Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Gesù mio, quando arriveremo a guardare le persone mossi da ragioni più elevate? Quando pronunzieremo dei giudizi sulle basi della verità ? Tu ci dai l'occasione di esercitarci nelle opere di misericordia, e noi ci esercitiamo a giudicare! Per sapere se fiorisce l'amore di Dio in una casa, basta osservare come vi vengono trattati gli ammalati, gli invalidi e gli inetti. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 10° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 12

1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.2E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.3Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse:5"Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?".6Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.7Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me".
9Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.10I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro,11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

12Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme,13prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:

'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,'
il re d'Israele!

14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:

15'Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto sopra un puledro d'asina.'

16Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto.17Intanto la gente che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli rendeva testimonianza.18Anche per questo la folla gli andò incontro, perché aveva udito che aveva compiuto quel segno.19I farisei allora dissero tra di loro: "Vedete che non concludete nulla? Ecco che il mondo gli è andato dietro!".

20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci.21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù".22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.23Gesù rispose: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo.24In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.25Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.26Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.27Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!28Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!".
29La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato".30Rispose Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi.31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.32Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me".33Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.34Allora la folla gli rispose: "Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?".35Gesù allora disse loro: "Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va.36Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce".
Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.

37Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui;38perché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia:

'Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?'

39E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora:

40'Ha reso ciechi i loro occhi
e ha indurito il loro cuore,
perché non vedano con gli occhi
e non comprendano con il cuore, e si convertano
e io li guarisca!'

41Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui.42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga;43amavano infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio.
44Gesù allora gridò a gran voce: "Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato;45chi vede me, vede colui che mi ha mandato.46Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.48Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno.49Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare.50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me".


Ester 5

1Il terzo giorno, quando ebbe finito di pregare, ella si tolse le vesti da schiava e si coprì di tutto il fasto del suo grado.1a(a)Divenuta così splendente di bellezza, dopo aver invocato il Dio che veglia su tutti e li salva, prese con sé due ancelle. Su di una si appoggiava con apparente mollezza, mentre l'altra la seguiva tenendo sollevato il mantello di lei.1b(b)Appariva rosea nello splendore della sua bellezza e il suo viso era gioioso, come pervaso d'amore, ma il suo cuore era stretto dalla paura.1c(c)Attraversate una dopo l'altra tutte le porte, si trovò alla presenza del re. Egli era seduto sul trono regale, vestito di tutti gli ornamenti maestosi delle sue comparse, tutto splendente di oro e di pietre preziose, e aveva un aspetto molto terribile.1d(d)Alzò il viso splendente di maestà e guardò in un accesso di collera. La regina si sentì svenire, mutò il suo colore in pallore e poggiò la testa sull'ancella che l'accompagnava.1e(e)Ma Dio volse a dolcezza lo spirito del re ed egli, fattosi ansioso, balzò dal trono, la prese fra le braccia, sostenendola finché non si fu ripresa, e andava confortandola con parole rasserenanti, dicendole:1f(f)"Che c'è, Ester? Io sono tuo fratello; fatti coraggio, tu non devi morire. Il nostro ordine riguarda solo la gente comune. Avvicinati!".2Alzato lo scettro d'oro, lo posò sul collo di lei, la baciò e le disse: "Parlami!".2a(a)Gli disse: "Ti ho visto, signore, come un angelo di Dio e il mio cuore si è agitato davanti alla tua gloria. Perché tu sei meraviglioso, signore, e il tuo volto è pieno d'incanto".2b(b)Ma mentre parlava, cadde svenuta; il re s'impressionò e tutta la gente del suo seguito cercava di rianimarla.3Allora il re le disse: "Che vuoi, Ester, qual è la tua richiesta? Fosse pure metà del mio regno, l'avrai!".4Ester rispose: "Se così piace al re, venga oggi il re con Amàn al banchetto che gli ho preparato".5Il re disse: "Convocate subito Amàn, per far ciò che Ester ha detto". Il re andò dunque con Amàn al banchetto che Ester aveva preparato.
6Il re disse a Ester, mentre si beveva il vino: "Qual è la tua richiesta? Ti sarà concessa. Che desideri? Fosse anche la metà del regno, sarà fatto!".7Ester rispose: "Ecco la mia richiesta e quel che desidero:8se ho trovato grazia agli occhi del re e se piace al re di concedermi quello che chiedo e di soddisfare il mio desiderio, venga il re con Amàn anche domani al banchetto che io preparerò loro e io risponderò alla domanda del re".
9Amàn quel giorno uscì lieto e con il cuore contento, ma quando vide alla porta del re Mardocheo che non si alzava né si muoveva per lui, fu preso d'ira contro Mardocheo.10Tuttavia Amàn si trattenne, andò a casa e mandò a chiamare i suoi amici e Zeres sua moglie.11Amàn parlò loro della magnificenza delle sue ricchezze, del gran numero dei suoi figli, di quanto il re aveva fatto per renderlo grande e come l'aveva innalzato sopra i capi e i ministri del re.12Aggiunse: "Anche la regina Ester non ha invitato con il re nessun altro se non me al banchetto che ha dato; anche per domani sono invitato da lei con il re.13Ma tutto questo non mi basta, fin quando io vedrò Mardocheo, il Giudeo, restar seduto alla porta del re".14Allora sua moglie Zeres e tutti i suoi amici gli dissero: "Si prepari un palo alto cinquanta cubiti e tu domani mattina di' al re che vi sia impiccato Mardocheo; poi va' pure contento al banchetto con il re". La cosa piacque ad Amàn che fece preparare il palo.


Siracide 27

1Per amor del denaro molti peccano,
chi cerca di arricchire procede senza scrupoli.
2Fra le giunture delle pietre si conficca un piuolo,
tra la compra e la vendita si insinua il peccato.
3Se uno non si aggrappa in fretta al timor del Signore,
la sua casa andrà presto in rovina.

4Quando si agita un vaglio, restano i rifiuti;
così quando un uomo riflette, gli appaiono i suoi difetti.
5La fornace prova gli oggetti del vasaio,
la prova dell'uomo si ha nella sua conversazione.
6Il frutto dimostra come è coltivato l'albero,
così la parola rivela il sentimento dell'uomo.
7Non lodare un uomo prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.

8Se cerchi la giustizia, la raggiungerai
e te ne rivestirai come di un manto di gloria.
9Gli uccelli sostano presso i loro simili,
la lealtà ritorna a quelli che la praticano.
10Il leone sta in agguato della preda,
così il peccato di coloro che praticano l'ingiustizia.
11Nel discorso del pio c'è sempre saggezza,
lo stolto muta come la luna.
12Tra gli insensati bada al tempo,
tra i saggi fèrmati a lungo.
13Il discorso degli stolti è un orrore,
il loro riso fra i bagordi del peccato.
14Il linguaggio di chi giura spesso fa rizzare i capelli,
e le loro questioni fan turare gli orecchi.
15Uno spargimento di sangue è la rissa dei superbi,
le loro invettive sono un ascolto penoso.

16Chi svela i segreti perde la fiducia
e non trova più un amico per il suo cuore.
17Ama l'amico e sii a lui fedele,
ma se hai svelato i suoi segreti, non seguirlo più,
18perché come chi ha perduto un defunto,
così tu hai perduto l'amicizia del tuo prossimo.
19Come un uccello, che ti sei fatto scappare di mano,
così hai lasciato andare il tuo amico e non lo
riprenderai.
20Non seguirlo, perché ormai è lontano;
è fuggito come una gazzella dal laccio.
21Poiché una ferita si può fasciarla
e un'ingiuria si può riparare,
ma chi ha svelato segreti non ha più speranza.

22Chi ammicca con l'occhio trama il male,
e nessuno potrà distoglierlo.
23Davanti a te il suo parlare è tutto dolce,
ammira i tuoi discorsi,
ma alle tue spalle cambierà il suo parlare
e porrà inciampo alle tue parole.
24Io odio molte cose, ma nessuna quanto lui,
anche il Signore lo ha in odio.
25Chi scaglia un sasso in alto, se lo scaglia sulla
testa,
e un colpo a tradimento ferisce chi lo vibra.
26Chi scava una fossa vi cadrà dentro,
chi tende un laccio vi resterà preso.
27Il male si riverserà su chi lo fa,
egli non saprà neppure da dove gli venga.
28Derisione e insulto per il superbo,
la vendetta, come un leone, lo attende al varco.
29Saran presi al laccio quanti gioiscono per la caduta
dei pii,
il dolore li consumerà prima della loro morte.

30Anche il rancore e l'ira sono un abominio,
il peccatore li possiede.


Salmi 103

1'Di Davide.'

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.

3Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
4salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia;
5egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.

6Il Signore agisce con giustizia
e con diritto verso tutti gli oppressi.
7Ha rivelato a Mosè le sue vie,
ai figli d'Israele le sue opere.

8Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
9Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.
10Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.

11Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;
12come dista l'oriente dall'occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.
13Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.

14Perché egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
15Come l'erba sono i giorni dell'uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce.
16Lo investe il vento e più non esiste
e il suo posto non lo riconosce.

17Ma la grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli,
18per quanti custodiscono la sua alleanza
e ricordano di osservare i suoi precetti.
19Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono
e il suo regno abbraccia l'universo.

20Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti alla voce della sua parola.
21Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere,
suoi ministri, che fate il suo volere.
22Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in ogni luogo del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.


Geremia 2

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:
2"Va' e grida agli orecchi di Gerusalamme:

Così dice il Signore:

Mi ricordo di te, dell'affetto della tua giovinezza.
dell'amore al tempo del tuo fidanzamento,
quando mi seguivi nel deserto,
in una terra non seminata.
3Israele era cosa sacra al Signore,
la primizia del suo raccolto;
quanti ne mangiavano dovevano pagarla,
la sventura si abbatteva su di loro.
Oracolo del Signore.
4Udite la parola del Signore, casa di Giacobbe,
voi, famiglie tutte della casa di Israele!

5Così dice il Signore:
Quale ingiustizia trovano in me i vostri padri,
per allontanarsi da me?
Essi seguirono ciò ch'è vano,
diventarono loro stessi vanità
6e non si domandarono: Dov'è il Signore
che ci fece uscire dal paese d'Egitto,
ci guidò nel deserto,
per una terra di steppe e di frane,
per una terra arida e tenebrosa,
per una terra che nessuno attraversava
e dove nessuno dimora?
7Io vi ho condotti in una terra da giardino,
perché ne mangiaste i frutti e i prodotti.
Ma voi, appena entrati, avete contaminato la mia terra
e avete reso il mio possesso un abominio.
8Neppure i sacerdoti si domandarono:
Dov'è il Signore?
I detentori della legge non mi hanno conosciuto,
i pastori mi si sono ribellati,
i profeti hanno predetto nel nome di Baal
e hanno seguito esseri inutili.

9Per questo intenterò ancora un processo contro di voi,
- oracolo del Signore -
e farò causa ai vostri nipoti.
10Recatevi nelle isole dei Kittim e osservate,
mandate pure a Kedar e considerate bene;
vedete se là è mai accaduta una cosa simile.
11Ha mai un popolo cambiato dèi?
Eppure quelli non sono dèi!
Ma il mio popolo ha cambiato colui che è la sua gloria
con un essere inutile e vano.
12Stupitene, o cieli;
inorridite come non mai.
Oracolo del Signore.
13Perché il mio popolo ha commesso due iniquità:
essi hanno abbandonato me,
sorgente di acqua viva,
per scavarsi cisterne,
cisterne screpolate,
che non tengono l'acqua.
14Israele è forse uno schiavo
o un servo nato in casa?
Perché allora è diventato una preda?
15Contro di lui ruggiscono i leoni,
fanno udire i loro urli.
La sua terra è ridotta a deserto,
le sue città sono state bruciate e nessuno vi abita.
16Perfino i figli di Menfi e di Tafni
ti hanno raso la testa.
17Tutto ciò forse non ti accade
perché hai abbandonato il Signore tuo Dio?
18E ora perché corri verso l'Egitto
a bere le acque del Nilo?
Perché corri verso l'Assiria
a bere le acque dell'Eufrate?
19La tua stessa malvagità ti castiga
e le tue ribellioni ti puniscono.
Riconosci e vedi quanto è cosa cattiva a amara
l'aver abbandonato il Signore tuo Dio
e il non aver più timore di me.
Oracolo del Signore degli eserciti.
20Poiché già da tempo hai infranto il tuo giogo,
hai spezzato i tuoi legami
e hai detto: Non ti servirò!
Infatti sopra ogni colle elevato
e sotto ogni albero verde ti sei prostituita.
21Io ti avevo piantato come vigna scelta,
tutta di vitigni genuini;
in tralci degeneri di vigna bastarda?
22Anche se ti lavassi con la soda
e usassi molta potassa,
davanti a me resterebbe la macchia della tua iniquità.
Oracolo del Signore.
23Perché osi dire: Non mi sono contaminata,
non ho seguito i Baal?
Considera i tuoi passi là nella valle,
riconosci quello che hai fatto,
giovane cammella leggera e vagabonda,
24asina selvatica abituata al deserto:
nell'ardore del suo desiderio aspira l'aria;
chi può frenare la sua brama?
Quanti la cercano non devono stancarsi:
la troveranno sempre nel suo mese.
25Bada che il tuo piede non resti scalzo
e che la tua gola non si inaridisca!
Ma tu rispondi: No. È inutile,
perché io amo gli stranieri,
voglio seguirli.
26Come si vergogna un ladro preso in flagrante
così restano svergognati quelli della casa d'Israele,
essi, i loro re, i loro capi,
i loro sacerdoti e i loro profeti.
27Dicono a un pezzo di legno: Tu sei mio padre,
e a una pietra: Tu mi hai generato.
A me essi voltan le spalle
e non la fronte;
ma al tempo della sventura invocano:
Alzati, salvaci!
28E dove sono gli dèi che ti sei costruiti?
Si alzino, se posson salvarti
nel tempo della tua sventura;
poiché numerosi come le tue città
sono, o Giuda, i tuoi dèi!
29Perché vi lamentate con me?
Tutti voi mi siete stati infedeli.
Oracolo del Signore.
30Invano ho colpito i vostri figli,
voi non avete imparato la lezione.
La vostra stessa spada ha divorato i vostri profeti
come un leone distruttore.
31O generazione!
Proprio voi badate alla parola del Signore!
Sono forse divenuto un deserto per Israele
o una terra di tenebre densissime?
Perché il mio popolo dice: Ci siamo emancipati,
più non faremo ritorno a te?
32Si dimentica forse una vergine dei suoi ornamenti,
una sposa della sua cintura?
Eppure il mio popolo mi ha dimenticato
per giorni innumerevoli.
33Come sai ben scegliere la tua via
in cerca di amore!
Per questo hai insegnato i tuoi costumi
anche alle donne peggiori.
34Perfino sugli orli delle tue vesti si trova
il sangue di poveri innocenti,
da te non sorpresi nell'atto di scassinare,
ma presso ogni quercia.
35Eppure protesti: Io sono innocente,
la sua ira è già lontana da me.
Eccomi pronto a entrare in giudizio con te,
perché hai detto: Non ho peccato!
36Perché ti sei ridotta così vile
nel cambiare la strada?
Anche dall'Egitto sarai delusa
come fosti delusa dall'Assiria.
37Anche di là tornerai con le mani sul capo,
perché il Signore ha rigettato coloro nei quali confidavi;
da loro non avrai alcun vantaggio.


Lettera agli Efesini 6

1Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.2'Onora tuo padre e tua madre': è questo il primo comandamento associato a una promessa:3'perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra'.4E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore.
5Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo,6e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore,7prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini.8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui.

10Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.11Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.12La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
13Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.14State dunque ben fermi, 'cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia',15e avendo come calzatura 'ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace'.16Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;17prendete anche 'l'elmo della salvezza' e 'la spada dello Spirito', cioè la 'parola di Dio'.18Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi,19e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo,20del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.

21Desidero che anche voi sappiate come sto e ciò che faccio; di tutto vi informerà Tìchico, fratello carissimo e fedele ministro nel Signore.22Ve lo mando proprio allo scopo di farvi conoscere mie notizie e per confortare i vostri cuori.
23Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo.24La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile.


Capitolo XX: L'amore della solitudine e del silenzio

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1. Cerca il tempo adatto per pensare a te e rifletti frequentemente sui benefici che vengono da Dio. Tralascia ogni cosa umanamente attraente; medita argomenti che ti assicurino una compunzione di spirito, piuttosto che un modo qualsiasi di occuparti. Un sufficiente spazio di tempo, adatto per dedicarti a buone meditazioni, lo troverai rinunciando a fare discorsi inutilmente oziosi e ad ascoltare chiacchiere sugli avvenimenti del giorno. I più grandi santi evitavano, per quanto possibile, di stare con la gente e preferivano stare appartati, al servizio di Dio. E' stato detto: ogni volta che andai tra gli uomini ne ritornai meno uomo di prima (Seneca, Epist. VII, 3). E ne facciamo spesso esperienza, quando stiamo a lungo a parlare con altri. Tacere del tutto è più facile che evitare le intemperanze del discorrere, come è più facile stare chiuso in casa che sapersi convenientemente controllare fuori casa. Perciò colui che vuole giungere alla spiritualità interiore, deve, insieme con Gesù, ritirarsi dalla gente. Soltanto chi ama il nascondimento sta in mezzo alla gente senza errare; soltanto chi ama il silenzio parla senza vaneggiare; soltanto chi ama la sottomissione eccelle senza sbagliare; soltanto chi ama obbedire comanda senza sgarrare; soltanto colui che è certo della sua buona coscienza possiede gioia perfetta.  

2. Però, anche nei santi, questo senso di sicurezza ebbe fondamento nel timore di Dio. Essi brillarono per straordinarie virtù e per grazia, ma non per questo furono meno fervorosi e intimamente umili. Il senso di sicurezza dei cattivi scaturisce, invece, dalla superbia e dalla presunzione; e , alla fine, si muta in inganno di se stessi. Non sperare di avere sicurezza in questo mondo, anche se sei ritenuto buon monaco o eremita devoto; spesso, infatti, coloro che sembravano eccellenti agli occhi degli uomini sono stati messi nelle più gravi difficoltà. Per molte persone è meglio dunque non essere del tutto esenti da tentazioni ed avere sovente da lottare contro di queste, affinché non siamo troppo sicure di sé, non abbiamo per caso a montare in superbia o addirittura a volgersi sfrenatamente a gioie terrene. Quale buona coscienza manterrebbe colui che non andasse mai cercando le gioie passeggere e non si lasciasse prendere dal mondo! Quale grande pace, quale serenità avrebbe colui che sapesse stroncare ogni vano pensiero, meditando soltanto intorno a ciò che attiene a Dio e alla salute dell'anima, e ponendo ben fissa ogni sua speranza in Dio! Nessuno sarà degno del gaudio celeste, se non avrà sottoposto pazientemente se stesso al pungolo spirituale. Ora, se tu vuoi sentire dal profondo del cuore questo pungolo, ritirati nella tua stanza, lasciando fuori il tumulto del mondo, come sta scritto: pungolate voi stessi, nelle vostre stanze (Sal 4,4). Quello che fuori, per lo più, vai perdendo, lo troverai nella tua cella; la quale diventa via via sempre più cara, mentre reca noi soltanto a chi vi sta di mal animo. Se, fin dall'inizio della tua venuta in convento, starai nella tua cella, e la custodirai con buona disposizione d'animo, essa diventerà per te un'amica diletta e un conforto molto gradito.  

3. Nel silenzio e nella quiete l'anima devota progredisce e apprende il significato nascosto delle Scritture; nel silenzio e nella quiete trova fiumi di lacrime per nettarsi e purificarsi ogni notte, e diventa tanto più intima al suo creatore quanto più sta lontana da ogni chiasso mondano. Se, dunque, uno si sottrae a conoscenti e ad amici, gli si farà vicino Iddio, con gli angeli santi. E' cosa migliore starsene appartato a curare il proprio perfezionamento, che fare miracoli, dimenticando se stessi. Cosa lodevole, per colui che vive in convento, andar fuori di rado, evitare di apparire, persino schivare la gente. Perché mai vuoi vedere ciò che non puoi avere? "Il mondo passa, e passano i suoi desideri" (1Gv 2,17). I desideri dei sensi portano a vagare con la mente; ma, passato il momento, che cosa ne ricavi se non un peso sulla coscienza e una profonda dissipazione? Un'uscita piena di gioia prepara spesso un ritorno pieno di tristezza; una veglia piena di letizia rende l'indomani pieno di amarezza; ogni godimento della carne penetra con dolcezza, ma alla fine morde e uccide. Che cosa puoi vedere fuori del monastero, che qui tu non veda? Ecco, qui hai il cielo e la terra e tutti glie elementi dai quali sono tratte tutte le cose. Che cosa altrove potrai vedere, che possa durare a lungo sotto questo sole? Forse credi di poterti saziare pienamente; ma a ciò non giungerai. Ché, se anche tu vedessi tutte le cose di questo mondo, che cosa sarebbe questo, se non un sogno senza consistenza? Leva i tuoi occhi in alto, a Dio, e prega per i tuoi peccati e per le tue mancanze. Lascia le vanità alla gente vana; e tu attendi invece a quello che ti ha comandato Iddio. Chiudi dietro di te la tua porta, chiama a te Gesù, il tuo diletto, e resta con lui nella cella; ché una sì grande pace altrove non la troverai. Se tu non uscirai e nulla sentirai dal chiasso mondano, resterai più facilmente in una pace perfetta. E poiché talvolta sentire cose nuove reca piacere, occorre che tu sappia sopportare il conseguente turbamento dell'animo.


DISCORSO 125/A DISCORSO DI SANT'AGOSTINO DALLA PRIMA PARTE DEL VANGELO: L'INFERMO CHE GIACEVA PRESSO LA PISCINA. TENUTO NEL GIORNO DI SABATO

Discorsi - Sant'Agostino

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Il sabato.

1. Si è soliti chiedere - con riferimento al senso del passo che si trova scritto nel libro della Legge denominato Genesi, con il quale hanno inizio le Sacre Scritture - perché Dio abbia condotto a termine tutte le sue opere nel sesto giorno e, nel settimo giorno, cioè nel giorno di sabato, abbia cessato da tutte le sue opere, quantunque il Figlio suo, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, dica: Il Padre mio opera sempre e anch'io opero 1. Affermando questo, confutava appunto i Giudei che a torto l'accusavano di aver detto a un uomo, in giorno di sabato: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina 2; di sabato non era lecito infatti ai Giudei di portare pesi. Che vuol dire allora ciò? E' il Figlio in contraddizione con il Verbo del Padre, pur essendo egli il Verbo del Padre? Quanto a noi è quindi necessario che giungiamo a capire se non vogliamo restarcene simili ai Giudei; questi appunto erano per una concezione del sabato legata ad un significato materiale, fino a ritenere che da quel giorno di sabato Dio non opera più. O se pure non facevano tale congettura, probabilmente ritenevano che Dio avesse operato per sei giorni nella creazione e in ogni sabato riposasse e si astenesse dall'operare e, come è abitudine dei fanciulli, si divertisse per le vacanze. Ecco dunque come va risolta tale questione: la verità è che Dio in sei giorni compì e portò a perfezione le sue opere chiamando all'esistenza le creature, e che invece nel sabato cessò di creare, non di governare le creature. Infatti, questa mole del mondo, cioè il cielo e la terra e tutto quanto in essi si trova, se da lui non sono conservati, cessano di essere. Egli però governa il mondo senza fatica, non come nel caso dell'uomo che portava il lettuccio. E, se viene rettamente inteso, Dio è a un tempo e nella quiete e nell'attività; infatti, ognuno che senza fatica è operoso, nell'agire stesso trova la sua quiete. Nel caso tu mi chiedessi se Dio si astenga dall'operare, [ti risponderei]: Resteremmo forse in vita se Dio di nulla si desse pensiero? Chiedendomi ancora se Dio sia nella quiete ti risponderò: E come ce la darà se egli stesso ne manca? Ecco perciò la mia risposta: Egli è nella quiete e sempre opera. Questo a te non è possibile, ma egli è Dio e tu non lo sei. Era dunque già venuto il tempo in cui si dovevano dileguare le ombre e soffiare la brezza del giorno, come è stato scritto nel Cantico dei Cantici: Finché spiri la brezza del giorno e si allontanino le ombre 3.

Il Cristo dissolve le ombre.

2. Pertanto, quando il Signore Gesù comandava a quel malato, a cui rese la salute, di prendere il suo lettuccio, rimuoveva le ombre del passato. Quindi era già venuto il tempo in cui doveva attuarsi ciò che dice l'Apostolo: Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo e di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni, e ai sabati; tutte cose queste che sono ombra delle future 4. Così si spiega come quelle osservanze giudaiche fatte stabilire da Dio adombrassero le cose future; e Cristo, venendo, cominciava a rendere attuali proprio queste, quanto al passato, future; ciò che si attendeva si era fatto presente; ciò che si celava nel segno, si rendeva visibile. Non ci facciano schermo le ombre, siano rimosse, vediamo la luce. In chi? Nel Cristo. Per questo dice appunto la Scrittura: Nella tua luce vedremo la luce 5; ed anche: E' sorta la luce per coloro che sedevano all'ombra della morte 6. L'uomo è guarito e tu malignamente lo accusi a causa del lettuccio? A dire all'infermo di prendere il legno fu colui che, per l'infermo, sarebbe stato a pendere sul legno. Stolta durezza di cuore dei Giudei! Lo vedevi giacere inerte, l'osservi camminare con naturalezza, ma lo accusi di portare un peso? Chi ha conferito sanità all'uomo che va con passo spedito, ha dato anche la forza per portare pesi. Sii Cristiano, o Giudeo, e intendi bene il sabato; finché sei Giudeo, puoi osservare il sabato, non puoi coglierne il senso. Se non passi alla verità, non puoi fare tuo ciò che celebri.

La Legge risiede nel nostro cuore.

3. Non puoi fare tuo ciò che celebri: che intendo dire con questo? Evidentemente, con l'astensione dal lavoro del sabato puoi osservare il riposo; ma se non passi a Cristo, non puoi giungere al riposo senza fine; resterai nell'oscurità, senza luce. Passa dunque a Cristo perché si tolga il velo. E' quanto dice infatti l'Apostolo: Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; esso non sarà tolto perché è in Cristo che dev'essere eliminato. Non Mosè, è il velo che dev'essere eliminato; il velo, non la legge. Fate attenzione in qual modo sia venuto il Signore e sia tolto il velo: quando pendette sul legno, il velo si squarciò. O profondità del senso recondito! O ineffabile mistero! I trasgressori della legge confissero alla croce l'autore della legge, e l'occulta forza vitale della legge si fece manifesta. Forse non fu una chiave quella croce?. Sostenne il Signore e liberò da ciò che era interposto. Pur essendo stato squarciato il velo, i Giudei hanno ancora il viso coperto: Noi invece - afferma l'Apostolo - contemplando a viso scoperto la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore 7. Quelli poterono avere la legge su tavole di pietra; o l'avessero nel cuore! Sarebbero con noi. Ma abbiamola in cuore noi la legge, fratelli; non stiamo a dimostrarlo con parole di lode, ma mediante opere buone. Bisogna fare elemosine, è questo il tempo; che i vostri frutti si vedano, che io possa godere delle mie fatiche. Non puoi dire ad un infermo: Alzati e cammina; puoi dire: Fino a che tu possa alzarti, resta a giacere e mangia. Non puoi guarire un malato; puoi vestire uno che è nudo. Fa' ciò che puoi: Dio non pretende da te ciò che non puoi.

Sebbene cieco, Tobia era illuminato.

4. Quanto al dovere di usare appunto misericordia, avete ascoltato di che cosa il santo Tobia abbia fatto avvertito il figlio suo, Tobia: La tua elemosina, figlio, sia in proporzione di ciò che possiedi; se hai molto, da' molto; se poco, fa' partecipare anche del poco 8. La vedova che recò due spiccioli, quanto poco aveva di suo! Ma il Signore la guardava. Se nessuno vi faceva caso, perché non recò più di due spiccioli, il cuore di colui che sa aveva potuto certamente valutare che offerta fu quella. Quale donna versò in dono a Dio più di colei che nulla si riservò? Non a questo Tobia esortò suo figlio: Fa' partecipare - disse - di ciò che hai; non disse: Da' il tutto. Mettete voi in pratica ciò che Tobia insegnò al figlio. Molti hanno effettuato anche quell'altra cosa: hanno lasciato tutto quanto avevano, donando tutti i loro beni ai poveri, in modo da non conservare nulla per se stessi. Nulla crediamo noi? E Dio dov'è? Che manca infatti al povero se Dio è suo? O che possiede il ricco se non ha Dio? Mettete in pratica, dunque, e siate ammirati delle parole della Scrittura. Un padre cieco parlava al figlio vedente, esortandolo a fare elemosina; gli diceva fra l'altro: L'elemosina libera infatti dalla morte 9. Non c'è da meravigliarsi: per quanto sia stato appunto un cieco a parlare ad un vedente, nondimeno era un uomo vivente a parlare ad un uomo vivente. Ciò che segue è mirabile. Aveva già parlato dell'elemosina, quando aggiunse: L'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre 10. O padre, hai sempre praticato l'elemosina; per quale ragione sei giunto a queste tenebre della cecità? Il figlio poteva ben fare questa domanda a suo padre, ma questi sapeva quel che diceva e quello intendeva rettamente ciò che ascoltava. Le tenebre, tra le quali l'elemosina salva dall'entrare coloro che hanno a cuore di praticarla, sono altre. Quali sono quelle tenebre? Ne parla lo stesso Signore: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti 11. Quelle là sono chiamate le tenebre di fuori. Per quale ragione? Perché si trovano al di fuori di Dio: chi vi si dirige e penetra in quelle, si volge indietro, assai lontano da Dio. Alla fine, Dio manda nelle tenebre di fuori il servo malvagio; ma invita il servo buono: Entra nel gaudio del tuo Signore 12. E' il castigo uscir fuori nelle tenebre; è la ricompensa entrare nella luce, dove non possono esservi affatto tenebre né per lo spirito, né per la carne.

Noi adoriamo Dio e Dio ha cura di noi.

5. Così codesto Tobia era cieco quanto al corpo, ma aveva una grande luce interiore. Il figlio teneva per mano il padre perché non si facesse male, il padre insegnava al figlio la via della vita perché non facesse il male in opposizione a Dio. Quello teneva per mano, l'altro insegnava il cammino lungo il quale è veramente pericoloso inciampare. Da che luce era illuminato quando parlava di queste cose? Evidentemente gli occhi erano chiusi, eppure diceva: Figlio, pratica l'elemosina; l'elemosina libera dalla morte 13. Proprio nulla vedeva chi si esprimeva così? Ma certo che vedeva: non le cose bianche e nere, ma le giuste e le ingiuste; non faceva distinzione di colori, ma di costumi. Benedetto quel figlio che ascoltava un cieco vedente, cieco nel corpo, vedente nell'intimo! Cambiò infatti la condizione di cecità di lui, Dio lo curò, ricevette di nuovo occhi sani; ma, quand'anche non avesse ricuperato la vista in questa carne, quegli occhi non si dovevano forse chiudere una volta nella morte? Tutti i santi, infatti, quando partono da questo mondo, giungono alla luce; lo splendore di questo sole è nulla per coloro che sono nella visione di Dio. Il padre esortava il figlio che aveva la luce negli occhi, e gli richiamava energicamente alla memoria il dovere delle elemosine; ne parlò diffusamente, quasi di questo solo fece avvertito il figlio carissimo ed unico. Quanta forza morale in loro, quanta virtù! Che si dà e che si riceve? Che si spende e che si compra? Non ci viene detto: i vostri padri acquistarono con le elemosine il regno dei cieli? E comprarono e ci lasciarono da comprare. Facciano acquisto tutti, tutti giungano a possedere. Nessuno si trovi alle strette; saremo proprietà di Dio, Dio sarà la nostra proprietà. Noi infatti offriamo il culto a Dio e siamo cultura di Dio. Mentre tutti accettano ciò che ho detto quanto al nostro culto a Dio, può essere che alcuni siano scontenti perché ho aggiunto che siamo cultura di Dio. Noi abbiamo riguardo per lui e non egli per noi? E' un bene per noi che egli ci coltivi: se infatti non avrà coltivato questo campo, esso sarà invaso dai rovi. Chi è l'agricoltore se non colui che coltiva il campo? Ascolta allora Cristo Signore, non spaventarti quando ti si dice: Dio ti coltiva. Io sono la vite, voi i tralci - dice - e il Padre mio è l'agricoltore 14. Offriamo, quindi, il nostro culto a Dio, per aver frutto, ed egli coltiva noi; l'una cosa e l'altra si hanno per il nostro bene. Noi, infatti, da sterili diventiamo fecondi e fruttiferi; secchi e assetati, siamo saziati da lui; la sorgente, invece, non conosce aridità. Tutto, quindi, si fa per il nostro bene. Rendiamo grazie a colui che ci ha creati e ci ha chiamati a regnare con lui.

1 - Gv 5, 17.

2 - Gv 5, 8.

3 - Ct 2, 17.

4 - Col 2, 16-17.

5 - Sal 35, 10.

6 - Is 9, 2.

7 - 2 Cor 3, 14-15.

8 - Tb 4, 8-9.

9 - Cf. Lc 21, 2.

10 - Tb 4, 11.

11 - Mt 22, 13.

12 - Mt 25, 21.

13 - Gv 15, 5.

14 - Gv 15, 1.


Capitolo XXXV: In questa vita, nessuna certezza di andar esenti da tentazioni

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. O figlio, giammai, in questa vita, sarai libero dall'inquietudine: finché avrai vita, avrai bisogno d'essere spiritualmente armato. Ti trovi tra nemici e vieni assalito da destra e da sinistra. Perciò, se non farai uso, da una parte e dall'altra, dello scudo della fermezza, non tarderai ad essere ferito. Di più, se non terrai il tuo animo fisso in me, con l'unico proposito di tutto soffrire per amor mio, non potrai reggere l'ardore della lotta e arrivare al premio dei beati. Tu devi virilmente passare oltre ogni cosa, e avere braccio valido contro ogni ostacolo: "la manna viene concessa al vittorioso" (Ap 2,17), mentre una miseria grande è lasciata a chi manca di ardore.  

2. Se vai cercando la tua pace in questa vita, come potrai giungere alla pace eterna? Non a una piena di tranquillità, ma a una grande sofferenza ti devi preparare. Giacché la pace vera non la devi cercare in terra, ma nei cieli; non negli uomini, o nelle altre creature, ma soltanto in Dio. Tutto devi lietamente sopportare, per amore di Dio: fatiche e dolori; tentazioni e tormenti; angustie, miserie e malanni; ingiurie, biasimi e rimproveri; umiliazioni e sbigottimenti; ammonizioni e critiche sprezzanti. Cose, queste, che aiutano nella via della virtù e costituiscono una prova per chi si è posto al servizio di Cristo; cose, infine, che preparano la corona del cielo. Ché una eterna ricompensa io darò un travaglio di breve durata; e una gloria senza fine, per una umiliazione destinata a passare.  

3. Forse tu credi di poter sempre avere le consolazioni spirituali a tuo piacimento? Non ne ebbero sempre neppure i miei santi; i quali soffrirono, invece, tante difficoltà e tentazioni di ogni genere e grandi desolazioni. Sennonché, con la virtù della sopportazione, essi si tennero sempre ritti, confidando più in Dio che in se stessi; consci che "le sofferenze del momento presente non sono nulla a confronto della conquista della gloria futura" (Rm 8,18). O vuoi tu avere subito quello che molti ottennero a stento, dopo tante lacrime e tante fatiche? "Aspetta il Signore, comportati da uomo" (Sal 26,14), e fatti forza; non disperare, non disertare. Disponiti, invece, fermamente, anima e corpo, per la gloria di Dio. Strabocchevole sarà la mia ricompensa. Io sarò con te in ogni tribolazione.


14-25 Aprile 25, 1922 Migliaia di angeli sono a custodia degli atti fatti nel Voler Divino.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio solito stato, mi sentivo tutta immersa nel Divino Volere, ed il mio dolce Gesù ha detto:

(2) “Figlia mia, come il sole non lascia la pianta, la carezza con la sua luce, la feconda col suo calore, fino a tanto che non produce fiori e frutti, e geloso li fa maturare, li custodisce con la sua luce, ed allora lascia il frutto quando l’agricoltore lo coglie per farne cibo, così degli atti fatti nel mio Volere, è tanto il mio amore, la mia gelosia verso di essi, che la grazia li carezza, il mio amore li concepisce e li feconda, li matura, migliaia di angeli metto a custodia d’un atto solo fatto nel mio Volere, perché essendo quest’atti fatti nel mio Volere semi perché la mia Volontà si faccia in terra come in Cielo, tutti sono gelosi di questi atti. La loro rugiada è il mio alito, la loro ombra è la mia luce, gli angeli ne restano rapiti, e riverenti li adorano, perché veggono in quest’atti la Volontà eterna, che merita tutta la loro adorazione, ed allora quest’atti sono lasciati quando trovo altre anime che, cogliendoli come frutti divini, ne fanno cibo per le loro anime. Oh! la fecondità e molteplicità di quest’atti, la creatura stessa che li fa non può numerarli”.

(3) Onde stavo pensando tra me: “Possibile che questi atti siano tanto grandi, e perché gli stessi angeli ne sono rapiti?” E Gesù, stringendomi più forte fra le sue braccia ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, sono tanto grandi questi atti, che come l’anima li va compiendo, non c’è cosa né in Cielo né in terra che non prenda parte, lei resta in comunicazione con tutte le cose create, tutto il bene, gli effetti, il valore del cielo, del sole, delle stelle, dell’acqua, del fuoco eccetera, sono non solo in continui rapporti con lei, ma sono roba sua, essa armonizza con tutto il creato, ed il creato armonizza in lei. Il perché, poi? Perché chi vive nel mio Volere sono le depositrici, le conservatrici, le sostenitrici, le difensitrice della mia Volontà, esse prevedono ciò che voglio e senza che Io comandi eseguiscono ciò che voglio, e comprendendo la grandezza, la santità del mio Volere, gelosamente la custodiscono e la difendono. Come non dovrebbero restare tutti rapiti nel vedere quest’anime che formano il sostegno del loro Dio, in virtù del prodigio della mia Volontà? Chi mai può difendere i miei diritti se non chi vive nel mio Volere? Chi mai può amarmi davvero, con amore di disinteresse, simile al mio amore, se non chi vive nella mia Volontà? Io mi sento più forte in quest’anime, ma forte della mia stessa fortezza. Sono come un re circondato da fidi ministri, che si sente più forte, più glorioso, più sostenuto in mezzo a questi suoi fidi, che da solo; se resta solo rimpiange i suoi ministri, perché non ha con chi sfogare ed a chi affidare le sorti del regno. Così sono Io, e chi mai può essermi più fido di chi vive nella mia Volontà? Sento la mia Volontà duplicata, quindi mi sento più glorioso, sfogo con loro, e di loro mi fido”.