Sotto il Tuo Manto

Martedi, 3 giugno 2025 - San Carlo Lwanga (Letture di oggi)

È in questi ultimi mesi di vita che il rapporto con Chiara Lubich raggiunge indiscutibilmente il suo apice. Seguiamolo attraverso l'ultimo, intenso scambio di lettere. Scrive Chiara il 20 dicembre 1989: «Da due giorni sono ritornata dall'ospedale di Torino dove, da circa dieci mesi, per l'ennesima volta mi sono recata a sottopormi ad un ciclo chemioterapico. Il mio stato di salute attuale non è dei migliori, perché il mio fisico è ormai duramente provato a causa delle terapie. L'ultimo ricovero coincideva con il congresso gen 2 a Castelgandolfo. Una mattina stavo particolarmente male; sapevo che proprio quel giorno le gen avrebbero fatto una preghiera per me: anch'io ho sentito il desiderio di unirmi a loro e con la mamma l'abbiamo fatta anche noi. Siccome questo è l'anno dello Spirito Santo (in quel periodo, nel Movimento si approfondiva quel tema, ndr), oltre alla mia guarigione ho chiesto all'Eterno Padre di illuminare con il suo Spirito i responsabili del raduno e, per tutte le gen, la sapienza e la luce. È stato proprio un momento di Dio: soffrivo molto fisicamente, ma l'anima cantava. Abbiamo continuato a pregare a lungo, perché quel momento non passasse. Ora ti chiedo un regalo per Natale: una Parola di vita per me, una per papà  e una per la mamma. Chiedo troppo?». (Beata Chiara "Luce" Badano)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 5° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 12

1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".

13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;

padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".

54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".


Primo libro di Samuele 21

1Davide si alzò e partì e Giònata tornò in città.
2Davide si recò a Nob dal sacerdote Achimelech. Achimelech, turbato, andò incontro a Davide e gli disse: "Perché sei solo e non c'è nessuno con te?".3Rispose Davide al sacerdote Achimelech: "Il re mi ha ordinato e mi ha detto: Nessuno sappia niente di questa cosa per la quale ti mando e di cui ti ho dato incarico. Ai miei uomini ho dato appuntamento al tal posto.4Ora però se hai a disposizione cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare".5Il sacerdote rispose a Davide: "Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri: se i tuoi giovani si sono almeno astenuti dalle donne, potete mangiarne".6Rispose Davide al sacerdote: "Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti da tre giorni. Come sempre quando mi metto in viaggio, i giovani sono mondi, sebbene si tratti d'un viaggio profano; tanto più oggi essi sono mondi".7Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non c'era là altro pane che quello dell'offerta, ritirato dalla presenza del Signore, per essere sostituito con pane fresco nel giorno in cui si toglie.8Ma era là in quel giorno uno dei ministri di Saul, trattenuto presso il Signore, di nome Doeg, Idumeo, capo dei pastori di Saul.9Davide disse ad Achimelech: "Non hai per caso sottomano una lancia o una spada? Io non ho preso con me né la lancia né altra arma, perché l'incarico del re era urgente".10Il sacerdote rispose: "Guarda, c'è la spada di Golia, il Filisteo che tu hai ucciso nella valle del Terebinto; è là dietro l''efod', avvolta in un manto. Se vuoi, portala via, prendila, perché qui non c'è altra spada che questa". Rispose Davide: "Non ce n'è una migliore; dammela".
11Quel giorno Davide si alzò e si allontanò da Saul e giunse da Achis, re di Gat.12I ministri di Achis gli dissero: "Non è costui Davide, il re del paese? Non cantavano in coro in onore di lui:

Ha ucciso Saul i suoi mille
e Davide i suoi diecimila?".

13Davide si preoccupò di queste parole e temette molto Achis re di Gat.14Allora cominciò a fare il pazzo ai loro occhi, a fare il folle tra le loro mani; tracciava segni sui battenti delle porte e lasciava colare la saliva sulla barba.15Achis disse ai ministri: "Ecco, vedete anche voi che è un pazzo. Perché lo avete condotto da me? Non ho abbastanza pazzi io perché mi conduciate anche costui per fare il folle davanti a me? Dovrebbe entrare in casa mia un uomo simile?".


Salmi 51

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2'Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.'

3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.

5Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.

7Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.

9Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.

11Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.

12Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.

15Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.

20Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
21Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.


Salmi 7

1'Lamento che Davide rivolse al Signore per le parole di Cus il Beniaminita.'

2Signore, mio Dio, in te mi rifugio:
salvami e liberami da chi mi perseguita,
3perché non mi sbrani come un leone,
non mi sbrani senza che alcuno mi salvi.

4Signore mio Dio, se così ho agito:
se c'è iniquità sulle mie mani,
5se ho ripagato il mio amico con il male,
se a torto ho spogliato i miei avversari,
6il nemico m'insegua e mi raggiunga,
calpesti a terra la mia vita
e trascini nella polvere il mio onore.

7Sorgi, Signore, nel tuo sdegno,
levati contro il furore dei nemici,
alzati per il giudizio che hai stabilito.
8L'assemblea dei popoli ti circondi:
dall'alto volgiti contro di essa.
9Il Signore decide la causa dei popoli:
giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo la mia innocenza, o Altissimo.
10Poni fine al male degli empi;
rafforza l'uomo retto,
tu che provi mente e cuore, Dio giusto.

11La mia difesa è nel Signore,
egli salva i retti di cuore.
12Dio è giudice giusto,
ogni giorno si accende il suo sdegno.
13Non torna forse ad affilare la spada,
a tendere e puntare il suo arco?
14Si prepara strumenti di morte,
arroventa le sue frecce.

15Ecco, l'empio produce ingiustizia,
concepisce malizia, partorisce menzogna.
16Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto;
17la sua malizia ricade sul suo capo,
la sua violenza gli piomba sulla testa.
18Loderò il Signore per la sua giustizia
e canterò il nome di Dio, l'Altissimo.


Isaia 7

1Nei giorni di Acaz figlio di Iotam, figlio di Ozia, re di Giuda, Rezìn re di Aram e Pekach figlio di Romelia, re di Israele, marciarono contro Gerusalemme per muoverle guerra, ma non riuscirono a espugnarla.2Fu dunque annunziato alla casa di Davide: "Gli Aramei si sono accampati in Èfraim". Allora il suo cuore e il cuore del suo popolo si agitarono, come si agitano i rami del bosco per il vento.
3Il Signore disse a Isaia: "Va' incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore sulla strada del campo del lavandaio.4Tu gli dirai: Fa' attenzione e sta' tranquillo, non temere e il tuo cuore non si abbatta per quei due avanzi di tizzoni fumosi, per la collera di Rezìn degli Aramei e del figlio di Romelia.5Poiché gli Aramei, Èfraim e il figlio di Romelia hanno tramato il male contro di te, dicendo:6Saliamo contro Giuda, devastiamolo e occupiamolo, e vi metteremo come re il figlio di Tabeèl.

7Così dice il Signore Dio: Ciò non avverrà e non sarà!
8aPerché capitale di Aram è Damasco
e capo di Damasco è Rezìn.
9aCapitale di Èfraim è Samaria
e capo di Samaria il figlio di Romelia.
8bAncora sessantacinque anni
ed Èfraim cesserà di essere un popolo.
9bMa se non crederete, non avrete stabilità".

10Il Signore parlò ancora ad Acaz:11"Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto".12Ma Acaz rispose: "Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore".13Allora Isaia disse: "Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio?14Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.15Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene.16Poiché prima ancora che il bimbo impari a rigettare il male e a scegliere il bene, sarà abbandonato il paese di cui temi i due re.17Il Signore manderà su di te, sul tuo popolo e sulla casa di tuo padre giorni quali non vennero da quando Èfraim si staccò da Giuda: manderà il re di Assiria".

18Avverrà in quel giorno:
il Signore farà un fischio alle mosche
che sono all'estremità dei canali di Egitto
e alle api che si trovano in Assiria.
19Esse verranno e si poseranno tutte
nelle valli ricche di burroni,
nelle fessure delle rocce,
su ogni cespuglio e su ogni pascolo.
20In quel giorno il Signore raderà
con rasoio preso in affitto oltre il fiume,
cioè il re assiro,
il capo e il pelo del corpo,
anche la barba toglierà via.
21Avverrà in quel giorno:
ognuno alleverà una giovenca e due pecore.
22Per l'abbondanza del latte che faranno,
si mangerà la panna;
di panna e miele si ciberà
ogni superstite in mezzo a questo paese.
23Avverrà in quel giorno:
ogni luogo, dove erano mille viti
valutate mille sicli d'argento,
sarà preda dei rovi e dei pruni.
24Vi si entrerà armati di frecce e di arco,
perché tutta la terra sarà rovi e pruni.
25In tutti i monti,
che erano vangati con la vanga,
non si passerà più
per paura delle spine e dei rovi.
Serviranno da pascolo per armenti
e da luogo battuto dal gregge.


Lettera ai Romani 7

1O forse ignorate, fratelli - parlo a gente esperta di legge - che la legge ha potere sull'uomo solo per il tempo in cui egli vive?2La donna sposata, infatti, è legata dalla legge al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è libera dalla legge che la lega al marito.3Essa sarà dunque chiamata adultera se, mentre vive il marito, passa a un altro uomo, ma se il marito muore, essa è libera dalla legge e non è più adultera se passa a un altro uomo.4Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla legge, per appartenere ad un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio.5Quando infatti eravamo nella carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte.6Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera.

7Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: 'Non desiderare'.8Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri. Senza la legge infatti il peccato è morto9e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita10e io sono morto; la legge, che doveva servire per la vita, è divenuta per me motivo di morte.11Il peccato infatti, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte.12Così la legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento.13Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! È invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento.

14Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato.15Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto.16Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona;17 quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.18Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo;19infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.20Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.21Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me.22Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio,23ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.24Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?25Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.


Capitolo VI: La gioia di una coscienza retta

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1. Giusto vanto dell'uomo retto è la testimonianza della buona coscienza. Se sarai certo, in coscienza, di aver agito rettamente, sarai sempre nella gioia. La buona coscienza permette di sopportare tante cose ed è piena di letizia, anche nelle avversità. Al contrario, se sentirai in coscienza di aver fatto del male, sarai sempre timoroso ed inquieto. Dolce riposo sarà il tuo, se il cuore non avrà nulla da rimproverarti. Non rallegrarti se non quando avrai fatto del bene. I cattivi non godono mai di una vera letizia e non sentono mai la pace dell'anima, giacché "non c'è pace per gli empi", dice il Signore (Is 48,22; 57,21). E se la gente dice: "siamo in pace, non ci accadrà alcun male (Mic 3,11), chi mai oserà farci del male?", non creder loro; ché improvvisa si leverà la collera di Dio, "e quello che hanno fatto andrà in fumo, e i loro piani svaniranno" (Sal 145,4). Per colui che ama Iddio, non è difficile trovare la propria gloria nella sofferenza, poiché ciò significa trovarla nella croce del Signore. La gloria data o ricevuta dagli uomini dura poco; e una certa tristezza le si accompagna sempre. Invece la gloria dei giusti viene dalla loro coscienza, non dalle parole della gente; la loro letizia viene da Dio ed è in Dio; la loro gioia viene dalla verità. Colui che aspira alla gloria vera ed eterna non si preoccupa di quella temporale; invece colui che cerca questa gloria caduca, anziché disprezzarla dal profondo dell'animo, evidentemente ama di meno la gloria celeste. Grande serenità di spirito possiede colui che non bada alle lodi né ai rimproveri della gente; giacché, se ha la coscienza pulita, si sentirà facilmente contento e tranquillo.

2. Tu non sei maggiormente santo se ricevi delle lodi, né maggiormente cattivo se ricevi dei rimproveri; sei quello che sei, e non puoi essere ritenuto più grande di quanto tu non sia agli occhi di Dio. Se fai attenzione a quello che tu sei in te stesso, interiormente, non baderai a ciò che possano dire di te gli uomini. L'uomo vede in superficie, Dio invece vede nel cuore; l'uomo guarda alle azioni esterne. Dio giudica invece le intenzioni. Agire bene, sempre, e avere poca stima di se medesimi, è segno di umiltà di spirito; non cercare conforto da alcuna creatura è segno di grande libertà e di fiducia interiore. Chi non cerca per sé alcuna testimonianza dal di fuori, evidentemente si abbandona del tutto a Dio. Infatti, come dice S. Paolo, "non riceve il premio colui che si loda da sé, ma colui che è lodato da Dio" (2Cor 10,18). Procedere tenendo Dio nel cuore, e non essere stretto da alcun legame che venga di fuori, ecco la condizione dell'uomo spirituale.


DISCORSO 382 NEL NATALE DI SANTO STEFANO PROTOMARTIRE.

Discorsi - Sant'Agostino

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E` precetto l'amore dei nemici.

1. Il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo qualcosa ci comanda, qualcosa ci promette. Quello che ci comanda lo troviamo qui, ed è limitato, perché rientra nel tempo; quello che ci promette lo troviamo altrove, e non ha limite perché è eterno. Qui ci comanda un lavoro, là ci dà la ricompensa. Potete riconoscere, fratelli santi, la sua grande misericordia nei nostri confronti se considerate come il lavoro che ci chiede qui, sia limitato, mentre è infinita la ricompensa in cielo. Dobbiamo quindi adoperarci prima qui, per raggiungere poi in cielo il premio: e non può essere il contrario. Di alcuni infatti il Signore dice: In verità vi dico: hanno ricevuto già la loro ricompensa 1. Ma qualcuno forse tarda a impegnarsi per meritare il premio, ed è invece così sfrontato da pretendere quello che Dio promette, senza fare quello che egli comanda. Non possiamo esigere il premio, se prima non adempiamo al comando; prestiamo prima ascolto a quello che ci viene comandato, e poi reclamiamo la promessa. Dio ci comanda di amare i nostri nemici: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano e pregate per i vostri persecutori e calunniatori. E` un comandamento duro, ma grande il premio che gli corrisponde. L'impegno è quello di amare i nemici, di fare del bene a quelli che ci odiano, e di pregare per i persecutori e i calunniatori. Ma per impedire che ci spaventiamo davanti alla fatica, egli precisa subito la ricompensa: perché siate figli del Padre vostro celeste che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e i buoni e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti 2.

L'esempio di Cristo che pregò per i suoi uccisori.

2. Prestate attenzione a quello che fece il Signore stesso che ci ha dato questo comandamento. Dopo tutte le empietà commesse contro di lui dai Giudei, che gli ricambiavano male per bene, egli disse dalla croce da cui pendeva: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno 3. Come uomo, pregò il Padre, lui che insieme con il Padre esaudisce le preghiere. Anche ora egli prega in noi, prega per noi, è pregato da noi. Prega in noi come sacerdote nostro, prega per noi come nostro capo, è pregato da noi come nostro Dio. Quando dunque egli pregava dalla croce, vedeva e prevedeva; vedeva tutti i suoi nemici, ma prevedeva che molti di essi sarebbero diventati suoi amici, e perciò pregava per loro il perdono. Essi infierivano, ed egli pregava. Essi dicevano a Pilato: Crocifiggilo! 4; ed egli supplicava: Padre, perdonali. Pur trafitto crudamente dai chiodi, egli non perdeva la sua dolcezza. Essi infierivano su di lui vociando e agitavano la testa - non l'avevano sana -, infierivano muovendosi da forsennati intorno a lui che stava nel mezzo, lui l'unico sommo medico. Pendeva dalla croce, eppure sanava. Pendeva dalla croce, eppure sovrastava. Non voleva scendere perché con il suo sangue preparava la medicina per guarire quei forsennati. Dopo la sua risurrezione egli risanò quegli insani di cui aveva sopportato gli insulti quando pendeva dalla croce; Cristo appunto è venuto non per la perdizione di quello che trovò, ma per cercare e salvare quelli che erano perduti 5, per rendere credenti e amici i nemici che infierivano, amandoli.

L'esempio di Stefano che pregò per chi lo lapidava.

3. Il nostro Signore, soffrendo per noi la passione, vi ha lasciato l'esempio perché ne seguiate le orme 6. Perché non sembri cosa troppo remota da noi l'imitarlo, guardiamo a Stefano, conservo nostro. Egli fu un uomo come tutti noi, come noi nato dal peccato, redento con lo stesso prezzo; di lui sappiamo che era diacono e che, quando era sotto la grandine delle pietre scagliate dai Giudei, non fece minacce, ma addirittura pregò il perdono per quelli che lo lapidavano. Disse: Signore, non imputar loro questo peccato 7, quasi dicesse: Io morirò nel corpo, ma costoro non devono perire nello spirito. Essi lanciavano pietre, egli li preveniva lanciando la sua preghiera.

Efficacia della preghiera di Stefano per la conversione di Paolo.

4. Per capire quanto valore abbia avuto la preghiera del santo martire, volgete con me la mente a quel giovane detto Saulo che, mentre Stefano era lapidato, custodiva le vesti di coloro che lo lapidavano, quasi unendosi alle loro mani nel colpirlo. Quello che successe poi voi già lo sapete, perché sto parlando a confratelli, figli del mio Padre, e parlo come condiscepolo a chi è discepolo del Signore. Egli chiese lettere ai capi dei sacerdoti per essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati, volendo che fossero torturati e puniti. Mentre era in viaggio, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo ed egli, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te recalcitrare contro il pungolo. Egli doveva arrestare non il pungolo che lo colpiva, ma i piedi con cui recalcitrava. E poiché, appena caduto, egli riconosce il Signore, gli domanda: Tu chi sei, Signore? Quegli dice: Io sono Gesù Nazareno che tu perseguiti 8. " Perché ti erigi contro di me, con il tuo male, - gli dice il Signore - e non ti umìli piuttosto davanti a me con il tuo bene? Saulo, Saulo, che c'è tra me e te? Per oppormi a tutto il male che tu operi contro di me, avrei dovuto farti perire, ma il mio Stefano pregò per te ". Fu dunque abbattuto il lupo, ed ecco innalzato l'agnello, fu abbattuto il persecutore, ed ecco innalzato il predicatore; o - per dirlo più chiaramente - fu abbattuto il figlio della perdizione 9, e innalzato il Vaso di elezione 10. Se Stefano non avesse pregato in quel modo, la Chiesa non avrebbe Paolo. Stefano, inginocchiato a terra, fu esaudito, e fu sollevato da terra Paolo.

Dio non vuole la morte del peccatore, e insegna il perdono.

5. Contrasta con questi esempi altissimi l'atteggiamento di chi non ama. Mi riferisco a te che, inginocchiandoti con la fronte a terra, gridi a Dio che faccia perire il malvagio. Pregando per la morte di un uomo, ti riveli tu stesso malvagio e aggiungi un altro malvagio al primo sì che il Signore si chiederà quale dei due debba far perire per esaudire la preghiera contro il malvagio. Vi propongo, santi fratelli, l'esempio di cosa nota, e voi fate attenzione: l'uomo che, in quanto giudice, emette un giudizio, non lo esegue lui, ma lo fa eseguire da chi ne ha l'incarico. Così quando tu preghi il Signore che faccia perire il tuo nemico, ti fai giudice di lui e chiedi a Dio di essere l'esecutore della condanna. Dio da parte sua risponderà che non intende essere carnefice del peccatore, ma suo liberatore, perché non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva 11. " Prima di accogliere il mio invito, tu mi bestemmiasti, mi irritasti con le tue opere malvagie, cercasti di distruggere il mio nome sulla terra, mi disprezzasti non rispettando i miei precetti né i miei servi. Se io ti avessi fatto perire allora, non potrei più farti ora diventare mio amico ". Dio arriva addirittura a dirti: " Ti insegnerò a imitare me che dalla croce dissi: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno 12. Così ho insegnato a comportarsi a chi entra nella mia milizia, ai santi martiri. Diventa anche tu mio soldato nella lotta contro il diavolo. Non c'è altro modo per te di combattere vittoriosamente, se non pregando per i tuoi nemici ".

 

1 - Mt 6, 2.

2 - Mc 5, 44-45.

3 - Lc 23, 34.

4 - Lc 23, 22.

5 - Lc 19, 10.

6 - 1 Pt 2, 21.

7 - At 7, 60.

8 - At 9, 1-5.

9 - Cf. Gv 17, 12.

10 - Cf. At 9, 15.

11 - Ez 33, 11.

12 - Lc 23, 34.


6 - Cristo, nostro Signore, si trasfigura sul Tabor alla presenza della sua Madre santissima.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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1099. Erano trascorsi più di due anni e mezzo dall'inizio della predicazione e dei miracoli di sua Maestà, e si avvicinava l'ora stabilita negli eterni decreti per il suo ritorno al Padre per mezzo della passione, attraverso la quale avrebbe soddisfatto la giustizia divina e riscattato il genere umano. Tutte le sue azioni erano orientate alla nostra salvezza e alla nostra istruzione e colme di sapienza, per cui egli decise di preparare qualcuno dei suoi seguaci allo scandalo della sua morte e di manifestarsi loro glorioso nel corpo passibile, che avrebbero visto flagellato e crocifisso, perché lo contemplassero prima trasfigurato nello splendore che sfigurato dalla sofferenza. Aveva fatto questa promessa poco innanzi alla presenza di tutti, benché non per tutti, ma solo per alcuni. A tale scopo scelse un alto monte, il Tabor, che si trova in Galilea, a due leghe di distanza verso est da Nazaret. Dai Vangeli risulta che, salito sulla cima con Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, cambiò aspetto davanti a loro, e che c'erano anche Mosè ed Elia, i quali parlavano con lui della sua dipartita. In quell'istante venne dal cielo una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».

1100. Gli autori sacri non specificano se Maria beatissima fosse o meno insieme ad essi, poiché questo non apparteneva al loro intento e non era opportuno svelare il segreto prodigio con il quale ciò avvenne. Perché possa scrivere questa Storia, mi è stato confidato che ella, nell'attimo stesso in cui degli angeli andarono a prendere i due profeti, fu portata per mano dei suoi custodi su quella vetta, affinché scorgesse Gesù avvolto di luce. Senza dubbio fu così, sebbene per lei non fosse necessario come per gli altri essere confermata nella fede, nella quale era già salda; Cristo aveva molti fini per tale meraviglioso evento e cerano tante altre ragioni perché non lo celebrasse senza di lei. Quanto per gli apostoli era una grazia, era come dovuto alla Signora, che era sua compagna e collaboratrice nelle opere della redenzione e lo sarebbe stata fino al Golgota. Era conveniente che ella venisse confortata per i tormenti che avrebbe patito e per di più, dovendo restare come maestra della Chiesa, era bene che fosse testimone di questo arcano e colui il quale le mostrava tutti gli atti della propria anima santissima non le tenesse celato ciò che le era così facilmente palesabile. L'amore che egli aveva verso la Madre, poi, non era di qualità tale che le potesse negare questo favore: non ne tralasciò mai alcuno di quelli che fossero in grado di esprimere il suo tenerissimo affetto e che fossero per lei segno di eccellenza e dignità. Per questi motivi e per molti altri che non c'è bisogno di riferire adesso, come mi è stato reso noto, la Regina assistette a tale mistero del suo Unigenito.

1101. Non osservò trasfigurata solo la sua umanità, ma, per tutto il tempo, anche la divinità, in modo intuitivo e con chiarezza, perché il beneficio per lei non doveva essere come per i discepoli, ma più ricco e pieno; anzi, nella visione stessa della gloria del corpo, che fu comune a tutti, ci fu enorme differenza tra lei e loro. I tre non solo erano oppressi dal sonno, quando il Signore si ritirò a pregare, ma inoltre, udendo le parole provenienti dall'alto, furono colti da grande timore, caddero al suolo e così rimasero finché egli stesso non parlò loro e li fece alzare. La Vergine, invece, stette immobile di fronte a tutto, sia perché era abituata a tanti magnifici doni, sia perché in quel momento era ricolma di nuove doti, di illuminazioni e di fortezza per contemplare Dio. Così, poté fissare lo sguardo sul corpo trasfigurato senza la paura e l'imperfezione che quelli provarono nei sensi; benché esso le si fosse manifestato altre volte, ciò accadde allora in maniera diversa e più mirabile, e con rivelazioni più particolari. Tali furono anche le conseguenze prodotte in lei, che si ritrovò tutta trasformata, infiammata e nobilitata, e finché visse come mortale non perse mai le specie avute in questa occasione. Esse le furono di immensa consolazione mentre il Salvatore era lontano, fino a quando non le si ripresentò la sua immagine gloriosa in altro modo; ma le fecero anche percepire più acerbamente gli oltraggi del supplizio di chi le era apparso rivestito di onore.

1102. Questo non può essere illustrato con alcun paragone. Non fu causato solo dal ravvisare circondata di tanto fulgore la sostanza che il Verbo aveva preso dal suo sangue e che ella aveva custodito nel suo castissimo grembo e allattato al suo seno, ma anche dall'intendere la voce del Padre riconoscere come figlio colui che era anche figlio suo e darlo a tutti come maestro. Penetrava e ponderava ogni cosa con straordinaria gratitudine e ne rendeva degnamente lode all'Onnipotente, componendo con i suoi angeli eccelsi cantici, per festeggiare quel giorno tanto felice. Non mi diffondo oltre su questo e non preciso in che cosa consistesse il cambiamento di aspetto di Gesù; basti sapere che il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero più bianche della neve. Questa gloria traboccò nel corpo da quella che egli aveva sempre nella sua anima divinizzata; infatti, cessò temporaneamente, riprendendo subito dopo, il miracolo realizzato nell'incarnazione con la sospensione degli effetti che altrimenti dall'anima avrebbero dovuto ridondare permanentemente nel corpo purissimo, che per questo ne partecipò con l'intensa luce vista dai presenti. L'anima era sempre beatificata, per cui fu un prodigio anche che il corpo ottenesse provvisoriamente ciò che secondo l'ordine naturale gli sarebbe spettato di continuo.

1103. Quando tutto fu compiuto, Maria fu riportata a casa, a Nazaret. Immediatamente sua Maestà scese dal monte e si recò da lei, per congedarsi dalla sua patria ed avviarsi verso la città santa, nella quale avrebbe dovuto affrontare la sua passione nella Pasqua successiva, che per lui sarebbe stata l'ultima. Dopo non molto partì, accompagnato da sua Madre, dagli apostoli, dai discepoli e da alcune pie donne, e cominciò a percorrere la Galilea e la Samarìa, finché arrivò in Giudea e, quindi, alla sua meta. L'evangelista san Luca narra questo viaggio dicendo che egli si diresse decisamente verso Gerusalemme', perché si incamminò con sembiante lieto, con fervoroso desiderio di soffrire e con volontà propria ed efficace di consegnarsi per tutti, e inoltre perché non avrebbe più fatto ritorno nei luoghi dove aveva operato tante meraviglie. Con questa determinazione, magnificò l'Altissimo e lo ringraziò come uomo, perché lì aveva ricevuto la forma e la vita terrena che per la redenzione offriva alla morte, alla quale andava ad abbandonare se stesso. Tra le altre espressioni della sua orazione, che io non posso spiegare con le mie, ci furono queste:

1104. «Eterno sovrano, per obbedire al vostro comando vado con gioia e volentieri a soddisfare la vostra giustizia, a patire sino alla fine e a riconciliare con voi tutti i discendenti di Adamo pagando il debito dei loro peccati e aprendo le porte del cielo, che sono loro chiuse. Vado a cercare quelli che si sono perduti disprezzandomi e che devono essere salvati dalla forza del mio amore. Vado a radunare i dispersi della casa di Giacobbe, a risollevare i caduti, ad arricchire i poveri, a dissetare gli assetati, ad abbattere i superbi e ad esaltare gli umili. Voglio sconfiggere l'inferno e rendere insigne il vostro trionfo contro Lucifero e contro i vizi da lui seminati. Voglio innalzare lo stendardo della croce, sotto il quale devono militare tutte le virtù e tutti quelli che lo seguiranno. Voglio saziare il mio cuore avido di umiliazioni e di ingiurie, che ai vostri occhi sono tanto stimabili. Voglio abbassarmi fino ad essere ucciso dai miei avversari, affinché i nostri amici ed eletti siano ossequiati e consolati nelle loro tribolazioni e siano elevati con premi generosi allorché sul mio esempio si piegheranno a sopportarle. O croce sospirata, quando mi accoglierai tra le tue braccia? O dolci insulti e tremendi affronti, quando mi condurrete alla morte perché la vinca nella mia carne, in tutto innocente? Oltraggi, ignominie, flagelli, spine, passione, morte, venite, venite a me che vi bramo, fatevi trovare subito da chi vi ha cari e conosce il vostro pregio. Se il mondo vi detesta, io vi ambisco; se esso per ignoranza vi denigra, io, che sono la sapienza, vi agogno perché vi prediligo. Venite, dunque, a me; se come uomo vi accetterò, come Dio vi darò la dignità che la colpa e chi l'ha commessa vi hanno tolto. Venite a me e non defraudate i miei aneliti, perché, se sono onnipotente e per questo non vi avvicinate, vi do io stesso licenza di impiegare sulla mia umanità ogni vostra energia. No, da me non sarete rigettati né aborriti come lo siete generalmente. Si eliminino ormai l'inganno e la fallace seduzione di quanti servono la vanità e la menzogna, reputando infelici i miseri, afflitti e dileggiati da tutti. Se, infatti, vedranno colui che è il loro vero Creatore, maestro e padre sostenere onte vergognose, strazi, scherni, nudità e supplizi, cesserà finalmente l'errore e riterranno un motivo di vanto imitare il loro stesso Signore crocifisso».

1105. Queste sono alcune delle parole che, secondo quanto mi è stato rivelato, il nostro Salvatore formulava dentro di sé. Gli effetti e le opere manifestarono quello che i miei termini non sono capaci di esprimere, per avvalorare le sue sofferenze con la carità con la quale le ricercò e portò; eppure noi, gente terrena, continuiamo ad avere un cuore di pietra e non ci allontaniamo dalle cose vacue. Anche mentre la stessa verità e vita pende da un duro legno davanti a noi, la superbia ci trascina, l'umiltà ci è sgradita, i diletti ci rapiscono e giudichiamo ripugnante ciò che è amaro. Oh, sbaglio che muove al pianto! Penare molto per non penare un poco, affaticarsi oltre misura per non farsi carico di una piccola molestia, decidere stoltamente di andare incontro ai tormenti perpetui per non subirne alcuni molto leggeri o per non privarsi di un onore falso o apparente! Quale persona che sia sana di mente potrà affermare che chi agisce così ama se stesso, quando un suo efferato nemico, nonostante tutto il suo odio, non potrà mai fargli tanto male quanto se ne fa egli stesso con quanto compie contro la volontà divina? Noi riteniamo ostile chi ci adula ed accarezza se, nascondendolo con queste dimostrazioni, trama un tradimento; e sarebbe pazzo chi, essendone informato, si lasciasse raggirare per quel breve piacere. Se ciò è certo, e senza dubbio lo è, che diremo del senno di coloro che vanno dietro alle realtà mondane? Chi lo ha sottratto loro, chi impedisce loro di ragionare? Oh, quanto è grande il numero degli sconsiderati!

1106. Tra tutti i figli di Adamo solo Maria, come ritratto autentico di Cristo, si uniformò al suo volere e alla sua condotta, senza discordare in niente dai suoi insegnamenti e dalle sue azioni. Fu ricolma di accortezza e di scienza e poté compensare le mancanze della nostra insensatezza, guadagnandoci così lo splendore della verità in mezzo alle nostre fitte tenebre. Nell'occasione di cui sto parlando, ella mirò nello specchio dell'anima beatissima di Gesù tutti i suoi atti interiori e i suoi desideri. Poiché da esso imparava come comportarsi, nello stesso momento pregò così nel suo intimo: «Eccelso Padre delle misericordie, proclamo il vostro essere infinito ed immutabile, vi lodo e glorifico perennemente. In questo luogo, infatti, dopo avermi plasmata, la vostra bontà ha spiegato il vigore della vostra destra, innalzandomi ad essere Madre del vostro Unigenito con la pienezza dello Spirito e degli antichi favori, che avete fatto rifulgere in me, vostra vile ancella; e in seguito, per sua sola benignità, egli nell'umanità ricevuta dal mio corpo si è degnato di tenermi nella sua tanto incantevole compagnia per trentatré anni, durante i quali ne ho goduto con gli influssi della sua grazia e con i suoi ammonimenti, che mi hanno rischiarato nel profondo. Oggi io abbandono la mia patria e vado con il mio Maestro secondo il vostro beneplacito, per assisterlo nel sacrificio della sua vita, che deve essere donata per tutti. Non c'è alcun dolore simile al mio dolore, poiché devo vedere in potere dei lupi più feroci l'agnello che toglie i peccati dal mondo, consegnato alle umiliazioni e alla morte colui che è immagine e impronta della vostra sostanza, colui che dall'eternità è generato da voi di quella stessa sostanza e lo sarà per sempre, colui al quale ho dato l'esistenza come uomo nel mio grembo, e sfigurata dalla sofferenza la bellezza del suo volto, che è la luce dei miei occhi e il gaudio degli angeli. Oh, se fosse possibile che ricadessero su di me le pene che incombono su di lui e mi venisse concesso di spirare al suo posto! Accettate, o Dio, l'offerta che, con il mio amato, il mio strazio vi presenta affinché siano eseguiti i vostri decreti. Oh, come passano rapidi i giorni e i minuti perché giunga la notte del mio affanno! Sarà un giorno fortunato per il genere umano, ma sarà una notte di angoscia per il mio cuore, immerso nella tristezza per l'assenza del sole che brillava in esso. O voi tutti, ingannati e dimentichi, è ormai ora che vi svegliate da un sonno così pesante e vi rendiate conto della gravità delle vostre colpe da ciò di cui sono state causa nel vostro Creatore. Guardatelo nel mio deliquio e nella mia amarezza, e cominciate finalmente a vagliare i loro danni».

1107. Non sono in grado di riferire adeguatamente tutti i gesti e i pensieri della nostra Signora nel congedarsi da Nazaret, le sue invocazioni all'Onnipotente, i suoi colloqui dolcissimi e mesti con il Figlio, l'intensità della sua afflizione ed i meriti incomparabili che acquistò. Combattuta tra l'affetto santo e naturale proprio di una vera madre, con il quale bramava l'incolumità di colui che aveva generato e aspirava a risparmiarlo dai tormenti che egli doveva sopportare, e la sua conformità alla volontà di lui e dell'Altissimo, veniva trafitta dalla spada che le aveva profetizzato Simeone. Gli diceva parole intrise di prudenza e di sapienza, ma molto soavi e dolenti, sulla sua impossibilità a liberarlo dalla passione e a condividerla con lui. In questa tribolazione superò senza paragone tutti i martiri di ogni epoca. Con tale disposizione e con tali sentimenti nascosti alla gente, i sovrani del cielo e della terra proseguirono il viaggio attraverso la Galilea, dove il Salvatore non rientrò più prima di morire. Mentre nei suoi ultimi mesi si faceva per lui breve il tempo in cui avrebbe potuto ancora affaticarsi per la redenzione, dalla sua partenza da casa fino all'ingresso trionfale in Gerusalemme egli fece i miracoli maggiori, come raccontano gli evangelisti. Sino ad allora, dopo la celebrazione della festa delle Capanne, percorse la Giudea e si occupò di essa, aspettando il momento stabilito nel quale si sarebbe dovuto dare in olocausto, quando e come egli stesso avesse voluto.

1108. La Regina lo accompagnò per tutto il tragitto, tranne che in alcune circostanze nelle quali si separarono per attendere entrambi a differenti opere a beneficio delle anime. In tali periodi Giovanni le rimaneva accanto per assisterla, osservando già in lei mirabili misteri e venendo illuminato sublimemente per comprenderli. Tra le altre cose straordinarie che ella compiva, quelle in cui la sua carità risaltava di più erano le implorazioni per la giustificazione dei rei. Fece allora, come anche Cristo, favori eccezionali, riconducendo molti sulla strada della vita, guarendo gli infermi, visitando i poveri, gli infelici, i bisognosi e gli abbandonati, sostenendoli nell'agonia e servendoli di persona, soprattutto i più disprezzati, piagati e addolorati. Di tutto ciò era testimone il discepolo più caro, che riteneva già suo compito specifico prendersi cura di lei. Nella Vergine purissima, però, la forza dell'amore verso il suo Unigenito era assai cresciuta ed ella sapeva che presto si sarebbe distaccato per ascendere all'empireo, per cui era incessantemente rapita nel desiderio di lui, tanto che arrivava a venir meno per la lontananza quando egli ritardava parecchio. Il Signore, come Dio e figlio, conosceva ciò che accadeva a Maria, così infiammata nei suoi confronti; sentendosi vincolato da questo, le corrispondeva con fedeltà, rivolgendole nell'intimo il versetto del Cantico, che qui si adempi letteralmente: Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo. Ella, appunto, lo attirava subito a sé, come ferito e vinto dal suo ardore. In base a quello che mi è stato rivelato su questo particolare, sua Maestà, in quanto uomo, non poteva starle distante, se lasciava spazio alla tenerezza che provava per lei come madre, e madre che tanto gli voleva bene. Ella lo sollevava e consolava con la sua presenza, e lo ricreava con la bellezza del suo candore, rendendogli dolci i travagli e le pene; infatti, era guardata come frutto unico e singolare fra tutti da lui, che nelle sofferenze riceveva grande ristoro dalla sua deliziosa vista.

1109. Gesù continuava i suoi prodigi in Giudea, dove tra l'altro a Betania fece risorgere il fratello di Marta e Maria, che lo avevano chiamato. Ora, poiché tale luogo era molto vicino alla città santa, il portento si divulgò immediatamente anche lì; i sommi sacerdoti e i farisei, irritati, tennero il consiglio nel quale decisero di eliminare il Redentore e deliberarono che, se qualcuno avesse avuto sue notizie, lo avrebbe dovuto manifestare. Dopo tale meraviglia, infatti, egli si era ritirato a Èfraim, per restarvi fino alla Pasqua, che era ormai prossima. Quando giunse l'ora di tornare a celebrarla con la sua morte, si espresse in modo più chiaro con i Dodici, comunicando solo a loro che sarebbero saliti a Gerusalemme, dove il Figlio dell'uomo, cioè lui stesso, sarebbe stato consegnato, arrestato, flagellato, schernito e infine crocifisso; frattanto, i suoi nemici erano attenti a spiare se egli si recava là per la solennità. Sei giorni prima di essa, andò di nuovo dalle due sorelle, che lo ospitarono e prepararono un lauto convito per lui, per la Signora e per tutti quelli che erano con loro. Fra i commensali c'era anche Lazzaro, colui che era stato recentemente risuscitato.

1110. Mentre il Salvatore del mondo era steso a questa cena, secondo il costume dei giudei, entrò Maria di Màgdala, piena di luce divina e di nobili pensieri. Con il fervente affetto che aveva per lui, sua guida, gli cosparse i piedi e la testa di un olio profumato assai prezioso, composto di nardo e di altri aromi, che era contenuto in un vasetto di alabastro; poi, gli asciugò i piedi con i capelli nello stesso modo in cui l'aveva fatto nell'abitazione del fariseo al momento della sua conversione, come racconta san Luca. Sebbene gli altri Vangeli narrino questa seconda unzione con qualche differenza, ho capito che non si tratta di due persone diverse, ma di una sola, mossa dallo Spirito e dall'ardente amore per Cristo. Tutta la casa si riempì della fragranza di questi unguenti, perché erano abbondanti e molto pregiati, e la prodiga innamorata aveva rotto il recipiente per versarli senza risparmio in suo onore. Il corrotto Giuda, che avrebbe desiderato prenderli lui per mercanteggiarli ed incassarne il guadagno, cominciò a mormorare di questo gesto misterioso e a turbare alcuni degli altri apostoli, con il pretesto della povertà e della carità verso gli indigenti. Egli affermava che questi venivano defraudati, poiché si spendeva inutilmente e con spreco una cosa di tanto valore; ma tutto ciò era compiuto per volontà superna, ed egli era ipocrita, avaro e insolente.

1111. Il Maestro della verità difese la sua seguace, che costui riprendeva come scialacquatrice e poco giudiziosa, intimando a lui e agli altri di non infastidirla; quell'azione, infatti, non era vana né priva di una precisa causa, e con essa non si toglieva l'elemosina ai bisognosi, ai quali sempre avrebbero avuto la possibilità di farla, mentre a lui non sempre avrebbero potuto rendere tale ossequio, che gli veniva dato in vista della sua sepoltura. Quella donna generosa e appassionata la anticipava, ispirata dall'alto, testimoniando così che egli già si accingeva a patire per il genere umano, e che la sua uccisione e deposizione nel sepolcro erano imminenti. Il perfido discepolo, però, non comprese niente di ciò ed anzi s'infuriò contro di lui, che l'aveva giustificata. Lucifero, osservando la disposizione del suo intimo depravato, avventò in esso ulteriori dardi di cupidigia, ira e feroce odio verso l'Autore della vita. Da allora, il traditore si propose di macchinarne la cattura, di dare notizia ai capi del suo arrivo e di screditarlo sfacciatamente presso di loro, come in effetti fece. Li incontrò di nascosto e disse che egli insegnava nuove leggi contrarie a quelle di Mosè e degli imperatori, era amante dei banchetti ed amico di gente disso)uta, accoglieva molti peccatori, maschi e femmine, tenendoli in sua compagnia. Li pregò, quindi, di porre rimedio prima che accadesse loro qualcosa di irreparabile ed essi, poiché avevano già preso questa risoluzione governati nella stessa maniera dal principe delle tenebre, approvarono il suo parere e si accordarono sulla vendita di Gesù.

1112. Tutte le riflessioni di Giuda erano palesi non solo a sua Maestà, ma anche a Maria. Il Redentore non ne fece accenno con lui, né cessò di parlargli come un padre tenerissimo e di inviare celesti suggerimenti a quell'ostinato; a ciò, la Madre della clemenza aggiunse altre esortazioni e attenzioni per fermarlo. In tale notte, il sabato precedente la domenica delle palme, chiamatolo in disparte, con parole dolcissime ed efficaci e abbondanti lacrime lo mise dinanzi al terribile pericolo in cui si trovava, e lo supplicò di cambiare decisione. Se nutriva sdegno verso il suo Signore, lo invitava a rivalersi contro di lei, perché questo sarebbe stato un male minore, in quanto ella era una semplice creatura, mentre egli era il suo Dio. Per saziare la sua ingordigia gli offrì anche alcuni oggetti che aveva ricevuto a tale scopo dalle mani di Maria di Màgdala, ma nessuna di queste premure ebbe effetto nel suo animo ormai insensibile, e discorsi così vivi e soavi non fecero breccia in quel cuore più duro del diamante. Anzi, siccome non trovava che cosa rispondere e ciò che ascoltava dalla prudentissima Regina gli faceva forza, egli si irritò maggiormente e tacque, mostrandosi offeso; non per questo, però, ebbe vergogna di accettare quanto gli era stato donato, perché era ugualmente avido e malvagio. Dunque, ella lo lasciò e se ne andò da suo Figlio: piena di amarezza e nel pianto si gettò ai suoi piedi e, con espressioni molto misurate ma anche assai dolenti, manifestò compassione e portò notevole sollievo a lui, che vedeva soffrire nella sua umanità beatissima per le stesse ragioni per le quali, in seguito, egli confidò ai suoi che la sua anima era triste fino alla morte. Tutte queste pene erano dovute alle colpe degli uomini, perché essi non avrebbero tratto profitto dalla sua passione.

Insegnamento della Regina del cielo

1113. Carissima, mentre prosegui nella narrazione della mia storia, vai di giorno in giorno capendo e spiegando sempre meglio il fervente amore con il quale il mio diletto e tuo sposo - ed io con lui - abbracciò il cammino della croce, che noi scegliemmo come nostro unico bene nella vita peritura; perciò, è opportuno che, quanto più apprendi questo ed io te ne ripeto l'insegnamento, tanto più tu progredisca nel ricalcare le nostre orme. Il tuo debito va crescendo da quando egli ti ha eletto come sua sposa e tu non puoi pagarlo se non tieni stretti i travagli, bramandoli a tal punto che per te l'angustia più grande sia non subirli. Rinnova continuamente tale anelito, perché devi essere molto sapiente in questa scienza, che il mondo ignora e disprezza; allo stesso tempo, però, considera con diligenza che l'Onnipotente non vuole l'afflizione delle persone come fine a se stessa, ma piuttosto per renderle degne dei tesori superiori ad ogni immaginazione che tiene pronti per loro. Per attestare questa realtà e dare una caparra di questa promessa, si trasfigurò sul Tabor in presenza mia e di alcuni discepoli. Nell'orazione che allora rivolse al Padre, e che solo io conobbi, la sua umanità santissima si umiliò confessandolo vero Dio, infinito nelle perfezioni e negli attributi, come in genere quando intendeva fare qualche richiesta; quindi, lo implorò che tutti i corpi che si fossero sottoposti a patimenti e si fossero affaticati conformandosi a lui nella nuova legge evangelica partecipassero poi della gloria del suo e risuscitassero nel giudizio finale insieme alle loro anime, per goderne nel grado proprio a ciascuno. L'Eterno lo esaudì e stabilì che ciò fosse confermato come un contratto tra lui e i mortali con la gloria del corpo del loro Salvatore, concedendogli in pegno il possesso di quello che egli domandava per tutti i suoi seguaci. Questo rivela il valore della momentanea tribolazione che è per essi privarsi dei vili piaceri di quaggiù e mortificarsi per il mio Unigenito.

1114. Per i meriti incommensurabili con i quali egli presentò tale invocazione, viene ad essere corona di giustizia per la creatura questa gloria, che le spetta come membro di Cristo, suo capo, che a lei l'ha guadagnata. Questa unione con lui, però, deve verificarsi per mezzo della grazia e dell'imitazione nel dolore al quale corrisponde il premio. Se qualunque tormento fisico ne ha uno, di rilevanza assai superiore sarà il tollerare e scusare le ingiurie, ricambiandole con favori, come noi facemmo con Giuda. Gesù, infatti, non solo non lo escluse dall'apostolato e non si dimostrò adirato con lui, ma lo aspettò finché egli, per la sua malizia, non finì per diventare incapace di bene, sottomettendosi al potere del demonio. Durante la sua esistenza terrena il nostro Redentore procedette con passi molto lenti alla vendetta, ma poi compenserà questo con la severità del castigo. Se l'Altissimo indulge e attende tanto, quanto un misero verme non deve sopportare l'altro, che è della sua stessa natura e condizione? Su questa verità e con lo zelo della carità del tuo Signore e sposo devi regolare la tua pazienza, la tua sofferenza e la premura per il riscatto di tutti. Non dico che tu debba ammettere ciò che sarà contro il suo onore, perché così non avresti autentica sollecitudine per il tuo prossimo; devi piuttosto amarlo come sua opera ed aborrire il peccato, perdonare e dissimulare ciò che riguarda te stessa e adoperarti, per quanto ti sarà possibile, perché ognuno sia salvo. Non perderti subito d'animo, quando non vedrai frutti, ma offri al Padre quello che ha acquistato mio Figlio, nonché l'intercessione mia, degli angeli e dei santi; infatti, poiché Dio è amore e i beati stanno in lui, essi si prendono cura di coloro che sono pellegrini nel mondo.


17-46 Giugno 3, 1925 Il tutto fu fatto nella Creazione, in essa, la Divinità manifestò tutta la sua Maestà, Potenza e Sapienza, e fece sfoggio del suo amore completo verso le creature. Se l’uomo non prende la Divina Volontà, le opere della Redenzione e Santificazione non avranno i loro copiosi effet

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo secondo il mio solito fondendomi nel Santo Voler Divino, e pensavo tra me: “Dove Nostro Signore Iddio ha fatto di più per la creatura, nella Creazione, nella Redenzione o nella Santificazione?” Ed il mio sempre amabile Gesù, muovendosi nel mio interno mi faceva vedere tutta la Creazione, quanta sublimità! Che magnificenza! Quante armonie! Che ordine! Né c’è punto né del cielo né della terra in cui Iddio non ha creato una cosa speciale e distinta, e con tale maestria che i più grandi scienziati, innanzi alla più piccola cosa creata da Dio, sentono che tutta la loro scienza e maestria, è un bel nulla paragonata alle cose create da Dio, piene di vita e di moto. Oh! come è vero che guardare l’universo e non conoscere Iddio, non amarlo e non crederlo è vera pazzia! Tutte le cose create sono come tanti veli che lo nascondono, e Iddio viene a noi in ogni cosa creata come velato, perché l’uomo è incapace di vederlo svelato in carne mortale. E’ tanto l’amore di Dio verso di noi, che per non abbagliarci con la sua luce, per non intimorirci con la sua potenza, per non farci prendere vergogna della sua bellezza, per non farci annientare innanzi alla sua immensità, si vela nelle cose create per venire in ogni cosa creata verso di noi e starsi con noi, anzi, farci nuotare nella sua stessa Vita. Mio Dio, quanto ci hai amato e quanto ci ami! Onde, dopo che mi ha fatto guardare tutto l’universo, il mio dolce Gesù mi ha detto:

(2) “Figlia mia, il tutto fu fatto nella Creazione, in essa, la Divinità manifestò tutta la sua maestà, potenza e sapienza, e fece sfoggio del suo amore completo verso le creature, né c’è punto né del cielo né della terra, né in ogni cosa creata in cui non si veda la completazione delle opere nostre, nessuna cosa fu fatta a metà; Iddio nella Creazione fece pompa di tutte le sue opere verso le creature, amò d’amore completo e fece opere complete, né c’era né che aggiungere né che togliere, sicché il tutto feci, né Noi sappiamo fare opere incomplete, anzi in ogni cosa creata fu messo, nella Creazione, un amore distinto e completo verso di ciascuna creatura.

(3) La Redenzione non fu altro che una riparazione ai mali che aveva fatto la creatura, nulla aggiunse all’opera della Creazione.

(4) E la Santificazione non è altro che aiuto, grazia, luce perché l’uomo ritorni al suo primiero stato della Creazione, alla sua origine e allo scopo per cui fu creato, poiché nella Creazione, con la virtù della mia Volontà, la santità dell’uomo era completa, perché usciva da un atto completo di Dio; era santo e felice nell’anima perché la mia Volontà gli portava i riflessi della santità del suo Creatore, come pure santo e felice nel corpo. Ah! figlia mia, con tutta la Redenzione e l’opera della Santificazione, la santità nell’uomo è incompleta, e per altri è come inutile; questo dice: Che se l’uomo non si volge indietro, per prendere la mia Volontà come vita, come regola e come cibo, per purificarsi, nobilitarsi, divinizzarsi e prendere il primo atto della Creazione, per prendere la mia Volontà come sua eredità assegnatagli da Dio, le stesse opere della Redenzione e Santificazione non avranno i loro copiosi effetti. Sicché il tutto sta nella mia Volontà, se prende questa prende tutto, è un solo punto che abbraccia e racchiude i beni della Redenzione e della Santificazione, anzi, questi beni, chi vive nelle mia Volontà, avendo preso il primo punto della Creazione, gli servono non di rimedio come a chi non fa la mia Volontà, ma di gloria e come loro eredità speciale, portata dalla Volontà del Padre Celeste nella Persona del Verbo sulla terra. E se Io venni sulla terra, fu proprio questo il primo atto, di far conoscere la Volontà del Padre mio per rannodarla di nuovo con le creature. Le pene, le umiliazioni, la mia vita nascosta e tutto il mare immenso delle pene della mia Passione, furono rimedi, medicine, sostegni, luce, per far conoscere la mia Volontà, perché con ciò non solo avrei l’uomo salvo, ma santo; con le mie pene lo mettevo in salvo, con la mia Volontà gli restituivo la santità perduta nell’eden terrestre. Se ciò non facessi, il mio amore, la mia opera non era completa come lo fu nella Creazione, perché è solo la mia Volontà che ha virtù di rendere complete le opere nostre verso le creature, e le opere delle creature verso di Noi. La mia Volontà fa pensare diversamente, fa guardare in tutte le cose create la mia Volontà, parla con l’eco della mia Volontà, opera attraverso i veli della mia Volontà, in una parola, fa d’un solo colpo tutto a seconda del mio Supremo Volere; mentre le altre virtù agiscono lentamente, a poco a poco. La mia stessa Redenzione, senza dell’atto primo della mia Volontà, serve come medicare le piaghe più profonde, come medicina per non farlo morire, come antidoto per non farlo cadere nell’inferno. Perciò ti stia a cuore la sola mia Volontà se vuoi amarmi davvero e farti santa”.