Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Non ho paura affatto degli ultimi combattimenti, né della sofferenza della malattia, per quanto grandi siano. Dio mi ha aiutata e guidata per mano fin dalla primissima infanzia: conto su di lui. Sono sicura che mi soccorrerà  fino infondo. Potrò ben soffrire fino all'ultimo limite, ma non mai troppo: ne sono certa. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 6° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 8

1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".

12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".27Non capirono che egli parlava loro del Padre.28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".30A queste sue parole, molti credettero in lui.

31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole,44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.


Genesi 36

1Questa è la discendenza di Esaù, cioè Edom.2Esaù prese le mogli tra le figlie dei Cananei: Ada, figlia di Elon, l'Hittita; Oolibama, figlia di Ana, figlio di Zibeon, l'Hurrita;3Basemat, figlia di Ismaele, sorella di Nebaiòt.4Ada partorì ad Esaù Elifaz, Basemat partorì Reuel,5Oolibama partorì Ieus, Iaalam e Core. Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nel paese di Canaan.
6Poi Esaù prese le mogli e i figli e le figlie e tutte le persone della sua casa, il suo gregge e tutto il suo bestiame e tutti i suoi beni che aveva acquistati nel paese di Canaan e andò nel paese di Seir, lontano dal fratello Giacobbe.7Infatti i loro possedimenti erano troppo grandi perché essi potessero abitare insieme e il territorio, dove essi soggiornavano, non poteva sostenerli per causa del loro bestiame.8Così Esaù si stabilì sulle montagne di Seir. Ora Esaù è Edom.
9Questa è la discendenza di Esaù, padre degli Idumei, nelle montagne di Seir.10Questi sono i nomi dei figli di Esaù: Elifaz, figlio di Ada, moglie di Esaù; Reuel, figlio di Basemat, moglie di Esaù.11I figli di Elifaz furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam, Kenaz.12Elifaz, figlio di Esaù, aveva per concubina Timna, la quale ad Elifaz partorì Amalek. Questi sono i figli di Ada, moglie di Esaù.13Questi sono i figli di Reuel: Naat e Zerach, Samma e Mizza. Questi furono i figli di Basemat, moglie di Esaù.14Questi furono i figli di Oolibama, moglie di Esaù, figlia di Ana, figlio di Zibeon; essa partorì a Esaù Ieus, Iaalam e Core.
15Questi sono i capi dei figli di Esaù: i figli di Elifaz primogenito di Esaù: il capo di Teman, il capo di Omar, il capo di Zefo, il capo di Kenaz,16il capo di Core, il capo di Gatam, il capo di Amalek. Questi sono i capi di Elifaz nel paese di Edom: questi sono i figli di Ada.
17Questi i figli di Reuel, figlio di Esaù: il capo di Naat, il capo di Zerach, il capo di Samma, il capo di Mizza. Questi sono i capi di Reuel nel paese di Edom; questi sono i figli di Basemat, moglie di Esaù.
18Questi sono i figli di Oolibama, moglie di Esaù: il capo di Ieus, il capo di Iaalam, il capo di Core. Questi sono i capi di Oolibama, figlia di Ana, moglie di Esaù.
19Questi sono i figli di Esaù e questi i loro capi. Egli è Edom.
20Questi sono i figli di Seir l'Hurrita, che abitano il paese: Lotan, Sobal, Zibeon, Ana,21Dison, Eser e Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, figli di Seir, nel paese di Edom.22I figli di Lotan furono Ori e Emam e la sorella di Lotan era Timna.23I figli di Sobal sono Alvan, Manacat, Ebal, Sefo e Onam.24I figli di Zibeon sono Aia e Ana; questo è l'Ana che trovò le sorgenti calde nel deserto, mentre pascolava gli asini del padre Zibeon.25I figli di Ana sono Dison e Oolibama, figlia di Ana.26I figli di Dison sono Emdam, Esban, Itran e Cheran.27I figli di Eser sono Bilan, Zaavan e Akan.28I figli di Disan sono Uz e Aran.29Questi sono i capi degli Hurriti: il capo di Lotan, il capo di Sobal, il capo di Zibeon, il capo di Ana,30il capo di Dison, il capo di Eser, il capo di Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, secondo le loro tribù nel paese di Seir.
31Questi sono i re che regnarono nel paese di Edom, prima che regnasse un re degli Israeliti.32Regnò dunque in Edom Bela, figlio di Beor, e la sua città si chiama Dinaba.33Poi morì Bela e regnò al suo posto Iobab, figlio di Zerach, da Bosra.34Poi morì Iobab e regnò al suo posto Usam, del territorio dei Temaniti.35Poi morì Usam e regnò al suo posto Adad, figlio di Bedad, colui che vinse i Madianiti nelle steppe di Moab; la sua città si chiama Avit.36Poi morì Adad e regnò al suo posto Samla da Masreka.37Poi morì Samla e regnò al suo posto Saul da Recobot-Naar.38Poi morì Saul e regnò al suo posto Baal-Canan, figlio di Acbor.39Poi morì Baal-Canan, figlio di Acbor, e regnò al suo posto Adar: la sua città si chiama Pau e la moglie si chiamava Meetabel, figlia di Matred, da Me-Zaab.
40Questi sono i nomi dei capi di Esaù, secondo le loro famiglie, le loro località, con i loro nomi: il capo di Timna, il capo di Alva, il capo di Ietet,41il capo di Oolibama, il capo di Ela, il capo di Pinon,42il capo di Kenan, il capo di Teman, il capo di Mibsar,43il capo di Magdiel, il capo di Iram. Questi sono i capi di Edom secondo le loro sedi nel territorio di loro proprietà. È appunto questo Esaù il padre degli Idumei.


Salmi 115

1Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome da' gloria,
per la tua fedeltà, per la tua grazia.
2Perché i popoli dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".
3Il nostro Dio è nei cieli,
egli opera tutto ciò che vuole.

4Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
5Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
6hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
7Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano;
dalla gola non emettono suoni.
8Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.

9Israele confida nel Signore:
egli è loro aiuto e loro scudo.
10Confida nel Signore la casa di Aronne:
egli è loro aiuto e loro scudo.
11Confida nel Signore, chiunque lo teme:
egli è loro aiuto e loro scudo.

12Il Signore si ricorda di noi, ci benedice:
benedice la casa d'Israele,
benedice la casa di Aronne.

13Il Signore benedice quelli che lo temono,
benedice i piccoli e i grandi.

14Vi renda fecondi il Signore,
voi e i vostri figli.
15Siate benedetti dal Signore
che ha fatto cielo e terra.
16I cieli sono i cieli del Signore,
ma ha dato la terra ai figli dell'uomo.
17Non i morti lodano il Signore,
né quanti scendono nella tomba.
18Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore
ora e sempre.


Salmi 76

1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda con cetre. Salmo.'
'Di Asaf. Canto.'
2Dio è conosciuto in Giuda,
in Israele è grande il suo nome.
3È in Gerusalemme la sua dimora,
la sua abitazione, in Sion.
4Qui spezzò le saette dell'arco,
lo scudo, la spada, la guerra.

5Splendido tu sei, o Potente,
sui monti della preda;
6furono spogliati i valorosi,
furono colti dal sonno,
nessun prode ritrovava la sua mano.
7Dio di Giacobbe, alla tua minaccia,
si arrestarono carri e cavalli.

8Tu sei terribile; chi ti resiste
quando si scatena la tua ira?
9Dal cielo fai udire la sentenza:
sbigottita la terra tace
10quando Dio si alza per giudicare,
per salvare tutti gli umili della terra.

11L'uomo colpito dal tuo furore ti dà gloria,
gli scampati dall'ira ti fanno festa.
12Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli,
quanti lo circondano portino doni al Terribile,
13a lui che toglie il respiro ai potenti;
è terribile per i re della terra.


Ezechiele 1

1Il cinque del quarto mese dell'anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine.2Il cinque del mese - era l'anno quinto della deportazione del re Ioiachìn -3la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.

4Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.5Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l'aspetto: avevano sembianza umana6e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali.7Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo.8Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali,9e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.
10Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila.11Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo.12Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro.
13Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori.14Gli esseri andavano e venivano come un baleno.15Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro.
16Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota.17Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi.18La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno.19Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano.20Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.21Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.
22Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste,23e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l'una di contro all'altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo.24Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali.25Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste.
26Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane.27Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore28il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava.


Lettera ai Galati 1

1Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti,2e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia.3Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo,4che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro,5al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

6Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo.7In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.8Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!9L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!10Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!

11Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo;12infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.13Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo, come io perseguitassi fieramente la Chiesa di Dio e la devastassi,14superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri.15Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque16di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo,17senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
18In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni;19degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.20In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mentisco.21Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia.22Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che sono in Cristo;23soltanto avevano sentito dire: "Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere".24E glorificavano Dio a causa mia.


Capitolo IX: Obbedienza e sottomissione

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 1.     Stare sottomessi, vivere soggetti a un superiore e non disporre di sé è cosa grande e valida. E' molto più sicura la condizione di sudditanza, che quella di comando. Ci sono molti che stanno sottomessi per forza, più che per amore: da ciò traggono sofferenza, e facilmente se ne lamentano; essi non giungono a libertà di spirito, se la loro sottomissione non viene dal profondo del cuore e non ha radice in Dio. Corri pure di qua e di là; non troverai pace che nell'umile sottomissione sotto la guida di un superiore. Andar sognando luoghi diversi, e passare dall'uno all'altro, è stato per molti un inganno.  

2.     Certamente ciascuno preferisce agire a suo talento, ed è maggiormente portato verso chi gli dà ragione. Ma, se Dio è dentro di noi, dobbiamo pur talvolta lasciar perdere i nostri desideri, per amore della pace. C'è persona così sapiente che possa conoscere pienamente ogni cosa? Perciò non devi avere troppa fiducia nelle tue impressioni; devi ascoltare volentieri anche il parere degli altri. Anche se la tua idea era giusta, ma la abbandoni per amore di Dio seguendo quella di altri, da ciò trarrai molto profitto. Stare ad ascoltare ed accettare un consiglio - come spesso ho sentito dire - è cosa più sicura che dare consigli. Può anche accadere che l'idea di uno sia buona; ma è sempre segno di superbia e di pertinacia non volersi arrendere agli altri, quando la ragionevolezza o l'evidenza lo esigano.


DISCORSO 156 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO (ROM 8, 12-17): " PERCIÒ, FRATELLI, NOI SIAMO DEBITORI, MA NON VERSO LA CARNE, PER VIVERE SECONDO LA CARNE ", ECC. CONTRO I PELAGIANI TENUTO NELLA BASILICA DI GRAZIANO NEL GIORNO NATALIZIO DEI MARTIRI BOLITANI

Discorsi - Sant'Agostino

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Nelle Scritture alcune espressioni sono inaccessibili, alcune manifeste.

1. 1. La profondità della parola di Dio stimola lo studio, non impedisce l'intelligenza. Poiché, se tutte le espressioni fossero precluse, non ci sarebbe di che potessero essere spiegati i passi oscuri. D'altra parte, se tutte le parole fossero occulte, non ci sarebbe, per l'anima, da che poter ricevere alimento e far tesoro di risorse per le quali aver modo di bussare ai luoghi chiusi. Nelle precedenti letture dell'Apostolo, che abbiamo spiegato alla Carità vostra, per quanto il Signore si è degnato di aiutare, abbiamo sofferto molta fatica e preoccupazione. Avevamo comprensione nei vostri riguardi, ed eravamo preoccupati per noi e per voi. Ma per quanto mi risulta, il Signore ha aiutato e noi e voi; e si è degnato di svolgere, per mezzo di noi, quelle formulazioni che sembravano proprio difficilissime, in modo da non rimanere alcuna questione a turbare la mente del credente. Infatti la mente irreligiosa disdegna perfino lo stesso intendere, e tal volta chi è troppo perverso d'animo teme di capire, per non essere costretto a mettere in pratica ciò che può aver capito. Di questi tali dice il Salmo: Rifiutarono di capire per compiere il bene 1. Da parte vostra, invece, carissimi - poiché è bene avere stima di voi - volete essere facilitati a capire, Dio esige il frutto. Come infatti è stato scritto: La cognizione è buona per tutti quelli che se ne servono 2. Richiede tuttavia la vostra attenzione ciò che rimane [del testo] e che oggi è stato proclamato, sebbene non contenga tanta difficoltà quanta ne hanno avuta i passi precedenti, che abbiamo già fatto scorrere, come abbiamo potuto, con l'aiuto del Signore. Diventa infatti come la conclusione di quei contenuti che sono stati enucleati dalle precedenti letture, dove ci si sforzava di evitare che l'Apostolo venisse giudicato in certo qual modo reo di tutti i peccati in base al suo dire: Infatti non quello che voglio io faccio 3. Quindi, perché non sembrasse che la legge o potesse essere sufficiente all'uomo dotato di libero arbitrio, anche se non gli si offrisse alcun altro aiuto divino, oppure che si credesse data certamente invano, è stata esposta la causa per cui dev'essere stata data la legge, in quanto anch'essa è stata data quale aiuto, non però come grazia.

Perché la Legge. La necessità della grazia come medicina.

2. 2. La legge è stata data infatti, come vi abbiamo già spiegato - e voi lo dovete ritenere e noi dobbiamo raccomandarvelo con più energia e maggiore diligenza -; è stata data perché l'uomo scoprisse se stesso, non perché venisse guarito il suo male, ma affinché, con l'aggravarsi di esso, a causa della trasgressione, si cercasse il medico 4. E chi è questo medico se non colui che ha detto: Non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati 5? Perciò chi non riconosce il Creatore, nega, da superbo, il suo Fattore. Chi poi nega di essere infermo ritiene superfluo il Salvatore; pertanto, anche nella nostra natura, diamo lode al Creatore; ed a causa del guasto che abbiamo inflitto a noi stessi, cerchiamo il Salvatore. E in quale maniera ci rivolgiamo al Salvatore? Perché dia una legge? E' poco: Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustizia scaturirebbe davvero dalla legge 6. Dal momento che non è stata data una legge che potesse conferire la vita, perché è stata data? Prosegue e dimostra per quale ragione è stata data: perché anche in tal modo è stata data in aiuto perché non ti ritenessi sano. Pertanto: Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustizia scaturirebbe davvero dalla legge. E quasi noi chiedessimo: Perché allora è stata data? Risponde: Ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo 7. Quando ascolti colui che promette, spera in colui che porta a compimento. In forza del libero arbitrio la natura umana fu capace di ferirsi; ma una volta ferita e guasta, non è capace di ripristinare in sé la sanità in forza del libero arbitrio. Dal momento che hai voluto vivere sregolatamente per ammalarti, a tale scopo non ricerchi il medico; tu stesso basti a renderti infermo. Quando poi, vivendo negli eccessi, cominci a stare male fisicamente, non puoi liberarti dalla malattia, così come hai potuto piombare nell'infermità a causa dell'incontinenza. Eppure il medico prescrive la moderazione anche all'uomo sano. E' il compito del medico buono: non vuole rendersi necessario all'uomo malato. Così anche il Signore Dio, all'uomo creato in perfetta integrità, si è degnato prescrivere la temperanza; se l'avesse osservata, in seguito, per il suo male, non avrebbe desiderato il medico. Ma, poiché non vi si attenne, diventò debole, cadde; infermo, fece degli infermi, cioè da infermo generò infermi. Eppure, in tutti gli infermi che nascono Dio opera ciò che è bene, col dare forma al corpo, infondendovi la vita, offrendo gli alimenti, concedendo la sua pioggia e il suo sole ai buoni e ai cattivi; non è che se ne biasimi il bene, neppure da parte dei cattivi. Per di più ancora non volle abbandonare a una rovina eterna il genere umano, condannato dal suo giusto giudizio; ma inviò anche il medico, mandò il Salvatore, mandò colui che doveva risanare gratuitamente. Era poco che doveva risanare gratuitamente: doveva dare anche la ricompensa ai risanati. Niente si può aggiungere ad una tale benevolenza. Chi è che giunga a dire: Ti guarirò e ti darò la ricompensa? Trattò nel migliore dei modi. Sapeva infatti di essere venuto, ricco, dal povero; non solo rende la salute agli infermi, ma fa anche dono ai risanati e non dona altro che se stesso. Il Salvatore è l'aiuto del debole, e ad un tempo, il Salvatore stesso è la ricompensa del risanato.

Uso legale della Legge. La Legge: il precettore.

3. 3. Pertanto, fratelli, - si tratta di ciò a cui oggi siamo esortati a tener presente - noi siamo debitori ma non verso la carne, perché non viviamo secondo la carne 8. A questo scopo infatti riceviamo l'aiuto, a questo scopo abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio, a questo scopo richiediamo aiuto ogni giorno anche nelle nostre fatiche. La legge si rende soggetto l'uomo a cui fa prevedere il castigo non adempiendo ciò che comanda; si tratta di coloro che sono sotto la legge, non sotto la grazia. La legge è buona se uno ne usa legittimamente 9. Che s'intende allora per " uso legale della legge "? Conoscere, per mezzo della legge, la propria infermità e domandare l'aiuto divino per la guarigione. Perché, come ho detto, ed è necessario ripeterlo spesso: Se la legge fosse stata capace di conferire la vita, davvero la giustizia scaturirebbe dalla legge; non si sarebbe chiesto un salvatore, né sarebbe venuto Cristo, né con il suo sangue avrebbe cercato la pecora perduta. Anche l'Apostolo, in un altro passo, dice così: Poiché se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, allora Cristo è morto invano 10. Qual è allora l'utilità della legge e in che consiste il suo aiuto? In quanto la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo 11. Così la legge - disse - <I>fu per noi un pedagogo per condurci a Cristo Gesù. In base a questa similitudine, fate attenzione al contenuto di cui vi parlo. Il precettore conduce il fanciullo al maestro, non a se stesso; ma quando il fanciullo bene istruito sarà cresciuto, non sarà più sotto la guida del precettore.

Utilità della Legge.

4. 4. L'Apostolo va trattando al riguardo anche in un altro passo, lo fa presente infatti assai frequentemente; ma, voglia il cielo, non ai sordi. Vi insiste poi assiduamente, predicando la fede ai Pagani; perché, mediante la fede, impetrano l'aiuto per osservare la legge, non per la legge, ma impetrando, per mezzo della fede, capacità di adempimento; a tal fine l'Apostolo ne parla assai spesso e lo raccomanda, a causa dei Giudei, che si gloriavano della legge, e ritenevano bastasse la legge al loro libero arbitrio; appunto per questo, perché ritenevano bastasse la legge al loro libero arbitrio, ignorando la giustizia di Dio, cioè la giustizia data da Dio mediante la fede, e volendo stabilire la propria, come ottenuta dalle loro capacità, non impetrata dal grido della fede, non si sono sottomessi, come dice, alla giustizia di Dio. Infatti il termine della legge è Cristo - egli afferma - per la giustizia di ogni credente 12. Perciò, quando tratta di questo tema, si pone l'obiezione: A che dunque la legge? Quasi a dire: Qual è l'utilità della legge? Risponde: Si stabilì in vista della trasgressione. E' quello che dice altrove: La legge sopraggiunse perché abbondasse il peccato. E che vi disse inoltre? Ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia 13. Per il fatto che nella situazione di meno grave infermità veniva trascurato il soccorso della medicina, il male si aggravò e si desiderò il medico. Perché allora la legge? Si stabilì in vista della trasgressione, perché si umiliasse l'alterigia dei superbi che si ritengono capaci di molto e lo attribuiscono soltanto alla loro volontà, fino ad essere convinti che il libero arbitrio possa essere sufficiente alla giustizia; quella volontà che allora, nella integrità della libertà, quando era, cioè, nel paradiso, dette prova delle sue forze, dimostrò quanto potere avesse, ma di precipitarsi, non di risollevarsi. La legge, dunque, si stabilì in vista della trasgressione fino alla venuta della discendenza alla quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli, per mano di un Mediatore 14.

Necessità di un Mediatore. Quale sia la fede degna di lode.

5. 5. Ora non esiste Mediatore di una sola persona; e Dio è uno solo 15. Che vuol dire: Non esiste Mediatore di una sola persona? Perché il mediatore è certamente tra due persone. Se Dio è uno solo, e non esiste mediatore di uno solo, tra che cosa e Dio cerchiamo un Mediatore? Infatti non esiste Mediatore di una sola persona, e Dio è uno solo. Tra che e che cosa ci sia il mediatore lo troviamo dallo stesso Apostolo che dice: Dio infatti è uno solo, e uno solo il Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù 16. Se tu non ti trovassi a terra, non ti sarebbe necessario il mediatore; poiché in realtà sei a giacere e non ti puoi risollevare, Dio ti ha teso il suo braccio, in certo qual modo mediatore. E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? 17 In conseguenza, nessuno dica: Poiché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia, quindi pecchiamo, quindi facciamo quel che ci pare. Chi parla così, ama lo stato d'infermità, non la salute. La grazia è medicina. Chi vuol essere sempre infermo, è ingrato verso la medicina. Perciò, fratelli, ricevuto il soccorso, offertosi a noi dall'alto l'aiuto divino, il braccio del Signore, e lo stesso braccio del Signore proteso dall'alto in aiuto a noi, lo Spirito Santo, noi siamo debitori ma non verso la carne, per vivere secondo la carne. Perché la fede non può operare bene, se non per amore. Tale è infatti la fede dei fedeli che non sia quella dei dèmoni; perché anche i dèmoni credono e tremano 18. Quella fede è dunque degna di lode, essa appunto è la vera fede della grazia, che opera per amore 19. Ma per avere l'amore e al fine di poter far nostro il bene operare, forse che ce lo possiamo dare da noi, dal momento che è stato scritto: L'amore di Dio è stato trasmesso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 20? La carità a tal punto è dono di Dio che si chiama Dio, come dice l'apostolo Giovanni: Dio è carità, e chi rimane nella carità, rimane in Dio e Dio rimane in lui 21.

E' male vivere secondo la carne. L'anima sia soggetta a Dio, la carne all'anima.

6. 6. Dunque, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne. Se infatti vivete secondo la carne, morirete 22. Non che la carne sia un male: anch'essa infatti è creatura di Dio, è stata creata da lui che ha creato anche l'anima; né la carne né l'anima è parte di Dio, ma e l'una e l'altra creatura di Dio. Quindi la carne non è un male; è un male, però, vivere secondo la carne. Dio è il bene sommo perché sommamente è colui che afferma: Io sono colui che sono 23. Dio, dunque, è il bene sommo; l'anima è un bene grande, ma non il bene sommo. Ma quando senti dire: Dio è bene sommo, non pensare detto unicamente di Dio Padre, ma del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Queste tre Persone sono un'Unità, ed uno solo è Dio, ed è il sommo bene. Dio è precisamente uno solo così che, quando vieni interrogato proprio sulla Trinità, devi rispondere questo; in modo che, nel caso tu abbia sentito dire: Dio è uno solo, tu non debba credere che la Persona del Padre è quella stessa del Figlio, è quella stessa dello Spirito Santo. Non è così, ma in quella Trinità chi è il Padre non è il Figlio, in quella Trinità chi è il Figlio non è il Padre, in quella Trinità chi è lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio, ma lo Spirito del Padre è lo stesso che lo Spirito del Figlio. Egli è infatti un solo Spirito Santo e del Padre e del Figlio, coeterno al Padre e al Figlio, consustanziale, uguale. Questa la Trinità tutta: un solo Dio, bene sommo. In realtà l'anima, come ho detto, creata dal sommo bene, tuttavia non sommo bene, è però un gran bene. Anche la carne, né sommo bene né grande bene, è pure un bene, tuttavia piccolo. L'anima dunque è un grande bene, ma non sommo bene; vivente tra il bene sommo e il bene piccolo, cioè tra Dio e la carne, inferiore a Dio, superiore alla carne; perché non vive secondo il bene sommo, ma vive secondo il bene piccolo? Lo si dice più chiaramente: perché non vive secondo Dio, ma vive secondo la carne? Non è infatti debitrice alla carne perché viva secondo la carne. La carne deve vivere secondo l'anima, non l'anima secondo la carne. L'una viva secondo l'altra, essa che vive dell'altra. Certamente ciascuna viva di ciò che dà vita. Di che vive la tua carne? Dell'anima tua. Di che vive l'anima tua? Del tuo Dio. Ciascuna di esse viva secondo ciò che per essa è vita. La carne infatti non è per sé vita; ma l'anima è la vita della carne. L'anima non per sé vita, ma Dio è la vita dell'anima. Quindi, l'anima, che deve vivere secondo Dio, non è infatti debitrice alla carne, per vivere secondo la carne; perciò quella che deve vivere secondo Dio, se vive secondo se stessa, viene meno; vive secondo la carne e fa profitto? Allora d'altra parte, la carne vive convenientemente secondo l'anima, se l'anima vive secondo Dio. Giacché se l'anima ha voluto vivere, non dico secondo la carne, ma come ho detto, secondo se stessa, vi dirò in che consiste vivere secondo se stessa: è bene infatti e assai vantaggioso che lo sappiate.

Gli Epicurei: quelli che vivono secondo la carne. Gli Stoici: quelli che vivono secondo l'anima.

7. 7. Alcuni che furono filosofi in questo mondo sostennero non esista altra felicità che vivere secondo la carne e fondarono il bene dell'uomo nel piacere del corpo. Tali filosofi furono chiamati Epicurei da Epicuro, come fondatore, loro maestro, e quegli altri simili a loro. Ma vi furono altri superbi: quasi rendendosi indipendenti dalla carne e, facendo consistere tutta la speranza della loro felicità nella propria anima, fondarono il sommo bene nella virtù d'animo. In voi il sentimento religioso ha riconosciuto la voce del Salmo; voi sapete, conoscete, vi siete resi conto di come vengano derisi nel sacro Salmo: Quelli che confidano nella loro forza 24. Tali i filosofi che furono chiamati Stoici. Quelli vivevano secondo la carne, questi vivevano secondo l'anima; né quelli, né questi vivevano secondo Dio. Pertanto, quando in Atene, dove queste dottrine erano in gran fermento, nello studio e nel confronto acceso, giunse l'apostolo Paolo, come si legge negli Atti degli Apostoli - e qui mi rallegro che voi abbiate prevenuto le mie parole riconoscendo e ricordando come vi è stato scritto: Entrarono in discussione con lui certi filosofi Epicurei e Stoici 25 -; discussero con lui quanti erano dediti alla vita secondo la carne, discussero con lui quanti conducevano una vita secondo l'anima; entrò in discussione con loro egli che viveva secondo Dio. Diceva l'Epicureo: Per me il bene consiste nell'esperienza del piacere carnale. Diceva lo Stoico: Per me il bene consiste nelle soddisfazioni della mia mente. Diceva l'Apostolo: Il mio bene invece è stare unito a Dio 26. Diceva l'Epicureo: E' felice chi si gode il piacere della propria carne. Diceva lo Stoico: E' felice chi si gode la virtù della propria anima. Diceva l'Apostolo: E' beato chi spera nel nome del Signore. E' in errore l'Epicureo: è falso infatti che sia felice chi si gode il piacere della carne. S'inganna anche lo Stoico: è falso infatti ed è assolutamente una pretesa che l'uomo sia felice se si gode la virtù della propria anima. Perciò è beato chi spera nel nome del Signore. E poiché quelli sono vani e menzogneri: E non si volse alle vanità ed alle illusioni ingannatrici 27.

L'anima che vive in se stessa è carnale.

8. 8. Perciò, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne, per vivere secondo la carne, come gli Epicurei. Ma anche l'anima, se ha voluto vivere secondo se stessa, sarà carnale; pensa in modo carnale, non si solleva al di sopra della carne. Non c'è alcun modo infatti per sollevarsi di lì, se manca il braccio proteso verso chi è a terra. Poiché se avete vissuto secondo la carne, dove infatti è stato detto: Che cosa potrà farmi un uomo? Là è stato detto: Che cosa potrà farmi la carne, 28 Poiché, se avrete vissuto secondo la carne, morirete. Non di questa morte, quando si lascia il corpo; morirete infatti di questa morte anche se avrete vissuto secondo lo spirito; ma quella morte, di cui parla terribilmente il Signore nel Vangelo: Temete colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nell'inferno 29. Se, dunque, avete vissuto secondo la carne, morirete.

L'opera nostra in questa vita: la mortificazione della carne.

9. 9. Se invece, con l'aiuto dello Spirito, avete fatto morire le opere della carne, vivrete. Ecco la vostra opera in questa vita: far morire le opere della carne con l'aiuto dello Spirito; ogni giorno reprimere, far decrescere, frenare, far perire. Quanti piaceri, in verità, che prima costituivano un godimento, non hanno più alcuna attrattiva per coloro che diventano migliori? Di conseguenza si faceva morire quanto allettava e non veniva assecondato; poiché non seduce più, è stato soffocato. Calpesta il morto, accedi al vivo; calpesta l'inerte, contrasta quello che fa resistenza. E' venuto meno un genere di allettamento, ma ha vitalità un altro; e tu spegni quello quando non sei consenziente; quando comincia a non essere affatto di gradimento tu l'hai fatto perire. Questo è svolgere la nostra parte, questo il nostro combattimento. Quando ci battiamo in tale lotta, Dio sta guardandoci; quando duriamo fatica in tale lotta, imploriamo da Dio che ci assista. Poiché, se egli non viene in nostro aiuto, non dico che potremo vincere, ma che neppure siamo capaci di sostenere il combattimento. Bisogna guardarsi dal presumere di sé nel far morire le opere della carne.

9. 10. Pertanto, avendo detto l'Apostolo: Se invece, con l'aiuto dello Spirito, avrete fatto morire le opere della carne, vivrete; cioè, se quei desideri perversi della carne - non essere ad essi consenzienti è cosa degna di grande lode, e non averli è perfezione -, se questi movimenti lascivi della carne che comportano una lotta che porta alla morte, li avrete fatti morire con l'aiuto dello Spirito, vivrete. Qui ora è da temersi che alcuno non torni a presumere del proprio spirito quanto a far morire le opere della carne. Infatti non soltanto Dio è spirito, ma anche la tua anima è spirito, anche la tua mente è spirito. E quando dici: Con la mente servo alla legge di Dio, con la carne invece alla legge del peccato 30; perché lo spirito ha desideri contrari alla carne, e la carne ha desideri contrari allo spirito 31. Perciò, perché tu non attribuisca al tuo spirito far morire le opere della carne ed a causa della superbia tu perisca, e a te superbo si resista e non si conceda la grazia che è per l'umile: Dio infatti resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili 32.

10. 10. Quindi, per evitare che tale superbia eventualmente ti rinasca, fa' attenzione a ciò che dice nel proseguire. Dopo aver detto infatti: Se con l'aiuto dello Spirito avrete mortificato le opere della carne, vivrete 33, affinché lo spirito umano non se ne insuperbisse e si vantasse di essere capace e stabile a tale impegno, soggiunse affermando: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio 34. Perché dunque già ti volevi esaltare, appena hai udito: Se con l'aiuto dello spirito avrete fatto morire le opere della carne, vivrete? Stavi infatti per dire: Questo è in potere della mia volontà, può farlo il mio libero arbitrio. Quale volontà, quale libero arbitrio? Se Dio non ti sostiene, tu cadi; se egli non ti solleva, tu giaci. Come è allora in potere del tuo spirito, dal momento che ti giunge la parola dell'Apostolo: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio? Tu vuoi fare da te, da te stesso vuoi attuare la soppressione delle opere della carne? Che ti giova non divenire un Epicureo, quando sarai uno Stoico? Sarai tu Epicureo, sarai tu Stoico, non sarai tra i figli di Dio. Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. Non quelli che vivono secondo la propria carne, non quelli che vivono secondo il proprio spirito, non quelli che sono portati dal piacere carnale, non quelli che sono mossi dal proprio spirito, ma: Tutti quelli che sono mossi dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

Siamo guidati e ci muoviamo verso il bene.

11. 11. Qualcuno mi dice: In conseguenza, se siamo mossi, non siamo noi ad operare, ma siamo condizionati. Rispondo: Al contrario, e sei tu ad agire e sei mosso ad agire; ed è allora che hai la facoltà di bene operare, se vieni mosso da chi è buono. Lo Spirito del Signore infatti che ti muove è colui che aiuta te che agisci. Lo stesso appellativo di "aiuto" ti mette innanzi la prova che anche tu ti trovi ad operare. Riconosci che cosa chiedi; riconosci che cosa esprimi manifestamente quando dici: Sii tu il mio aiuto, non abbandonarmi 35. In realtà tu invochi Dio quale aiuto. Nessuno riceve aiuto se non fa nulla da parte sua. Infatti tutti quelli - dice - che sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio 36; non sono mossi dalla lettera, ma dallo Spirito, non dalla Legge che dà precetti, che minaccia, che promette; ma dallo Spirito che incoraggia, che illumina, che aiuta. Sappiamo - ed è ancora l'Apostolo a parlare - che tutto coopera in bene per coloro che amano Dio 37. Se tu non fossi operatore, egli non sarebbe cooperatore.

Niente di bene senza l'aiuto di Dio. Quale libertà senza la grazia.

11. 12. Al riguardo, però, siate coraggiosamente vigilanti, perché il vostro spirito non si provi a dire: Se pure mi mancasse la cooperazione di Dio, l'aiuto di Dio, il mio spirito farebbe questo; anche se può farlo con fatica, anche se con qualche difficoltà, tuttavia può farlo. Come se uno dicesse: A forza di remi raggiungiamo certamente la mèta, però con una certa fatica; oppure: Se abbiamo il vento favorevole, tocchiamo il porto più facilmente. Non è tale l'aiuto di Dio, non è tale l'aiuto di Cristo, non è tale l'aiuto dello Spirito Santo. Se mancasse del tutto, non potresti fare nulla di buono. Senza che Dio ti aiuti, indubbiamente sei attivo in forza della volontà libera, ma agisci male. Di questo è capace la tua volontà, che si dice libera e, operando male, diventa schiava, degna di condanna. Quando ti dico: Senza l'aiuto di Dio non fai nulla, intendo dire: Nulla di buono. Giacché, per agire male senza l'aiuto di Dio ti basta la libera volontà; quantunque non è quella la libera. Chi è stato vinto è aggiudicato schiavo di colui dal quale è stato vinto 38; e: Chiunque commette il peccato, è schiavo del peccato; e: Se il Figlio vi farà liberi, allora sarete liberi davvero 39.

La grazia è necessaria non soltanto perché tu possa agire più facilmente, ma assolutamente perché tu possa agire.

12. 13. Credete precisamente questo, che in tal modo voi agite mediante la buona volontà. Per il fatto che siete in vita, agite veramente. Egli infatti non è di aiuto, se non fate nulla; evidentemente egli non è cooperatore se non fate nulla. Sappiate però che voi operate il bene a condizione che lo Spirito sia la vostra guida e il vostro aiuto; se egli mancasse, non sareste in grado di compiere assolutamente nulla di bene. Non come cominciarono a dire alcuni, i quali si sono trovati obbligati ad ammettere talvolta la grazia; e benediciamo Dio perché almeno qualche volta lo hanno dichiarato; aderendo furono capaci di progresso, e giungere a ciò che è conforme a verità. Ora almeno dicono che la grazia di Dio è d'aiuto ad operare più facilmente. Sono queste infatti le loro parole: A questo scopo, dicono, Dio ha dato la sua grazia agli uomini, in modo che quanto a loro si domanda di fare, per mezzo del libero arbitrio, possano adempierlo con minore difficoltà con l'aiuto della grazia 40. Con maggior prontezza con la vela, più faticosamente con il remo; tuttavia si va anche con il remo. Più comodamente sulla cavalcatura, con fatica a piedi, però si arriva lo stesso anche a piedi. Non è così. Infatti il Maestro vero, che nessuno adula, che nessuno inganna, il verace Dottore e Salvatore ad un tempo, a cui ci ha fatto ricorrere l'eccessivamente molesto pedagogo, parlando delle buone opere, cioè dei sarmenti e dei frutti dei tralci, non ha detto: Senza di me potete certo fare qualcosa, però più agevolmente per mezzo di me; non ha detto: Senza di me vi sono possibili realizzazioni vostre, però sarebbero di più e migliori per mezzo di me. Non ha detto questo. Leggete che cosa ha detto; è il santo Vangelo, si fa soggetto l'orgoglio di tutti. Non è Agostino a dire queste cose, le dice il Signore. Che cosa dice il Signore? Senza di me non potete far nulla 41. Non lasciatevi sfuggire fin d'ora ciò che avete ascoltato: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. Non è così infatti che Dio edifica il suo tempio che siete voi, quasi con pietre che non hanno facoltà di muoversi da sé; sono sollevate e vengono disposte dal costruttore. Non sono tali le pietre viventi: E voi, come pietre vive, venite impiegati insieme a costituire la dimora di Dio 42. Lasciatevi guidare, ma correte anche voi; lasciatevi guidare, ma seguite; infatti, dopo aver seguito, quello risulterà vero, che senza di lui non potete far nulla. Infatti non è questione di volontà, né di zelo attivo da parte dell'uomo, ma è opera di Dio che usa misericordia 43.

La Legge antica e la Legge nuova. Lo spirito da schiavi e lo spirito di libertà.

13. 14. Eravate forse sul punto di dire: Anche la legge ci basta. La legge ha dato timore: e notate che cosa, al riguardo, ha detto ancora l'Apostolo, quando si è espresso così: Tutti quelli che sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio 44; perché quando sono mossi dallo Spirito di Dio, sono mossi dall'amore. La carità di Dio, infatti, è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato; nel proseguire, ha detto ancora: Non avete ricevuto infatti uno spirito da schiavi per essere di nuovo nel timore 45. Che significa: di nuovo? Come accade di quel fastidiosissimo pedagogo intento a incutere paura. Che significa: di nuovo? Così come sul monte Sinai avete ricevuto spirito da schiavi. C'è chi dice: Uno è lo spirito da schiavi, altro lo spirito di libertà. Se fosse altro, l'Apostolo non direbbe: di nuovo. Quindi è il medesimo spirito, sulle tavole di pietra, però, nel timore, sulle tavole del cuore, nell'amore. Precisamente tre giorni fa, voi che siete intervenuti avete ascoltato come le voci, il fuoco, il fumo sul monte atterrivano il popolo che si teneva a distanza 46; come, al contrario, il venire dello Spirito Santo, proprio lo stesso dito di Dio, cinquanta giorni dopo la pausa della Pasqua, come fosse venuto e si fosse posato in lingue di fuoco su ciascuno di loro 47. Ora dunque, non nel timore, ma nell'amore, perché siamo figli, non schiavi. Chi infatti agisce bene ancora per questo, perché teme il castigo, non ama Dio, non è ancora tra i figli; voglia il cielo, tuttavia, che almeno tema la pena. Il timore è schiavo, la carità è libera; così che possiamo anche dire: il timore è lo schiavo della carità. Ad evitare che il diavolo prenda possesso del tuo cuore, entri prima lo schiavo nel tuo cuore, e conservi il posto alla signora che verrà. Datti da fare almeno per il timore della pena, se ancora non puoi per amore della giustizia. Verrà la signora e lo schiavo si allontanerà; perché: La perfetta carità caccia via il timore 48.Non hai ricevuto infatti uno spirito da schiavo per essere di nuovo nel timore. Siamo nel Nuovo Testamento, non nel Vecchio. Le cose vecchie sono passate, ed ecco ne sono nate di nuove: tutto però viene da Dio 49.

Abbà e Padre, perché due popoli in Cristo.

14. 15. Infine che viene dopo? Come tu volessi dire che cosa abbiamo ricevuto: Ma avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre 50. Il padrone si teme, il padre si ama. Avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre. Questo è il grido del cuore, non della gola, non delle labbra; risuona interiormente, risuona agli orecchi di Dio. A bocca chiusa, le labbra immobili, Susanna gridava con tale voce 51. Ma avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre. Grida il cuore: Padre nostro che sei nei cieli 52. Allora perché non soltanto: Padre? Che vuol dire: Abbà, Padre? Infatti se vuoi sapere che voglia dire: Abbà, ti si risponde: Padre. Abbà in ebraico, traduce Padre. Per quale ragione l'Apostolo ha voluto porre l'uno e l'altro? Perché vedeva la pietra angolare, che scartavano i costruttori, e divenne testata d'angolo 53, detta angolare non senza motivo, se non perché si assume nel combaciare l'uno e l'altro muro correnti lungo diverse direzioni. Di qui i circoncisi, di là gli incirconcisi, tanto lontano da sé e tra di loro, quanto lontani dall'angolo; al contrario, quanto vicini all'angolo, altrettanto, quindi, vicini fra di loro; congiunti, però, tra loro nell'angolo. Egli è infatti la nostra pace, colui che fece dei due un popolo solo 54. Perciò, di qui i circoncisi, di là gli incirconcisi; il congiungersi dei muri, la gloria dell'angolo. Avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre.

Lo Spirito è caparra piuttosto che pegno.

15. 16. Qual è la realtà se tale è il pegno? Non si deve dire pegno, ma caparra. Il pegno infatti si porta via una volta restituita l'entità reale. La caparra invece è tratta dall'entità reale che si promette di dover dare, in modo che, nel corrispondere secondo la promessa, si completa ciò che è stato dato; non c'è scambio. Ciascuno dunque esamini il proprio cuore: se dal più profondo del cuore e con sincera carità dica: Padre. Non si domanda ora quanta sia appunto la carità, se grande, se scarsa, se mediocre; domando se c'è almeno. Se è sorta, cresce nascosta, crescendo si perfeziona, una volta perfetta sarà stabile. Non accade infatti che, perfetta, declina alla vecchiaia e dalla vecchiaia verrà a morire; si farà perfetta allo scopo di durare per l'eternità. Fa' attenzione infatti a quel che segue. Noi gridiamo: Abbà, Padre. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio 55. Non è lo spirito nostro a rendere testimonianza al nostro spirito che siamo figli di Dio; ma lo Spirito di Dio, la caparra, rende testimonianza di quella realtà che ci è stata promessa. Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.

L'eredità dei figli di Dio. E se siamo figli, anche eredi.

15. 17. E se siamo figli, siamo anche eredi. Evidentemente non siamo figli senza effetto. Questa è la ricompensa: Anche eredi. E' questo che dicevo poco prima, perché il nostro medico ci dona la sanità e si degna di elargire per di più la ricompensa. Qual è quella ricompensa? L'eredità. Ma non com'è l'eredità di un padre umano. Questi lascia infatti ai propri figli, non possiede contemporaneamente ai propri figli; eppure si considera magnanimo e desidera ricevere ringraziamenti perché ha voluto dare quello che gli sarebbe impossibile portar via. Potrebbe portarlo con sé, morendo? Ritengo che, se fosse possibile, quaggiù non avrebbe lasciato nulla ai propri figli. Gli eredi di Dio sono tali che Dio stesso sia la nostra eredità, al che dice il Salmo: Il Signore è la mia parte di eredità 56. Eredi certo di Dio; se per voi è poco, ascoltate di che potete godere più abbondantemente: Eredi certo di Dio, coeredi di Cristo 57. Rivolti al Signore...

 

1 - Sal 35, 4.

2 - Sal 110, 10.

3 - Rm 7, 15.

4 - Cf. Serm. 155, 4.

5 - Mt 9, 12.

6 - Gal 3, 21.

7 - Gal 3, 22.

8 - Rm 8, 12.

9 - 1 Tm 1, 8.

10 - Gal 2, 21.

11 - Gal 3, 24.

12 - Rm 10, 3-4.

13 - Rm 5, 20.

14 - Gal 3, 18.

15 - Gal 3, 19-20.

16 - 1 Tm 2, 5.

17 - Is 53, 1.

18 - Cf. Gc 2, 19.

19 - Cf. Gal 5, 6.

20 - Rm 5, 5.

21 - 1 Gv 4, 16.

22 - Rm 8, 12.

23 - Es 3, 14.

24 - Sal 48, 7.

25 - At 17, 18.

26 - Sal 72, 28.

27 - Sal 39, 5.

28 - Sal 55, 5. 11.

29 - Mt 10, 28.

30 - Rm 7, 25.

31 - Gal 5, 17.

32 - Gc 4, 6.

33 - Rm 8, 13.

34 - Rm 8, 14.

35 - Sal 26, 9.

36 - Rm 8, 14.

37 - Rm 8, 28.

38 - 2 Pt 2, 19.

39 - Gv 8, 34. 36.

40 - Cf. De gr. Chr. Et de p. o. 1, 26, 27-29, 30.

41 - Gv 15, 5.

42 - Ef 2, 22; 1 Pt 2, 5.

43 - Rm 9, 16.

44 - Rm 8, 14.

45 - Rm 5, 5.

46 - Cf. Es 31, 18.

47 - Cf. At 2, 1-4.

48 - 1 Gv 4, 18.

49 - 2 Cor 5, 17-18.

50 - Rm 8, 15.

51 - Cf. Dn 12.

52 - Mt 6, 9.

53 - Cf. Sal 117, 22.

54 - Ef 2, 11-22.

55 - Rm 8, 16.

56 - Sal 15, 5.

57 - Rm 8, 17.


Lettere

Opera Omnia - San Francesco di Assisi

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LETTERA AI FEDELI
(Prima recensione)

[Esortazione ai fratelli e alle sorelle della penitenza]

Nel nome del Signore!

CAPITOLO I
Di coloro che fanno penitenza


[178/1]    1 Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutta la forza (Cfr. Mc 12,30) e amano i loro prossimi come se stessi (Cfr. Mt 22,39), 2 e hanno in odio i loro corpi con i vizi e i peccati, 3 e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 4 e fanno frutti degni di penitenza (Cfr. Lc 3,8):

[178/2]    5 Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; 6 perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore (Cfr. Is 11,2) e farà presso di loro la sua abitazione e dimora (Cfr. Gv 14,23); 7 e sono figli del Padre celeste, del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri (Cfr. Mt 12,50) del Signore nostro Gesù Cristo.
8 Siamo sposi, quando l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo. 9 Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli (Mt 12,50). 10 Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio (Cfr. Mt 5,16).

[178/3]    11 Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre!
12 Oh, come è santo, fonte di consolazione, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
13 Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e desiderabie sopra ogni cosa avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, 14 il quale offri la sua vita (Cfr. 17,8) a per le sue pecore, e pregò il Padre dicendo: “Padre santo, custodiscili nel tuo nome (Cfr. Gv 17,11), coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv 17,6). 15 E le parole che desti a me le ho date a loro; ed essi le hanno accolte ed hanno creduto veramente che sono uscito da te, e hanno conosciuto che tu mi hai mandato (Gv 17,8). 16 lo prego per essi e non per il mondo (Cfr. Gv 17,9). 17 Benedicili e santificali! E per loro io santifico me stesso (Cfr. Gv 17,17; Gv 17,19). 18 Non prego soltanto per loro, ma anche per coloro che crederanno in me per la loro parola (Gv 17,20), perché siano santificati nell’unità (Cfr. Gv 17,23), come lo siamo anche noi (Gv 17,11). 19 E voglio, Padre, che dove sono io, siano anch’essi con me, affinché contemplino la mia gloria (Gv 17,24), nel tuo regno” (Mt 20,21). Amen.

CAPITOLO II
Di coloro che non fanno penitenza


[178/4]    1 Tutti quelli e quelle, invece, che non vivono nella penitenza, 2 e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 3 e si abbandonano ai vizi e ai peccati e camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri della loro carne, 4 e non osservano quelle cose che hanno promesso al Signore, 5 e servono con il proprio corpo al mondo, agli istinti carnali e alle sollecitudini del mondo e alle preoccupazioni di questa vita: 6 costoro sono prigionieri del diavolo, del quale sono figli e fanno le opere (Cfr. Gv 8,41); 7 sono ciechi, poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo. 3 Non hanno la sapienza spirituale, poiché non posseggono il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre; 9 di loro è detto: “La loro sapienza è stata ingoiata” (Sal 106,27), e: “Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti” (Sal 118,21). 10 Essi vedono e riconoscono, sanno e fanno ciò che è male, e consapevolmente perdono la loro anima.

[178/5]    11 Vedete, o ciechi, ingannati dai vostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è cosa dolce fare il peccato e cosa amara sottoporsi a servire Dio, 12 poiché tutti i vizi e i peccati escono e procedono dal cuore degli uomini (Cfr. Mc 7,21.; Mt 15,19), come dice il Signore nel Vangelo. 13 E non avete niente in questo mondo e neppure nell’altro. 14 E credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l’ora (Cfr. Mt 24,44; 25,13) alla quale non pensate, non sapete e ignorate. Il corpo si ammala, la morte si avvicina e cosi si muore di amara morte.

[178/6]    15 E in qualsiasi luogo, tempo e modo l’uomo muore in peccato mortale, senza aver fatto penitenza e dato soddisfazione, se poteva darla e non lo ha fatto, il diavolo rapisce l’anima di lui dal suo corpo, con una angoscia e tribolazione cosi grande, che nessuno può sapere se non colui che la prova.
16 E tutti i talenti e il potere e la scienza e sapienza (Cfr. 2Cr 1,12), che credevano di possedere, sarà loro tolta (Cfr. Lc 8,18; Mc 4,25). 17 E lasciano tutto ai parenti e agli amici. Ed ecco, questi si sono già preso e spartito tra loro il patrimonio di lui, e poi hanno detto: “Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci di più e procurarsi di più di quanto si è procurato!”. 18 I vermi mangiano il cadavere, e così hanno perduto il corpo e l’anima in questa breve vita e andranno all’inferno, dove saranno tormentati eternamente (Cfr. Lc 18,24).

[178/7]    19 Tutti coloro ai quali perverrà questa lettera, li preghiamo, nella carità che è Dio (Cfr. Gv 4,16), che accolgano benignamente con divino amore queste fragranti parole del Signore nostro Gesù Cristo, che abbiamo scritto. 20 E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, 21 e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita (Gv 6,44).
22 E coloro che non faranno questo, dovranno renderne ragione nel giorno del giudizio, davanti a tribunale (Cfr. Mt 12,36; cfr. Rm 14,10) del Signore nostro Gesù Cristo.


LETTERA AI FEDELI
(Seconda recensione)

[179]    1 Nel nome del Signore, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.
A tutti i cristiani religiosi, chierici e laici uomini e donne, a tutti gli abitanti del mondo intero, frate Francesco, loro servo e suddito, ossequio rispettoso, pace dal cielo e sincera carità nel Signore.

[180]    2 Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire a tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore. 3 E perciò, considerando che non posso visitare personalmente i singoli, a causa della malattia e debolezza del mio corpo, mi sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita (Gv 6,63).

I.
IL VERBO DEL PADRE


[181]    4 L’altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele (Cfr. Lc 1,31), annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità.

[182]    5 Lui, che era ricco (2Cor 8,9) sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà.

[183]    6 E, prossimo alla passione (Cfr. Mt 26,17-20; Mc 14,12-16; Lc 22,7-13), celebrò la pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo” (Mt 26,26). 7 E prendendo il calice disse: “Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati” (Mt 26,27). 6 Poi pregò il Padre dicendo: “Padre, se è possibile, passi da me questo calice”. 9 E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra (Lc 22,44). Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: “Padre, sia fatta la tua volontà; non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 26,42; 26,39).

[184]    11 E la volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull’altare della croce, 12 non per sé, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose (Cfr. Gv 1,3), ma in espiazione dei nostri peccati, 13 lasciando a noi l’esempio perché ne seguiamo le orme (1Pt 2,21). 14 E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e col nostro corpo casto.

[185]    15 Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero (Cfr. Mt 11,30).

II.
DI QUELLI CHE NON VOGLIONO OSSERVARE I COMANDAMENTI DI DIO


[186]    16 Coloro che non vogliono gustare quanto sia soave il Signore (Cfr. Sal 33,9) e preferiscono le tenebre alla luce (Gv 3,19), rifiutando di osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti; 17 di essi dice il profeta: “Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti” (Sal 118,21). 18 Invece, quanto sono beati e benedetti quelli che amano il Signore e fanno così come dice il Signore stesso nel Vangelo: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e tutta l’anima, e il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37.39).

III.
DELL’AMORE DI DIO E DEL SUO CULTO


[187]    19 Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e mente pura, poiché egli stesso, ricercando questo sopra tutte le altre cose, disse: I veri adoratori adoreranno il Padre nello Spirito e nella verità (Gv 4,23). 20 Tutti infatti quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino nello spirito (Cfr. Gv 4,24) della verità.

[188]    21 Ed eleviamo a lui lodi e preghiere giorno e notte (Sal 31,4), dicendo: “Padre nostro, che sei nei cieli” (Mt 6,9), poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci (Lc 18,1).

IV.
DELLA VITA SACRAMENTALE


[189]    22 Dobbiamo anche confessare al sacerdote tutti i nostri peccati e ricevere da lui il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo. 23 Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue, non può entrare nel regno di Dio (Cfr. Gv 6,55.57 e Gv 3,5). 24 Lo deve però mangiare e bere degnamente, poiché chi lo riceve indegnamente, mangia e beve la sua condanna, non discernendo il corpo del Signore (1Cor 11,29), cioè non distinguendolo dagli altri cibi.

[190]    25 Facciamo, inoltre, frutti degni di penitenza Cfr. (Lc 3,8). 26 E amiamo i prossimi come noi stessi (Cfr. Mt 22,39). 27 E se uno non vuole amarli come se stesso, almeno non arrechi loro del male, ma faccia del bene.

V.
DEL GIUDICARE CON MISERICORDIA


[191]    28 Coloro poi che hanno ricevuto l’autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; 29 infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia (Gv 2,13).

[192]    30 Abbiamo perciò carità e umiltà e facciamo elemosine, perché l’elemosina lava l’anima dalle brutture dei peccati. 31 Gli uomini infatti perdono tutte le cose che lasciano in questo mondo, ma portano con sé la ricompensa della carità e le elemosine che hanno fatto, di cui avranno dal Signore il premio e la degna ricompensa.

VI.
DEL DIGIUNO CORPORALE E SPIRITUALE


[193]    32 Dobbiamo anche digiunare e astenerci dai vizi e dai peccati (Cfr. Tb 4,11; 12,9). a e da ogni eccesso nel mangiare e nel bere ed essere cattolici. 33 Dobbiamo anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare reverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l’ufficio e l’amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull’altare e ricevono e amministrano agli altri.

[194]    34 E siamo tutti fermamente convinti che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. 35 Ed essi soli debbono amministrarli e non altri.
36 Specialmente poi i religiosi, i quali hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a fare molte altre cose e più grandi, senza però tralasciare queste (Cfr. Lc 11,42).

VII.
DELL’AMORE VERSO I NEMICI


[195]    37 Dobbiamo avere in odio i nostri corpi con i vizi e i peccati, poiché il Signore dice nel Vangelo: Tutte le cose cattive, i vizi e i peccati escono dal cuore (Cfr. Mt 15,18-19; Mc 7,23).

[196]    38 Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano (Cfr. Mt 5,44; Lc 6,27). 39 Dobbiamo osservare i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. 40 Dobbiamo anche rinnegare noi stessi (Cfr. Mt 16,24) e porre i nostri corpi sotto il giogo del servizio e della santa obbedienza, così come ciascuno ha promesso al Signore.

VIII.
UMILTÀ NEL COMANDARE


[197]    41 E nessun uomo si ritenga obbligato dall’obbedienza a obbedire a qualcuno là dove si commette delitto o peccato. 42 E colui al quale è affidata l’obbedienza e che è ritenuto maggiore, sia come il minore (Lc 22,26) e servo degli altri fratelli, 43 e usi ed abbia nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di sé qualora si trovasse in un caso simile.

[198]    44 E per il peccato commesso dal fratello non si adiri contro di lui, ma lo ammonisca e lo conforti con ogni pazienza e umiltà.

IX.
DEL FUGGIRE LA SAPIENZA CARNALE


[199]    45 Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne (Cfr. 1Cor 1,26), ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri. 46 Teniamo i nostri corpi in umiliazione e dispregio, perché noi, per colpa nostra, siamo miseri, fetidi e vermi, come dice il Signore per bocca del profeta: “lo sono un verme e non un uomo, I’obbrobrio degli uomini e scherno del popolo” (Sal 21,7).
47 Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio (1Pt 2,13).

X.
DEL SERVO FEDELE CHE DIVIENE DIMORA DI DIO


[200]    48 E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore (Is 11,2), ed egli ne farà sua abitazione e dimora (Cfr. Gv 14,23). 49 E saranno figli del Padre celeste (Cfr. Mt 5,45), di cui fanno le opere, 50 e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo (Cfr. Mt 12,50).
51 Siamo sposi, quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello Spirito Santo. 52 E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo (Cfr. Mt 12,50), che è in cielo. 53 Siamo madri (Cfr. 1Cor 6,20), quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri (Cfr. Mt 5,16).

[201]    54 Oh, come è glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre!
55 Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
56 Oh, come è santo come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore (Cfr. Gv 10,15) e pregò il Padre per noi, dicendo: “Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato (Gv 17,11). 57 Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv 17,6). 58 E le parole che desti a me, le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te ed hanno creduto che tu mi hai mandato (Gv 17,8). Io prego per loro e non per il mondo (Gv 17,9). Benedicili e santificali (Gv 17,17). 59 E per loro io santifico me stesso, affinché siano santificati nell’unità, come lo siamo noi (Gv 17,19.11). 60 E voglio, o Padre, che dove io sono ci siano anch’essi con me, affinché vedano la mia gloria nel tuo regno” (Gv 17,24; Mt 20,21).

[202]    61 A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi renda lode, gloria, onore e benedizione (Cfr. Ap 5,13), 62 poiché egli è la nostra virtù e la nostra fortezza. Egli che solo è buono (Cfr. Lc 18,19), solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile glorioso e solo è santo, degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.

XI.
DI COLORO CHE NON FANNO PENITENZA


[203]    63 Invece, tutti coloro che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 64 e compiono vizi e peccati, e che camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri, e non osservano quelle cose che hanno promesso, 65 e servono con il proprio corpo il mondo, gli istinti della carne, le cure e preoccupazioni del mondo e le cure di questa vita, 66 ingannati dal diavolo di cui sono figli e ne compiono le opere (Cfr. Gv 8,49), costoro sono ciechi poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo.
67 Questi non posseggono la sapienza spirituale, poiché non hanno in sé il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre. Di essi dice la Scrittura: “La loro sapienza è stata divorata” (Sal 106,27). 68 Essi vedono, conoscono, sanno e fanno il male e consapevolmente perdono le loro anime.

[204]    69 Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte le cose cattive, vizi e peccati, escono e procedono dal cuore degli uomini (Cfr. Mt 7,21.23; 15,18-19), come dice il Signore nel Vangelo. 70 E così non possedete nulla né in questo mondo né nell’altro. 71 Credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà il giorno e l’ora che non pensate, non conoscete e ignorate (Cfr. Mt 24,44; 25,13).

XII.
IL MORIBONDO IMPENITENTE


[205]    72 Il corpo è infermo, si avvicina la morte, accorrono i parenti e gli amici e dicono: “Disponi delle tue cose”. 73 Ecco, la moglie di lui, i figli, i parenti e gli amici fingono di piangere. 74 Ed egli, sollevando gli occhi, li vede piangere e, mosso da un cattivo sentimento, pensando tra sé dice: “Ecco, la mia anima e il mio corpo e tutte le mie cose pongo nelle vostre mani”. 75 In verità questo uomo è maledetto, poiché colloca la sua fiducia e affida la sua anima, il suo corpo e tutti i suoi averi in tali mani. 76 Perciò dice il Signore per bocca del profeta: “Maledetto l’uomo che confida nelI’uomo!” (Ger 17,5).
77 E subito fanno venire il sacerdote. Gli domanda il sacerdote: “Vuoi ricevere la penitenza per tutti i tuoi peccati?”. 78 Rispose: “Sì”. “Vuoi dare soddisfazione, con i tuoi mezzi, cosi come puoi, per tutte le colpe e per quelle cose che hai defraudato e nelle quali hai ingannato gli uomini?”. 79 Risponde: “No”. E il sacerdote: “Perché no?”. 80 “Perché ho consegnato ogni mio avere nelle mani dei parenti e degli amici”. 81 E incomincia a perdere la parola, e così quel misero muore.
82 Ma sappiamo tutti che ovunque e in qualsiasi modo un uomo muoia in peccato mortale senza compiere la soddisfazione sacramentale, e può farlo e non lo fa, il diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con una angoscia e sofferenza così grandi, che nessuno può sapere se non chi ne fa la prova. 83 E tutti i talenti e l’autorità e la scienza, che credeva di possedere (Cfr. Lc 8,18), gli sono portati via (Mc 4,25). 84 Egli li lascia ai parenti e agli amici; ed essi prendono il patrimonio e se lo dividono e poi dicono: “Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci e acquistare più di quanto non acquistò!”. 85 I vermi divorano il corpo; e così quell’uomo perde l’anima e il corpo in questa breve vita e va all’inferno, ove sarà tormentato eternamente.
86 Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

[206]    87 Io frate Francesco, il più piccolo servo vostro, vi prego e vi scongiuro, nella carità che è Dio (Cfr. 1Gv 4,16), e col desiderio di baciarvi i piedi, che queste parole e le altre del Signore nostro Gesù Cristo con umiltà e amore le dobbiate accogliere e attuare e osservare. 87bis E coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita (Gv 6,63). E coloro che non faranno ciò, ne renderanno ragione nel giorno del giudizio davanti al tribunale di Cristo. 88 E tutti quelli e quelle che con benevolenza le accoglieranno e le comprenderanno e ne invieranno copie ad altri, se in esse persevereranno fino alla fine (Mt 24,13), li benedica il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.


LETTERA A TUTTI I CHIERICI SULLA RIVERENZA DEL CORPO DEL SIGNORE

a) Prima recensione

[207/a]    1 Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all’ignoranza che certuni hanno riguardo al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle sue parole scritte che santificano il corpo.
2 Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.
3 Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita” (1Gv 3,14).

[208/a]    4 Tutti coloro, poi, che amministrano così santi misteri, considerino tra sé, soprattutto chi li amministra illecitamente, quanto siano miserandi i calici, i corporali e le tovaglie sulle quali si compie il sacrificio del corpo e del sangue di lui. 5 E da molti viene collocato e lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato agli altri senza discrezione.

[209/a]    6 Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate, 7 poiché “I’uomo carnale non comprende le cose di Dio” (1Cor 2,14).
8 Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si consegna nelle nostre mani e noi l’abbiamo a nostra disposizione e ce ne comunichiamo ogni giorno? 9 Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani?
10 Orsù, di tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci; 11 e ovunque troveremo il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo collocato e lasciato in modo illecito, sia rimosso di là e posto e custodito in un luogo prezioso.
12 Ugualmente, ovunque siano trovati i nomi e le parole scritte del Signore in luoghi sconvenienti, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo decoroso.
13 Queste cose sono tenuti ad osservarle fino alla fine, più di qualsiasi altra cosa, tutti i chierici. 14 E quelli che non faranno questo, sappiano che dovranno rendere “ragione” davanti al Signore nostro Gesù Cristo “nel giorno del giudizio” (Cfr. Mt 12,36).
15 E coloro che faranno ricopiare questo scritto, perché esso sia meglio osservato, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio.

b) Seconda recensione

[207]    1 Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all’ignoranza che certuni hanno riguardo al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle sue parole scritte, che santificano il corpo.
2 Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.
3Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti “da morte a vita” (1Gv 3,14).

[208]    4 Tutti coloro, poi, che amministrano così santi ministeri, considerino tra sé, soprattutto quelli che li amministrano senza discrezione, quanto siano miserandi i calici, i corporali e le tovaglie sulle quali si compie il sacrificio del corpo e del sangue del Signore nostro.
5 E da molti viene lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato agli altri senza discrezione.

[209]    6 Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate, 7 perché “I’uomo carnale non comprende le cose di Dio” (1Cor 2,14).
8 Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si consegna nelle nostre mani e noi l’abbiamo a nostra disposizione e ce ne comunichiamo ogni giorno? 9 Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani?
10 Orsù, di tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci; 1l e ovunque troveremo il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo collocato e lasciato in modo illecito, sia rimosso di là e posto e custodito in un luogo prezioso.
12 Ugualmente, ovunque siano trovati i nomi e le parole scritte del Signore in luoghi sconvenienti, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo decoroso.
13 E sappiamo che è nostro dovere osservare tutte queste norme, sopra ogni altra cosa, in forza dei precetti del Signore e delle costituzioni della Santa Madre Chiesa.
14 E colui che non si diporterà in questo modo, sappia che dovrà rendere “ragione” al Signore nostro Gesù Cristo “nel giorno del giudizio” (Cfr. Mt 12,36).
15 E coloro che faranno ricopiare questo scritto perché esso sia meglio osservato, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio.


LETTERA AI REGGITORI DEI POPOLI

[210]    1 A tutti i podestà e consoli, magistrati e reggitori d’ogni parte del mondo, e a tutti gli altri ai quali giungerà questa lettera, frate Francesco, vostro servo nel Signore Dio, piccolo e spregevole, a tutti voi augura salute e pace.

[211]    2 Considerate e vedete che il giorno della morte si avvicina (Cfr. Gen 47,29). 3 Vi supplico perciò, con tutta la reverenza di cui sono capace, di non dimenticare il Signore, assorbiti come siete dalle cure e preoccupazioni di questo mondo e di non deviare dai suoi comandamenti, poiché tutti coloro che dimenticano il Signore e si allontanano dai comandamenti di lui, sono maledetti (Cfr. Sal 118,21) e saranno dimenticati da lui (Ez 33,13).
4 E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di possedere saranno loro tolte (Cfr. Lc 8.18). 5 E quanto più sapienti e potenti saranno stati in questo mondo tanto maggiori saranno i tormenti che dovranno patire nell’inferno (Cfr. Sap 6,7).

[212]    6 Perciò io con fermezza consiglio a voi, miei signori che, messa da parte ogni cura e preoccupazione, riceviate volentieri il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo in sua santa memoria.

[213]    7 E siete tenuti ad attribuire al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera si annunci, mediante un banditore o qualche altro segno, che siano rese lodi e grazie all’onnipotente Signore Iddio da tutto il popolo. 8 E se non farete questo, sappiate che dovrete renderne ragione (Cfr. Mt 12,36) a Dio davanti al Signore vostro Gesù Cristo nel giorno del giudizio.
9 Coloro che riterranno presso di sé questo scritto e lo metteranno in pratica, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio.


LETTERA A TUTTO L’ORDINE

[214]    1 Nel nome della somma Trinità e della santa Unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!

[215]    2 A tutti i frati a cui debbo reverenza e grande amore, a frate... A., ministro generale della Religione dei frati minori, suo signore, e agli altri ministri generali che succederanno a lui, e a tutti i ministri e custodi e sacerdoti della stessa fraternità, umili in Cristo, e a tutti i frati semplici che vivono nell’obbedienza, primi e ultimi, 3 frate Francesco, uomo di poco conto e fragile, vostro piccolo servo, augura salute in Colui che ci ha redenti e ci ha lavati nel suo preziosissimo sangue (Cfr. Ap 1,5). 4 Ascoltando il nome di lui, adoratelo con timore e riverenza proni verso terra (Cfr. 2Esdr 8,6): Signore Gesù Cristo, Figlio dell’Altissimo (Cfr. Lc 1,32) è il suo nome, che è benedetto nei secoli (Rm 1,25).

[216]    5 Ascoltate, miei signori, figli e fratelli, e prestate orecchio alle mie parole (At 2,14). 6 Inclinate l’orecchio (Is 53,3) del vostro cuore e obbedite alla voce del Figlio di Dio. 7 Custodite nella profondità del vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli.
8 Lodatelo poiché è buono (Sal 135,1) ed esaltatelo nelle opere vostre (Tb 13,6), 9 poiché per questo (Cfr. Tb 13,4) vi mandò per il mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di lui con la parola e con le opere e facciate conoscere a tutti che non c’è nessuno Onnipotente eccetto Lui (Cfr. Tb 13,4). 10 Perseverate nella disciplina (Eb 12,7) e nella santa obbedienza, e adempite con proposito buono e fermo quelle cose che gli avete promesso. 11 Il Signore Iddio si offre a noi come a figli (Eb 12,7).

I.
DELLA RIVERENZA VERSO IL CORPO DEL SIGNORE


[217]    12 Pertanto, scongiuro tutti voi, fratelli, baciandovi i piedi e con tutto l’amore di cui sono capace, che prestiate, per quanto potete, tutta la riverenza e tutto l’onore al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 13 nel quale tutte le cose che sono in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente (Cfr. Col 1,20).

II.
DELLA SANTA MESSA


[218]    14 Prego poi nel Signore tutti i miei frati sacerdoti, che sono e saranno e desiderano essere sacerdoti dell’Altissimo, che quando vorranno celebrare la Messa puri, in purità offrano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con intenzione santa e monda, non per motivi terreni, né per timore o amore di alcun uomo, come se dovessero piacere agli uomini (Cfr. Ef 6,6; Col 3,22). 15 Ma ogni volontà, per quanto l’aiuta la grazia divina, si orienti a Dio, desiderando con la Messa di piacere soltanto allo stesso sommo Signore, poiché in essa egli solo opera come a lui piace. 16 Poiché è lui stesso che dice: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19; 1Cor 11,24), se uno farà diversamente, diventa un Giuda traditore e si fa reo del corpo e del sangue del Signore (Cfr. 1Cor 11,27).

[219]    17 Ricordatevi, fratelli miei sacerdoti, ciò che è scritto riguardo alla legge di Mosè: colui che la trasgrediva, anche solo nelle prescrizioni materiali, per sentenza del Signore, era punito con la morte senza nessuna misericordia (Cfr. Eb 10,28). 18 Quanto maggiori e più gravi pene meriterebbe di patire colui che avrà calpestato il Figlio di Dio e contaminato il sangue dell’alleanza, nel quale è santificato, e recato oltraggio allo Spirito della grazia (Eb 10,29). 19 L’uomo, infatti, disprezza, contamina e calpesta l’Agnello di Dio quando, come dice l’Apostolo, non distinguendo nel suo giudizio (1Cor 11,29), né discernendo il santo pane di Cristo dagli altri cibi o azioni, lo mangia indegnamente o, pur essendone degno, lo mangia con leggerezza e senza le dovute disposizioni, sebbene il Signore dica per bocca del profeta: “Maledetto l’uomo, che compie con frode l’opera di Dio” (Cfr. Ger 48,10). 20 E il Signore condanna i sacerdoti che non vogliono prendere a cuore con sincerità queste cose, dicendo: “Maledirò le vostre benedizioni” (Ml 2,2).

[220]    21 Ascoltate, fratelli miei. Se la beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo santissimo seno; se il beato Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il sepolcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; 22 quanto deve essere santo, giusto e degno colui che stringe nelle sue mani, riceve nel cuore e con la bocca ed offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma eternamente vincitore e glorificato, sul quale gli angeli desiderano volgere lo sguardo (1Pt 1,12)!
23 Badate alla vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo (Cfr. Lv 19,2). 24 E come il Signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l’affidarvi questo ministero, così voi amatelo, riveritelo e onoratelo più di ogni altro uomo.
25 Grande miseria sarebbe, e miseranda meschinità se, avendo lui cosi presente, vi curaste di qualunque altra cosa che esista in tutto il mondo.

[221]    26 Tutta l’umanità trepidi, I’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo (Gv 11,27). 27 O ammirabile altezza e degnazione stupenda!
O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!
28 Guardate, fratelli, I’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori (Sal 61,9); umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati (Cfr. 1Pt 5,6; Gc 4,10). 29 Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si offre.

III.
DELL’UNICA MESSA DELLA FRATERNITÀ


[222]    30 Per questo motivo ammonisco ed esorto nel Signore, che nei luoghi in cui i frati dimorano, si celebri una sola Messa al giorno, secondo le norme della santa Chiesa.

[223]    31 Se poi nel luogo vi fossero più sacerdoti, I’uno, per amore di carità, si accontenti dell’ascolto della celebrazione dell’altro sacerdote, 32 poiché il Signore Gesù Cristo riempie di se stesso presenti ed assenti che sono degni di lui. 33 Egli, infatti, sebbene sembri essere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non conosce detrimento di sorta, ma uno e ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito per tutti i secoli dei secoli. Amen.

IV.
DELLA VENERAZIONE PER LA SACRA SCRITTURA


[224]    34 E poiché chi è da Dio ascolta le parole di Dio (Cfr. Gv 8,47), perciò noi, che in modo tutto speciale siamo deputati ai divini uffici, dobbiamo non solo ascoltare e praticare quello che Dio dice, ma anche, per radicare in noi l’altezza del nostro Creatore e la nostra sottomissione a lui, custodire i vasi sacri e i libri liturgici, che contengono le sue sante parole.

[225]    35 Perciò, ammonisco tutti i miei frati e li incoraggio in Cristo perché, ovunque troveranno le divine parole scritte, come possono, le venerino 36 e, per quanto spetti a loro, se non sono ben custodite o giacciono sconvenientemente disperse in qualche luogo, le raccolgano e le ripongano in posto decoroso, onorando nelle sue parole il Signore che le ha pronunciate (Cfr. 3Re 2,4). Molte cose infatti sono santificate (1Tm 4,5) mediante le parole di Dio e in virtù delle parole di Cristo si compie il sacramento dell’altare.

V.
CONFESSIONE DEL SANTO


[226]    38 Ed ora confesso al Signore Dio Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, alla beata sempre vergine Maria e a tutti i santi in cielo e in terra, a frate H. (Elia), ministro della nostra Religione, come a mio venerabile signore, e ai sacerdoti del nostro Ordine e a tutti gli altri miei frati benedetti, tutti i miei peccati. 39 Ho peccato molto per mia grave colpa, specialmente perché non ho osservato la Regola, che ho promesso al Signore, e non ho detto l’ufficio, come la Regola prescrive, sia per negligenza sia a causa della mia infermità, sia perché sono ignorante e illetterato.

IV.
DELLA REGOLA E DELL’UFFICIO


[227]    40 Perciò scongiuro, come posso, frate H. (Elia) ministro generale, mio signore che faccia osservare da tutti inviolabilmente la Regola, 41 e che i chierici dicano l’ufficio con devozione, davanti a Dio, non preoccupandosi della melodia della voce, ma della consonanza della mente, così che la voce concordi con la mente, la mente poi concordi con Dio, 42 affinché possano piacere a Dio, mediante la purezza del cuore, piuttosto che accarezzare gli orecchi del popolo con la mollezza del canto.

[228]    43 Per quanto mi riguarda, io prometto di osservare fermamente tutte queste cose, come Dio mi darà la grazia, e le insegnerò ai frati che sono con me perché le osservino, riguardo all’ufficio e alle altre norme stabilite dalla Regola.

[229]    44 Quei frati, poi, che non vorranno osservare queste cose, non li ritengo cattolici, né miei frati; non li voglio neppure vedere né parlare con loro, finché non abbiano fatto penitenza.

[230]    45 Lo stesso dico anche per tutti gli altri che vanno vagando, incuranti della disciplina della Regola; 46 poiché il Signore nostro Gesù Cristo dette la sua vita per non venir meno all’obbedienza del Padre santissimo (Cfr. Fil 2,8).

[231]    47 lo, frate Francesco, uomo inutile e indegna creatura del Signore Iddio, dico in nome del Signore Gesù Cristo a frate H. (Elia), ministro di tutta la nostra Religione e a tutti i ministri generali che succederanno a lui, e agli altri custodi e guardiani dei frati, che sono e saranno, che tengano presso di sé questo scritto, ad esso si conformino e lo conservino scrupolosamente. 48 E supplico gli stessi di custodire con sollecitudine e di fare osservare con grande diligenza le cose che vi sono scritte, secondo il beneplacito di Dio onnipotente, ora e sempre, finché durerà questo mondo.

[232]    49 E voi che farete queste cose siate benedetti dal Signore (Sal 113,13), e il Signore sia con voi in eterno. Amen.

VII.
PREGHIERA CONCLUSIVA


[233]    50 Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, 51 affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, 52 e, con l’aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.


LETTERA AD UN MINISTRO

[234]    1 A frate N... ministro. Il Signore ti benedica!
2 Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti sono di impedimento nell’amare il Signore Iddio, ed ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri anche se ti coprissero di battiture, tutto questo devi ritenere come una grazia.
3 E così tu devi volere e non diversamente. 4 E questo tieni in conto di vera obbedienza da parte del Signore Iddio e mia per te, perché io fermamente riconosco che questa è vera obbedienza. 5 E ama coloro che agiscono con te in questo modo, e non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te. 7 E in questo amali e non pretendere che diventino cristiani migliori.

[235]    3 E questo sia per te più che stare appartato in un eremo.
9 E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; 10 e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. 11 E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli.

[236]    12 E avvisa i guardiani, quando potrai, che tu sei deciso a fare così.

[237]    13 Riguardo poi a tutti i capitoli della Regola che trattano dei peccati mortali, con l’aiuto del Signore, nel Capitolo di Pentecoste, raccolto il consiglio dei frati, ne faremo un Capitolo solo in questa forma:
14 Se qualcuno dei frati, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente, sia tenuto per obbedienza a ricorrere al suo guardiano, 15 E tutti i frati, che fossero a conoscenza del peccato di lui, non gli facciano vergogna né dicano male di lui, ma ne abbiano grande misericordia e tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati (Mt 9,12). 16 E sempre per obbedienza siamo tenuti a mandarlo con un compagno dal suo custode. 17 Lo stesso custode poi provveda misericordiosamente a lui, come vorrebbe si provvedesse a lui medesimo, se si trovasse in un caso simile.

[238]    13 E se fosse caduto in qualche peccato veniale, si confessi ad un fratello sacerdote. I9 E se in quel luogo non ci fosse un sacerdote, si confessi ad un suo fratello, fino a che possa trovare un sacerdote che lo assolva canonicamente, come è stato detto. 20 E questi non abbiano potere di imporre altra penitenza all’infuori di questa: “Va’ e non peccare più!” (Cfr. Gv 8,11).

[239]    21 Questo scritto tienilo con te, affinché sia meglio osservato, fino al capitolo di Pentecoste; là sarai presente con i tuoi frati. 22 E queste e tutte le altre cose, che sono ancora poco chiare nella Regola, sarà vostra cura di completarle, con l’aiuto del Signore Iddio.


PRIMA LETTERA AI CUSTODI

[240]    1 A tutti i custodi dei frati minori ai quali giungerà questa lettera, frate Francesco, vostro servo e piccolo nel Signore Iddio, augura salute con nuovi segni del cielo e della terra, segni che sono grandi e straordinari presso il Signore e sono invece ritenuti in nessun conto da molti religiosi e da altri uomini.

[241]    2 Vi prego, più che se riguardasse me stesso, che, quando vi sembrerà conveniente e utile, supplichiate umilmente i chierici di venerare sopra ogni cosa il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e i santi nomi e le parole di lui scritte che consacrano il corpo. 3 I calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, devono essere preziosi. 4 E se in qualche luogo trovassero il santissimo corpo del Signore collocato in modo miserevole, venga da essi posto e custodito in un luogo prezioso, secondo le disposizioni della Chiesa, e sia portato con grande venerazione e amministrato agli altri con discrezione.

[242]    5 Anche gli scritti che contengono i nomi e le parole del Signore, ovunque fossero trovati in luoghi sconvenienti, siano raccolti e collocati in luogo degno.

[243]    6 E in ogni predica che fate, ricordate al popolo di fare penitenza e che nessuno può essere salvato se non colui che riceve il santissimo corpo e sangue del Signore (Cfr. Gv 6,54), 7 e che quando è sacrificato dal sacerdote sull’altare o viene portato in qualche parte, tutti, in ginocchio, rendano lode, gloria e onore al Signore Iddio vivo e vero.
8 E dovete annunciare e predicare la sua gloria a tutte le genti, cosi che ad ogni “ora” e quando suonano le campane, sempre da tutto il popolo siano lese lodi e grazie a Dio onnipotente per tutta la terra.

[244]    9 E tutti i miei frati custodi ai quali giungerà questo scritto, che ne faranno copia e la terranno presso di sé e la faranno trascrivere per i frati che hanno l’ufficio della predicazione e della custodia dei frati, e che predicheranno sino alla fine le istruzioni contenute in questo scritto, sappiano che hanno la benedizione del Signore Iddio e mia.
10 E reputino questo scritto come vera e santa obbedienza per loro. Amen.


SECONDA LETTERA AI CUSTODI

[245]    1 A tutti i custodi dei frati minori, ai quali perverrà questa lettera, frate Francesco, il più piccolo dei servi di Dio, augura salute e pace santa nel Signore.

[246]    2 Sappiate che ci sono delle realtà che, davanti al Signore sono altissime e sublimi, ma a volte sono reputate dagli uomini vili e spregevoli; 3 mentre altre, ritenute care e nobili tra gli uomini, sono invece ritenute vilissime e spregevoli al cospetto di Dio.

[247]    4 Perciò vi supplico, nel Signore Dio nostro, per quanto posso, che vi preoccupiate di consegnare ai vescovi e agli altri chierici, quelle lettere che trattano del santissimo corpo e sangue del Signore nostro, 5 e di custodire nella memoria quanto su questo argomento vi abbiano raccomandato.

[248]    6 Dell’altra lettera che vi invio perché la trasmettiate ai podestà, ai consoli e ai reggitori dei popoli, nella quale è contenuto l’invito a proclamare in pubblico tra i popoli e sulle piazze le lodi di Dio, procurate di fare subito molte copie e di consegnarle con diligenza a coloro ai quali sono indirizzate.


LETTERA A FRATE LEONE

[249]    1 Frate Leone, il tuo frate Francesco ti augura salute e pace.

[250]    2 Così dico a te, figlio mio, come una madre: che tutte le parole, che ci siamo scambiate lungo la via, le riassumo brevemente in questa sola frase e consiglio anche se dopo ti sarà necessario tornare da me per consigliarti ? poiché così ti consiglio: 3 in qualunque maniera ti sembra meglio di piacere al Signore Dio e di seguire le sue orme e la sua povertà, fatelo con la benedizione del Signore Dio e con la mia obbedienza.
4 E se ti è necessario per il bene della tua anima, per averne altra consolazione, e vuoi, o Leone, venire da me, vieni!


LETTERA A FRATE ANTONIO

[251]    1 A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco augura salute.

[252]    2 Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione, non estingua lo spirito dell’orazione e della devozione, come sta scritto nella Regola.


LETTERA A DONNA GIACOMINA

[253]    1 A donna Jacopa, serva dell’Altissimo, frate Francesco poverello di Cristo, augura salute nel Signore e la comunione dello Spirito Santo.

[254]    2 Sappi, carissima, che Cristo benedetto, per sua grazia, mi ha rivelato che la fine della mia vita è ormai prossima.

[255]    3 Perciò, se vuoi trovarmi vivo, vista questa lettera, affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli, 4 poiché se non verrai prima di tale giorno, non mi potrai trovare vivo.
5 E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la sepoltura. 6 Ti prego ancora di portarmi di quei dolci, che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma.


4-64 Aprile 7, 1901 Vede la Risurrezione di Gesù. Parla della ubbidienza.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio adorabile Gesù a privarmi della sua presenza, mi sento un’amarezza, e come un coltello fitto nel cuore, che mi dà tale dolore da farmi piangere e stridare come un bambino. Ah! veramente mi pare d’essere divenuta come un bambino, che per poco che si allontana la madre, piange e grida tanto da mettere sottosopra tutta la casa, e non c’è nessun rimedio come farlo cessare dal piangere se pure non si vede di nuovo nelle braccia della Madre. Tale sono io, vera bambina nella virtù, ché se mi fosse possibile metterei sossopra Cieli e terra per trovare il mio sommo ed unico bene, ed allora mi quieto, quando mi trovo in possesso di Gesù. Povera bambinella che sono, mi sento ancora le fasce dell’infanzia che mi stringono, non so camminare da sola, sono molto debole, non ho la capacità degli adulti, che si lasciano guidare dalla ragione; ed ecco la somma necessità che ho di starmene con Gesù, o a torto o a diritto, non voglio saperne niente, quello che voglio sapere è che voglio Gesù, spero che il Signore voglia perdonare a questa povera bambinella, che delle volte commette degli spropositi.

(2) Onde, trovandomi in questa posizione, per poco ho visto il mio adorabile Gesù nell’atto della sua Risurrezione, con un volto tanto risplendente, da non paragonarsi a nessun altro splendore, e mi pareva che l’umanità Santissima di Nostro Signore, sebbene fosse carne viva, ma splendente e trasparente in modo che si vedeva con chiarezza la Divinità unita alla Umanità. Ora mentre lo vedevo così glorioso, una luce che veniva da lui, pareva che mi dicesse:

(3) “Tanta gloria mi ebbi alla mia Umanità per mezzo della perfetta ubbidienza, che distruggendo affatto la natura antica Me ne restituì la nuova natura gloriosa ed immortale. Così l’anima per mezzo dell’ubbidienza può formare in sé la perfetta risurrezione alle virtù, come: Se l’anima è afflitta, l’ubbidienza la farà risorgere alla gioia; se agitata, l’ubbidienza la farà risorgere alla pace; se tentata, l’ubbidienza le somministrerà la catena più forte come legare il nemico, e la farà risorgere vittoriosa dalle insidie diaboliche; se assediata da passioni e vizi, l’ubbidienza uccidendo questi, la farà risorgere alle virtù. Questo all’anima, ed a tempo suo, formerà la risurrezione anche del corpo”.

(4) Dopo ciò la luce si è ritirata, Gesù è scomparso, ed io sono lasciata con tal dolore, vedendomi di nuovo priva di Lui, che mi sento come se avessi una febbre ardente che mi fa smaniare e dare in delirio. Ah! Signore, datemi la forza a sopportarvi in questi indugi, ché mi sento venir meno.