Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 5° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Luca 20
1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo:2"Dicci con quale autorità fai queste cose o chi è che t'ha dato quest'autorità".3E Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e voi rispondetemi:4Il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo o dagli uomini?".5Allora essi discutevano fra loro: "Se diciamo "dal Cielo", risponderà: "Perché non gli avete creduto?".6E se diciamo "dagli uomini", tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta".7Risposero quindi di non saperlo.8E Gesù disse loro: "Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
9Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: "Un uomo 'piantò una vigna', l'affidò a dei coltivatori e se ne andò lontano per molto tempo.10A suo tempo, mandò un servo da quei coltivatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna. Ma i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a mani vuote.11Mandò un altro servo, ma essi percossero anche questo, lo insultarono e lo rimandarono a mani vuote.12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono.13Disse allora il padrone della vigna: Che devo fare? Manderò il mio unico figlio; forse di lui avranno rispetto.14Quando lo videro, i coltivatori discutevano fra loro dicendo: Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra.15E lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna?16Verrà e manderà a morte quei coltivatori, e affiderà ad altri la vigna". Ma essi, udito ciò, esclamarono: "Non sia mai!".17Allora egli si volse verso di loro e disse: "Che cos'è dunque ciò che è scritto:
'La pietra che i costruttori hanno scartata,
è diventata testata d'angolo'?
18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà".19Gli scribi e i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli addosso le mani, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito che quella parabola l'aveva detta per loro.
20Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore.21Costoro lo interrogarono: "Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio.22È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?".23Conoscendo la loro malizia, disse:24"Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?". Risposero: "Di Cesare".25Ed egli disse: "Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio".26Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.
27Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:28"Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.29C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.30Allora la prese il secondo31e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.32Da ultimo anche la donna morì.33Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie".34Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;35ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito;36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.37Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: 'Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe'.38Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui".39Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene".40E non osavano più fargli alcuna domanda.
41Egli poi disse loro: "Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide,42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:
'Ha detto il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,'
43'finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi?'
44Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?".
45E mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli:46"Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti;47divorano le case delle vedove, e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più severa".
Neemia 3
1Eliasìb, sommo sacerdote, con i suoi fratelli sacerdoti si misero a costruire la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i battenti; continuarono a costruire fino alla torre di Mea, che poi consacrarono, e fino alla torre di Cananeèl.2Accanto a Eliasìb lavoravano gli uomini di Gèrico e accanto a loro lavorava Zaccùr figlio di Imri.3I figli di Senaà costruirono la porta dei Pesci, ne fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.4Accanto a loro lavorava alle riparazioni Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz; accanto a loro lavorava alle riparazioni Mesullàm, figlio di Berechia figlio di Mesezabèel; accanto a loro lavorava alle riparazioni Zadòk figlio di Baana;5accanto a loro lavoravano alle riparazioni quelli di Tekòa; ma i loro notabili non piegarono il collo a lavorare all'opera del loro Signore.6Ioiadà figlio di Pasèach e Mesullàm figlio di Besodia, restaurarono la porta Vecchia; ne fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.7Accanto a loro lavoravano alle riparazioni Melatia il Gabaonita, Iadon il Meronotita, e gli uomini di Gàbaon e di Mizpà, alle dipendenze della sede del governatore dell'Oltrefiume;8accanto a loro lavorava alle riparazioni Uzzièl figlio di Caraia tra gli orefici e accanto a lui lavorava Anania tra i profumieri. Essi hanno rinforzato Gerusalemme fino al Muro Largo;9accanto a loro lavorava alle riparazioni Refaia figlio di Cur, capo della metà del distretto di Gerusalemme.10Accanto a loro lavorava alle riparazioni, di fronte alla sua casa, Iedaia figlio di Carumaf e accanto a lui lavorava Cattus figlio di Casabnià.11Malchia figlio di Carim e Cassùb figlio di Pacat-Moab restaurarono la parte successiva di mura e la torre dei Forni.12Accanto a loro lavorava alle riparazioni insieme con le figlie, Sallùm figlio di Allòches, capo della metà del distretto di Gerusalemme.13Canun e gli abitanti di Zanòach restaurarono la porta della Valle; la ricostruirono, vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero inoltre mille cubiti di muro fino alla porta del Letame.14Malchia figlio di Recàb, capo del distretto di Bet-Kerem, restaurò la porta del Letame; la ricostruì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre.15Sallùm figlio di Col-Coze, capo del distretto di Mizpà, restaurò la porta della Fonte; la ricostruì, la coprì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Siloe, presso il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende dalla città di Davide.16Dopo di lui Neemia figlio di Azbuk, capo della metà del distretto di Bet-Zur, lavorò alle riparazioni fin davanti alle tombe di Davide, fino alla piscina artificiale e fino alla casa dei Prodi.17Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i leviti, sotto Recum figlio di Bani; accanto a lui lavorava per il suo distretto Casabià, capo della metà del distretto di Keilà.18Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i loro fratelli, sotto Binnui figlio di Chenadàd, capo dell'altra metà del distretto di Keilà;19accanto a lui Ezer figlio di Giosuè, capo di Mizpà, restaurava un'altra parte delle mura, di fronte alla salita dell'arsenale, all'angolo.20Dopo di lui Baruch figlio di Zaccai ne restaurava con ardore un'altra parte dall'angolo fino alla porta della casa di Eliasìb sommo sacerdote.21Dopo di lui Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz, ne restaurava un'altra parte, dalla porta della casa di Eliasìb fino all'estremità della casa di Eliasìb.22Dopo di lui lavoravano i sacerdoti che abitavano la periferia.23Dopo di loro Beniamino e Cassùb lavoravano di fronte alla loro casa. Dopo di loro Azaria figlio di Maaseia, figlio di Anania, lavorava presso la sua casa.24Dopo di lui Binnui figlio di Chenadàd restaurò un'altra parte delle mura, dalla casa di Azaria fino alla svolta, cioè all'angolo.25Palal figlio di Uzai lavorò di fronte alla svolta e alla torre sporgente dal piano di sopra della reggia, che dà sul cortile della prigione dopo di lui lavorava Pedaia figlio di Pareos.26Gli oblati che abitavano sull'Ofel, lavoravano fin davanti alla porta delle Acque, verso oriente, e di fronte alla torre sporgente.27Dopo di loro quelli di Tekòa ne restaurarono un'altra parte, di fronte alla gran torre sporgente e fino al muro dell'Ofel.28I sacerdoti lavoravano alle riparazioni sopra la porta dei Cavalli, ciascuno di fronte alla sua casa.29Dopo di loro Zadòk figlio di Immer lavorava di fronte alla sua casa. Dopo di lui lavorava Semaia figlio di Secania, custode della porta d'oriente.30Dopo di lui Anania figlio di Selemia e Canun sesto figlio di Zalaf restaurarono un'altra parte delle mura. Dopo di loro Mesullàm figlio di Berechia lavorava di fronte alla sua stanza.31Dopo di lui Malchia, uno degli orefici, lavorava fino alla casa degli oblati e dei mercanti, di fronte alla porta della Rassegna e fino al piano di sopra dell'angolo.32Gli orefici e i mercanti lavorarono alle riparazioni fra il piano di sopra dell'angolo e la porta delle Pecore.
33Quando Sanballàt seppe che noi edificavamo le mura, si adirò, si indignò molto, si fece beffe dei Giudei34e disse in presenza dei suoi fratelli e dei soldati di Samaria: "Che vogliono fare questi miserabili Giudei? Rifarsi le mura e farvi subito sacrifici? Vogliono finire in un giorno? Vogliono far rivivere pietre sepolte sotto mucchi di polvere e consumate dal fuoco?".35Tobia l'Ammonita, che gli stava accanto, disse: "Edifichino pure! Se una volpe vi salta su, farà crollare il loro muro di pietra!".
36Ascolta, Dio nostro, come siamo disprezzati! Fa' ricadere sul loro capo il loro dileggio e abbandonali al saccheggio in un paese di schiavitù!37Non coprire la loro iniquità e non sia cancellato dalla tua vista il loro peccato, perché hanno offeso i costruttori.
38Noi dunque andavamo ricostruendo le mura che furono dappertutto portate fino a metà altezza; il popolo aveva preso a cuore il lavoro.
Salmi 8
1'Al maestro di coro. Sul canto: "I Torchi...". Salmo. Di Davide.'
2O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
3Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
4Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
5che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
6Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
7gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
8tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
9Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
10O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Salmi 139
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
3mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
4la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
5Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
7Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
8Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
9Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
10anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11Se dico: "Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte";
12nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
13Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
14Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
15Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
16Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
17Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
18se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
19Se Dio sopprimesse i peccatori!
Allontanatevi da me, uomini sanguinari.
20Essi parlano contro di te con inganno:
contro di te insorgono con frode.
21Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano
e non detesto i tuoi nemici?
22Li detesto con odio implacabile
come se fossero miei nemici.
23Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
24vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
Ezechiele 10
1Io guardavo ed ecco sul firmamento che stava sopra il capo dei cherubini vidi come una pietra di zaffìro e al di sopra appariva qualcosa che aveva la forma di un trono.2Disse all'uomo vestito di lino: "Va' fra le ruote che sono sotto il cherubino e riempi il cavo delle mani dei carboni accesi che sono fra i cherubini e spargili sulla città". Egli vi andò mentre io lo seguivo con lo sguardo.
3Ora i cherubini erano fermi a destra del tempio, quando l'uomo vi andò, e una nube riempiva il cortile interno.4La gloria del Signore si alzò sopra il cherubino verso la soglia del tempio e il tempio fu riempito dalla nube e il cortile fu pieno dello splendore della gloria del Signore.5Il fragore delle ali dei cherubini giungeva fino al cortile esterno, come la voce di Dio onnipotente quando parla.
6Appena ebbe dato all'uomo vestito di lino l'ordine di prendere il fuoco fra le ruote in mezzo ai cherubini, egli avanzò e si fermò vicino alla ruota.7Il cherubino tese la mano per prendere il fuoco che era fra i cherubini; ne prese e lo mise nel cavo delle mani dell'uomo vestito di lino, il quale lo prese e uscì.8Io stavo guardando: i cherubini avevano sotto le ali la forma di una mano d'uomo.9Guardai ancora ed ecco che al fianco dei cherubini vi erano quattro ruote, una ruota al fianco di ciascun cherubino. Quelle ruote avevano l'aspetto del topazio.10Sembrava che tutte e quattro fossero di una medesima forma, come se una ruota fosse in mezzo all'altra.11Muovendosi, potevano andare nelle quattro direzioni senza voltarsi, perché si muovevano verso il lato dove era rivolta la testa, senza voltarsi durante il movimento.
12Tutto il loro corpo, il dorso, le mani, le ali e le ruote erano pieni di occhi tutt'intorno; ognuno dei quattro aveva la propria ruota.13Io sentii che le ruote venivano chiamate "Turbine".14Ogni cherubino aveva quattro sembianze: la prima quella di cherubino, la seconda quella di uomo, la terza quella di leone e la quarta quella di aquila.15I cherubini si alzarono in alto: essi erano quegli esseri viventi che avevo visti al canale Chebàr.16Quando i cherubini si muovevano, anche le ruote avanzavano al loro fianco: quando i cherubini spiegavano le ali per sollevarsi da terra, le ruote non si allontanavano dal loro fianco;17quando si fermavano, anche le ruote si fermavano; quando si alzavano, anche le ruote si alzavano con loro perché lo spirito di quegli esseri era in loro.
18La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini.19I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro.20Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebàr e riconobbi che erano cherubini.21Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d'uomo sotto le ali.22Il loro sembiante era il medesimo che avevo visto lungo il canale Chebàr. Ciascuno di loro procedeva di fronte a sé.
Lettera ai Galati 5
1Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.2Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla.3E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge.4Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia.5Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo.6Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità.
7Correvate così bene; chi vi ha tagliato la strada che non obbedite più alla verità?8Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama!9Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta.10Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente; ma chi vi turba, subirà la sua condanna, chiunque egli sia.11Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? È dunque annullato lo scandalo della croce?12Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano.
13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri.14Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: 'amerai il prossimo tuo come te stesso'.15Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne;17la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge.19Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio,20idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,21invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio.22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;23contro queste cose non c'è legge.
24Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri.25Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.26Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Capitolo VI: Invocazione per prepararsi alla comunione
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
Quando considero, o Signore, la tua grandezza e la mia miseria, mi metto a tremare forte e mi confondo. Ché, se non mi accosto al sacramento, fuggo la vita; e se lo faccio indegnamente, cado nello scandalo. Che farò, o mio Dio, "mio aiuto" (Is 50,7) e mia guida nella mia miseria? Insegnami tu la strada sicura; mettimi dinanzi una opportuna, breve istruzione per la santa Comunione; giacché è buona cosa conoscere con quale devozione e reverenza io debba preparare il mio cuore a ricevere con profitto il tuo sacramento e a celebrare un così grande, divino sacrificio.
Il potere divinatorio dei demoni
Sant'Agostino - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella BibliotecaOccasione del presente libro.
1. 1. In uno dei giorni santi dell'ottava di Pasqua, al mattino, mentre stavano con me molti fratelli, laici cristiani, ed eravamo seduti insieme nel solito posto, si avviò un discorso intorno alla religione cristiana contro i pregiudizi e la presunta mirabile grandezza del sapere dei pagani. Ho ritenuto di dover affidare ad uno scritto quel discorso, dopo averlo rievocato e completato, senza nominare quanti mi contestavano, pur essendo cristiani e, contestandomi, sembravano cercare soprattutto le risposte giuste da dare ai pagani. La nostra ricerca verteva dunque sulla capacità divinatoria dei demoni. Si diceva che era stata predetta, non so da chi, la distruzione del tempio di Serapide, effettivamente avvenuta ad Alessandria. Io risposi che non c'era da stupirsi se i demoni avessero potuto conoscere e predire quella imminente distruzione del tempio e del suo idolo, così come molte altre cose, nei limiti in cui è loro permesso di conoscere e preannunziare.
Dio può permettere anche le cose ingiuste, secondo i suoi disegni.
1. 2. Ed ecco la questione che mi venne sottoposta: dunque divinazioni siffatte non sono cattive, né sgradite a Dio; altrimenti Egli, nella sua onnipotenza e giustizia, non le permetterebbe, se fossero cattive e ingiuste. Risposi che non debbono sembrarci giuste per il fatto che Dio, infinitamente onnipotente e infinitamente giusto, le permette: sono molte altre, infatti, le cose che avvengono di cui è assolutamente evidente l'ingiustizia, come omicidi, adultèri, furti, rapine e simili. Sebbene tutto ciò, proprio in quanto ingiusto, risulti senza dubbio sgradito al Dio giusto, l'Onnipotente nondimeno lo permette secondo una ragione certa alla base del suo giudizio, beninteso non impunemente, ma per la condanna di quanti attuano quel che è sgradito alla sua giustizia.
Dio può permettere anche le pratiche religiose a lui sgradite.
1. 3. A questo punto mi fu contestato che non erano minimamente in dubbio l'onnipotenza e la giustizia di Dio; tuttavia Egli non si cura di questi peccati degli uomini, che attentano alla loro vita sociale, mentre avvengono: per questo sono possibili, mentre sarebbero certamente impossibili, se l'Onnipotente non li avesse consentiti. Invece non si deve assolutamente credere che Egli sia indifferente a tutto ciò che riguarda le stesse pratiche religiose; di conseguenza queste non sarebbero state possibili se non gli fossero state gradite: dunque non è il caso di considerarle un male. Anche a questo risposi così: tali pratiche sono perciò sgradite a Dio ora, mentre si distruggono templi ed idoli e sono puniti i sacrifici pagani, eventualmente offerti. Se infatti si afferma che tutto ciò non sarebbe stato possibile senza essere gradito a Dio, e per questo lo si deve considerare buono, in quanto gradito alla sua giustizia, allo stesso modo si può ugualmente affermare che non sarebbe stato possibile proibirlo, distruggerlo, punirlo senza che fosse sgradito a Lui: se quindi tali pratiche avvenivano giustamente allora, poiché per un verso risultavano gradite al Dio giusto, in quanto Egli consentiva che avvenissero, avvengono ingiustamente ora, poiché per un altro verso risultano sgradite a Dio, in quanto Egli ne comanda o permette la distruzione.
I mali non si debbono considerare beni solo perché Dio lo permette.
2. 4. Ed ecco l'obiezione: ora queste pratiche sono sicuramente illegittime, non però cattive; illegittime in quanto avvengono contro le leggi che le proibiscono, ma non cattive, poiché, se lo fossero, certamente mai sarebbero state gradite a Dio; in quanto non gradite, infatti, mai si sarebbero verificate senza il consenso di colui che può tutto e che non sarebbe indifferente a simili atti, atti talmente importanti che, se cattivi, sarebbero esercitati contro la stessa religione grazie alla quale si venera Dio. Ed io allora: se essi, dico, non sono cattivi, in quanto risultano graditi a Dio per il fatto che Egli, nella sua onnipotenza, li permette, come potrà essere cosa buona il proibirli e distruggerli? Ma se la distruzione di ciò che è gradito a Dio non è cosa buona, l'Onnipotente non l'avrebbe consentito, dal momento che è contrario alla religione, grazie alla quale si venera Dio, anche il fatto che gli uomini distruggano le cose a Lui gradite. Se perciò l'Onnipotente permette che ciò avvenga come un male, quegli atti non si debbono considerare beni per il fatto che l'Onnipotente li ha permessi.
Non tutti i riti sacri, raccolti nei libri pontificali, sono graditi a Dio.
2. 5. Allora si obiettò: non è giusto che avvengano tali cose ora, lo si deve ammettere; anzi ormai non avvengono affatto, poiché ora sono sgradite all'Onnipotente. Tuttavia gli erano gradite quando avvenivano e noi non conosciamo i motivi per cui allora gli erano gradite mentre oggi non lo sono, restando certo, tuttavia, che allora sarebbero state impossibili se non fossero state gradite all'Onnipotente e che ora non sarebbero cessate se non gli fossero state sgradite. Ed io: perché mai, dunque, esse oggi avvengono furtivamente, destinate o a restare sempre clandestine o ad essere perseguite una volta scoperte, se l'Onnipotente non permette nulla all'infuori di quel che è gradito alla sua giustizia, essendo impossibile che l'ingiusto risulti gradito a chi è giusto? Si obiettò quindi che tali cose non ci sono proprio più. Non ci sono più, infatti, uno mi dice, quei riti sacri registrati nei libri dei pontefici : cose che avvenivano giustamente in passato, quando risultavano gradite a Dio per il semplice fatto che erano consentite da colui che è Onnipotente e giusto; se poi oggi in forma segreta e illegittima si compie qualcuno dei sacrifici proibiti, non è paragonabile a quel genere di sacrifici propri dei pontefici, dovendosi annoverare piuttosto fra le pratiche che avvengono di notte, tutte pratiche illegittime, sicuramente proibite e condannate dagli stessi libri dei pontefici. Questa fu la mia risposta: perché allora Dio permette anche solo che avvengano cose del genere, se non è indifferente a nessuno di questi malefici che avvengono contro la religione? A questo punto, infatti, quanti tengono in grande considerazione i libri dei pontefici, pronti a sostenere la sicura origine divina di tutti i divieti in essi contenuti, sono addirittura costretti ad ammettere che Dio si prende particolarmente cura di queste cose. Come si può sostenere allora l'origine divina di tali divieti, se non perché riguardano cose sgradite a Dio, quando poi, vietandole, Egli mostra non solo di non gradirle, ma addirittura di prendersene cura, anziché esserne del tutto indifferente? Da questo si conclude che Dio, in quanto giusto, riprova qualcosa, che tuttavia in quanto onnipotente permette.
Riassunto di quanto precede ed enunciazione della questione.
2. 6. Poste in chiaro queste cose, fu ammesso che un fatto non si deve ritenere giusto e buono solo perché l'Onnipotente, benché a Lui sgradito, consente che avvenga; si deve riconoscere che anche quei mali compiuti contro la religione, grazie alla quale si venera Dio, sono sgraditi a Dio in quanto giusto e sono permessi da Lui secondo una ragione che è alla base del suo giudizio. Ma la questione da affrontare, a questo punto, era un'altra: qual è l'origine delle divinazioni dei demoni o comunque qual è l'identità di quelli che i pagani chiamano dèi? C'è da vedere infatti se per caso queste cose non si debbano ritenere sicuramente buone non per il fatto che l'Onnipotente permette che si compiano, bensì perché sono talmente straordinarie, da sembrare attribuibili soltanto alla potenza divina. Io promisi che in seguito avrei risposto; era ormai ora infatti di presentarsi al popolo. Ebbene non ho tardato, appena mi è stata data l'opportunità di scrivere, ad accludere quel che precede e includere quel che segue.
Natura dei demoni e loro potere divinatorio.
3. 7. La natura dei demoni è tale che essi, data la sensibilità del loro corpo aereo, oltrepassano agevolmente la sensibilità propria dei corpi terreni e, anche per la superiore agilità di questo corpo aereo, per rapidità hanno la meglio, senza possibilità di confronto, non solo sulla corsa di qualsiasi uomo o animale, ma anche sul volo degli uccelli. Dotati di queste due qualità relative al loro corpo aereo, vale a dire l'acutezza della sensibilità e la rapidità del movimento, preannunziano o annunziano molti fatti conosciuti prima, fonte di meraviglia per gli uomini a causa della lentezza della propria sensibilità terrena. Nei demoni s'è aggiunta, per di più, durante tutto il lungo arco di tempo in cui si sviluppa la loro vita, un'esperienza della realtà di gran lunga superiore a quella che può provenire agli uomini per la brevità della loro vita. Grazie a queste proprietà, che sono toccate alla natura di un corpo aereo, i demoni non solo predicono molti fatti futuri, ma ne compiono addirittura molti di stupefacenti. Ora, dal momento che gli uomini non possono dire o compiere questi fatti, alcuni, stuzzicati soprattutto dal vizio della curiosità, amando una falsa felicità terrena e un prestigio effimero, ritengono i demoni degni d'essere serviti e fatti oggetto di onori divini. Quanti invece si liberano da tali passioni non si lasciano ingannare o catturare da loro, ma ricercano e amano quel che è sempre immutabile, e partecipandone sono felici; anzitutto osservano che i demoni non debbono esser posti al di sopra di sé in quanto prevalgono per la sensibilità più acuta del loro corpo, che è aereo, fatto di un elemento più leggero. Del resto non ritengono al di sopra di sé, nei loro stessi corpi terreni, nemmeno gli animali, che pure hanno sentore di molte cose in modo più acuto: non il cane con il suo fiuto, capace di snidare con un olfatto affinatissimo un animale nascosto, guidando l'uomo fino alla sua cattura, evidentemente non per una più avveduta intelligenza spirituale, ma per una più penetrante sensibilità del corpo; non l'avvoltoio, capace di piombare da una distanza insospettata su un cadavere abbandonato; nemmeno l'aquila, di cui si dice che, volando alta, riesca a distinguere da tale altezza un pesce che guizza sotto le onde e, avventatasi violentemente sulle acque, lo ghermisce dopo aver sfoderato gli artigli; e nemmeno molti altri generi di esseri animati, che vagano in cerca di pascolo fra piante velenose, senza mai mangiarne una nociva, mentre l'uomo ha imparato a malapena a guardarsene dopo averne fatto esperienza e resta diffidente verso molte innocue, non avendone fatto esperienza. Da qui è facile arguire in quale misura la sensibilità possa essere più acuta nei corpi aerei: non per questo, però, chiunque sia avveduto potrebbe pensare che i demoni, che ne sono dotati, sono da porre al di sopra di uomini buoni. Questo potrei dirlo anche della rapidità dei corpi: riguardo a questo tipo di superiorità, infatti, gli uomini sono vinti non solo dai volatili, ma anche da molti quadrupedi, tanto da dover essere considerati, al confronto, pesanti come piombo; non per questo, però, essi pensano che debbano essere poste al di sopra di sé queste specie di animali, sui quali dominano, non con la forza fisica, ma con quella della ragione, per catturarli, addomesticarli e porli a servizio e profitto della propria volontà.
4. 7. Quanto poi a quella terza facoltà dei demoni, in base alla quale, grazie ad una lunga esperienza della realtà, essi hanno imparato il modo di conoscere prima e di predire molti fatti, coloro che si preoccupano di distinguere questi fenomeni dalla verità della luce pienamente vera se ne disinteressano, al punto tale che i giovani onesti non si ritengono per questo inferiori nemmeno ai vecchi malvagi, che hanno moltissima esperienza e perciò sono in un certo senso più istruiti; allo stesso modo non per questo pensano che siano da preferire loro i medici, né i navigatori, né gli agricoltori, di cui sia stata rilevata la volontà perversa e i costumi iniqui, solo perché capaci di molte predizioni: i primi intorno alle malattie, i secondi intorno alle tempeste, i terzi intorno agli alberi e ai frutti, tanto da sembrare, a chi è inesperto di queste cose, una forma di divinazione.
Le opere di vera pietà valgono di più degli eventi meravigliosi dei demoni.
4. 8. Quanto poi al fatto che i demoni non solo predicono alcuni fatti futuri, ma addirittura ne compiono di stupefacenti, evidentemente grazie alla superiorità del proprio corpo, perché mai le persone avvedute non dovrebbero restare indifferenti? Oltre tutto spessissimo gli uomini ingiusti e corrotti addestrano il proprio fisico e acquistano abilità tali in varie arti, che chi non ne sa nulla né li ha mai visti stenta addirittura a credervi quando lo sente raccontare. Quante sono le cose stupefacenti compiute dai funamboli e da tutti gli altri artisti che danno spettacolo? Quante sono quelle compiute dagli artigiani e soprattutto dagli ingegneri? Ebbene, sono forse per questo migliori degli uomini buoni e dotati di santa pietà ? Se ho ricordato tali cose, è perché chi le considera senza pervicacia e senza sterile e pretestuoso spirito di contraddizione, pensi, nello stesso tempo, a questo: se alcuni uomini, per la conformazione fisica più rozza o del proprio corpo, o della terra e dell'acqua, di varie pietre, legni e metalli, sono capaci di risultati tali, che quanti non vi riescono, per lo più presi da meraviglia, a confronto con se stessi li chiamano divini, mentre alcuni di quelli sono solo più capaci nelle arti e alcuni di questi migliori nei costumi, quanto più grandi e più sorprendenti sono le cose di cui i demoni sono capaci in proporzione alla potenzialità e all'agilità di un corpo leggerissimo, cioè aereo, pur essendo tuttavia spiriti immondi e perversi per la depravazione della volontà, e soprattutto per l'altezzosità della superbia e la malizia dell'invidia? Per il resto, sarebbe troppo lungo ora mostrare di che cosa sia capace l'elemento aereo, al quale quei corpi debbono la loro superiorità, nel costruire, smuovere, spostare e rivoltare in modo invisibile molti oggetti visibili; penso che ciò si potrebbe mostrare facilmente a chi vi presti anche una modesta attenzione.
L'origine delle predizioni dei demoni.
5. 9. Stando così le cose, in primo luogo si deve sapere, dal momento che è in questione la divinazione dei demoni, che questi il più delle volte predicono le cose che essi stessi stanno per compiere. Spesso infatti ricevono il potere di provocare malattie e di viziare persino l'aria, rendendola malsana; di incitare gli uomini perversi e amanti dei privilegi terreni ad azioni malvagie; e da questi costumi traggono la certezza che costoro finiranno per intendersela con chi li incita a tali azioni. Quindi incitano, in forme stupefacenti e invisibili, grazie alla leggerezza dei propri corpi, insinuandosi nei corpi degli uomini a loro insaputa e intrufolandosi nei loro pensieri attraverso alcune visioni fantastiche, sia da desti che da dormienti. Talvolta poi predicono in anticipo non le proprie azioni, ma eventi futuri, conosciuti in anticipo sulla base di segni naturali, che gli uomini non sono in condizione di percepire. Se infatti il medico formula previsioni di cui non è capace chi ignora la sua arte, non per questo lo si deve ritenere divino. Perché stupirsi allora se, come egli prevede malattie future più o meno infauste a seconda di sbalzi o modificazioni di temperatura del corpo umano, allo stesso modo i demoni prevedono tempeste future a seconda dello stato o dell'evoluzione atmosferica, a loro ben nota, ma ignota a noi ? Talvolta apprendono alla perfezione anche i disegni degli uomini, non solo quelli dichiarati verbalmente, ma anche concepiti soltanto con il pensiero, quando l'anima riesce ad esprimere taluni segni nel corpo; a partire da questi preannunziano anche molti eventi futuri, che stupiscono evidentemente gli altri, che non conoscono tali disegni. Come, ad esempio, un'emozione più intensa appare sul viso, in modo che anche gli uomini riconoscano esteriormente qualcosa che si compie interiormente, così non deve essere incredibile se dei pensieri più miti vengono in qualche modo significati attraverso il corpo, risultando inconoscibili alla rozza sensibilità degli uomini, ma conoscibili alla sensibilità penetrante dei demoni.
Ben distante la divinazione dei demoni dalla profondità delle profezie.Il più delle volte i demoni sono ingannati e ingannano.
6. 10. Con un potere come questo e di questa portata, sono molte le cose che i demoni preannunziano, restando tuttavia ben distante da loro la profondità di quella profezia che Dio compie per mezzo dei suoi santi angeli e dei Profeti. Se questi infatti preannunziano qualcosa a partire da quel disegno divino, per preannunziare ascoltano; e quando predicono cose che hanno ascoltato da quella fonte, non ingannano e non sono ingannati: sono oracoli assolutamente veritieri di angeli e di profeti. Così quindi viene ritenuto deplorevole che i demoni possano ascoltare e predire anche qualcosa di simile; quasi che ci sia qualcosa di deplorevole nel fatto che tutto quel che si dice per farlo conoscere agli uomini non sia taciuto solo dai buoni, ma anche dai malvagi, quando si può rilevare che, sempre fra gli uomini, gli insegnamenti di vita buona sono ugualmente decantati dai giusti e dai perversi; e non è in qualche modo di ostacolo, ma a vantaggio di una maggiore conoscenza e diffusione della verità, il fatto che di essa dicono quel che sanno anche coloro che poi la contraddicono con i loro costumi corrotti. In altre predizioni, invece, i demoni il più delle volte sono ingannati e ingannano. Sicuramente sono ingannati perché, mentre preannunziano i propri disegni, improvvisamente giunge qualche comando dall'alto, che sconvolge tutte le loro decisioni. È come se alcune persone, sottomesse ad altre, decidano qualcosa, pensando che i loro superiori non lo proibiranno, e promettano di farlo, ma coloro che dispongono di un'autorità più grande improvvisamente proibiscono tutto questo progetto premeditato in virtù di un'altra decisione superiore. Sono anche ingannati quando conoscono in anticipo alcuni fenomeni che hanno una causa naturale, come li conoscono i medici, o i navigatori, o gli agricoltori, ma in una forma di gran lunga più penetrante ed eccellente, grazie alla sensibilità più lesta e più versatile di un corpo aereo; ciò avviene perché anche questi fenomeni, in modo inaspettato e improvviso, dagli angeli, devoti servitori del sommo Dio, sono modificati secondo un altro disegno sconosciuto ai demoni. È come se ad un malato sopraggiunga qualcosa dall'esterno, che lo porterà alla morte, mentre il medico aveva promesso che l'avrebbe scampata, sulla base di precedenti sintomi autentici di guarigione; oppure se un navigatore, sulla base di una previsione atmosferica, avesse predetto che avrebbe soffiato a lungo quel vento al quale Cristo Signore, mentre era in barca con i discepoli, comandò di cessare, e si fece una grande bonaccia 1; o ancora se un agricoltore, ben pratico della natura del terreno e dell'entità delle gemme, assicuri che una vite darà frutto proprio in quell'anno in cui invece un improvviso turbamento atmosferico la farà seccare o un ordine superiore la farà sradicare: così molti fenomeni che rientrano nella prescienza e nella predizione dei demoni, dei quali si prevede il futuro sulla base di cause minori e più a portata di mano, risultano ostacolati da cause maggiori e più nascoste, e quindi modificati. Tuttavia costoro ingannano anche per il gusto di ingannare e con una perfida volontà, che li fa rallegrare quando gli uomini errano. Ma per non perdere il peso dell'autorità sui loro seguaci s'adoperano in modo da far ricadere la colpa sui loro intermediari e su quelli che indovinano i loro segni, nel caso in cui siano stati ingannati o abbiano mentito.
6. 11. Perché stupirsi, allora, se quand'era ormai imminente la distruzione di templi o idoli, predetta dai profeti del sommo Dio con tanto anticipo, il demone Serapide ne svelò l'approssimarsi a qualcuno dei suoi seguaci, come per raccomandare la sua divinità nel momento in cui si ritirava o fuggiva?
Perché i demoni hanno taciuto volontariamente le loro prossime sventure.
7. 11. In effetti questi demoni sono proprio messi in fuga, o addirittura strappati e allontanati dai loro posti in catene per ordini superiori, in modo che anche riguardo alle cose sulle quali essi dominavano e per le quali venivano venerati sia fatta la volontà di Dio. Egli predisse molto prima che ciò sarebbe avvenuto in tutte le nazioni e comandò che avvenisse grazie ai suoi fedeli. Perché mai allora non dovrebbe essere consentito ad un demone di predirlo, dal momento che questi lo sapeva come già imminente? Del resto questa predizione è attestata anche dai profeti, che hanno scritto tali cose, e alle persone avvedute è data l'opportunità di comprendere con quanta circospezione ci si dovesse guardare dall'ipocrisia dei demoni e fuggire il loro culto. Avendo questi ultimi, per un tempo così lungo, taciuto nei loro templi di tali eventi futuri, di cui non potevano ignorare le predizioni attraverso i profeti, in un certo senso vollero predirli, dopo che cominciarono ad avvicinarsi, per non esser ritenuti ignari e sconfitti. È stato dunque predetto e scritto tanto tempo prima, per non dire altro, ciò di cui parla il profeta Sofonia: Il Signore prevarrà contro di loro e annienterà tutti gli dèi delle nazioni della terra e lo adoreranno, ognuno sul proprio suolo, tutte le isole delle nazioni 2. Oppure costoro, venerati nei templi delle nazioni, non credevano che ciò sarebbe capitato loro e perciò non vollero ripeterlo attraverso i loro vati e seguaci deliranti: come quando il loro poeta presenta Giunone assolutamente incredula intorno alla morte di Turno, annunziata da Giove. Eppure Giunone viene esaltata da questi come potenza dell'aria e Virgilio ne parla in questi termini:
Una dura fine sovrasta adesso un innocente, oppure io
m'inganno: oh, che possa essere ingannata da una falsa paura
e tu, che puoi, cambiare in meglio le tue imprese! 3
Oppure i demoni, cioè le potenze dell'aria, erano incerti sulla possibilità che accadessero loro queste cose, che avevano conosciuto in quanto predette attraverso i profeti, e per tale motivo non vollero divulgarne la predizione: e questo basta per farci comprendere come son fatti. O ancora, pur sapendo con assoluta certezza che ciò sarebbe accaduto, tacquero fra i loro templi, per evitare che sin da allora gli uomini cominciassero ad abbandonarli e a disinteressarsene, in quanto avrebbero reso testimonianza, riguardo alla futura distruzione di templi ed idoli, proprio a quei profeti, che proibivano il loro culto. Ed una volta giunto il tempo in cui si compiono gli oracoli dei Profeti del Dio unico, che dichiara falsi questi dèi e prescrive con la massima fermezza di non venerarli, perché non sarebbe consentito anche a loro di predire ciò di cui hanno avuto notizia? Risulterebbe ancor più evidente, di conseguenza, che essi prima o non vi avevano minimamente creduto, o avevano temuto di annunziarlo ai propri seguaci. In fin dei conti, insomma, come se per loro non ci fosse più nulla da fare, hanno voluto ostentare anche in questo caso la propria capacità divinatoria, quando ormai viene messo a nudo che per tanto tempo avevano simulato una natura divina.
I demoni mai hanno osato negare come vero Dio il nostro Dio.
8. 12. Gli ultimi seguaci dei demoni dicono poi che questi eventi conosciuti in anticipo erano addirittura contenuti in alcuni loro libri, anche se si deve pensare che tali annunzi siano stati escogitati a cose fatte, mentre avrebbero dovuto farli conoscere molto tempo prima nei propri templi ai loro popoli, se fossero stati veri, così come le nostre profezie più antiche e conosciutissime sono declamate non solo nelle nostre chiese, ma anche nelle sinagoghe dei Giudei, e questo rende la testimonianza ancor più autorevole contro tutti i nemici. Tuttavia non ci debbono colpire neppure tali profezie, che quelli a malapena riescono raramente e furtivamente a formulare, se qualcuno dei demoni ha dovuto svelare per forza ai propri seguaci quanto aveva appreso dalle parole dei Profeti o dagli oracoli degli angeli. Perché mai questo sarebbe stato impossibile, trattandosi non di un affronto, ma di una testimonianza alla verità? Essi comunque (è questa la sola cosa che dobbiamo reclamare da loro) non hanno mai dimostrato prima, né tenteranno mai di dimostrare dopo, se non inventando, che i loro dèi, tramite i propri vati, abbiano osato predire o dire qualcosa contro il Dio d'Israele. Riguardo a questo Dio i loro autori più istruiti, che sono riusciti a leggere e conoscere tutte quelle cose, si sono interrogati intorno alla sua natura, piuttosto che riuscire a negarlo. Ebbene questo Dio, che nessuno di loro ha osato negare come vero Dio (andando incontro altrimenti non solo a castighi meritati, ma anche ad una sicura confutazione); questo Dio dunque, che nessuno di loro, come ho detto, ha osato negare come vero Dio, tramite i propri vati, cioè i Profeti, ha predetto con un monito evidente, ha comandato con un potere evidente, ha portato a termine con verità evidente il fatto che quei falsi dèi dovevano essere completamente abbandonati e i loro templi, i loro idoli e oggetti sacri distrutti. Chi può essere tanto stolto perciò da non votarsi al culto di quel Dio al quale non s'oppongono nemmeno quelle divinità che egli venera? D'altra parte non c'è dubbio che chi ha incominciato a venerarlo, certamente non potrà più venerare quelle divinità, alle quali s'oppone il Dio che egli venera.
I Profeti hanno predetto lo sterminio dei falsi dèi.
9. 13. I suoi Profeti poi hanno predetto che le nazioni, una volta sterminati i falsi dèi che un tempo veneravano, venereranno proprio Dio; l'ho appena ricordato ed ora lo ripeto: Il Signore prevarrà contro di loro e annienterà tutti gli dèi delle nazioni della terra e lo adoreranno, ognuno sul proprio suolo, tutte le isole delle nazioni 4. E non solo le isole, ma tutte le nazioni, proprio come tutte le isole delle nazioni, visto che in altri passi non si nominano le isole, ma l'intero globo terrestre, quando si dice: Ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti quanti i confini della terra, l'adoreranno al suo cospetto tutte quante la famiglie delle nazioni. Poiché il regno è del Signore ed Egli dominerà le nazioni 5. Che questo doveva essere portato a compimento per mezzo di Cristo è abbastanza evidente anche in molte altre testimonianze e proprio nel medesimo Salmo da cui ho tratto la citazione; parlando infatti, un po' prima, per bocca del Profeta della propria futura passione, il Signore stesso dice: Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa; mi hanno guardato ed osservato, si sono divise le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte 6. Poco più avanti poi si aggiunge il testo citato: Ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti quanti i confini della terra, con quel che segue. D'altro canto, anche nell'altra testimonianza, cui ho fatto ricorso prima, in cui si dice: Il Signore prevarrà contro di loro e annienterà tutti gli dèi delle nazioni della terra, nell'espressione prevarrà è preannunziato in modo abbastanza chiaro che i pagani anzitutto avrebbero combattuto la Chiesa e perseguitato con tutte le loro forze il nome cristiano, in modo da cancellarlo del tutto, se possibile, dalla faccia della terra; ed è stato detto: Il Signore prevarrà contro di loro, proprio perché Egli avrebbe avuto il sopravvento su di loro, grazie alla perseveranza dei martiri e alla grandezza dei miracoli, e di conseguenza alla fede dei popoli. Non si sarebbe detto infatti: Prevarrà contro di loro, se quelli non avessero opposto una pugnace resistenza. Di qui la profezia che si trova anche nel Salmo: Perché le nazioni hanno congiurato e i popoli hanno cospirato invano? Sono insorti i re della terra e i principi hanno tramato insieme contro il Signore e contro il suo Cristo 7. E un po' più avanti: Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio, oggi io ti ho generato; rivolgiti a me, ti darò in eredità le nazioni e in tuo possesso i confini della terra 8. Ecco da dove sono tratte le parole sopra citate anche da un altro Salmo: Ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti quanti i confini della terra 9. Con dichiarazioni profetiche come queste e di questo tenore si rende manifesta una predizione, che vediamo portata a compimento per mezzo di Cristo: avverrà che il Dio d'Israele, che noi riconosciamo come unico vero Dio, sarà venerato non nell'unica nazione chiamata Israele, ma in tutte le nazioni ed estirperà tutti i falsi dèi delle nazioni dai loro templi e dai cuori di quanti li venerano.
I pochi pagani rimasti a difesa delle proprie dottrine contro i cristiani.
10. 14. Ora costoro si facciano avanti ed abbiano il coraggio di prendere le difese di antiche fisime contro la religione cristiana e il vero culto di Dio, se vogliono clamorosamente crollare. Anche questo infatti è stato predetto a loro riguardo nel Salmo, con le parole del Profeta: Ti sei seduto sul trono come giudice giusto. Hai minacciato le nazioni e l'empio è crollato, hai cancellato il loro nome in eterno, per tutti i secoli. Le spade del nemico sono venute meno per sempre, hai distrutto le loro città. La loro memoria è crollata clamorosamente e il Signore sussiste in eterno 10. È dunque necessario che tutte queste cose si compiano e non ci deve colpire il fatto che i pochi sopravvissuti osano ancora ostentare le proprie dottrine mistificatrici e deridere i cristiani come se fossero completamente ignoranti, mentre noi vediamo che in loro si realizza quel che è stato predetto. La stessa ignoranza e stoltezza dei cristiani agli umili e ai santi, che la coltivano con passione, appare come sublime e unica vera sapienza; questa presunta stoltezza dei cristiani, quindi, li ha ridotti così in pochi, perché, come dice l'Apostolo, Dio ha dimostrato stolta la sapienza di questo mondo. Ha quindi aggiunto una cosa stupenda, per chi riesce a comprenderla, che è la seguente: Poiché infatti nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, Giudei e Greci, noi predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Poiché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini 11. Che deridano dunque come possono questa presunta nostra ignoranza e stoltezza, e sventolino la loro dottrina e sapienza: io so che questi nostri detrattori quest'anno sono meno numerosi dell'anno scorso. Da quando le nazioni hanno congiurato e i popoli hanno cospirato invano contro il Signore e contro il suo Cristo, poiché facevano spargere il sangue dei santi e perseguitare la Chiesa, fino ad oggi e con continuità costante essi diminuiscono. Quanto a noi, invece, una forza grandissima contro i loro insulti e le loro arroganti derisioni ci viene dagli oracoli del nostro Dio, che con gioia vediamo realizzarsi anche su questo punto. Tramite il Profeta infatti ci vengono rivolte le seguenti parole: Ascoltatemi, voi che conoscete la giustizia, popolo mio, che porti nel cuore la mia legge. Non temete l'insulto degli uomini, non vi spaventate per i loro scherni, non sopravvalutate il fatto che ora vi disprezzano. Con il tempo saranno corrosi come una veste e saranno consumati come la lana dal tarlo, ma la mia giustizia dura in eterno 12. Leggano per lo meno queste nostre profezie, se si degneranno, e quando le loro contestazioni saranno giunte fino a noi, con l'aiuto che il Signore ci darà, risponderemo.
Note:
1 - Mt 8, 26.
2 - Sof 2, 11.
3 - VIRGILIO, Aen. 10, 630-632.
4 - Sof 2, 11.
5 - Sal 22, 28-29.
6 - Sal 22, 17-19.
7 - Sal 2, 1-2.
8 - Sal 2, 7-8.
9 - Sal 22, 28.
10 - Sal 9, 5-8.
11 - 1 Cor 1, 20-25.
12 - Is 51,7-8.
Capitolo II: Nel Sacramento si manifestano all’uomo la grande bontà e l’amore di Dio
Libro IV: Libro del sacramento del corpo di Cristo - Tommaso da Kempis
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. O Signore, confidando nella tua bontà e nella tua grande misericordia, mi appresso infermo al Salvatore, affamato e assetato alla fonte della vita, povero al re del cielo, servo al Signore, creatura al Creatore, desolato al pietoso mio consolatore. Ma "per qual ragione mi è dato questo, che tu venga a me?" (Lc 1,43). Chi sono io, perché tu ti doni a me; come potrà osare un peccatore di apparirti dinanzi; come ti degnerai di venire ad un peccatore? Ché tu lo conosci, il tuo servo; e sai bene che in lui non c'è alcunché di buono, per cui tu gli dia tutto ciò. Confesso, dunque, la mia pochezza, riconosco la tua bontà, glorifico la tua misericordia e ti ringrazio per il tuo immenso amore. Infatti non è per i miei meriti che fai questo, ma per il tuo amore: perché mi si riveli maggiormente la tua bontà, più grande mi si offra il tuo amore e l'umiltà ne risulti più perfettamente esaltata. Poiché, dunque, questo ti è caro, e così tu comandasti che si facesse, anche a me è cara questa tua degnazione. E voglia il Cielo che a questo non sia di ostacolo la mia iniquità.
2. Gesù, pieno di dolcezza e di benignità, quanta venerazione ti dobbiamo, e gratitudine e lode incessante, per il fatto che riceviamo il tuo santo corpo, la cui grandezza nessuno può comprendere pienamente. Ma quali saranno i miei pensieri in questa comunione con te, in questo avvicinarmi al mio Signore; al mio Signore che non riesco a venerare nella misura dovuta e che tuttavia desidero accogliere devotamente? Quale pensiero più opportuno e più salutare di quello di abbassarmi totalmente di fronte a te, esaltando, su di me la tua bontà infinita? Ti glorifico, o mio Dio, e ti esalto in eterno; disprezzo me stesso, sottoponendomi a te, dal profondo della mia pochezza. Ecco, tu sei il santo dei santi, ed io una sozzura di peccati. Ecco, tu ti abbassi verso di me, che non sono degno neppure di rivolgerti lo sguardo. Ecco, tu vieni a me, vuoi stare con me, mi inviti al tuo banchetto; tu mi vuoi dare il cibo celeste, mi vuoi dare da mangiare il pane degli angeli: nient'altro, veramente, che te stesso, "pane vivo, che sei disceso dal cielo e dai la vita al mondo (Gv 6,33.51). Se consideriamo da dove parte questo amore, quale degnazione ci appare; quanto profondi ringraziamenti e quante lodi ti si debbono!
3. Quanto fu utile per la nostra salvezza il tuo disegno, quando hai istituito questo sacramento; come è soave e lieto questo banchetto, nel quale hai dato in cibo te stesso! Come è ammirabile questo che tu fai; come è efficace la tua potenza e infallibile la tua verità. Infatti, hai parlato "e le cose furono" (Sal 148, 5); e fu anche questo sacramento, che tu hai comandato. Mirabile cosa, degna della nostra fede; cosa che oltrepassa la umana comprensione che tu, o Signore Dio mio, vero Dio e uomo, sia tutto sotto quella piccola apparenza del pane e del vino; e che tu sia mangiato senza essere consumato. "Tu, o Signore di tutti", che, di nessuno avendo bisogno, hai voluto, per mezzo del Sacramento, abitare fra noi (2 Mac 14,35), conserva immacolato il mio cuore e il mio corpo, affinché io possa celebrare sovente i tuoi misteri, con lieta e pura coscienza; e possa ricevere, a mia salvezza eterna, ciò che tu hai stabilito e istituito massimamente a tua glorificazione e perenne memoria di te.
4. Rallegrati, anima mia, e rendi grazie a Dio per un dono così sublime, per un conforto così straordinario, lasciato a te in questa valle di lacrime. In verità, ogni qualvolta medito questo mistero e ricevi il corpo di Cristo, lavori alla tua redenzione e ti rendi partecipe di tutti i meriti di Cristo. Mai non viene meno, infatti, l'amore di Cristo; né si esaurisce la grandezza della sua intercessione. E' dunque con animo sempre rinnovato che ti devi disporre a questo Sacramento; è con attenta riflessione che devi meditare il mistero della salvezza. E quando celebri la Messa, o l'ascolti, ciò deve apparirti un fatto così grande, così straordinario e così pieno di gioia, come se, in quello stesso giorno, scendendo nel seno della Vergine, Cristo si facesse uomo, patisse e morisse pendendo dalla croce.
4-154 Novembre 22, 1902 Passa pericolo di morire, la ubbidienza si oppone.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Il giorno 22 Novembre, continuando a sentirmi male, di nuovo il benedetto Gesù è venuto e mi ha detto:
(2) “Diletta mia, te ne vuoi venire?”
(3) Ed io: “Sì, non più mi lasciare su questa terra”.
(4) E Lui: “Sì, ti voglio contentare una volta”.
(5) E mentre ciò diceva me sono sentita chiudere lo stomaco e la gola, in modo che dentro non entrava più niente, appena potevo tirare il respiro, sentendomi soffocare. Poi ho visto che Gesù benedetto ha chiamato gli angioli e li diceva: “Ora che la vittima se ne vieni, sospendete le fortezze, acciò i popoli facciamo ciò che vogliono”.
(6) Ed io: “Signore, chi sono quelli?”
(7) E Lui: “Sono gli angioli che custodiscono le città, finché le città sono assistite della fortezza della protezione divina comunicata agli angioli, non possono far niente, quando questa protezione le viene tolta, per le gravi colpe che commettono, lasciandoli a loro stessi, possono fare rivoluzione e qualunque sorta di male”.
(8) Onde io mi sentivo placida e vedendomi sola col mio caro Gesù ed abbandonata da tutte le creature, di cuore ne ringraziavo il Signore, e lo pregavo che si benignase di non farmi venire nessuno a darmi molestia. Mentre me ne stavo in questa posizione, è venuto la sorella e vedendomi male ha mandato a chiamare il confessore, il quale a via d’ubbidienza e riuscito a farmi aprire qualche poco la gola, e se si è uscito col darmi l’ubbidienza di non dover morire; povera chi ha che ci fare con le creature, che non conoscendo a fondo tutte le pene e strazi d’una povera anima, aggiungono alle pene maggiori dolori, ed è più facile d’aver da Dio compassione aiuto e sollievo, che dalle creature, anzi pare che vi aizzano maggiormente. Ma sempre sia benedetto il Signore, che il tutto dispone per la sua gloria ed il bene delle anime.