Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 5° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Matteo 26
1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".
6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".
14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".
26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".
30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:
'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'
32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.
36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".
47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.
57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:
d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".
65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".
69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.
Secondo libro di Samuele 13
1Dopo queste cose, accadde che, avendo Assalonne figlio di Davide, una sorella molto bella, chiamata Tamàr, Amnòn figlio di Davide si innamorò di lei.2Amnòn ne ebbe una tal passione, da cadere malato a causa di Tamàr sua sorella; poiché essa era vergine pareva impossibile ad Amnòn di poterle fare qualcosa.3Ora Amnòn aveva un amico, chiamato Ionadàb figlio di Simeà, fratello di Davide e Ionadàb era un uomo molto astuto.4Egli disse: "Perché, figlio del re, tu diventi sempre più magro di giorno in giorno? Non me lo vuoi dire?". Amnòn gli rispose: "Sono innamorato di Tamàr, sorella di mio fratello Assalonne".5Ionadàb gli disse: "Mettiti a letto e fingiti malato; quando tuo padre verrà a vederti, gli dirai: Permetti che mia sorella Tamàr venga a darmi da mangiare e a preparare la vivanda sotto i miei occhi, così che io veda; allora prenderò il cibo dalle sue mani".
6Amnòn si mise a letto e si finse malato; quando il re lo venne a vedere, Amnòn gli disse: "Permetti che mia sorella Tamàr venga e faccia un paio di frittelle sotto i miei occhi e allora prenderò il cibo dalle sue mani".7Allora Davide mandò a dire a Tamàr, in casa: "Va' a casa di Amnòn tuo fratello e prepara una vivanda per lui".8Tamàr andò a casa di Amnòn suo fratello, che giaceva a letto. Essa prese farina stemperata, la impastò, ne fece frittelle sotto i suoi occhi e le fece cuocere.9Poi prese la padella e versò le frittelle davanti a lui; ma egli rifiutò di mangiare e disse: "Allontanate tutti dalla mia presenza". Tutti uscirono.10Allora Amnòn disse a Tamàr: "Portami la vivanda in camera e prenderò il cibo dalle tue mani". Tamàr prese le frittelle che aveva fatte e le portò in camera ad Amnòn suo fratello.11Ma mentre gliele dava da mangiare, egli l'afferrò e le disse: "Vieni, unisciti a me, sorella mia".12Essa gli rispose: "No, fratello mio, non farmi violenza; questo non si fa in Israele; non commettere questa infamia!13Io dove andrei a portare il mio disonore? Quanto a te, tu diverresti come un malfamato in Israele. Parlane piuttosto al re, egli non mi rifiuterà a te".14Ma egli non volle ascoltarla: fu più forte di lei e la violentò unendosi a lei.15Poi Amnòn concepì verso di lei un odio grandissimo: l'odio verso di lei fu più grande dell'amore con cui l'aveva prima amata. Le disse:16"Alzati, vattene!". Gli rispose: "O no! Questo torto che mi fai cacciandomi è peggiore dell'altro che mi hai già fatto". Ma egli non volle ascoltarla.17Anzi, chiamato il giovane che lo serviva, gli disse: "Cacciami fuori costei e sprangale dietro il battente".18Essa indossava una tunica con le maniche, perché così vestivano, da molto tempo, le figlie del re ancora vergini. Il servo di Amnòn dunque la mise fuori e le sprangò il battente dietro.19Tamàr si sparse polvere sulla testa, si stracciò la tunica dalle lunghe maniche che aveva indosso, si mise le mani sulla testa e se ne andò camminando e gridando.20Assalonne suo fratello le disse: "Forse Amnòn tuo fratello è stato con te? Per ora taci, sorella mia; è tuo fratello; non disperarti per questa cosa". Tamàr desolata rimase in casa di Assalonne, suo fratello.21Il re Davide seppe tutte queste cose e ne fu molto irritato, ma non volle urtare il figlio Amnòn, perché aveva per lui molto affetto; era infatti il suo primogenito.22Assalonne non disse una parola ad Amnòn né in bene né in male; odiava Amnòn perché aveva violato Tamàr sua sorella.
23Due anni dopo Assalonne, avendo i tosatori a Baal-Cazòr, presso Èfraim, invitò tutti i figli del re.24Andò dunque Assalonne dal re e disse: "Ecco il tuo servo ha i tosatori presso di sé. Venga dunque anche il re con i suoi ministri a casa del tuo servo!".25Ma il re disse ad Assalonne: "No, figlio mio, non si venga noi tutti, perché non ti siamo di peso". Sebbene insistesse, il re non volle andare; ma gli diede la sua benedizione.26Allora Assalonne disse: "Se non vuoi venire tu, permetti ad Amnòn mio fratello di venire con noi". Il re gli rispose: "Perché dovrebbe venire con te?".27Ma Assalonne tanto insisté che Davide lasciò andare con lui Amnòn e tutti i figli del re. Assalonne fece un banchetto come un banchetto da re.28Ma Assalonne diede quest'ordine ai servi: "Badate, quando Amnòn avrà il cuore riscaldato dal vino e io vi dirò: Colpite Amnòn!, voi allora uccidetelo e non abbiate paura. Non ve lo comando io? Fatevi coraggio e comportatevi da forti!".29I servi di Assalonne fecero ad Amnòn come Assalonne aveva comandato. Allora tutti i figli del re si alzarono, montarono ciascuno sul suo mulo e fuggirono.30Mentre essi erano ancora per strada, giunse a Davide questa notizia: "Assalonne ha ucciso tutti i figli del re e neppure uno è scampato".31Allora il re si alzò, si stracciò le vesti e si gettò per terra; tutti i suoi ministri che gli stavano intorno, stracciarono le loro vesti.32Ma Ionadàb figlio di Simeà, fratello di Davide, disse: "Non dica il mio signore che tutti i giovani, figli del re, sono stati uccisi; il solo Amnòn è morto; per Assalonne era cosa decisa fin da quando Amnòn aveva fatto violenza a sua sorella Tamàr.33Ora non si metta in cuore il mio signore una tal cosa, come se tutti i figli del re fossero morti; il solo Amnòn è morto34e Assalonne è fuggito". Il giovane che stava di sentinella alzò gli occhi, guardò ed ecco una gran turba di gente veniva per la strada di Bacurìm, dal lato del monte, sulla discesa. La sentinella venne ad avvertire il re e disse: "Ho visto uomini scendere per la strada di Bacurìm, dal lato del monte".35Allora Ionadàb disse al re: "Ecco i figli del re arrivano; la cosa sta come il tuo servo ha detto".36Come ebbe finito di parlare, ecco giungere i figli del re, i quali alzarono grida e piansero; anche il re e tutti i suoi ministri fecero un gran pianto.37Quanto ad Assalonne, era fuggito ed era andato da Talmài, figlio di Ammiùd, re di Ghesùr. Il re fece il lutto per il suo figlio per lungo tempo.
38Assalonne rimase tre anni a Ghesùr, dove era andato dopo aver preso la fuga.39Poi lo spirito del re Davide cessò di sfogarsi contro Assalonne, perché si era placato il dolore per la morte di Amnòn.
Sapienza 5
1Allora il giusto starà con grande fiducia
di fronte a quanti lo hanno oppresso
e a quanti han disprezzato le sue sofferenze.
2Costoro vedendolo saran presi da terribile spavento,
saran presi da stupore per la sua salvezza inattesa.
3Pentiti, diranno fra di loro,
gemendo nello spirito tormentato:
4"Ecco colui che noi una volta abbiamo deriso
e che stolti abbiam preso a bersaglio del nostro scherno;
giudicammo la sua vita una pazzia
e la sua morte disonorevole.
5Perché ora è considerato tra i figli di Dio
e condivide la sorte dei santi?
6Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità;
la luce della giustizia non è brillata per noi,
né mai per noi si è alzato il sole.
7Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione;
abbiamo percorso deserti impraticabili,
ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.
8Che cosa ci ha giovato la nostra superbia?
Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia?
9Tutto questo è passato come ombra
e come notizia fugace,
10come una nave che solca l'onda agitata,
del cui passaggio non si può trovare traccia,
né scia della sua carena sui flutti;
11oppure come un uccello che vola per l'aria
e non si trova alcun segno della sua corsa,
poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne
e divisa dall'impeto vigoroso,
è attraversata dalle ali in movimento,
ma dopo non si trova segno del suo passaggio;
12o come quando, scoccata una freccia al bersaglio,
l'aria si divide e ritorna subito su se stessa
e così non si può distinguere il suo tragitto:
13così anche noi, appena nati, siamo già scomparsi,
non abbiamo avuto alcun segno di virtù da mostrare;
siamo stati consumati nella nostra malvagità".
14La speranza dell'empio è come pula portata dal vento,
come schiuma leggera sospinta dalla tempesta,
come fumo dal vento è dispersa,
si dilegua come il ricordo dell'ospite di un sol giorno.
15I giusti al contrario vivono per sempre,
la loro ricompensa è presso il Signore
e l'Altissimo ha cura di loro.
16Per questo riceveranno una magnifica corona regale,
un bel diadema dalla mano del Signore,
perché li proteggerà con la destra,
con il braccio farà loro da scudo.
17Egli prenderà per armatura il suo zelo
e armerà il creato per castigare i nemici;
18indosserà la giustizia come corazza
e si metterà come elmo un giudizio infallibile;
19prenderà come scudo una santità inespugnabile;
20affilerà la sua collera inesorabile come spada
e il mondo combatterà con lui contro gli insensati.
21Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini,
e come da un arco ben teso,
dalle nubi, colpiranno il bersaglio;
22dalla fionda saranno scagliati
chicchi di grandine colmi di sdegno.
Infurierà contro di loro l'acqua del mare
e i fiumi li sommergeranno senza pietà.
23Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso,
li disperderà come un uragano.
L'iniquità renderà deserta tutta la terra
e la malvagità rovescerà i troni dei potenti.
Salmi 27
1'Di Davide.'
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
2Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
3Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.
4Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.
5Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
6E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.
7Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
8Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto";
il tuo volto, Signore, io cerco.
9Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
11Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.
12Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
13Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
14Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.
Amos 4
1Ascoltate queste parole,
o vacche di Basàn,
che siete sul monte di Samaria,
che opprimete i deboli, schiacciate i poveri
e dite ai vostri mariti: Porta qua, beviamo!
2Il Signore Dio ha giurato per la sua santità:
Ecco, verranno per voi giorni,
in cui sarete prese con ami
e le rimanenti di voi con arpioni da pesca.
3Uscirete per le brecce, una dopo l'altra
e sarete cacciate oltre l'Ermon,
oracolo del Signore.
4Andate pure a Betel e peccate!
A Gàlgala e peccate ancora di più!
Offrite ogni mattina i vostri sacrifici
e ogni tre giorni le vostre decime.
5Offrite anche sacrifici di grazie con lievito
e proclamate ad alta voce le offerte spontanee
perché così vi piace di fare, o Israeliti,
dice il Signore.
6Eppure, vi ho lasciato a denti asciutti
in tutte le vostre città
e con mancanza di pane
in tutti i vostri villaggi:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
7Vi ho pure rifiutato la pioggia
tre mesi prima della mietitura;
facevo piovere sopra una città
e non sopra l'altra;
un campo era bagnato di pioggia,
mentre l'altro, su cui non pioveva, seccava;
8due, tre città si muovevano titubanti
verso un'altra città per bervi acqua,
senza potersi dissetare:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
9Vi ho colpiti con ruggine e carbonchio,
vi ho inaridito i giardini e le vigne;
i fichi, gli oliveti li ha divorati la cavalletta:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
10Ho mandato contro di voi la peste,
come un tempo contro l'Egitto;
ho ucciso di spada i vostri giovani,
mentre i vostri cavalli diventavano preda;
ho fatto salire il fetore dei vostri campi
fino alle vostre narici:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
11Vi ho travolti
come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra;
eravate come un tizzone
strappato da un incendio:
e non siete ritornati a me
dice il Signore.
12Perciò ti tratterò così, Israele!
Poiché questo devo fare di te,
prepàrati all'incontro con il tuo Dio, o Israele!
13Ecco colui che forma i monti e crea i venti,
che manifesta all'uomo qual è il suo pensiero,
che fa l'alba e le tenebre
e cammina sulle alture della terra,
Signore, Dio degli eserciti è il suo nome.
Apocalisse 22
1Mi mostrò poi 'un fiume d'acqua viva' limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello.2'In mezzo' alla piazza della città e 'da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita' che da' dodici raccolti e produce frutti ogni 'mese; le foglie' dell'albero servono 'a guarire' le nazioni.
3E non vi sarà più maledizione.
Il trono di Dio e dell'Agnello
sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno;
4'vedranno la sua faccia'
e porteranno il suo nome sulla fronte.
5Non vi sarà più notte
e non avranno più bisogno di luce di lampada,
né di luce di sole,
perché 'il Signore Dio li illuminerà
e regneranno nei secoli dei secoli'.
6Poi mi disse: "Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve.7Ecco, io verrò presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro".
8Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell'angelo che me le aveva mostrate.9Ma egli mi disse: "Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Dio che devi adorare".
10Poi aggiunse: "Non mettere sotto sigillo le parole profetiche di questo libro, perché il tempo è vicino.11Il perverso continui pure a essere perverso, l'impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora.
12Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, 'per rendere a ciascuno secondo le sue opere'.13Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine.14Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all'albero della vita e potranno entrare per le porte nella città.15Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna!
16Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino".
17Lo Spirito e la sposa dicono: "Vieni!". E chi ascolta ripeta: "Vieni!". Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita.
18Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro;19e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.
20Colui che attesta queste cose dice: "Sì, verrò presto!". Amen. Vieni, Signore Gesù.21La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen!
Capitolo XXXII: Rinnegare se stessi e rinunciare ad ogni desiderio
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, se non avrai rinnegato totalmente te stesso, non potrai avere una perfetta libertà. Infatti sono come legati, tutti coloro che portano amore alle cose e a se stessi, pieni di bramosia e di curiosità, svagati, sempre in cerca di mollezze. Essi vanno spesso immaginando e raffigurando, non ciò che è di Gesù Cristo, ma ciò che è perituro; infatti ogni cosa che non è nata da Dio scomparirà.
Tieni ben ferma questa massima, breve e perfetta: tralascia ogni cosa; rinunzia alle brame e troverai la pace. Quando avrai attentamente meditato nel tuo cuore questa massima, e l'avrai messa in pratica, allora comprenderai ogni cosa. O Signore, non è, questa, una faccenda che si possa compiere in un giorno; non è un gioco da ragazzi. Che anzi in queste brevi parole si racchiude tutta la perfezione dell'uomo di fede.
2. O figlio, non devi lasciarti piegare, non devi subito abbatterti, ora che hai udito quale è la strada di chi vuole essere perfetto. Devi piuttosto sentirti spinto a cose più alte; almeno ad aspirare ad esse col desiderio. Volesse il cielo che così fosse per te; che tu giungessi a non amare più te stesso, e ad attenerti soltanto alla volontà mia e di colui che ti ho mostrato quale padre. Allora tu mi saresti assai caro e la tua vita si tramuterebbe tutta in una pace gioiosa. Ma tu hai ancora molte cose da abbandonare; e se non rinunzierai a tutte le cose e del tutto, per me, non otterrai quello che chiedi. "Il mio invito è che, per farti più ricco, tu acquisti da me l'oro colato" (Ap 3,18), vale a dire la celeste sapienza, che sovrasta tutto ciò che è basso; che tu lasci indietro e la sapienza di questo mondo ed ogni soddisfazione di se stesso ed ogni compiacimento degli uomini. Il mio invito è che tu, in luogo di ciò che è ritenuto prezioso e importante in questo mondo, acquisti una cosa disprezzante: la vera sapienza, che viene dal cielo ed appare qui disprezzata assai, piccola e quasi lasciata in oblio. Sapienza che non presume molto di sé, non ambisce ad essere magnificata quaggiù e viene lodata a parole da molti, i quali, con la loro vita, le stanno invece lontani. Eppure essa è la gemma preziosa, che i più lasciano in disparte.
DISCORSO 276 NELLA FESTA DEL MARTIRE VINCENZO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa forza del martire viene da Cristo.
1. Nella passione di cui oggi ci è stata data lettura, o miei fratelli, è posto in evidenza un giudice brutale, un carnefice sanguinario, un martire invitto. Nel corpo di lui, scavato dai tormenti, le membra erano ancora disponibili alla prova, mentre era già esaurita la scorta dei mezzi di tortura. Ridotta a confusione da tanti prodigi, l'empietà teneva duro e la debolezza, pur tormentata dai supplizi, non cedeva: si riconosca, dunque, che Dio era all'opera. Infatti, come avrebbe potuto resistere a tormenti così gravi la polvere corruttibile se Cristo non fosse stato presente in essa? In tutte queste vicende bisogna riconoscere lui, lui glorificare e lodare, che nella prima chiamata donò la fede e, nella passione ultima, la forza. Se volete sapere perché ha donato l'una e l'altra, ascoltate l'apostolo Paolo: A voi è stato dato - egli dice - non solo di credere in Cristo, ma anche di patire per lui 1. Il diacono Vincenzo aveva ricevuto l'una e l'altra cosa e, come le aveva ricevute, le conservava. Se infatti non le avesse ricevute, che avrebbe? Nelle parole aveva la fiducia, nel martirio aveva la pazienza. Perciò nessuno conti sulla propria saggezza quando parla; nessuno abbia fiducia nelle proprie forze quando soffre la tentazione, in quanto e perché si faccia un discorso retto e prudente viene da lui la nostra sapienza e perché si possano tollerare i mali con fortezza viene da lui la nostra pazienza. Ripensate al Signore Gesù Cristo che, secondo il Vangelo, avverte i suoi discepoli; ripensate al Re dei martiri che provvede le sue schiere delle armi dello spirito, fa prevedere le guerre, somministra gli aiuti, promette le ricompense. Egli, dopo aver detto ai suoi discepoli: In questo mondo sarete nelle tribolazioni, a rincuorarne l'animo che ne era stato atterrito, subito proseguì dicendo: Ma abbiate fiducia perché io ho vinto il mondo 2. Perché allora, carissimi, andiamo meravigliandoci se Vincenzo ha vinto in Colui che ha vinto il mondo? In questo mondo - dice il Signore - sarete nelle tribolazioni, ma in modo tale che, se la tribolazione angustia, non opprima e, se assale, non conquisti.
La spada a doppio taglio del mondo contro i soldati di Cristo: lusinghe e terrori.
2. Contro i soldati di Cristo il mondo sfodera una spada a doppio taglio. Badate, fratelli, il mondo - ho detto - sfodera una spada a doppio taglio contro i soldati di Cristo. Lusinga, infatti, per indurre nell'errore, terrorizza per infrangere la resistenza. Non lasciamoci trasportare dall'impulso a conservarci, non ci spaventi la crudeltà altrui, e il mondo è vinto. E, poiché Cristo si para innanzi all'una e all'altra via di accesso, non è vinto il cristiano. Se in questa passione si prende a considerare la pazienza dell'uomo, comincia a rivelarsi incredibile; se si scopre la divina potenza, cessa allora ogni meraviglia. All'infierire della brutalità nel corpo del martire corrispondeva la serena pacatezza della sua voce; vibrava tanta fermezza nelle parole per quanto l'atrocità dei dolori travagliava le membra, da indurre con sorpresa a credere che era un altro ad essere torturato mentre Vincenzo era sotto la prova o, almeno, che un altro lo era mentre Vincenzo parlava. E, in realtà, fratelli carissimi, era così; era veramente così: era un altro a parlare. Infatti Cristo promise anche questo ai suoi testimoni. Perciò, ai suoi che andava disponendo a combattimenti di tal genere, nel Vangelo tenne questo discorso: Non preoccupatevi di come o di cosa sia necessario dire. Infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in Voi 3. Quindi, a patire era la carne e a parlare lo Spirito e, per la parola dello Spirito, non solo veniva sconfessata l'empietà ma, nello stesso tempo, la debolezza ne provava ristoro.
Più grave per Daziano che per Vincenzo l'esito delle pene da questi subite.
3. Tutti i tormenti rendevano il martire più nobile ai nostri occhi. Scavato dalle tante ferite d'ogni genere, non desisteva dalla lotta, ma la rinnovava con più ardore. Potresti credere che non avesse sensibilità al fuoco per averlo indurito la fiamma; e, come fornace di vasaio che riceve molle la creta, conferirebbe resistenza al vaso. Il nostro martire poteva dire a Daziano: Ormai non fa caso al tuo fuoco la mia carne perché la mia forza è stata temprata come vaso di creta 4. E poiché secondo verità è stato scritto: La fornace del vasaio dà la tempra ai vasi di creta e la prova della tribolazione agli uomini giusti 5, Vincenzo fu messo alla prova e ad essere arso da quel fuoco, ma in realtà chi arse e ribollì fu Daziano. Infatti, se non aveva il fuoco addosso, perché sbuffava? Che cos'erano le parole che gli strappava la collera se non il fumo che esalava ardendo? Al nostro martire allora la consolazione che aveva in cuore teneva lontane le fiamme all'esterno, mentre quello, acceso dai tizzoni del furore, diventato quasi un forno, bruciava interiormente e consumava nel fuoco il diavolo da cui era abitato. Infatti, attraverso le grida furenti di Daziano, lo sguardo truce, il volto minaccioso e l'agitazione di tutto il corpo, esercitava il suo influsso quello che si era insediato nell'intimo di lui; e lo tradivano questi visibili segni, simili a fenditure che andavano aprendosi nel vasello che possedeva e aveva riempito. I tormenti non travagliavano tanto il martire per quanto il furore faceva scempio di quello.
Dopo il martirio Vincenzo è glorificato anche in questo mondo.
4. Però, fratelli, tutte quelle vicende sono ormai diventate lontane nel tempo: e l'ira di Daziano e la tribolazione di Vincenzo. Restano invece la pena di Daziano e il premio di Vincenzo. Infine, senza ora tener conto del traguardo ultimo della futura retribuzione - per dimostrare che la gloria dei martiri è presente anche in questo mondo - oggi, quale regione o quale provincia d'oltremare, fin dove giunge l'Impero romano o la denominazione di cristiano, non si allieta di celebrare il natale di Vincenzo? D'altra parte, chi avrebbe sentito almeno pronunziare il nome di Daziano, se non fosse stata data lettura della passione di Vincenzo? A che scopo in realtà il Signore avrebbe protetto il corpo del martire con tanta cura se non per dare a conoscere che non ha trascurato da morto chi aveva avuto da vivo sotto la sua protezione? Così Vincenzo vinse Daziano da vivo e ancora dopo la morte. Vivendo, disprezzò i tormenti, da morto, passò i mari. Egli stesso poi, che tra gli strumenti di tortura dette in offerta a Dio lo spirito invincibile, guidò sulle onde il proprio corpo esanime. La fiamma della tortura non ne piegò lo spirito, l'acqua del mare non ne sommerse il corpo. Ma in tutti questi eventi non c'è altro che la morte dei suoi santi è preziosa davanti al Signore 6. Tale gloria, sotto la sua protezione, ci faccia raggiungere il Signore degno di onore e potenza per i secoli dei secoli. Amen.
1 - Fil 1, 29.
2 - Gv 16, 33.
3 - Mt 10, 19-20.
4 - Sal 21, 16.
5 - Sir 27, 6.
6 - Sal 115, 15.
18 - Altri misteri ed occupazioni della nostra grande Regina e del suo Figlio santissimo nel tempo in cui vissero soli prima della predicazione di lui.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
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909. Molti degli arcani e venerabili misteri che si verificarono tra Gesù e Maria sono messi in serbo per il gaudio accidentale dei predestinati alla vita eterna, come altrove ho detto. I più sublimi ed ineffabili accaddero nei quattro anni in cui essi vissero da soli nella loro casa, dal felice transito di san Giuseppe fino alla predicazione del Maestro della vita. È impossibile che una creatura mortale possa degnamente penetrare segreti così profondi: quanto meno potrò io, con la mia rozzezza, manifestare ciò che di essi ho compreso! Se ne capirà la ragione da quello che sto per dire. L'anima di Cristo era uno specchio limpidissimo e senza macchia, dove la Regina contemplava il Verbo eterno come capo ed artefice della santa Chiesa, come redentore di tutto il genere umano, come maestro di salvezza eterna e come angelo del gran consiglio, che adempiva ciò che era stabilito "ab aeterno" nel concistoro della beatissima Trinità.
910. Per tutta la sua vita terrena sua Maestà si occupò dell'opera che l'eterno Padre gli aveva affidato, al fine di compierla con la massima perfezione. Avvicinandosi sempre più al termine e alla realizzazione di così alto mistero, andava anche operando più intensamente con la forza della sua sapienza e l'efficacia del suo potere. Di tutti questi segreti era testimone fedelissimo il cuore della nostra gran Signora: ella cooperava in tutto col suo Figlio santissimo, quale coadiutrice nella redenzione umana. In conformità a ciò, per comprendere interamente la sapienza della Regina del cielo e quanto compiva con essa dispensando i misteri della redenzione, sarebbe necessario intendere anche ciò che racchiudevano la conoscenza del Salvatore, le sue opere e il suo amore. E nel poco che dirò delle azioni della sua Madre santissima, sempre devo supporre quelle del Figlio, che ella imitava come proprio modello ed esempio.
911. Il Redentore del mondo aveva già ventisei anni e, come la sua santissima umanità progrediva nella perfezione naturale e si avvicinava al termine, così, in ammirabile corrispondenza con questa, dimostrava, sempre più visibilmente, anche la grandezza delle sue opere. L'evangelista san Luca racchiuse questa verità nelle brevi parole che concludono il capitolo secondo del suo vangelo: E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini; tra questi ricordiamo soprattutto la beatissima Vergine. Ella conosceva i progressi del Figlio e vi cooperava, senza che le rimanesse nascosto niente di ciò che il Signore, il quale era uomo e Dio, le poté comunicare come a semplice creatura. Tra i divini ed imperscrutabili misteri di questi anni, la gran Signora conobbe che il suo figlio, vero Dio, dal trono della sua sapienza volgeva il suo sguardo - non solo quello increato della divinità ma anche quello della sua umanità santissima - su tutti i mortali, ai quali doveva ottenere la redenzione; inoltre ella seppe che il Verbo incarnato considerava tra sé e sé il valore della salvezza, il peso che aveva per l'eterno Padre e come, per chiudere le porte dell'inferno ai mortali e richiamarli alla vita eterna, egli era disceso dal cielo a patire un'acerbissima passione e morte. Ciononostante, la pazzia e la durezza di quelli che sarebbero nati dopo la sua crocifissione, avvenuta per il loro rimedio, avrebbe costretto a dilatare le porte della morte e ad aprire maggiormente quelle dell'inferno, per la loro ignoranza di quanto comportano quegli infelicissimi e orribili tormenti.
912. Considerando tutto ciò, l'umanità di Cristo Signore nostro si afflisse, sentì grande angoscia ed arrivò a sudare sangue, come altre volte era successo. In questi conflitti il divino Maestro perseverava sempre nelle preghiere per tutti quelli che sarebbero stati redenti. Obbedendo all'eterno Padre, con ardentissimo amore desiderava offrirsi in sacrificio gradito e in riscatto per gli uomini, affinché, se non fosse giunta a tutti l'efficacia dei suoi meriti e del suo sangue, restasse almeno soddisfatta la giustizia divina, riparata l'offesa alla Divinità e fosse corrisposto il castigo preparato sin dall'eternità per gli increduli e gli ingrati. La grande Regina, alla vista di così profondi segreti, accompagnava il suo Figlio santissimo nelle sue angosce e nelle sue riflessioni; a ciò si univano la sofferenza e la compassione materna nel vedere il frutto del suo grembo verginale così profondamente angosciato. Molte volte la mansuetissima colomba arrivò a piangere lacrime di sangue, allorché il Salvatore lo sudava, e veniva trafitta da incomparabile dolore. Infatti, solo questa prudentissima Signora e il suo figlio, Dio e uomo vero, giunsero a pesare sulla bilancia del santuario il valore della morte in croce di Dio, ponendo da una parte questo mistero e dall'altra il cuore duro e cieco degli uomini, che fa ogni sforzo per abbandonarsi nelle mani della morte eterna.
913. L 'amantissima Madre, in questa condizione di angoscia, arrivava a patire deliqui quasi mortali, e tali senza dubbio sarebbero stati se la forza divina non l'avesse confortata. Sua Maestà, per ricompensarla del suo fedelissimo amore e della sua compassione, alcune volte comandava agli angeli di consolarla e sostenerla, altre di suonarle la celeste musica dei cantici di lode che ella stessa aveva composto a gloria della divinità e dell'umanità di suo Figlio. Altre volte ancora era il Signore stesso a tenerla fra le sue braccia, rivelandole come la legge iniqua del peccato e dei suoi effetti non era rivolta a lei. Altre volte infine, mentre sua Altezza riposava fra le braccia di sua Maestà, erano gli angeli che, pieni di meraviglia, le intonavano canti armoniosi ed ella veniva rapita in estasi, ricevendo potenti e nuovi influssi divini. In tali momenti l'eletta, l'unica e la perfetta stava appoggiata sopra la sinistra dell'umanità e veniva carezzata ed abbracciata dalla destra della divinità; il suo amato Figlio e sposo scongiurava le figlie di Gerusalemme di non risvegliare la sua diletta, finché ella non lo avesse voluto, da quel sonno che la curava dai languori e dalle infermità dell'amore; gli spiriti sovrani si meravigliavano nel vedere che ella, appoggiata al suo dilettissimo Figlio e riccamente vestita, si sollevava al di sopra di tutti, e la benedicevano e magnificavano fra tutte le creature.
914. In altre circostanze alla gran Regina erano stati rivelati gli altissimi segreti della predestinazione degli eletti dovuta alla redenzione. Ella vedeva come costoro erano scritti dall'eternità nella memoria del Signore Gesù e ricolmati dei meriti di lui, e pregava perché fosse efficace per loro il suo sacrificio; inoltre conosceva come l'amore e la grazia, di cui si rendevano indegni i reprobi, venivano rivolti ai predestinati nella misura della loro disponibilità. Fra l'altro sapeva che sua Maestà infondeva la sua sapienza e sollecitudine in quelli che avrebbe chiamato al suo apostolato e alla sua sequela e che andava radunando, secondo la sua volontà e scienza imperscrutabilissima, sotto lo stendardo della croce affinché questo fosse poi portato per tutto il mondo. E, come un buon generale, per qualche battaglia molto ardua, dispone prima le cose nella sua mente distribuendo le cariche dell'esercito, scegliendo i soldati più coraggiosi e idonei e assegnando posti convenienti in base alla condizione di ciascuno, così fece Cristo nostro salvatore per cominciare la conquista del mondo e spogliare il demonio del suo tirannico possesso. Egli, con la sua autorità divina, organizzò la nuova milizia che avrebbe arruolato, stabilì come avrebbe distribuito gli uffici, i gradi e le dignità dei suoi bravi capitani e quali ruoli sarebbe stato opportuno assegnare loro. Tutti i preparativi e l'apparato di questa guerra erano dunque depositati nella sua sapienza e volontà santissima nel modo in cui in seguito avrebbe operato.
915. Tutto ciò era chiaro e manifesto alla prudentissima Madre: le furono date specie infuse di molti predestinati e specialmente degli apostoli, dei discepoli e di un gran numero di coloro che sarebbero stati chiamati nella Chiesa nel corso della sua storia. Per questo conosceva gli apostoli e gli altri - prima ancora di avere a che fare con loro - grazie alla cognizione soprannaturale che di essi aveva avuto in Dio; e siccome il divino Maestro prima di chiamarli aveva pregato per la loro vocazione, anche la gran Signora aveva fatto lo stesso. La Madre della grazia, in tal modo, ebbe la sua parte negli aiuti e nei favori che gli apostoli ricevettero prima di ascoltare e conoscere il loro Maestro per trovarsi nella disposizione necessaria a ricevere la vocazione all'apostolato. Inoltre, poiché già si avvicinava il tempo della predicazione, il nostro Redentore pregava per essi con più insistenza inviando loro maggiori e più forti ispirazioni. Anche le suppliche della mansuetissima colomba erano più fervorose ed efficaci e, quando i discepoli e gli altri si mettevano al seguito di suo Figlio, ella soleva dirgli: «Questi sono, figlio e Signore mio, il frutto delle vostre orazioni e della vostra santa volontà». Innalzava poi canti di lode e di ringraziamento, perché vedeva adempiuto il desiderio del Signore e condotti alla sua scuola quelli che egli aveva scelti dal mondo.
916. Meditando prudentemente queste meraviglie la nostra grande Regina restava sempre assorta e stupefatta, giubilava nel suo spirito e lodava il Signore; faceva atti eroici di amore e adorava gli arcani giudizi dell'Altissimo. Tutta trasformata in quel fuoco che usciva dalla Divinità per divampare nel mondo, diceva, alcune volte dentro il suo ardentissimo cuore ed altre a voce alta: «Oh, amore infinito! Oh, volere di bontà ineffabile ed immensa! Perché i mortali non ti conoscono? Perché ti disprezzano e dimenticano? Perché la tua tenerezza deve essere ripagata così male? O travagli, pene, sospiri, gemiti, desideri e suppliche del mio amato, più stimabili delle gioie, dell'oro e di tutti i tesori del mondo! Chi sarà tanto ingrato ed infelice da volervi disprezzare? O figli di Adamo, chi sarebbe disposto a morire per ciascuno di voi al fine di dissipare la vostra ignoranza, addolcire la vostra durezza, impedire la vostra infelicità?». Dopo così infiammati affetti e fervorose preghiere, la felice Madre comunicava a voce al suo Figlio tutti questi misteri e il sommo Re la consolava e le allargava il cuore, rinnovandole la memoria del valore che avevano agli occhi dell'eterno Padre la grazia e la gloria dei predestinati e i loro grandi meriti a confronto con l'ingratitudine e la durezza dei reprobi. In particolare le presentava l'amore di cui ella sapeva di essere oggetto da parte di sua Maestà e della beatissima Trinità, e quanto questa si compiacesse della sua corrispondenza e purezza immacolata.
917. Talvolta lo stesso Signore la istruiva su ciò che ella avrebbe dovuto fare all'inizio della predicazione: come avrebbe dovuto aiutarlo in tutte le opere e nel governo della nuova Chiesa, e sopportare le mancanze degli apostoli, il rinnegamento di Pietro, l'incredulità di Tommaso, il tradimento di Giuda e altri fatti che sapeva sarebbero accaduti in seguito. Fin da allora l'amabile Regina propose di affaticarsi molto per convertire quel discepolo traditore e così fece, come dirò a suo luogo. La perdizione di Giuda cominciò dall'aver disprezzato questi favori e dall'aver nutrito una certa avversione verso la Madre della grazia. Su molti misteri la divina Signora venne istruita dal suo Figlio santissimo e fu tanta la grandezza, la sapienza e la scienza divina che egli depositò in lei che qualunque esagerazione è insufficiente a esprimerla, poiché poté essere sorpassata solo dalla conoscenza dello stesso Signore. Tutti questi doni di scienza e di grazia furono impiegati dal nostro salvatore Gesù e da Maria santissima a beneficio dei mortali. Consideriamo che un solo sospiro di Cristo era di inestimabile valore e che quelli della sua degna Madre - pur non essendo ugualmente preziosi - erano graditi al Signore più di quelli di tutte le altre creature. Ripensiamo soprattutto a ciò che fece il Figlio di Dio per noi, non solo con la sua morte su una croce dopo tormenti così inauditi ma anche con le suppliche, le lacrime, il sudare tante volte sangue; se poi a tutto ciò aggiungiamo che la Madre di misericordia fu sua coadiutrice, quanto grande è l'ingratitudine umana! Quanta la durezza più che diamantina dei cuori di carne! Dov'è mai il giudizio? Dove la ragione? Dove la stessa compassione e gratitudine della natura? Essa, corrotta ed infetta, è mossa ad affliggersi dagli oggetti sensibili e a dare importanza solo a ciò che costituisce il suo precipizio e la sua morte eterna, dimenticando il gran favore della redenzione e non sapendo partecipare al dolore della passione del Signore, che le offre la vita e un riposo duraturo.
Insegnamento della Regina del cielo
918. Figlia mia, purtroppo è vero che, se anche tu e tutti i mortali parlaste lingue di angeli, non arrivereste a proclamare i benefici da me ricevuti dalla destra dell'Altissimo negli ultimi anni in cui mio Figlio dimorò con me. Le sue opere hanno una specie d'incomprensibilità, che le rende indescrivibili per te e per tutti gli uomini; tuttavia, data la conoscenza speciale che ti è stata concessa di così imperscrutabili misteri, voglio che tu lodi e benedica l'Onnipotente per tutto quello che fece in me e per avermi sollevata dalla polvere a una dignità tanto ineffabile. E sebbene il tuo amore verso il mio figlio e Signore debba essere libero - come figlia fedele e sposa amorevole e non come schiava interessata e costretta - voglio tuttavia che, per incoraggiare l'umana debolezza e sostenere la speranza, tu faccia memoria della soavità dell'amore divino e di quanto è dolce il Signore per quelli che lo temono. Figlia mia carissima, se gli uomini non ostacolassero con i loro peccati le ispirazioni della bontà infinita e non vi opponessero resistenza, come gusterebbero senza misura le sue delizie e le sue grazie! Tu - secondo il tuo modo d'intendere - devi immaginare sua Maestà come arrabbiato e contristato per il fatto che i mortali resistono a questo suo immenso desiderio; anzi, essi gli si oppongono in maniera tale che si abituano non solo ad essere indegni di gustare il Signore, ma anche a non credere che altri partecipino della dolcezza e dei favori che egli vorrebbe comunicare a tutti.
919. Similmente, cerca di essere grata delle tribolazioni che il mio Figlio santissimo sopportò per gli uomini, di ciò che compì per loro e di quanto io feci per sostenerlo in esse, come ti è stato manifestato. Della passione e morte i cattolici hanno più memoria perché la santa Chiesa la presenta loro - benché pochi si ricordino di essergliene grati -, ma sono molti meno coloro che riflettono sulle altre opere di mio Figlio e mie. Non c'è stata ora né momento in cui sua Maestà non abbia impiegato la sua grazia e i suoi doni a beneficio del genere umano per riscattare tutti dalla dannazione eterna e renderli partecipi della sua gloria. Queste opere del Verbo incarnato testimonieranno contro la dimenticanza e la durezza dei fedeli, specialmente nel giorno del giudizio. Se tu, che hai ricevuto questa illuminazione e quest'insegnamento dell'Altissimo e mio, non sarai riconoscente, sarà maggiore la tua vergogna, perché più grave la tua colpa. Non solo devi corrispondere a tanti benefici generali, ma anche a quelli particolari che ricevi quotidianamente. Previeni dunque questo pericolo e corrispondi adeguatamente a tali favori come mia figlia e discepola; non differire neppure per un momento l'operare il bene e ciò che è meglio, per quanto ti sarà possibile. In tutto fai attenzione alla luce interiore e all'ammaestramento dei tuoi superiori e dei ministri del Signore: se corrisponderai ai primi benefici, stai sicura che l'Altissimo aprirà maggiormente la sua mano onnipotente con altri più grandi e ti riempirà delle sue ricchezze e dei suoi tesori.UN'ANIMA È SENZA MACCHIA SOLO SE IO VIVO IN ESSA A.N.A. 133 Febbraio 1995
Catalina Rivas
Gesù
Se tu non avessi limitazioni, Io te le darei. L'importante è che tu Mi ami sempre. Se è così, Io non vedrò le tue mancanze e i tuoi peccati, poiché l'amore Mi rende cieco... Tu sarai sempre imperfetta e se Io aspettassi che tu sia del tutto pura, non potrei mai amarti...
La tua unica preoccupazione deve essere quella di amarmi. Non lavorare per essere una santa, questo lascialo a Me. La tua sola preoccupazione deve essere quella di amarmi e di credere fermamente nel Mio Amore. Così riceverai le Mie Grazie e, in ogni momento, la tua anima sarà piena di gioia.
Figlia Mia, un'anima è pura solo se Io vivo in essa. La sola cosa a cui Io non posso resistere è l'amore. Nell'amare te, Io posso amare Me stesso e in Me il Padre... Se sei occupata con qualcosa che non é Mio, Io non posso parlarti.
L'essenza dell'unione con Me, è sapere che Io sono per l'anima e che l'anima è per Me. Non devi pensare che Io con te faccio un'eccezione. Io verso la Mia Grazia in abbondanza su tutte le anime. L'unico compito che avete, è riconoscerla.
Figlia Mia, quando ti feriranno, pensa che Io lo sapevo e che l'ho permesso. Accetta e perdona, poiché devi umiliarti per altri peccati. Non raccontare neppure il tuo dolore. La Mia Grazia, la Mia pienezza si manifesterà sulla tua famiglia, non rimarranno dubbi negli esseri sui quali espando il Mio Spirito... Fortifica i tuoi e purificali con il Mio Sangue.
Qui cercami sempre, in questo Sacramento, trono del Mio Amore, luogo di riposo e di pace, dimora della gioia e della consolazione. Renditi meritevole di vedere con la Mia stessa Luce - questa luce nella quale Io abito - di occuparti instancabilmente di Me e di dilettarti con le meraviglie che Io opero in compagnia del Padre e dello Spirito Santo. Comunicati in questo Sacramento con Me, da Cuore a cuore, nella pienezza della soavità.
Voglio riempirti, perché tu viva unicamente di Me e per Me.