Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 10° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 7
1Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate -3i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi,4e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame -5quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?".6Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
'Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me'.
7'Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini'.
8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini".9E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione.10Mosè infatti disse: 'Onora tuo padre e tua madre', e 'chi maledice il padre e la madre sia messo a morte'.11Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me,12non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre,13annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".
14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene:15non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo".16.
17Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola.18E disse loro: "Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo,19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?". Dichiarava così mondi tutti gli alimenti.20Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo.21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi,22adultéri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.23Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo".
24Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.25Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi.26Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia.27Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini".28Ma essa replicò: "Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli".29Allora le disse: "Per questa tua parola va', il demonio è uscito da tua figlia".
30Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato.
31Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.32E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.33E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!".35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano37e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!".
Secondo libro dei Re 8
1Eliseo aveva detto alla donna a cui aveva risuscitato il figlio: "Alzati e vattene con la tua famiglia; dimora fuori del tuo paese, dovunque troverai da star bene, perché il Signore ha chiamato la carestia, che verrà sul paese per sette anni".2La donna si era alzata e aveva fatto come aveva detto l'uomo di Dio. Se ne era andata con la sua famiglia nel paese dei Filistei, per sette anni.3Al termine dei sette anni, la donna tornò dal paese dei Filistei e andò dal re a reclamare la sua casa e il suo campo.4Il re stava parlando con Ghecazi, servo dell'uomo di Dio, e diceva: "Narrami tutte le meraviglie compiute da Eliseo".5Costui stava narrando al re come aveva risuscitato il morto, quand'ecco si presenta al re la donna a cui aveva risuscitato il figlio, per riavere la sua casa e il suo campo. Ghecazi disse: "Re, mio signore, questa è la donna e questo è il figlio risuscitato da Eliseo".6Il re interrogò la donna, che gli narrò il fatto. Il re l'affidò a un funzionario dicendo: "Restituiscile quanto le appartiene e la rendita intera del campo, dal giorno del suo abbandono del paese fino ad ora".
7Eliseo andò a Damasco. A Ben-Hadàd, re di Aram, che era ammalato, fu riferito: "L'uomo di Dio è venuto fin qui".8Il re disse a Cazaèl: "Prendi un dono e va' incontro all'uomo di Dio e per suo mezzo interroga il Signore, per sapere se guarirò o no da questa malattia".9Cazaèl gli andò incontro prendendo con sé, in regalo, tutte le cose più squisite di Damasco, con cui caricò quaranta cammelli. Arrivato, si fermò davanti a lui e gli disse: "Tuo figlio, Ben-Hadàd, re di Aram, mi ha mandato da te con la domanda: Guarirò o no da questa malattia?".10Eliseo gli disse: "Va' a dirgli: Tu guarirai; ma il Signore mi ha mostrato che egli certamente morirà".11Poi, con sguardo fisso, si irrigidì a lungo; alla fine l'uomo di Dio si mise a piangere.12Cazaèl disse: "Signor mio, perché piangi?". Quegli rispose: "Perché so quanto male farai agli Israeliti: brucerai le loro fortezze, ucciderai di spada i loro giovani, sfracellerai i loro bambini, sventrerai le loro donne incinte".13Cazaèl disse: "Ma che sono io tuo servo? Un cane potrebbe attuare questa grande predizione?". Eliseo rispose: "Il Signore mi ha mostrato che tu diventerai re di Aram".14Quegli si separò da Eliseo e ritornò dal suo padrone, che gli domandò: "Che ti ha detto Eliseo?". Rispose: "Mi ha detto: Certo guarirai".15Il giorno dopo costui prese una coperta, l'immerse nell'acqua e poi la stese sulla faccia del re che morì. Al suo posto divenne re Cazaèl.
16Nell'anno quinto di Ioram figlio di Acab, re di Israele, divenne re Ioram figlio di Giòsafat re di Giuda.17Quando divenne re aveva trentadue anni; regnò otto anni in Gerusalemme.18Camminò per la strada dei re di Israele, come aveva fatto la famiglia di Acab, perché sua moglie era figlia di Acab. Fece ciò che è male agli occhi del Signore.19Il Signore, però, non volle distruggere Giuda a causa di Davide suo servo, secondo la promessa fattagli di lasciargli sempre una lampada per lui e per i suoi figli.20Durante il suo regno Edom si ribellò al potere di Giuda e si elesse un re.21Allora Ioram passò a Zeira con tutti i suoi carri. Egli si mosse di notte e sconfisse gli Idumei che l'avevano accerchiato, insieme con gli ufficiali dei carri; così il popolo fuggì nelle tende.22Edom, ribellatosi al potere di Giuda, ancora oggi è indipendente. In quel tempo anche Libna si ribellò.
23Le altre gesta di Ioram, tutte le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.24Ioram si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con essi nella città di Davide, e al suo posto divenne re suo figlio Acazia.
25Nell'anno decimosecondo di Ioram figlio di Acab, re di Israele, divenne re Acazia figlio di Ioram, re di Giuda.26Quando divenne re, Acazia aveva ventidue anni; regnò un anno in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia, figlia di Omri re di Israele.27Imitò la condotta della casa di Acab; fece ciò che è male agli occhi del Signore, come aveva fatto la casa di Acab, perché era imparentato con la casa di Acab.28Egli con Ioram figlio di Acab andò in guerra contro Cazaèl re di Aram, in Ramot di Gàlaad; ma gli Aramei ferirono Ioram.29Allora il re Ioram andò a curarsi in Izrèel per le ferite ricevute dagli Aramei in Ramot, mentre combatteva contro Cazaèl re di Aram. Acazia figlio di Ioram, re di Giuda, scese a visitare Ioram figlio di Acab in Izreèl, perché costui era malato.
Sapienza 13
1Davvero stolti per natura tutti gli uomini
che vivevano nell'ignoranza di Dio.
e dai beni visibili non riconobbero colui che è,
non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere.
2Ma o il fuoco o il vento o l'aria sottile
o la volta stellata o l'acqua impetuosa
o i luminari del cielo
considerarono come dèi, reggitori del mondo.
3Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi,
pensino quanto è superiore il loro Signore,
perché li ha creati lo stesso autore della bellezza.
4Se sono colpiti dalla loro potenza e attività,
pensino da ciò
quanto è più potente colui che li ha formati.
5Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature
per analogia si conosce l'autore.
6Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero,
perché essi forse s'ingannano
nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo.
7Occupandosi delle sue opere, compiono indagini,
ma si lasciano sedurre dall'apparenza,
perché le cosa vedute sono tanto belle.
8Neppure costoro però sono scusabili,
9perché se tanto poterono sapere da scrutare l'universo,
come mai non ne hanno trovato più presto il padrone?
10Infelici sono coloro le cui speranze sono in cose morte
e che chiamarono dèi i lavori di mani d'uomo,
oro e argento lavorati con arte,
e immagini di animali,
oppure una pietra inutile, opera di mano antica.
11Se insomma un abile legnaiuolo,
segato un albero maneggevole,
ne raschia con diligenza tutta la scorza
e, lavorando con abilità conveniente,
ne forma un utensile per gli usi della vita;
12raccolti poi gli avanzi del suo lavoro,
li consuma per prepararsi il cibo e si sazia.
13Quanto avanza ancora, buono proprio a nulla,
legno distorto e pieno di nodi,
lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero;
senza impegno, per diletto, gli dà una forma,
lo fa simile a un'immagine umana
14oppure a quella di un vile animale.
Lo vernicia con minio, ne colora di rosso la superficie
e ricopre con la vernice ogni sua macchia;
15quindi, preparatagli una degna dimora,
lo pone sul muro, fissandolo con un chiodo.
16Provvede perché non cada,
ben sapendo che non è in grado di aiutarsi da sé;
esso infatti è solo un'immagine e ha bisogno di aiuto.
17Eppure quando prega per i suoi beni,
per le sue nozze e per i figli,
non si vergogna di parlare a quell'oggetto inanimato;
per la sua salute invoca un essere debole,
18per la sua vita prega un morto:
per un aiuto supplica un essere inetto,
per il suo viaggio chi non può neppure camminare;
19per acquisti, lavoro e successo negli affari,
chiede abilità ad uno che è il più inabile di mani.
Salmi 20
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2Ti ascolti il Signore nel giorno della prova,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
3Ti mandi l'aiuto dal suo santuario
e dall'alto di Sion ti sostenga.
4Ricordi tutti i tuoi sacrifici
e gradisca i tuoi olocausti.
5Ti conceda secondo il tuo cuore,
faccia riuscire ogni tuo progetto.
6Esulteremo per la tua vittoria,
spiegheremo i vessilli in nome del nostro Dio;
adempia il Signore tutte le tue domande.
7Ora so che il Signore salva il suo consacrato;
gli ha risposto dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra.
8Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli,
noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio.
9Quelli si piegano e cadono,
ma noi restiamo in piedi e siamo saldi.
10Salva il re, o Signore,
rispondici, quando ti invochiamo.
Ezechiele 25
1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, rivolgiti agli Ammoniti e predici contro di loro.3Annunzierai agli Ammoniti: Udite la parola del Signore Dio. Dice il Signore Dio: Poiché tu hai esclamato: Ah! Ah! riguardo al mio santuario poiché è stato profanato, riguardo al paese di Israele perché è stato devastato, e riguardo alla casa di Giuda perché condotta in esilio,4per questo:
Ecco, io ti do in mano ai figli d'oriente.
Metteranno in te i loro accampamenti,
e in mezzo a te pianteranno le loro tende:
mangeranno i tuoi frutti e berranno il tuo latte.
5Farò di Rabbà una stalla da cammelli
e delle città di Ammòn un ovile per pecore.
Allora saprete che io sono il Signore".
6Perché dice il Signore Dio:
"Siccome hai battuto le mani,
hai pestato i piedi in terra e hai gioito in cuor tuo
con pieno disprezzo per il paese d'Israele,
7per questo, eccomi:
Io stendo la mano su di te
e ti darò in preda alle genti;
ti sterminerò dai popoli
e ti cancellerò dal numero delle nazioni.
Ti annienterò e allora saprai che io sono il Signore".
8Dice il Signore Dio:
"Poiché Moab e Seir hanno detto:
Ecco, la casa di Giuda è come tutti gli altri popoli,
9ebbene, io apro il fianco di Moab,
in tutto il suo territorio anniento le sue città,
decoro del paese,
Bet-Iesimòt, Baal-Meòn, Kiriatàim,
10e le do in possesso ai figli d'oriente,
come diedi loro gli Ammoniti,
perché non siano più ricordati fra i popoli.
11Così farò giustizia di Moab
e sapranno che io sono il Signore".
12Dice il Signore Dio: "Poiché Edom ha sfogato crudelmente la sua vendetta contro la casa di Giuda e s'è reso colpevole vendicandosi su di essa,13per questo, così dice il Signore Dio:
Anch'io stenderò la mano su Edom,
sterminerò in esso uomini e bestie
e lo ridurrò a un deserto.
Da Teman fino a Dedan cadranno di spada.
14La mia vendetta su Edom la compirò
per mezzo del mio popolo, Israele,
che tratterà Edom secondo la mia ira e il mio sdegno.
Si conoscerà così la mia vendetta".
Oracolo del Signore Dio.
15Dice il Signore Dio: "Poiché i Filistei si son vendicati con animo pieno di odio e si son dati a sterminare, mossi da antico rancore,16per questo, così dice il Signore Dio:
Ecco, io stendo la mano sui Filistei,
sterminerò i Cretei e annienterò
il resto degli abitanti sul mare.
17Farò su di loro terribili vendette,
castighi furiosi,
e sapranno che io sono il Signore,
quando eseguirò su di loro la vendetta".
Atti degli Apostoli 13
1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati".3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.
4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.8Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.
13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!".
16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, 'e con braccio potente li condusse via di là'.18Quindi, 'dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto',19'distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità' quelle terre,20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: 'Ho trovato Davide', figlio di Iesse, 'uomo secondo il mio cuore'; egli adempirà tutti i miei voleri.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato;28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso.29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:
'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.'
34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:
'Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure.'
35Per questo anche in un altro luogo dice:
'Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.'
36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione.37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:
41'Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata'!".
42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.
44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.47Così infatti ci ha ordinato il Signore:
'Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra'".
48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Capitolo VII:L’esame di coscienza e il proposito di correggersi
Leggilo nella BibliotecaParola del Diletto
1. Sopra ogni cosa è necessario che il sacerdote di Dio si appresti a celebrare, a toccare e a mangiare questo sacramento con somma umiltà di cuore e supplice reverenza, con piena fede e devota intenzione di dare gloria a Dio. Esamina attentamente la tua coscienza; rendila, per quanto ti è possibile, pura e luminosa per mezzo del sincero pentimento e dell'umile confessione dei tuoi peccati, cosicché nulla di grave tu abbia, o sappia di avere, che ti sia di rimprovero e ti impedisca di accedere liberamente al Sacramento. Abbi dispiacere di tutti i tuoi peccati in generale; e maggiormente, in particolare, abbi dolere e pianto per le tue colpe di ogni giorno. Se poi ne hai il tempo, confessa a Dio, nel segreto del tuo cuore, tutte le miserie delle tue passioni. Piangi e ti rincresca di essere ancora così legato alla carne e al mondo; così poco mortificato di fronte alle passioni e così pieno di impulsi di concupiscenza; così poco vigilante su ciò che percepiscono di fuori i sensi, così spesso perduto dietro a vane fantasie; così fortemente inclinato verso le cose esteriori e così poco attento a ciò che è dentro di noi; così facile al riso e alla dissipazione e così restio al pianto e alla compunzione; così pronto alla rilassatezza e alle comodità materiali, così pigro, invece, al rigore e al fervore; così avido di udire o vedere cose nuove e belle, e così lento ad abbracciare ciò che è basso e spregevole; così smanioso di molto possedere e così tenace nel tenere per te; così sconsiderato nel parlare e così incapace di tacere; così disordinato nella condotta e così avventato nell'agire; così profuso nel cibo; così sordo alla parola di Dio; così sollecito al riposo e così tardo al lavoro; così attento alle chiacchiere, così pieno di sonno nelle sacre veglie, compiute distrattamente affrettandone col desiderio la fine; così negligente nell'adempiere alle Ore, così tiepido nella celebrazione della Messa, così arido nella Comunione; così facilmente distratto, così di rado pienamente raccolto in te stesso; così subitamente mosso all'ira, così facile a far dispiacere agli altri; così proclive a giudicare, così severo nell'accusare; così gioioso quando le cose ti vanno bene e così poco forte nelle avversità; così facile nel proporti di fare molte cose buone, ma capace, invece, di realizzarne ben poche.
2. Confessati e deplorati, con dolore e con grande amarezza per la tua fragilità, questi e gli altri tuoi difetti, fa' il fermo proponimento di correggere per sempre la tua vita e di progredire maggiormente. Dopo di che, rimettendo a me completamente ogni tua volontà, offri te stesso sull'altare del tuo cuore, a gloria del mio nome, sacrificio perpetuo, affidando a me con fede il tuo corpo e la tua anima; cosicché tu ottenga di accostarti degnamente ad offrire a Dio la Messa e a mangiare il sacramento del mio corpo, per la tua salvezza. Non v'è dono più appropriato; non v'è altro modo per riscattare e cancellare pienamente i peccati, all'infuori della totale e perfetta offerta di se stessi a Dio, nella Messa e nella Comunione, insieme con l'offerta del corpo di Cristo. Se uno farà tutto quanto gli è possibile e si pentirà veramente, ogni volta che verrà a me per ottenere il perdono e la grazia, "Io vivo, dice il Signore, e non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva" (Ez 33,11): "giacché più non mi ricorderò dei suoi peccati" (Eb 10,17), ma tutti gli saranno rimessi.
Contro Fausto Manicheo - Libro diciasettesimo
Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona
Leggilo nella BibliotecaDubbio sull'autenticità di Matteo. Scrivendo di sé perché non si espresse in prima persona?
1. FAUSTO. Perché non accogliete la Legge e i Profeti, dal momento che Cristo ha detto di non essere venuto ad abolirli, ma a dar loro compimento 1? Chi attesta che Gesù abbia detto questo? Matteo. Dove l'ha detto? Sul monte. Alla presenza di chi? Di Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni - soltanto questi quattro: gli altri, infatti, non erano ancora stati scelti, né lo stesso Matteo -. Uno di questi quattro, dunque, cioè Giovanni, scrisse il Vangelo? Sì. In qualche luogo egli menziona questa dichiarazione? No. In che modo, dunque, ciò che Giovanni - che fu sul monte - non attesta, poté essere scritto da Matteo, che divenne seguace di Cristo molto tempo dopo che Gesù scese dal monte? In primo luogo, perciò, il dubbio riguarda questo: se Gesù abbia detto qualcosa di tal fatta, dal momento che il testimone opportuno tace, mentre parla il meno adatto. Così nel frattempo abbiamo concesso che Matteo ci ingannasse, finché non proviamo che non ha scritto lui queste cose, ma un altro (non so chi), sotto il suo nome: ce lo insegna la stessa narrazione indiretta del testo dello stesso Matteo. Che dice infatti? Andando via di là, Gesù vide un uomo seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: Seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì 2. E chi dunque, scrivendo di sé, scriverebbe: " Vide un uomo, e gli disse: Seguimi, e lo seguì ", e non direbbe piuttosto: " Mi vide, e mi disse: Seguimi, e lo seguii ", se non perché è evidente che non Matteo ha scritto ciò ma un altro sotto suo nome? Se Matteo l'avesse scritto non sarebbe neanche vero poiché non era presente quando Gesù diceva queste cose sul monte; quanto più non si dovrà credere, poiché non l'ha scritto Matteo, ma un altro prendendo a prestito i nomi di Gesù e Matteo!
Se la Legge e i Profeti sono perfetti, secondo Dio, perché Gesù doveva dichiarare di portarli a compimento?
2. Che cosa si potrebbe offrire maggiormente per intendere che abbia abolito la legge, di quanto si evince dal discorso stesso con il quale insegna a non credere che fosse venuto ad abolirla? Se non avesse fatto niente del genere, infatti, i Giudei non avrebbero potuto sospettarlo. Ma dice: Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge. Suvvia, dunque! Se i Giudei gli avessero detto: " Quali fra le tue azioni, d'altra parte, potrebbero indurci a sospettare questo? Forse perché deridi la circoncisione, violi il sabato, rifiuti i sacrifici, non fai distinzione tra i cibi? ", questa sarebbe dunque la risposta: " Non pensate... "? E cosa più di questo, quale distruzione più evidente della Legge e dei Profeti? Altrimenti, se questo significa dare compimento alla legge, in cosa consisterà la sua abolizione? In che cosa, dal momento che, infatti, la Legge ed i Profeti non godono neppure del compimento, a tal punto si considerano compiuti e perfetti e il loro autore e Padre si indigna sia se ad essi si aggiunge che se si sottrae, così da dire nel Deuteronomio: Badate dunque di fare come il Signore vostro vi ha comandato; non ve ne discostate né a destra né a sinistra; non vi aggiungerai nulla e nulla ne toglierai, ma nei medesimi persevererai, affinché ti benedica Dio tuo 3? Perciò sia che Gesù abbia aggiunto qualcosa alla Legge ed ai Profeti per portarli a compimento - in tal caso sembra aver deviato verso destra -; sia che abbia sottratto per abolire - in tal caso sembra aver deviato verso sinistra -: comunque ha offeso l'autore della legge. Di conseguenza questo versetto o ha un altro significato o è falso.
Matteo non fu presente quando Cristo parlò, ma neppure Manicheo né quanti oggi credono in Cristo.
3. AGOSTINO. O sorprendente follia, il non voler prestar fede a Matteo che narra qualcosa che riguarda Cristo, e voler credere ad un Manicheo! Se Matteo non fu presente quando Cristo disse: Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma per dare compimento 4, e per questo non gli si dovrebbe credere; fu forse presente Manicheo o era già nato quando Cristo apparve tra gli uomini? Secondo questa regola della vostra fede non avreste dovuto credere a nulla di ciò che egli attesta di Cristo. Noi, invece, non diciamo che non si deve credere a Manicheo perché non fu presente come testimone delle parole e delle azioni di Cristo e nacque molto tempo dopo, ma perché riguardo a Cristo contraddice i discepoli di Cristo ed il Vangelo, che è stato reso solido dalla loro autorità. Abbiamo infatti la parola dell'Apostolo, che nello Spirito Santo vedeva che sarebbero venuti tali maestri. Per cui diceva a quanti credevano: Se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! 5 Infatti, se nessuno può dire la verità su Cristo, a meno che non lo abbia visto e ascoltato, oggi nessuno può dire verità su di lui. Inoltre se oggi a coloro che credono in lui sono dette verità su di lui perché quelli che videro ed ascoltarono le diffusero con la predicazione e gli scritti, perché Matteo non avrebbe potuto ascoltare la verità su Cristo dalla bocca del suo condiscepolo Giovanni, quando quello fu presente ed egli no, se dal libro di Giovanni possiamo apprendere verità su Cristo non solo noi che siamo nati tanto tempo dopo, ma anche altri che nasceranno dopo di noi? In seguito, infatti, non solo il Vangelo di Matteo, ma anche di Luca e di Marco, che furono compagni dei medesimi discepoli, furono accolti con pari autorità. A ciò si aggiunge che il Signore stesso avrebbe potuto raccontare a Matteo che prima di averlo chiamato era stato con quelli che aveva chiamato in principio. Ma Giovanni avrebbe dovuto riferire anche questo nel suo Vangelo, se l'aveva sentito dal Signore, siccome era presente quando veniva detto? Come se non fosse potuto accadere che non potesse scrivere tutto ciò che aveva sentito dal Signore, e che avesse tralasciato questo, tra le altre cose che tralasciò, intento a scriverne altre ancora. Non conclude forse il suo Vangelo dicendo: Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere 6? Qui senz'altro mostra di aver omesso intenzionalmente molte cose. Ma se l'autorità di Giovanni vi piace riguardo alla Legge ed i Profeti, credete alla sua testimonianza sulla Legge e sui Profeti! Egli scrisse che Isaia aveva visto la gloria di Cristo 7. Nel suo Vangelo trovate il testo poco fa considerato: Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me, perché di me egli ha scritto 8. Il vostro tergiversare viene distrutto in ogni aspetto. Dite apertamente di non credere al Vangelo di Cristo! Poiché voi che nel Vangelo credete a quel che volete, in realtà non credete a quel che volete, ma a voi stessi piuttosto che al Vangelo.
Chi narra di se stesso è solito usare la terza persona, come Matteo, Mosè, Giovanni e Gesù.
4. Ma quanto si è ritenuto acuto Fausto nel dire che non ha voluto credere che Matteo abbia scritto queste cose perché quando parla della sua scelta non dice: " Mi vide e mi disse: Seguimi ", ma: Vide Matteo e gli disse: Seguimi! 9 Non so se l'ha detto per errore d'ignoranza o per abitudine all'inganno. Ma non potrei ritenerlo ignorante a tal punto da non aver letto né udito che gli storici sono soliti nascondersi, quando arrivano a parlare di se stessi, come se raccontassero di un altro. Di conseguenza credo piuttosto che Fausto non sia ignorante, ma che abbia voluto distendere davanti agli ignoranti una nebbia, sperando di catturarne molti che non conoscessero queste cose. Anche nella storia profana si trovano esempi di una narrazione così costruita; ma non è necessario che informi i nostri o confuti Fausto a partire da un altro genere letterario. Di certo proprio egli, poco fa, citava alcune testimonianze tratte dai libri di Mosè e non negava che le avesse scritte Mosè, anzi lo affermava ma insisteva che non riguardavano Cristo. Allora legga in quegli stessi libri ciò che Mosè ha scritto di sé, se ha scritto: " Dissi " o: "Feci questo o quello ", e non, piuttosto: Mosè disse 10 e: Mosè fece 11; oppure: " Il Signore mi chiamò " e: " Il Signore mi disse ", e non, piuttosto: Il Signore chiamò Mosè 12 e: Il Signore disse a Mosè 13, ed il resto nello stesso modo. Così anche Matteo scrisse di sé come di un altro; e Giovanni fece lo stesso. Infatti, verso la fine del suo libro dice così: Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: " Signore, chi è che ti tradisce? ". Disse forse: " Pietro, voltatosi, mi vide "? Forse per questo motivo credono che neppure lui abbia scritto il Vangelo? Ma poco dopo dice: Questo è il discepolo che rende testimonianza su Gesù e che ha scritto queste cose; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera 14. Dice forse: " Io sono il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e che li ha scritti; e sappiamo che la mia testimonianza è vera "? Evidentemente questa consuetudine era tipica degli scrittori, quando narravano i fatti. Chi sarebbe capace di enumerare i molti esempi in cui il Signore stesso usa questo modo di esprimersi riferito a sé? Dice: Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, pensi che troverà la fede sulla terra? 15 e non dice: " Quando verrò credi che la troverò? "; ed ancora: È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve 16 e non disse " Sono venuto ". E poi: È venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno 17; e non disse: "la mia voce "; e così in molti altri passi. Ormai credo che quanto detto basti sia ad ammonire i dotti che a convincere i calunniatori.
Cristo disse di essere venuto a portare a compimento quella legge che i farisei insegnavano ma non osservavano.
5. Ormai chi non vede quanto sia debole l'affermazione per cui Cristo non avrebbe potuto dire: non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma per dare compimento 18, a meno che non avesse fatto già qualcosa, tale da far sorgere questo sospetto? Come se negassimo che Cristo sia potuto sembrare il distruttore della Legge e dei Profeti per i Giudei ignoranti! Ma il motivo di questo sospetto è che egli, il veritiero, la Verità, non avrebbe potuto riferirsi ad altra legge e ad altri profeti (dicendo che non li avrebbe aboliti) se non a quelli che loro sospettavano che abolisse. Cosa che in seguito è sufficientemente provata, poiché nel brano Cristo prosegue dicendo: In verità, in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli 19. Pensava infatti ai farisei, mentre diceva questo, che infrangevano la legge nei fatti e la insegnavano con le parole. Di loro dice in un altro luogo: Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno 20. Perciò qui prosegue in questo modo: Poiché vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli 21. Cioè: se non farete ed insegnerete ciò che essi non fanno ed insegnano non entrerete nel regno dei cieli. Dunque quella legge che i farisei insegnavano e non osservavano, Cristo dice di non essere venuto ad abolire, ma a compiere. Per questo la legge è connessa con la cattedra di Mosè sulla quale i farisei sedevano, ma poiché parlavano e non facevano devono essere ascoltati ma non imitati.
Cosa significa "dare compimento"? Osservare i precetti della legge e manifestare le profezie che contiene.
6. Fausto non comprende, o forse finge di non comprendere, che cosa significhi dare compimento. Con questa espressione egli crede che si debba intendere un'aggiunta di parole, giacché è scritto che non si deve aggiungere o togliere nulla alla Scrittura di Dio 22. Da questo Fausto argomenta che non si sarebbe dovuto dare compimento a ciò che è consegnato così perfettamente che non si deve aggiungere o sottrarre nulla. Costoro non sanno, quindi, come porti a compimento la legge chi vive come la legge prescrive: Pieno compimento della legge è l'amore, come dice l'Apostolo 23. Il Signore si è degnato di manifestare e donare codesta carità, mandando ai suoi fedeli lo Spirito Santo. Così viene detto dallo stesso Apostolo: L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 24. E il Signore stesso dice: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri 25. La legge, allora, ha compimento sia quando vengono osservati i precetti che contiene sia quando vengono manifestate le profezie che contiene. Infatti la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo 26. La legge stessa, quando è stata portata a compimento, è divenuta grazia e verità. La Grazia ha a che fare con la pienezza dell'amore, la verità con il compimento delle profezie. E poiché entrambe sono per mezzo di Cristo, Egli perciò non venne ad abolire la Legge ed i Profeti, ma a dare compimento; non affinché si aggiungessero alla legge quelle parti che mancavano, ma affinché avvenisse ciò che vi era scritto. Proprio le sue parole lo attestano. Perché egli non dice: Non passerà neppure un iota o un segno dalla legge finché non siano aggiunte quelle parti che mancano, ma senza che tutto sia compiuto.
Note:
1 - Cf. Mt 5, 17.
2 - Cf. Mt 9, 9.
3 - Dt 5, 32; 12, 32.
4 - Mt 5, 17.
5 - Gal 1, 9.
6 - Gv 21, 25.
7 - Cf. Gv 12, 41.
8 - Cf. Gv 5, 46.
9 - Mt 9, 9.
10 - Es 3, 3.
11 - Es 7, 6.
12 - Lv 1, 1.
13 - Es 4, 19.
14 - Gv 21, 20. 24.
15 - Lc 18, 8.
16 - Mt 11, 19.
17 - Gv 5, 25.
18 - Mt 5, 17.
19 - Mt 5, 18-19.
20 - Mt 23, 3.
21 - Mt 5, 17-20.
22 - Cf. Dt 12, 32.
23 - Rm 13, 10.
24 - Rm 5, 5.
25 - Gv 13, 35.
26 - Cf. Gv 1, 17.
Capitolo 4 - L'orribile flagellazione
La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick
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Per calmare la plebaglia con una punizione che la impietosisse, Pilato diede ordine di flagellare Gesù, secondo l'uso romano, ma il popolaccio, aizzato dai farisei, continuava a gridare:
«Sia crocifisso!».
Fra il tumulto e il furore popolare Gesù fu condotto da gli sgherri sul piazzale.
Il Signore venne trascinato bruscamente vicino al corpo di guardia del pretorio, dove si trovava la colonna di marmo munita di anelli e ganci; essa era destinata esclusivamente alla flagellazione dei condannati. I sei flagellatori, che svolgevano la funzione di carnefici nel pretorio, provenivano dalle frontiere egiziane, erano bruni, bassi e tarchiati; seminudi e mezzo ebbrì, sembravano bestie assetate di sangue. Essi avevano nello sguardo qualcosa di diabolico; vicino a quella colonna avevano fustigato a morte molti altri condannati.
Benché il Salvatore non avesse opposto alcuna resistenza, venne trascinato con le funi, mentre i flagellatori gli assestavano pugni e calci.
Gli strapparono di dosso il manto derisorio di Erode e fecero quasi cadere il Signore a terra. Vidi Gesù tremare e rabbrividire davanti alla colonna. Egli stesso si tolse la veste con le mani gonfie e sanguinanti. Poi pregò e volse per un attimo lo sguardo verso la sua santa Madre immersa nel dolore.
Gesù si rivolse verso la colonna e, poiché lo avevano costretto a denudarsi completamente, disse ai suoi fustigatori: «Distogliete i vostri sguardi da me!». Non so se Gesù avesse pronunciato realmente queste parole, o fosse solo il suo pensiero, ma compresi che Maria aveva udito quel la frase perché svenne tra le braccia delle sue compagne.
I carnefici, senza cessare le loro orrende imprecazioni, legarono le mani di Gesù a un grande anello fissato alla sommità della colonna dell'infamia. Così facendo, gli tesero talmente le braccia al di sopra della testa che i piedi legati fortemente alla colonna non toccavano completa mente il suolo.
Due di quei bruti, assetati di sangue, iniziarono a flagellare il corpo immacolato di Gesù provocandogli i più atroci tormenti. Non mi è possibile descrivere nei parti olari le tremende atrocità inflitte a nostro Signore.
Le prime verghe di cui si servirono gli aguzzini erano strisce di color bianco, sembravano fatte di legno durissimo o nervi di bue.
Dorso, gambe e braccia venivano lacerati sotto i pesanti colpi del flagello, finché la pelle a brandelli col sangue schizzò al suolo. I gemiti dolorosi di Gesù sofferente era no soffocati dal clamore della plebaglia e dei farisei, che continuavano a gridare:
«Fatelo morire! Crocifiggetelo! ».
Per imporre il silenzio, e continuare a parlare al popolo, Pilato faceva suonare una tromba. Allora sulla piazza si udivano solo le sue parole, accompagnate dall'orribile sibilo della frusta e dai gemiti del Signore, come anche dalle imprecazioni degli ebbri carnefici.
Particolare commozione suscitavano i belati lamentosi degli agnelli pasquali mentre venivano lavati nella Piscina delle Pecore; il loro innocente belato si confondeva con i lamenti di Gesù.
La maggior parte del popolo manteneva una certa di stanza dal luogo della flagellazione, solo alcuni andavano e venivano dai paraggi della colonna per insultare il Signore. Altri si erano commossi; vidi su questi aleggiare un raggio di luce.
Giovani infami preparavano verghe fresche presso il corpo di guardia, altri cercavano rami spinosi per intrecciare la corona di spine.
I servi dei sacerdoti avevano regalato denaro ai flagellatori e avevano dato loro delle brocche colme di un liquore rosso, del quale bevvero fino a ubriacarsi.
Dopo un quarto d'ora i carnefici che avevano flagellato Gesù furono Sostituiti da altri due. Questi ultimi si avventarono contro Gesù con cieco furore, usando anche bastoni nodosi con spine e punte. I colpi dei loro flagelli la ceravano la carne del Signore fino a farne sprizzare il sangue sulle braccia dei carnefici. Presto quel santo corpo fu ricoperto di macchie nere e rosse, il sangue colava a terra ed egli si muoveva in un tremito convulso, tra ingiurie e dileggi.
Intanto si trovavano a passare per il foro diversi stranieri sui cammelli; li vidi guardare con angoscia e commozione quella scena orribile. Tra i viaggiatori c'erano alcuni battezzati da Giovanni e altri che avevano udito il sermone della montagna.
La notte era stata insolitamente fredda e il cielo era rimasto coperto; con grande meraviglia della gente, durante la mattinata era caduta la grandine.
La terza coppia di carnefici si avventò con maggior foga delle altre sul corpo martirizzato di Gesù. Per la fustigazione essi si servirono di cinghie munite di uncini di ferro.
Eppure la loro rabbia diabolica non si placò. Gesù venne slegato e poi di nuovo legato, questa volta col dorso contro la colonna. Poiché il Signore non poteva più reggersi, gli passarono delle corde sul petto e lo legarono con le mani dietro la colonna. Ripresero così a fustigarlo. Gesù aveva il corpo ridotto a un'unica piaga e guardava i suoi carnefici con gli occhi pieni di sangue, come se implorasse la grazia. Ma, in risposta ai suoi flebili gemiti, la loro furia aumentò e uno dei carnefici lo colpì al viso con un'asta più flessibile.
L'orribile flagellazione durava già da tre quarti d'ora, quando uno straniero d'infima classe, parente di un cieco sanato da Gesù, si precipitò dietro la colonna con un coltello a forma di falce e gridò con voce indignata:
«Fermatevi! Non colpite quest'innocente fino a farlo morire! ».
Approfittando dello stupore dei carnefici ebbri, lo straniero recise le corde annodate dietro la colonna e subito disparve tra la folla. Gesù cadde al suolo in mezzo al suo sangue; gli aguzzini lo lasciarono e se ne andarono a bere. Il Signore, sanguinante e coperto di piaghe, si trovava di steso ai piedi della colonna, quando vidi due prostitute dall'aria sfrontata avvicinarsi a lui. Queste donne di malaffare si tenevano per mano, lo guardarono e ne ebbero un moto di disgusto. Gesù levò verso di loro il suo capo sofferente e il dolore si fece più straziante. Esse si affrettarono ad allontanarsi, accompagnate dalle parole indecenti del le guardie e degli aguzzini.
Durante l'orribile flagellazione avevo udito la preghiera con la quale Gesù si offriva al Padre per espiare i peccati del mondo. Avevo visto degli angeli piangenti vicino a lui. Mentre il Signore giaceva immerso nel suo sangue, un cherubino ai piedi della colonna gli mise sulla lingua un boccone lucente.
Al loro ritorno i flagellatori lo presero a calci per farlo rialzare. Gesù, strisciando, fece per riprendersi la fascia che gli aveva cinto i fianchi, ma i carnefici gliela spingevano sempre più lontana, costringendolo a contorcersi al suolo nel suo sangue e a strisciare come un verme; tutto questo avveniva tra i fischi, i motti e gli insulti della gente. Infine lo rimisero in piedi, gli gettarono la veste sulle spalle e lo sospinsero frettolosamente verso il corpo di guardia. Con la veste egli si asciugava il sangue che gli fuoriusciva copioso dal volto.
Invece di condurlo attraverso i porticati, i carnefici lo fecero passare davanti ai sommi sacerdoti, i quali, appena lo videro, gridarono:
«A morte!», e distoglievano il capo con disgusto.
Gesù fu fatto passare per la corte interna del corpo di guardia; in quel momento non c'erano soldati ma solo schiavi e miserabili della peggiore specie.
Quando la crudele flagellazione ebbe fine erano circa le nove del mattino.
Poiché il popolo era in grande agitazione, Pilato fece interveniré la guarnigione della fortezza Antonia. I soldati, schierati intorno al corpo di guardia, si prendevano beffa di Gesù e ridevano divertiti senza uscire dai ranghi.
Maria santissima durante la flagellazione di Gesù
Durante il supplizio di Gesù la Vergine Maria rimase rapita in un'estasi dolorosa. Ella soffrì nello spirito le stesse pene provate dal suo divin Figlio: dalle sue labbra prorompevano dei gemiti sommessi e i suoi occhi erano arrossati dal molto pianto.
La Madonna giaceva svenuta tra le braccia della sorella maggiore, Maria Heli, che era già in età avanzata e aveva molta somiglianza con sua madre Anna. Maria di Cleofa, figlia di Maria Heli, stava appoggiata al braccio di sua madre. Le altre sante compagne di Maria santissima e di Gesù erano tutte presenti, velate e tremanti per il dolore e l'angoscia.
Le discepole si stringevano intorno alla santa Vergine, piangendo e fremendo come se stessero aspettando la pro pria condanna a morte. Maria santissima portava una lunga veste color cielo, sormontata da un lungo mantello di lana bianca e da un velo giallo pallido. Maria Maddalena appariva annientata dal dolore, con i capelli in disordine e gli occhi gonfi dal pianto.
Nello stesso momento in cui Gesù era caduto ai piedi della colonna, Claudia Procla aveva inviato alla Vergine un pacco di grandi teli di lino. Non so se la consorte di Pilato credesse nella liberazione del Signore o avesse avuto il presentimento della sua crocifissione; in qualsiasi caso quei teli sarebbero stati utili per fasciare il suo corpo piagato.
Quando riprese i sensi, Maria vide suo Figlio, con il corpo piagato e insanguinato, trascinato via dai carnefici. Gesù si asciugò il sangue dagli occhi con un lembo della veste per guardare la sua amatissima Madre. Ella tese le braccia verso di lui e seguì con strazio profondo le orme di sangue che lasciavano i suoi passi.
Allontanatasi la folla, la santa Vergine e Maria Maddalena si avvicinarono alla colonna e, protette dalle pie donne, asciugarono dal suolo il sangue del Signore con alcuni teli. Vidi alcuni discepoli di Gesù nel tempio: sui loro volti erano ritratte la tristezza e l'angoscia.
L'aspetto della Vergine Maria e di Maria Maddalena durante la passione del Signore
Vedo le guance della Madonna pallide e smunte, il naso di forma sottile e gli occhi arrossati dal gran piangere.
Indescrivibile è il suo aspetto sconvolto, eppure nulla vi è di scomposto o in disordine nel suo abbigliamento. L'ho vista errare in mezzo alla folla di Gerusalemme e poi nel la valle di Giosafat.
Dalla sua figura traspare la luce della santità, i suoi movimenti sono semplici, calmi e dignitosi; il suo contegno e il modo di guardare sono regali, tutto in lei è semplice, degno, puro e innocente. La sua veste azzurra è inumidita dal la rugiada notturna e dalle abbondanti lacrime, mentre lei appare pulita e bene ordinata. La sua indicibile bellezza, ineffabile e soprannaturale, esprime contemporaneamente casta purezza, semplicità e santità.
Maria Maddalena ha un aspetto diverso: è più alta e robusta, inoltre nella sua persona e negli atteggiamenti vedo qualcosa di più accentuato che in Maria. Le sue vesti sono in disordine e lacere, sporche di fango, i suoi capelli cadono sciolti sotto il velo umido ridotto in cenci. Il pentimento e la disperazione l'hanno sconvolta e sfigurata, non pensa ad altro che al suo Signore e ha l'aria d'una pazza. Molte persone di Magdala, che si trovano a Gerusalemme in occasione della Pasqua, l'insultano a causa della sua passata vita scandalosa e le gettano fango adosso. Ma lei è tanto assorta nel suo dolore che non bada a nulla.
Gesù oltraggiato e coronato di spine
«Andandogli davanti dicevano: “Salve, re dei Giudei!”, e gli davano schiaffi» (Giovanni 19,3).
Il lunedì dopo la quarta domenica di Quaresima, la pia suora cominciò nuovamente ad avere le visioni sulla passione di Gesù; fu afferrata da un accesso di febbre e da una sete ardente, tanto che la sua lingua era interamente inaridita.
L'estatica iniziò la narrazione senza ordine alcuno, con molta fatica e strazianti sofferenze; disse che le era impossibile narrare tutti i maltrattamenti subiti da Gesù durante l'incoronazione di spine. Suor Emmerick aveva chiesto a Dio la grazia di provare la stessa arsura del Salvatore (Clemens Brentano).
Pilato parlò ancora al popolo, che gli rispose elevando un solo grido:
«Condannalo a morte! Dovessimo noi pure morire tutti insieme! ».
E quando Gesù fu condotto all'incoronazione di spine i suoi nemici gridarono:
«A morte! A morte! ».
Questo grido fu ripetuto più volte da nuove masse di Giudei che, sobillati dai farisei, continuavano ad affluire nella piazza vicino al pretorio.
Il procuratore si ritirò per offrire incenso agli dèi e im partire ordini ai suoi soldati. Ci fu una breve pausa, i sacerdoti e i sinedriti, seduti sulle panche davanti alla terrazza del procuratore, si fecero portare dai loro servi qualcosa da mangiare.
Dopo aver asciugato le tracce del santo sangue di Gesù ai piedi della colonna e tutt'intorno, la santa Vergine e le pie donne lasciarono il foro ed entrarono in una casetta a ridosso di un muro; avevano con loro i teli di lino intrisi di sangue.
L'incoronazione di spine fu eseguita nel cortile del corpo di guardia, le cui porte erano aperte; nell'interno si trovavano una cinquantina di aguzzini, servi e furfanti, i qua li presero parte attiva ai martìri di Gesù.
La folla si accalcava da tutti i lati, finché l'edificio fu isolato dai soldati romani.
Gesù fu spogliato nuovamente e rivestito di un vecchio mantello militare color porpora, che gli arrivava fin sopra alle ginocchia. Il mantello si trovava in un angolo della stanza e con esso venivano coperti i criminali dopo la flagellazione.
Il Signore fu fatto sedere al centro del cortile, su un tronco di colonna ricoperto di cocci di vetro e di pietre.
Indicibile fu il tormento di quella incoronazione: intorno al capo di Gesù venne legato un serto intrecciato di tre rami spinosi, alto due palmi, le cui punte erano rivolte verso l'interno. Nel legare posteriormente la corona al santo capo, i carnefici gliela strinsero brutalmente per fare in mo o che le spine grosse un dito si conficcassero nella sua fronte e nella nuca. Poi gli infilarono una canna tra le mani legate, si posero in ginocchio davanti a lui e inscenarono l'incoronazione di un re da burla.
Non contenti gli strapparono di mano quella canna, che doveva figurare come scettro di comando, e iniziarono a percuotergliela sulla corona di spine, tanto che gli occhi del Salvatore furono inondati di sangue; al tempo stesso i malfattori lo schiaffeggiavano e gli rivolgevano volgarità di ogni tipo.
Non saprei ripetere tutti i violenti maltrattamenti che quei perfidi miserabili riuscivano a inventare per far soffrire il nostro povero Gesù. Nostro Signore era orribilmente sfigurato. Inoltre era tormentato dall'arsura e dalla febbre violenta, causata dalle sue numerose ferite. Tremava tutto e le sue carni erano dilaniate fino all'osso, la lingua era ritratta convulsamente e solo il santo sangue che gli colava dalla fronte rinfrescava la sua bocca riarsa.
I tormenti di Gesù, causati dall'infame incoronazione di spine, durarono circa mezz'ora. I numerosi soldati che circondavano il pretorio non avevano fatto altro che ridere e trarne godimento.
«Ecce homo»
«... Uscì Gesù, portando la corona di spine e il manto di porpora. Filato disse loro: “Ecco l'uomo!”» (Giovanni 19,5).
Con il mantello scarlatto sul dorso, la corona di spine sul capo e lo scettro di canna tra le mani, Gesù venne ricondotto nel palazzo di Pilato. Il Signore era irriconoscibile, il sangue gli riempiva gli occhi e dalla fronte incoronata gli scorreva sul volto congestionato fin nella bocca e in mezzo alla barba.
Il suo corpo era tutto una piaga, tanto che camminava curvo e malfermo. Il povero Gesù giunse sotto la scalinata davanti a Pilato, suscitando perfino in quest'uomo crudele un senso di compassione. Il popolo e i perfidi sacerdoti continuavano a schernirlo.
Il procuratore romano, assalito da un forte fremito di ribrezzo, si rivolse a uno dei suoi ufficiali e disse:
«Se il diavolo dei Giudei è così crudele, non si può abitare nel loro inferno!».
Condotto faticosamente dagli sgherri, il Signore fu portato per la scalinata davanti a Pilato. Il quale, sporgendosi sulla terrazza, fece suonare la solita tromba per imporre il silenzio, poi parlò ai sacerdoti e al popolo:
«Vedete, lo faccio venire ancora una volta davanti a voi perché riconosciate che io lo trovo innocente!».
Allora il Signore fu condotto accanto a Pilato in modo che tutti potessero vederlo così sfigurato.
Allorché egli comparve davanti al popolo, insanguinato, con la corona di spine sul capo e la canna tra le mani, si levò nell'aria un mormorio generale d'orrore.
Frattanto alcuni stranieri, uomini e donne in veste succinta, attraversavano il foro per scendere nella Piscina delle Pecore e aiutare l'abluzione degli agnelli pasquali. I lamenti di quelle bestiole si levavano alti verso il cielo, quasi a testimoniare il prossimo sacrificio dell'Agnello di Dio.
Gesù teneva gli occhi inondati di sangue diretti in basso sulla folla ondeggiante, mentre Pilato, segnandolo a dito, gridava ai Giudei:
«Ecco l'uomo!».
I sacerdoti, i sinedriti e gli altri sobillatori, nel vedere Gesù come implacabile specchio della loro coscienza, furono presi dal furore e urlarono in coro:
«Sia tolto dal mondo! Sia crocifisso!».
Con voce risentita, Pilato gridò:
«Non ne avete abbastanza? Egli è stato trattato in modo che non ha più voglia di farsi eleggere re!».
Ma quei forsennati urlarono nuovamente:
«Sia crocifisso!».
Dopo un altro squillo di tromba, il procuratore romano disse con rabbia:
«Prendetelo e crocifiggetelo voi, perché io non vedo in lui nessuna colpa!».
I principi dei sacerdoti e i sinedriti ribatterono:
«Noi abbiamo una legge secondo la quale deve morire, perché si è dichiarato Figlio di Dio».
Queste ultime parole risvegliarono in Pilato timori superstiziosi. Egli fece portare Gesù in disparte e gli chiese:
«Da dove vieni?».
Ma siccome il Signore non rispondeva, il procuratore gli disse:
«Non mi dici nulla? Non sai che io ho il potere di crocifiggerti o di liberarti?».
Gesù rispose:
«Non avresti alcun potere su di me se non ti fosse con cesso dall'Alto. Perciò chi mi ha consegnato a te ha una colpa più grave».
Claudia Procla, timorosa per l'esitare del marito, gli ave va rinviato il pegno per ricordargli la promessa, ma questa volta Pilato le diede una risposta vaga, facendole sapere che si era affidato alla volontà degli dèi.
I sacerdoti e i farisei, avendo avuto notizia dell'intervento di Claudia in favore di Gesù, fecero circolare la voce di un'alleanza dei Romani con il Galileo ai danni del popolo ebraico.
Vidi Pilato molto turbato per il diffondersi di queste false voci, per le parole di Gesù e i sogni della sua consorte. Perciò egli ripeté ai sacerdoti che non trovava nel Galileo alcuna colpa degna di morte.
Ma poiché questi ultimi chiedevano con sempre maggior insistenza la morte del Signore, volle ottenere da Gesù stesso una risposta che potesse toglierlo da quel penoso stato d'animo.
Pilato rientrò nel pretorio e restò solo con lui. Guardando il Signore così malridotto, egli pensava: «E mai possibile che costui sia il figlio di Dio?». Poi lo scongiurò di dirgli se fosse davvero il promesso re dei Giudei, fin dove si estendesse il suo impero e a che genere di divinità appartenesse; infine promise a Gesù la libertà se gli avesse dato queste risposte.
Il Signore gli rispose con tono grave e severo, di cui posso ricordare solo il senso di quanto disse. Spiegò a Pilato che il suo vero regno era quello dello Spirito di Dio, gli mostrò la verità del mondo e gli ricordò tutti i delitti da lui commessi in segreto, profetandogli la miserabile sorte che lo aspettava, cioè l'esilio, la miseria e la terribile fine. Inoltre gli annunciò che il Figlio dell'uomo avrebbe pronunciato su di lui un equo giudizio.
Irritato e spaventato dalle parole del Salvatore, il procuratore ritornò sulla terrazza e riconfermò la sua decisione di liberare Gesù.
La folla rumoreggiò nel cortile del pretorio, mentre i sinedriti gli gridavano:
«Se lo liberi, non sei amico dell'imperatore, perché chi vuole farsi re è nemico di Cesare!».
Infine lo minacciarono dicendogli che l'avrebbero denunciato all'imperatore e che era necessario farla finita, perché alle dieci dovevano trovarsi al tempio. Il grido: «Crocifiggilo!» risuonava adesso da tutte le parti, perfino dai tetti piatti del foro dov'erano saliti numerosi furibondi.
Quel tumulto aveva in sé qualcosa di orrendo. Pilato, rimasto isolato, fu preso dallo spavento e temette una rivolta. Fatta portare dell'acqua in una brocca, se la fece versare sulle mani da un servo e, rivolto al popolo, disse:
«Del sangue di questo giusto io sono innocente e voi so li ne risponderete».
In quel momento si levò la possente voce del popolo, tra cui si trovava gente di tutta la Palestina:
«Il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli!».
Gli effetti della spaventosa maledizione. Angeli e demoni
«Il sangue suo cada su noi e sui nostri figli» (Matteo 26,25).
Ogni qual volta contemplo la dolorosa passione di Cristo, risento quell'orribile e poderoso grido dei Giudei: «Il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli!».
Gli effetti della spaventosa maledizione mi appaiono sotto l'aspetto d'immagini terribili.
Vedo la folla urlare sotto il cielo cupo, coperto di nubi color sangue, da cui guizzano verghe di fuoco che penetrano fino all'utero delle madri di questo popolo.
Vedo la moltitudine immersa nelle tenebre e quell'urlo spaventoso uscire dalla sua bocca sotto forma di fuoco. Esso ricade sopra alcuni come una spada ardente e penetrante, e resta invece sospeso sopra i convertiti al Signore.
Questi ultimi non furono pochi, poiché per tutto il tempo della sua passione Gesù e la santa Madre avevano incessantemente pregato per la salvezza dei loro persecutori.
Ho visto innumerevoli demoni agitarsi tra la folla: eccitavano i Giudei animandoli contro Gesù, bisbigliando lo ronell'orecchio ed entrando nella loro bocca; ma dopo li ho visti fuggire, sbigottiti di fronte al puro amore del Signore.
Vedo gli angeli circondare Gesù, Maria e un ristretto numero di santi, i cui volti e atteggiamenti hanno le sembianze delle opere di misericordia che praticano: la consolazione, la preghiera, l'unzione o altro.
30-19 Febbraio 24, 1932 Rinascite continue della creatura nella Divina Volontà. Come la creatura diventa protettrice delle opere divine.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Sono sempre tra le braccia della Divina Volontà, la quale più che madre mi tiene stretta fra le sue braccia, circondata dalla sua luce per infondermi la sua vita di Cielo, mi sembra che è tutta attenzione per avere la sua grande gloria di avere una figlia tutta di Volontà Divina, che non ha preso altro cibo, che non conosce altra scienza, né altra legge, né altri gusti o piacere che la sola sua Volontà, e perciò per tenermi occupata ed alienata da tutto, mi fa tante sorprese, mi dice tante belle cose, una più bella dell’altra, ma sempre cose che l’appartengono, in modo che la mia povera mente resta come rapita ed inabissata nelle sue braccia di luce; e siccome tutto ciò che ha fatto, ad onta che li abbia uscito fuori, ma li tiene tutti accentrati in Sé, tanto che se si guarda dentro della sua Volontà, si trova un solo atto, se si guarda fuori si trovano opere ed atti innumerevoli che non si possono numerare. Io sentivo in Essa il principio della mia esistenza, come se in quel punto stesse per uscire alla luce, ed io sono restata sorpresa, ed il mio amato Gesù, facendomi la sua breve visitina mi ha detto:
(2) “Figlia mia, nata e rinata nel mio Volere, ogni qual volta, con tutta la tua piena conoscenza, ti abbandoni nelle sue braccia di luce e vi rimani dentro, tante volte rinasci in Essa, e queste rinascite sono una più bella e speciosa dell’altra. Ecco perciò ti ho chiamato tante volte la piccola neonata della mia Volontà, perché mentre rinasci, ritorni a rinascere, perché Essa non sa stare oziosa con chi vive insieme con Lei, ma vuol sempre occuparsi col rinascere in modo continuo nella creatura, assorbendola continuamente in Sé, tanto che il mio Fiat rinasce in essa e lei rinasce nella mia Volontà. Queste rinascite d’ambi le parti, sono vite che si scambiano a vicenda, e questo è l’attestato d’amore più grande, l’atto più perfetto, rinascere, scambiarsi la vita a vicenda per potersi dire l’un l’altro: “Vedi quanto ti amo, che ti do non atti, ma vita continua”. Ecco perciò figlia mia, per chi vive nella mia Divina Volontà, Essa mette questa fortunata creatura nel primo atto della sua creazione, sente il suo principio in Dio, la virtù creatrice, vivificatrice e conservatrice del suo alito onnipotente, che se si ritira ritorna nel suo nulla donde ne uscì, e perciò sente al vivo la sua rinascita continua nelle braccia del suo Creatore, e sentendosi nel suo principio, la creatura restituisce a Dio il primo atto di vita che da Lui ricevette, che è l’atto più santo, più solenne, più bello, atto di Dio stesso”.
(3) Dopo di ciò seguivo il mio giro negli atti della Divina Volontà, ed oh! come vorrei abbracciare tutto, anche quello che hanno fatto tutti i beati, per dare in ciascun atto un onore e gloria a Dio ed ai santi, e servirmene per mezzo dei stessi atti fatti da loro stessi per onorarli, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, quando la creatura ricorda, onora, glorifica ciò che ha fatto il suo Creatore per amor suo, ed il suo Redentore per metterla in salvo, e tutti i santi, diventa protettrice di tutti questi atti. Il cielo, il sole e tutta la Creazione si sentono protetti dalla creatura, la mia vita terrestre di quaggiù, le mie pene, le mie lacrime, sentono un rifugio in essa e trovano la loro protettrice, i santi trovano nel suo ricordo, non solo la protezione, ma gli atti di loro stessi vivificati, rinnovati in mezzo alle creature, insomma si sentono ridare la vita negli atti loro. Oh! quante belle opere e virtù restano come sepolte nel basso mondo, perché non vi è chi le ricorda ed onora. Il ricordo richiama le opere del passato e le fa come presenti, ma sai tu che succede? Succede uno scambio, la creatura diventa protettrice col suo ricordo, tutte le opere nostre, la Creazione, la Redenzione e tutto ciò che hanno fatto i santi, si fanno protettrici della loro protettora, si mettono intorno ad essa per proteggerla, difenderla, le fanno da sentinella, e mentre si rifugiano in essa per essere protetti, ogni opera nostra, tutte le mie pene, e tutte le opere e virtù dei miei santi, fanno a gara, dandosi il cambio di farle la guardia d’onore perché resti difesa da tutto e da tutti. E poi, non c’è onore più grande che tu puoi dare, quando te ne servi di chiedere in ciascun atto il regno della Divina Volontà, si sentono chiamati e messi a fare da messaggeri, tra il Cielo e la terra, d’un regno sì santo. Tu devi sapere che passato, presente e futuro, tutto deve servire al regno del Fiat Divino. Ora il tuo ricordo, il chiedere per mezzo delle opere nostre, virtù ed atti di tutti questo regno, tutti si sentono messi a servizio di Esso e prendono il loro ufficio e posto d’onore. Sicché il tuo girare è necessario perché serve a preparare il regno della Divina Volontà. Perciò sii attenta e continua”.