Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 5° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Luca 1
1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".
26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.
39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".
46Allora Maria disse:
"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".
56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:
68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".
80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Esodo 17
1Tutta la comunità degli Israeliti levò l'accampamento dal deserto di Sin, secondo l'ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c'era acqua da bere per il popolo.2Il popolo protestò contro Mosè: "Dateci acqua da bere!". Mosè disse loro: "Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore?".3In quel luogo dunque il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: "Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?".4Allora Mosè invocò l'aiuto del Signore, dicendo: "Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!".5Il Signore disse a Mosè: "Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va'!6Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà". Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d'Israele.7Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?".
8Allora Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim.9Mosè disse a Giosuè: "Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio".10Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre Mosè, Aronne, e Cur salirono sulla cima del colle.11Quando Mosè alzava le mani, Israele era il più forte, ma quando le lasciava cadere, era più forte Amalek.12Poiché Mosè sentiva pesare le mani dalla stanchezza, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.13Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi a fil di spada.14Allora il Signore disse a Mosè: "Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo!".
15Allora Mosè costruì un altare, lo chiamò "Il Signore è il mio vessillo"16e disse:
"Una mano s'è levata sul trono del Signore:
vi sarà guerra del Signore contro Amalek
di generazione in generazione!".
Sapienza 10
1Essa protesse il padre del mondo, formato per primo da Dio,
quando fu creato solo;
poi lo liberò dalla sua caduta
2e gli diede la forza per dominare su tutte le cose.
3Ma un ingiusto, allontanatosi da essa nella sua collera
perì per il suo furore fratricida.
4A causa sua la terra fu sommersa,
ma la sapienza di nuovo la salvò
pilotando il giusto e per mezzo di un semplice legno.
5Essa, quando le genti furono confuse,
concordi soltanto nella malvagità,
riconobbe il giusto
e lo conservò davanti a Dio senza macchia
e lo mantenne forte
nonostante la sua tenerezza per il figlio.
6E mentre perivano gli empi, salvò un giusto,
che fuggiva il fuoco caduto sulle cinque città.
7Quale testimonianza di quella gente malvagia
esiste ancora una terra desolata, fumante
insieme con alberi che producono frutti immaturi
e a memoria di un'anima incredula,
s'innalza una colonna di sale.
8Allontanandosi dalla sapienza,
non solo ebbero il danno di non conoscere il bene,
ma lasciarono anche ai viventi un ricordo di insipienza,
perché le loro colpe non rimanessero occulte.
9Ma la sapienza liberò i suoi devoti dalle sofferenze:
10essa condusse per diritti sentieri
il giusto in fuga dall'ira del fratello,
gli mostrò il regno di Dio
e gli diede la conoscenza delle cose sante;
gli diede successo nelle sue fatiche
e moltiplicò i frutti del suo lavoro.
11Lo assistette contro l'avarizia dei suoi avversari
e lo fece ricco;
12lo custodì dai nemici,
lo protesse da chi lo insidiava,
gli assegnò la vittoria in una lotta dura,
perché sapesse che la pietà è più potente di tutto.
13Essa non abbandonò il giusto venduto,
ma lo preservò dal peccato.
14Scese con lui nella prigione,
non lo abbandonò mentre era in catene,
finché gli procurò uno scettro regale
e potere sui propri avversari,
smascherò come mendaci i suoi accusatori
e gli diede una gloria eterna.
15Essa liberò un popolo santo e una stirpe senza macchia
da una nazione di oppressori.
16Entro nell'anima di un servo del Signore
e si oppose con prodigi e con segni a terribili re.
17Diede ai santi la ricompensa delle loro pene,
li guidò per una strada meravigliosa,
divenne loro riparo di giorno
e luce di stelle nella notte.
18Fece loro attraversare il Mar Rosso,
guidandoli attraverso molte acque;
19sommerse invece i loro nemici
e li rigettò dal fondo dell'abisso.
20Per questo i giusti spogliarono gli empi
e celebrarono, Signore, il tuo nome santo
e lodarono concordi la tua mano protettrice,
21perché la sapienza aveva aperto la bocca dei muti
e aveva sciolto la lingua degli infanti.
Salmi 115
1Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome da' gloria,
per la tua fedeltà, per la tua grazia.
2Perché i popoli dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".
3Il nostro Dio è nei cieli,
egli opera tutto ciò che vuole.
4Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
5Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
6hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
7Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano;
dalla gola non emettono suoni.
8Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.
9Israele confida nel Signore:
egli è loro aiuto e loro scudo.
10Confida nel Signore la casa di Aronne:
egli è loro aiuto e loro scudo.
11Confida nel Signore, chiunque lo teme:
egli è loro aiuto e loro scudo.
12Il Signore si ricorda di noi, ci benedice:
benedice la casa d'Israele,
benedice la casa di Aronne.
13Il Signore benedice quelli che lo temono,
benedice i piccoli e i grandi.
14Vi renda fecondi il Signore,
voi e i vostri figli.
15Siate benedetti dal Signore
che ha fatto cielo e terra.
16I cieli sono i cieli del Signore,
ma ha dato la terra ai figli dell'uomo.
17Non i morti lodano il Signore,
né quanti scendono nella tomba.
18Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore
ora e sempre.
Ezechiele 7
1Questa parola del Signore mi fu rivolta:2"Ora, figlio dell'uomo riferisci: Così dice il Signore Dio al paese d'Israele: La fine! Giunge la fine per i quattro punti cardinali del paese.3Ora che su di te pende la fine, io scaglio contro di te la mia ira per giudicarti delle tue opere e per domandarti conto delle tue nefandezze.4Non s'impietosirà per te il mio occhio e non avrò compassione, anzi ti terrò responsabile della tua condotta e saranno palesi in mezzo a te le tue nefandezze; saprete allora che io sono il Signore.5Così dice il Signore Dio: Sventura su sventura, ecco, arriva.6Viene la fine, la fine viene su di te; ecco, viene.
7Sopraggiunge il tuo destino, o abitante del paese: arriva il tempo, è prossimo il giorno terribile e non di tripudio sui monti.8Ora, fra breve, rovescerò il mio furore su di te e su di te darò sfogo alla mia ira. Ti giudicherò secondo le tue opere e ti domanderò conto di tutte le tue nefandezze.9né s'impietosirà il mio occhio e non avrò compassione, ma ti terrò responsabile della tua condotta e saranno palesi in mezzo a te le tue nefandezze: saprete allora che sono io, il Signore, colui che colpisce.10Ecco il giorno, eccolo che arriva. È giunta la tua sorte. L'ingiustizia fiorisce, germoglia l'orgoglio11e la violenza si leva a scettro d'iniquità.12È giunto il tempo, è vicino il giorno: chi ha comprato non si allieti, chi ha venduto non rimpianga; perché l'ira pende su tutti!13Chi ha venduto non tornerà in possesso di ciò che ha venduto anche se rimarrà in vita, perché la condanna contro il loro fasto non sarà revocata e nessuno nella sua perversità potrà preservare la sua esistenza.
14Si suona la tromba e tutto è pronto; ma nessuno muove a battaglia, perché il mio furore è contro tutta quella moltitudine.
15La spada all'esterno, la peste e la fame di dentro: chi è per la campagna perirà di spada, chi è in città sarà divorato dalla fame e dalla peste.16Chi di loro potrà fuggire e salvarsi sui monti gemerà come le colombe delle valli, ognuno per la sua iniquità.
17Tutte le mani cadranno
e tutte le ginocchia si scioglieranno come acqua.
18Vestiranno il sacco
e lo spavento li avvolgerà.
Su tutti i volti sarà la vergogna
e tutte le teste saranno rasate.
19Getteranno l'argento per le strade
e il loro oro si cambierà in immondizia,
con esso non si sfameranno,
non si riempiranno il ventre,
perché è stato per loro causa di peccato.
20Della bellezza dei loro gioielli
fecero oggetto d'orgoglio
e fabbricarono con essi
le abominevoli statue dei loro idoli:
per questo li tratterò come immondizia,
21li darò in preda agli stranieri
e in bottino alla feccia del paese
e lo profaneranno.
22Rivolgerò da loro la mia faccia,
sarà profanato il mio tesoro,
vi entreranno i ladri e lo profaneranno.
23Prepàrati una catena,
poiché il paese è pieno di assassini
e la città è piena di violenza.
24Io manderò i popoli più feroci
e s'impadroniranno delle loro case,
abbatterò la superbia dei potenti,
i santuari saranno profanati.
25Giungerà l'angoscia e cercheranno pace,
ma pace non vi sarà.
26Sventura seguirà a sventura,
allarme seguirà ad allarme:
ai profeti chiederanno responsi,
ai sacerdoti verrà meno la dottrina,
agli anziani il consiglio.
27Il re sarà in lutto, il principe ammantato di desolazione,
tremeranno le mani del popolo del paese.Li tratterò secondo la loro condotta,
li giudicherò secondo i loro giudizi:
così sapranno che io sono il Signore".
Lettera a Filemone 1
1Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone,2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla comunità che si raduna nella tua casa:3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
4Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere,5perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi.6La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo.7La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua.
8Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare,9preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù;10ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene,11Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me.12Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore.
13Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo.14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo.15Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre;16non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore.
17Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso.18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto.19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!20Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo!
21Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo.
22Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.
23Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù,24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.
25La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Capitolo VI: gli sregolati moti dell'anima
Leggilo nella BibliotecaOgni qual volta si desidera una cosa contro il volere di Dio, subito si diventa interiormente inquieti. Il superbo e l'avaro non hanno mai requie; invece il povero e l'umile di cuore godono della pienezza della pace. Colui che non è perfettamente morto a se stesso cade facilmente in tentazione ed è vinto in cose da nulla e disprezzabili. Colui che è debole nello spirito ed è, in qualche modo, ancora volto alla carne e ai sensi, difficilmente si può distogliere del tutto dalle brame terrene; e, quando pur riesce a sottrarsi a queste brame, ne riceve tristezza. Che se poi qualcuno gli pone ostacolo, facilmente si sdegna; se, infine, raggiunge quel che bramava, immediatamente sente in coscienza il peso della colpa, perché ha assecondato la sua passione, la quale non giova alla pace che cercava. Giacché la vera pace del cuore la si trova resistendo alle passioni, non soggiacendo ad esse. Non già nel cuore di colui che è attaccato alla carne, non già nell'uomo volto alle cose esteriori sta la pace; ma nel cuore di colui che è pieno di fervore spirituale.
DISCORSO 377 NELL'ASCENSIONE DEL SIGNORE.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaImpossibile lodare degnamente il Verbo divino. La corsa del gigante. L'Ascensione.
1. Come possiamo, carissimi fratelli, con le nostre parole fuggevoli parlare del Verbo eterno in modo che sia degno? O come le nostre cose basse di quaggiù potrebbero bastare per le cose grandi? Cantano la sua lode i cieli, le virtù, le potenze celesti, i luminari del cielo, le stelle; per quanto può, leva la lode anche la terra, che pur non pretendendo di rendere una lode degna, non vuole però condannare se stessa con ingrato silenzio. Non v'è nessuno che sia in grado di dire con parole, o anche solo di comprendere, come lui che domina su tutta la faccia della terra e governa l'universo in modo soave 1, si sia lanciato felice nella corsa, sorgendo da una estremità del cielo e girando fino all'altro estremo 2. Se egli si estende a ogni luogo, da dove può uscire, dove andare? In realtà non ha estensione spaziale né variazione temporale, non compie uscite o ritorni, ma rimanendo in se stesso, egli tutto intero abbraccia tutto. Non v'è dunque spazio che resti escluso da lui, onnipotente ovunque, o che non comprenda lui, che è esteso senza limiti, o che non accolga la sua venuta. Se si pensa al Verbo in sé, nulla possiamo dire; ma per insegnare agli umili a dire qualcosa di sé, egli abbassò se stesso, prese la condizione di servo 3. Si abbassò nella nostra condizione, e in questa condizione, secondo il racconto del Vangelo, progredì coltivando la sapienza 4, e in essa patì lottando con forza, in essa morì, quindi in essa vinse la morte ed è risorto e, sempre in questa condizione, è tornato al cielo, quel cielo dal quale non si era in realtà mai allontanato. E` dunque benedetto nel firmamento del cielo Colui del quale l'Apostolo ha detto: Per noi è divenuto lui stesso perché la benedizione di Abramo si compisse tra i pagani 5. Balzò lieto come gigante 6. Quale gigante? Viene detto gigante perché con la sua morte vinse la morte, spezzò le porte dell'inferno, ne uscì e ascese al cielo. E chi è questo re della gloria per il quale fu detto ad alcuni prìncipi: Aprite le vostre porte, prìncipi, alzatevi, porte eterne? Si devono alzare le porte perché egli è grande, ed esse, essendo strette, non possono farlo passare, perché entri il re della gloria. Sono prese da spavento: non lo riconoscono: Chi è questo re della gloria? Non è solo Dio, ma anche uomo; non è solo uomo, ma anche Dio. Ma subisce la passione: è davvero Dio? Risorge: è davvero uomo? E` appunto Dio e uomo: ha veramente patito ed è risorto veramente. La frase viene ripetuta due volte in questo medesimo Salmo: Aprite le vostre porte, prìncipi, alzatevi, porte eterne, ed entrerà il re della gloria. Le stesse parole sono ripetute poco sotto, come per sovrabbondanza si ripete qualcosa di non necessario. Ma nella ripetizione fate attenzione al riferimento ultimo e capirete perché si ripeta due volte. Una volta, quando risorge, si aprono le porte degli inferi, l'altra volta, quando ascende, si aprono le porte del cielo. Cosa nuova è che Dio sia presente negli inferi, cosa nuova che un uomo sia assunto in cielo. In entrambi i momenti, in entrambi i luoghi i prìncipi sono presi da spavento: Chi è questo re della gloria? Chi sia lo comprendiamo ascoltando la risposta che viene ripetuta alla loro domanda: Il Signore forte e potente, il Signore forte nella battaglia. Con il vocabolo " battaglia " si fa riferimento al modo come egli affrontò la morte per gli uomini, patendo egli solo per tutti, senza opporre resistenza, egli che pur era onnipotente, e riportando vittoria con la sua morte. Grande dunque questo re della gloria, grande anche negli inferi. Le stesse parole sono rivolte anche alle potenze celesti: Aprite, principi, le vostre porte e alzatevi, porte eterne. Queste sono le porte eterne di cui Pietro teneva le chiavi. Ma poiché egli innalza con sé anche l'uomo, anche qui viene ripetuta la domanda, come davanti a uno non conosciuto: Chi è questo re della gloria? Ma poiché ora egli non si presenta più come combattente, ma come vincitore, non combatte, ma trionfa, viene variata la risposta; non più: il Signore potente in guerra, ma: il Signore delle potenze, egli è il re della gloria 7.
1 - Cf. Sap 8, 1.
2 - Cf. Sal 18, 6-7.
3 - Cf. Fil 2, 8.
4 - Cf. Lc 2, 52.
5 - Gal 3, 13-14.
6 - Sal 18, 6.
7 - Sal 23, 7. 10.
19 - L'Altissimo dà luce ai sacerdoti circa l'innocenza di Maria
La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca710. L'Altissimo non dormiva né prendeva sonno tra i dolci gemiti della sua diletta sposa Maria, sebbene fingesse di non udirli, ricreandosi con essi nel prolungato esercizio delle sue pene, che le erano occasione di trionfi così gloriosi e di essere tanto ammirata e lodata dagli spiriti celesti. Perdurava intanto il fuoco lento di quella persecuzione, affinché la divina fenice Maria si rinnovasse molte volte nelle ceneri della sua umiltà e il suo purissimo cuore e spirito rinascessero a nuovo essere e stato della divina grazia. Tuttavia, quando giunse il momento opportuno di mettere termine alla cieca invidia e gelosia di quelle giovani ingannate, affinché le loro menzogne non andassero a discredito di colei che doveva essere l'onore di tutta la natura e della grazia, il Signore stesso parlò in sogno al sacerdote e gli disse: «La mia ancella Maria è gradita ai miei occhi, è perfetta ed eletta e non ha colpa in quello che le si attribuisce». La medesima rivelazione ebbe Anna, la maestra delle giovani. Al mattino subito il sacerdote e la maestra parlarono insieme circa la divina luce e l'avvertimento che entrambi avevano ricevuto. Per questa conoscenza del cielo si pentirono dell'inganno subito e chiamarono la principessa Maria, domandandole perdono di aver dato credito alla falsa relazione delle educande, proponendole inoltre tutto ciò che parve loro conveniente per sottrarla e difenderla dalla persecuzione che le facevano e dalle pene che le procuravano.
711. Colei che era Madre dell'umiltà ascoltò questa proposta e rispose al sacerdote e alla maestra: «Signori, sono io quella a cui si devono i rimproveri e vi supplico di far sì che io meriti di ascoltarli, poiché come bisognosa li domando e li stimo. La compagnia delle mie sorelle educande è molto amabile e non voglio perderla per i miei demeriti, giacché tanto devo a tutte per avermi tollerata e, in contraccambio a tale beneficio, bramo di servirle maggiormente. Tuttavia, se mi ordinate un'altra cosa, sono qui per ubbidire alla vostra volontà». Questa risposta di Maria santissima consolò e confortò ancor più il sacerdote e la maestra, che approvarono la sua umile domanda, però da allora in poi attesero con più cura a lei, guardandola con nuova riverenza e affetto. L'umilissima vergine domandò al sacerdote la mano e la benedizione ed anche alla maestra, come era solita fare, e con questo la lasciarono. Ma come all'assetato avviene che i suoi sensi se ne corrano dietro all'acqua cristallina che si allontana da lui, così restò il cuore di Maria signora nostra tra la brama e il dolore di quell'esercizio del patire, poiché come assetata ed infiammata nell'amore divino giudicava che, per la cura che il sacerdote e la maestra volevano usarle, le sarebbe mancato per l'avvenire il tesoro dei patimenti.
712. La nostra Regina si ritirò subito e parlando da sola con l'Altissimo gli disse: «Perché, Signore ed amato mio padrone, tanto rigore con me? Perché una così lunga assenza e tanta dimenticanza di chi senza di voi non vive? E se nella mia lunga solitudine senza la vostra dolce e amorosa visione mi consolavano i pegni certi del vostro amore, quali erano le piccole pene che pativo, come vivrò adesso nel mio deliquio senza questo sollievo? Perché, o Signore, così presto sospendete la mano in questo favore? Chi al di fuori di voi poteva cambiare il cuore della mia maestra e dei sacerdoti miei signori? Veramente io non meritavo il beneficio dei loro caritatevoli rimproveri, né sono degna di sopportare angustie, perché non sono nemmeno degna della vostra bramata visione e deliziosa presenza. Ma se non ho potuto vincolarvi, Padre e Signore mio, io emenderò le mie negligenze e se volete dare qualche sollievo alla mia debolezza, nessun'altra cosa potrà sollevarmi finché manchi all'anima mia la gioia del vostro volto; però in tutto aspetto con cuore sottomesso, o sposo mio, che si faccia il vostro divino beneplacito».
713. Avendo i sacerdoti e la maestra conosciuto la verità, le giovani, mitigate anche dal Signore, cessarono di molestare la nostra celeste Principessa, e il demonio fu trattenuto dall'istigarle. Tuttavia la lontananza con cui Dio si teneva nascosto alla divina sposa durò dieci anni - cosa mirabile! -, sebbene l'Altissimo la sospendesse alcune volte svelando il suo volto, affinché la sua diletta avesse qualche sollievo. Ma non furono molte le visioni che le accordò in questo tempo e queste avvennero con minor delizia rispetto ai primi anni della sua infanzia. Questa lontananza del Signore fu però opportuna, perché, mediante l'esercizio di tutte le virtù, la nostra Regina, divenuta praticamente perfetta, si disponesse alla dignità che l'Altissimo le preparava. Se invece avesse goduto sempre della vista di sua Maestà nei modi in cui successivamente sarebbe stato sempre possibile - come si è detto sopra nel capitolo quattordicesimo di questo libro - non avrebbe potuto soffrire secondo l'ordine comune ad ogni semplice creatura.
714. Tuttavia, durante questa sorta di ritiro e lontananza del Signore, quantunque a Maria santissima mancassero le visioni intuitive ed astrattive della divina Essenza e quelle degli angeli, l'anima sua santissima e le sue facoltà avevano più doni di grazia e maggiore luce soprannaturale di quanta ne abbiano ottenuta e ricevuta tutti i santi, poiché in questo mai si raccorciò con lei il braccio dell'Altissimo. Ma in confronto delle visioni frequenti che ella ebbe nei primi anni, chiamo io lontananza e ritiro del Signore l'essere stata senza di esse tanto tempo. Questa privazione incominciò otto giorni prima della morte di suo padre san Gioacchino e subito seguirono le persecuzioni dell'inferno e poi quelle delle creature, finché la nostra Principessa arrivò a dodici anni. Li aveva già compiuti, quando un giorno gli angeli santi, senza che le si manifestassero, le parlarono e le dissero: «Maria, il termine della vita della tua santa madre Anna, prefissato dall'Altissimo, si compie adesso; sua Maestà ha disposto che sia libera dalla prigione del corpo mortale e le sue sofferenze abbiano felice fine».
715. Colpito da questa nuova e dolorosa notizia, il cuore della pietosa figlia s'intenerì e, prostrandosi alla presenza dell'Altissimo, fece una fervorosa orazione per la buona morte di sua madre sant'Anna e così pregò: «Re dei secoli invisibile ed eterno, Signore immortale e onnipotente, autore di tutto l'universo, benché io sia polvere e cenere e riconosca di aver disgustato la vostra grandezza, non per questo rinuncerò a parlare al mio Signore e ad effondere il mio cuore alla sua presenza, sperando, Dio mio, che non disprezzerete colei che sempre ha confessato il vostro santo nome. Lasciate, Signor mio, che vada in pace la vostra serva, che con fede invitta e speranza ferma ha sempre desiderato adempiere il vostro divino beneplacito. Approdi vittoriosa e trionfante dei suoi nemici al sicuro porto dei santi vostri eletti; la confermi il vostro potente braccio; l'assista, al termine del corso della nostra mortalità, la stessa destra che rese perfetti i suoi passi, e riposi, Padre mio, nella pace della vostra grazia ed amicizia colei che sempre cercò con vero cuore di ottenerla».
716. Il Signore rispose a questa preghiera della sua diletta non con parole, ma con un ammirabile favore che concesse a lei e a sua madre sant'Anna. Quella notte sua Maestà comandò che gli angeli santi di Maria santissima la portassero realmente e personalmente alla presenza della sua madre inferma e che al suo posto restasse uno di loro, prendendo corpo etereo della sua medesima forma. Gli angeli ubbidirono all'ordine divino e portarono la loro e nostra Regina alla casa e nella camera di sua madre sant'Anna. Trovandosi con lei e baciandole la mano, la divina Signora le disse: «Madre mia e mia signora, sia l'Altissimo la vostra luce e fortezza e sia benedetto, perché per la sua benignità non ha voluto che io, povera e bisognosa, restassi senza il beneficio della vostra ultima benedizione. Che io dunque la riceva, madre mia, dalla vostra mano!». Sant'Anna le diede la sua benedizione e con intimo affetto rese grazie al Signore di quel favore come colei che conosceva il mistero della sua figlia e Regina, che ancora ringraziò per l'amore che in tale occasione le aveva manifestato.
717. Subito la nostra Principessa si rivolse alla sua santa madre, la confortò e animò per il transito della morte e, tra le molte altre ragioni d'incomparabile consolazione, le disse ancora queste: «Madre e diletta dell'anima mia, è necessario che per la porta della morte passiamo all'eterna vita che speriamo. Amaro e penoso è il transito, ma fruttuoso, perché accettandolo come divino volere, è l'inizio della tranquillità e della pace eterna e soddisfa nello stesso tempo alle negligenze e ai difetti derivanti alla creatura dal non aver impiegato la vita come avrebbe dovuto. Ricevete, dunque, madre mia, la morte e pagate con essa il debito comune con allegrezza di spirito; partite sicura per andarvene in compagnia dei santi Patriarchi, Profeti, giusti ed amici di Dio, dove con essi attenderete la redenzione che l'Altissimo c'invierà per mezzo della sua salvezza, cioè del nostro Salvatore. La sicurezza di questa speranza sarà il vostro sollievo, finché arrivi il tempo di possedere il bene che tutti aspettiamo».
718. Sant'Anna rispose alla sua figlia santissima con pari amore e conforto degno di tale madre e di tale figlia in quell'occasione, e con amorevolezza materna le disse: «Maria, figlia mia diletta, soddisfate ora a quest'obbligo filiale di non scordarvi di me alla presenza del nostro Signore Dio e creatore, presentandogli il gran bisogno che in quest'ora io ho della sua divina protezione. Considerate ciò che dovete a chi vi concepì e vi portò nove mesi nel suo grembo, vi nutrì al suo petto e sempre vi porta nel cuore. Domandate, figlia mia, al Signore che stenda la mano della sua misericordia infinita su questa inutile creatura, che grazie ad essa fu chiamata all'esistenza, e venga sopra di me la sua benedizione in quest'ora della mia morte, poiché adesso e sempre ho posto tutta la mia confidenza solo nel suo santo nome. Non mi abbandonate, amata mia, prima di chiudermi gli occhi. Voi restate orfana e senza difesa da parte degli uomini, ma vivrete nella protezione dell'Altissimo e spererete nelle sue misericordie antiche. Camminate, figlia del mio cuore, per la strada dei comandamenti del Signore, chiedete a sua Maestà che guidi i vostri affetti e le vostre facoltà e sia egli il maestro che v'insegni la sua santa legge. Non uscite dal tempio prima di prendere marito e questo avvenga col sano consiglio dei sacerdoti del Signore, chiedendo continuamente a Dio che lo decida egli stesso: se sarà sua volontà darvi uno sposo, che sia della tribù di Giuda e della stirpe di Davide. Dei beni del vostro padre Gioacchino e miei, che vi appartengono, farete parte ai poveri: con essi siate larga e caritativa. Custodirete il vostro segreto nell'intimo del vostro cuore e continuamente domanderete all'Onnipotente che per sua misericordia voglia inviare al mondo la sua salvezza e redenzione per mezzo del Messia promesso. Prego e supplico la sua bontà infinita che sia il vostro rifugio e venga sopra di voi, con la mia, la sua benedizione».
719. Tra così alti e divini colloqui, la fortunata madre sant'Anna provò le ultime angosce della morte, o della vita, e reclinata nel trono della grazia, che erano le braccia di sua figlia Maria santissima, rese la sua anima purissima al suo Creatore. Dopo che sua figlia le ebbe chiuso gli occhi, come le era stato richiesto, lasciando il sacro corpo ben composto, i santi angeli tornarono dalla loro regina Maria e la riportarono al suo posto nel tempio. In questa occasione l'Altissimo non impedì la forza dell'amore naturale in modo che la divina Signora non sentisse con gran tenerezza e dolore la morte della sua felice madre e con essa, restando senza tale rifugio, la sua solitudine. Tuttavia questi moti dolorosi furono nella nostra Regina santi e perfettissimi, governati e regolati dalla grazia della sua innocente purezza e prudentissima innocenza, per cui ella lodò l'Altissimo per le misericordie infinite che nella sua santa madre aveva mostrato in vita e in morte; intanto non cessavano i suoi dolci e amorosi lamenti per il fatto che il Signore le si nascondeva.
720. Tuttavia la figlia santissima non poté conoscere tutta la consolazione della sua felice madre nell'averla presente alla sua morte, perché ignorava la sua dignità e il mistero di cui era consapevole la madre, la quale mantenne sempre questo segreto, come l'Altissimo le aveva ordinato. Il fatto che stesse per spirare fra le braccia di colei che era la luce dei suoi occhi, e tale avrebbe dovuto essere per tutto l'universo, bastava a rendere la sua morte più felice di quella di tutti i mortali vissuti fino ad allora. Morì piena non tanto di anni quanto di meriti; la sua anima santissima fu collocata dagli angeli nel seno di Abramo e venerata dai Patriarchi, dai Profeti e da tutti i giusti che vi si trovavano. Quanto alle qualità della santissima madre, era di cuore grande e magnanimo, di chiaro e sublime intelletto, vivace e ad un tempo molto tranquilla e pacifica. Era di media statura, un po' più bassa di sua figlia Maria santissima. Il suo volto era ovale, l'aspetto sempre uguale e molto composto, il colorito bianco e vermiglio. Infine era madre di colei che divenne Madre di Dio. Tale dignità racchiudeva in sé molte perfezioni. Sant'Anna visse cinquantasei anni, ripartiti in questa maniera: a ventiquattro anni si sposò con san Gioacchino; ne passò altri venti senza prole e nel quarantaquattresimo ebbe Maria santissima. Aggiungendo a questi i dodici dell'età di questa Regina durante i quali sopravvisse, tre in sua compagnia e gli altri nove nel tempio, tutti insieme fanno cinquantasei.
721. Di questa madre grande e ammirabile ho udito dire che alcuni scrittori autorevoli affermano che si sposò tre volte e che in ciascuno dei tre matrimoni fu madre di una del le tre Marie, mentre altri sono d'opinione divergente. A me il Signore ha dato, per sola sua bontà, luce grande circa la vita di questa fortunata santa e non mi è stato mai mostrato che si sia sposata con altri fuorché con san Gioacchino, né che abbia avuto altra figlia al di fuori di Maria madre di Cristo. Può darsi, non essendo necessario alla divina Storia che sto scrivendo, non mi sia stato rivelato se sant'Anna fosse sposata tre volte o se le altre tre Marie che sono dette sorelle di Maria santissima fossero invece cugine, figlie di qualche sorella di sant'Anna. Quando morì il suo sposo Gioacchino, ella aveva quarantotto anni; l'Altissimo la scelse tra tutte le donne affinché fosse madre di colei che sarebbe stata superiore a tutte le creature, inferiore solo a Dio e tuttavia Madre sua. E proprio per avere avuto tale figlia, divenendo per mezzo di lei nonna del Verbo incarnato, con ragione tutte le nazioni possono chiamare più che beata la felicissima sant'Anna.
Insegnamento della regina Maria santissima
722. Figlia mia, la più grande sapienza della creatura sta nell'abbandonarsi tutta nelle mani del suo Creatore, il quale sa molto bene a che fine l'ha formata e come la deve guidare. A lei spetta soltanto di vivere attenta all'ubbidienza e all'amore del suo Signore ed egli è fedelissimo nel prendersi cura di colui che così lo induce ad occuparsi di tutte le sue vicende per concedere esito vittorioso e favorevole a chi confida nella sua parola. Affligge e corregge con le avversità i giusti; li consola e li fa vivere con favori; li anima con le promesse e li intimorisce con le minacce; a volte se ne discosta per sollecitare maggiormente sentimenti d'amore e poi si manifesta loro per premiarli e sostenerli; con questa varietà rende più bella e piacevole la vita degli eletti. Tutto ciò, appunto, è quello che accadeva a me rispetto a quanto hai scritto, visitandomi e preparandomi la sua misericordia in diverse maniere, ora con favori, ora con prove da parte dell'avversario, ora con persecuzioni da parte delle creature, ora con l'abbandono dei miei genitori e di tutti.
723. Tra questa diversità di esercizi, il Signore non si scordava della mia debolezza e al dolore della morte di mia madre sant'Anna unì la consolazione e il sollievo di farmi essere presente ad essa. O anima, quanti beni perdono le creature per non voler giungere a questa sapienza! Si sottraggono ignare alla divina provvidenza che è forte, soave ed efficace, che misura i cieli e le acque, conta i passi, enumera i pensieri e tutto dispone e si abbandonano interamente in balia della loro sollecitudine, che è dura, inefficace e debole, cieca, incerta e precipitosa. Da questo cattivo principio si originano danni irreparabili per la creatura, privandosi essa stessa della divina protezione e degradandosi dalla dignità di avere il sostegno e la tutela del proprio Creatore. Oltre a ciò, se mediante la sapienza carnale e diabolica a cui si dà in preda, le avviene di ottenere qualche volta ciò che va cercando, si giudica fortunata nella sua infelicità e con gusto beve il letale veleno dell'eterna morte con l'ingannevole piacere che essa, così abbandonata e reietta da Dio, consegue.
724. Conosci dunque, figlia mia, questo pericolo e tutta la tua sollecitudine consista nel gettarti sicura nelle braccia della provvidenza del tuo Dio e Signore, il quale, essendo infinito nella sapienza e nel potere, ti ama molto più di quanto tu non ami te stessa e sa e vuole per te maggiori beni di quanto tu sappia desiderare e domandare. Fidati dunque di questa bontà e delle sue promesse che non ammettono inganno; ascolta ciò che dice per mezzo del suo Profeta, chiamando felice il giusto, mentre Dio accetta i suoi desideri e le sue preoccupazioni e se ne occupa per poi rimunerarlo largamente. Mediante questa sicurissima confidenza, giungerai in questa vita mortale a partecipare della beatitudine, per la tranquillità e la pace che godrai nella tua coscienza. E benché ti ritrovi attorniata dalle onde impetuose delle tentazioni ed avversità e ti travolgano i flutti della morte e ti circondino le pene dell'inferno, spera e soffri con pazienza, perché giungerai sicura al porto della grazia e del compiacimento dell'Altissimo.
31 agosto 1942
Madre Pierina Micheli
Notte agitata. Il nemico mi gettò da tutte le parti. Mi tenne soffocata. Tentai telefonare al Padre, ma non potei. Gesù mio, tutto per Te e per le anime!