Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 6° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Giovanni 10
1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei".6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".
19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole.20Molti di essi dicevano: "Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?".21Altri invece dicevano: "Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?".
22Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.23Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente".25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;26ma voi non credete, perché non siete mie pecore.27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.28Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.29Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.30Io e il Padre siamo una cosa sola".
31I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.32Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?".33Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio".34Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: 'Io ho detto: voi siete dèi'?35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi;38ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre".39Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
40Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.41Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero".42E in quel luogo molti credettero in lui.
Primo libro delle Cronache 6
1(16)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.2(17)Questi sono i nomi dei figli di Gherson: Libni e Simei.3(18)Figli di Keat: Amram, Izear, Ebron e Uzzièl.4(19)Figli di Merari: Macli e Musi; queste sono le famiglie di Levi secondo i loro casati.
5(20)Gherson ebbe per figlio Libni, di cui fu figlio Iacàt, di cui fu figlio Zimma,6(21)di cui fu figlio Ioach, di cui fu figlio Iddo, di cui fu figlio Zerach, di cui fu figlio Ieotrai.
7(22)Figli di Keat: Amminadàb, di cui fu figlio Core, di cui fu figlio Assir,8(23)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Abiasaf, di cui fu figlio Assir,9(24)di cui fu figlio Tacat, di cui fu figlio Urièl, di cui fu figlio Ozia, di cui fu figlio Saul.10(25)Figli di Elkana: Amasai e Achimòt,11(26)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Sufai, di cui fu figlio Nacat,12(27)di cui fu figlio Eliàb, di cui fu figlio Ierocàm, di cui fu figlio Elkana.13(28)Figli di Samuele: Gioele primogenito e Abia secondo.
14(29)Figli di Merari: Macli, di cui fu figlio Libni, di cui fu figlio Simei, di cui fu figlio Uzza,15(30)di cui fu figlio Simeà, di cui fu figlio Agghìa, di cui fu figlio Asaià.
16(31)Ecco coloro ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio dopo che l'arca aveva trovato una sistemazione.17(32)Essi esercitarono l'ufficio di cantori davanti alla Dimora della tenda del convegno finché Salomone non costruì il tempio in Gerusalemme. Nel servizio si attenevano alla regola fissata per loro.
18(33)Questi furono gli incaricati e questi i loro figli. Dei Keatiti: Eman il cantore, figlio di Gioele, figlio di Samuele,19(34)figlio di Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Elièl, figlio di Toach,20(35)figlio di Zuf, figlio di Elkana, figlio di Macat, figlio di Amasài,21(36)figlio di Elkana, figlio di Gioele, figlio di Azaria, figlio di Sofonia,22(37)figlio di Tacat, figlio di Assir, figlio di Abiasaf, figlio di Core,23(38)figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, figlio di Israele.
24(39)Suo collega era Asaf, che stava alla sua destra: Asaf, figlio di Berechia, figlio di Simeà,25(40)figlio di Michele, figlio di Baasea, figlio di Malchia,26(41)figlio di Etni, figlio di Zerach, figlio di Adaià,27(42)figlio di Etan, figlio di Zimma, figlio di Simei,28(43)figlio di Iacat, figlio di Gherson, figlio di Levi.
29(44)I figli di Merari, loro colleghi, che stavano alla sinistra, erano Etan, figlio di Kisi, figlio di Abdi, figlio di Malluch,30(45)figlio di Casabià, figlio di Amasia, figlio di Chilkia,31(46)figlio di Amsi, figlio di Bani, figlio di Semer,32(47)figlio di Macli, figlio di Musi, figlio di Merari, figlio di Levi.
33(48)I loro colleghi leviti, erano addetti a ogni servizio della Dimora nel tempio.34(49)Aronne e i suoi figli presentavano le offerte sull'altare dell'olocausto e sull'altare dell'incenso, curavano tutto il servizio nel Santo dei santi e compivano il sacrificio espiatorio per Israele secondo quanto aveva comandato Mosè, servo di Dio.
35(50)Questi sono i figli di Aronne: Eleàzaro, di cui fu figlio Pincas, di cui fu figlio Abisuà,36(51)di cui fu figlio Bukki, di cui fu figlio Uzzi, di cui fu figlio Zerachia,37(52)di cui fu figlio Meraiòt, di cui fu figlio Amaria, di cui fu figlio Achitòb,38(53)di cui fu figlio Zadòk, di cui fu figlio Achimàaz.
39(54)Queste sono le loro residenze, secondo le loro circoscrizioni nei loro territori. Ai figli di Aronne della famiglia dei Keatiti, che furono sorteggiati per primi,40(55)fu assegnata Ebron nel paese di Giuda con i pascoli vicini,41(56)ma il territorio della città e i suoi villaggi furono assegnati a Caleb, figlio di Iefunne.42(57)Ai figli di Aronne furono assegnate Ebron, città di rifugio, Libna con i pascoli, Iattir, Estemoà con i pascoli,43(58)Chilez con i pascoli, Debir con i pascoli,44(59)Asan con i pascoli, Bet-Sèmes con i pascoli45(60)e, nella tribù di Beniamino, Gheba con i pascoli, Alèmet con i pascoli, Anatòt con i pascoli. Totale: tredici città con i loro pascoli.
46(61)Agli altri figli di Keat, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dieci città prese dalla tribù di Èfraim, dalla tribù di Dan e da metà della tribù di Manàsse.47(62)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie, furono assegnate tredici città prese dalla tribù di Ìssacar, dalla tribù di Aser, dalla tribù di Nèftali e dalla tribù di Manàsse in Basàn.48(63)Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dodici città prese dalla tribù di Ruben, dalla tribù di Gad e dalla tribù di Zàbulon.
49(64)Gli Israeliti assegnarono ai leviti queste città con i pascoli.50(65)Le suddette città prese dalle tribù dei figli di Giuda, dei figli di Simeone e dei figli di Beniamino, le assegnarono in sorte dando loro il relativo nome.
51(66)Alle famiglie dei figli di Keat furono assegnate in sorte città appartenenti alla tribù di Èfraim.52(67)Assegnarono loro Sichem città di rifugio, con i suoi pascoli, sulle montagne di Èfraim, Ghezer con i pascoli,53(68)Iokmeàm con i pascoli, Bet-Coròn con i pascoli,54(69)Aialòn con i pascoli, Gat-Rimmòn con i pascoli55(70)e, da metà della tribù di Manàsse, Taanach con i pascoli, Ibleàm con i pascoli. Le suddette città erano per la famiglia degli altri figli di Keat.
56(71)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie assegnarono in sorte dalla metà della tribù di Manàsse: Golan in Basàn con i pascoli e Asaròt con i pascoli;57(72)dalla tribù di Ìssacar: Kedes con i pascoli, Daberat con i pascoli,58(73)Iarmut con i pascoli e Anem con i pascoli;59(74)dalla tribù di Aser: Masal con i pascoli, Abdon con i pascoli,60(75)Cukok con i pascoli e Recob con i pascoli;61(76)dalla tribù di Nèftali: Kedes di Galilea con i pascoli, Cammòn con i pascoli e Kiriatàim con i pascoli.
62(77)Agli altri figli di Merari della tribù di Zàbulon furono assegnate: Rimmòn con i pascoli e Tabor con i pascoli;63(78)oltre il Giordano di Gèrico, a oriente del Giordano, dalla tribù di Ruben: Bezer nel deserto con i pascoli, Iaza con i pascoli,64(79)Kedemòt con i pascoli, Mefaàt con i pascoli;65(80)della tribù di Gad: Ramot di Gàlaad con i pascoli, Macanàim con i pascoli,66(81)Chesbon con i pascoli e Iazer con i pascoli.
Siracide 10
1Un governatore saggio educa il suo popolo,
l'autorità di un uomo assennato sarà ben ordinata.
2Quale il governatore del popolo, tali i suoi ministri;
quale il capo di una città, tali tutti gli abitanti.
3Un re senza formazione rovinerà il suo popolo;
una città prospererà per il senno dei capi.
4Il governo del mondo è nelle mani del Signore;
egli vi susciterà al momento giusto l'uomo adatto.
5Il successo dell'uomo è nelle mani del Signore,
che investirà il magistrato della sua autorità.
6Non crucciarti con il tuo prossimo per un torto
qualsiasi;
non far nulla in preda all'ira.
7Odiosa al Signore e agli uomini è la superbia,
all'uno e agli altri è in abominio l'ingiustizia.
8L'impero passa da un popolo a un altro
a causa delle ingiustizie, delle violenze e delle
ricchezze.
9Perché mai si insuperbisce chi è terra e cenere?
Anche da vivo le sue viscere sono ripugnanti.
10La malattia è lunga, il medico se la ride;
chi oggi è re, domani morirà.
11Quando l'uomo muore eredita insetti, belve e vermi.
12Principio della superbia umana è allontanarsi dal
Signore,
tenere il proprio cuore lontano da chi l'ha creato.
13Principio della superbia infatti è il peccato;
chi vi si abbandona diffonde intorno a sé l'abominio.
Per questo il Signore rende incredibili i suoi castighi
e lo flagella sino a finirlo.
14Il Signore ha abbattuto il trono dei potenti,
al loro posto ha fatto sedere gli umili.
15Il Signore ha estirpato le radici delle nazioni,
al loro posto ha piantato gli umili.
16Il Signore ha sconvolto le regioni delle nazioni,
e le ha distrutte fin dalle fondamenta della terra.
17Le ha estirpate e annientate,
ha fatto scomparire dalla terra il loro ricordo.
18Non è fatta per gli uomini la superbia,
né per i nati di donna l'arroganza.
19Quale stirpe è onorata? La stirpe dell'uomo.
Quale stirpe è onorata? Coloro che temono il Signore.
20Quale stirpe è ignobile? La stirpe dell'uomo.
Quale stirpe è ignobile?
Coloro che trasgrediscono i comandamenti.
21Tra i fratelli è onorato il loro capo,
ma coloro che temono il Signore lo sono ai suoi occhi.
22Uno ricco, onorato o povero,
ponga il proprio vanto nel timore del Signore.
23Non è giusto disprezzare un povero assennato
e non conviene esaltare un uomo peccatore.
24Il nobile, il giudice e il potente sono onorati;
ma nessuno di loro è più grande di chi teme il Signore.
25Uomini liberi serviranno un servo sapiente;
un uomo intelligente non mormora per questo.
26Non fare il saccente nel compiere il tuo lavoro
e non gloriarti al momento del bisogno.
27Meglio uno che lavora e abbonda di tutto
che chi va in giro vantandosi e manca di cibo.
28Figlio, con modestia glorifica l'anima tua
e rendile onore secondo che merita.
29Chi darà ragione a uno che si dà torto da sé?
Chi stimerà uno che si disprezza?
30Un povero è onorato per la sua scienza,
un ricco è onorato per la sua ricchezza.
31Chi è onorato nella povertà,
quanto più lo sarà nella ricchezza?
Chi è disprezzato nella ricchezza,
quanto più lo sarà nella povertà?
Salmi 74
1'Maskil. Di Asaf.'
O Dio, perché ci respingi per sempre,
perché divampa la tua ira
contro il gregge del tuo pascolo?
2Ricordati del popolo
che ti sei acquistato nei tempi antichi.
Hai riscattato la tribù che è tuo possesso,
il monte Sion, dove hai preso dimora.
3Volgi i tuoi passi a queste rovine eterne:
il nemico ha devastato tutto nel tuo santuario.
4Ruggirono i tuoi avversari nel tuo tempio,
issarono i loro vessilli come insegna.
5Come chi vibra in alto la scure
nel folto di una selva,
6con l'ascia e con la scure
frantumavano le sue porte.
7Hanno dato alle fiamme il tuo santuario,
hanno profanato e demolito la dimora del tuo nome;
8pensavano: "Distruggiamoli tutti";
hanno bruciato tutti i santuari di Dio nel paese.
9Non vediamo più le nostre insegne,
non ci sono più profeti
e tra di noi nessuno sa fino a quando...
10Fino a quando, o Dio, insulterà l'avversario,
il nemico continuerà a disprezzare il tuo nome?
11Perché ritiri la tua mano
e trattieni in seno la destra?
12Eppure Dio è nostro re dai tempi antichi,
ha operato la salvezza nella nostra terra.
13Tu con potenza hai diviso il mare,
hai schiacciato la testa dei draghi sulle acque.
14Al Leviatàn hai spezzato la testa,
lo hai dato in pasto ai mostri marini.
15Fonti e torrenti tu hai fatto scaturire,
hai inaridito fiumi perenni.
16Tuo è il giorno e tua è la notte,
la luna e il sole tu li hai creati.
17Tu hai fissato i confini della terra,
l'estate e l'inverno tu li hai ordinati.
18Ricorda: il nemico ha insultato Dio,
un popolo stolto ha disprezzato il tuo nome.
19Non abbandonare alle fiere la vita di chi ti loda,
non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri.
20Sii fedele alla tua alleanza;
gli angoli della terra sono covi di violenza.
21L'umile non torni confuso,
l'afflitto e il povero lodino il tuo nome.
22Sorgi, Dio, difendi la tua causa,
ricorda che lo stolto ti insulta tutto il giorno.
23Non dimenticare lo strepito dei tuoi nemici;
il tumulto dei tuoi avversari cresce senza fine.
Geremia 31
1In quel tempo - oracolo del Signore -
io sarò Dio per tutte le tribù di Israele
ed esse saranno il mio popolo".
2Così dice il Signore:
"Ha trovato grazia nel deserto
un popolo di scampati alla spada;
Israele si avvia a una quieta dimora".
3Da lontano gli è apparso il Signore:
"Ti ho amato di amore eterno,
per questo ti conservo ancora pietà.
4Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata,
vergine di Israele.
Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi
e uscirai fra la danza dei festanti.
5Di nuovo pianterai vigne
sulle colline di Samaria;
i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno.
6Verrà il giorno in cui grideranno le vedette
sulle montagne di Èfraim:
Su, saliamo a Sion,
andiamo dal Signore nostro Dio".
7Poiché dice il Signore:
"Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
Il Signore ha salvato il suo popolo,
un resto di Israele".
8Ecco, li riconduco dal paese del settentrione
e li raduno all'estremità della terra;
fra di essi sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente;
ritorneranno qui in gran folla.
9Essi erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li condurrò a fiumi d'acqua
per una strada diritta in cui non inciamperanno;
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito.
10Ascoltate, popoli, la parola del Signore,
annunziatela alle isole più lontane e dite:
"Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo costudisce come un pastore il suo gregge",
11perché il Signore ha redento Giacobbe,
lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui.
12Verranno e canteranno inni sull'altura di Sion,
affluiranno verso i beni del Signore,
verso il grano, il mosto e l'olio,
verso i nati dei greggi e degli armenti.
Essi saranno come un giardino irrigato,
non languiranno più.
13Allora si allieterà la vergine alla danza;
i giovani e i vecchi gioiranno.
Io cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.
14Sazierò di delizie l'anima dei sacerdoti
e il mio popolo abbonderà dei miei beni.
Parola del Signore.
15Così dice il Signore: "Una voce si ode da Rama,
lamento e pianto amaro:
Rachele piange i suoi figli,
rifiuta d'essere consolata perché non sono più".
16Dice il Signore:
"Trattieni la voce dal pianto,
i tuoi occhi dal versare lacrime,
perché c'è un compenso per le tue pene;
essi torneranno dal paese nemico.
17C'è una speranza per la tua discendenza:
i tuoi figli ritorneranno entro i loro confini.
18Ho udito Èfraim rammaricarsi:
Tu mi hai castigato e io ho subito il castigo
come un giovenco non domato.
Fammi ritornare e io ritornerò,
perché tu sei il Signore mio Dio.
19Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito;
dopo essermi ravveduto,
mi sono battuto l'anca.
Mi sono vergognato e ne provo confusione,
perché porto l'infamia della mia giovinezza.
20Non è forse Èfraim un figlio caro per me,
un mio fanciullo prediletto?
Infatti dopo averlo minacciato,
me ne ricordo sempre più vivamente.
Per questo le mie viscere si commuovono per lui,
provo per lui profonda tenerezza".
Oracolo del Signore.
21Pianta dei cippi,
metti pali indicatori,
sta' bene attenta alla strada,
alla via che hai percorso.
Ritorna, vergine di Israele,
ritorna alle tue città.
22Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle?
Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra:
la donna cingerà l'uomo!
23Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Si dirà ancora questa parola nel paese di Giuda e nelle sue città, quando avrò cambiato la loro sorte: Il Signore ti benedica, o dimora di giustizia, monte santo.24Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, agricoltori e allevatori di greggi.25Poiché ristorerò copiosamente l'anima stanca e sazierò ogni anima che languisce".
26A questo punto mi sono destato e ho guardato; il mio sonno mi parve soave.
27"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali renderò feconda la casa di Israele e la casa di Giuda per semenza di uomini e di bestiame.28Allora, come ho vegliato su di essi per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di essi per edificare e per piantare". Parola del Signore.
29"In quei giorni non si dirà più:
I padri han mangiato uva acerba
e i denti dei figli si sono allegati!
30Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l'uva acerba si allegheranno i denti".
31"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova.32Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore.33Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo.34Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato".
35Così dice il Signore
che ha fissato il sole come luce del giorno,
la luna e le stelle come luce della notte,
che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde
e il cui nome è Signore degli eserciti:
36"Quando verranno meno queste leggi
dinanzi a me - dice il Signore -
allora anche la progenie di Israele cesserà
di essere un popolo davanti a me per sempre".
37Così dice il Signore:
"Se si possono misurare i cieli in alto
ed esplorare in basso le fondamenta della terra,
anch'io rigetterò tutta la progenie di Israele
per ciò che ha commesso". Oracolo del Signore.
38"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali la città sarà riedificata per il Signore dalla torre di Cananeèl fino alla porta dell'Angolo.39La corda per misurare si stenderà in linea retta fino alla collina di Gàreb, volgendo poi verso Goà.40Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all'angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno consacrati al Signore; non sarà più sconvolta né distrutta mai più".
Seconda lettera ai Tessalonicesi 2
1Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui,2di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente.3Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione,4colui che si contrappone 'e s'innalza sopra ogni' essere che viene detto 'Dio' o è oggetto di culto, 'fino a sedere' nel tempio di 'Dio', additando se stesso come 'Dio'.
5Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose?6E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora.7Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene.8Solo allora sarà rivelato 'l'empio' e il Signore Gesù lo 'distruggerà con il soffio della sua bocca' e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo,9la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri,10e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi.11E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna12e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità.
13Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità,14chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
15Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera.16E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza,17conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
Capitolo XIX: La capacità di sopportare le offese e la vera provata pazienza
Leggilo nella Biblioteca1. Che è quello che vai dicendo, o figlio? Cessa il tuo lamento, tenendo presenti le sofferenze mie e quelle degli altri santi. "Non hai resistito ancora fino al sangue" (Eb 12,4). Ciò che tu soffri è poca cosa, se ti metti a confronto con coloro che patirono tanto gravemente: così fortemente tentati, così pesantemente tribolati, provati in vari modi e messi a dura prova. Occorre dunque che tu rammenti le sofferenze più gravi degli altri, per imparare a sopportare le tue, piccole. Che se piccole non ti sembrano, vedi se anche questo non dipenda dalla tua incapacità di sopportazione. Comunque, siano piccoli o grandi questi mali, fa' in modo di sopportare tutto pazientemente. Il tuo agire sarà tanto più saggio, e tanto più grande sarà il tuo merito, quanto meglio ti sarai disposto al patire; anzi lo troverai anche più lieve, se, intimamente e praticamente, sarai pronto e sollecito. E non dire: questo non lo posso sopportare; non devo tollerare cose simili da una tale persona, che mi fa del male assai, e mi rimprovera cose che non avevo neppure pensato; da un altro, non da lui, le tollererei di buon grado, e riterrei giusto doverle sopportare. E' una stoltezza un simile ragionamento. Esso non tiene conto della virtù della pazienza, né di colui a cui spetta di premiarla; ma tiene conto piuttosto delle persone e delle offese ricevute. Vero paziente non è colui che vuole sopportare soltanto quel che gli sarà sembrato giusto, e da chi gli sarà piaciuto. Vero paziente, invece, è colui che non guarda da quale persona egli venga messo alla prova: se dal superiore, oppure da un suo pari, o da un inferiore; se da un uomo buono o santo, oppure da un malvagio, o da persona che non merita nulla. Vero paziente è colui che indifferentemente - da qualunque persona, e per quante volte, gli venga qualche contrarietà - tutto accetta con animo grato dalla mano di Dio; anzi lo ritiene un vantaggio grande, poiché non c'è cosa, per quanto piccola, purché sopportata per amore di Dio, che passi senza ricompensa, presso Dio.
2. Sii dunque preparato al combattimento, se vuoi ottenere vittoria. Senza lotta non puoi giungere ad essere premiato per la tua sofferenza. Se rifiuti la sofferenza, rifiuti anche il premio; se invece desideri essere premiato, devi combattere da vero uomo e saper sopportare con pazienza. Come al riposo non si giunge se non dopo aver faticato, così alla vittoria non si giunge se non dopo aver combattuto. Oh, Signore, che mi diventi possibile, per tua grazia, quello che mi sembra impossibile per la mia natura: tu sai che ben scarsa è la mia capacità di soffrire, e che al sorgere di una, sia pur piccola, difficoltà, mi trovo d'un colpo atterrato. Che mi diventi cara e desiderabile, in tuo nome, qualsiasi prova e qualsiasi tribolazione: soffrire ed essere tribolato per amor tuo, ecco ciò che è grandemente salutare all'anima mia.
DISCORSO 23 DISCORSO PRONUNCIATO NELLA BASILICA DI FAUSTO SUL VERSETTO DEL SALMO 72: "TU MI HAI PRESO PER LA DESTRA" LA VISIONE DI DIO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaPiù rischioso insegnare che apprendere.
1. Crediamo che il versetto che abbiamo cantato al Signore ci sia stato posto innanzi per parlarne. Di qui prenda inizio quindi il nostro discorso rivolto a voi. E colui al quale abbiamo detto: Tu mi hai preso per la destra, nella tua volontà mi hai condotto e mi accoglierai nella gloria 1, conduca i vostri cuori ad una comprensione più chiara, e ci aiuti tutti con la sua misericordia e la sua grazia: me che parlo e voi che dovete valutare [quanto dico]. Benché, per poter più agevolmente tirar fuori la voce, vedete che ci troviamo in un luogo più elevato, in realtà in questo luogo più elevato [dove ci troviamo] voi ci giudicate, e noi ci sentiamo giudicati. Siamo chiamati dottori, ma in molte cose noi cerchiamo chi ci possa insegnare né vogliamo essere ritenuti maestri. Ciò è rischioso ed è stato anche proibito dal Signore quando disse: Non vogliate essere chiamati maestri, uno solo è il vostro maestro, il Cristo 2. La condizione di maestro è rischiosa, mentre la condizione di discepolo è sicura. Perciò il salmo dice: Gioia e letizia mi farai udire 3. È più tranquillo l'ascoltatore che l'oratore; perciò l'ascoltatore, tranquillo, gli sta vicino e l'ascolta, si riempie di gioia alla voce dello sposo 4.
Chi parla, anche se non erra, soffre perché teme di errare.
2. E poiché l'Apostolo, per la necessità di dispensare [la parola di Dio], aveva assunto la figura di dottore, osservate che cosa dice: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 5. È più prudente perciò, sia per noi che parliamo sia per voi che ascoltate, riconoscerci condiscepoli dell'unico Maestro. È certamente più prudente ed è meglio che voi ci ascoltiate non come vostri maestri ma come vostri condiscepoli. Infatti ci ha messo una certa ansietà il passo che dice: Fratelli, non vogliate essere in molti a far da maestri 6, tutti infatti abbiamo mancato molte volte 7. Chi non trema, quando l'Apostolo dice: Tutti? E continua: Se uno non manca nel parlare, costui è un uomo perfetto 8. Ma chi osa dire di essere perfetto? Chi sta e ascolta 9, non manca nel parlare 10. Ma colui che parla, anche se - e ciò è difficile - non mancasse, quanto soffre per il timore di mancare? È necessario pertanto che voi non solamente ascoltiate le parole che vi diciamo ma anche che partecipiate al timore che abbiamo nel parlarvi, affinché per ciò che vi diciamo di vero - poiché ogni cosa vera viene dalla Verità - lodiate non noi, ma lui; dove invece in quanto uomini manchiamo, preghiate lui per noi.
La Scrittura rimane intatta anche se l'uomo è corrotto.
3. Le Scritture sono sante, sono veraci, sono senza errori. Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per convincere, per la correzione, per la formazione 11. Non dobbiamo accusare pertanto la Scrittura se, non avendola compresa, usciamo di strada in qualche punto. Se la comprendiamo bene, siamo retti. Se invece, per non averla compresa, diventiamo tortuosi, ci allontaniamo da lei, che rimane retta. Anche se noi siamo corrotti, tuttavia non la corrompiamo, ma essa rimane senza errori, perché possiamo ritornare ad essa per correggerci. Veramente la stessa Scrittura, per tenerci in allenamento, in molti passi parla quasi in modo carnale mentre la legge è sempre spirituale. La legge infatti, come dice l'Apostolo, è spirituale, io invece sono carnale 12. Pur essendo essa spirituale, tuttavia spesso cammina in maniera carnale insieme ai carnali. Ma non vuole che questi rimangano carnali. Così fa la madre: vuole nutrire il figlio, ma non vuole che rimanga piccolo. Lo tiene appoggiato sul petto, lo sorregge con le mani, lo consola con carezze, lo nutre con il latte. Fa' tutte queste cose per il bambino, ma desidera che cresca, in modo da non essere costretta a fargli sempre tali cose. Guardate l'Apostolo. Possiamo molto a proposito portare il suo esempio; egli che non ha disdegnato di chiamarsi anche madre, dice: Mi sono fatto piccolo in mezzo a voi, come una madre che circonda d'affetto i suoi figli 13. Ci sono delle nutrici che allevano bambini che non sono figli propri; così ci sono delle madri che affidano alle nutrici, e non li allevano esse stesse, i figli propri. L'Apostolo invece, con schietto e pieno sentimento di amore, assume la figura di nutrice dicendo che alleva, e insieme quella della madre: i propri figli. Lo stesso Apostolo, che qui si presenta come nutrice e come madre, in un altro passo dice quella frase che poco sopra ho ricordato: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 14.
Ascoltatori carnali e spirituali.
4. Dirai: "Che razza di persone erano quei tali, ché l'Apostolo quando si trovava in mezzo ad essi provava molto timore e tremore?". Dice l'Apostolo: Come a figli in Cristo vi dovetti dare del latte a bere e non del cibo solido, perché non lo potevate ricevere; anzi, non lo potete ricevere neppure ora, perché siete ancora carnali 15. Quelli stessi che chiama carnali, li chiama anche figli in Cristo; li biasima ma non li abbandona. Insieme carnali e figli in Cristo. Non vuole tuttavia che rimangano carnali coloro che dice essere suoi figli in Cristo. Desidera che siano spirituali, che possano giudicare tutto senza essere giudicati da nessuno. L'uomo naturale, dice egli stesso, non percepisce le cose dello Spirito di Dio; difatti per lui sono una follia e non le può comprendere, perché vanno giudicate secondo gl'insegnamenti dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica tutto e non è giudicato da nessuno 16. Ugualmente l'Apostolo dice: Tra i perfetti noi predichiamo la sapienza 17. Perché parli se sei tra gente perfetta? Che bisogno c'è che tu parli ad un uomo perfetto? Ma guarda in che cosa è perfetto. Forse non lo trovo perfetto nel conoscere, ma lo trovo perfetto nell'ascoltare. C'è dunque anche chi è perfetto nell'ascoltare, già capace di comprendere, al quale il cibo solido non reca alcun disturbo, non reca alcuna indigestione. Chi è costui e lo loderemo? 18 Non dubito che ci siano anche alcuni spirituali che comprendono bene e giudicano bene. Io non mi preoccupo di costoro; infatti o mi trova carnale e allora si mostra misericordioso con me; o riesce a capire quanto dico e allora si congratula con me.
Non ingannare chi è ancora carnale.
5. Ora riprendo le parole del salmo che da poco abbiamo cantato: Mi hai preso per la mano destra 19. Ammetti che abbia ascoltato un uomo carnale: che cosa penserà se non che Dio è apparso in forma umana, ha preso al salmista la mano destra, non la sinistra, lo ha condotto al suo volere, lo ha portato dove ha voluto? Se ha capito così, anzi se ha creduto così, in realtà ha capito? Uno capisce se capisce il vero. Chi pensa in maniera non vera non capisce. Perciò se un uomo carnale ha capito che la natura e la sostanza di Dio è divisa in parti, determinata da una forma, circoscritta da una quantità, che occupa un luogo, come mi debbo comportare con costui? Se gli dico: "Dio non è così" egli non capisce. Se gli dico: "È così" egli capisce, ma io lo inganno. Non posso dire: "È così" perché mentirei; e non si tratta di una cosa qualunque, ma del mio Dio, del mio Salvatore 20 e Redentore 21, della mia speranza, di colui verso il quale protendo il mio desiderio. Non è da poco mentire su tali cose. Errare in tali cose è inopportuno e pericoloso; ma mentire in tali cose è funesto e dannoso. Non chiunque mentisce erra. Se infatti uno conosce il vero, ma dice il falso, mentisce non erra; se invece crede che è vero ciò che non è vero, erra; e se dice ciò che crede sia vero, non mentisce, ma tuttavia erra. Dio doni di non errare a chi non vuole mentire.
Dio abita nel tempio dell'anima.
6. Se, come ho già detto quel nostro bambino crede in un Dio di questo genere: che ha le membra disposte nelle varie parti del suo corpo, circoscritto dall'aspetto, determinato da una forma, che occupa un luogo, che si muove nello spazio, secondo quanto è detto: Dove andrò lontano dal tuo spirito o dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo al cielo, tu sei là, se vado in fondo agli abissi, eccoti 22; se Dio è presente in cielo, se è presente sulla terra, se è presente nel fondo degli abissi, che cosa farà ora quel bambino? Dia ascolto, non cerchi, come [cercava] la samaritana, i monti e i templi da cui elevarsi verso Dio né a Gerusalemme né tra i monti della Samaria 23. Non corra verso un tempio materiale, non cerchi un qualche tempio dal quale andare alla presenza di Dio. Sia egli stesso il tempio e a lui verrà Dio. Dio non disprezza questo tempio, non lo rifugge, non lo disdegna, anzi lo stima degno, purché non ne sia sdegnato. Ascolta colui che promette, ascolta colui che si degna promettendo e che non si sdegna minacciando: Verremo -dice - a lui io e il Padre 24. A colui certamente che, come ha detto sopra, lo ama, obbedisce ai suoi comandi, osserva la sua legge, ama Dio, ama il prossimo. Verremo -dice - a lui e rimarremo presso di lui 25.
Non temere la venuta del Signore in te.
7. Non è angusto il cuore del credente per colui per il quale fu angusto il tempio di Salomone. Salomone stesso ebbe a fare quest'affermazione mentre lo stava costruendo: Se il più eccelso cielo non ti può contenere 26, tuttavia santo è il tempio di Dio, che siete voi 27. Noi infatti, dice in un altro passo, siamo il tempio del Dio vivo 28. E come se gli si dicesse: "Come lo dimostri?", soggiunge: Come è scritto: Abiterò in mezzo ad essi 29. Se un qualche importante personaggio ti dicesse: "Abiterò presso di te", tu che cosa faresti? Se la tua casa è molto piccola, senza dubbio rimarresti sconcertato, addirittura ti spaventeresti, desidereresti che la cosa non avvenisse. Non vorresti infatti essere in imbarazzo nell'accogliere quella persona importante, per la cui venuta la tua misera casa non sarebbe sufficiente. Non temere la venuta del tuo Dio, non temere il desiderio del tuo Dio. Non ti limita quando verrà; anzi venendo ti dilaterà. Infatti, perché tu sappia che ti dilaterà, ha promesso non solo la sua venuta: Abiterò in mezzo ad essi, ma [ha promesso] anche esplicitamente che ti dilaterà, aggiungendo: E camminerò 30. Se ami vedrai questa dilatazione. Il timore porta con sé il castigo 31, perciò porta le angustie; e per questo, al contrario, l'amore porta la dilatazione. Guarda la dilatazione della carità: Poiché l'amore di Dio è stato diffuso -dice - nei nostri cuori 32.
Abbiamo ricevuto il pegno o caparra dello Spirito Santo.
8. Ma perché cercare di preparargli un luogo spazioso? Che pensi a dilatarlo lui stesso che viene ad abitarci. L'amore di Cristo infatti è stato diffuso nei nostri cuori, non da noi, ma tramite lo Spirito Santo che ci è stato donato 33. Se l'amore è stato diffuso nei nostri cuori e Dio è amore 34, ecco che già Dio passeggia in noi in quanto ci ha dato un certo pegno, per quanto piccolo esso sia. Infatti abbiamo ricevuto un pegno. Che cosa è questo pegno? Di che cosa è pegno? Veramente son più fedeli i codici che riportano la parola "caparra" di quelli che riportano "pegno". I traduttori vollero intendere, è vero, la stessa cosa. C'è tuttavia un po' di differenza, nel modo usuale di parlare, tra caparra e pegno. Quando si dà un pegno, siccome lo si dà proprio per avere qualche altra cosa in vista della quale viene dato il pegno, data la cosa, il pegno viene portato via. Son sicuro che molti di voi hanno già capito. Vi sto guardando infatti ed anche dal parlare che fate tra di voi mi accorgo che coloro che hanno già capito cercano di spiegare la cosa a quelli che non hanno ancora capito. Perciò ve ne parlerò un poco ancora più chiaramente, perché tutti possiate capire. Tu prendi, ad esempio, un libro da un tuo amico; perché te lo presti, tu gli dài un pegno. Quando gli riporti ciò che da lui hai preso e per cui hai messo il pegno, lui riavrà quanto gli restituisci, tu riprenderai indietro il pegno. Non si tratterrà tutte e due le cose.
Dio darà la pienezza dei beni di cui ha dato la caparra.
9. Allora fratelli? Se ora Dio ci ha dato come pegno l'amore attraverso il suo Spirito 35, quando ci avrà dato tutta la realtà di cui ha dato - ce ne ha dato il pegno proprio perché ci ha promesso tutta la realtà - ci verrà tolto il pegno? No certo, ma quanto ha già dato lo completerà. Perciò bisogna chiamarla piuttosto caparra che non pegno. A volte invece capita - ad esempio - che ti occorra del tempo per raccogliere il denaro con cui pagare una cosa che hai acquistato con un contratto fatto in buona fede. Allora tu anticipi qualcosa del prezzo. Questo si chiama caparra, non pegno; la dovrai completare, non la riprenderai indietro. Ora dunque cerca di comprendere. Se trovo uno che desidera una cosa e ne ha una caparra, avendo la caparra desidera il tutto. La consideri caparra: verrà data interamente la cosa di cui è stata data la caparra. Pensi ad essa, ne ragioni tra sé e sé, la guardi, le chieda di quella pienezza che non vede, per non desiderare, [desiderando] la sua pienezza, qualche altra cosa diversa da quella di cui ha ricevuto la caparra. Se Dio darà l'oro, darà in pienezza tutto l'oro, come ha dato una caparra di oro. Devi temere di desiderare il piombo invece dell'oro. Guarda perciò la caparra; e se posso convincerti a dove devi guardare, ecco: Dio è amore 36.
Irrorati dalla rugiada, desideriamo la fonte.
10. Di questo abbiamo già la caparra, da questo siamo stati aspersi, da questo siamo stati irrorati. Di che cosa è tale rugiada? quale è la fonte? Irrorato da questa rugiada, ma desideroso della fonte, di' al tuo Dio: Poiché presso di te è la fonte della vita 37. In questa rugiada ti è sorto il desiderio, nella fonte sarai saziato. Lì si trova quanto ci potrà appagare 38. I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 39. Perché desideriamo come molto importanti quei benefici che Dio dona anche alle bestie? Si tratta, certo, di suoi benefici: chi ne dubita? Da chi viene la salute anche del più piccolo essere vivente, se non da colui del quale è stato detto: Dal Signore viene la salvezza 40?.
Uomini e figli di uomini.
11. Ma aggiunge quello stesso salmo: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio 41. Sei misericordioso, Dio, ed hai una misericordia così molteplice, che si riversa non soltanto sugli uomini, ma anche sulle bestie. Ci sommergi di tanta misericordia, che fai sorgere il tuo sole sui buoni e sui cattivi e fai piovere sui giusti e sugli ingiusti 42. Allora i tuoi santi non ricevono da te nulla di particolare? Non riceve niente di speciale il pio che non riceva anche l'empio? Certo che lo riceve! Ascolta il seguito del salmo. Aveva già detto: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio; prosegue dicendo: I figli degli uomini invece... E che? Coloro che poco prima hai chiamato uomini non erano figli degli uomini? Uomini - dice - e bestie tu salvi, Signore;... i figli degli uomini invece... Dunque? I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 43. Questa la differenza con le bestie. Perché dunque la distinzione tra questi uomini e quelli di prima? "Uomini" non ha lo stesso significato di "figli degli uomini"? Certamente "uomini" ha lo tesso significato di "figli degli uomini". Perché allora questa distinzione se non perché c'è un uomo che non era figlio dell'uomo? Adamo è l'uomo non figlio d'uomo, Cristo è uomo figlio d'uomo. Come in Adamo tutti muoiono! così in Cristo tutti saranno vivificati 44. Cercano la salute insieme alle bestie coloro che muoiono, e muoiono senza speranza di vivere. Cercano la salute insieme ai figli degli uomini coloro che muoiono perché non potessero mai più morire. È stata chiarita quella distinzione: quelli, poiché "uomini", appartengono agli uomini; questi, in quanto "figli degli uomini", appartengono al Figlio dell'uomo.
E' Dio la fonte della vita.
12. Come prosegue il salmo? I figli degli uomini invece spereranno all'ombra delle tue ali 45. Ecco: spero. Ecco la speranza. Ma la speranza che si vede non è speranza 46. I beni futuri promessi inebrieranno. Si inebrieranno dell'abbondanza della tua casa 47. Temo che l'uomo carnale, come poco sopra cercava in Dio le membra del corpo, così nell'ebrietà di cui si parla ora non pensi all'appagamento di beni ineffabili, ma alla crapula dei banchetti terreni. Tuttavia continuiamo a parlare. Egli pensi a ciò che può, se non riesce a pensare a cose più elevate. Non si stacchi dal seno della madre, mentre sta crescendo. Noi continuiamo; e quanti possiamo, nella misura in cui possiamo, assaporiamo le gioie spirituali. Si inebrieranno - dice il salmo - dell'abbondanza della tua casa e li farai bere al torrente delle tue delizie 48. Ma a quale vino, a quale mosto, a quale acqua, a quale miele, a quale nettare? Cerchi a quale? Poiché presso di te è la fonte della vita 49. Bevi, se puoi, la vita. Prepara la coscienza, non la gola; l'anima, non il ventre. Se hai ascoltato, se hai capito, se hai amato per quanto hai potuto, già hai bevuto.
Ama l'Amore.
13. Osserva ciò che bevi. Hai bevuto l'amore. Se lo conosci, Dio è amore 50. Se pertanto hai bevuto l'amore, dimmi in quale luogo l'hai bevuto. Se lo conosci, se lo hai visto, se lo ami, come lo ami? Qualunque cosa ami bene, l'ami con amore. Ma come puoi amare qualcosa con amore, tu che non ami l'Amore? Perciò se ami, come ami? Viene a te, e lo conosci e lo ami. E non si vede in un luogo né si cerca con gli occhi del corpo, per amarlo più intensamente. Né si ode per il parlare e quando viene a te non si sente per il camminare. Forse qualche volta hai sentito le piante dei piedi dell'Amore che camminava nel tuo cuore? Che cosa è allora? Di chi è questa cosa che è già in te e non viene afferrata da te? Così impara ad amare Dio.
Dio può insieme essere visto e rimanere nascosto.
14. Ma ha camminato nel paradiso 51, è stato visto al querceto di Mambre 52, ha parlato con Mosè sul monte Sinai a faccia a faccia 53. Che cosa dire? Colui che pure è stato visto in un luogo, non si sente quando cammina. Vuoi ascoltare anche Mosè perché, irrequieto bambino, non mi infastidisca più, benché [io sia] desideroso di nutrirti? Vuoi dunque ascoltare anche Mosè? Certamente costui parlava con Dio a faccia a faccia 54. A chi diceva, se non a colui con cui stava parlando: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me 55? Parla con lui a faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 56 e gli dice: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me apertamente 57. Che cosa vedeva Mosè e che cosa desiderava? Se non era Dio stesso, come mai Mosè gli dice: Mostrati a me? Non possiamo dire che non era proprio Dio. Se non era proprio lui, Mosè gli avrebbe detto: "Mostrami Dio". Siccome dice: Mostrati a me, manifesta chiaramente che era proprio colui che voleva gli si manifestasse. E parlava con lui faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 58. Vuoi dunque sapere se comprendi pienamente Dio? A Mosè appariva, ma occulto. Se non gli fosse apparso non avrebbe potuto parlargli a faccia a faccia dicendogli: Mostrati a me. Se invece non fosse rimasto occulto, non avrebbe chiesto di vederlo. Se dunque riesci a capire, se riesci a comprendere, Dio può insieme e essere visto e rimaner occulto, essere visto in una qualche forma, rimanere occulto nella natura.
Riconosci il mistero in Dio.
15. Se hai compreso questo, in proporzione con le tue possibilità, guarda che non ti si insinui l'idea che Dio, per farsi vedere in una qualunque forma che voglia, debba modificare in essa la sua natura. Dio è immutabile, Dio non può modificarsi, non soltanto il Padre, ma il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 59. Lo stesso Verbo, Dio, è immutabile come Dio, presso il quale è Dio. Non pensare nessuna diminuzione presso alcuna delle tre Persone, nessun cambiamento. Dio infatti è il padre dei lumi, presso il quale non c'è cambiamento né ombra di variazione 60. "Se dunque - mi obietti - Dio è immutabile, che cosa è quella forma nella quale si fece vedere come volle e da chi volle, sia camminando, sia facendo rumore o mostrandosi anche agli stessi occhi del corpo?". Mi chiedi che cosa sia ciò che permette a Dio di rendersi presente, come se potessi già spiegarti da che cosa abbia fatto il mondo, da che cosa abbia fatto il cielo, da che cosa abbia fatto la terra, da che cosa abbia fatto te. "Questo lo so - mi rispondi - dal fango". Sì, tu vieni dal fango. Ma da che cosa ha fatto il fango? Rispondi: "Dalla terra". Ma, credo, non da una terra che ha fatto un altro, bensì da quella terra che ha fatto chi ha fatto il cielo e la terra 61. Da dove è venuta anche quella terra? Da dove il cielo e la terra? "Disse e furono fatti" 62. Rispondi bene, ottimamente. Riconosci che disse e furono fatti. Non cerco di più. Ma alla stessa maniera che, quando tu dici: Disse e furono fatti, io non cerco niente di più, così neanche tu devi cercare di più quando dico: Volle e si fece vedere. Si fece vedere come giudicava opportuno; rimase occulto per quanto riguarda la sua sostanza.
Perché figli, vedremo Dio come egli è.
16. Il nostro sincero affetto, il nostro amore, il desiderio di quel pegno ci faccia ardentemente bramare quello che bramava anche Mosè, che diceva a Dio, che pure vedeva: Mostrati a me 63. Se cercheremo questo saremo figli suoi. Infatti siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato quello che saremo. Sappiamo che quando egli si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo quale egli è 64. Non come apparve al querceto di Mambre 65, non come apparve a Mosè 66, così da dovergli ancora dire: Mostrati a noi, ma lo vedremo quale egli è. Per quale titolo? Perché siamo figli di Dio. E questo non per i nostri meriti, ma per grazia della sua misericordia. Infatti pioggia generosa fa' cadere, Dio, sopra la tua eredità. E si è ammalata, non in quanto presume di vedere con le sue forze ciò che non vede, ma credendo in ciò che desidera vedere. Tu però l'hai resa perfetta 67. Eredità sua resa perfetta, figli suoi, lo vedremo quale egli è 68. Ma che cosa ha detto il Signore dei figli? Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio 69.
Approfondimento pacifico del mistero di Dio.
17. Perciò se in questi problemi molto profondi e difficili non tutto comprendiamo perfettamente, continuiamo a ricercare pacificamente. Non si insuperbisca uno per un altro contro un terzo 70. Se avete in cuore amara invidia e ci sono discordie in mezzo a voi.... non è questa la sapienza che viene dall'alto: ma è una sapienza terrena, carnale, diabolica 71. Siamo dunque figli di Dio: riconosciamo di essere suoi figli; ma non lo riconosceremo se non saremo pacifici. Infatti non avremo [il mezzo] con cui poter vedere Dio se, litigando, spegneremo in noi lo stesso occhio.
Cerchiamo Dio nella pace.
18. Osservate quanto dice [la Scrittura] e [capirete] perché io parlo con timore e tremore. Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio 72. Perché [con queste parole] ha spaventato coloro che amano? Infatti ha spaventato solo coloro che amano. Ha detto forse: Cercate la pace con tutti e la santità, perché chi non l'avrà sarà mandato nel fuoco, sarà tormentato dal fuoco eterno, sarà consegnato a spietati carnefici? Sono cose vere, e tuttavia non ha detto questo. Vuole che tu sia amante del bene, non tema il castigo, e ti ha messo spavento proprio in ciò che desideravi. Vedrai Dio. Per questo non calcoli [il precetto], per questo litighi, per questo sommuovi le folle? Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio. Quanto sarebbero stupide due persone se, volendo vedere il sorgere del sole, si mettessero a discutere fra loro da quale parte sorgerà e come si potrà vedere e, sorto fra di esse un battibecco, cominciassero a litigare, litigando si ferissero, ferendosi perdessero l'uso dei loro occhi, così da non poter vedere più il sorgere del sole? Perciò, per poter vedere Dio, purifichiamo i nostri cuori con la fede, risaniamoli con la carità, rafforziamoli nella pace sapendo che il nostro stesso amore scambievole proviene da colui che desideriamo vedere.
1 - Sal 72, 24.
2 - Mt 23, 10.
3 - Sal 50, 10.
4 - Gv 3, 29.
5 - 1 Cor 2, 3.
6 - Gc 3, 1.
7 - Gc 3, 2.
8 - Gc 3, 2.
9 - Gv 3, 29.
10 - Cf. Gc 3, 2.
11 - 2 Tm 3, 16.
12 - Rm 7, 14.
13 - 1 Ts 2, 7.
14 - 1 Cor 2, 3.
15 - 1 Cor 3, 1-3.
16 - 1 Cor 2, 14-15.
17 - 1 Cor 2, 6.
18 - Sir 31, 9.
19 - Sal 72, 24.
20 - Cf Sal 24, 5.
21 - Cf. Sal 18, 15.
22 - Sal 138, 7-8.
23 - Cf. Gv 4, 20.
24 - Gv 14, 23.
25 - Gv 14, 23.
26 - 2 Cr 6, 18.
27 - 1 Cor 3, 17.
28 - Cf. 2 Cor 6, 16.
29 - 2 Cor 6, 16; cf. Lv 26, 12.
30 - 2 Cor 6, 16.
31 - 1 Gv 4, 18.
32 - Rm 5, 5.
33 - Rm 5, 5.
34 - 1 Gv 4, 8.
35 - Cf 2 Cor 1, 22.
36 - 1 Gv 4, 8.
37 - Sal 35, 10.
38 - Cf. Gv 14, 8.
39 - Sal 35, 8.
40 - Sal 3, 9.
41 - Sal 35, 7-8.
42 - Cf. Mt 5, 45.
43 - Sal 35, 8.
44 - 1 Cor 15, 22.
45 - Sal 35, 8.
46 - Rm 8, 24.
47 - Sal 35, 9.
48 - Sal 35, 9.
49 - Sal 35, 10.
50 - 1 Gv 4, 8.
51 - Cf. Gn 3, 8.
52 - Cf. Gn 18, 1.
53 - Cf. Nm 12, 8.
54 - Cf. Es 33, 11.
55 - Es 33, 13.
56 - Es 33, 11.
57 - Es 33, 13.
58 - Es 33, 11.
59 - Gv 1, 1.
60 - Gc 1, 17.
61 - Gd 13, 24.
62 - Sal 148, 5.
63 - Es 33, 13.
64 - 1 Gv 3, 2.
65 - Cf. Gn 18, 1.
66 - Cf. Es 33, 11.
67 - Sal 67, 10.
68 - 1 Gv 3, 2.
69 - Mt 5, 9.
70 - 1 Cor 4, 6.
71 - Gc 3, 14-15.
72 - Eb 12, 14.
17 - Le sofferenze che pati' il nostro salvatore Gesù durante la notte del rinnegamento di Pietro e il gran dolore della sua santissima Madre.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca1283. I santi evangelisti hanno fatto passare sotto silenzio i patimenti
di Gesù nella notte del rinnegamento di Pietro e gli insulti che
ricevette nella casa di Caifa, mentre tutti e quattro riferiscono la
nuova consultazione fatta tra i membri del sinedrio per presentarlo a
Pilato, come si vedrà nel capitolo seguente. Io allora dubitai se fosse
opportuno proseguire il mio racconto e manifestare quanto mi era stato
dato di comprendere, perché nel contempo mi fu fatto capire che nel
nostro pellegrinaggio terreno non ci sarà svelata ogni cosa, né conviene
che si dica a tutti ciò di cui si viene a conoscenza, poiché nel giorno
del giudizio saranno palesati questo ed altri misteriosi eventi della
vita e della passione del nostro Redentore. Inoltre, su quanto io posso
dichiarare, non trovo parole adeguate al mio pensiero e molto meno
all'oggetto che concepisco, perché l'argomento è ineffabile e superiore
alla mia capacità. Tuttavia, per obbedire, esporrò quello che mi sarà
concesso di intendere, per non essere ripresa per aver taciuto una
verità così sublime da confondere e condannare la vanità e la
dimenticanza umana. Confesso dinanzi al cielo la mia durezza a non
morire di vergogna e dolore, per aver commesso colpe che tanto costarono
a quel Dio che mi diede l'esistenza: non possiamo negare l'orrore e la
gravità del peccato che fece strazio dell'Autore della grazia e della
gloria. Sarei la più ingrata di tutti gli uomini, al pari dello stesso
demonio, se da oggi in poi non aborrissi la colpa più della morte:
questo debito desidero trasmettere e ricordare a tutti i cattolici,
figli della Chiesa.
1284. L'ambizioso sommo sacerdote, di fronte alle torture
che Cristo nostro bene subiva silenziosamente alla sua presenza, si
accese d'invidia, mentre i suoi collaboratori, non appagati di ciò che
veniva messo in atto contro la divina persona, fremettero d'ira. Passata
la mezzanotte, deliberarono che il Salvatore restasse ben custodito
fino al mattino, per avere la certezza che non potesse fuggire mentre
dormivano. Ordinarono perciò di rinchiuderlo, legato com'era, in un
sotterraneo che serviva per far scontare l'ergastolo ai peggiori ladroni
e facinorosi dell'impero. Questo carcere era senza luce e così sporco e
maleodorante che, se non fosse stato ben chiuso, avrebbe potuto
infettare l'intera abitazione; difatti, erano parecchi anni che non
veniva pulito sia perché assai profondo, sia perché non si facevano
molti scrupoli di confinare le persone più inique in quell'orribile
luogo, ritenendole gente indegna di ogni pietà, bestie indomite e
feroci.
1285. Eseguito subito l'ordine del malvagio consiglio, il
Creatore dell'universo fu portato in quell'immondo e tenebroso luogo. E
poiché seguitava a stare legato nello stesso modo in cui era stato
condotto dal Getsèmani, quei malviventi poterono continuare con
sicurezza a sfogare su di lui lo sdegno che il principe delle tenebre
somministrava loro incessantemente: ora lo tiravano per le corde, ora lo
trascinavano con disumano furore, con percosse esecrabili. La prigione
descritta in un angolo presentava una sporgenza, talmente resistente da
non essere mai stata smussata, a cui venne spietatamente attaccato con
l'estremità delle corde sua Maestà, che, lasciato in piedi con il corpo
ricurvo, non aveva possibilità di sedersi e rialzarsi per un piccolo
sollievo: questo si rivelò una tortura nuova ed estremamente penosa. I
soldati, abbandonandolo così, serrarono le porte con le chiavi che
consegnarono ad un custode perché ne avesse cura.
1286. Il dragone infernale nella sua recondita superbia non
aveva riposo; bramava sempre di poter sapere se costui fosse il Messia
e, per irritarne l'eccelsa pazienza, macchinò un'altra malvagità. Infuse
nell'immaginazione della guardia depravata l'intento di invitare alcuni
amici, dai costumi simili ai suoi, per scendere tutti insieme nella
fossa e trattenersi alquanto a prendere in giro il mansuetissimo
Agnello: volevano obbligarlo a profetizzare ed a fare qualcosa di
inaudito, poiché lo ritenevano un mago o un indovino. Con questa
diabolica suggestione Lucifero eccitò anche altri sgherri inducendoli ad
eseguire le perfide molestie che avevano pensato. E mentre essi si
riunivano per decidere, molti degli angeli che assistevano Gesù nel
martirio, vedendolo in un posto tanto ignobile, stretto in quella
dolorosa posizione, subito si prostrarono davanti a lui, adorandolo come
vero Dio. Inoltre, gli resero riverenza e culto tanto più profondi
quanto più lo riconobbero mirabile nel permettere di farsi insultare per
l'amore che portava ai mortali, e gli elevarono alcuni inni e cantici
composti da Maria. In nome della stessa Signora, lo pregarono che,
quantunque non volesse mostrare la potenza della sua destra
nell'innalzare la sua santissima umanità, almeno desse loro il permesso
di alleviargli il tormento e difenderlo da quella schiera di malvagi,
che incitata dal diavolo si preparava ancora ad offenderlo.
1287. Il nostro Maestro non accettò un ossequio così
particolare e disse: «Ministri dell'eterno Padre, non è mia volontà
avere sollievo in questo momento. Io desidero sopportare gli affronti
per soddisfare la carità ardente con la quale amo i discendenti di
Adamo, e lasciare ai miei eletti un esempio, affinché mi imitino e non
si perdano d'animo nelle tribolazioni, tenendo presenti i tesori della
grazia che ho procurato ad essi con abbondanza. In tal modo io voglio
giustificare la mia causa perché nel giorno della mia ira sia manifesta
ai reprobi la giustizia con cui saranno condannati per aver disprezzato
l'acerbissima passione, che io ho accettato per procurare il loro
rimedio. Dite a colei che mi ha generato che si consoli in
quest'afflizione, sino a quando non arriverà il giorno della gioia e del
riposo, e mi accompagni adesso nell'opera della redenzione, poiché dal
suo compassionevole affetto e da tutto ciò che fa io ricevo
soddisfazione e compiacimento». Dopo questa risposta, i messaggeri
superni ritornarono dalla Regina e con queste rassicuranti parole la
confortarono, benché ella tramite un'altra via di conoscenza non
ignorasse il volere di patire del suo Unigenito e tutto ciò che
succedeva nella casa di Caifa. E quando ebbe notizia della nuova
crudeltà con la quale i soldati lo avevano attaccato e della condizione
tanto dura in cui era stato lasciato, la purissima Vergine provò nella
sua delicatissima persona lo stesso dolore, avvertendo anche quello dei
pugni, degli schiaffi e degli obbrobri che erano stati riservati
all'Autore della vita. Nel corpo della candidissima colomba tutto
risuonava come un'eco miracolosa: stesso dardo feriva il Figlio e la
Madre, stesso coltello trapassava entrambi, con la sola differenza che
egli soffriva come uomo-Dio e unico salvatore dell'umanità, ella come
semplice creatura e coadiutrice del beneplacito divino.
1288. Quando l'amorosa Principessa seppe che Gesù
permetteva l'ingresso nel carcere a quei vilissimi malfattori, pianse
amaramente per quanto stava per accadere. Prevedendo i perversi
propositi di Lucifero, fu molto prudente ad usare il suo potere regale e
ad impedire che si eseguisse contro il suo diletto qualche atto
indecoroso, come costui stava macchinando. Difatti, sebbene tutte le
azioni tramate fossero indegne e di somma irriverenza, in alcune vi
poteva concorrere minore decenza: queste erano quelle che il nemico
cercava di inculcare nelle guardie per provocare lo sdegno di Cristo,
quando vedeva che con le altre molestie intentate non era riuscito ad
irritare la sua mansuetudine. Furono talmente rare, ammirevoli, eroiche e
straordinarie le opere compiute da Maria in questa circostanza ed in
tutto il corso della passione, che non si possono giustamente riferire
né lodare, benché su tale argomento siano stati scritti molti libri: è
ineluttabile, allora, rimettere tutto ciò al tempo della visione
beatifica, perché è così sublime da non potersi narrare in questa vita.
1289. Quei ministri del peccato entrarono nel sotterraneo,
celebrando con ingiurie la festa che avevano deciso di fare tra
derisioni e beffe contro il Signore. Avvicinatisi a lui, incominciarono a
sputargli in faccia in modo nauseante, schernendolo e dandogli schiaffi
con incredibile sfacciataggine; ma egli non rispose né aprì bocca né
alzò lo sguardo, serbando sempre sul volto un'umile serenità. Quei
farabutti volevano obbligarlo a parlare oppure a fare qualcosa di
ridicolo o straordinario, al fine di avere ancora un'occasione per
appellarlo come stregone e burlarsi di lui. Allorché si accorsero invece
della sua imperturbabile mitezza, si lasciarono maggiormente irritare
dai diavoli: lo sciolsero dalla roccia a cui stava legato e lo posero in
mezzo alla prigione, bendandogli con un panno i santissimi occhi.
Accerchiatolo incominciarono uno dopo l'altro a percuoterlo con pugni
sotto il mento e schiaffi, chiedendogli di indovinare chi fosse colui
che lo aveva colpito; ciascuno faceva a gara per superare gli altri
nelle derisioni e nelle bestemmie. In quest'occasione, essi
pronunciarono parole blasfeme ancor più fieramente che alla presenza di
Anna.
1290. Alla pioggia di obbrobri il mansuetissimo Agnello non
ribatteva. Frattanto, satana bramava che facesse qualche gesto contro
la pazienza, crucciandosi nel vedere come questa virtù rimanesse
immutabile in lui. Infuse, allora, nell'immaginazione di quei suoi amici
l'infernale decisione di spogliarlo di tutte le vesti e di trattarlo
come aveva escogitato nella sua esecrabile mente. A questa suggestione
quegli iniqui non fecero resistenza, risolvendo di concretizzarla
subito. La prudentissima Vergine con preghiere, lacrime e sospiri e con
l'autorità di regina impedì l'abominevole sacrilegio, implorando il
Padre che non concorresse con le cause seconde in tali azioni
delittuose. Ingiunse così a quei ministri di empietà di non usare la
loro forza naturale per effettuare quanto avevano ordito e, per questa
potenza, essi non poterono realizzare niente di ciò che il serpente con
la sua malizia aveva loro suggerito, poiché dimenticavano immediatamente
molte cose che desideravano fare tralasciandone altre, e rimanevano con
le braccia irrigidite sino a quando non ritrattavano la loro perversa
iniziativa. Nel desistere ritornavano nello stato normale, perché quel
miracolo non era compiuto per castigarli, ma solo per impedire gli atti
più ignobili; infatti, era loro consentito di eseguire solamente le
irriverenze che rientravano nel beneplacito superno.
1291. La potentissima sovrana comandò anche ai demoni che
tacessero e non incitassero più a simili oltraggi. Da questo ordine il
dragone restò schiacciato e reso inabile in ciò a cui si estendeva la
volontà di diniego della Madre; fu allora impossibilitato ad aizzare
ulteriormente la stolta rabbia di quei delinquenti, che pertanto non
furono più in grado di dire o fare qualcosa di indecoroso, se non
nell'ambito loro permesso. Tuttavia essi, pur sperimentando in sé tutti
quegli effetti mirabili e alquanto insoliti, non meritarono di
disingannarsi né di riconoscere il potere divino e, benché in quel
frangente si sentissero ora storpi ora liberi e sani, attribuivano il
repentino cambiamento a facoltà di stregone e di mago, ritenendo tale il
Maestro della verità e della vita. Con questo diabolico errore
perseverarono nel fare altre burle infamanti e nell'infliggere nuovi
tormenti a Cristo, fin quando si accorsero che la notte era già molto
avanzata. Ritornarono allora a legarlo alla roccia e lasciandolo lì
attaccato uscirono con i ministri infernali. Per disposizione
dell'eccelsa sapienza fu affidata alla gran Signora la difesa
dell'onestà e della dignità del suo Unigenito, perché queste non
venissero offese.
1292. Il nostro Salvatore rimase nuovamente solo in quella
fossa, assistito però dagli angeli che, stupefatti delle sue opere e dei
segreti giudizi in ciò che aveva voluto patire, lo adoravano e lo
benedicevano magnificando ed esaltando il suo santo nome. Egli elevò una
lunga orazione all'Eterno, pregandolo per i futuri cristiani, per la
propagazione della fede e per gli apostoli, intercedendo particolarmente
in favore di san Pietro, che in quel momento si rammaricava e piangeva
il proprio peccato. Raccomandò anche quelli che lo avevano ingiuriato e
deriso, e soprattutto invocò l'Onnipotente per Maria e per coloro che a
sua imitazione sarebbero stati afflitti e disprezzati dal mondo: per
tutti questi fini offrì la passione che già incombeva su di lui. Nel
contempo la celeste Principessa, addolorata, lo accompagnava innalzando
le stesse suppliche a vantaggio dei figli della Chiesa e dei nemici,
senza turbarsi né risentire sdegno contro questi ultimi. Nutriva
disprezzo solo verso Lucifero, perché incapace di aprirsi alla grazia a
causa della sua irreparabile ostinazione, e con profondi gemiti parlò
all'Altissimo:
1293. «Bene dell'anima mia, siete degno di ricevere l'onore
e la lode degli esseri viventi: tutto a voi è dovuto, perché siete
immagine del Padre e impronta della sua sostanza, infinito nel vostro
essere e nelle vostre perfezioni; siete principio e fine di ogni
santità. Se tutto è stato creato per adempiere docilmente il vostro
volere, come mai adesso disprezzano, insultano e oltraggiano la vostra
persona, meritevole del loro supremo culto e della somma venerazione?
Come mai si è tanto innalzata la malizia dei mortali? Come mai si è
tanto inoltrata la superbia sino a mettere la bocca nel cielo? Come può
esser diventata così potente l'invidia? Voi siete l'unico splendido sole
di giustizia che illumina e dissipa le tenebre dell'errore. Siete la
sorgente della grazia, che non è negata a nessuno se la vuole. Siete
colui che per liberalità date l'essere, il movimento e la conservazione.
Tutto dipende da voi ed ha bisogno di voi, senza che voi abbiate
bisogno di niente. Che cosa dunque hanno visto nelle vostre opere? Che
cosa di tanto gravoso hanno ritrovato in voi perché siate così offeso e
maltrattato? O atrocissima bruttura del peccato, che hai sfigurato la
bellezza del cielo ed oscurato lo splendore del suo venerabile volto! O
sanguinolenta fiera, che senza umanità tratti il riparatore stesso dei
tuoi danni! Figlio mio, io so già che siete l'artefice del vero amore,
l'autore del riscatto, il maestro, il Signore degli esercititi, e che
voi stesso mettete in pratica la dottrina insegnata agli umili discepoli
della scuola divina. Voi abbassate l'alterigia, confondete l'arroganza e
siete esempio di salvezza perenne. Ma se volete che ciascuno imiti la
vostra ineffabile carità e la vostra infinita mitezza, spetta a me farlo
per prima; a me che offrii il mio corpo per rivestirvi della carne
passibile, nella quale ora siete percosso, riempito di sputi e
schiaffeggiato. Oh, potessi subire io sola tante pene e voi,
innocentissimo tesoro mio, restarne privo! Ma se ciò non è possibile,
patisca almeno io con voi sino alla fine. E voi, spiriti superni che,
stupefatti della sua mansuetudine, conoscete la sua immutabile divinità e
l'innocenza e la nobiltà della sua vera umanità, ricompensatelo delle
ingiurie e delle bestemmie. Dategli magnificenza e gloria, sapienza,
virtù e fortezza. Invitate gli astri, i pianeti, le stelle e gli
elementi affinché tutti lo confessino, e considerate se per caso vi sia
un altro dolore simile al mio». Queste ed altre struggenti parole
proferiva la purissima Regina, sospirando alquanto nell'amarezza del suo
cordoglio.
1294. Nel corso della passione la pazienza della Vergine fu
incomparabile: non le parve mai troppo quello che sopportava, non
considerando il peso dei suoi tormenti uguale a quello del suo affetto,
che misurava sull'amore, sulla dignità di Gesù e sulle torture a lui
inflitte. Inoltre, per tutte le insolenze lanciate contro di lui, ella
nutrì il desiderio di sentirle su di sé e, pur non reputandole proprie,
le pianse perché rivolte contro la divina persona e ritorte a danno
degli aggressori stessi. Pregò per tutti costoro, affinché l'Onnipotente
li perdonasse, li allontanasse dalla colpa e da ogni male, e li
illuminasse con la sua luce, cosicché anch'essi conseguissero il frutto
della redenzione.
Insegnamento della Regina del cielo
1295. Carissima, sta scritto nel Vangelo che l'Altissimo
diede al suo e mio Unigenito il potere di condannare i reprobi nel
giudizio universale. In quel giorno tutti coloro che saranno considerati
rei vedranno e riconosceranno la sua santissima umanità, nella quale
furono riscattati tramite il suo martirio. Per di più, sarà lo stesso
Signore a chiedere ai peccatori di rendere conto delle loro azioni e,
siccome non gli potranno rispondere né dare soddisfazione, questa
vergogna sarà il principio della punizione che riceveranno per la loro
ostinata ingratitudine. Allora sarà palese la misericordia di Dio in
tutta la sua grandezza, ma anche la giustizia, perché i cattivi saranno
meritevoli del castigo eterno. Enormi e acerbissime furono le sofferenze
che patì il mio santissimo Figlio, particolarmente per coloro che non
avrebbero guadagnato gli effetti della redenzione. Mentre veniva
torturato, il mio cuore si sentì trapassato, come pure nel guardarlo
coperto di sputi, schiaffeggiato, bestemmiato ed afflitto con torture
tanto empie che non si possono comprendere nell'esistenza terrena. Io
ebbi di ciò una chiara visione e la mia angoscia fu conforme alla
rivelazione datami. Ma le tribolazioni peggiori furono provocate dalla
consapevolezza che molti si sarebbero dannati nonostante il supplizio di
sua Maestà.
1296. Desidero che tu mi accompagni in questi patimenti,
che mi imiti e che gema sopra una così lamentevole sciagura; tra i
mortali non ve n'è un'altra degna di essere deplorata tanto amaramente,
né vi è strazio che si possa paragonare ad essa. Sono pochi nel mondo
quelli che riflettono su tale verità con la dovuta ponderazione, ma il
Maestro ed io li accogliamo con speciale compiacimento, perché ci
seguono sulla via dei dolori e si affliggono per la perdizione di tante
anime. Cerca di distinguerti in quest'esercizio ben accetto al sommo
sovrano. Devi però essere al corrente delle sue promesse: a colui che
chiederà sarà dato, a chi griderà sarà aperta la porta dei suoi infiniti
tesori. Ed affinché tu sappia cosa offrirgli, imprimi nella memoria le
pene procurate al tuo sposo, per mano di uomini vili e depravati, e
l'invincibile pazienza, la mansuetudine, il silenzio con cui egli si
assoggettò alla loro iniqua volontà. Tenendolo presente come modello,
d'ora innanzi tenta con tutte le forze di mantenerti immune
dall'irascibilità e da ogni altra passione che attanaglia i discendenti
di Adamo; fa' che si generi in te un profondo rifiuto della superbia che
disprezza ed offende il prossimo. Supplica inoltre il Padre perché ti
conceda mitezza, affabilità e amore verso la croce: stringiti ad essa,
prendila con pio affetto e va' dietro a Cristo, affinché tu giunga a
possederlo.
4 luglio 1943, sera.
Maria Valtorta
Sentendomi nello stato attuale, ho avuto la tentazione di addolcire un poco le mortificazioni abituali e che ho ripreso con rigore da qualche mese, perché ho sentito che Gesù le desiderava.
Ma il mio Gesù mi risponde:
«No. Persevera. Il mondo è coperto da un mare di colpe e ci vogliono oceani di penitenza per lavarle. Foste in molti ad espiare, potrei dire: rallenta. Ma siete troppo pochi e la necessità è tanta. Per quello che potete fare, poco sarebbe riparato. C’è una enorme sproporzione fra il peccato e l’espiazione. Ma Io non guardo a quanto potete fare; guardo e giudico che fate tutto quello che potete. Tutto. Voglio il tutto per riparare l’infinito. Il tutto dei miei imitatori: amanti e vittime, per riparare l’infinito dei peccatori.
Persevera. Non morrai per questo. Ma anzi la Pace e la Luce entreranno sempre più in te. Ricorda inoltre che quando hai, per prudenza umana, rallentato la penitenza, si è insinuata la tentazione e ti ha piegata. Allora l’ho permesso. Ora no. E ne puoi capire le ragioni.
Aiutami a vincere Satana nei cuori. Certi demoni si vincono con la preghiera e la sofferenza, ricordalo. Pietà, ti chiedo pietà per i peccatori e per Me. Sono i tuoi fratelli e non mi sanno amare. La tua penitenza deve accendere il fuoco nei cuori spenti. Sono il tuo Fratello e sono flagellato dai peccatori. Se mi vedessi umanamente flagellato, tu, che non puoi vedere frustare un animale, non ti lanceresti a difesa del tuo Gesù?
Ricorda: ogni peccato, ogni bestemmia, ogni maledizione a Dio, ogni perdita di fede, ogni tradimento è per Me un colpo di flagello. Doppiamente doloroso perché Io, ora, non sono più il Gesù sconosciuto di venti secoli fa, ma sono il Gesù conosciuto. Il mondo sa quello che fa, ora, e mi colpisce lo stesso.
Ricorda: non ti appartieni più. Sei la vittima. Dunque, per amore e per esser fedele al tuo ministero, non rallentare. Ogni penitenza è una ferita di meno al tuo Dio, la prendi tu per Me. Ogni penitenza è una luce che si accende in un cuore. Ti leverò Io di mano la penitenza quando giudicherò che basta il soffrire e ti metterò in mano la palma. Io solo. Sono il tuo Signore.
Pensa quante volte fui stanco di soffrire eppure soffrii, per te… perché ti amavo…»
Dice ancora Gesù:
«Certi momenti di stanchezza, di timore, non devono impressionare. Sono collegati alla natura umana, intorno alla quale sempre si aggira il Nemico.
Satana è un divoratore insaziabile e la sua fame cresce più la sua preda è vasta. Come la fame, cresce il livore contro il Cristo ed i cristiani. I veri cristiani. Perciò non lascia nulla di intentato. E quando non può assalire di fronte come leone furente, si insinua strisciando. È sempre il Serpente che cerca di avvolgere senza farsi sentire, pronto a stritolare quando ha avvolto. Perciò tenta, non potendo altro, con la stanchezza e il timore.
È l’arma che ha provato anche con Me. Non vi è riuscito, ma sai quante volte l’ha usata? La più sottile e stringente insidia fu nel Getsemani. Mi ha oppresso prospettandomi quello che avevo da soffrire e quanto pochi ne avrebbero fruito.
Ho sofferto quel martirio dello spirito pensando alle “vittime” dei secoli avvenire, che l’avrebbero provato per opera di Satana. Ho sofferto pensando a te. Ma non temere. Il mio martirio d’allora ha riscattato le debolezze vostre e, se voi non cedete al Nemico, la vostra debolezza, data da timore, da solo timore, non ha conseguenze. Satana può darvi un brivido di timore. Ma nulla di più, perché Io sono presso i miei amici e imitatori. La possessione assoluta è quando l’anima si mette sotto al giogo satanico col peccato. Altrimenti è solo vendetta e turba la superficie senza agitare il profondo dove Io regno.
È una sofferenza più o meno atroce. La tua di oggi è stato un lieve sibilo e basta. Sei troppo in Me perché possa altro il demonio. Tempo fa, per anni, t’ha tormentata fortemente, e non sempre t’ha trovata forte al punto da farlo tremare. Ma il passato non conta. Io ti dico: persevera, il passato è morto. Anche quella prova era utile. Ora è superata. Resta ora nel solco di Dio, dove t’ho messa, e non temere.
Io te lo dico: non temere. E ti dico: supera le stanchezze della carne, le paure della carne insidiata da Satana, con l’ardimento dello spirito. Se soffrissi sola, creatura mortale, non potresti durare. Ma Io sono con te. Ma tu soffri per Me. Credi ciò con fede e ogni ardimento ti sarà facile, perché lo spirito è più forte della materia ed è fortissimo quando è congiunto al suo Dio con nodo di carità.»
Spiego io, perché lei non creda che c’è stato qualcosa di grave. No. Niente di grave. Soltanto, davanti al gran soffrire, che mi strappa dei gridi involontari, avevo avuto un pensiero - certo suscitato dal Nemico, come dice Gesù - di addolcire un poco le mie mortificazioni. Poche cose in realtà, ma non posso fare di più. Ma ho avuto una pronta risposta, come lei vede. Perciò, finché potrò, andrò avanti. Del resto, se considero il valore che ho messo a quelle quisquilie, e che è ratificato dal buon Dio già in molte cose — e spero lo sarà anche per altre — sono tratta a concludere che merita realmente resistere finché potrò. Ossia fino all’estremo.
E poi… Se la carne è stanca di sofferenza e chiede pietà, l’anima è talmente in pace e gioia!… Non posso uscire dalla felicità soprannaturale che mi è rimasta dopo aver avuto la vista mentale della Ss. Trinità. Sono sotto a quel sole… come un fiore. E guardo il mio Sole, che splende al centro dei tre cerchi sublimi, il Sole dell’Unità di Dio, la cui luce di Pace infinita e d’infinita Bellezza mi infonde dei sensi nuovi. Per meritare questo, che è il soffrire? È perfetto godere.