Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Non smettere mai di pregare. Anche quando cadi nel peccato, non rallentare il tuo cammino di fede. Il peccato è un pessimo pretesto per allontanarsi dalla preghiera e da Dio. Più sei malato, più hai bisogno del medico. Se il Signore non permettesse che tu ogni tanto cada in qualche errore, in qualche piccolo sbaglio, cadresti ben presto nella superbia e nell'orgoglio. L'orgoglio impedisce di crescere nella fede e nell'amore. Per preservati dal male maggiore, il Signore a volte permette il male minore. Uniti nella preghiera. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 5° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 26

1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".

6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".

14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".

26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".

30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:

'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'

32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".

47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:

d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.


Giosuè 10

1Quando Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva preso Ai e l'aveva votata allo sterminio, e che, come aveva fatto a Gèrico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re e che gli abitanti di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro,2ebbe grande paura, perché Gàbaon, una delle città regali, era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi.3Allora Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, mandò a dire a Oam, re di Ebron, a Piream, re di Iarmut, a Iafia, re di Lachis e a Debir, re di Eglon:4"Venite da me, aiutatemi e assaltiamo Gàbaon, perché ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti".5Quelli si unirono e i cinque re amorrei, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis ed il re di Eglon, vennero con tutte le loro truppe, si accamparono contro Gàbaon e le diedero battaglia.
6Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè, all'accampamento di Gàlgala: "Non privare del tuo aiuto i tuoi servi. Vieni presto da noi; salvaci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano sulle montagne".
7Giosuè partì da Gàlgala con tutta la gente di guerra e tutti i prodi guerrieri.8Allora il Signore disse a Giosuè: "Non aver paura di loro, perché li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a te".
9Giosuè piombò su di loro d'improvviso: tutta la notte aveva marciato, partendo da Gàlgala.
10Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele, che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la salita di Bet-Coron e li batté fino ad Azeka e fino a Makkeda.11Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di Bet-Coron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre fino ad Azeka e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada.12Allora, quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele:

"Sole, fèrmati in Gàbaon
e tu, luna, sulla valle di Aialon".
13Si fermò il sole
e la luna rimase immobile
finché il popolo non si vendicò dei nemici.

Non è forse scritto nel libro del Giusto: "Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero.14Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d'un uomo, perché il Signore combatteva per Israele"?
15Poi Giosuè con tutto Israele ritornò all'accampamento di Gàlgala.
16Quei cinque re erano fuggiti e si erano nascosti nella grotta in Makkeda.17Fu portata a Giosuè la notizia: "Sono stati trovati i cinque re, nascosti nella grotta in Makkeda".18Disse loro Giosuè: "Rotolate grosse pietre contro l'entrata della grotta e fate restare presso di essa uomini per sorvegliarli.19Voi però non fermatevi, inseguite i vostri nemici, attaccateli nella retroguardia e non permettete loro di entrare nelle loro città, perché il Signore Dio vostro li mette nelle vostre mani".20Quando Giosuè e gli Israeliti ebbero terminato di infliggere loro una strage enorme così da finirli, e i superstiti furono loro sfuggiti ed entrati nelle fortezze,21ritornò tutto il popolo all'accampamento presso Giosuè, in Makkeda, in pace. Nessuno mosse più la lingua contro gli Israeliti.
22Disse allora Giosuè: "Aprite l'ingresso della grotta e fatemi uscire dalla grotta quei cinque re".23Così fecero e condussero a lui fuori dalla grotta quei cinque re, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis e il re di Eglon.24Quando quei cinque re furono fatti uscire dinanzi a Giosuè, egli convocò tutti gli Israeliti e disse ai capi dei guerrieri che avevano marciato con lui: "Accostatevi e ponete i vostri piedi sul collo di questi re!". Quelli s'accostarono e posero i piedi sul loro collo.25Disse loro Giosuè: "Non temete e non spaventatevi! Siate forti e coraggiosi, perché così farà il Signore a tutti i nemici, contro cui dovrete combattere".26Dopo di ciò, Giosuè li colpì e li uccise e li fece impiccare a cinque alberi, ai quali rimasero appesi fino alla sera.27All'ora del tramonto, per ordine di Giosuè, li calarono dagli alberi, li gettarono nella grotta dove si erano nascosti e posero grosse pietre all'ingresso della grotta: vi sono fino ad oggi.
28Giosuè in quel giorno si impadronì di Makkeda, la passò a fil di spada con il suo re, votò allo sterminio loro e ogni essere vivente che era in essa, non lasciò un superstite e trattò il re di Makkeda come aveva trattato il re di Gèrico.
29Giosuè poi, e con lui Israele, passò da Makkeda a Libna e mosse guerra contro Libna.30Il Signore mise anch'essa e il suo re in potere di Israele, che la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa; non vi lasciò alcun superstite e trattò il suo re come aveva trattato il re di Gèrico.
31Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Libna a Lachis e si accampò contro di essa e le mosse guerra.32Il Signore mise Lachis in potere di Israele, che la prese il secondo giorno e la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Libna.33Allora, per venire in aiuto a Lachis, era partito Oam, re di Ghezer, e Giosuè batté lui e il suo popolo, fino a non lasciargli alcun superstite.
34Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Lachis ad Eglon, si accamparono contro di essa e le mossero guerra.35In quel giorno la presero e la passarono a fil di spada e votarono allo sterminio, in quel giorno, ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Lachis.36Giosuè poi, e con lui tutto Israele, salì da Eglon ad Ebron e le mossero guerra.37La presero e la passarono a fil di spada con il suo re, tutti i suoi villaggi e ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite; come aveva fatto ad Eglon, la votò allo sterminio con ogni essere vivente che era in essa.
38Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, si rivolse a Debir e le mosse guerra.39La prese con il suo re e tutti i suoi villaggi; li passarono a fil di spada e votarono allo sterminio ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite. Trattò Debir e il suo re come aveva trattato Ebron e come aveva trattato Libna e il suo re.
40Così Giosuè batté tutto il paese: le montagne, il Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore, Dio di Israele.41Giosuè li colpì da Kades-Barnea fino a Gaza e tutto il paese di Gosen fino a Gàbaon.42Giosuè prese tutti questi re e il loro paese in una sola volta, perché il Signore, Dio di Israele, combatteva per Israele.43Poi Giosuè con tutto Israele tornò all'accampamento di Gàlgala.


Sapienza 13

1Davvero stolti per natura tutti gli uomini
che vivevano nell'ignoranza di Dio.
e dai beni visibili non riconobbero colui che è,
non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere.
2Ma o il fuoco o il vento o l'aria sottile
o la volta stellata o l'acqua impetuosa
o i luminari del cielo
considerarono come dèi, reggitori del mondo.
3Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi,
pensino quanto è superiore il loro Signore,
perché li ha creati lo stesso autore della bellezza.
4Se sono colpiti dalla loro potenza e attività,
pensino da ciò
quanto è più potente colui che li ha formati.
5Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature
per analogia si conosce l'autore.
6Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero,
perché essi forse s'ingannano
nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo.
7Occupandosi delle sue opere, compiono indagini,
ma si lasciano sedurre dall'apparenza,
perché le cosa vedute sono tanto belle.
8Neppure costoro però sono scusabili,
9perché se tanto poterono sapere da scrutare l'universo,
come mai non ne hanno trovato più presto il padrone?

10Infelici sono coloro le cui speranze sono in cose morte
e che chiamarono dèi i lavori di mani d'uomo,
oro e argento lavorati con arte,
e immagini di animali,
oppure una pietra inutile, opera di mano antica.
11Se insomma un abile legnaiuolo,
segato un albero maneggevole,
ne raschia con diligenza tutta la scorza
e, lavorando con abilità conveniente,
ne forma un utensile per gli usi della vita;
12raccolti poi gli avanzi del suo lavoro,
li consuma per prepararsi il cibo e si sazia.
13Quanto avanza ancora, buono proprio a nulla,
legno distorto e pieno di nodi,
lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero;
senza impegno, per diletto, gli dà una forma,
lo fa simile a un'immagine umana
14oppure a quella di un vile animale.
Lo vernicia con minio, ne colora di rosso la superficie
e ricopre con la vernice ogni sua macchia;
15quindi, preparatagli una degna dimora,
lo pone sul muro, fissandolo con un chiodo.
16Provvede perché non cada,
ben sapendo che non è in grado di aiutarsi da sé;
esso infatti è solo un'immagine e ha bisogno di aiuto.
17Eppure quando prega per i suoi beni,
per le sue nozze e per i figli,
non si vergogna di parlare a quell'oggetto inanimato;
per la sua salute invoca un essere debole,
18per la sua vita prega un morto:
per un aiuto supplica un essere inetto,
per il suo viaggio chi non può neppure camminare;
19per acquisti, lavoro e successo negli affari,
chiede abilità ad uno che è il più inabile di mani.


Salmi 25

1'Di Davide'.

Alef. A te, Signore, elevo l'anima mia,
2Bet. Dio mio, in te confido: non sia confuso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
3Ghimel. Chiunque spera in te non resti deluso,
sia confuso chi tradisce per un nulla.

4Dalet. Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
5He. Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza,
Vau. in te ho sempre sperato.
6Zain. Ricordati, Signore, del tuo amore,
della tua fedeltà che è da sempre.
7Het. Non ricordare i peccati della mia giovinezza:
ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

8Tet. Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
9Iod. guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie.

10Caf. Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia
per chi osserva il suo patto e i suoi precetti.
11Lamed. Per il tuo nome, Signore,
perdona il mio peccato anche se grande.

12Mem. Chi è l'uomo che teme Dio?
Gli indica il cammino da seguire.
13Nun. Egli vivrà nella ricchezza,
la sua discendenza possederà la terra.

14Samech. Il Signore si rivela a chi lo teme,
gli fa conoscere la sua alleanza.
15Ain. Tengo i miei occhi rivolti al Signore,
perché libera dal laccio il mio piede.

16Pe. Volgiti a me e abbi misericordia,
perché sono solo ed infelice.
17Zade. Allevia le angosce del mio cuore,
liberami dagli affanni.

18Vedi la mia miseria e la mia pena
e perdona tutti i miei peccati.
19Res. Guarda i miei nemici: sono molti
e mi detestano con odio violento.

20Sin. Proteggimi, dammi salvezza;
al tuo riparo io non sia deluso.
21Tau. Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
22Pe. O Dio, libera Israele
da tutte le sue angosce.


Geremia 25

1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda - cioè nel primo anno di Nabucodònosor re di Babilonia -.2Il profeta Geremia l'annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo:3"Dall'anno decimoterzo di Giosia figlio di Amòn, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi premurosamente e continuamente, ma voi non avete ascoltato.4Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare5quando vi diceva: Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvage; allora potrete abitare nel paese che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre.6Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male.7Ma voi non mi avete ascoltato - dice il Signore - e mi avete provocato con l'opera delle vostre mani per vostra disgrazia.8Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole,9ecco manderò a prendere tutte le tribù del settentrione, le manderò contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne.10Farò cessare in mezzo a loro le grida di gioia e le voci di allegria, la voce dello sposo e quella della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada.11Tutta questa regione sarà abbandonata alla distruzione e alla desolazione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni.12Quando saranno compiuti i settanta anni, io punirò il re di Babilonia e quel popolo - dice il Signore - per i loro delitti, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne.13Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunziate a suo riguardo, quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva predetto contro tutte le nazioni.

14Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni, secondo le opere delle loro mani".
15Così mi disse il Signore, Dio di Israele: "Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio,16perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro".
17Presi dunque la coppa dalle mani del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato:18a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai suoi re e ai suoi capi, per abbandonarli alla distruzione, alla desolazione, all'obbrobrio e alla maledizione, come avviene ancor oggi;19anche al faraone re d'Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo;20alla gente d'ogni razza e a tutti i re del paese di Uz, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Ascalòn, a Gaza, a Ekròn e ai superstiti di Asdòd,21a Edom, a Moab e agli Ammoniti,22a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidòne e ai re dell'isola che è al di là del mare,23a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono l'estremità delle tempie,24a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto,25a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell'Elam e a tutti i re della Media,26a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesàch berrà dopo di essi.
27"Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi.28Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano il calice da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Certamente berrete!29Se io comincio a castigare proprio la città che porta il mio nome, pretendete voi di rimanere impuniti? No, impuniti non resterete, perché io chiamerò la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti.30Tu preannunzierai tutte queste cose e dirai loro:

Il Signore ruggisce dall'alto,
dalla sua santa dimora fa udire il suo tuono;
alza il suo ruggito contro la prateria,
manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve,
contro tutti gli abitanti del paese.
31Il rumore giunge fino all'estremità della terra,
perché il Signore viene a giudizio con le nazioni;
egli istruisce il giudizio riguardo a ogni uomo,
abbandona gli empi alla spada.
Parola del Signore.
32Dice il Signore degli eserciti:
Ecco, la sventura passa
di nazione in nazione,
un grande turbine si alza
dall'estremità della terra.

33In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un'estremità all'altra della terra; non saranno pianti né raccolti né sepolti, ma saranno come letame sul suolo.

34Urlate, pastori, gridate,
rotolatevi nella polvere, capi del gregge!
Perché sono compiuti i giorni per il vostro macello;
stramazzerete come scelti montoni.
35Non ci sarà rifugio per i pastori
né scampo per i capi del gregge.
36Sentite le grida dei pastori,
gli urli delle guide del gregge,
perché il Signore distrugge il loro pascolo;
37sono devastati i prati tranquilli
a causa dell'ardente ira del Signore.
38Il leone abbandona la sua tana,
poiché il loro paese è una desolazione
a causa della spada devastatrice
e a causa della sua ira ardente".


Atti degli Apostoli 2

1Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.2Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.3Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro;4ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
5Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.6Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua.7Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei?8E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?9Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotàmia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia,10della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma,11Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio".12Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: "Che significa questo?".13Altri invece li deridevano e dicevano: "Si sono ubriacati di mosto".
14Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: "Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole:15Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino.16Accade invece quello che predisse il profeta Gioèle:
17Negli ultimi giorni, dice il Signore,

'Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona;
i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno dei sogni.'
18'E anche sui miei servi e sulle mie serve
in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno.'
19'Farò prodigi' in alto 'nel cielo
e' segni in basso 'sulla terra,'
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
20'Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue,
prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande e splendido.'
21'Allora chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato'.

22Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -,23dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso.24Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.25Dice infatti Davide a suo riguardo:

'Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli.'
26'Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua;
ed anche la mia carne riposerà nella speranza,'
27'perché tu non abbandonerai l'anima mia negli inferi,
né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.'
28'Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
mi colmerai di gioia con la tua presenza.'

29Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi.30Poiché però era profeta e sapeva che Dio 'gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente',31previde la risurrezione di Cristo e ne parlò:

'questi non fu abbandonato negli inferi,
né' la sua carne 'vide corruzione.'

32Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.33Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire.34Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice:

'Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,'
35'finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi.'

36Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!".

37All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?".38E Pietro disse: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo.39Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti 'quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore' Dio nostro".40Con molte altre parole li scongiurava e li esortava: "Salvatevi da questa generazione perversa".41Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone.

42Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.43Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.44Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;45chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.46Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore,47lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.48Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.


Capitolo VI: gli sregolati moti dell'anima

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Ogni qual volta si desidera una cosa contro il volere di Dio, subito si diventa interiormente inquieti. Il superbo e l'avaro non hanno mai requie; invece il povero e l'umile di cuore godono della pienezza della pace. Colui che non è perfettamente morto a se stesso cade facilmente in tentazione ed è vinto in cose da nulla e disprezzabili. Colui che è debole nello spirito ed è, in qualche modo, ancora volto alla carne e ai sensi, difficilmente si può distogliere del tutto dalle brame terrene; e, quando pur riesce a sottrarsi a queste brame, ne riceve tristezza. Che se poi qualcuno gli pone ostacolo, facilmente si sdegna; se, infine, raggiunge quel che bramava, immediatamente sente in coscienza il peso della colpa, perché ha assecondato la sua passione, la quale non giova alla pace che cercava. Giacché la vera pace del cuore la si trova resistendo alle passioni, non soggiacendo ad esse. Non già nel cuore di colui che è attaccato alla carne, non già nell'uomo volto alle cose esteriori sta la pace; ma nel cuore di colui che è pieno di fervore spirituale.


DISCORSO 321 LUNEDÌ DOPO PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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Vi promette la relazione sulla guarigione di un uomo.

1. Ieri, come ricorda la Carità vostra, abbiamo detto: la relazione che riguarda quest'uomo è il suo aspetto. Tuttavia, poiché ci ha fatto conoscere dei particolari, quanto alle "Memorie" dei suoi santi, li dovete sapere per esserne maggiormente ammirati e a gloria del Signore nostro. Di essi è stato detto: Preziosa davanti al Signore la morte dei suoi santi 1. Perciò è conveniente pubblicare anche una relazione che contenga tutto ciò che abbiamo conosciuto dalla bocca di lui. Ma, se lo avrà voluto il Signore, oggi sarà elaborata e domani vi sarà proclamata.


19 - l'ultima parte del capitolo ventunesimo dell'Apocalisse.

La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda

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282. Il testo della terza ed ultima parte del capitolo ventunesimo dell'Apocalisse, che sto spiegando, è come segue:

Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni. Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello. Sin qui il testo letterale del capitolo ventunesimo.

283. Avendo l'altissimo Dio eletto questa città santa di Maria come sua abitazione, la più proporzionata e gradita che fuori di se stesso potesse avere in una semplice creatura, non era grande cosa che dei tesori della sua divinità e dei meriti del suo Figlio santissimo fabbricasse le fondamenta delle mura della città adorne di ogni specie di pietre preziose, affinché con uguale corrispondenza la fortezza e sicurezza, che sono le mura, la bellezza ed eminenza di santità e di doni, che sono le pietre preziose, e la concezione, che è il fondamento del muro, fossero proporzionate in se stesse e con il fine altissimo per cui le fondava, che era vivere in lei per amore e per l'umanità che doveva ricevere nel suo ventre verginale. L'Evangelista dice di avere visto tutto questo in Maria santissima, perché alla sua dignità e santità, come anche alla sicurezza richiesta dal fatto che Dio doveva vivere in lei come in fortezza inespugnabile, conveniva che le fondamenta delle sue mura, ossia i primi principi della sua concezione immacolata, fossero fabbricati con ogni genere di virtù in grado eminentissimo e talmente prezioso che non si potessero trovare altre pietre più ricche come fondamento di questo muro.

284. Dice che il primo fondamento o pietra era di diaspro. La varietà e la durezza di questa pietra significano la costanza e la fortezza che furono infuse a questa grande Signora al momento della sua concezione santissima, perché con esse rimanesse disposta nel corso della sua vita a praticare tutte le virtù con invincibile magnificenza e perseveranza. E siccome queste virtù concesse a Maria santissima ed infuse in lei nella sua concezione, significate da queste pietre preziose, ebbero uniti singolari privilegi donati dall'Altissimo e simboleggiati in ciascuna di queste dodici pietre, io li spiegherò come mi sarà possibile, affinché si intenda il mistero che racchiudono i dodici fondamenti della città di Dio. Con la virtù della fortezza, fu a lei concessa una speciale superiorità ed il potere sopra l'antico serpente, perché lo potesse abbattere, vincere e sottomettere; le fu dato anche di incutere un certo terrore ai demoni, affinché fuggissero da lei e da molto lontano la temessero, come tremando di avvicinarsi alla sua presenza. Perciò, essi non si avvicinavano mai a Maria santissima senza restare afflitti da grande pena. La divina Provvidenza con lei fu così liberale che non solo la escluse dalla legge comune ai figli del primo padre sottraendola alla colpa originale ed a quella soggezione al demonio che contraggono tutti coloro che in essa sono compresi, ma, scevra da tutti questi danni, le concesse anche quel potere contro i demoni che tutti gli uomini persero per non essersi conservati nello stato di innocenza. Inoltre, essendo Madre del Figlio dell'Eterno, sceso nelle sue viscere per distruggere l'impeto malvagio di questi nemici, le fu concessa potestà regale partecipata dall'essere di Dio, mediante la quale soggiogava i demoni e li ricacciava più volte nelle caverne infernali, come poi dirò.

285. Il secondo fondamento era di zaffiro. Questa pietra imita il colore del cielo sereno e chiaro e mostra certi piccoli punti o particelle d'oro risplendente; significa la serenità e tranquillità che l'Altissimo accordò ai doni ed alle grazie di Maria santissima, affinché sempre godesse, come un cielo immutabile, di una pace serena senza nubi di turbamento. In tale serenità tralucevano certi aspetti di divinità fin dalla sua concezione, sia per la partecipazione e la somiglianza delle sue virtù agli attributi divini, specialmente quello dell'immutabilità, sia perché molte volte, mentre era ancora viatrice, le fu aperto il velo e vide chiaramente Dio, come dirò in seguito. In questo dono sua divina Maestà le accordò ancora la singolare virtù ed il privilegio di comunicare quiete e serenità di mente a chi la chiedesse per sua intercessione. La domandassero tutti i cattolici angustiati e turbati dalle inquiete tempeste dei vizi, che così la otterrebbero!

286. Il terzo fondamento era di calcedònio. Questa pietra prende il nome dalla provincia dove si trova, che è la Calcedonia. Ha il colore del carbonchio e di notte il suo splendore imita quello di una lanterna. Il mistero di questa pietra sta nel significare il nome di Maria santissima e la virtù del medesimo. Ella lo prese da questa provincia del mondo dove si trovò, chiamandosi figlia di Adamo come gli altri e Maria, che in latino, mutato l'accento, significa i mari, perché fu l'oceano delle grazie e dei doni di Dio. Per inondare e sommergere il mondo con essi, entrò in questo mediante la sua concezione purissima, eliminando in tal modo la malizia del peccato ed i suoi effetti e scacciando le tenebre dell'abisso con la luce del suo spirito illuminato dalla sapienza divina. Corrispondente a questo fondamento, le fu concessa dall'Altissimo la speciale virtù di dissipare, mediante il suo nome di Maria, le spesse nubi dell'infedeltà, di distruggere gli errori delle eresie, del paganesimo, dell'idolatria e tutti i dubbi contro la fede cattolica. Se gli infedeli si rivolgessero a questa luce invocandola, certamente dileguerebbero assai presto dalle loro menti le tenebre dell'errore, che si estinguerebbero tutte in questo mare per la virtù celeste che a tal fine le fu concessa.

287. Il quarto fondamento era di smeraldo, il cui colore verde ed allegro ricrea la vista senza stancarla. Simboleggia misticamente la grazia ricevuta da Maria santissima nella sua concezione, perché, essendo piena di amabilità e di grazia agli occhi di Dio ed a quelli delle creature, senza offendere mai il suo dolcissimo nome né la sua reputazione, mantenesse in se stessa il verde e la forza della santità, delle virtù e dei doni che aveva e che avrebbe ricevuto. Corrispondentemente a tale dono, l'Altissimo le diede anche facoltà di distribuire questo beneficio, comunicandolo ai fedeli devoti che l'avrebbero invocata per ottenere la perseveranza e la fermezza nell'amicizia di Dio e nelle virtù.

288. Il quinto fondamento era di sardònice. Questa pietra è trasparente ed il suo colore imita soprattutto l'incarnato chiaro, sebbene partecipi di tre colori: in basso del nero, in mezzo del bianco ed in alto del rosso chiaro; tutto ciò rende una varietà graziosa. Misticamente questa pietra con i suoi colori rappresenta contemporaneamente la Madre ed il Figlio che doveva generare. Il nero contrassegna in Maria la parte inferiore e terrena, cioè il corpo annerito dalla mortificazione e dalle tribolazioni che patì, nonché il corpo del suo santissimo Figlio deformato per le nostre colpe. Il bianco significa la purezza dell'anima della vergine Madre e quella di Cristo nostro bene. L'incarnato indica nell'umanità la divinità unita ipostaticamente e nella Madre manifesta l'amore partecipatole dal suo Figlio divino e tutti gli splendori della divinità che le furono comunicati. Per questo fondamento le fu inoltre concesso che il valore dell'incarnazione e della redenzione, già sufficiente per tutti, divenisse per i suoi devoti efficace mediante la sua intercessione e le sue preghiere e che, perché conseguissero questo beneficio, impetrasse loro una devozione particolare ai misteri ed alla vita di Cristo Signore nostro.

289. Il sesto fondamento era di cornalina. Anche questa pietra è trasparente. Poiché imita la fiamma chiara del fuoco, è simbolo del dono concesso alla Regina del cielo di ardere incessantemente nel suo cuore del divino amore, come la fiamma del fuoco. Mai tale fiamma si estinse o diminuì nel suo petto. Anzi, accesa dall'istante medesimo della sua concezione, andò poi sempre crescendo; ora arde in lei nel più alto grado di cui può essere capace una semplice creatura ed arderà così per tutta l'eternità. Corrispondentemente a tale dono, le fu concesso il privilegio speciale di dispensare l'influsso dello Spirito Santo, il suo amore ed i suoi doni a chi li avrebbe domandati per mezzo di lei.

290. Il settimo fondamento era di crisòlito. Questa pietra imita nel suo colore l'oro rifulgente con qualche somiglianza di lume o di fuoco; ciò si scopre più di notte che di giorno. Rappresenta, perciò, l'amore ardente che Maria santissima portò alla Chiesa militante, ai suoi misteri, alla legge di grazia. Tale amore spiccò tanto più nella notte da cui essa fu coperta per la morte di suo Figlio, nella quale fu maestra degli Apostoli nella comprensione della legge santa del Vangelo ed implorò incessantemente con l'ardore più profondo lo stabilirsi della Chiesà e la salvezza dell'umanità intera. Ella sola seppe e poté stimare degnamente la legge santissima di suo Figlio. Di questo amore fu preventivamente dotata fin dalla sua immacolata concezione, per divenire coadiutrice di Cristo nostro Signore. Così, le fu concesso il particolare privilegio di ottenere a chi l'avrebbe invocata la grazia di disporsi a ricevere i sacramenti della santa Chiesa con frutto spirituale e di non mettere ostacolo ai loro effetti.

291. L'ottavo fondamento era di berillo. Questo è di colore verde e giallo; ha però più del verde, per cui imita molto l'oliva e riluce brillantemente. Rappresenta le singolari virtù della fede e della speranza che furono date a Maria santissima nella sua concezione con speciale splendore, affinché intraprendesse ed operasse cose ardue ed alte, come difatti operò per la gloria del suo Creatore. Insieme a questo dono, le fu concesso di poter dare ai suoi devoti coraggio, forza e pazienza nelle tribolazioni e nelle difficoltà, dispensando queste virtù e questi doni in forza della fedeltà divina e dell'assistenza del Signore.

292. Il nono fondamento era di topazio. Questa pietra è trasparente, di colore viola scuro; è stimata di grande valore. Fu simbolo dell'onestissima verginità di Maria signora nostra ed allo stesso tempo della sua divina maternità, cose che ella stimò grandemente, con umile gratitudine che le durò tutta la vita. Nella sua concezione domandò all'Altissimo la virtù della castità e subito il Signore gliela offrì per tutto il tempo in cui sarebbe stata viatrice. Ella conobbe fin da allora che le veniva accordata in misura superiore ai suoi desideri, e non solo per sé; il Signore, infatti, le concesse anche di essere maestra e guida delle vergini e delle anime caste e di ottenere con la sua intercessione ai suoi devoti questa virtù e la perseveranza in essa.

293. Il decimo fondamento era di crisopazio, il cui colore è verde e mostra un po' di oro. È' figura della fermissima speranza concessa a Maria santissima nella sua concezione, ritoccata con l'amore divino che la faceva risaltare. Tale virtù fu salda nella nostra Regina, come era conveniente perché comunicasse questa medesima qualità alle altre virtù; la sua stabilità si fondava sulla fermezza immutabile del suo animo generoso e forte in tutte le tribolazioni e le prove della sua vita santissima, specialmente durante la passione e morte del suo Figlio benedettissimo. Allo stesso tempo le venne concessa la grazia singolare di essere efficace mediatrice presso l'Altissimo per ottenere ai suoi devoti questa virtù della fermezza nella speranza.

294. L'undicesimo fondamento era di giacinto, che presenta il colore viola perfetto. Questo fondamento significa l'amore per la redenzione del genere umano, infuso in Maria santissima nella sua concezione, partecipato anticipatamente da quello che il suo Figlio e nostro redentore avrebbe avuto per morire per gli uomini. Come da questo si sarebbe originato tutto il rimedio della colpa e la giustificazione delle anime, così con tale amore, che da quell'istante sarebbe durato sempre in seguito, fu concesso alla nostra Regina il privilegio speciale che per sua intercessione i peccatori di ogni genere, per quanto grandi ed abominevoli, se l'avessero invocata di cuore, non sarebbero stati esclusi dal frutto della redenzione e dalla giustificazione e per mezzo di questa potente avvocata avrebbero potuto conseguire la vita eterna.

295. Il dodicesimo fondamento era di ametista, di colore rifulgente cangiante in violetto. Il mistero di questa pietra o fondamento corrisponde in parte al primo, perché significa una specie di virtù che fu data nella sua concezione a Maria santissima contro le potestà dell'inferno, affinché i demoni, anche quando non comandava loro né operava cosa alcuna contro di loro, sentissero uscire da lei una forza che li affliggesse e tormentasse quando volessero avvicinarsi alla sua persona. Questo privilegio le fu dato per l'incomparabile zelo che ella aveva di esaltare e difendere la gloria di Dio ed il suo onore. In virtù di questo singolare beneficio, Maria santissima ha un particolare potere per scacciare i demoni dai corpi umani con l'invocazione del suo dolcissimo nome, così potente contro questi spiriti maligni che al sentirlo le loro forze restano abbattute ed infrante. Questi sono in sostanza i misteriosi significati dei dodici fondamenti sui quali Dio edificò la sua città santa, Maria. È' vero che essi contengono molti altri segreti relativi ai favori da lei ricevuti che non posso ora spiegare, ma nel corso di questa Storia li andrò manifestando, come il Signore mi darà luce e forza per farlo.

296. L'Evangelista prosegue dicendo: E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. Il numero di tante porte di questa città fa conoscere che, per mezzo di Maria santissima, della sua dignità ineffabile e dei suoi meriti, l'accesso alla vita eterna si rese agevole e libero. Era come cosa dovuta e corrispondente all'eccellenza di questa eminente Regina che in lei e per lei si magnificasse l'infinita misericordia dell'Altissimo per l'apertura di tante vie attraverso le quali Dio si potesse comunicare ai mortali e questi potessero entrare a parteciparne per mezzo di Maria purissima avvalendosi dell'aiuto dei suoi meriti e della sua potente intercessione. Il pregio, la grandiosità e l'attraente bellezza di queste dodici porte, che erano altrettante perle, dimostrano la dignità ed il valore di questa imperatrice delle altezze, come anche la soavità del suo nome dolcissimo per attirare a Dio i mortali. Maria santissima conobbe bene questo beneficio del Signore per il quale era fatta singolare mediatrice del genere umano e dispensatrice dei tesori della Divinità per mezzo del suo Figlio unigenito. Compresa da tale conoscenza, la prudente e amorevole Signora seppe rendere i meriti delle sue opere e della sua dignità tanto preziosi e belli che formano l'ammirazione dei beati del cielo. Per questo le porte di questa città furono perle preziose per il Signore e per gli uomini.

297. Corrispondentemente a ciò, l'Evangelista dice: E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. La piazza di questa città di Dio, Maria santissima, è il suo intimo, dove, come in piazza e centro comune, concorrono tutte le facoltà e tutto ciò che entra per mezzo dei sensi e per altre vie e dove ha luogo il commercio e si trattano gli affari della repubblica dell'anima. In Maria santissima questa piazza fu oro molto lucente e puro, perché era come formata di sapienza e di amore divino. Mai si trovò qui tiepidezza, ignoranza o inavvertenza; tutti i suoi pensieri furono elevati ed i suoi sentimenti infiammati d'immensa carità. In questa piazza furono trattati i misteri altissimi della Divinità; qui fu pronunciato quel «fiat mihi» che diede inizio alla più grande opera che Dio abbia fatto o farà mai; qui furono formulate e discusse innumerevoli petizioni da presentare al tribunale di Dio per il genere umano; qui sono anche depositate ricchezze tali che basterebbero per sollevare dalla povertà tutto il mondo, se tutti partecipassero al commercio di questa piazza. È' anche piazza d'armi contro il demonio e contro ogni genere di vizi, poiché nell'intimo di Maria purissima si trovano tali grazie e virtù che, mentre la rendono terribile contro l'inferno, danno anche a noi forza e coraggio per vincerlo.

298. Dice di più: Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. Il tempio nelle città serve per la preghiera e per il culto che rendiamo a Dio e sarebbe una grande mancanza se nella città di Dio non ce ne fosse uno quale conviene alla sua grandezza ed eccellenza. In questa città, che è Maria santissima, ci fu un tempio così sacro che il medesimo Dio onnipotente e l'Agnello, cioè la divinità e l'umanità del suo Unigenito, furono il suo tempio, poiché in Maria abitarono come nel loro luogo legittimo, e tempio in cui vennero adorati ed onorati in spirito e verità più degnamente che in tutti i templi del mondo. Essi a loro volta furono tempio di Maria purissima, perché ella stette compresa, circondata e come racchiusa nella divinità e nell'umanità, che le servivano come abitazione e dimora. Mai cessò, stando in essa, di adorare, venerare e pregare il medesimo Dio ed il Verbo incarnato nel suo grembo, per cui stava in Dio e nell'Agnello come in un tempio, poiché ad esso conviene la santità continua in tutti i tempi. Anzi, per considerare degnamente questa divina Signora, sempre dobbiamo immaginarcela chiusa come in un tempio in Dio e nel suo Figlio santissimo. Qui intenderemo quali atti di amore, adorazione e venerazione doveva compiere, quali delizie doveva sentire con il Signore e quali suppliche in quel tempio doveva porgergli a beneficio del genere umano, poiché, vedendone in Dio la grande necessità di riscatto, accesa di carità, gridava e supplicava dall'intimo del cuore per la salvezza dei mortali.

299. Dice poi l'Evangelista: La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Dov'è uno splendore sommamente maggiore e più vivo di quello del sole e della luna, certo questi astri non sono necessari. Così anche nel cielo empireo, dov'è splendore di infiniti soli, non c'è bisogno di questo che illumina noi, sebbene sia così lucente e bello. In Maria santissima, nostra regina, non fu necessario che si trovassero altro sole o altra luna di creature che la istruissero o illuminassero, poiché da sola e senza bisogno di esempio seppe rendersi gradita a Dio; nemmeno la sua sapienza, santità e perfezione nell'operare poterono avere altro maestro ed arbitro che il medesimo sole di giustizia, il suo Figlio santissimo. Tutte le altre creature furono ignoranti per insegnarle come meritare di essere Madre degna del suo Creatore. A questa medesima scuola ella apprese ad essere umilissima ed ubbidientissima tra le umili e le ubbidienti. Per questo, sebbene venisse istruita da Dio stesso, non tralasciò di interrogare anche i più piccoli e di ubbidire loro in ciò in cui conveniva; anzi, come singolare discepola di colui che corregge i sapienti, imparò questa divina filosofia da tale maestro. Ne uscì così sapiente che l'Evangelista poté aggiungere:

300. Le nazioni cammineranno alla sua luce. Di fatto, se Cristo Signore nostro chiamò i Dottori ed i Santi con il nome di lucerne accese e poste sul candelabro della Chiesa per illuminarla e se i Patriarchi, i Profeti, gli Apostoli, i Martiri ed i Dottori, con la luce che hanno diffuso, hanno riempito la Chiesa cattolica di tanto chiarore che sembra divenuta un cielo con molti soli e molte lune, che cosa si doveva dire di Maria santissima, il cui splendore eccede incomparabilmente quello di tutti i maestri della Chiesa, anzi dei medesimi angeli del cielo? Se i mortali avessero gli occhi aperti per vedere questi raggi di Maria santissima, ella sola basterebbe senza dubbio per illuminare ogni uomo che viene al mondo e per avviarlo sui retti sentieri dell'eternità. Alla luce di questa santa città hanno camminato quelli che sono giunti alla conoscenza di Dio ed è per questo che san Giovanni dice che le nazioni cammineranno alla sua luce. Aggiunge poi:

301. I re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Grandemente felici saranno i re ed i principi che nelle loro persone e monarchie lavoreranno con sollecitudine per adempiere questa profezia. Tutti lo dovrebbero fare, perché saranno beati coloro che eseguiranno ciò rivolgendosi con affetto intimo del cuore a Maria santissima ed impiegando la vita, l'onore, le ricchezze e la grandezza delle loro forze e dei loro stati nella difesa di questa città di Dio, nel diffondere la sua gloria per il mondo e nel renderne il nome sempre più grande nella Chiesa e contro la folle audacia degli infedeli ed eretici. Con profondo dolore mi stupisco dei principi cattolici, che non si curano di guadagnarsi il favore di questa Signora e di invocarla, perché sia per loro rifugio e protezione, ausiliatrice ed avvocata nei pericoli, che per loro sono maggiori. Se per i re ed i potenti i pericoli sono grandi, ricordino che non è minore il loro dovere di mostrarsi grati a questa divina Regina e signora, poiché ella dice di se stessa che per lei regnano i re, i principi comandano ed i potenti amministrano la giustizia, che ama quelli che la amano e che quelli che renderanno illustre il suo nome conseguiranno la vita eterna, perché sperando in lei non peccheranno.

302. Non voglio nascondere la luce che più volte mi fu data, e specialmente in questo luogo, perché la manifesti. Nel Signore mi fu mostrato che a tutte le afflizioni della Chiesa cattolica ed a tutte le tribolazioni che il popolo cristiano soffre fu sempre posto rimedio per l'intercessione di Maria santissima e che nell'afflitto secolo presente, in cui la superbia degli eretici tanto si innalza contro Dio e la sua Chiesa affranta e piangente, esiste un solo rimedio per tali deplorabili miserie. Questo è che i monarchi ed i regni cattolici si rivolgano alla madre della grazia e misericordia, Maria santissima, guadagnandosi il suo favore con qualche singolare servizio atto ad accrescere e dilatare la sua devozione e la sua gloria per tutta la terra, affinché, volgendosi verso di noi, ci guardi con misericordia, ottenga grazia dal suo Figlio santissimo per la riforma dei vizi oltremodo sfrenati che il nemico comune ha seminato nel popolo cristiano e con la sua intercessione plachi l'ira del Signore che così giustamente ci castiga, minacciandoci flagelli e disgrazie ancora più gravi. Da questa riforma e dalla conversione dai nostri peccati seguiranno anche la vittoria contro gli infedeli e l'estirpazione delle false sette che opprimono la santa Chiesa, poiché Maria santissima è la spada che le deve estinguere e recidere in ogni luogo.

303. Oggi il mondo sperimenta il danno di questa dimenticanza. Se i principi cattolici non perseguono prosperi successi nel governo e nel mantenimento dei loro regni, nell'aumento della fede cattolica, nella lotta con i loro nemici, nelle guerre o vittorie contro gli infedeli, tutto ciò avviene perché non dirigono il proprio cammino tenendo Maria come punto di orientamento e non l'hanno posta come principio e fine immediato delle loro azioni e dei loro pensieri, dimenticando che questa regina passeggia per i sentieri della giustizia per insegnarla agli altri, portarli ad essa ed arricchire coloro che la amano.

304. Oh, principe e capo della santa Chiesa cattolica! Oh, prelati, che vi chiamate anche suoi principi! Oh, principe cattolico e monarca di Spagna, a cui, per legame naturale, per singolare affetto e per ordine dell'Altissimo indirizzo questa umile ma vera esortazione! Gettate la vostra corona ed il vostro regno ai piedi di questa Regina e signora del cielo e della terra, cercate la riparatrice di tutto il genere umano, ricorrete a colei che con potere divino è al di sopra di ogni potenza umana ed infernale, rivolgete il vostro affetto a colei che tiene nelle sue mani le chiavi della volontà e dei tesori dell'Altissimo, pòrtate il vostro onore e la vostra gloria a questa città santa di Dio, che non li chiede perché ne ha bisogno per accrescere i suoi, ma piuttosto per migliorare e dilatare i vostri. Offritele con la vostra pietà cattolica, e di tutto cuore, qualche omaggio grande e gradito, in ricompensa del quale sono pronti per voi infiniti beni, la conversione dei gentili, la vittoria contro gli eretici ed i pagani, la pace e la tranquillità della Chiesa, nuova luce e nuovi aiuti per migliorare i costumi e per rendere voi stesso un re grande e glorioso in questa vita e nell'altra.

305. Oh, regno e monarchia della Spagna cattolica, e come tale fortunatissima! Oh, se alla fermezza ed allo zelo della tua fede, che hai ricevuto oltre i tuoi meriti dalla destra onnipotente, tu aggiungessi il santo timore di Dio corrispondente alla professione di questa tua fede, che ti rende singolare fra le nazioni di tutta la terra! Oh, se per conseguire questo fine e questa corona delle tue felicità tutti i tuoi abitanti si innalzassero con ardente fervore alla devozione di Maria santissima! Come risplenderebbe allora la tua gloria! Come saresti illuminata! Come saresti protetta e difesa da questa Regina e come sarebbero arricchiti di tesori celesti i tuoi re cattolici! Come verrebbe propagata per loro mano in tutte le nazioni la soave legge evangelica! Considera attentamente che questa grande principessa onora coloro che la onorano, arricchisce coloro che la cercano, glorifica quelli che celebrano il suo nome e difende quelli che sperano in lei. Per esercitare con te questi uffici di madre singolare ed usare nuove misericordie, ti assicuro che aspetta e desidera che tu cerchi la sua benevolenza e ne solleciti il materno amore. Allo stesso tempo, però, considera che Dio non ha bisogno di nessuno e può cambiare le pietre in altrettanti figli di Abramo, cosicché, se ti rendi indegna di un bene tanto grande, egli può riservare questa gloria per chi lo servirà e se ne renderà meno immeritevole.

306. Ora, perché non ignori il servizio con cui potrai oggi guadagnarti il favore di questa Regina e signora di tutti, tra i molti che ti insegnerà la tua devozione e pietà, considera lo stato in cui si trova in tutta la Chiesa il mistero della sua immacolata concezione e ciò che ancora manca per stabilire con fermezza le fondamenta di questa città di Dio. Nessuno giudichi questo suggerimento come proprio di donna debole ed ignorante o effetto di una devozione particolare e dell'amore al mio Istituto ed alla mia professione, che va sotto il titolo religioso di Maria immacolata, poiché a me bastano la fede e la luce che ho ricevuto in questa Storia. No, non è per me questa esortazione, né mi permetterei di farla semplicemente basandomi sul mio giudizio ed opinione; ma in ciò ubbidisco al Signore che apre la bocca dei muti e scioglie la lingua degli infanti. Chi ancora si stupisse di questa tanto liberale misericordia, faccia attenzione a ciò che di questa Signora aggiunge l'Evangelista, dicendo:

307. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte. Le porte della misericordia di Maria santissima non sono mai state né stanno mai chiuse, né vi fu in lei notte di colpa che, dal primo istante della sua vita e concezione, chiudesse le porte di questa città di Dio, come negli altri santi. Come in un luogo dove le porte stanno sempre aperte entrano ed escono tutti quelli che lo vogliono, in ogni tempo ed ora, così a nessuno dei mortali è interdetto l'entrare liberamente in relazione con Dio attraverso le porte della misericordia di Maria purissima, dove è aperto il banco del tesoro del cielo, senza limitazione di tempo, luogo, età o sesso. Tutti sono potuti entrare fin dalla sua fondazione, perché per questo l'Altissimo la edificò con tante porte, e non chiuse, ma aperte, con libero accesso ed in piena luce. Fin dalla sua concezione purissima, infatti, cominciarono ad uscire da queste porte misericordie e favori per tutto il genere umano. Avere tante porte, attraverso le quali escano le ricchezze di Dio, non la rende però meno sicura dai nemici. Per questo il testo aggiunge:

308. Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello. L'Evangelista conclude questo capitolo ritornando sul privilegio delle immunità di questa città di Dio, Maria, cioè assicurandoci che in lei non entrò nulla d'impuro, perché le furono dati immacolati l'anima ed il corpo. Non si sarebbe potuto dire che non sarebbe entrato in lei nulla d'impuro quando avesse avuto la colpa originale, sebbene non i peccati attuali. Tutto ciò che entrò in questa città santa fu quello che era scritto nel libro della vita dell'Agnello; Dio, infatti, prese l'esempio e l'originale per formarla dal suo Figlio santissimo e da nessun altro poté copiare virtù alcuna di Maria santissima, per quanto piccola, se in lei potevano esservene di piccole. E se a questa porta di Maria corrisponde l'essere città di rifugio per i mortali, ciò è sotto la condizione che in lei non possa aver parte né ingresso chiunque commette abominio o falsità. Non devono, però, gli impuri e peccatori figli di Adamo disperare di avvicinarsi alle porte di questa città santa di Dio, poiché, se si recano a cercare la purezza della grazia umiliati e compunti, la troveranno in queste porte della grande Regina, non in altre. È limpida, è pura, è sovrabbondante di grazie; soprattutto, è madre della misericordia, dolce, amorevole e potente per arricchire la nostra povertà e togliere le macchie di tutte le nostre colpe.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo in questi capitoli

 

309. Figlia mia, i misteri di questi capitoli racchiudono grande dottrina e luce, benché in essi tu abbia tralasciato di dire molte cose. Approfitta di quanto hai inteso e scritto, per non ricevere invano la luce della grazia. Quello, poi, di cui ti voglio brevemente avvertire è che non devi perderti d'animo nel combattere le passioni per essere stata concepita nel peccato, discendente dalla terra e con inclinazioni terrene, finché tu le abbia vinte ed abbia vinto in esse i tuoi nemici. Con le forze della grazia di Dio altissimo, che ti aiuterà, puoi innalzarti sopra te stessa e farti discendente del cielo, da dove viene la grazia. Per conseguire questo, tu devi tenere la tua continua abitazione nelle altezze, stando fissa con la mente nella conoscenza dell'essere immutabile e delle perfezioni di Dio, senza permettere che di lì ti strappino i pensieri di alcun'altra cosa, benché necessaria. Con questa incessante memoria e visione interiore della grandezza di Dio, starai disposta in tutto il resto per operare quello che è più perfetto nelle virtù e ti renderai idonea a ricevere l'influsso ed i doni dello Spirito Santo, giungendo così allo stretto vincolo dell'amicizia e della comunicazione con il Signore. Per non impedire in questo la sua santa volontà, che molte volte ti è stata indicata e manifestata, sforzati di mortificare la parte inferiore della creatura, dove vivono le inclinazioni e le passioni negative. Muori a tutto ciò che è terreno, sacrifica in presenza dell'Altissimo tutti i tuoi appetiti sensitivi, senza soddisfarne neppure uno, non fare la tua volontà senza obbedienza e non uscire dal segreto del tuo intimo, dove ti illuminerà la luce dell'Agnello. Adornati per entrare nel talamo del tuo sposo e lasciati abbellire, come farà la destra dell'Onnipotente, se tu collaborerai e non gli porrai ostacolo. Purifica la tua anima con molti atti di dolore per averlo offeso e con ardentissimo amore lodalo e magnificalo. Cercalo, non ti riposare finché trovi colui che l'anima tua desidera e non lo lasciare. Voglio che tu viva in questo pellegrinaggio come quelli che già lo hanno terminato, contemplando senza interruzione l'Oggetto che li rende gloriosi. Questa deve essere la norma della tua vita, perché con la luce della fede e lo splendore di Dio onnipotente, che ti illuminerà e riempirà il tuo spirito, lo ami, lo adori e lo veneri senza interruzione. Questa è la volontà dell'Altissimo a tuo riguardo. Bada bene a ciò che puoi guadagnare ed a ciò che puoi perdere. Non volere da te stessa metterlo a rischio, ma assoggetta la tua volontà rimettendoti totalmente alla direzione del tuo sposo, alla mia ed a quella dell'ubbidienza, con la quale ti devi misurare in tutto. Questo fu l'insegnamento che mi diede la Madre del Signore, alla quale io, piena di confusione, risposi dicendo:

310. Regina e signora di tutto il creato, io che sono vostra e bramo esserlo per tutta l'eternità, lodo l'onnipotenza dell'Altissimo, che tanto si compiacque di farvi grande. Poiché siete così felice e potente presso di lui, vi supplico, Signora mia, di guardare con occhi di misericordia questa vostra serva povera e misera. Con i doni che il Signore ha posto nelle vostre mani per distribuirli ai bisognosi, ponete riparo alla mia piccolezza, arricchite la mia estrema povertà e costringetemi come Signora a volere ed operare efficacemente ciò che è più perfetto, cosicché trovi grazia agli occhi del vostro Figlio santissimo e mio Signore. Guadagnatevi questo onore, sollevando dalla polvere la più inutile creatura. Nelle vostre mani io pongo la mia riuscita. Vogliatela con efficacia, o Signora e regina mia, poiché il vostro volere è santo e potente per i meriti del vostro Figlio santissimo e per la parola della beatissima Trinità impegnata con voi ad accettare ogni vostra volontà e domanda, senza respingerne alcuna. Non posso vincolarvi a questo in alcun modo, poiché sono indegna; ma in cambio vi presento, o Signora mia, la vostra medesima santità e clemenza.


4-177 Febbraio 9, 1903 I beni che tiene la Chiesa cattolica, e i mali dei protestanti.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa vedevo il confessore con un’altro sacerdote santo, il quale diceva: “Levati qualunque pensiero di non essere Volontà di Dio la tua posizione”.

(2) Poi ha preso il discorso sopra di questi protestanti che dicono di Corato, ed ha detto: “Poco o niente faranno, perché i protestanti non hanno l’amo della verità per pescare i cuori, come l’ha la Chiesa Cattolica, li manca la barca della vera virtù per poterli mettere a salvamento, sono sprovvisti di vele, di remi, d’ancora, quali sono gli esempi ed insegnamenti di Gesù Cristo, e giungono a non avere né un pane come sfamarsi, né acqua per dissetarsi e lavarsi, quali sono i sacramenti, e quel che è più, li manca fino il mare della Grazia per potere andare in cerca di pescare le anime. Onde, mancando tutto questo, quali progressi potranno loro fare?” Ed ha detto tante altre cose che io non so bene ridire. Dopo ciò è venuto il mio amabile Gesù e mi ha detto:

(3) “Figlia mia, chi mi ama si fissa di fronte al centro Divino, ma chi si rassegna e fa in tutto la Volontà Divina, possiede in sé stesso il centro della Divinità”.

(4) E come lampo è scomparso. Poco dopo è ritornato, ed io lo stavo ringraziando della Creazione e Redenzione, e di tanti altri benefizi. E Lui ha soggiunto:

(5) “Nella Creazione formai il mondo materiale, e nella Redenzione formai il mondo spirituale”.