Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

L'anima può nutrirsi soltanto di Dio. Solo Dio le basta, solo Dio può colmarla, solo Dio può saziare la sua fame! (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 7° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 9

1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.

22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".

23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.

Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".

49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.

57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".


Primo libro di Samuele 2

1Allora Anna pregò:

"Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia fronte s'innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io godo del beneficio che mi hai concesso.
2Non c'è santo come il Signore,
non c'è rocca come il nostro Dio.
3Non moltiplicate i discorsi superbi,
dalla vostra bocca non esca arroganza;
perché il Signore è il Dio che sa tutto
e le sue opere sono rette.
4L'arco dei forti s'è spezzato,
ma i deboli sono rivestiti di vigore.
5I sazi sono andati a giornata per un pane,
mentre gli affamati han cessato di faticare.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.
6Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
7Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.
8Solleva dalla polvere il misero,
innalza il povero dalle immondizie,
per farli sedere insieme con i capi del popolo
e assegnar loro un seggio di gloria.
Perché al Signore appartengono i cardini della terra
e su di essi fa poggiare il mondo.
9Sui passi dei giusti Egli veglia,
ma gli empi svaniscono nelle tenebre.
Certo non prevarrà l'uomo malgrado la sua forza.
10Il Signore... saranno abbattuti i suoi avversari!
L'Altissimo tuonerà dal cielo.
Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra;
darà forza al suo re
ed eleverà la potenza del suo Messia".

11Poi Elkana tornò a Rama, a casa sua, e il fanciullo rimase a servire il Signore alla presenza del sacerdote Eli.
12Ora i figli di Eli erano uomini depravati; non tenevano in alcun conto il Signore,13né la retta condotta dei sacerdoti verso il popolo. Quando uno si presentava a offrire il sacrificio, veniva il servo del sacerdote mentre la carne cuoceva, con in mano un forchettone a tre denti,14e lo introduceva nella pentola o nella marmitta o nel tegame o nella caldaia e tutto ciò che il forchettone tirava su il sacerdote lo teneva per sé. Così facevano con tutti gli Israeliti che venivano là a Silo.15Prima che fosse bruciato il grasso, veniva ancora il servo del sacerdote e diceva a chi offriva il sacrificio: "Dammi la carne da arrostire per il sacerdote, perché non vuole avere da te carne cotta, ma cruda".16Se quegli rispondeva: "Si bruci prima il grasso, poi prenderai quanto vorrai!", replicava: "No, me la devi dare ora, altrimenti la prenderò con la forza".17Così il peccato di quei giovani era molto grande davanti al Signore perché disonoravano l'offerta del Signore.
18Samuele prestava servizio davanti al Signore per quanto lo poteva un fanciullo e andava cinto di 'efod' di lino.19Sua madre gli preparava una piccola veste e gliela portava ogni anno, quando andava con il marito a offrire il sacrificio annuale.20Eli allora benediceva Elkana e sua moglie ed esclamava: "Ti conceda il Signore altra prole da questa donna per il prestito che essa ha fatto al Signore". Essi tornarono a casa21e il Signore visitò Anna, che partorì ancora tre figli e due figlie. Frattanto il fanciullo Samuele cresceva presso il Signore.
22Eli era molto vecchio e gli veniva all'orecchio quanto i suoi figli facevano a tutto Israele e come essi si univano alle donne che prestavano servizio all'ingresso della tenda del convegno.23Perciò disse loro: "Perché dunque fate tali cose? Io sento infatti da parte di tutto il popolo le vostre azioni empie!24No, figli, non è bene ciò che io odo di voi, che cioè sviate il popolo del Signore.

25Se un uomo pecca contro un altro uomo,
Dio potrà intervenire in suo favore,
ma se l'uomo pecca contro il Signore,
chi potrà intercedere per lui?".

Ma non ascoltarono la voce del padre, perché il Signore aveva deciso di farli morire.26Invece il giovane Samuele andava crescendo in statura e in bontà davanti al Signore e agli uomini.
27Un giorno venne un uomo di Dio da Eli e gli disse: "Così dice il Signore: Non mi sono forse rivelato alla casa di tuo padre, mentre erano in Egitto, in casa del faraone?28Non l'ho scelto da tutte le tribù d'Israele come mio sacerdote, perché salga l'altare, bruci l'incenso e porti l''efod' davanti a me? Alla casa di tuo padre ho anche assegnato tutti i sacrifici consumati dal fuoco, offerti dagli Israeliti.29Perché dunque avete calpestato i miei sacrifici e le mie offerte che io ho ordinato per sempre e tu hai avuto maggior riguardo ai tuoi figli che a me e vi siete pasciuti in tal modo con le primizie di ogni offerta di Israele mio popolo?30Ecco dunque l'oracolo del Signore, Dio d'Israele: Avevo promesso alla tua casa e alla casa di tuo padre che avrebbero sempre camminato alla mia presenza. Ma ora - oracolo del Signore - non sia mai! Perché chi mi onorerà anch'io l'onorerò, chi mi disprezzerà sarà oggetto di disprezzo.31Ecco verranno giorni in cui io taglierò via il tuo braccio e il braccio della casa di tuo padre, sì che non vi sia più un anziano nella tua casa.32Guarderai sempre angustiato tutto il bene che farò a Israele, mentre non si troverà mai più un anziano nella tua casa.33Qualcuno dei tuoi tuttavia non lo strapperò dal mio altare, perché ti si consumino gli occhi e si strazi il tuo animo: ma chiunque sarà nato dalla tua famiglia morirà per la spada degli uomini.34Sarà per te un segno quello che avverrà ai tuoi due figli, a Cofni e Pìncas: nello stesso giorno moriranno tutti e due.35Dopo, farò sorgere al mio servizio un sacerdote fedele che agirà secondo il mio cuore e il mio desiderio. Io gli darò una casa stabile e camminerà alla mia presenza, come mio consacrato per sempre.36Chiunque sarà superstite nella tua casa, andrà a prostrarsi davanti a lui per una monetina d'argento e per un pezzo di pane e dirà: Ammettimi a qualunque ufficio sacerdotale, perché possa mangiare un tozzo di pane".


Salmi 40

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'

2Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
3Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
4Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.

Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
5Beato l'uomo che spera nel Signore
e non si mette dalla parte dei superbi,
né si volge a chi segue la menzogna.
6Quanti prodigi tu hai fatto, Signore Dio mio,
quali disegni in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare.
Se li voglio annunziare e proclamare
sono troppi per essere contati.

7Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
8Allora ho detto: "Ecco, io vengo.
Sul rotolo del libro di me è scritto,
9che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero,
la tua legge è nel profondo del mio cuore".

10Ho annunziato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi, non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
11Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore,
la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho nascosto la tua grazia
e la tua fedeltà alla grande assemblea.

12Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia,
la tua fedeltà e la tua grazia
mi proteggano sempre,
13poiché mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono
e non posso più vedere.
Sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno.

14Degnati, Signore, di liberarmi;
accorri, Signore, in mio aiuto.
15Vergogna e confusione
per quanti cercano di togliermi la vita.
Retrocedano coperti d'infamia
quelli che godono della mia sventura.
16Siano presi da tremore e da vergogna
quelli che mi scherniscono.

17Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano,
dicano sempre: "Il Signore è grande"
quelli che bramano la tua salvezza.
18Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.


Salmi 136

1Alleluia.

Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
2Lodate il Dio degli dèi:
perché eterna è la sua misericordia.
3Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia.

4Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia.
5Ha creato i cieli con sapienza:
perché eterna è la sua misericordia.
6Ha stabilito la terra sulle acque:
perché eterna è la sua misericordia.
7Ha fatto i grandi luminari:
perché eterna è la sua misericordia.
8Il sole per regolare il giorno:
perché eterna è la sua misericordia;
9la luna e le stelle per regolare la notte:
perché eterna è la sua misericordia.

10Percosse l'Egitto nei suoi primogeniti:
perché eterna è la sua misericordia.
11Da loro liberò Israele:
perché eterna è la sua misericordia;
12con mano potente e braccio teso:
perché eterna è la sua misericordia.

13Divise il mar Rosso in due parti:
perché eterna è la sua misericordia.
14In mezzo fece passare Israele:
perché eterna è la sua misericordia.
15Travolse il faraone e il suo esercito nel mar Rosso:
perché eterna è la sua misericordia.

16Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia.
17Percosse grandi sovrani
perché eterna è la sua misericordia;
18uccise re potenti:
perché eterna è la sua misericordia.
19Seon, re degli Amorrei:
perché eterna è la sua misericordia.

20Og, re di Basan:
perché eterna è la sua misericordia.
21Diede in eredità il loro paese;
perché eterna è la sua misericordia;
22in eredità a Israele suo servo:
perché eterna è la sua misericordia.

23Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché eterna è la sua misericordia;
24ci ha liberati dai nostri nemici:
perché eterna è la sua misericordia.
25Egli dà il cibo ad ogni vivente:
perché eterna è la sua misericordia.

26Lodate il Dio del cielo:
perché eterna è la sua misericordia.


Zaccaria 5

1Poi alzai gli occhi e vidi un rotolo che volava.2L'angelo mi domandò: "Che cosa vedi?". E io: "Vedo un rotolo che vola: è lungo venti cubiti e largo dieci".3Egli soggiunse: "Questa è la maledizione che si diffonde su tutta la terra: ogni ladro sarà scacciato via di qui come quel rotolo; ogni spergiuro sarà scacciato via di qui come quel rotolo.4Io scatenerò la maledizione, dice il Signore degli eserciti, in modo che essa penetri nella casa del ladro e nella casa dello spergiuro riguardo al mio nome; rimarrà in quella casa e la consumerà insieme con le sue travi e le sue pietre".

5Poi l'angelo che parlava con me si avvicinò e mi disse: "Alza gli occhi e osserva ciò che appare".6E io: "Che cosa è quella?". Mi rispose: "È un''efa' che avanza". Poi soggiunse: "Questa è la loro corruzione in tutta la terra".7Fu quindi alzato un coperchio di piombo; ecco dentro all''efa' vi era una donna.8Disse: "Questa è l'empietà!". Poi la ricacciò dentro l''efa' e ricoprì l'apertura con il coperchio di piombo.9Alzai di nuovo gli occhi per osservare e vidi venire due donne: il vento agitava le loro ali, poiché avevano ali come quelle delle cicogne, e sollevarono l''efa' fra la terra e il cielo.10Domandai all'angelo che parlava con me: "Dove portano l''efa' costoro?".11Mi rispose: "Vanno nella terra di Sènnaar per costruirle un tempio. Appena costruito, l''efa' sarà posta sopra il suo piedistallo".


Atti degli Apostoli 14

1Anche ad Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero credenti.2Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli.3Rimasero tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi.4E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli altri dalla parte degli apostoli.5Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli,6essi se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni,7e là continuavano a predicare il vangelo.

8C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato.9Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato,10disse a gran voce: "Alzati diritto in piedi!". Egli fece un balzo e si mise a camminare.11La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: "Gli dèi sono scesi tra di noi in figura umana!".12E chiamavano Bàrnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.
13Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla.14Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando:15"Cittadini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente 'che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano'.16Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada;17ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori".18E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un sacrificio.

19Ma giunsero da Antiòchia e da Icònio alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto.20Allora gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città. Il giorno dopo partì con Bàrnaba alla volta di Derbe.
21Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia,22rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio.23Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto.24Attraversata poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia25e dopo avere predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa;26di qui fecero vela per Antiòchia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l'impresa che avevano compiuto.
27Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.28E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.


Capitolo XXXIII:L’instabilità del nostro cuore e la intenzione ultima, che deve essere posta in Dio

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O figlio, non ti fidare della disposizione d'animo nella quale ora ti trovi; ben presto essa muterà in una disposizione diversa. Per tutta la vita sarai oggetto, anche se tu non lo vuoi, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarai trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensoso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di dottrina spirituale si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità; badando, invece, che tutto il proposito dell'animo suo giovi al fine dovuto e desiderato. Così infatti egli potrà restare sempre se stesso in modo irremovibile, tenendo costantemente fisso a me, pur attraverso così vari eventi, l'occhio puro della sua intenzione.

E quanto più puro sarà l'occhio dell'intenzione, tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste. Ma quest'occhio puro dell'intenzione, in molta gente, è offuscato, perché lo sguardo si volge presto a qualcosa di piacevole che balzi dinanzi. E poi raramente si trova uno che sia esente del tutto da questo neo, di cercare la propria soddisfazione: Come gli Ebrei, che erano venuti, quella volta, a Betania, da Marta e Maria, "non già per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro" (Gv 12,9).

Occorre, dunque, che l'occhio dell'intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a me.


DISCORSO 78 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 17, 1-8: "SEI GIORNI DOPO GESÙ PRESE CON SÉ PIETRO, GIACOMO E GIOVANNI, SUO FRATELLO" ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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Che cos'è il regno di Cristo.

1. Dobbiamo, carissimi, esaminare e spiegare la visione che il Signore offrì di se stesso sul monte. Poiché è la visione a proposito della quale aveva detto: Vi assicuro che alcuni che sono qui presenti non morranno prima d'aver visto il Figlio dell'uomo nel suo regno 1. Subito dopo questo comincia il brano ch'è stato letto. Circa sei giorni dopo questi discorsi prese con sé i tre discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo e salì su un monte 2. I tre discepoli erano alcuni di quelli dei quali aveva detto: Ci sono qui alcuni che non morranno prima d'aver visto il Figlio dell'uomo nel suo regno. Si tratta d'una questione non piccola. Non era infatti quel monte il regno conquistato. Che cos'è un monte per chi possiede il cielo? Questo cielo non solo lo si legge nella Scrittura, ma lo vediamo anche, in certo qual modo, anche mediante gli occhi del cuore. Chiama suo regno quello che in molti passi chiama "regno dei cieli". Ma il regno dei cieli è il regno dei santi. I cieli infatti narrano la gloria di Dio 3. A proposito di questi cieli il salmo dice subito dopo: Non sono parole né sono discorsi dei quali non si senta la loro voce. In tutta la terra si è diffusa la voce di essi e le loro parole fino alle estremità della terra 4. La voce di chi, se non dei cieli? Dunque degli Apostoli e di tutti i fedeli predicatori della parola di Dio. I cieli regneranno con Colui che ha fatto i cieli. Perché ciò fosse manifestato, vedete cosa avvenne.

Significato allegorico della trasfigurazione di Cristo.

2. Il Signore in persona si fece splendente come il sole, i suoi abiti divennero bianchissimi come la neve e parlavano con lui Mosè ed Elia. Sì, proprio Gesù in persona, proprio lui divenne splendente come il sole 5, per indicare così simbolicamente di essere lui la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo 6. Ciò ch'è per gli occhi del corpo il sole che vediamo, lo è lui per gli occhi del cuore; ciò ch'è il sole per i corpi, lo è lui per i cuori. I suoi vestiti sono la sua Chiesa. Se i vestiti non fossero tenuti ben stretti da colui che l'indossa, cadrebbero. Di questi vestiti un orlo, per così dire estremo, era Paolo. Lo dice lui stesso: Io infatti sono il più piccolo degli Apostoli 7; e in un altro passo: Io sono l'ultimo degli Apostoli 8. Orbene, in un vestito l'orlo è la parte estrema e più piccola. Ecco perché quella donna che soffriva di perdite di sangue guarì toccando l'orlo del mantello del Signore 9; così la Chiesa proveniente dai pagani fu salvata dalla predicazione di Paolo. Che c'è di strano se mediante il vestito bianchissimo viene simboleggiata la Chiesa, dal momento che sentite dire dal profeta Isaia: Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, li farò diventare bianchi come neve 10? Che valore avrebbero Mosè ed Elia, cioè la Legge e i Profeti, se non parlassero col Signore? Se non testimoniassero a favore del Signore, chi leggerebbe la Legge e i Profeti? Vedete quanto sinteticamente afferma ciò l'Apostolo: Per mezzo della Legge si ha solo la conoscenza del peccato. Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio 11, ecco il sole; testimoniata dalla Legge e dai Profeti 12, ecco lo splendore.

Il desiderio di Pietro.

3. A tale visione Pietro, esprimendo sentimenti solo umani: È bello per noi, o Signore - dice - stare qui 13. Era infastidito dalla folla, aveva trovato la solitudine sul monte; lì aveva Cristo come cibo dell'anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gl'ispiravano perciò una santa condotta? Voleva star bene, perciò aggiunse: Se vuoi, lascia che prepariamo qui tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia 14. A questa proposta il Signore non rispose nulla e tuttavia a Pietro fu data una risposta. Stava infatti ancora parlando quando venne una nuvola luminosa che li avvolse con la sua ombra. Pietro cercava tre tende; la risposta venuta dal cielo mostrò invece che noi ne abbiamo una sola, mentre la mentalità umana voleva dividerla. Cristo è la Parola di Dio, Parola di Dio nella Legge, Parola di Dio nei Profeti. Perché, Pietro, cerchi di dividerlo? È necessario piuttosto che tu rimanga unito a lui. Tu cerchi tre tende: devi comprendere ch'è una sola!.

La voce dalla nuvola e l'abbattimento dei discepoli.

4. Mentre la nube li avvolgeva tutti e in certo qual modo facendo per essi una sola tenda, si fece sentire anche una voce che diceva: Questo è il Figlio mio prediletto 15. Erano lì Mosè ed Elia, eppure discepoli non fu detto: "Questi sono i figli miei diletti". Una cosa è il Figlio unigenito, un'altra cosa sono i figli adottivi. Veniva esaltato Colui del quale si gloriavano la Legge e i Profeti. Questo è il Figlio mio prediletto - è detto - nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo! 16. Poiché lo avete udito attraverso i Profeti e attraverso la Legge. E quando non lo avete udito? A quelle parole i discepoli caddero bocconi a terra. Ci viene già mostrato nella Chiesa il regno di Dio. Qui c'è il Signore, qui c'è la Legge e i Profeti; ma il Signore in quanto è il Signore, la Legge invece in quanto rappresentata da Mosè e la Profezia rappresentata da Elia; ma essi in quanto servi, in quanto esecutori degli ordini. Essi come recipienti, egli come sorgente. Mosè ed i Profeti parlavano e scrivevano, ma da lui proveniva ciò ch'essi proferivano.

I discepoli vengono rialzati.

5. Il Signore però tese loro la mano e fece rialzare i discepoli. Essi poi non videro nessuno all'infuori del solo Gesù 17. Che significa questo? Avete sentito quando si leggeva la lettera dell'Apostolo: Noi adesso vediamo Dio in confuso, come in uno specchio, ma allora lo vedremo faccia a faccia 18. Cesserà inoltre il dono delle lingue, quando avverrà ciò che ora speriamo e crediamo 19. Il fatto che i discepoli caddero bocconi a terra significa simbolicamente che moriremo, poiché è stato detto alla carne: Terra sei e nella terra tornerai 20. Il fatto invece che il Signore li fece rialzare, simboleggiava la risurrezione. Dopo la risurrezione a che ti serve la Legge? a che ti serve la profezia? Ecco perché scompaiono Elia e Mosè. Ti rimane: In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio 21. Ti resta che Dio sia tutto in tutti 22. Vi sarà Mosè ma non vi sarà più la Legge. Vedremo lì anche Elia, ma non più gli scritti del Profeta. Poiché la Legge e i Profeti resero testimonianza a Cristo che doveva patire e il terzo giorno risorgere dai morti ed entrare nella sua gloria 23. Lì si avvererà ciò che ha promesso a coloro che lo amano: Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò 24. E come se gli fosse stato chiesto: "Poiché tu lo amerai, che cosa gli darai?", risponde: Mi farò conoscere a lui 25. Gran dono, grande promessa! Dio non ti riserva un proprio dono, ma se stesso. Perché mai, avaro, non ti basta ciò che ti promette Cristo? A te sembra d'esser ricco, ma se non hai Dio, che cosa hai? Un altro invece è povero ma se possiede Dio, che cosa non possiede?.

La carità ci obbliga a procurare la salvezza degli altri.

6. Scendi, Pietro; desideravi riposare sul monte: scendi; predica la parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e importuna, rimprovera, esorta, incoraggia usando tutta la tua pazienza e la tua capacità d'insegnare 26. Lavora, affaticati molto, accetta anche sofferenze e supplizi affinché, mediante il candore e la bellezza delle buone opere, tu possegga nella carità ciò ch'è simboleggiato nel candore delle vesti del Signore. Poiché nell'elogio della carità, letto nella lettera dell'Apostolo, abbiamo sentito: Non cerca i propri interessi 27. Non cerca i propri interessi perché dona quel che possiede. In un altro passo egli usa un'espressione piuttosto pericolosa qualora non sia ben intesa. L'Apostolo infatti facendo ai fedeli membri di Cristo una raccomandazione conforme alla stessa carità, dice: Nessuno cerchi ciò ch'è proprio, ma quello degli altri 28. L'avaro infatti, al sentire tale precetto, prepara tranelli per frodare negli affari, ingannare qualcuno e cercare non quel ch'è proprio ma la roba d'altri. L'avarizia invece reprima questi desideri e venga avanti la giustizia; ascoltiamo e cerchiamo di capire quel precetto. Alla carità è detto: Nessuno cerchi ciò ch'è proprio, ma quello degli altri. Se però tu, o avaro, ti opponi a questo precetto e piuttosto pretendi ridurre questo precetto al permesso di bramare l'altrui, prìvati del tuo. Ma siccome io ti conosco, tu vuoi avere non solo il tuo ma anche l'altrui. Tu compi frodi per appropriarti dell'altrui; allora lasciati derubare, perché in tal modo tu possa disfarti del tuo. Tu però non vuoi cercare quel ch'è tuo ma ti porti via la roba d'altri. Se fai così, non fai bene. Ascolta, o avaro, ascolta bene. Il precetto: Nessuno cerchi quel ch'è suo, ma quello ch'è di altri, l'Apostolo te lo spiega più chiaramente in un altro passo. Di se stesso dice: Non cerco quel ch'è utile a me personalmente, ma quel ch'è utile a tutti, affinché tutti si salvino 29. Ciò Pietro non lo capiva ancora quando sul monte desiderava vivere con Cristo. Questa felicità Cristo te la riservava dopo la morte, o Pietro. Ora invece egli stesso ti dice: "Discendi ad affaticarti sulla terra, a servire sulla terra, ad essere disprezzato, ad essere crocifisso sulla terra". È discesa la vita per essere uccisa, è disceso il pane per sentire la fame, è discesa la via, perché sentisse la stanchezza nel cammino, è discesa la sorgente per aver sete, e tu rifiuti di soffrire? Non cercare i tuoi propri interessi. Devi avere la carità, predicare la verità; allora giungerai all'eternità, ove troverai la tranquillità.

 

1 - Mt 16, 28; Lc 9, 27.

2 - Mt 17, 1.

3 - Sal 18, 2.

4 - Sal 18, 4-5.

5 - Cf. Mt 17, 2-3; Lc 9, 29-30.

6 - Cf. Gv 1, 9

7 - 1 Cor 15, 9.

8 - 1 Cor 15, 8.

9 - Cf. Lc 8, 44.

10 - Is 1, 18.

11 - Rm 3, 20.

12 - Rm 3, 21.

13 - Mt 17, 4; Lc 9, 33.

14 - Mt 17, 4; Lc 9, 33.

15 - Mt 17, 5; Lc 9, 35.

16 - Rm 3, 20.

17 - Mt 17, 7-8.

18 - 1 Cor 13, 12.

19 - Cf. 1 Cor 13, 8.

20 - Gn 3, 19.

21 - Gv 1, 1.

22 - Cf. 1 Cor 15, 28.

23 - Cf. Lc 24, 44-47.

24 - Gv 14, 21.

25 - Gv 14, 21.

26 - Cf. 2 Tm 4, 2.

27 - 1 Cor 13, 5.

28 - 1 Cor 10, 24.

29 - 1 Cor 10, 33.


5 - L'Altissimo manifesta a Maria santissima nuovi misteri

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Sant'Agostino d'Ippona

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47. Giunse il quinto giorno della novena che la beatissima Trinità celebrava nel tempio di Maria santissima, perché in lei il Verbo eterno prendesse la nostra forma umana. Ritirando sempre più il velo dei più reconditi misteri dell'infinita sapienza, in questo giorno gliene scoprì altri nuovi, elevandola alla visione astrattiva della Divinità, come nei giorni precedenti. Le venivano continuamente rinnovate le disposizioni e le illuminazioni con più intensi raggi di luce e con più ricchi doni, che dai tesori dell'infinità si riversavano nella sua santissima anima e nelle rispettive facoltà. Quindi, la celeste Signora andava avvicinandosi ed assomigliando sempre più a Dio, trasformandosi progressivamente in lui per giungere ad essere sua degna madre.

48. In questa visione l'Altissimo parlò alla nostra Regina per manifestarle altri segreti e, mostrandosi a lei con incredibile amorevolezza, le disse: «Sposa e colomba mia, nel segreto del mio cuore hai conosciuto l'immensa generosità a cui m'induce l'amore per il genere umano, nonché i tesori nascosti che ho preparato per la sua felicità; in me questo amore può così tanto che voglio dare agli uomini il mio Unigenito come esempio e rimedio. Hai anche conosciuto un po' della loro cattiva corrispondenza e grandissima ingratitudine e il disprezzo che nutrono per la mia clemenza e il mio amore. Ma sebbene ti abbia già manifestato parte della loro malizia, voglio, mia cara, che di nuovo tu contempli in me quanto è piccolo il numero degli eletti che mi conosceranno ed ameranno e quanto è grande quello degli ingrati e dei reprobi. I peccati innumerevoli e le degradazioni di tanti uomini abietti e tenebrosi, che prevedo nella mia scienza infinita, trattengono la mia liberale misericordia, pongono come forti catenacci alle porte per cui escono i tesori della 'mia divinità e rendono il mondo indegno di riceverli».

49. In queste parole dell'Altissimo la principessa Maria conobbe alti segreti circa il numero dei predestinati e dei reprobi, nonché l'impedimento alla venuta del Verbo eterno nel mondo provocato nella mente divina da tutti i peccati degli uomini. Per questo la prudentissima Signora, stupefatta alla vista dell'infinita bontà ed equità del Creatore e dell'immensa iniquità e malizia degli uomini, tutta accesa d'amore divino, parlò a sua Maestà e gli disse:

50. «Mio Signore, mio bene, Dio di sapienza infinita e santità incomparabile, che mistero è questo che mi avete manifestato? Non hanno misura né termine le scelleratezze degli uomini, solo la vostra sapienza le comprende; ma tutte queste, e molte altre e più grandi, possono forse estinguere la vostra bontà o superare il vostro amore? No, Signore e padrone mio, non deve essere così! La malizia dei mortali non deve trattenere la vostra misericordia. Io sono la più inutile di tutto il genere umano, ma da parte sua vi pongo innanzi la promessa della vostra fedeltà. È certezza infallibile che passeranno il cielo e la terra prima che venga meno la verità delle vostre parole; parimenti, è indubitabile che avete promesso molte volte al mondo per mezzo dei vostri santi Profeti, e per bocca vostra ad essi stessi, di mandare agli uomini il loro Redentore e la vostra salvezza. Ora, Dio mio, come potranno non compiersi queste promesse accreditate dalla vostra infinita sapienza, per cui non potevate ingannarvi, e dalla vostra bontà, per cui non potevate ingannare? Per fare agli uomini questa promessa ed offrire loro l'eterna felicità nel Verbo incarnato, da parte loro non vi furono meriti, né creatura alcuna vi poté vincolare, e se questo bene si fosse potuto guadagnare, la vostra infinita e liberale clemenza non ne risulterebbe così esaltata. Voi stesso, di vostra iniziativa, vi siete considerato vincolato, perché solo in voi può esservi la ragione che vi obblighi a farvi uomo, solo in voi si trova il motivo per cui ci avete creati e volete rialzarci dopo la caduta. Per l'incarnazione, Dio mio e re altissimo, non vogliate cercare altri meriti né altra ragione che la vostra sola misericordia e l'esaltazione della vostra gloria».

51. Le rispose l'Altissimo: «È ben vero, sposa mia, che m impegnai per la mia bontà immensa, promettendo agli uomini di rivestirmi della loro natura e di abitare con loro; è sicuro altresì che nessuno poté meritare da me questa promessa e che l'ingratissimo procedere degli uomini, tanto odioso alla mia equità, se ne rende indegno. Infatti, mentre io pretendo solamente l'interesse della loro felicità eterna come contraccambio al mio amore, so che essi per la loro durezza non cureranno, anzi disprezzeranno i tesori della mia grazia e gloria e la loro corrispondenza consisterà nel dare spine invece di frutta, grandi offese per benefici e turpe ingratitudine in cambio della mia abbondante e liberale misericordia; il termine di tutti questi mali sarà per loro la privazione della mia visione nei tormenti eterni. Considera, amica mia, queste verità scritte nel segreto della mia sapienza e pondera questi grandi misteri, perché a te è aperto il mio cuore dove tu conosci la ragione della mia giustizia».

52. Non è possibile manifestare gli imperscrutabili misteri che Maria santissima conobbe nel Signore, poiché vide in lui tutte le creature presenti, passate e future, con l'ordine che avrebbero avuto tutte le anime, le opere buone e cattive che avrebbero fatto e la fine che tutte avrebb ero avuto. Per questo, se non fosse stata confortata dalla forza divina, non avrebbe potuto conservarsi in vita tra gli effetti e gli affetti, che causavano in lei questa conoscenza e questa visione di misteri così reconditi. Tuttavia, siccome per questi nuovi miracoli e benefici di sua Maestà aveva fini tanto alti, con colei che era eletta per Madre sua non era misurato ma liberalissimo. Siccome poi ella riceveva questa conoscenza in seno al medesimo Dio, con essa vi attingeva pure il fuoco della carità eterna che la infiammava nell'amore di Dio stesso e del prossimo, per cui, continuando le sue preghiere, disse:

53. «Signore e Dio eterno, invisibile ed immortale, confesso la vostra giustizia, esalto le vostre opere, adoro il vostro essere infinito e venero i vostri giusti giudizi. Il mio cuore si scioglie tutto in sentimenti d'amore, conoscendo la vostra bontà senza limiti per gli uomini e la loro insopportabile ingratitudine verso di voi. Per tutti volete, Dio mio, la vita eterna, ma saranno pochi quelli che gradiranno un beneficio tanto stimabile e molti quelli che lo perderanno per la propria malizia. Se per questa parte, mio Bene, non vi considerate più obbligato, noi mortali siamo perduti. Ma se con la vostra scienza divina già avete previsto le colpe e la malizia degli uomini, con la medesima conoscenza state guardando il vostro Unigenito incarnato e le sue opere, d'infinito valore ai vostri occhi, che superano senza comparazione i peccati. La vostra equità deve sentirsi vincolata da questo uomo e Dio e, per lui stesso, darcelo subito. Anzi, per domandarlo un'altra volta a nome del genere umano, io mi vesto del medesimo spirito del Verbo fatto uomo nella vostra mente, chiedo l'esecuzione di questo mistero e la vita eterna attraverso di lui a favore di tutti i mortali».

54. Dinanzi a questa supplica di Maria purissima, l'eterno Padre - secondo il nostro modo di esprimerci - concepì nella sua mente divina come il suo Unigenito dovesse scendere nel grembo verginale di questa grande Regina, e le sue amorevoli ed umili preghiere lo piegarono. Infatti, se si mostrava a lei ancora indeciso, ciò era espediente del suo amore, per udire sempre più la voce della sua diletta, perché le sue dolci labbra stillassero miele soavissimo e i suoi germogli fossero di paradiso. Quindi, per prolungare ancor più questa piacevole contesa, il Signore le rispose: «Sposa mia dolcissima e mia eletta colomba, èmolto ciò che mi chiedi ed assai poco ciò con cui gli uomini mi vincolano; si dovrà dunque concedere agli indegni un beneficio così singolare? Lascia, amica mia, che io li tratti secondo la loro cattiva corrispondenza». Ma la nostra potente e pietosa avvocata così rispondeva: «No, mio Signore, non desisterò dalla mia richiesta, poiché, se è molto ciò che io domando, lo chiedo a voi che siete ricco nelle misericordie, onnipotente nelle opere, veritiero nelle parole. Mio padre Davide disse di voi e del Verbo eterno: Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek». Venga dunque questo sacerdote, il quale allo stesso tempo deve essere sacrificio per il nostro riscatto; venga, perché non potete pentirvi della vostra promessa, dato che voi non v'impegnate senza sapere ciò che fate. Dolce amore mio, sono rivestita della forza di questo uomo-Dio; non cesserà la mia contesa, finché non mi abbiate dato la vostra benedizione, come a mio padre Giacobbe».

55. In questa lotta divina fu chiesto alla nostra Regina e signora, come a Giacobbe, quale fosse il suo nome. Ella rispose: «Sono figlia di Adamo, creata dalle vostre mani della vile materia della polvere». E l'Altissimo le replicò:

«Da oggi in poi il tuo nome sarà 'Eletta per madre dell'Unigenito'». Queste ultime parole, tuttavia, furono udite solo dagli angeli e a lei furono celate sino al tempo opportuno; intese soltanto la parola «eletta». Ma questa lotta d'amore, essendo ormai durata per quel tempo che aveva stabilito la Sapienza divina e quanto era utile per accendere il fervoroso cuore dell'eletta, tutta la santissima Trinità diede la sua regale parola a Maria purissima, nostra regina, che presto avrebbe inviato al mondo il Verbo eterno fatto uomo. Con questo lieto «fiat», colma d'incomparabile giubilo, chiese la benedizione e l'Altissimo gliela diede. Questa donna forte uscì dalla lotta con Dio più vittoriosa di Giacobbe, perché ella restò forte e con un ricco bottino; il ferito e debilitato - a nostro modo d'intendere - fu Dio stesso, restando ormai costretto dall'amore di questa Signora a vestirsi nel suo sacro talamo con la veste della debolezza umana nella nostra carne passibile, con cui dissimulare e coprire la fortezza della sua divinità, per vincere con la sua sconfitta e a noi tutti dare la vita con la sua morte. I mortali vedano e comprendano che Maria santissima, dopo il suo benedettissimo Figlio, è la causa della loro salvezza.

56. Nella stessa visione vennero subito manifestate alla nostra nobile Regina le opere del quinto giorno della creazione del mondo, nello stesso modo in cui si verificarono. Conobbe come, in forza della parola divina, furono generati dalle acque esistenti sotto il firmamento i rettili che si muovono sulla terra, i volatili che si librano nell'aria e i pesci che guizzano e brulicano nelle acque 5 ; di tutte queste creature conobbe il principio, la materia, la forma e l'aspetto nel loro genere, nonché tutte le specie degli animali selvatici: le caratteristiche che presentano, la loro utilità e l'armonia esistente fra loro; gli uccelli del cielo con la varietà e la forma di ogni loro specie: il becco, le penne e il loro corpo leggero; gli innumerevoli pesci del mare e dei fiumi; la varietà delle balene, la loro struttura, le loro qualità, le loro cavità, l'alimento che dà loro il mare, gli scopi a cui servono, il posto e l'utilità che ciascuna di esse ha nel mondo. Sua Maestà comandò espressamente a tutto questo esercito di creature che riconoscessero Maria santissima e le ubbidissero, dando a lei potestà di comandare a tutte e di servirsene, come poi avvenne in molte circostanze, che in parte riferirò a suo tempo. Con ciò, uscì dalla visione di questo giorno, impiegando quel che ne restava negli esercizi e nelle suppliche che le ordinò il Signore.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

57. Figlia mia, una maggiore conoscenza delle opere mirabili, che fece con me il braccio dell'Altissimo per sollevarmi con le visioni astrattive della sua divinità alla dignità di madre, è riservata ai predestinati, che le conosceranno nella celeste Gerusalemme. Allora le comprenderanno e le vedranno nel medesimo Signore con diletto e stupore speciali, come accadde agli angeli quando l'Altissimo le manifestò loro, magnificandolo e lodandolo per questo. Ora, in questo beneficio sua Maestà si è mostrato con te tanto generoso ed amorevole a preferenza di ogni altro, dandoti la luce e la conoscenza che ricevi riguardo a questi misteri così arcani; perciò voglio, mia diletta, che ti distingua al di sopra di tutte le creature nel lodare ed esaltare il suo santo nome per tutto quello che la potenza del suo braccio operò in me.

58. Quindi, con l'aiuto di questi grandi ed ammirabili favori, devi subito attendere con ogni sollecitudine ad imitarmi nelle opere da me compiute. Supplica e intercedi per la salvezza eterna dei tuoi fratelli e perché il nome del mio Figlio sia magnificato da tutti e conosciuto dal mondo intero. Devi dedicarti a queste invocazioni con una determinazione costante, fondata su una fede viva e una fiducia ferma e sicura, senza tuttavia perdere di vista la tua miseria, anzi umiliandoti profondamente e annientandoti. Così predisposta, devi combattere col medesimo amore divino per il bene del tuo popolo, tenendo presente che egli reputa sua vittoria gloriosissima il lasciarsi vincere dagli umili, che lo amano con rettitudine di cuore. Sollevati, dunque, al di sopra di te stessa e rendigli grazie per i benefici speciali che egli ti ha concesso, nonché per quelli che egli fece a tutto il genere umano. Afferrata così da questo amore divino, tu meriterai di ricevere nuovi benefici per te e per i tuoi fratelli, ma non tralasciare di chiedergli la sua benedizione ogni volta che ti troverai alla sua divina presenza.


10 dicembre 1978 - " POTERE " SOPRANNATURALE CIOE' NON DOVUTO

Mons. Ottavio Michelini

Scrivi figlio mio sono sempre Io Gesù che busso alla porta del tuo cuore e desidero proseguire il messaggio di quest'oggi; vedo che sei stanco ma mi fa piacere e mi reca gioia che tu abbia scelto di restare con Me per ascoltare quanto sto per dirti.

Dunque la Mia Chiesa è dotata di un potere che nessun altra società umana possiede; è un potere soprannaturale cioè non dovuto alla natura umana e dato solo a Lei perché è Sacramento di salvezza dove l'umano e il Divino s'incontrano e si fondano...;

ma non è tutto; in questo dono vi è un " alcunché " di così grande, sublime e di così stupendo da far rimanere estatici gli Angeli del Cielo!

Che Io, Dio Uno e Trino, poiché sono l'Amore e Amore infinito, fossi arrivato a dare Me Stesso in mano agli uomini perché potessero fare di Me tutto quello che volevano in bene o in male e che l'abbia fatto non " una volta sola " ma lo continui a fare senza interruzione fino alla fine del tempi, è cosa tanto straordinaria e superiore ad ogni più alto volo della più vivida e accesa fantasia che nessuno poteva pensare e tale da lasciare veramente estasiati gli Angeli del Cielo!

A questo è giunto il Mio Amore!

Sono giunto a questo nonostante " sapessi e conoscessi " il comportamento umano nei Miei confronti!

Solo per amore Mi son dato nelle loro mani

Quando nell'Orto degli Ulivi sudavo Sangue sotto il peso di tutti i peccati dell'umanità consumati e da consumarsi fino alla fine dei tempi, vedevo che per molti tutto sarebbe stato (p. 147) inutile ma vedevo anche fino a che punto sarebbe arrivata l'ingratitudine umana dinnanzi al Mio Amore infinito... eppure non esitai a donarmi ai miei nemici non senza aver prima dimostrato loro che mi davo nelle loro mani " solo per amore " ma che ero Dio Onnipotente.

Dopo il " bacio " di Giuda mi assalirono: " Chi cercate? " dissi e loro: " Gesù di Nazareth " " Ego sum " e in questa mia risposta fu la dimostrazione della Mia Onnipotenza, caddero tutti a terra tramortiti infatti e " solo " quando ingiunsi loro di alzarsi lo poterono fare!

Quanti miracoli compii anche durante la Mia stessa Passione perché volevo far capire agli uomini di tutte le generazioni che fu sempre e solo l'influsso del Mio Amore a muovermi!

Volevo che in Me, più che gli altri Attributi Divini, vedessero sempre e solo l'Amore!

Eppure dinnanzi agli occhi Miei nell'Orto degli Ulivi e in tutto il tempo della Mia dolorosissima Passione non vedevo solo i miei crocifissori ma anche tutte le Messe sacrileghe, le Messe nere... vedevo gli insulti e le derisioni dei presenti e dei futuri nemici del Mio Amore....

Vi è forse qualcuno nel mondo universo che abbia fatto quello che Io ho fatto e faccio?

No! eppure figlio mio nonostante tutto Io Dio, ho dato agli uomini " potere " sopra di Me sul Mio Corpo... e agli uomini della Mia Chiesa lascerò questo potere fino alla consumazione dei tempi!

Questo non è un mistero così grande tale da richiedere la fiducia più totale, l'ammirazione e l'adorazione più intima dei miei Pastori, Sacerdoti e Consacrati in genere?

Figlio mio, volgi attorno il tuo sguardo e, salve sempre le eccezioni, giudica tu come vengo trattato!

 

Che altro avrei potuto fare e non ho fatto?

Nella Mia Chiesa vi è il potere di transustanziare il pane e il vino nel Mio Corpo Sangue Anima e Divinità; (p. 148)

vi è il potere di rimettere i peccati " chi può rimettere I peccati se non Dio? " eppure con la partecipazione del Mio Sacerdozio fatta agli Apostoli e ai Sacerdoti ho dato loro anche questo grande potere che non hanno i Cherubini e i Serafini del Paradiso;

ho pure partecipato alla Mia Chiesa il potere di amministrare i Sacramenti che sono il prezzo del Mio Sangue e della Mia Passione e Morte.

Nel Matrimonio i genitori hanno il potere partecipato loro da Dio unico e solo Autore della vita, di generare la vita fisica dei loro figli, ma il potere di generare la vita soprannaturale della Grazia nei figli degli uomini Dio l'ha partecipato alla Sua Chiesa mediante un Sacramento, l'Ordine.

Quale altra società al mondo può disporre dl tanti ineguagliabili tesori quali ne dispone la Chiesa?

Non ricerchiamo le cause del gelido grigiore, della nebulosità e dell'indifferenza che riscontriamo nella Mia Chiesa perchè le abbiamo più e più volte individuate, ma dopo la purificazione le cose cambieranno;

non sono valsi i richiami purtroppo venuti dall'Alto, né i miracoli compiuti per confermare queste realtà divine;

non sono valse le validissime conferme dei Santi che non sono mai mancati, non mancano né mai mancheranno, come non sono neppure mancate le testimonianze dei Martiri, non si butta la vita per una chimera, e tale testimonianza è stata continua.

Che altro avrei potuto fare e non ho fatto per manifestare il Mio Amore per gli uomini?

Tu stesso figlio mio puoi misurare e il Mio Amore e la perfidia e ingratitudine umana.

Ti benedico figlio e con te benedico tutte le persone che ti sono care, voglimi bene prega e ancora una volta chiedo le tue sofferenze per riparare il tanto male che c'è nel mondo. (p. 149)