Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Gesù, mio maestro, aiutami a entrare con il massimo fervore in questo periodo di deserto. Il tuo Spirito, o Dio, mi conduca alla profonda conoscenza di te e di me stessa, perché ti amerò nella misura della conoscenza che ho di te e disprezzerò me stessa nella misura della conoscenza cne ho di me. Mi abbandono, Signore, alla tua azione: la tua volontà  si compia in me completamente. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 10° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 1

1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era in principio presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli rende testimonianza
e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me".
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

19E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?".20Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo".21Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No".22Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?".23Rispose:

"Io sono 'voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore',

come disse il profeta Isaia".24Essi erano stati mandati da parte dei farisei.25Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?".26Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,27uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo".28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele".32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!".37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?".39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)"42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)".
43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi".44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret".46Natanaèle esclamò: "Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi".47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità".48Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico".49Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!".50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!".51Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".


Numeri 13

1Il Signore disse a Mosè:2"Manda uomini a esplorare il paese di Canaan che sto per dare agli Israeliti. Mandate un uomo per ogni tribù dei loro padri; siano tutti dei loro capi".3Mosè li mandò dal deserto di Paran, secondo il comando del Signore; quegli uomini erano tutti capi degli Israeliti.
4Questi erano i loro nomi: per la tribù di Ruben, Sammua figlio di Zaccur;5per la tribù di Simeone, Safat figlio di Cori;6per la tribù di Giuda, Caleb figlio di Iefunne;7per la tribù di Issacar, Igheal figlio di Giuseppe; per la tribù di Efraim,8Osea figlio di Nun;9per la tribù di Beniamino, Palti figlio di Rafu;10per la tribù di Zàbulon, Gaddiel figlio di Sodi;11per la tribù di Giuseppe, cioè per la tribù di Manàsse, Gaddi figlio di Susi;12per la tribù di Dan, Ammiel figlio di Ghemalli;13per la tribù di Aser, Setur figlio di Michele;14per la tribù di Nèftali, Nacbi figlio di Vofsi;15per la tribù di Gad, Gheuel figlio di Machi.16Questi sono i nomi degli uomini che Mosè mandò a esplorare il paese. Mosè diede ad Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè.
17Mosè dunque li mandò a esplorare il paese di Canaan e disse loro: "Salite attraverso il Negheb; poi salirete alla regione montana18e osserverete che paese sia, che popolo l'abiti, se forte o debole, se poco o molto numeroso;19come sia la regione che esso abita, se buona o cattiva, e come siano le città dove abita, se siano accampamenti o luoghi fortificati;20come sia il terreno, se fertile o sterile, se vi siano alberi o no. Siate coraggiosi e portate frutti del paese". Era il tempo in cui cominciava a maturare l'uva.
21Quelli dunque salirono ed esplorarono il paese dal deserto di Sin, fino a Recob, in direzione di Amat.22Salirono attraverso il Negheb e andarono fino a Ebron, dove erano Achiman, Sesai e Talmai, figli di Anak. Ora Ebron era stata edificata sette anni prima di Tanis in Egitto.23Giunsero fino alla valle di Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi.
24Quel luogo fu chiamato valle di Escol a causa del grappolo d'uva che gli Israeliti vi tagliarono.
25Alla fine di quaranta giorni tornarono dall'esplorazione del paese26e andarono a trovare Mosè e Aronne e tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono loro i frutti del paese.27Raccontarono: "Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandato ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti.28Ma il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense e vi abbiamo anche visto i figli di Anak.29Gli Amaleciti abitano la regione del Negheb; gli Hittiti, i Gebusei e gli Amorrei le montagne; i Cananei abitano presso il mare e lungo la riva del Giordano".30Caleb calmò il popolo che mormorava contro Mosè e disse: "Andiamo presto e conquistiamo il paese, perché certo possiamo riuscirvi".31Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: "Noi non saremo capaci di andare contro questo popolo, perché è più forte di noi".32Screditarono presso gli Israeliti il paese che avevano esplorato, dicendo: "Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura;33vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro".


Proverbi 4

1Ascoltate, o figli, l'istruzione di un padre
e fate attenzione per conoscere la verità,
2poiché io vi do una buona dottrina;
non abbandonate il mio insegnamento.
3Anch'io sono stato un figlio per mio padre,
tenero e caro agli occhi di mia madre.
4Egli mi istruiva dicendomi:
"Il tuo cuore ritenga le mie parole;
custodisci i miei precetti e vivrai.
5Acquista la sapienza, acquista l'intelligenza;
non dimenticare le parole della mia bocca
e non allontanartene mai.
6Non abbandonarla ed essa ti custodirà,
amala e veglierà su di te.
7Principio della sapienza: acquista la sapienza;
a costo di tutto ciò che possiedi acquista l'intelligenza.
8Stimala ed essa ti esalterà,
sarà la tua gloria, se l'abbraccerai.
9Una corona di grazia porrà sul tuo capo,
con un diadema di gloria ti cingerà".
10Ascolta, figlio mio, e accogli le mie parole
ed esse moltiplicheranno gli anni della tua vita.
11Ti indico la via della sapienza;
ti guido per i sentieri della rettitudine.
12Quando cammini non saranno intralciati i tuoi passi,
e se corri, non inciamperai.
13Attieniti alla disciplina, non lasciarla,
pràticala, perché essa è la tua vita.
14Non battere la strada degli empi
e non procedere per la via dei malvagi.
15Evita quella strada, non passarvi,
sta' lontano e passa oltre.
16Essi non dormono, se non fanno del male;
non si lasciano prendere dal sonno, se non fanno cadere qualcuno;
17mangiano il pane dell'empietà
e bevono il vino della violenza.
18La strada dei giusti è come la luce dell'alba,
che aumenta lo splendore fino al meriggio.
19La via degli empi è come l'oscurità:
non sanno dove saranno spinti a cadere.
20Figlio mio, fa' attenzione alle mie parole,
porgi l'orecchio ai miei detti;
21non perderli mai di vista,
custodiscili nel tuo cuore,
22perché essi sono vita per chi li trova
e salute per tutto il suo corpo.
23Con ogni cura vigila sul cuore
perché da esso sgorga la vita.
24Tieni lungi da te la bocca perversa
e allontana da te le labbra fallaci.
25I tuoi occhi guardino diritto
e le tue pupille mirino diritto davanti a te.
26Bada alla strada dove metti il piede
e tutte le tue vie siano ben rassodate.
27Non deviare né a destra né a sinistra,
tieni lontano il piede dal male.


Salmi 96

1Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
2Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
3In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

4Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
5Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
6Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario.

7Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
8date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
9prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
10Dite tra i popoli: "Il Signore regna!".
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.

11Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
12esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
13davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.


Isaia 17

1Oracolo su Damasco.

Ecco, Damasco sarà eliminata dal numero delle città,
diverrà un cumulo di rovine.
2Le sue borgate saranno abbandonate per sempre;
saranno pascolo dei greggi
che vi riposeranno senza esserne scacciati.
3A Èfraim sarà tolta la cittadella,
a Damasco la sovranità.
Al resto degli Aramei toccherà la stessa sorte
della gloria degli Israeliti,
oracolo del Signore degli eserciti.
4In quel giorno verrà ridotta la gloria di Giacobbe
e la pinguedine delle sue membra dimagrirà.
5Avverrà come quando il mietitore
prende una manciata di steli,
e con l'altro braccio falcia le spighe,
come quando si raccolgono le spighe
nella valle dei Rèfaim,
6Vi resteranno solo racimoli,
come alla bacchiatura degli ulivi:
due o tre bacche sulla cima dell'albero,
quattro o cinque sui rami da frutto.
Oracolo del Signore, Dio di Israele.
7In quel giorno si volgerà l'uomo al suo creatore
e i suoi occhi guarderanno al Santo di Israele.
8Non si volgerà agli altari, lavoro delle sue mani;
non guarderà ciò che fecero le sue dita,
i pali sacri e gli altari per l'incenso.
9In quel giorno avverrà alle tue fortezze
come alle città abbandonate
che l'Eveo e l'Amorreo evacuarono
di fronte agli Israeliti
e sarà una desolazione.
10Perché hai dimenticato Dio tuo salvatore
e non ti sei ricordato della Roccia, tua fortezza.
Tu pianti perciò piante amene
e innesti tralci stranieri;
11di giorno le pianti, le vedi crescere
e al mattino vedi fiorire i tuoi semi,
ma svanirà il raccolto in un giorno di malattia
e di dolore insanabile.
12Ah, il rumore di popoli immensi,
rumore come il mugghio dei mari,
fragore di nazioni
come lo scroscio di acque che scorrono veementi.
13Le nazioni fanno fragore
come il fragore di molte acque,
ma il Signore le minaccia, esse fuggono lontano;
come pula sono disperse sui monti dal vento
e come mulinello di polvere dinanzi al turbine.
14Alla sera, ecco era tutto uno spavento,
prima del mattino non è già più.
Questo è il destino dei nostri predatori
e la sorte dei nostri saccheggiatori.


Atti degli Apostoli 7

1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?".2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il 'Dio della gloria' apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,3'e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò'.4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate,5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, 'neppure quanto l'orma di un piede', ma gli promise 'di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui', sebbene non avesse ancora figli.6Poi Dio parlò così: 'La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni'.7'Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia', disse Dio: 'dopo potranno uscire e mi adoreranno' in questo luogo.8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e 'lo circoncise l'ottavo giorno' e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.9Ma i patriarchi, 'gelosi di Giuseppe, lo vendettero' schiavo 'in Egitto. Dio però era con lui'10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e 'gli diede grazia' e saggezza 'davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa'.11'Venne una carestia su tutto l'Egitto' e 'in Canaan' e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.12'Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano', vi inviò i nostri padri una prima volta;13la seconda volta Giuseppe 'si fece riconoscere dai suoi fratelli' e fu nota al faraone la sua origine.14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, 'settantacinque persone in tutto'.15E Giacobbe 'si recò in Egitto, e qui egli morì' come anche i nostri padri;16'essi furono poi trasportati in Sichem' e posti 'nel sepolcro che Abramo aveva acquistato' e pagato in denaro 'dai figli di Emor, a Sichem'.
17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo 'crebbe e si moltiplicò' in Egitto,18finché 'salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe'.19Questi, 'adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò' i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non 'sopravvivessero'.20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; 'egli fu allevato per tre mesi' nella casa paterna, poi,21essendo stato esposto, 'lo raccolse la figlia del faraone' e lo allevò 'come figlio'.22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere.23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai 'suoi fratelli, i figli di Israele',24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, 'uccidendo l'Egiziano'.25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero.26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro?27Ma 'quello che maltrattava il vicino' lo respinse, dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi'?28'Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano'?29'Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian', dove ebbe due figli.
30Passati quarant'anni, 'gli apparve nel deserto del monte' Sinai 'un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente'.31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:32'Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe'. Esterrefatto, Mosè non osava guardare.33'Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa'.34'Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto'.35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice'?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto.36Egli li fece uscire, compiendo 'miracoli e prodigi nella terra d'Egitto', nel Mare Rosso, e 'nel deserto per quarant'anni'.37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: 'Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me'.38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi.39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e 'si volsero' in cuor loro 'verso l'Egitto',40dicendo ad Aronne: 'Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto'.41E in quei giorni 'fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici' all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani.42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell''esercito del cielo', come è scritto nel libro dei Profeti:

43'Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati' per adorarli!
'Perciò vi deporterò al di là' di Babilonia.

44I nostri padri avevano nel deserto 'la tenda della testimonianza', come aveva ordinato colui che 'disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto'.45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella 'conquista dei popoli' che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide.46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò 'di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe';47'Salomone' poi 'gli edificò una casa'.48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:

49'Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?'
50'Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?'

51'O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie', voi sempre 'opponete resistenza allo Spirito Santo'; come i vostri padri, così anche voi.52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.


Capitolo VII: Proteggere la grazia sotto la salvaguardia dell’umiltà

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1. O figlio, è per te cosa assai utile e sicura tenere nascosta la grazia della devozione; non insuperbirne, non continuare a parlarne e neppure a ripensarci molto. Disprezza, invece, temendo questa grazia come data a uno che non ne era degno. Non devi attaccarti troppo forte a un tale slancio devoto, che subitamente può trasformarsi in un sentimento contrario. Nel tempo della grazia ripensa a quanto, di solito, sei misero e povero senza la grazia. Un progresso nella vita spirituale non lo avrai raggiunto quando avrai avuto la grazia della consolazione, ma quando, con umiltà, abnegazione e pazienza, avrai saputo sopportare che essa ti sia tolta. Cosicché, neppure allora, tu sia pigro nell'amore alla preghiera o lasci cadere del tutto le abituali opere di pietà; anzi, tu faccia volenterosamente tutto quanto è in te, come meglio potrai e saprai, senza lasciarti andare del tutto a causa dell'aridità e dell'ansietà spirituale che senti.  

2. Molti, non appena accade qualcosa di male, si fanno tosto impazienti e perdono la buona volontà. Ma le vie dell'uomo non dipendono sempre da lui. E' Dio che può dare e consolare, quando vuole e quanto vuole e a chi egli vuole; nella misura che gli piacerà e non di più. Molti, poi, fattisi arditi per il fatto che sentivano la grazia della devozione, procurarono la loro rovina: essi vollero fare di più di quanto era nelle loro possibilità, non considerando la propria pochezza e seguendo l'impulso del cuore piuttosto che il giudizio della ragione. Presunsero di poter fare più di quello che era nella volontà di Dio; perciò d'un tratto persero la grazia. Essi, che avevano posto il loro nido nel cielo, restarono a mani vuote, abbandonati alla loro miseria; cosicché, umiliati e spogliati, imparassero, a non volare con le loro ali, ma a star sotto le mie ali, nella speranza. Coloro che sono ancora novellini e inesperti nella via del Signore facilmente si ingannano e cadono, se non si attaccano al consiglio di persone elette. E se vogliono seguire quello che loro sembra giusto, anziché affidarsi ad altri più esperti, finiranno male, a meno che non vogliano ritrarsi dal proprio interno. Coloro che si credono sapienti di per sé, di rado si lasciano umilmente guidare da altri. Sennonché uno scarso sapere e una modesta capacità di comprendere, accompagnati dall'umiltà, valgono di più di un gran tesoro di scienza, accompagnato dal vuoto compiacimento di sé. E' meglio per te avere poco, piuttosto che molto; del molto potresti insuperbire.

Non agisce con sufficiente saggezza colui che, avendo la grazia, si dà interamente alla gioia, senza pensare alla sua miseria di prima e alla purezza che si deve aver nel timore di Dio; timore cioè di perdere quella grazia che gli era stata data. Così non dimostra di avere sufficiente virtù colui che, al momento dell'avversità o in altra circostanza che lo opprima, si dispera eccessivamente e concepisce, nei confronti, pensieri e sentimenti di fiducia meno piena di quanto mi si dovrebbe. Al momento della lotta, si troverà spesso estremamente abbattuto e pieno di paura proprio colui che, in tempo di quiete, avrà voluto essere troppo sicuro. Se tu, invece, riuscissi a restare umile e piccolo in te stesso, e a ben governare e dirigere il tuo spirito non cadresti così facilmente nel pericolo e nel peccato. Un buon consiglio è questo, che, quando hai nell'animo uno speciale ardore spirituale, tu consideri bene quello che potrà accadere se verrà meno tale luce interiore. Quando poi ciò accadesse, pensa che poi di nuovo possa tornare quella luce che per un certo tempo ti ha tolta, per tua sicurezza e per la mia gloria. Infatti, subire una simile prova è spesso a te più utile che godere stabilmente di una situazione tranquilla, secondo il tuo piacere. In verità i meriti non si valutano secondo questo criterio, che uno abbia frequenti visioni, o riceva particolari gioie interiori, o sia posto in un grado più alto. Ma piuttosto secondo questo criterio, che uno sia radicato nella vera umiltà e ripieno dell'amore divino; che ricerchi sempre soltanto e interamente di rendere gloria a Dio; che consideri se stesso un nulla; che si disprezzi veramente e preferisca perfino essere disprezzato ed umiliato dagli altri, anziché essere onorato.


DISCORSO 108 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI LC 12, 35-36: "I VOSTRI FIANCHI SIANO CINTI E LE LAMPADE ACCESE" ECC. E SULLE PAROLE DEL SALMO 33, 12-15: "QUAL È L'UOMO CHE BRAMA LA VITA" ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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Dobbiamo aspettare la venuta del Signore.

1. Nostro Signore Gesù Cristo non solo è venuto agli uomini ma si è anche allontanato dagli uomini e tornerà agli uomini. Egli tuttavia era già sulla terra allorché venne e non se ne andò quando se ne allontanò, e tornerà da coloro ai quali disse: Ecco, io sarò con voi sino alla fine del mondo 1. Egli dunque conforme alla natura di schiavo, presa per noi, nacque in un dato tempo, fu ucciso e risuscitò e non muore più e la morte non avrà più potere su di lui 2; conforme invece alla divinità, per cui è uguale al Padre, era in questo mondo e il mondo fu creato per mezzo di lui, ma il mondo non lo conobbe 3. A proposito di ciò avete sentito poco fa quale ammonimento ci ha rivolto il Vangelo, mettendoci in guardia e volendo che siamo liberi e preparati nell'attesa degli ultimi eventi, in modo che dopo i novissimi che sono da temere in questo mondo, venga il riposo che non ha fine. Beati coloro che ne diverranno partecipi. Saranno allora sicuri coloro che ora non lo sono e viceversa avranno allora paura coloro che ora non vogliono averla. È per questa aspettativa e per questa speranza che siamo diventati cristiani. Non è forse vero che la nostra speranza non ha di mira questo mondo? Non dobbiamo amare il mondo. Siamo stati chiamati a separarci dall'amore di questo mondo, affinché speriamo e amiamo un altro mondo. In questo mondo dobbiamo astenerci da tutti gli illeciti desideri, ossia dobbiamo avere i fianchi cinti e dobbiamo essere pieni d'ardore e risplendere per le opere buone, cioè avere le lampade accese. Infatti lo stesso Signore in un altro passo del Vangelo disse ai suoi discepoli: Nessuno accende la lampada per metterla sotto il moggio ma su un candeliere affinché faccia luce a tutti coloro che sono in casa 4. E per far capire di che cosa parlava, soggiunse: Così deve risplendere la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro ch'è in cielo 5.

Tre precetti insegnati nel Vangelo.

2. Il Signore vuole quindi che siamo pronti con la cintura ai fianchi e le lampade accese. Che significa: "avere la cintura ai fianchi"? Fuggi il male 6. Che significa: "risplendere e avere le lampade accese"? Vuol dire: e fa' il bene 7. E che vuol dire ciò che soggiunse e disse: E voi siate simili ai servi che aspettano il loro padrone che deve tornare da una festa di nozze 8? Vuol dire solo ciò che segue nello stesso salmo: cerca la pace e perseguila 9. Questi tre precetti, cioè l'astenersi dal male, compiere il bene e sperare nel premio eterno sono ricordati negli Atti degli Apostoli, dove sta scritto che Paolo li istruiva sul dovere della continenza, della giustizia e sulla speranza della vita eterna 10. Alla continenza si riferisce il precetto d'essere pronti con la cintura ai fianchi 11, alla giustizia quello d'avere le lampade accese 12; al dovere di aspettare il Signore si riferisce la speranza della vita eterna. Fuggi dunque il male: ecco la continenza, è questo che significa avere la cintura ai fianchi; e fa' il bene, ecco la giustizia, ecco le lampade accese; cerca la pace e perseguila, ecco l'aspettativa del mondo avvenire; siate dunque simili a quei servi che aspettano il loro padrone che deve tornare da una festa di nozze.

Invano si cerca quaggiù una vita felice.

3. Poiché dunque abbiamo questi precetti e queste promesse, perché mai bramiamo di vivere una vita felice 13 sulla terra, ove non potremo trovarla? So infatti che desiderate giorni sereni quando siete malati o vi trovate nelle sofferenze, che in questo mondo sono abbondanti. Effettivamente, quando il tempo della vita volge al tramonto, anche un vecchio è pieno d'acciacchi e vuoto di gioie. In mezzo a tutte le tribolazioni da cui è oppresso il genere umano, non si cercano che giorni felici e si desidera una lunga vita che non si può avere. Poiché anche la lunga vita d'un uomo è talmente limitata per la sua brevità rispetto all'estensione della vita futura come se fosse una goccia rispetto a tutto il mare. Che cos'è dunque la vita d'un uomo, anche quella che si chiama lunga? Si chiama lunga la vita che in questo mondo è breve, e - come ho detto - sono abbondanti i gemiti fino all'età decrepita. Tutto questo spazio di tempo è breve ed esiguo, e tuttavia quanto è desiderato dagli uomini, con quanta diligenza e fatica, con quanta cura, premura e industria gli uomini bramano di vivere e invecchiare quaggiù! Ma lo stesso vivere a lungo cos'altro è se non una corsa verso la fine? Hai avuto il giorno di ieri, desideri avere anche quello di domani. Ma quando sarà passato anche questo domani, non lo hai più. Tu quindi desideri che spunti un nuovo giorno affinché si avvicini a te la fine alla quale non vuoi arrivare. Tu dài una festa ai tuoi amici e in quell'occasione senti farti tanti auguri: "Lunghi anni di vita "; e tu desideri che si avveri il loro augurio. Che dire? Desideri che vengano molti altri anni e non vuoi che venga la fine degli anni? I tuoi desideri sono contraddittori: vuoi camminare, ma non vuoi arrivare.

Dove cercare giorni e vita felici.

4. Tuttavia - come ho già detto - se negli uomini è insita tanta sollecitudine per cui, a prezzo di fatiche quotidiane, dure e senza un attimo di riposo, desiderano di morire il più tardi possibile, con quanta cura si dovrebbe fare in modo di non morire giammai? A ciò non vuole pensare nessuno. Ogni giorno si cerca di avere giorni felici in questo mondo, ove non si trovano, ma nessuno vuol vivere in modo da giungere dove si trovano. Ecco perché la medesima Scrittura ci esorta e dice: Qual è l'uomo che brama la vita e desidera vedere giorni felici? 14. Questa è la domanda fatta dalla Scrittura per sapere quale risposta le sia data, pur sapendo che tutti gli uomini cercano d'avere la vita e giorni felici. Essa rivolge la domanda conforme al loro desiderio come se dal cuore di tutti le venisse risposto: "Lo desidero io", e dice così: Qual è l'uomo che brama la vita e desidera vedere giorni felici? Allo stesso modo anche adesso che vi parlo, quando mi avete sentito dire: Qual è l'uomo che brama la vita e desidera vedere giorni felici? tutti in cuor vostro avete risposto: "Io". D'altra parte anch'io che vi parlo desidero la vita e giorni felici: cerco d'avere anch'io ciò che cercate d'avere voi.

Non si deve cercare la vita felice quaggiù.

5. Supponiamo che a tutti noi fosse necessario dell'oro e io desiderassi trovarlo insieme con voi; supponiamo che l'oro fosse in qualche posto del vostro campo, in un posto di vostra proprietà e vi vedessi cercare l'oro e vi domandassi: "Che cercate?", voi mi rispondereste: "Cerchiamo dell'oro": Io però vi direi: "Voi cercate l'oro, lo cerco anch'io; cerco anch'io ciò che cercate voi, ma voi non lo cercate ove possiamo trovarlo. Sentite dunque da me ove possiamo trovarlo; io non ve lo ruberò ma vi mostrerò solo il posto; anzi andiamo tutti dietro a colui che sa ove si trova quel che cerchiamo". Allo stesso modo anche adesso, poiché desiderate la vita e giorni felici, non possiamo dirvi di non desiderare la vita e giorni sereni, ma vi diciamo: "Non cercate la vita e giorni felici quaggiù in questo mondo, dove i giorni non possono essere lieti". La vita stessa non è forse simile alla morte? Gli stessi giorni poi passano in fretta; poiché il giorno di oggi ha scacciato quello di ieri: quello di domani sorgerà per respingere quello di oggi. Gli stessi giorni non stanno fermi e tu perché vuoi stare fermo con essi? Il vostro desiderio dunque per cui desiderate una vita e giorni felici, non solo non lo soffoco ma lo infiammo anche di più. Dovete certamente cercare la vita, cercare giorni sereni; ma si cerchino dove possono trovarsi.

Che fare per ottenere giorni felici.

6. Volete dunque udire con me il consiglio di Colui che sa dove sono i giorni felici e dov'è la vita? Non dovete sentirlo dire da me, ma insieme con me. Poiché un Profeta ci dice: Venite, figli, ascoltatemi 15. Accorriamo quindi e rimaniamo al nostro posto, stiamo ben attenti e con lo spirito cerchiamo d'intendere il Padre che dice: Venite, figli, ascoltatemi; v'insegnerò il timore del Signore 16. E per indicarci che cosa vuole insegnarci, e a che cosa è utile il timore del Signore, seguita dicendo: Qual è l'uomo che desidera la vita e brama di vedere giorni felici? 17. Rispondiamo tutti: "Lo desideriamo noi". Ascoltiamo dunque ciò che segue: Trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra non proferiscano inganno 18. Di' ancora adesso: "Lo desidero". Prima, quando dicevo: Qual è l'uomo che desidera la vita e brama vedere giorni felici? ognuno di voi rispondeva: "Io". Orbene mi si risponda ugualmente adesso: "Io". Frena dunque la tua lingua dal male e le tue labbra non proferiscano inganno. Di' ora: "Io". Desideri dunque giorni sereni e la vita ma non vuoi trattenere la tua lingua dal male e le tue labbra dal proferire inganno. Sei pronto per ricevere la ricompensa, ma sei pigro per il lavoro. Ma a chi si dà la ricompensa, se non lavora? Volesse il cielo che tu dessi la mercede almeno a chi lavora in casa tua! Sì, perché so che non la dài a chi non lavora. Perché? Perché a chi non lavora non devi nulla. Anche Dio ci ha proposto la ricompensa. Quale ricompensa? La vita e i giorni felici, che tutti desideriamo e ai quali cerchiamo di arrivare tutti. Egli ci darà la ricompensa promessa. Quale ricompensa? La vita e i giorni felici. E quali sono i giorni felici? La vita senza fine e il riposo senza fatica.

Frenare la lingua.

7. Ci ha promesso una gran ricompensa: in relazione a una sì gran ricompensa che ci ha promessa, vediamo che cosa ci ha comandato. Orbene, infiammati da questa magnifica promessa e dall'amore per una sì preziosa ricompensa, cerchiamo di preparare fin d'ora per ubbidirgli le nostre forze, i fianchi e le braccia. Ci ordinerà forse di portare gravi pesi, di zappare forse un pezzo di campo, d'innalzare una grande costruzione? Non ti comanda un lavoro faticoso ma ti comanda di frenare proprio il membro che fra tutti gli altri muovi più facilmente: Trattieni la tua lingua dal male. Non è fatica erigere una costruzione ed è fatica trattenere la lingua? Trattieni la tua lingua dal male. Non dire bugie, non denigrare nessuno, non proferire calunnie, non testimoniare il falso, non bestemmiare. Trattieni la tua lingua dal male. Considera come ti sdegni se uno parla male di te; come t'irriti contro un altro, quando parla male di te, così devi irritarti contro te stesso quando parli male d'un altro. Le tue labbra non proferiscano inganno. Manifesta all'esterno con la parola ciò che hai dentro di te, nel tuo cuore. La lingua non deve proferire una cosa diversa da quella nascosta nel cuore. Fuggi il male e fa' il bene. Perché, in qual modo potrò dire a uno: "Vesti chi è nudo" se ancora vuole spogliare chi è vestito? Giacché se uno opprime un suo concittadino, come potrà accogliere un forestiero ? Dunque, ordinatamente, prima fuggi il male e fa' il bene, prima cingiti i fianchi e poi accendi le lampade. E quando avrai fatto così, aspetta sicuro la vita e i giorni felici. Cerca la pace e perseguila 19; e allora con fiducia dirai al Signore: "Ho fatto quel che mi hai ordinato, dammi ciò che hai promesso".

 

1 - Mt 28, 20.

2 - Rm 6, 9.

3 - Gv 1, 10.

4 - Mt 5, 15.

5 - Mt 5, 16.

6 - Sal 33, 15.

7 - Sal 33, 15.

8 - Lc 12, 36.

9 - Sal 33, 15.

10 - At 24, 25.

11 - Lc 12, 35.

12 - Lc 12, 35.

13 - Cf. Sal 33, 13; 1 Pt 3, 10.

14 - Sal 33, 13.

15 - Sal 33, 12.

16 - Sal 33, 12.

17 - Sal 33, 13.

18 - Sal 33, 14.

19 - Sal 33, 15.

 


Capitolo XXI: La compunzione del cuore

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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 1. Se vuoi fare qualche progresso conservati nel timore di Dio, senza ambire a una smodata libertà; tieni invece saldamente a freno i tuoi sensi, senza lasciarti andare a una stolta letizia. Abbandonati alla compunzione di cuore, e ne ricaverai una vera devozione. La compunzione infatti fa sbocciare molte cose buone, che, con la leggerezza di cuore, sogliono subitamente disperdersi. E' meraviglia che uno possa talvolta trovare piena letizia nella vita terrena, se considera che questa costituisce un esilio e se riflette ai tanti pericoli che la sua anima vi incontra. Per leggerezza di cuore e noncuranza dei nostri difetti spesso non ci rendiamo conto dei guai della nostra anima; anzi, spesso ridiamo stoltamente, quando, in verità, dovremmo piangere. Non esiste infatti vera libertà, né santa letizia, se non nel timore di Dio e nella rettitudine di coscienza. Felice colui che riesce a liberarsi da ogni impaccio dovuto a dispersione spirituale, concentrando tutto se stesso in una perfetta compunzione. Felice colui che sa allontanare tutto ciò che può macchiare o appesantire il suo spirito. Tu devi combattere da uomo: l'abitudine si vince con l'abitudine. Se impari a non curarti della gente, questa lascerà che tu attenda tranquillamente a te stesso. Non portare dentro di te le faccende degli altri, non impicciarti neppure di quello che fanno le persone più in vista; piuttosto vigila sempre e in primo luogo su di te, e rivolgi il tuo ammonimento particolarmente a te stesso, prima che ad altre persone, anche care. Non rattristarti se non ricevi il favore degli uomini; quello che ti deve pesare, invece, è la constatazione di non essere del tutto e sicuramente nella via del bene, come si converrebbe a un servo di Dio e a un monaco pieno di devozione.  

2. E' grandemente utile per noi, e ci dà sicurezza di spirito, non ricevere molte gioie in questa vita; particolarmente gioie materiali. Comunque, è colpa nostra se non riceviamo consolazioni divine o ne proviamo raramente; perché non cerchiamo la compunzione del cuore e non respingiamo del tutto le vane consolazioni che vengono dal di fuori. Riconosci di essere indegno della consolazione divina, e meritevole piuttosto di molte sofferenze, Quando uno è pienamente compunto in se stesso, ogni cosa di questo mondo gli appare pesante e amara. L'uomo retto, ben trova motivo di pianto doloroso. Sia che rifletta su di sé o che vada pensando agli altri, egli comprende che nessuno vive quaggiù senza afflizioni; e quanto più severamente si giudica, tanto maggiormente si addolora. Sono i nostri peccati e i nostri vizi a fornire materia di giusto dolore e di profonda compunzione; peccato e vizi dai quali siamo così avvolti e schiacciati che raramente riusciamo a guardare alle cose celesti. Se il nostro pensiero andasse frequentemente alla morte, più che alla lunghezza della vita, senza dubbio ci emenderemmo con maggior fervore. Di più, se riflettessimo nel profondo del cuore alle sofferenze future dell'inferno e del purgatorio, accetteremmo certamente fatiche e dolori, e non avremmo paura di un duro giudizio. Invece queste cose non penetrano nel nostro animo; perciò restiamo attaccati alle dolci mollezze, restiamo freddi e assai pigri. Spesso, infatti, è sorta di spirituale povertà quella che facilmente invade il nostro misero corpo. Prega dunque umilmente il Signore che ti dia lo spirito di compunzione; e di', con il profeta: nutrimi, o Signore, "con il pane delle lacrime; dammi, nelle lacrime, copiosa bevanda" (Sal 79,6).


6 dicembre 1976 - STO ALLA PORTA E BUSSO!

Mons. Ottavio Michelini

Figlio mio, scrivi:

di che cosa si sono resi responsabili molti miei Vescovi e tantissimi miei sacerdoti?

1° - Sono colpevoli dell'eresia dell'azione, cioè di pseudo zelo sotto il quale si cela vanità.

2° - Sono colpevoli di essersi lasciati assorbire dall'attività esteriore fino a volte ad esaurirsi; ciò non risponde ad un disegno della Volontà Divina, ma ad un sottile orgoglio e ad una insidiosa manovra del Maligno.

3° - Questa esasperata attività non ha avuto e non ha una corrispondente attività interiore, per cui si è radicato nel loro animo la convinzione di essere dei pilastri portanti, senza dei quali tutto e destinato a crollare; in parole più semplici, stima esagerata per sé stessi con una conseguente diminuzione della fiducia e dell'abbandono in Dio.

4° - Rifiuto di riformarsi e riformare seriamente ed efficacemente le loro Chiese ispirandosi ai principi evangelici; questa è gravissima colpa, perché non sono mancati per loro richiami dall'Alto, moniti, fatti ed eventi soprannaturali. (p. 77)

5° - Comoda prudenza in virtù della quale hanno impedito un bene immenso per le anime, commettendo loro stessi innumerevoli imprudenze.

6° - Non pochi sono i miei Vescovi imbevuti di razionalismo e perfino di marxismo.

7° - Imputazione grave faccio loro, per aver cercato sempre e solo il compromesso, allo scopo di evitare noie al vertice e per paura di biasimo dalla base; ma il compromesso non è di Dio; non è stato né sarà mai dei suoi santi, perché in contrasto con il mio Vangelo.

8° - Sono ancora responsabili dell'anarchia imperante nella Chiesa.

9° - Inoltre sono responsabili dell'inquinamento in campo dottrinale e non poche volte morale, di molti seminari e quindi della diffusione di errori e di eresie, facendo così della Chiesa una paurosa babilonia per cui non ci si intende più che poco e male.

10° - A chi si debbono imputare le molteplici contraddizioni della Pastorale moderna se non ai Pastori e ai sacerdoti, per l'insipiente uso della loro autorità?

Giustamente è stato detto che il principio di autorità va difeso e salvaguardato dall'anarchia dilagante, ma è stato detto anche che l'esercizio dell'autorità deve cambiare e che la (p. 78) paternità e la fermezza si possono molto bene conciliare in un padre Pastore di anime.

11° - E' poi colpa gravissima per molti Vescovi e sacerdoti di essersi lasciati influenzare dalla diabolica vita moderna, in molti casi approvandola e benedicendola, loro, prescelti per una azione completamente contraria, loro, prescelti per arrestare le forze oscure del male e per contrastarle nell'azione demolitrice nella mia Chiesa, loro, le lampade accese nel mondo, si sono lasciati sopraffare e spegnere dall'oscurità dell'inferno, loro, il fermento di vita e lievito per il popolo di Dio, loro, sale della terra, si sono lasciati inaridire e paralizzare dall'aggressività dei Demoni.

12° - Sono colpevoli inoltre di emulare i grandi e i potenti della terra nell'arte di governare; sono fieri della loro diplomazia, dimenticando che Io, Verbo eterno di Dio, Redentore dell'umanità, Sommo e Massimo Ambasciatore di Dio presso l'intera umanità, ho avuto una sola diplomazia, quella della Verità; essi invece gareggiando coi diplomatici del mondo sono diventati esperti e non di rado maestri di menzogne; la diplomazia del mondo infatti è l'arte del mentire, e anche questa è tremenda responsabilità.

Il Padre del figliol prodigo ha usato la diplomazia dell'amore. (p. 79)

Io, Gesù, non sono stato un governatore nei tre anni della mia vita pubblica, non ho mai cercato onori, approvazioni o consensi umani, ma Io, il Buon Pastore, il Padre del figliol prodigo, ho avuto sempre e solo un desiderio: la Volontà del Padre e la liberazione delle anime dal terribile giogo di Satana a cui oggi più non si crede.

13° - Per ultimo debbo imputare ancora a Pastori e sacerdoti, come colpa grave, una insensibilità per i sofferenti, per gli ammalati, di mente e di corpo, per colpa delle forze oscure dell'inferno.

Insensibilità incredibile, inconcepibile, insensibilità in contrasto stridente con gli insegnamenti evangelici, con gli esempi di Me, Vero Dio e Vero Uomo, ciò poteri che Io ho dato ai miei Apostoli e ai loro successori di guarire gli infermi e di cacciare i demoni.

Qui la mistificazione è portata agli estremi limiti!

Ma che pensano Vescovi e sacerdoti che Io, vero Dio, abbia detto cose inutili e vane? Che pensano che Io Gesù, vero Dio abbia pronunciato parole ed impartiti insegnamenti non utili e non necessari in tutti i tempi ?

Io sono Dio, non condizionato né dal tempo né dallo spazio, i miei insegnamenti sono validi per tutte le generazioni; ma che tipo di fede hanno Vescovi e sacerdoti di questa generazione atea, perversa ed incredula ? (p. 80)

Ma che pensano ancora i miei Vescovi che i tempi attuali siano diversi dai tempi miei quando umanato vissi sulla terra?

Non si sono dunque accorti che tutto il progresso moderno, intendo parlare di questo progresso materiale manipolato da Satana è servito allo stesso Satana come strumento di disordini, pervertimenti sociali e mondiali?

Non si sono accorti i miei Vescovi e sacerdoti che il fine dell'uomo non è la tecnologia o il benessere materiale scisso dal supremo interesse spirituale della intera umanità ?

Non hanno dunque capito Vescovi e sacerdoti o ha fatto loro comodo non voler capire per non urtarsi contro le forze oscure e misteriose del male, con le quali, anziché usare l'arma della verità, hanno preferito usare l'arma diabolica del compromesso?

Che ne hanno fatto della tremenda responsabilità incombente sul loro sacerdozio, loro che, quali naturali maestri, erano e sono i soli aventi l'obbligo di mettere in guardia le anime dal pericolo, dalle insidie insite nel progresso materiale e nella civiltà del consumo?

No, figlio mio, non preoccuparti della verità; beati coloro che la verità sapranno accogliere con umiltà per il bene personale e sociale della mia Chiesa. (p. 81)

Purtroppo inascoltati sono rimasti i miei reiterati inviti per invitarli a scrutare ed interrogare le loro coscienze, tutti sono caduti nel vuoto!

Figlio mio, tremendo è resistere alla Bontà Divina che bussa alla porta delle anime che vuole salvare; un loro predecessore, Giuda, ha resistito, ma la sua resistenza è stata la sua perdizione.

Ti benedico, figlio, prega, ripara e voglimi bene. (p. 82)