Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 11° settimana del tempo ordinario (Santissima Trinità)
Vangelo secondo Luca 17
1Disse ancora ai suoi discepoli: "È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.2È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.3State attenti a voi stessi!
Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli.4E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai".
5Gli apostoli dissero al Signore:6"Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe.
7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?8Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?9Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare".
11Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samarìa e la Galilea.12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza,13alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!".14Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati.15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce;16e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.17Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?18Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse:19"Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!".
20Interrogato dai farisei: "Quando verrà il regno di Dio?", rispose:21"Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!".
22Disse ancora ai discepoli: "Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete.23Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli.24Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno.25Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione.26Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo:27mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece perire tutti.28Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano;29ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti.30Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si rivelerà.31In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro.32Ricordatevi della moglie di Lot.33Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà.34Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l'uno verrà preso e l'altro lasciato;35due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà presa e l'altra lasciata".36.37Allora i discepoli gli chiesero: "Dove, Signore?". Ed egli disse loro: "Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvoltoi".
Levitico 11
1Il Signore disse a Mosè e ad Aronne:2"Riferite agli Israeliti: Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutte le bestie che sono sulla terra.3Potrete mangiare d'ogni quadrupede che ha l'unghia bipartita, divisa da una fessura, e che rumina.4Ma fra i ruminanti e gli animali che hanno l'unghia divisa, non mangerete i seguenti: il cammello, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, lo considererete immondo;5l'ìrace, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, lo considererete immondo;6la lepre, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, la considererete immonda;7il porco, perché ha l'unghia bipartita da una fessura, ma non rumina, lo considererete immondo.8Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro cadaveri; li considererete immondi.
9Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutti quelli acquatici. Potrete mangiare quanti hanno pinne e squame, sia nei mari, sia nei fiumi.10Ma di tutti gli animali, che si muovono o vivono nelle acque, nei mari e nei fiumi, quanti non hanno né pinne né squame, li terrete in abominio.11Essi saranno per voi in abominio; non mangerete la loro carne e terrete in abominio i loro cadaveri.12Tutto ciò che non ha né pinne né squame nelle acque sarà per voi in abominio.
13Fra i volatili terrete in abominio questi, che non dovrete mangiare, perché ripugnanti: l'aquila, l'ossìfraga e l'aquila di mare,14il nibbio e ogni specie di falco,15ogni specie di corvo,16lo struzzo, la civetta, il gabbiano e ogni specie di sparviere,17il gufo, l'alcione, l'ibis,18il cigno, il pellicano, la fòlaga,19la cicogna, ogni specie di airone, l'ùpupa e il pipistrello.
20Sarà per voi in abominio anche ogni insetto alato, che cammina su quattro piedi.21Però fra tutti gli insetti alati che camminano su quattro piedi, potrete mangiare quelli che hanno due zampe sopra i piedi, per saltare sulla terra.22Perciò potrete mangiare i seguenti: ogni specie di cavalletta, ogni specie di locusta, ogni specie di acrìdi e ogni specie di grillo.23Ogni altro insetto alato che ha quattro piedi lo terrete in abominio!24Per i seguenti animali diventerete immondi: chiunque toccherà il loro cadavere sarà immondo fino alla sera25e chiunque trasporterà i loro cadaveri si dovrà lavare le vesti e sarà immondo fino alla sera.26Riterrete immondo ogni animale che ha l'unghia, ma non divisa da fessura, e non rumina: chiunque li toccherà sarà immondo.27Considererete immondi tutti i quadrupedi che camminano sulla pianta dei piedi; chiunque ne toccherà il cadavere sarà immondo fino alla sera.28E chiunque trasporterà i loro cadaveri si dovrà lavare le vesti e sarà immondo fino alla sera. Tali animali riterrete immondi.
29Fra gli animali che strisciano per terra riterrete immondi: la talpa, il topo e ogni specie di sauri,30il toporagno, la lucertola, il geco, il ramarro, il camaleonte.
31Questi animali, fra quanti strisciano, saranno immondi per voi; chiunque li toccherà morti, sarà immondo fino alla sera.32Ogni oggetto sul quale cadrà morto qualcuno di essi, sarà immondo: si tratti di utensili di legno o di veste o pelle o sacco o qualunque altro oggetto di cui si faccia uso; si immergerà nell'acqua e sarà immondo fino alla sera; poi sarà mondo.33Se ne cade qualcuno in un vaso di terra, quanto vi si troverà dentro sarà immondo e spezzerete il vaso.34Ogni cibo che serve di nutrimento, sul quale cada quell'acqua, sarà immondo; ogni bevanda di cui si fa uso, qualunque sia il vaso che la contiene, sarà immonda.35Ogni oggetto sul quale cadrà qualche parte del loro cadavere, sarà immondo; il forno o il fornello sarà spezzato: sono immondi e li dovete ritenere tali.36Però, una fonte o una cisterna, cioè una raccolta di acqua, sarà monda; ma chi toccherà i loro cadaveri sarà immondo.37Se qualcosa dei loro cadaveri cade su qualche seme che deve essere seminato, questo sarà mondo;38ma se è stata versata acqua sul seme e vi cade qualche cosa dei loro cadaveri, lo riterrai immondo.39Se muore un animale, di cui vi potete cibare, colui che ne toccherà il cadavere sarà immondo fino alla sera.40Colui che mangerà di quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera; anche colui che trasporterà quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera.
41Ogni essere che striscia sulla terra è un abominio; non se ne mangerà.42Di tutti gli animali che strisciano sulla terra non ne mangerete alcuno che cammini sul ventre o cammini con quattro piedi o con molti piedi, poiché sono un abominio.43Non rendete le vostre persone abominevoli con alcuno di questi animali che strisciano; non vi rendete immondi per causa loro, in modo da rimaner così contaminati.44Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo; non contaminate le vostre persone con alcuno di questi animali che strisciano per terra.45Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d'Egitto, per essere il vostro Dio; siate dunque santi, perché io sono santo.
46Questa è la legge che riguarda i quadrupedi, gli uccelli, ogni essere vivente che si muove nelle acque e ogni essere che striscia per terra,47perché sappiate distinguere ciò che è immondo da ciò che è mondo, l'animale che si può mangiare da quello che non si deve mangiare".
Salmi 25
1'Di Davide'.
Alef. A te, Signore, elevo l'anima mia,
2Bet. Dio mio, in te confido: non sia confuso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
3Ghimel. Chiunque spera in te non resti deluso,
sia confuso chi tradisce per un nulla.
4Dalet. Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
5He. Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza,
Vau. in te ho sempre sperato.
6Zain. Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
7Het. Non ricordare i peccati della mia giovinezza:
ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
8Tet. Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
9Iod. guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie.
10Caf. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia
per chi osserva il suo patto e i suoi precetti.
11Lamed. Per il tuo nome, Signore,
perdona il mio peccato anche se grande.
12Mem. Chi è l'uomo che teme Dio?
Gli indica il cammino da seguire.
13Nun. Egli vivrà nella ricchezza,
la sua discendenza possederà la terra.
14Samech. Il Signore si rivela a chi lo teme,
gli fa conoscere la sua alleanza.
15Ain. Tengo i miei occhi rivolti al Signore,
perché libera dal laccio il mio piede.
16Pe. Volgiti a me e abbi misericordia,
perché sono solo ed infelice.
17Zade. Allevia le angosce del mio cuore,
liberami dagli affanni.
18Vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.
19Res. Guarda i miei nemici: sono molti
e mi detestano con odio violento.
20Sin. Proteggimi, dammi salvezza;
al tuo riparo io non sia deluso.
21Tau. Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
22Pe. O Dio, libera Israele
da tutte le sue angosce.
Salmi 30
1'Salmo. Canto per la festa della dedicazione del tempio. Di Davide'.
2Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato
e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
3Signore Dio mio,
a te ho gridato e mi hai guarito.
4Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.
5Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
rendete grazie al suo santo nome,
6perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera sopraggiunge il pianto
e al mattino, ecco la gioia.
7Nella mia prosperità ho detto:
"Nulla mi farà vacillare!".
8Nella tua bontà, o Signore,
mi hai posto su un monte sicuro;
ma quando hai nascosto il tuo volto,
io sono stato turbato.
9A te grido, Signore,
chiedo aiuto al mio Dio.
10Quale vantaggio dalla mia morte,
dalla mia discesa nella tomba?
Ti potrà forse lodare la polvere
e proclamare la tua fedeltà?
11Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.
12Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia,
13perché io possa cantare senza posa.
Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.
Isaia 60
1Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
2Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra,
nebbia fitta avvolge le nazioni;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
3Cammineranno i popoli alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
4Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
5A quella vista sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te,
verranno a te i beni dei popoli.
6Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Madian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.
7Tutti i greggi di Kedàr si raduneranno da te,
i montoni dei Nabatei saranno a tuo servizio,
saliranno come offerta gradita sul mio altare;
renderò splendido il tempio della mia gloria.
8Chi sono quelle che volano come nubi
e come colombe verso le loro colombaie?
9Sono navi che si radunano per me,
le navi di Tarsis in prima fila,
per portare i tuoi figli da lontano,
con argento e oro,
per il nome del Signore tuo Dio,
per il Santo di Israele che ti onora.
10Stranieri ricostruiranno le tue mura,
i loro re saranno al tuo servizio,
perché nella mia ira ti ho colpito,
ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te.
11Le tue porte saranno sempre aperte,
non si chiuderanno né di giorno né di notte,
per lasciar introdurre da te le ricchezze dei popolie i loro re che faranno da guida.
12Perché il popolo e il regno
che non vorranno servirti periranno
e le nazioni saranno tutte sterminate.
13La gloria del Libano verrà a te,
cipressi, olmi e abeti insieme,
per abbellire il luogo del mio santuario,
per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi.
14Verranno a te in atteggiamento umile
i figli dei tuoi oppressori;
ti si getteranno proni alle piante dei piedi
quanti ti disprezzavano.
Ti chiameranno Città del Signore,
Sion del Santo di Israele.
15Dopo essere stata derelitta,
odiata, senza che alcuno passasse da te,
io farò di te l'orgoglio dei secoli,
la gioia di tutte le generazioni.
16Tu succhierai il latte dei popoli,
succhierai le ricchezze dei re.
Saprai che io sono il Signore tuo salvatore
e tuo redentore, io il Forte di Giacobbe.
17Farò venire oro anziché bronzo,
farò venire argento anziché ferro,
bronzo anziché legno,
ferro anziché pietre.
Costituirò tuo sovrano la pace,
tuo governatore la giustizia.
18Non si sentirà più parlare di prepotenza nel tuo paese,
di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini.
Tu chiamerai salvezza le tue mura
e gloria le tue porte.
19Il sole non sarà più la tua luce di giorno,
né ti illuminerà più
il chiarore della luna.
Ma il Signore sarà per te luce eterna,
il tuo Dio sarà il tuo splendore.
20Il tuo sole non tramonterà più
né la tua luna si dileguerà,
perché il Signore sarà per te luce eterna;
saranno finiti i giorni del tuo lutto.
21Il tuo popolo sarà tutto di giusti,
per sempre avranno in possesso la terra,
germogli delle piantagioni del Signore,
lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria.
22Il piccolo diventerà un migliaio,
il minimo un immenso popolo;
io sono il Signore:
a suo tempo, farò ciò speditamente.
Atti degli Apostoli 15
1Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi".2Poiché Paolo e Bàrnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.3Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samarìa raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro.
5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè.
6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.7Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse:
"Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede.8E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi;9e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede.10Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare?11Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro".
12Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
13Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse:14"Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome.15Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
16'Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la
tenda di
Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la
rialzerò,'
17'perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio
nome,'
18'dice il Signore che fa queste cose da lui
conosciute dall'eternità'.
19Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani,20ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue.21Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe".
22Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli.23E consegnarono loro la seguente lettera: "Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!24Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi.25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo,26uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo.27Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce.28Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie:29astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene".
30Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiòchia e riunita la comunità consegnarono la lettera.31Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva.32Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli e li fortificarono.33Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati.34.35Paolo invece e Bàrnaba rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore.
36Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno".37Bàrnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco,38ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera.39Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro.40Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore.
41E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità.
Capitolo VII: Proteggere la grazia sotto la salvaguardia dell’umiltà
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, è per te cosa assai utile e sicura tenere nascosta la grazia della devozione; non insuperbirne, non continuare a parlarne e neppure a ripensarci molto. Disprezza, invece, temendo questa grazia come data a uno che non ne era degno. Non devi attaccarti troppo forte a un tale slancio devoto, che subitamente può trasformarsi in un sentimento contrario. Nel tempo della grazia ripensa a quanto, di solito, sei misero e povero senza la grazia. Un progresso nella vita spirituale non lo avrai raggiunto quando avrai avuto la grazia della consolazione, ma quando, con umiltà, abnegazione e pazienza, avrai saputo sopportare che essa ti sia tolta. Cosicché, neppure allora, tu sia pigro nell'amore alla preghiera o lasci cadere del tutto le abituali opere di pietà; anzi, tu faccia volenterosamente tutto quanto è in te, come meglio potrai e saprai, senza lasciarti andare del tutto a causa dell'aridità e dell'ansietà spirituale che senti.
2. Molti, non appena accade qualcosa di male, si fanno tosto impazienti e perdono la buona volontà. Ma le vie dell'uomo non dipendono sempre da lui. E' Dio che può dare e consolare, quando vuole e quanto vuole e a chi egli vuole; nella misura che gli piacerà e non di più. Molti, poi, fattisi arditi per il fatto che sentivano la grazia della devozione, procurarono la loro rovina: essi vollero fare di più di quanto era nelle loro possibilità, non considerando la propria pochezza e seguendo l'impulso del cuore piuttosto che il giudizio della ragione. Presunsero di poter fare più di quello che era nella volontà di Dio; perciò d'un tratto persero la grazia. Essi, che avevano posto il loro nido nel cielo, restarono a mani vuote, abbandonati alla loro miseria; cosicché, umiliati e spogliati, imparassero, a non volare con le loro ali, ma a star sotto le mie ali, nella speranza. Coloro che sono ancora novellini e inesperti nella via del Signore facilmente si ingannano e cadono, se non si attaccano al consiglio di persone elette. E se vogliono seguire quello che loro sembra giusto, anziché affidarsi ad altri più esperti, finiranno male, a meno che non vogliano ritrarsi dal proprio interno. Coloro che si credono sapienti di per sé, di rado si lasciano umilmente guidare da altri. Sennonché uno scarso sapere e una modesta capacità di comprendere, accompagnati dall'umiltà, valgono di più di un gran tesoro di scienza, accompagnato dal vuoto compiacimento di sé. E' meglio per te avere poco, piuttosto che molto; del molto potresti insuperbire.
Non agisce con sufficiente saggezza colui che, avendo la grazia, si dà interamente alla gioia, senza pensare alla sua miseria di prima e alla purezza che si deve aver nel timore di Dio; timore cioè di perdere quella grazia che gli era stata data. Così non dimostra di avere sufficiente virtù colui che, al momento dell'avversità o in altra circostanza che lo opprima, si dispera eccessivamente e concepisce, nei confronti, pensieri e sentimenti di fiducia meno piena di quanto mi si dovrebbe. Al momento della lotta, si troverà spesso estremamente abbattuto e pieno di paura proprio colui che, in tempo di quiete, avrà voluto essere troppo sicuro. Se tu, invece, riuscissi a restare umile e piccolo in te stesso, e a ben governare e dirigere il tuo spirito non cadresti così facilmente nel pericolo e nel peccato. Un buon consiglio è questo, che, quando hai nell'animo uno speciale ardore spirituale, tu consideri bene quello che potrà accadere se verrà meno tale luce interiore. Quando poi ciò accadesse, pensa che poi di nuovo possa tornare quella luce che per un certo tempo ti ha tolta, per tua sicurezza e per la mia gloria. Infatti, subire una simile prova è spesso a te più utile che godere stabilmente di una situazione tranquilla, secondo il tuo piacere. In verità i meriti non si valutano secondo questo criterio, che uno abbia frequenti visioni, o riceva particolari gioie interiori, o sia posto in un grado più alto. Ma piuttosto secondo questo criterio, che uno sia radicato nella vera umiltà e ripieno dell'amore divino; che ricerchi sempre soltanto e interamente di rendere gloria a Dio; che consideri se stesso un nulla; che si disprezzi veramente e preferisca perfino essere disprezzato ed umiliato dagli altri, anziché essere onorato.
Omelia 86: Non siete stati voi a scegliere me, ma io ho scelto voi.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Giustamente si domanda in che senso bisogna prendere questa affermazione del Signore: Io vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio io l'ho fatto conoscere a voi (Gv 15, 15). Chi infatti oserà affermare o credere che un uomo possa sapere tutto ciò che il Figlio unigenito ha appreso dal Padre, dato che nessuno può riuscire neppure a capire in qual modo il Figlio possa udire qualcosa dal Padre, essendo egli il Verbo unico del Padre? Non solo: un po' più avanti, in questo medesimo discorso che egli tenne ai discepoli dopo la cena e prima della passione, il Signore dichiara: Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle (Gv 16, 12). In che senso dunque dobbiamo intendere che egli ha fatto conoscere ai discepoli tutto ciò che ha udito dal Padre, se rinuncia a dire molte altre cose appunto perché sa che essi non sono in condizione di portarle? Gli è che asserisce come fatte le cose che vuol fare, egli che ha fatto le cose che saranno (cf. Is 45, 11). Allo stesso modo infatti che dice per bocca del profeta: Mi hanno trafitto mani e piedi (Sal 21, 18), e non dice: "mi trafiggeranno" perché predice cose future parlandone come se già fossero avvenute; così anche qui dice di aver fatto conoscere ai discepoli tutto ciò che si propone di far conoscere in quel modo pieno e perfetto di cui parla l'Apostolo quando dice: Allorché sarà venuto ciò che è perfetto, quello che è parziale verrà abolito, e così continua: Ora conosco parzialmente, allora conoscerò anch'io come sono conosciuto; al presente vediamo mediante specchio, in maniera enigmatica; allora invece faccia a faccia (1 Cor 13, 10 12). Lo stesso Apostolo che ci dice che siamo stati salvati mediante il lavacro di rigenerazione (cf. Tt 3, 5), ci dice anche: Nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, la speranza che si vede non è più speranza: difatti una cosa che qualcuno vede, come potrebbe ancora sperarla? Se pertanto noi speriamo ciò che non vediamo, l'attendiamo mediante la pazienza (Rm 8, 24-25). E' in questo senso che il suo collega Pietro dice: Ora voi credete in colui che non vedete; ma quando lo vedrete, esulterete d'una gioia ineffabile e gloriosa, ricevendo così il premio della fede: la salvezza delle vostre anime (1 Pt 1, 8-9). Se ora dunque è il tempo della fede, e frutto della fede è la salvezza, chi potrà dubitare che bisogna trascorrere la vita nella fede, che opera mediante l'amore (cf. Gal 5, 6), e che al termine si potrà conseguire il fine della fede, che consiste non solo nella redenzione del nostro corpo di cui ci parla l'apostolo Paolo (cf. Rm 8, 23), ma anche nella salvezza della nostra anima di cui ci parla Pietro? Questa felicità del corpo e dell'anima, nel tempo presente e in questa vita mortale, si ha piuttosto nella speranza che nella realtà; con questa differenza che, mentre l'uomo esteriore, cioè il corpo, va corrompendosi, quello interiore, cioè l'anima, si rinnova di giorno in giorno (cf. 2 Cor 4, 16). Pertanto, come aspettiamo l'immortalità della carne e la salvezza dell'anima nel futuro, sebbene l'Apostolo dica che a motivo del pegno già ricevuto siamo stati salvati, così dobbiamo sperare di sapere un giorno tutto ciò che l'Unigenito ha udito dal Padre, sebbene Cristo affermi che questo si è già ottenuto.
[Se è grazia, non c'è alcun merito.]
2. Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi (Gv 15, 16). E' questa una grazia davvero ineffabile. Che cosa eravamo noi, infatti, quando ancora non avevamo scelto Cristo, e perciò non lo amavamo? Poiché, come può amarlo chi non lo ha scelto? Forse in noi c'erano quei sentimenti che vengono espressi nel salmo: Ho preferito rimanere alla soglia della casa di Dio, anziché abitare nei padiglioni dell'iniquo (Sal 83, 11)? Certamente no. Che cosa eravamo dunque, se non iniqui e perduti? Non credevamo ancora in lui, per meritare che egli ci scegliesse; infatti, se egli scegliesse chi già crede in lui, sceglierebbe chi ha già scelto lui. Perché allora dice: Non siete voi che avete scelto me (Gv 15, 16), se non perché la sua misericordia ci ha prevenuti? Di qui si vede quanto sia vana l'argomentazione di coloro che difendono la prescienza di Dio contro la grazia di Dio, sostenendo che noi siamo stati eletti prima della fondazione del mondo (cf. Ef 1, 4), perché Dio preconobbe che noi saremmo stati buoni, non che lui ci avrebbe fatti diventare buoni. Non è di questo parere colui che dice: Non siete voi che avete scelto me. Se infatti ci avesse scelti perché aveva preconosciuto che saremmo diventati buoni, si sarebbe dovuto insieme accorgere che eravamo stati noi i primi a scegliere lui. Non avremmo potuto infatti in altro modo essere buoni, dal momento che non si può chiamare buono se non chi ha scelto il bene. Che cosa ha scelto dunque nei non buoni? Essi infatti non sono stati scelti perché erano buoni, dato che non sarebbero buoni se non fossero stati scelti. Se sosteniamo che la grazia è stata preceduta dal merito, non è più grazia. E' invece effetto della grazia questa elezione, di cui l'Apostolo dice: Anche oggi alcuni si salvano per elezione della grazia. E soggiunge: E se lo è per grazia non lo è dunque per le opere: altrimenti la grazia non sarebbe più grazia (Rm 11, 5-6). Ascolta, ingrato, ascolta: Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi. Non puoi dire: sono stato scelto perché credevo. Se già credevi in lui, vuol dire che sei stato tu a scegliere lui. Ma ascolta bene: Non siete stati voi a scegliere me. Non è il caso che tu dica: io già prima di credere operavo bene, e per questo sono stato scelto. Che opera buona ci può essere prima di aver la fede, se l'Apostolo dice: Tutto ciò che non viene dalla fede è peccato (Rm 14, 23)? Che diremo dunque ascoltando le parole: Non siete voi che avete scelto me, se non che eravamo cattivi, e siamo stati scelti affinché fossimo buoni per grazia di chi ci ha scelti? Non sarebbe grazia, se essa fosse stata preceduta dai meriti; invece è grazia! Essa non presuppone dei meriti, ma ne è l'origine.
3. Ecco la prova, o carissimi, che egli non sceglie i buoni, ma fa diventare buoni quelli che ha scelto. Io vi ho scelto e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia durevole (Gv 15, 16). Non è forse questo il frutto di cui già aveva detto: Senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5)? Egli ci ha scelti e ci ha costituiti affinché andiamo e portiamo frutto; non avevamo quindi alcun frutto per cui potessimo essere scelti. Affinché andiate - dice - e portiate frutto. Andiamo per portare frutto: egli stesso è la via per la quale andiamo, la via nella quale ci ha posti affinché andiamo. In ogni modo, quindi, la sua misericordia ci ha prevenuti. E il vostro frutto sia durevole; affinché il Padre vi dia ciò che chiederete nel mio nome (Gv 15, 16). Rimanga dunque l'amore: questo è il nostro frutto. Questo amore consiste ora nel desiderio, non essendo ancora stato saziato. E tutto ciò che, mossi da questo desiderio, noi chiediamo nel nome del Figlio unigenito, il Padre ce lo concede. Non illudiamoci però di chiedere nel nome del Salvatore ciò che non giova alla nostra salvezza; noi chiediamo nel nome del Salvatore, solo se chiediamo ciò che conduce alla salvezza.
Capitolo nono - O clemente, o pia
Le glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori
Leggilo nella BibliotecaQuanto è grande la clemenza e la pietà di Maria
Parlando della grande pietà che la Vergine ha verso di noi miserabili, san Bernardo dice che « Maria è la terra promessa, che produce in abbondanza latte e miele ». San Leone dice che le viscere della Vergine sono così ricche di misericordia, che ella merita non solo di essere chiamata misericordiosa, ma la misericordia stessa. San Bonaventura, considerando che Maria è stata fatta Madre di Dio in favore dei miserabili e che a lei è affidato il compito di dispensare la misericordia; considerando inoltre la grande cura che ella si prende di tutti i miseri, che la rende così ricca di pietà, che pare non desideri altro se non dar sollievo ai bisognosi, diceva che quando guardava Maria, gli sembrava di non vedere più la divina giustizia, ma solamente la divina misericordia di cui Maria è rivestita. Così grande insomma è la bontà di Maria che, come dice l'abate Guerrico, le sue viscere amorose non desistono mai dal produrre frutti di pietà. E san Bernardo esclama: « Che altro può scaturire da una fonte di pietà se non pietà? ». Perciò Maria fu paragonata all'ulivo: « Come bell'ulivo nei campi » (Eccli [= Sir] 24,19 Volg.), perché come dall'ulivo non esce altro che olio, simbolo della misericordia, così dalle mani di Maria non escono che grazie e misericordie. Perciò il venerabile Luigi da Ponte dice: « Giustamente Maria può essere chiamata Madre dell'olio, poiché è madre della misericordia ». Quindi, se ricorriamo a questa buona Madre per chiederle l'olio della sua pietà, non possiamo temere che ce lo neghi, come lo negarono le vergini prudenti alle stolte rispondendo: « Che non abbia a mancare per noi e per voi » (Mt 25,9). No, poiché Maria è ricca di quest'olio di misericordia, come afferma san Bonaventura. Perciò la santa Chiesa la chiama Vergine non solo prudente, ma prudentissima, affinché, dice Ugo di san Vittore, noi comprendiamo che Maria è così piena di grazia e di pietà, che basta a provvederne tutti, senza che a lei ne manchi: « Se le vergini prudenti insieme alle lampade presero anche dell'olio nei vasi, tu, Vergine prudentissima, portasti un vaso sovrabbondante e inesauribile, versando dal quale l'olio della misericordia, potessi illuminare le lampade di tutti ». Ma perché si dice che questo bell'ulivo sta in mezzo ai « campi » e non piuttosto in mezzo a un orto circondato da muri o da siepi? Ugo di san Vittore risponde: « Affinché tutti possano facilmente vederlo e ricorrervi per ottenere rimedio ai loro bisogni ». Questo bel pensiero èconfermato da sant'Antonino: « Ad un ulivo che sta esposto in un campo aperto tutti possono avvicinarsi e coglierne il frutto. A Maria tutti possono ricorrere, giusti e peccatori, per ottenere la sua misericordia ». E il santo aggiunge: « Quante sentenze di castighi questa santa Vergine ha saputo revocare con le sue pietose preghiere in favore dei peccatori che sono ricorsi a lei! » Il devoto Tommaso da Kempis scrive: « Quale altro rifugio più sicuro possiamo noi trovare che il seno pietoso di Maria? Là il povero trova il suo alloggio, là l'infermo trova la sua medicina, l'afflitto il sollievo, il dubbioso il consiglio, l'abbandonato il soccorso ». Poveri noi, se non avessimo questa Madre di misericordia, attenta e sollecita a soccorrerci nelle nostre miserie! « Dove non c'è la donna, geme e patisce l'infermo » (Eccli [= Sir] 36,27 Volg.). San Giovanni Damasceno afferma che questa donna è appunto Maria, mancando la quale, patisce ogni infermo. Infatti, poiché Dio vuole che tutte le grazie si dispensino per le preghiere di Maria, se queste venissero a mancare, non vi sarebbe speranza di misericordia, come il Signore rivelò a santa Brigida. Temiamo forse che Maria non veda e non compatisca le nostre miserie? No, poiché le vede e le compatisce molto meglio di noi. Dice sant'Antonino: « Non si trova nessuno tra i santi che ci compatisca nei nostri mali come la beata Vergine Maria ». « Dovunque si trova una miseria, la tua misericordia accorre e soccorre », esclama Riccardo di san Vittore rivolgendosi a lei. Lo conferma il Mendoza: « Sicché, Vergine benedetta, tu dispensi largamente le tue misericordie, dovunque scopri le nostre miserie ». Da tale ufficio di pietà non desisterà mai la nostra buona Madre, come dichiara essa stessa: « Sino al secolo futuro non verrò meno e nell'abitazione santa al suo cospetto esercitai il ministero » (Eccli [= Sir] 24,14 Volg.). Il cardinale Ugo di san Caro commenta: « Sino al secolo futuro, cioè dei beati, non cesserò, dice Maria, di soccorrere le miserie degli uomini e di pregare per i peccatori, affinché si salvino e siano liberati dalla miseria eterna » Svetonio narra che l'imperatore Tito era così desideroso di concedere grazie a chi gliele chiedeva, che nei giorni in cui non aveva l'occasione di farne, diceva afflitto: « Ho perduto un giorno »; questo giorno è stato perduto per me, perché l'ho passato senza beneficare nessuno. Verosimilmente, Tito diceva questo più per vanità o per ricerca di stima, che per un sentimento di carità. Ma la nostra sovrana Maria, se un giorno non avesse l'occasione di fare nessuna grazia, direbbe la stessa cosa solo perché è piena di carità e di desiderio di farci del bene. Anzi, dice Bernardino da Busto, la Vergine vuole dispensare a noi le grazie più di quanto noi desideriamo riceverle. Perciò quando ricorriamo a lei, la troveremo sempre con le mani piene di misericordia e di liberalità. Fu figura di Maria Rebecca, la quale, al servo di Abramo che le chiedeva un po' d'acqua per bere, rispose: « Anche per i tuoi cammelli attingerò, finché abbiano bevuto abbastanza » (Gn 24,19). Perciò san Bernardo si rivolge così alla beata Vergine: « Signora, non soltanto al servo di Abramo, ma anche ai cammelli versa acqua dalla tua anfora traboccante ». Egli vuol dire: Signora, tu sei ben più pietosa e generosa di Rebecca e perciò non ti contenti di dispensare le grazie della tua immensa misericordia solamente ai servi di Abramo, che simboleggiano i servi fedeli a Dio, ma le dispensi anche ai cammelli, che sono figura dei peccatori. Come Rebecca diede più di ciò che le fu richiesto, così Maria dona più di quel che le si domanda. « La liberalità di Maria, dice Riccardo di san Lorenzo, somiglia alla liberalità di suo Figlio, il quale dà sempre più di quanto gli si chiede ». Perciò san Paolo lo proclama « ricco verso tutti quelli che l'invocano » (Rm 10,12). Così un devoto autore dice alla Vergine: « Signora, prega tu per me, perché tu chiederai le grazie per me con maggiore devozione di quel che io oserei fare e mi otterrai da Dio grazie maggiori di quelle che io potrei sperare ». Quando i Samaritani rifiutarono di ricevere Gesù Cristo e la sua dottrina, san Giacomo e san Giovanni chiesero alloro Maestro: « Signore, vuoi che diciamo che scenda il fuoco dal cielo e li distrugga? ». Ma il Salvatore rispose: « Non sapete di quale spirito siete » (Lc 9,55). Come se dicesse: « Io sono di uno spirito così pietoso e dolce che sono venuto dal cielo per salvare, non per punire i peccatori; e voi volete vederli perduti? Che fuoco, che castigo? Tacete, non mi parlate più di castighi, perché non è questo il mio spirito ». Ma non possiamo dubitare che Maria, il cui spirito è perfettamente simile a quello del Figlio, non sia tutta incline a usare misericordia, poiché, come ella disse a santa Brigida: « Io sono chiamata madre della misericordia e la misericordia di Dio mi ha fatto così pietosa e dolce verso tutti ». Perciò san Giovanni vide Maria vestita di sole: « Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole » (Ap 12,1). Commentando queste parole, san Bernardo dice alla Vergine: « Tu vesti il sole e da lui vieni vestita ». Signora, tu hai vestito il sole - il Verbo divino - della carne umana; ma egli ha vestito te della sua potenza e della sua misericordia. Questa Regina è così pia e benigna, dice san Bernardo, che quando qualunque peccatore va a raccomandarsi alla sua pietà, ella non si mette ad esaminare i meriti di lui, se è degno o no di essere esaudito, ma esaudisce e soccorre tutti. Maria è chiamata « Bella come la luna » (Ct 6,9). La luna illumina e reca vantaggio anche ai corpi più bassi della terra; così Maria, scrive sant'Ildeberto, illumina e soccorre i peccatori più indegni: « Bella come la luna, perché è bello far del bene agli indegni ». E benché la luna prenda tutta la sua luce dal sole, opera più presto del sole: « Quello che il sole fa in un anno, la luna lo fa in un mese », osserva un autore. Perciò sant'Anselmo dice: « A volte troviamo più velocemente la salvezza invocando il nome di Maria che invocando quello di Gesu». Dunque, ci esorta Ugo di san Vittore, se i nostri peccati ci fanno temere di accostarci a Dio, perché è una Maestà infinita che abbiamo offeso, non dobbiamo esitare a ricorrere a Maria, poiché in lei non troveremo nulla che ci spaventi. E’ vero che è santa, che è immacolata, regina del mondo, Madre di Dio; ma è della nostra carne, figlia di Adamo come noi. Insomma, dice san Bernardo, tutto ciò che appartiene a Maria è grazia e bontà poiché ella, come madre di misericordia, si è fatta tutta a tutti e per la sua grande carità si è resa debitrice verso i giusti e i peccatori. A tutti apre il seno della sua misericordia, affinché tutti ricevano dalla sua pienezza. Il demonio, dice san Pietro: « Va in giro come un leone ruggente, cercando qualcuno da divorare » (lPt 5,8). Maria al contrario, scrive Bernardino da Busto, va sempre cercando per dare la vita e salvare chi può. Dobbiamo essere certi, dice san Germano, che la protezione di Maria è più grande e potente di quanto noi possiamo comprendere. Perché mai Dio, che nell'antica legge era così rigoroso nel punire, usa ora tanta misericordia ai re dei più gravi peccati? A questa domanda l'autore del Pomerio risponde: « Lo fa per amore e per i meriti di Maria ». « Da quanto tempo sarebbe sprofondato il mondo, esclama san Fulgenzio, se Maria non lo avesse sostenuto con le sue preghiere! ». Sant'Arnoldo abate aggiunge che possiamo presentarci a Dio con piena sicurezza e sperarne ogni bene, perché il Figlio è nostro mediatore presso il Padre e la Madre presso il Figlio. Come il Padre non esaudirebbe il Figlio quando gli mostra le ferite sofferte per i peccatori? E come il Figlio non esaudirebbe la Madre, quando gli mostra il seno che lo ha nutrito. San Pier Crisologo dice con bella energia: « Questa Vergine unica, avendo alloggiato Dio nel suo seno, esige come prezzo dell'alloggio la pace per il mondo, la salvezza per i perduti, la vita per i morti » Dice l'abate di Selles: « Quanti che meriterebbero di essere condannati dalla divina giustizia sono salvati dalla pietà di Maria! Tesoro di Dio e tesoriera di tutte le grazie, la nostra salvezza è nelle sue mani». Ricorriamo dunque sempre a questa grande Madre di misericordia e speriamo fermamente di salvarci per mezzo della sua intercessione, poiché ella - ci incoraggia Bernardino da Busto - « è la nostra salvezza, la vita, la speranza, il consiglio, il rifugio, l'aiuto nostro». «Accostiamoci... con fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia per opportuno soccorso » (Eb 4,16): questo trono a cui l'Apostolo ci esorta a ricorrere fiduciosamente è appunto Maria, commenta sant'Antonino. Perciò santa Caterina da Siena la chiamava « Dispensatrice della misericordia ». Concludiamo dunque con la bella e dolce esclamazione di san Bernardo sulle parole: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria. « O Maria, tu sei clemente verso i miseri, pia verso quelli che ti pregano, dolce verso quelli che ti amano. Clemente verso i penitenti, pia verso quelli che fanno progressi, dolce verso quelli che sono perfetti. Ti mostri clemente liberandoci dai castighi, pia nel dispensarci le grazie, dolce donandoti a quelli che ti cercano ».
Esempio
Il padre Carlo Bovio racconta che a Dormans, in Francia, vi era un uomo il quale, pur essendo sposato, aveva una relazione con un'altra donna. La moglie, non potendo sopportare ciò, non faceva altro che invocare su di loro i castighi di Dio. Un giorno, andò in una chiesa, davanti a un altare della beata Vergine, a chiedere giustizia contro la donna che le toglieva il marito. Davanti a questa stessa immagine andava ogni giorno anche quella peccatrice a recitare un'Ave Maria. Una notte la divina Madre apparve in sogno alla moglie la quale, appena la vide, cominciò il suo solito ritornello: «Giustizia? A me chiedi giustizia? Va', trova altri che te la facciano; io non te la posso fare. Sappi che quella peccatrice mi recita ogni giorno un saluto e, qualunque sia la persona che così mi prega, io non posso permettere che essa soffra e sia castigata per i suoi peccati». Quando fu giorno, la moglie andò a sentire la messa in quella chiesa della Madonna. Uscendo da lì, incontrò l'amante del marito e cominciò a ingiuriarla e a dire che era una fattucchiera, che con i suoi sortilegi era riuscita ad incantare anche la santa Vergine. « Taci, le diceva la gente, che dici? ». « Perché dovrei tacere? Quel che dico è assolutamente vero. Stanotte mi è apparsa la Madonna e siccome le chiedevo di farmi giustizia, mi ha risposto che non poteva a causa di un saluto che questa donna malvagia le rivolge ogni giorno ». Chiesero allora alla colpevole quale era questo saluto; rispose che era l'Ave Maria. Ma sentendo che per quella semplice devozione la beata Vergine le usava tanta misericordia, la donna andò subito a inginocchiarsi davanti a quella santa immagine e alla presenza di tutti, chiedendo perdono dello scandalo che aveva dato, fece voto di castità perpetua. Poi, rivestito l'abito religioso, si fabbricò una piccola stanza vicino alla chiesa e vi si rinchiuse perseverando in continua penitenza fino alla morte.
Preghiera
Madre di misericordia, poiché sei così compassionevole, poiché hai tanto desiderio di fare del bene a noi miserabili e di accontentare le nostre domande, io, il più misero di tutti gli uomini, ricorro oggi alla tua pietà, affinché tu mi conceda ciò che ti chiedo. Che gli altri ti domandino quel che vogliono: la salute del corpo, guadagni e vantaggi materiali; io ti chiedo, Signora, quelle cose che tu desideri da me, che più sono conformi e gradite al tuo sacro cuore. Tu fosti così umile; ottienimi dunque l'umiltà e l'amore degli schemi. Tu fosti così paziente nelle pene di questa vita; ottienimi la pazienza nelle contrarietà. Tu fosti tutta piena d'amore verso Dio; ottienimi il dono del santo e puro amore. Tu fosti tutta carità verso il prossimo; ottienimi la carità verso tutti, particolarmente verso quelli che mi sono nemici. Tu fosti tutta unita alla volontà divina; ottienimi una totale conformità a tutto quello che Dio dispone per me. Tu insomma sei la più santa fra tutte le creature; Maria, fammi santo. A te non fa difetto l'amore: tutto puoi e tutto vuoi ottenermi. Dunque può impedirmi di ricevere le tue grazie soltanto la mia negligenza nel ricorrere a te o la mia poca fiducia nella tua intercessione. Ma questa perseveranza nella preghiera e questa fiducia me le devi ottenere tu stessa. Queste due grazie supreme a te le chiedo, da te le voglio, da te fermamente le spero, o Maria, Maria madre mia, mia speranza, mio amore, mia vita, mio rifugio, mio aiuto e mia consolazione. Amen.
« Chi con Gesù muore, con Gesù risuscita » (Momenti della Passione)
Beata Alexandrina Maria da Costa
Il tempo passa, soltanto io non cambio. Un giorno mi dà un altro
giorno, una settimana un'altra settimana, un mese un altro mese, un
anno un altro anno ed io resto sempre la stessa, anzi ognor sempre più
ottenebrata, più fredda, più gelida. Si è spenta del tutto la luce
della mia speranza; speravo fiduciosa di progredire, con il trascorrere
della vita, nello zelo, nella virtù e nell'amore; di dare a Gesù quanto
Egli vuole, di essere quello che Egli desidera che io sia; ma invece di
arricchirmi, ho perduto tutto, tutto è morto in me. Si è spenta la
luce che mi illuminava il cammino; non posso andare verso Gesù. Che
oscurità! Non ho nessuno che mi guidi. Amo follemente la mia oscurità
di spirito, perché questa è la volontà del mio Signore. Sono sulla
croce; non posso né voglio separarmene; la amo con l'anima e con il
cuore. Gesù mi ha resa somigliante a Sé: sia benedetto; sono la Sua
vittima, voglio salvargli le anime. Mi sento crocifissa e nello stesso
tempo sento tutto il corpo disfatto dalla lebbra, ridotto in cenere.
L'anima piange nel vederlo così abbietto, colpevole e nauseante. Sì,
piange continuamente, piange nell'intimo; non so come io possa avere il
sorriso sulle labbra quando il cuore e l'anima singhiozzano senza
tregua. O mio Dio, che lotta quella della mia vita, che mare
tempestoso! Tutto vien distrutto, tutto va in rovina. Io sono caduta,
sono rimasta distrutta; voglio rivivere, voglio rialzarmi e non posso.
In questo sfinimento fisso Gesù e la cara Mammina, chiedo Loro amore:
voglio amarli, ma non sono capace... Ieri, al cadere della notte, vidi
il terreno dell'Orto, il luogo che avrebbe dovuto essere irrigato con
il mio sangue. In un impulso d'amore volevo baciare ed abbracciare quel
terreno. Vedevo l'animazione e la diligenza con cui si preparava la
Cena; nonostante fosse preparata quasi sotto i miei ordini, non uscivo
dalla mia triste amarezza. Vedevo che doveva essere la cena dell'amore,
delle meraviglie, come nessun'altra, ma io non uscivo dal mio soffrire.
Andai nell'Orto ed il sangue irrigò la terra: vidi molti vermiciattoli
berlo e nutrirsene; ne vidi molti altri che lo fuggivano per non
toccarlo. L'agonia aumentò; il sangue riempì il calice e traboccò: fu
allora che lo offersi al Padre. In quel momento una rugiada feconda di
amore irrorava la terra: doveva essere, attraverso i tempi, rugiada di
vita e di salvezza per le anime. Una nuova sofferenza mi tolse il
conforto di questa visione: rimasi schiacciata fra l'Orto ed il
Calvario come in una pressa; dovevo bere l'amarezza fino all'ultima
stilla. Stamane mi sono sentita condotta, per mano da qualcuno, al
terrazzo di Pilato: il capo pieno di spine, il volto coperto di sangue,
tutto il corpo ferito e lacerato. Ho veduto e sentito la grande folla
che, ad una sola voce, senza compassione di me, reclamava la mia
crocifissione. Ho veduto la croce che poco dopo dovevo sentire sulle
mie spalle. Il Cuore di Gesù aveva tanto amore per tutti i carnefici
che Lo maltrattavano durante la via dolorosa: pareva che Gesù in cambio
di tanti maltrattamenti baciasse e abbracciasse tutti quelli che Lo
ferivano: questi, folli di rabbia, e Gesù, folle d'amore. Quale esempio
per il mio cuore impietrito!... In croce sentivo nel mio cuore quello
di Gesù... Dalla Sua piaga divina, aperta dall'amore, non ancora dalla
lancia, usciva un sole brillante, una miriade di raggi dorati: era la
vendetta di Gesù verso il mondo... Mammina stava ai piedi della croce,
con gli occhi lacrimosi fissi in Gesù: come sospirava! Ho sentito come
se Gesù si gettasse nelle Sue santissime braccia per riceverne le
carezze. Ben presto Ella Lo avrebbe ricevuto, ma già senza vita...
Gesù è spirato; poco dopo è venuto: - Figlia mia, chi con Gesù vive,
con Gesù muore. Chi con Lui muore, con Lui risuscita alla vera vita.
Vieni a Me a godere del mio divino amore, a confortarti, a vivere. - Mi
sono sentita nuotare in un mare immenso di amore e in un mare uguale di
dolore; non sapevo come nuotare in questi due mari, allo stesso tempo.
- Mio Gesù, godo e soffro allo stesso tempo, non so vivere. Sii
benedetto perché mi conservi in questa sofferenza. - Mia figlia, sposa
fedelissima, sei il mio ritratto. Io ero sulla croce, soffrivo ed
amavo; soffrivo i maltrattamenti, soffrivo per i crimini con cui ero
offeso ed amavo coloro che Mi maltrattavano e tutti quelli che mi
ferivano. Tu sei sulla croce: soffri a mia somiglianza e a mia
somiglianza ami. Ama le anime! Ama il mio divin Cuore! Confida in
Me!... - (diario, 4-7-1947).