Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Per essere in pace con Dio e col prossimo bisogna prima essere in pace con noi stessi. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 7° settimana del Tempo di Pasqua (Ascensione del Signore)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 8

1In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.2C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni,3Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.

4Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola:5"Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono.6Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.7Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.8Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto". Detto questo, esclamò: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!".

9I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola.10Ed egli disse: "A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché

'vedendo non vedano
e udendo non intendano'.

11Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio.12I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.13Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno.14Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.15Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.

16Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce.17Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce.18Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere".

19Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.20Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti".21Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica".

22Un giorno salì su una barca con i suoi discepoli e disse: "Passiamo all'altra riva del lago". Presero il largo.23Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Un turbine di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.24Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Maestro, maestro, siamo perduti!". E lui, destatosi, sgridò il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e si fece bonaccia.25Allora disse loro: "Dov'è la vostra fede?". Essi intimoriti e meravigliati si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui che da' ordini ai venti e all'acqua e gli obbediscono?".

26Approdarono nella regione dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea.27Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma nei sepolcri.28Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: "Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!".29Gesù infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo. Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti.30Gesù gli domandò: "Qual è il tuo nome?". Rispose: "Legione", perché molti demòni erano entrati in lui.31E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso.
32Vi era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise.33I demòni uscirono dall'uomo ed entrarono nei porci e quel branco corse a gettarsi a precipizio dalla rupe nel lago e annegò.34Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nei villaggi.35La gente uscì per vedere l'accaduto, arrivarono da Gesù e trovarono l'uomo dal quale erano usciti i demòni vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento.36Quelli che erano stati spettatori riferirono come l'indemoniato era stato guarito.37Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro.38L'uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo:39"Torna a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto". L'uomo se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto.

40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa di lui.41Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua,42perché aveva un'unica figlia, di circa dodici anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si accalcavano attorno.43Una donna che soffriva di emorragia da dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire,44gli si avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò.45Gesù disse: "Chi mi ha toccato?". Mentre tutti negavano, Pietro disse: "Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia".46Ma Gesù disse: "Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me".47Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita.48Egli le disse: "Figlia, la tua fede ti ha salvata, va' in pace!".
49Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: "Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro".50Ma Gesù che aveva udito rispose: "Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata".51Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla.52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: "Non piangete, perché non è morta, ma dorme".53Essi lo deridevano, sapendo che era morta,54ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: "Fanciulla, alzati!".55Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di darle da mangiare.56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.


Numeri 7

1Quando Mosè ebbe finito di erigere la Dimora e l'ebbe unta e consacrata con tutti i suoi arredi, quando ebbe eretto l'altare con tutti i suoi arredi e li ebbe unti e consacrati,2i capi di Israele, capi dei loro casati paterni, che erano capitribù e avevano presieduto al censimento, presentarono una offerta3e la portarono davanti al Signore: sei carri e dodici buoi, cioè un carro per due capi e un bue per ogni capo e li offrirono davanti alla Dimora.4Il Signore disse a Mosè:5"Prendili da loro per impiegarli al servizio della tenda del convegno e assegnali ai leviti; a ciascuno secondo il suo servizio".6Mosè prese dunque i carri e i buoi e li diede ai leviti.7Diede due carri e quattro buoi ai figli di Gherson, secondo il loro servizio;8diede quattro carri e otto buoi ai figli di Merari, secondo il loro servizio, sotto la sorveglianza di Itamar, figlio del sacerdote Aronne;9ma ai figli di Keat non ne diede, perché avevano il servizio degli oggetti sacri e dovevano portarli sulle spalle.
10I capi presentarono l'offerta per la dedicazione dell'altare, il giorno in cui esso fu unto;11i capi presentarono l'offerta uno per giorno, per la dedicazione dell'altare.
12Colui che presentò l'offerta il primo giorno fu Nacason, figlio di Amminadab, della tribù di Giuda;13la sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,14una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,15un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,16un capro per il sacrificio espiatorio17e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Nacason, figlio di Amminadab.
18Il secondo giorno, Netaneel, figlio di Suar, capo di Issacar, presentò l'offerta.19Offrì un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,20una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,21un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,22un capro per il sacrificio espiatorio23e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Netaneel, figlio di Suar.
24Il terzo giorno fu Eliab, figlio di Chelon, capo dei figli di Zàbulon.25La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,26una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,27un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,28un capro per il sacrificio espiatorio29e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliab, figlio di Chelon.
30Il quarto giorno fu Elisur, figlio di Sedeur, capo dei figli di Ruben.31La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,32una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,33un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,34un capro per il sacrificio espiatorio35e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elisur, figlio di Sedeur.
36Il quinto giorno fu Selumiel, figlio di Surisaddai, capo dei figli di Simeone.37La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,38una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,39un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,40un capro per il sacrificio espiatorio41e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Selumiel, figlio di Surisaddai.
42Il sesto giorno fu Eliasaf, figlio di Deuel, capo dei figli di Gad.43La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,44una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,45un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,46un capro per il sacrificio espiatorio47e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliasaf, figlio di Deuel.
48Il settimo giorno fu Elesama, figlio di Ammiud, capo dei figli di Efraim.49La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento del peso di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,50una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,51un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,52un capro per il sacrificio espiatorio53e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elesama, figlio di Ammiud.
54L'ottavo giorno fu Gamliel, figlio di Pedasur, capo dei figli di Manasse.55La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,56una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,57un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,58un capro per il sacrificio espiatorio59e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Gamliel, figlio di Pedasur.
60Il nono giorno fu Abidan, figlio di Ghideoni, capo dei figli di Beniamino.61La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,62una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,63un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,64un capro per il sacrificio espiatorio65e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Abidan, figlio di Ghideoni.
66Il decimo giorno fu Achiezer, figlio di Ammisaddai, capo dei figli di Dan.67La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,68una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,69un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,70un capro per il sacrificio espiatorio71e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achiezer, figlio di Ammisaddai.
72L'undicesimo giorno fu Paghiel, figlio di Ocran, capo dei figli di Aser.73La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,74una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,75un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,76un capro per il sacrificio espiatorio77e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Paghiel, figlio di Ocran.
78Il decimosecondo giorno fu Achira, figlio di Enan, capo dei figli di Nèftali.79La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,80una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,81un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,82un capro per il sacrificio espiatorio83e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achira, figlio di Enan.
84Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare da parte dei capi d'Israele, il giorno in cui esso fu unto: dodici piatti d'argento, dodici vassoi d'argento, dodici coppe d'oro;85ogni piatto d'argento pesava centotrenta sicli e ogni vassoio d'argento settanta; il totale dell'argento dei vasi fu duemilaquattrocento sicli, secondo il siclo del santuario;86dodici coppe d'oro piene di profumo, le quali, a dieci sicli per coppa, secondo il siclo del santuario, diedero per l'oro delle coppe un totale di centoventi sicli.87Totale del bestiame per l'olocausto: dodici giovenchi, dodici arieti, dodici agnelli dell'anno, con le oblazioni consuete, e dodici capri per il sacrificio espiatorio.88Totale del bestiame per il sacrificio di comunione: ventiquattro giovenchi, sessanta arieti, sessanta capri, sessanta agnelli dell'anno. Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare, dopo che esso fu unto.
89Quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con il Signore, udiva la voce che gli parlava dall'alto del coperchio che è sull'arca della testimonianza fra i due cherubini; il Signore gli parlava.


Giobbe 11

1Allora Zofar il Naamatita prese la parola e disse:

2A tante parole non si darà risposta?
O il loquace dovrà aver ragione?
3I tuoi sproloqui faranno tacere la gente?
Ti farai beffe, senza che alcuno ti svergogni?
4Tu dici: "Pura è la mia condotta,
io sono irreprensibile agli occhi di lui".
5Tuttavia, volesse Dio parlare
e aprire le labbra contro di te,
6per manifestarti i segreti della sapienza,
che sono così difficili all'intelletto,
allora sapresti che Dio ti condona parte della tua
colpa.
7Credi tu di scrutare l'intimo di Dio
o di penetrare la perfezione dell'Onnipotente?
8È più alta del cielo: che cosa puoi fare?
È più profonda degli inferi: che ne sai?
9Più lunga della terra ne è la dimensione,
più vasta del mare.
10Se egli assale e imprigiona
e chiama in giudizio, chi glielo può impedire?
11Egli conosce gli uomini fallaci,
vede l'iniquità e l'osserva:
12l'uomo stolto mette giudizio
e da ònagro indomito diventa docile.
13Ora, se tu a Dio dirigerai il cuore
e tenderai a lui le tue palme,
14se allontanerai l'iniquità che è nella tua mano
e non farai abitare l'ingiustizia nelle tue tende,
15allora potrai alzare la faccia senza macchia
e sarai saldo e non avrai timori,
16perché dimenticherai l'affanno
e te ne ricorderai come di acqua passata;
17più del sole meridiano splenderà la tua vita,
l'oscurità sarà per te come l'aurora.
18Ti terrai sicuro per ciò che ti attende
e, guardandoti attorno, riposerai tranquillo.
19Ti coricherai e nessuno ti disturberà,
molti anzi cercheranno i tuoi favori.
20Ma gli occhi dei malvagi languiranno,
ogni scampo è per essi perduto,
unica loro speranza è l'ultimo respiro!


Salmi 33

1Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
2Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
3Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.

4Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
6Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

8Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
10Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.

12Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
13Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
14Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
15lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.

16Il re non si salva per un forte esercito
né il prode per il suo grande vigore.
17Il cavallo non giova per la vittoria,
con tutta la sua forza non potrà salvare.
18Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

20L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
22Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.


Geremia 25

1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda - cioè nel primo anno di Nabucodònosor re di Babilonia -.2Il profeta Geremia l'annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo:3"Dall'anno decimoterzo di Giosia figlio di Amòn, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi premurosamente e continuamente, ma voi non avete ascoltato.4Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare5quando vi diceva: Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvage; allora potrete abitare nel paese che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre.6Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male.7Ma voi non mi avete ascoltato - dice il Signore - e mi avete provocato con l'opera delle vostre mani per vostra disgrazia.8Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole,9ecco manderò a prendere tutte le tribù del settentrione, le manderò contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne.10Farò cessare in mezzo a loro le grida di gioia e le voci di allegria, la voce dello sposo e quella della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada.11Tutta questa regione sarà abbandonata alla distruzione e alla desolazione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni.12Quando saranno compiuti i settanta anni, io punirò il re di Babilonia e quel popolo - dice il Signore - per i loro delitti, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne.13Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunziate a suo riguardo, quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva predetto contro tutte le nazioni.

14Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni, secondo le opere delle loro mani".
15Così mi disse il Signore, Dio di Israele: "Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio,16perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro".
17Presi dunque la coppa dalle mani del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato:18a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai suoi re e ai suoi capi, per abbandonarli alla distruzione, alla desolazione, all'obbrobrio e alla maledizione, come avviene ancor oggi;19anche al faraone re d'Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo;20alla gente d'ogni razza e a tutti i re del paese di Uz, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Ascalòn, a Gaza, a Ekròn e ai superstiti di Asdòd,21a Edom, a Moab e agli Ammoniti,22a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidòne e ai re dell'isola che è al di là del mare,23a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono l'estremità delle tempie,24a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto,25a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell'Elam e a tutti i re della Media,26a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesàch berrà dopo di essi.
27"Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi.28Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano il calice da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Certamente berrete!29Se io comincio a castigare proprio la città che porta il mio nome, pretendete voi di rimanere impuniti? No, impuniti non resterete, perché io chiamerò la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti.30Tu preannunzierai tutte queste cose e dirai loro:

Il Signore ruggisce dall'alto,
dalla sua santa dimora fa udire il suo tuono;
alza il suo ruggito contro la prateria,
manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve,
contro tutti gli abitanti del paese.
31Il rumore giunge fino all'estremità della terra,
perché il Signore viene a giudizio con le nazioni;
egli istruisce il giudizio riguardo a ogni uomo,
abbandona gli empi alla spada.
Parola del Signore.
32Dice il Signore degli eserciti:
Ecco, la sventura passa
di nazione in nazione,
un grande turbine si alza
dall'estremità della terra.

33In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un'estremità all'altra della terra; non saranno pianti né raccolti né sepolti, ma saranno come letame sul suolo.

34Urlate, pastori, gridate,
rotolatevi nella polvere, capi del gregge!
Perché sono compiuti i giorni per il vostro macello;
stramazzerete come scelti montoni.
35Non ci sarà rifugio per i pastori
né scampo per i capi del gregge.
36Sentite le grida dei pastori,
gli urli delle guide del gregge,
perché il Signore distrugge il loro pascolo;
37sono devastati i prati tranquilli
a causa dell'ardente ira del Signore.
38Il leone abbandona la sua tana,
poiché il loro paese è una desolazione
a causa della spada devastatrice
e a causa della sua ira ardente".


Prima lettera di Giovanni 5

1Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.2Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti,3perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.4Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.

5E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?6Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità.7Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza:8lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.9Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che ha dato al suo Figlio.10Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha reso a suo Figlio.11E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio.12Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
13Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.

14Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta.15E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gli abbiamo chiesto.
16Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s'intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c'è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare.17Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte.

18Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca.19Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.20Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.
21Figlioli, guardatevi dai falsi dèi!


Capitolo X: Dolce cosa, abbandonare il mondo e servire a Dio

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1. Parlerò ancora, e non tacerò; dirò all'orecchio del mio Dio, mio signore e mio re, che sta nei cieli: se "è tanto grande e sovrabbondante, o Signore, la dolcezza che hai preparato per coloro che ti temono" (Sal 30,20), che cosa sei tu, per coloro che ti amano e per coloro che ti servono con tutto il cuore? Davvero ineffabile è la dolcezza della tua contemplazione, che tu concedi a coloro che ti amano. Ecco dove massimamente mostrasti la soavità del tuo amore per me: non ero, e mi hai creato; mi ero allontanato da te, e tu mi hai ricondotto a servirti; infine mi hai comandato di amarti. Oh!, fonte di eterno amore, che potrò dire di te; come mi potrò dimenticare di te, che ti sei degnato di ricordarti di me, dopo che mi ero perduto nel marciume? Hai usato misericordia con il tuo servo, al di là di ogni speranza; gli hai offerto grazia ed amicizia, al di là di ogni merito. Che cosa mai potrò dare in cambio di un tal beneficio? Giacché non a tutti è concesso di abbandonare ogni cosa, di rinunciare al mondo e di scegliere la vita del monastero.  

2. E' forse gran cosa che io serva a te, al quale ogni creatura deve servire? Non già il servirti mi deve sembrare gran cosa; piuttosto mi deve sembrare grande e meraviglioso che tu, unendolo ad eletti tuoi servi, ti degni di accogliere quale servo, uno come me, così misero e privo di meriti. A te appartiene chiaramente tutto ciò che io posseggo e con cui ti servo. E invece sei tu che mi servi, più di quanto io non serva te. Ecco, tutto fanno prontamente, secondo il tuo comando, il cielo e la terra, che tu hai creati per servizio dell'uomo. E questo è ancor poco; ché anche gli angeli li hai predisposti per servizio dell'uomo. Ma, al di sopra di tutto ciò, sta il fatto che tu stesso ti sei degnato di servire l'uomo, promettendogli in dono te stesso. E io che darò, in cambio di tutti questi innumerevoli benefici? Potessi stare al tuo servizio tutti i giorni della mia vita; potessi almeno riuscire a servirti degnamente per un solo giorno. In verità, a te è dovuto ogni servizio, ogni onore e ogni lode, in eterno. In verità tu sei il mio Signore, ed io sono il tuo misero servo, che deve porre al tuo servizio tutte le sue forze, senza mai stancarsi di cantare le tue lodi. Questo è il mio desiderio, questa è la mia volontà. Degnati tu di supplire alle mie deficienze.  

3. Mettersi al tuo servizio, disprezzando ogni cosa per amor tuo, è grande onore e grande merito. Infatti, coloro che si saranno sottoposti spontaneamente al tuo santo servizio avranno grazia copiosa. Coloro che, per tuo amore, avranno lasciato ogni piacere della carne troveranno la soave consolazione dello Spirito Santo. Coloro che, per il tuo nome, saranno entrati nella via stretta, lasciando ogni cosa mondana, conseguiranno una grande libertà interiore. Quanto è grato e lieto questo servire a Dio, che rende l'uomo veramente libero e santo. Quanto è benedetta la condizione del religioso servizio, che rende l'uomo simile agli angeli: compiacenza di Dio, terrore dei demoni, esempio ai fedeli. Con indefettibile desiderio dobbiamo, dunque, abbracciare un tale servizio, che ci assicura il sommo bene e ci fa conseguire una gioia perenne, senza fine.


LETTERA 71: Agostino, espresso il desiderio d'una risposta alle sue lettere

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta probabilmente nell'anno 403.

Agostino, espresso il desiderio d'una risposta alle sue lettere (n. 1-2), loda la prima versione del libro di Giobbe dall'Ebraico, ma lo dissuade di tradurre dal testo originale gli altri libri del Vecchio Testamento (n. 3), mentre lo esorta a ristabilire il testo latino sulla base della versione greca dei LXX (n. 4-5-6); approva infine la versione del Vangelo dal greco (n. 6).

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A GIROLAMO, SUO VENERABILE SIGNORE, AMATO E SANTO FRATELLO E COLLEGA NEL SACERDOZIO

Desidera la risposta e la presenza di Girolamo.

1. 1. Da quando ho cominciato a scriverti e desiderare scritti da parte tua, non m'è capitata mai occasione migliore di questa: di farti cioè recapitare la presente per mezzo di un servo e ministro fedelissimo di Dio, ch'è pure mio carissimo amico, e precisamente dal diacono Cipriano, nostro figlio. Per suo tramite mi riprometto, anzi ho quasi la certezza, di ricevere una tua lettera; non spero nulla con maggiore fiducia. Al suddetto nostro figlio infatti non mancherà né lo zelo nel sollecitare una tua risposta, né l'affabilità per meritarla, né la fedeltà nel recapitarmela. Se dunque io lo merito in qualche modo, il Signore ti aiuti e ispiri il tuo cuore e aiuti il mio desiderio, affinché nessuna forza maggiore t'impedisca di attuare la tua premura fraterna.

Le due prime lettere scritte da Agostino a Girolamo.

1. 2. T'ho già inviato due lettere, ma dato che non ne ho ricevuta alcuna da parte tua, ho deciso di inviarti nuovamente le stesse, supponendo che esse non ti siano pervenute. Se invece le hai già ricevute e forse sono state piuttosto le tue a non potermi raggiungere, mandami di nuovo quei medesimi scritti già inviati, se per caso ne hai conservato copia; in caso contrario detta nuovamente quel che vuoi farmi leggere, purché non ti sia troppo gravoso, poiché è già molto che aspetto. La mia prima lettera l'avevo preparata fin da quando ero ancora semplice prete per inviartela per mezzo del nostro fratello Profuturo, divenuto poi nostro collega nell'episcopato ed ora passato a miglior vita; egli però non poté recapitartela di persona. Mentre infatti si preparava a partire, all'improvviso fu trattenuto dal fardello dell'episcopato e poco dopo morì. Ho deciso così di mandartela per farti costatare da quanto tempo ardo dal desiderio d'intrattenermi con te e quanto mi cruccia il fatto che sono tanto lontano dalla tua presenza fisica, attraverso la quale il mio spirito potrebbe arrivare al tuo, mio fratello amatissimo, degno d'onore tra tutti i membri del Signore.

Le versioni della Bibbia dall'ebraico.

2. 3. Nella presente devo aggiungere quanto ho appreso solo più tardi, che cioè hai tradotto dall'ebraico il libro di Giobbe: noi avevamo già una tua versione di quel Profeta dal testo greco in latino. In quella tua prima versione avevi contrassegnato con asterischi le parti ebraiche mancanti nel greco e con obelischi le parti che si trovano nel greco e mancanti nell'ebraico. Avevi eseguito la versione con sì mirabile accuratezza che in alcuni brani ad ogni parola si vedono gli asterischi significanti che le medesime parole sono nell'ebraico ma non sono nel greco. Ora invece in questa seconda versione condotta sul testo ebraico non si riscontra più la medesima scrupolosa fedeltà verbale. Ciò turba non poco il lettore il quale si domanda: Perché mai nella prima hai messo con tanta diligenza gli asterischi indicanti le particelle anche minime che mancano nei manoscritti greci e che invece sono nell'ebraico? Perché, al contrario, in quest'altra versione, condotta sul testo ebraico, sei stato a questo riguardo tanto trascurato che quelle medesime particelle non si trovano più al loro posto? Avrei voluto citare qualche esempio di quanto affermo, ma in questo momento non ho a portata di mano il manoscritto. Ma siccome mi superi di gran lunga per ingegno, hai capito a volo e molto bene non solo quanto ho detto, ma pure quanto avrei voluto dirti - così almeno credo - per cui puoi rispondere alle obiezioni che ti ho esposto e che mi lasciano perplesso.

Agostino preferisce la versione dai LXX per ragioni pastorali.

2. 4. A dir la verità io, personalmente, avrei preferito e preferirei che tu ci traducessi i libri canonici della sacra Scrittura dal testo greco della versione dei LXX. Se infatti la tua traduzione cominciasse ad esser letta con una certa frequenza in molte Chiese, succederebbe un fatto assai penoso: le Chiese greche si troverebbero a discordare da quelle latine; la cosa sarebbe tanto più penosa in quanto ora riesce facile convincere del suo errore chi avanza delle obiezioni col mostrargli la sacra Scrittura nel testo greco, cioè in una lingua quasi universalmente conosciuta. D'ora in poi invece, se uno incontrerà delle difficoltà per qualche espressione insolita nel testo tradotto dall'ebraico e lancerà l'accusa di falsità, rarissimamente o mai addirittura s'arriverà ad avere i testi originari ebraici con cui ci si possa difendere dall'obiezione. Ammesso pure che ciò sia possibile, chi se la sentirebbe di lasciar condannare tante autorità latine e greche? A ciò s'aggiunge che anche i dotti ebrei, consultati in proposito, potrebbero rispondere diversamente; potrebbe quindi sembrare che tu fossi l'unica, indispensabile persona capace di confutarli; ma chi potrebbe comunque fare da arbitro? Sarebbe un miracolo se si riuscisse a trovarne uno!

Inconvenienti derivanti dalla versione sul testo ebraico.

3. 5. Per esempio, un nostro confratello d'episcopato aveva cominciato a leggere la tua versione nella chiesa a lui soggetta: era un passo del profeta Giona 1, da te tradotto con varianti assai diverse dal testo ormai fissato nel pensiero e nella memoria di tutti e così trasmesso per tante generazioni, e suscitò un certo turbamento. Scoppiò allora un tale tumulto tra i fedeli, soprattutto perché i Greci lanciavano accese accuse di falsità che il vescovo - si trattava della città di Ea - fu costretto a chiederne la conferma a dei Giudei. Costoro, non si sa se per ignoranza o per malizia, risposero che i testi ebraici avevano le medesime espressioni contenute, con le stesse parole, nei testi greci e latini. A farla breve, quel poveretto fu costretto ad emendare il testo quasi fosse inesatto, nell'intento di scongiurare il grave pericolo e di non rimanere senza fedeli. Da ciò posso arguire che tu pure sei potuto incorrere in qualche errore. Vedi quali inconvenienti possono derivare a proposito di certi brani della Scrittura che non si possono correggere mettendo a raffronto coi passi paralleli delle lingue più comuni.

Difesa della versione greca dei LXX.

4. 6. Rendiamo perciò vivissime grazie a Dio per l'opera da te compiuta col tradurre il Vangelo dal greco; in quasi tutti i passi di esso non c'è alcuna espressione contrastante col testo greco della Scrittura messo a fronte. Se quindi qualcuno vuol far polemica poiché è fautore delle false traduzioni precedenti, basta tirar fuori i testi e metterli a confronto: in tal modo è assai facile persuaderlo o confutarlo. Può anche darsi però che pure in esso si trovino passi che a ragione lascino perplessi, ma se ve ne sono, sono rarissimi; chi sarà tanto scorbutico da non considerare con una certa indulgenza un lavoro così utile, che non si potrebbe lodare mai quanto merita? Vorrei comunque che mi spiegassi perché mai in molti passi il testo dei manoscritti ebraici della sacra Scrittura è assai diverso da quello greco detto dei LXX. Questo testo infatti ha non poca importanza, dal momento che ha avuto una sì vasta diffusione e fu usato dagli Apostoli; ciò è attestato non solo dai fatti, ma ricordo che lo hai attestato pure tu stesso. Faresti quindi un lavoro utilissimo se ristabilissi esattamente il testo latino sulla versione greca curata dai LXX; poiché quello che abbiamo presenta, nei vari codici, varianti così notevoli che a stento si può ancor tollerare; uno poi ha tanti motivi di sospettare che si trovino nel testo greco lezioni diverse da rimanere sempre in dubbio se servirsene o no per trarne citazioni o dimostrazioni. Credevo che la presente sarebbe stata breve, ma, non so come, m'è riuscito assai piacevole di tirarla in lungo, come se mi trovassi a conversare con te. Ti scongiuro, comunque, nel nome del Signore, che non ti rincresca di rispondere ai singoli quesiti e di farmi il dono, per quanto t'è possibile, di starmi vicino.


 

1 - Gio 4, 6.


Capitolo XX: L'amore della solitudine e del silenzio

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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1. Cerca il tempo adatto per pensare a te e rifletti frequentemente sui benefici che vengono da Dio. Tralascia ogni cosa umanamente attraente; medita argomenti che ti assicurino una compunzione di spirito, piuttosto che un modo qualsiasi di occuparti. Un sufficiente spazio di tempo, adatto per dedicarti a buone meditazioni, lo troverai rinunciando a fare discorsi inutilmente oziosi e ad ascoltare chiacchiere sugli avvenimenti del giorno. I più grandi santi evitavano, per quanto possibile, di stare con la gente e preferivano stare appartati, al servizio di Dio. E' stato detto: ogni volta che andai tra gli uomini ne ritornai meno uomo di prima (Seneca, Epist. VII, 3). E ne facciamo spesso esperienza, quando stiamo a lungo a parlare con altri. Tacere del tutto è più facile che evitare le intemperanze del discorrere, come è più facile stare chiuso in casa che sapersi convenientemente controllare fuori casa. Perciò colui che vuole giungere alla spiritualità interiore, deve, insieme con Gesù, ritirarsi dalla gente. Soltanto chi ama il nascondimento sta in mezzo alla gente senza errare; soltanto chi ama il silenzio parla senza vaneggiare; soltanto chi ama la sottomissione eccelle senza sbagliare; soltanto chi ama obbedire comanda senza sgarrare; soltanto colui che è certo della sua buona coscienza possiede gioia perfetta.  

2. Però, anche nei santi, questo senso di sicurezza ebbe fondamento nel timore di Dio. Essi brillarono per straordinarie virtù e per grazia, ma non per questo furono meno fervorosi e intimamente umili. Il senso di sicurezza dei cattivi scaturisce, invece, dalla superbia e dalla presunzione; e , alla fine, si muta in inganno di se stessi. Non sperare di avere sicurezza in questo mondo, anche se sei ritenuto buon monaco o eremita devoto; spesso, infatti, coloro che sembravano eccellenti agli occhi degli uomini sono stati messi nelle più gravi difficoltà. Per molte persone è meglio dunque non essere del tutto esenti da tentazioni ed avere sovente da lottare contro di queste, affinché non siamo troppo sicure di sé, non abbiamo per caso a montare in superbia o addirittura a volgersi sfrenatamente a gioie terrene. Quale buona coscienza manterrebbe colui che non andasse mai cercando le gioie passeggere e non si lasciasse prendere dal mondo! Quale grande pace, quale serenità avrebbe colui che sapesse stroncare ogni vano pensiero, meditando soltanto intorno a ciò che attiene a Dio e alla salute dell'anima, e ponendo ben fissa ogni sua speranza in Dio! Nessuno sarà degno del gaudio celeste, se non avrà sottoposto pazientemente se stesso al pungolo spirituale. Ora, se tu vuoi sentire dal profondo del cuore questo pungolo, ritirati nella tua stanza, lasciando fuori il tumulto del mondo, come sta scritto: pungolate voi stessi, nelle vostre stanze (Sal 4,4). Quello che fuori, per lo più, vai perdendo, lo troverai nella tua cella; la quale diventa via via sempre più cara, mentre reca noi soltanto a chi vi sta di mal animo. Se, fin dall'inizio della tua venuta in convento, starai nella tua cella, e la custodirai con buona disposizione d'animo, essa diventerà per te un'amica diletta e un conforto molto gradito.  

3. Nel silenzio e nella quiete l'anima devota progredisce e apprende il significato nascosto delle Scritture; nel silenzio e nella quiete trova fiumi di lacrime per nettarsi e purificarsi ogni notte, e diventa tanto più intima al suo creatore quanto più sta lontana da ogni chiasso mondano. Se, dunque, uno si sottrae a conoscenti e ad amici, gli si farà vicino Iddio, con gli angeli santi. E' cosa migliore starsene appartato a curare il proprio perfezionamento, che fare miracoli, dimenticando se stessi. Cosa lodevole, per colui che vive in convento, andar fuori di rado, evitare di apparire, persino schivare la gente. Perché mai vuoi vedere ciò che non puoi avere? "Il mondo passa, e passano i suoi desideri" (1Gv 2,17). I desideri dei sensi portano a vagare con la mente; ma, passato il momento, che cosa ne ricavi se non un peso sulla coscienza e una profonda dissipazione? Un'uscita piena di gioia prepara spesso un ritorno pieno di tristezza; una veglia piena di letizia rende l'indomani pieno di amarezza; ogni godimento della carne penetra con dolcezza, ma alla fine morde e uccide. Che cosa puoi vedere fuori del monastero, che qui tu non veda? Ecco, qui hai il cielo e la terra e tutti glie elementi dai quali sono tratte tutte le cose. Che cosa altrove potrai vedere, che possa durare a lungo sotto questo sole? Forse credi di poterti saziare pienamente; ma a ciò non giungerai. Ché, se anche tu vedessi tutte le cose di questo mondo, che cosa sarebbe questo, se non un sogno senza consistenza? Leva i tuoi occhi in alto, a Dio, e prega per i tuoi peccati e per le tue mancanze. Lascia le vanità alla gente vana; e tu attendi invece a quello che ti ha comandato Iddio. Chiudi dietro di te la tua porta, chiama a te Gesù, il tuo diletto, e resta con lui nella cella; ché una sì grande pace altrove non la troverai. Se tu non uscirai e nulla sentirai dal chiasso mondano, resterai più facilmente in una pace perfetta. E poiché talvolta sentire cose nuove reca piacere, occorre che tu sappia sopportare il conseguente turbamento dell'animo.


14 marzo 1946

Maria Valtorta

Il mio compleanno! Come pieno di ansie! Per Paola, per Madre Teresa malata, per me…
 Mi conforta la Presenza Ss., poi, a sera, l'apparirmi di S. Teresina, venuta anche la sera del 12, con la sua rosa non più nella destra ma nella sinistra, e con la destra mi fa cenno di star su, allegra, e sorride ancor più ilare dell'apparizione del febbraio1, credo. Come sorride!
   Poi, a notte fatta (oltre le 22,30), mentre Marta dorme e io, non potendo trovare riposo, leggo un vecchio fascicolo di "Civiltà Cattolica" (datomi ieri dal Berardi2 dopo una discussione fra noi due sulla Chiesa, per lui, comunista, da abbattersi… per i motivi che trova nell'articolo di Civiltà Cattolica…) — io non ci capisco niente perché la mia mente è stanca e lontana dalle righe che scorro con gli occhi — ecco il Bambino Gesù di Lisieux, del chiostro, quello visto a gennaio3. Ma non ha il globo freddo e pungente fra le belle manine, come questo inverno, ma ha fra le dita una rosa d'oro, in tutto simile a quella della sua Teresina. E ride, felice, felice, facendomi cenno con il fiore e la manina di andare lì, da Lui… E non è notte, come nella visione invernale. Ma è giorno. Un tiepido giorno di primavera. Il cortile del chiostro è allegro di sole. E il sole si allunga fin sotto i portici, sulle mattonelle, fin sotto la mensolina dove è Gesù. Tutto è placido e festoso. Oh! se volesse dirmi che la notte per me è finita, e si è fatta luce, che la grazia è fatta. Come è placido il chiostro! Placido e sereno… Vorrei essere là… ed essere solo la piccola sorellina di Teresa di Lisieux…
           


   1 del febbraio, precisamente del 2 febbraio 1946.
           
   2 Berardi risponde al nome di Franco Berardi, da Mantova, per alcuni mesi inquilino di casa Valtorta con i genitori. Certamente è il "mantovano" dello scritto del 2 settembre 1945 e il "giovane" dello scritto del successivo 8 settembre.
           
   3 visto a gennaio, precisamente nella "sera fra il 2 e il 3 gennaio 1946" e il successivo 4 gennaio.