Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Ogni volta che vi sorprende qualche difficoltà , prima di risolverla date un'occhiata all'eternità , e poi avvenga ciò che vuole. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 6° settimana del Tempo di Pasqua (San Filippo Neri)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 27

1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire.2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.

3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani4dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!".5Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.6Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue".7E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri.8Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi.9Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: 'E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato,10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.'

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici".12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla.13Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?".14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba.17Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?".18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua".20Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù.21Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!".22Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!".23Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!".
24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!".25E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli".26Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!".30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,34gli 'diedero da bere vino' mescolato con 'fiele'; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.35Dopo averlo quindi crocifisso, 'si spartirono le' sue 'vesti tirandole a sorte'.36E sedutisi, gli facevano la guardia.37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: "'Questi è Gesù, il re dei Giudei'".
38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

39E quelli che passavano di là lo insultavano 'scuotendo il capo' e dicendo:40"Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!".41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:42"Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.43'Ha confidato in Dio; lo liberi lui' ora, 'se gli vuol bene'. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!".44Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.

45Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "'Elì, Elì, lemà sabactàni?'", che significa: "'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'".47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia".48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala 'di aceto', la fissò su una canna e così gli 'dava da bere'.49Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!".50E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono.53E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.54Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".
55C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

57Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatéa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.

62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo:63"Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò.64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!".65Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete".66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.


Genesi 4

1Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: "Ho acquistato un uomo dal Signore".2Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.
3Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore;4anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta,5ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto.6Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto?7Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo".8Caino disse al fratello Abele: "Andiamo in campagna!". Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.9Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?".10Riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!11Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello.12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra".13Disse Caino al Signore: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono?14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere".15Ma il Signore gli disse: "Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato.16Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.
17Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio.18A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech.19Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla.20Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame.21Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto.22Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama.

23Lamech disse alle mogli:

"Ada e Zilla, ascoltate la mia voce;
mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire:
Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura
e un ragazzo per un mio livido.
24 Sette volte sarà vendicato Caino
ma Lamech settantasette".

25Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. "Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso".
26Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 46

1'Al maestro del coro. Dei figli di Core.'
'Su "Le vergini...". Canto.'

2Dio è per noi rifugio e forza,
aiuto sempre vicino nelle angosce.
3Perciò non temiamo se trema la terra,
se crollano i monti nel fondo del mare.
4Fremano, si gonfino le sue acque,
tremino i monti per i suoi flutti.

5Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio,
la santa dimora dell'Altissimo.
6Dio sta in essa: non potrà vacillare;
la soccorrerà Dio, prima del mattino.
7Fremettero le genti, i regni si scossero;
egli tuonò, si sgretolò la terra.

8Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.
9Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto portenti sulla terra.

10Farà cessare le guerre sino ai confini della terra,
romperà gli archi e spezzerà le lance,
brucerà con il fuoco gli scudi.
11Fermatevi e sappiate che io sono Dio,
eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.

12Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.


Geremia 41

1Ora, nel settimo mese, Ismaele figlio di Natania, figlio di Elisamà, di stirpe reale, si recò con dieci uomini da Godolia figlio di Achikàm in Mizpà e mentre là in Mizpà prendevano cibo insieme,2Ismaele figlio di Natania si alzò con i suoi dieci uomini e colpirono di spada Godolia figlio di Achikàm, figlio di Safàn. Così uccisero colui che il re di Babilonia aveva messo a capo del paese.3Ismaele uccise anche tutti i Giudei che erano con Godolia a Mizpà e i Caldei, tutti uomini d'arme, che si trovavano colà.
4Il secondo giorno dopo l'uccisione di Godolia, quando nessuno sapeva la cosa,5vennero uomini da Sichem, da Silo e da Samaria: ottanta uomini con la barba rasa, le vesti stracciate e con incisioni sul corpo. Essi avevano nelle mani offerte e incenso da portare nel tempio del Signore.6Ismaele figlio di Natania uscì loro incontro da Mizpà, mentre essi venivano avanti piangendo. Quando li ebbe raggiunti, disse loro: "Venite da Godolia, figlio di Achikàm".
7Ma quando giunsero nel centro della città, Ismaele figlio di Natania con i suoi uomini li sgozzò e li gettò in una cisterna.
8Fra quelli si trovarono dieci uomini, che dissero a Ismaele: "Non ucciderci, perché abbiamo nascosto provviste nei campi, grano, orzo, olio e miele". Allora egli si trattenne e non li uccise insieme con i loro fratelli.9La cisterna in cui Ismaele gettò tutti i cadaveri degli uomini che aveva uccisi era la cisterna grande, quella che il re Asa aveva costruita quando era in guerra contro Baasa re di Israele; Ismaele figlio di Natania la riempì dei cadaveri.
10Poi Ismaele fece prigioniero il resto del popolo che si trovava in Mizpà, le figlie del re e tutto il popolo rimasto in Mizpà, su cui Nabuzaradàn, capo delle guardie, aveva messo a capo Godolia figlio di Achikàm. Ismaele figlio di Natania li condusse via e partì per rifugiarsi presso gli Ammoniti.
11Intanto Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui ebbero notizia di tutto il male compiuto da Ismaele figlio di Natania.12Raccolsero i loro uomini e si mossero per andare ad assalire Ismaele figlio di Natania. Essi lo trovarono presso la grande piscina di Gàbaon.
13Appena tutto il popolo che era con Ismaele vide Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui, se ne rallegrò.14Tutto il popolo che Ismaele aveva condotto via da Mizpà si voltò e, ritornato indietro, raggiunse Giovanni figlio di Kàreca.15Ma Ismaele figlio di Natania sfuggì con otto uomini a Giovanni e andò presso gli Ammoniti.
16Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui presero tutto il resto del popolo che Ismaele figlio di Natania aveva condotto via da Mizpà dopo aver ucciso Godolia figlio di Achikàm, uomini d'arme, donne, fanciulli ed eunuchi, e li condussero via da Gàbaon.17Essi partirono e sostarono in Gherut-Chimàm, che si trova a fianco di Betlemme, per proseguire ed entrare in Egitto,18lontano dai Caldei. Infatti essi temevano costoro, poiché Ismaele figlio di Natania aveva ucciso Godolia figlio di Achikàm, che il re di Babilonia aveva messo a capo del paese.


Prima lettera ai Corinzi 15

1Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi,2e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
3Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,4fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.9Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.10Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.11Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
12Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti?13Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!14Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono.16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto;17ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.18E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.19Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
20Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.21Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti;22e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.23Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo;24poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.25Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.26L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte,27perché 'ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi'. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa.28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?30E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente?31Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore!32Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, 'mangiamo e beviamo, perché domani moriremo'.33Non lasciatevi ingannare: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi".34Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.

35Ma qualcuno dirà: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?".36Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore;37e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere.38E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo.39Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci.40Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri.41Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore.42Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile;43si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza;44si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che45il primo 'uomo', Adamo, 'divenne un essere vivente', ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.46Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.47Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo.48Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.49E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.50Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
51Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati,52in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.53È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.

54Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:

'La morte è stata ingoiata per la vittoria.'
55'Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione'?

56Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.57Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!58Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.


Capitolo XI: Vagliare e frenare i desideri del nostro cuore

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1. Figlio, tu devi imparare ancora molte cose, fin qui non bene apprese. Signore, quali sono queste cose? Che tu indirizzi il tuo desiderio interamente secondo la mia volontà; che tu non stia attaccato a te stesso; che ardentemente tu brami di seguire la mia volontà. Sovente vari desideri ti accendono e urgono in te fortemente. Ma devi riflettere se tu sia mosso dall'impulso di rendere onore a me o non piuttosto di far piacere a te stesso. Se si tratta di me, sarai pienamente felice, comunque io voglia che vadano le cose; se invece c'è sotto una qualunque tua voglia, ecco, è questo che ti impedisce e ti appesantisce. Guardati, dunque, dal basarti troppo su un desiderio concepito senza che io sia stato consultato; affinché poi tu non abbia a pentirti; affinché non abbia a disgustarti ciò che dapprima ti era sembrato caro e che avevi agognato, come preferibile sopra ogni cosa.  

2. In verità, non ogni moto, pur se ci appare degno di approvazione, va subito favorito; ne ogni moto che ci ripugna va respinto fin dal principio. Occorre talvolta che tu usi il freno, anche nell'intraprendere e nel desiderare cose buone. Ché il tuo animo potrebbe poi esser distolto da ciò, come cosa eccessiva; o potresti ingenerare scandalo in altri, per essere andato al di là delle regole comuni; o potresti d'un tratto cadere in agitazione perché ti si ostacola. Altra voce, invece, occorre che tu faccia violenza a te stesso, andando virilmente contro l'impulso dei sensi. Occorre che tu non faccia caso a ciò che la carne desidera o non desidera, preoccupandoti piuttosto che essa, pur contro voglia, sia sottomessa allo spirito. Occorre che la carne sia imbrigliata e costretta a stare soggetta, fino a che non sia pronta a tutto; fino a che non sappia accontentarsi, lieta di poche e semplici cose, senza esitare di fronte ad alcuna difficoltà.


LETTERA 83: Agostino indica ad Alipio, vescovo di Tagaste, come risolvere con giustizia e carità la vertenza concernente l'eredità d'un certo Onorato

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta fra il 404 e il 405.

Agostino indica ad Alipio, vescovo di Tagaste, come risolvere con giustizia e carità la vertenza concernente l'eredità d'un certo Onorato, da monaco di Tagaste diventato prete della Chiesa di Thiave (n. 1); si dice contrario a dividere la somma a metà tra il monastero e la chiesa di Thiave (come Alipio aveva proposto) (n. 2), per salvare la giustizia e non scandalizzare i fedeli (n. 3-6).

AGOSTINO E I FRATELLI DELLA SUA COMUNITA' INVIANO SALUTI NEL SIGNORE AD ALIPIO, SIGNORE BEATISSIMO, VENERANDO E CARISSIMO FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO

Dolore di Agostino per il turbamento nella Chiesa di Thiave.

1. Il dolore per la Chiesa di Thiave non dà tregua al mio cuore finché non saprò che quei fedeli sono tornati con te nei buoni rapporti d'amicizia di un tempo, cosa che occorre procurare subito. L'Apostolo infatti si diede tanto da fare per una sola persona dicendo: per paura che quel tale venga sommerso da un dolore troppo grande e non cadiamo in balìa di Satana, e soggiungendo: poiché non ne ignoriamo le macchinazioni 1. Quanto più occorre dunque che agiamo con la dovuta circospezione, affinché non abbiamo a piangere per tutto il gregge e specialmente per quelli che si sono convertiti di recente alla Chiesa Cattolica e che non potrei in alcun modo abbandonare. Siccome però la ristrettezza del tempo non ci ha permesso di prendere insieme una decisione ben ponderata, la Santità tua accolga il parere che mi è parso il migliore, scaturito da lunga riflessione dopo il nostro commiato; se incontra pure il tuo compiacimento, si mandi subito, senza indugio, la lettera scritta da me a nome di tutti e due.

Evitare scandali nelle vertenze di interessi.

2. Tu hai detto che i fedeli di Thiave abbiano la metà dell'eredità e l'altra metà sia in qualche modo procurata loro da me; io invece penso che, se fosse loro tolto tutto, ci sarebbe motivo per dire che ci siamo dato tanto pensiero non del denaro ma della giustizia. Se al contrario concediamo loro solo la metà e in tal modo concludiamo la pace con essi una buona volta, apparirà chiaro che l'unica nostra preoccupazione era quella del denaro e vedi da te stesso quale danno ne deriverebbe. Da una parte infatti daremo loro l'impressione che abbiamo loro sottratto la metà appartenente ad essi e dall'altra avremo noi stessi l'impressione ch'essi abbiano subìto un'offesa e un'ingiustizia nell'essere aiutati con la metà di quello che era tutto dei poveri. Infatti la tua affermazione: " Volendo correggere una questione dubbia, occorre badare di non aprire ferite più gravi ", conserverà altrettanto valore anche nel caso in cui si conceda loro soltanto la metà. Poiché, proprio se concederemo tale metà a coloro che si ritirano in monastero e alla cui vita religiosa vogliamo provvedere, rimanderanno ad altro tempo la vendita dei loro beni con pretesti dilatorii, lasciandosi trascinare da questo esempio. E poi sarebbe strano che per una questione dubbia si debba causare un sì grave scandalo di tutti i fedeli, i quali penserebbero che siano macchiati di sordida avidità di denaro i propri vescovi, da essi altamente stimati, se non si evitasse ogni apparenza di male.

Questioni economiche e vita religiosa.

3. Poiché quando uno abbandona il mondo per entrare in monastero, se lo fa con retta intenzione, non si preoccupa del denaro, soprattutto se avvertito di quanto ciò sarebbe male. Se invece è finto e cerca il proprio interesse e non quello di Cristo 2, non possiede certo la carità, e allora a che gli gioverebbe, anche se distribuisse tutti i suoi beni ai poveri e desse il suo corpo alle fiamme 3? A ciò si aggiunga il fatto, già considerato nel nostro colloquio, che tale inconveniente potrà in seguito essere evitato trattando la cosa con chi si ritira alla vita monastica, se si stabilisce che non venga ammesso nella comunità dei fratelli prima che si sia liberato da tutti quei legami e si differisca l'ammissione al momento in cui il suo patrimonio sarà alienato. Come può evitarsi la morte spirituale di questi deboli e un sì grande ostacolo alla loro salvezza, mentre facciamo tanti sforzi per guadagnarli alla Chiesa Cattolica? Non può evitarsi in altro modo se non facendo capire loro molto chiaramente che in tali casi non siamo mossi assolutamente da alcuna preoccupazione di denaro. Essi però non arriveranno a capirlo in nessun modo, se noi non lasciamo alle loro necessità, i beni che hanno sempre giudicato appartenere al prete, perché, sebbene non gli appartenessero, avrebbero dovuto esserne informati fin da principio.

Nelle questioni pecuniarie occorre osservare le norme legali.

4. Mi pare dunque che in faccende di tal genere debba osservarsi la seguente norma: quando uno viene ordinato prete, deve appartenere alla Chiesa, in cui viene ordinato, tutto ciò che gli apparteneva in forza del diritto di legittimo possesso. Ora, in forza dello stesso diritto, appartiene talmente al prete Onorato tutto il patrimonio di cui si tratta, che, essendo stato ordinato altrove e vivendo nel monastero di Tagaste, qualora morisse senza che la sua proprietà fosse stata venduta o fosse passata ad altri con pubblico atto di donazione, ne entrerebbero in possesso soltanto i suoi eredi, nello stesso modo con cui il fratello Emiliano entrò in possesso di trenta soldi del fratello Privato. Occorre dunque prendere innanzi tutto queste precauzioni; se non si sono prese, occorre osservare le norme di legge che danno diritto di entrare o no in possesso di tali beni, norme stabilite per la salvaguardia della civile società. Ci asterremo così, per quanto ci sarà possibile, non solo da ogni azione cattiva 4, ma anche da ciò che ne ha l'apparenza e conserveremo la buona fama tanto necessaria al nostro ministero. Consideri ora la tua santa Prudenza quanto sia cattiva l'impressione che dalla nostra condotta può ricevere la gente. Io, nel timore di cadere per caso in qualche sbaglio, come mi capita di solito quando, per essere troppo propenso al mio modo di vedere, mi allontano dalla verità, ho esposto la questione al nostro collega e fratello Sansucio, senza parlargli della tristezza di quei fedeli da noi sperimentata. Non gli ho parlato neppure del mio modo di vedere attuale, ma di quello che ci pareva giusto quando ci opponevamo a quello di Thiave. Egli ne rimase fortemente sbigottito e si stupì che avessimo avuto una simile idea; ma ciò che lo ha costernato è l'apparenza vergognosa della cosa, assolutamente indegna non solo della nostra vita, ma della vita e dei costumi di qualsiasi altra persona.

Il ministero sacro è ostacolato dall'interesse temporale.

5. Ti scongiuro perciò di spedire senza indugio a quelli di Thiave, munita della tua firma, la lettera da me scritta loro a mio e tuo nome. Se, acuto qual sei, comprendi che è giusto quanto abbiamo deciso, che non si debbano obbligare i deboli ad apprendere ciò che neanche io riesco a comprendere, in questa faccenda si rispetti nei loro riguardi la prudenza del Signore che disse: Avrei da dirvi ancora molte cose, ma per adesso sono al di sopra della vostra portata 5 e, mosso da compassione per siffatta debolezza, a proposito del dovere di pagare il tributo disse pure: I figli dunque ne sono esenti, ma affinché non li scandalizziamo ecc., quando mandò Pietro a pescare, affinché il collegio apostolico potesse pagare le due dramme che venivano riscosse per il culto 6. Cristo infatti conosceva un altro diritto in forza del quale non era tenuto a pagare alcuna imposta di tal genere, ma la pagava in forza di quella stessa legge per cui, come dicevo, l'erede del prete Onorato entrerebbe in possesso dei suoi beni se morisse prima di aver donato o venduto il suo patrimonio. L'apostolo Paolo del resto, a proposito dello stesso diritto della Chiesa, usa indulgenza verso i deboli senza esigere alcuna contribuzione in denaro, che pure in coscienza era sicuro di poter esigere con ogni diritto, ma egli non si preoccupa d'altro se non di evitare un sospetto che avrebbe potuto guastare il buon profumo di Cristo, astenendosi da quanto poteva avere l'apparenza di male in paesi ove sapeva che era necessario fare così 7, forse anche prima di aver sperimentato la malignità della gente. Noi invece mettiamoci a correggere, sebbene in ritardo e dopo l'esperienza fatta, il male che avremmo dovuto prevedere.

Arrendevolezza di Agostino.

6. Finalmente, poiché temo ogni evenienza e mi ricordo che al momento del nostro commiato mi proponesti che i fratelli di Tagaste mi considerino debitore per metà della somma, se tu comprendi chiaramente che ciò è giusto, io non oppongo rifiuto: solo che soddisferò il debito appena ne avrò la possibilità, quando cioè al monastero d'Ippona verranno dei proventi di tal consistenza, che si possa adempiere tale obbligo senza disagio, cioè tale che, toltane la somma da sborsare, ne tocchi ai nostri una parte non inferiore in proporzione del numero dei membri della comunità religiosa.

 

1 - 2 Cor 2, 7. 11.

2 - Fil 2, 21.

3 - 1 Cor 13, 3.

4 - 1 Ts 5, 22.

5 - Gv 16, 12.

6 - Mt 17, 26 s.

7 - Cf. 1 Cor 9, 1-23.


Capitolo quarto - A te ricorriamo noi esuli figli di Eva

Le glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori

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1. Quanto è pronta Maria ad aiutare chi la invoca

Poveri noi, che, essendo figli dell'infelice Eva e perciò rei verso Dio della sua stessa colpa e condannati alla stessa pena, andiamo errando in questa valle di lacrime, esuli dalla nostra patria, piangendo afflitti da tanti dolori nel corpo e nello spirito! Ma beato chi in mezzo a queste miserie si volge spesso verso la consolatrice del mondo, rifugio degli infelici, e invoca e prega devotamente la celeste Madre di Dio! « Felice l'uomo che mi ascolta, vegliando alla mia porta ogni giorno » (Pro 8,34). Beato, dice Maria, chi ascolta i miei consigli e resta accanto alle porte della mia misericordia invocando la mia intercessione e il mio soccorso! La santa Chiesa insegna a noi suoi figli con quanta attenzione e fiducia dobbiamo fare continuo ricorso a questa nostra amorevole protettrice ordinando per lei un culto tutto particolare: nel corso dell'anno si celebrino molte feste in suo onore; un giorno della settimana sia consacrato in special modo a Maria; ogni giorno nell'ufficio divino tutti gli ecclesiastici e i religiosi la invochino in nome di tutto il popolo cristiano; tre volte al giorno al suono della campana tutti i fedeli la salutino. Per capire il pensiero della Chiesa basta vedere come in tutte le pubbliche calamità essa vuole sempre che si ricorra alla divina Madre con novene, preghiere, processioni e visite ai suoi santuari e alle sue immagini. Questo desidera Maria da noi, di essere sempre invocata e implorata, non per mendicare da noi omaggi e onori, troppo al di sotto dei suoi meriti, ma affinché così, crescendo la nostra fiducia e devozione, essa possa maggiormente soccorrerci e consolarci: « Ella cerca quei devoti, dice san Bonaventura, che ricorrono a lei con fervore e revérenza. Questi predilige, nutre, accoglie come figli ». Rut fu figura di Maria e il suo nome vuol dire « colei che vede e si affretta ». « Tale è Maria, dice san Bonaventura, colei che vede la nostra miseria e si affretta a soccorrerci con la sua misericordia ». Al che il Novarino aggiunge che Maria, « per desiderio di farci del bene, non sa porre indugio e non essendo avara custode delle sue grazie, come madre di misericordia non può trattenersi dal diffondere appena può sui suoi servi i tesori della sua munificenza ». Come è pronta questa buona Madre ad aiutare chi la invoca! « I tuoi seni sono come due caprioli » (Ct 4,5). Spiegando questo passo Riccardo di san Lorenzo dice che, come i capretti sono veloci nei loro movimenti, così Maria si affretta a dare il latte della sua misericordia a chi la prega e aggiunge che la pietà di Maria si effonde su chiunque la domanda, anche con una semplice Ave Maria. Perciò il Novarino afferma che la santa Vergine non solamente corre, ma vola a soccorrere chi la invoca. Nell'usare misericordia ella agisce alla maniera di Dio: come « il Signore vola subito in aiuto di quelli che glielo chiedono, mantenendo fedelmente la promessa che ci ha fatto "chiedete e otterrete", così Maria vola in nostro aiuto », quando è invocata. Si capisce da ciò chi sia quella donna di cui parla l'Apocalisse: « Furono date alla donna le due ali della grande aquila per poter volare nel deserto » (Ap 12,14). Il Ribera spiega che queste ali sono l'amore con cui Maria volò sempre a Dio. Ma il beato Amedeo dice che queste ali d'aquila significano la rapidità con cui Maria, superando la velocità dei serafini, soccorre sempre i suoi figli. Si legge nel Vangelo di san Luca che quando Maria andò a visitare santa Elisabetta e a colmare di grazie tutta quella famiglia, camminò in fretta: « Maria si mise in viaggio e andò in fretta in una regione montuosa » (Lc 1,39). Il che non si dice poi del ritorno. Leggiamo nel Cantico dei cantici che le mani di Maria « sono fatte al tornio » (Ct 5,14). Poiché, scrive Riccardo di san Lorenzo, « come l'arte di lavorare al tornio è fra tutte le arti la più sbrigativa, così Maria è più pronta di tutti gli altri santi ad aiutare i suoi devoti » L. Blosio dice che ella ha sommo desiderio di consolare tutti e, appena si sente invocare, subito accetta le preghiere e soccorre. Con ragione dunque san Bonaventura chiamava Maria: « salvezza di chi la invoca » volendo dire che per essere salvo basta invocare questa divina Madre la quale, afferma Riccardo di san Lorenzo, si fa trovare sempre pronta ad aiutare chi la prega. Bernardino da Busto aggiunge: « La nostra regina vuole concedere a noi le sue grazie più di quanto noi desideriamo riceverle ». La moltitudine dei nostri peccati non deve diminuire la nostra fiducia di essere esauditi da Maria quando ci gettiamo ai suoi piedi. Riccardo di san Lorenzo esprime questo pensiero: « Maria non dimentica di essere stata costituita madre di misericordia e, senza miseri da sollevare, dove trovar posto per la misericordia? Come una buona madre non sa rifiutare le cure necessarie a un figlio affetto dalla scabbia », per quanto penose e ripugnanti siano, « così la nostra Madre non sa respingere alcun peccatore » quando a lei ricorriamo, benché sia grande il lezzo dei nostri peccati da cui ella vuole guarirci. Questo volle far sapere Maria quando apparve a santa Geltrude stendendo il suo manto per accogliere tutti coloro che ricorrevano a lei. La santa allora capì che tutti gli angeli sono pronti a difendere i devoti di Maria dagli attacchi dell'inferno. E tanta la pietà che ha di noi questa buona Madre e tanto è l'amore che ci porta, che non aspetta le nostre preghiere per soccorrerci: « Previene quelli che la desiderano col mostrarsi loro per prima » (Sap 6,14 Volg.). Sant'Anselmo applica a Maria queste parole della Sapienza e dice che ella corre incontro a quelli che desiderano la sua protezione. Dobbiamo quindi capire che la santa Vergine ci ottiene molte grazie da Dio prima che noi la preghiamo. Maria, dice Riccardo di san Vittore, viene proclamata « bella come la luna » (Ct 6,9 Volg.) perché non solo come la luna è veloce a correre in aiuto di chi la invoca, ma per di più desidera talmente il nostro bene che nei nostri bisogni « anticipa le nostre suppliche e la sua misericordia è più pronta a soccorrerci che noi ad invocarla ». Questa prontezza deriva dal fatto che « il petto di Maria è così traboccante di pietà che, appena ella sa le nostre miserie, subito effonde il latte della sua misericordia, né può conoscere il bisogno di un anima e non soccorrerla ». Questa grande commiserazione delle nostre miserie, che la spinge a compatirci e soccorrerci anche quando non la preghiamo, Maria la manifestò fin dall'episodio delle nozze di Cana, come sta scritto nel Vangelo di san Giovanni, al capitolo 2. La nostra Madre si accorse dello sgomento degli sposi, tutti confusi nel veder mancare il vino alla mensa del banchetto e senza esserne stata richiesta, mossa solamente dal suo cuore pietoso, che non sa restare indifferente davanti alle afflizioni altrui, si mise a pregare il Figlio di consolarli, esponendogli semplicemente il loro bisogno: « Non hanno più vino ». Allora il Figlio, per consolare quella povera gente e soprattutto per contentare il cuore compassionevole della Madre, fece il famoso miracolo di mutare l'acqua in vino. Il Novarino fa questa riflessione: «Se Maria anche non richiesta è così pronta a soccorrere nei bisogni, che cosa non farà quando la si implora?» Quanto sarà più pronta a consolare chi invoca il suo aiuto! Se qualcuno dubitasse di non essere soccorso quando ricorre a Maria, così lo ammonisce Innocenzo III: « Chi mai l'ha invocata e non è stato ascoltato da lei? » E il beato Eutichiano esclama: « Chi mai, o santa Vergine, è ricorso al tuo onnipotente patrocinio - che può soccorrere ogni miseria e salvare i più grandi peccatori e si è visto abbandonato da te? Nessuno, nessuno mai ». Ciò non è mai accaduto né mai accadrà. Dice san Bernardo: « Non parli più per lodare la tua misericordia, o Vergine santa, chi ti avesse invocata nei suoi bisogni e si ricordasse di essere stato da te trascurato ». « Il cielo e la terra andranno distrutti, scrive il devoto Blosio, prima che Maria lasci sénza soccorso chi la prega sinceramente e fiduciosamente ». Per accrescere la nostra fiducia, sant'Anselmo aggiunge che quando ricorriamo a questa divina Madre, non solo dobbiamo essere sicuri della sua protezione, ma che « alle volte saremo più presto esauditi e salvati invocando il nome di Maria che invocando il nome di Gesù nostro Salvatore ». E ne adduce la ragione: « Perché al Cristo come giudice appartiene anche il punire; ma alla Vergine, come avvocata, compete la sola misericordia ». Egli vuol dire che noi troviamo più presto la salvezza ricorrendo alla Madre che al Figlio, non perché Maria sia più potente del Figlio a salvarci, poiché sappiamo che Gesù è il nostro unico Salvatore che unicamente con i suoi meriti ci ha ottenuto e ci ottiene la salvezza; ma perché noi, ricorrendo a Gesù e considerandolo anche come nostro giudice, a cui spetta di castigare i peccatori, manchiamo forse della fiducia necessaria per essere esauditi. Invece rivolgendoci a Maria, che come madre di misericordia non ha altra funzione che di compatirci e come nostra avvocata quella di difenderci, la nostra fiducia è più sicura e più grande. Afferma Niceforo: « Molte cose si domandano a Dio e non si ottengono; si domandano a Maria e si ottengono. Non perché Maria sia più potente di Dio, ma perché Dio ha decretato di onorare così sua Madre ». E dolce la promessa che il Signore fece udire a questo proposito a santa Brigida. Si legge nel libro I delle sue Rivelazioni, al capitolo 5°, che un giorno la santa sentì Gesù che diceva alla Madre: « Chiedimi quello che vuoi, perché non ti negherò mai niente di quanto domanderai. Sappi che tutti coloro che per amor tuo mi chiederanno qualche grazia, benché siano peccatori, purché abbiano la volontà di emendarsi, prometto loro di esaudirli ». La stessa rivelazione fu fatta a santa Geltrude, la quale udì il nostro Redentore dire a Maria: « Nella mia onnipotenza, o Madre, ti ho concesso di usare misericordia a tutti i peccatori che invocano devotamente il soccorso della tua pietà, in qualsiasi modo ti piaccia ». Ciascuno dica dunque con grande fiducia, invocando questa Madre di misericordia, come le diceva invocandola sant'Agostino: « Memorare, piissima Maria... Ricòrdati, o pietosissima Maria, che non si è inteso mai che alcuno sia ricorso al tuo patrocinio e sia stato da te abbandonato ». Perciò perdonami se ti dico che non voglio essere quel primo infelice che, ricorrendo a te, sia da te abbandonato.

Esempio

San Francesco di Sales, come si narra nella sua Vita, sperimentò l'efficacia di questa preghiera. Il santo aveva circa diciassette anni e si trovava allora a Parigi dove si applicava agli studi, tutto dedito alla devozione e all'amore di Dio, che gli faceva gustare in anticipo le delizie del paradiso. Il Signore, per metterlo alla prova e legarlo maggiormente al suo amore, permise che il demonio gli facesse pensare che tutto quel che faceva era fatica sprecata e che egli era condannato nei decreti divini. Nello stesso tempo Dio volle lasciarlo nell'oscurità e nell'aridità. In quel periodo il giovinetto era insensibile ai più dolci pensieri sulla bontà divina e la tentazione accresceva l'afflizione del suo cuore. Per questi timori e per queste sofferenze egli perse l'appetito, il sonno, il colorito e l'allegria, tanto che ispirava compassione a chi lo guardava. Mentre durava questa orribile tempesta, il santo non sapeva concepire altri pensieri né proferire altre parole che di sfiducia e di dolore. « Dunque, diceva, io sarò privo della grazia del mio Dio, che in passato si è mostrato così amabile e così dolce verso di me? O amore, o bellezza a cui ho consacrato tutti i miei affetti, io non godrò più le tue consolazioni? O Vergine Madre di Dio, la più bella di tutte le figlie di Gerusalemme, non ti potrò dunque vedere in paradiso? Mia regina, se non potrò vedere il tuo bel viso, non permettere almeno che io ti debba bestemmiare e maledire nell'inferno ». Questi erano allora i teneri sentimenti di quel cuore afflitto e amante di Dio e della Vergine. La tentazione durò un mese, ma finalmente il Signore si compiacque di liberarlo per mezzo della consolatrice del mondo, Maria, a cui il santo aveva già consacrato la sua verginità e in cui diceva di aver riposto tutte le sue speranze. Una sera, mentre tornava a casa, entrò in una chiesa e vide una tavoletta appesa al muro su cui lesse la seguente preghiera di sant'Agostino. « Ricordati, o pietosissima Maria, che non si è inteso mai che alcuno sia ricorso al tuo patrocinio e sia stato da te abbandonato ». Prostrato davanti all'altare della divina Madre, recitò devotamente questa preghiera, rinnovò il suo voto di verginità, promise di recitare ogni giorno il rosario e soggiunse: « Mia regina, sii mia avvocata presso tuo Figlio a cui non ho l'ardire di ricorrere. Madre mia, se io infelice non potrò amare nell'altro mondo il mio Signore, che so così degno di essere amato, ottienimi almeno che io lo ami più che posso in questo mondo. Questa è la grazia che ti domando e da te spero ». Così pregò la Vergine e poi si abbandonò senza riserve tra le braccia della divina misericordia, rassegnandosi completamente alla volontà di Dio. Ma appena finita la preghiera, in un istante la sua dolce Madre lo liberò dalla tentazione; subito egli ritrovò la pace interiore e ad un tempo la salute del corpo. Da allora in poi continuò a professare una grande devozione verso Maria e per tutta la vita non cessò di celebrare le sue lodi e la sua misericordia con le prediche e con gli scritti.

Preghiera

Madre di Dio, regina degli angeli, speranza degli uomini, ascolta chi ti invoca e ricorre a te. Prostrato ai tuoi piedi, io misero schiavo dell'inferno, mi proclamo tuo servo perpetuo, offrendomi per servirti e onorarti quanto più potrò per tutta la vita. So bene che non ti onora il servizio di un essere meschino e perverso come me, che ho tanto offeso il tuo Figlio e mio Redentore Gesù. Ma se accetterai un indegno come tuo servo e trasformandolo con la tua intercessione lo renderai degno di servirti, questa tua misericordia ti darà quell'onore che io non posso procurarti. Accettami dunque, Madre mia, non mi respingere. Il Verbo eterno venne dal cielo in terra a cercare le pecorelle smarrite e per salvarle si fece tuo figlio. Come potrai tu disprezzare una pecorella che ricorre a te per ritrovare Gesù? Il prezzo della mia salvezza è già stato pagato: il mio Salvatore ha già sparso il suo sangue, che basta a salvare infiniti mondi. Resta solo che questo sangue si applichi anche a me. E questo dipende da te, Vergine benedetta. Da te dipende, dice san Bernardo, il dispensare i meriti di questo sangue a chi ti piace. Come ti dice anche san Bonaventura: « Sarà salvo chi tu vuoi ». Dunque, regina mia, aiutami; regina mia, salvami. A te consegno oggi tutta l'anima mia: pensa tu a salvarla. « O salvezza di chi ti invoca », ripeto con lo stesso santo, salvami tu.

2. Quanto è potente Maria nel difendere chi la invoca nelle tentazioni del demonio

Maria non è regina solo del cielo e dei santi, ma anche dell'inferno e dei demoni, per averli valorosamente sconfitti con le sue virtù. Già fin dal principio del mondo Dio predisse al serpente infernale la vittoria e il dominio che la nostra regina avrebbe ottenuto su di lui, quando annunziò che sarebbe venuta al mondo una donna che lo avrebbe sconfitto: « Io porrò inimicizia fra te e la donna... ella ti schiaccerà la testa » (Gn 3,15 Volg.). E chi mai fu questa donna nemica di Satana, se non Maria, che con la sua mirabile umiltà e la sua vita santa lo vinse e abbatté costantemente le sue forze? « In quella donna è stata promessa la madre del Signore Gesù Cristo », attesta san Cipriano. E osserva che Dio non disse « pongo » inimicizia, ma « porrò », « per indicare che questa vincitrice non sarebbe stata Eva, allora vivente », ma un'altra donna della sua discendenza che, dice san Vincenzo Ferreri, doveva procurare ai nostri progenitori un bene maggiore di quello che essi avevano perduto con il loro peccato. Maria dunque è stata questa incomparabile donna forte che ha vinto il demonio e gli ha schiacciato il capo abbattendo la sua superbia, come il Signore aveva detto: « ella ti schiaccerà la testa ». Alcuni si domandano se queste parole si riferiscano a Maria oppure a Gesù Cristo, poiché nella versione dei Settanta è scritto: « egli ti schiaccerà la testa ». Ma nella nostra Volgata - la sola approvata e imposta alla nostra fede dal Concilio di Trento - leggiamo « ella » e non « egli », e così hanno interpretato sant'Ambrogio, san Girolamo, sant'Agostino, san Giovanni Crisostomo e moltissimi altri. In ogni caso, però, è certo che o il Figlio per mezzo della Madre, o la Madre per virtù del Figlio ha sconfitto Lucifero; sicché il superbo, come dice san Bernardo, « è stato schiacciato e calpestato sotto i piedi di Maria » e come un prigioniero di guerra « subisce un'avvilente schiavitù », costretto sempre ad ubbidire ai comandi di questa regina. Dice san Bruno che Eva facendosi vincere dal serpente ci apportò la morte e le tenebre, ma la beata Vergine vincendo il demonio ci apportò la vita e la luce e lo legò in modo tale che esso non può fare alcun male ai suoi devoti. E bella la spiegazione che Riccardo di san Lorenzo dà di queste parole dei Proverbi: « Il cuore di suo marito confida in lei e non mancherà di spoglie » (Pro 31,11 Volg.) Scrive Riccardo: « Confida in lei il cuore del marito, cioè di Cristo. E non gli mancheranno spoglie; infatti ella arricchisce il suo sposo di quelle anime di cui spoglia il demonio ». Dio ha affidato nelle mani di Maria il cuore di Gesù, affinché sia sua cura farlo amare dagli uomini, come dice Cornelio a Lapide. E in tal modo non gli mancheranno spoglie, cioè acquisti di anime; poiché ella lo arricchisce di anime, di cui spoglia l'inferno, salvandole dai demoni con il suo potente aiuto. Si sa che la palma è il segno della vittoria; perciò la nostra regina è stata collocata su un alto trono alla vista di tutti i potentati, come palma in segno della vittoria sicura su cui possono contare tutti quelli che si mettono sotto il suo patrocinio: « Quasi palma in Cades m'innalzai » (Eccli [-- Sir] 24,18 Volg.). « Ossia come una difesa », aggiunge il beato Alberto Magno. « Figli, sembra dirci Maria con queste parole, quando il nemico vi assale, ricorrete a me, guardate me e fatevi coraggio perché in me, che vi difendo, vedrete nello stesso tempo la vostra vittoria ». Ricorrere a Maria è dunque un mezzo assolutamente sicuro per vincere tutti gli attacchi dell'inferno. « La beata Vergine, dice san Bernardino da Siena, è regina anche dell'inferno e signora dei demoni, poiché li doma e li abbatte ». Perciò di Maria è scritto che è terribile contro le potestà dell'inferno, come un esercito ben 'ordinato: « terribile come esercito schierato » (Ct 6,3 Volg.), poiché, con un ordine mirabile, sa far servire la sua potenza, la sua misericordia e le sue preghiere a confusione dei nemici e a beneficio dei suoi servi che nelle tentazioni invocano il suo potentissimo soccorso. « Io come vite, le fa dire lo Spirito Santo, ho dato frutti di soave odore » (Eccli [= Sir] 24,23 Volg.). « Dicono che quando la vite è in fiore, commenta san Bernardo, tutti i serpenti velenosi si allontanano ». Come dalle viti fuggono tutti i serpenti velenosi, così fuggono i demoni da quelle anime fortunate in cui sentono il profumo della devozione a Maria. Per la stessa ragione la santa Vergine viene anche paragonata al cedro: « Qual cedro del Libano m'innalzai » (Eccli [= Sir] 24,17 Volg.). Non solo perché, come il cedro è esente dalla corruzione, così Maria fu immune da peccato, ma anche perché, dice il cardinale Ugo di san Caro a questo proposito, « come il cedro con il suo odore mette in fuga i serpenti, così Maria con la sua santità mette in fuga i demoni » Per mezzo dell'arca gli Israeliti ottenevano le vittorie. Così Mosè vinceva i nemici: « Quando l'arca veniva alzata, Mosè diceva: "Sorgi, Signore, siano dispersi i tuoi nemici" » (Nm 10,35). Così fu vinta Gerico, così furono vinti i Filistei: « poiché l'arca di Dio era coi figli d'Israele » (1Re [= 1Sm] 14,18 Volg.) « L'arca che custodisce la manna, cioè Cristo, è la beata Vergine, che assicura la vittoria contro i malvagi e contro i demoni ». Come nell'arca si tro vava la manna, così in Maria si trova Gesù, di cui fu figura la manna e per mezzo di quest'arca si ottiene la vittoria contro i nemici della terra e dell'inferno. « Quando Maria », arca del Nuovo Testamento, dice san Bernardino da Siena, « fu innalzata ad essere regina del cielo, venne indebolita e abbattuta la potenza dell'inferno » sopra gli uomini. « Quanto i demoni temono Maria » e il suo nome potente! esclama san Bonaventura. Il santo paragona questi nemici a quei ladri di cui parla Giobbe: « nelle tenebre irrompono nelle case... se ad un tratto appare l'aurora la credono un'ombra di morte » (Gb 24,16-17 Volg.). « Così i demoni entrano nell'anima quando è nelle tenebre dell'ignoranza. Ma appena viene nell'anima la grazia e la misericordia di Maria, questa bella aurora scaccia le tenebre e i nemici infernali si danno alla fuga come si fugge davanti alla morte ». Beato chi nelle battaglie con l'inferno invoca sempre il bel nome di Maria! Fu rivelato a santa Brigida che Dio ha fatto Maria così potente sopra tutti i demoni, che, ogni volta che essi assaltano un devoto della Vergine il quale chiede il suo aiuto, a un suo cenno subito atterriti fuggono lontano, preferendo veder raddoppiate le loro pene piuttosto che essere dominati da Maria con la sua potenza. « Come un giglio tra gli spini, così l'amica mia tra le fanciulle » (Ct 2,2). Con queste parole lo Sposo divino lodò la sua amata Sposa, quando la chiamò giglio. Cornelio a Lapide riflette su questo passo: « Come il giglio è rimedio contro i serpenti e i veleni, così l'invocazione della beata Vergine è rimedio singolare per vincere tutte le tentazioni, specialmente quelle di impurità, come sperimentano quelli che lo praticano ». Diceva san Giovanni Damasceno e lo stesso può dire chiunque ha la fortuna di essere servo di questa grande regina: « O Madre di Dio, se spero in te, certamente sarò salvo. Difeso da te inseguirò i miei nemici e opponendo loro come scudo la tua protezione e il tuo aiuto onnipotente, sicuramente li vincerò ». Il monaco Giacomo, citato tra i padri greci, così parlava al Signore: « Tu ci hai dato in questa Madre la più potente di tutte le armi per vincere tutti i nostri nemici ». Si narra nell'Antico Testamento che il Signore guidava il suo popolo dall'Egitto alla terra promessa « di giorno con una colonna di nube e di notte con una colonna di fuoco » (Es 13,21). Questa colonna, ora di nube ora di fuoco, dice Riccardo di san Lorenzo, è figura di Maria e dei due offici che ella esercita continuamente a nostro favore: « come nube ci protegge dall'ardore della giustizia divina e come fuoco ci protegge dai demoni ». Colonna di fuoco, aggiunge san Bonaventura, perché « come la cera si liquefa davanti al fuoco, così i demoni perdono le forze davanti a quelle anime che si ricordano spesso del nome di Maria, devotamente la invocano e cercano diligentemente di imitarla ». Come tremano i demoni al sentir proferire il nome di Maria! « Al nome di Maria ogni ginocchio si piega e i demoni non solo sono spaventati ma, all'udire tale nome, sono terrorizzati », afferma san Bernardo. Tommaso da Kempis aggiunge: « Al nome di Maria i demoni fuggono come inseguiti dal fuoco. Come gli uomini cadono a terra per timore, quando un tuono dal cielo cade vicino a loro, così cadono abbattuti i demoni al sentir nominare Maria ». Quante belle vittorie su questi nemici hanno riportato i devoti di Maria in virtù del suo santo nome! Così li vinse sant'Antonio da Padova, così il beato Enrico Suso, così tanti altri servi fedeli di Maria. Leggiamo nelle relazioni dei missionari in Giappone che in quel paese apparvero a un cristiano molti demoni in forma di animali feroci per spaventarlo e minacciarlo, ma egli disse loro: « Io non ho armi che voi possiate temere; se l'Altissimo ve lo permette, fate di me quel che volete. In mia difesa ho soltanto i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria ». Aveva appena detto ciò, che al suono dei temibili nomi la terra si aprì inghiottendo quegli spiriti superbi Sant'Anselmo attesta per sua esperienza di aver veduto e udito molti che pronunciando il nome di Maria sono stati subito liberati da ogni pericolo. « O Maria, esclama san Bonaventura, glorioso e ammirabile è il tuo nome; quelli che lo pronunciano in punto di morte non temono l'inferno, poiché i demoni al sentir nominare Maria subito abbandonano l'anima». Il santo aggiunge che « i nemici visibili non temono un grande esercito di armati quanto le potestà dell'inferno temono il nome di Maria e la sua protezione ». « Tu Signora, dice san Germano, con la sola invocazione del tuo nome onnipotente rendi sicuri i tuoi servi da tutti gli assalti del nemico ». Se i cristiani avessero cura nelle tentazioni d'invocare con fiducia il nome di Maria, è certo che non cadrebbero in peccato. Dice il beato Alano: « Fugge il demonio e trema l'inferno quando dico: Ave Maria ». La nostra regina rivelò a santa Brigida che anche dai peccatori più induriti, più lontani da Dio e più posseduti dal demonio, il nemico fugge atterrito appena li sente invocare in loro aiuto, con sincera volontà di emendarsi, il nome di Maria. Ma la Vergine aggiunse che, se l'anima non si emenda e con il pentimento non allontana da sé il peccato, subito i demoni ritornano e continuano a possederla.

Esempio

Nella città di Reichersperg, in Baviera, viveva il canonico regolare Arnoldo, molto devoto alla santa Vergine. In punto di morte, ricevette i sacramenti e, dopo aver chiamato i suoi confratelli, li pregò di non abbandonarlo in quel momento supremo. Ed ecco che alla loro presenza cominciò a tremare, a stravolgere gli occhi e, tutto coperto di sudore freddo, disse con voce agitata: « Non vedete quei demoni che mi vogliono trascinare all'inferno? ». Poi gridò: « Fratelli miei, invocate per me l'aiuto di Maria; confido in lei che mi darà la vittoria ». I religiosi si misero a recitare le litanie della Madonna e mentre dicevano: « Sancta Maria, ora pro eo », il moribondo riprese: « Ripetete, ripetete il nome di Maria, perché sono già al tribunale di Dio ». Dopo un momento di silenzio soggiunse: « E’ vero che l'ho commesso, ma ne ho fatto penitenza ». E rivolgendosi alla Vergine, disse: « Maria, se tu mi aiuti, io sarò liberato ». I demoni tornarono all'assalto, ma egli si difendeva facendosi il segno della croce e invocando Maria. Così passò tutta quella notte. Giunto il mattino, Arnoldo, tutto rasserenato, esclamò con gioia: « Maria, mia regina e mio rifugio, mi ha ottenuto il perdono e la salvezza ». Poi, guardando la Vergine che lo invitava a seguirla, disse: « Vengo, Signora, vengo ». Fece uno sforzo per alzarsi, ma, non potendo seguirla col corpo, spirò dolcemente e, come speriamo, la seguì con l'anima nel regno della gloria beata.

Preghiera

Maria, speranza mia, ecco ai tuoi piedi un povero peccatore, che tante volte per colpa sua è stato schiavo dell'inferno. Riconosco che mi sono fatto vincere dai demoni per non essere ricorso a te, mio rifugio. Se a te fossi sempre ricorso, se ti avessi invocato, non sarei mai caduto. Io spero, mia amabile regina, di essere già stato liberato per mezzo tuo dalle mani dei demoni e che Dio mi abbia già perdonato. Ma temo che in avvenire io cada di nuovo nelle loro catene. So che i miei nemici non hanno perduto la speranza di tornare a vincermi e che già preparano contro di me nuovi assalti e tentazioni. Mia regina e mio rifugio, aiutami tu. Mettimi sotto il tuo manto; non permettere che io ridivenga loro schiavo. So che mi aiuterai e mi darai la vittoria, purché io ti invochi. Ma questo io temo, temo che nelle tentazioni io non pensi a te e non ti invochi. Questa è dunque la grazia che ti chiedo e bramo da te. Vergine santa, che io mi ricordi sempre di te, specialmente nei combattimenti che devo sostenere; concedimi che io non cessi d'invocarti spesso dicendo: « Maria aiutami, aiutami Maria ». E quando finalmente sarà giunto il giorno della mia ultima battaglia contro l'inferno al momento della mia morte, regina mia, assistimi allora più che mai e tu stessa ricordami d'invocarti allora più spesso, con le labbra o con il cuore, affinché, spirando con il dolce nome tuo e del tuo Figlio Gesù sulle labbra, io possa venire a benedirti e lodarti in paradiso e non allontanarmi più dai tuoi piedi per tutta l'eternità. Amen.


POVERE ANIME DEL PURGATORIO

Sant'Anna Schaffer

Dalle quattro alle sei del venerdì 19 aprile 1918 sognai di trovarmi in chiesa. Inginocchiata davanti all'altare maggiore, in adorazione di Gesù Eucaristia, pregai a lungo. Improvvisamente divenne tutto luminoso e vidi quel Cuore che ha tanto amato gli uomini avvolto in uno splendore indicibile: da esso uscivano dei raggi di fuoco. Continuai a pregare per raccomandare a Gesù molte anime. Ogni volta che pregavo per un'anima (sia conosciuta che sconosciuta), usciva dal Sacro Cuore un raggio che raggiungeva proprio quell'anima, che anch'io in quel momento potevo vedere. Nel sogno pregavo dicendo: "Gesù mio, misericordia!". D'un tratto mi trovai circondata da tante anime; sembravano tutte abbandonate e mi dicevano: 'Anche per me!' ed erano molte, talmente tante che non riuscivo a vederle tutte e provai una grande angoscia e continuavo a ripetere: "Gesù mio, misericordia!". Ogni volta usciva dal tabernacolo un torrente di luce che sembrava illuminare tutta la terra; poi mi svegliai.

"Santissimo Cuore di Gesù, Re e centro di tutti i cuori, abbi pietà di noi."