Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Bisogna assolutamente dimenticare i nostri gusti, i nostri concetti personali, e guidare le anime sul sentiero che Gesù ha tracciato loro, senza tentare di farle camminare sulla nostra via. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 6° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 8

1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".

12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".27Non capirono che egli parlava loro del Padre.28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".30A queste sue parole, molti credettero in lui.

31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole,44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.


Genesi 9

1Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra.2Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere.3Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi dò tutto questo, come già le verdi erbe.4Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue.5Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello.

6 Chi sparge il sangue dell'uomo
dall'uomo il suo sangue sarà sparso,
perché ad immagine di Dio
Egli ha fatto l'uomo.
7 E voi, siate fecondi e moltiplicatevi,
siate numerosi sulla terra e dominatela".

8Dio disse a Noè e ai sui figli con lui:9"Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi;10con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca.11Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra".

12Dio disse:

"Questo è il segno dell'alleanza,
che io pongo tra me e voi
e tra ogni essere vivente che è con voi
per le generazioni eterne.
13 Il mio arco pongo sulle nubi
ed esso sarà il segno dell'alleanza
tra me e la terra.
14 Quando radunerò le nubi sulla terra
e apparirà l'arco sulle nubi
15 ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e tra ogni essere che vive in ogni carne
e non ci saranno più le acque
per il diluvio, per distruggere ogni carne.
16 L'arco sarà sulle nubi
e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna
tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne
che è sulla terra".

17Disse Dio a Noè: "Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra".

18I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan.19Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra.
20Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna.21Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda.22Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori.23Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto.
24Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore;25allora disse:

"Sia maledetto Canaan!
Schiavo degli schiavi
sarà per i suoi fratelli!".

26Disse poi:

"Benedetto il Signore, Dio di Sem,
Canaan sia suo schiavo!
27 Dio dilati Iafet
e questi dimori nelle tende di Sem,
Canaan sia suo schiavo!".

28Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. L'intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì.


Proverbi 31

1Parole di Lemuèl, re di Massa, che sua madre gli insegnò.
2E che, figlio mio! E che, figlio delle mie viscere!
E che, figlio dei miei voti!
3Non dare il tuo vigore alle donne,
né i tuoi costumi a quelle che corrompono i re.
4Non conviene ai re, Lemuèl,
non conviene ai re bere il vino,
né ai principi bramare bevande inebrianti,
5per paura che, bevendo, dimentichino i loro decreti
e tradiscano il diritto di tutti gli afflitti.
6Date bevande inebrianti a chi sta per perire
e il vino a chi ha l'amarezza nel cuore.
7Beva e dimentichi la sua povertà
e non si ricordi più delle sue pene.
8Apri la bocca in favore del muto
in difesa di tutti gli sventurati.
9Apri la bocca e giudica con equità
e rendi giustizia all'infelice e al povero.

10(Alef) Una donna perfetta chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
11(Bet) In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
12(Ghimel) Essa gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
13(Dalet) Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
14(He) Ella è simile alle navi di un mercante,
fa venire da lontano le provviste.
15(Vau) Si alza quando ancora è notte
e prepara il cibo alla sua famiglia
e dà ordini alle sue domestiche.
16(Zain) Pensa ad un campo e lo compra
e con il frutto delle sue mani pianta una vigna.
17(Het) Si cinge con energia i fianchi
e spiega la forza delle sue braccia.
18(Tet) È soddisfatta, perché il suo traffico va bene,
neppure di notte si spegne la sua lucerna.
19(Iod) Stende la sua mano alla conocchia
e mena il fuso con le dita.
20(Caf) Apre le sue mani al misero,
stende la mano al povero.
21(Lamed) Non teme la neve per la sua famiglia,
perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste.
22(Mem) Si fa delle coperte,
di lino e di porpora sono le sue vesti.
23(Nun) Suo marito è stimato alle porte della città
dove siede con gli anziani del paese.
24(Samech) Confeziona tele di lino e le vende
e fornisce cinture al mercante.
25(Ain) Forza e decoro sono il suo vestito
e se la ride dell'avvenire.
26(Pe) Apre la bocca con saggezza
e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà.
27(Sade) Sorveglia l'andamento della casa;
il pane che mangia non è frutto di pigrizia.
28(Kof) I suoi figli sorgono a proclamarla beata
e suo marito a farne l'elogio:
29(Res) "Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti,
ma tu le hai superate tutte!".
30(Sin) Fallace è la grazia e vana è la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
31(Tau) Datele del frutto delle sue mani
e le sue stesse opere la lodino alle porte della città.


Salmi 146

1Alleluia.

Loda il Signore, anima mia:
2loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.

3Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.
4Esala lo spirito e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.

5Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,
6creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.
Egli è fedele per sempre,
7rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri,
8il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
9il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.

10Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.


Ezechiele 39

1"E tu, figlio dell'uomo, profetizza contro Gog e annunzia: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, Gog, principe capo di Mesech e di Tubal.2Io ti sospingerò e ti condurrò e dagli estremi confini del settentrione ti farò salire e ti condurrò sui monti d'Israele.3Spezzerò l'arco nella tua mano sinistra e farò cadere le frecce dalla tua mano destra.4Tu cadrai sui monti d'Israele con tutte le tue schiere e i popoli che sono con te: ti ho destinato in pasto agli uccelli rapaci d'ogni specie e alle bestie selvatiche.5Tu sarai abbattuto in aperta campagna, perché io l'ho detto. Oracolo del Signore Dio.
6Manderò un fuoco su Magòg e sopra quelli che abitano tranquilli le isole: sapranno che io sono il Signore.7Farò conoscere il mio nome santo in mezzo al mio popolo Israele, e non permetterò che il mio santo nome sia profanato; le genti sapranno che io sono il Signore, santo in Israele.8Ecco, questo avviene e si compie - parola del Signore Dio -: è questo il giorno di cui ho parlato.9Gli abitanti delle città d'Israele usciranno e per accendere il fuoco bruceranno armi, scudi grandi e piccoli e archi e frecce e mazze e giavellotti e con quelle alimenteranno il fuoco per sette anni.10Non andranno a prendere la legna nei campi e neppure a tagliarla nei boschi perché faranno il fuoco con le armi: spoglieranno coloro che li avevano spogliati e deprederanno coloro che li avevano saccheggiati. Parola del Signore Dio.
11In quel giorno assegnerò a Gog come sepolcro un luogo famoso in Israele, la valle di Abarìm, a oriente del mare: essa chiude il passo ai viandanti. Lì sarà sepolto Gog e tutta la sua moltitudine e quel luogo si chiamerà Valle della moltitudine di Gog.12La casa di Israele darà loro sepoltura per sette mesi per purificare il paese.13Lì seppellirà tutto il popolo del paese e sarà per loro glorioso il giorno in cui manifesterò la mia gloria. Parola del Signore Dio.14Saranno scelti uomini che percorreranno di continuo il paese per seppellire con l'aiuto dei viandanti quelli che son rimasti a fior di terra, per renderla pura; cominceranno le ricerche alla fine del settimo mese.15Quando percorrendo il paese vedranno ossa umane, vi porranno un segnale, finché i becchini non le seppelliscano nella valle della moltitudine di Gog:16Hamonà sarà chiamata la città. Così purificheranno il paese.17A te, figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Annunzia agli uccelli d'ogni specie e a tutte le bestie selvatiche: Radunatevi, venite; raccoglietevi da ogni parte sul sacrificio che offro a voi, sacrificio grande, sui monti d'Israele. Mangerete carne e berrete sangue;18mangerete carne d'eroi, berrete sangue di prìncipi del paese: montoni, agnelli, capri e tori grassi di Basàn, tutti.19Mangerete grasso a sazietà e berrete fino all'ebbrezza il sangue del sacrificio che preparo per voi.20Alla mia tavola vi sazierete di cavalli e cavalieri, di eroi e di guerrieri d'ogni razza. Parola del Signore Dio.

21Fra le genti manifesterò la mia gloria e tutte le genti vedranno la giustizia che avrò fatta e la mano che avrò posta su di voi.22La casa d'Israele da quel giorno in poi saprà che io, il Signore, sono il loro Dio.23Le genti sapranno che la casa d'Israele per la sua iniquità era stata condotta in schiavitù, perché si era ribellata a me e io avevo nascosto loro il mio volto e li avevo dati in mano ai loro nemici, perché tutti cadessero di spada.24Secondo le loro nefandezze e i loro peccati io li trattai e nascosi loro la faccia.
25Perciò così dice il Signore Dio: Ora io ristabilirò la sorte di Giacobbe, avrò compassione di tutta la casa d'Israele e sarò geloso del mio santo nome.26Quando essi abiteranno nella loro terra tranquilli, senza che alcuno li spaventi, si vergogneranno di tutte le ribellioni che hanno commesse contro di me.
27Quando io li avrò ricondotti dalle genti e li avrò radunati dalle terre dei loro nemici e avrò mostrato in loro la mia santità, davanti a numerosi popoli,28allora sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio, poiché dopo averli condotti in schiavitù fra le genti, li ho radunati nel loro paese e non ne ho lasciato fuori neppure uno.29Allora non nasconderò più loro il mio volto, perché diffonderò il mio spirito sulla casa d'Israele". Parola del Signore Dio.


Seconda lettera a Timoteo 2

1Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù2e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.
3Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.4Nessuno però, quando presta servizio militare, s'intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l'ha arruolato.5Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole.6L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra.7Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa.
8Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo,9a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata!10Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.11Certa è questa parola:

Se moriamo con lui, vivremo anche con lui;
12se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà;
13se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

14Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta.15Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità.16Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell'empietà;17la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena. Fra questi ci sono Imenèo e Filèto,18i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni.19Tuttavia il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: 'Il Signore conosce i suoi', e ancora: 'Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore.'20In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli.21Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona.22Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.23Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese.24Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite,25dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità26e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.


Capitolo III: L'ammaestramento della verità

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 1.     Felice colui che viene ammaestrato direttamente dalla verità, così come essa è, e non per mezzo di immagini o di parole umane; ché la nostra intelligenza e la nostra sensibilità spesso ci ingannano, e sono di corta veduta. A chi giova un'ampia e sottile discussione intorno a cose oscure e nascoste all'uomo; cose per le quali, anche se le avremo ignorate, non saremo tenuti responsabili, nel giudizio finale? Grande nostra stoltezza: trascurando ciò che ci è utile, anzi necessario, ci dedichiamo a cose che attirano la nostra curiosità e possono essere causa della nostra dannazione. "Abbiamo occhi e non vediamo" (Ger 5,21). Che c'importa del problema dei generi e delle specie? Colui che ascolta la parola eterna si libera dalle molteplici nostre discussioni. Da quella sola parola discendono tutte le cose e tutte le cose proclamano quella sola parola; essa è "il principio" che continuo a parlare agli uomini (Gv 8,25). Nessuno capisce, nessuno giudica rettamente senza quella parola. Soltanto chi sente tutte le cose come una cosa sola, e le porta verso l'unità e le vede tutte nell'unità, può avere tranquillità interiore e abitare in Dio nella pace. O Dio, tu che sei la verità stessa, fa' che io sia una cosa sola con te, in un amore senza fine. Spesso mi stanco di leggere molte cose, o di ascoltarle: quello che io voglio e desidero sta tutto in te. Tacciano tutti i maestri, tacciano tutte le creature, dinanzi a te: tu solo parlami.

   2.     Quanto più uno si sarà fatto interiormente saldo e semplice, tanto più agevolmente capirà molte cose, e difficili, perché dall'alto egli riceverà lume dell'intelletto. Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti lega e ti danneggia di più dei tuoi desideri non mortificati? L'uomo retto e devoto prepara prima, interiormente, le opere esterne che deve compiere. Così non saranno queste ad indurlo a desideri volti al male; ma sarà lui invece che piegherà le sue opere alla scelta fatta dalla retta ragione. Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene.

   3.     In questa vita ogni nostra opera, per quanto buona, è commista a qualche imperfezione; ogni nostro ragionamento, per quanto profondo, presenta qualche oscurità. Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce una strada che conduce a Dio più sicuramente che una dotta ricerca filosofica. Non già che sia una colpa lo studio, e meno ancora la semplice conoscenza delle cose - la quale è, in se stessa, un ben ed è voluta da Dio -; ma è sempre cosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita virtuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona strada e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene, proprio perché si preoccupano più della loro scienza che della santità della loro vita. Che se la gente mettesse tanta attenzione nell'estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente; e nei conviventi non ci sarebbe tanta dissipazione. Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto; né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei capiscuola e quei maestri, a te ben noti mentre erano in vita, che brillavano per i loro studi? Le brillanti loro posizioni sono ora tenute da altri; e non è detto che questi neppure si ricordino di loro. Quando erano vivi sembravano essere un gran che; ma ora di essi non si fa parola. Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo! E voglia il cielo che la loro vita sia stata all'altezza del loro sapere; in questo caso non avrebbero studiato e insegnato invano. Quanti uomini si preoccupano ben poco di servire Iddio, e si perdono a causa di un vano sapere ricercato nel mondo. Essi scelgono per sé la via della grandezza, piuttosto di quella dell'umiltà; perciò si disperde la loro mente (Rm 1,21). Grande è, in verità, colui che ha grande amore; colui che si ritiene piccolo e non tiene in alcun conto anche gli onori più alti. Prudente è, in verità, colui che considera sterco ogni cosa terrena, al fine di guadagnarsi Cristo (Fil 3,8). Dotto, nel giusto senso della parola, è, in verità, colui che fa la volontà di Dio, buttando in un canto la propria volontà.


DISCORSO 120 ANCORA DALLE MEDESIME PAROLE DI GIOVANNI (1, 1-3): " IN PRINCIPIO ERA IL VERBO ", ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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Il Verbo di Dio, incomprensibile, rivelato nel Vangelo.

1. Esordio del Vangelo di Giovanni: In principio era il Verbo 1. Così iniziò, questo vide; ed elevandosi al di sopra di ogni cosa creata, oltre i monti, l'aria, i cieli, le stelle, i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà, tutti gli Angeli, tutti gli Arcangeli, trascendendo tutto, vide in principio il Verbo e bevve. Vide al di sopra di ogni creatura e assorbì in sé dal cuore del Signore. Egli è infatti Giovanni, il medesimo santo Evangelista, il prediletto da Gesù, al punto che poteva reclinarsi sul petto di lui 2. Là si celava questo mistero e così di là poteva assorbire in sé quel che doveva rendere di getto nel Vangelo. Felici coloro che ascoltano e comprendono. A coloro che credono anche se non intendono appartiene la felicità futura. Chi può esprimere, con parole proprie dell'uomo, quale sublimità attinga il vedere il Verbo di Dio?

Il Verbo di Dio è tutto in tutto.

2. Innalzate le vostre menti, fratelli miei, levatele in alto per quanto potete; respingete tutto ciò che si sarà fatto innanzi attraverso l'immagine di una qualsiasi forma corporale. Se ti si presenterà il Verbo di Dio, in nessun senso puoi fissare con il pensiero i limiti della sua luce, a quel modo che tu pensi la luce di questo sole, per quanto tu possa dilatarla, per quanto tu possa diffonderla; è un nulla rispetto al Verbo di Dio. Tutto ciò che di simile si figura lo spirito, in una sua parte è minore del tutto. Pensa il Verbo tutto in tutto. Intendete quel che dico; per quanto posso, mi sforzo con le mie limitate capacità di farvi comprendere. Comprendete quel che dico. Ecco: questa luce del cielo, chiamata sole, nel suo corso illumina la terra, regola il giorno, delinea le forme, dà risalto ai colori. Grande bene, grande dono di Dio a tutti i mortali; a lui sia lode da tutte le sue opere. Se il sole ha tanta bellezza, che c'è di più bello di chi ha creato il sole? Nondimeno, notate, fratelli: ecco, diffonde i suoi raggi per tutta quanta la terra; entra nei luoghi che gli si aprono davanti, lo respingono i luoghi chiusi; manda la sua luce attraverso le finestre, ma forse pure attraverso un muro? Al Verbo di Dio tutto è manifesto, nulla è nascosto al Verbo di Dio. Notate altra differenza: quanto la creatura sia distante dal Creatore, soprattutto se è di ordine materiale. Quando il sole è presente ad Oriente, manca ad Occidente. La luce diffusa dalla sua grande mole davvero raggiunge anche l'Occidente, ma qui esso non è presente. Vi si troverà volgendo al tramonto. Quando sorge è in Oriente; quando tramonta è in Occidente. Per queste sue due operazioni ha dato il nome a due luoghi. Poiché quando sorge ad Oriente, si trova in Oriente, fece che questo luogo si chiamasse " Oriente "; in quanto al tramonto si trova in Occidente, fece che si chiamasse " Occidente ". Di notte non appare mai. E' forse tale il Verbo di Dio? O quando è in Oriente non è in Occidente; o quando è in Occidente non è in Oriente? Oppure talora lascia i luoghi della terra e va al di sotto o dietro di essi? E' tutto in tutti. Chi lo può spiegare a parole? Chi lo vede? Con quale testimonianza vi proverò quel che dico? Parlo da uomo, parlo a uomini; parlo da incapace, parlo a quanti sono ancora più deboli. Nondimeno, fratelli miei, oso dire, vi dico, che come attraverso uno specchio, o nel mistero, da questa similitudine vedo comunque, intendo comunque la parola anche dentro di me. Ma tende a passare in voi e non trova il veicolo adeguato. Il veicolo della parola è il suono della voce. Quello che esprimo in me desidero comunicarlo a voi e mancano le parole. Voglio infatti parlare della Parola di Dio. E quanta la potenza della Parola? Quale l'eccellenza della parola? Tutto è stato fatto per mezzo di lui 3. Osservate le opere, tremate di terrore del Realizzatore. Tutto è stato fatto per mezzo di lui.

L'eccellenza del Verbo divino deve intendersi in base alle caratteristiche proprie della parola umana. I neo battezzati in vesti bianche.

3. Torna indietro con me, umana debolezza: torna, dunque! Vediamo di comprendere, se riusciamo, proprio le parole umane. Siamo uomini anche noi che parliamo e ci rivolgiamo a uomini emettendo il suono della voce. Orientiamo il suono della nostra voce all'udito degli uomini e, mediante il suono della nostra voce, in qualche modo ne introduciamo interiormente l'intelligenza attraverso l'udito. Quindi esponiamo allora ciò che possiamo, come possiamo, vediamo di comprenderlo. Se, invece, non saremo stati in grado neppure di comprendere questo, che siamo nei confronti della Parola? Ecco, mi ascoltate, io parlo. Se qualcuno esce di qui ed all'esterno viene richiesto di che si fa qui, risponde: Parla il vescovo. Dico parola della Parola. Ma che parola di quale Parola? Parola mortale della Parola immortale; parola mutevole della Parola immutabile; parola che passa della Parola eterna. Fate tuttavia attenzione alla mia parola. Vi avevo detto infatti che il Verbo di Dio è tutto in tutto. Ecco, io vi parlo; ciò che dico raggiunge tutti. Perché raggiungesse tutti avete forse spartito quel che dico? Se vi porgessi del cibo - non per la vostra mente, ma volessi nutrire il corpo - e vi presentassi dei pani di cui saziarvi, non dividereste tra voi i miei pani? Potrebbero toccare a ciascuno di voi i miei pani? Se toccassero ad uno solo, niente avrebbero gli altri. Ecco, io parlo e tutti ricevete. Non basta rilevare che tutti ricevete: è che tutti ricevete il tutto. Il tutto tocca a tutti, il tutto a ciascuno singolarmente. O meraviglie della mia parola! Che è allora del Verbo di Dio? Ascoltate dell'altro. Ho parlato: ciò che ho detto è uscito verso di voi e non si è allontanato da me. Ha raggiunto voi, né si è separato da me. Prima che parlassi, io avevo e voi non avevate; ho parlato, e voi avete cominciato ad avere; quanto a me, nulla ho perduto. Prodigio della mia parola! Che è allora del Verbo di Dio? Partendo dalle piccole cose, interpretate le grandi. Considerate le cose terrene, esaltate quelle celesti. Sono creatura, voi siete creature; e della mia parola si compiono tanti prodigi: dentro di me, sulla mia bocca, nella mia voce, nel vostro udito, dentro di voi. Che cosa è mai il Creatore? O Signore, ascoltaci. Rinnovaci tu che ci hai creati. Tu che hai fatto di noi degli uomini illuminati, fa' di noi dei buoni. Codesti biancovestiti, illuminati, ascoltano la tua parola per mio tramite. Poiché illuminati dalla tua grazia, sono alla tua presenza. Questo è il giorno che ha fatto il Signore 4. Ma tanto più s'impegnino, tanto più preghino affinché, quando saranno trascorsi questi giorni, i giorni [dell'Ottava di Pasqua] non diventino tenebre essi che sono diventati la luce dei prodigi e dei benefici di Dio.

 

1 - Gv 1, 1.

2 - Cf. Gv 13, 23-25.

3 - Gv 1, 3.

4 - Cf. Sal 117, 24.


27 - Cristo, nostro salvatore, alla fine del suo digiuno permette a Lucifero di tentarlo e lo vince.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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1009. Sua Maestà, avendo gloriosamente conseguito i nascosti e sublimi fini del suo digiuno e della sua solitudine con le vittorie ottenute sul demonio e su tutti i suoi vizi, decise di uscire dal deserto per portare avanti le opere della redenzione. Prima di farlo, si prostrò a terra magnificando il Padre che gliele aveva affidate e ringraziandolo di quanto aveva già compiuto per la sua umanità santissima a propria esaltazione e a beneficio dei mortali. Elevò una ferventissima preghiera per tutti coloro che, volendolo imitare, si sarebbero ritirati in disparte o per sempre o per qualche tempo per dedicarsi alla contemplazione e all'ascesi, distaccandosi dal mondo e dalle sue preoccupazioni. L'Altissimo gli promise di favorirli, di parlare al loro cuore con parole di vita eterna e di andare loro incontro con larghe benedizioni e aiuti speciali, se si fossero aperti a riceverli e a corrispondervi. Quindi, Gesù gli domandò, come uomo vero, il permesso di lasciare quel luogo e partì assistito dagli angeli.

1010. Si diresse verso il Giordano, dove il suo precursore continuava a battezzare e a predicare, affinché fosse da lui data nuova testimonianza al suo ministero di salvatore e alla sua divinità. Accondiscese anche al desiderio del medesimo Giovanni di rivederlo e conversare ancora con lui. Questi, infatti, dopo averlo incontrato in occasione del battesimo che egli stesso gli aveva amministrato, era stato completamente infiammato e ferito da quella nascosta e celeste forza che attirava a sé tutte le cose e negli animi più disponibili, come il suo, si comunicava con maggior ardore di carità. Il nostro Maestro arrivò alla sua presenza per la seconda volta ed egli, scorgendolo mentre si avvicinava, prima di proferire altro dichiarò ciò che è riferito nella Scrittura: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!». Attestò questo additando il Signore e, rivolgendosi alla gente che stava con lui per essere immersa nel fiume e per ascoltarlo, proseguì: «Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele».

1011. Asserì ciò perché in antecedenza non lo aveva visto né aveva avuto la rivelazione del suo avvento, che ebbe in quella circostanza. Soggiunse anche che aveva contemplato lo Spirito Santo scendere su di lui e testificare che era davvero il Figlio di Dio. Mentre, infatti, questi soggiornava nel deserto, i giudei di Gerusalemme avevano inviato al Battista la delegazione di cui il quarto evangelista dà notizia nel capitolo primo, chiedendogli chi fosse. Aveva allora risposto che battezzava con acqua, ma in mezzo a loro c'era uno che essi non conoscevano e che era stato fra loro nel Giordano; sarebbe venuto dopo di lui ed egli non era degno di sciogliere il laccio dei suoi sandali. Così, quando l'Unigenito ritornò presso di lui, egli lo chiamò agnello di Dio e ripeté la testimonianza resa da poco ai farisei, aggiungendo che aveva osservato lo Spirito sopra il suo capo come gli era stato preannunciato. San Matteo e san Luca riportano, inoltre, la voce del Padre che si udì dall'alto nel medesimo istante, ma san Giovanni parla solamente dello Spirito Santo in forma di colomba perché il precursore non palesò di più agli astanti.

1012. La Regina nel suo oratorio ebbe luce sulla sincerità con cui quel fidatissimo servo confessò di non essere il Cristo e professò nel modo già esposto la divinità di Gesù. Supplicò l'Onnipotente che in contraccambio lo premiasse e ricompensasse, ed egli, con sconfinata generosità, stabilì che fosse innalzato sopra tutti i nati di donna e riempito di nuove grazie, determinando di dargli tutto l'onore che era capace di ricevere come uomo fra gli uomini, poiché non aveva accettato quello di essere considerato il Messia. Alcuni dei presenti furono molto colpiti da ciò che il Battista aveva affermato e gli domandarono a chi si riferisse; ma, proprio mentre li stava informando della veridicità delle sue parole, sua Maestà si allontanò incamminandosi verso Gerusalemme, essendo rimasto assai poco con lui. Non vi si recò però direttamente, ed anzi per vari giorni visitò piccoli villaggi, ammaestrandone gli abitanti senza divulgare la propria identità, rendendo loro noto che colui che aspettavano era nel mondo, indirizzandoli con la sua dottrina alla vita eterna e invitando molti al battesimo di Giovanni, affinché si disponessero con la penitenza ad accogliere la redenzione.

1013. I testi sacri non specificano dove egli dimorò dopo il digiuno, né quali opere fece, né il tempo che impiegò in esse. Ciò che mi è stato svelato è che si trattenne quasi dieci mesi in Giudea senza rientrare a Nazaret dalla sua santissima Madre e neppure in Galilea, sino a quando incontrò ancora il Battista e questi gli disse la seconda volta: «Ecco l'agnello di Dio!». Andarono allora dietro a lui sant'Andrea e i primi discepoli che sentirono tale espressione e, subito dopo, egli chiamò san Filippo, come ci è tramandato. In questo periodo rischiarò e preparò le anime con ammonimenti e aiuti ammirevoli, perché si risvegliassero dall'oblio in cui si trovavano e, in seguito, quando avrebbe incominciato a predicare e a fare gesti straordinari, fossero più pronte al dono della fede in lui e lo seguissero, come accadde a molti di quelli che lasciò così illuminati e catechizzati. È certo che per il momento non discusse con i farisei e con i dottori della legge, perché non erano tanto propensi a credere alla verità, che cioè l'Atteso era venuto; infatti, non l'accettarono neanche dopo, benché confermata da meraviglie, discorsi e segni tanto evidenti. È certo, inoltre, che si rivolse agli umili e ai poveri, i quali meritarono di essere evangelizzati e istruiti per primi, elargendo loro in quella provincia immense misericordie, non solo con un particolare insegnamento e celati favori, ma anche con alcuni miracoli compiuti da lui in segreto. Per questo lo ritenevano un grande profeta e un uomo santo. Con tali richiami ridestò i cuori di innumerevoli persone e le mosse a staccarsi dal peccato e a cercare il regno di Dio, che già si stava avvicinando con l'annuncio che portava e con l'ormai prossimo riscatto.

1014. Maria era a conoscenza di tutte le occupazioni di suo Figlio, sia per mezzo della sublime luce che già ho spiegato sia tramite le ambasciate dei suoi mille angeli, che sempre l'assistevano in apparenza visibile mentre era lontano. Per conformarsi totalmente a lui in ogni cosa, anch'ella uscì dal suo luogo di ritiro quando egli abbandonò il deserto. Come il Signore, pur non potendo di sicuro crescere nella carità, la mostrò più fervidamente dopo avere vinto il diavolo col digiuno e con tutte le altre virtù, così sua Madre, con i nuovi aumenti di grazia acquistati, si infiammò maggiormente nell'imitare con sollecitudine le sue azioni in ordine alla salvezza e per precorrere la sua manifestazione. La Maestra divina peregrinò per i dintorni accompagnata dai suoi custodi e, con la pienezza della sua sapienza e la potestà di nostra sovrana, operò prodigi mirabili, ma di nascosto, come il Verbo incarnato. Proclamava la venuta del Messia senza svelare chi fosse, indicava a molti la via della vita, li discostava dal male, abbatteva i demoni e diradava le tenebre di coloro che erano nell'inganno e nell'ignoranza, disponendoli a ricevere la redenzione e a confessarne l'autore. A questi benefici spirituali ne univa molti corporali, sanando gli infermi, consolando gli afflitti e andando a trovare i miseri; sebbene li indirizzasse più frequentemente alle donne, ne fece tanti anche agli uomini, i quali, se erano di modesta condizione e disprezzati, non perdevano questo sostegno, né la felicità di essere visitati dal la Regina dell'universo.

1015. Tali viaggi durarono lo stesso tempo che Gesù impiegò per percorrere la Giudea ; ella si comportò sempre come lui in tutto, anche nello spostarsi a piedi e, benché talora rientrasse nella sua città, ripartiva subito dopo. In questi dieci mesi poi mangiò assai poco, poiché fu tanto nutrita e rinvigorita dal cibo celeste che egli le aveva inviato da avere forze non solo per camminare attraverso molte località e strade, ma anche per non avvertire troppo la necessità di altro sostentamento. Ebbe allo stesso modo notizia di quanto san Giovanni faceva, esortando e battezzando sulle sponde del Giordano, e alcune volte gli mandò anche parecchi dei suoi messaggeri perché lo confortassero e ripagassero la lealtà che dimostrava al suo Dio. In tutto questo provava grandi estasi d'amore per il naturale e santo affetto col quale aspirava a stare con il suo Unigenito, il cui cuore veniva ferito da quei divini e castissimi gemiti. Prima che egli tornasse da lei per risollevarla e per dare inizio ai suoi miracoli e alla predicazione pubblica, accadde però ciò che dirò tra breve.

 

Insegnamento della Regina del cielo

1016. Figlia mia, ti do l'insegnamento di questo capitolo, racchiuso in due importanti ammonimenti. Il primo è quello di aver cara la solitudine e fare in modo di custodirla con singolare cura, affinché ti spettino le benedizioni e le promesse che Cristo meritò e preannunciò a quelli che lo avrebbero seguito in essa: cerca sempre di stare appartata, quando per obbedienza non sei obbligata a conversare con qualcuno e, anche in questo caso, se ne esci, portala con te nel segreto in maniera che né i sensi né il loro uso la allontanino. Negli affari di questo mondo devi essere come di passaggio, fissa nel deserto che è dentro di te, e, affinché qui tu possa ritrovarla, non devi lasciare che vi si introducano immagini di creature, immagini che talvolta ci occupano più delle creature stesse e sempre tolgono la libertà interiore. Sarebbe cosa riprovevole che ti soffermassi su qualcuna di esse o che qualcuna prendesse posto nel tuo cuore, poiché mio Figlio lo brama tutto e solo per sé, e anch'io desidero questo. Il secondo è quello di attendere innanzitutto a ritenere degno di stima il tuo intimo per conservarlo puro e senza macchia. Quindi, è mia volontà che ti impegni per la giustificazione di tutti e particolarmente che imiti il Signore e me in ciò che operammo a favore dei più poveri e piccoli. Essi chiedono spesso il pane del consiglio e della sapienza e non trovano chi lo comunichi e distribuisca loro, come accade invece ai più potenti e ricchi, i quali hanno numerosi ministri da poter consultare. Molti di questi umili e sventurati vengono da te: ricevili con la compassione che ne senti, consolali e accarezzali, affinché con la loro sincerità accettino la luce e i suggerimenti che ai più accorti si devono dare in diverso modo. Procura di guadagnare tali anime, che tra le miserie temporali sono preziose agli occhi di Dio, e lavora incessantemente affinché esse e le altre non perdano il frutto della redenzione. Non essere mai soddisfatta, ma stai sempre pronta anche a morire, se fosse necessario.


30-28 Aprile 30, 1932 Come il vivere nella Divina Volontà è un dono. Esempio del povero, ed esempio del re. Come il dono è eccesso dell’amore e magnanimità di Dio, il quale né bada né vuol fare i conti del gran valore che dà.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Mi sentivo tutta immersa nel Voler Divino, una folla di pensieri preoccupava la mia mente, ma sempre sullo stesso Fiat, perché in Esso non si può pensare ad altro, il suo dolce incanto, la sua luce che tutto investe, le sue tante verità che come formidabile esercito si schierano intorno, allontanano tutto ciò che ad Esso non appartiene. La felice creatura che si trova nella Divina Volontà si trova come in un’atmosfera celeste, tutta felice, nella pienezza della pace dei santi e se vuole qualche cosa, è solo che tutti conoscessero un Volere sì amabile, sì santo, vorrebbe che tutti venissero a godere la sua felicità, ma pensavo tra me: “Ma come può essere che le creature possano venire a vivere nella Divina Volontà, per poter formare il suo santo regno? ” Ed il mio amato Gesù, sorprendendomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, come sei piccola! Si vede che la tua piccolezza non si sa elevare nella potenza, immensità, bontà e magnanimità del tuo Creatore, e dalla tua piccolezza misuri la nostra grandezza e liberalità nostra. Povera piccina, ti sperdi nei nostri interminabili poteri, e non sai dare il giusto peso ai nostri modi divini ed infiniti. E’ vero che umanamente parlando, la creatura accerchiata dai mali come sta, vivere nel mio Volere, formare il suo regno in mezzo a loro, è come se volessi toccare il Cielo col dito, ciò ch’è impossibile, ma ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. Tu devi sapere che il vivere nella nostra Volontà è un dono che la nostra magnanimità vuol dare alle creature, e con questo dono la creatura si sentirà trasformata, da povero ricco, da debole forte, da ignorante dotto, da schiavo di vile passione, dolce e volontario prigioniero d’una Volontà tutta santa che non lo terrà prigioniero, ma re di sé stesso, dei domini divini e di tutte le cose create. Succederà come ad’un povero che veste miseri cenci, abita in un tugurio, senza porte, quindi esposto ai ladri e nemici, non ha un pane sufficiente come sfamarsi la fame ed è costretto a mendicarlo; se un re le desse per dono un milione, il povero cambierebbe la sua sorte, e non più farebbe la figura d’un povero mendico, ma d’un signore che possiede palazzi, ville, veste con decenza, tiene cibi abbondanti e si mette in condizione di potere aiutare gli altri. Chi ha cambiato la sorte di questo povero? Il milione ricevuto in dono. Ora, se una vile moneta tiene virtù di cambiare la sorte d’un povero infelice, molto più il gran dono della nostra Volontà, dato come dono cambierà la sorte infelice delle umane generazioni, menoché chi volontariamente vuol restare nella sua infelicità. Molto più che questo dono fu dato all’uomo nel principio della sua creazione, ed ingrato ci lo respinse col fare la sua volontà, sottraendosi dalla Nostra. Ora, chi si dispone a fare il nostro Volere prepara il posto, la decenza, la nobiltà dove poter mettere questo dono sì grande ed infinito, le nostre conoscenze sul Fiat aiuteranno e prepareranno in modo sorprendente a ricevere questo dono, e ciò che non hanno ottenuto fin’oggi, lo potranno ottenere domani. Perciò sto facendo come farebbe un re, che vorrebbe elevare una famiglia con vincolo di parentela con la sua famiglia reale; per far ciò si prende prima un membro di essa, se la tiene nella sua reggia, la cresce, si nutrisce insieme, l’abitua coi suoi modi nobili, l’affida i suoi segreti, e per farla degna di sé, la fa vivere di sua volontà, e per essere più sicuro e per non farla scendere alle bassezze della sua famiglia le fa dono del suo volere, affinché lo tenesse in suo potere. Ciò che il re non può fare, ma Io lo posso fare bilocando la mia Volontà per farne dono alla creatura. Onde il re tiene gli occhi fissi sopra di lei, la va sempre abbellendo, la veste di abiti preziosi e belli in modo che si sente innamorato, e non potendo più durarla allungo, se la vincola col vincolo duraturo di sposalizio, in modo che l’uno diventa dono dell’altro. Con questo, d’ambi le parte tengono il diritto di regnare e quella famiglia acquista il vincolo di parentela col re, ed il re, per amore di colei che si ha donato a lui, e che lui si ha donato a lei, chiama quella famiglia a vivere nella sua reggia dandole lo stesso dono che ha dato a colei che ama tanto. Così abbiamo fatto Noi, primo abbiamo chiamato una dell’umana famiglia a vivere nella reggia del nostro Volere; mano, mano le facevamo dono delle sue conoscenze, dei sui segreti più intimi, nel far ciò provavamo contenti e gioie indicibili, e sentivamo com’è dolce e caro far vivere la creatura nel nostro Volere, ed il nostro amore ci spinse, anzi ci violentò a farle dono del nostro Fiat onnipotente, molto più che ci aveva fatto dono del suo, già stava in nostro potere, e la nostra Volontà Divina poteva star sicura ed al suo posto d’onore nella creatura. Ora dopo che abbiamo fatto dono del nostro Fiat ad un membro di questa umana famiglia, essa acquista il vincolo ed il diritto di questo dono, perché Noi non facciamo mai opere e doni per una sola, ma quando facciamo opere e doni, le facciamo sempre in modi universali, quindi questo dono sarà pronto per tutti, purché lo vogliono e si dispongono. Perciò il vivere nella mia Volontà non è proprietà della creatura, né sta in suo potere, ma è dono, ed Io lo faccio quando voglio, a chi voglio, e nei tempi che voglio. Esso è dono di Cielo fatto dalla nostra grande magnanimità, e del nostro amore inestinguibile. Ora con questo dono, l’umana famiglia si sentirà talmente vincolata col suo Creatore, che non si sentirà più da Lui lontana, ma talmente vicina come se fosse della sua stessa famiglia, e convivesse nella sua stessa reggia. Con questo dono si sentirà talmente ricca, che non più sentirà le miserie, le debolezze, le passione tumultuante, ma tutto sarà forza, pace, abbondanza di grazia, e riconoscendo il dono, dirà nella casa del Padre mio Celeste, nulla mi manca, ho tutto a mia disposizione, sempre in virtù del dono che ho ricevuto. I doni li diamo sempre per effetto del nostro grande amore e dalla nostra somma magnanimità; se ciò non fosse, o volessimo badare se la creatura merita o no, se ha fatto dei sacrifici, allora non sarebbe più dono, ma mercede, ed il nostro dono si renderebbe come diritto e schiavo della creatura. Mentre Noi, ed i nostri doni, non siamo schiavi di nessuno. Difatti, l’uomo non esisteva ancora, e prima che lui fosse, già creammo il cielo, il sole, il vento, il mare, la terra fiorita e tutto il resto per farne dono all’uomo. Che cosa aveva fatto per meritare doni sì grandi e perenni? Nulla, e nell’atto di crearlo le demmo il gran dono che superò tutti gli altri, il nostro Fiat onnipotente, e sebbene lo respinse, Noi però non smettemmo di non darlo più, no, ma lo teniamo a riserva per darlo ai figli, lo stesso dono che ci respinse il padre. Il dono viene dato nell’eccesso del nostro amore, il quale è tanto che non sa fare, non bada ai conti, mentre la mercede che si dà se la creatura fa le opere buone, si sacrifica, si dà con giusta misura ed a secondo che merita, non così nel dono. Perciò, chi potrà dubitare significa che non se ne intende del nostro Essere Divino, né delle nostre larghezze, né dove può giungere il nostro amore, però vogliamo la corrispondenza della creatura, la gratitudine ed il suo piccolo amore”.