Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Bisogna pregare se si vuole ottenere. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 7° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 11

1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:

'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!

11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.

12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.

15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:

'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".

18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.

20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.

27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".


Giuditta 4

1Quando gli Israeliti che abitavano in tutta la Giudea sentirono per fama quanto Oloferne, il comandante supremo di Nabucodònosor, aveva fatto agli altri popoli e come aveva messo a sacco tutti i loro templi e li aveva votati allo sterminio,2furono presi da indescrivibile terrore all'avanzarsi di lui e furono costernati a causa di Gerusalemme e del tempio del Signore, loro Dio.3Oltre tutto, essi erano tornati da poco dalla prigionia e di recente tutto il popolo si era radunato in Giudea; erano stati consacrati gli arredi sacri e l'altare e il tempio dopo la profanazione.4Perciò spedirono messaggeri in tutto il territorio della Samaria, a Kona, a Bet-Coron, a Belmain, a Gèrico e ancora a Choba, ad Aisora e alle strette di Salem,5e disposero di occupare in anticipo le cime dei monti più alti, di circondare di mura i villaggi di quelle zone e di raccogliere vettovaglie in preparazione alla guerra, tanto più che nelle loro campagne era appena terminata la mietitura.6Inoltre Ioakìm, sommo sacerdote in Gerusalemme in quel periodo di tempo, scrisse agli abitanti di Betulia e Betomestaim, situata di fronte a Esdrelon all'imbocco della pianura che si stende vicino a Dotain,7ordinando loro di occupare i valichi dei monti, perché di là si apriva la via d'ingresso alla Giudea e sarebbe stato facile arrestarli al valico, dove erano obbligati per la strettezza del passaggio a procedere tutti a due a due.8Gli Israeliti fecero come aveva loro ordinato il sommo sacerdote Ioakìm e il consiglio degli anziani di tutto il popolo d'Israele, che si trovava a Gerusalemme.
9Nello stesso tempo ogni Israelita levò il suo grido a Dio con fervida insistenza e tutti si umiliarono con grande impegno.10Essi con le mogli e i bambini, i loro armenti e ogni ospite e mercenario e i loro schiavi si cinsero di sacco i fianchi.11Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore.12Ricoprirono di sacco anche l'altare e alzarono il loro grido al Dio di Israele tutt'insieme senza interruzione, supplicando che i loro figli non venissero abbandonati allo sterminio, le loro mogli alla schiavitù, le città di loro eredità alla distruzione, il santuario alla profanazione e al ludibrio in mano alle genti.13Il Signore porse l'orecchio al loro grido e volse lo sguardo alla loro tribolazione, mentre il popolo digiunava da molti giorni in tutta la Giudea e in Gerusalemme davanti al santuario del Signore onnipotente.14Ioakìm sommo sacerdote e tutti gli altri sacerdoti che stavano davanti al Signore e tutti i ministri del culto divino, con i fianchi cinti di sacco, offrivano l'olocausto perenne, i sacrifici votivi e le offerte volontarie del popolo.15Avevano cosparso di cenere i loro turbanti e invocavano a piena voce il Signore, perché provvedesse benignamente a tutta la casa di Israele.


Giobbe 30

1Ora invece si ridono di me
i più giovani di me in età,
i cui padri non avrei degnato
di mettere tra i cani del mio gregge.
2Anche la forza delle loro mani a che mi giova?
Hanno perduto ogni vigore;
3disfatti dalla indigenza e dalla fame,
brucano per l'arido deserto,
4da lungo tempo regione desolata,
raccogliendo l'erba salsa accanto ai cespugli
e radici di ginestra per loro cibo.
5Cacciati via dal consorzio umano,
a loro si grida dietro come al ladro;
6sì che dimorano in valli orrende,
nelle caverne della terra e nelle rupi.
7In mezzo alle macchie urlano
e sotto i roveti si adunano;
8razza ignobile, anzi razza senza nome,
sono calpestati più della terra.
9Ora io sono la loro canzone,
sono diventato la loro favola!
10Hanno orrore di me e mi schivano
e non si astengono dallo sputarmi in faccia!
11Poiché egli ha allentato il mio arco e mi ha
abbattuto,
essi han rigettato davanti a me ogni freno.
12A destra insorge la ragazzaglia;
smuovono i miei passi
e appianano la strada contro di me per perdermi.
13Hanno demolito il mio sentiero,
cospirando per la mia disfatta
e nessuno si oppone a loro.
14Avanzano come attraverso una larga breccia,
sbucano in mezzo alle macerie.
15I terrori si sono volti contro di me;
si è dileguata, come vento, la mia grandezza
e come nube è passata la mia felicità.
16Ora mi consumo
e mi colgono giorni d'afflizione.
17Di notte mi sento trafiggere le ossa
e i dolori che mi rodono non mi danno riposo.
18A gran forza egli mi afferra per la veste,
mi stringe per l'accollatura della mia tunica.
19Mi ha gettato nel fango:
son diventato polvere e cenere.
20Io grido a te, ma tu non mi rispondi,
insisto, ma tu non mi dai retta.
21Tu sei un duro avversario verso di me
e con la forza delle tue mani mi perseguiti;
22mi sollevi e mi poni a cavallo del vento
e mi fai sballottare dalla bufera.
23So bene che mi conduci alla morte,
alla casa dove si riunisce ogni vivente.
24Ma qui nessuno tende la mano alla preghiera,
né per la sua sventura invoca aiuto.
25Non ho pianto io forse con chi aveva i giorni duri
e non mi sono afflitto per l'indigente?
26Eppure aspettavo il bene ed è venuto il male,
aspettavo la luce ed è venuto il buio.
27Le mie viscere ribollono senza posa
e giorni d'affanno mi assalgono.
28Avanzo con il volto scuro, senza conforto,
nell'assemblea mi alzo per invocare aiuto.
29Sono divenuto fratello degli sciacalli
e compagno degli struzzi.
30La mia pelle si è annerita, mi si stacca
e le mie ossa bruciano dall'arsura.
31La mia cetra serve per lamenti
e il mio flauto per la voce di chi piange.


Salmi 10

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.

22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Ezechiele 1

1Il cinque del quarto mese dell'anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine.2Il cinque del mese - era l'anno quinto della deportazione del re Ioiachìn -3la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.

4Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.5Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l'aspetto: avevano sembianza umana6e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali.7Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo.8Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali,9e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.
10Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila.11Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo.12Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro.
13Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori.14Gli esseri andavano e venivano come un baleno.15Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro.
16Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota.17Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi.18La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno.19Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano.20Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.21Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.
22Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste,23e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l'una di contro all'altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo.24Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali.25Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste.
26Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane.27Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore28il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava.


Atti degli Apostoli 12

1In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa2e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.3Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi.4Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.5Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui.6E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere.7Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: "Alzati, in fretta!". E le catene gli caddero dalle mani.8E l'angelo a lui: "Mettiti la cintura e legati i sandali". E così fece. L'angelo disse: "Avvolgiti il mantello, e seguimi!".9Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione.
10Essi oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si dileguò da lui.11Pietro allora, rientrato in sé, disse: "Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei".12Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera.13Appena ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò per sentire chi era.14Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c'era Pietro.15"Tu vaneggi!" le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava così. E quelli dicevano: "È l'angelo di Pietro".16Questi intanto continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero stupefatti.17Egli allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: "Riferite questo a Giacomo e ai fratelli". Poi uscì e s'incamminò verso un altro luogo.
18Fattosi giorno, c'era non poco scompiglio tra i soldati: che cosa mai era accaduto di Pietro?19Erode lo fece cercare accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa.

20Egli era infuriato contro i cittadini di Tiro e Sidone. Questi però si presentarono a lui di comune accordo e, dopo aver tratto alla loro causa Blasto, ciambellano del re, chiedevano pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re.21Nel giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro un discorso.22Il popolo acclamava: "Parola di un dio e non di un uomo!".23Ma improvvisamente un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò.

24Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva.25Bàrnaba e Saulo poi, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni, detto anche Marco.


Capitolo XVI: Soltanto in Dio va cercata la vera consolazione

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1. Qualunque cosa io possa immaginare e desiderare per mia consolazione, non l'aspetto qui, ora, ma in futuro. Ché, pure se io potessi avere e godere da solo tutte le gioie e le delizie del mondo, certamente ciò non potrebbe durare a lungo. Sicché, anima mia, non potrai essere pienamente consolata e perfettamente confortata se non in Dio, che allieta i poveri e accoglie gli umili. Aspetta un poco, anima mia, aspetta ciò che Dio ha promesso e avrai in cielo la pienezza di ogni bene. Se tu brami disordinatamente i beni temporali, perderai quelli eterni del cielo: dei beni di quaggiù devi avere soltanto l'uso temporaneo, col desiderio fisso a quelli eterni. Anima mia, nessun bene di quaggiù, ti potrà appagare perché non sei stata creata per avere soddisfazione in queste cose. Anche se tu avessi tutti i beni del mondo, non potresti essere felice e beata, perché è in Dio, creatore di tutte le cose, che consiste la tua completa beatitudine e la tua felicità. Non è una felicità quale appare nella esaltazione di coloro che amano stoltamente questo mondo, ma una felicità quale si aspettano i buoni seguaci di Cristo; quale, talora, è pregustata, fin da questo momento, da coloro che vivono dello spirito e dai puri di cuore, "il cui pensiero è già nei cieli" (Fil 3,20).

2. Vano e di breve durata è il conforto che viene dagli uomini; santo e puro è quello che la verità fa sentire dal di dentro. L'uomo pio si porta con sé, dappertutto, il suo consolatore, Gesù, e gli dice: o Signore Gesù, stammi vicino in ogni luogo e in ogni tempo. La mia consolazione sia questa, di rinunciare lietamente ad ogni conforto umano. Che se mi verrà meno la tua consolazione, sia per me di supremo conforto, appunto, questo tuo volere, questa giusta prova; poiché "non durerà per sempre la tua collera e le tue minacce non saranno eterne" (Sal 102,9).


DISCORSO 63/B SULLA FIGLIA DEL CAPOSINAGOGA E SULLA DONNA CHE AVEVA PERDITE DI SANGUE

Discorsi - Sant'Agostino

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Cristo si tocca per mezzo della fede.

1. Quando vengono narrati, i fatti avvenuti in passato illuminano l'anima e fanno crescere la speranza delle realtà future. Gesù si recava a risuscitare la figlia d'un capo-sinagoga, della quale gli era giunta la notizia ch'era già morta. Mentre Gesù era in cammino, quasi inaspettatamente sopraggiunse una donna piena di fede, ch'era afflitta da una malattia per cui perdeva sangue, ma che doveva essere redenta col sangue. Essa pensò fra sé: Se riuscirò soltanto a toccare la frangia del suo vestito, sarò guarita 1. Quando pensò così tra sé, allora lo toccò: Cristo viene toccato con la fede. Si accostò e lo toccò, e avvenne ciò che aveva creduto. Ma il Signore domandò: Chi mi ha toccato? 2. Lo voleva sapere colui al quale nulla sfugge; chiedeva da chi era stato fatto ciò che egli sapeva prima che fosse stato fatto. Si tratta di un fatto allegorico; consideriamolo e cerchiamo di comprenderlo per quanto ci è concesso.

Significato simbolico della figlia del caposinagoga e dell'emorroissa.

2. La figlia del capo-sinagoga è simbolo del popolo giudaico; la donna invece è simbolo della Chiesa dei pagani. Cristo Signore, nato dai giudei quanto alla carne, si rese visibile nella carne ai medesimi giudei; ai pagani non si mostrò in persona, ma inviò i discepoli. La sua vita fisica e visibile si svolse nella Giudea. Ecco perché l'Apostolo dice: Affermo che il Cristo si fece servitore dei circoncisi per manifestare la veracità di Dio, per compiere te promesse fatte ai patriarchi (poiché ad Abramo fu detto: Mediante la tua discendenza saranno benedetti i popoli tutti 3); i pagani invece glorificano Dio per la sua misericordia 4. Il Cristo dunque fu inviato ai giudei. Andava a risuscitare la figlia d'un capo-sinagoga. Sopraggiunse una donna e venne guarita; è già guarita per la sua fede, e sembra essere ignorata dal Salvatore. Come mai infatti egli chiese: Chi mi ha toccato? 5. Il fatto che Dio ignora è certamente simbolico; quando ignora colui che non può ignorare, significa ch'è un simbolo di qualcosa. Che cosa dunque prefigurava? La Chiesa dei pagani guarita, non vista con la sua presenza fisica da Cristo, che nel salmo dice: Mi ha servito il popolo che non ho conosciuto. Ascoltandomi con le orecchie mi ha ubbidito 6. Il mondo ha udito e ha creduto; l'aveva udito il popolo giudaico e prima lo crocifisse, ma poi arrivò a credere proprio a lui. Diverranno credenti anche i giudei, ma alla fine del mondo.

Il vestito di Cristo sono gli Apostoli, l'orlo S. Paolo.

3. Intanto questa donna sia guarita: tocchi l'orlo del vestito. Dovete intendere per vestito il coro degli Apostoli. In esso se ne trovava uno ch'era l'ultimo e il più piccolo, ch'era per così dire l'orlo, cioè l'apostolo Paolo. Fu inviato ai pagani proprio lui che dice: Poiché io sono il più piccolo degli Apostoli, neppure degno di chiamarmi Apostolo 7. Un'altra volta dice: Io sono l'ultimo degli Apostoli 8. Quest'ultima e piccolissima frangia è necessaria per guarire la donna malata. Avvenne e avviene ciò che abbiamo udito; ogni giorno la donna tocca questa frangia e ogni giorno viene guarita. La dissolutezza della carne infatti è la perdita di sangue. Quando si ascolta l'Apostolo, quando si ascolta quell'ultima e minima frangia che dice: Mortificate le vostre membra terrene 9, si arresta la perdita di sangue, si frena la fornicazione, l'ubriachezza, si raffrenano i piaceri terreni e tutte le azioni carnali. Non ti stupire: è stata toccata la frangia. Quando il Signore chiese: Chi mi ha toccato 10? pur sapendolo, non lo sapeva; raffigurava e designava la Chiesa ch'egli non aveva visto ma riscattò col suo sangue.

 

1 - Mt 9, 21.

2 - Lc 8, 45-46.

3 - Gn 22, 18.

4 - Rm 15, 8-9.

5 - Lc 8, 45.

6 - Sal 17, 45.

7 - 1 Cor 15, 9.

8 - 1 Cor 15, 9.

9 - Col 3, 5.

10 - Lc 8, 45.


«Amico venerato, siateci padre diletto»

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Durante gli Esercizi Spirituali che precedettero il primo Capito lo Generale della Società Salesiana nel 1877, Don Bosco narrava che, poco prima di ricevere una lettera del Vescovo di Fréjus, che lo invitava ad aprire in Francia una scuola agricola a La Navarre, aveva fatto questo sogno.
Gli parve di trovarsi in una regione che non era quella di Torino. C’era una casa rustica e disadorna, davanti alla quale si stendeva una piccola aia. Dalla camera, dove egli si trovava, si accedeva per mezzo di alcuni scalini ad altre camere, le une situate più in alto, le altre più in basso; e tutto intorno alla stanza girava una rastrelliera, da cui pendevano vari strumenti agricoli.
Il luogo appariva deserto e silenzioso, quand’ecco giungere alle sue orecchie la voce di un ragazzo. Guarda e vede nell’aia un fanciullo di 10 o 12 anni, vestito da artigiano, e vicino a lui una Donna pulita e assestata, che aveva l’apparenza di una campagnola. Il ragazzo cantava in francese: «Amico venerato, siateci padre di letto ». Don Bosco si domandava che cosa significasse e il ragazzo continuava a cantare: «I miei compagni ti diranno ciò che voglia mo». Ed ecco avanzarsi dal campo incolto verso l’aia, una moltitudine di giovani, che cantavano in pieno coro: «O nostra guida, conduceteci al giardino dei buoni costumi». Domandò chi fossero, e gli fu risposto sempre cantando: «La nostra patria è il paese di Maria».
A queste parole la Donna prese per mano il fanciullo che aveva parlato per primo e, accennando agli altri di seguirla, s’incamminò verso un’aia più grande, non molto lontana, di fronte alla quale sorgeva un altro fabbricato. Giunta colà, la Donna, che intanto aveva assunto un aspetto misterioso, si volse a Don Bosco e gli disse:
— Questi giovani sono tutti tuoi.
— Miei?! — rispose il Santo —. E con quale autorità voi mi date questi giovanetti? Non sono né vostri né miei; sono del Signore.
— Con quale autorità? Sono i miei figli: a te li affido.
— Ma come farò io a sorvegliare tanta gioventù così vispa e chiassosa?
— Osserva! — disse la Donna.
Don Bosco si voltò e vide avanzarsi un’altra schiera numerosissima di giovani, sopra dei quali Ella gettò un gran velo che li coprì tutti; quindi trasse il velo a sé, ed ecco si videro quei giovani tra sformati in altrettanti preti e chierici.
— E questi preti e chierici sono miei? — chiese Don Bosco.
— Saranno tuoi se saprai formarteli.
E fatto cenno a tutti i giovani di raccogliersi attorno a Lei, diede un segnale e quelli cominciarono a cantare a pieno coro: Gloria, laus, honor et gratiarum actio Domino Deo Sabaoth! (Gloria, onore e lode, ringraziamento al Signore Dio degli eserciti).
A questo punto Don Bosco si svegliò.

In vista di questo sogno Don Bosco, com'ebbe l’accennata lettera del Vescovo di Fréjus, accettò senz'altro la direzione della scuola agraria offertagli. Il primo biografo di Don Bosco, Don G. B. Lemoyne, scrive: « Noi stessi, recatici a visitare quella Colonia poco tempo dopo la fondazione, restammo estatici: entrati nella casa dove abitava il direttore, vedemmo al piano superiore una stanza con attorno una rastrelliera e ai lati delle porte con scalini da cui si saliva e si scendeva in altre stanze. Davanti alla casa una piccola aia e un vasto campo incolto, cinto da una corona di alberi; e al di là un'altra aia più grande con un'altra casa, ove erano stati col locati i primi giovanetti; insomma nè più nè meno la località de scritta da Don Bosco».
Don Bosco stesso più tardi, recatosi a visitare la Colonia, fece sapere a Don Lemoyne d’avervi trovato qualche cosa « ancor più meravigliosa». Al suo giungere infatti tutti i giovani gli andarono incontro, preceduti da un compagno che portava un mazzo di fiori. Quando lo vide, Don Bosco cambiò colore per la commozione: era il ragazzo del sogno! Non basta: alla sera vifu un po’ di accademia e si cantò un inno, e quel ragazzo vi sostenne un assolo... Esattamente quanto aveva già contemplato nel sogno!


21-9 Marzo 22, 1927 Come chi vive nel Voler Divino vive nell’eco della voce di Gesù. Effetti di quando sorge il Sole della Divina Volontà nell’anima.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio solito stato, stavo seguendo il Voler Divino nella Creazione e seguendo da una cosa creata all’altra, chiamavo la dolce mia Vita, il Caro Gesù che venisse insieme con me a seguire gli atti della sua Volontà in tutte le cose create e non venendo sentivo il chiodo della sua privazione che mi trafiggeva e nel mio dolore gli dicevo: “Mio Gesù, io non so che fare per ritrovarti, ti faccio chiamare dalla tua giustizia nel mare, dalla tua potenza nelle sue onde fragorose e Tu non mi ascolti, ti faccio chiamare dalla tua luce nel sole, dall’intensità del suo calore che simboleggia il tuo amore e non vieni, ti faccio chiamare dalla tua immensità, da tutte le opere tue nella vastità della volta del Cielo e pare che non è a Te. Ma dimmi almeno, come debbo fare per ritrovarti. Se non ti trovo in mezzo alle opere tue, nella tua stessa Volontà, che sono i tuoi confini, dove potrò trovare la mia Vita?” Ma mentre sfogavo il mio dolore si è mosso dentro di me dicendomi:

(2) “Com’è bella la figlia mia, com’è bello vedere la sua piccolezza come sperduta nella mia Volontà, cercarmi in mezzo alle opere mie e non trovarmi”.

(3) Ed io: “Mio Gesù, Tu mi fai morire, dimmi, dove ti nascondi?”

(4) E Gesù: “Mi nascondo in te e poi se tu senti la voce d’una persona, dici che il sentire la sua voce, ch’è già a te vicina, ora la mia Volontà è l’eco della mia voce, se tu stai in Essa e giri per tutte le opere del mio Fiat, già stai nell’eco della mia voce e stando in Essa ti sto vicino, oppure dentro di te che col mio fiato ti do il volo a girare fin dove giunge la mia voce e fin dove il mio Fiat si stende”.

(5) Ed io, sorpresa ho detto: “Amor mio, sicché la tua voce si fa lunghissima e larghissima perché la tua Volontà non cè punto dove non si trova”.

(6) E Gesù ha soggiunto:

(7) “Certo figlia mia, non c’è volontà, né c’è voce se non vi è la persona che la emette, siccome la mia Volontà si trova da per tutto, così non c’è punto dove non giunge la mia voce che porta il mio Fiat a tutte le cose. Quindi se ti trovi nella mia Volontà in mezzo alle opere sue, puoi essere più che sicura che il tuo Gesù è con te”.

(8) Dopo di ciò stavo pensando al gran bene che ci porta la Divina Volontà e mentre stavo tutta immersa in Essa, il mio dolce Gesù ha soggiunto:

(9) “Figlia mia, come il sole quando sorge fuga le tenebre e fa sorgere la luce, cambia l’umido della notte di cui le piante sono state investite, in modo che giacciono oppresse, intorpidite e malinconiche; come sorge il sole quell’umido lo cambia in perle, imperlando tutto, piante, fiori e su tutta la natura la sua aurea argentina ridà l’allegria, la bellezza, toglie il torpore della notte e col suo incanto di luce pare che dà la mano a tutta la natura per vivificarla, abbellirla e darle la vita. Il mare, i fiumi, le fonti fanno paura tempo di notte, ma come sorge il sole i raggi solari fuggano la paura ed investendoli fino nel fondo, vi forma in essi il fondo d’oro e d’argento, cristalizza le acque e vi forma l’incanto più bello. Sicché tutta la natura risorgge per mezzo del sole, se non fosse per il sole si potrebbe chiamare opera senza vita. Più che sole è la mia Volontà, como sorge nell’anima la veste di luce, tutti i suoi atti vengono imperlati di luce divina in modo che si convertono più che in brillanti fulgidissimi ed in ornamenti preziosi, mentre prima che sorge il Sole del mio Volere sono come la rugiada notturna che opprime le piante e non le dà nessuna tinta di bellezza, invece col sogere il sole quella rugiada forma il più bello ornamento a tutte le piante e dà a ciascuna la sua tinta di bellezza e fa risaltare la diversità e vivacità dei colori. Così, come sorge il mio Volere tutti gli atti umani restano investiti di luce, prendono il loro posto d’onore nella mia Volontà, riceve ciascuno la sua speciale tinta di bellezza e la vivacità dei colori divini, in modo che l’anima resta trasfigurata ed ammantata d’una bellezza indescrivibile. Come sorge il Sole del mio Volere mette in fuga tutti i mali dell’anima, toglie il torpore che hanno prodotto le passioni, anzi innanzi alla luce del Fiat Divino le stesse passioni lambiscono quella luce ed ambiscono di convertirsi in virtù per fare omaggio al mio eterno Volere. Com’Esso sorge tutto è allegria e le stesse pene che, come mari di notte fanno paura alle povere creature, se sorge il mio Volere mette in fuga la notte dell’umana volontà e togliendo ogni paura vi forma il suo fondo d’oro in quelle pene e con la sua luce investe le acque amare delle pene e le cristallizze in mare di dolcezza, in modo da formare un’orizonte incantevole ed ammirabile, che non può fare il mio Volere? Tutto può fare e tutto può dare e dove sorge, fa cose degni delle nostre mani creatrice”.