Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Nessun peccato umano prevale sulla forza del perdono divino e niente lo limita se non la mancanza di buona volontà  da parte dell'uomo, contrastando la grazia e la verità . (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 7° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 19

1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano:3"Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi.4Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: "Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa".5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!".6Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: "Crocifiggilo, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa".7Gli risposero i Giudei: "Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio".
8All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura9ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: "Di dove sei?". Ma Gesù non gli diede risposta.10Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?".11Rispose Gesù: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande".

12Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: "Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare".13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.14Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!".15Ma quelli gridarono: "Via, via, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Risposero i sommi sacerdoti: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare".16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

17Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota,18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.19Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: "Gesù il Nazareno, il re dei Giudei".20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.21I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: "Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei".22Rispose Pilato: "Ciò che ho scritto, ho scritto".

23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.24Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:

'Si son divise tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica han gettato la sorte.'

E i soldati fecero proprio così.

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.26Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!".27Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: "'Ho sete'".29Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di 'aceto' in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.30E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò.

31Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.33Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe,34ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.36Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: 'Non gli sarà spezzato alcun osso'.37E un altro passo della Scrittura dice ancora: 'Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto'.

38Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatéa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.39Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.40Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.42Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.


Primo libro delle Cronache 8

1Beniamino generò Bela suo primogenito, Asbel secondo, Achiràm terzo,2Noca quarto e Rafa quinto.3Bela ebbe i figli Addar, Ghera padre di Ecud,4Abisua, Naaman, Acoach,5Ghera, Sepufàn e Curam.
6Questi furono i figli di Ecud, che erano capi di casati fra gli abitanti di Gheba e che furono deportati in Manàcat.7Naaman, Achia e Ghera, che li deportò e generò Uzza e Achiud.
8Sacaràim ebbe figli nei campi di Moab, dopo aver ripudiato le mogli Cusim e Baara.9Da Codes, sua moglie, generò Iobab, Zibia, Mesa, Melcam,10Jeus, Sachia e Mirma. Questi furono i suoi figli, capi di casati.
11Da Cusim generò Abitùb ed Elpaal.12Figli di Elpaal: Eber, Miseam e Semed, che costruì Ono e Lidda con le dipendenze.
13Beria e Sema, che furono capi di casati fra gli abitanti di Aialon, misero in fuga gli abitanti di Gat.14Loro fratelli: Sasak e Ieremòt.
15Zebadia, Arad, Ader,16Michele, Ispa e Ioca erano figli di Beria.17Zebadia, Mesullàm, Chizki, Cheber,18Ismerai, Izlia e Iobab erano figli di Elpaal.19Iakim, Zikri, Zabdi,20Elienài, Silletài, Elièl,21Adaià, Beraià e Simrat erano figli di Simei.22Ispan, Eber, Eliel,23Abdon, Zikri, Canàn,24Anania, Elam, Antotia,25Ifdia e Penuèl erano figli di Sasak.26Samserài, Secaria, Atalia,27Iaaresia, Elia e Zikri erano figli di Ierocàm.28Questi erano capi di casati, secondo le loro genealogie; essi abitavano in Gerusalemme.
29In Gàbaon abitava il padre di Gàbaon; sua moglie si chiamava Maaca;30il primogenito era Abdon, poi Zur, Kis, Baal, Ner, Nadàb,31Ghedor, Achio, Zeker e Miklòt.32Miklòt generò Simeà. Anche costoro abitavano in Gerusalemme accanto ai fratelli.
33Ner generò Kis; Kis generò Saul; Saul generò Giònata, Malkisùa, Abinadàb e Is-Bàal.34Figlio di Giònata fu Merib-Bàal; Merib-Bàal generò Mica.35Figli di Mica: Piton, Melech, Tarea e Acaz.36Acaz generò Ioadda; Ioadda generò Alèmet, Azmàvet e Zimrì; Zimrì generò Moza.37Moza generò Binea, di cui fu figlio Refaia, di cui fu figlio Eleasà, di cui fu figlio Azel.38Azel ebbe sei figli, che si chiamavano Azrikàm, Bocru, Ismaele, Searia, Abdia e Canan; tutti questi erano figli di Azel.39Figli di Esek suo fratello: Ulam suo primogenito, Ieus secondo, Elifèlet terzo.40I figli di Ulam erano uomini valorosi e tiratori di arco. Ebbero numerosi figli e nipoti: centocinquanta. Tutti questi erano discendenti di Beniamino.


Giobbe 22

1Elifaz il Temanita prese a dire:

2Può forse l'uomo giovare a Dio,
se il saggio giova solo a se stesso?
3Quale interesse ne viene all'Onnipotente che tu sia
giusto
o che vantaggio ha, se tieni una condotta integra?
4Forse per la tua pietà ti punisce
e ti convoca in giudizio?
5O non piuttosto per la tua grande malvagità
e per le tue iniquità senza limite?
6Senza motivo infatti hai angariato i tuoi fratelli
e delle vesti hai spogliato gli ignudi.
7Non hai dato da bere all'assetato
e all'affamato hai rifiutato il pane,
8la terra l'ha il prepotente
e vi abita il tuo favorito.
9Le vedove hai rimandato a mani vuote
e le braccia degli orfani hai rotto.
10Ecco perché d'intorno a te ci sono lacci
e un improvviso spavento ti sorprende.
11Tenebra è la tua luce e più non vedi
e la piena delle acque ti sommerge.
12Ma Dio non è nell'alto dei cieli?
Guarda il vertice delle stelle: quanto sono alte!
13E tu dici: "Che cosa sa Dio?
Può giudicare attraverso la caligine?
14Le nubi gli fanno velo e non vede
e sulla volta dei cieli passeggia".
15Vuoi tu seguire il sentiero d'un tempo,
già battuto da uomini empi,
16che prima del tempo furono portati via,
quando un fiume si era riversato sulle loro
fondamenta?
17Dicevano a Dio: "Allontànati da noi!
Che cosa ci può fare l'Onnipotente?".
18Eppure egli aveva riempito le loro case di beni,
anche se i propositi degli empi erano lontani da lui.
19I giusti ora vedono e ne godono
e l'innocente si beffa di loro:
20"Sì, certo è stata annientata la loro fortuna
e il fuoco ne ha divorati gli avanzi!".
21Su, riconcìliati con lui e tornerai felice,
ne riceverai un gran vantaggio.
22Accogli la legge dalla sua bocca
e poni le sue parole nel tuo cuore.
23Se ti rivolgerai all'Onnipotente con umiltà,
se allontanerai l'iniquità dalla tua tenda,
24se stimerai come polvere l'oro
e come ciottoli dei fiumi l'oro di Ofir,
25allora sarà l'Onnipotente il tuo oro
e sarà per te argento a mucchi.
26Allora sì, nell'Onnipotente ti delizierai
e alzerai a Dio la tua faccia.
27Lo supplicherai ed egli t'esaudirà
e tu scioglierai i tuoi voti.
28Deciderai una cosa e ti riuscirà
e sul tuo cammino splenderà la luce.
29Egli umilia l'alterigia del superbo,
ma soccorre chi ha gli occhi bassi.
30Egli libera l'innocente;
tu sarai liberato per la purezza delle tue mani.


Salmi 92

1'Salmo. Canto. Per il giorno del sabato.'

2È bello dar lode al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
3annunziare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,
4sull'arpa a dieci corde e sulla lira,
con canti sulla cetra.
5Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l'opera delle tue mani.

6Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!
7L'uomo insensato non intende
e lo stolto non capisce:
8se i peccatori germogliano come l'erba
e fioriscono tutti i malfattori,
li attende una rovina eterna:
9ma tu sei l'eccelso per sempre, o Signore.

10Ecco, i tuoi nemici, o Signore,
ecco, i tuoi nemici periranno,
saranno dispersi tutti i malfattori.
11Tu mi doni la forza di un bùfalo,
mi cospargi di olio splendente.
12I miei occhi disprezzeranno i miei nemici,
e contro gli iniqui che mi assalgono
i miei orecchi udranno cose infauste.

13Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
14piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
15Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno vegeti e rigogliosi,
16per annunziare quanto è retto il Signore:
mia roccia, in lui non c'è ingiustizia.


Geremia 31

1In quel tempo - oracolo del Signore -
io sarò Dio per tutte le tribù di Israele
ed esse saranno il mio popolo".
2Così dice il Signore:
"Ha trovato grazia nel deserto
un popolo di scampati alla spada;
Israele si avvia a una quieta dimora".
3Da lontano gli è apparso il Signore:
"Ti ho amato di amore eterno,
per questo ti conservo ancora pietà.
4Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata,
vergine di Israele.
Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi
e uscirai fra la danza dei festanti.
5Di nuovo pianterai vigne
sulle colline di Samaria;
i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno.
6Verrà il giorno in cui grideranno le vedette
sulle montagne di Èfraim:
Su, saliamo a Sion,
andiamo dal Signore nostro Dio".

7Poiché dice il Signore:
"Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
Il Signore ha salvato il suo popolo,
un resto di Israele".
8Ecco, li riconduco dal paese del settentrione
e li raduno all'estremità della terra;
fra di essi sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente;
ritorneranno qui in gran folla.
9Essi erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li condurrò a fiumi d'acqua
per una strada diritta in cui non inciamperanno;
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito.
10Ascoltate, popoli, la parola del Signore,
annunziatela alle isole più lontane e dite:
"Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo costudisce come un pastore il suo gregge",
11perché il Signore ha redento Giacobbe,
lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui.
12Verranno e canteranno inni sull'altura di Sion,
affluiranno verso i beni del Signore,
verso il grano, il mosto e l'olio,
verso i nati dei greggi e degli armenti.
Essi saranno come un giardino irrigato,
non languiranno più.
13Allora si allieterà la vergine alla danza;
i giovani e i vecchi gioiranno.
Io cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.
14Sazierò di delizie l'anima dei sacerdoti
e il mio popolo abbonderà dei miei beni.
Parola del Signore.

15Così dice il Signore: "Una voce si ode da Rama,
lamento e pianto amaro:
Rachele piange i suoi figli,
rifiuta d'essere consolata perché non sono più".
16Dice il Signore:
"Trattieni la voce dal pianto,
i tuoi occhi dal versare lacrime,
perché c'è un compenso per le tue pene;
essi torneranno dal paese nemico.
17C'è una speranza per la tua discendenza:
i tuoi figli ritorneranno entro i loro confini.
18Ho udito Èfraim rammaricarsi:
Tu mi hai castigato e io ho subito il castigo
come un giovenco non domato.
Fammi ritornare e io ritornerò,
perché tu sei il Signore mio Dio.
19Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito;
dopo essermi ravveduto,
mi sono battuto l'anca.
Mi sono vergognato e ne provo confusione,
perché porto l'infamia della mia giovinezza.
20Non è forse Èfraim un figlio caro per me,
un mio fanciullo prediletto?
Infatti dopo averlo minacciato,
me ne ricordo sempre più vivamente.
Per questo le mie viscere si commuovono per lui,
provo per lui profonda tenerezza".
Oracolo del Signore.

21Pianta dei cippi,
metti pali indicatori,
sta' bene attenta alla strada,
alla via che hai percorso.
Ritorna, vergine di Israele,
ritorna alle tue città.
22Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle?
Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra:
la donna cingerà l'uomo!

23Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Si dirà ancora questa parola nel paese di Giuda e nelle sue città, quando avrò cambiato la loro sorte: Il Signore ti benedica, o dimora di giustizia, monte santo.24Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, agricoltori e allevatori di greggi.25Poiché ristorerò copiosamente l'anima stanca e sazierò ogni anima che languisce".
26A questo punto mi sono destato e ho guardato; il mio sonno mi parve soave.

27"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali renderò feconda la casa di Israele e la casa di Giuda per semenza di uomini e di bestiame.28Allora, come ho vegliato su di essi per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di essi per edificare e per piantare". Parola del Signore.

29"In quei giorni non si dirà più:
I padri han mangiato uva acerba
e i denti dei figli si sono allegati!

30Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l'uva acerba si allegheranno i denti".

31"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova.32Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore.33Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo.34Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato".

35Così dice il Signore
che ha fissato il sole come luce del giorno,
la luna e le stelle come luce della notte,
che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde
e il cui nome è Signore degli eserciti:
36"Quando verranno meno queste leggi
dinanzi a me - dice il Signore -
allora anche la progenie di Israele cesserà
di essere un popolo davanti a me per sempre".
37Così dice il Signore:
"Se si possono misurare i cieli in alto
ed esplorare in basso le fondamenta della terra,
anch'io rigetterò tutta la progenie di Israele
per ciò che ha commesso". Oracolo del Signore.

38"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali la città sarà riedificata per il Signore dalla torre di Cananeèl fino alla porta dell'Angolo.39La corda per misurare si stenderà in linea retta fino alla collina di Gàreb, volgendo poi verso Goà.40Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all'angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno consacrati al Signore; non sarà più sconvolta né distrutta mai più".


Seconda lettera di Pietro 2

1Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina.2Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri.3Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all'opera e la loro rovina è in agguato.

4Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio;5non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi;6condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente.7Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati.8Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie.9Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio,10soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore.

Temerari, arroganti, non temono d'insultare gli esseri gloriosi decaduti,11mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano contro di essi alcun giudizio offensivo davanti al Signore.12Ma costoro, come animali irragionevoli nati per natura a essere presi e distrutti, mentre bestemmiano quel che ignorano, saranno distrutti nella loro corruzione,13subendo il castigo come salario dell'iniquità. Essi stimano felicità il piacere d'un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi;14han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione!15Abbandonata la retta via, si sono smarriti seguendo la via di Balaàm di Bosòr, che amò un salario di iniquità,16ma fu ripreso per la sua malvagità: un muto giumento, parlando con voce umana, impedì la demenza del profeta.17Costoro sono come fonti senz'acqua e come nuvole sospinte dal vento: a loro è riserbata l'oscurità delle tenebre.18Con discorsi gonfiati e vani adescano mediante le licenziose passioni della carne coloro che si erano appena allontanati da quelli che vivono nell'errore.19Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l'ha vinto.
20Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima.21Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato.22Si è verificato per essi il proverbio:

'Il cane è tornato al suo vomito'
e la scrofa lavata è tornata ad avvoltolarsi nel brago.


Capitolo XX: Riconoscere la propria debolezza e la miseria di questa nostra vita

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1. "Confesserò contro di me il mio peccato" (Sal 31,5); a te, o Signore, confesserò la mia debolezza. Spesso basta una cosa da nulla per abbattermi e rattristarmi: mi propongo di comportarmi da uomo forte, ma, al sopraggiungere di una piccola tentazione, mi trovo in grande difficoltà. Basta una cosa assolutamente da nulla perché me ne venga una grave tentazione: mentre, fino a che non l'avverto, mi sento abbastanza sicuro, poi, a un lieve spirare di vento, mi trovo quasi sopraffatto. "Guarda dunque, Signore, alla mia miseria" (Sal 14,18) e alla mia fragilità, che tu ben conosci per ogni suo aspetto; abbi pietà di me; "tirami fuori dal fango, così che io non vi rimanga confitto" (Sal 68,15), giacendo a terra per sempre. Quello che mi risospinge indietro e mi fa arrossire dinanzi a te, è appunto questa mia instabilità e questa mia debolezza nel resistere alle tentazioni. Che, pur quando ad esse non si acconsenta del tutto, già molto mi disturba la persecuzione loro; e assai mi affligge vivere continuamente così, in lotta. La mia debolezza mi appare in modo chiaro dal fatto che proprio i pensieri che dovrei avere sempre in orrore sono molto più facili a piombare su di me che ad andarsene. Voglia il Cielo, o potentissimo Dio di Israele, che, nel tuo grande amore per le anime di coloro che hanno fede in te, tu abbia a guardare alla fatica e alla sofferenza del tuo servo; che tu l'assista in ogni cosa a cui si accinge. Fammi forte della divina fortezza, affinché non abbia a prevalere in me l'uomo vecchio: questa misera carne non ancora pienamente sottomessa allo spirito, contro la quale bisogna combattere, finché si vive in questa miserabile vita.  

2. Ahimé!, quale è questa vita, dove non mancano tribolazioni e miserie; dove tutto è pieno di agguati e di nemici! Ché, se scompare un'afflizione o una tentazione, una altra ne viene; anzi, mentre ancora dura una lotta, ne sopraggiungono molte altre, e insospettate. Ora, come si può amare una vita così soggetta a disgrazie e a miserie? Di più, come si può chiamare vita questa, se da essa procedono tante morti e calamità? E invece la si ama e molta gente va cercando in essa la propria gioia. Il mondo viene sovente accusato di essere ingannevole e vano; ma non per questo viene facilmente abbandonato, perché troppo prevalgono le brame terrene. Altro è ciò che induce ad amare il mondo; altro è ciò che induce a condannarlo. Inducono ad amarlo il desiderio dell'uomo carnale, "il desiderio degli occhi e la superbia della vita" (1 Gv 2,16); inducono invece ad odiarlo e ad esserne disgustato le pene e le sofferenze che giustamente conseguono a quei desideri perversi. E tuttavia - tristissima cosa - i piaceri malvagi hanno il sopravvento in coloro che hanno l'animo rivolto al mondo, e "considerano gioia lo stare tra le spine" (Gb 30,7); incapaci, come sono, di vedere e di gustare la soavità di Dio e l'intima bellezza della virtù. Quelli invece che disprezzano totalmente il mondo, e si sforzano di vivere per Dio in santa disciplina, conoscono la divina dolcezza, che è stata promessa a chi sa davvero rinunciare; essi comprendono appieno quanto siano gravi gli errori e gli inganni del mondo.


DISCORSO 308 NELLA STESSA SOLENNITÀ

Discorsi - Sant'Agostino

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Il tormento di Erode: omicida o spergiuro?.

1. 1. In riferimento al passo che oggi abbiamo ascoltato durante la proclamazione del Vangelo, dico alla Carità vostra: considerate che quest'infelice di Erode ebbe affezione per Giovanni, uomo giusto e caro a Dio, ma, avendo giurato temerariamente nell'euforia della letizia e del piacere suscitato dalla danzatrice, promise di concedere qualunque cosa avrebbe preteso quella ragazza che aveva attirato la sua compiacenza con la danza. Ma quando reclamò un'azione crudele e scellerata, si rattristò sinceramente; si rendeva conto infatti che si compiva un delitto assai grave. Trovandosi però tra il proprio giuramento e la richiesta della ragazza, là dove vedeva un sanguinoso crimine ivi pure temeva di incorrere nello spergiuro: per non offendere Dio con un giuramento falso, offese Dio rendendosi crudele 1. Qualcuno mi dirà: "In fondo, che doveva fare Erode?". Se avrò risposto che non doveva giurare, a chi non è chiaro che non doveva farlo? Ma non mi si è domandato se un uomo doveva o no giurare, piuttosto quanto è tenuto a fare chi ha giurato. È qui che occorre riflettere molto. Ha giurato temerariamente, chi non lo sa? Ad ogni modo, è caduto, ha giurato. Ecco, la ragazza ha voluto la testa di san Giovanni: che doveva fare Erode? Diamogli un consiglio. Se avremo detto: Risparmia Giovanni, non commettere un delitto, vogliamo suggerire uno spergiuro. Se avremo detto: Non essere spergiuro, lo sospingiamo al delitto. Situazione penosa.

2. 1. Prima di incappare in un tale intrigo a doppio rischio, eliminate dal vostro dire i giuramenti temerari; ancor prima che vi troviate in questa cattiva abitudine, esorto i fratelli miei, esorto i figli miei: che bisogno c'è di giungere a questa critica situazione, da cui non possiamo venirne fuori?

Non va mantenuto il giuramento temerario a costo di un omicidio. Grave il peccato di Davide spergiuro; meno grave di un omicidio.

2. 2. Tuttavia, in seguito ad una più accurata ricerca nelle sacre Scritture, mi si presenta un caso tipico; da esso mi risulta che un uomo pio e giusto era caduto in un giuramento temerario e che aveva preferito venir meno al giuramento piuttosto che mantenerlo a prezzo della vita di una persona. Quindi, lo rammento alla Carità vostra. Quando Saul perseguitava da ingrato il giusto David, questi, con i suoi, andava vagando come poteva per non farsi rintracciare da Saul ed essere ucciso. Ma un certo giorno, per sé e per quanti erano con lui, chiese vettovaglie ad un ricco possidente, chiamato Nabal, intento alla tosatura delle sue pecore. Quest'uomo senza cuore si rifiutò e, quel che è più grave, reagì con ingiurie. Il giusto David giurò che lo avrebbe ucciso. Era infatti armato. Poiché la cosa era facile e la collera la rendeva giusta ai suoi occhi, imprudente, ne fece giuramento; si mosse, anzi, per attuarlo. Gli si parò innanzi Abigail, moglie di Nabal, recandogli quanto di necessario egli aveva sollecitato. Lo pregò supplichevole, lo placò e lo distolse dal versare il sangue del marito 2. Fu temerario nel giurare, ma prevalendo in lui la compassione, venne meno al giuramento.

3. 2. Pertanto, carissimi, torno di nuovo ad esortarvi. Ecco, in realtà il giusto David, in preda all'ira, non tolse la vita ad un uomo, ma chi potrebbe negare che sia venuto meno al giuramento? Di due peccati scelse il meno grave: fu meno grave, però, solo a confronto di uno più grave. Infatti, considerato in sé, il giuramento falso è una colpa grave. Perciò, dovete anzitutto darvi da fare e combattere contro l'abitudine vostra cattiva, cattiva, cattiva e ripetutamente cattiva; ed eliminare il giuramento dalle vostre labbra.

Chi giura dietro provocazione è meno deplorevole del provocatore.

3. 3. Ma se alcuno ti avrà istigato a giurare - quale espediente per cui, se tu avessi giurato circa una cosa, a suo giudizio, si sarebbe potuto convincere che non ti riguarda, mentre egli pensa che tu l'hai commessa o l'hai fatta e forse tu non l'hai fatta - così che in lui non debba restare alcun sospetto se avrai giurato, il tuo peccato non è così grave come quello di chi ti ha provocato. Disse infatti il Signore Gesù: Sia il vostro parlare: Sì, sì, No, no; il di più viene dal maligno 3. Intendeva però riferirsi al giuramento; in ciò ha voluto che noi comprendessimo che proprio il giuramento viene dal maligno. Se a giurare sarai sospinto da un altro, il giuramento deriverà dal male di lui, non dal tuo. E questo è come conseguenza del male comune al genere umano, poiché non possiamo vedere i nostri cuori. Infatti, se avessimo sotto gli occhi i nostri cuori, a chi daremmo giuramento? In qual caso si potrebbe pretendere da noi un giuramento se agli occhi del prossimo si rendesse visibile lo stesso nostro pensiero?

È peggiore di un omicida chi provoca consapevolmente a un giuramento falso.

4. 4. Quanto vi dico imprimetelo nei vostri cuori: Ma chi ha istigato a giurare una persona, ed è cosciente che giurerà il falso, è più che un omicida. È chiaro che l'omicida farà perire il corpo e quello l'anima; anzi, due anime: e l'anima di chi ha sospinto a giurare e la propria. Tu sai che il tuo dire è secondo verità e che è falso quel che l'altro dice e intanto lo sospingi a giurare? Ecco, giura; ecco, spergiura; ecco è perduto. Da parte tua che ci hai guadagnato? Tutt'altro, sei perduto anche tu che hai voluto prenderti la soddisfazione di saperlo perduto.

Esempio di Tutuslimeno punito da Dio per provocazione a giurare il falso.

5. 5. Dirò qualcosa di cui non ho mai parlato alla Carità vostra, ed è avvenuto in mezzo a questo popolo, in questa Chiesa. Ci fu qui un uomo semplice, innocente, vero cristiano, conosciuto da molti di voi, Ipponesi, anzi, da tutti, chiamato Tutuslimeno. A chi di voi che siete del luogo non è noto Tutuslimeno? Ho saputo da lui quanto riferisco. Non so chi gli negò o quanto gli aveva dato in custodia o quanto gli era dovuto, e si tenne sicuro della fede di un uomo. Adirato, pretese da quello un giuramento. Quello giurò ed egli perdette: ma, costui ebbe una perdita, quello si perdette. Dunque, questo Tutuslimeno, uomo serio e di fede, narrava che, proprio in quella notte, egli si era trovato davanti al giudice e, con forte slancio e terrore, era giunto alla presenza di uno che presiedeva con altissima autorità, un uomo che destava ammirazione, cui prestavano obbedienza altri di grande dignità. Sconvolto com'era, gli fu imposto di riportarsi indietro e gli vennero rivolte queste parole: "Perché hai costretto un uomo a giurare, sapendo che avrebbe sostenuto il falso?". Egli rispose: "Mi ha negato la mia roba". Gli fu replicato: "E non era forse meglio perdere quanto esigevi di tuo piuttosto che mandare in perdizione l'anima di costui, a causa del giuramento falso?". Comandò che venisse steso a terra e battuto. Fu colpito così fortemente da restare visibili, sul dorso di lui sveglio, i segni delle battiture. Ma, una volta punito, sentì dirsi: "Ti si perdona per la tua rettitudine; guardati dal ripeterlo per l'avvenire". In realtà egli aveva commesso un peccato grave, ma si corresse; sarà molto più grave, però, il peccato di chi volesse commettere qualcosa del genere dopo questo mio discorso e dopo questo mio ammonimento ed esortazione. Guardatevi dal giurare il falso, guardatevi dal giurare temerariamente. Sarete perfettamente al sicuro da questi due mali, se avrete tolta di mezzo l'abitudine di giurare.

 


1 - Cf. Mc 6, 17-28.

2 - Cf. 1 Sam 25.

3 - Mt 5, 37.


Capitolo XXIII: La meditazione della morte

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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 1. Ben presto la morte sarà qui, presso di te. Considera, del resto, la tua condizione: l'uomo oggi c'è e domani è scomparso; e quando è sottratto alla vista, rapidamente esce anche dalla memoria. Quanto grandi sono la stoltezza e la durezza di cuore dell'uomo: egli pensa soltanto alle cose di oggi e non piuttosto alle cose future. In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; ché, se avrai retta la coscienza, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che sfuggire alla morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani? Il domani è una cosa non sicura: che ne sai tu se avrai un domani? A che giova vivere a lungo, se correggiamo così poco noi stessi? Purtroppo, non sempre una vita lunga corregge i difetti; anzi spesso accresce maggiormente le colpe. Magari potessimo passare santamente anche una sola giornata in questo mondo. Molti fanno il conto degli anni trascorsi dalla loro conversione a Dio; ma scarso è sovente il frutto della loro emendazione. Certamente morire è cosa che mette paura; ma forse è più pericoloso vivere a lungo. Beato colui che ha sempre dinanzi agli occhi l'ora della sua morte ed è pronto ogni giorno a morire. Se qualche volta hai visto uno morire, pensa che anche tu dovrai passare per la stessa strada. La mattina, fa conto di non arrivare alla sera; e quando poi si farà sera non osare sperare nel domani. Sii dunque sempre pronto; e vivi in tal modo che, in qualunque momento, la morte non ti trovi impreparato.  

2. Sono molti coloro che muoiono in un istante, all'improvviso; giacché "il Figlio dell'uomo verrà nell'ora in cui non si pensa che possa venire" (Mt 24,44; Lc 12,40). Quando sarà giunto quel momento estremo, comincerai a giudicare ben diversamente tutta la tua vita passata, e molto ti dorrai di esser stato tanto negligente e tanto fiacco. Quanto é saggio e prudente l'uomo che, durante la vita, si sforza di essere quale desidera esser trovato al momento della morte! Ora, una piena fiducia di morire santamente la daranno il completo disprezzo del mondo, l'ardente desiderio di progredire nelle virtù, l'amore del sacrificio, il fervore nella penitenza, la rinuncia a se stesso e il saper sopportare ogni avversità per amore di Cristo. Mentre sei in buona salute, molto puoi lavorare nel bene; non so, invece, che cosa potrai fare quando sarai ammalato. Giacché sono pochi quelli che, per il fatto di essere malati, diventano più buoni; così come sono pochi quelli che, per il fatto di andare frequentemente in pellegrinaggio, diventano più santi. Non credere di poter rimandare a un tempo futuro la tua salvezza, facendo affidamento sui suffragi degli amici e dei parenti; tutti costoro ti dimenticheranno più presto di quanto tu non creda. Perciò, più che sperare nell'aiuto di altri, è bene provvedere ora, fin che si è in tempo, mettendo avanti un po' di bene. Ché, se non ti prendi cura di te stesso ora, chi poi si prenderà cura di te? Questo è il tempo veramente prezioso; sono questi i giorni della salvezza; è questo il tempo che il Signore gradisce (2Cor 6,2). Purtroppo, invece, questo tempo tu non lo spendi utilmente in cose meritorie per la vita eterna. Verrà il momento nel quale chiederai almeno un giorno o un'ora per emendarti; e non so se l'otterrai. Ecco, dunque, mio caro, di quale pericolo ti potrai liberare, a quale pericolo ti potrai sottrarre, se sarai stato sempre nel timore di Dio, in vista della morte. Procura di vivere ora in modo tale che, nell'ora della morte, tu possa avere letizia, anziché paura; impara a morire al mondo, affinché tu cominci allora a vivere con Cristo; impara ora a disprezzare ogni cosa, affinché tu possa allora andare liberamente a Cristo; mortifica ora il tuo corpo con la penitenza, affinché tu passa allora essere pieno di fiducia.  

3. Stolto, perché vai pensando di vivere a lungo, mentre non sei sicuro di avere neppure una giornata? Quante persone sono state ingannate, inaspettatamente tolte a questa vita! Quante volte hai sentito dire che uno è morto di ferite e un altro è annegato; che uno, cadendo dall'alto, si è rotto la testa; che uno si è soffocato mentre mangiava e un altro è morto mentre stava giocando? Chi muore per fuoco, chi per spada; chi per una pestilenza, chi per un assalto dei predoni. Insomma, comunque destino è la morte; e passa rapidamente come un'ombra la vita umana. Chi si ricorderà di te, dopo che sarai scomparso, e chi pregherà per te? Fai, o mio caro, fai ora tutto quello che sei in grado di fare, perché non conosci il giorno della tua morte; né sai che cosa sarà di te dopo. Accumula, ora, ricchezze eterne, mentre sei in tempo. Non pensare a nient'altro che alla tua salvezza; preoccupati soltanto delle cose di Dio. Fatti ora degli amici, venerando i santi di Dio e imitando le loro azioni, "affinché ti ricevano nei luoghi eterni, quando avrai lasciato questa vita" (Lc 16,9). Mantienti, su questa terra, come uno che è di passaggio; come un ospite, che non ha a che fare con le faccende di questo mondo. Mantieni libero il tuo cuore, e rivolto al cielo, perché non hai stabile dimora quaggiù (Eb 13,14). Al cielo rivolgi continue preghiere e sospiri e lacrime, affinché, dopo la morte, la tua anima sia degna di passare felicemente al Signore. Amen.


4 dicembre 1978 - SOCIETA' PERFETTA, DIVINA E UMANA

Mons. Ottavio Michelini

Figlio mio, prendi la penna e scrivi

La Mia Chiesa, ancora una volta ripeto Mia perchè uscita dalle ferite delle Mie Piaghe ma specialmente dal Mio Cuore squarciato da una lancia, è " società perfetta " Divina e Umana e come tale è provvista di tutti i mezzi per attuare il fine per cui Io Verbo eterno di Dio, l'ho creata.

Chi guarda oggi la Mia Chiesa dall'esterno potrebbe dubitare di questa mia affermazione, tanto più se l'osserva solo dal lato esteriore cioé nella sua umanità, o addirittura se la considera attraverso i moltissimi mali che la travagliano o se pensa, come molti, che i mezzi di cui dispone non sono adeguati ai tempi e al progresso non ritenendoli più validi al fine per cui le furono dati, perchè verrebbe ad avere una visione della Chiesa non corrispondente alla realtà, sarebbe infatti una visione fortemente annebbiata e deforme al punto tale che se non le diventa ostile, resta perlomeno indifferente nei suoi riguardi e questo è un male ancora peggiore.

E' vero che i mali che oggi l'affliggono sono tali e tanti da renderla irriconoscibile ma lo stato attuale non deve e non può essere considerato il suo stato " abituale ".

Oggi la Mia Chiesa è in crisi, una terribile e grande crisi di Fede, ma quando sarà passata, quello che resterà sarà talmente bello che non è possibile descrivere.

 

I Sacramenti: segni " efficaci " della Grazia


Voglio parlarti oggi di quei mezzi ritenuti ormai non idonei da molti fedeli, ho detto fedeli ma ciò vale anche per molti miei Ministri, parlo cioè dei Sacramenti che sono tesori celesti donati alla Terra dalla mia Misericordia e alla Chiesa (p. 128) perchè potesse e possa essere in mezzo al Mondo Sacramento di Salvezza.

Si è fatto di tutto per avvilirne la potenza e l'efficacia per screditarli agli occhi dei cristiani e non si è capito che questo fa parte di quel piano in fase di piena attuazione preparato dalle forze oscure dell'Inferno per demolire la Mia Chiesa.

I Sacramenti segni efficaci della Grazia, non sono figure o simboli, ma una consolantissima realtà e da Me vero Dio e vero Uomo, dati all'umanità:

per inserirla nella Mia Chiesa;

per darle la forza di fronteggiare le misteriose potenze del male e potersi difendere e proteggere dalle stesse;

per normalizzare i rapporti con Me incrinati dalle colpe attuali;

per conservare, sviluppare e accrescere la " vita ";

per regolare la vita sociale della Chiesa stessa aiutandola nel suo cammino missionario a raggiungere il suo fine;

per moltiplicare nella Chiesa i " figli di Dio " e così poterli assistere, confortare e incoraggiare nel loro " transito " dalla Terra all'Eternità.

In tutto questo figlio mio tu puoi vedere la "logica " dei Sacramenti e ne puoi capire la grandissima utilità nonché gli effetti meravigliosi che producono nelle singole anime e in tutto il Corpo Mistico;

essi rispondono all'esigenza della natura dell'uomo, infatti sono " segni materiali " rispondenti alla parte materiale dell'uomo che ha bisogno di vedere, sentire, toccare, gustare... segni materiali però " conferenti " la Grazia e la Grazia non riguarda la materia ma lo spirito cioè l'anima dell'uomo che investono e compenetrano dandole la forza necessaria per i vari momenti della vita sulla terra.

Per questo le forze oscure dell'Inferno hanno fatto e fanno di tutto per oscurarne bellezza ed efficacia!

Ma in che modo figlio mio?

Servendosi proprio di coloro che dovrebbero essere i (p. 129) tutori dei Sacramenti, i difensori della loro dignità e i sostenitori della loro efficacia e potenza...

Considerando il modo con cui vengono amministrati è certo che i fedeli non ne traggono motivi di maggior apprezzamento anzi, in quanto più che Sacerdoti permeati di fede e venerazione i Ministranti danno l'impressione di essere operai che maneggiano distrattamente i loro arnesi di lavoro...

tu vedi molti Sacerdoti accostarsi all'Altare o al Confessionale con un abbigliamento che non ha nulla di Sacro...

tu li vedi trattare e armeggiare con i " frutti " della Mia Redenzione con la stessa noncuranza di chi maneggia la zappa, la vanga o la cazzuola...

oh non è certamente questo il modo per inculcare nei fedeli fiducia, venerazione e stima nei Sacramenti che sono doni meravigliosi e stupendi attestanti l'Amore di Dio per i suoi figli " membri vivi " del suo Corpo Mistico!

 

I nemici si sentono sicuri e... ne pregustano la vittoria...


Dopo la purificazione i Pastori dovranno fare opera di ristrutturazione circa la disciplina dei Sacramenti rettificando dove ci sarà da rettificare e riportando tutto al punto giusto.

Ti ho già detto che la Mia Chiesa è assalita dall'esterno dalle forze oscure dell'Inferno e all'interno dalle forze loro alleate cioè dai tanti Giuda che la tradiscono col pretesto di aggiornarla nelle sue molteplici strutture Dottrina, Sacramenti, Liturgia...

con una gigantesca e vasta manovra e con la coalizzazione di tutte le forze a Lei nemiche, i tanti Giuda e le forze oscure dell'Inferno ne stanno preparando la distruzione... e si sentono sicuri e ne pregustano già la vittoria....

Ma perchè tutto questo?

Perchè non si crede alla Mia Divinità!

Oh! la loro delusione sarà quanto mai grande e amara allorché dovranno constatare che Io Gesù non sono solo un (p. 130) semplice uomo vissuto come tanti altri sulla terra 2000 anni fa, ma sono veramente Dio che tutto posso e che sono sulla Terra più vivo che mai e che opero come e quando credo...

vedranno che le Mie parole non sono come le loro; le Mie Parole non passano né passeranno mai!

Ho dato alla Mia Chiesa tesori inestimabili che non sono come i tesori degli uomini, perchè Io ho dato tesori vivi di vita eterna, essi sono caldi palpiti d'amore e sprazzi di Luce celeste che molti anche fra i miei Consacrati non hanno saputo capire, vedere, apprezzare e amare... eravate però stati avvisati anche di questo: " nolite ponere margheritas ante porcos " ma chi è immerso nelle realtà terrene non potrà mai vedere la Realtà celeste.

Figlio per quest'oggi basta, ti benedico e con te benedico tutti coloro che ti sono cari; voglimi sempre bene. (p. 131)