1 - Gn 1, 28.
2 - Cf. Rm 5, 12.
3 - Cf. Sal 118, 171.
4 - Cf. Gn 1, 31.
5 - Cf. Rm 7, 23.
6 - Cf. Gn 3, 7.
7 - Cf. Gn 2, 25.
8 - Cf. Gn 3, 19.
9 - Cf. Gn 3, 19
10 - Cf. Rm 7, 24.
11 - Cf. Gn 3, 16.
12 - Rm 7, 18.
13 - Rm 7, 19.
14 - Cf. Rm 6, 13.
15 - Rm 7, 20.
16 - Rm 7, 20.
17 - Cf. 1 Cor 7, 5.
18 - 1 Cor 7, 5-6.
19 - Cf. 1 Cor 7, 18-19.
20 - Cf. Gal 5, 17.
21 - Cf. Gn 2, 25.
Capitolo XIII: Maria SS. si rassomiglia ad una regina che entra nel palazzo col re.
Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia
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Il Signore con te, o Signora a Dio carissima e familiarissima ; il Signore con te, o Signora, a Dio congiunta e di Dio degnissima; il Signore con te, dico, come il sole con l’aurora che lo precede, come il fiore con la verga che lo produce, come il re che con la regina entra nel palazzo. Veduto dunque come Maria sia l'aurora che precede il sole eterno, Sole di giustizia, veduto pure come Maria sia la verga che produce il fiore eterno, il fiore della misericordia, vediamo ora come Maria sia la regina che si introduce al Re eterno, al Re della gloria. Maria dunque, o carissimi, è quella regina di cui nel 10° capo del terzo dei Re si dice che la regina Saba entrò in Gerusalemme con grande seguito e splendore. Vera regina è Maria, testimoniandone Agostino che dice (Serm. 208 append. n. 2) : " Salutiamo Maria come vera regina del cielo poiché essa partorì il re degli angeli " (L'autore allude al 1° dei suoi Sermoni " De Assuntione B. M. V ". Abbiamo qui la prova evidente che questo specchio ha per autore Corrado di Sassonia, avvalorata dal fatto che lo stesso autore nei Sermoni ci rimanda più volte al suo Specchio. Nei due libri poi si ripetono spesso le, stesse sentenze e le stesse parole della Scrittura e dei Padri).
Ma siccome di questa regina ne ho trattato nel Sermone " Astitit regina ", perciò ora dobbiamo trattare del suo ingresso.
Si deve considerare che noi troviamo Maria che esce, che cammina, che entra e che oltrepassa. La sua uscita è di natura, il suo cammino di grazia, il suo ingresso di gloria, il suo oltrepassare è di sovrabbondanza. È uscita nascendo, ha camminato progredendo, è entrata giungendo, ha sopravanzato tutti i Santi oltrepassando. È uscita senza peccato, ha camminato senza esempio, è entrata senza ostacolo, è oltrepassata senza termine.
In 1° luogo, o carissimo, considera che noi troviamo Maria che esce per la sua nascita senza peccato. Giacché essa può esser quel vaso di cui nel 25° capo dei Proverbi si dice: Togli la ruggine dall’argento e ne uscirà un vaso purissimo.. La ruggine fu tolta dall’argento quando Maria fu santificata nell’utero e così ne uscì come un vaso purissimo. Qui conviene distinguere il vaso puro, il vaso più puro, il vaso purissimo. Vaso puro nell’uscita fu chiunque uscì dall'utero così santificato da rimanere però in lui il fomite sia del peccato mortale che del veniale, come alcuni dicono fosse avvenuto in Geremia. — Vaso più puro nell’uscita fu chiunque uscì dall'utero così santificato da averne estinto il fomite che conduce all’effetto del peccato mortale, rimanendogli però il fomite del peccato veniale, come in S. Giovanni Battista avvenne, secondo il canto della Chiesa : " Perché non potesse macchiare la sua vita se non con qualche leggera parola " (Breviari in festo S. loan. Bapt. Hymn. ad Matut. - prima dell'emendazione. Ora invece si legge; " Ne levi posses maculare vitam Crimine linguae " e cioè ; Perché non possa macchiare la vita neppure con una leggera colpa di lingua. L'inno si attribuisce a Paolo Diacono). Ma il vaso nell'uscita purissimo fu la Beata Vergine che dall’utero uscì talmente santificata che in essa, come si crede, non rimase alcun fomite né di peccato mortale né di veniale. Perciò ben dice S. Bernardo (Epist. 174. n. 5) : "Io credo che in lei discendesse una più copiosa benedizione di santità che non solo santificò là sua nascita ma custodi immune da ogni peccato l’intera sua vita ". Tolta dunque la ruggine dell'originale peccato, uscì dall’utero il vaso puro in Geremia, il vaso più puro in Giovanni Battista, il vaso purissimo in Maria.
In 2° luogo considera, o carissimo, che noi troviamo Maria che progredisce per la grazia senza esempio ; onde nel 6° capo della Cantica : Chi è costei che si avanza come sorgente aurora, bella come luna, eletta come sole? A questi tre splendori cioè all’aurora, alla luna, al sole ben si raffigura Maria per tre luminosissime singolarità. Fu infatti nel suo corpo e nella sua anima una verginità singolarmente luminosa, nella sua verginità una singolarmente luminosa fecondità, e nella sua fecondità un singolarmente luminoso privilegio. Aurora rinfrescante e agli uccelli gradita fu questa Beata Vergine; casa infatti refrigerò con la sua verginità l’ardore della carne, come ci attesta S. Bernardo che così dice (Egbert. loc. cit. n. 5) : " Tu estinguesti talmente 1'ardore della proibita concupiscenza con la virtù della castità nella tua carne verginale, che colui, al cui cospetto neppur le stelle sono pure, trovò la tua carne tanto pura da degnarsi metterla a contatto con la divina purità ". Ella per la sua verginità fu grata anche agli uccelli cioè agli angeli di Dio, perché, come dice S. Girolamo (Epist. 9. ai Paul. et Eust. n. 5), " la verginità è sempre parente degli Angeli “. Perciò ben si legge nel 32° del Genesi che l’angelo benedì Giacobbe sul far dell’aurora. Qui Giacobbe può esser figura dello spirito casto che deve soppiantare il suo fratello, cioè il suo corpo (Gen. 27. 36, et Osea 12, 3). Questo non solo viene benedetto dal Padre ma anche dall'angelo nel far dell'aurora cioè nella castissima Vergine Maria, a cui l’Angelo disse : Benedetta tu fra le donne. — Similmente, bella come luna fu la Vergine Maria nella sua fecondità luminosa di verginale candore. La bellezza della luna consiste nella luce ricevuta dal sole. Pensa pertanto che bella luna fu Maria, quando 1'eterno Sole fu tutto ricevuto e concepito in lei. Maria dunque è quella luna nella cui pienezza fece ritorno alla Chiesa quell'uomo di cui nel 7° capo dei Proverbi si dice : Nel tempo della luna piena tornò nella sua casa. La Beata Vergine fa luna piena quando le fu detto : Ave, o piena di grazia. — Similmente, eletta come sole fu Maria nella splendidissima singolarità della fecondità, quando non un semplice uomo e neppure un angelo autentico, ma lo stesso Figlio di Dio, lo stesso Sole di giustizia in lei pose il suo trono, venendo in Maria concepito. Sarebbe stata una cosa molto singolare se una vergine avesse concepito un semplice uomo; più singolare ancora sarebbe stato se una vergine avesse concepito un angelo, ma fu sopra tutto singolarissimo che una vergine concepisse un Dio e partorisse un Dio. Perciò ben dice S. Agostino (Serm. 208. append. n. 4) : " Meritamente viene onorata dalle nostre lodi Maria Santissima, che offrì al mondo un commercio singolare, quando si innalzò alle altezze del cielo talmente da incontrare nella più sublime sede celeste quel Verbo che dimora presso Dio ". La Beata Vergine Maria dunque progredì come aurora sorgente nella esemplare verginità del corpo e dell'anima ; bella come luna nella fecondità mirabile di Vergine; eletta come Sole nell’adorabile divinità del parto verginale.
In 3° luogo considera, o carissimo, che noi troviamo che Maria entra nella gloria celeste senza ostacolo. Chi infatti potrebbe ostacolare sì grande Regina che entra con tanto seguito ? Essa viene raffigurata per la regina Saba di cui dicesi del 10° capo del 3° dei Re : E fece il suo ingresso in Gerusalemme con molto seguito, e molte ricchezze, con cammelli carichi di aromi e oro in grandissima quantità e di gemme preziose. Considera in queste espressioni la gloria di Maria nell'entrare nella celeste Gerusalemme ; considera, dico, 1'eccellenza dell'entrante e la sua potenza e ricchezza. Considerane l'eccellenza nella sua dignità reale, la potenza nel suo seguito, la ricchezza nel suo apparato. Considera l'eccellenza della dignità reale della nostra regina Maria in ciò che dicesi : Regina Saba, che si interpreta " grido " (Hugo a S. Charo in Ps. 38, 7). Maria infatti è la regina del mondo ove è un grido di gemiti ; è pure la regina del cielo ove è un grido di giubilo. Gridano difatti in cielo, come dicesi nel capo 4° dell'Apocalisse : Santo, santo, santo il Signore Dio onnipotente. Questo grido non cessa di innalzarlo insieme con loro anche la stessa regina di questi osannanti, testimoniandolo Agostino che dice (Serm. 208. append. n. 11); "Tu, o Maria, concittadina dei cittadini del cielo, congiunta per sempre ai cori angelici e unita con gli arcangeli, non cessi di gridare con voce indefessa : Santo, santo, santo ". Essa è la regina descritta dal salmista quando dice : Si assise la Regina alla tua destra (Psalm. 44. 10). Questa regina possono seguirla fino al regno con confidenza tutti coloro che la serviranno nel mondo con fedeltà ; onde S. Bernardo (Serm. I in Assumpt. B. M. V. n. 1) : " Ci ha preceduta la nostra regina, ci ha preceduto ed è stata accolta con tanta gloria perché con fiducia seguano la Signora i servi gridando (Cant. 1. 3): Traici con Te ". — Similmente, considera nell'ingresso della nostra Regina la potenza del seguito che la circonda, in ciò che dicesi : “ con numeroso seguito ". Difatti Maria entrò nella Gerusalemme celeste con numeroso seguito di potenti angeli ; onde S. Girolamo dice (Epist. cit. n. 8) : " Leggiamo che spesso ai funerali e alle sepolture di alcuni Santi hanno preso parte gli angeli e hanno condotto le anime degli, eletti fino al cielo con inni e lodi ". E poco dopo : " Quanto più dobbiamo credere che alla Madre di Dio sia venuta incontro festevolmente la milizia dei cieli con le sue legioni, e che 1' abbia circonfusa di immenso splendore e l’abbia accompagnata con lodi e canti spirituali fino al trono già per lei preparato prima della costituzione del mondo! " — Similmente, considera in Maria la ricchezza dei meriti nell’apparato dei doni preziosi ; portò infatti con sé l'oro infinito dell'amore di Dio e del prossimo, le gemme preziose delle virtù e dei doni, gli aromi delle buone opere e degli esempi. È poco ciò che dico dei tesori di Maria rispetto a quello che a lei rivolto ne dice S. Bernardo : "Nelle tue mani, esclama, sono tutti i tesori delle misericordie del Signore. Che mai si chiuda la tua mano ; perché non si diminuisce la tua gloria, ma si aumenta, quando i penitenti sono ammessi al perdono e i giusti alla gloria ". Entrò dunque la Madre del Signore nella gloria come regina dei cieli, vi entrò con le ricchezze di innumerevoli meriti.
In 4° luogo considera, o carissimo, che noi troviamo Maria sorpassante tutti i santi colla sovrabbondanza dei meriti e dei premi senza fine, giusta il detto del 31° dei Proverbi ; Molte figlio ammassarono ricchezze, tu le hai tutte superate. Tu hai superato di certo in natura, in grazia e in gloria tutte le figlie, tutte le anime, tutte le intelligenze angeliche, o Maria. — Io asserisco che Maria per natura ha superato tutte le figlie degli uomini, mentre vergine concepì e vergine partorì, la qual cosa non è ammessa in natura, giusta il detto del capo 7° di Isaia : Ecco, una vergine concepirà e partorirà un figlio. Ed è cosa sopra ogni natura non solo che una vergine abbia partorito un figlio, ma anche che abbia partorito un Figlio Dio. Perciò ben dice Girolamo così (Epist. cit. n. 5) ; " Ciò che la natura non ha, 1'uso non conosce, la ragione ignora, la mente umana non comprende, il ciclo teme, la terra stupisce e ogni pur celeste creatura ammira, questo è tutto ciò che per Gabriele è divinamente annunziato a Maria e per Cristo adempiuto ". — Similmente, Maria ha superato in grazia tutte le anime dei Santi, mentre non solo piena ma sovrappiena di grazia ella fu, testimoniandolo Gabriele che prima disse ; Ave, piena di grazia, e poi soggiunse : lo Spirito Santo verrà sopra di te. Se già era piena di grazia, evidentemente per tutto ciò che il sopravenente Spirito Santo le conferì, fu sovrappiena ; onde S. Bernardo dice (Serm. 2 in Assumpt. B. M. V. n. 2): " Per lo Spirito Santo già venente. Maria è piena per sé, e per lo Spirito Santo sopravvenente è sovrappiena per noi e sovrabbondante ". — Similmente superò Maria in gloria tutte le intelligenze angeliche ; essa infatti è quel trono di zaffiro che, come leggesi nel 1° capo di Ezechiele, viene esaltato sopra il cielo degli Angeli. Per questo anche S. Bernardo ben dice così (Serm. in Nativ. B. M. V. n. 9) : " Ascende Maria sopra tutto il genere umano, ascende fino agli angeli, ma loro pure ella trascende e sorpassa ogni celeste creatura ".
Così dunque, o carissimi. Maria uscì e camminò ed entrò e sorpassò : uscì, dico, nascendo alla vita dei miseri ; camminò progredendo nella grazia dei privilegi, entrò giungendo al regno dei cieli, sorpassò superando la gloria di tutti i beati. Ecco dunque, o dolcissima Vergine Maria, ecco veramente il Signore con tè come il sole con l'aurora sorgente, come il fiore con la verga fiorita, come il re con la regina a lui accedente. O dunque aurora soavissima, fa che anche con noi sia il Sole della sapienza ! O verga altissima, fa che anche con noi sia il fiore della grazia ! O Regina potentissima, fa che anche con noi sia il Re della gloria, il Signor nostro Gesù Cristo, Figlio tuo. Così sia.
32-27 Ottobre 15, 1933 Maestria ed arte Divina. Il piccolo paradiso di Dio. Labirinto d’amore, virtù generatrice del Fiat. Dio in balia della creatura.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Il mio abbandono nel Fiat continua, sento il suo soffio onnipotente che soffiandomi vuol far crescere, ingrandire la sua Vita in me, vuol riempirmi tanto, da non far restare del mio essere umano che il solo velo che lo ricopre. Onde pensavo tra me: “Ma che cosa le viene a questo Voler Santo, che ha tanto interesse di formare la sua Vita nella creatura che muove Cielo e terra per ottenere l’intento, e che differenza c’è tra la Divina Volontà come vita, e tra la Volontà Divina come effetto?” Ed il mio sempre amabile Gesù, stringendomi fra le sue braccia, con una bontà indicibile mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, non vi è cosa più bella, più santa, più gradita e che più ci piace e glorifica, che il formare la Vita del nostro Voler Divino nella creatura; in essa viene formato un piccolo paradiso, dove il nostro Ente Supremo si diletta di scendere per farvi il suo soggiorno. Vedi, invece d’un paradiso ne teniamo due, in cui troviamo le nostre armonie, la bellezza che ci rapisce, le pure gioie che raddoppiano la nostra felicità per causa di aver formato una nostra Vita di più nel piccolo cerchio della creatura. In questo paradiso, per quanto piccolo, per quanto creatura può esserne capace, troviamo tutto, tutto è nostro, anzi troviamo la piccolezza che più ci innamora e miriamo la nostra arte divina, che nel piccolo abbiamo con la virtù della nostra potenza racchiuso il grande, possiamo dire che col nostro labirinto d’amore abbiamo trasmutato le cose, il grande nel piccolo ed il piccolo nel grande, senza un nostro prodigio divino non potevamo formare né la nostra Vita, né il nostro paradiso nella creatura; e ti par poco avere una nostra Vita di più ed un paradiso duplicato a nostra disposizione per felicitarci maggiormente? Tu devi sapere che né il cielo, né il sole, né la Creazione tutta ci costa tanto, né abbiamo messo né tanta maestria di arte, né tanto amore, quanto ne mettiamo nel formare la nostra Vita tutta di Volontà nostra nella creatura, per formarci un paradiso di più dove padroneggiare a nostro bell’agio e godere le nostre delizie. Il cielo, il sole, il mare, il vento, e tutto, narrano Colui che li ha creato, ci additano, ci fanno conoscere, ci glorificano, ma non ci danno una nostra Vita, né ci formano un’altro nostro paradiso, anzi servono colei o colui, che la nostra paterna bontà ha preso l’impegno di formare la nostra Vita in essa, e ci costa tanto, che il nostro Fiat usa la sua virtù operante e ripetitrice del suo Fiat continuo sopra della sua fortunata creatura, per adombrarla con la sua potenza, in modo che un Fiat non aspetta l’altro, in modo che, se la soffia le dice Fiat, se la tocca ripete Fiat, se l’abbraccia usa il suo Fiat operante e la va plasmando, e come impastando nella sua Vita Divina. Si può dire che col suo alito forma la sua Vita nella creatura, e con la sua virtù creatrice la rigenera e vi forma il suo piccolo paradiso, e che cosa non troviamo in Esso? Basta dirti che troviamo tutto ciò che vogliamo, e questo è tutto per Noi. Vedi dunque la gran differenza che c’è tra la Divina Volontà come vita, e quella come effetto; come vita, tutti i beni, le virtù, la preghiera, l’amore, la santità, si convertono in natura nella creatura, sono sorgenti che si formano in essa, che sempre sorgono in modo che sente in sé la natura dell’amore, della pazienza, della santità, come naturalmente sente la mente che pensa, l’occhio che vede, la bocca che parla, nessuno sforzo in questo, perché Dio li ha dato in natura, e si sente padrona di farne quell’uso che vuole. Così, col possedere la Divina Volontà come vita, tutto è santo, tutto è sacro, gli stenti finiscono, l’inclinazione al male non esiste più, e ad onta che cambia azione, ed ora fa una cosa, ed ora un’altra, la virtù unitiva della mia Volontà le unisce insieme e formano un solo atto, con la distinzione di tante svariate bellezze per quanti atti ha fatto, e giunge a sentire che il suo Dio è tutto suo, fino a sentire che nell’eccesso del suo amore si ha dato in balia della creatura, in virtù della Divina Volontà che possiede come vita, se lo sente come parto suo, e lo cresce con tale finezza d’amore e di adorazione profonda, che resta come naturalmente assorbita nel suo Creatore, ch’è già tutto suo, ed è tanta la pienezza d’amore, la felicità che sente, che non potendo contenerla vorrebbe dare a tutti la Divina Volontà come vita, per rendere tutti felici e santi.
(3) Non così per chi non la possiede come vita, ma solo come virtù o effetto, tutto è stento, e sente il bene a tempo e circostanze, cessa la circostanza e sente il vuoto del bene, e questo vuoto produce incostanza, varietà di carattere, stanchezza, sente l’infelicità dell’umano volere, né gode pace né sa dare pace a nessuno, sente in sé il bene come se si sentisse le membra slogate o in parte distaccate, che non è padrona di servirsene e deve star soggetta agli altri per farsi servire; il non vivere di mia Volontà è il farsi schiavo e sentire tutto il peso della schiavitù”.