Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Seguimi! - invita Gesù -, perché io conosco la strada buona per la quale condurti. Solo la via dell'umiltà  è via della sapienza: ogni altra via è via di stoltezza, perché via di superbia. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 7° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 16

1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo.2Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia;3e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?4Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona". E lasciatili, se ne andò.

5Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane.6Gesù disse loro: "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei".7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: "Non abbiamo preso il pane!".8Accortosene, Gesù chiese: "Perché, uomini di poca fede, andate dicendo che non avete il pane?9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via?10E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete raccolto?11Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?".12Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.

13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?".14Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti".15Disse loro: "Voi chi dite che io sia?".16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".17E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai".23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".


Primo libro delle Cronache 14

1Chiram, re di Tiro, mandò messaggeri a Davide con legno di cedro, muratori e falegnami per costruirgli una casa.2Davide allora riconobbe che il Signore l'aveva confermato re su Israele e che il suo regno era molto esaltato a causa del suo popolo Israele.
3Davide prese altre mogli in Gerusalemme e generò figli e figlie.4I figli che gli erano nati in Gerusalemme si chiamavano Sammua, Sobab, Natàn, Salomone,5Ibcar, Elisua, Elipelet,6Noga, Nefeg, Iafia,7Elisamà, Beeliada ed Elifèlet.
8Quando i Filistei seppero che Davide era stato unto re su tutto Israele, vennero tutti per impadronirsi di lui. Appena ne fu informato, Davide uscì loro incontro.9I Filistei giunsero e si sparsero per la valle di Rèfaim.10Davide consultò Dio: "Se marcio contro i Filistei, li metterai nelle mie mani?". Il Signore rispose: "Marcia; li metterò nelle tue mani".11Quelli vennero a Baal-Perazìm e là Davide li sconfisse. Questi disse: "Dio ha aperto per mio mezzo una breccia fra i miei nemici, come una breccia prodotta dall'acqua"; per questo il luogo fu chiamato Baal-Perazìm.12I Filistei vi abbandonarono i loro idoli e Davide ordinò: "Brucino tra le fiamme!".
13Di nuovo i Filistei tornarono a invadere la valle.14Davide consultò ancora Dio, che gli rispose: "Non seguirli; aggirali e raggiungili dalla parte di Becoim.15Quando sentirai rumore di passi fra le cime degli alberi, allora uscirai a combattere, perché Dio ti precederà per colpire l'accampamento dei Filistei".16Davide fece come Dio gli aveva comandato. Sbaragliò l'esercito dei Filistei da Gàbaon fino a Ghezer.17La fama di Davide si diffuse in tutti i paesi, mentre il Signore lo rendeva terribile fra tutte le genti.


Siracide 19

1Un operaio ubriacone non arricchirà;
chi disprezza il poco cadrà presto.
2Vino e donne traviano anche i saggi,
ancor più temerario è chi frequenta prostitute.
3Tarli e vermi lo erediteranno,
il temerario sarà eliminato.

4Chi si fida con troppa facilità è di animo leggero,
chi pecca danneggia se stesso.
5Chi si compiace del male sarà condannato;
6chi odia la loquacità sfugge al male.
7Non riferire mai una diceria
e non ne avrai alcun danno;
8non parlarne né all'amico né al nemico,
e se puoi farlo senza colpa, non svelar nulla.
9Altrimenti chi ti ascolta diffiderà di te
e all'occasione ti avrà in odio.
10Hai udito una parola? Muoia con te!
Sta' sicuro, non ti farà scoppiare.
11Per una parola lo stolto ha i dolori,
come la partoriente per un bambino.
12Una freccia confitta nella carne della coscia:
tale una parola in seno allo stolto.

13Interroga l'amico: forse non ha fatto nulla,
e se qualcosa ha fatto, perché non continui più.
14Interroga il prossimo: forse non ha detto nulla,
e se qualcosa ha detto, perché non lo ripeta.
15Interroga l'amico, perché spesso si tratta di
calunnia;
non credere a ogni parola.
16C'è chi sdrucciola, ma non di proposito;
e chi non ha peccato con la sua lingua?
17Interroga il tuo prossimo, prima di minacciarlo;
fa' intervenire la legge dell'Altissimo.

18Tutta la sapienza è timore di Dio
e in ogni sapienza è la pratica della legge.
19Non c'è sapienza nella conoscenza del male;
non è mai prudenza il consiglio dei peccatori.
20V'è un'abilità che è abominevole,
c'è uno stolto cui manca solo la saggezza.
21Meglio uno di scarsa intelligenza ma timorato,
che uno molto intelligente ma trasgressore della legge.
22Esiste un'abilità scaltra, ma ingiusta;
c'è chi intriga per prevalere in giudizio.
23C'è il malvagio curvo nella sua tristezza,
ma il suo intimo è pieno di inganno;
24abbassa il volto e finge di essere sordo,
ma, quando non è osservato, avrà il sopravvento.
25E se per mancanza di forza gli è impedito di peccare,
all'occasione propizia farà del male.
26Dall'aspetto si conosce l'uomo;
dal volto si conosce l'uomo di senno.
27Il vestito di un uomo, la bocca sorridente
e la sua andatura rivelano quello che è.


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Geremia 5

1Percorrete le vie di Gerusalemme,
osservate bene e informatevi,
cercate nelle sue piazze
se trovate un uomo,
uno solo che agisca giustamente
e cerchi di mantenersi fedele,
e io le perdonerò, dice il Signore.
2Anche quando esclamano: "Per la vita del Signore!",
certo giurano il falso.
3Signore, i tuoi occhi non cercano forse la fedeltà?
Tu li hai percossi, ma non mostrano dolore;
li hai fiaccati, ma rifiutano di comprendere la correzione.
Hanno indurito la faccia più di una rupe,
non vogliono convertirsi.
4Io pensavo: "Certo, sono di bassa condizione,
agiscono da stolti,
perché non conoscono le vie del signore,
il diritto del loro Dio.
5Mi rivolgerò ai grandi
e parlerò loro.
Certo, essi conoscono la via del Signore,
il diritto del loro Dio".
Ahimè, anche questi hanno rotto il giogo,
hanno spezzato i legami!
6Per questo li azzanna il leone della foresta,
il lupo delle steppe ne fa scempio,
il leopardo sta in agguato vicino alle loro città,
quanti ne escono saranno sbranati;
perché si sono moltiplicati i loro peccati,
sono aumentate le loro ribellioni.
7"Perché ti dovrei perdonare?
I tuoi figli mi hanno abbandonato,
hanno giurato per chi non è Dio.
Io li ho saziati ed essi hanno commesso adulterio,
si affollano nelle case di prostituzione.
8Sono come stalloni ben pasciuti e focosi:
ciascuno nitrisce dietro la moglie del suo prossimo.
9Non dovrei forse punirli per questo?
Oracolo del Signore.
E di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
10Salite sui suoi filari e distruggeteli,
compite uno sterminio;
strappatene i tralci,
perché non sono del Signore.
11Poiché, certo, mi si sono ribellate
la casa d'Israele e la casa di Giuda".
Oracolo del Signore.
12Hanno rinnegato il Signore,
hanno proclamato: "Non è lui!
Non verrà sopra di noi la sventura,
non vedremo né spada né fame.
13I profeti sono come il vento,
la sua parola non è in essi".
14Perciò dice il Signore,
Dio degli eserciti:
"Questo sarà fatto loro,
poiché hanno pronunziato questo discorso:
Ecco io farò delle mie parole
come un fuoco sulla tua bocca.
Questo popolo sarà la legna che esso divorerà.
15Ecco manderò contro di voi
una nazione da lontano, o casa di Israele.
Oracolo del Signore.
È una nazione valorosa,
è una nazione antica!
Una nazione di cui non conosci la lingua
e non comprendi che cosa dice.
16La sua faretra è come un sepolcro aperto.
Essi sono tutti prodi.
17Divorerà le tue messi e il tuo pane;
divorerà i tuoi figli e le tue figlie;
divorerà i greggi e gli armenti;
divorerà le tue vigne e i tuoi fichi;
distruggerà le città fortificate
nelle quali riponevi la fiducia.

18Ma anche in quei giorni, dice il Signore,
non farò di voi uno sterminio".

19Allora, se diranno: "Perché il Signore nostro Dio ci fa tutte queste cose?", tu risponderai: "Come voi avete abbandonato il Signore e avete servito divinità straniere nel vostro paese, così servirete gli stranieri in un paese non vostro".

20Annunziatelo nella casa di Giacobbe,
fatelo udire in Giuda dicendo:
21"Questo dunque ascoltate,
o popolo stolto e privo di senno,
che ha occhi ma non vede,
che ha orecchi ma non ode.
22Voi non mi temerete? Oracolo del Signore.
Non tremerete dinanzi a me,
che ho posto la sabbia per confine al mare,
come barriera perenne che esso non varcherà?
Le sue onde si agitano ma non prevalgono,
rumoreggiano ma non l'oltrepassano".
23Ma questo popolo ha un cuore
indocile e ribelle;
si voltano indietro e se ne vanno,
24e non dicono in cuor loro:
"Temiamo il Signore nostro Dio
che elargisce la pioggia d'autunno
e quella di primavera a suo tempo,
ha fissato le settimane per la messe
e ce le mantiene costanti".
25Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose
e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere;

26poiché tra il mio popolo vi sono malvagi
che spiano come cacciatori in agguato,
pongono trappole
per prendere uomini.
27Come una gabbia piena di uccelli,
così le loro case sono piene di inganni;
perciò diventano grandi e ricchi.
28Sono grassi e pingui,
oltrepassano i limiti del male;
non difendono la giustizia,
non si curano della causa dell'orfano,
non fanno giustizia ai poveri.
29Non dovrei forse punire queste colpe?
Oracolo del Signore.
Di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
30Cose spaventose e orribili
avvengono nel paese.
31I profeti predicono in nome della menzogna
e i sacerdoti governano al loro cenno;
eppure il mio popolo è contento di questo.
Che farete quando verrà la fine?


Seconda lettera ai Corinzi 11

1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire.10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare.18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti.20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io.22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza.31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco.32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi,33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.


Capitolo XXXV: In questa vita, nessuna certezza di andar esenti da tentazioni

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1. O figlio, giammai, in questa vita, sarai libero dall'inquietudine: finché avrai vita, avrai bisogno d'essere spiritualmente armato. Ti trovi tra nemici e vieni assalito da destra e da sinistra. Perciò, se non farai uso, da una parte e dall'altra, dello scudo della fermezza, non tarderai ad essere ferito. Di più, se non terrai il tuo animo fisso in me, con l'unico proposito di tutto soffrire per amor mio, non potrai reggere l'ardore della lotta e arrivare al premio dei beati. Tu devi virilmente passare oltre ogni cosa, e avere braccio valido contro ogni ostacolo: "la manna viene concessa al vittorioso" (Ap 2,17), mentre una miseria grande è lasciata a chi manca di ardore.  

2. Se vai cercando la tua pace in questa vita, come potrai giungere alla pace eterna? Non a una piena di tranquillità, ma a una grande sofferenza ti devi preparare. Giacché la pace vera non la devi cercare in terra, ma nei cieli; non negli uomini, o nelle altre creature, ma soltanto in Dio. Tutto devi lietamente sopportare, per amore di Dio: fatiche e dolori; tentazioni e tormenti; angustie, miserie e malanni; ingiurie, biasimi e rimproveri; umiliazioni e sbigottimenti; ammonizioni e critiche sprezzanti. Cose, queste, che aiutano nella via della virtù e costituiscono una prova per chi si è posto al servizio di Cristo; cose, infine, che preparano la corona del cielo. Ché una eterna ricompensa io darò un travaglio di breve durata; e una gloria senza fine, per una umiliazione destinata a passare.  

3. Forse tu credi di poter sempre avere le consolazioni spirituali a tuo piacimento? Non ne ebbero sempre neppure i miei santi; i quali soffrirono, invece, tante difficoltà e tentazioni di ogni genere e grandi desolazioni. Sennonché, con la virtù della sopportazione, essi si tennero sempre ritti, confidando più in Dio che in se stessi; consci che "le sofferenze del momento presente non sono nulla a confronto della conquista della gloria futura" (Rm 8,18). O vuoi tu avere subito quello che molti ottennero a stento, dopo tante lacrime e tante fatiche? "Aspetta il Signore, comportati da uomo" (Sal 26,14), e fatti forza; non disperare, non disertare. Disponiti, invece, fermamente, anima e corpo, per la gloria di Dio. Strabocchevole sarà la mia ricompensa. Io sarò con te in ogni tribolazione.


LETTERA 262: Agostino rimprovera aspramente Ecdicia, ricordandole i doveri delle mogli verso i mariti .

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo il 395.

Agostino rimprovera aspramente Ecdicia, ricordandole i doveri delle mogli verso i mariti (nn. 1-4; 7-9) ed ordinandole d'accontentare il marito nell'abbigliarsi secondo la sua condizione e di chiedergli perdono (n. 11) per averlo distolto dalla mutua continenza distribuendo elemosine da sconsiderata e indossando abiti vedovili (nn. 3; 5; 10).

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A ECDICIA, SIGNORA E FIGLIA PIISSIMA

Ecdicia colpevole dell'impudicizia del marito.

1. Dopo aver letta la lettera della Reverenza tua e aver chiesto al latore le notizie che restavano da chiedere, sono rimasto assai costernato per il fatto che tu hai voluto comportarti con tuo marito in modo che l'edificio della continenza, che già s'era cominciato a costruire in lui, cadesse miseramente nella catastrofe dell'adulterio per avere egli perduto la perseveranza. Sarebbe stato già deplorevole se, una volta fatto a Dio un voto di continenza e averlo cominciato a osservare con la pratica stessa e con la condotta, fosse tornato ad avere rapporti matrimoniali con la moglie. Quanto più è deplorevole ora che, caduto in una rovina più profonda, pratica la fornicazione con una dissolutezza tanto scatenata, adirato contro di te e funesto a se stesso, credendo d'incrudelire più aspramente contro di te se perirà lui stesso? Ma tutto questo gran male è venuto per non aver tu usato, verso di lui, la prudente moderazione che avresti dovuto. Poiché, sebbene vi foste già astenuti di comune accordo dal compiere l'atto matrimoniale, come donna avresti tuttavia dovuto mostrarti accondiscendente in tutto con ossequio di moglie a tuo marito, tanto più che ambedue eravate membri del corpo di Cristo 1. Così pure, se tu fossi stata la moglie cristiana d'un marito pagano 2, avresti dovuto avere un comportamento sottomesso a lui per guadagnarlo al Signore, come hanno ammonito gli Apostoli.

Diritti e doveri vicendevoli dei coniugi.

2. A ogni modo lascio da parte quanto sono venuto a sapere, che cioè tu hai abbracciata la continenza senza il consenso di tuo marito andando contro i sani precetti della morale; poiché non avresti dovuto privarlo del debito coniugale prima che anche la sua volontà aderisse alla tua per abbracciare quel bene superiore alla castità coniugale, salvo che tu non avessi letto o ascoltato o meditato quanto dice l'Apostolo: È bene per l'uomo non aver rapporti con donna; tuttavia a causa della fornicazione ciascun uomo abbia la propria moglie e ciascuna donna abbia il proprio marito. Il marito poi renda alla moglie il debito coniugale e lo stesso faccia la moglie col marito. La moglie non è più padrona del proprio corpo, bensì il marito; allo stesso modo non è più padrone del proprio corpo nemmeno il marito, ma la moglie. Non privatevi l'uno dell'altro se non di mutuo accordo e temporaneamente per dedicarvi alla preghiera ma di nuovo riunitevi insieme, affinché Satana non vi tenti per via della vostra intemperanza 3. Secondo queste affermazioni dell'Apostolo, anche se tuo marito avesse voluto abbracciare la continenza senza che tu lo volessi, sarebbe stato tenuto a renderti il debito e Dio glielo avrebbe messo in conto di continenza se, cedendo non alla propria, ma alla tua debolezza, non ti avesse negato l'amplesso coniugale per non farti cadere nella riprovevole turpitudine dell'adulterio. Quanto sarebbe stato più logico che tu, che avresti dovuto essere più sottomessa, accondiscendessi alla sua volontà nel rendergli il detto debito, perché anch'egli non fosse trascinato dalla tentazione del diavolo nell'adulterio? Dio infatti avrebbe gradito la tua volontà di serbarti continente, poiché non lo avresti fatto per altro motivo, se non per evitare che tuo marito andasse in rovina.

Osservare i patti di continenza.

3. Ma, come ho detto, lascio da parte questa considerazione poiché tuo marito, mentre tu non volevi acconsentire a rendergli il debito coniugale, acconsentì con te nel medesimo patto di continenza e visse a lungo con te in perfetta continenza liberandoti, col suo consenso, dal peccato col quale gli negavi il debito coniugale. Per quanto dunque ti riguarda non si discute più se devi tornare a compiere l'atto coniugale con tuo marito, dato che avreste dovuto mantenere, con perseveranza fino alla fine, quanto avevate promesso tutti e due a Dio con uguale consenso; anche se tuo marito ha violato una tale promessa, tu almeno devi perseverare a mantenerla con la massima fermezza. Non ti rivolgerei questo ammonimento, s'egli non t'avesse dato il suo consenso riguardo a questo voto, poiché, se tu non avessi ottenuto mai il suo consenso, nessun numero d'anni ti avrebbe potuta giustificare e dopo qualsiasi tempo tu avessi chiesto il mio parere, non t'avrei risposto se non quanto dice l'Apostolo: Il dominio del proprio corpo non lo ha più la moglie ma il marito 4. Disponendo di tale dominio egli t'aveva permesso la continenza a segno di abbracciarla con te anche lui.

La moglie deve piacere al marito con la sua condotta.

4. Mi rattrista però il fatto che non hai messo in pratica la seguente norma, poiché avresti dovuto adattarti ai voleri di tuo marito nella convivenza familiare, con animo tanto più umile e obbediente quanto più era stato spinto da motivi religiosi a concederti un bene sì prezioso e perfino a imitarti. Per il fatto che vi astenevate ambedue dall'atto coniugale, non per questo egli aveva cessato d'essere tuo marito, restavate anzi sposi tanto più santi, quanto più sante erano le promesse mantenute di comune accordo. Non avresti perciò dovuto disporre dei tuoi vestiti, del tuo oro o argento o di qualsiasi somma o di qualsiasi altro tuo bene terreno senza il suo permesso, per non essere d'inciampo a chi aveva fatto con te voto a Dio di cose migliori e certamente s'era astenuto da ciò che, in virtù di lecito dominio, avrebbe potuto esigere dal tuo corpo.

Quanto dannose le elemosine profuse sconsideratamente.

5. Alla fine è successo ch'egli, essendosi visto da te trascurato, ha rotto il vincolo della continenza con cui s'era legato quando si sentiva amato e, irritato contro di te, non ha risparmiato se stesso. A quanto infatti m'ha riferito il latore della tua lettera, tuo marito era venuto a sapere che tu avevi dato tutte o quasi tutte le ricchezze che possedevi a due non so che razza di monaci di passaggio, pensando che fossero distribuite ai poveri; egli allora maledicendoli con te e considerandoli non servi di Dio ma invasori della casa altrui e tuoi abbindolatori e depredatori nel suo sdegno si scrollò di dosso il sacro peso che s'era sobbarcato a portare con te. Egli in verità era debole e perciò non avresti dovuto turbarlo con la tua presunzione, ma sostenerlo con l'amore proprio tu che sembravi più forte nel proposito abbracciato insieme, poiché, sebbene forse egli fosse un po' restìo a largheggiare in fatto di elemosine, avrebbe potuto abituarvisi anche lui, se non fosse stato turbato dalle tue inattese elargizioni, ma vi fosse stato sollecitato dalle tue condiscendenze, ch'egli si aspettava. In tal modo anche ciò che hai compiuto da sola e senza riflessione, lo avreste con amore concorde compiuto ambedue molto più ponderatamente, più regolarmente e più onestamente e non sarebbero stati maledetti dei servi di Dio, se pure si potevano chiamare così delle persone le quali, in assenza e all'insaputa del marito, presero una sì gran somma di danaro da una donna a essi sconosciuta, e per di più sposata; sarebbe anzi stato lodato Dio per le vostre opere, se la vostra unione fosse stata così fedele da farvi praticare d'accordo non solo la perfetta castità, ma anche la gloriosa povertà.

L'elemosina spirituale più preziosa di quella materiale.

6. Ora però rifletti al danno che tu hai causato con la tua sconsiderata precipitazione. Ancorché io pensassi bene di quei monaci, dai quali, come si lamenta tuo marito, tu fosti non edificata, ma spogliata; ancorché io non fossi senz'altro d'accordo con tuo marito che aveva l'occhio annebbiato dalla collera contro individui ch'erano forse servi di Dio, il fatto di avere tu ristorato la carne dei poveri, con delle elemosine un po' troppo generose, è forse un bene così grande come il male d'aver fatto cambiare pensiero a tuo marito e averlo distolto da un proposito tanto lodevole? Doveva forse starti più a cuore la salute temporale di chiunque altro che non quella eterna di tuo marito? Non è forse vero che se tu, pensando a una misericordia più preziosa, avessi differito la distribuzione dei tuoi beni ai poveri per evitare che tuo marito rimanesse scandalizzato e andasse in rovina agli occhi di Dio, Dio ti avrebbe messo in conto elemosine più generose? Se perciò consideri attentamente qual bene avevi ottenuto, allorché avevi convinto tuo marito a servire con te Cristo in una castità più santa, devi comprendere da qual perdita sei stata colpita a causa di quelle tue elemosine, poiché da esse è stato sconvolto il suo cuore, perdita molto maggiore dei guadagni che tu pensavi buoni per il cielo. Se infatti lassù vale molto il pezzo di pane spezzato all'affamato 5, quanto pregio si deve credere che abbia la carità che strappa un'anima alle unghie di Satana, il quale è simile a un leone che rugge in cerca di preda 6?

Le mogli devono essere soggette ai mariti.

7. Noi però non diciamo ciò perché si creda che dobbiamo astenerci dal fare opere buone, se per caso qualcuno ne rimanesse scandalizzato. Diversa comunque in una società è la relazione che intercorre tra gli estranei e quelli che sono uniti tra loro con vincoli di parentela; tra i fedeli e gl'infedeli; così pure è diversa quella che intercorre tra genitori e figli e viceversa; diversa infine quella che deve tenersi soprattutto presente tra i coniugi, cioè quella per cui alla moglie non è lecito dire: " Del mio faccio quel che voglio ", dal momento ch'essa non appartiene più a se stessa, ma al suo capo, cioè al marito 7. Così infatti - come ricorda l'apostolo Pietro - si ornavano le sante donne che speravano in Dio restando sottomesse ai loro mariti, come Sara ubbidiva ad Abramo chiamandolo suo signore 8; di loro - dice l'Apostolo - voi siete figliuole 9, sebbene egli non parlasse alle Ebree, ma alle Cristiane.

L'elemosina e i doveri verso i figli.

8. Che c'era poi di strano se il padre non voleva che il comune figliuolo fosse spogliato dalla madre dei mezzi di sostentamento, non potendo prevedere che professione quello volesse abbracciare quando fosse giunto ad età più grandicella, se cioè la professione di monaco o il ministero ecclesiastico oppure il vincolo dello stato coniugale? Sebbene, infatti, i figli dei fedeli Cristiani debbano essere stimolati e istruiti per professioni migliori, ciascuno tuttavia ha da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro 10, salvo che per caso debba biasimarsi un padre che prende precauzioni e si preoccupa di tali cose, dal momento che il beato Apostolo dice: Chi non si prende cura dei suoi e soprattutto di quelli della sua famiglia, ha rinnegato la fede ed è peggiore d'un infedele 11. Parlando invece proprio delle elemosine, dice: Non in modo che alleviare gli altri sia per voi causa di strettezze 12. Avreste dunque dovuto prendere una decisione concorde su ogni faccenda e regolarvi di comune accordo riguardo ai beni di cui far tesoro per il cielo, quali lasciare quanto basta per la vita vostra, dei vostri familiari e di vostro figlio in modo che l'alleviare gli altri non fosse per voi causa di strettezze. Se però, nel fissare e mettere in pratica tali criteri, tu avessi avuto un'idea migliore, l'avresti dovuta suggerire con la dovuta deferenza a tuo marito e avresti dovuto lasciarti guidare con l'ubbidienza dalla sua autorità di capo. In tal modo tutte le persone assennate, alle quali la fama avesse potuto far giungere la notizia di questa vostra opera buona, si sarebbero rallegrate del guadagno e della pace della vostra famiglia e gli avversari, non avendo nulla di male da dire sul conto vostro, vi avrebbero manifestato il loro rispetto.

La moglie compiaccia il marito nell'onesto abbigliamento.

9. Orbene, se è vero che avresti dovuto mettere tuo marito, che t'era fedele e con te osservava i santi patti della castità, a parte della decisione di fare elemosine e distribuire i tuoi beni ai poveri (opera buona e assai meritoria di cui si trovano precetti tanto chiari del Signore), quanto più non avresti dovuto, riguardo all'abbigliamento o al vestito, cambiare o seguire alcun'altra moda senza il suo permesso, dato che non si legge che Dio abbia comandato alcunché a tale riguardo? Sta scritto bensì che le donne devono abbigliarsi decorosamente e a ragione sono biasimate le collane d'oro, le arricciature dei capelli e tutte le altre vanità di tal genere, che si è soliti usare o per ostentare un falso prestigio o per sedurre con l'aspetto esteriore 13. Ma c'è pure, a seconda dei mezzi di cui una persona dispone, una moda di vestirsi da maritata, diversa da quella propria delle vedove, la quale, salva l'osservanza della legge di Dio, può star bene alle fedeli maritate. Se a tuo marito non garbava che smettessi l'abbigliamento da maritata perché non ti comportassi da vedova mentr'egli era ancora vivo, io credo che, a proposito di questa faccenda, non avrebbe dovuto esser condotto fino allo scandalo della discordia più per una colpa di disubbidienza che per la virtù d'alcuna specie di continenza. Che c'è infatti di più sconveniente del fatto che una donna si vesta dimessamente per mostrarsi arrogante verso il marito, al quale sarebbe stato meglio che tu avessi ubbidito col candore della Condotta che contrastare la sua volontà indossando vesti di colore nero? Se infatti ti andava a genio un vestito da monaca, avresti potuto indossarlo con maggior piacere dopo aver ascoltato tuo marito e avergli chiesto il permesso anziché senza averlo consultato e senza far nessun conto di lui. E se lui non avesse proprio voluto, che cosa sarebbe venuto a mancare al tuo proposito? Non saresti per questo assolutamente dispiaciuta a Dio se, non essendo morto ancora tuo marito, non ti fossi abbigliata come Anna, ma come Susanna.

Sotto un abito fastoso può serbarsi un cuore umile.

10. Egli inoltre non t'avrebbe costretta nemmeno a indossare dei vestiti indecorosi anche se avesse voluto che ti abbigliassi con abiti confacenti a una maritata e non a una vedova, dal momento che aveva già cominciato a praticare con le il prezioso bene della continenza; se invece vi fossi stata costretta da qualche spiacevole condizione, avresti sempre potuto conservare un cuore umile sotto vestiti sfarzosi. Precisamente così al tempo degli antichi Ebrei la famosa regina Ester, sebbene temesse Dio, lo adorasse e gli prestasse obbedienza, era tuttavia sottomessa e si mostrava condiscendente verso il marito, che pure era straniero e non adorava il medesimo Dio. Nel momento del maggior pericolo sovrastante non solo sulla sua persona ma anche sul suo popolo, ch'era allora il popolo di Dio, essa, prostrata in preghiera davanti al Signore, gli diceva che per lei l'abbigliamento di regina era come un panno macchiato di sangue immondo 14. Dio, che scruta i cuori 15, esaudì subito la sua preghiera perché sapeva quanto era sincera. E dire che aveva per marito un individuo ch'era marito anche di altre donne e adorava dèi stranieri e falsi. Se invece tuo marito avesse continuato a vivere nella pratica (della continenza), abbracciata insieme con te e, da te offeso, non fosse caduto nel peccato, avresti avuto in lui un marito non solo fedele e adoratore del vero Dio, ma altresì continente; egli certamente, non immemore del vostro proposito, non ti avrebbe costretta a indossare vestiti sfarzosi, anche se ti avesse obbligata ad abbigliarti come si addice a una maritata.

All'educazione dei figli è necessaria la concordia dei genitori.

11. T'ho scritto ciò poiché hai creduto tuo dovere chiedere il mio consiglio; con la mia lettera non ho inteso scuotere il tuo santo proposito, ma dolermi per l'azione di tuo marito causata dal tuo disordinato e imprudente modo d'agire. Se vuoi appartenere davvero a Cristo, devi ora pensare a riparare con tutte le tue energie al male fatto. Rivèstiti dell'umiltà dello spirito affinché Dio ti conservi nella perseveranza; non disprezzare tuo marito che si avvia alla perdizione. Innalza per lui pie e continue preghiere e offri per lui in sacrificio le lacrime che sono come tante gocce di sangue sgorganti dal cuore ferito. Scrivigli inoltre in segno di riparazione (per l'offesa) e chiedigli perdono d'aver mancato contro di lui, poiché quanto hai creduto di dover fare dei tuoi beni lo hai fatto indipendentemente dal suo parere e dalla sua volontà e non per pentirti d'averli distribuiti ai poveri, ma di non averlo voluto partecipe e regolatore della tua buona azione. Promettigli che se non solo si pentirà della sua condotta disonesta, ma tornerà anche alla pratica della continenza da lui abbandonata, con l'aiuto di Dio gli sarai per l'avvenire sottomessa in tutto com'è giusto, se mai Dio, come dice l'Apostolo, gli conceda la grazia di pentirsi e tornare alla ragione libero dai lacci del diavolo, che lo tiene asservito alla sua volontà 16. D'altronde chi non saprebbe che il vostro figliuolo, dato che lo avete avuto da legittimo e onesto matrimonio, si trova sottoposto più alla potestà del padre che alla tua? Ecco perché non si può negarglielo dovunque saprà ch'egli si trova e lo richiederà secondo il diritto e perciò, affinché possa venire allevato e istruito nella sapienza divina rispettando la tua volontà, è necessaria per lui anche la vostra concordia.

 

1 - Ef 5, 30; 1 Cor 6, 15.

2 - 1 Cor 7, 13.

3 - 1 Cor 7, 1-5.

4 - 1 Cor 7, 4.

5 - Is 58, 7.

6 - 1 Pt 5, 8.

7 - Ef 5, 23.

8 - Cf. Gn 18, 9-15.

9 - 1 Pt 3, 5-6.

10 - 1 Cor 7, 7.

11 - 1 Tm 5, 8.

12 - 2 Cor 8, 13.

13 - 1 Tm 2, 9; 1 Pt 3, 3.

14 - Est 14, 16.

15 - Prv 24, 12.

16 - 2 Tm 2, 25-26.


«Perché non parli?»

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Qualche volta erano talmente terribili le cose che Don Bosco vedeva nei suoi sogni, che restava sgomento e non si decideva a parlare. È il caso di alcuni sogni fatti a Lanzo nei primi giorni dell’aprile 1868. Ma un ultimo sogno lo decise a raccontare ai giovani dell’Oratorio anche gli altri. La sera del 30 aprile parlò così:

«Miei cari figliuoli, ho fatto un sogno ed ero deciso di non far ne parola a voi, sia perché dubitavo che fosse un sogno come tutti gli altri che si presentano alla fantasia nel sonno; sia perché tutte le volte che ne ho raccontato qualcuno, ci fu sempre qualche osservazione o qualche reclamo. Ma un altro sogno mi obbliga a parlarvi del primo. Voi sapete che sono stato a Lanzo per avere un pò di quiete. Orbene, l’ultima notte che dormii in quel collegio, messomi a letto, mentre cominciavo a prender sonno, mi si presentò alla fantasia quanto sto per dirvi.

Mi parve di vedere entrare nella mia camera un gran mostro che, avanzandosi, venne a porsi ai piedi del letto. Aveva la forma di un rospo ripugnante e gigantesco. Io lo guardavo senza fiatare, mentre quello s’ingrossava sempre più. Era di color verde con una linea rossa intorno alla bocca e alla gola che lo rendeva ancora più spaventoso. I suoi occhi erano di fuoco; sul naso si alzavano due corna; dai fianchi spuntavano due alacce verdastre. Aveva una lunga coda che terminava in due punte. In quei momenti mi pareva di non aver paura; ma quando il mostro cominciò ad avanzarsi verso di me allargando la bocca ampia e fornita di grossi denti, allora fui preso da grande terrore. Mi feci il segno di croce, ma a nulla valse; suonai il campanello, ma nessuno mi udì; gridai, ma invano: il mostro non fuggiva.

— Che vuoi da me, brutta bestiaccia — gridai allora.

Ma egli continuò ad avanzare. A un tratto, posate le zampe anteriori sulle sponde del letto, si tirò su lentamente, poi si fermò a fissarmi. Quindi, allungatosi in avanti, protese il muso verso la mia faccia e spalancò la bocca. Io ero paralizzato dall’orrore. Mi misi a urlare, gettai la mano indietro cercando l’acquasantino, ma non trovandolo, battevo pugni nel muro. Intanto il rospo abboccò per un istante la mia testa in modo che mi trovai con la metà della persona dentro quelle orride fauci. Allora gridai:

— In nome di Dio, perché mi fai questo?

Il rospo, al mio grido, si ritirò un tantino, lasciando libera la mia testa. Mi feci nuovamente il segno di croce ed essendo finalmente riuscito a intingere le dita nell’acquasantino, gli gettai sopra un po’ di acqua benedetta. Allora quel demonio, mandando un urlo terribile, precipitò indietro e scomparve.

Ma mentre scompariva il mostro, io potei udire distintamente una voce che dall’alto pronunciò queste parole: “Perché non parli?” Il direttore di Lanzo Don Lemoyne quella notte si svegliò a causa delle mie urla prolungate, udì che battevo le mani contro il muro e il mattino seguente mi domandò:
— Don Bosco, questa notte ha sognato?
— Perché mi fai questa domanda?
— Ho udito le sue grida.

Avevo dunque conosciuto la volontà di Dio; dovevo dirvi ciò che ho veduto. Quindi ho deciso di raccontarvi tutti i sogni che ho fatto in quei giorni, perché mi sento obbligato in coscienza, e anche per liberarmi da visioni tanto orribili come quella del rospo».

In quella voce venuta dall’alto, che rimprovera Don Bosco per ché non ha raccontato alcuni sogni, si può vedere uno di quegli elementi soprannaturali che caratterizzano i sogni di Don Bosco e ci confermano che non erano dei semplici sogni. Ci sarebbe da augurarsi che la stessa voce di richiamo sentissero e ascoltassero i genitori che vedono i figli mettersi su cattiva strada e non parlano.


« Mi hai dato tutto e tutto ho utilizzato per le anime » (Momenti della Passione)

Beata Alexandrina Maria da Costa


... Il Calvario di oggi è stato ancora più intenso e penoso per il dispiacere di avere forse ferito Gesù; Gli ho chiesto perdono molte volte. Ho detto a Mammina di chiedergli per­dono per me. Gli ho offerto il tormento di averlo offeso per coloro che non provano dispiacere, dopo di avere peccato gra­vemente. Ma che grande agonia! Era la morte che invocava la vita, l'oscurità che invocava la luce. Avevo in me occhi che vedevano il mondo' e non pote­vano sopportare la sua iniquità così grande; ciononostante, avevo labbra che non potevano muovere contro di lui parola alcuna di lamento; avevo un cuore che lo amava e sentiva per lui la maggior compassione. Morivo schiacciata, morivo tremante di paura, senza luce. Improvvisamente ho sentito volare via da me non so che cosa, mi pareva un soffio luminoso; volò verso l'alto, verso il gaudio. Io sono rimasta nella oscurità e nella morte. Alcuni minuti dopo mi ha parlato Gesù: - Figlia mia,... tu sei come una notte senza stelle, un giardino senza fiori, un paradiso senza amore. Ma no, è solamente impressione della tua anima. Per Me in questa notte brillano, scintillano le stelle: sono stelle che dànno luce al mondo... Vedo nel tuo giardino fiori belli, fiori candidi; li colgo per Me, spargendone per il mondo il profumo salutare alle anime. Nel paradiso senza amore lo trovo tutto l'amore... È con questo amore che ti do il potere di incendiare i cuori. Diffondilo a chi vuoi, dallo attraverso le tue parole.

Hai fiducia in Me, figlia mia? Hai fiducia nel mio amore e nella mia parola? -

- Soltanto Tu sai fino a che punto giunge la mia fiducia. Io ho fiducia, ma forse non come dovrei; e poi, Gesù, non soffro come dovrei. Perdonami, non ho forze per fare di più. Ti ho offeso molto... Non Ti ho offeso? - Tranquillizzati. Tutto permetto per tua umiliazione... Fatti coraggio. Quattro anni or sono ti preavvisai della lotta che avresti dovuto sostenere, apparentemente sola. Apparentemente, per­ché non ti ho mai abbandonata. Oggi non ti annuncio lotte maggiori, perché le maggiori sono passate; ma ti preavviso di essere forte per sopportare la tua oscurità e la sensazione che lo sia separato da te... Con­fida che la mia assenza sarà solo apparente... Un anno fa ti annunciai amarezze. Sono venute e conti­nuano, perché le gioie stesse saranno per te amarezze. Ti senti vuota, spogliata di tutto, perfino delle sofferenze stesse? Non meravigliarti: chi ha dato tutto, non possiede più nulla; mi hai dato tutto e tutto ho utilizzato per le anime... - ... (diario, 4-1-1946).

... Ebbi di notte un doloroso combattimento con il demonio... Oggi, nel ricevere la Comunione, sentivo tanto tormento per ciò che avevo passato: mi sentivo umiliata!

Gesù, nella sua bontà infinita, non si è rifiutato di entrare nel mio cuore e, rasserenando subito tutto, così mi ha parlato: - Figlia mia... rugiada che feconda e penetra nel più intimo di tutte le anime... Figliolina amata, eccomi in questo primo sabato dell'anno con la mia Madre benedetta a rinnovarti la consegna di tutta l'umanità... - ... Mammina mi ha detto: - Figlia mia, sposa del mio Gesù, soffri tutto, soffri contenta per salvare tutte le anime di questo mondo che è tuo: Gesù ed lo te lo affidiamo. - Gesù e Mammina mi hanno abbracciata e riempita di amore. Poi Gesù ha continuato: - Rinnoviamo in questo giorno l'offerta del nostro amore: è per te, perché tu lo dia alle ani­me... - (diario, 5-1-1946).