Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 11° settimana del tempo ordinario (Santissima Trinità)
Vangelo secondo Matteo 9
1Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città.2Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".3Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia".4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore?5Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina?6Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua".7Ed egli si alzò e andò a casa sua.8A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
9Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì.
10Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?".12Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.13Andate dunque e imparate che cosa significhi: 'Misericordia io voglio e non sacrificio'. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".
14Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?".15E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore.17né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano".
18Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà".19Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.
20Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello.21Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita".22Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì.
23Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse:24"Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo.25Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò.26E se ne sparse la fama in tutta quella regione.
27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi".28Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: "Credete voi che io possa fare questo?". Gli risposero: "Sì, o Signore!".29Allora toccò loro gli occhi e disse: "Sia fatto a voi secondo la vostra fede".30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: "Badate che nessuno lo sappia!".31Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione.
32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato.33Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: "Non si è mai vista una cosa simile in Israele!".34Ma i farisei dicevano: "Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni".
35Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.36Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.37Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi!38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!".
Primo libro delle Cronache 27
1Ecco i figli di Israele, secondo il loro numero, i capi dei casati, i capi di migliaia e di centinaia, i loro ufficiali al servizio del re, secondo le loro classi, delle quali una entrava e l'altra usciva, ogni mese, per tutti i mesi dell'anno. Ogni classe comprendeva ventiquattromila individui.
2Alla prima classe, in funzione nel primo mese, presiedeva Iasobeam figlio di Zabdiel; la sua classe era di ventiquattromila.3Egli era dei discendenti di Perez ed era il capo di tutti gli ufficiali dell'esercito, per il primo mese.
4Alla classe del secondo mese presiedeva Dodo di Acoch; la sua classe era di ventiquattromila.
5Al terzo gruppo, per il terzo mese, presiedeva Benaià figlio di Ioiadà, sommo sacerdote; la sua classe era di ventiquattromila.6Questo Benaià era un prode fra i Trenta e aveva il comando dei Trenta e della sua classe. Suo figlio era Ammizabàd.
7Quarto, per il quarto mese, era Asaèl fratello di Ioab e, dopo di lui, Zebadia suo figlio; la sua classe era di ventiquattromila.
8Quinto, per il quinto mese, era l'ufficiale Samehut di Zerach; la sua classe era di ventiquattromila.
9Sesto, per il sesto mese, Ira, figlio di Ikkes di Tekoà; la sua classe era di ventiquattromila.
10Settimo, per il settimo mese, era Chelez di Pelon, dei discendenti di Èfraim; la sua classe era di ventiquattromila.
11Ottavo, per l'ottavo mese, era Sibbecài di Cusa, della famiglia degli Zerachiti; la sua classe era di ventiquattromila.
12Nono, per il nono mese, era Abièzer, il Beniaminita; la sua classe era di ventiquattromila.
13Decimo, per il decimo mese, era Marai di Netofa, appartenente agli Zerachiti; la sua classe era di ventiquattromila.
14Undecimo, per l'undecimo mese, era Benaià di Piraton, dei discendenti di Èfraim; la sua classe era di ventiquattromila.
15Dodicesimo, per il dodicesimo mese, era Cheldai di Netofa, della stirpe di Otniel; la sua classe era di ventiquattromila.
16Riguardo alle tribù di Israele: sui Rubeniti presiedeva Elièzer figlio di Zikri; sulla tribù di Simeone, Sefatia figlio di Maaca;17su quella di Levi, Casabia figlio di Kemuel; sugli Aronnidi, Zadòk;18su quella di Giuda, Eliu, dei fratelli di Davide; su quella di Ìssacar, Omri figlio di Michele;19su quella di Zàbulon, Ismaia figlio di Abdia; su quella di Nèftali, Ierimòt figlio di Azrièl;20sugli Efraimiti, Osea figlio di Azazia; su metà della tribù di Manàsse, Gioele figlio di Pedaia;21su metà della tribù di Manàsse in Gàlaad, Iddo figlio di Zaccaria; su quella di Beniamino, Iaasiel figlio di Abner;22su quella di Dan, Azarel figlio di Ierocam. Questi furono i capi delle tribù di Israele.
23Davide non fece il censimento di quelli al di sotto dei vent'anni, perché il Signore aveva detto che avrebbe moltiplicato Israele come le stelle del cielo.24Ioab figlio di Zeruià aveva cominciato il censimento, ma non lo terminò; proprio per esso si scatenò l'ira su Israele. Questo censimento non fu registrato nel libro delle Cronache del re Davide.
25Sui tesori del re presiedeva Azmàvet figlio di Adiel; sui tesori che erano nella campagna, nelle città, nei villaggi e nelle torri presiedeva Giònata figlio di Uzzia.26Sugli operai agricoli, per la lavorazione del suolo, c'era Ezri figlio di Chelub.
27Alle vigne era addetto Simei di Rama; ai prodotti delle vigne depositati nelle cantine era addetto Zabdai di Sefàm.28Agli oliveti e ai sicomòri, che erano nella Sefela, era addetto Baal-Canan di Ghedera; ai depositi di olio Ioas.29Agli armenti che pascolavano nella pianura di Saron era addetto il Saronita Sitri; agli armenti che pascolavano in altre valli Safat figlio di Adlai.30Ai cammelli era addetto Obil, l'Ismaelita; alle asine Iecdaia di Meronot;31alle pecore Iaziu l'Agareno. Tutti costoro erano amministratori dei beni del re Davide.
32Giònata, zio di Davide, era consigliere; uomo intelligente e scriba, egli insieme con Iechiel figlio di Cakmonì, si occupava dei figli del re.33Achitofel era consigliere del re; Cusai l'Arkita era amico del re.34Ad Achitofel successero Ioiadà figlio di Benaià ed Ebiatàr; capo dell'esercito del re era Ioab.
Siracide 12
1Se fai il bene, sappi a chi lo fai;
così avrai una ricompensa per i tuoi benefici.
2Fa' il bene al pio e ne avrai il contraccambio,
se non da lui, certo dall'Altissimo.
3Nessun beneficio a chi si ostina nel male
né a chi rifiuta di fare l'elemosina.
4Dà al pio e non aiutare il peccatore.
5Benefica il misero e non dare all'empio,
impedisci che gli diano il pane e tu non dargliene,
perché egli non ne usi per dominarti;
difatti tu riceverai il male in doppia misura
per tutti i benefici che gli avrai fatto.
6Poiché anche l'Altissimo odia i peccatori
e farà giustizia degli empi.
7Dà al buono e non aiutare il peccatore.
8L'amico non si può riconoscere nella prosperità,
ma nell'avversità il nemico non si nasconderà.
9Quando uno prospera, i suoi nemici sono nel dolore;
ma quando uno è infelice, anche l'amico se ne separa.
10Non fidarti mai del tuo nemico,
poiché, come il metallo s'arrugginisce, così la sua
malvagità.
11Anche se si abbassa e cammina curvo,
sta' attento e guardati da lui;
compòrtati con lui come chi pulisce uno specchio
e ti accorgerai che la sua ruggine non resiste a lungo.
12Non metterlo al tuo fianco,
perché non ti rovesci e si ponga al tuo posto,
non farlo sedere alla tua destra,
perché non ricerchi la tua sedia,
e alla fine tu conosca la verità delle mie parole
e senta rimorso per i miei detti.
13Chi avrà pietà di un incantatore morso da un serpente
e di quanti si avvicinano alle belve?
14Così capita a chi si associa a un peccatore
e s'imbratta dei suoi misfatti.
15Per un momento rimarrà con te,
ma se cadi, egli non reggerà più.
16Il nemico ha il dolce sulle labbra,
ma in cuore medita di gettarti in una fossa.
Il nemico avrà lacrime agli occhi,
ma se troverà l'occasione, non si sazierà del tuo sangue.
17Se ti capiterà il male, egli sarà là per il primo
e, con il pretesto di aiutarti, ti prenderà per il
tallone.
18Scuoterà il capo e batterà le mani,
poi bisbigliando a lungo cambierà faccia.
Salmi 10
1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'
2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.
6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.
8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.
10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.
12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.
14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.
16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.
20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.
22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.
26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.
27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".
33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?
35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.
37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.
Isaia 52
1Svegliati, svegliati,
rivestiti della tua magnificenza, Sion;
indossa le vesti più belle,
Gerusalemme, città santa;
perché mai più entrerà in te
il non circonciso né l'impuro.
2Scuotiti la polvere, alzati, Gerusalemme schiava!
Sciogliti dal collo i legami, schiava figlia di Sion!
3Poiché dice il Signore: "Senza prezzo foste venduti e sarete riscattati senza denaro".
4Poiché dice il Signore Dio: "In Egitto è sceso il mio popolo un tempo per abitarvi come straniero; poi l'Assiro senza motivo lo ha oppresso.5Ora, che faccio io qui? - oracolo del Signore - Sì, il mio popolo è stato deportato per nulla! I suoi dominatori trionfavano - oracolo del Signore - e sempre, tutti i giorni il mio nome è stato disprezzato.6Pertanto il mio popolo conoscerà il mio nome, comprenderà in quel giorno che io dicevo: Eccomi qua".
7Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero di lieti annunzi
che annunzia la pace,
messaggero di bene che annunzia la salvezza,
che dice a Sion: "Regna il tuo Dio".
8Senti? Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme gridano di gioia,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore in Sion.
9Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
10Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutti i popoli;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.
11Fuori, fuori, uscite di là!
Non toccate niente d'impuro.
Uscite da essa, purificatevi,
voi che portate gli arredi del Signore!
12Voi non dovrete uscire in fretta
né andarvene come uno che fugge,
perché davanti a voi cammina il Signore,
il Dio di Israele chiude la vostra carovana.
13Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e molto innalzato.
14Come molti si stupirono di lui
- tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo -
15così si meraviglieranno di lui molte genti;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Seconda lettera di Giovanni 1
1Io, il presbitero, alla Signora eletta e ai suoi figli che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità,2a causa della verità che dimora in noi e dimorerà con noi in eterno:3grazia, misericordia e pace siano con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell'amore.
4Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre.5E ora prego te, Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto fin dal principio, che ci amiamo gli uni gli altri.6E in questo sta l'amore: nel camminare secondo i suoi comandamenti. Questo è il comandamento che avete appreso fin dal principio; camminate in esso.
7Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l'anticristo!8Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena.9Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio.10Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo;11poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse.
12Molte cose avrei da scrivervi, ma non ho voluto farlo per mezzo di carta e di inchiostro; ho speranza di venire da voi e di poter parlare a viva voce, perché la nostra gioia sia piena.
13Ti salutano i figli della eletta tua sorella.
Terza lettera di Giovanni
Capitolo III: L'ammaestramento della verità
Leggilo nella Biblioteca 1. Felice colui che viene ammaestrato direttamente dalla verità, così come essa è, e non per mezzo di immagini o di parole umane; ché la nostra intelligenza e la nostra sensibilità spesso ci ingannano, e sono di corta veduta. A chi giova un'ampia e sottile discussione intorno a cose oscure e nascoste all'uomo; cose per le quali, anche se le avremo ignorate, non saremo tenuti responsabili, nel giudizio finale? Grande nostra stoltezza: trascurando ciò che ci è utile, anzi necessario, ci dedichiamo a cose che attirano la nostra curiosità e possono essere causa della nostra dannazione. "Abbiamo occhi e non vediamo" (Ger 5,21). Che c'importa del problema dei generi e delle specie? Colui che ascolta la parola eterna si libera dalle molteplici nostre discussioni. Da quella sola parola discendono tutte le cose e tutte le cose proclamano quella sola parola; essa è "il principio" che continuo a parlare agli uomini (Gv 8,25). Nessuno capisce, nessuno giudica rettamente senza quella parola. Soltanto chi sente tutte le cose come una cosa sola, e le porta verso l'unità e le vede tutte nell'unità, può avere tranquillità interiore e abitare in Dio nella pace. O Dio, tu che sei la verità stessa, fa' che io sia una cosa sola con te, in un amore senza fine. Spesso mi stanco di leggere molte cose, o di ascoltarle: quello che io voglio e desidero sta tutto in te. Tacciano tutti i maestri, tacciano tutte le creature, dinanzi a te: tu solo parlami.
2. Quanto più uno si sarà fatto interiormente saldo e semplice, tanto più agevolmente capirà molte cose, e difficili, perché dall'alto egli riceverà lume dell'intelletto. Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti lega e ti danneggia di più dei tuoi desideri non mortificati? L'uomo retto e devoto prepara prima, interiormente, le opere esterne che deve compiere. Così non saranno queste ad indurlo a desideri volti al male; ma sarà lui invece che piegherà le sue opere alla scelta fatta dalla retta ragione. Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene.
3. In questa vita ogni nostra opera, per quanto buona, è commista a qualche imperfezione; ogni nostro ragionamento, per quanto profondo, presenta qualche oscurità. Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce una strada che conduce a Dio più sicuramente che una dotta ricerca filosofica. Non già che sia una colpa lo studio, e meno ancora la semplice conoscenza delle cose - la quale è, in se stessa, un ben ed è voluta da Dio -; ma è sempre cosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita virtuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona strada e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene, proprio perché si preoccupano più della loro scienza che della santità della loro vita. Che se la gente mettesse tanta attenzione nell'estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente; e nei conviventi non ci sarebbe tanta dissipazione. Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto; né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei capiscuola e quei maestri, a te ben noti mentre erano in vita, che brillavano per i loro studi? Le brillanti loro posizioni sono ora tenute da altri; e non è detto che questi neppure si ricordino di loro. Quando erano vivi sembravano essere un gran che; ma ora di essi non si fa parola. Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo! E voglia il cielo che la loro vita sia stata all'altezza del loro sapere; in questo caso non avrebbero studiato e insegnato invano. Quanti uomini si preoccupano ben poco di servire Iddio, e si perdono a causa di un vano sapere ricercato nel mondo. Essi scelgono per sé la via della grandezza, piuttosto di quella dell'umiltà; perciò si disperde la loro mente (Rm 1,21). Grande è, in verità, colui che ha grande amore; colui che si ritiene piccolo e non tiene in alcun conto anche gli onori più alti. Prudente è, in verità, colui che considera sterco ogni cosa terrena, al fine di guadagnarsi Cristo (Fil 3,8). Dotto, nel giusto senso della parola, è, in verità, colui che fa la volontà di Dio, buttando in un canto la propria volontà.
DISCORSO 107/A OMELIA SUL VANGELO CHE NARRA DEI DUE FRATELLI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaChe cosa rispose il Signore a chi lo aveva interpellato per l'eredità.
1. Il Signore Gesù Cristo che largisce la carità, condanna la cupidità. Egli infatti vuole sradicare l'albero cattivo e piantare l'albero buono. Dall'amore del mondo non nasce alcun frutto buono; dall'amore di Dio non nasce alcun frutto cattivo. Ecco i due alberi, parlando dei quali il Signore dice: Un albero buono non produce frutti cattivi; un albero cattivo invece produce frutti cattivi 1. La nostra parola dunque, dal momento che proviene da Dio, è come la scure alla radice d'un albero cattivo 2. Le stesse parole che sono risonate dal santo Vangelo hanno colpito gli alberi cattivi. Li potano, non li tagliano. Ciò che il tuo Creatore non ha voluto che tu avessi, sappi ch'è cosa la quale non ti giova. Il Signore non vuole che noi abbiamo la cupidigia del mondo. Nessuno dunque dica: "Cerco il mio, non l'altrui". Guardatevi da ogni specie di cupidigia 3. Se amerai troppo i tuoi beni che possono perire, perderai davvero i tuoi beni che non possono perire. "Io - dici - non voglio né perdere ciò ch'è mio né prendere ciò ch'è di altri". Una simile scusa è segno d'una certa cupidità, non è un vanto della carità. Della carità è stato detto: Non va in cerca dei propri interessi, ma di quelli degli altri 4. Non cerca i propri vantaggi ma cerca la salvezza dei fratelli. Poiché anche costui che pregò il Signore d'interporsi come arbitro, se avete fatto attenzione, se lo avete capito bene, andava in cerca dei propri interessi, non di quelli altrui. Suo fratello infatti aveva preso per sé tutto il patrimonio e non aveva dato la parte dovuta al fratello. Egli vide il Signore giusto; non poteva trovare un giudice migliore e gli si rivolse perché facesse da giudice e disse: Signore, di' a mio fratello di spartire con te l'eredità 5. Che cosa c'è di più giusto? "Si prenda la sua parte e mi dia la mia! Né tutto io, né tutto lui, poiché siamo fratelli". E dire che le stesse sostanze che cercavano di spartire le avrebbero possedute sempre intere, se fossero vissuti d'accordo. Tutto ciò che si divide, diminuisce. Se fossero stati concordi nella loro famiglia come lo erano stati durante la vita del loro padre, avrebbero posseduto ciascuno di essi anche l'intero patrimonio. Se per esempio avessero posseduto due case di campagna, sarebbero appartenute entrambe a tutti e due e chi avesse loro domandato di chi fosse ciascuna di esse, avrebbero risposto: "È mia". Se ad uno di loro uno avesse chiesto: "Di chi è quella fattoria?", avrebbe risposto: "È nostra". Ugualmente se uno avesse chiesto di chi fosse l'altra, avrebbe risposto similmente: "È nostra". Se invece ciascuno di loro ne avesse presa una, la proprietà sarebbe diventata più piccola e la risposta sarebbe stata diversa. Allora, se uno avesse chiesto: "Di chi è questa casa di campagna?" il proprietario avrebbe risposto: "È mia". "Di chi è quella?". "Di mio fratello". Non ne hai acquistata una, ma ne hai perduta una, poiché l'hai divisa. Gli pareva dunque d'avere un desiderio giusto poiché cercava la propria parte, non bramava l'altrui; confidando quindi nella giustizia della propria causa, chiamò a fare da arbitro il giudice giusto. Ma che gli rispose il giudice giusto? Dimmi, o uomo, - poiché non ti lasci guidare dallo spirito di Dio ma dall'egoismo umano - chi mi ha costituito mediatore nella divisione dei vostri beni? 6. Rifiutò ciò che gli era stato chiesto ma diede più di quanto rifiutò di dare. Quel tale gli aveva chiesto una sentenza riguardo alla spartizione dell'eredità; egli invece gli diede il consiglio di non avere la cupidità. "Perché vai in cerca d'una fattoria? Perché vai in cerca della terra? Perché ricerchi la tua parte? Se non avrai la cupidigia, avrai tutto!". Vedete, voi che siete avidi, colui che non aveva la cupidigia, e che ha detto: Siamo come persone che non hanno nulla eppure possiedono tutto 7. "Tu dunque - dice il Cristo - mi chiedi che tuo fratello ti dia la parte dell'eredità che ti spetta. Io invece vi dico: Guardatevi da ogni specie di cupidigia 8". Tu credi di guardarti bene dal desiderare i beni altrui. Io invece ti dico: Guardatevi da ogni specie di cupidigia. Ma tu vuoi amare eccessivamente i tuoi beni e per il tuo patrimonio vuoi far cadere il tuo cuore dal cielo e, volendo accumulare tesori sulla terra, cerchi di opprimere l'anima tua: l'anima infatti ha le proprie ricchezze come anche la carne ha le proprie.
Esempio propostoci da Cristo per metterci in guardia da ogni avidità.
2. Infine ci viene presentato un non so quale ricco per metterci in guardia da ogni avidità. Che significa "da ogni"? Anche dai beni che si dicono tuoi. Ci viene presentato un ricco al quale erano venute in eredità delle terre 9, cioè aveva in campagna i suoi possedimenti; gli erano venuti abbondanti raccolti; un buon esito infatti si chiama prosperità. Allora si mise a ragionare tra sé, dicendo quel che avete udito durante la lettura del Vangelo: Che cosa farò, dove radunerò i miei raccolti? 10. Non aveva il posto dove metterli. Erano troppi. Si sentiva alle strette a causa dell'abbondanza, non della mancanza. Quanto era infelice, dal momento ch'era turbato non dalla povertà ma dall'abbondanza! Gli pareva di non aver un locale ove riporre i raccolti per non perdere nulla. E gli sembrò di aver trovato un progetto molto utile. Ho trovato - disse - che cosa fare. Demolirò i vecchi magazzini e ne costruirò altri più spaziosi e li riempirò; allora potrò dire a me stesso: Ora hai molte provviste per molti anni. Riposati, mangia, bevi, datti alla bella vita. Ma Dio gli disse: Stolto 11, ti pare d'essere saggio perché hai trovato il progetto di abbattere i magazzini poco spaziosi e di costruirne di più grandi? Sei stolto per il fatto che ti sembra d'essere saggio. Perché hai agito così, dicendo a te stesso: "Hai molte provviste per molti anni"? Questa notte ti sarà richiesta la tua vita 12, dove sono i lunghi anni? Questa notte ti sarà richiesta la tua vita. Di chi saranno le provviste che hai preparate? Non ti turbi forse inutilmente? Accumuli tesori senza sapere per chi li raduni 13. Non aveva locali ove riporre i raccolti! E dov'erano i poveri? Ciò che la strettezza dei tuoi magazzini non poteva più ricevere, l'avrebbe potuto ricevere uno dei tuoi fratelli, l'avrebbe potuto ricevere il tuo Signore che dice: Quando avete fatto ciò a uno dei più piccoli dei miei fratelli, lo avete fatto a me 14. Affidi i tuoi raccolti ai magazzini e non li perderai? Li trasferisci in cielo e li perderai? Non hai dove riporli? Fa' l'elemosina e aspetta che ti venga restituita. Tu la riponi nella mano del povero, la riceverai dalla mano del ricco. Ciò che non riesci a mettere in un magazzino, chi te l'ha dato? Colui che te l'ha dato vuol ricevere qualcosa di quel che ti ha dato. È povero e ti chiede l'elemosina Colui che ti ha creato. Se egli ha bisogno dei tuoi beni e te li chiede, dagli qualcosa di ciò che hai. È vero, tu hai dei frutti terreni, ma hai forse la vita eterna? Quanto grande proprietà è essa! Quanto poco costa! Volete sapere quanto costa? È tale possedimento la vita eterna, tale possedimento che quando vi giungerai - o stolto, che fai i tuoi calcoli sulla terra e perderai il cielo! - quando cioè arriverai a tale possesso, non potrai andar via, ma lo possederai anche in perpetuo e senza alcun termine. Tu vedi quanto è grande. Considera adesso quanto costa poco. Vale quanto non entra nei tuoi magazzini, poiché non lo possono ricevere, poiché sono strapieni e perciò ne vuoi costruire di più ampi. Che dire poi? Quanto è il prezzo del possedimento? Supponi che venisse dato ai poveri come a dei facchini. Sai bene infatti e vedi che coloro ai quali tu dài, camminano sulla terra. Ciò che dài loro lo portano in cielo, e quando lo avranno portato in cielo, non riceverai quello che darai, poiché invece dei beni terreni riceverai quelli celesti, invece dei beni mortali quelli immortali, al posto dei beni temporali quelli eterni. Se tu dessi a interesse e invece di tanto argento ricevessi tant'oro, per esempio invece d'una libbra d'argento una libbra d'oro, chi sarebbe più ricco di te? Sapresti trattenerti dalla gioia allorché ti fosse possibile realizzare tanti interessi? Di che specie sarebbe questa operazione finanziaria? Vedi che cosa dài e che cosa riceverai. Dài ciò che quaggiù dovrai abbandonare; riceverai ciò che non potrai perdere mai. Poiché tu dài ciò da cui non dipende la tua vita - ecco perché il Signore, se avete fatto attenzione, nello stesso passo del Vangelo, dice: La vita d'un individuo non dipende dall'abbondanza dei suoi beni 15 - e lo dài per ricevere la possibilità di vivere sempre. Le ricchezze materiali sono l'oro, l'argento, il frumento, il vino e l'olio, i poderi, i possedimenti: queste sono le ricchezze materiali. Lo stesso corpo quanto può averne, quando il ventre è pieno? Vedi che tutte le altre cose sono superflue. Se uno fosse costretto a mangiare tutto ciò che possiede, non sarebbe costretto a spirare?
Chi disprezza le cose terrene possederà come eredità il Creatore.
3. Guardatevi dunque, fratelli, da ogni specie di cupidigia 16. Su questa terra si vive con pochissimo ed anche la gloriosa vita eterna s'acquista a pochissimo prezzo. Sembra quasi che Zaccheo l'acquistasse a prezzo più caro? Egli infatti era molto ricco, capo degli esattori delle imposte 17. Ma quando il Signore entrò nella sua casa, allora vi entrò la salvezza: Io do - disse - la metà dei miei beni ai poveri 18. A caro prezzo comprò una cosa così preziosa. E dell'altra metà? Se ho rubato a qualcuno, gli restituisco quattro volte quanto gli ho preso 19. Ecco perché si riserbava l'altra metà, non perché fosse posseduta per brama di denaro, ma per essere restituita come un debito. A caro prezzo comprò egli che aveva grandi ricchezze e ne diede la metà ai poveri. Qualunque cosa egli diede, che cos'è? Quante sono le ricchezze d'un potente qualsiasi? Che cos'è tutta la terra? Cos'è la terra e il mare? Considera il cielo, considera le stelle, considera tutto il creato. Se disprezzerai le cose di poca importanza, possederai come eredità lo stesso Creatore. Ecco che cosa ti dice il tuo Signore: Guardati da ogni specie di cupidigia. Guardati dall'acquistare beni terreni e io ti riempirò. Rispondigli e di': "Di che cosa mi riempirai?". Questo infatti tu cercavi, quando disprezzavi cose poco importanti, cercavi d'essere riempito di cose di maggior importanza. Poiché hai dato qualcosa dei tuoi frutti e hai sentito dire dal tuo Signore: "Sarò io a riempirti", tu dirai: "Egli ha intenzione di riempire la mia casa d'oro e d'argento". "Sarò io a riempirti. Tu cerchi che io riempia la tua casa? Ti riempirò io, se sarai la mia casa". Riconosci e ama Colui che ti ha creato ed egli ti riempirà non di qualche suo bene ma di se stesso. Possederai Dio, sarai pieno di Dio. Questa è la grande ricchezza dell'anima. La ricchezza materiale è superflua, poiché il nostro corpo ha bisogno di poco per mantenersi in vita. La ricchezza spirituale non è superflua. Quanto Dio ti darà, quanto ti concederà di spirito di fede, di carità, di giustizia, di castità, tutto quel che ti darà di se stesso, non può essere superfluo. La tua ricchezza interiore è molto importante. Come si chiama? Si chiama Dio. Amico mio, se tu sei povero, non possiedi dunque nulla, se possiedi Iddio? Amico mio, che sei ricco, possiedi dunque qualcosa se non possiedi Dio?
Chi è avido di denaro è suo schiavo.
4. Per tornare dunque alle parole del Signore, guardiamoci da ogni specie di cupidigia. "Da ogni specie"? domanderai. "È roba mia". Il Signore però risponderà: "Da ogni specie". Ti è stato forse detto di non possedere la tua roba? Possiedila ma senza cupidigia. Allora sì che la possederai. Se invece ne avrai cupidigia, sarai da essa posseduto, non la possederai. Non amare il denaro, se vuoi possederlo. Poiché possederai il denaro se non l'amerai. Se lo amerai, sarai tu a esser posseduto dal denaro. Non sarai padrone ma schiavo del denaro e, poiché sarai schiavo, lo seguirai dovunque ti trascinerà. Non sei forse schiavo quando sei trascinato dalla brama di possederlo? L'amore per il denaro non ti fa svegliare quando dormi? Se tu fossi schiavo d'un uomo, forse ti lascerebbe dormire. Se tu non avessi il denaro ma ne fossi avido, a causa della brama di esso tu staresti sveglio per averlo. Se tu lo possedessi, veglieresti per la paura di perderlo. Tu hai anche paura che a causa di esso vada in malora anche tu; io penso che, quando ne avevi poco, dormivi tranquillo.
Il ricco incontra il povero nella stessa via: dia del suo a quello e ambedue arriveranno alla patria.
5. Guardatevi da ogni specie di cupidigia 20. Vi giovi, fratelli, il fatto d'essere poveri. Non desiderate essere ricchi. Vi basti Dio, poiché egli non vi abbandona. Ha pensato a voi prima che voi esisteste e non pensa a voi perché viviate? Avete già creduto in lui, lo avete lodato, avete sperato in lui, e vi mancherà ciò ch'egli sa esservi necessario? Negherà forse ai suoi ciò che dà agli estranei? Lo negherà ai suoi lodatori egli che lo dà ai suoi bestemmiatori? Quando possedete lui, fate conto d'aver tutto. Il Padre vostro infatti - dice nel Vangelo lo stesso Signore - sa di che cosa avete bisogno ancor prima che glielo chiediate 21. E riguardo alle cose materiali ha detto così: Cercate anzitutto il regno di Dio e la giustizia di Dio e tutte queste cose vi saranno date in più 22. Ma qualche volta il giusto soffre la fame e vede l'iniquo che rutta per l'indigestione. Non ti stupire: il primo vien messo alla prova, il secondo vien condannato. Viene messo alla prova il primo che, pur trovandosi nella mancanza di risorse, loda Dio. Viene condannato il secondo che, proprio a causa dell'abbondanza, offende Dio. Dice la Scrittura: Si sono incontrati il ricco e il povero; ma l'uno e l'altro li ha fatti il Signore 23. Dove si sono incontrati? In una via. Qual è questa via? È la vita presente. Qui si sono incontrati il ricco e il povero, poiché nasce il ricco e nasce il povero. Si sono incontrati. Si sono visti nella via. Camminano tutti e due per la via: l'uno oppresso da pesi, l'altro sollevato. Ma quello ch'è senza pesi ha fame, quello ch'è carico di pesi si lamenta. Colui che porta pesi si sollevi [scaricandoseli]. Ne dia un po' a quell'altro che lo incontra; questo non avrà fame e quello non si lamenterà più. L'uno e l'altro arriveranno alla mèta. Da che ti deriva il tuo lamento, o ricco? Dal fatto che non hai un locale ove riporre i tuoi raccolti? C'è un posto ove riporli. Non voglio che ti lamenti. Guarda chi ha fame e hai ove riporli. Hai paura di perderli? È piuttosto allora che non li perderai.
Un fatto che è un esempio.
6. È molto bello e debbo raccontarlo alla Carità vostra un fatto ch'è accaduto. Un sant'uomo di modeste condizioni vendette tutto il suo patrimonio per i bisogni della propria casa. Ma poiché era timorato di Dio, prese dal capitale ricavato dalla vendita cento monete di rame e le distribuì ai poveri per destinare il rimanente alle necessità della propria casa. Perché fosse messo alla prova s'introdusse da lui un ladro ed egli perse tutto il denaro ricavato dalla vendita di tutta la sua roba. Lo fece apposta il diavolo perché quello si pentisse d'aver dato qualcosa ai poveri ed esclamasse: "Ma, Signore, a te piacciono solo i malfattori. Gli uomini commettono il male e s'arricchiscono. Io invece ho fatto un'opera buona e ho perduto tutto". Quel tale però non disse così e, poiché era una persona quadrata, anche dopo aver subìto quel rovescio restò in piedi. Pur avendo dunque perduto tutto il denaro ricavato dalla vendita della sua roba e di cui aveva dato cento monete ai poveri, "Me infelice - disse - perché non ho dato l'intera somma ai poveri! Ciò che ho dato non l'ho perduto; ho potuto solo perdere ciò che non ho dato!". Gli venne in mente ciò che aveva sentito dal Vangelo o vi aveva letto e lo aveva creduto. È infatti il consiglio di nostro Signore. Richiamatelo alla memoria, vedete: Non accumulate ricchezze sulla terra, ove i tarli e la ruggine distruggono tutto e i ladri scavano e rubano. Accumulate invece le vostre ricchezze in cielo dove non si avvicinano i ladri e la ruggine non le distrugge. Perché dove sono le tue ricchezze, lì c'è anche il tuo cuore 24. Il ladro poté portargli via il denaro, ma non poté tirar giù dal cielo il suo cuore.
Vale più avere Dio nell'anima che qualunque ricchezza.
7. Ciò che possedete, possedetelo in modo da darne agli indigenti. Infatti dopo che Cristo Signore aveva detto a un individuo che non rubava i beni altrui, ma che amava la sua roba smoderatamente: Stolto, questa notte ti sarà tolta la vita; ciò che hai preparato, a chi apparterrà? 25, soggiunse dicendo: In questa condizione si trova chiunque accumula ricchezze solo per se stesso e non è ricco davanti a Dio 26. Vuoi essere ricco davanti a Dio? Da' a Dio. Da' non servendoti delle tue grandi proprietà ma della tua propria volontà. Poiché non si riceverà come poco quel che darai, se darai poco del poco che hai. Dio non pesa la proprietà, ma la volontà. Ricordate quella vedova, o fratelli. Avete sentito Zaccheo: La metà dei miei beni la do ai poveri 27. Diede molto dei suoi molti beni e a noi parrebbe comprasse a caro prezzo il possesso del regno dei cieli. Se però consideriamo quanto esso valga, vale poco qualsiasi cosa darai. Tuttavia sembra che desse molto, poiché era molto ricco. Ricordate invece quella povera vedova che metteva [nella cassetta del tempio] due monetine di rame 28; c'erano dei ricchi che gettavano nella cassetta offerte cospicue e le persone presenti guardavano e osservavano le offerte di molto valore. Entrò quella vedova e vi mise due monetine di rame. Chi si degnò anche solo di vederla? Ma la vide il Signore in modo da vedere lei soltanto e la fece notare a coloro che non la vedevano, cioè perché fosse considerata colei che neppure era stata vista. "Vedete - disse - questa vedova?". Allora rivolsero lo sguardo verso di lei. Essa - disse - ha offerto a Dio più dei grandi doni di quei ricchi 29 presi da grandi proprietà. Gli astanti guardavano e lodavano i grandi doni dei ricchi. Le due monetine invece quando le avevano viste sebbene poi vedessero la vedova in persona? Essa - disse - ha offerto a Dio più di quei ricchi. Essi avevano messo molto dei molti loro averi, essa invece aveva messo tutto quello che aveva. Aveva molto poiché aveva Dio nel cuore. Vale più aver Dio nell'animo che l'oro nella borsa. Chi mise più di lei che per sé nulla serbò?
A che prezzo si conquista il regno celeste.
8. Tuttavia, carissimi, fate attenzione che parlavamo di procurarci il possesso del cielo. Non vale forse tanto quanto spese Zaccheo per ottenerlo, e non vale tanto quanto aveva quella vedova? Il suo prezzo era quello sborsato da Zaccheo, come il suo prezzo erano pure le due monetine di rame. Se si volesse fare un paragone tra la metà dei beni di Zaccheo e le due monetine, non si potrebbe. Si deve invece paragonare la volontà di Zaccheo e quella della vedova. Si scoprirà che i beni sono disuguali, ma queste uguali. Non ti si rattristi dunque il cuore quando della tua poca roba dài poco. Ciò ch'è poco per un povero è molto per Colui che conosce il povero e il ricco. Poiché Dio sa con qual animo, con quale volontà tu dài. Soltanto guardati da ogni genere di avidità e da' qualunque cosa in virtù della carità. Si trova forse qualcosa di minor valore di due monetine? Un bicchiere d'acqua fresca. Chi darà - è detto - un bicchiere d'acqua fresca a uno di questi più piccoli, vi assicuro che non perderà la sua ricompensa 30. Ora, quanto può valere un bicchiere d'acqua fresca per il quale non è stata data neppure la legna per farla bollire? Ecco perché non disse solo un bicchiere d'acqua, ma aggiunse fresca. Vedete quanto poco sia ciò che si dà e quanto grande ciò che si acquista. C'è qualcosa che costi meno d'un bicchiere d'acqua fresca. Che cosa? Nulla. Se dunque c'è, in qual modo non è nulla? È nulla e non è nulla. È ciò che dài: ma: pace in terra agli uomini di buona volontà 31. A questo prezzo fu comprato dai Patriarchi e si poté comprare anche in seguito dai Profeti. Per questo forse non è stato serbato per altri? Lo comprarono i Profeti: lasciarono la possibilità di comprarlo agli Apostoli. Lo comprarono gli Apostoli; lasciarono la possibilità di comprarlo anche ai martiri. L'hanno comprato i martiri ma rimane in nostra completa disposizione di poterlo comprare. Amiamolo e lo compreremo. Non c'è motivo che tu dica: "Costa tanto e non ho il denaro. Prenderò una sufficiente somma in prestito e poi la restituirò", come è solita dire la gente quando mette insieme una certa somma per comprare una casa o un possedimento messo in vendita. Non rovistare nelle tue casse, rientra nella tua coscienza, dove troverai il prezzo del tuo possedimento. Se vi è la fede, la speranza, la carità, dàlle e comprerai; ma quando le avrai date non le perderai. Non accadrà che se hai dato la fede, perderai la fede, oppure se hai dato la speranza, perderai la speranza o se avrai dato la carità, rimarrai senza la carità. Sono delle sorgenti; la loro abbondanza viene dall'effondersi.
Siate voi stessi la casa di Dio, e la chiesa materiale è costruita.
9. Ecco: voi siete poveri eppure costruite la chiesa. Come avviene ciò, se siete poveri, se non perché siete ricchi nell'animo? Fate dunque in modo, con l'aiuto del Signore, di portarla a termine. Poiché a Dio piace chi dona con gioia 32. Quando dài con gioia, ti viene messo in conto. Quando invece dài con tristezza, non solo non hai nulla al di fuori, ma nell'interno, dove c'è la tristezza, c'è il tormento. Si perde il denaro, non si compra quel possedimento, poiché è la buona volontà che lo compra. Sia pure poco o molto quello che dài, ci sia la buona volontà e lo comprerai. E quanto al fatto che costruite la chiesa, con l'aiuto di Dio, la costruite per voi. Un'altra cosa è il fatto che voi date ai poveri; essi passano e vengono. Il tempio invece lo costruite per voi. È la casa dove radunarvi per le vostre preghiere, per celebrare i divini misteri, per elevare inni e lodi a Dio, ove possiate pregare e ricevere i sacramenti. Voi capite ch'è la casa delle vostre preghiere. Volete costruirla? Siate voi stessi la casa di Dio e la casa è costruita. Amen.
1 - Mt 7, 17.
2 - Cf. Mt 3, 10; Lc 3, 9-
3 - Lc 12, 15.
4 - 1 Cor 13, 5; Fil 2, 4.
5 - Lc 12, 13-21.
6 - Lc 12, 14; Mt 16, 23.
7 - 2 Cor 6, 10.
8 - Lc 12, 15.
9 - Lc 12, 16.
10 - Lc 12, 17.
11 - Lc 12, 18-19.
12 - Lc 12, 20.
13 - Cf. Sal 38, 7.
14 - Mt 25, 40.
15 - Lc 12, 15.
16 - Lc 12, 15.
17 - Lc 19, 2.
18 - Lc 19, 8.
19 - Lc 19, 8.
20 - Lc 12, 15.
21 - Mt 6, 8.
22 - Mt 6, 33.
23 - Prv. 22, 2.
24 - Mt 6,19-21.
25 - Lc 12, 20.
26 - Lc 12, 21.
27 - Lc 19, 8.
28 - Cf. Lc 21, 1-4.
29 - Lc 21, 3.
30 - Mt 10, 42.
31 - Lc 2, 14.
32 - 2 Cor 9, 7.
«Tocca a te!» disse il becchino
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa sera del 30 ottobre 1868, alle comunità riunite degli studenti e artigiani, Don Bosco raccontò questo sogno.
Tutti i giovani sono in cortile che si divertono. Incomincia a
imbrunire, cessano i giochi, si formano crocchi in attesa che la campana chiami allo studio; c’è ancora qualcuno che passeggia; in tanto la sera
si avanza e appena appena si può distinguere un giovane dall’altro.
Ed ecco entrare dalla portineria due becchini che, camminando con passo
concitato, portano sulle spalle una cassa da morto. I giovani, al loro
passaggio, fanno largo. Quei due uomini vengono avanti e depongono la
bara per terra in mezzo al cortile. I giovani si dispongono intorno
formando un vasto circolo, ma nessuno parla per la paura. I becchini
tolgono il coperchio alla cassa.
In quell’istante compare la luna con la sua luce chiara, viva, e
lentamente fa un primo giro intorno alla cupola di Maria Ausiliatrice,
ne fa un secondo e poi ne comincia un terzo, ma non lo finisce e si
ferma sopra la chiesa, quasi fosse per cadere.
Intanto, appena la luna ebbe illuminato il cortile, uno dei becchini
fece un giro, poi un altro dinanzi alle file degli alunni, fissando ben
da vicino il volto di ciascuno finché, vedutone uno sulla cui fronte
stava scritto: «Morieris» (morirai), lo prese per metterlo nella cassa.
— Tocca a te! — gli disse.
Quegli gridava:
— Sono ancora giovane, vorrei prepararmi, fare delle opere buone che non ho fatto finora.
— Io non debbo rispondere a questo.
— Ma almeno possa ancora andare a rivedere i miei parenti.
— Io non posso rispondere a questo. Vedi là la luna? Ha fatto un giro,
poi un altro, poi un poco più di mezzo giro; appena scomparirà, tu
verrai con me.
Poco dopo la luna scomparve dall’orizzonte e il becchino prese il
giovane per la vita, Io distese nella cassa, gli avvitò sopra il
coperchio e senz’altro lo portò via, aiutato dal compagno.
Dopo due giri e mezzo di luna (due mesi e mezzo) la profezia si avverava.
Il segretario Don Gioachino Berto, parlando dell’avveramento del sogno,
commenta. « Noi eravamo già assuefatti a vedere avverarsi tali
predizioni, sicché ci avrebbe recato stupore, come di eccezione alla
regola, il vederne alcuna non avverata».
14-56 Settembre 1, 1922 L’amore respinto si converte in fuoco di castigo.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Trovandomi nel solito, il mio sempre amabile Gesù si faceva vedere tutto affannato ed oppresso, ma quello che l’opprimeva di più erano le fiamme del suo amore, che mentre uscivano da Lui per sprigionarsi, erano costrette dall’ingratitudine umana ad imprigionarsi di nuovo. Oh! come il suo cuore santissimo ne restava soffocato dalle sue stesse fiamme, e chiedeva refrigerio. Onde mi ha detto:
(2) “Figlia mia, sollevami, che non ne posso più; le mie fiamme mi divorano, lasciami allargare il tuo cuore per potervi mettere il mio amore respinto ed il dolore del mio stesso amore, ahi! le pene del mio amore superano tutte le mie pene insieme”.
(3) Ora, mentre ciò diceva, metteva la sua bocca al posto del mio cuore e lo alitava forte, in modo che mi sentivo gonfiare, poi me lo toccava con le sue mani, come se lo volesse allargare e ritornava ad alitarlo; io mi sentivo come se volessi crepare, ma non dandomi retta ritornava ad alitarlo. Dopo che lo ha alitato ben bene, con le sue mani lo ha chiuso, come se mettesse un suggello, in modo che non c’era speranza che potessi ricevere sollievo, dicendomi:
(4) “Figlia del cuor mio, ho voluto chiudere col mio suggello il mio amore ed il mio dolore che ho messo in te, per farti sentire quanto è terribile la pena dell’amore contenuto, dell’amore respinto. Figlia mia, pazienza, tu soffrirai molto, è la pena più dura; ma è il tuo Gesù, la tua vita, che vuole questo sollievo da te”.
(5) Lo sa solo Gesù quello che sentivo e soffrivo, perciò credo che sia meglio farne a meno di dirlo sulla carta. Onde avendo passato una giornata da sentirmi continuamente morire, alla notte, ritornando il mio dolce Gesù, voleva ritornare a più gonfiarmi la parte del cuore, ed io gli dicevo: “Gesù, non ne posso più; non posso contenere quello che tengo, e vuoi aggiungere altro?” E Lui prendendomi fra le sue braccia per darmi la forza, mi ha detto:
(6) “Figlia mia, coraggio, lasciami fare, è necessario, altrimenti non ti darei tanta pena, i mali sono giunti a tanto, che c’è tutta la necessità che tu soffra al vivo le mie pene, come se di nuovo stessi vivente sulla terra. La terra sta per sprigionare fiamme per castigare le creature; il mio amore che corre verso di loro per coprirle di grazie, respinto si cambia in fuoco per colpirle, sicché l’umanità si trova in mezzo a due fuochi: fuoco dal Cielo e fuoco dalla terra. Sono tanti i mali, che questi fuochi stanno per unirsi, e le pene che ti faccio soffrire scorrono in mezzo a questi due fuochi ed impediscono che si uniscano insieme; se ciò non facessi, per la povera umanità è tutto finito. Perciò lasciami fare, Io darò la forza e sarò con te”.
(7) Ora, mentre ciò diceva, ritornava ad alitarmi, ed io, come se non ne potessi più, lo pregavo che mi toccasse con le sue mani per sostenermi e darmi la forza, e Gesù mi ha toccato, sì, prendendomi il cuore fra le mani e stringendolo tanto forte che lo sa Lui solo quello che mi ha fatto sentire. Ma non contento di ciò mi ha stretto forte la gola con le sue mani, che mi sentivo spezzare le ossa, i nervi della gola, da sentirmi soffocare. Onde dopo che mi ha lasciato in quella posizione per qualche tempo, tutto tenerezza mi ha detto:
(8) “Coraggio, in questo stato si trova la presente generazione, e di tutte le classi, sono tali e tante le passioni che la dominano, che sono affogate dalle stesse passioni e dai vizi più brutti, il marciume, il fango è tanto che sta per sommergerle; ecco perciò ho voluto farti soffrire la pena di soffocarti la gola, questa è pena degli eccessi estremi, ed Io non potendo sostenere più nel vedere l’umanità soffocata dai suoi stessi mali, ne ho voluto da te una riparazione. Ma sappi però che questa pena la soffrii anche Io quando mi crocifissero, mi stirarono tanto sulla croce, che tutti i nervi me li stirarono tanto, che me li sentivo spezzare, attorcigliare, e quelli della mia gola ne portarono una pena e stiratura maggiore, da sentirmi soffocato. Era il grido dell’umanità sommersa dalle passioni, che stringendomi la gola, mi affogava di pene. Fu tremenda ed orribile questa mia pena, come mi sentivo stirare i nervi, le ossa della gola, da sentirmeli spezzare tutti i nervi della testa, della bocca, fin degli occhi; fu tale la tensione che ogni piccolo moto mi faceva sentire pene mortali. Ora mi rendevo immobile, ed ora mi contorcevo tanto, che sbattevo in modo orribile sulla croce, che gli stessi nemici ne restavano terrorizzati. Perciò ripeto, coraggio, la mia Volontà ti darà forza a tutto”.