Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 5° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Luca 24
1Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.2Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;3ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.4Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.5Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?6Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,7dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno".8Ed esse si ricordarono delle sue parole.
9E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.10Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.11Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
12Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.
13Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus,14e conversavano di tutto quello che era accaduto.15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.16Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.17Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste;18uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?".19Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;20come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.21Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.24Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto".
25Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!26Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?".27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.28Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.29Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro.30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.32Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?".33E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone".35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".37Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.38Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho".40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.41Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?".42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".45Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:46"Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno47e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.48Di questo voi siete testimoni.49E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".
50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.51Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.52Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia;53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Secondo libro di Samuele 5
1Vennero allora tutte le tribù d'Israele da Davide in Ebron e gli dissero: "Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne.2Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele".3Vennero dunque tutti gli anziani d'Israele dal re in Ebron e il re Davide fece alleanza con loro in Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re sopra Israele.4Davide aveva trent'anni quando fu fatto re e regnò quarant'anni.5Regnò in Ebron su Giuda sette anni e sei mesi e in Gerusalemme regnò quarantatré anni su tutto Israele e su Giuda.
6Il re e i suoi uomini mossero verso Gerusalemme contro i Gebusei che abitavano in quel paese. Costoro dissero a Davide: "Non entrerai qui: basteranno i ciechi e gli zoppi a respingerti", per dire: "Davide non potrà entrare qui".7Ma Davide prese la rocca di Sion, cioè la città di Davide.8Davide proclamò in quel giorno: "Chiunque colpirà i Gebusei e li raggiungerà attraverso il canale... Quanto ai ciechi e agli zoppi, sono in odio a Davide". Per questo dicono: "Il cieco e lo zoppo non entreranno nella casa".
9Davide abitò nella rocca e la chiamò Città di Davide. Egli vi fece intorno costruzioni, dal Millo verso l'interno.10Davide andava sempre crescendo in potenza e il Signore Dio degli eserciti era con lui.11Chiram re di Tiro inviò a Davide messaggeri con legno di cedro, carpentieri e muratori, i quali costruirono una casa a Davide.12Davide seppe allora che il Signore lo confermava re di Israele e innalzava il suo regno per amore di Israele suo popolo.
13Davide prese ancora concubine e mogli di Gerusalemme, dopo il suo arrivo da Ebron: queste generarono a Davide altri figli e figlie.14I figli che gli nacquero in Gerusalemme si chiamano Sammùa, Sobàb, Natan e Salomone;15Ibcàr, Elisùa, Nèfeg, Iafìa;16Elisamà, Eliadà ed Elifèlet.
17Quando i Filistei vennero a sapere che avevano consacrato Davide re d'Israele, salirono tutti per dargli la caccia, ma appena Davide ne fu informato, discese alla fortezza.18Vennero i Filistei e si sparsero nella valle di Rèfaim.19Davide consultò il Signore chiedendo: "Devo andare contro i Filistei? Li metterai nelle mie mani?". Il Signore rispose a Davide: "Va' pure, perché certo metterò i Filistei nelle tue mani".20Davide si recò a Baal-Perazìm e là Davide li sconfisse ed esclamò: "Il Signore ha aperto una breccia tra i nemici davanti a me, come una breccia aperta dalle acque". Per questo chiamò quel luogo Baal-Perazìm.21I Filistei abbandonarono là i loro dèi e Davide e la sua gente li portarono via.
22I Filistei salirono poi di nuovo e si sparsero nella valle di Rèfaim.23Davide consultò il Signore, il quale gli disse: "Non andare; gira alle loro spalle e piomba su di loro dalla parte dei Balsami.24Quando udrai un rumore di passi sulle cime dei Balsami, lanciati subito all'attacco, perché allora il Signore uscirà davanti a te per sconfiggere l'esercito dei Filistei".25Davide fece come il Signore gli aveva ordinato e sconfisse i Filistei da Gàbaa fino all'ingresso di Ghezer.
Giobbe 19
1Giobbe allora rispose:
2Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
3Son dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate senza pudore.
4È poi vero che io abbia mancato
e che persista nel mio errore?
5Non è forse vero che credete di vincere contro di me,
rinfacciandomi la mia abiezione?
6Sappiate dunque che Dio mi ha piegato
e mi ha avviluppato nella sua rete.
7Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c'è giustizia!
8Mi ha sbarrato la strada perché non passi
e sul mio sentiero ha disteso le tenebre.
9Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
10Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco,
mi ha strappato, come un albero, la speranza.
11Ha acceso contro di me la sua ira
e mi considera come suo nemico.
12Insieme sono accorse le sue schiere
e si sono spianata la strada contro di me;
hanno posto l'assedio intorno alla mia tenda.
13I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino gli amici mi si sono fatti stranieri.
14Scomparsi sono vicini e conoscenti,
mi hanno dimenticato gli ospiti di casa;
15da estraneo mi trattano le mie ancelle,
un forestiero sono ai loro occhi.
16Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
devo supplicarlo con la mia bocca.
17Il mio fiato è ripugnante per mia moglie
e faccio schifo ai figli di mia madre.
18Anche i monelli hanno ribrezzo di me:
se tento d'alzarmi, mi danno la baia.
19Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti:
quelli che amavo si rivoltano contro di me.
20Alla pelle si attaccano le mie ossa
e non è salva che la pelle dei miei denti.
21Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
22Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
23Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
24fossero impresse con stilo di ferro sul piombo,
per sempre s'incidessero sulla roccia!
25Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
26Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
27Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
Le mie viscere si consumano dentro di me.
28Poiché dite: "Come lo perseguitiamo noi,
se la radice del suo danno è in lui?",
29temete per voi la spada,
poiché punitrice d'iniquità è la spada,
affinché sappiate che c'è un giudice.
Salmi 132
1'Canto delle ascensioni.'
Ricordati, Signore, di Davide,
di tutte le sue prove,
2quando giurò al Signore,
al Potente di Giacobbe fece voto:
3"Non entrerò sotto il tetto della mia casa,
non mi stenderò sul mio giaciglio,
4non concederò sonno ai miei occhi
né riposo alle mie palpebre,
5finché non trovi una sede per il Signore,
una dimora per il Potente di Giacobbe".
6Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
l'abbiamo trovata nei campi di Iàar.
7Entriamo nella sua dimora,
prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.
8Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo,
tu e l'arca della tua potenza.
9I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia,
i tuoi fedeli cantino di gioia.
10Per amore di Davide tuo servo
non respingere il volto del tuo consacrato.
11Il Signore ha giurato a Davide
e non ritratterà la sua parola:
"Il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono!
12Se i tuoi figli custodiranno la mia alleanza
e i precetti che insegnerò ad essi,
anche i loro figli per sempre
sederanno sul tuo trono".
13Il Signore ha scelto Sion,
l'ha voluta per sua dimora:
14"Questo è il mio riposo per sempre;
qui abiterò, perché l'ho desiderato.
15Benedirò tutti i suoi raccolti,
sazierò di pane i suoi poveri.
16Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti,
esulteranno di gioia i suoi fedeli.
17Là farò germogliare la potenza di Davide,
preparerò una lampada al mio consacrato.
18Coprirò di vergogna i suoi nemici,
ma su di lui splenderà la corona".
Malachia 2
1Ora a voi questo monito, o sacerdoti.2Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni. Anzi le ho già maledette, perché nessuno tra di voi se la prende a cuore.
3Ecco, io spezzerò il vostro braccio
e spanderò sulla vostra faccia escrementi,
gli escrementi delle vittime
immolate nelle vostre solennità,
perché siate spazzati via insieme con essi.
4Così saprete che io ho diretto a voi questo monito,
perché c'è anche un'alleanza fra me e Levi,
dice il Signore degli eserciti.
5La mia alleanza con lui
era alleanza di vita e di benessere
e io glieli concessi; alleanza di timore
ed egli mi temette ed ebbe riverenza del mio nome.
6Un insegnamento fedele era sulla sua bocca,
né c'era falsità sulle sue labbra;
con pace e rettitudine ha camminato davanti a me
e ha trattenuto molti dal male.
7Infatti le labbra del sacerdote
devono custodire la scienza
e dalla sua bocca si ricerca l'istruzione,
perché egli è messaggero del Signore degli eserciti.
8Voi invece vi siete allontanati dalla retta via
e siete stati d'inciampo a molti
con il vostro insegnamento;
avete rotto l'alleanza di Levi,
dice il Signore degli eserciti.
9Perciò anch'io vi ho reso spregevoli
e abbietti davanti a tutto il popolo,
perché non avete osservato le mie disposizioni
e avete usato parzialità riguardo alla legge.
10Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l'uno contro l'altro profanando l'alleanza dei nostri padri?11Giuda è stato sleale e l'abominio è stato commesso in Israele e in Gerusalemme. Giuda infatti ha osato profanare il santuario caro al Signore e ha sposato le figlie d'un dio straniero!12Elimini il Signore chi ha agito così dalle tende di Giacobbe, il testimone e il mallevadore, e colui che offre l'offerta al Signore degli eserciti.
13Un'altra cosa fate ancora; voi coprite di lacrime, di pianti e di sospiri l'altare del Signore, perché egli non guarda all'offerta, né la gradisce con benevolenza dalle vostre mani.14E chiedete: Perché? Perché il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che ora perfidamente tradisci, mentr'essa è la tua consorte, la donna legata a te da un patto.
15Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? Che cosa cerca quest'unico essere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza.16Perché io detesto il ripudio, dice il Signore Dio d'Israele, e chi copre d'iniquità la propria veste, dice il Signore degli eserciti. Custodite la vostra vita dunque e non vogliate agire con perfidia.
17Voi avete stancato il Signore con le vostre parole; eppure chiedete: Come lo abbiamo stancato? Quando affermate: Chiunque fa il male è come se fosse buono agli occhi del Signore e in lui si compiace; o quando esclamate: Dov'è il Dio della giustizia?
Lettera ai Romani 15
1Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare l'infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi.2Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo.3Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso, ma come sta scritto: 'gli insulti di coloro che ti insultano sono caduti sopra di me'.4Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza.5E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù,6perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
7Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio.8Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri;9le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
'Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane,
e canterò inni al tuo nome'.
10E ancora:
'Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo.'
11E di nuovo:
'Lodate, nazioni tutte, il Signore;
i popoli tutti lo esaltino'.
12E a sua volta Isaia dice:
'Spunterà il rampollo di Iesse,
colui che sorgerà a giudicare le nazioni:
in lui le nazioni spereranno'.
13Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo.
14Fratelli miei, sono anch'io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l'un l'altro.15Tuttavia vi ho scritto con un po' di audacia, in qualche parte, come per ricordarvi quello che già sapete, a causa della grazia che mi è stata concessa da parte di Dio16di essere un ministro di Gesù Cristo tra i pagani, esercitando l'ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo.17Questo è in realtà il mio vanto in Gesù Cristo di fronte a Dio;18non oserei infatti parlare di ciò che Cristo non avesse operato per mezzo mio per condurre i pagani all'obbedienza, con parole e opere,19con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito. Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo.20Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui,21ma come sta scritto:
'Lo vedranno coloro ai quali non era stato annunziato
e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno'.
22Per questo appunto fui impedito più volte di venire da voi.23Ora però, non trovando più un campo d'azione in queste regioni e avendo già da parecchi anni un vivo desiderio di venire da voi,24quando andrò in Spagna spero, passando, di vedervi, e di esser da voi aiutato per recarmi in quella regione, dopo avere goduto un poco della vostra presenza.
25Per il momento vado a Gerusalemme, a rendere un servizio a quella comunità;26la Macedonia e l'Acaia infatti hanno voluto fare una colletta a favore dei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme.27L'hanno voluto perché sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessità materiali.28Fatto questo e presentato ufficialmente ad essi questo frutto, andrò in Spagna passando da voi.29E so che, giungendo presso di voi, verrò con la pienezza della benedizione di Cristo.30Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l'amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio,31perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità,32sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.
Capitolo II: La verità si fa sentire dentro di noi senza altisonanti parole
Leggilo nella Biblioteca
1. "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). "Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello che tu proclami" (Sal 118,125). Disponi il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero una volta a Mosè i figli di Israele: "Parlaci tu, e potremo ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne moriamo" (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore. Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di desiderio, io ti chiedo ardentemente: "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla. Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito; parlano bene, ma, se tu non intervieni, non accendono il cuore; lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato; presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla. Essi operano solamente all'esterno, ma tu prepari ed illumini i cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all'ascolto il potere di comprendere.
2. Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica, conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. "Parla, dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10): "tu hai infatti parole di vita eterna" (Gv 6,69). Parlami, affinché scenda un po' di consolazione all'anima mia, e tutta la mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.
DISCORSO 95 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MC 8, 1-9, OVE SI RIFERISCE DEL MIRACOLO DEI SETTE PANI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa Sacra Scrittura come una tavola imbandita.
1. Quando vi spieghiamo le Sacre Scritture, vi spezziamo, per così dire, il pane. Voi accoglietelo con grande avidità, e fate sgorgare dal cuore una lode abbondante; e poiché vi saziate al banchetto, non siate scarsi di opere e di azioni buone. Ma ciò che io vi dispenso non è roba mia. Io mangio ciò che mangiate voi, vivo anch'io di ciò di cui vivete voi. Abbiamo in cielo una dispensa comune; di lì viene la parola di Dio.
Il miracolo dei sette pani in senso allegorico.
2. I sette pani simboleggiano le sette differenti azioni dello Spirito Santo; i quattromila individui sono figura della Chiesa posta sotto l'autorità dei quattro Vangeli; le sette ceste piene di pezzi avanzati 1 ì rappresentano la perfezione della Chiesa. In effetti spesso con questo numero è raffigurata la perfezione. Come si spiega infatti ciò che sta scritto: Ti loderò sette volte al giorno 2? Sbaglia forse uno che non lodasse il Signore altrettante volte? Che significa dunque: Ti loderò sette volte? Significa solo: "Non cesserò mai di lodarti". Chi dice: sette volte, vuole indicare tutto il tempo; per questo il corso dei secoli si compie con l'avvicendarsi continuo dei sette giorni della settimana. Che significa dunque: Ti loderò sette volte al giorno? Significa ciò che è detto in un altro passo: La sua lode sarà sempre sulla mia bocca 3. In rapporto alla stessa perfezione Giovanni scrive alle sette Chiese. L'Apocalisse è un libro dell'evangelista Giovanni: scrive alle sette Chiese 4. Siate veritieri, riconoscete il simbolismo di quelle sette ceste. In realtà quei pezzi avanzati non andarono perduti ma tornarono utili anche a voi poiché anche voi appartenete alla Chiesa. Per il fatto poi che vi spiego queste verità, io servo Cristo; voi invece quando ascoltate tranquillamente, state a tavola. Io sto seduto col corpo ma sto in piedi col cuore e nel prestarvi il mio servizio, mi preoccupo di evitare che qualcuno di voi si disgusti non già del cibo ma del piatto su cui vi è offerto. Voi sapete - l'avete sentito ripetere spesso - che il banchetto di Dio richiede lo spirito, non il ventre.
Significato simbolico relativo agli sfamati con i sette pani.
3. Non c'è dubbio che furono saziate quattromila persona con sette pani; che cosa c'è di più meraviglioso? E tuttavia ciò non sarebbe stato sufficiente, se non fossero state riempite anche sette ceste dei pezzi avanzati. O misteri profondi! Erano opere meravigliose, ma opere che parlavano! Se ne capirai il significato, quei fatti sono parole. Anche voi fate parte di quei quattromila, poiché vivete sotto l'autorità dei quattro Vangeli. Nel numero degli sfamati non rientravano i bambini e le donne. In realtà così è detto: Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare i bambini e le donne 5. Come se gli insensati e gli effeminati fossero incalcolabili! Tuttavia cerchino di mangiare anche loro. Si mettano a mangiare; forse così i bambini cresceranno e cesseranno d'essere bambini; forse gli effeminati si correggeranno e diventeranno casti. Vengano a mangiare: noi stiamo qui a distribuire il cibo, a prenderci cura di voi. Ma è Dio che esamina i convitati alla sua tavola e, se non si correggeranno, Colui che ha potuto invitarli, potrà pure separarli.
Chi è colui che invita al banchetto.
4. Lo sapete, carissimi; richiamate alla mente la parabola del Vangelo, ricordate che il Signore entrò nella sala del banchetto per vedere i commensali in un banchetto offerto da lui. Il capofamiglia, come sta scritto, vi trovò un individuo senza l'abito di nozze 6 Orbene, a invitare alle nozze era stato lo sposo ch'è bello al di sopra dei figli degli uomini 7. Quello sposo si è fatto brutto per la sua sposa brutta al fine di renderla bella. Come mai, egli ch'era bello, s'è fatto brutto? Se non lo proverò, sarò blasfemo. Della sua bellezza mi dà testimonianza il Profeta che dice: Bello al di sopra dei figli degli uomini. Della sua bruttezza mi dà testimonianza un altro Profeta che dice: Lo abbiamo visto privo di bellezza e di avvenenza, ma il suo volto era privo di maestà e deforme era il suo aspetto 8. O Profeta, a te che dici: Bello al di sopra dei figli degli uomini, si contrappone un'affermazione contraria: contro di te viene fuori un altro Profeta e dice: "Tu mentisci"; lo abbiamo visto noi. Che significa ciò che afferma: Bello al di sopra dei figli degli uomini? Noi abbiamo visto ch'egli non aveva né bellezza né attrattiva. Dunque questi due Profeti sono in contraddizione riguardo alla pietra angolare di pace? Ambedue parlano di Cristo, ambedue parlano della pietra angolare. Nell'angolo concordano le pareti. Se non vanno d'accordo, l'edificio non sussiste, ma va in rovina. I Profeti vanno d'accordo, non lasciamoli nel contrasto, anzi, al contrario, cerchiamo di capire il loro accordo, poiché essi non possono essere in disaccordo. Tu, Profeta, che dici: Bello al di sopra dei figli degli uomini, dove l'hai visto? Rispondi, rispondi: dove l'hai visto? Pur sussistendo nella natura di Dio, egli non reputò come un'usurpazione il suo essere uguale a Dio 9. Ecco dove l'ho visto. Dubiti forse che Colui ch'è uguale a Dio sia bello al di sopra dei figli degli uomini? Tu hai risposto; risponda ora colui che dice: Noi lo abbiamo visto e non aveva né bellezza né attrattiva. Tu lo dici, ma dimmi dove l'hai visto. Egli comincia dalle parole del medesimo Apostolo; questo Profeta comincia a citare dove ha terminato a citare il primo. Dove ha terminato questo? Pur sussistendo nella natura di Dio, non considerò come un'usurpazione il suo essere uguale a Dio. Ecco dove ha visto Colui ch'è bello al di sopra dei figli degli uomini; ora devi dire tu dove lo hai veduto che non aveva né bellezza né attrattiva. Ecco dove: Ma spogliò se stesso prendendo la natura di servo, e divenne simile agli uomini avendo preso l'aspetto di uomo 10. A proposito della sua deformità l'Apostolo dice ancora: Umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte sulla croce 11. Ecco dove l'ho visto. Ambedue dunque vanno d'accordo e sono in pace tra loro. Che cosa c'è di più bello di Dio? Che cosa più deforme del Crocifisso?
L'invitato che non aveva l'abito di nozze.
5. Ecco dunque questo sposo bello al di sopra dei figli degli uomini 12, che si è fatto deforme per far bella la sua sposa; la sposa alla quale viene detto: O bellissima tra le donne! 13. Di questa si dice: Chi è costei che sale imbiancata 14 tutta splendente, non già offuscata da un colorito fallace? Questo sposo dunque, che aveva invitato alle nozze, trovò un tale che non aveva l'abito di nozze e gli disse: Amico, perché sei entrato qua senza avere l'abito di nozze? Quello ammutolì, poiché non trovò nulla da rispondergli. Allora il capofamiglia, ch'era entrato, disse: Legategli le mani e i piedi e gettatelo fuori nelle tenebre ove piangerà e batterà i denti 15. Per una colpa così piccola un castigo così grave? Grave senza dubbio! Si dice ch'è una colpa lieve non avere l'abito di nozze: è lieve per quelli che non la capiscono. Quando mai il capofamiglia si sarebbe irritato in quel modo, avrebbe giudicato in quel modo, sì da far cacciare, legato mani e piedi, fuori nelle tenebre a piangere e a battere i denti quel tale trovato senza l'abito di nozze, se l'essere privo di quell'abito non fosse stata una colpa assai grave? Io dico che voi siete stati invitati per mezzo mio e anche se vi ha invitato il capofamiglia, vi ha invitati per mezzo mio. Tutti siete nella sala del banchetto: dovete avere l'abito di nozze. Vi spiego qual è, affinché l'abbiate tutti e, se adesso mi ascolta qualcuno sprovvisto dell'abito di nozze, si cambi in meglio e indossi l'abito di nozze prima che arrivi il padre di famiglia e ispezioni i propri convitati, in modo che tu stia a tavola senza preoccupazione.
Quell'unico invitato cacciato via ne raffigura molti.
6. Ma in realtà, carissimi, quel tale che fu cacciato fuori dalla sala non raffigura un unico individuo: no assolutamente. Ne raffigura molti. E lo stesso Signore che raccontò questa parabola, lo stesso Sposo che invita al convivio e vivifica i convitati, egli in persona proprio lì in quello stesso passo, nella stessa parabola spiegò che quello non raffigura un unico individuo, ma molti. Non vado lontano, a questo punto spiego, a questo punto spezzo il pane e lo metto innanzi per farlo mangiare. Infatti dopo che quel tale sprovvisto dell'abito di nozze fu cacciato fuori nelle tenebre, egli soggiunse immediatamente: Molti infatti sono chiamati ma pochi sono ammessi 16. Hai fatto cacciare uno solo e dici: Molti infatti sono chiamati ma pochi sono ammessi. Senza dubbio quelli ammessi non sono cacciati: anche gli stessi ch'erano rimasti a tavola erano pochi; molti dunque erano raffigurati in quell'unico individuo, poiché quest'unico sprovvisto dell'abito di nozze significa un'unica massa di cattivi.
L'abito di nozze è la carità.
7. Che significa "l'abito di nozze"? Cerchiamolo nelle Sacre Scritture. Che significa l'abito di nozze? Senza dubbio è qualcosa che non hanno in comune i buoni e i cattivi: cerchiamolo e troveremo che cosa significa l'abito di nozze. Tra i doni di Dio che cos'è che non hanno in comune i buoni e i cattivi? L'essere noi uomini e non bestie è un dono di Dio ma è comune ai buoni e ai cattivi. La luce che sorge dal cielo, la pioggia che cade dalle nubi o che sgorga dalle sorgenti, i frutti dei campi sono bensì doni di Dio, ma comuni ai buoni e ai cattivi. Entriamo nella sala del banchetto di nozze, lasciamo di fuori coloro che non sono venuti pur essendo stati invitati. Consideriamo solo i convitati, cioè i cristiani. Il battesimo è un dono di Dio: lo hanno i buoni e i cattivi. Ricevono i sacramenti dell'altare i buoni e i cattivi. Profetò Saul, ch'era malvagio e nemico a un servo di Dio, il quale era molto santo, e profetò pur perseguitandolo 17. Si dice forse che credono solo i buoni? Credono anche i demoni, ma tremano di spavento 18. Che farò? Ho esaminato tutti i doni e ancora non sono arrivato a vedere quell'abito di nozze; ho esposto davanti a voi tutto ciò che avevo nel mio sacco, ho considerato tutto o quasi tutto e non sono ancora giunto a quell'abito. In un passo delle sue lettere l'apostolo Paolo mi ha portato un grande involto pieno di cose preziose; l'ha svolto davanti a me e gli ho detto: "Mostrami se per caso hai trovato qui l'abito di nozze". Ha preso ad esaminare ciascuna di quelle cose e a dire: Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se avessi il dono della scienza e della profezia, se avessi una fede talmente perfetta da smuovere i monti, se distribuissi tutti i miei averi ai poveri e lasciassi bruciare il mio corpo 19. Vesti preziose, tuttavia non è ancora l'abito di nozze. Mostraci finalmente la veste nuziale. Perché ci tieni sulla corda, o Apostolo? Forse è la profezia il dono di Dio che non hanno buoni e cattivi. No. Se non avrò la carità - dice io non valgo nulla, non mi giova nulla 20. Ecco l'abito di nozze. Indossatelo, o convitati, per sedervi a tavola tranquilli. Non dite: "Per avere questo abito noi siamo poveri". Vestite gli altri e vestitevi voi stessi. È inverno: vestite gl'ignudi; nudo è Cristo e a chiunque di voi che non ha l'abito di nozze, lo darà lui. Correte da lui, chiedetelo a lui; egli è capace di santificare i suoi fedeli, vestire i suoi ignudi. Affinché, avendo l'abito di nozze, possiate non temere le tenebre di fuori, le catene alle mani e ai piedi, non manchino le opere buone. Se queste mancheranno, che cosa potrà fare uno con le mani legate? dove potrà fuggire uno con i piedi legati? Cercate di possedere l'abito di nozze, indossatelo e state seduti a tavola sicuri quando verrà a ispezionare. Arriverà il giorno del giudizio; ora vi viene concesso un largo spazio di tempo, perciò chi una volta era nudo indossi l'abito.
1 - Cf. Mc 8, 6-8.
2 - Sal 118, 164.
3 - Sal 33, 2.
4 - Cf. Ap 1, 4.
5 - Mt 15, 38.
6 - Mt 22, 11.
7 - Sal 44, 3.
8 - Is 53, 2.
9 - Fil 2, 6.
10 - Fil 2, 7.
11 - Fil 2, 8.
12 - Sal 44, 3.
13 - Ct 1, 7.
14 - Ct 3, 6 (sec. LXX )
15 - Mt 22, 12-13.
16 - Mt 22, 14.
17 - Cf. 1 Sam 19.
18 - Gc 2, 19.
19 - 1 Cor 13, 1 ss.
20 - 1 Cor 13, 3.
11 - I santi angeli annunciano il natale del nostro Salvatore, e i pastori vengono ad adorarlo.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca489. Dopo che le schiere celesti avevano celebrato nella grotta di Betlemme la natività del loro Dio fatto uomo, nostro redentore, alcune di esse furono subito inviate dal Signore in diverse parti, perché annunziassero la buona notizia a coloro che, secondo la divina volontà, erano pronti ad accoglierla. Il santo principe Michele si recò dai santi padri del limbo, e annunciò loro che era già nato l'Unigenito dell'eterno Padre fatto uomo, e che si trovava in una mangiatoia tra animali, umile e mansueto, come essi lo avevano profetizzato. Specialmente parlò ai santi Gioacchino ed Anna da parte della fortunata madre, perché ella stessa glielo aveva ordinato, e si congratulò con loro, perché la loro figlia teneva già nelle sue braccia l'atteso dalle genti, annunziato da tutti i Profeti e Patriarchi. Quello fu il giorno della maggior consolazione ed esultanza, che in un così lungo esilio avesse ricevuto tutto quel gran numero di giusti e santi. Riconoscendo tutti il nuovo uomo e Dio vero come l'autore della salvezza eterna, formarono nuovi cantici di lode in suo onore, lo adorarono e gli resero culto. San Gioacchino e sant'Anna, per mezzo del messo celeste san Michele, pregarono Maria santissima, loro figlia, di venerare a nome di entrambi il bambino Gesù, frutto benedetto del suo grembo verginale. La gran Regina del mondo, all'udire con estremo giubilo tutto ciò che il santo principe le riferì rispetto ai padri del limbo, esaudì subito questo desiderio.
490. Un altro angelo, di quelli che assistevano e custodivano la divina Madre, fu inviato a santa Elisabetta ed al suo figlio Giovanni. Quando fu loro annunziata la recente nascita del redentore, la prudente madre ed il suo tenero bambino si prostrarono a terra ed adorarono il loro Dio incarnato, in spirito e verità. Il bambino, consacrato suo precursore e rinnovato interiormente, fu ricolmo di Spirito Santo con un ardore maggiore di quello di Elia. Questi misteri suscitarono negli stessi angeli nuova meraviglia e lode. Anche san Giovanni e sua madre pregarono la nostra Regina, per mezzo degli angeli, di adorare in nome di entrambi il suo Figlio santissimo, al quale nuovamente si offrirono per servirlo, e ciò fu subito adempiuto dalla celeste regina.
491. Santa Elisabetta si affrettò a mandare uno dei suoi a Betlemme, inviando per suo tramite un regalo alla felice Madre del bambino Gesù, consistente in una certa somma di danaro, un telo ed altre cose per il neonato, la sua povera madre ed il suo sposo. Il messaggero parti col solo ordine di visitare sua cugina e Giuseppe, di osservare lo stato e la necessità in cui si trovavano, e di riportarle notizie certe e chiare di ogni cosa e della loro salute. Questo uomo non ebbe altra notizia del mistero all'infuori di quella che appariva all'esterno; tuttavia, meravigliato e toccato da una forza divina, tornò rinnovato interiormente, e con ammirabile giubilo raccontò a santa Elisabetta la povertà e l'affabilità della sua parente, del bambino e di Giuseppe, e ciò che aveva sperimentato nel vedere tutto ciò. Una così sincera relazione produsse meravigliosi effetti nel docile cuore della pia madre e, se non fosse intervenuta la divina volontà che ordinava di custodire il segreto di un così alto mistero, non avrebbe potuto trattenersi dal visitare la Madre vergine ed il bambino Gesù. Delle cose che ella loro inviò, la Regina si valse solo in parte per supplire in una certa misura alla povertà in cui si trovava, e distribuì il rimanente ai poveri, perché voleva che restassero con lei tutti i giorni in cui avrebbe dimorato nella grotta della natività.
492. Anche altri angeli si recarono a dare le medesime notizie a Zaccaria, a Simeone, alla profetessa Anna, e ad alcuni altri giusti e santi, ai quali si poteva confidare il nuovo mistero della nostra redenzione. Poiché il Signore li aveva trovati degnamente preparati per riceverlo con lode e frutto, pareva come dovuto alla loro virtù rivelare ad essi il beneficio che veniva concesso al genere umano. Sebbene non tutti i giusti della terra conoscessero allora questo mistero, ognuno di essi sentì alcuni effetti divini nell'ora in cui nacque il Salvatore del mondo, perché tutti quelli che avevano in sé la grazia avvertirono un intimo giubilo nuovo e soprannaturale, benché ne ignorassero la causa. Questi cambiamenti non avvennero solo negli angeli e nei giusti, ma anche in esseri inanimati, dal momento che tutti gli influssi dei pianeti furono rinnovati e potenziati. Il sole affrettò il suo corso, le stelle divennero più luminose e, in quella notte, per i Magi si formò la miracolosa stella che li indirizzò a Betlemme. Molti alberi fiorirono ed altri fruttificarono. Alcuni templi dedicati agli idoli crollarono, altri simulacri andarono in frantumi e da essi uscirono i demoni. Gli uomini attribuirono tutti questi miracoli, e molti altri che in quel giorno si verificarono nel mondo, a cause diverse, deviando dalla verità. Solamente tra i giusti vi furono molti che, per ispirazione divina, intuirono o credettero che Dio fosse venuto nel mondo, benché nessuno lo sapesse con certezza, salvo quelli ai quali egli stesso lo aveva rivelato. Fra essi vi erano i tre re Magi, ai quali vennero inviati altri angeli della custodia della Regina, che a ciascuno singolarmente, nel proprio luogo di provenienza in Oriente, rivelarono intellettualmente per via di locuzione interiore, che il Redentore del genere umano era nato in povertà ed umiltà. Con questa rivelazione vennero loro infusi nuovi desideri di cercarlo e di adorarlo, e subito videro la prodigiosa stella, che li guidò a Betlemme, come riferirò in seguito.
493. Fra tutti furono assai fortunati i pastori di quella regione, che vigilanti custodivano i loro greggi nell'ora stessa della natività, non solo perché vegliavano con quella onesta sollecitudine e ansia che provavano per Dio, ma anche perché erano poveri, umili e disprezzati dal mondo, giusti e sinceri di cuore. Costoro facevano parte del numero di quelli che nel popolo d'Israele attendevano e desideravano con fervore la venuta del Messia, e ne parlavano fra loro frequentemente. Tanto più assomigliavano all'Autore della vita, quanto più erano lontani dal lusso, dall'ostentazione mondana e dalla sua diabolica malizia. Con queste nobili qualità rappresentavano il compito che veniva a svolgere il buon Pastore, a riconoscere cioè le sue pecorelle, e ad essere da esse riconosciuto. Appunto perché si trovavano in così conveniente disposizione, meritarono di essere chiamati dal Signore, come primizie dei santi, ad essere i primi tra i mortali ai quali il Verbo eterno incarnato si manifestava e comunicava, ricevendo da loro la lode, il servizio e l'adorazione. A questo scopo fu inviato il santo arcangelo Gabriele che, mentre vegliavano, apparve loro in forma umana visibile, con grande splendore di candidissima luce.
494. I pastori improvvisamente si trovarono circondati e avvolti da un fulgore celeste, ed alla vista dell'angelo, non essendo abituati a tali rivelazioni, ebbero gran timore. Allora il santo principe li rincuorò e disse loro: «Uomini sinceri, non temete, perché io vi annunzio una grande gioia: oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore, Cristo nostro Signore. Come segno a conferma di questa verità, troverete un bambino avvolto in fasce, e deposto in una mangiatoia». A queste parole del santo arcangelo apparve all'improvviso una grande schiera celeste, che con dolci voci armoniose inneggiava all'Altissimo, dicendo: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà». Ripetendo questo divino cantico, così nuovo nel mondo, i santi angeli si dileguarono, e tutto ciò avvenne durante la quarta vigilia della notte, cioè nelle ore immediatamente prima dell'alba. In seguito a questa visione angelica, gli umili e fortunati pastori rimasero pieni di luce divina, profondamente animati ed accesi dal desiderio comune di aumentare la loro felicità, e di recarsi a riconoscere con i propri occhi il mistero altissimo, che quell'annuncio aveva loro rivelato.
495. I segni dati dal santo arcangelo non parevano loro adeguati, né proporzionati alla grandezza del neonato. Infatti, l'indicazione del bambino nella mangiatoia avvolto in umili e poveri panni non sarebbe stata sufficiente a far conoscere loro la maestà del Re, se non fosse stata rivelata per ispirazione divina, dalla quale furono illuminati e guidati. Tuttavia, essendo privi dell'arroganza e della sapienza mondana, furono prontamente istruiti nella scienza divina. Parlando tra loro di ciò che ciascuno pensava di quella ispirazione, decisero di portarsi in tutta fretta a Betlemme, per vedere la meraviglia che avevano udito da parte del Signore. Partirono senza indugio e, giunti alla grotta, trovarono, come dice san Luca, Maria, Giuseppe, e il bambino adagiato nel presepio. A tale vista, conobbero la verità di ciò che avevano udito del bambino. Questa esperienza e visione fu seguita da un'ulteriore illuminazione, che ricevettero alla vista del Verbo incarnato, perché quando i pastori posero gli occhi su di lui, anch'egli volse loro lo sguardo, emanando dal viso un grande splendore, i cui fulgidi raggi ferirono il cuore sincero di ciascuno di quegli uomini poveri e felici. Con potenza divina egli li rinnovò e trasformò interiormente, comunicando loro un essere nuovo di grazia e santità, elevazione spirituale e pienezza di conoscenza divina dei misteri altissimi dell'incarnazione e redenzione del genere umano.
496. Si prostrarono tutti a terra ed adorarono il Verbo incarnato; non come persone rozze e ignoranti, ma sagge e prudenti lo lodarono, confessarono ed esaltarono per vero Dio ed uomo, salvatore e redentore del genere umano. La Signora del cielo, madre del bambino Gesù, era attenta a tutto ciò che i pastori dicevano e facevano, sia esteriormente che interiormente, perché penetrava l'intimo dei loro cuori. Con altissima sapienza e prudenza meditava e custodiva tutte queste cose nel suo cuore, contemplandole alla luce dei misteri che in esso serbava, e con le sacre Scritture e profezie. Poiché ella era allora la voce dello Spirito Santo e la lingua del bambinello, parlò ai pastori, e li istruì, esortandoli alla perseveranza nell'amore divino e nel servizio dell'Altissimo. Essi ancora la interrogarono a modo loro, e risposero molte cose circa i misteri che avevano conosciuto. Rimasero nella grotta dallo spuntar dell'alba sino a dopo il mezzogiorno, tempo in cui la nostra gran Regina, dopo aver dato loro da mangiare, li congedò pieni di grazie e di consolazioni celesti.
497. Nei giorni seguenti, in cui Maria santissima, il bambino Gesù e san Giuseppe dimorarono nella grotta, questi santi pastori ritornarono alcune volte a visitarli, portando in regalo ciò che la loro povertà permetteva di donare. Ciò che l'evangelista san Luca riferisce, cioè che coloro che avevano udito i pastori parlare delle cose da loro vedute erano pieni di meraviglia, non avvenne se non dopo che la Regina del cielo, Gesù e Giuseppe se n'erano andati da Betlemme, perché così aveva disposto la sapienza divina, la quale fece sì che i pastori non potessero rivelare prima di allora l'accaduto. Non tutti quelli che li udirono però diedero loro credito, perché per alcuni erano solo gente grezza e incolta, ma essi furono santi e ripieni di conoscenza divina sino alla morte. Tra quelli che credettero loro vi fu Erode, benché non per fede o devozione, ma per timore vile e mondano di perdere il regno. Egli tolse la vita a tanti bambini, ed anche alcuni figli di questi uomini santi meritarono la stessa sorte gloriosa. I loro padri li offrirono con gioia al martirio che essi desideravano, soffrendo per il Signore che già conoscevano.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
498. Figlia mia, la comune dimenticanza e poca avvertenza che i mortali hanno in ordine alle opere del loro Salvatore è cosa riprovevole, perché tutti questi misteri sono pieni di amore, di misericordia e di insegnamento per loro. Tu sei stata chiamata ed eletta affinché, con la luce e la conoscenza che ricevi, non incorra in questa pericolosa stoltezza e ignoranza. Perciò voglio che, nei misteri da te ora descritti, consideri e mediti l'ardentissimo amore del mio Figlio santissimo nel comunicarsi agli uomini fin dalla sua stessa nascita, nel desiderio che subito partecipassero del frutto e della gioia della sua venuta. Gli uomini non riconoscono quest'obbligo, perché pochi sono quelli che comprendono gli impegni che comportano dei benefici così singolari, come anche fu piccolo il numero di quelli che videro il Verbo incarnato subito dopo la nascita, e lo ringraziarono per la sua venuta. Intanto ignorano la causa della loro sventura e cecità, che non fu né è da parte del Signore né del suo amore, ma da parte loro, per i peccati e la cattiva inclinazione naturale, perché se non lo avesse impedito la loro colpa originale, a tutti o a molti sarebbe stata concessa la stessa luce, che fu data ai giusti, ai pastori ed ai Magi. Poiché questi furono così pochi, comprenderai in quale infelice condizione si trovasse il mondo alla nascita del Verbo incarnato, e il misero stato in cui adesso si trovano gli uomini, i quali, pur avendo maggiore consapevolezza della propria condizione, si dimenticano di corrispondere e di rendere grazie come dovrebbero.
499. Medita ora il disinteresse dei mortali nel secolo presente, in cui, pur essendo la luce del Vangelo così manifestata e confermata dalle opere meravigliose che Dio ha operato nella sua Chiesa, sono così pochi i perfetti e quelli che vogliono disporsi per partecipare maggiormente degli effetti e del frutto della redenzione. Anche se si è tanto esteso il numero degli stolti e i vizi si sono dilatati a dismisura, alcuni pensano che siano molti i perfetti, perché non vedono tanta temerarietà contro Dio. Tuttavia, non sono tanti come si crede, anzi molto meno di quelli che dovrebbero essere in un tempo in cui Dio è tanto offeso dagli infedeli, e tanto desideroso di comunicare i tesori della sua grazia alla santa Chiesa per i meriti del suo Unigenito fatto uomo. Considera intanto, carissima, gli impegni cui ti richiama la conferma tanto chiara che ricevi di queste verità. Sii attenta, sollecita e vigilante per corrispondere a chi ti obbliga a tanto, senza che tu perda tempo od occasione nell'operare ciò che conosci come più santo e perfetto, perché, se t'impegnerai di meno, non soddisferai il tuo obbligo. Vedi come ti ammonisco, istruisco e comando di non accogliere invano un favore tanto singolare; non tenere dunque oziosa la grazia e la luce che ricevi, ma opera con pienezza di perfezione e gratitudine.
17-50 Giugno 25, 1925 Come le croci aprono le porte a nuove manifestazioni, a lezioni più segrete, ai doni più grandi. Per vivere nella Divina Volontà, l’anima deve fare il sacrificio totale di tutto, ma tutto starà nel comprenderla, conoscerla ed amarla.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio adorabile Gesù, tutto amore e tenerezza, è venuto alla povera anima mia. Prima si è messo a me vicino e mi guardava fissa, come se mi volesse dire tante cose, ma voleva allargare la mia intelligenza perché era incapace di poter ricevere e comprendere ciò che Lui voleva dirmi; poi si è disteso su tutta la mia persona e mi nascondeva sotto di Lui, copriva la mia faccia con la sua, le mie mani, i miei piedi coi suoi; mi pareva che stava tutto attento a coprirmi e a nascondermi sotto di Lui, affinché nulla più comparisse di me. Oh! come mi sentivo felice nascosta e coperta tutta da Gesù! Ed io non vedevo altro che Gesù, tutto mi era scomparso. Le gioie, la felicità della sua amabile presenza, come d’incanto erano tutte ritornate a rivivere nel mio povero cuore; il dolore era da me sbandito, né mi ricordavo più la sua privazione che mi era costata pene mortali. Oh! come è facile dimenticare tutto stando con Gesù! Ora, dopo che mi ha tenuto per qualche tempo tutta coperta e nascosta in Lui, tanto che io credevo che non più mi lasciasse, lo sentivo che chiamava gli angeli, i santi, che venissero a vedere ciò che Gesù faceva con me, ed il modo come mi teneva coperta sotto alla sua adorabile persona. Onde dopo mi ha partecipato le sue pene, ed io tutto gli facevo fare, e sebbene mi sentivo come stritolare da quelle pene, mi sentivo felice e provavo le gioie che contiene il Voler Divino quando l’anima si abbandona in Esso, anche soffrendo. Quindi, dopo che mi ha fatto patire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Volontà vuole sempre più darsi a te, e per più darsi, vuole più farsi comprendere, e per rendere più stabile, più sicuro, più apprezzabile ciò che ti manifesta, ti dà nuove pene per maggiormente disporti e preparare in te il vuoto dove deve deporre le sue verità. Vuole il nobile corteggio del dolore per essere sicura dell’anima, e potersi fidare di lei, è sempre il dolore, le croci che aprono le porte a nuove manifestazioni, a lezioni più segrete, ai doni più grandi che voglio deporre in te, perché se l’anima resiste alla mia Volontà penante, dolente, si renderà capace di ricevere la mia Volontà felicitante, ed acquisterà l’udito per capire le nuove lezioni della mia Volontà; il dolore le farà acquistare il linguaggio celeste, in modo da saper ridire le nuove lezioni imparate”.
(3) Io nel sentir ciò gli ho detto: “Mio Gesù e mia vita, mi sembra che ci vuole completo sacrificio per fare la tua Volontà e vivere in Essa, a primo aspetto sembra nulla, ma poi, alla pratica, sembra difficile; quel non avere neppure nelle cose sante, nello stesso bene, neppure un fiato di volontà propria, all’umana natura sembra troppo dolente, quindi, mai potranno le anime giungere a vivere nel tuo Volere con il totale sacrificio di tutto?”.
(4) E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, il tutto sta nel capire il gran bene che le viene col fare la mia Volontà, chi è questa Volontà che vuole questo sacrificio, e come questa Volontà Suprema non si adatta ad essere intramezzata e convivere con una volontà bassa, piccola e finita; Essa vuole rendere eterni, infiniti e divini gli atti dell’anima che vuol vivere nella mia Volontà, e come può far ciò se lei vuol mettere il suo fiato della volontà umana, fosse anche cosa santa come tu dici? Ma è sempre una volontà finita, e allora non sarebbe più una realtà il vivere nella mia Volontà, ma un modo di dire. Invece, l’ufficio della mia Volontà è dominio totale, ed è giusto che il piccolo atomo della volontà umana resti conquiso e perda il suo campo d’azione nella mia Volontà. Che diresti se una piccola lucerna, un fiammifero, una favilla di fuoco volesse andare nel sole per fare la sua via e formavi il suo campo di luce, d’azione nel centro del sole? Se il sole avesse ragione si sdegnerebbe, e la sua luce ed il suo calore annienterebbe quella piccola lucerna, quel fiammifero, quella favilla; e tu, per prima li burleresti, condannando la loro temerità di voler fare il loro campo d’azione nella luce del sole. Tale è il fiato della volontà umana, anche nel bene, nella mia, perciò sta attenta che in nulla la tua abbia vita; e tutta ti ho coperto e nascosto in Me, affinché non abbia altro occhio che di guardare solo la mia Volontà, per darle il libero campo d’azione nell’anima tua. Piuttosto il difficile starà nel comprendere il vivere nel mio Volere, non nel sacrificarsi, perché quando avranno capito il gran bene che loro viene, che da poveri saranno ricchi, da schiavi di vili passioni saranno liberi e dominanti, da servi padroni, da infelici felici e anche nelle pene di questa povera vita, e tutti i beni che ci sono nel mio Volere, il sacrificio totale di tutto, per loro sarà un onore, sarà desiderato, voluto e sospirato. Ecco perciò ti spingo tanto a manifestare ciò che riguarda la mia Volontà, perché il tutto starà nel comprenderla, conoscerla ed amarla”.
(5) Ed io: “Mio Gesù, se tanto ami e vuoi che questa tua Volontà sia conosciuta, affinché Essa abbia il suo campo d’azione divina nelle anime, deh! manifesta Tu stesso alle anime le sue verità ed il gran bene che contiene la tua Volontà, ed il gran bene che esse riceveranno. La tua parola diretta contiene una forza magica, una calamita potente, la virtù della potenza creatrice, oh! come è difficile non arrendersi al dolce incanto della tua parola divina! Perciò, detto direttamente da Te, tutti si arrenderanno”.
(6) E Gesù: “Figlia mia, è mio solito, l’ordine della mia eterna Sapienza, manifestare le mie opere più grandi prima ad una sola anima, accentrare in lei tutto il bene che la mia opera contiene, farmela con essa a tu per tu, come se nessun’altra esistesse. Quando il tutto ho fatto, in modo che posso dire che la mia opera l’ho completato del tutto in essa, tanto che nulla deve mancarle, allora la faccio scorrere come da vasto mare, a pro delle altre creature. Ciò feci con la mia Celeste Mamma: Primo trattai con Lei, come a tu per tu, l’opera della Redenzione; nessuna delle altre creature ne sapeva nulla; Lei si dispose a tutti i sacrifici, a tutti i preparativi necessari per farmi discendere dal Cielo in terra; feci tutto come se fosse la sola Redenta; ma dopo che mi mise fuori, alla luce, in modo che tutti potevano vedermi e prendere i beni della Redenzione, mi diedi a tutti, purché mi volessero ricevere. Così sarà della mia Volontà: Quando il tutto avrò completato in te, in modo che la mia Volontà trionferà di te, e tu di Essa, allora come acqua scorrerà a bene di tutti, ma è necessario far la prima anima, per avere le seconde”.