Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Sii una di quelle persone che sono un dono per chi le incontra, che fanno star bene gli altri, che sono una medicina per l'anima. La tua vita possa essere un poema pieno d'amore e di gratitudine verso il Signore che ti guida con tanta benevolenza. Chi gode della tua presenza, possa toccare con mano quanto buon Dio riesca a costruire castelli d'amore attraverso di te. Chi vive nella carità , assomiglia a quella giostra che ospita i bambini per un giro gioioso. Il Signore ti dia tanta grazia affinché tu possa essere una nota allegra nella sinfonia della vita. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 7° settimana del Tempo di Pasqua (Ascensione del Signore)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 1

1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".

26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.

39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".

46Allora Maria disse:

"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.

59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:

68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".

80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.


Levitico 10

1Ora Nadab e Abiu, figli di Aronne, presero ciascuno un braciere, vi misero dentro il fuoco e il profumo e offrirono davanti al Signore un fuoco illegittimo, che il Signore non aveva loro ordinato.2Ma un fuoco si staccò dal Signore e li divorò e morirono così davanti al Signore.3Allora Mosè disse ad Aronne: "Di questo il Signore ha parlato quando ha detto: A chi si avvicina a me mi mostrerò santo e davanti a tutto il popolo sarò onorato". Aronne tacque.
4Mosè chiamò Misael ed Elsafan, figli di Uziel, zio di Aronne, e disse loro: "Avvicinatevi, portate via questi vostri congiunti dal santuario, fuori dell'accampamento".5Essi si avvicinarono e li portarono via con le loro tuniche, fuori dell'accampamento, come Mosè aveva detto.
6Ad Aronne, a Eleazaro e a Itamar, suoi figli, Mosè disse: "Non vi scarmigliate i capelli del capo e non vi stracciate le vesti, perché non moriate e il Signore non si adiri contro tutta la comunità; ma i vostri fratelli, tutta la casa d'Israele, facciano pure lutto a causa della morte fulminea inflitta dal Signore.7Non vi allontanate dall'ingresso della tenda del convegno, così che non moriate; perché l'olio dell'unzione del Signore è su di voi". Essi fecero come Mosè aveva detto.
8Il Signore parlò ad Aronne:9"Non bevete vino o bevanda inebriante né tu né i tuoi figli, quando dovete entrare nella tenda del convegno, perché non moriate; sarà una legge perenne, di generazione in generazione;10questo perché possiate distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è immondo da ciò che è mondo11e possiate insegnare agli Israeliti tutte le leggi che il Signore ha date loro per mezzo di Mosè".
12Poi Mosè disse ad Aronne, a Eleazaro e a Itamar, figli superstiti di Aronne: "Prendete quel che è avanzato dell'oblazione dei sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore e mangiatelo senza lievito, presso l'altare; perché è cosa sacrosanta.13Dovete mangiarlo in luogo santo, perché è la parte che spetta a te e ai tuoi figli, tra i sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore: così mi è stato ordinato.14Il petto della vittima offerta da agitare secondo il rito e la coscia da elevare secondo il rito, li mangerete tu, i tuoi figli e le tue figlie con te in luogo mondo; perché vi sono stati dati come parte tua e dei tuoi figli, tra i sacrifici di comunione degli Israeliti.15Essi presenteranno, insieme con le parti grasse da bruciare, la coscia della vittima da elevare secondo il rito e il petto da agitare secondo il rito, perché siano agitati davanti al Signore; questo spetterà a te e ai tuoi figli con te, per diritto perenne, come il Signore ha ordinato".
16Mosè poi si informò accuratamente circa il capro del sacrificio espiatorio e seppe che era stato bruciato; allora si sdegnò contro Eleazaro e contro Itamar, figli superstiti di Aronne, dicendo:17"Perché non avete mangiato la vittima espiatrice nel luogo santo, trattandosi di cosa sacrosanta? Il Signore ve l'ha data, perché porti l'iniquità della comunità, perché su di essa compiate l'espiazione davanti al Signore.18Ecco, il sangue della vittima non è stato portato dentro il santuario; voi avreste dovuto mangiarla nel santuario, come io avevo ordinato".19Aronne allora disse a Mosè: "Ecco, oggi essi hanno offerto il loro sacrificio espiatorio e l'olocausto davanti al Signore; dopo le cose che mi sono capitate, se oggi avessi mangiato la vittima del sacrificio espiatorio, sarebbe piaciuto al Signore?".20Quando Mosè udì questo, rimase soddisfatto.


Giobbe 41

1Ecco, la tua speranza è fallita,
al solo vederlo uno stramazza.
2Nessuno è tanto audace da osare eccitarlo
e chi mai potrà star saldo di fronte a lui?
3Chi mai lo ha assalito e si è salvato?
Nessuno sotto tutto il cielo.
4Non tacerò la forza delle sue membra:
in fatto di forza non ha pari.
5Chi gli ha mai aperto sul davanti il manto di pelle
e nella sua doppia corazza chi può penetrare?
6Le porte della sua bocca chi mai ha aperto?
Intorno ai suoi denti è il terrore!
7Il suo dorso è a lamine di scudi,
saldate con stretto suggello;
8l'una con l'altra si toccano,
sì che aria fra di esse non passa:
9ognuna aderisce alla vicina,
sono compatte e non possono separarsi.
10Il suo starnuto irradia luce
e i suoi occhi sono come le palpebre dell'aurora.
11Dalla sua bocca partono vampate,
sprizzano scintille di fuoco.
12Dalle sue narici esce fumo
come da caldaia, che bolle sul fuoco.
13Il suo fiato incendia carboni
e dalla bocca gli escono fiamme.
14Nel suo collo risiede la forza
e innanzi a lui corre la paura.
15Le giogaie della sua carne son ben compatte,
sono ben salde su di lui, non si muovono.
16Il suo cuore è duro come pietra,
duro come la pietra inferiore della macina.
17Quando si alza, si spaventano i forti
e per il terrore restano smarriti.
18La spada che lo raggiunge non vi si infigge,
né lancia, né freccia né giavellotto;
19stima il ferro come paglia,
il bronzo come legno tarlato.
20Non lo mette in fuga la freccia,
in pula si cambian per lui le pietre della fionda.
21Come stoppia stima una mazza
e si fa beffe del vibrare dell'asta.
22Al disotto ha cocci acuti
e striscia come erpice sul molle terreno.
23Fa ribollire come pentola il gorgo,
fa del mare come un vaso da unguenti.
24Dietro a sé produce una bianca scia
e l'abisso appare canuto.
25Nessuno sulla terra è pari a lui,
fatto per non aver paura.
26Lo teme ogni essere più altero;
egli è il re su tutte le fiere più superbe.


Salmi 48

1'Cantico. Salmo. Dei figli di Core.'

2Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
3Il suo monte santo, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra.
Il monte Sion, dimora divina,
è la città del grande Sovrano.
4Dio nei suoi baluardi
è apparso fortezza inespugnabile.

5Ecco, i re si sono alleati,
sono avanzati insieme.
6Essi hanno visto:
attoniti e presi dal panico,
sono fuggiti.
7Là sgomento li ha colti,
doglie come di partoriente,
8simile al vento orientale
che squarcia le navi di Tarsis.

9Come avevamo udito, così abbiamo visto
nella città del Signore degli eserciti,
nella città del nostro Dio;
Dio l'ha fondata per sempre.
10Ricordiamo, Dio, la tua misericordia
dentro il tuo tempio.
11Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino ai confini della terra;
è piena di giustizia la tua destra.
12Gioisca il monte di Sion,
esultino le città di Giuda
a motivo dei tuoi giudizi.

13Circondate Sion, giratele intorno,
contate le sue torri.
14Osservate i suoi baluardi,
passate in rassegna le sue fortezze,
per narrare alla generazione futura:
15Questo è il Signore, nostro Dio
in eterno, sempre:
egli è colui che ci guida.


Ezechiele 18

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Perché andate ripetendo questo proverbio sul paese d'Israele:

I padri han mangiato l'uva acerba
e i denti dei figli si sono allegati?

3Com'è vero ch'io vivo, dice il Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele.4Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà.
5Se uno è giusto e osserva il diritto e la giustizia,6se non mangia sulle alture e non alza gli occhi agli idoli della casa d'Israele, se non disonora la moglie del suo prossimo e non si accosta a una donna durante il suo stato di impurità,7se non opprime alcuno, restituisce il pegno al debitore, non commette rapina, divide il pane con l'affamato e copre di vesti l'ignudo,8se non presta a usura e non esige interesse, desiste dall'iniquità e pronunzia retto giudizio fra un uomo e un altro,9se cammina nei miei decreti e osserva le mie leggi agendo con fedeltà, egli è giusto ed egli vivrà, parola del Signore Dio.10Ma se uno ha generato un figlio violento e sanguinario che commette qualcuna di tali azioni,11mentre egli non le commette, e questo figlio mangia sulle alture, disonora la donna del prossimo,12opprime il povero e l'indigente, commette rapine, non restituisce il pegno, volge gli occhi agli idoli, compie azioni abominevoli,13presta a usura ed esige gli interessi, egli non vivrà; poiché ha commesso queste azioni abominevoli, costui morirà e dovrà a se stesso la propria morte.14Ma, se uno ha generato un figlio che vedendo tutti i peccati commessi dal padre, sebbene li veda, non li commette,15non mangia sulle alture, non volge gli occhi agli idoli di Israele, non disonora la donna del prossimo,16non opprime alcuno, non trattiene il pegno, non commette rapina, da' il pane all'affamato e copre di vesti l'ignudo,17desiste dall'iniquità, non presta a usura né a interesse, osserva i miei decreti, cammina secondo le mie leggi, costui non morirà per l'iniquità di suo padre, ma certo vivrà.18Suo padre invece, che ha oppresso e derubato il suo prossimo, che non ha agito bene in mezzo al popolo, morirà per la sua iniquità.
19Voi dite: Perché il figlio non sconta l'iniquità del padre? Perché il figlio ha agito secondo giustizia e rettitudine, ha osservato tutti i miei comandamenti e li ha messi in pratica, perciò egli vivrà.
20Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta l'iniquità del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia e al malvagio la sua malvagità.
21Ma se il malvagio si ritrae da tutti i peccati che ha commessi e osserva tutti i miei decreti e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà.22Nessuna delle colpe commesse sarà ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticata.
23Forse che io ho piacere della morte del malvagio - dice il Signore Dio - o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?
24Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette l'iniquità e agisce secondo tutti gli abomini che l'empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà.
25Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore.
Ascolta dunque, popolo d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?26Se il giusto si allontana dalla giustizia per commettere l'iniquità e a causa di questa muore, egli muore appunto per l'iniquità che ha commessa.27E se l'ingiusto desiste dall'ingiustizia che ha commessa e agisce con giustizia e rettitudine, egli fa vivere se stesso.28Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà.29Eppure gli Israeliti van dicendo: Non è retta la via del Signore. O popolo d'Israele, non sono rette le mie vie o piuttosto non sono rette le vostre?
30Perciò, o Israeliti, io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l'iniquità non sarà più causa della vostra rovina.31Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o Israeliti?32Io non godo della morte di chi muore. Parola del Signore Dio. Convertitevi e vivrete".


Prima lettera ai Corinzi 14

1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia.2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose.3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto.4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea.5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.
6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina?7È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra?8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?9Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!10Nel mondo vi sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio linguaggio;11ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per me.
12Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità.13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare.14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto.15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l'intelligenza.16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato.18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi;19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.
20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.21Sta scritto nella Legge:

'Parlerò a questo popolo in altre lingue
e con labbra di stranieri,
ma neanche' così mi 'ascolteranno',

dice il Signore.22Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti.23Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi?24Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti;25sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.

26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione.27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete.28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio.29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino.30Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia:31tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati.32Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti,33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.
34Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36Forse la parola di Dio è partita da voi? O è giunta soltanto a voi?37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore;38se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto.39Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo.40Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine.


Capitolo XXIV: Guardarsi dall’indagare curiosamente la vita degli altri

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1. Figlio, non essere curioso; non prenderti inutili affanni. Che t'importa di questo e di quello? "Tu segui me" (Gv 21,22). Che ti importa che quella persona sia di tal fatta, o diversa, o quell'altra agisca e dica così e così? Tu non dovrai rispondere per gli altri; al contrario renderai conto per te stesso. Di che cosa dunque ti vai impicciando? Ecco, io conosco tutti, vedo tutto ciò che accade sotto il sole e so la condizione di ognuno: che cosa uno pensi, che cosa voglia, a che cosa miri la sua intenzione. Tutto deve essere, dunque, messo nelle mie mani. E tu mantieniti in pace sicura, lasciando che altri si agiti quanto crede, e metta agitazione attorno a sé: ciò che questi ha fatto e ciò che ha detto ricadrà su di lui, poiché, quanto a me, non mi può ingannare.  

2. Non devi far conto della vanità di un grande nome, né delle molte amicizie, né del particolare affetto di varie persone: tutte cose che sviano e danno un profondo offuscamento di spirito. Invece io sarò lieto di dirti la mia parola e di palesarti il mio segreto, se tu sarai attento ad avvertire la mia venuta, con piena apertura del cuore. Stai dunque in guardia, veglia in preghiera (1 Pt 4,7), e umiliati in ogni cosa (Sir 3,20).


DISCORSO 229 SUI SACRAMENTI DEI FEDELI DELLA DOMENICA DELLA SANTA PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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Noi, diventati corpo di Cristo, siamo quel che riceviamo.

1. Quel che vedete sulla mensa del Signore, carissimi, è pane e vino; ma questo pane e questo vino, con la mediazione della parola, diventa il corpo e il sangue del Verbo. Infatti il Signore che in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 1, per quella sua misericordia a motivo della quale non trascurò quel che aveva creato a sua immagine, si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 2, come sapete. Così questo Verbo assunse l'uomo, ossia l'anima e la carne dell'uomo, e si fece uomo pur rimanendo Dio. E siccome anche patì per noi, in questo sacramento ci ha affidato il suo corpo e il suo sangue; e anche noi ha trasformati in esso. Noi pure infatti siamo diventati suo corpo e, per la sua misericordia, quel che riceviamo lo siamo. Ripensate che cos'era una volta nei campi questa sostanza, come la terra la partorì, la pioggia la nutrì e la fece diventare spiga; poi il lavoro dell'uomo la radunò nell'aia, la trebbiò, la ventilò, la ripose [nei granai], poi la tirò fuori, la macinò, l'impastò, la cosse, ed ecco finalmente la fece diventare pane. Ed ora pensate a voi stessi: non eravate e siete stati creati, siete stati radunati nell'aia del Signore, siete stati trebbiati col lavoro dei buoi, ossia di coloro che annunziano il Vangelo. Quando da catecumeni eravate rinviati, venivate conservati nei granai. Poi avete dato i vostri nomi; avete cominciato ad essere macinati con digiuni ed esorcismi. Quindi siete venuti all'acqua e siete stati impastati e siete diventati una cosa sola. Col sopraggiungere del fuoco dello Spirito Santo siete stati cotti e siete diventati pane del Signore.

Come il sacramento esprime unità, così noi dobbiamo conservare l'unità.

2. Questo è quello che avete ricevuto. Come dunque vedete che esprime unità tutto quel che è stato fatto, così anche voi siate uno, amandovi, mantenendo l'unità della fede, l'unità della speranza, l'indivisibilità della carità. Quando questa cosa la ricevono gli eretici, ricevono una testimonianza contro se stessi, perché essi vanno cercando la divisione, mentre questo pane è segno di unità. Allo stesso modo anche il vino era in tanti acini e ora è una cosa sola; è uno nella soavità del calice, ma prima è stato spremuto nel torchio. E anche voi, dopo quei digiuni, dopo le fatiche, dopo l'umiliazione e la contrizione, ormai nel nome di Cristo siete confluiti in un certo senso nel calice del Signore. Siete dunque qui sulla mensa, siete qui nel calice. Tutto questo lo siete insieme con noi. Insieme infatti ne prendiamo, insieme ne beviamo, perché insieme viviamo.

Spiegazione delle parti sacrificali della Messa.

3. Ed ora sentirete quel che anche ieri avete sentito; oggi però vi viene spiegato quel che avete sentito e che anche avete risposto (o forse siete stati zitti mentre rispondevano gli altri, ma intanto ieri avete imparato quel che oggi bisogna rispondere). Dopo il saluto che conoscete, cioè: Il Signore sia con voi, avete sentito: In alto i cuori. Tutta la vita dei cristiani veri è cuore in alto, non dei cristiani solo di nome, ma dei cristiani nei fatti e nella verità, tutta la vita è cuore in alto. Che vuol dire: cuore in alto? Speranza in Dio, non in te stesso. Tu infatti sei di quaggiù, Dio di lassù. Se riponi la speranza in te stesso il tuo cuore è quaggiù, non in alto. Perciò quando sentite dal sacerdote: In alto i cuori, voi rispondete: Sono rivolti al Signore. Fate in modo che la risposta sia vera, perché rispondete di fronte ad atti divini; sia proprio vero quel che dichiarate e non succeda che la lingua parli e la coscienza neghi. E poiché anche questo, cioè l'avere il cuore in alto, è Dio che ve lo dona e non le vostre forze, appena avete dichiarato di avere il cuore in alto verso il Signore, il sacerdote continua dicendo: Rendiamo grazie al Signore Dio nostro. Rendiamo grazie di che cosa? Perché il nostro cuore è in alto e, se non fosse stato lui a sollevarlo, noi staremmo a terra. E subito dopo [viene] quel che si fa nella santa orazione che voi ascolterete, in cui, mediante la parola, si fa presente il corpo e il sangue di Cristo. Togli infatti la parola, ed è pane e vino; mettici la parola, e subito è un'altra cosa. Che cos'è quest'altra cosa? Il corpo di Cristo, il sangue di Cristo. Togli dunque la parola: è pane e vino; mettici la parola e diventa sacramento. Su queste cose voi dite Amen. Dire Amen, è sottoscrivere. Amen in latino vuol dire "È verità". Poi si dice l'Orazione del Signore, che voi avete ricevuto e reso. Perché si dice prima di ricevere il corpo e il sangue di Cristo? Perché se, per fragilità umana, la nostra mente ha concepito qualcosa che non stava bene, se la lingua si è lasciata scappare qualcosa d'inopportuno, se l'occhio ha guardato qualcosa in un modo che non conveniva, se l'orecchio ha prestato benevola attenzione a qualcosa di scorretto, se mai qualcosa di simile è stato contratto per le tentazioni di questo mondo e per la fragilità della vita umana, questo viene cancellato nell'Orazione del Signore con le parole: Rimetti a noi i nostri debiti 3. Così possiamo accostarci tranquilli, senza pericolo che quel che riceviamo lo mangiamo e beviamo a nostra condanna 4. Dopo ciò si dice: La pace sia con voi. Grande sacramento è il bacio della pace! Il tuo bacio sia veramente un segno d'amore. Non essere un Giuda! Giuda il traditore con la bocca baciava Cristo, ma nel cuore gli tendeva insidie. Ma può darsi che sia un altro ad avere contro di te un animo ostile e tu non riesci a convincerlo, a rappacificarlo: bisogna che lo sopporti. Non rendergli male per male 5 nel tuo cuore; egli odia, tu ama e puoi baciare con tranquillità. Avete ascoltato poche cose, ma grandi; non siano disprezzate perché poche, ma stimate per il loro peso. D'altra parte non potete esser troppo caricati, se volete ritenere le cose che sono state dette.

 

1 - Gv 1, 1.

2 - Gv 1, 14.

3 - Mt 6, 12.

4 - Cf. 1 Cor 11, 29.

5 - Cf. Pt 3, 9; Rm 12, 17; 1 Tess 5, 15.


24 - Il costato di Gesù, gia' spirato, viene ferito da un colpo di lancia; egli e' deposto dalla croce e sepolto.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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1436. Il quarto Vangelo narra che presso la croce stavano Maria, la madre di Gesù, Maria di Cleofa e Maria di Màgdala. Sebbene ciò venga riferito prima che si racconti della morte del nostro Salvatore, si deve comprendere che l'invitta Regina vi restò anche dopo, sempre in piedi accanto al duro legno, adorando su di esso l'Unigenito già spirato e la divinità che era ancora unita al suo corpo. Ella rimaneva salda tra le onde impetuose di afflizione che penetravano fino nell'intimo del suo castissimo petto, e con la sua eminente scienza meditava i misteri della redenzione e l'armonia con la quale la sapienza superna li ordinava. La sua maggiore sofferenza era la sleale ingratitudine che con tanto danno sarebbe stata mostrata verso un beneficio così raro e meritevole di infinita riconoscenza. Era allo stesso tempo preoccupata di come dare sepoltura al sacro corpo di suo Figlio e di chi lo avrebbe deposto dalla croce, verso la quale teneva sempre alzati i suoi occhi. Con questo inquietante pensiero parlò così agli angeli che l'assistevano: «Ministri dell'Altissimo e miei amici nella tribolazione, sapete bene che non vi è alcun dolore pari al mio. Ditemi, dunque: in che modo tirerò giù il diletto dell'anima mia? Come e dove troverò un sepolcro degno di lui? In quanto sua madre, questo spetta a me. Ditemi che cosa io debba fare ed aiutatemi con la vostra diligenza».

1437. Essi le risposero: «Signora nostra, il vostro cuore affranto si dilati per abbracciare ciò che ha ancora da patire. L'Onnipotente ha celato la sua gloria e il suo potere, per assoggettarsi all'empia disposizione dei malvagi, e vuole sempre accondiscendere alle leggi fissate dalle sue creature. Una di queste prevede che i condannati non siano calati senza licenza del giudice. Noi saremmo pronti e forti nell'obbedirvi e nel proteggere il nostro vero Dio, ma la sua destra ci trattiene, perché è sua volontà difendere in tutto la sua causa e spargere il sangue che gli è restato a favore degli uomini, per vincolarli maggiormente a corrispondere al suo amore, che li ha riscattati così copiosamente. Se essi non ne approfitteranno nella maniera dovuta, il loro castigo sarà deplorevole, e il suo rigore sarà il compenso della lentezza con la quale l'Eterno procede alla vendetta». Tali parole accrebbero la pena dell'oppressa Vergine, poiché non le era stato ancora manifestato che sua Maestà avrebbe dovuto essere infilzato con una lancia e il sospetto di ciò che sarebbe avvenuto la pose in nuova angoscia.

1438. In quel momento scorse avvicinarsi una truppa di gente armata; nel timore di qualche altra ingiuria contro il defunto, si rivolse a Giovanni e alle due donne: «Ahimè, il mio strazio giunge ormai all'estremo e il mio cuore si frantuma in me! Non sono ancora soddisfatti di averlo ucciso? Pretendono di offendere in qualche altro modo il sacro corpo già privo di vita?». Era la vigilia della solenne festa del sabato e i giudei, per celebrarla senza altre preoccupazioni, avevano chiesto a Pilato il permesso di rompere le gambe ai tre giustiziati, affinché perissero più in fretta e potessero così essere sistemati quella sera stessa, senza rimanere esposti fino al giorno seguente. I soldati distinti da Maria beatissima si dirigevano verso il Calvario con tale intento. Quando furono lì, constatando che i due ladroni ancora respiravano, spaccarono loro gli arti, ma per Cristo, che era già esanime, non ce ne fu bisogno; si adempiva così l'arcana profezia riportata nel libro dell'Esodo nella quale era stato comandato di non spezzare le ossa dell'agnello pasquale, che era sua figura. Uno di costoro, di nome Longino, però, accostatosi a lui, trafisse con la lancia il suo costato, da dove subito uscì sangue e acqua, come dichiara l'Evangelista, affermando di aver visto e di rendere testimonianza alla verità.

1439. Il sacro corpo, ormai morto, non poté avvertire la sofferenza, ma la sentì bene la Regina nel suo purissimo petto, come se vi avesse ricevuto il colpo; questo tormento, tuttavia, fu minore di quello che ella provò di fronte alla ribadita crudeltà con la quale era stato aperto il costato del suo Unigenito. Mossa a compassione, ella disse a colui che l'aveva fatto: «Il Signore abbia pietà di te per l'afflizione che mi hai inflitto». La sua indignazione, o meglio la sua mansuetudine, arrivò sin qui e non oltre, come esempio per tutti noi per quando saremo oltraggiati. Nella considerazione della candidissima colomba, tale torto fatto al Redentore fu molto pesante e il contraccambio che ella ne rese al colpevole, rispondendo al male con doni e benedizioni, fu il più grande beneficio, quello cioè di essere guardato dall'Altissimo con misericordia; così, infatti, avvenne, perché suo Figlio, vincolato dalla sua richiesta, stabilì che alcune gocce del sangue e dell'acqua schizzassero sul volto di lui, dandogli attraverso questo favore la vista corporale, che egli quasi non aveva, e quella dell'anima, affinché conoscesse il Crocifisso che aveva inumanamente ferito. Si convertì e, piangendo i suoi peccati, li lavò con il sangue e con l'acqua scaturiti dal fianco di colui che comprese essere vero Dio e salvatore del mondo. Subito lo proclamò tale alla presenza dei suoi compagni, a loro maggiore confusione e come ulteriore attestazione della loro durezza e perfidia.

1440. La prudentissima Madre capì il significato del colpo di lancia: in quell'ultimo sangue unito ad acqua che zampillava dal costato di sua Maestà nasceva la Chiesa, purificata e rinnovata in virtù della sua passione, e dal sacro petto venivano fuori come dalla radice i rami che poi si sarebbero dilatati ovunque con frutti di vita eterna. Richiamò ugualmente nel suo intimo l'episodio della pietra percossa dalla verga della giustizia del Padre affinché sgorgasse acqua viva con cui mitigare la sete di tutti gli uomini, rinfrescando e rinfrancando quanti fossero andati a berne. Ponderò la corrispondenza delle acque dell'Eden, diramate in quattro corsi sulla superficie della terra per fecondarla, con queste cinque fontane che si aprirono, ancora più abbondanti ed efficaci, nei piedi, nelle mani e nel costato del nuovo paradiso dell'umanità santissima di Gesù. Ella racchiuse questo ed altro in un cantico di lode che compose a sua gloria dopo la lesione provocata dalla lancia; in esso pregò con fervore perché quei misteri si compissero a vantaggio di tutti.

1441. Il giorno di Parascève declinava già verso sera e la tenerissima Vergine non aveva ancora alcuna certezza riguardo alla sepoltura che desiderava dare al Signore, il quale lasciava che la sua tribolazione si alleggerisse nel modo determinato dalla sua provvidenza ispirando Giuseppe di Arimatèa e Nicodemo. Questi erano entrambi retti e discepoli di lui, benché non del numero dei settantadue, perché nascosti per timore dei giudei, che detestavano come sospetti e nemici quanti ascoltavano i suoi insegnamenti e lo confessavano loro maestro. A Maria non era stato rivelato l'ordine della volontà superna circa la deposizione nel sepolcro e, con la difficoltà che le si presentava, cresceva in lei la dolorosa sollecitudine, dalla quale non trovava la maniera di trarsi fuori con la propria diligenza. Stando così affranta, sollevò gli occhi al cielo e disse: «Immenso sovrano, nella vostra infinita bontà e sapienza vi siete degnato di innalzarmi dalla polvere alla sublime condizione di genitrice del vostro Unigenito e con sconfinata generosità mi avete concesso di nutrirlo al mio seno, di allevarlo e di stare con lui sino alla sua uccisione. Ora tocca a me, come madre, dare decorosa sepoltura al suo sacro corpo. Le mie energie giungono solo a bramarlo e a farmi spezzare il cuore per la sofferenza di non averne la possibilità: vi supplico di dispiegare nella vostra potenza i mezzi perché io lo possa fare».

1442. Ella elevò questa orazione quando fu sferrato il colpo di lancia e, dopo un breve spazio di tempo, si accorse che si avvicinava altra gente, con delle scale e degli strumenti che le fecero immaginare che stessero venendo a togliere dalla croce il suo inestimabile tesoro. Non sapendone il fine, si afflisse un'altra volta paventando qualche crudeltà e, rivolgendosi a Giovanni, domandò: «Figlio mio, che intento avranno costoro, che arrivano con tante attrezzature?». L’Apostolo la rassicurò: «Non temeteli, mia Signora, sono Giuseppe e Nicodemo, con alcuni loro servitori, tutti amici e devoti del Redentore». Il primo era giusto davanti all'Altissimo e rispettato tra il popolo, nobile e membro del sinedrio, come fa comprendere l'Evangelista affermando che non aveva aderito alla decisione e all'operato degli assassini di colui che credeva il Messia. Anche se fino ad allora lo aveva seguito in segreto, in quel momento si manifestò, per effetto della salvezza. Abbandonando la paura dell'invidia dei giudei e non badando al potere dei romani, andò arditamente da Pilato e gli chiese il corpo di sua Maestà, per calarlo giù e dargli onorata sepoltura, sostenendo che era innocente e vero Dio, come era testimoniato dai miracoli della sua vita e della sua morte.

1443. Il governatore non ebbe animo di negarglielo, ma anzi gli diede licenza di disporne nel modo che gli sarebbe parso più conveniente, e costui, ottenuto tale permesso, uscì dalla sua casa. Chiamò quindi Nicodemo, che era anch'egli giusto e dotto nelle lettere divine e umane e nelle sacre Scritture, come si deduce da ciò che gli fu dichiarato ti arido di notte si recò ad udire le parole di Cristo: ti uomini santi stabilirono con audacia di seppellire Gesù: Giuseppe procurò la sindone e il sudario nel quale avvolgerlo e Nicodemo comprò addirittura cento libbre degli aromi con i quali si era soliti ungere i defunti più ragguardevoli; con queste cose preparate e con alcuni utensili si avviarono al Calvario con il loro seguito e con altre persone pie, nelle quali già agiva il sangue sparso per tutti.

1444. Pervennero al cospetto della Vergine, che con incomparabile pena continuava a rimanere sotto il duro legno con il discepolo diletto e le altre Marie; invece di salutarla, per il dolore che si riaccese in ciascuno con enorme veemenza alla vista dell'eccelso e struggente spettacolo, stettero per un po' prostrati ai suoi piedi, e tutti a quelli della croce, dando libero corso alle lacrime e ai sospiri senza proferire niente. Gemettero ininterrottamente con amari lamenti, finché ella li rialzò dal suolo, fece loro coraggio e li confortò; solo allora la salutarono, con umile compassione. L'accortissima Madre si mostrò grata della loro pietà e dell'ossequio che erano venuti a rendere al loro Signore e maestro ponendo in un sepolcro il corpo ormai defunto, e a nome di lui promise loro il premio. Giuseppe rispose: «Nostra Regina, proviamo già nell'intimo la soave forza dello Spirito, che ci ha mossi con tanto ardore che non abbiamo saputo meritare né sappiamo esprimere». Subito entrambi si spogliarono del mantello, appoggiarono con le proprie mani le scale alla croce e salirono a schiodare il sacro corpo. Ella stava molto vicina, assistita da Giovanni e da Maria di Màgdala. Al nobile d'Arimatèa parve che lo strazio si sarebbe rinnovato in lei se lo avesse toccato mentre lo deponevano, e pregò l'Apostolo di farla allontanare per distogliere la sua attenzione; questi, però, conoscendo meglio il suo invincibile cuore, ribatté che dal principio della passione era sempre restata presente accanto al suo Unigenito e non se ne sarebbe separata sino alla fine, perché lo adorava come Dio e lo amava come frutto delle sue viscere.

1445. Nonostante ciò, la implorarono di accogliere in parte la supplica che le facevano di ritirarsi leggermente indietro, ma ella replicò: «Carissimi, poiché mi sono trovata a vedere configgere il mio delicatissimo Figlio, vi scongiuro di considerare come cosa buona che io sia qui ora che gli vengono tolti i chiodi. Questo atto così pietoso, benché mi laceri ancora, mi sarà tanto più di sollievo quanto più lo potrò guardare». Quindi, procedettero nell'ordinare la deposizione. Asportarono prima di tutto la corona dal sacro capo, scoprendo le ferite assai profonde che vi aveva lasciato, la portarono giù con immensa devozione e tra i singhiozzi, e la porsero alla gentilissima Signora. Ella la ricevette in ginocchio con ammirevole riverenza, accostandola al suo volto verginale, irrigandola con abbondante pianto e graffiandosi per il contatto con le spine; nello stesso istante invocò il Padre di fare in modo che esse, consacrate con il sangue di Cristo, fossero onorate dai fedeli che le avrebbero avute in futuro.

1446. Subito, a sua imitazione, le venerarono l'Evangelista, Maria di Màgdala, le altre Marie e alcune donne che erano con loro. Fecero lo stesso con i chiodi: per prima la Principessa, seguita poi dai circostanti. Ella, per prendere il corpo di Gesù, genuflessa, stese la sindone spiegata; Giovanni reggeva la testa e Maria di Màgdala i piedi, per aiutare Giuseppe e Nicodemo, e tutti insieme, con grande rispetto e sofferenza, lo consegnarono a lei. Ciò le provocò tanto affanno quanto delizia: osservare così piagato il più bello tra i figli dell'uomo ravvivava il suo tormento, mentre tenerlo stretto al petto le dava smisurata angoscia e allo stesso tempo sommo gaudio, perché il suo ardentissimo affetto riposava nel possesso del suo tesoro. Lo adorò con supremo ossequio, effondendo lacrime di sangue, e dopo di lei lo fecero anche i suoi innumerevoli custodi, ma questo rimase nascosto; poi tutti gli altri, a cominciare dal discepolo, venerarono il sacro corpo, che ella cingeva a tal fine tra le braccia stando seduta in terra.

1447. Agiva in tutto con sapienza e prudenza tali da dare stupore ai mortali e agli esseri celesti: le sue parole erano ben ponderate, dolcissime per la compassione verso tanto splendore sfigurato, tenere per il cordoglio e arcane per ciò che significavano; il suo dolore faceva impressione più di ogni altro possibile; commuoveva e illuminava tutti su un mistero tanto sublime quale era quello di cui trattava; inoltre, senza eccedere né mancare in quanto doveva, manifestava nell'atteggiamento un'umile maestà, tra la serenità del viso e la tristezza che sentiva. Con questa varietà così uniforme parlava con il Salvatore, con l'Eterno, con gli spiriti sovrani, con gli astanti e con l'intero genere umano, per la cui redenzione il suo diletto si era liberamente immolato. Non mi trattengo oltre a riferire in dettaglio le sue assennate e meste espressioni, perché la pietà cristiana ne immaginerà molte e non posso fermarmi su ognuna.

1448. Dopo un po', Giovanni e Giuseppe la pregarono di permettere la sepoltura perché si avvicinava la sera e, accorta, acconsentì. Il corpo fu unto sullo stesso lenzuolo con gli oli aromatici acquistati da Nicodemo e in questo atto religioso vennero consumate tutte le cento libbre che erano state comprate; quindi, esso fu collocato sul feretro, per essere trasportato. Maria, vigile in tutto, convocò molti cori di angeli, perché assistessero con i suoi alla sistemazione nel sepolcro delle membra del loro Creatore, e immediatamente essi discesero dall'alto in forma visibile, sebbene solo a lei. Si disposero dunque due processioni: una composta da loro e l'altra da uomini. Sollevarono il sacro corpo Giovanni, Giuseppe, Nicodemo e il centurione che era stato presente quando il Signore era spirato e lo aveva confessato Figlio di Dio. Gli andava dietro la Vergine, accompagnata da Maria di Màgdala, dalle altre Marie e dalle pie donne. Oltre a queste persone, intervenne un ingente numero di credenti, che, mossi dalla luce superna, erano venuti al Calvario dopo il colpo di lancia. In tale ordine si incamminarono tutti in silenzio e tra i gemiti verso un giardino poco distante, dove Giuseppe possedeva una tomba nuova, nella quale nessuno era stato ancora deposto; in questo fortunatissimo luogo posero le spoglie. Prima che esse fossero coperte con la lapide, l'avveduta Madre le adorò ancora, con ammirazione di tutti, angeli e uomini. Subito, gli uni e gli altri la imitarono e venerarono il loro Re, crocifisso e sepolto; quindi, misero lì davanti una pietra, che, come dice il Vangelo, era molto grande.

1449. Nel momento in cui fu serrato il sepolcro di Gesù, si chiusero quelli che si erano aperti alla sua morte, rimanendo come in attesa per conoscere se mai sarebbe toccata ad essi la felice sorte di accogliere nel proprio seno il corpo defunto del loro autore incarnato; gli davano così quanto potevano, mentre i giudei non lo avevano ricevuto vivo e loro benefattore. A sorvegliarlo restarono molti custodi divini, ai quali aveva comandato ciò la loro Signora, che lasciava là il proprio cuore. Con lo stesso silenzio e ordine con cui erano giunti da quel monte, tutti vi risalirono. La Maestra delle virtù si accostò alla croce e la adorò con enorme devozione, e senza indugio fecero lo stesso Giovanni, Giuseppe e gli altri. Poiché il sole era già tramontato, la scortarono sino alla casa in cui si trovava il cenacolo, dove ella si ritirò; affidandola al discepolo, alle Marie e ad altre seguaci, i rimanenti si congedarono da lei e singhiozzando le chiesero la benedizione. La semplice e saggia Regina si mostrò grata per l'ossequio che avevano prestato al suo Unigenito e per il beneficio da lei avuto, e li licenziò pieni di altri segreti doni interiori, con larghi aiuti della sua natura cortese e della sua indulgente umiltà.

1450. Il sabato mattina i sommi sacerdoti e i farisei, confusi e turbati per ciò che stava accadendo, si recarono da Pilato e gli domandarono di far vigilare la tomba, perché Cristo, da loro chiamato impostore, aveva detto che sarebbe tornato in vita dopo tre giorni ed era possibile che i suoi lo rubassero e poi affermassero che era risorto. Egli accondiscese e costoro misero la guardia al sepolcro. Questi perfidi tentavano solo di nascondere ciò che temevano sarebbe successo, come si capì in seguito, quando corruppero i soldati affinché dichiarassero che sua Maestà era stato portato via; siccome, però, non c'è consiglio contro Dio in questo modo si divulgò e confermò maggiormente la risurrezione.

Insegnamento della Regina del cielo

1451. Carissima, la ferita al petto di mio Figlio fu assai crudele e dolorosa solo per me, ma i suoi effetti misteriosi sono deliziosi per le anime sante, che ne sanno gustare la dolcezza. Mi afflisse molto, ma per coloro ai quali fu indirizzato tale arcano favore è uno sconfinato sollievo nella sofferenza; per comprenderlo ed esserne partecipe, devi considerare che egli, per la sua ardentissima tenerezza verso di loro, oltre alle piaghe nei piedi e nelle mani volle avere quella sul cuore, che è la sede dell'amore, affinché potessero entrare attraverso di essa per goderne attingendo alla sua stessa fonte, e vi trovassero rifugio e consolazione. Bramo che nel tuo esilio tu cerchi soltanto questo conforto e che tu abbia il costato come abitazione sicura sulla terra; lì apprenderai le proprietà e le leggi della carità in cui prendermi a modello, e che in contraccambio delle ingiurie dovrai benedire chi offenderà te o qualcosa di tuo, come hai inteso che feci io quando fui trafitta dal colpo inferto al mio diletto già spirato. Ti assicuro che non puoi fare alcuna opera più potente di questa presso il cielo, per ottenere con efficacia la grazia che desideri. La preghiera che si fa dimenticando gli oltraggi non ha forza solo per te, ma anche per chi li ha arrecati, perché il mio pietoso Signore si commuove, vedendo che gli uomini lo imitano nel perdono e nell'intercessione per chi fa loro del male; così essi hanno parte al sommo bene che egli manifestò sul Calvario. Scrivi in te queste mie parole e mettile in pratica per emularmi in ciò che ho stimato di più. Contempla tramite quello squarcio il cuore del tuo sposo, e me, che in lui ho tanto affetto verso i nemici e tutte le creature.

1452. Medita anche la sollecita puntualità con la quale l'Altissimo accorre in modo opportuno a rispondere alle necessità di chi lo invoca con vera fiducia, come fece con me quando restai triste e abbandonata mentre dovevo dare degna sepoltura a Gesù. Allo scopo di soccorrermi in tale angustia riempì di zelo e di benevolenza l'intimo di quei giusti, che se ne preoccuparono alleviando tanto la mia pena da essere colmati, per questo atto e per la mia orazione, di meravigliosi influssi divini per tutto il tempo della deposizione e della sistemazione nel sepolcro, venendo resi nuovi e illuminati sugli eventi della redenzione. Questo è l'ordine mirabile della soave e vigorosa provvidenza dell'Eterno, che, per vincolare alcuni a sé, pone nella tribolazione altri, e muove chi può assistere il bisognoso affinché il benefattore, per il suo gesto meritevole e per la supplica del povero che lo riceve, venga rimunerato con quanto non avrebbe guadagnato per altre vie. Il Padre delle misericordie, che stimola con i suoi aiuti le azioni, le paga poi come è conveniente, per la corrispondenza alle sue ispirazioni con quel poco di cooperazione da parte nostra in ciò che per essere buono proviene tutto da lui.

1453. Rifletti, poi, su come egli agisca rettamente, compensando gli affronti sopportati con pazienza. Dal momento che il mio Unigenito era morto disprezzato, irriso e bestemmiato, dispose subito che fosse sepolto onoratamente, indusse molti a confessarlo loro sovrano e salvatore e ad acclamarlo santo e innocente, e volle che nella stessa occasione, mentre finivano di crocifiggerlo ignobilmente, fosse adorato come Figlio di Dio e persino i suoi avversari sentissero in se stessi l'orrore e il turbamento del peccato commesso nel perseguitarlo. Questi benefici, anche se non tutti ne approfittarono, furono effetto della passione e anch'io concorsi con le mie implorazioni affinché egli fosse venerato da quelli che conoscevo.


Ultimo messaggio e apparizione del 28/11/1989

Kibeho

"Figli miei, voi che siete venuti da lontano, trasmettete questo messaggio. Maria non abbandonerà coloro che vengono qui. Il figlio di Maria non si separerà la croce, ma la conserverà nel suo cuore, come ho mantenuto la sofferenza nel mio Cuore. Pregate, pregate, pregate! Non preoccupatevi di quelli che dicono che perdete il vostro tempo e che siete pigri. Voi che pregate, avrete la ricompensa. Sarete felici! Seguite il Vangelo di mio Figlio, rattristato per coloro che lo disprezzano. Mio Figlio ha sofferto. Loro hanno inseguito e ferito Lui. Ma questo non ha impedito Lui di essere il Re del Cielo e della Terra. Figli miei, vi benedico tutti come sei. Vi do la mia benedizione, non solo per coloro che sono venuti a Kibeho, ma per tutto il mondo. Voi malati con varie malattie incurabili, non dimenticate che la guarigione dell'anima è più importante. Gesù ha sofferto molto sulla Croce. Voi dovete soffrire. Un buon cuore ha più valore di tutto il resto. Non c'è maggiore ricchezza di un cuore puro. Non c'è niente di più bello che un cuore puro che offre le sue sofferenze a Dio. Offrite. Offrite i vostri cuori. Che il corpo non vi faccia dimenticare la vita spirituale. Voi siete in tutta sorta di difficoltà nella vita. Se persistono, è necessario presentare loro come offerta. Un sacrificio è necessario per ogni cristiano. Voi che avete difficoltà nelle vostre famiglie, pensate della Santa Famiglia di Nazareth che avete vissuto in estrema povertà. Senza l'aiuto di persone a vostre sofferenze, mettete la Sacra Famiglia come vostra Patrona. Dio è più grande di ogni male nel mondo. Non dimenticate questo. Vivete in mezzo alle difficoltà del mondo di oggi fedeli ai vostri impegni. A voi consacrati a Dio, questa condizione di vita è sempre impegnativa e ardua. Voi dovete essere fedele. Voi sacerdoti offrono il Sacrificio di Gesù. Offritevi. Vi amo, vi amo, vi amo molto. Non dimenticate mai. L'amore che ho per voi mi ha fatto venire tra di voi. Voi giovani: prendete la vita sul serio. Voi siete il futuro. Non rovinate il vostro futuro. Pregate, pregate, pregate e seguite il Vangelo di mio Figlio, rattristato per coloro che lo scherniscono. Tutto voi governi che hanno il potere di rappresentare tante persone. Non uccidete, ma salvate. Non siate avidi, ma sapete condividere con gli altri. Non siate infedeli alla parola di quelli che avete vi sostenuto. Figli miei, non intendo stare con voi più a lungo, perché ho comunicato l'essenziale e ciò che ho ancora spero di voi. Voglio ripetere ancora una volta che sono felice per causa di voi! Sono felice per i frutti che sono prodotte dal mia venuta a Ruanda. Non preoccupatevi per le disgrazie che si abbattono su di voi, perché nulla è più forte di Dio stesso. È necessario accettare correttamente senza lamentarsi. Ora, figli miei, io anche ascolto le vostre preghiere interamente. So che voi preoccupatevi di fare lunghi viaggi per venire verso a me. Quindi, in questo breve momento che siamo insieme, raccontate tutte le vostre bisogni per me. Figli miei, vi dico addio! Vi amo, vi amo! Vi amo tanto! Ma guai a coloro che sono indifferenti a questo amore che ho promesso ed espresso. Sono venuto perché voi avevate bisogno. Arrivederci." 


Nel messaggio del 19/8/1982, la Madonna ha mostrato immagini terrificanti: fiumi di sangue, persone che si uccidevano tra loro, fuoco dappertutto, cadaveri abbandonati senza alcuno per seppellirli, corpi decapitati. Nella guerra civile tra diverse etnie, i Tutsi contro gli Hutu, furono massacri 800000 persone. Marie Claire è stato uccisa nella guerra del 1994 nella città di Byumba, assieme al marito, ed anche Emmanuel è morto nella fuga da Kigali. Vestine è morta a causa di una malattia cardiovascolare. Agnes abita a Ruanda. Alphonsine abita a Abidjan, Costa d'Avorio, come religiosa. Anathalie abita a Kibeho.