Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 6° settimana del Tempo di Pasqua (San Filippo Neri)
Vangelo secondo Luca 6
1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?".3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?".5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".
6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?".10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì.11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".
39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".
Giosuè 10
1Quando Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva preso Ai e l'aveva votata allo sterminio, e che, come aveva fatto a Gèrico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re e che gli abitanti di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro,2ebbe grande paura, perché Gàbaon, una delle città regali, era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi.3Allora Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, mandò a dire a Oam, re di Ebron, a Piream, re di Iarmut, a Iafia, re di Lachis e a Debir, re di Eglon:4"Venite da me, aiutatemi e assaltiamo Gàbaon, perché ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti".5Quelli si unirono e i cinque re amorrei, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis ed il re di Eglon, vennero con tutte le loro truppe, si accamparono contro Gàbaon e le diedero battaglia.
6Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè, all'accampamento di Gàlgala: "Non privare del tuo aiuto i tuoi servi. Vieni presto da noi; salvaci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano sulle montagne".
7Giosuè partì da Gàlgala con tutta la gente di guerra e tutti i prodi guerrieri.8Allora il Signore disse a Giosuè: "Non aver paura di loro, perché li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a te".
9Giosuè piombò su di loro d'improvviso: tutta la notte aveva marciato, partendo da Gàlgala.
10Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele, che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la salita di Bet-Coron e li batté fino ad Azeka e fino a Makkeda.11Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di Bet-Coron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre fino ad Azeka e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada.12Allora, quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele:
"Sole, fèrmati in Gàbaon
e tu, luna, sulla valle di Aialon".
13Si fermò il sole
e la luna rimase immobile
finché il popolo non si vendicò dei nemici.
Non è forse scritto nel libro del Giusto: "Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero.14Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d'un uomo, perché il Signore combatteva per Israele"?
15Poi Giosuè con tutto Israele ritornò all'accampamento di Gàlgala.
16Quei cinque re erano fuggiti e si erano nascosti nella grotta in Makkeda.17Fu portata a Giosuè la notizia: "Sono stati trovati i cinque re, nascosti nella grotta in Makkeda".18Disse loro Giosuè: "Rotolate grosse pietre contro l'entrata della grotta e fate restare presso di essa uomini per sorvegliarli.19Voi però non fermatevi, inseguite i vostri nemici, attaccateli nella retroguardia e non permettete loro di entrare nelle loro città, perché il Signore Dio vostro li mette nelle vostre mani".20Quando Giosuè e gli Israeliti ebbero terminato di infliggere loro una strage enorme così da finirli, e i superstiti furono loro sfuggiti ed entrati nelle fortezze,21ritornò tutto il popolo all'accampamento presso Giosuè, in Makkeda, in pace. Nessuno mosse più la lingua contro gli Israeliti.
22Disse allora Giosuè: "Aprite l'ingresso della grotta e fatemi uscire dalla grotta quei cinque re".23Così fecero e condussero a lui fuori dalla grotta quei cinque re, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis e il re di Eglon.24Quando quei cinque re furono fatti uscire dinanzi a Giosuè, egli convocò tutti gli Israeliti e disse ai capi dei guerrieri che avevano marciato con lui: "Accostatevi e ponete i vostri piedi sul collo di questi re!". Quelli s'accostarono e posero i piedi sul loro collo.25Disse loro Giosuè: "Non temete e non spaventatevi! Siate forti e coraggiosi, perché così farà il Signore a tutti i nemici, contro cui dovrete combattere".26Dopo di ciò, Giosuè li colpì e li uccise e li fece impiccare a cinque alberi, ai quali rimasero appesi fino alla sera.27All'ora del tramonto, per ordine di Giosuè, li calarono dagli alberi, li gettarono nella grotta dove si erano nascosti e posero grosse pietre all'ingresso della grotta: vi sono fino ad oggi.
28Giosuè in quel giorno si impadronì di Makkeda, la passò a fil di spada con il suo re, votò allo sterminio loro e ogni essere vivente che era in essa, non lasciò un superstite e trattò il re di Makkeda come aveva trattato il re di Gèrico.
29Giosuè poi, e con lui Israele, passò da Makkeda a Libna e mosse guerra contro Libna.30Il Signore mise anch'essa e il suo re in potere di Israele, che la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa; non vi lasciò alcun superstite e trattò il suo re come aveva trattato il re di Gèrico.
31Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Libna a Lachis e si accampò contro di essa e le mosse guerra.32Il Signore mise Lachis in potere di Israele, che la prese il secondo giorno e la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Libna.33Allora, per venire in aiuto a Lachis, era partito Oam, re di Ghezer, e Giosuè batté lui e il suo popolo, fino a non lasciargli alcun superstite.
34Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Lachis ad Eglon, si accamparono contro di essa e le mossero guerra.35In quel giorno la presero e la passarono a fil di spada e votarono allo sterminio, in quel giorno, ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Lachis.36Giosuè poi, e con lui tutto Israele, salì da Eglon ad Ebron e le mossero guerra.37La presero e la passarono a fil di spada con il suo re, tutti i suoi villaggi e ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite; come aveva fatto ad Eglon, la votò allo sterminio con ogni essere vivente che era in essa.
38Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, si rivolse a Debir e le mosse guerra.39La prese con il suo re e tutti i suoi villaggi; li passarono a fil di spada e votarono allo sterminio ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite. Trattò Debir e il suo re come aveva trattato Ebron e come aveva trattato Libna e il suo re.
40Così Giosuè batté tutto il paese: le montagne, il Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore, Dio di Israele.41Giosuè li colpì da Kades-Barnea fino a Gaza e tutto il paese di Gosen fino a Gàbaon.42Giosuè prese tutti questi re e il loro paese in una sola volta, perché il Signore, Dio di Israele, combatteva per Israele.43Poi Giosuè con tutto Israele tornò all'accampamento di Gàlgala.
Salmi 78
1'Maskil. Di Asaf.'
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.
5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.
10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.
17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.
23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.
32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,
43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.
49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.
52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.
56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.
59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.
65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.
Salmi 89
1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".
6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.
9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.
16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.
20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.
23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.
27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.
31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.
34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".
39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.
43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.
47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?
50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.
Ezechiele 32
1Il primo giorno del dodicesimo mese dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, intona un lamento sul faraone re d'Egitto dicendo:
Leone fra le genti eri considerato;
ma eri come un coccodrillo nelle acque,
erompevi nei tuoi fiumi
e agitavi le acque con le tue zampe,
intorbidandone i corsi".
3Dice il Signore Dio:
"Tenderò contro di te la mia rete
con una grande assemblea di popoli
e ti tireranno su con la mia rete.
4Ti getterò sulla terraferma
e ti abbandonerò al suolo.
Farò posare su di te tutti gli uccelli del cielo
e sazierò di te tutte le bestie della terra.
5Spargerò per i monti la tua carne
e riempirò le valli della tua carogna.
6Farò bere alla terra il tuo scolo,
il tuo sangue, fino ai monti,
e i burroni saranno pieni di te.
7Quando cadrai estinto, coprirò il cielo
e oscurerò le sue stelle,
velerò il sole di nubi e la luna non brillerà.8Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te
e stenderò sulla tua terra le tenebre.
Parola del Signore Dio.
9Sgomenterò il cuore di molti popoli, quando farò giungere la notizia della tua rovina alle genti, in regioni a te sconosciute.10Per te farò stupire molti popoli e tremeranno i loro re a causa tua, quando sguainerò la spada davanti a loro. Ognuno tremerà ad ogni istante per la sua vita, nel giorno della tua rovina".11Poiché dice il Signore Dio: "La spada del re di Babilonia ti raggiungerà.
12Abbatterò la tua moltitudine con la spada dei prodi,
dei popoli più feroci;
abbatteranno l'orgoglio dell'Egitto
e tutta la sua moltitudine sarà sterminata.
13Farò perire tutto il suo bestiame
sulle rive delle grandi acque,
che non saranno più turbate da piede d'uomo,
né unghia d'animale le intorbiderà.
14Allora farò ritornare tranquille le loro acque
e farò scorrere i loro canali come olio.
Parola del Signore Dio.
15Quando avrò fatto dell'Egitto una terra desolata,
tutta priva di quanto contiene,
quando avrò percosso tutti i suoi abitanti,
allora si saprà che io sono il Signore.
16Questo è un lamento e lo si canterà. Lo canteranno le figlie delle genti, lo canteranno sull'Egitto e su tutta la sua moltitudine". Oracolo del Signore Dio.
17Ai quindici del primo mese, dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore:18"Figlio dell'uomo, intona un canto funebre sugli abitanti dell'Egitto. Falli scendere insieme con le figlie di nazioni potenti, nella regione sotterranea, con quelli che scendono nella fossa.
19Di chi tu sei più bello?
Scendi e giaci con i non circoncisi.
20Cadranno fra gli uccisi di spada; la spada è già consegnata. Colpite a morte l'Egitto e tutta la sua gente.21I più potenti eroi si rivolgeranno a lui e ai suoi ausiliari e dagli inferi diranno: Vieni, giaci con i non circoncisi, con i trafitti di spada.22Là è Assur e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro, uccisi, tutti trafitti di spada;23poiché le loro sepolture sono poste nel fondo della fossa e la sua gente è intorno alla sua tomba: uccisi, tutti, trafitti di spada, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi.
24Là è Elam e tutto il suo esercito, intorno al suo sepolcro. Uccisi, tutti, trafitti di spada, scesi non circoncisi nella regione sotterranea, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi. Ora portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa.25In mezzo ai trafitti posero il suo giaciglio e tutta la sua gente intorno al suo sepolcro, tutti non circoncisi, trafitti di spada; perché avevano sparso il terrore nella terra dei viventi, portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa; sono stati collocati in mezzo ai trafitti di spada.
26Là è Mesech, Tubal e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro: tutti non circoncisi, trafitti di spada, perché incutevano il terrore nella terra dei viventi.27Non giaceranno al fianco degli eroi caduti da secoli, che scesero negli inferi con le armi di guerra, con le spade disposte sotto il loro capo e con gli scudi sulle loro ossa, perché tali eroi erano un terrore nella terra dei viventi.28Così tu giacerai fra i non circoncisi e con i trafitti di spada.
29Là è Edom, i suoi re e tutti i suoi prìncipi che, nonostante il loro valore, sono posti con i trafitti di spada: giacciono con i non circoncisi e con quelli che scendono nella fossa.30Là sono tutti i prìncipi del settentrione, tutti quelli di Sidòne, che scesero con i trafitti, nonostante il terrore sparso dalla loro potenza; giacciono i non circoncisi con i trafitti di spada e portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa.
31Il faraone li vedrà e si consolerà alla vista di tutta questa moltitudine; il faraone e tutto il suo esercito saranno trafitti di spada. Oracolo del Signore Dio.32Perché aveva sparso il terrore nella terra dei viventi, ecco giace in mezzo ai non circoncisi, con i trafitti di spada, egli il faraone e tutta la sua moltitudine". Parola del Signore Dio.
Seconda lettera di Pietro 2
1Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina.2Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri.3Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma la loro condanna è già da tempo all'opera e la loro rovina è in agguato.
4Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio;5non risparmiò il mondo antico, ma tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di empi;6condannò alla distruzione le città di Sòdoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente.7Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati.8Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie.9Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio,10soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore.
Temerari, arroganti, non temono d'insultare gli esseri gloriosi decaduti,11mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano contro di essi alcun giudizio offensivo davanti al Signore.12Ma costoro, come animali irragionevoli nati per natura a essere presi e distrutti, mentre bestemmiano quel che ignorano, saranno distrutti nella loro corruzione,13subendo il castigo come salario dell'iniquità. Essi stimano felicità il piacere d'un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi;14han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione!15Abbandonata la retta via, si sono smarriti seguendo la via di Balaàm di Bosòr, che amò un salario di iniquità,16ma fu ripreso per la sua malvagità: un muto giumento, parlando con voce umana, impedì la demenza del profeta.17Costoro sono come fonti senz'acqua e come nuvole sospinte dal vento: a loro è riserbata l'oscurità delle tenebre.18Con discorsi gonfiati e vani adescano mediante le licenziose passioni della carne coloro che si erano appena allontanati da quelli che vivono nell'errore.19Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l'ha vinto.
20Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del Signore e salvatore Gesù Cristo, ne rimangono di nuovo invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima.21Meglio sarebbe stato per loro non aver conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo precetto che era stato loro dato.22Si è verificato per essi il proverbio:
'Il cane è tornato al suo vomito'
e la scrofa lavata è tornata ad avvoltolarsi nel brago.
Capitolo XVII: L’ardente amore e l’intenso desiderio di ricevere Cristo
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. Con devozione grandissima e con ardente amore, con tutto lo slancio di un cuore appassionato, io desidero riceverti, o Signore, come ti desiderarono, nella Comunione, molti santi e molti devoti, a te massimamente graditi per la santità della loro vita e per la loro infiammata pietà. O mio Dio, amore eterno che sei tutto il mio bene, la mia felicità senza fine, io bramo riceverti con intenso desiderio e con venerazione grandissima, quale mai poté avere o sentire santo alcuno. Anche se non sono degno di sentire tutta quella devozione, tuttavia ti offro tutto lo slancio del mio cuore, come se io solo avessi tutti quegli accesi desideri, che tanto ti sono graditi. Ché anzi, tutto quel che un animo devoto può concepire e desiderare, tutto questo io lo porgo e lo offro a te, con estrema venerazione in pio raccoglimento. Nulla voglio tenere per me, ma voglio immolarti me stesso e tutto quello che ho, con scelta libera e altamente gioiosa.
2. Signore, mio Dio, mio creatore e redentore, io desidero riceverti oggi con quella amorosa venerazione, con quei sentimenti di lode e di onore, di giusta gratitudine e d'amore, con quella fede e speranza e purità di cuore, con i quali ti desiderò e ti ricevette la santissima Madre tua, la gloriosa Vergine Maria, quando, all'Angelo che le annunciava il mistero dell'Incarnazione, rispose, in devota umiltà: "Ecco la schiava del Signore; sia fatto a me secondo la tua parola" (Lc 1,38). E come il tuo precursore Giovanni Battista, il più grande tra tutti i santi, alla tua presenza, sobbalzò di gioia, nel gaudio dello Spirito Santo, mentre era ancora nel grembo della madre; e come di poi, scorgendo Gesù camminare tra la gente, disse con slancio devoto, abbassando grandemente se stesso: "l'amico dello sposo, che gli sta accanto e lo ascolta, gioisce profondamente alla sua voce" (Gv 3,29), così anch'io bramo di essere acceso di santo e grande desiderio e di darmi a te con tutto il mio cuore. Per questo ti presento e ti offro i sentimenti di giubilo, gli ardenti moti del cuore, gli alti pensieri, le luci superne e le visioni celesti di tutte le anime devote; e mi unisco - per me stesso e per coloro che a me si raccomandano nella preghiera - alle lodi perfette che tutte le creature ti rendono e ti renderanno, in cielo e in terra, affinché da tutti tu sia giustamente celebrato e glorificato per sempre. Accetta, o Signore Dio mio, i miei voti e il mio desiderio di darti infinite lodi e copiose benedizioni, quali giustamente a te si debbono, per la grandezza della tua ineffabile potenza. Tutto questo io ti dono ora, e voglio donarti ogni giorno e in ogni tempo, invocando con caloroso preghiera tutti gli spiriti celesti e tutti i tuoi fedeli a unirsi a me nel renderti grazie e nel darti lode. Tutti i "popoli, le stirpi e le nazioni" diano lode a te (Dn 7,14), esaltino il nome tuo, santo e soave, con sommo giubilo ed ardente devozione. E quanti celebrano il tuo altissimo Sacramento con venerazione e pietà, e lo ricevono con pienezza di fede, possano trovare grazia e misericordia presso di te. Che essi si degnino di ricordarsi di questo poveretto, quando, raggiunta la desiderata devozione e nutriti della salutare unione con te, lasciano la sacra mensa celeste, piene di consolazione e mirabilmente ristorati.
DISCORSO 149 NEL QUALE SI SCIOLGONO ALCUNE QUESTIONI PROPOSTE NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI (CAP. 10) E NEL VANGELO DI MATTEO (5, 5; 6, 5)
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaQuestioni da risolvere. Prima questione: la visione di Pietro.
1. 1. Ricordo che il giorno precedente l'ultima domenica mi sono fatto debitore alla Santità vostra di alcune questioni proposte, tratte dalle Scritture 1. Ma è tempo di risolverle, per quanto il Signore si degna di dare, in modo da non essere più debitore a meno che non si tratti della sola carità, che sempre si rende e sempre è dovuta. Quanto alla visione di Pietro, avevamo detto che bisognava indagare quale sia il significato di quel recipiente: come una tovaglia di lino, grande, calata dal cielo per i quattro capi, nella quale erano ogni sorta di quadrupedi della terra, e rettili e uccelli del cielo; come pure ciò che fu detto a Pietro dalla voce divina: Uccidi e mangia 2, cosa che si ripeté per tre volte, quindi fu ritirata.
Pietro non venne obbligato alla voracità.
2. 2. E' certamente facile ribattere contro coloro i quali ritengono che a Pietro sia stata imposta la voracità dal Signore Dio. Prima di tutto perché, anche se vogliamo prendere alla lettera ciò che è stato detto: Uccidi e mangia, non è peccato uccidere e mangiare, ma il servirsi senza misura dei doni di Dio da lui concessi a utilità dell'uomo.
L'astinenza dei Giudei dagli animali immondi era solo in figura.
2. 3. I Giudei infatti avevano appreso di poter mangiare determinati animali e di doversi astenere da determinati altri; che l'avessero appreso come segno degli eventi futuri lo fa conoscere l'apostolo Paolo: Nessuno dunque vi condanni più infatti a causa di cibi o di bevande, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati; tutte cose queste che sono ombra delle future 3. Pertanto, già ai tempi della Chiesa, dice in un altro passo: Tutto è puro per i puri, ma è male per un uomo che mangia dando scandalo 4. Infatti nel tempo in cui l'Apostolo scriveva queste cose, si trovavano certuni che mangiavano carni scandalizzando i deboli. Veramente la carne sacrificata di quegli animali che gli aruspici immolavano, allora era venduta al mercato, e infatti molti fratelli si astenevano dal mangiare carni per non trovarsi, magari senza saperlo, innanzi a carni che erano state sacrificate agli idoli. A causa di ciò in un altro passo il medesimo Apostolo, perché la coscienza non fosse agitata da scrupoli, afferma: Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivi di coscienza, perché del Signore è infatti la terra e tutto ciò che essa contiene. E ancora: Se qualcuno dei non credenti vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivi di coscienza. Ma se qualcuno vi dicesse: E' carne immolata agli idoli, astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivi di coscienza 5. Perciò, in queste cose, tutto, sia il puro che l'impuro, sta non nel contatto della carne, ma nella coscienza pura o contaminata.
Gli animali proibiti ai Giudei sono dei segni. L'unghia divisa in due. Il ruminare.
3. 4. In forza di ciò ai Cristiani è data una facoltà che non è stata data ai Giudei. Infatti tutti quegli animali che ai Giudei sono vietati come cibo, appunto come è stato detto, sono segni di eventi futuri. Come la circoncisione, che quelli portavano nella carne e rifiutavano nel cuore, sta a significare la circoncisione del cuore, così quelle vivande sono indicazioni di misteri e ombre delle cose future. Ad esempio, ciò che fu scritto per loro: Mangino appunto quegli animali che sono ruminanti ed hanno l'unghia divisa in due; non mangino quelli che non abbiano l'una e l'altra proprietà o che manchino di una sola di queste 6, stanno a significare degli uomini che non fanno parte della società dei santi. Infatti l'unghia divisa in due riguarda i costumi, ma il ruminare riguarda la sapienza. Perché l'unghia divisa in due sta a significare i costumi? Perché difficilmente scivola. Lo scivolare è quindi, segno del peccato. Il ruminare, invece, come riguarda la sapienza della dottrina? Perché la Scrittura ha detto: Un tesoro desiderabile sosta nella bocca del sapiente; l'uomo stolto, invece, lo inghiotte 7. Perciò chi ascolta e per negligenza non vi pensa più, quasi inghiotte ciò che ha ascoltato; seppellendo per dimenticanza proprio l'ascolto, da non averne più il sapore in bocca. Chi invece medita giorno e notte nella legge del Signore, quasi rumina e, in quel che può dirsi il palato del cuore, gusta il sapore della parola. Dunque, ciò che fu prescritto ai Giudei sta a significare che non appartengono alla Chiesa, cioè al corpo di Cristo, alla grazia e alla società dei santi quanti sono ascoltatori indolenti o di cattiva condotta, oppure sono impigliati nell'uno e nell'altro vizio.
Perché vanno lette le prescrizioni delle osservanze giudaiche.
4. 5. Così, tutte le altre cose che in questo modo sono state prescritte ai Giudei sono segni che adombrano le cose future. Si leggono dopo che venne la luce del mondo, il Signore nostro Gesù Cristo, non perché siano osservate, ma solo perché si conoscano. Perciò fu data libertà ai Cristiani di non seguire tale vana consuetudine, ma di mangiare ciò che vogliono con moderazione, con benedizione e rendimento di grazie. Pertanto è stato forse detto a Pietro: Uccidi e mangia 8, nel modo di non attenersi più alle osservanze dei Giudei; tuttavia non gli è stato imposto di fare del ventre un pozzo e di avere una ripugnante voracità.
La visione di Pietro è in figura. Il recipiente. I quattro capi.
5. 6. Ma tuttavia perché comprendiate che questo gli fu mostrato in figura, in quel recipiente si trovavano dei rettili. Forse che allora poteva mangiare dei rettili? Che cosa vuol dire questo segno? Quel recipiente sta a significare la Chiesa; i quattro capi dai quali pendeva, le quattro parti della terra, per le quali si estende la Chiesa cattolica che è diffusa ovunque. Così, chiunque abbia intenzione di andare in un partito e di tagliarsi fuori della totalità, non appartiene al mistero dei quattro capi. Ma se non ha a che fare con la visione di Pietro, neppure con le chiavi che gli sono state date. Dio dice che alla fine i suoi santi saranno radunati dai quattro venti 9; perché ora la fede evangelica si diffonde per tutti questi quattro punti cardinali. Quindi, quegli animali sono i pagani. Tutti quei popoli che prima della venuta di Cristo erano impuri, negli errori, nelle superstizioni, nelle loro brame, furono purificati con la venuta di lui, essendo stati perdonati dei loro peccati. Per cui ormai dopo la remissione dei peccati com'è che non debbano essere accolti nel corpo di Cristo, che è la Chiesa di Dio, rappresentata da Pietro?
Pietro rappresenta la Chiesa.
6. 7. Infatti in molti passi delle Scritture è chiaro che Pietro rappresenti la Chiesa; soprattutto in quel passo dove è stato detto: A te darò le chiavi del regno dei cieli. Tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato anche in cielo; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 10. Forse che Pietro ricevette queste chiavi e Paolo non le ricevette? Le ricevette Pietro e non le ricevettero Giovanni e Giacomo, e gli altri Apostoli? Oppure non sono queste le chiavi della Chiesa dove ogni giorno sono rimessi i peccati? Ma poiché come segno Pietro rappresentava la Chiesa, quel che fu dato a lui solo, fu dato alla Chiesa. Perciò Pietro rappresentava la Chiesa; la Chiesa è il corpo di Cristo. Ricuperi dunque i popoli già purificati ai quali sono stati rimessi i peccati; perciò era stato inviato a lui Cornelio, un pagano, e quei pagani che lo accompagnavano. Le sue elemosine accettate da Dio lo avevano in tal modo purificato; rimaneva che egli venisse incorporato, quale cibo puro, alla Chiesa, cioè al corpo del Signore. Ma Pietro esitava a trasmettere il Vangelo ai Pagani: infatti i circoncisi che erano passati alla fede impedivano gli Apostoli nel trasmettere la fede cristiana ai non circoncisi, e sostenevano che quelli non dovevano aspirare a condividere il Vangelo se non avessero ricevuto la circoncisione, che era stata affidata ai loro padri.
I Pagani ammessi a far parte della Chiesa.
7. 8. Di conseguenza quel " recipiente " fece sparire tale esitazione; e per questo, dopo quella visione, fu avvertito dallo Spirito Santo di scendere e di andare con quelli che erano stati mandati da Cornelio, e s'incamminò. Cornelio infatti e quanti si trovavano con lui, erano ritenuti quasi nel numero di quegli animali che erano stati mostrati nel recipiente; tuttavia Dio li aveva già purificati: da ciò è vero che ne aveva accettate le elemosine. Quindi si doveva ucciderli e mangiarli, vale a dire, in loro si doveva far morire la vita passata, durante la quale non conoscevano Cristo, perché passassero nel corpo di lui, come nella vita nuova della comunità della Chiesa. Giacché anche Pietro stesso, giunto da loro, riepilogò che cosa gli era stato rivelato in quella visione. Affermò infatti: Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. Senza dubbio Dio lo rivelò allora, al suono di quella voce: Ciò che Dio ha purificato non chiamarlo più immondo 11. E in seguito, tornando dai fratelli in Gerusalemme, poiché alcuni erano in agitazione per il fatto che si trasmettesse il Vangelo ai pagani, trattenendo la loro eccitazione, rievocò anche la visione stessa 12; non sarebbe stato necessario ripresentarla se ne fosse stata condivisa la comprensione.
La tovaglia di lino.
8. 9. Forse si vuol sapere anche di quella: perché fosse una tovaglia il recipiente nel quale erano gli animali. Non davvero senza motivo. Sappiamo infatti che la tignola, che consuma le altre vesti, non rode la tela di lino. Ciascuno allontani dal proprio cuore le seduzioni dei cattivi desideri e si confermi nella fede così incorruttibilmente in modo da non essere penetrato, come da tignole, dai cattivi pensieri e se vuole appartenere al mistero di quella tovaglia di lino, nella quale è figurata la Chiesa.
Il triplice abbassamento.
9. 10. Perché il recipiente fu abbassato dal cielo tre volte? Proprio perché tutti i popoli che appartengono alle quattro parti della terra, per dove è diffusa la Chiesa, significate dai quattro capi, ai quali è legato il recipiente, sono battezzati nel nome della Trinità. I credenti sono resi nuovi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, perché entrino a far parte della società e della comunione dei santi. Quattro perciò i capi e triplice l'abbassamento; ciò mette anche in evidenza il numero dodici degli Apostoli, quasi destinati in numero di tre per quattro. Quattro volte tre danno dodici. Ritengo di aver detto abbastanza riguardo a tale visione.
Seconda questione: dal Vangelo.
10. 11. Avevo fatto sapere di un'altra questione sul motivo per il quale il Signore, appunto nel discorso che tenne sulla montagna, disse ai suoi discepoli: Risplendano le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli 13. E poco dopo, in questo stesso discorso, affermò: Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati; e: La tua elemosina resti segreta, e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà 14. Chi opera, il più delle volte è indeciso tra questi due precetti, e non sa quale osservare; quando effettivamente vuole obbedire al Signore, che ha imposto l'uno e l'altro. Come risplenderanno le nostre opere buone davanti agli uomini, perché vedano le nostre buone opere? E, d'altra parte, come resterà segreta la nostra elemosina? Se avrò voluto osservare questo, manco in quello; se avrò osservato quello, pecco di qui. Consegue che l'uno e l'altro passo della Scrittura va combinato in modo che risulti chiaro come i precetti divini non possono essere in contrasto tra loro. Giacché questa, che nelle parole sembra una contraddizione, cerca la pace di colui che comprende. Ciascuno sia interiormente concorde con la parola di Dio e non risulta discordanza nelle Scritture.
Discordanti i passi per un'errata interpretazione. Le vergini che non avevano olio con sé.
11. 12. Supponi dunque che un uomo faccia elemosina in modo tale che nessuno ne venga a conoscenza, neppure, se possibile, colui al quale viene data; affinché, evitando anche lo sguardo di lui, deponga ciò che quello può rinvenire piuttosto che offrire ciò che quello può ricevere. Che può fare di più per nascondere la sua elemosina? Costui inevitabilmente va contro l'altra prescrizione, e non fa ciò che il Signore afferma: Risplendano le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone 15. Nessuno vede le opere buone di lui, egli non incoraggia all'imitazione. Per quanto dipende da lui, gli uomini saranno privi di opere buone finché ritengono che da nessuno è messo in pratica il comando del Signore, se gli uomini si comportano in modo che non si vedano le loro opere buone; poiché si usa maggior misericordia verso colui al quale si offre un esempio degno di imitazione, che non verso colui al quale si porge cibo a ristoro del corpo. Supponi un altro che parli vantandosi sempre presso il popolo delle sue elemosine, e non pretenda altro che di riceverne lodi; risplendano le sue opere davanti agli uomini. Voi notate che non pecca contro quel comando; manca però riguardo all'altro precetto del Signore che dice: La tua elemosina resti segreta 16. Chi sarà stato tale, diventa anche riluttante ad operare, nel caso si trovino degli empi che stiano forse a criticare ciò che fa. Dipende dalla lingua di quanti lodano; ma è simile alle vergini che non portano olio con sé. Sapete infatti delle cinque vergini stolte, che non portarono olio con sé; sagge invece le altre che portarono olio con sé. Splendevano le lampade di tutte: ma le une non avevano con sé di che alimentare quella luce, e si distinguevano dalle altre che lo avevano, così che quelle erano dette stolte, le altre sagge 17. Che vuol dire allora: " portare con sé olio ", se non avere la coscienza di piacere a Dio a motivo delle opere buone e non riporre lì il colmo del proprio diletto allora, se mai lodino gli uomini che non possono vedere la coscienza? Un uomo può infatti vedere che fa una buona azione, ma Dio vede con quale animo la compie.
Si conciliano i passi in apparenza opposti.
12. 13. Supponiamo quindi un altro tale che osservi l'uno e l'altro precetto e obbedisca ad entrambi. Offre pane all'affamato e lo porge alla vista di quelli che vuol rendere suoi imitatori, ripetendo l'esempio dell'Apostolo che dice: Siate miei imitatori come io lo sono del Cristo 18. Porge dunque pane al povero facendosi scorgere nel gesto, ma obbediente nel cuore. Nessun uomo si accorge se ivi ricerca la propria lode oppure la gloria di Dio, nessuno giudica; eppure quelli che per benevola propensione sono disposti ad imitare, credono che sia compiuto anche per religioso sentire ciò che vedono trattarsi di opera buona; e rendono gloria a Dio, notando che si compiono tali opere dietro suo precetto e per suo dono. L'operato di quello è perciò visibile, perché gli uomini vedano e diano gloria al Padre che è nei cieli; ma il suo vero scopo è nel cuore, così che la sua elemosina resti segreta, e il Padre che vede nel segreto lo ricompensi. Costui si comportò nel modo dovuto: non fu sprezzante di alcun precetto, ma osservò perfettamente l'uno e l'altro. Procurò infatti che la sua giustizia non risultasse davanti agli uomini, cioè non avesse allora quale fine di essere lodato dagli uomini, dal momento che volle la lode di Dio, non di se stesso, nella sua opera buona. In realtà poiché è nell'intimo, nella propria coscienza una tale volontà, quell'elemosina è restata segreta, perché ne dia ricompensa colui al quale nulla è nascosto. Chi può rivelare l'intimo di sé agli uomini quando agisce, per dimostrare per quale interiore intenzione egli opera?
Il giusto senso dell'uno e dell'altro passo si ritrova nelle stesse parole di Cristo.
13. 14. Infatti, fratelli, anche le stesse parole sono state pronunciate dal Signore adeguatamente misurate. Fate attenzione al modo come si esprime: Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere ammirati - dice - da loro 19. Se lo scopo che si è proposto è là, in quello che il Signore ha detto: per essere ammirati da loro, tale finalità - al punto di voler fare il bene per la lode degli uomini, senza avere in vista nulla di più - è reprensibile e degna di biasimo. Quindi, chiunque opera il bene solo per questo, cioè per essere ammirato dagli uomini, è riprovato dal Signore in questa affermazione. In realtà, non fissò lo scopo là dove comanda che siano vedute dagli uomini le nostre opere buone, così che gli uomini vedano soltanto l'uomo e lodino l'uomo; ma va oltre, alla gloria di Dio, affinché sino ad essa si conduca l'intenzione di chi le compie. Risplendano - dice - le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le vostre buone opere; ma non è questo che va ricercato. Che cosa allora? Prosegue dicendo: e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli 20. Se persegui tale scopo, che Dio ne sia glorificato; non temere di essere veduto dagli uomini. Così la tua elemosina è segreta anche interiormente, dove solo Colui del quale vuoi procurare la gloria ti vede ricercarla. Al riguardo l'apostolo Paolo, già atterrato come persecutore, e risollevato come predicatore, ha detto: Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea, che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere; e a causa mia - ammetteva - glorificavano Dio 21. Non si rallegrava di essere conosciuto come l'uomo che aveva ricevuto, ma del fatto che era lodato Dio che aveva dato. Egli appunto ha detto: Se ancora piacessi agli uomini, non sarei servitore di Cristo 22. Eppure in un altro passo dice: Come anch'io mi sforzo di piacere a tutti in tutto. E questo tema è simile. Ma che aggiunge? Senza cercare - dice - l'utile mio, ma quello di molti, perché giungano alla salvezza 23. Cioè, ciò che ammette in quel passo: Ed a causa mia glorificavano Dio, è quanto dice anche il Signore: Perché rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. Allora sono effettivamente salvati, quando nelle opere che vedono compiute dagli uomini glorificano colui dal quale gli uomini le hanno ricevute.
Terza questione, dal Vangelo: non sappia la sinistra l'operato della destra.
14. 15. Restano due questioni: ma ho timore di essere di peso a quanti sono ormai infastiditi; parimenti temo di far torto a coloro che sono ancora avidi d'ascoltare. Ho presente tuttavia che cosa io abbia risolto e di che cosa devo la soluzione. Rimane infatti da esaminare che vuol dire: Non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra 24; e a riguardo all'amore del nemico, il perché agli antichi fu data la facoltà di odiare i nemici, mentre a noi s'impone l'amore verso di loro. Ma che faccio? Se ne tratto in breve, forse non sarò compreso come è necessario; se mi dilungo, temo di aggravarvi del peso di un discorso più di quanto non vi aiuti con il frutto dell'esposizione. Ma è certo che se la vostra comprensione viene ad essere meno che sufficiente, ritenetemi ancora debitore, affinché tali argomenti siano trattati in modo più completo. Tuttavia ora non è necessario che essi siano tralasciati, così che non se ne dica assolutamente nulla. La sinistra è il desiderio carnale dell'anima, la destra è la carità spirituale dell'anima. Perciò, se chiunque, quando fa elemosina, unisce il desiderio di vantaggi personali per cercare di procurarsi in quell'opera qualcosa del genere, unisce la conoscenza della sinistra alle opere della destra. Se, invece, con la sola carità e con la coscienza pura davanti a Dio, soccorre un uomo, non mirando ad altro che a piacere a colui che comanda queste cose, non sa la sinistra quello che fa la destra.
Questione quarta: l'amore al nemico e l'odio.
15. 16. Ma la questione dell'amore al nemico è assai difficile, né si può risolvere con questa brevità. Ma quando ascoltate, pregate per noi; può darsi che il Signore Dio darà subito ciò che riteniamo sia difficile. Noi infatti ci nutriamo da un solo granaio, perché siamo in un'unica famiglia. Così ciò che noi crediamo si trovi assai addentro nel profondo, forse, egli che promette, lo pone sulla soglia perché si possa dare ai richiedenti con la massima facilità. Cristo Signore stesso ha amato i nemici; pendendo infatti sulla croce, disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 25. Stefano ne seguì l'esempio, quando si lanciavano pietre contro di lui, e disse: Signore, non imputare loro questo peccato 26. Il servo imitò il Signore perché nessuno dei servi sia indolente né pensi che quanto era stato fatto, solo da parte del Signore si poteva fare. Quindi, se per noi è assai imitare il Signore, imitiamo il compagno di servizio. Davvero alla medesima grazia siamo stati tutti chiamati. Per quale ragione allora è stato detto agli antichi: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico 27? Forse perché anche a loro è stato detto il vero; ma a noi più chiaramente secondo il succedersi delle circostanze, mediante la presenza di colui che sapeva che cosa e a chi doveva essere nascosto oppure svelato. Se infatti abbiamo un nemico, che ci viene ordinato di non amare mai, è invece il diavolo. Amerai il prossimo tuo, l'uomo; e odierai il tuo nemico, il diavolo. Ma poiché tra gli stessi uomini esistono spesso delle inimicizie, negli animi di coloro che per mancanza di fede fanno posto al diavolo e diventano i vasi di lui perché operi nei figli dell'ira, può invece accadere che l'uomo abbandoni la sua malizia e si converta al Signore; e, nel tempo che ancora infierisce, nel tempo che ancora perseguita, dev'essere amato, e bisogna pregare per lui, e bisogna fargli del bene; così osserverai il primo precetto di amare il prossimo tuo, l'uomo, e odierai il nemico tuo, il diavolo; e il secondo, di amare i tuoi nemici uomini, e di pregare per quelli che ti perseguitano 28.
Si deve pregare per i persecutori.
16. 17. A meno che tu creda che i Cristiani in quel tempo non pregassero per Saulo, persecutore dei Cristiani. Forse per la sua conversione fu ascoltato quel grido di Stefano martire. Effettivamente egli fu nel numero dei suoi persecutori e custodì le vesti dei lapidatori 29. Proprio anch'egli, scrivendo a Timoteo, dice: Raccomando prima di tutto che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla 30. Comandava dunque che si pregasse per i re; e allora i re perseguitavano le Chiese. Ma ora difendono, esaudite a loro favore, quelle che perseguitavano al tempo in cui pregavano per essi.
E' prescritto che si deve amare anche il nemico.
17. 18. Vuoi osservare allora anche quel precetto degli antichi? Ama il tuo prossimo, cioè ogni uomo. Infatti, nati tutti dai due progenitori, tutti in realtà siamo prossimi. Senza dubbio infatti il Signore Gesù Cristo stesso, il quale prescrive che siano amati i nemici, ha dichiarato che da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e amerai il prossimo tuo come te stesso 31. Qui non ha dato alcuna prescrizione riguardo all'amore del nemico. Non contengono tutto allora questi due precetti? Sia lungi! Poiché quando dice: Amerai il prossimo tuo, vi si trovano tutti gli uomini, anche se siano stati nemici; perché anche secondo la parentela spirituale, non sai che cosa sia per te, nella prescienza di Dio, l'uomo che al momento ti sembra nemico. Poiché appunto la pazienza di Dio lo induce a penitenza, forse conoscerà e seguirà colui che lo sospinge. Infatti Dio stesso, che conosce chi siano coloro che si ostineranno nei peccati, coloro che abbandoneranno la giustizia e cadranno irrevocabilmente nel male, fa sorgere tuttavia il suo sole sui buoni e sui cattivi, e fa piovere sui giusti e gli ingiusti 32, certamente con l'invitare a penitenza, usando pazienza, così che quanti non avranno tenuto conto della sua bontà provino alla fine la sua severità. Con quanta sollecitudine bisogna che l'uomo si pieghi alla clemenza, ad evitare che, forse ignorando quale sarà in seguito, poiché aveva l'animo intento alle attuali prove di inimicizia di lui, odierà quello con il quale regnerà nella felicità eterna. Adempi, quindi, il primo precetto: ama il prossimo tuo, ogni uomo; e odierai il tuo nemico, il diavolo. Adempi anche il secondo: ama i tuoi nemici, ma gli uomini; prega per coloro che ti perseguitano 33, ma per gli uomini; fa' il bene a coloro che ti odiano, ma agli uomini.
Viene spiegato il passo dell'Apostolo sui carboni ammassati sul capo del nemico. Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere; facendo questo infatti ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo.
18. 19. Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere; facendo questo infatti ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo 34. E qui sorge la questione. Come infatti un uomo ama colui che vuole vedere ardere tra i carboni? Ma se viene inteso bene, non c'è contrasto alcuno. Si tratta infatti di carboni distruttori che si danno all'uomo contro la lingua ingannatrice 35. Infatti quando uno beneficherà il nemico e, non vinto dal male di lui, vincerà con il bene il male 36, il più delle volte quello si pentirà delle sue avversioni, e si adirerà contro se stesso per aver offeso un uomo tanto buono. In realtà la vera bruciatura è la penitenza, con la quale, quasi carboni ardenti, ne consuma le avversioni e le malignità.
1 - Cf. AUG., Serm. 269, 4: NBA 32/2, 1018.
2 - At 20, 13.
3 - Col 2, 16-17.
4 - Tt 1, 5; Rm 14, 20.
5 - 1 Cor 10, 25-28.
6 - Cf. Dt 14.
7 - Prv 21, 20 (sec. LXX).
8 - At 20, 13.
9 - Cf. Mt 24, 31.
10 - Mt 16, 19.
11 - At 11, 9.
12 - Cf. At 11.
13 - Mt 6, 1.
14 - Mt 6, 4.
15 - Mt 5, 16.
16 - Mt 5, 43-48.
17 - Cf. Mt 25, 1-13.
18 - 1 Cor 4, 16; 11, 1.
19 - Mt 6, 1.
20 - Mt 6, 2.
21 - Gal 1, 22-23.
22 - Gal 1, 10.
23 - 1 Cor 10, 33.
24 - Mt 5, 43.
25 - Lc 23, 34.
26 - At 7, 59.
27 - Mt 5, 43.
28 - Cf. Mt 5, 44.
29 - Cf. At 7, 57.
30 - 1 Tm 2, 1-2.
31 - Mt 22, 37-40.
32 - Mt 5, 45.
33 - Cf. Mt 5, 44.
34 - Rm 12, 20.
35 - Cf. Sal 119, 3-4.
36 - Cf. Lc 6, 35.
8 - Si illustra il miracolo con il quale le specie sacramentali si conservavano in Maria santissima.
La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca118. Ho già accennato alcune volte a questo beneficio, riservandone la spiegazione al tempo opportuno. Adesso ne parlerò, così che un tale prodigio a vantaggio della nostra Maestra non resti privo dei chiarimenti che la devozione può desiderare. La mia inadeguatezza mi angustia, perché non solo ignoro enormemente più di quello che intendo, ma pure su ciò che so mi esprimo con diffidenza e con poca soddisfazione dei termini che uso, insufficienti per comunicare il concetto; eppure, non ho l'ardire di tacere le grazie che ella ricevette dalla destra del suo diletto dopo aver fatto ritorno quaggiù per governare la comunità ecclesiale. Se queste erano state eccelse ed ineffabili anche prima, da allora crebbero con bella varietà, manifestando che era infinito il potere che le accordava ed immensa la capacità di colei alla quale erano concesse, unica ed eletta tra tutte.
119. Per un tanto prezioso e straordinario miracolo, cioè la conservazione delle specie sacramentali con il corpo di Cristo nel petto di Maria, non si deve cercare una causa diversa da quella degli altri doni con i quali sua Maestà la trattò in maniera singolare; mi riferisco alla sua santa volontà e alla sua illimitata sapienza, con cui determina sempre con ponderazione e misura quanto convenga. Alla prudenza e pietà cattolica basterebbe avere coscienza che ebbe soltanto questa semplice creatura come madre naturale, e che ella sola fra tutte fu degna di esserlo. Tale favore fu senza paragoni e modelli, e sarebbe crassa ignoranza volere esempi per persuaderci che l'Altissimo abbia fatto con lei quello che mai fece né farà con altre anime, poiché ella sola si innalza al di sopra dell'ordine comune. Sebbene ciò sia vero, egli desidera che con la luce della fede e con altre illuminazioni giungiamo a comprendere le motivazioni per le quali era giusto che il suo braccio onnipotente effettuasse queste meraviglie nella sua ammirevolissima genitrice. Così, per esse lo conosceremo e loderemo in lei e per lei, e capiremo quale sia la sicurezza della nostra speranza e della nostra sorte nelle mani vigorose di una simile Regina, nelle quali l'Eterno ha depositato tutta la forza della sua tenerezza. Conformemente a questo, esporrò quanto mi è stato rivelato.
120. Costei visse per trentatré anni con il suo unigenito e Dio, senza allontanarsene mai dall'ora in cui egli nacque dal suo grembo verginale sino alla croce. Lo allevò, lo servì, lo accompagnò, lo seguì e lo imitò, comportandosi in tutto e sempre come madre, figlia, sposa e fedelissima ancella ed amica. Godette della sua vista, della sua conversazione, dei suoi insegnamenti e delle elargizioni che per tanti meriti e riguardi ottenne nell'esistenza peritura. Salendo al cielo, Gesù fu obbligato dal cuore e dalla ragione a condurla con sé, per non stare senza di lei e per non farla rimanere separata da lui; tuttavia, la loro intensa carità verso gli uomini spezzò in un certo modo questo laccio e questa unione, muovendo la nostra dolce Signora a tornare ad edificare la Chiesa , e il Salvatore ad inviarla, accettando la distanza che veniva momentaneamente a frapporsi tra loro. Dato che, però, il Figlio del Padre aveva la facoltà di compensare tale privazione, il farlo diventava per lui un debito di amore, e questo suo sentimento non sarebbe stato molto credibile ed evidente qualora egli le avesse negato di discendere con lei senza abbandonare il seggio regale. Inoltre, l'ardentissimo affetto della Principessa, abituata alla sua presenza, di cui si nutriva, l'avrebbe fatta stare in uno stato di insopportabile violenza, se tanto a lungo non lo avesse avuto accanto come era possibile.
121. Il nostro Maestro dette risposta a questa esigenza dimorando incessantemente in lei sotto le specie consacrate sino a quando ella continuò ad abitare tra noi; così, in qualche maniera supplì largamente alla prossimità di cui si era allietata in precedenza. Anche allora se ne era distaccato parecchie volte per attendere alle opere della redenzione ed in tali occasioni ella era stata afflitta dal sospetto o dal timore delle sue fatiche, nel dubbio sulla data del suo rientro. La gioia di averlo con sé era sempre stata temperata dal dolore della morte sul duro legno che lo sovrastava, della quale non aveva mai potuto dimenticarsi; dopo la burrasca della passione, invece, mentre egli stava già alla destra del supremo sovrano e simultaneamente nel suo castissimo petto, si rallegrava della sua vicinanza senza paure e ansietà. In lui, poi, contemplava tutta la beatissima Trinità con il tipo di visione che ho già descritto. Si compiva così alla lettera quanto ella aveva dichiarato nel Cantico dei cantici: «Lo tengo stretto e non lo lascerò finché non l'abbia condotto in casa di mia madre, cioè nella comunità ecclesiale, dove gli farò bere vino aromatico, del succo del mio melograno».
122. Con questa grazia il Signore mantenne pure la promessa fatta ai cristiani nella persona degli apostoli, allorché aveva annunciato che sarebbe stato con loro sino alla fine del mondo. Ciò si realizzò dall'istante stesso in cui furono pronunciate quelle parole, ed anzi da prima, poiché egli era già in lei come sacramento; altrimenti, senza questo nuovo miracolo, non si sarebbero adempiute dall'inizio, perché nei primi anni non ci furono né edifici per il culto né disposizioni per la conservazione dell'eucaristia, che veniva consumata completamente nel giorno in cui era celebrata. Solo Maria fu il tabernacolo in cui il Verbo incarnato stette in quel periodo, per non essere mai assente dalla terra, dall'ascensione alla fine dei tempi. Anche se non vi stava per uso dei devoti, vi stava per loro utilità e per altri scopi assai gloriosi, giacché la Vergine pregava e intercedeva per tutti nel tempio di se stessa. Ella adorava a nome della Chiesa colui che restava in essa nel pane consacrato e che, per mezzo di lei e del proprio essere custodito in lei, era congiunto in quel modo al corpo mistico dei credenti. Portando in sé il suo diletto, rese tale secolo più felice di quelli in cui egli è stato, come oggi, in altri cibori. Lì, infatti, gli fu sempre data somma riverenza e venerazione, e non fu mai offeso, come è invece accaduto successivamente. Egli in lei ricevette con abbondanza le delizie che dall'eternità aveva cercato nei figli dell'uomo. Essendo questa la finalità della sua stabile permanenza tra i suoi, sua Maestà non la conseguiva per nessuna via così adeguatamente come stando nel cuore della purissima Regina, che era la sfera più legittima dell'amore di Dio, l'elemento proprio e il centro dove riposava. Tutte le altre creature, paragonate a lei, erano come straniere, perché in esse non c'era spazio conveniente all'incendio divino, che brucia sempre di infinita carità.
123. Per quanto mi è stato rivelato, mi accingo a parlare della tenerezza dell'Unigenito per la Signora e a palesare sino a che punto ella giungesse a vincolarlo a sé, tanto che, se non l'avesse accompagnata ininterrottamente sotto le specie sacramentali, sarebbe partito dal trono del Padre per starle accanto in tutta la sua vita quaggiù. Se per farlo fosse stata necessaria per le dimore celesti e i loro abitanti la privazione della presenza dell'umanità santissima, egli avrebbe stimato ciò di minore importanza. Tale affermazione non è esagerata, poiché dobbiamo confessare che trovava in lei un genere di affetto più simile a quello della sua volontà che in tutti i beati insieme, e corrispondentemente le voleva bene più che a loro. Se colui del quale si racconta nella parabola evangelica si allontanò da novantanove pecorelle per andare dietro a una sola che gli mancava e non per questo sosteniamo che abbandonò il più per il meno, nell'empireo non sarebbe sembrato strano neanche che il buon pastore Gesù si allontanasse dal resto degli eletti per andare dalla candidissima agnella che lo aveva rivestito della sua stessa natura e, in essa, lo aveva allevato e nutrito. Certamente gli occhi di questa sposa e Madre lo avrebbero forzato a tornare là dove era già disceso per riscattare con la sua sofferenza la progenie di Adamo, meno obbligato, o per meglio dire disobbligato dai peccati. Se fosse venuto per stare con lei, lo avrebbe fatto invece per godere della sua prossimità; ciò non richiese, però, che si separasse dall'Altissimo perché, nell'eucaristia, questo vero Salomone soddisfaceva i propri sentimenti e quelli della Principessa, nel cui petto giaceva come in una lettiga.
124. L 'Onnipotente operava tale meraviglia nella maniera seguente. Quando ella accoglieva in sé le specie sacramentali, queste si ritiravano dallo stomaco, dove gli alimenti comuni sono digeriti, per non corrompersi, mescolarsi o confondersi con lo scarso cibo che prendeva. Esse si situavano nel suo stesso cuore, come in cambio del sangue che aveva offerto affinché da esso si formasse l'umanità santissima con la quale il Verbo si era unito ipostaticamente. L'eucaristia viene chiamata estensione dell'incarnazione, per cui era giusto che ne partecipasse in maniera singolare colei che aveva mirabilmente concorso a questa.
125. La temperatura cardiaca negli animali è assai elevata, e nell'uomo non può essere più bassa, data la sua eccellenza e nobiltà nel modo di essere e di agire e nella lunghezza dell'esistenza. La provvida natura, attraverso qualche sistema di ventilazione, permette un raffreddamento e la moderazione del calore innato che, senza alcun dubbio, è alla radice di quello dell'intero corpo. Nella nostra Maestra esso era molto intenso, per la sua costituzione generosa, ed era inoltre aumentato dagli impulsi e dai moti del suo ardore; nonostante ciò, l'eucaristia non si alterava né consumava. Per la sua conservazione erano indispensabili numerosi interventi straordinari, ma non dobbiamo pensare che questi fossero limitati, trattandosi di quella donna unica, che era tutta un prodigio di miracoli in lei raccolti. Questo favore cominciò dalla prima comunione che le fu data durante la cena e, perché fosse incessante, le specie consacrate restarono in lei fino alla seconda, che ricevette dalle mani di Pietro nell'ottavo giorno dopo la Pen tecoste. In tale istante, si consumarono quelle che teneva in sé e al loro posto entrarono le nuove; da allora si andarono succedendo le une alle altre, senza che mai fosse assente in lei il suo figlio e Signore.
126. Per questo beneficio e per quanto ho già asserito circa la visione astrattiva continua di Dio, Maria fu così divinizzata, e le sue facoltà e i suoi atti furono tanto innalzati al di sopra di ogni pensiero umano, che è impossibile farsi un'idea del suo stato nella vita mortale. Non trovo neppure termini capaci di esprimere quel poco che mi è stato manifestato. Nell'uso dei sensi venne dal cielo completamente rinnovata e trasformata in rapporto a come li utilizzava: da una parte, era distante dall'Unigenito e li impiegava degnamente quando conversava con lui per mezzo di essi; dall'altra, avvertiva e sapeva di averlo nel cuore, dove egli attraeva tutta la sua concentrazione. Dal momento del suo ritorno nel mondo, strinse un patto con i suoi occhi e ottenne più potere e controllo per non ammettere le immagini ordinarie delle cose materiali, se non nella misura adeguata per governare i membri della Chiesa e per capire ciò che fosse opportuno effettuare e disporre a tal fine. Non se ne valeva e per ragionare non aveva bisogno di volgersi al luogo interiore in cui negli altri esse si depositano per essere utili alla memoria e all'intelletto. Lo faceva con altre specie infuse e con la scienza che le era comunicata con la visione estrattiva dell'Eterno, nel modo in cui i beati in lui conoscono quanto quello specchio volontario intende mostrare loro in se medesimo oppure tramite altre visioni delle creature in se stesse. Così, la nostra Regina comprendeva tutto quello che conformemente al beneplacito superno era tenuta a compiere in ogni cosa e non ricorreva alla vista per apprendere niente di questo, pur osservando dove andasse e con chi parlasse solo con uno sguardo.
127. Adoperava un po' di più l'udito, perché doveva ascoltare quello che i credenti e gli apostoli le raccontavano sulla condizione delle anime e della comunità, e in ordine alle loro esigenze e alla loro consolazione, per dare risposte, insegnamenti e consigli. Lo faceva, però, con tanto dominio che non entravano in lei voci o suoni che discordassero anche minimamente dall'eccelsa perfezione della sua dignità, o che non fossero necessari per l'esercizio della carità verso il prossimo. Non impiegava l'olfatto per gli odori terreni, ma ne sentiva uno celestiale per merito dei custodi, che avevano per questo profondi motivi a lode dell'Onnipotente. Pure il suo gusto mutò considerevolmente ed ella scoprì che dopo essere stata nell'empireo poteva fare a meno degli alimenti; tuttavia, non le fu comandato di non prenderne, ma ciò fu lasciato al suo arbitrio. Si nutriva di rado e scarsamente, quando Pietro e Giovanni la pregavano di farlo o per non provocare ammirazione, cioè per obbedienza o per umiltà. In tali casi, non distingueva il sapore del cibo più di quanto avrebbe fatto un corpo apparente o glorioso se avesse mangiato qualcosa. Discerneva appena anche quello che toccava e non ne aveva diletto sensibile; però, percepiva al tatto con mirabile soavità e giubilo le specie sacramentali nel suo cuore e generalmente poneva attenzione a questo.
128. Simili doni le furono accordati su sua richiesta, perché consacrò nuovamente i sensi insieme alle facoltà ad operare con ogni pienezza di virtù per la maggiore esaltazione dell'Altissimo. Sebbene sempre, iniziando dalla sua immacolata concezione, avesse soddisfatto il debito di serva fedele e di prudente dispensatrice dell'abbondanza della grazia e delle elargizioni ricevute, come si è spesso ripetuto, dopo essere ascesa con il Salvatore fu migliorata in tutte e le fu concessa una diversa maniera di avvalersene, più somigliante a quella dei santi glorificati in corpo e anima che a quella degli altri viatori, benché non godesse ancora della visione beatifica. Non ci sono esempi più chiari per spiegare lo stato felicissimo, singolare e divino della Vergine allorché ella tornò per guidare la Chiesa.
129. A ciò corrispondeva la sua sapienza, poiché le erano noti i decreti e la volontà di Dio su quanto doveva e desiderava realizzare, e quando, in che modo, in che sequenza, con quali parole e in quali circostanze era bene fare ciascuna azione. In questo non le erano superiori neppure i medesimi esseri spirituali che ci assistono continuando a contemplare sua Maestà; anzi, agiva con saggezza così sublime da sorprenderli, perché erano consapevoli che a nessun'altra semplice creatura era possibile sopravanzarla o giungere all'eccellenza con cui ella cooperava. La riverenza che essi rendevano in lei a suo Figlio era una delle cose che le infondeva sommo gaudio. Avevano fatto lo stesso gli eletti, ai quali lo scorgerla salire con Gesù, presente contemporaneamente nel suo cuore nell'eucaristia, aveva procurato straordinaria gioia. Maria si rallegrava dell'adorazione del Santissimo Sacramento nel suo petto poiché aveva coscienza della maniera rozza e villana in cui lo avrebbero venerato i mortali; in risarcimento di questa mancanza che tutti avrebbero commesso, offriva il culto degli angeli, che penetravano più degnamente tale mistero e lo onoravano senza inganno e senza negligenze.
130. Alcune volte il corpo di Cristo le si mostrava glorioso dentro di lei, altre con la bellezza naturale della sua umanità santissima, altre poi, e quasi incessantemente, le erano rivelati tutti i miracoli compresi in quell'augustissimo sacramento. Ella si allietava di queste realtà stupende e di molte ancora che non possiamo capire nella vita corruttibile, e che le si manifestavano in se stesse o nella visione astrattiva del supremo sovrano. Oltre che le specie di lui, le furono date quelle di tutto ciò che doveva compiere sia per sé sia per la comunità ecclesiale. Per lei aveva valore soprattutto intuire il diletto del suo Unigenito nello stare nel suo purissimo cuore; per quanto mi è stato fatto intendere, esso era più grande di quello che traeva dalla compagnia dei beati. O prodigio eccezionale e unico del potere infinito! Tu sola fosti dimora più accetta agli occhi del tuo Autore di quanto lo poté essere il più alto cielo inanimato, da lui fatto come sua abitazione. Colui che quegli spazi sconfinati non possono contenere si restrinse e rinchiuse in te, e trovò una sede e un trono conveniente non soltanto nel tuo castissimo grembo, ma anche nell'immensa estensione della tua capacità e del tuo affetto. Tu sola non esistesti mai senza essere il suo cielo, ed egli non stette mai senza di te dopo averti plasmato e con pieno compiacimento riposerà in te per tutti i secoli della sua interminabile eternità. Tutte le nazioni parlino di te, tutte le generazioni ti benedicano", tutti gli esseri ti magnifichino ed in te lodino il loro vero Signore e redentore, il quale per te sola ci visitò e rialzò dalla nostra infelice caduta.
131. Chi tra gli uomini o tra gli stessi ministri superni potrà esprimere l'incendio che divampava nel candidissimo intimo della prudente Regina? Chi potrà afferrare quale fu l'impeto del fiume della Divinità che inondò e assorbì questa città di Dio? Quali erano i suoi sentimenti, moti, atti in ordine a ogni virtù e dono elargitole senza misura, mentre operava sempre con tutta la forza di questi favori senza pari? Quali preghiere e suppliche innalzava per i credenti? Quale carità ebbe per noi? Quali beni ci procurò e guadagnò? Solo l'artefice di questa incomparabile meraviglia la conosce. Solleviamo, dunque, la speranza, ravviviamo la fede, eccitiamo l'ardore verso la pietosa Madre, imploriamo la sua intercessione e il suo patrocinio, dal momento che non le negherà niente a nostro vantaggio colui che, essendo figlio suo e fratello nostro, le fece tali dimostrazioni di tenerezza quali quelle di cui ho già detto e le altre che riferirò più avanti.
Insegnamento della Regina del cielo
132. Carissima, da tutto ciò che sinora ti ho svelato della mia storia puoi rilevare facilmente che in nessuna semplice creatura tranne me c'è un modello dal quale tu possa ricopiare la sublime perfezione cui aneli. Ora, però, sei arrivata a illustrare il più elevato stato delle doti che io ebbi durante il mio pellegrinaggio terreno, e sei pertanto maggiormente tenuta a rinnovare le tue aspirazioni e ad applicare interamente le tue facoltà all'irreprensibile imitazione di quanto ti insegno. È ormai opportuno che ti abbandoni completamente alla mia volontà in quello che richiedo da te. Affinché tu sia più stimolata al conseguimento di questo, ti avverto che, quando Gesù si introduce in coloro che si accostano a lui con venerazione, con innocenza e senza tiepidezza, essendosi preparati con tutto l'impegno, benché le specie sacramentali si consumino rimane in essi con una grazia particolare con cui li assiste, arricchisce e guida, ricompensandoli della buona ospitalità che gli hanno dato. Pochi ottengono questo beneficio, poiché tanti lo ignorano e si comunicano senza un simile atteggiamento, quasi a caso e per abitudine, privi del dovuto santo timore. Non sei all'oscuro di tale segreto, per cui, perché ciò non ti sia rifiutato, voglio che ogni giorno lo riceva degnamente, siccome lo fai con questa frequenza per comando dei tuoi superiori.
133. Bisogna che tu ti avvalga dell'attenzione e della memoria, meditando su quanto hai appreso che io facevo, così che questo sia la norma dei tuoi desideri, del fervore, della riverenza, dell'amore e dei gesti con i quali devi disporre il tuo animo come tempio del tuo sposo e sommo Re. Sforzati, quindi, di concentrare in te tutte le tue energie e, prima e dopo averlo accolto, tieni fisso lo sguardo sulla fedeltà di sposa che gli spetta. Soprattutto, poni catenacci ai tuoi occhi e resistenti serrature ai tuoi sensi, affinché nella dimora di sua Maestà non penetrino immagini profane ed estranee. Conserva puro il tuo cuore, poiché in uno che è già occupato non può entrare la pienezza della sapienza divina. Tutto ti sarà chiaro con l'illuminazione che l'Altissimo ti ha concesso, se ti dedicherai solo ad essa, con assoluta rettitudine di intenzione. Dato che non puoi evitare totalmente i rapporti con gli altri, ti conviene avere molto dominio su di te e non ammettere figure di realtà materiali che non ti aiutino ad agire con la più eccelsa virtù. Sappi distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile e la verità dall'inganno. Perché in questo tu abbia una stretta somiglianza con me, esigo che da ora in poi consideri con quale circospezione debba compiere tutte le azioni, grandi e piccole, per non sbagliare.
134. Pondera bene, dunque, il comune errore dei mortali ed i penosi danni che essi subiscono, giacché nelle loro determinazioni in genere si muovono esclusivamente in base alle percezioni dei sensi e scelgono subito quello che devono eseguire, senza altri consigli e altre valutazioni. La sensibilità sollecita immediatamente le inclinazioni animali, ed è naturale che gli atti vengano fatti con l'impeto delle passioni eccitate, piuttosto che con il sano giudizio della ragione. Perciò, chi considera l'ingiuria solo con il dolore che essa gli ha causato si volge all'istante alla vendetta, come chi va dietro soltanto alla cupidigia della cosa altrui che ha visto si decide all'ingiustizia. In questo modo si comportano numerosissimi infelici, quali sono coloro che seguono la concupiscenza degli occhi, gli affetti della carne e la superbia della vita, cioè quanto offrono loro il mondo e il demonio, che non hanno altro da dare. Non accorgendosi della trappola, credono luce le tenebre, dolce ciò che è amaro, un antidoto per le loro bramosie il veleno letale, sapienza la cieca ignoranza diabolica e terrena. Tu, figlia mia, guardati da una così pericolosa illusione, e non badare mai ai sensi e a quello che essi ti fanno ritenere vantaggioso. Rifletti su come procedi con la scienza e l'intelligenza che Dio non mancherà mai di infonderti a tale scopo. Quindi, se ti sarà possibile, prima di prendere le tue risoluzioni domanda il parere del direttore spirituale o del superiore; altrimenti, rivolgiti a qualcuno a te sottomesso, perché anche questo è più sicuro che affidarsi alla propria volontà, la quale può essere turbata ed offuscata dagli istinti. Devi osservare l'ordine che ti ho detto specialmente nelle opere esterne, con segretezza e circospezione e come richiederanno la carità verso il prossimo e le occasioni che ti si presenteranno. In esse è necessario non perdere l'orientamento della lampada interiore nel profondo mare e nella difficile navigazione delle relazioni con le creature, dove sempre si corre il rischio di perire.
14 novembre 1941
Madre Pierina Micheli
Ieri sera il Padre, mi ha dato la pace. Grazie, Gesù. Quanto sei buono con me, tanto cattiva! Questa notte, il nemico tentò uno sforzo, ma quantunque mi sembrava di soffocare gridai: San Silvestro, il Padre vuole che questa notte riposi e il nemico non poté più nulla. Che potenza ha l'ubbidienza! Ricordalo sempre, anima mia.