Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 11° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 15
1In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero:2"Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!".3Ed egli rispose loro: "Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?4Dio ha detto:
'Onora il padre e la madre'
e inoltre:
'Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte.'
5Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio,6non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione.7Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo:
8'Questo popolo mi onora con le labbra
ma il suo cuore è lontano da me.'
9'Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini'".
10Poi riunita la folla disse: "Ascoltate e intendete!11Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!".
12Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: "Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?".13Ed egli rispose: "Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata.14Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!".15Pietro allora gli disse: "Spiegaci questa parabola".16Ed egli rispose: "Anche voi siete ancora senza intelletto?17Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna?18Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo.19Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultéri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie.20Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo".
21Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone.22Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio".23Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro".24Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele".25Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!".26Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini".27"È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni".28Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita.
29Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là.30Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì.31E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.
32Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: "Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada".33E i discepoli gli dissero: "Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?".34Ma Gesù domandò: "Quanti pani avete?". Risposero: "Sette, e pochi pesciolini".35Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra,36Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla.37Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene.38Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini.39Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadàn.
Neemia 12
1Questi sono i sacerdoti e i leviti che sono tornati con Zorobabèle figlio di Sealtiel, e con Giosuè: Seraia, Geremia, Esdra,2Amaria, Malluch, Cattus,3Secania, Recum, Meremòt,4Iddo, Ghinneton, Abia,5Miamin, Maadia, Bilga,6Semaia, Ioiarìb, Iedaia,7Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè.
8Leviti: Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che con i suoi fratelli era preposto al canto degli inni di lode.9Bakbukia e Unni, loro fratelli, stavano di fronte a loro secondo i loro turni di servizio.
10Giosuè generò Ioiachìm; Ioiachìm generò Eliasìb; Eliasìb generò Ioiadà;11Ioiadà generò Giònata; Giònata generò Iaddua.
12Al tempo di Ioiachìm i sacerdoti che erano i capi delle casate sacerdotali erano i seguenti: del casato di Seraia, Meraia; di quello di Geremia, Anania;13di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di Amaria, Giovanni;14di quello di Malluk, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe;15di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài;16di quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinneton, Mesullàm;17di quello di Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn...; di quello di Moadia, Piltai;18di quello di Bilga, Sammua; di quello di Semaia, Giònata;19di quello di Ioiarìb, Mattenai; di quello di Iedaia, Uzzi;20di quello di Sallu, Kallài; di quello di Amok, Eber;21di quello di Chelkia, Casabià; di quello di Iedaia, Netaneèl.22I leviti furono registrati, quanto ai capi casato, al tempo di Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto il regno di Dario, il Persiano.23I capi dei casati levitici sono registrati nel libro delle Cronache fino al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb.24I capi dei leviti Casabià, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmiel, insieme con i loro fratelli, che stavano di fronte a loro, dovevano cantare inni e lodi a turni alternati, secondo l'ordine di Davide, uomo di Dio.25Mattania, Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e facevano la guardia ai magazzini delle porte.26Questi vivevano al tempo di Ioiachìm figlio di Giosuè, figlio di Iozadàk e al tempo di Neemia il governatore e di Esdra sacerdote e scriba.
27Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme, perché la dedicazione si celebrasse con gioia, con inni e cantici e suono di cembali, saltéri e cetre.28Gli appartenenti al corpo dei cantori si radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti,29da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e d'Azmàvet; poiché i cantori si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme.30I sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte e le mura.31Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due grandi cori. Il primo s'incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del Letame;32dietro questo coro camminavano Osea, metà dei capi di Giuda,33Azaria, Esdra, Mesullàm,34Giuda, Beniamino, Semaia, Geremia,35appartenenti al coro dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria figlio di Giònata, figlio di Semaia, figlio di Mattania, figlio di Michea, figlio di Zaccur, figlio di Asaf,36e i suoi fratelli Semaia, Azareèl, Milalài, Ghilalài, Maài, Netaneèl, Giuda, Canàni, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio; Esdra lo scriba camminava alla loro testa.37Giunti alla porta della Fonte, salirono davanti a loro per la scalinata della città di Davide sulle mura in salita, oltre la casa di Davide, fino alla porta delle Acque, a oriente.38Il secondo coro si incamminò a sinistra e io lo seguivo, con l'altra metà del popolo, sopra le mura. Passando oltre la torre dei Forni, esso andò fino al muro Largo,39poi oltre la porta di Èfraim, la porta Vecchia, la porta dei Pesci, la torre di Cananeèl, la torre di Mea, giunse fino alla porta delle Pecore; il coro si fermò alla porta della Prigione.40I due cori si fermarono nella casa di Dio; così feci io, con la metà dei magistrati che si trovavano con me,41e i sacerdoti Eliakìm, Maaseia, Miniamin, Michea, Elioenai, Zaccaria, Anania con le trombe42e Maaseia, Semaia, Eleàzaro, Uzzi, Giovanni, Malchia, Elam, Ezer. I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore.43In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici e si allietò, perché Dio gli aveva concesso una grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si rallegrarono e la gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano.
44In quel tempo, alcuni uomini furono preposti alle stanze che servivano da magazzini delle offerte, delle primizie, delle decime, perché vi raccogliessero dalle campagne dipendenti dalla città le parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai leviti; perché i Giudei gioivano vedendo i sacerdoti e i leviti ai loro posti.45Questi osservavano ciò che si riferiva al servizio del loro Dio e alle purificazioni; come facevano, dal canto loro, i cantori e i portieri, secondo l'ordine di Davide e di Salomone suo figlio.46Poiché già anticamente, al tempo di Davide e di Asaf, vi erano capi cantori e venivano innalzati canti di lode e di ringraziamento a Dio.47Tutto Israele, al tempo di Zorobabele e di Neemia, dava ogni giorno le porzioni assegnate ai cantori e ai portieri; dava ai leviti le cose consacrate e i leviti davano ai figli di Aronne le cose consacrate che loro spettavano.
Salmi 95
1Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
2Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
3Poiché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
4Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
5Suo è il mare, egli l'ha fatto,
le sue mani hanno plasmato la terra.
6Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
7Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
8Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
9dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.
10Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie;
11perciò ho giurato nel mio sdegno:
Non entreranno nel luogo del mio riposo".
Salmi 66
1'Al maestro del coro. Canto. Salmo.'
Acclamate a Dio da tutta la terra,
2cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
3Dite a Dio: "Stupende sono le tue opere!
Per la grandezza della tua potenza
a te si piegano i tuoi nemici.
4A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome".
5Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.
6Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.
7Con la sua forza domina in eterno,
il suo occhio scruta le nazioni;
i ribelli non rialzino la fronte.
8Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;
9è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.
10Dio, tu ci hai messi alla prova;
ci hai passati al crogiuolo, come l'argento.
11Ci hai fatti cadere in un agguato,
hai messo un peso ai nostri fianchi.
12Hai fatto cavalcare uomini sulle nostre teste;
ci hai fatto passare per il fuoco e l'acqua,
ma poi ci hai dato sollievo.
13Entrerò nella tua casa con olocausti,
a te scioglierò i miei voti,
14i voti pronunziati dalle mie labbra,
promessi nel momento dell'angoscia.
15Ti offrirò pingui olocausti
con fragranza di montoni,
immolerò a te buoi e capri.
16Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
17A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.
18Se nel mio cuore avessi cercato il male,
il Signore non mi avrebbe ascoltato.
19Ma Dio ha ascoltato,
si è fatto attento alla voce della mia preghiera.
20Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.
Isaia 26
1In quel giorno si canterà questo canto nel paese di Giuda:
Abbiamo una città forte;
egli ha eretto a nostra salvezza
mura e baluardo.
2Aprite le porte:
entri il popolo giusto che mantiene la fedeltà.
3Il suo animo è saldo;
tu gli assicurerai la pace,
pace perché in te ha fiducia.
4Confidate nel Signore sempre,
perché il Signore è una roccia eterna;
5perché egli ha abbattuto
coloro che abitavano in alto;
la città eccelsa
l'ha rovesciata, rovesciata fino a terra,
l'ha rasa al suolo.
6I piedi la calpestano,
i piedi degli oppressi, i passi dei poveri.
7Il sentiero del giusto è diritto,
il cammino del giusto tu rendi piano.
8Sì, nella via dei tuoi giudizi,
Signore, noi speriamo in te;
al tuo nome e al tuo ricordo
si volge tutto il nostro desiderio.
9La mia anima anela a te di notte,
al mattino il mio spirito ti cerca,
perché quando pronunzi i tuoi giudizi sulla terra,
giustizia imparano gli abitanti del mondo.
10Si usi pure clemenza all'empio,
non imparerà la giustizia;
sulla terra egli distorce le cose diritte
e non guarda alla maestà del Signore.
11Signore, sta alzata la tua mano,
ma essi non la vedono.
Vedano, arrossendo, il tuo amore geloso per il popolo;
anzi, il fuoco preparato per i tuoi nemici li divori.
12Signore, ci concederai la pace,
poiché tu dài successo a tutte le nostre imprese.
13Signore nostro Dio, altri padroni,
diversi da te, ci hanno dominato,
ma noi te soltanto, il tuo nome invocheremo.
14I morti non vivranno più,
le ombre non risorgeranno;
poiché tu li hai puniti e distrutti,
hai fatto svanire ogni loro ricordo.
15Hai fatto crescere la nazione, Signore,
hai fatto crescere la nazione, ti sei glorificato,
hai dilatato tutti i confini del paese.
16Signore, nella tribolazione ti abbiamo cercato;a te abbiamo gridato nella prova, che è la tua correzione.
17Come una donna incinta che sta per partorire
si contorce e grida nei dolori,
così siamo stati noi di fronte a te, Signore.
18Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori
quasi dovessimo partorire: era solo vento;
non abbiamo portato salvezza al paese
e non sono nati abitanti nel mondo.
19Ma di nuovo vivranno i tuoi morti,
risorgeranno i loro cadaveri.
Si sveglieranno ed esulteranno
quelli che giacciono nella polvere,
perché la tua rugiada è rugiada luminosa,
la terra darà alla luce le ombre.
20Va', popolo mio, entra nelle tue stanze
e chiudi la porta dietro di te.
Nasconditi per un momento
finché non sia passato lo sdegno.
21Perché ecco, il Signore esce dalla sua dimora
per punire le offese fatte a lui dagli abitanti della terra;
la terra ributterà fuori il sangue assorbito
e più non coprirà i suoi cadaveri.
Atti degli Apostoli 26
1Agrippa disse a Paolo: "Ti è concesso di parlare a tua difesa". Allora Paolo, stesa la mano, si difese così:2"Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te,3che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza.4La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei;5essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione.6Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri,7e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei!8Perché è considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti?
9Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno,10come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro.11In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere.
12In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno13vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio.14Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo.15E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti.16Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora.17Per questo ti 'libererò' dal popolo e 'dai pagani, ai quali ti mando'18'ad aprir' loro 'gli occhi', perché passino 'dalle tenebre alla luce' e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me.
19Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste;20ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione.21Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi.22Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere,23che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani".
24Mentr'egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: "Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!".25E Paolo: "Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge.26Il re è al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto.27Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi".28E Agrippa a Paolo: "Per poco non mi convinci a farmi cristiano!".29 E Paolo: "Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto queste catene!".
30Si alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e quelli che avevano preso parte alla seduta31e avviandosi conversavano insieme e dicevano: "Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene".32E Agrippa disse a Festo: "Costui poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare".
Capitolo XXXI: Abbandonare ogni creatura, per poter trovare Dio
Leggilo nella Biblioteca1. O Signore, davvero mi occorre una grazia sempre più grande, se debbo giungere là dove nessuno né alcuna cosa creata mi potrà essere di impaccio; infatti, finché una qualsiasi cosa mi trattenga, non potrò liberamente volare a te. E liberamente volare a te, era appunto, l'ardente desiderio di colui che esclamava: "Chi mi darà ali come di colomba, e volerò, e avrò pace?" (Sal 54,7).
Quale pace più grande di quella di un occhio puro? Quale libertà più grande di quella di chi non desidera nulla di terreno? Occorre dunque passare oltre ad ogni creatura; occorre tralasciare pienamente se stesso, uscire spiritualmente da sé; occorre capire che tu, che hai fatto tutte le cose, non hai nulla in comune con le creature.
Chi non è libero da ogni creatura, non potrà attendere liberamente a ciò che è divino. Proprio per questo sono ben pochi coloro che sanno giungere alla contemplazione, perché pochi riescono a separarsi appieno dalle cose create, destinate a perire.
Per giungere a ciò, si richiede una grazia grande, che innalzi l'anima e la rapisca più in alto di se medesima. Ché, se uno non è elevato nello spirito e libero da ogni creatura; se non è totalmente unito a Dio, tutto quello che sa e anche tutto quello che possiede non ha grande peso. Sarà sempre piccolo e giacerà a terra colui che apprezza qualcosa che non sia il solo, unico, immenso ed eterno bene. In verità ogni cosa, che non sia Dio, è un nulla, e come un nulla va considerata.
Ben differenti sono la virtù della sapienza, propria dell'uomo illuminato e devoto, e la scienza, propria dell'erudito e dotto uomo di studio. Giacché la sapienza che emana da Dio, e fluisce dall'alto in noi, è di gran lunga più sublime di quella che faticosamente si acquista con il nostro intelletto.
2. Troviamo non poche persone che desiderano la contemplazione, ma poi non si preoccupano di mettere in pratica ciò che si richiede per la contemplazione stessa; e il grande ostacolo consiste in questo, che ci si accontenta degli indizi esterni e di ciò che cade sotto i sensi, possedendo ben poco della perfetta mortificazione.
Non so come sia, da quale spirito siamo mossi, a quale meta tendiamo, noi che sembriamo aver fama di spirituali: ci diamo tanta pena e ci preoccupiamo tanto di queste cose che passano e non hanno valore alcuno, mentre a stento riusciamo, qualche rara volta, a pensare al nostre essere interiore, in totale raccoglimento. Un raccoglimento breve, purtroppo; dopo del quale ben presto ci buttiamo alle cose esteriori, senza più sottoporre il nostro agire a un vaglio severo.
Dove siano posti e ristagnino i nostri affetti, noi non badiamo; e non ci disgusta che tutto sia corrotto. Invece il grande diluvio avvenne perché "ciascuno aveva corrotto la sua vita" (Gn 6,12).
Quando, dunque, la nostra interna inclinazione è profondamente guastata, necessariamente si guasta anche la conseguente azione esterna, rivelatrice di scarsa forza interiore. E' dal cuore puro che discendono frutti di vita virtuosa.
Si indaga quanto uno abbia fatto, ma non si indaga attentamente con quanta virtù egli abbia agito. Si guarda se uno sia stato uomo forte e ricco e nobile; se sia stato abile e valente scrittore, cantante eccellente o bravo lavoratore; ma si tace, da parte di molti, su quanto egli sia stato povero in spirito e paziente e mite e devoto, e quanta spiritualità interiore egli abbia avuto.
La natura bada alle cose esterne dell'uomo; la grazia si rivolge alle cose interiori. Quella frequentemente si inganna, questa si affida a Dio per non essere ingannata.
DISCORSO 335/E SU I MARTIRI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaOgni martire è stato squadrato dalla verità.
1. È stata volontà del Signore che potessimo celebrare con voi il giorno solenne dei beati martiri. Fin d'ora, dunque, vogliamo dire qualcosa che avrà ispirato il Signore, egli che volle l'Arca, figura della Chiesa, costruita con travi tagliate a squadra. Tu trovi infatti che un oggetto quadrato, da qualunque verso rigirato al suolo, è in posizione stabile. È un fatto strano, sembra impossibile, eppure badatevi e lo noterete: quel che è quadrato si può rovesciare, non può cadere. Nella terra dell'umiltà furono rovesciati i martiri, ma non caddero perché in cielo vennero coronati. Non c'è stato alcun martire che non sia stato squadrato dalla verità.
Cristo si faceva seme e germogliava la Chiesa.
2. Nella ricorrenza della loro solennità, gli uomini hanno occasione di rivolgere l'animo alla gloria dei martiri, ma senza poter vedere quanto essa sia grande presso Dio. Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi santi 1. Quanto preziosa e appunto agli occhi del Signore! Infatti, quando venivano messi a morte sotto gli occhi degli uomini, furono di giovamento. Come avrebbero fatto scorrere tanto sangue di martiri se ne avessero fatto conto quelli che lo facevano versare? Coloro che uccidevano i martiri ignoravano che sarebbe stato un seminarlo. Tant'è vero che da quei pochi caduti a terra è venuta su questa messe. Era preziosa, quindi, agli occhi del Signore la morte dei suoi santi, anche allora che nulla contava agli occhi degli uomini, e quanto preziosa! Che era a dar valore a quella morte se non la morte del Santo dei santi? Chi è il Santo dei santi? Lo sanno tutti, non c'è bisogno che lo diciamo. E com'è allora che ci stupisce che sia preziosa la morte dei santi per i quali morì il Santo dei santi? Egli fu quel primo chicco di grano dal quale questo è derivato. Proprio di sé egli nel Vangelo disse: Se il chicco di grano non cade in terra, rimane solo. Se invece sarà caduto e sarà morto, apporta molto frutto 2. Cristo si faceva seme e germogliava la Chiesa. E il chicco di grano cadde, e il chicco tornò in vita, e il chicco ascese al cielo, dov'è un numero straordinario di chicchi di grano. Consulta il Salmo; dov'è quel chicco di grano che cadde a terra? Innalzati sopra i cieli, o Dio 3. Dov'è il raccolto? Per qual ragione il vostro gridare prima ancora che io abbia aperto bocca se non perché anche voi fate parte proprio di quel raccolto? Aggiungerò, tuttavia, quel che non sapete. Reca infatti piacere trattare di ciò che dobbiamo dire e meritare per questo di possedere ciò che crediamo. Dov'è quel chicco di grano caduto a terra? Innalzati sopra i cieli, o Dio. Dov'è il suo frutto? E su tutta la terra la tua gloria 4.
Come accordare due frasi scritturali. I martiri disprezzarono questa vita per amore della vera vita. I molti legami dell'anima. L'amore di Pietro vittorioso sul timore.
3. Ma forse, carissimi, voi avrete avvertito, nelle sacre Letture proclamate poco fa, una qualche ambiguità di senso che non va trascurata. Infatti, nel libro di san Giovanni, denominato Apocalisse, dove si legge della gloria dei martiri, si trova riferito a loro: Non fu trovata menzogna sulla loro bocca e sono senza macchia 5. Di poi è stato cantato il Salmo che si conviene ai martiri e abbiamo ascoltato: Ogni uomo è mentitore 6. Si lodano i martiri e si dice: Non fu trovata menzogna sulla loro bocca. E di nuovo, per voce di un martire, è detto: Ho detto con sgomento: ogni uomo è mentitore 7. Se ogni uomo è mentitore, è mentitore anche chi lo ha detto, ma, poiché non dice menzogna chi lo ha detto, dunque ogni uomo è mentitore. Nondimeno, dal momento che era uomo chi ha fatto tale affermazione, non era forse egli mentitore? Come ha potuto affermare: Ogni uomo è mentitore? Se io potessi trovare un solo uomo veritiero, dimostrerei la non verità dell'affermazione per la quale ogni uomo è mentitore. Dall'Apocalisse si leggeva delle migliaia e migliaia di uomini sulla cui bocca non fu trovata menzogna ed ora mi si legge: Ogni uomo è mentitore. È forse il caso di scusare chi lo ha detto, poiché lo ha affermato in preda a turbamento. Disse quindi: Ho detto nel mio sgomento. Per sgomento s'intende agitazione. Infatti molti codici, in luogo di: Ho detto nel mio sgomento, riportano: Ho detto nella mia agitazione. Alcuni hanno: In estasi. Dato che alcuni riportano "in estasi", altri "nella mia agitazione", pensò di compendiarne il senso chi volle conservare il termine greco medesimo per non svigorire l'efficacia espressiva con un'interpretazione avventata. Di conseguenza, poiché l'agitazione è quell'ansietà che sconvolge la mente, forse per questo chi la definì tale, nell'intento di conformarsi a chi disse "in estasi", non poté dare un'interpretazione discordante. Probabilmente, quasi trovandosi sotto la prova e nella propensione a rinnegare, potrà allora aver detto: Ogni uomo è mentitore, vale a dire: Che necessità c'è di morire a causa della verità? Ma se avrò negato Cristo e avrò detto il falso, resterò il mentitore che sono: Ogni uomo è mentitore. Non si fidi dell'agitazione, è forse nella sua ansietà che s'inganna. E, mentre era sconvolto, ricevette la forza per dire: Signore, io sono tuo servo, figlio della tua ancella: hai spezzato le mie catene 8. Mia ben dura catena era l'amore del vivere, ed in esso la causa del morire. Molti infatti, per l'attaccamento alla vita, morirono per l'eternità. Al contrario, molti martiri, disprezzando la vita temporale, acquistarono la vita senza fine. È il caso di chi ama la ricchezza: a volte, per amore del guadagno, non si dà importanza al denaro, in modo da trarre maggior profitto proprio da non farne conto. Di qui il famoso detto di ben noto autore: "Non far conto sul momento del denaro, talora è il più grande guadagno". È quanto fanno gli usurai. Cedendolo, acquistano denaro. È come seminare in poca quantità per raccogliere molto di più. Allo stesso modo i martiri: per amore della vita, disprezzarono la vita. Morirono per il timore della morte; volendo vivere, rinunziarono alla vita. Molti infatti i legami che tengono avvinta l'anima: avidità di ricchezze, brama di poteri, attaccamento all'affetto della moglie, dei genitori, dei figli, dei fratelli, amore di patria, amore della propria terra, amore della luce visibile, amore di qualsiasi vita solo perché vita. Ne segue che, mentre si è trattenuti da tali legami, arriva l'ora della prova, per cui vanno tutti infranti se si confessa Cristo. Sopraffatto da terrore e impedito da tanti numerosi vincoli, nel timore di esserne strappato, disse nella sua agitazione: Ogni uomo è mentitore. Perdoniamo a lui in angustie, congratuliamoci con lui che si allieta: Hai spezzato le mie catene. L'amore ha reso verace chi aveva fatto mentitore l'agitazione. Considera Pietro che dice: Con te fino alla morte 9. Osservalo promettere nella presunzione, rinnegare nella confusione; alla richiesta solo di una serva, disse nel turbamento: Non so, non lo conosco 10. Credi non disse subito: Ogni uomo è mentitore? Ma pianse amaramente e con lacrime copiosissime lavò le macchie dovute al timore. E il Signore risuscitò e, con l'esempio della sua risurrezione, ne rese salda la fede. Era sotto i suoi occhi, vivente, colui che aveva pianto vedendolo vicino a morire. Ormai Cristo non lo sorprendeva nello smarrimento e nell'atto di rinnegarlo. Per qual motivo infatti rinnegò se non perché ebbe paura di morire, se non perché non ebbe fede nella risurrezione? Il Signore risuscitò, gli si fece vedere, lo confermò nella carità e, dopo una triplice domanda sull'amore, a lui, che aveva rinnegato per timore, infuse lo Spirito Santo. La vita, quella breve, non contò più, la vita senza fine ebbe tutto l'amore e Pietro subì il martirio. Il timore sparì, l'amore fu il più forte. Quando venne interpellato: Ogni uomo è mentitore; nel patire: Hai spezzato le mie catene.
Solo Dio è verace, ma ogni uomo è mentitore.
4. Anche a noi è concesso ripeterlo, ma, a motivo dell'agitazione di chi parla, possiamo considerare non rispondente al vero l'affermazione data in questi termini: Ogni uomo è mentitore. Rettifica però questo significato l'apostolo Paolo; egli tenne conto di tale affermazione contenuta nelle Scritture e attestò: Solo Dio è verace, ma ogni uomo è mentitore come è stato scritto 11. Di conseguenza, ogni uomo è mentitore. Vedi di intendere la voce della verità, non della paura; infatti, se avrai inteso la voce dell'agitazione non quella della verità, vieni ad accusare di falsità l'Apostolo. È assolutamente certo che ogni uomo è mentitore. Ed è anche vero che di migliaia e migliaia di uomini è stato detto: Non fu trovata menzogna sulla loro bocca. I martiri, nei tormenti, confessarono Cristo, non negarono di essere cristiani. Senza esitazione e senza paura confessarono di essersi radunati insieme contro la disposizione delle autorità civili a quel tempo non credenti. Pertanto non fu trovata menzogna sulla loro bocca. E, se in precedenza furono forse trovate delle menzogne, per cui è vero che ogni uomo è mentitore, sparirono in forza di quella verità, in forza di quella carità vennero ricoperte, perché la carità copre la moltitudine dei peccati 12.
Per quel che è suo l'uomo è mentitore, per dono di Dio è verace.
5. Uno che sia intento ad approfondire con maggior impegno il senso delle Scritture, mi faccia ancora qualche domanda e mi dica: Dal fatto che furono veraci non sono stati uomini allora? Nella testimonianza, nel martirio, quando furono veritieri, non furono forse uomini allora? Ma se furono uomini e furono veraci, come è vero: ogni uomo è mentitore? Lo ripeto decisamente, e lo affermo, senza offesa per i martiri, anzi con la gloria dei martiri, perché chi si vanta si vanti nel Signore 13. Proprio in quanto uomini, furono mentitori. Come, allora, dissero il vero? Perché il Signore aveva detto loro: Non siete voi a parlare 14. Non avete ascoltato dal santo Vangelo anche la lettura odierna? Non pensate a preparare in anticipo che cosa dobbiate dire: sono io infatti a dare lingua e sapienza 15. Sono io a dare, infatti: ogni uomo è mentitore. Ne segue che, per quanto ha di suo, ogni uomo è mentitore, quanto a ciò che gli viene da Dio, è verace. Di per sé, mentitore; in Dio, verace. Un tempo infatti, eravate tenebre, ora siete luce nel Signore 16. Sta' a sentire Pietro stesso: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 17. Uomo verace, ma in quanto uomo forse? Non per quel che ha di suo, dal momento che ogni uomo è mentitore. Perché invece? Ascolta proprio il Signore: Beato te, Simone, figlio di Giona, perché né la carne, né il sangue te lo hanno rivelato, l'uomo cioè in quanto uomo è mentitore, ma il Padre mio che è nei cieli 18. Quindi, per quel che è tuo, mentitore, per mio dono, verace. Tutto quello che il Padre possiede è mio 19. Infine, vuoi ascoltare Pietro, qualche tempo dopo, tra tutti gli uomini, perché anch'egli uomo, vuoi ascoltare Pietro uomo e, perciò, mentitore? Immediatamente dopo, il Signore cominciò ad annunziare la sua passione e morte. Dov'è Pietro? Dov'è l'uomo? Lungi da te, Signore non ti accadrà mai 20. Uomo, uomo mentitore così, com'è l'uomo per quel che ha di suo. E vuoi sapere perché del suo? Che rispose subito il Signore? Lungi da me, satana, tu mi sei di scandalo 21. Non per altro motivo che per essersi ingannato, solo per aver espresso del suo da uomo soggetto all'errore. Ma com'è che incorre nell'errore? Perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini 22.
Tutti i beni provengono dal sommo Bene. Preghiamo per ottenerli, non siamo ingrati per quel che abbiamo.
6. Ne segue che tutti i beni ci vengono dal Bene Sommo. Tutti i beni ci vengono dalla Fonte perenne della bontà. A meno che non sia che abbiamo la bontà quale dono di Dio e la perseveranza da parte nostra. La lettura del Vangelo si è conclusa proprio così: E con la vostra perseveranza possederete le anime vostre 23. Potrà opporre allora qualcuno: "La verità non è posseduta da noi, in quanto ogni uomo è mentitore, ed il solo che è verace, quando è verace, è chi l'ottiene da Dio. La perseveranza, invece, ci è propria. Lo dice il Signore stesso: Con la vostra perseveranza possederete le vostre anime". Non montare la superbia per non perdere quel che hai ricevuto. È tua infatti la perseveranza appunto perché la possiedi, se tuttavia la possiedi. È tua proprio perché la possiedi, non perché ti deriva da te. Che mai possiedi infatti che tu non abbia ricevuto? 24 Allo stesso modo che diciamo: Dacci oggi il nostro pane quotidiano 25, e dici "nostro" e dici "dacci". Quindi, ciò che dici "nostro" non dipende da te che sia tuo. Infatti, se Dio non facesse nostro ciò che darebbe, non lo donerebbe certamente; quel che ti dona, ricevendolo, diventa tuo. Ma diamone la prova a proposito della perseveranza perché non avvenga che sia in tal modo quanto al pane, ma che non sia così quanto ad essa. Chi, se non Cristo, se non Dio, ci ha detto: Con la vostra perseveranza possederete le vostre anime? A chi noi diciamo: Solo in Dio riposa l'anima mia, da lui la mia speranza 26? Proprio Dio ci dice: Con la vostra perseveranza possederete le vostre anime. A lui noi diciamo: Sei tu, Signore, la mia speranza 27. Pertanto, chi è debole nel bene, se vuole avere la virtù, dica: Che io ti ami, Signore, mia forza 28. Preghiamo per ottenere quel che non abbiamo. Non siamo ingrati quanto a questi beni che abbiamo. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato 29.
1 - Sal 115, 15.12
2 - Gv 12, 24.13
3 - Sal 56, 6.14
4 - Sal 56, 6.15
5 - Ap 14, 5.16
6 - Sal 115, 11.17
7 - Sal 115, 11.18
8 - Sal 115, 16.
9 - Lc 22, 33.
10 - Lc 22, 57.
11 - Rm 3, 4.
12 - 1 Pt 4, 8.
13 - 1 Cor 1, 31.
14 - Mt 10, 20.
15 - Lc 21, 14-15.
16 - Ef 5, 8.
17 - Mt 16, 16.
18 - Mt 16, 17.
19 - Gv 16, 15.
20 - Mt 16, 22.
21 - Mt 16, 23.
22 - Mt 16, 23.
23 - Lc 21, 19.
24 - 1 Cor 4, 7.
25 - Lc 11, 3.
26 - Sal 61, 6.
27 - Sal 70, 5.
28 - Sal 17, 2.
29 - 1 Cor 2, 12.
24 - Gesù giunge alla riva del Giordano dove viene battezzato da san Giovanni.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca974. Il nostro Salvatore, lasciata Maria nella sua povera abitazione a Nazaret senza alcuna presenza umana e dedita soltanto ad esercizi di infiammato fervore, proseguì il viaggio verso il Giordano, dove il suo precursore Giovanni stava predicando e battezzando vicino a Betania, luogo situato dall'altra parte del fiume, detto anche Betabara. Fin dai primi passi del suo cammino, alzò gli occhi al Padre e con ardore gli offrì tutto ciò che di nuovo incominciava a compiere per gli uomini: le fatiche, le sofferenze, la passione e la morte di croce, che per loro voleva subire abbandonato al beneplacito divino. Gli offrì anche il dolore naturale che sentì come vero figlio obbediente nell'allontanarsi dalla Madre, e nel privarsi della sua dolce compagnia durata ventinove anni. Egli avanzava solo, senza sfarzo e senza seguito: il supremo Re dei re e Signore dei signoriz si muoveva come uno sconosciuto, non ossequiato dai suoi stessi vassalli, che pur dipendevano da lui per il fatto che solo la sua volontà li aveva chiamati all'esistenza e li faceva sussistere. L'estrema povertà unita ai disagi e alle scomodità era il suo solo bagaglio regale.
975. Ora, gli evangelisti passarono sotto silenzio queste opere del Maestro e le relative circostanze tanto degne di attenzione, nonostante si fossero realmente verificate. Inoltre, la nostra rozza dimenticanza si è così male assuefatta che non gradisce neppure quelle che essi ci lasciarono scritte; pertanto, noi non consideriamo affatto l'immensità dei nostri doni, né di quell'amore senza misura che così copiosamente ci arricchì e che con tanti vincoli di squisito affetto ci volle attirare a sé. Oh, carità infinita dell'Unigenito! Quanto poco conosciuto e ancor meno gradito è questo vostro sentimento! Perché, mio dolce diletto, tante tenerezze e pene per chi non soltanto non sente il bisogno di voi, ma nemmeno sente di dover corrispondere o porre attenzione ai vostri favori, come se fossero inganni e burle? Oh, cuore umano, più villano e feroce d'una fiera! Chi ti rende così ostinato? Chi ti trattiene? Chi ti opprime e ti appesantisce a tal punto da impedirti di aprirti con totale gratitudine al tuo benefattore? Oh, incanto ed accecamento deplorabile degli intelletti dei mortali! Quale atroce letargo è questo che voi soffrite? Chi ha cancellato dalla vostra mente verità così infallibili e grazie così memorabili a danno della vostra autentica letizia? Se siamo di carne, e se questa è tanto sensibile, chi ci ha resi insensibili e duri più delle stesse pietre e rocce inanimate? Perché non ci risvegliamo e non recuperiamo i sensi per udire le voci che evocano i benefici del nostro riscatto? Alle parole del Profeta le ossa inaridite tornarono in vita e si mossero; noi invece resistiamo a quelle di colui che a tutto dà vita. Tanto può la nostra fragilità e la nostra negligenza!
976. Accogliete almeno ora questo vile verme, che strisciando per terra viene incontro ai vostri passi leggiadri, mentre lo cercate. Con essi mi innalzate alla certezza di ritrovare in voi verità, via, amorevolezza e salvezza eterna. Non ho, tesoro mio, da darvi altro per contraccambio, se non la vostra bontà, il vostro amore e l'esistenza che ho ricevuto. Nessun'altra cosa che non sia voi stesso può essere il premio di quel bene illimitato che per me avete operato. Assetata del vostro affetto, esco sulla strada e vengo verso di voi: nella vostra benevolenza, vi prego di non distogliere e allontanare la vista da questa povera che voi, sovrano di clemenza, desiderate con premura e sollecitudine. Vita dell'anima mia e anima della mia vita, se non fui così fortunata da essere degna di vedervi di persona in quel secolo felicissimo, sono almeno figlia della vostra Chiesa, sono membro del corpo mistico e di questa congregazione di fedeli. Vivo in un mondo pericoloso, in una carne debole, in tempi di calamità e di tribolazioni, ma grido a voi dal profondo di me stessa e sospiro nell'intimo per i vostri meriti infiniti: che io ne avrò parte, me lo attesta la santa fede, me lo assicura la speranza e me ne dà diritto la carità. Guardate, dunque, questa vostra umile serva, rendetemi grata per tanta generosità, tenera e costante, e tutta conforme a quello che più è gradito alla vostra volontà.
977. Gesù proseguì il suo cammino, moltiplicando in diverse regioni i mirabili prodigi delle sue antiche misericordie con ciò che compì nei corpi e nelle anime di molti bisognosi, ma sempre in modo nascosto; solo con il battesimo, infatti, ebbe inizio la pubblica dimostrazione della sua potenza divina. Prima di presentarsi al Battista, egli irradiò in lui una luce e un'esultanza nuove, tali da rinnovarne ed elevarne lo spirito. Giovanni, ravvisando in sé questi effetti, pieno di stupore affermò: «Che arcano è questo? Quali presagi racchiude del mio bene? A dire il vero, dal momento in cui mi fu manifesta la presenza del mio Signore nel grembo di mia madre, non ho mai più provato nulla di simile. È solo un caso o è forse vicino a me il Salvatore del mondo?». Questo suscitò in lui una visione intellettuale, nella quale gli fu rivelato con maggior chiarezza il mistero dell'unione ipostatica nel Verbo, insieme agli altri concernenti la redenzione umana. Ed in virtù di ciò rese le due testimonianze riportate dall'Evangelista: la prima mentre Cristo si trovava nel deserto e la seconda quando questi ritornò al Giordano; l'una alla domanda dei giudei e l'altra quando disse: «Ecco l'agnello di Dio». All'epoca in cui gli fu ordinato di iniziare il suo ministero, aveva penetrato già grandi segreti, ma fu proprio in questa occasione che intuì che l'Unigenito stava venendo per farsi battezzare.
978. Ed ecco che tra la folla si fece avanti sua Maestà e gli si accostò per essere battezzato come uno qualunque tra gli astanti. Il precursore lo riconobbe e, prostrato ai suoi piedi, trattenendolo lo interrogò: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». Come riferisce san Matteo, gli fu risposto: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Sia con questa resistenza sia col chiedergli il battesimo, egli diede ad intendere di aver compreso che costui era il vero Messia. Questo del resto non è smentito da quanto si legge nei testi sacri, cioè che annunciò: «Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio». La ragione per cui non vi è contraddizione tra queste parole e quelle del primo evangelista è che la voce dall'alto si udì allorché Giovanni ebbe la visione cognitiva di cui ho già riferito, mentre fino ad allora non aveva visto il Redentore di persona e perciò aveva detto che non lo conosceva; lo conobbe quando lo incontrò al fiume e, poiché non lo vide solo con gli occhi del corpo, ma anche con la luce della manifestazione interiore, gli si stese innanzi.
979. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: si aprirono i cieli ed egli scorse lo Spirito Santo scendere in forma di colomba sul suo capo, e si sentì la voce dell'Eterno che proclamava: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Ciò fu ascoltato da molti degli astanti, quelli che furono degni di avere una grazia così singolare. Anch'essi scorsero il Paràclito, e tale attestazione fu la più importante che potesse farsi della divinità del nostro Maestro, tanto come atto del Padre che lo riconosceva come figlio, quanto come testimonianza in se stessa, quale piena rivelazione di Cristo come vero Dio uguale a lui nella sostanza e nelle perfezioni infinite. E proprio il sommo sovrano volle essere il primo a rendere tale testimonianza per conferire con questa validità a tutte le altre che successivamente si sarebbero date sulla terra. Ciò fu segno anche di un altro mistero: con una simile dichiarazione egli quasi si disobbligava nei suoi confronti attribuendogli autorità davanti agli uomini, per compensarlo dell'umiliazione di ricevere il battesimo, che serviva per riscattare dalle colpe, da cui il Verbo incarnato essendo senza macchia era esente.
980. L 'Unigenito con la sua obbedienza offrì all'Altissimo questa esperienza vissuta insieme ai rei, sia per confessarsi inferiore a lui nella natura umana comune agli altri discendenti di Adamo, sia per istituire così tale sacramento, che in virtù dei suoi meriti avrebbe lavato i peccati del mondo. Accettando di abbassarsi per primo a ricevere il battesimo, domandò ed ottenne un perdono generale per tutti coloro ai quali esso sarebbe stato impartito, supplicandolo in loro favore affinché fossero liberati dalla schiavitù del demonio, e venissero rigenerati nello Spirito alla vita nuova di figli adottivi dell'Onnipotente e di suoi fratelli. Nella sua prescienza sapeva che le trasgressioni nel corso della storia passata, presente e futura avrebbero impedito questo rimedio così soave e sicuro per la nostra salvezza, ma egli ce lo guadagnò con giustizia, perché fosse gradito all'Eterno e la sua equità fosse adempiuta, anche se conosceva che un gran numero di mortali l'avrebbero reso infruttuoso e che a tantissimi altri non sarebbe stato impartito. Rimosse questi ostacoli, poiché con i suoi meriti soddisfò tutto ciò che gli altri si sarebbero resi indegni di acquisire, umiliandosi fino ad assumere la condizione di peccatore sebbene fosse innocente. Tali arcani erano racchiusi in quello che egli disse a Giovanni: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». La voce del Padre e lo Spirito Santo discesero per accreditarlo e ricompensarlo, approvando il battesimo e gli effetti da esso derivanti. Così il Redentore fu riconosciuto come vero Figlio di Dio, e furono rivelate insieme le tre Persone, nel cui nome doveva celebrarsi il nuovo rito.
981. Il precursore fu colui che allora ebbe la parte migliore di tali meraviglie e delle loro conseguenze, perché non solamente lo battezzò e vide scendere su di lui il Paràclito con un fascio di luce celeste e una moltitudine immensa di angeli, ma anche perché udì e comprese le parole dell'Altissimo e gli furono svelati altri misteri nella visione intellettuale suddetta. Da ultimo, oltre a tutto ciò, ricevette il battesimo dallo stesso Gesù. A tale riguardo il Vangelo, pur riferendo solo che egli lo chiese, non nega che lo ottenne, perché senza dubbio il Maestro gli diede il medesimo che istituì fin d'allora, anche se ordinò successivamente il suo uso comune e lo impose agli apostoli dopo la risurrezione. Mi è stato inoltre manifestato che lo impartì pure a Maria prima della sua promulgazione, in cui ne dichiarò la formula, e che il Battista fu il primogenito del battesimo del Salvatore e della nuova Chiesa da lui fondata a partire da questo grande sacramento. Per mezzo di esso gli fu impresso il carattere di cristiano e fu ricolmo di ogni grazia, benché fosse immune dalla colpa originale, essendo già stato giustificato prima della nascita. E quello che sua Maestà gli rispose non fu un negarglielo, ma solo un rinviarlo ad un secondo momento affinché lo ricevesse per primo, così da adempiere la giustizia; subito dopo infatti lo battezzò e gli diede la sua benedizione, e poi si recò nel deserto.
982. Ritorno ora al mio intento e alle opere della nostra Regina. Non appena il Verbo incarnato fu battezzato, ella, pur essendo illuminata su ciascuna delle sue azioni, ebbe notizia di quanto era accaduto al Giordano dai ministri superni che lo assistevano, i quali facevano parte del gruppo di quelli che portavano le insegne della sua passione. L'accortissima Madre, animata da incomparabile gratitudine, compose nuovi inni e cantici di lode e imitò le sue orazioni e i suoi atti di umiltà, facendone molti altri, e accompagnandolo e seguendolo in ognuno di essi. In particolare pregò con fervorosa carità per tutti i credenti, perché approfittassero di tale sacramento e perché questo fosse propagato nel mondo intero. Dopo aver elevato tali suppliche, si diede premura di invitare i messaggeri celesti, affinché l'aiutassero a magnificarlo per essersi così abbassato.
Insegnamento della Regina del cielo
983. Carissima, molte volte ti ho ripetuto e palesato quanto Cristo compì per la salvezza del genere umano e quanto io apprezzassi tutto questo e ne fossi riconoscente; dunque, puoi ben capire quanto il sommo sovrano gradisca la tua fedelissima sollecitudine e corrispondenza e quali beni siano nascosti in ciò. Sei povera nella casa del Signore, corrotta e abietta come la polvere, e tuttavia io esigo che tu renda grazie per l'affetto che egli ebbe per i mortali e per la legge santa, immacolata, clemente e perfetta che diede per il loro riscatto. In particolare sii grata per l'istituzione del battesimo, in virtù del quale essi sono liberati dal dominio di satana, rigenerati quali figli dell'Eterno e muniti della grazia che li rende giusti e dona loro la forza di non peccare più. Questo è davvero un obbligo che vale per ciascun essere vivente, ma, poiché viene dimenticato quasi del tutto, io sollecito te, affinché sul mio esempio a nome di tutti ti mostri debitrice come se tu sola lo fossi. Ed in effetti è così, almeno riguardo ad alcune speciali elargizioni dell'Onnipotente, poiché verso nessuno egli è stato generoso come con te. Quando fu fondata la nuova alleanza e furono istituiti i sacramenti, tu eri presente nella sua memoria e nell'amore con il quale ti chiamò ed elesse ad essere membro del corpo mistico, perché come tale tu fossi nutrita con il frutto del suo sangue.
984. L 'Autore della vita, come un saggio e prudente architetto, per fondare la sua santa Chiesa e per porre la prima pietra dell'edificio attraverso il battesimo, si umiliò, pregò, implorò e adempì ogni giustizia, riconoscendo la sua inferiorità al cospetto del Padre. Sebbene fosse vero Dio, non disdegnò in quanto uomo di piegarsi fino al nulla, quel nulla da cui fu creata la sua purissima anima e prese forma la sua umanità. Sino a che punto ti devi mortificare tu che hai commesso delle colpe e vali meno della cenere che si calpesta? Confessa, dunque, che meriti il castigo, lo sdegno e l'ira di tutti. Nessuno che offese sua Maestà potrebbe dire in verità che gli venga recato danno e fatta ingiustizia anche se gli sopravvenissero tutte le tribolazioni e le afflizioni dall'inizio sino alla fine del mondo. Dal momento che tutti peccarono in Adamo, quanto devono sottomettersi pazientemente fino a che non li tocchi la mano dell'Altissimo! E quand'anche tu sopportassi tutte le pene dei cristiani con cuore umile e mettessi in pratica perfettamente le mie ammonizioni e i miei insegnamenti, dovresti considerarti una serva inutile che ha fatto solo il suo dovere. Quanto più allora devi umiliarti dal profondo, ogni qual volta vieni meno al tuo impegno, e ti attardi nel contraccambiare e nel ringraziare? Io desidero che tu lo faccia per te e per tutti gli altri. Prepara dunque a ciò il tuo animo, abbassandoti sino alla polvere, senza opporre resistenza né mai darti per soddisfatta fino a che il Redentore non ti accolga come figlia e ti dichiari come tale alla sua presenza nella visione eterna della celeste e trionfante Gerusalemme.
Nairobi (Kenya), 3 dicembre 1979. Festa di San Francesco Saverio. Guarda il Cuore.
Don Stefano Gobbi
«Anche in questo grande continente, dove per la prima volta ti conduco, vedi ovunque le meraviglie del mio Cuore Immacolato. Guarda il cuore di tutti questi miei figli: sono così poveri, semplici e tanto mi amano e mi onorano. Come tutti i più poveri in genere sono i più indifesi, i più esposti a essere usati dagli altri. Per questo particolarmente qui si diffonde l'azione del mio Avversario, che mai come in questo continente, si è scatenato in maniera tanto violenta e pericolosa. Per mezzo di te oggi voglio offrire a questi miei figli il sicuro rifugio e la materna protezione del mio Cuore Immacolato.
Anche qui ti accorgi che il mio Movimento si è spontaneamente diffuso in ogni parte. È ancora una conferma che è solo Opera mia e Io agisco nel silenzio e nel nascondimento. Vado scegliendo come miei strumenti preferiti quelli di cui nessuno si accorge, e che sanno tacere, pregare, soffrire e amare. Così posso compiere le meraviglie d'amore del mio Cuore Immacolato anche qui, fra questi miei figli così sofferenti e bisognosi, così semplici e buoni e perciò da Me tanto amati. Hai visto quanti miei figli prediletti vivono fra tanta povertà, solitudine, e incomprensione? e come riescono a condividere in tutto la sofferta esistenza di tanti loro fratelli africani? Amali ad uno ad uno questi miei figli prediletti. Sii tu per loro espressione della mia tenerezza materna. Guarda il cuore di tutta questa gente e vi troverai impresso il sigillo d'amore della tua Mamma Celeste. Guarda il Cuore della Mamma Celeste e vi troverai raccolti, in numero sempre più grande, figli di ogni continente. Ormai tutto il mondo è racchiuso fra le mie mani misericordiose, per il vicino trionfo del mio Cuore Immacolato».