Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 5° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Marco 14
1Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo.2Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo".
3Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo.4Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: "Perché tutto questo spreco di olio profumato?5Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei.
6Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona;7i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.8Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura.9In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".
10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù.11Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?".13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi".16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, 'colui che mangia con me', mi tradirà".19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?".20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!".
22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo".23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.24E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio".
26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.27Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
'Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse'.
28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".29Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò".30Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte".31Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego".33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.34Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate".35Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.36E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole".39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole.40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
41Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino".
43E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.44Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta".45Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò.46Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.47Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.48Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi.49Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!".
50Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.51Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.52Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.
53Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.55Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano.56Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi.57Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo:58"Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo".59Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde.60Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?".62Gesù rispose: "Io lo sono!
E vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo'".
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano.
66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù".68Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò.69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli".70Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo".71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite".72Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto.
Primo libro dei Re 14
1In quel tempo si ammalò Abia, figlio di Geroboamo.2Geroboamo disse alla moglie: "Alzati, cambia vestito perché non si sappia che tu sei la moglie di Geroboamo e va' a Silo. Là c'è il profeta Achia, colui che mi disse che avrei regnato su questo popolo.3Prendi con te dieci pani, focacce e un vaso di miele; va' da lui. Egli ti rivelerà che cosa avverrà del ragazzo".4La moglie di Geroboamo fece così. Si alzò, andò in Silo ed entrò nella casa di Achia, il quale non poteva vedere, perché i suoi occhi erano offuscati per la vecchiaia.
5Il Signore aveva detto ad Achia: "Ecco, la moglie di Geroboamo viene per chiederti un oracolo sul figlio, che è malato; tu le dirai questo e questo. Arriva travestita".6Appena Achia sentì il rumore dei piedi di lei che arrivava alla porta, disse: "Entra, moglie di Geroboamo. Perché ti sei travestita così? Io ho per te cattive notizie.7Su, riferisci a Geroboamo: Dice il Signore, Dio di Israele: Io ti ho innalzato dalla turba del popolo costituendoti capo del popolo di Israele,8ho strappato il regno dalla casa di Davide e l'ho consegnato a te. Ma tu non ti sei comportato come il mio servo Davide, che osservò i miei comandi e mi seguì con tutto il cuore, facendo solo quanto è giusto davanti ai miei occhi,9anzi hai agito peggio di tutti i tuoi predecessori e sei andato a fabbricarti altri dèi e immagini fuse per provocarmi, mentre hai gettato me dietro alle tue spalle.10Per questo, ecco, manderò la sventura sulla casa di Geroboamo, distruggerò nella casa di Geroboamo ogni maschio, schiavo o libero in Israele, e spazzerò la casa di Geroboamo come si spazza lo sterco fino alla sua totale scomparsa.11I cani divoreranno quanti della casa di Geroboamo moriranno in città; quelli morti in campagna li divoreranno gli uccelli dell'aria, perché il Signore ha parlato.12Ma tu alzati, torna a casa; quando i tuoi piedi raggiungeranno la città, il bambino morirà.13Ne faranno il lamento tutti gli Israeliti e lo seppelliranno, perché soltanto costui della famiglia di Geroboamo entrerà in un sepolcro, perché in lui solo si è trovato qualcosa di buono da parte del Signore Dio di Israele nella famiglia di Geroboamo.14Il Signore stabilirà su Israele un suo re, che distruggerà la famiglia di Geroboamo.15Inoltre il Signore percuoterà Israele, il cui agitarsi sarà simile all'agitarsi di una canna sull'acqua. Eliminerà Israele da questo ottimo paese da lui dato ai loro padri e li disperderà oltre il fiume perché si sono eretti i loro pali sacri, provocando così il Signore.16Il Signore abbandonerà Israele a causa dei peccati di Geroboamo, commessi da lui e fatti commettere a Israele".
17La moglie di Geroboamo si alzò e se ne andò a Tirza. Proprio mentre essa entrava nella soglia di casa, il giovinetto morì.18Lo seppellirono e tutto Israele ne fece il lamento, secondo la parola del Signore comunicata per mezzo del suo servo, il profeta Achia.
19Le altre gesta di Geroboamo, le sue guerre e il suo regno, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.20La durata del regno di Geroboamo fu di ventidue anni; egli si addormentò con i suoi padri e gli succedette nel regno Nadàb suo figlio.
21Roboamo, figlio di Salomone, regnò in Giuda. Aveva quarantun anni quando divenne re; regnò diciassette anni in Gerusalemme, città scelta dal Signore fra tutte le tribù di Israele per collocarvi il suo nome. Sua madre, ammonita, si chiamava Naama.22Giuda fece ciò che è male agli occhi del Signore; essi provocarono il Signore a gelosia più di quanto non l'avessero fatto tutti i loro padri, con i loro peccati.23Anch'essi si costruirono alture, stele e pali sacri su ogni alto colle e sotto ogni albero verde.24Inoltre nel paese c'erano prostituti sacri, i quali rinnovarono tutti gli abomini dei popoli che il Signore aveva scacciati davanti agli Israeliti.
25Nell'anno quinto del re Roboamo, il re di Egitto, Sisach, assalì Gerusalemme.26Costui depredò i tesori del tempio e vuotò la reggia dei suoi tesori. Prese anche gli scudi d'oro fatti da Salomone.27Roboamo li sostituì con scudi di bronzo, che affidò agli ufficiali delle guardie addette alle porte della reggia.28Ogni volta che il re andava nel tempio, le guardie li prendevano, poi li riportavano nella sala delle guardie.
29Le altre gesta di Roboamo, tutte le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.30Ci fu guerra continua fra Roboamo e Geroboamo.31Roboamo si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Abiam.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Salmi 64
1'Salmo. Di Davide. Al maestro del coro.'
2Ascolta, Dio, la voce, del mio lamento,
dal terrore del nemico preserva la mia vita.
3Proteggimi dalla congiura degli empi
dal tumulto dei malvagi.
4Affilano la loro lingua come spada,
scagliano come frecce parole amare
5per colpire di nascosto l'innocente;
lo colpiscono di sorpresa e non hanno timore.
6Si ostinano nel fare il male,
si accordano per nascondere tranelli;
dicono: "Chi li potrà vedere?".
7Meditano iniquità, attuano le loro trame:
un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso.
8Ma Dio li colpisce con le sue frecce:
all'improvviso essi sono feriti,
9la loro stessa lingua li farà cadere;
chiunque, al vederli, scuoterà il capo.
10Allora tutti saranno presi da timore,
annunzieranno le opere di Dio
e capiranno ciò che egli ha fatto.
11Il giusto gioirà nel Signore
e riporrà in lui la sua speranza,
i retti di cuore ne trarranno gloria.
Amos 2
1Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Moab
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché ha bruciato le ossa del re di Edom
per ridurle in calce;
2appiccherò il fuoco a Moab
e divorerà i palazzi di Keriòt
e Moab morirà nel tumulto,
al grido di guerra, al suono del corno;
3farò sparire da lui il giudice
e tutti i suoi capi ucciderò insieme con lui",
dice il Signore.
4Così dice il Signore:
"Per tre misfatti di Giuda
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno disprezzato la legge del Signore
e non ne hanno osservato i decreti;
si son lasciati traviare dai loro idoli
che i loro padri avevano seguito;
5appiccherò il fuoco a Giuda
e divorerà i palazzi di Gerusalemme".
6Così dice il Signore:
"Per tre misfatti d'Israele
e per quattro non revocherò il mio decreto,
perché hanno venduto il giusto per denaro
e il povero per un paio di sandali;
7essi che calpestano come la polvere della terra
la testa dei poveri
e fanno deviare il cammino dei miseri;
e padre e figlio vanno dalla stessa ragazza,
profanando così il mio santo nome.
8Su vesti prese come pegno si stendono
presso ogni altare
e bevono il vino confiscato come ammenda
nella casa del loro Dio.
9Eppure io ho sterminato davanti a loro l'Amorreo,
la cui statura era come quella dei cedri,
e la forza come quella della quercia;
ho strappato i suoi frutti in alto
e le sue radici di sotto.
10Io vi ho fatti uscire dal paese di Egitto
e vi ho condotti per quarant'anni nel deserto,
per darvi in possesso il paese dell'Amorreo.
11Ho fatto sorgere profeti tra i vostri figli
e nazirei fra i vostri giovani.
Non è forse così, o Israeliti?".
Oracolo del Signore.
12"Ma voi avete fatto bere vino ai nazirei
e ai profeti avete ordinato: Non profetate!
13Ebbene, io vi affonderò nella terra
come affonda un carro
quando è tutto carico di paglia.
14Allora nemmeno l'uomo agile potrà più fuggire,
né l'uomo forte usare la sua forza;
il prode non potrà salvare la sua vita
15né l'arciere resisterà;
non scamperà il corridore,
né si salverà il cavaliere.
Il più coraggioso fra i prodi
fuggirà nudo in quel giorno!".
Oracolo del Signore.
Prima lettera di Giovanni 3
1Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui.2Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
3Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.4Chiunque commette il peccato, commette anche violazione della legge, perché il peccato è violazione della legge.5Voi sapete che egli è apparso per togliere i peccati e che in lui non v'è peccato.6Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l'ha conosciuto.
7Figlioli, nessuno v'inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com'egli è giusto.8Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio. Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo.9Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché un germe divino dimora in lui, e non può peccare perché è nato da Dio.
10Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello.
11Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri.12Non come Caino, che era dal maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo l'uccise? Perché le opere sue erano malvage, mentre quelle di suo fratello eran giuste.
13Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia.14Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte.15Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna.
16Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.17Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?18Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità.19Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore20qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.21Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio;22e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui.
23Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato.24Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Capitolo XIV: Pensare all’occulto giudizio di Dio, per non insuperbirci del bene
Leggilo nella Biblioteca1. Come tuono fai scendere sopra di me i tuoi giudizi, Signore; timore e terrore scuotono tutte le mie ossa; l'anima mia si ritrae spaventata. Sbigottito penso che neppure i cieli sono puri, di fronte a te. Se hai trovato dei malvagi persino tra gli angeli e non li hai risparmiati, che cosa accadrà di me? Caddero le stelle del cielo, ed io, che sono polvere, che cosa presumo di me? Caddero nel profondo certuni, che sembrava avessero compiuto opere degne di lode; certuni che mangiavano il pane degli angeli, li ho visti contentarsi delle carrube che mangiavano i porci. Invero, non c'è santità se tu, o Signore, togli la tua mano; la sapienza non serve a nulla, se tu cessi di reggerci; la fortezza non giova, se tu cessi di custodirla; la castità non è sicura, se tu non la difendi; la vigilanza su se stessi non vale, se tu non sei presente con la tua santa protezione. Infatti se tu ci abbandoni, andiamo a fondo e moriamo; se tu, invece, ci assisti ci teniamo ritti e viviamo. In verità, noi siamo malfermi, ma tu ci rafforzi; siamo tiepidi, ma tu ci infiammi.
2. Oh!, come devo essere conscio della mia bassezza e della mia abiezione; e come devo considerare un nulla quel poco di bene che mi possa sembrare di aver fatto. Con quale pienezza di sottomissione devo accettare, o Signore, i tuoi profondi giudizi, giacché mi trovo ad essere nient'altro che nulla e poi nulla. E' cosa grande, invalicabile, questo riscontrare che di mio non c'è assolutamente niente. Dove mai si nasconde la mia boria, dove finisce la sicurezza che riponevo nella mia virtù. Ogni mia vuota vanteria è inghiottita nella profondità dei tuoi giudizi sopra di me. Che cosa mai è l'uomo di fronte a te? Forse che la creta può vantarsi nei confronti di colui che la plasma? (cfr. Is 45,9). Come può gonfiarsi, con vane parole, colui che, in verità, nell'intimo è soggetto a Dio? Neppure il mondo intero lo potrebbe far montare in superbia, poiché la Verità stessa lo ha soggiogato. Neppure un elogio da parte di tutti gli uomini lo potrebbe smuovere, poiché ha posto interamente la sua speranza in Dio: infatti, quelli che fanno tanti elogi, ecco, non sono che nulla, e scompariranno con il suono delle loro parole. Mentre la "parola del Signore resta in eterno" (Sal 116,2).
Omelia 98: Cose che non sono per ora alla vostra portata.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Ricordo d'aver rinviato la difficile questione, nata dalle parole di nostro Signore: Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle (Gv 16, 12), per poterla trattare con maggior calma, dato che la ristrettezza del tempo ci costringeva a terminare quel discorso. Essendo ora giunto il momento di mantenere la promessa, affronteremo la questione contando sull'aiuto del Signore, che ci ha suggerito di proporvela. La questione è questa: se gli spirituali abbiano nella loro dottrina temi che nascondono alle persone carnali e rivelano agli spirituali. Se rispondiamo che non ne hanno, qualcuno potrebbe replicare citando le parole che l'Apostolo scriveva ai Corinzi: Non ho potuto parlarvi come a degli spirituali, ma come a persone carnali, come a degli infanti in Cristo. Vi ho dato da bere latte e non solido nutrimento, poiché non ne eravate ancora capaci. E neppure adesso ne siete capaci, essendo ancora carnali (1 Cor 3, 1-2). Se invece rispondiamo che ne hanno, c'è da temere seriamente che, con questo pretesto, qualcuno insegni occultamente cose nefaste, pretendendo, in nome di cose spirituali che gli uomini ancora carnali non sono capaci di comprendere, non solo di giustificare ogni infamia ma perfino di riscuotere approvazione e lode.
2. Bisogna prima di tutto che la vostra Carità tenga presente che riguardo a Cristo crocifisso di cui l'Apostolo dice di avere alimentato i fedeli come i bambini col latte, e riguardo anche alla carne di Cristo, nella quale si verificò una vera morte con ferite e spargimento di sangue, il modo di intendere degli uomini carnali non è come quello degli spirituali. Per i primi è latte, per i secondi è cibo solido. Questi infatti ascoltano, sì, le stesse cose ma con una comprensione più profonda; comune è la fede, diversa è l'intelligenza spirituale del contenuto di essa. Così accadde che Cristo crocifisso, predicato dagli Apostoli, suscitò scandalo presso i Giudei e fu giudicato follia dai Gentili, mentre per i chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza e sapienza di Dio (cf. 1 Cor 1, 23-24). E tuttavia, mentre i fedeli deboli e carnali accettano queste cose solo per fede, quelli più maturi le penetrano anche mediante l'intelligenza spirituale. Per quelli, esse sono come latte, per questi sono cibo solido: e non perché i primi abbiano ascoltato tali verità confusi tra la massa, mentre i secondi le abbiano ascoltate in luoghi riservati, ma perché, sebbene gli uni e gli altri abbiano ascoltato la medesima predicazione pubblica, ciascuno ha compreso secondo la propria capacità. Infatti mentre Cristo fu crocifisso e versò il suo sangue per la remissione dei peccati e così, attraverso la passione del Figlio unigenito ci fosse rivelata la grazia divina in modo che nessuno si vantasse nell'uomo, cosa dimostravano d'aver capito di Cristo crocifisso quelli che ancora dicevano: io sono di Paolo (1 Cor 1, 12)? Avevano forse capito quello che aveva capito lo stesso Paolo che diceva: A me non accada di gloriarmi se non nella croce del Signore nostro Gesù Cristo (Gal 6, 14)? E così l'Apostolo prendeva per sé, secondo la sua capacità, il cibo solido da Cristo crocifisso, e nutriva di latte i cristiani di Corinto, adattandosi alla loro debolezza. Inoltre, sapendo che quello che scriveva ai Corinzi poteva essere inteso in un modo dai "pargoli" e in un altro dai più maturi, dice: Se qualcuno crede di essere profeta o spirituale, riconosca che ciò che vi scrivo è comando del Signore; se poi vuole ignorarlo, sarà ignorato (1 Cor 14, 37-38). Egli voleva che la scienza degli spirituali fosse solida; che, raggiunta la fede, aspirassero ad una conoscenza sicura, di modo che alla fede comune aggiungessero un approfondimento personale. E così mentre i "pargoli" possedevano la fede, gli spirituali avevano in più una comprensione approfondita. Ma dice che colui che ignora sarà ignorato, in quanto non ha ancora ricevuto una rivelazione sufficiente per conoscere quello che crede. Quando la rivelazione si compie nella mente di un uomo, vuol dire che egli è conosciuto da Dio, perché Dio lo rende capace di conoscere, come altrove dice lo stesso Paolo: Ora che avete conosciuto Dio, o meglio siete conosciuti da Dio (Gal 4, 9). Non che Dio abbia conosciuto solo allora quelli che conobbe ed elesse prima della creazione del mondo (cf. Ef 1, 4), ma allora li rese capaci di conoscerlo.
3. Tenendo ben presente questo fatto, che cioè gli spirituali e i carnali intendono diversamente le stesse verità che insieme ascoltano, ciascuno secondo la propria capacità: questi come pargoli, quelli come adulti, questi come bevendo latte, quelli come nutrendosi di cibo solido, non si vede la necessità di tacere taluni segreti della dottrina, tenendoli nascosti ai fedeli ancora infanti per rivelarli a parte agli adulti, cioè ai più capaci d'intendere. Né si deve ritenere doveroso far questo per il fatto che l'Apostolo dice: Non ho potuto parlarvi come a degli spirituali, ma come a persone carnali. Quello stesso infatti che solo egli riteneva di sapere in mezzo a loro, e cioè Gesù Cristo crocifisso (cf. 1 Cor 2, 2), egli afferma di non poterlo annunciare a loro come a degli spirituali, ma come a persone carnali, in quanto essendo carnali non potevano intendere quella verità come l'avrebbero intesa se fossero stati spirituali. Quanti invece tra essi erano già spirituali, ascoltando la medesima verità che ascoltavano le persone carnali, la penetravano con intelligenza spirituale. E' questo il senso delle parole dell'Apostolo: Non ho potuto parlarvi come a degli spirituali, ma come a persone carnali, come a dire: voi non avete potuto intendere quanto vi ho detto come possono intenderlo gli spirituali, ma soltanto come possono intenderlo gli uomini carnali. Infatti l'uomo animale - cioè colui che è saggio solo umanamente e che vien chiamato animale a motivo dell'anima e carnale a motivo della carne, in quanto l'uomo intero è composto di anima e di corpo - non comprende le cose dello Spirito di Dio (1 Cor 2, 14), cioè che la croce di Cristo è sorgente di grazia per i credenti, e pensa che tutto lo scopo della croce sia stato quello di offrire a noi, che dobbiamo lottare per la verità fino alla morte, un esempio da imitare. Infatti, se questi uomini, che si accontentano di essere uomini, sapessero che Cristo crocifisso per volere di Dio, è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, affinché, come è scritto, chi si vanta si vanti nel Signore (1 Cor 1, 30-31), essi certamente non riporrebbero la gloria in un uomo, e non direbbero con mentalità carnale: Io sono di Paolo, io di Apollo, io invece di Cefa, ma, da veri spirituali, direbbero: Io sono di Cristo (1 Cor 1, 12).
4. La difficoltà rimane a motivo di ciò che si legge nella lettera agli Ebrei: Mentre dovreste essere maestri a motivo del tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno vi insegni i primi rudimenti degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido. E chi si nutre di latte non ha esperienza della dottrina di giustizia, essendo ancora un bambino; il cibo solido invece è dei perfetti, di quelli che hanno le facoltà esercitate a discernere il buono dal cattivo (Eb 5, 12-14). Abbiamo qui la definizione del cibo solido dei perfetti, che è quello stesso di cui parla la lettera ai Corinzi: Annunciamo la sapienza tra i perfetti (1 Cor 2, 6). E quali siano questi perfetti egli spiega a sufficienza aggiungendo: coloro che hanno le facoltà esercitate a discernere il buono dal cattivo. E' questo che sono incapaci di fare le menti deboli e non esercitate, se non siano sostentate con il latte della fede che consente loro di credere alle cose invisibili che non vedono e alle intelligibili che ancora non intendono. Per cui facilmente vanno dietro alle favole vuote e sacrileghe presentate con la promessa della scienza, di modo che non riescono a pensare il bene e il male se non attraverso rappresentazioni corporee, e Dio stesso se lo rappresentano come qualcosa di corporeo; non riescono a concepire il male se non come una sostanza mentre non è che una defezione delle sostanze mutabili dalla sostanza immutabile, quella sostanza immutabile e somma che è Dio, il quale le creò dal niente. Colui che non soltanto crede a questo, ma altresì con le facoltà esercitate dello spirito lo intende, lo chiarisce e lo conosce, non dovrà più temere di venir sedotto da coloro che, ritenendo il male una sostanza indipendente da Dio, considerano Dio stesso una sostanza mutevole, come fanno i manichei e altre sette altrettanto pestifere quanto insipienti.
5. Quanto a coloro che hanno ancora una mentalità infantile e che, come dice l'Apostolo, hanno ancora bisogno di latte, tutto questo discorso che si fa perché non ci si limiti a credere ma si arrivi anche ad intendere e a rendersi conto di ciò che vien detto, tutto questo discorso anziché nutrire, molto facilmente appesantisce e annoia chi non arriva a cogliere queste cose. Di qui la necessità che gli spirituali non tacciano del tutto queste cose alle persone carnali, poiché la fede cattolica deve essere predicata a tutti senza distinzioni. Solo che dovranno presentarla in modo tale che, mentre si propongono di farsi intendere da chi è meno preparato, anziché far scoprire la verità attraverso il loro discorso, non abbiano a rendere noioso il discorso sulla verità. Per questo l'Apostolo, scrivendo ai Colossesi, dice: Anche se sono assente col corpo, con lo spirito sono in mezzo a voi, rallegrandomi nel vedere la vostra disciplina, e ciò che manca alla vostra fede in Cristo (Col 2, 5). E ai Tessalonicesi: Supplichiamo Dio insistentemente per poter rivedere la vostra faccia e completare così ciò che manca alla vostra fede (1 Thess 3, 10). Si deve dunque supporre che essi in un primo tempo fossero stati catechizzati come attraverso un alimento di latte e non di cibo solido. Di questo latte ricorda la preziosità scrivendo agli Ebrei che egli desiderava nutrire ormai con alimenti più sostanziosi: Perciò, lasciando l'insegnamento elementare su Cristo, passiamo a ciò che è perfetto, senza gettare di nuovo il fondamento della conversione dalle opere morte e della fede in Dio, della dottrina del battesimo, della imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno (Eb 6, 1-2). Ecco l'insostituibile funzione del latte, senza del quale non possono vivere quanti si servono della ragione per poter credere. Ma solamente con la fede, senza l'aiuto dell'intelligenza, che esige un più solido nutrimento, non arriverebbero mai a discernere il bene dal male. La dottrina elementare che egli considera latte, è quella che viene trasmessa mediante il Simbolo e l'Orazione del Signore.
[Latte e cibo solido.]
6. Ma non si deve pensare che sia in contrasto con questo latte il cibo delle cose spirituali che richiede una intelligenza più matura, cibo che mancava e occorreva somministrare ai Colossesi e ai Tessalonicesi. Quando si completa una cosa, non si condanna quanto c'è già. Negli stessi alimenti che prendiamo, il cibo solido è così poco contrario al latte, che esso dev'essere convertito in latte per adattarlo agli infanti, ai quali arriva attraverso la carne della madre o della nutrice. E come una madre si comportò la Sapienza, che, essendo solido nutrimento degli angeli in cielo, si degnò convertirsi come in latte, quando il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (cf. Gv 1, 1-14). E' la stessa umanità di Cristo, che, nella verità della sua carne, della sua croce, della sua morte e risurrezione, è latte genuino dei pargoli, è nello stesso tempo, per chi lo scopre mediante l'intelligenza spirituale, il Signore degli angeli. Ecco perché non si devono nutrire i pargoli col latte da impedire loro di arrivare ad intendere Cristo come Dio; ma neppure si devono svezzare al punto da staccarli da Cristo come uomo. In altre parole: essi non debbono essere allattati in tal modo da non riuscire mai ad intendere Cristo come creatore; ma neppure debbono essere svezzati fino al punto di staccarsi da Cristo come mediatore. Qui non serve più l'immagine del latte materno e del cibo solido, ma bisogna riferirsi piuttosto a quella del fondamento dell'edificio. Infatti, quando il bambino viene svezzato, una volta che si è staccato dagli alimenti dell'infanzia e ha cominciato a nutrirsi di cibo più solido, non cerca più il seno della madre come faceva prima; mentre Cristo crocifisso è ad un tempo latte dei pargoli e cibo solido per quanti sono cresciuti. Perciò è più adatta l'immagine del fondamento, in quanto per portare a compimento una costruzione si aggiunge l'edificio, ma senza togliere il fondamento.
7. Stando così le cose, o voi, chiunque siate (e certamente molti di voi sono ancora pargoli in Cristo), crescete in modo da essere sempre più capaci di nutrirvi con cibo solido, non materialmente ma spiritualmente. Cercate di crescere per saper discernere il bene dal male, e sempre più attaccatevi al Mediatore che potrà liberarvi dal male, non con una separazione nello spazio, ma con una guarigione interiore. Se uno verrà a dirvi: Non state a credere che Cristo è vero uomo; che il corpo di qualsiasi uomo o animale è stato creato dal vero Dio; che l'Antico Testamento viene dal vero Dio: se uno vi dirà cose simili, magari aggiungendo che nessuno prima ve le aveva dette perché voi dovevate ancora essere nutriti col latte e non avevate ancora il cuore capace di comprendere queste verità, costui non vi offrirà cibo solido ma veleno. E' per questa ragione che il beato Apostolo, rivolgendosi a coloro che credevano di essere perfetti, mentre egli riconosceva di essere ancora imperfetto, dice: Quanti siamo perfetti, guardiamo di avere tali sentimenti; che se poi in qualche cosa avete diversi sentimenti, anche su questo Iddio vi illuminerà (Fil 3, 15). E perché non incappassero nei seduttori, che avrebbero tentato di allontanarli dalla fede promettendo loro la conoscenza della verità (credendo di trovare una conferma in quelle parole: anche su questo Iddio vi illuminerà), immediatamente l'Apostolo soggiunge: Intanto, a qualunque punto siamo giunti, perseveriamo sulla stessa linea (Fil 3, 16). Se quindi tu hai compreso qualcosa che non sia contrario alla regola della fede cattolica, e alla quale sei giunto seguendo la via che deve condurti alla patria, e hai maturato delle convinzioni sicure, porta avanti l'edificio, ma senza staccarti dal fondamento. E' così che i fedeli maturi devono insegnare ai pargoli, evitando in tutti i modi di far nascere il sospetto che Cristo Signore di tutte le cose, e quelli che sono di gran lunga superiori a loro, cioè i Profeti e gli Apostoli, abbiano in qualche modo mentito. E non solamente dovete guardarvi dai vaniloqui e da coloro che corrompono le anime spacciando favole e menzogne, e promettono una scienza sublime contraria però alle norme della fede cattolica che avete ricevuto, ma dovete anche guardarvi da quanti discutono con esattezza sull'immutabilità stessa della natura divina, sulle creature spirituali, sul Creatore; di più, dimostrano quanto affermano con argomenti e testimonianze del tutto sicure; e tuttavia si sforzano di allontanare dall'unico mediatore tra Dio e gli uomini. Fuggite costoro come una peste delle più insidiose. E' di costoro infatti che parla l'Apostolo, quando dice: Avendo conosciuto Dio, non lo glorificarono come Dio (Rm 1, 21). A che serve infatti avere un'esatta conoscenza del bene immutabile, se non si rimane uniti a colui che può liberare dal male? Rimanga ben scolpito nel vostro cuore il monito del beatissimo Apostolo: Se qualcuno vi annuncia un Vangelo diverso da quello che riceveste, sia anatema! (Gal 1, 9). Non dice l'Apostolo: un Vangelo più completo, ma diverso da quello che riceveste. Se avesse detto: più completo, si sarebbe contraddetto, in quanto egli stesso si riprometteva di recarsi presso i Tessalonicesi per completare ciò che mancava alla loro fede. Chi completa una cosa, infatti, supplisce ciò che manca, non toglie quello che c'è già; chi invece non rispetta la norma della fede, non avanza sulla via, ma si allontana da essa.
8. Dunque l'affermazione del Signore: Ho ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in condizione di portarle (Gv 16, 12), significa che essi avrebbero dovuto apprendere altre cose che ancora non conoscevano, e non eliminare quelle che già avevano appreso. Il Signore, come già ho spiegato nel discorso precedente, si esprime in questo modo perché se avesse voluto rivelare ai discepoli quanto andava loro insegnando usando il linguaggio adatto agli angeli, essi non avrebbero potuto intendere, data la debolezza umana in cui si trovavano. Uno spirituale qualunque può insegnare ad un altro uomo quello che egli sa, se è lo Spirito Santo a rendere quell'uomo sempre più capace di apprendere, quello Spirito da cui lo stesso dottore ha potuto apprendere quel che sa: e così il dottore e il discepolo saranno ambedue ammaestrati da Dio (cf. Gv 6, 45). Tra gli stessi spirituali, ve ne sono tuttavia alcuni migliori e più capaci, al punto che uno è arrivato a udire ciò che non è consentito a nessuno di esprimere. A proposito, alcuni dissennati, stolti e presuntuosi, hanno inventato una Apocalisse di Paolo, piena di non so quali favole, che la Chiesa nella sua saggezza rifiuta. Essi sostengono che a questa Apocalisse si riferisce l'Apostolo quando racconta di essere stato rapito al terzo cielo, dove udì quelle parole ineffabili, che non è lecito ad alcuno di proferire (2 Cor 12, 2-4). Sarebbe ancora tollerabile la loro audacia, se Paolo avesse detto di aver udito parole che ancora non è lecito ad alcuno di proferire; ma avendo detto: che non è lecito ad alcuno di proferire, chi sono costoro che con tanta impudenza e altrettanta inopportunità osano proferirle? Con ciò pongo fine al discorso, augurandovi di essere sapienti nel bene e immuni dal male.
2 - Nel secondo giorno il Signore continua in Maria santissima i suoi favori.
La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda
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16. Nella prima parte di questa Storia ho detto che il corpo purissimo di Maria santissima fu concepito e formato con ogni perfezione nello spazio di sette giorni; infatti l'Altissimo operò questo miracolo perché la sua anima santissima non attendesse il tempo che normalmente intercorre nel caso degli altri bambini, ma fosse creata e infusa anticipatamente, come avvenne. Questo fu fatto affinché il principio della redenzione del mondo fosse debitamente correlato con quello della sua creazione. Ora, quest'opera trovò corrispondenza un'altra volta, quando cioè stava già per scendere nel mondo il suo Salvatore. Anche qui, formato il nuovo Adamo, Cristo, Dio volle in un certo modo riposarsi, avendo come provato tutte le forze della sua onnipotenza nella maggiore delle sue prodezze, e volle che con questo riposo si celebrasse il sabato gioioso di tutte le sue delizie. Siccome in queste meraviglie doveva intervenire la Madre del Verbo divino dandogli forma umana visibile, era necessario che, essendo ella nel mezzo tra questi due estremi, Dio e gli uomini, facesse capo ad entrambi, avendo una dignità tale da essere inferiore a Dio e superiore a tutto ciò che non è Dio. Quindi, in ragione di tale dignità, le era dovuta una conoscenza proporzionata, tanto della Divinità quanto di tutte le creature.
17. Per proseguire in questo intento, il Signore continuò in Maria santissima i favori con cui la preparò all'incarnazione del Verbo nei nove giorni, che io sto raccontando, precedenti ad essa. Così il secondo giorno, sempre a mezzanotte, la nostra Principessa fu visitata nel medesimo modo che dissi nel capitolo precedente, venendo elevata dal potere divino con quelle disposizioni, qualità e illuminazioni con le quali veniva preparata per le visioni della Divinità. Dio le si manifestò di nuovo astrattivamente ed ella vide le opere compiute nel secondo giorno della creazione del mondo. Conobbe quando e come Dio divise le acque che sono sotto il firmamento da quelle che sono sopra il firmamento, e chiamò il firmamento cielo. Conobbe inoltre la sua estensione e il suo ordine, nonché le condizioni e i movimenti di tutti i corpi celesti, con tutte le loro qualità e proprietà.
18. Nella prudentissima Vergine questa conoscenza non era oziosa né sterile, perché si riversava in lei quasi immediatamente dalla chiarissima luce della Divinità. Questa la infiammava nella meraviglia e la infervorava a lodare ed amare sempre più la bontà e la potenza divina, tanto che, trasformata nel medesimo Dio, compiva atti eroici di tutte le virtù, dando a sua Maestà gloria piena e perfetta. Come nel primo giorno Dio l'aveva fatta partecipe della sua sapienza, in questo secondo le comunicò a suo modo l'onnipotenza, dandole potere sopra gli influssi dei cieli, dei pianeti e degli elementi e comandando che tutti le ubbidissero. Questa grande Regina ebbe così il dominio sopra il mare, la terra, gli elementi, i mondi celesti e tutte le creature che in essi sono contenute.
19. Questo potere apparteneva alla dignità di Maria santissima non solo per ciò che ho detto sopra, ma anche per altre due ragioni speciali. La prima ragione consisteva nel fatto che ella era privilegiata ed immune dalla comune legge del peccato originale e dei suoi effetti e per questo non doveva essere annoverata tra gli insensati figli di Adamo, contro i quali l'Onnipotente aveva armato le creature per vendicare le ingiurie fatte a lui e castigare la pazzia dei mortali. Infatti, se essi non avessero disobbedito al proprio Creatore, nemmeno le altre creature e gli elementi sarebbero stati ribelli e ostili a loro, né avrebbero rivolto contro di essi il rigore della propria attività e delle proprie inclemenze. Quindi, se questa ribellione delle creature fu il castigo del peccato, ne segue che ciò non doveva verificarsi con Maria santissima immacolata e senza colpa, né tantomeno ella doveva essere, in questo privilegio, inferiore alla natura angelica, che non è toccata da questa pena del peccato e sulla quale non ha autorità la forza degli elementi. È vero che Maria santissima era di natura terrena, ma appunto per questo in lei fu più stimabile, come cosa più rara e più preziosa, il salire ad un'altezza superiore a tutte le creature terrene e spirituali e il diventare con i suoi meriti degna Regina e signora di tutto il creato. D'altronde, è certo che si doveva concedere più alla regina che ai sudditi, più alla signora che ai servi.
20. La seconda ragione era che a questa nobile Regina il suo Figlio santissimo doveva obbedire come a madre. Essendo egli il Creatore di tutto, era ragionevole che ogni cosa obbedisse a colei alla quale il creatore stesso doveva ubbidienza e che ella comandasse su tutto, poiché la persona di Cristo, in quanto uomo, doveva essere curata dalla sua Madre per dovere e per legge di natura. Questo privilegio concorreva grandemente ad esaltare le virtù e i meriti di Maria santissima, perché in lei veniva ad essere volontario e meritorio ciò che in noi è forzato e, ordinariamente, contrario alla nostra volontà, cioè l'assoggettarsi alle creature. La prudentissima Regina non usava questo potere in modo indiscriminato e per il proprio piacere e sollievo; al contrario, comandava a tutti gli elementi e a tutte le creature che senza riguardo esercitassero contro di lei le azioni che le potevano essere naturalmente penose e moleste, perché in ciò doveva essere simile al suo Figlio santissimo e soffrire con lui. Infatti, l'amore e l'umiltà di questa grande Signora avrebbero sofferto se le inclemenze delle creature fossero cessate, privandola del pregio del patire, che sapeva tanto stimabile agli occhi del Signore.
21. Solamente in alcune occasioni in cui comprese che il rispetto non era per lei, ma per il suo Figlio e creatore, la dolce Madre comandò alla forza degli elementi ed esercitò il dominio sulle loro azioni, come si dirà in seguito. Così accadde nelle peregrinazioni in Egitto e in altre circostanze in cui assai prudentemente giudicò che fosse conveniente, affinché le creature riconoscessero il loro Creatore, gli mostrassero riverenza e lo difendessero e servissero in qualsiasi necessità. Chi tra i mortali non resta ammirato nel conoscere una così straordinaria meraviglia? Una semplice creatura terrena, una donna, rivestita del dominio su tutto il creato, si reputa la più indegna e vile fra tutte le creature, comanda ai venti di rovesciare la propria ira contro di lei e questi le obbediscono. Essi però, quasi timidi e cortesi verso una tale Signora, se obbedivano, lo facevano quasi per mostrare la loro subordinazione, anziché per vendicare il loro Creatore, come fanno di solito col resto dei figli di Adamo.
22. Di fronte a questa umiltà della nostra invitta Regina, noi mortali non possiamo negare la nostra vanissima arroganza o, per meglio dire, insolenza; infatti, pur meritando che tutti gli elementi e le forze offensive dell'intero universo si ribellino contro le nostre follie, ci lamentiamo del loro rigore, come se l'importunarci fosse un'offesa che ci viene fatta. Perciò condanniamo la rigidezza del freddo, non sopportiamo che il caldo ci affatichi, detestiamo tutto ciò che è penoso e mettiamo ogni impegno nell'incolpare questi ministri della divina giustizia, cercando per i nostri sensi il riparo delle comodità e dei piaceri, come se questo dovesse servirci per sempre e non fosse certo che saremo tirati fuori da tale rifugio per un più duro castigo delle nostre colpe.
23. Ritornando a questi doni di conoscenza e di potenza che furono dati alla Principessa del cielo, e agli altri favori che la disponevano a diventare degna madre dell'Unigenito dell'eterno Padre, si capirà la loro eccellenza considerando in essi una sorta di infinità, cioè di comprensione che partecipa di quella divina ed è simile a quella che in seguito ebbe l'anima santissima di Cristo. Infatti, Maria santissima non solo conosceva tutte le creature in Dio, ma le comprendeva in maniera tale da racchiuderle nella sua capacità e avrebbe potuto estendersi a conoscerne molte altre, se vi fosse stato altro da conoscere. Io chiamo ciò infinità perché mi pare qualcosa di simile alla scienza infinita e perché ella guardava e conosceva simultaneamente, senza successione, il numero dei cieli, la loro ampiezza e profondità, il loro ordine e i loro movimenti, le loro qualità, la materia e la forma, gli elementi con tutte le loro condizioni e caratteristiche. L'unica cosa che questa Vergine sapientissima ignorava era il fine immediato di tutti questi favori, che le veniva nascosto finché non fosse arrivata l'ora del suo consenso e dell'ineffabile misericordia dell'Altissimo. Così, in questi giorni ella continuava le sue fervorose preghiere per la venuta del Messia, perché il Signore stesso le imponeva ciò e le faceva comprendere che non avrebbe tardato e che già si avvicinava il tempo prefissato.
Insegnamento della Regina del cielo
24. Figlia mia, da ciò che vai conoscendo dei favori e benefici che l'Altissimo mi concedeva per. innalzarmi alla dignità di madre del Verbo, voglio che tu rilevi l'ordine ammirabile della sua sapienza nella creazione dell'uomo. Considera dunque come il suo Creatore lo fece dal niente, non perché fosse servo, ma perché fosse re e signore di tutte le cose ed esercitasse su di esse il suo dominio, riconoscendosi ad un tempo creatura ed immagine del suo creatore e stando soggetto a lui e attento alla sua volontà più di quanto non lo siano le altre creature a quella dell'uomo stesso; così infatti vuole l'ordine della ragione. Inoltre, affinché non mancasse all'uomo la conoscenza di Dio e dei mezzi per discernere e compiere la sua volontà, gli diede, oltre a quella naturale, un'altra luce maggiore, più immediata, più diretta, più certa, più ampia. Questa fu la luce della fede divina, attraverso cui avrebbe conosciuto Dio e le sue perfezioni, e con esse le sue opere. Con tale cognizione e signoria l'uomo si trovò ben ordinato, onorato ed arricchito, senza scusa per dedicarsi tutto alla volontà divina.
25. Ma la stoltezza dei mortali stravolge tutto quest'ordine e distrugge questa divina armonia, perché colui che fu creato come signore e re delle creature si fa loro vile schiavo e si assoggetta ad esse, disonorando la sua dignità e usando delle cose visibili non come padrone prudente, ma come indegno subalterno. E certo non si riconosce a queste superiore quando si fa inferiore alla più infima delle creature. Tutta questa perversità nasce dall'usare delle cose visibili non per la gloria del Creatore, riferendole a lui per mezzo della fede, ma solamente per saziare le passioni e i sensi con ciò che vi è di piacevole nelle creature, per cui gli uomini detestano tanto quelle che non hanno in sé niente di dilettevole.
26. Tu, o carissima, guarda con la fede il tuo creatore e Signore e procura di copiare nell'anima tua l'immagine delle sue perfezioni divine. Non perdere il dominio sulle creature, affinché nessuna diventi superiore alla tua libertà; anzi, voglio che tu trionfi di tutte e che niente si frapponga fra la tua anima e il tuo Dio. Solo devi assoggettarti con gioia, non a ciò che le creature hanno di piacevole, perché in tal caso si oscurerebbe il tuo intelletto e si debiliterebbe la tua volontà, bensì al disagio delle inclemenze delle loro azioni, sopportandolo con volontà lieta; io feci così per imitare il mio Figlio santissimo, quantunque avessi la potestà di scegliere il riposo e non avessi peccati da emendare.
9-47 Settembre 22, 1910 Ogni virtù è un Cielo che l’anima acquista.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina, continuando il mio solito stato, quando appena è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, ogni virtù è un cielo che l’anima acquista; sicché quante virtù si acquistano, tanti cieli l’anima va formando, e questi cieli sconfiggono tutte le inclinazioni umane, distruggono ciò che è terreno e fanno spaziare l’anima nelle aure più pure, nelle delizie più sante, nei profumi celesti del sommo bene, anticipandole parte dei gaudi eterni”.
(3) Ed è scomparso.