Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 10° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 12
1Gesù si mise a parlare loro in parabole: "Un uomo 'piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre', poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.2A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.3Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.4Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti.5Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.6Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!7Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.8E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.10Non avete forse letto questa Scrittura:
'La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;'
11'dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri'"?
12Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono.
13Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.14E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?".15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda".16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare".17Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui.
18Vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:19"Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che 'se muore il fratello di uno' e lascia la moglie 'senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello'.20C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;21allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.23Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie".24Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?25Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.26A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: 'Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe'?27Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore".
28Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".29Gesù rispose: "Il primo è: 'Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore';30'amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore', con tutta la tua mente 'e con tutta la tua forza'.31E il secondo è questo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'. Non c'è altro comandamento più importante di questi".32Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è 'unico e non v'è altri all'infuori di lui';33'amarlo con tutto il cuore', con tutta la mente 'e con tutta la forza' e 'amare il prossimo come se stesso' val più di tutti gli olocausti e i sacrifici".34Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
35Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide?36Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo:
'Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi'.
37Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.
38Diceva loro mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.40Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave".
41E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.42Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.43Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.44Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".
Secondo libro delle Cronache 20
1In seguito i Moabiti e gli Ammoniti, aiutati dai Meuniti, mossero guerra a Giòsafat.2Andarono ad annunziare a Giòsafat: "Una grande moltitudine è venuta contro di te da oltre il mare, da Edom. Ecco sono in Cazezon-Tamàr, cioè in Engàddi".3Nella paura Giòsafat si rivolse al Signore; per questo indisse un digiuno per tutto Giuda.4Quelli di Giuda si radunarono per implorare aiuto dal Signore; vennero da tutte le città di Giuda per implorare aiuto dal Signore.
5Giòsafat stette in piedi in mezzo all'assemblea di Giuda e di Gerusalemme nel tempio, di fronte al nuovo cortile.6Egli disse: "Signore, Dio dei nostri padri, non sei forse tu il Dio che è in cielo? Tu domini su tutti i regni dei popoli. Nelle tue mani sono la forza e la potenza; nessuno può opporsi a te.7Non hai scacciato tu, nostro Dio, gli abitanti di questa regione di fronte al tuo popolo Israele e non hai consegnato il paese per sempre alla discendenza del tuo amico Abramo?8Gli Israeliti lo hanno abitato e vi hanno costruito un santuario al tuo nome dicendo:9Se ci piomberà addosso una sciagura, una spada punitrice, una peste o una carestia, noi ci presenteremo a te in questo tempio, poiché il tuo nome è in questo tempio, e grideremo a te dalla nostra sciagura e tu ci ascolterai e ci aiuterai.10Ora, ecco gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne di Seir, nelle cui terre non hai permesso agli Israeliti di entrare, quando venivano dal paese d'Egitto, e perciò si sono tenuti lontani da quelli e non li hanno distrutti,11ecco, ora ci ricompensano venendoci a scacciare dalla eredità che tu hai acquistata per noi.12Dio nostro, non ci vorrai rendere giustizia nei loro riguardi, poiché noi non abbiamo la forza di opporci a una moltitudine così grande piombataci addosso? Non sappiamo che cosa fare; perciò i nostri occhi sono rivolti a te".
13Tutti gli abitanti di Giuda stavano in piedi davanti al Signore, con i loro bambini, le loro mogli e i loro figli.14Allora lo spirito del Signore, in mezzo all'assemblea, fu su Iacazièl, figlio di Zaccaria, figlio di Benaià, figlio di Ieièl, figlio di Mattania, levita dei figli di Asaf.15Egli disse: "Porgete l'orecchio, voi tutti di Giuda, abitanti di Gerusalemme e tu, re Giòsafat. Vi dice il Signore: Non temete e non spaventatevi davanti a questa moltitudine immensa perché la guerra non è diretta contro di voi, ma contro Dio.16Domani, scendete contro di loro; ecco, saliranno per la salita di Ziz. Voi li sorprenderete al termine della valle di fronte al deserto di Ieruel.17Non toccherà a voi combattere in tale momento; fermatevi bene ordinati e vedrete la salvezza che il Signore opererà per voi, o Giuda e Gerusalemme. Non temete e non abbattetevi. Domani, uscite loro incontro; il Signore sarà con voi".
18Giòsafat si inginocchiò con la faccia a terra; tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme si prostrarono davanti al Signore per adorarlo.19I leviti, dei figli dei Keatiti e dei figli dei Korachiti, si alzarono a lodare il Signore, Dio di Israele, a piena voce.
20La mattina dopo si alzarono presto e partirono per il deserto di Tekòa. Mentre si muovevano, Giòsafat si fermò e disse: "Ascoltatemi, Giuda e abitanti di Gerusalemme! Credete nel Signore vostro Dio e sarete saldi; credete nei suoi profeti e riuscirete".21Quindi, consigliatosi con il popolo, mise i cantori del Signore, vestiti con paramenti sacri, davanti agli uomini in armi, perché lodassero il Signore dicendo:
'Lodate il Signore,
perché la sua grazia dura sempre'.
22Appena cominciarono i loro canti di esultanza e di lode, il Signore tese un agguato contro gli Ammoniti, i Moabiti e quelli delle montagne di Seir, venuti contro Giuda e furono sconfitti.23Gli Ammoniti e i Moabiti insorsero contro gli abitanti delle montagne di Seir per votarli allo sterminio e distruggerli. Quando ebbero finito con gli abitanti delle montagne di Seir, contribuirono a distruggersi a vicenda.
24Quando quelli di Giuda raggiunsero la collina da dove si vedeva il deserto, si voltarono verso la moltitudine, ed ecco non c'erano che cadaveri gettati per terra, senza alcun superstite.25Giòsafat e la sua gente andarono a raccogliere la loro preda. Vi trovarono in abbondanza bestiame, ricchezze, vesti e oggetti preziosi. Ne presero più di quanto ne potessero portare. Passarono tre giorni a raccogliere il bottino, perché esso era molto abbondante.26Il quarto giorno si radunarono nella valle di Beracà; poiché là benedissero il Signore, chiamarono quel luogo valle della Benedizione, nome ancora in uso.27Quindi tutto Giuda e tutti quelli di Gerusalemme, con Giòsafat alla testa, partirono per tornare in Gerusalemme, pieni di gioia perché il Signore li aveva riempiti di letizia a spese dei loro nemici.28Entrarono in Gerusalemme diretti al tempio, fra suoni di arpe, di cetre e di trombe.29Quando si seppe che il Signore aveva combattuto contro i nemici di Israele, il terrore di Dio si diffuse su tutti i regni dei vari paesi.30Il regno di Giòsafat fu tranquillo; Dio gli aveva concesso la pace su tutte le frontiere.
31Giòsafat regnò su Giuda. Aveva trentacinque anni quando divenne re; regnò venticinque anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azuba figlia di Silchi.32Seguì la strada di suo padre, senza allontanarsi, per fare ciò che è retto agli occhi del Signore.33Ma non scomparvero le alture; il popolo non aveva ancora rafforzato il cuore nella ricerca del Dio dei suoi padri.
34Le altre gesta di Giòsafat, le prime come le ultime, ecco sono descritte negli atti di Ieu, figlio di Canàni, inseriti nel libro dei re di Israele.
35In seguito Giòsafat, re di Giuda, si alleò con Acazia re di Israele che agiva con empietà.36Egli si associò a lui per costruire navi capaci di raggiungere Tarsis. Allestirono le navi in Ezion-Ghèber.37Ma Elièzer figlio di Dodava, di Maresa, predisse contro Giòsafat: "Perché ti sei alleato con Acazia, il Signore ha aperto una breccia nei tuoi lavori". Le navi si sfasciarono e non poterono salpare per Tarsis.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Salmi 44
1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Maskil.'
2Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito,
i nostri padri ci hanno raccontato
l'opera che hai compiuto ai loro giorni,
nei tempi antichi.
3Tu per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti,
per far loro posto, hai distrutto i popoli.
4Poiché non con la spada conquistarono la terra,
né fu il loro braccio a salvarli;
ma il tuo braccio e la tua destra
e la luce del tuo volto,
perché tu li amavi.
5Sei tu il mio re, Dio mio,
che decidi vittorie per Giacobbe.
6Per te abbiamo respinto i nostri avversari
nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori.
7Infatti nel mio arco non ho confidato
e non la mia spada mi ha salvato,
8ma tu ci hai salvati dai nostri avversari,
hai confuso i nostri nemici.
9In Dio ci gloriamo ogni giorno,
celebrando senza fine il tuo nome.
10Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna,
e più non esci con le nostre schiere.
11Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari
e i nostri nemici ci hanno spogliati.
12Ci hai consegnati come pecore da macello,
ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.
13Hai venduto il tuo popolo per niente,
sul loro prezzo non hai guadagnato.
14Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini,
scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.
15Ci hai resi la favola dei popoli,
su di noi le nazioni scuotono il capo.
16L'infamia mi sta sempre davanti
e la vergogna copre il mio volto
17per la voce di chi insulta e bestemmia,
davanti al nemico che brama vendetta.
18Tutto questo ci è accaduto
e non ti avevamo dimenticato,
non avevamo tradito la tua alleanza.
19Non si era volto indietro il nostro cuore,
i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
20ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli
e ci hai avvolti di ombre tenebrose.
21Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio
e teso le mani verso un dio straniero,
22forse che Dio non lo avrebbe scoperto,
lui che conosce i segreti del cuore?
23Per te ogni giorno siamo messi a morte,
stimati come pecore da macello.
24Svègliati, perché dormi, Signore?
Dèstati, non ci respingere per sempre.
25Perché nascondi il tuo volto,
dimentichi la nostra miseria e oppressione?
26Poiché siamo prostrati nella polvere,
il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto;
27salvaci per la tua misericordia.
Ezechiele 40
1Al principio dell'anno venticinquesimo della nostra deportazione, il dieci del mese, quattordici anni da quando era stata presa la città, in quel medesimo giorno, la mano del Signore fu sopra di me ed egli mi condusse là.2In visione divina mi condusse nella terra d'Israele e mi pose sopra un monte altissimo sul quale sembrava costruita una città, dal lato di mezzogiorno.3Egli mi condusse là: ed ecco un uomo, il cui aspetto era come di bronzo, in piedi sulla porta, con una cordicella di lino in mano e una canna per misurare.4Quell'uomo mi disse: "Figlio dell'uomo: osserva e ascolta attentamente e fa' attenzione a quanto io sto per mostrarti, perché tu sei stato condotto qui perché io te lo mostri e tu manifesti alla casa d'Israele quello che avrai visto".
5Ed ecco il tempio era tutto recinto da un muro. La canna per misurare che l'uomo teneva in mano era di sei cubiti, d'un cubito e un palmo ciascuno. Egli misurò lo spessore del muro: era una canna, e l'altezza una canna.
6Poi andò alla porta che guarda a oriente, salì i gradini e misurò la soglia della porta; era una canna di larghezza.7Ogni stanza misurava una canna di lunghezza e una di larghezza, da una stanza all'altra vi erano cinque cubiti: anche la soglia del portico dal lato dell'atrio della porta stessa, verso l'interno, era di una canna.8Misurò l'atrio della porta: era di otto cubiti;9i pilastri di due cubiti. L'atrio della porta era verso l'interno.
10Le stanze della porta a oriente erano tre da una parte e tre dall'altra, tutt'e tre della stessa grandezza, come di una stessa misura erano i pilastri da una parte e dall'altra.11Misurò la larghezza dell'apertura del portico: era di dieci cubiti; l'ampiezza della porta era di tredici cubiti.12Davanti alle stanze vi era un parapetto di un cubito, da un lato e dall'altro; ogni stanza misurava sei cubiti per lato.13Misurò poi il portico dal tetto di una stanza al suo opposto; la larghezza era di venticinque cubiti; da un'apertura all'altra;14i pilastri li calcolò alti sessanta cubiti, dai pilastri cominciava il cortile che circondava la porta.15Dalla facciata della porta d'ingresso alla facciata dell'atrio della porta interna vi era uno spazio di cinquanta cubiti.16Le stanze e i pilastri avevano finestre con grate verso l'interno, intorno alla porta, come anche vi erano finestre intorno che davano sull'interno dell'atrio. Sui pilastri erano disegnate palme.
17Poi mi condusse nel cortile esterno e vidi delle stanze e un lastricato costruito intorno al cortile; trenta erano le stanze lungo il lastricato.18Il lastricato si estendeva ai lati delle porte per una estensione uguale alla larghezza delle porte stesse: era il lastricato inferiore.19Misurò lo spazio dalla facciata della porta inferiore da oriente a settentrione alla facciata della porta interna, erano cento cubiti.
20Poi misurò la lunghezza e la larghezza della porta che guarda a settentrione e conduce al cortile esterno.21Le sue stanze, tre da una parte e tre dall'altra, i pilastri, l'atrio avevano le stesse dimensioni della prima porta: cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.22Le finestre, l'atrio e le palme avevano le stesse dimensioni di quelle della porta che guarda a oriente. Vi si accedeva per sette scalini: l'atrio era davanti.23Di fronte al portico di settentrione vi era la porta, come di fronte a quello di oriente; misurò la distanza fra portico e portico: vi erano cento cubiti.
24Mi condusse poi verso mezzogiorno: ecco un portico rivolto a mezzogiorno. Ne misurò i pilastri e l'atrio; avevano le stesse dimensioni.25Intorno al portico, come intorno all'atrio, vi erano finestre uguali alle altre finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.26Vi si accedeva per sette gradini: il vestibolo stava verso l'interno. Sui pilastri, da una parte e dall'altra, vi erano ornamenti di palme.27Il cortile interno aveva un portico verso mezzogiorno; egli misurò la distanza fra porta e porta in direzione del mezzogiorno; erano cento cubiti.
28Allora mi introdusse nell'atrio interno, per il portico meridionale, e misurò questo portico; aveva le stesse dimensioni.29Le stanze, i pilastri e l'atrio avevano le medesime misure. Intorno al portico, come intorno all'atrio, vi erano finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.
30Intorno vi erano vestiboli di venticinque cubiti di lunghezza per cinque di larghezza.
31Il suo vestibolo era rivolto verso l'atrio esterno; sui pilastri c'erano ornamenti di palme; i gradini per i quali si accedeva erano otto.
32Poi mi condusse al portico dell'atrio interno che guarda a oriente e lo misurò: aveva le solite dimensioni.33Le stanze, i pilastri e l'atrio avevano le stesse dimensioni. Intorno al portico, come intorno all'atrio, vi erano finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.34Il suo vestibolo dava sull'atrio esterno: sui pilastri, da una parte e dall'altra vi erano ornamenti di palme: i gradini per i quali si accedeva erano otto.
35Poi mi condusse al portico settentrionale e lo misurò: aveva le solite dimensioni,36come le stanze, i pilastri e l'atrio. Intorno vi erano finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.37Il suo vestibolo dava sull'atrio esterno; sui pilastri, da una parte e dall'altra, c'erano ornamenti di palme: i gradini per cui vi si accedeva erano otto.
38C'era anche una stanza con la porta vicino ai pilastri dei portici; là venivano lavati gli olocausti.39Nell'atrio del portico vi erano due tavole da una parte e due dall'altra, sulle quali venivano sgozzati gli olocausti e i sacrifici espiatori e di riparazione.40Altre due tavole erano sul lato esterno, a settentrione di chi entra nel portico, e due tavole all'altro lato presso l'atrio del portico.41Così a ciascun lato del portico c'erano quattro tavole da una parte e quattro tavole dall'altra: otto tavole in tutto. Su di esse si sgozzavano le vittime.42C'erano poi altre quattro tavole di pietre squadrate, per gli olocausti, lunghe un cubito e mezzo, larghe un cubito e mezzo e alte un cubito: su di esse venivano deposti gli strumenti con i quali si immolavano gli olocausti e gli altri sacrifici.43Uncini d'un palmo erano attaccati all'interno tutt'intorno; sulle tavole si mettevano le carni delle offerte.
44Fuori del portico interno, nell'atrio interno, vi erano due stanze: quella accanto al portico settentrionale guardava a mezzogiorno, l'altra accanto al portico meridionale guardava a settentrione.45Egli mi disse: "La stanza che guarda a mezzogiorno è per i sacerdoti che hanno cura del tempio,46mentre la stanza che guarda a settentrione è per i sacerdoti che hanno cura dell'altare: sono essi i figli di Zadòk che, tra i figli di Levi, si avvicinano al Signore per il suo servizio".
47Misurò quindi l'atrio: era un quadrato di cento cubiti di larghezza per cento di lunghezza. L'altare era di fronte al tempio.
48Mi condusse poi nell'atrio del tempio e ne misurò i pilastri: erano ognuno cinque cubiti da una parte e cinque cubiti dall'altra; la larghezza del portico: tre cubiti da una parte e tre cubiti dall'altra.49La lunghezza del vestibolo era di venti cubiti e la larghezza di dodici cubiti. Vi si accedeva per mezzo di dieci gradini; accanto ai pilastri c'erano due colonne, una da una parte e una dall'altra.
Seconda lettera ai Corinzi 11
1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire.10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare.18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti.20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io.22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza.31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco.32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi,33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.
Capitolo XL: Nulla di buono ha l’uomo da sé, e di nulla può vantarsi
Leggilo nella Biblioteca1. "O Signore, che cosa è l'uomo, che tu abbia a ricordarti di lui? Che cosa è il figlio dell'uomo, che tu venga a lui?" (Sal 8,5). Quali meriti ha mai l'uomo, perché tu gli dia la tua grazia? O Signore, di che posso lamentarmi se mi abbandoni; che cosa posso, a buon diritto, addurre se tu non mi concedi quello che chiedo? Soltanto questo, in verità, posso dire, con certezza, in cuor mio: Signore, nulla io sono, nulla posso, nulla di buono io ho da me stesso; anzi fallisco in ogni cosa, tendendo sempre al nulla. Se non vengo aiutato da te e plasmato interiormente, mi infiacchisco totalmente e mi abbandono. "Invece tu, o Signore, sei sempre te stesso e tale resti in eterno" (Sal 101, 28.31), immutabilmente buono, giusto, santo, talché fai e disponi ogni cosa con sapienza. Io, invece, essendo più pronto a regredire che ad avanzare, non mi mantengo sempre nella stessa condizione; che anzi "sette tempi diversi passano sopra di me" (Dn 4, 13.20.22); anche se il mio stato può, d'un tratto, mutarsi in meglio, non appena tu lo vuoi, e mi porgi la mano soccorritrice. Da te solo, infatti, non già dall'uomo soccorso, mi può venire l'aiuto e il dono della fermezza, cosicché la mia faccia non muti continuamente, e il mio cuore si volga solo a te, e in te trovi pace. Dunque, se io fossi capace di disprezzare ogni consolazione degli uomini - sia per conseguire maggior fervore, sia per rispondere al bisogno di cercare te, in mancanza di chi mi possa confortare - allora potrei fondatamente sperare nella tua grazia ed esultare del dono di una rinnovellata consolazione.
2. Siano rese grazie a te; a te dal quale tutto discende, se qualcosa di buono mi accade. Ché io non sono altro che vanità, "anzi un nulla, al tuo cospetto" (Sal 38, 6), un uomo incostante e debole. Di che cosa posso io vantarmi; come posso pretendere di essere stimato? Forse per quel nulla che io sono? Sarebbe vanità sempre più grande. O veramente vuota vanteria, peste infame, massima presunzione, che distoglie dalla vera gloria, privandoci della grazia del cielo. Giacché mentre si compiace di se stesso, l'uomo dispiace a te; mentre ambisce ad essere lodato dagli altri, si spoglia della vera virtù. Vera gloria, invece, e gaudio santo, è gloriarci in te, non in noi; trovare compiacimento nel tuo nome, non nella nostra virtù; non cercare diletto in alcuna creatura, se non per te. Sia lodato il tuo nome, non il mio; siano esaltate le tue opere, non le mie; sia benedetto il tuo nome santo, e a me non sia data lode alcuna da parte degli uomini. Tu sei la mia gloria e la gioia del mio cuore; in te esulterò e mi glorierò sempre: "per nulla invece in me, se non nella mia debolezza" ("Cor 12,5). Lasciando ai Farisei il cercare gloria gli uni dagli altri, io cercherò quella gloria che viene solo da Dio. A confronto della tua gloria eterna, è vanità e stoltezza ogni lode che viene dagli uomini, ogni onore di quaggiù, ogni mondana grandezza. O mia verità e mia misericordia, mio Dio, Trinità beata, a te solo sia lode, onore, virtù e gloria, per gli infiniti secoli dei secoli!
Discorso ai fedeli della Chiesa di Cesarea
Sant'Agostino - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella BibliotecaEmerito non può volere ciò che vuole, secondo i postulati della sapienza.
1. L'ardore della vostra carità, voi ben lo sapete, ci ricolma di gaudio. Per questo esultiamo di gioia nel Signore nostro Dio, di cui dice l'Apostolo: Egli è infatti la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo 1. Rendiamo dunque grazie allo stesso Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, il quale ci ha concesso, ancor prima di conoscere ciò che intende fare il nostro fratello Emerito, di comprendere quanto egli ami l'unità. Ma, intanto, ascoltate i principi, che Dio ha voluto farci udire direttamente dalla sua bocca. Appena entrò in questa chiesa, fermatosi nello stesso luogo in cui abbiamo iniziato la conversazione con lui, per ispirazione del Signore, che illumina il cuore e governa la lingua, ci disse: " Non posso non volere ciò che voi volete, però posso volere ciò che voglio ". Notate bene ciò che ha promesso: egli ha detto che non poteva non volere ciò che noi vogliamo; ora, se non può non volere ciò che vogliamo, è perché sa ciò che vogliamo. Noi vogliamo ciò che anche voi volete, e tutti vogliamo ciò che vuole il Signore. E ciò che vuole il Signore non è un segreto. Si legge infatti il suo testamento, con cui ci ha costituito suoi coeredi 2; in esso si dice: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace 3. Dunque, presto o tardi, non può non volere ciò che noi vogliamo. Tuttavia, nella seconda parte della frase, egli ci frappone qualche ritardo: " Posso volere ciò che voglio ". Proprio così ha detto: " Non posso non volere ciò che voi volete, ma posso volere ciò che voglio ". Egli può volere ciò che vuole, ma non può non volere ciò che vogliamo. Vediamo, sì, ciò che egli dice di potere. Infatti adesso vuole ciò che vuole; ma ciò che ora vuole, non lo vuole Dio. Che cosa vuole, dunque, adesso? Restare separato dalla Chiesa cattolica, essere ancora in comunione con il partito di Donato, continuare nello scisma, stare ancora dalla parte di coloro che dicono: Io sono di Paolo, io invece di Apollo, e io di Cefa 4. Ma questo non lo vuole Dio, dal momento che l'Apostolo incalza: Cristo è stato forse diviso? 5. Può dunque volere ciò che vuole, ma per un tempo determinato, cioè finché dura il rispetto umano, non può volere ciò che vuole secondo i postulati della sapienza. Per il momento ecco ciò che egli vuole, e può volere ciò che vuole. Ma poiché non può non volere ciò che noi vogliamo, la smetta al più presto di volere ciò che vuole e faccia ciò che vogliamo noi! Non lasciatevi dunque turbare, fratelli, per qualche piccola dilazione, durante la quale vuole ciò che vuole; pregate piuttosto perché egli adempia ciò che ha promesso, affinché possa volere ciò che noi vogliamo. E tutti gridarono: "Che sia qui o in nessun altro luogo! ". Voi, che avete rivelato l'intimo dei vostri cuori con voci acclamanti, aiutateci anche con le vostre preghiere. Il Signore, che comanda l'unità, ha il potere di cambiare in meglio la volontà. Ciò che la vostra carità ha gridato: "Che sia qui o in nessun altro luogo! ", noi lo abbiamo riconosciuto e amiamo la voce della vostra carità per lui. Questo è ciò che anche noi - non per la prima volta, ma da sempre - pensiamo e auspichiamo. Ed è lo stesso convincimento, cosa fondamentale e necessaria, del nostro fratello e collega nell'episcopato, il vostro vescovo Deuterio. Da antica data conosciamo bene il suo animo. Insieme a noi per questo elevò fervide preghiere al Signore con il concilio, nel corso del quale abbiamo fatto una promessa a coloro che sono al di fuori [della comunione] e offerto una proposta a questo proposito. Ormai questa dichiarazione porta le nostre firme. Noi infatti non siamo così gelosi della nostra dignità episcopale, da osteggiare l'unità. Diventiamo pure inferiori nella dignità, purché siamo superiori nella carità! Sappiamo bene come sia doveroso accondiscendere alla debolezza umana, perché si realizzi l'unità.
I beni che riconosciamo ai Donatisti non sono loro ma della Chiesa.
2. Se parliamo così, fratelli, non è per insinuare che coloro che permangono nello scisma possano nutrire qualche speranza davanti al Signore. Molti infatti discutono senza comprendere bene ciò che affermano, poiché dicono: " Se sono scismatici, se sono eretici, perché li ammettono così? ". Ascoltate, fratelli miei! Se noi li ammettessimo [così come sono], allora ammetteremmo anche questo nostro fratello Emerito, buono o cattivo che sia, ma pur sempre fratello. Dico questo, perché lui sa bene che è stato detto a noi dal profeta ciò che abbiamo ripetuto loro durante la conferenza: Dite: Voi siete nostri fratelli, a coloro che vi odiano 6. Ci odiano, noi crediamo che si debba por fine a questo odio: così, finché odia, ode la parola fratello. E finché non la smetterà di odiare, questo nome sarà per lui un rimprovero. Noi, dunque, non li accettiamo così come sono: non sia mai, poiché sono eretici! Li accettiamo invece come cattolici: sono cambiati, sono accolti. Purtroppo, a causa del male che è in loro, non possiamo far valere i beni che gli riconosciamo. Infatti il male della ribellione, dello scisma, dell'eresia è un male che appartiene a loro, mentre i beni che noi gli riconosciamo non sono loro: posseggono beni di nostro Signore, posseggono beni della Chiesa. Il battesimo non è di costoro, ma di Cristo. L'invocazione del nome di Dio sul loro capo, quando sono ordinati vescovi, quell'invocazione è opera di Dio, non di Donato. Io non accetto un vescovo come tale, se, nell'atto dell'ordinazione, sul suo capo è stato invocato il nome di Donato. Nel soldato vagabondo o disertore c'è il reato di diserzione, ma il carattere militare non è del disertore, bensì dell'imperatore. Il nostro fratello non è però un disertore, non avendo potuto abbandonare ciò di cui ancora non ha fatto parte, in quanto l'errore del disertore nacque in lui quando lo segnò un altro disertore. Colui che per primo causò lo scisma e si separò dalla Chiesa cattolica con tutti quelli che trascinò con sé: ecco chi fu il disertore. Gli altri sono stati segnati dai disertori, ma non col sigillo del disertore, bensì dell'imperatore, poiché il disertore non li contrassegnò con il proprio sigillo. Che cosa intendo dire con l'espressione: il disertore non li ha contrassegnati con il proprio sigillo? Donato non ha battezzato nel nome di Donato. Se Donato, quando creò lo scisma, avesse battezzato nel nome di Donato, avrebbe impresso il carattere del disertore. E se io, nei miei appelli all'unità, trovassi il sigillo del disertore, mi adopererei per sopprimerlo, distruggerlo, abolirlo, rigettarlo, disapprovarlo, respingerlo, anatematizzarlo, condannarlo. Ora, invece, lo stesso disertore ha impresso il sigillo del suo imperatore. Il nostro Dio e Signore Gesù Cristo cerca il disertore, cancella il crimine dell'errore, ma non distrugge il suo peculiare carattere. Anch'io, quando vado incontro al mio fratello e accolgo il mio fratello errante, ciò che tengo presente è la fede nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Questo è il sigillo del mio imperatore! Questo è il carattere che ai suoi soldati o, meglio, ai suoi collaboratori egli comandò di imprimere su tutti coloro che radunavano nel suo accampamento, dicendo: Andate, battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 7. Paolo, sapendo bene che questo era il carattere che il Signore aveva ordinato di imprimere su tutti i credenti, dice angosciato a coloro che volevano appartenere a Paolo: Forse Paolo è stato crocifisso per voi? Perché volete essere miei e non piuttosto del mio Signore? Perché volete appartenere a me e non piuttosto a colui cui anch'io appartengo? Riconoscete, considerate bene il vostro carattere: Forse è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 8. Noi dunque li accogliamo in modo tale, che non abbiano ragione alcuna di gloriarsi coloro che non accogliamo. Anche questi siano accolti, ma non si inorgogliscano; vengano pure, siano accolti! Noi non odiamo in loro ciò che è di Dio. Neppure essi odiamo, perché sono di Dio e ciò che hanno è di Dio. Sono di Dio perché sono uomini, e ogni uomo è creatura di Dio. Di Dio è ciò che hanno: il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; il battesimo della Trinità è di Dio; di Dio è il Vangelo che possiedono, di Dio è la fede che professano.
Se non ho la carità, tutte le grandi realtà possono essere in me, ma non possono giovarmi.
3. Dunque, mi dirà qualcuno, che cosa può mancare ancora a coloro che hanno tutto questo? Tu dici: " Hanno il battesimo di Cristo ". Sì, lo dico. Tu dici: " Hanno la fede in Cristo ". Sì, lo affermo. Allora, se hanno tutto ciò, che cosa gli manca? Che cos'è il battesimo? Un mistero. Ascolta l'Apostolo: Se io conoscessi tutti i misteri. È davvero molto conoscere tutti i misteri di Dio: per quanti ne conosciamo, chi li conosce tutti? Che cosa dice l'Apostolo? Se conoscessi tutti i misteri e avessi il dono della profezia, aggiungi ancora: e tutta la scienza. " Ma " - ribatte qualcuno - " tu parlavi della fede ". Ascolta ancora: Se possedessi tutta la fede. È difficile possedere la pienezza della fede, come è difficile conoscere tutti i misteri. E che cosa vuol dire quel: Tutta, così da trasportare le montagne; ma se non avessi la carità, non sono nulla 9? Fissate, fratelli, fissate la vostra attenzione, ve ne prego, sulla parola dell'Apostolo e chiedetevi perché affrontiamo tanti pericoli e fatiche per cercare i nostri fratelli. È la carità, che trabocca dai nostri cuori, che li cerca. Per i miei fratelli e i miei amici - dice il Salmo, rivolgendosi alla santa Gerusalemme - io dirò: Su di te sia pace! 10. Vedete dunque, fratelli miei, che cosa ha detto l'Apostolo: Se conoscessi tutti i misteri, tutta la scienza, la profezia, la fede - quale fede? - così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. Non ha detto: Tutto ciò è nulla, ma: Se non avessi la carità, non sono nulla. Quale insensato potrebbe dire: " I misteri di Dio sono nulla "? Quale insensato potrebbe dire: " La profezia è nulla, la scienza è nulla, la fede è nulla "? Non si dice che esse non sono nulla; ma poiché sono grandi realtà, io, che possiedo cose grandi, se non ho la carità, non sono nulla. Esse sono grandi e io possiedo realtà eccelse, eppure io non sono nulla, se non ho la carità, per mezzo della quale mi possono giovare le grandi realtà. Infatti, se non ho la carità, esse possono essere in me, ma non possono giovarmi.
Il sacramento può essere anche in chi è fuori, ma non può procurare la salvezza.
4. Allora fai attenzione, fratello; ascoltami, ti supplico. Tu mi domandi: Perché mi cerchi? Io ti rispondo: Perché sei mio fratello! Tu insisti e dici: Se mi sono perduto, perché mi cerchi? E io ti rispondo: Se non ti fossi perduto, non ti cercherei. Perché mi cerchi, mi dici? Se sono perduto, perché mi cerchi? E io ti rispondo: Ti cerco perché ti sei perduto. E per qual motivo ti cerco, con quale finalità ti cerco? È perché, una buona volta, mi si dica: Tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato 11. Tu mi rispondi e dici: Ma io possiedo il sacramento. D'accordo, lo possiedi e lo riconosco; è precisamente per questo che ti cerco. Tu hai aggiunto una motivazione determinante perché io ti cerchi con maggiore diligenza. Sei infatti una pecora del gregge del mio Signore; ti sei smarrita con il suo marchio. Per questo ti cerco di più, perché tu hai il mio identico contrassegno. Perché non possediamo l'unica Chiesa? Abbiamo un identico contrassegno; perché non ci troviamo nell'unico ovile? Per questo ti cerco, affinché questo sacramento sia per te un mezzo di salvezza, non un motivo di condanna. Non sai che il disertore è condannato per la sua divisa, che è titolo di onore per il buon soldato? Per questo precisamente ti cerco, perché tu non perisca con quel marchio. Questo è infatti segno di salvezza, se tu possiedi la salvezza, se hai la carità. Questo segno, se tu sei fuori, può sì essere in te, ma non ti può procurare la salvezza. Vieni, affinché ti sia utile ciò che già avevi; non per ricevere ciò che tu avevi, ma per cominciare a trarre profitto da ciò che avevi e per ricevere ciò che non avevi. Tu certo avevi il contrassegno della pace, ma ti mancava proprio la pace. In quella casa, cioè in te, abitava la discordia, anche se sul limitare era iscritto il titolo della pace. Io riconosco l'iscrizione, ma cerco l'inquilino. Leggo il titolo della pace: Battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. È un titolo di pace, lo leggo; ma cerco chi vi abita. Mi aspetto di vedere un mio fratello, poiché riconosco il titolo della pace. Questo titolo lo possiedo anch'io; voglio dunque entrare. Che cosa significa: Voglio entrare? Ricevimi come un fratello, affinché possiamo pregare insieme il Padre. " Con te non prego ". C'è il titolo della pace e mi contraddice la discordia? Certamente mi adopererò con l'aiuto del Signore per cacciar fuori la discordia, cattiva inquilina, e introdurre la pace, legittima proprietaria. Quando infatti espello la discordia, introduco la pace: perché mai dovrei deporre i titoli della pace?. Dichiaro apertamente al mio Signore: " O Cristo, che sei la nostra pace, che hai fatto di due un popolo solo 12, rendici una cosa sola, affinché possiamo con verità cantare: Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! 13 Introduci la concordia, espelli la discordia; entra tu stesso nella casa dei tuoi titoli. Resta solo tu, nessun altro si installi ingannando con i tuoi titoli. Cambia il cuore di questo contestatore, tu, che sulla croce, nel giro di un'ora, hai trasformato il ladrone! " 14.
Noi che adoriamo un unico Padre, riconosciamo un'unica Madre.
5. Allora, vediamo bene ciò che tu hai. Tu dici: " Io ho il sacramento, ho il battesimo ". Se io ti dirò: " Provalo! ", tu mi mostri ciò che hai ricevuto, dici la tua professione di fede, confessi ciò in cui credi. Lo riconosco, non lo cambio, non lo respingo; non sia mai che, per salvare il disertore, io arrechi ingiuria all'imperatore. Dunque, tu mi hai dimostrato che possiedi il sacramento; esponendo il mistero, mi hai dimostrato che hai la fede. Ora dammi la prova che possiedi la carità: mantieni l'unità! Non voglio che tu mi dica: "Ho la carità ". Me ne devi fornire la prova! Abbiamo un solo Padre: preghiamo insieme! E quando preghi, dimmi, che cosa dici? Padre nostro, che sei nei cieli 15. Siano rese grazie a Dio! Secondo l'insegnamento di nostro Signore tu hai aggiunto: che sei nei cieli. Ciascuno di noi aveva il proprio padre sulla terra, ma tutti insieme ne troviamo uno solo nei cieli. Padre nostro che sei nei cieli: è proprio lui che invochi come Padre. Il nostro Padre ha voluto avere una sola Sposa. Dunque, noi che adoriamo un unico Padre, perché non riconosciamo un'unica Madre? Se tu sostieni di essere nato da un'altra madre, vuol dire che essa ti ha generato da un altro grembo. Quanto ho appena detto, non tutti avete potuto comprenderlo. Noi sappiamo che talvolta, per volontà delle legittime spose, sono stati associati nella stessa eredità anche i figli illegittimi. Questo lo effettuò la volontà della sposa. Per esempio, Ismaele è stato diseredato. Sara lo aveva dato alla luce, anche se attraverso il grembo di un'altra donna. Sara l'aveva generato con il grembo di un'altra, ma con decisione personale. Disse infatti: Voglio che tu mi dia dei figli attraverso lei, e così fece Abramo 16. La moglie infatti non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma la sposa 17. Infatti, Ismaele sarebbe stato figlio se non si fosse insuperbito; per il suo orgoglio fu diseredato. La serva aveva alzato la testa, al punto di far dire: Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco 18. Vuoi tu conoscere la forza della pace, il potere della concordia, l'efficacia dell'umiltà, e quale ostacolo sia la superbia? Questa ha diseredato Ismaele, mentre sappiamo che i figli delle serve di Giacobbe, nati anch'essi per volontà delle sue legittime spose, appunto i figli delle serve di Giacobbe sappiamo che furono chiamati a far parte dell'unica eredità. È per questo che furono elevati tutti e dodici al rango di patriarchi; nessuno fu separato dall'altro per la diversità del grembo materno, perché la carità li associò tutti. Che importa dunque dove hai ricevuto il battesimo? Il battesimo è mio, ti dice Sara; il battesimo è mio, ti dice Rachele. Non ti inorgoglire, vieni all'eredità, tanto più che questa eredità non è quella terra, che fu data ai figli di Giacobbe. Ai figli di Israele è stata data la terra; ma quanto più crescevano i proprietari, tanto più la loro parte si assottigliava. La nostra eredità si chiama: pace; leggo il testamento: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace 19. Custodiamo insieme questo bene che non può essere diviso. Essa non si riduce per il numero dei possessori, per molti che siano; come è stato promesso: Così sarà la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni 20. Si dice anche nell'Apocalisse: Vidi molti, avvolti in vesti candide, che portavano palme nelle mani, e nessuno poteva contarli, provenienti da tutte le nazioni 21. Vengano, possiedano la pace. La nostra proprietà non si assottiglia; solo la divisione ne provoca la riduzione. Ecco, fratelli miei, il motivo per cui ci troviamo ancora in angustie: il dissenso del nostro fratello. Che egli trovi l'accordo con noi nella pace, ed ecco, si è fatto un spazio molto largo!
Il martirio fuori della Chiesa non serve alla salvezza.
6. Ma, che fare, se non sopportare la debolezza del fratello, senza perdere la speranza? Questo mio sudore, crediamolo, darà i suoi frutti. Il Signore nostro Dio, il quale ha voluto che io venissi a voi, che ci ha ordinato di andare in cerca di lui, che ha predisposto ogni cosa perché intanto potessimo incontrarlo a faccia a faccia, farà sì che incontriamo anche il suo cuore, grazie alle vostre preghiere, rallegrandoci per la sua rappacificazione e ringraziando Dio perché lo ha salvato: bene, che non può possedere se non nella Chiesa cattolica. Al di fuori della Chiesa cattolica può tutto, fuorché la salvezza: può avere la dignità episcopale, può possedere i sacramenti, può cantare l'alleluia, può rispondere amen, può custodire il Vangelo, può avere il dono della fede e predicare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma da nessuna parte potrà trovare la salvezza se non nella Chiesa cattolica. Passano infatti tutte queste cose, fratelli miei. Lui adesso crede di farsi grande davanti ai suoi, se non si trova d'accordo con la Chiesa: così sarà chiamato martire del partito di Donato. Dio non lo permetta! Sia sradicata dal suo cuore, nel nome del Signore, quest'arroganza. Anche lui conosce bene questo passo e lo legge: Se dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova 22. Io non dico: se lui si vanta di aver subìto qualche maltrattamento o qualche danno di ordine materiale per la sua appartenenza al partito di Donato, non gli giova a nulla. Dico di più: Se subisce al di fuori della Chiesa la persecuzione da parte di un nemico di Cristo, non da parte di un fratello cattolico che cerca di assicurargli la salvezza; ribadisco: se al di fuori della Chiesa è perseguitato da un nemico di Cristo, e questo nemico, che è al di fuori della Chiesa di Cristo di Cristo, gli dicesse: Offri l'incenso agli idoli, adora le mie divinità, e non volendo adorarli venisse ucciso dal nemico di Cristo, può pure versare il suo sangue, ma non può ricevere la corona.
Ceciliano vittima della persecuzione donatista.
7. Essi sanno bene, quando presero parte con noi alla conferenza tenuta a Cartagine, come siano stati costretti a confessare le persecuzioni che i loro antenati hanno fatto subire al vescovo Ceciliano. Fu allora che, in pieno disaccordo con la Chiesa cattolica, crearono lo scisma. Sì, lo perseguitarono i loro antenati, cioè coloro che per primi formarono il partito di Donato hanno perseguitato Ceciliano. Lo trascinarono, mossi da zelo persecutorio, fino al tribunale dell'imperatore. Presentarono all'imperatore le loro accuse, del tutto infondate. L'imperatore ordinò che si istruisse la causa ed essa si celebrò davanti a un tribunale di vescovi: le loro accuse si rivelarono false, Ceciliano fu assolto. Ma essi non cessarono di perseguitarlo, anzi, si appellarono più volte all'imperatore, finché essi lo designarono in seguito giudice della causa. Lui in persona presenziò alle udienze, ascoltò le due parti e istruì la causa. Terminata l'istruttoria, l'imperatore dichiarò innocente Ceciliano. Quando contestammo loro questo fatto, si rivoltarono contro di noi affermando che l'imperatore aveva condannato Ceciliano all'esilio. E questo è falso. Tuttavia osservate bene le loro argomentazioni: che cioè Ceciliano, in seguito alle accuse dei loro antenati, era stato deferito al tribunale dell'imperatore ed esiliato. Abbiamo letto gli atti: gli interventi sono dello stesso Emerito, si conserva la firma autografa di lui che sottoscrive le proprie dichiarazioni. Fate bene attenzione, ve ne prego, e giudicate ora la nostra causa. È certo che i loro antenati hanno perseguitato Ceciliano, è certo che lo hanno trascinato davanti all'imperatore, è altrettanto certo che fecero di tutto per farlo condannare. Non voglio insistere sul fatto che non sia stato condannato, neppure voglio ribadire che è stato assolto perché innocente. Atteniamoci alle loro asserzioni. Quando essi lo perseguitavano, quando si adoperarono per farlo condannare, che cos'era allora Ceciliano? Quando subiva persecuzione da parte dei loro antenati, che cos'era? Ditemelo: che cos'era? Era cristiano? Era cattolico? Che cos'era, insomma? Essi non dicono: non era cattolico, ma: era un criminale. Dunque, i criminali possono subire persecuzione da parte dei santi. Ebbene, ammettiamo pure questo: Ceciliano, che subiva una persecuzione, era un criminale. Anche qui non dico: mentivano, ma: Si ingannavano; per metterci d'accordo con loro, dico: Era un criminale. Bene, ma coloro che lo perseguitavano, che cos'erano? A te la scelta! Se erano iniqui, abbandona gli iniqui, vieni fra noi; se invece erano santi, può capitare che i santi perseguitino l'iniquo. Allora, non prendertela con noi se perseguitiamo; non dire: " Voi siete ingiusti perché perseguitate altri ". Voi infatti avete già dimostrato che si può dare il caso, in cui i giusti perseguitino l'ingiusto. È possibile o no? Mi si risponda o l'uno o l'altro. Se non può succedere, perché i vostri hanno perseguitato Ceciliano? Se invece può succedere, perché ti stupisci? Perché esalti la pena senza mostrarne la causa? Dice il Signore: Beati i perseguitati; aggiungi: per causa della giustizia 23 ed hai escluso i briganti, hai escluso gli operatori di malefici, hai escluso gli adùlteri, hai escluso gli empi, hai escluso i sacrileghi, hai escluso gli eretici. Costoro subiscono persecuzione, ma non per causa della giustizia.
Differente il modo di perseguitare dei Cattolici e quello dei Donatisti.
8. D'altra parte, che tipo di persecuzione subisce il nostro fratello, lui che è stato condotto davanti a noi? Essa è una persecuzione ben più gloriosa, sì, e io ne sono onorato. Mi biasimi pure chi vuole: io faccio professione di una simile persecuzione. Leggo nel Salmo: Chi calunnia in segreto il suo prossimo, io lo perseguitavo 24. Se giustamente perseguito chi calunnia occultamente il prossimo, a maggior diritto potrò perseguire chi insulta pubblicamente la Chiesa di Dio, e va dicendo: " Non è lei ", oppure: " È la nostra, è quella del nostro partito ", oppure: " Quella è una prostituta ". Dunque, non dovrò perseguire chi insulta la Chiesa? Certamente lo perseguiterò, poiché io sono membro della Chiesa. Sì, lo perseguiterò proprio perché sono figlio della Chiesa. Io mi servo della voce della stessa Chiesa, e proprio lei dice per mezzo mio nel Salmo: Inseguirò i miei nemici e li raggiungerò, non tornerò senza averli annientati 25. Siano annientati in ciò che essi hanno di male, progrediscano sempre più nel bene! Fratelli, non crediate che sia stato fatto qualcosa di inusitato al nostro fratello. Quando il partito di Donato spadroneggiava a Costantina, bloccò un laico, nostro catecumeno e nato da genitori cattolici, di nome Petiliano. Lo oppresse mentr'era contrario, lo inseguì quando fuggì, lo scoprì nel suo nascondiglio, lo trasse fuori terrorizzato, lo battezzò tremante, lo ordinò contro sua volontà. Ecco quale violenza egli esercitò su uno dei nostri! Esso lo rapì per dargli la morte: noi invece non lo cerchiamo forse per condurlo alla salvezza?.
La voce dell'uomo colpisce l'orecchio del corpo, la voce di Dio l'orecchio dell'anima.
9. Ho detto queste cose alla vostra Carità, per rispondere a quel grido che avete lanciato: " Che sia qui o in nessun'altra parte! " 26. È proprio ciò che vogliamo anche noi, che sia qui, qui, ma nella pace; " qui, qui ", ma nell'unità; " qui, qui ", ma nella società della carità. Allora sarà veramente " qui ". Poiché, [se non sarà così], meglio " in nessun'altra parte " che " qui ". Ma il Signore concederà che sia " qui " piuttosto che " in nessun'altra parte ". E se non sarà qui, Dio non permetta che non sia neppure altrove. Non sia mai: O qui o altrove. Lo avete inteso; lo ha inteso! Ciò che Dio ha operato nella sua anima, lui lo sa. Noi infatti dall'esterno colpiamo l'udito, lui sa parlare dentro. Egli nell'intimo predica la pace e la predica senza posa, purché ci poniamo in ascolto. La sua misericordia non verrà meno, grazie alle vostre preghiere, perché il nostro lavoro sia fruttuoso. Comunque, se oggi Emerito non prende la decisione di entrare nella nostra comunione, non solo non dobbiamo stancarci, ma al contrario dobbiamo insistere con ogni mezzo a disposizione, e anche in questo non dobbiamo stancarci mai. Possiamo differire il momento, ma non possiamo né dobbiamo desistere dal nostro tentativo. Ci verrà in aiuto colui che lo ha già condotto qui accanto a noi, per concederci di gioire con lui nell'unità, insieme a voi, e nella sua pace.
Note:
1 - Ef 2, 14.
2 - Cf. Rm 8, 17.
3 - Gv 14, 27.
4 - 1 Cor 1, 12.
5 - 1 Cor 1, 13.
6 - Is 66, 5.
7 - Mt 28, 19.
8 - 1 Cor 1, 13.
9 - 1 Cor 13, 2.
10 - Sal 121, 8.
11 - Lc 15, 32.
12 - Cf. Ef 2, 14.
13 - Sal 132, 1.
14 - Cf. Lc 23, 40-43.
15 - Mt 6, 9.
16 - Cf. Gn 16, 2-4.
17 - 1 Cor 7, 4.
18 - Gn 21, 10.
19 - Gv 14, 27.
20 - Gn 22, 17-18.
21 - Ap 7, 9.
22 - 1 Cor 13, 3.
23 - Mt 5, 10.
24 - Sal 100, 5.
25 - Sal 17, 38.
26 - Vedi supra, 1.
27 - Il Signore prepara Maria santissima ad entrare in battaglia con Lucifero ed il drago comincia a perseguitarla.
La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca335. Il Verbo eterno, che, incarnato nel grembo di Maria vergine, l'aveva già come madre e conosceva le decisioni di Lucifero non solamente con la sapienza increata in quanto Dio ma anche con la conoscenza creata in quanto uomo, stava attento alla difesa del suo tabernacolo, più stimabile di tutto il resto delle creature. Per rivestire di nuova forza l'invincibile Signora contro il pazzo ardire di quel perfido drago e dei suoi squadroni, l'Umanità santissima si mosse e si pose come in piedi nel tabernacolo verginale, quasi al modo di chi si oppone e va incontro alla battaglia, sdegnato con i principi delle tenebre. In questa posizione pregò l'eterno Padre, chiedendo che rinnovasse i suoi favori e le sue grazie verso sua Madre perché, fortificata, di nuovo schiacciasse la testa de] serpente antico e questo, umiliato ed oppresso da una donna, restasse deluso nei suoi intenti e debilitato nelle sue forze, e la regina delle altezze uscisse dalla battaglia vittoriosa, trionfando sull'inferno a gloria e lode di Dio e di lei, Madre vergine.
336. Come Cristo Signore nostro desiderò, così concesse e decretò la beatissima Trinità. E subito in modo ineffabile si manifestò alla vergine Madre il suo Figlio santissimo, che ella portava nel proprio grembo; in questa visione le fu comunicata un'abbondantissima pienezza di doni indicibili e con nuova sapienza conobbe misteri altissimi ed arcani, che io non posso spiegare. Specialmente conobbe che Lucifero aveva escogitato grandi macchinazioni e superbi pensieri contro la gloria del Signore e che l'arroganza di questo nemico giungeva a voler bere le acque pure del Giordano. L'Altissimo, dandole queste notizie, le disse: «Sposa e colomba mia, il sitibondo furore del drago infernale è tanto insaziabile contro il mio santo nome e contro quelli che lo adorano che pretende di rovinarli tutti senza eccezione e di cancellare il mio nome dalla terra dei viventi con orrenda insolenza e presunzione. Voglio, diletta mia, che tu ti prenda a cuore la mia causa e difenda il mio santo onore combattendo in mio nome con questo crudele nemico, perché io sarò con te nella battaglia, dato che sto nel tuo grembo verginale. Prima di uscire al mondo voglio che con la mia virtù divina tu lo abbatta e confonda, perché egli è persuaso che si avvicina la redenzione degli uomini e prima che giunga desidera distruggere tutti e guadagnare le anime senza eccettuarne alcuna. Alla tua fedeltà ed al tuo amore affido questa vittoria. Tu combatterai in nome mio, ed io in te, con questo drago e serpente antico».
337. Questo avvertimento del Signore e la conoscenza di così arcani misteri produssero nel cuore della beatissima Madre effetti tali che non trovo parole per manifestare ciò che conosco. La zelantissima Regina, sapendo che era volontà del suo santissimo Figlio che ella difendesse l'onore dell'Altissimo, s'infiammò talmente nel suo divino amore e si vestì di fortezza tanto invincibile che, se ciascun demonio fosse stato un inferno intero con in sé il furore e la malizia di tutti insieme, sarebbero stati come fiacche formiche e molto deboli per opporsi alla virtù incomparabile della nostra capitana, ed ella li avrebbe annientati e vinti tutti con la minore delle sue virtù e con lo zelo della gloria e dell'onore del Signore. Il divino protettore e difensore nostro dispose di dare alla sua Madre santissima questo glorioso trionfo sopra l'inferno, affinché non si sollevasse maggiormente la superbia arrogante dei suoi nemici, mentre questi si affannavano tanto per rovinare il mondo prima che giungesse il suo rimedio, ed affinché noi mortali ci trovassimo vincolati non solo a così inestimabile amore del suo Figlio santissimo, ma anche alla nostra celeste riparatrice e protettrice, la quale, venendo a battaglia con Lucifero, lo trattenne, vinse ed oppresse, perché il genere umano non si trovasse maggiormente incapace e come impossibilitato a ricevere il suo Redentore.
338. O figli degli uomini, tardi e duri di cuore, come non consideriamo così ammirabili benefici? Chi mai è l'uomo, perché tu lo stimi e favorisca tanto, o Re altissimo? Esponi la tua stessa Madre e signora nostra alla battaglia ed alla tribolazione per difenderci? Chi udì mai una cosa simile? Chi poté trovare un amore tanto forte ed ingegnoso? Dove abbiamo il giudizio? Chi ci ha privato del buon uso della ragione? Che durezza è la nostra? Chi ha introdotto in noi un'ingratitudine tanto brutta? Come non si confondono gli uomini, che tanto amano l'onore e si affaticano per conservarlo, dimostrandosi così vili e ingrati da dimenticarsi di questo debito, mentre corrispondere ad esso e soddisfarlo con la medesima vita sarebbe la vera nobiltà ed il vero onore dei mortali figli di Adamo?
339. L'ubbidiente Madre si offri per questo conflitto contro Lucifero per l'onore del suo Figlio santissimo, suo e nostro Dio. Rispose a ciò che l'Onnipotente le comandava e gli disse: «Signore e bene altissimo, dalla cui bontà infinita ho ricevuto l'esistenza, la grazia e la luce che riconosco, sono tutta vostra e voi, Signore, siete per vostra benignità figlio mio: fate di questa serva ciò che sarà di vostro maggiore compiacimento. Se voi, Signore, siete in me ed io in voi, chi sarà potente contro la forza della vostra volontà? Io sarò lo strumento del vostro braccio invincibile; datemi la vostra fortezza e venite con me, andiamo pure contro l'inferno ed in battaglia con il drago e con tutti i suoi alleati». Mentre la serenissima Regina faceva quella preghiera, Lucifero uscì dal suo conciliabolo così arrogante e baldanzoso contro di lei che reputava di ben poco valore tutte le altre anime, della rovina delle quali è assetato. Se questo furore infernale potesse essere conosciuto come era in sé, intenderemmo bene ciò che Dio ne disse al santo Giobbe, cioè che stima e reputa il ferro come paglia ed il bronzo come legno tarlato. Tale era appunto l'ira di questo drago contro Maria santissima. E non è minore adesso contro le anime, poiché la sua arroganza disprezza la più santa, invitta e forte di esse come stoppia. Che farà dunque dei peccatori, i quali come canne fragili e putride non gli resistono? Solamente la fede viva e l'umiltà del cuore sono la doppia arma che gloriosamente lo vince e lo prostra.
340. Lucifero per dare inizio alla battaglia portava con sé le sette legioni con i loro principali capi, che aveva assegnato ad esse nella sua caduta dal cielo, affinché tentassero gli uomini nei sette peccati capitali. Incaricò ciascuno di questi sette squadroni dell'impresa contro la Principessa senza colpa, affinché in lei e contro di lei impiegassero tutte le loro forze. L'invincibile Signora se ne stava in preghiera e, permettendolo allora il Signore, entrò la prima legione per tentarla di superbia. Poiché le passioni o inclinazioni naturali risentono delle condizioni fisiche e comunemente la tentazione passa per la carne, cercarono di avvicinarsi alla serenissima Signora, giudicando che fosse come le altre creature, le quali hanno le passioni sregolate per la colpa; ma non poterono avvicinarsi a lei tanto quanto desideravano, perché sentivano un'invincibile virtù e fragranza della sua santità, che li tormentava più dello stesso fuoco che pativano. Malgrado quanto sperimentavano e sebbene la sola vista di Maria santissima li trafiggesse con sommo dolore, era tanto furiosa ed eccessiva la rabbia che si accendeva in loro che, senza curare il tormento, si sforzavano a gara di avvicinarsi maggiormente a lei, desiderando offenderla e turbarla.
341. Il numero dei demoni era grande e Maria santissima una sola e semplice donna, ma non per questo meno temibile e terribile di molti eserciti ben ordinati. Questi nemici le si avvicinavano quanto potevano con inique suggestioni. La sovrana Principessa, però, insegnandoci a vincere, non si turbò né si agitò, né mutò l'espressione o il colore del volto. Non fece caso a loro e non se ne prese pensiero più che se fossero state debolissime formiche. Li disprezzò con invitto e magnanimo cuore, perché questa guerra, siccome si fa con le virtù, non deve essere combattuta con strepito e rumore, ma con serenità, calma, pace interiore e modestia esteriore. Essi non poterono neppure muoverle le passioni o gli appetiti, perché questi non cadevano sotto la giurisdizione del demonio nella nostra Regina; ella, infatti, stava tutta sottomessa alla ragione, e questa a Dio, né l'armonia delle sue facoltà era stata toccata e sconvolta dal primo peccato, come negli altri figli di Adamo. Perciò, i dardi di questi nemici erano come frecce di bambini e le loro macchine come artiglierie senza munizione; solo contro se stessi erano forti, perché la loro debolezza risultava per essi vivo tormento. Sebbene ignorassero l'innocenza e la giustizia originale di Maria santissima, e perciò non conoscessero affatto che le comuni tentazioni non potevano offenderla, dalla maestà del suo aspetto e dalla sua costanza congetturavano il proprio disprezzo e che la molestavano assai poco. E non solo era poco, ma nulla, perché secondo quanto afferma l'Evangelista nell'Apocalisse - come ho detto nella prima parte - la terra aiutò la donna vestita di sole, quando il drago lanciò contro di lei le impetuose acque delle tentazioni, perché il corpo terreno di questa Signora non era viziato nelle sue facoltà e nelle sue passioni come gli altri toccati dalla colpa.
342. Questi demoni presero forme corporee terribili e minacciose e, aggiungendo crudeli strida, tremende voci e ruggiti, fingevano grandi tumulti, pericoli, sussulti della terra e della casa come se minacciasse rovina ed altri spaventi simili, per turbare, impaurire o inquietare la Principessa del mondo, perché solo con questo o con il farla ritirare dalla preghiera si sarebbero ritenuti vittoriosi. L'invincibile e generoso cuore di Maria santissima, però, rimase imperturbabile. Si deve notare qui che il Signore lasciò la sua Madre santissima, per entrare in questa battaglia, nello stato comune della fede e delle virtù che aveva, sospendendo l'influsso di altri favori e regali che continuamente ella soleva ricevere fuori da queste occasioni. L'Altissimo dispose così affinché il trionfo di sua Madre fosse più glorioso ed eccellente, e per altre ragioni che egli ha per procedere in questo modo con le anime, poiché i suoi giudizi su come regolarsi con loro sono imperscrutabili ed inaccessibili. Alcune volte la grande Signora diceva: «Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra?». Con queste sole parole atterriva quei mostri che le si presentavano innanzi.
343. Questi lupi famelici mutarono la loro pelle e presero quella di agnello, lasciando le forme spaventose e trasformandosi in angeli di luce molto risplendenti e belli. Avvicinatisi alla beatissima Signora, le dissero: «Hai vinto, hai vinto, si vede che sei forte; noi siamo venuti ad assisterti e a premiare il tuo valore invincibile». E con bugiarde lusinghe le si posero intorno, offrendole il loro favore. La prudentissima Signora, però, si concentrò intensamente e, sollevandosi sopra di sé per mezzo delle virtù infuse, adorò il Signore in spirito e verità. Disprezzando i lacci di quelle lingue inique e di quelle enormi menzogne, parlò al suo Figlio santissimo e gli disse: «Signore e padrone mio, fortezza mia, vera luce da luce, solo nel vostro aiuto stanno riposte tutta la mia fiducia e l'esaltazione del vostro santo nome. Anatematizzo, aborrisco e detesto tutti quelli che lo contraddicono». Gli artefici della malvagità perseveravano nel proporre insane falsità alla maestra della scienza e nell'offrirle finte lodi, esaltando sopra le stelle colei che si umiliava più delle infime creature. Le dissero che volevano distinguerla fra le donne e farle uno squisito favore, cioè eleggerla a nome del Signore come Madre del Messia, in modo che la sua santità fosse più grande di quella dei Patriarchi e dei Profeti.
344. L'autore di questo inganno fu lo stesso Lucifero, la cui malizia vi si rivela, affinché le altre anime la conoscano. Per la Regina del cielo, però, era ridicolo che le fosse offerto di divenire chi ella effettivamente era; erano loro gli ingannati e gli accecati, non solo nel promettere quello che non sapevano né potevano dare, ma anche nell'ignorare i misteri del Re del cielo, che erano racchiusi nella fortunatissima donna da loro perseguitata. Fu grande l'iniquità del drago, perché sapeva di non potere adempiere ciò che prometteva, ma voleva così investigare se per caso la nostra umilissima Signora era tale o se dava qualche indizio di saperlo. La prudenza di Maria santissima conobbe bene questa doppiezza di Lucifero e, disprezzandola, si contenne con ammirabile serenità e bellezza. Ciò che fece tra le false adulazioni fu continuare la preghiera ed adorare il Signore prostrandosi a terra. Confessandolo, umiliava se stessa e si reputava la più spregevole tra le creature, più della stessa polvere che calpestava. Con questa preghiera ed umiltà abbatté la presuntuosa superbia di Lucifero per tutto il tempo in cui durò questa tentazione. Quanto agli altri avvenimenti che in essa si verificarono, alla sagacità dei demoni, alla loro crudeltà ed alle bugiarde favole che ordirono, non mi è sembrato bene riferire ogni cosa né dilungarmi in tutto quello che mi è stato manifestato; quanto ho detto è sufficiente per la nostra istruzione e non si può affidare tutto all'ignoranza delle creature fragili e terrene.
345. Avviliti e superati questi nemici della prima legione, quelli della seconda si avvicinarono alla più povera del mondo con la tentazione dell'avarizia. Questi le offrirono ricchezze grandi, argento, oro e gioielli molto preziosi. Ed affinché non sembrassero promesse infondate, le posero innanzi molte di queste cose, benché apparenti, essendo loro ben noto che il senso ha grande forza per incitare la volontà a un piacere presente. A questo inganno aggiunsero molte fallaci ragioni, dicendo che Dio le inviava tutte quelle cose affinché le ripartisse tra i poveri. Quando videro che non ammetteva niente di questo, mutarono espediente e le dissero che era ingiusto che stesse tanto povera, mentre era così santa, e che vi erano maggiori ragioni perché fosse lei signora di quelle ricchezze, piuttosto che gli altri malvagi e peccatori; altrimenti, la provvidenza del Signore sarebbe stata ingiusta, mantenendo poveri i giusti e ricchi e prosperi i cattivi ed i suoi nemici.
346. Invano si tende la rete sotto gli occhi degli agili uccelli. Ciò si avverava in tutte le tentazioni contro la nostra sovrana Principessa; ma in questa dell'avarizia era più stravagante la malizia del serpente, poiché tendeva la rete in cose tanto terrene e vili contro la fenice della povertà, la quale così lontano dalla terra aveva alzato il suo volo sopra i medesimi serafini. Mai la prudentissima Signora, benché fosse piena di sapienza divina, si pose a ragionare con questi nemici; così devono fare tutti, perché essi combattono contro la verità manifesta e non si daranno per vinti da essa sebbene la conoscano. Perciò Maria santissima si valse di alcune parole della Scrittura, pronunciando con severa umiltà quelle del salmo 118: Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore. E ne aggiunse altre, lodando e benedicendo l'Altissimo con rendimento di grazie, perché egli l'aveva creata e sostentata senza suo merito. In questo modo, così pieno di sapienza, vinse la seconda tentazione, lasciando tormentati e confusi gli artefici dell'iniquità.
347. Sopraggiunse la terza legione con il principe immondo, che tenta nella fragilità della carne. In questa tentazione fecero più grandi sforzi, perché sperimentarono maggiore difficoltà in tutto ciò che provarono a mettere in atto; così, se possibile, conseguirono meno degli altri. Procurarono di introdurre in lei alcune suggestioni e brutte immagini e di fabbricare altre mostruosità da non dirsi. Tutto, però, fu inutile, perché la purissima Vergine, quando riconobbe la qualità di questo vizio, si concentrò tutta nel suo intimo e lasciò completamente sospeso l'uso dei suoi sensi; così, non poté arrivare a lei suggestione alcuna nè poterono entrare immagini nel suo pensiero, perché niente giunse alle sue facoltà. Con volontà fervorosa rinnovò molte volte il voto di castità alla presenza interiore del Signore e meritò più in questa occasione ella sola di tutte le vergini che sono state e saranno nel mondo. L'Onnipotente le diede in questa materia virtù tale che il fuoco rinchiuso nel bronzo non lancia la munizione postagli innanzi con la forza e velocità con cui venivano precipitati i nemici, quando cercavano di toccare la purezza di Maria santissima con qualche tentazione.
348. La quarta legione la tentò contro la mitezza e la pazienza, cercando di muovere all'ira la mansueta colomba. Questa tentazione fu più molesta, perché i nemici posero sottosopra l'intera casa. Ruppero e fecero in pezzi tutto quanto vi era, in modo da irritare la pazientissima Signora; ma i suoi santi angeli posero immediatamente riparo a tutto questo danno. Superati in ciò, i demoni presero la forma di alcune sue conoscenti e andarono da lei con grande sdegno e furore. Le dissero esorbitanti ingiurie, spingendosi fino a minacciarla e a toglierle dalla casa alcuni oggetti tra i più necessari. Tutte queste macchinazioni, però, erano inconsistenti per chi le conosceva, come Maria santissima, poiché essi non fecero gesti o azioni che ella non penetrasse, anche se si astraeva totalmente da loro senza turbarsi né alterarsi, anzi con maestà di regina si mostrava superiore a tutto. Gli spiriti maligni temettero di essere già stati riconosciuti e per questo disprezzati e presero un altro strumento, cioè una donna vera, di natura adatta al loro intento. La incitarono contro la Principessa del cielo con un'arte diabolica, perché un demonio prese la forma di una sua amica e le disse che Maria, la sposa di Giuseppe, l'aveva diffamata in sua assenza, dicendo di lei molte falsità, che il demonio nostro nemico inventò.
349. Questa donna ingannata, che peraltro aveva un temperamento assai incline all'ira, tutta infuriata si recò dalla nostra mansueta agnella Maria santissima e le disse in faccia esecrabili ingiurie e vituperi. Sua Altezza, però, lasciandola versare a poco a poco lo sdegno concepito, le parlò con parole tanto umili e dolci che la cambiò tutta e le addolcì il cuore. Quando la vide ritornata interamente in sé la rasserenò e consolò, ammonendola di guardarsi dal demonio, e dopo averle dato qualche elemosina, perché era povera, la congedò in pace. Così fallì questo stratagemma, come molti altri che il padre della menzogna Lucifero ordì, non solo per irritare la mite colomba, ma anche per screditarla. L'Altissimo, però, preparò la difesa dell'onore della sua Madre santissima per mezzo della sua perfezione, umiltà e prudenza, cosicché mai il demonio poté diminuire in qualcosa il suo credito, perché ella operava e procedeva con tutti in modo tanto mansueto e saggio che le molte e diverse macchinazioni non ottenevano alcun effetto. La pazienza e la mansuetudine che la sovrana Signora ebbe in questo genere di tentazioni furono motivo di ammirazione per gli angeli; anche i demoni si meravigliavano, benché differentemente, al vedere tale modo di operare in una creatura umana, e donna, perché mai ne avevano conosciuta una simile.
350. Entrò la quinta legione con la tentazione della gola. Anche se l'antico serpente non propose alla nostra Regina di convertire le pietre in pane, come disse poi al suo Figlio santissimo, perché non l'aveva vista fare miracoli così grandi, dato che questi gli erano stati nascosti, pure la tentò di golosità, come aveva fatto con la prima donna. Le posero innanzi cibi deliziosi che con la loro vista invitassero ed eccitassero l'appetito, cercarono di stimolarla al punto di farle sentire fame in modo innaturale e con altre suggestioni si affaticarono nell'incitarla a volgere l'attenzione a ciò che le offrivano. Tutto questo zelo, però, riuscì vano, perché il sublime cuore della nostra Principessa e signora si trovava tanto distante da tutti questi oggetti così materiali e terreni quanto il cielo dalla terra. Non impiegò i suoi sensi neppure per guardare quelle golose vivande, né quasi le percepì, perché in tutto andava disfacendo ciò che aveva fatto la nostra madre Eva, la quale, incauta e senza fare attenzione al pericolo, aveva guardato alla bellezza dell'albero della conoscenza ed al suo dolce frutto, per cui subito aveva steso la mano e ne aveva mangiato, dando principio al nostro danno. Non fece così Maria santissima, la quale chiuse ed astrasse i suoi sensi, sebbene non fosse nel pericolo in cui si trovava Eva. Questa fu vinta per nostra rovina e la grande Regina risultò vittoriosa per nostro riscatto e rimedio.
351. La sesta legione giunse con la tentazione dell'invidia già molto scoraggiata, vedendo l'infelice riuscita delle altre, perché, sebbene non conoscessero tutta la perfezione con cui operava la Madre della santità, questi demoni sperimentavano la sua invincibile fortezza e la riconoscevano così ferma che disperavano di poterla indurre ad alcuno dei loro depravati intenti. Nonostante ciò, l'implacabile odio del drago e la sua mai debellata superbia non si arrendevano; anzi, aggiunsero nuovi stratagemmi per provocare colei che amava moltissimo il Signore e il prossimo ad invidiare negli altri ciò che ella medesima possedeva e ciò che aborriva come inutile e pericoloso. Le fecero un elenco molto lungo di diversi beni e doni naturali che altre persone avevano, dicendole che a lei Dio non li aveva dati. Poiché, poi, le grazie soprannaturali sogliono essere più efficace motivo d'invidia, le parlavano di grandi favori e benefici che la destra dell'Onnipotente aveva comunicato ad altri ed a lei no. Ma queste favole menzognere come potevano disturbare colei che di tutte le grazie ed elargizioni del cielo era madre? Tutti i favori che le creature potevano mostrarle di avere ricevuto dal Signore, infatti, erano minori del beneficio di essere Madre dell'autore della grazia. Anzi, sia per quella grazia che sua divina Maestà le aveva comunicato sia per il fuoco di carità che ardeva nel suo petto, ella desiderava vivamente che la destra dell'Altissimo le arricchisse e favorisse liberalmente. Dunque, come poteva trovare posto l'invidia dove abbondava la carità? Non desistevano, però, i crudeli nemici. Mostrarono ben presto alla celeste Regina la felicità apparente di altri che per le loro ricchezze e i loro beni si giudicavano fortunati in questa vita e trionfavano nel mondo. Mossero anche diverse persone ad andare da Maria santissima e narrarle la grande consolazione che provavano nel vedersi ricche e prospere, come se quest'ingannevole felicità dei mortali non fosse stata tante volte condannata nelle divine Scritture. E appunto il riprovaila era l'insegnamento che la Regina del cielo ed il suo santissimo Figlio venivano con l'esempio a portare nel mondo.
352. La nostra umilissima Maestra invitava tali persone, quando le incontrava, ad usare bene dei doni e delle ricchezze temporali e a ringraziare il loro Creatore; ella stessa, poi, faceva questo per supplire all'ordinaria ingratitudine degli uomini. E benché l'umilissima Signora si giudicasse indegna del minore dei benefici dell'Altissimo, effettivamente la sua dignità e santità eminentissima attestavano in lei ciò che in suo nome dissero le sacre Scritture: Presso di me c'è ricchezza e onore, sicuro benessere ed equità. il mio frutto val più dell'oro, dell'oro fino, il mio provento più dell'argento scelto. Io cammino sulla via della giustizia e per i sentieri dell'equità, per dotare di beni quanti mi amano e riempire i loro forzieri. Con questa eccellenza e superiorità vinceva i nemici, lasciandoli come attoniti e confusi al vedere che, dove impiegavano tutte le loro forze ed astuzie, ottenevano meno e rimanevano più prostrati.
353. Nonostante questo, la loro pertinacia perseverò finché arrivò la settima legione con la tentazione della pigrizia, pretendendo di introdurla in Maria santissima, svegliando in lei qualche indisposizione fisica, stanchezza, tristezza o depressione. Questa è un'arte poco conosciuta, per mezzo della quale il peccato della pigrizia fa grandi guadagni nelle anime ed impedisce loro il profitto nella virtù. Aggiunsero a ciò altre suggestioni, dicendole di rimandare alcune attività ad un momento in cui fosse meno stanca. Questa non è minore astuzia e con essa il demonio inganna tutti noi, senza che ce ne accorgiamo e conosciamo ciò che veramente è necessario. Oltre ad usare tutta questa malizia, cercarono di ostacolare la santissima Signora nei suoi impegni per mezzo di creature umane, sollecitando chi andasse a disturbarla in tempi inopportuni per ritardarla in qualcuna delle sante azioni ed occupazioni per le quali aveva stabilito orari precisi. La prudentissima e vigilantissima Principessa, però, conosceva tutte queste macchinazioni e le annientava con la sua sapienza e sollecitudine, senza che mai l'avversario riuscisse in niente ad impedirle di operare con pienezza di perfezione. Lucifero era furibondo contro se stesso e contro le sue legioni. Questi nemici erano sfiduciati ed indeboliti, ma, rinnovando la loro rabbiosa superbia, determinarono di assaltarla tutti insieme, come si dirà nel capitolo seguente.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
354. Figlia mia, benché tu abbia esposto in breve la lunga battaglia delle mie tentazioni, voglio che da quanto hai scritto e da tutto il resto che in Dio hai conosciuto tu impari a resistere agli attacchi dell'inferno. A tal fine il modo migliore di combattere è disprezzare il demonio, considerandolo nemico dell'altissimo Dio, senza timore santo e senza speranza di bene alcuno, privo di rimedio nella sua infelicità, pertinace e senza pentimento nella sua iniquità. Con questa verità infallibile ti devi mostrare contro di lui superiore, magnanima ed imperturbabile, trattandolo come disprezzatore dell'onore e del culto del suo Dio. Sapendo che difendi una così giusta causa, non ti devi perdere d'animo; anzi, con ogni sforzo e valore devi resistergli ed opporti a lui in quanto macchinerà, come se ti trovassi accanto al medesimo Signore, per il cui nome combatti, poiché non c'è dubbio che sua Maestà assiste chi lotta secondo le regole. Tu vivi in uno stato di speranza e sei destinata alla gloria eterna, se lavori con fedeltà per il tuo Dio e Signore.
355. Considera, dunque, che i demoni aborriscono con odio implacabile quello che tu ami e desideri, cioè l'onore di Dio e la tua felicità eterna, e vogliono privarti di ciò che essi non possono riacquistare. Dio, mentre riprova il demonio, offre a te la sua grazia, virtù e fortezza per vincere il suo e tuo nemico e per conseguire il fortunato fine del riposo eterno, se lavorerai fedelmente ed osserverai i comandamenti del Signore. Sebbene l'arroganza del drago sia grande, maggiore è la sua debolezza ed egli non vale più di una particella debolissima alla presenza della virtù divina. Poiché, però, la sua ingegnosa astuzia e la sua malizia sorpassano tanto i mortali, all'anima non conviene mettersi a ragionare con lui, sia visibilmente sia invisibilmente, perché dal suo intelletto tenebroso, come da un forno di fuoco, escono tenebre e confusione, che oscurano il giudizio dei mortali. Se essi gli danno ascolto, li riempie di favole e di oscurità, affinché non conoscano la verità e la bellezza della virtù né la bruttezza dei suoi inganni velenosi. In questo stato le anime non sanno distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, la vita dalla morte, la verità dalla menzogna; così, cadono nelle mani di questo empio e crudele drago.
356. Sia per te regola inviolabile che nelle tentazioni non devi badare a ciò che ti propone, né ascoltarlo, né discorrervi sopra. Se potrai scuoterti ed allontanarti in modo tale da non arrivare a percepirlo né a conoscerne la malvagità, sarai più sicura, guardando le tentazioni da lontano. Il demonio, infatti, invia sempre innanzi a sé qualche predisposizione dell'animo per introdurre il suo inganno, specialmente nelle anime che teme gli contrastino l'ingresso, se prima egli non se lo facilita. Così è solito cominciare con la tristezza, con l'abbattimento o con qualche movimento e forza che distolga e distragga l'anima dall'attenzione al Signore e dall'amore per lui. Subito dopo egli sopravviene con il veleno in un vaso d'oro, affinché non rechi tanto orrore. Appena riconoscerai in te qualcuno di questi indizi - poiché hai già esperienza, direzione e istruzione - voglio che con ali di colomba sollevi il volo e ti allontani sino ad arrivare al rifugio dell'Altissimo, chiamandolo in tuo aiuto e presentandogli i meriti del mio Figlio santissimo. Devi fare ricorso anche alla mia protezione, poiché ti sono Madre e maestra, ed a quella dei tuoi angeli custodi e di tutti gli altri del Signore. Chiudi i tuoi sensi con prontezza e giudicati morta per essi o come un'anima dell'altra vita, dove non arriva la giurisdizione del serpente. Dedicati maggiormente, allora, all'esercizio degli atti virtuosi contrari ai vizi che ti propone, specialmente a quelli di fede, speranza e amore, che allontanano la codardia ed il timore, che debilitano la determinazione a resistere.
357. Devi cercare solo in Dio le ragioni per vincere Lucifero e non devi darle a questo nemico, affinché non ti riempia d'inganni e di confusione. Giudica indegno, oltre che pericoloso, metterti a parlare con lui e dare retta al nemico tuo e di colui che ami. Mostrati contro di lui superiore e magnanima ed offriti per l'osservanza di tutte le virtù, per sempre. Contenta di questo tesoro, ritirati in esso, poiché la maggiore destrezza dei figli di Dio in questa battaglia è il fuggire molto lontano; infatti, il demonio è superbo, si risente che lo disprezzino e desidera che lo ascoltino, confidando nella sua arroganza e nelle sue frodi. Da ciò nasce quel suo insistere, affinché gli diano spazio in qualcosa, perché il bugiardo non può confidare nella forza della verità, dato che non la dice, e così pone la sua fiducia nell'essere molesto e nel vestire l'inganno con apparenza di bene e di verità. Finché questo ministro di malvagità non si vede disprezzato, non pensa che lo abbiano riconosciuto e come una mosca importuna ritorna alla parte che vede più vicina alla corruzione.
358. Non dovrai affatto essere meno vigilante quando il tuo nemico si varrà di altre creature contro di te; lo farà per una di queste due vie: muovendole ad eccessivo amore verso di te od eccitandole ad odiarti. Quando conoscerai un affetto sregolato in coloro con i quali avrai a che fare, osserva il medesimo insegnamento, come se fuggissi dal demonio, ma con la differenza che questo devi aborrirlo, mentre le altre creature devi considerarle opere del Signore senza negare ciò che in sua Maestà e per lui devi loro. Nel ritirarti, però, guarda tutti come nemici, poiché, per quello che Dio vuole da te e nello stato in cui ti trovi, sarà demonio colui che voglia indurre altre persone ad allontanarti dal Signore e da ciò che tu gli devi. Se, poi, per la via opposta ti odieranno e ti faranno del male, rispondi con amore e con mansuetudine, pregando per quelli che ti detestano e perseguitano; e questo avvenga con intimo affetto del tuo cuore. Se sarà necessario moderare l'ira di qualcuno con parole dolci o svelare qualche inganno in soddisfazione della verità, fallo pure, non per tua discolpa, ma per quietare i tuoi fratelli e per il loro bene e la loro pace interiore ed esteriore; con ciò vincerai allo stesso tempo te stessa e quelli che ti detestano. Per fondare tutto questo, è necessario svellere completamente i sette vizi capitali, con i quali il demonio tenta, ed estirparli del tutto, morendo ai moti dell'appetito, in cui essi si radicano; infatti, vengono seminati tutti nelle passioni e nei desideri sregolati e non mortificati.
16 novembre 1978 - CAOS NELLA LEGGE
Mons. Ottavio Michelini
Riprendi la penna e scrivi figlio mio, sono Gesù.
Caos nella Legge ho detto, e quale caos perché è la inevitabile conseguenza del caos dottrinale in quanto la Legge si regge sulla Fede e la Fede sulla Rivelazione, per cui in crisi Rivelazione e Fede e in crisi anche la Legge.
Anche qui potremmo ritenere superflue le spiegazioni in quanto tutto è reso evidente dal 1° Comandamento: " Io sono il Signore Dio tuo non avrai altro Dio all'infuori di me ", ma che succede dinnanzi a questa prima e fondamentale legge?
Questa è data come " fondamento " di tutta la Legge perché il fondamento di tutta la Legge è Dio che così si presenta all'uomo; Io solo sono il vostro Dio, Me solo onorerete perché non vi sono altri dei: Io solo sono la prima, sola e assoluta Realtà da cui provengono tutte le altre visibili e invisibili, umane e cosmiche e solo dinanzi a questa Realtà l'uomo deve piegarsi, solo a questa Realtà deve sottostare.
Sottrarvisi è tremenda ribellione punibile con pene che trascendono il tempo e lo spazio, pene eterne quindi, fatto in sé spaventoso in quanto è il prodotto della ribellione delle potenze oscure dell'Inferno e diventa sorte orribile per l'uomo che ricusa di riconoscere Dio come suo Creatore e Signore di ogni cosa.
Di tutto si è fatto Dio menché di Dio
Da questa sublime realtà ne scaturisce come conseguenza naturale il " santo Timor di Dio " che oggi però l'uomo non solo ha conculcato e calpestato ma è arrivato addirittura ad organizzarsi " senza Dio ". (p. 77)
Sono pochi coloro che nutrono rispetto del Signore anche fra i cristiani... basti pensare al diluvio di bestemmie spesso con arte volute, divulgate, insegnate e perfino pagate e premiate!
In altra occasione ti dissi che di tutto si è fatto Dio menché di Dio, del denaro, delle passioni più sudice, della scienza... di tutto e se non è caos questo figlio mio, cosa si potrà chiamare caos?
Prendiamo un altro esempio: " Ricordati di santificare le feste "; tu vedi in che modo si santifica la festa oggi! per evitare il peggio è stata escogitata la Santa Messa prefestiva... domenica: Dies Domini,... è il giorno del Signore, è il giorno in cui si ricorda la Resurrezione, ma per queste ultime generazioni non valgono i valori dello Spirito, della Fede, della fedeltà a Dio Alfa e Omega di tutto e di tutti, è la materia che deve sostituirsi a Dio, costi quel che costi ma la materia deve prevalere sullo Spirito...
Per questo la Domenica si vedono gli stadi colmi, le spiagge e le montagne popolate come le città, bisogna divertirsi non riposarsi, divertirsi ad ogni costo!
Dio ha dato all'uomo la Domenica perchè si riposasse dalle fatiche e messe da parte le quotidiane preoccupazioni non avesse a dimenticare la sua dignità di Figlio di Dio, il suo destino l'eternità felice, e perchè, nel riposo e nella preghiera santificando se stesso, onorasse Dio.
Non credo ci sia altro da aggiungere circa le conseguenze di questo processo di materializzazione del piano del Signore, qui occorrerebbero libri e non un breve messaggio!
Chi è nell'oscurità voluta e colpevole non può vedere
Ti ho parlato di gigantesche manovre di avvolgimento della Mia Chiesa e quanto detto riguarda solo un aspetto particolare del grande piano di demolizione interno ed esterno che viene giustificato con pretesti futili e ridicoli validi solo per chi ha soffocato la Fede nel proprio animo, ma (p. 78) assolutamente inesistenti per chi ha la visione giusta e grandiosa che dalla Fede, visione che trascende materia e tempo per arrivare fino alla Luce infinita di Dio.
Non dimenticare figlio che chi è nell'oscurità voluta colpevole, non vede, non può vedere!
Vogliamo dare anche uno sguardo alla Famiglia, altro caposaldo della Chiesa?
Anche qui caos; in crisi l'uomo non poteva mancare la crisi della famiglia in pieno processo di dissolvimento.
La Famiglia oggi è concepita e voluta contro Dio; il divorzio e l'aborto riconosciuti e accettati da tutti i popoli cristiani ne è una solenne conferma... ma Io ho parlato di pieno processo di dissolvimento, e perché è avvenuto?
Osserva il piano veramente diabolico per mezzo del quale si è arrivati alla despiritualizzazione della famiglia attuale;
rilassamento spirituale per cui da parecchie generazioni veniva trascurata la preghiera soprattutto la preghiera " comunitaria "; nessuna vita regge se non è alimentata e anche la vita della Grazia se non è alimentata si spegne, così è avvenuto nella quasi totalità delle famiglie cristiane, per cui spenta la vita della Grazia è entrato il peccato;
il matrimonio che spesso, anzi troppo spesso, è concepito solo come un mezzo di piacere;
peccati e delitti contro la maternità...
Sarebbe bastato questo perché le forze del Male fossero entrate a compiere la loro opera nefanda, poi... stampa, cinema, televisione stanno facendo il resto...
Ma ora basta anche se il discorso sulla famiglia è appena accennato.
Ti benedico figlio, non temere Dio è presente ovunque ed è più forte di tutte le potenze del Male.
Voglimi bene e ripara. (p. 79)