Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Come sapete, abbiamo anche i nostri Fratelli che sono Missionari della Carità . Uno di essi ama i leb­brosi. In India ci stiamo prendendo cura di 49.000 lebbrosi. Questo Fratello li ama davvero. Arrivò qui un giorno, dopo che si era trovato in disaccordo con il suo superiore. Mi disse: « Amo i lebbrosi; voglio stare con loro, voglio dedicarmi ad essi, sento che la mia vo­cazione è quella di stare con i lebbrosi ». Gli dissi: « Fratello, stai commettendo un errore. La tua voca­zione non è quella di lavorare per i lebbrosi, la tua vocazione è quella di appartenere a Gesù. La tua opera per i lebbrosi è soltanto un tuo atto di amore per il Cristo; perciò non fa differenza a chi è dedicata la tua opera purché tu la compia per Lui, purché tu la faccia con Lui. Questo è quel che importa. Questa, cioè, è la completezza della tua vocazione, del tuo ap­partenere al Cristo ». (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 0° settimana del tempo ordinario (Pentecoste)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 7

1Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
2Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;3i suoi fratelli gli dissero: "Parti di qui e va' nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai.4Nessuno infatti agisce di nascosto, se vuole venire riconosciuto pubblicamente. Se fai tali cose, manifèstati al mondo!".5Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui.6Gesù allora disse loro: "Il mio tempo non è ancora venuto, il vostro invece è sempre pronto.7Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive.8Andate voi a questa festa; io non ci vado, perché il mio tempo non è ancora compiuto".9Dette loro queste cose, restò nella Galilea.
10Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.11I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: "Dov'è quel tale?".12E si faceva sommessamente un gran parlare di lui tra la folla; gli uni infatti dicevano: "È buono!". Altri invece: "No, inganna la gente!".13Nessuno però ne parlava in pubblico, per paura dei Giudei.
14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava.15I Giudei ne erano stupiti e dicevano: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?".16Gesù rispose: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.17Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso.18Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia.19Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?".20Rispose la folla: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?".21Rispose Gesù: "Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti.22Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato.23Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?24Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!".

25Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: "Non è costui quello che cercano di uccidere?26Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?27Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia".28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: "Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.29Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato".30Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.

31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: "Il Cristo, quando verrà, potrà fare segni più grandi di quelli che ha fatto costui?".
32I farisei intanto udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo.33Gesù disse: "Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato.34Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire".35Dissero dunque tra loro i Giudei: "Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci?36Che discorso è questo che ha fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire?".

37Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: "Chi ha sete venga a me e beva38chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno".39Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.

40All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: "Questi è davvero il profeta!".41Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea?42Non dice forse la Scrittura che il Cristo 'verrà dalla stirpe di Davide' e 'da Betlemme', il villaggio di Davide?".43E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
44Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.45Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?".46Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!".47Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?48Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?49Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!".50Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:51"La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?".52Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea".

53E tornarono ciascuno a casa sua.


Deuteronomio 1

1Queste sono le parole che Mosè rivolse a tutto Israele oltre il Giordano, nel deserto, nella valle dell'Araba, di fronte a Suf, tra Paran, Tofel, Laban, Cazerot e Di-Zaab.2Vi sono undici giornate dall'Oreb, per la via del monte Seir, fino a Kades-Barnea.3Nel quarantesimo anno, l'undicesimo mese, il primo giorno del mese, Mosè parlò agli Israeliti, secondo quanto il Signore gli aveva ordinato di dir loro.4Dopo aver sconfitto Sicon, re degli Amorrei, che abitava in Chesbon, e Og, re di Basan, che abitava in Astarot e in Edrei,5oltre il Giordano, nel paese di Moab, Mosè cominciò a spiegare questa legge:
6"Il Signore nostro Dio ci ha parlato sull'Oreb e ci ha detto: Avete dimorato abbastanza su questa montagna;7voltatevi, levate l'accampamento e andate verso le montagne degli Amorrei e in tutte le regioni vicine: la valle dell'Araba, le montagne, la Sefela, il Negheb, la costa del mare, nel paese dei Cananei e nel Libano, fino al grande fiume, il fiume Eufrate.8Ecco, io vi ho posto il paese dinanzi; entrate, prendete in possesso il paese che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri, Abramo, Isacco e Giacobbe, e alla loro stirpe dopo di essi.
9In quel tempo io vi ho parlato e vi ho detto: Io non posso da solo sostenere il carico del popolo.10Il Signore vostro Dio vi ha moltiplicati ed ecco oggi siete numerosi come le stelle del cielo.11Il Signore, Dio dei vostri padri, vi aumenti anche mille volte di più e vi benedica come vi ha promesso di fare.12Ma come posso io da solo portare il vostro peso, il vostro carico e le vostre liti?13Sceglietevi nelle vostre tribù uomini saggi, intelligenti e stimati, e io li costituirò vostri capi.

14Voi mi rispondeste: Va bene ciò che proponi di fare.15Allora presi i capi delle vostre tribù, uomini saggi e stimati, e li stabilii sopra di voi come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine, capi di decine, e come scribi nelle vostre tribù.16In quel tempo diedi quest'ordine ai vostri giudici: Ascoltate le cause dei vostri fratelli e giudicate con giustizia le questioni che uno può avere con il fratello o con lo straniero che sta presso di lui.17Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali, darete ascolto al piccolo come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio; le cause troppo difficili per voi le presenterete a me e io le ascolterò.18In quel tempo io vi ordinai tutte le cose che dovevate fare.
19Poi partimmo dall'Oreb e attraversammo tutto quel deserto grande e spaventoso che avete visto, dirigendoci verso le montagne degli Amorrei, come il Signore nostro Dio ci aveva ordinato di fare, e giungemmo a Kades-Barnea.20Allora vi dissi: Siete arrivati presso la montagna degli Amorrei, che il Signore nostro Dio sta per darci.21Ecco il Signore tuo Dio ti ha posto il paese dinanzi; entra, prendine possesso, come il Signore Dio dei tuoi padri ti ha detto; non temere e non ti scoraggiare!22Voi vi accostaste a me tutti e diceste: Mandiamo uomini innanzi a noi, che esplorino il paese e ci riferiscano sul cammino per il quale noi dovremo salire e sulle città nelle quali dovremo entrare.23La proposta mi piacque e scelsi dodici uomini tra di voi, uno per tribù.24Quelli si incamminarono, salirono verso i monti, giunsero alla valle di Escol ed esplorarono il paese.25Presero con le mani i frutti del paese, ce li portarono e ci fecero questa relazione: È buono il paese che il Signore nostro Dio sta per darci.26Ma voi non voleste entrarvi e vi ribellaste all'ordine del Signore vostro Dio;27mormoraste nelle vostre tende e diceste: Il Signore ci odia, per questo ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto per darci in mano agli Amorrei e per distruggerci.28Dove possiamo andare noi? I nostri fratelli ci hanno scoraggiati dicendo: Quella gente è più grande e più alta di noi; le città sono grandi e fortificate fino al cielo; abbiamo visto là perfino dei figli degli Anakiti.
29Allora dissi a voi: Non spaventatevi e non abbiate paura di loro.30Il Signore stesso vostro Dio, che vi precede, combatterà per voi, come ha fatto tante volte sotto gli occhi vostri in Egitto31e come ha fatto nel deserto, dove hai visto come il Signore tuo Dio ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino che avete fatto, finché siete arrivati qui.32Nonostante questo, non aveste fiducia nel Signore vostro Dio33che andava innanzi a voi nel cammino per cercarvi un luogo dove porre l'accampamento: di notte nel fuoco, per mostrarvi la via dove andare, e di giorno nella nube.
34Il Signore udì le vostre parole, si adirò e giurò:35Nessuno degli uomini di questa malvagia generazione vedrà il buon paese che ho giurato di dare ai vostri padri,36se non Caleb, figlio di Iefunne. Egli lo vedrà e a lui e ai suoi figli darò la terra che ha calcato, perché ha pienamente seguito il Signore.37Anche contro di me si adirò il Signore, per causa vostra, e disse: Neanche tu vi entrerai,38ma vi entrerà Giosuè, figlio di Nun, che sta al tuo servizio; incoraggialo, perché egli metterà Israele in possesso di questo paese.39E i vostri bambini, dei quali avete detto: Diventeranno oggetto di preda! e i vostri figli, che oggi non conoscono né il bene né il male, essi vi entreranno; a loro lo darò ed essi lo possiederanno.40Ma voi volgetevi indietro e incamminatevi verso il deserto, in direzione del Mare Rosso.
41Allora voi mi rispondeste: Abbiamo peccato contro il Signore! Entreremo e combatteremo in tutto come il Signore nostro Dio ci ha ordinato. Ognuno di voi cinse le armi e presumeste di salire verso la montagna.42Il Signore mi disse: Ordina loro: Non salite e non combattete, perché io non sono in mezzo a voi; voi sarete sconfitti davanti ai vostri nemici.43Io ve lo dissi, ma voi non mi ascoltaste; anzi vi ribellaste all'ordine del Signore, foste presuntuosi e osaste salire verso i monti.44Allora gli Amorrei, che abitano quella montagna, uscirono contro di voi, vi inseguirono come fanno le api e vi batterono in Seir fino a Corma.45Voi tornaste e piangeste davanti al Signore; ma il Signore non diede ascolto alla vostra voce e non vi porse l'orecchio.46Così rimaneste in Kades molti giorni, per tutto il tempo in cui vi siete rimasti.


Proverbi 17

1Un tozzo di pane secco con tranquillità è meglio
di una casa piena di banchetti festosi e di discordia.
2Lo schiavo intelligente prevarrà su un figlio disonorato
e avrà parte con i fratelli all'eredità.
3Il crogiuolo è per l'argento e il forno per l'oro,
ma chi prova i cuori è il Signore.
4Il maligno presta attenzione a un labbro maledico,
il bugiardo ascolta una lingua nociva.
5Chi deride il povero offende il suo creatore,
chi gioisce della sciagura altrui non resterà impunito.
6Corona dei vecchi sono i figli dei figli,
onore dei figli i loro padri.
7Non conviene all'insensato un linguaggio elevato,
ancor meno al principe un linguaggio falso.
8Il dono è come un talismano per il proprietario:
dovunque si volga ha successo.
9Chi copre la colpa si concilia l'amicizia,
ma chi la divulga divide gli amici.
10Fa più una minaccia all'assennato
che cento percosse allo stolto.
11Il malvagio non cerca altro che la ribellione,
ma gli sarà mandato contro un messaggero senza pietà.
12Meglio incontrare un'orsa privata dei figli
che uno stolto in preda alla follia.
13Chi rende male per bene
vedrà sempre la sventura in casa.
14Iniziare un litigio è come aprire una diga,
prima che la lite si esasperi, troncala.
15Assolvere il reo e condannare il giusto
sono due cose in abominio al Signore.
16A che serve il denaro in mano allo stolto?
Forse a comprar la sapienza, se egli non ha senno?
17Un amico vuol bene sempre,
è nato per essere un fratello nella sventura.
18È privo di senno l'uomo che offre garanzie
e si dà come garante per il suo prossimo.
19Chi ama la rissa ama il delitto,
chi alza troppo l'uscio cerca la rovina.
20Un cuore perverso non troverà mai felicità,
una lingua tortuosa andrà in malora.
21Chi genera uno stolto ne avrà afflizione;
non può certo gioire il padre di uno sciocco.
22Un cuore lieto fa bene al corpo,
uno spirito abbattuto inaridisce le ossa.
23L'iniquo accetta regali di sotto il mantello
per deviare il corso della giustizia.
24L'uomo prudente ha la sapienza davanti a sé,
ma gli occhi dello stolto vagano in capo al mondo.
25Un figlio stolto è un tormento per il padre
e un'amarezza per colei che lo ha partorito.
26Non sta bene multare chi ha ragione
e peggio ancora colpire gli innocenti.
27Chi è parco di parole possiede la scienza;
uno spirito calmo è un uomo intelligente.
28Anche lo stolto, se tace, passa per saggio
e, se tien chiuse le labbra, per intelligente.


Salmi 70

1'Al maestro del coro. Di Davide. In memoria.'

2Vieni a salvarmi, o Dio,
vieni presto, Signore, in mio aiuto.
3Siano confusi e arrossiscano
quanti attentano alla mia vita.
Retrocedano e siano svergognati
quanti vogliono la mia rovina.
4Per la vergogna si volgano indietro
quelli che mi deridono.
5Gioia e allegrezza grande
per quelli che ti cercano;
dicano sempre: "Dio è grande"
quelli che amano la tua salvezza.
6Ma io sono povero e infelice,
vieni presto, mio Dio;
tu sei mio aiuto e mio salvatore;
Signore, non tardare.


Geremia 23

1"Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo". Oracolo del Signore.2Perciò dice il Signore, Dio di Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: "Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io mi occuperò di voi e della malvagità delle vostre azioni. Oracolo del Signore.3Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho lasciate scacciare e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno.4Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; di esse non ne mancherà neppure una". Oracolo del Signore.

5"Ecco, verranno giorni - dice il Signore -
nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto,
che regnerà da vero re e sarà saggio
ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.
6Nei suoi giorni Giuda sarà salvato
e Israele starà sicuro nella sua dimora;
questo sarà il nome con cui lo chiameranno:
Signore-nostra-giustizia.

7Pertanto, ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali non si dirà più: Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto,8ma piuttosto: Per la vita del Signore che ha fatto uscire e che ha ricondotto la discendenza della casa di Israele dalla terra del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi; costoro dimoreranno nella propria terra".

9Contro i profeti.
Mi si spezza il cuore nel petto,
tremano tutte le mie membra,
sono come un ubriaco
e come chi è inebetito dal vino,
a causa del Signore e a causa delle sue sante parole.
10"Poiché il paese è pieno di adùlteri;
a causa della maledizione tutto il paese è in lutto,
si sono inariditi i pascoli della steppa.
Il loro fine è il male
e la loro forza è l'ingiustizia.
11Perfino il profeta, perfino il sacerdote sono empi,
perfino nella mia casa ho trovato la loro malvagità.
Oracolo del Signore.
12Perciò la loro strada sarà per essi
come sentiero sdrucciolevole,
saranno sospinti nelle tenebre e cadranno in esse,
poiché io manderò su di essi la sventura,
nell'anno del loro castigo.
Oracolo del Signore.
13Tra i profeti di Samaria
io ho visto cose stolte.
Essi profetavano in nome di Baal
e traviavano il mio popolo Israele.
14Ma tra i profeti di Gerusalemme
ho visto cose nefande:
commettono adultéri e praticano la menzogna,
danno mano ai malfattori,
sì che nessuno si converte dalla sua malvagità;
per me sono tutti come Sòdoma
e i suoi abitanti come Gomorra".
15Perciò dice il Signore degli eserciti contro i
profeti:
"Ecco farò loro ingoiare assenzio
e bere acque avvelenate,
perché dai profeti di Gerusalemme
l'empietà si è sparsa su tutto il paese".

16Così dice il Signore degli eserciti: "Non ascoltate le parole dei profeti che profetizzano per voi; essi vi fanno credere cose vane, vi annunziano fantasie del loro cuore, non quanto viene dalla bocca del Signore.

17Essi dicono a coloro
che disprezzano la parola del Signore:
Voi avrete la pace!
e a quanti seguono la caparbietà del loro cuore
dicono: Non vi coglierà la sventura.

18Ma chi ha assistito al consiglio del Signore, chi l'ha visto e ha udito la sua parola? Chi ha ascoltato la sua parola e vi ha obbedito?

19Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena,
una tempesta travolgente
si abbatte sul capo dei malvagi.
20Non cesserà l'ira del Signore,
finché non abbia compiuto e attuato
i progetti del suo cuore.
Alla fine dei giorni comprenderete tutto!
21Io non ho inviato questi profeti
ed essi corrono;
non ho parlato a loro
ed essi profetizzano.
22Se hanno assistito al mio consiglio,
facciano udire le mie parole al mio popolo
e li distolgano dalla loro condotta perversa
e dalla malvagità delle loro azioni.
23Sono io forse Dio solo da vicino - dice il Signore -
e non anche Dio da lontano?
24Può forse nascondersi un uomo nei nascondigli
senza che io lo veda?
Non riempio io il cielo e la terra? Parola del Signore.

25Ho sentito quanto affermano i profeti che predicono in mio nome menzogne: Ho avuto un sogno, ho avuto un sogno.26Fino a quando ci saranno nel mio popolo profeti che predicono la menzogna e profetizzano gli inganni del loro cuore?27Essi credono di far dimenticare il mio nome al mio popolo con i loro sogni, che si raccontano l'un l'altro, come i loro padri dimenticarono il mio nome per Baal!28Il profeta che ha avuto un sogno racconti il suo sogno; chi ha udito la mia parola annunzi fedelmente la mia parola.

Che cosa ha in comune la paglia con il grano?
Oracolo del Signore.
29La mia parola non è forse come il fuoco
- oracolo del Signore -
e come un martello che spacca la roccia?
30Perciò, eccomi contro i profeti
- oracolo del Signore -
i quali si rubano gli uni gli altri le mie parole.
31Eccomi contro i profeti - oracolo del Signore -
che muovono la lingua per dare oracoli.32Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri - dice il Signore - che li raccontano e traviano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato alcun ordine; essi non gioveranno affatto a questo popolo". Parola del Signore.
33Quando dunque questo popolo o un profeta o un sacerdote ti domanderà: "Qual è il peso del messaggio del Signore?", tu riferirai loro: "Voi siete il peso del Signore! Io vi rigetterò". Parola del Signore.34E il profeta o il sacerdote o il popolo che dica: "Peso del Signore!", io lo punirò nella persona e nella famiglia.35Direte l'uno all'altro: "Che cosa ha risposto il Signore?" e: "Che cosa ha detto il Signore?".36Non farete più menzione di peso del Signore, altrimenti per chiunque la sua stessa parola sarà considerata un peso per avere travisato le parole del Dio vivente, del Signore degli eserciti, nostro Dio.37Così dirai al profeta: "Che cosa ti ha risposto il Signore?" e: "Che cosa ha detto il Signore?".38Ma se direte "Peso del Signore", allora così parla il Signore: "Poiché ripetete: Peso del Signore, mentre vi avevo ordinato di non dire più: Peso del Signore,39ecco, proprio per questo, io mi caricherò di voi come di un peso e getterò lontano dal mio volto voi e la città che ho dato a voi e ai vostri padri.40Vi coprirò di obbrobrio perenne e di confusione perenne, che non sarà mai dimenticata".


Prima lettera ai Corinzi 14

1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia.2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose.3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto.4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea.5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.
6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina?7È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra?8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?9Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!10Nel mondo vi sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio linguaggio;11ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per me.
12Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità.13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare.14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto.15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l'intelligenza.16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato.18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi;19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.
20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.21Sta scritto nella Legge:

'Parlerò a questo popolo in altre lingue
e con labbra di stranieri,
ma neanche' così mi 'ascolteranno',

dice il Signore.22Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti.23Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi?24Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti;25sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.

26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione.27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete.28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio.29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino.30Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia:31tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati.32Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti,33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.
34Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36Forse la parola di Dio è partita da voi? O è giunta soltanto a voi?37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore;38se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto.39Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo.40Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine.


Capitolo XVI: Sopportare i difetti degli altri

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1. Quei difetti, nostro od altrui, che non riusciamo a correggere, li dobbiamo sopportare con pazienza, fino a che Dio non disponga altrimenti. Rifletti che, per avventura, questa sopportazione è la cosa più utile per te, come prova di quella pazienza, senza della quale ben poco contano i nostri meriti. Tuttavia, di fronte a tali difficoltà, devi chiedere insistentemente che Dio si degni di venirti in aiuto e che tu riesca a sopportarle lietamente. Se uno, ammonito una volta e un'altra ancora, non si acquieta, cessa di litigare con lui; rimetti invece ogni cosa in Dio, affinché in tutti noi, suoi servi, si faccia la volontà e la gloria di Lui, che ben sa trasformare il male in bene. Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, qualunque essi siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare.  

2. Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio? Vogliamo che gli altri siano perfetti; mentre noi non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi. Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo. Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po' più frenati. In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi. Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispone, affinché apprendessimo a portare l'uno i pesi dell'altro (Gal 6,2). Infatti non c'è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c'è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio. Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo. Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l'uomo, ma esse mostrano quale esso è.


LETTERA 184/A: Agostino risponde ai due religiosi Pietro ed Abramo dicendo che in molti altri suoi scritti è la soluzione dei loro quesiti.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta intorno al 418.

Agostino risponde ai due religiosi Pietro ed Abramo dicendo che in molti altri suoi scritti è la soluzione dei loro quesiti (n. 1): i bambini che muoiono senza battesimo non vanno al regno ma al castigo, poiché macchiati del peccato (nn. 2-3). Parlando poi come convertire i pagani, afferma che occorre pregare per loro, essendo la fede dono di Dio (n. 4) e che nel I. XIV del De civitate Dei si troverà la soluzione dei quesiti proposti riguardo agli stessi pagani (nn. 5-6) e promette d'inviare ai due religiosi i libri dell'opera suddetta (n. 7).

AGOSTINO A PIETRO E ABRAMO, SIGNORI DILETTISSIMI E SANTI FIGLI, SALUTE NEL SIGNORE

Agostino cercherà di soddisfare i due amici.

1. 1. Il santo vostro zelo, con cui credete vostro dovere chiedermi un gran numero d'argomenti onde siate ben ferrati e capaci di opporvi alle empie e cavillose dottrine, non dev'essere né trascurato per motivo di giustizia né può esserlo per motivo della carità. D'altra parte però una sola lettera, per quanto possa essere lunga, non può contenere una risposta accurata a tutti i vostri quesiti. Sappiate, comunque, che io ho già risposto - per quanto ne sono stato capace - a tutti o a quasi tutti i vostri quesiti in moltissimi altri miei scritti. Dal momento che sento dire che la vostra vita dedicata al servizio di Dio l'avete regolata in modo che avete del tempo libero per leggere, se leggerete quegli scritti, vi sarà chiaro ogni testo oppure - così penso - non vi mancherà molto per capirli, soprattutto perché in voi è il maestro interiore, per grazia del quale voi siete quello che siete. Qual aiuto infatti può dare uno a un altro per fargli imparare qualcosa, se non fossimo ammaestrati da Dio 1? Cionondimeno in questa lettera non deluderò affatto la vostra aspettativa, nei limiti che mi darà Dio, almeno con una breve risposta.

Esclusi dal regno i bimbi morti senza battesimo.

1. 2. Il Signore dice: Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi invece non crederà, sarà condannato 2. Se dunque allorché i bambini vengono battezzati non si dice falsamente ma si compie veracemente un'azione grazie alla quale sono considerati quali credenti, per cui da tutti i Cristiani sono chiamati nuova figliolanza, è certo che, se non crederanno, saranno condannati e perciò, dal momento che da se stessi non aggiunsero nulla al peccato originale, il loro castigo relativo a quella condanna può dirsi che sarà minimo, non già però che non ve ne sarà nessuno. Chi poi crede che non vi sarà differenza alcuna tra le pene, legga quel che sta scritto: Nel giorno del giudizio Sodoma sarà trattata meno severamente di quella città 3. Coloro dunque che ingannano per professione, non cerchino per i bambini una condizione di mezzo tra il regno e il supplizio 4, ma (facciamo in modo che) questi passino dal diavolo a Cristo, ossia dalla morte alla vita, perché la collera di Dio non rimanga sospesa sopra di essi 5, poiché da quest'ira di Dio non salva se non la grazia di Dio. Che cos'è poi la collera di Dio se non il doveroso castigo e la giusta pena da parte di Dio giusto? Dio infatti non si turba a motivo di qualche commozione, come s'adira l'animo soggetto a mutazione; quella invece che vien chiamata " collera di Dio " non è altro che la giusta punizione del peccato e non fa meraviglia che si trasmetta ai posteri.

Generazione carnale e rigenerazione spirituale.

1. 3. Mi spiego: prima del peccato la concupiscenza, con cui vengono procreati e concepiti i figli, non esisteva e non sarebbe esistita affatto, se alla disubbidienza dell'uomo non fosse seguita per contrappasso anche la disubbidienza della propria carne. Sebbene l'onesto matrimonio faccia buon uso di questo male, tuttavia senza di esso non può compiersi neppure l'amplesso matrimoniale, quello cioè lecito e onesto per procreare i figli; potrebbe però compiersi senza di esso, qualora la natura umana, evitando il peccato, fosse rimasta nella condizione in cui era stata creata. Infatti anche le membra che servono per la generazione potrebbero esser mosse dal comando della volontà, come tutte le altre, a compiere l'azione loro propria, senz'essere eccitate dall'ardore della sensualità. Chi potrebbe infatti negare che le parole di Dio: Crescete e moltiplicatevi 6 non erano una maledizione dei peccati, ma una benedizione delle nozze? Tranne Cristo, il quale non fu né procreato né concepito mediante questa sensualità, poiché il parto della Vergine avvenne assai diversamente, tutti gli uomini che vengono procreati, concepiti e nascono mediante questa sensualità, è necessario che rinascano per non esser castigati. La ragione è che, sebbene nascano da genitori rigenerati, la generazione carnale non può loro procurare ciò che a quelli non procurò se non la rigenerazione spirituale, allo stesso modo che dal seme non solo d'un olivo selvatico ma anche da quello d'un olivo domestico non ne nasce se non uno selvatico, quantunque l'olivo domestico non sia selvatico. Di questi argomenti abbiamo parlato a lungo anche in altre nostre lettere e vorrei che le leggeste anziché costringerci a ripeter le medesime cose.

La fede, dono di Dio.

2. 4. Agl'infedeli, che non sono vincolati per nulla dall'autorità dei Libri Cristiani, si risponde invece più difficilmente: il loro errore non può esser corretto con l'autorità della S. Scrittura, dal momento che contro di essi dev'essere difesa naturalmente proprio la Scrittura che da essi è chiamata in giudizio abbastanza esplicitamente. Ora, anche nel caso che il Signore vi aiuterà per riuscire in una tale impresa, concluderete ben poco presso coloro che desiderate far diventare Cristiani, se riuscirete a dimostrare falsa la loro infedeltà con discussioni fondate sulla verità, se non implorerete per essi la fede con suppliche e preghiere. La fede stessa infatti, come sapete, è un dono di Dio, il quale distribuisce a ciascuno la misura di fede (che vuole) 7; è inoltre un dono tale che deve necessariamente precedere l'intelligenza. Poiché non s'inganna il Profeta che dice: Se non crederete, non comprenderete 8. E poiché se ....................................... perché credessero, l'Apostolo pregava non per i Giudei già fedeli, ma per i Giudei ancora infedeli, quando diceva: Fratelli, di certo l'ardente brama del mio cuore e la mia preghiera a Dio per essi è che si salvino 9, per quelli cioè che avevano messo a morte Cristo e che certamente avrebbero ucciso anche lui, se ne avessero avuta la possibilità; per quelli cioè per i quali aveva pregato anche il Signore allorché, appeso alla croce, veniva beffeggiato 10, e il beato Stefano allorché veniva lapidato 11.

I quesiti saranno sciolti nel l. XVI De civitate Dei.

3. 5. Veramente di questi infedeli che noi chiamiamo gentili o, con nome ormai consueto, pagani, vi sono due specie: l'una di coloro che antepongono alla religione Cristiana le superstizioni alle quali. essi prestano fede; l'altra di coloro i quali non si sentono legati ad alcuna religione in particolare; orbene, io in certi miei libri che ho intitolati La città di Dio, dei quali penso vi sia già arrivata notizia e dei quali sto ancora tentando di portare a termine i rimanenti, se Dio vorrà, in mezzo alle mie occupazioni, ho composto dieci tomi non piccoli diretti contro i pagani della prima specie, bollati dall'Apostolo quando afferma: Ciò che i pagani sacrificano, ai demoni e non a Dio lo sacrificano 12 o almeno quando afferma: Adorarono e servirono la creatura invece del Creatore 13. I primi cinque libri confutano coloro i quali sostengono che per ottenere e conservare la prosperità terrena e temporale delle cose umane sia necessario il culto non dell'unico vero Dio ma di molti dèi; i cinque libri che vengono dopo sono invece diretti contro coloro che, esaltandosi con boria e orgoglio contro la dottrina che conduce alla salvezza, credono di poter giungere alla felicità, che si spera dopo la vita presente, anche mediante il culto dei demoni e di molti dèi. Negli ultimi tre libri dei suddetti cinque vengono da noi confutati i loro famosi filosofi. Tutti gli altri libri, quanti ne potranno risultare dopo l'undicesimo e dei quali ho già terminato tre libri e ho tra le mani il quarto, conterranno le verità che noi crediamo fermamente riguardo alla città di Dio, per non dare l'impressione d'avere in quest'opera confutato soltanto le idee altrui senza poi dimostrare le nostre. Questo libro che segue ai primi dieci ed è anche il decimoquarto di tutta l'opera, se il Signore vorrà, conterrà la soluzione di tutti i quesiti che m'avete posti nella vostra lettera.

Come agire con i pagani neganti la Provvidenza.

3. 6. C'è poi la seconda specie d'infedeli, i quali credono che non esista alcuna potenza divina o che non dipendano da essa le vicende umane; non so se con questi tali debba discorrersi di problemi riguardanti il culto verso Dio, sebbene ai nostri giorni non si trovi quasi nessuno talmente stolto che osi affermare anche solo nel proprio cuore: Dio non esiste 14. Non mancano invece altri stolti come quelli che dicevano: Il Signore non vedrà 15, cioè che la sua provvidenza non si estende fino alle cose di questa terra. Purtuttavia in questi libri, che desidero vengano letti dalla Carità vostra, mentre si difende la città di Dio, sarà dimostrato, se e a chi Dio vorrà, che si deve credere non solo che Dio esiste, verità questa impressa in noi dalla natura e che nessuna empietà riesce mai a estirpare, ma che si prende cura delle cose umane a cominciare dalla stessa creazione degli uomini fino al termine in cui rende beati i giusti con gli angeli santi e condanna gli empi con gli angeli malvagi.

Invierà i libri del De civitate Dei.

3. 7. Questa lettera, carissimi, non dev'essere sovraccaricata più oltre. Abbiamo infatti detto a sufficienza dove potete sperare di sapere per mezzo di noi quel che desiderate, e se non avete ancora i suddetti libri, abbiamo avuto cura, per quanto lo permette la nostra pochezza, di poterveli far avere per le mani del mio santo fratello e collega di sacerdozio Fermo, il quale vi vuole assai bene e ci ha inculcato d'amarvi con maggior premura, affinché ringrazi la vostra reciproca carità.

 


1 - Gv 6, 45; Is 54, 13.

2 - Mc 16, 16.

3 - Mt 10, 15; cf. Mt 11, 24.

4 - Cf. Mt 19, 23-24; 25, 34-46; Dn 12, 2; Lc 22, 19; Mc 10, 25; Gv 3, 3-5.

5 - Gv 5, 24; 3, 36; Rm 3, 5.

6 - Gn 1, 22.

7 - Rm 12, 3; 1 Cor 12, 11.

8 - Is 7, 9.

9 - Rm 10, 1.

10 - Lc 23, 34.

11 - At 7, 59.

12 - 1 Cor 10, 20.

13 - Rom 1, 25.

14 - Sal 13, 1.

15 - Sal 93, 7.


20 - Alcuni benefici che Maria santissima fece a casa di Zaccaria.

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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254. È proprietà ben nota dell'amore l'essere ardente ed attivo come il fuoco, se trova materia su cui operare; il fuoco spirituale lo è anche maggiormente, tanto che, se non ha materia, la cerca. Questo maestro ha trasmesso tanti consigli e tante arti virtuose a coloro che amano Cristo che non li lascia affatto stare oziosi. Poiché non è cieco né insano, ma conosce bene la natura del suo nobilissimo oggetto e la sua unica gelosia è quella che non sia amato da tutti, procura di comunicarlo senza invidia. Ora, l'amore che tutti portano a Dio, per quanto fervoroso e santo, è certamente limitato rispetto a quello di Maria santissima, eppure nei santi ha dato luogo ad un ammirabile e potente zelo delle anime, come appare da ciò che hanno compiuto per la loro salvezza; che mai sarà stato, allora, quello che operò in beneficio del prossimo questa grande Regina che era madre dell'amore divino e portava con sé il fuoco vivo e vero che veniva ad incendiare il mondo? In tutto il corso di quest'Opera i mortali conosceranno quanto devono a questa Signora. Anche se sarebbe impossibile riferire i casi particolari ed i benefici che fece a molte anime, tuttavia, affinché da alcuni si argomentino gli altri, in questo capitolo narrerò qualcosa di quanto successe riguardo a ciò mentre la Regina stava in casa di sua cugina santa Elisabetta.

255. Vi era una donna di servizio di sinistre inclinazioni, inquieta, iraconda e che era solita giurare e maledire. Con questi vizi ed altri disordini, mentre avrebbe voluto sopraffare i suoi padroni, stava tanto soggetta al demonio che questo tiranno con estrema facilità la muoveva a qualunque miseria e sregolatezza. Per questo, per lo spazio di quattordici anni fu assistita ed accompagnata da molti demoni, senza che la lasciassero un istante, per assicurarsi il possesso della sua anima. Solamente quando si trovava alla presenza della signora del cielo Maria santissima, i nemici si ritiravano, perché, come altre volte ho detto, la virtù della nostra regina li tormentava, e tanto più ora che racchiudeva nel suo reliquiario verginale il Signore onnipotente e Dio delle virtù; così, la serva non sentiva i cattivi effetti della loro compagnia. D'altra parte, la dolce vista e la conversazione della Regina andavano operando in lei un rinnòvamento tale che cominciò ad affezionarsi molto alla sua riparatrice. Per questo, procurava di assisterla con molto affetto e di offrirsi per servirla, guadagnando tutto il tempo che poteva per andare a starsene con sua Altezza, che guardava con riverenza, poiché tra le sue sregolate inclinazioni ne aveva una buona, cioè una certa naturale pietà e compassione per i bisognosi e gli umili, verso i quali si chinava volentieri facendo loro del bene.

256. La santissima Principessa, che conosceva profondamente le inclinazioni di quella donna, lo stato della sua coscienza, il pericolo della sua anima e la malizia dei demoni nei suoi confronti, rivolse a lei gli occhi della sua misericordia e la guardò con pietoso affetto di madre. Anche se sua Maestà sapeva che quell'assedio e dominio dei demoni era giusta pena dei suoi peccati, pregò per lei e le ottenne il perdono, il rimedio e la salvezza. Con la potestà che aveva su di loro, comandò ben presto ai demoni che lasciassero libera quella creatura e non tornassero più a turbarla e molestarla. Allora essi, non potendo resistere al comando della nostra grande Regina, si sottomisero e sbigottiti fuggirono, senza conoscere la causa di quel suo potere. Parlavano tra sé con meraviglia e sdegno, dicendo: «Chi è mai questa donna che ha su di noi una così straordinaria autorità? Da dove mai le viene un così irresistibile potere che opera tutto ciò che vuole?». Per questo, i nemici concepirono nuovo sdegno e nuova rabbia contro colei che con tanta forza schiacciava loro la testa. Intanto, però, quella felice peccatrice restò libera dalle loro grinfie; Maria santissima la ammonì, la corresse, le insegnò il cammino della salvezza e la mutò in tutt'altra donna, mansueta di cuore e senza alterigia. Ella perseverò, poi, in tale rinnovamento per tutta la sua vita, confessando che tutto il suo bene le era venuto dalla mano della nostra Regina, anche se non conobbe né penetrò il segreto della sua dignità. Tuttavia, continuò ad essere umile e riconoscente e finì la sua vita santamente.

257. Non era di qualità migliori un'altra donna vicina di casa a Zaccaria, la quale, come tale, soleva entrare e conversare con quelli della famiglia di santa Elisabetta. Viveva licenziosamente e, quando intese l'arrivo della nostra Regina a quella città e la modestia e serietà di lei, disse con leggerezza e curiosità: «Chi è questa forestiera tanto santa e ritirata che ci è capitata come ospite e vicina?». Per il desiderio vano e curioso di novità, come sogliono fare simili persone, procurò di vedere la santissima Signora per osservare il garbo e l'aspetto che aveva. Impertinente ed ozioso era questo fine, ma tale non fu il suo effetto, perché, avendo conseguito il suo intento, questa donna restò talmente ferita nel cuore alla vista di Maria santissima e per la sua presenza che si cambiò in tutt'altra e si trasformò in un nuovo essere. Mutò le proprie inclinazioni e, senza conoscere la virtù di quell'efficace strumento, la sentì così viva che le fece versare torrenti di lacrime per intimo dolore dei suoi peccati. Così, solo per avere posto gli occhi con attenzione curiosa sulla Madre della purezza verginale, questa felice donna ottenne in cambio la virtù della castità, restando libera dai vizi e dalle inclinazioni sensuali. Si ritirò per piangere la sua vita dissipata, ma poi fece in modo di vedere nuovamente la Madre della grazia e di parlare con lei. Sua Altezza acconsentì per confermarla, come colei che ben conosceva l'accaduto, portando nel suo seno l'Autore della grazia che fa santi e giustifica, poiché era in virtù di lui che l'avvocata dei peccatori operava. Perciò, la accolse con un materno sentimento di pietà, la ammonì e la istruì nelle virtù, lasciandola migliore e forte per perseverare.

258. In questo modo la nostra grande Signora operò conversioni ammirabili di un grande numero di anime, benché sempre in silenzio e nel segreto. Tutta la famiglia di santa Elisabetta e di san Zaccaria venne santificata dal suo comportamento e dalla sua conversazione. Migliorò ed arricchì di nuovi doni e favori i giusti, rese tali ed illuminò mediante la sua intercessione quelli che non lo erano. Con il suo riverenziale amore soggiogò tutti con tanta forza che ciascuno a gara le ubbidiva e la riconosceva come Madre, rifugio e conforto in tutte le necessità. Causavano questi effetti il solo vederla o poche parole, sebbene non negasse mai quelle necessarie per tali opere. Siccome, poi, di tutti penetrava l'intimo del cuore e conosceva lo stato della coscienza, applicava a ciascuno la medicina più opportuna. Alcune volte, benché non sempre, il Signore le manifestava se quelli che vedeva erano del numero degli eletti o dei reprobi, dei predestinati o dei dannati. Sia l'una che l'altra cosa produceva nel suo cuore ammirabili effetti di virtù perfettissima. A quelli che conosceva giusti e predestinati, infatti, dava molte benedizioni, come fa ancora dal cielo, ed il Signore se ne congratulava con lei; ella, intanto, intercedeva perché li conservasse nella sua grazia ed amicizia, intento per il quale faceva incomparabili sforzi e richieste. Quando vedeva qualcuno nel peccato, supplicava con intimo affetto per la sua giustificazione e di solito la otteneva. Se poi era reprobo, piangeva con amarezza e si umiliava alla presenza dell'Altissimo per la perdita di quella immagine ed opera della Divinità; faceva 'profonde orazioni, offerte ed umiliazioni perché altri non si dannassero, essendo ella in tutto una fiamma di amore divino, che non riposava né si quietava nell'operare cose grandi.

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

259. Figlia mia carissima, su due punti, come su due poli, si deve muovere tutta l'armonia delle tue facoltà e delle tue attenzioni: questi devono essere il conservarti nell'amicizia e nella grazia dell'Altissimo ed il procurarle ad altre anime. In questo si risolvano tutta la tua vita e tutte le tue occupazioni. Per conseguire fini così alti, quando occorra, non voglio che tu ti risparmi alcuna fatica, supplicando il Signore, offrendoti di patire persino la morte e sopportando realmente tutte le tribolazioni che ti saranno date ed a cui arriveranno le tue forze. Anche se per ottenere il bene delle anime non devi fare dispute con le creature, perché al tuo sesso non sono convenienti, devi cercare ed applicare con prudenza tutti i mezzi nascosti e più efficaci che conoscerai adatti allo scopo. Se tu sei figlia mia e sposa del mio Figlio santissimo, considera che le ricchezze della nostra casa sono le creature razionali, le quali, come ricchi gioielli, egli acquistò a prezzo della sua vita, della sua morte e di tutto il suo sangue, essendogli state tolte per la loro disubbidienza, mentre le aveva create da sé e per sé.

260. Perciò, quando il Signore ti manderà qualche anima bisognosa e ti farà conoscere il suo stato, affaticati con fedeltà per la sua redenzione; piangi e grida con affetto intimo e fervoroso per conseguire da Dio la riparazione di tanto danno e pericolo, non trascurando alcun mezzo né divino né umano, nel modo che ti è proprio, per ottenere la salvezza e la vita dell'anima che ti sarà consegnata. Con quella prudenza e misura che ti ho insegnato, non tralasciare di ammonirla e di pregare per tutto ciò che comprenderai esserle utile e con ogni segretezza affaticati per beneficarla. Similmente voglio che, quando sarà necessario, comandi ai demoni con tutto l'imperio, in nome dell'onnipotente Dio e mio, di allontanarsi e separarsi dalle anime che saprai da loro oppresse; poiché ciò succede in segreto, puoi spiegare tutta la franchezza e l'ardire per eseguirlo. Considera che il Signore ti ha posta e ti porrà in occasioni in cui tu possa praticare questo insegnamento; non dimenticarlo e non farlo rimanere sterile, poiché sei tenuta, come figlia di sua Maestà, a prenderti cura dei beni della casa di tuo padre. Non devi trovare riposo, quando non lo fai con ogni diligenza. Non temere, perché tutto potrai in colui che ti dà la forza; il suo potere divino corroborerà il tuo braccio per opere grandi.


Gennaio 1942

Beata Edvige Carboni

Mentre dormivo mi (si) presentò una giovinetta sui tredici anni, mi prese la mano e mi. disse: Paolina vuol fare da giardiniera, ma io direi di lasciar piantare i fiori al giardiniere celeste, che a suo tempo sa piantare e togliere le qualità dei fiori.

Piantando voi, specie P.na, getta il seme anche per terra ove c'è il pericolo di calpestare (che calpestino) il seme i passanti.

Voglio dire: Nelle cose di spirito di essere prudenti, perché secondo a chi lo raccontate, invece di fare un bene, fate un male.