Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 10° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 13
1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici.2Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?3No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.4O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?5No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".
6Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò.7Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?8Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime9e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai".
10Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato.11C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.12Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità",13e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
14Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato".15Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?16E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?".17Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
18Diceva dunque: "A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò?19È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami".
20E ancora: "A che cosa rassomiglierò il regno di Dio?21È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata".
22Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme.23Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose:24"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.26Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.27Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità!28Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.30Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi".
31In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: "Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere".32Egli rispose: "Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito.33Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
34Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto!35Ecco, 'la vostra casa vi viene lasciata deserta'! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: 'Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'".
Primo libro dei Maccabei 5
1I popoli vicini, quando sentirono che era stato ricostruito l'altare e rinnovato il santuario come prima, fremettero di rabbia2e decisero di eliminare quelli della stirpe di Giacobbe che si trovavano in mezzo a loro e cominciarono a uccidere e sopprimere gente in mezzo al popolo.3Allora Giuda mosse guerra ai figli di Esaù nell'Idumea e nella Acrabattene, perché assediavano Israele; inflisse loro un grave colpo e li umiliò e si impadronì delle loro spoglie.4Si ricordò poi della perfidia dei figli di Bean, che erano stati di laccio e inciampo per il popolo tendendo insidie nelle vie.5Pressati da lui si rinchiusero nelle torri ed egli si accampò contro di loro, li votò allo sterminio e diede fuoco alle torri di quella città con quanti vi stavano.6Poi passò contro gli Ammoniti e vi trovò un forte contingente e un popolo numeroso al comando di Timòteo.7Organizzò contro di loro molte azioni di guerra e furono sconfitti e annientati.8Conquistò anche Iazer e i suoi sobborghi e ritornò in Giudea.
9Si allearono allora i pagani di Gàlaad contro gli Israeliti che erano nel loro territorio per eliminarli, ma questi fuggirono a Dàtema, nella fortezza,10e scrissero questa lettera a Giuda e ai suoi fratelli: "Sono riuniti contro di noi i popoli vicini per eliminarci11e si preparano a venire a espugnare la fortezza ove siamo rifugiati; Timòteo è a capo del loro esercito.12Su, vieni a liberarci dalle mani di costoro, perché si è precipitata su di noi una moltitudine:13tutti i nostri fratelli che erano nel territorio di Tobia sono stati messi a morte, sono state condotte in schiavitù le loro mogli con i figli e gli averi e sono periti circa un migliaio di uomini".
14Stavano ancora leggendo la lettera ed ecco presentarsi altri messaggeri dalla Galilea con le vesti stracciate portando notizie simili.15Dicevano che si erano uniti contro di loro gli abitanti di Tolemàide, Tiro e Sidòne e tutta la parte pagana della Galilea per distruggerli.16Quando Giuda e il popolo ebbero udito queste cose, si raccolse una grande assemblea per decidere che cosa fare per i loro fratelli posti nella tribolazione e attaccati dai pagani.17Giuda disse a Simone suo fratello: "Scegliti degli uomini e corri a liberare i tuoi fratelli della Galilea; io e mio fratello Giònata andremo nella regione di Gàlaad".18Lasciò Giuseppe figlio di Zaccaria e Azaria capo del popolo, con il resto delle forze a presidiare la Giudea,19dando loro questa consegna: "Governate questo popolo, ma non attaccate battaglia contro i pagani fino al nostro ritorno".20Furono assegnati a Simone tremila uomini per la spedizione in Galilea, a Giuda ottomila uomini per la regione di Gàlaad.
21Simone si recò in Galilea e sferrò molti attacchi contro i pagani e questi rimasero sconfitti davanti a lui;22egli li inseguì fino alle porte di Tolemàide. Caddero dei pagani circa tremila uomini e Simone portò via le loro spoglie.23Prese poi gli Israeliti che erano in Galilea e in Arbatta con le donne e i figli e tutti i loro averi e li condusse in Giudea con grande gioia.24Da parte loro Giuda Maccabeo e il fratello Giònata passarono il Giordano e camminarono per tre giorni nel deserto.25S'imbatterono nei Nabatei, che vennero loro incontro pacificamente e narrarono tutte le vicende dei loro fratelli nella regione di Gàlaad,26e che molti di loro erano assediati in Bozra e Bozor, in Àlema, in Casfo, in Maked e Karn...in; e che tutte queste città erano fortificate e grandi.27Ve n'erano pure rinchiusi nelle altre città di Gàlaad e - dicevano - per il giorno dopo era stabilito di dar l'assalto alle fortezze, espugnarle e di eliminare tutti costoro in un sol giorno.28Allora Giuda con il suo esercito tornò indietro subito per la via del deserto verso Bozra; prese la città e passò ogni maschio a fil di spada, s'impadronì di tutte le loro spoglie e incendiò la città.29Nella notte partì di là e marciarono fino alla fortezza.30Verso il mattino alzarono gli occhi ed ecco gran folla che non si poteva contare issava scale e macchine per espugnare la fortezza e già attaccava gli assediati.31Giuda, vedendo che la battaglia era già incominciata e che le grida della città arrivavano al cielo per il suono delle trombe e le urla altissime,32disse ai suoi soldati: "Combattete oggi per i vostri fratelli".33Irruppero in tre schiere alle loro spalle, diedero fiato alle trombe e innalzarono grida e invocazioni.34Nell'esercito di Timòteo si sparse la notizia che c'era il Maccabeo e fuggirono davanti a lui; egli inflisse loro una grave sconfitta e ne rimasero uccisi in quel giorno circa ottomila.35Poi piegò su Alim, l'assalì e la prese; ne uccise tutti i maschi, la saccheggiò e le appiccò il fuoco.36Tolse il campo di là e conquistò Casfo, Maked e Bozor e le altre città di Gàlaad.37Dopo questi fatti Timòteo raccolse un altro esercito e si accampò di fronte a Rafon al di là del torrente.38Giuda mandò a esplorare il campo e gli riferirono: "Sono radunati con lui tutti gli stranieri che ci circondano: sono un esercito imponente.39Anche gli Arabi sono assoldati come suoi ausiliari; sono accampati al di là del torrente e sono pronti a venire a battaglia con te". Giuda andò incontro a loro.40Timòteo disse ai comandanti del suo esercito, mentre Giuda e il suo esercito si avvicinavano al torrente: "Se passerà per primo contro di noi, non potremo resistergli, perché sarà molto potente contro di noi.41Se invece si mostrerà titubante e porrà il campo al di là del fiume, andremo noi contro di lui e avremo la meglio".42Quando Giuda si avvicinò al corso d'acqua, dispose gli scribi del popolo lungo il torrente con questi ordini: "Non permettete che alcuno si fermi, ma vengano tutti a combattere".43Passò per primo contro i nemici e tutto il popolo dietro di lui. I pagani furono travolti davanti a lui, gettarono le armi e fuggirono nel tempio di Karnàin.44Conquistarono la città e appiccarono il fuoco al tempio con quanti c'erano dentro. Così Karnàin fu vinta e non poté resistere oltre di fronte a Giuda.45Giuda radunò tutti gli Israeliti che erano nella regione di Gàlaad dal più piccolo al più grande con le donne e i figli e gli averi, carovana sterminata, per andare nella Giudea.46Arrivarono a Efron, città posta sul percorso, grande e particolarmente forte, che non era possibile evitare da nessuna parte e bisognava passarvi in mezzo.47Gli abitanti della città avevano chiuso loro il passaggio barricando le porte con pietre.48Giuda mandò a far loro proposte pacifiche dicendo: "Attraverseremo il tuo paese solo per tornare al nostro, nessuno vi farà alcun male, solo passeremo a piedi". Ma non vollero aprirgli.49Giuda fece annunciare a tutta la truppa che ciascuno si accampasse dov'era.50I militari si fermarono e diedero l'assalto alla città tutto quel giorno e tutta la notte e la città dovette arrendersi.51Giuda passò tutti i maschi a fil di spada, la distrusse totalmente, ne prese le spoglie e attraversò la città sopra i cadaveri.52Poi attraversò il Giordano verso la grande pianura di fronte a Beisan.53Giuda sollecitava quelli che rimanevano indietro e confortava il popolo durante tutto il viaggio, finché giunsero nella Giudea.54Salirono il monte Sion in letizia e gioia e offrirono olocausti, perché senza aver perduto neppure uno di loro erano tornati felicemente.
55Nel tempo in cui Giuda e Giònata erano rimasti in Gàlaad e Simone loro fratello in Galilea di fronte a Tolemàide,56Giuseppe figlio di Zaccaria e Azaria, comandanti dell'esercito, vennero a sapere delle imprese gloriose e delle battaglie che avevano compiute57e dissero: "Facciamoci onore anche noi e usciamo a combattere contro i pagani che ci circondano".58Diedero ordine ai soldati che erano con loro e si diressero a Iamnia.59Ma Gorgia uscì dalla città con i suoi uomini incontro a loro per attaccarli.60Giuseppe e Azaria furono vinti e inseguiti fin nel territorio della Giudea e in quel giorno caddero circa duemila uomini del popolo di Israele.61Toccò questa grave sconfitta al popolo, perché non avevano ascoltato Giuda e i suoi fratelli, pensando di compiere gesta eroiche:62ma essi non erano della stirpe di quei valorosi, per le cui mani era stata compiuta la salvezza in Israele.
63Il prode Giuda e i suoi fratelli crebbero in grande fama presso tutto Israele e presso tutti i popoli ai quali giungeva notizia del loro nome;64si adunavano attorno a loro acclamandoli.
65Giuda con i suoi fratelli uscì ancora per combattere contro i figli di Esaù nella regione meridionale e colpì Ebron e le sue dipendenze, distrusse le sue fortezze e diede fuoco tutt'intorno alle sue torri.66Poi levò il campo per andare nel paese dei Filistei e attraversò Maresa.67In quel giorno caddero in battaglia sacerdoti, i quali, smaniosi di eroismi, erano usciti a combattere inconsideratamente.68Giuda piegò su Asdod, terra dei Filistei: distrusse i loro altari, bruciò le statue dei loro dèi, mise a sacco la loro città e fece ritorno in Giudea.
Giobbe 21
1Giobbe rispose:
2Ascoltate bene la mia parola
e sia questo almeno il conforto che mi date.
3Tollerate che io parli
e, dopo il mio parlare, deridetemi pure.
4Forse io mi lamento di un uomo?
E perché non dovrei perder la pazienza?
5Statemi attenti e resterete stupiti,
mettetevi la mano sulla bocca.
6Se io ci penso, ne sono turbato
e la mia carne è presa da un brivido.
7Perché vivono i malvagi,
invecchiano, anzi sono potenti e gagliardi?
8La loro prole prospera insieme con essi,
i loro rampolli crescono sotto i loro occhi.
9Le loro case sono tranquille e senza timori;
il bastone di Dio non pesa su di loro.
10Il loro toro feconda e non falla,
la vacca partorisce e non abortisce.
11Mandano fuori, come un gregge, i loro ragazzi
e i loro figli saltano in festa.
12Cantano al suono di timpani e di cetre,
si divertono al suono delle zampogne.
13Finiscono nel benessere i loro giorni
e scendono tranquilli negli inferi.
14Eppure dicevano a Dio: "Allontanati da noi,
non vogliamo conoscer le tue vie.
15Chi è l'Onnipotente, perché dobbiamo servirlo?
E che ci giova pregarlo?".
16Non hanno forse in mano il loro benessere?
Il consiglio degli empi non è lungi da lui?
17Quante volte si spegne la lucerna degli empi,
o la sventura piomba su di loro,
e infliggerà loro castighi con ira?
18Diventano essi come paglia di fronte al vento
o come pula in preda all'uragano?
19"Dio serba per i loro figli il suo castigo...".
Ma lo faccia pagare piuttosto a lui stesso e lo senta!
20Veda con i suoi occhi la sua rovina
e beva dell'ira dell'Onnipotente!
21Che cosa gli importa infatti della sua casa dopo
di sé,
quando il numero dei suoi mesi è finito?
22S'insegna forse la scienza a Dio,
a lui che giudica gli esseri di lassù?
23Uno muore in piena salute,
tutto tranquillo e prospero;
24i suoi fianchi sono coperti di grasso
e il midollo delle sue ossa è ben nutrito.
25Un altro muore con l'amarezza in cuore
senza aver mai gustato il bene.
26Nella polvere giacciono insieme
e i vermi li ricoprono.
27Ecco, io conosco i vostri pensieri
e gli iniqui giudizi che fate contro di me!
28Infatti, voi dite: "Dov'è la casa del
prepotente,
dove sono le tende degli empi?".
29Non avete interrogato quelli che viaggiano?
Non potete negare le loro prove,
30che nel giorno della sciagura è risparmiato il
malvagio
e nel giorno dell'ira egli la scampa.
31Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta
e di quel che ha fatto chi lo ripaga?
32Egli sarà portato al sepolcro,
sul suo tumulo si veglia
33e gli sono lievi le zolle della tomba.
Trae dietro di sé tutti gli uomini
e innanzi a sé una folla senza numero.
34Perché dunque mi consolate invano,
mentre delle vostre risposte non resta che inganno?
Salmi 106
1Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.
4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.
6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.
9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.
13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.
16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.
19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.
24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.
28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.
32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.
34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.
40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.
48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.
Isaia 38
1In quei giorni Ezechia si ammalò gravemente.
Il profeta Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: "Dice il Signore: Disponi riguardo alle cose della tua casa, perché morirai e non guarirai".
2Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore.3Egli disse: "Signore, ricordati che ho passato la vita dinanzi a te con fedeltà e con cuore sincero e ho compiuto ciò che era gradito ai tuoi occhi". Ezechia pianse molto.
4Allora la parola del Signore fu rivolta a Isaia:5"Va' e riferisci a Ezechia: Dice il Signore Dio di Davide tuo padre: Ho ascoltato la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco io aggiungerò alla tua vita quindici anni.6Libererò te e questa città dalla mano del re di Assiria; proteggerò questa città.7Da parte del Signore questo ti sia come segno che egli manterrà la promessa che ti ha fatto.8Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l'ombra sulla meridiana, che è già scesa con il sole sull'orologio di Acaz".
E il sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva disceso.
9Cantico di Ezechia re di Giuda, quando cadde malato e guarì dalla malattia.
10Io dicevo: "A metà della mia vita
me ne vado alle porte degli inferi;
sono privato del resto dei miei anni".
11Dicevo: "Non vedrò più il Signore
sulla terra dei viventi,
non vedrò più nessuno
fra gli abitanti di questo mondo.
12La mia tenda è stata divelta e gettata lontano da me,
come una tenda di pastori.
Come un tessitore hai arrotolato la mia vita,
mi recidi dall'ordito.
In un giorno e una notte mi conduci alla fine".
13Io ho gridato fino al mattino.
Come un leone, così egli stritola
tutte le mie ossa.
14Come una rondine io pigolo,
gemo come una colomba.
Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto.
Signore, io sono oppresso; proteggimi.15Che dirò? Sto in pena
poiché è lui che mi ha fatto questo.
Il sonno si è allontanato da me
per l'amarezza dell'anima mia.
16Signore, in te spera il mio cuore;
si ravvivi il mio spirito.
Guariscimi e rendimi la vita.
17Ecco, la mia infermità si è cambiata in salute!
Tu hai preservato la mia vita
dalla fossa della distruzione,
perché ti sei gettato dietro le spalle
tutti i miei peccati.
18Poiché non gli inferi ti lodano,
né la morte ti canta inni;
quanti scendono nella fossa
non sperano nella tua fedeltà.
19Il vivente, il vivente ti rende grazie
come io oggi faccio.
Il padre farà conoscere ai figli
la tua fedeltà.
20Il Signore si è degnato di aiutarmi;
per questo canteremo sulle cetre
tutti i giorni della nostra vita,
canteremo nel tempio del Signore.
21Isaia disse: "Si prenda un impiastro di fichi e si applichi sulla ferita, così guarirà".22Ezechia disse: "Qual è il segno per cui io entrerò nel tempio?".
Atti degli Apostoli 7
1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?".2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il 'Dio della gloria' apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,3'e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò'.4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate,5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, 'neppure quanto l'orma di un piede', ma gli promise 'di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui', sebbene non avesse ancora figli.6Poi Dio parlò così: 'La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni'.7'Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia', disse Dio: 'dopo potranno uscire e mi adoreranno' in questo luogo.8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e 'lo circoncise l'ottavo giorno' e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.9Ma i patriarchi, 'gelosi di Giuseppe, lo vendettero' schiavo 'in Egitto. Dio però era con lui'10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e 'gli diede grazia' e saggezza 'davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa'.11'Venne una carestia su tutto l'Egitto' e 'in Canaan' e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.12'Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano', vi inviò i nostri padri una prima volta;13la seconda volta Giuseppe 'si fece riconoscere dai suoi fratelli' e fu nota al faraone la sua origine.14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, 'settantacinque persone in tutto'.15E Giacobbe 'si recò in Egitto, e qui egli morì' come anche i nostri padri;16'essi furono poi trasportati in Sichem' e posti 'nel sepolcro che Abramo aveva acquistato' e pagato in denaro 'dai figli di Emor, a Sichem'.
17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo 'crebbe e si moltiplicò' in Egitto,18finché 'salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe'.19Questi, 'adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò' i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non 'sopravvivessero'.20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; 'egli fu allevato per tre mesi' nella casa paterna, poi,21essendo stato esposto, 'lo raccolse la figlia del faraone' e lo allevò 'come figlio'.22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere.23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai 'suoi fratelli, i figli di Israele',24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, 'uccidendo l'Egiziano'.25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero.26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro?27Ma 'quello che maltrattava il vicino' lo respinse, dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi'?28'Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano'?29'Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian', dove ebbe due figli.
30Passati quarant'anni, 'gli apparve nel deserto del monte' Sinai 'un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente'.31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:32'Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe'. Esterrefatto, Mosè non osava guardare.33'Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa'.34'Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto'.35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice'?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto.36Egli li fece uscire, compiendo 'miracoli e prodigi nella terra d'Egitto', nel Mare Rosso, e 'nel deserto per quarant'anni'.37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: 'Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me'.38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi.39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e 'si volsero' in cuor loro 'verso l'Egitto',40dicendo ad Aronne: 'Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto'.41E in quei giorni 'fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici' all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani.42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell''esercito del cielo', come è scritto nel libro dei Profeti:
43'Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati' per adorarli!
'Perciò vi deporterò al di là' di Babilonia.
44I nostri padri avevano nel deserto 'la tenda della testimonianza', come aveva ordinato colui che 'disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto'.45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella 'conquista dei popoli' che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide.46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò 'di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe';47'Salomone' poi 'gli edificò una casa'.48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:
49'Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?'
50'Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?'
51'O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie', voi sempre 'opponete resistenza allo Spirito Santo'; come i vostri padri, così anche voi.52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.
Capitolo X: Astenersi dai discorsi inutili
Leggilo nella Biblioteca1. Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.
2. Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.
3. Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.
DISCORSO 97 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MC 13, 32: "QUANTO POI AL GIORNO E ALL'ORA NESSUNO LI SA, NÉ GLI ANGELI DEL CIELO NÉ IL FIGLIO, MA IL PADRE SOLTANTO"
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaCi trovi preparati il nostro ultimo giorno.
1. Fratelli miei, poiché avete udito poc'anzi la Scrittura che ci esorta dicendo d'essere vigilanti a causa dell'ultimo giorno, ciascuno pensi al proprio ultimo giorno; e ciò per evitare che, allorché crederete o penserete che l'ultimo giorno del mondo è lontano, dormicchiate al vostro ultimo giorno. A proposito dell'ultimo giorno di questo mondo, avete sentito che cosa dice il Cristo, che cioè non ne conoscono la data né gli angeli del cielo, né il Figlio, ma soltanto il Padre 1. Quest'affermazione veramente racchiude un difficile problema: non dobbiamo pensare secondo la nostra mentalità umana che il Padre sappia qualcosa che non sappia il Figlio. Cristo però dicendo: Lo sa solo il Padre, disse certamente così in quanto anche il Figlio lo sa nel Padre. Che c'è infatti nel giorno che non sia stato fatto nel Verbo, per mezzo del quale fu fatto il giorno? "Nessuno - dice - cerchi di conoscere quando arriverà l'ultimo giorno ". Ma cerchiamo tutti di vigilare vivendo bene, perché l'ultimo giorno di ciascuno di noi non ci trovi impreparati e, come ciascuno uscirà di vita quaggiù nel proprio ultimo giorno, così venga trovato nell'ultimo giorno del mondo. Non ti sarà d'alcun aiuto ciò che non avrai fatto quaggiù. Per ciascuno saranno di sollievo o di tormento le proprie opere.
Fare buon uso del castigo della morte.
2. In che modo abbiamo cantato nel salmo al Signore? Pietà di me, Signore, poiché l'uomo mi opprime 2. Viene chiamato "uomo" uno che vive conforme alla natura umana. Per conseguenza a coloro che vivono secondo Iddio la Scrittura dice: Voi tutti siete dèi e figli dell'Altissimo 3. Ai reprobi invece, chiamati ad essere figli di Dio mentre preferirono essere semplici uomini, cioè vivere secondo la natura umana, la Scrittura dice: Voi invece morrete come uomini e cadrete come uno dei principi 4. Poiché il fatto che l'uomo è mortale gli deve servire per regolare la sua vita, non per montare in superbia. Di che cosa si vanta un verme destinato a morire in un domani? Fratelli, lo dico alla vostra Carità; i mortali superbi devono vergognarsi di fronte al diavolo. Esso infatti, benché superbo, è tuttavia immortale: è uno spirito, anche se cattivo. Per lui l'ultimo giorno è riservato per la fine come castigo; esso però non subisce la morte che invece abbiamo noi. L'uomo infatti si sentì dire: Morirai di morte 5. Faccia quindi buon uso del proprio castigo. Che significa quel che ho detto: "Faccia buon uso del proprio castigo"? Vuol dire: "Non monti in superbia per il fatto per cui ha ricevuto il castigo; si riconosca mortale e reprima l'alterigia. Ascolti la Scrittura che gli dice: Perché insuperbisce chi è polvere e cenere? 6". Anche se il diavolo insuperbisce, non è polvere o cenere. Ecco perché la Scrittura dice: Voi invece morrete come uomini, come uno dei principi cadrete 7. Voi non riflettete non fosse altro al fatto che siete mortali, eppure siete superbi come il diavolo. Tragga dunque l'uomo vantaggio dal suo castigo, fratelli; faccia buon uso del proprio male perché progredisca per il suo bene. Chi ignora che la morte è un castigo ed è inevitabile che noi moriamo e, quel ch'è peggio, non sappiamo quando? È una pena certa, ma la sua ora è incerta; tra gli eventi umani, di questa sola pena noi siamo certi.
La sola morte è certa.
3. Tutti gli altri nostri casi, buoni e cattivi, sono incerti; solo la morte è certa. Che significa ciò che dico? È stato concepito un bambino: forse nascerà, forse avverrà un aborto. In tal modo l'evento è incerto. Forse crescerà, forse non crescerà, forse arriverà alla vecchiaia, forse non ci arriverà; forse sarà ricco, forse povero; forse onorato, forse umiliato; forse avrà figli, forse non ne avrà; forse prenderà moglie, forse non la prenderà. E così per qualunque altro bene vorrai nominare. Considera anche i mali. Forse si ammalerà, forse non si ammalerà; forse sarà morso da un serpente, forse non sarà morso; forse sarà divorato da una belva, forse non lo sarà. E così considera tutti i mali. In ogni circostanza esiste l'alternativa: "Forse avverrà, forse non avverrà". Puoi forse dire: "Forse morrà, forse non morrà"? Allo stesso modo che i medici, quando diagnosticano una malattia e la riconoscono mortale, danno questo responso: "Morirà, non la scamperà". Dal momento che nasce un uomo, si deve dire: "Non la scamperà". Appena nato comincia a star male; quando muore mette fine alla malattia, ma non sa se va a cadere in una peggiore. Quel famoso ricco aveva finito un'infermità piena di godimenti, ma andò a finire in un'altra piena di tormenti; al contrario quel povero terminò l'infermità e giunse alla sanità 8. Questi però aveva già scelto prima quaggiù quel che avrebbe avuto poi; e aveva seminato quaggiù quel che mieté poi di là. Quando perciò siamo in questa vita, dobbiamo vigilare e dobbiamo scegliere ciò che potremo possedere nella vita futura.
Cristo ha vinto il mondo e lo vinceremo anche noi se saremo uniti a Dio.
4. Cerchiamo di non amare il mondo; esso opprime coloro che lo amano, non li conduce al bene. Bisogna sforzarci che non ci faccia prigionieri piuttosto che temere che perisca. Ecco, il mondo perisce, ma il cristiano persiste, perché Cristo non perisce. Perché mai, infatti, dice il Signore: Rallegratevi! poiché io ho vinto il mondo 9? Potremmo rispondergli, se fosse consentito: "Ma sei tu che devi rallegrarti. Se hai vinto tu, sei tu che devi rallegrarti. Perché dovremmo rallegrarci noi?". Per qual motivo ci dice: Rallegratevi, se non perché è per noi ch'egli ha vinto, è per noi ch'egli ha lottato? In qual modo infatti ha lottato? Per il fatto che ha preso la natura umana. Escludi la sua nascita dalla Vergine, escludi il fatto che si spogliò della sua divinità prendendo la natura di schiavo e divenendo simile agli uomini e per il suo comportamento fu riconosciuto come un vero uomo 10; se escludi ciò, come sarebbe stata possibile la lotta, il combattimento, la prova attraverso le sofferenze, la vittoria non preceduta dal combattimento? Al principio c'era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio. Egli era al principio con Dio. Per mezzo di lui è stato creato tutto e senza di lui non è stato creato nulla 11. Avrebbe potuto forse il giudeo crocifiggere questo Verbo? avrebbe forse l'empio potuto oltraggiarlo? Avrebbe potuto forse questo Verbo essere schiaffeggiato? essere coronato di spine? Perché potesse sopportare tutti questi patimenti il Verbo si fece carne 12, e, dopo aver subito queste sofferenze, è risuscitato e così ha vinto. Ha vinto dunque per noi, ai quali ha mostrato la certezza della risurrezione. Dirai dunque a Dio: Pietà di me, o Signore, perché un uomo mi ha calpestato 13. Tu non opprimerti e l'uomo non ti vincerà. Poiché, ecco, un potente ti spaventa. Come ti spaventa? "Ti spoglierò, ti farò condannare, torturare, uccidere". Allora tu griderai: Pietà di me, Signore, poiché un uomo mi ha calpestato. Se dirai la verità, è te stesso che tu hai nella mente. Poiché temi le minacce d'un uomo, è un morto colui che ti calpesta; e poiché non avresti paura se tu non fossi un uomo, è sempre un uomo che ti opprime. Qual rimedio c'è dunque? Amico, rimani unito a Dio, dal quale sei stato creato uomo; rimani attaccato a lui, confida in lui, invoca lui, la tua forza è lui. Digli: In te, Signore, è la mia forza 14. Allora al riparo dalle minacce degli uomini canterai; lo stesso Signore dice quello che potrai cantare in seguito: Spererò in Dio, non avrò paura di ciò che mi potrà fare un uomo 15.
1 - Mt 24, 36; cf Mc 13, 32.
2 - Sal 55, 2
3 - Sal 81, 6.
4 - Sal 81, 7.
5 - Gn 2, 17.
6 - Sir 10, 9.
7 - Sal 81, 7.
8 - Cf Lc 16, 22.
9 - Gv 16, 33.
10 - Cf. Fil 2, 7
11 - Gv 1, 1-3.
12 - Gv 1, 14.
13 - Sal 52, 2.
14 - Sal 55, 4.
15 - Sal 55, 12.
13 - Maria santissima compie trentatré anni e il suo corpo verginale resta con la perfezione originaria.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca855. La nostra gran Regina e signora, dopo che il suo santissimo Figlio ebbe compiuto dodici anni, si dedicò più assiduamente a quei divini e misteriosi esercizi di cui finora ho solo dato cenno. Al raggiungimento del diciottesimo anno di età del nostro Salvatore, secondo il computo fatto dalla sua incarnazione e dalla sua nascita, Maria santissima doveva avere trentatré anni. Io ritengo che questa sia un'età perfetta perché, considerando le parti in cui viene comunemente suddivisa l'esistenza degli uomini - siano esse sei o sette -, è quella in cui la crescita naturale raggiunge la sua completezza. In questa fase della vita alcuni sostengono che finisca la gioventù, mentre altri affermano che proprio qui abbia il suo inizio. Tuttavia qualsiasi suddivisione teniamo presente al trentatreesimo anno, ordinariamente, corrisponde il compimento della perfezione naturale. Difatti, come la luna quando raggiunge la sua pienezza inizia a decrescere, così da questa età in poi l'essere umano incomincia ad avvertire i primi sintomi del tramonto della vita per il declino delle forze della natura umana, mai permanente nello stesso stato. Superati i trentatré anni non solo il corpo non cresce più in altezza, ma anche quel piccolo aumento che riceve in larghezza e spessore non è aumento di perfezione, ma vizio di natura. Per questa ragione, Cristo nostro Signore morì compiuti trentatré anni, volendo aspettare che il suo sacro corpo raggiungesse la vetta della naturale perfezione. In questo modo offriva per noi la sua santissima umanità con tutti i doni della natura e della grazia, e così alla pienezza di grazia, che già possedeva, corrispondeva la completezza della natura umana perché nulla fosse tralasciato da sacrificare per il genere umano. Per questo stesso motivo si narra che l'Altissimo creò i nostri progenitori, Adamo ed Eva, nella perfezione corrispondente ai trentatré anni, sebbene a quella prima età e alla seconda del mondo, quando la vita era più lunga - suddividendo l'età degli uomini in sei o sette o in più o meno parti -, dovessero spettare molti più anni che adesso, perché secondo Davide a settanta incomincia la vecchiaia.
856. L 'Imperatrice dei cieli quando compì trentatré anni si ritrovò con il corpo verginale nella perfezione naturale. Era così bella e ben proporzionata in tutte le membra da destare non solo la meraviglia degli uomini, ma degli stessi spiriti angelici: aveva raggiunto in sommo grado tutte le qualità di una umana creatura. Inoltre, restò simile alla santissima umanità del Figlio, quando raggiunse la sua stessa età. Nel volto e nel colorito si rassomigliavano in modo straordinario, con la differenza che Cristo era perfettissimo uomo e sua Madre perfettissima donna. Negli altri mortali regolarmente incomincia da questa età il declino della naturale perfezione, perché diminuisce alquanto l'idratazione dei tessuti e l'ardore giovanile; inoltre si alterano gli umori, con la prevalenza di quelli negativi; iniziano ad imbiancarsi i capelli, a debilitarsi le forze, a corrugarsi il viso e a raffreddarsi il sangue; e tutto l'organismo umano senza che la medicina possa arrestare tale decadimento avanza verso la vecchiaia e la corruzione. In Maria santissima invece non fu così, perché la sua mirabile fisiologia e il suo vigore si conservarono in quella perfezione e in quello stato che ella aveva raggiunto nel trentatreesimo anno di età. E quando arrivò alla fine della vita, verso i settanta anni, come dirò a suo tempo, si ritrovò nella stessa integrità e con le stesse forze e disposizioni che il suo verginale corpo presentava quando aveva l'età di trentatré anni.
857. La gran Signora riconobbe il privilegio che le concedeva l'Altissimo e gliene rese grazie. Comprese anche che esso le veniva dato affinché si mantenesse sempre in lei la somiglianza con l'umanità del suo santissimo Figlio, con la differenza che il Signore avrebbe dato la sua vita in quell'età e Maria santissima l'avrebbe conservata più a lungo, sempre con questa somma perfezione. Quando la Regina del mondo raggiunse i trentatré anni, san Giuseppe, benché non fosse molto vecchio, era già debilitato nelle forze fisiche, perché le fatiche, i pellegrinaggi e le tribolazioni che aveva affrontato per sostentare la sua sposa ed il Signore del mondo lo avevano indebolito più dell'età. Il Signore stesso, che voleva farlo crescere nell'esercizio della pazienza e delle altre virtù, lasciò che patisse per alcune infermità - come dirò nel capitolo seguente - che gli impedivano il lavoro manuale. Essendo a conoscenza di tutto ciò, la prudentissima Signora - che sempre aveva stimato, amato e servito il suo sposo più che ogni altra donna del mondo il proprio marito - gli parlò dicendo: «Sposo e signor mio, mi riconosco molto obbligata per la vostra fedeltà, per il vostro lavoro e per la cura che sempre avete avuto. Con il sudore della vostra fronte sinora avete alimentato me, vostra serva, ed il mio santissimo figlio, vero Dio; in questa sollecitudine avete consumato le vostre forze e avete speso gran parte della vostra vita, proteggendomi e dandovi pensiero della mia. Per tali opere sarete ricompensato dalla mano dell'Altissimo con la dolcezza e le benedizioni che meritate. Vi supplico ora, signor mio, di riposarvi, perché le vostre deboli forze non possono più sostenere la fatica del lavoro. Io voglio esservi grata e da questo momento in poi desidero prestarvi servizio per tutto il tempo che il Signore ci darà da vivere».
858. Il santo ascoltò il discorso della sua dolcissima sposa, versando lacrime di giubilo e di umile ringraziamento. E benché le chiedesse con insistenza il permesso per continuare a lavorare, infine si arrese alle preghiere della beata Vergine e le obbedì. Interruppe così il lavoro manuale con il quale procurava il sostentamento per tutti e tre e gli strumenti del mestiere di falegname furono dati in elemosina, affinché in quella casa non vi fosse niente di inutile e di superfluo. San Giuseppe libero da quella preoccupazione dedicò tutto se stesso alla contemplazione dei misteri che serbava nell'animo e all'esercizio delle virtù, rimanendo felice e beato a colloquio con la divina Sapienza e con la Madre in cui si era incarnata. Giunse l'uomo di Dio a tale pienezza di santità da superare tutti, eccetto la sua celeste sposa. La Signora del cielo ed il suo santissimo Figlio assistevano e servivano il fedelissimo santo nelle sue infermità; lo consolavano ed incoraggiavano con tanta cura e premura che non ho parole per descrivere gli effetti di umiltà, riverenza ed amore che questo beneficio suscitava nel cuore grato e sincero di san Giuseppe. Tutto ciò senza dubbio destò l'ammirazione e il gaudio degli spiriti angelici e il sommo compiacimento dell'Altissimo.
859. Da allora in poi la Signora del mondo si fece carico di sostentare con il proprio lavoro il suo santissimo Figlio e il suo sposo; così disponeva l'eterna sapienza, affinché ella raggiungesse il culmine di ogni virtù e di ogni merito e fosse di esempio e di turbamento per i figli di Adamo e di Eva. Questa donna perfetta, vestita di bellezza e di fortezza, che a quell'età si cinse di coraggio e potenziò il suo braccio per stendere le mani ai poveri, per comprare il campo e per piantare la vigna con il frutto della sua fatica, fu a noi proposta come modello. Come dice il Saggio, confidò in lei il cuore del suo uomo: non solo il cuore del suo sposo Giuseppe, ma anche quello di suo figlio, vero Dio e vero uomo, maestro della povertà, il più povero tra i poveri; e né l'uno e né l'altro rimasero delusi. La gran Regina incominciò a lavorare più di prima, filando e tessendo lino e lana, ed eseguendo misteriosamente tutto quello che Salomone disse di lei nei Proverbi al capitolo trentunesimo. E poiché ho già parlato di questo alla fine della prima parte non ritengo opportuno doverlo ripetere ora, benché molte cose descritte e sopradette riguardino il modo mirabile in cui la nostra Regina ottemperò alle opere esterne e materiali.
860. Al Signore non sarebbero mancati i mezzi per sostentare la sua vita umana, quella della sua santissima Madre e quella di san Giuseppe, poiché poteva farlo anche con la parola divina, non vivendo l'uomo di solo di pane, come egli stesso disse. Difatti, ogni giorno egli avrebbe potuto provvedere al cibo miracolosamente, ma sarebbe mancata al mondo la testimonianza di Maria santissima, signora di tutto il creato, che lavorava per procurarsi il vitto; inoltre alla stessa Vergine, senza questo merito, sarebbe venuto meno tale riconoscimento. Il Maestro della nostra salvezza dispose tutto ciò con mirabile provvidenza per la gloria della gran Regina e per il nostro insegnamento. Non sono sufficienti le parole per esprimere la diligenza e la sollecitudine con cui ella prudentemente provvedeva a tutto. Lavorava molto e per custodire il raccoglimento si lasciava assistere da una sua vicina, che altre volte ho menzionato. Questa fortunatissima donna smerciava i lavori fatti da Maria santissima, portandole dopo ciò che le era necessario. Quando la gran Signora le diceva quello che doveva eseguire o recarle, mai lo faceva con autorità, ma pregandola con somma umiltà. E per poter conoscere le sue intenzioni, le domandava se voleva o aveva il piacere di farlo. La divina Madre preparava per san Giuseppe vivande di carne, mentre lei ed il suo santissimo Figlio si alimentavano solo di pesce, frutta e verdura, con mirabile temperanza ed osservando l'astinenza. La povertà di ogni cibo veniva supplita dalla cura e dal sapore con cui la divina Principessa lo preparava, e dall'amabilità con cui lo condiva. La nostra premurosa Signora dormiva poco ed alcune volte trascorreva gran parte della notte lavorando: il Signore ora lo permetteva più di quando avevano soggiornato in Egitto. Ogni tanto succedeva che il lavoro non fosse sufficiente a fronteggiare le spese di tutto ciò che era necessario, perché avendo bisogno san Giuseppe di speciali cure occorreva spendere più per lui che per il vitto e per i vestiti. Entrava allora in azione la potenza di Cristo nostro Signore, moltiplicando le cose che erano in casa oppure ordinando agli angeli di portare l'indispensabile. Ordinariamente operava queste meraviglie per mezzo della sua santissima Madre, disponendo che in poco tempo ella lavorasse fruttuosamente con le sue mani.
Insegnamento della Regina del cielo
861. Figlia mia, con tutto quello che hai scritto sul mio lavoro, hai ottenuto un'altissima dottrina per regolarti ed imitarmi; affinché non la dimentichi del tutto te la sintetizzo in questi insegnamenti. Voglio che tu metta in pratica tre virtù che io stessa esercitavo e su cui i mortali poco riflettono: prudenza, carità e giustizia. Con la prudenza devi prevedere le necessità del tuo prossimo e il modo di sovvenirle compatibilmente al tuo stato, e con la carità devi agire con diligenza ed amore per porvi rimedio. La giustizia ti obbliga invece ad intervenire nel modo in cui avresti potuto desiderarlo per te stessa e secondo la brama del bisognoso. Impiega i tuoi occhi per chi non li ha; guida con i gesti chi non ha orecchi per intendere; fai lavorare le tue mani per chi non le ha. E benché questo insegnamento debba orientarti sempre nel campo spirituale, voglio comunque che tu lo metta anche in pratica in quello materiale, così da imitarmi fedelmente. Io prevenni le necessità del mio sposo e mi dedicai a servirlo ed a sostentarlo, considerando ciò come mio dovere; e con ardente carità eseguii questo lavorando fino a quando egli morì. Il Signore mi aveva donato Giuseppe perché mi sostentasse, come fece con somma fedeltà per tutto il tempo in cui ebbe le forze; eppure, quando queste gli vennero a mancare mi sentii obbligata a servirlo. Lo stesso Signore dava allora a me tali energie, per cui sarebbe stata grande mancanza non corrispondervi con tenerezza e fedeltà.
862. I figli della Chiesa non badano a questo esempio e così fra loro è subentrata un'empia perversità, che muove il giusto giudice a castigarli con severità. Tutti i mortali nascendo sono destinati a lavorare e non solo perché a causa del peccato originale hanno meritato la fatica come pena, ma perché con la creazione del primo uomo è stato generato il lavoro stesso. Tuttavia il travaglio non è stato ripartito in modo equo fra tutti. I più potenti e ricchi e quelli che il mondo chiama signori e nobili cercano di esentarsi da questa legge comune, e fanno in modo che la fatica ricada tutta sopra gli umili e i poveri, lasciando che questi sostentino col proprio sudore il loro fasto e la loro superbia. E così accade che il misero e il debole serva il forte e il potente. Molti superbi sono talmente impregnati di questa perversità da giungere a pensare che un tale ossequio sia loro dovuto; forti di tale convinzione calpestano, opprimono e disprezzano i poveri ed hanno la presunzione di credere che questi debbano vivere solo per servirli e per fare loro godere l'ozio e le delizie del mondo e dei suoi beni. Inoltre questi uomini sfruttano i loro simili e non li pagano neanche con uno scarso stipendio. Riguardo al fatto che i poveri e tutti coloro che servono non sono doverosamente ricompensati, e riguardo a tutto ciò che hai compreso su tale questione, avresti potuto descrivere anche le gravi malvagità che si commettono contro la volontà dell'Altissimo. Sappi dunque che, siccome questi sfruttatori sovvertono la giustizia e il diritto e non vogliono rendersi partecipi della fatica degli uomini, si muterà per loro l'ordine della misericordia che viene accordata ai piccoli ed ai disprezzati; intrappolati nella pesante oziosità dalla loro superbia saranno castigati con i demoni che hanno imitato.
863. Tu, o carissima, stai attenta a non cadere in questo inganno; tieni sempre presente il mio esempio ed esegui il lavoro che ti è assegnato. Allontanati dai figli di Belial, che vivendo nell'ozio cercano il plauso della vanità e non lavorano. Non ti reputare abbadessa né superiora, ma schiava delle tue suddite, soprattutto della più debole ed umile; sii premurosa serva di tutte quante indistintamente. Assistile, se sarà necessario, e lavora per procurare loro il sostentamento. Devi persuaderti che ciò spetta a te non solo come superiora, ma anche perché la religiosa è tua sorella, figlia del tuo stesso Padre celeste e creatura del Signore, tuo sposo. Tu devi faticare più di ogni altra, come colei che meritando meno ha ricevuto più di tutte dalla liberale mano dell'Altissimo. E riguardo alle inferme, cerca di esentarle dal lavoro, facendolo tu per loro. Cerca di non opprimere le altre con il compito che ti viene assegnato e che potresti sostenere, ma carica sopra le tue spalle, per quanto ti sarà possibile, la fatica di tutte, come loro serva, poiché così desidero che ti giudichi. E quando non lo potrai fare, ma sarà necessario distribuire i lavori manuali tra le tue suddite, cerca di comportarti equamente, non gravando di maggior peso quella che, umile e debole, resisterebbe meno. Anzi voglio che cerchi di umiliare quella che è più altera e superba e che si applica di malavoglia nel lavoro; ciò però eseguilo senza asprezza, per non irritare nessuna, e con umile prudenza e severità obbliga le religiose più tiepide e quelle di temperamento difficile a sottomettersi al giogo della santa obbedienza. In tal modo ottemperi al tuo dovere, metti pace nella tua coscienza ed ottieni per loro il beneficio più grande che ti è possibile, cercando di farlo apparire tale ai loro occhi. Conseguirai tutto questo non usando preferenze di persone ed assegnando, con equità, a ciascuna quel lavoro che può sostenere e ciò che le è necessario. Inoltre, se faticherai per prima in quello che è più difficile, le tue religiose vedendoti si sentiranno obbligate ad aborrire l'ozio e la pigrizia: acquisterai così un'umile libertà per comandarle. Ed ancora, quello che puoi fare non lo caricare sulle spalle di un'altra, affinché tu possa godere il frutto e il premio del tuo travaglio, imitandomi ed ubbidendo a tutto ciò che ti consiglio ed ordino.
4-44 Gennaio 4, 1901 Stato infelice d’un anima senza Dio.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Dopo aver passato giorni amarissimi di privazione e di turbazione, mi sentivo dentro di me un mistico inferno. Senza di Gesù tutte le mie passioni hanno uscito alla luce, e spandendo ognuna le loro tenebre, mi hanno oscurato in modo che non sapevo più dove mi trovavo. Quanto è infelice lo stato di un’anima senza Dio! Basta dire che senza di Dio, l’anima sente ancor vivente dentro di sé l’inferno; tale era il mio stato, mi sentivo straziare l’anima da pene infernali. Chi può dire quello che ho passato? Per non fare lungherie passo innanzi. Quindi, questa mattina avendo fatto la comunione, stando nel sommo dell’afflizione ho sentito dentro di me muovere Nostro Signore, io vedendo la sua immagine ho voluto guardare se fosse di legno oppure vivo di carne; ho guardato ed era il Crocifisso vivo di carne che guardandomi mi ha detto:
(2) “Se la mia immagine dentro di te fosse di legno, l’amore sarebbe apparente, perché il solo amore vero e sincero, unito alla mortificazione, mi fa rinascere vivo, crocifisso nel cuore di chi mi ama”.
(3) Io nel vedere il Signore avrei voluto sottrarmi dalla sua presenza, tanto mi vedevo cattiva, ma Lui ha ripreso a dire:
(4) “Dove vuoi andare? Io sono luce, e la mia luce dovunque tu vai t’investe da per tutto”.
(5) Alla presenza di Gesù, alla luce, alla voce, le mie passioni sono scomparse, non so io stessa dove sono andate, sono rimasta come una bambina e sono ritornata in me stessa, tutta cambiata. Sia tutto a gloria di Dio ed a bene dell’anima mia.