Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Custodisci i tuoi occhi riserbandoli a contemplare un giorno in paradiso il volto di Maria ss. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 5° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 11

1Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

2Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli:3"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".4Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:5'I ciechi ricuperano la vista', gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, 'ai poveri è predicata la buona novella',6e beato colui che non si scandalizza di me".7Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re!9E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.10Egli è colui, del quale sta scritto:

'Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via davanti a te.'

11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.13La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.14E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.15Chi ha orecchi intenda.

16Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:

17Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.

18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.19È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere".

20Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite:21"Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere.22Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra.23E tu, Cafàrnao,

'sarai' forse 'innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi precipiterai!'

Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!24Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!".

25In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.26Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.27Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

28Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, 'e troverete ristoro' per le vostre anime.30Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".


Tobia 10

1Ogni giorno intanto Tobi contava le giornate, quante erano necessarie all'andata e quante al ritorno. Quando poi i giorni furono al termine e il figlio non era ancora tornato,2pensò: "Forse sarà stato trattenuto là? O sarà morto Gabael e nessuno gli darà il denaro?".3Cominciò così a rattristarsi.4La moglie Anna diceva: "Mio figlio è perito e non è più tra i vivi, perché troppo è il ritardo".5E cominciò a piangere e a lamentarsi sul proprio figlio dicendo: "Ahimè, figlio, perché ho lasciato partire te che eri la luce dei miei occhi!".6Le rispondeva Tobi: "Taci, non stare in pensiero, sorella; egli sta bene. Certo li trattiene là qualche fatto imprevisto. Del resto l'uomo che lo accompagnava è sicuro ed è uno dei nostri fratelli. Non affliggerti per lui, sorella; tra poco sarà qui".7Ma essa replicava: "Lasciami stare e non ingannarmi! Mio figlio è perito". E subito usciva e osservava la strada per la quale era partito il figlio; così faceva ogni giorno senza lasciarsi persuadere da nessuno. Quando il sole era tramontato, rientrava a piangere e a lamentarsi per tutta la notte e non prendeva sonno.
8Compiutisi i quattordici giorni delle feste nuziali, che Raguele con giuramento aveva stabilito di fare per la propria figlia, Tobia andò da lui e gli disse: "Lasciami partire. Sono certo che mio padre e mia madre non hanno più speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di volermi congedare: possa così tornare da mio padre. Già ti ho spiegato in quale condizione l'ho lasciato".9Rispose Raguele a Tobia: "Resta figlio, resta con me. Manderò messaggeri a tuo padre Tobi, perché lo informino sul tuo conto". Ma quegli disse: "No, ti prego di lasciarmi andare da mio padre".10Allora Raguele, alzatosi, consegnò a Tobia la sposa Sara con metà dei suoi beni, servi e serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti, denaro e masserizie.11Li congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto: "Sta' sano, o figlio, e fa' buon viaggio! Il Signore del cielo assista te e Sara tua moglie e possa io vedere i vostri figli prima di morire".12Poi abbracciò Sara sua figlia e disse: "Onora tuo suocero e tua suocera, poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita. Va' in pace, figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita". Dopo averli salutati, li congedò.13Da parte sua Edna disse a Tobia: "Figlio e fratello carissimo, il Signore ti riconduca a casa e possa io vedere i figli tuoi e di Sara mia figlia prima di morire, per gioire davanti al Signore. Ti affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita. Figlio, va' in pace. D'ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna per tutti i giorni della nostra vita". Li baciò tutti e due e li congedò in buona salute.14Allora Tobia partì da Raguele in buona salute e lieto, benedicendo il Signore del cielo e della terra, il re dell'universo, perché aveva dato buon esito al suo viaggio. Benedisse Raguele ed Edna sua moglie con quest'augurio: "Possa io avere la fortuna di onorarvi tutti i giorni della vostra vita".


Qoelet 10

1Una mosca morta guasta l'unguento del profumiere:
un po' di follia
può contare più della sapienza e dell'onore.
2La mente del sapiente si dirige a destra
e quella dello stolto a sinistra.

3Per qualunque via lo stolto cammini è privo di senno e di ognuno dice: "È un pazzo".

4Se l'ira d'un potente si accende contro di te, non lasciare il tuo posto, perché la calma placa le offese anche gravi.
5C'è un male che io ho osservato sotto il sole: l'errore commesso da parte di un sovrano:6la follia vien collocata in posti elevati e gli abili siedono in basso.7Ho visto schiavi a cavallo e prìncipi camminare a piedi come schiavi.

8Chi scava una fossa ci casca dentro
e chi disfà un muro è morso da una serpe.
9Chi spacca le pietre si fa male
e chi taglia legna corre pericolo.

10Se il ferro è ottuso e non se ne affila il taglio, bisogna raddoppiare gli sforzi; la riuscita sta nell'uso della saggezza.11Se il serpente morde prima d'essere incantato, non c'è niente da fare per l'incantatore.

12Le parole della bocca del saggio procurano benevolenza,
ma le labbra dello stolto lo mandano in rovina:
13il principio del suo parlare è sciocchezza,
la fine del suo discorso pazzia funesta.

14L'insensato moltiplica le parole: "Non sa l'uomo quel che avverrà: chi gli manifesterà ciò che sarà dopo di lui?".

15La fatica dello stolto lo stanca;
poiché non sa neppure andare in città.
16Guai a te, o paese, che per re hai un ragazzo
e i cui prìncipi banchettano fin dal mattino!
17Felice te, o paese, che per re hai un uomo libero
e i cui prìncipi mangiano al tempo dovuto
per rinfrancarsi e non per gozzovigliare.
18Per negligenza il soffitto crolla
e per l'inerzia delle mani piove in casa.
19Per stare lieti si fanno banchetti
e il vino allieta la vita;
il denaro risponde a ogni esigenza.
20Non dir male del re neppure con il pensiero
e nella tua stanza da letto non dir male del potente,
perché un uccello del cielo trasporta la voce
e un alato riferisce la parola.


Salmi 111

1Alleluia.

Alef. Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
Bet. nel consesso dei giusti e nell'assemblea.

2Ghimel. Grandi le opere del Signore,
Dalet. le contemplino coloro che le amano.
3He. Le sue opere sono splendore di bellezza,
Vau. la sua giustizia dura per sempre.
4Zain. Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi:
Het. pietà e tenerezza è il Signore.
5Tet. Egli dà il cibo a chi lo teme,
Iod. si ricorda sempre della sua alleanza.

6Caf. Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere,
Lamed. gli diede l'eredità delle genti.
7Mem. Le opere delle sue mani sono verità e giustizia,
Nun. stabili sono tutti i suoi comandi,
8Samech. immutabili nei secoli, per sempre,
Ain. eseguiti con fedeltà e rettitudine.
9Pe. Mandò a liberare il suo popolo,
Sade. stabilì la sua alleanza per sempre.

10Kof. Santo e terribile il suo nome.
Res. Principio della saggezza è il timore del Signore,
Sin. saggio è colui che gli è fedele;
Tau. la lode del Signore è senza fine.


Isaia 32

1Ecco, un re regnerà secondo giustizia
e i principi governeranno secondo il diritto.
2Ognuno sarà come un riparo contro il vento
e uno schermo dall'acquazzone,
come canali d'acqua in una steppa,
come l'ombra di una grande roccia su arida terra.
3Non si chiuderanno più gli occhi di chi vede
e gli orecchi di chi sente staranno attenti.
4Gli animi volubili si applicheranno a comprendere
e la lingua dei balbuzienti parlerà
spedita e con chiarezza.
5L'abietto non sarà chiamato più nobile
né l'imbroglione sarà detto gentiluomo,

6poiché l'abietto fa discorsi abietti
e il suo cuore trama iniquità,
per commettere empietà
e affermare errori intorno al Signore,
per lasciare vuoto lo stomaco dell'affamato
e far mancare la bevanda all'assetato.
7L'imbroglione - iniqui sono i suoi imbrogli -
macchina scelleratezze
per rovinare gli oppressi con parole menzognere,
anche quando il povero può provare il suo diritto.
8Il nobile invece si propone cose nobili
e agisce sempre con nobiltà.

9Donne spensierate, suvvia ascoltate la mia voce; figlie baldanzose, porgete l'orecchio alle mie parole.10Fra un anno e più giorni voi tremerete, o baldanzose, perché finita la vendemmia non ci sarà più raccolto.11Temete, o spensierate; tremate, o baldanzose, deponete le vesti, spogliatevi, cingetevi i fianchi di sacco.12Battetevi il petto per le campagne amene, per i fertili vigneti,13per la terra del mio popolo, nella quale cresceranno spine e pruni, per tutte le case in gioia, per la città gaudente;14poiché il palazzo sarà abbandonato, la città rumorosa sarà deserta, l'Ofel e il torrione diventeranno caverne per sempre, gioia degli asini selvatici, pascolo di mandrie.

15Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall'alto;
allora il deserto diventerà un giardino
e il giardino sarà considerato una selva.
16Nel deserto prenderà dimora il diritto
e la giustizia regnerà nel giardino.
17Effetto della giustizia sarà la pace,
frutto del diritto una perenne sicurezza.
18Il mio popolo abiterà in una dimora di pace,
in abitazioni tranquille,
in luoghi sicuri,
19anche se la selva cadrà
e la città sarà sprofondata.
20Beati voi! Seminerete in riva a tutti i ruscelli
e lascerete in libertà buoi e asini.


Lettera agli Efesini 1

1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Èfeso, credenti in Cristo Gesù:2grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

3Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei
cieli, in Cristo.
4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
5predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesù Cristo,
6secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto;
7nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue,
la remissione dei peccati
secondo la ricchezza della sua grazia.
8Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
9poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,
secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui
prestabilito
10per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,
quelle del cielo come quelle della terra.
11In lui siamo stati fatti anche eredi,
essendo stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà,
12perché noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
13In lui anche voi,
dopo aver ascoltato la parola della verità,
il vangelo della vostra salvezza
e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo
che era stato promesso,
14il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione di coloro
che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

15Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi,16non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere,17perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.18Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi19e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza

20che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
21al di sopra di ogni principato e autorità,
di ogni potenza e dominazione
e di ogni altro nome che si possa nominare
non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro.
22'Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi'
e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa,
23la quale è il suo corpo,
la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.


Capitolo XXIII: La meditazione della morte

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 1. Ben presto la morte sarà qui, presso di te. Considera, del resto, la tua condizione: l'uomo oggi c'è e domani è scomparso; e quando è sottratto alla vista, rapidamente esce anche dalla memoria. Quanto grandi sono la stoltezza e la durezza di cuore dell'uomo: egli pensa soltanto alle cose di oggi e non piuttosto alle cose future. In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; ché, se avrai retta la coscienza, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che sfuggire alla morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani? Il domani è una cosa non sicura: che ne sai tu se avrai un domani? A che giova vivere a lungo, se correggiamo così poco noi stessi? Purtroppo, non sempre una vita lunga corregge i difetti; anzi spesso accresce maggiormente le colpe. Magari potessimo passare santamente anche una sola giornata in questo mondo. Molti fanno il conto degli anni trascorsi dalla loro conversione a Dio; ma scarso è sovente il frutto della loro emendazione. Certamente morire è cosa che mette paura; ma forse è più pericoloso vivere a lungo. Beato colui che ha sempre dinanzi agli occhi l'ora della sua morte ed è pronto ogni giorno a morire. Se qualche volta hai visto uno morire, pensa che anche tu dovrai passare per la stessa strada. La mattina, fa conto di non arrivare alla sera; e quando poi si farà sera non osare sperare nel domani. Sii dunque sempre pronto; e vivi in tal modo che, in qualunque momento, la morte non ti trovi impreparato.  

2. Sono molti coloro che muoiono in un istante, all'improvviso; giacché "il Figlio dell'uomo verrà nell'ora in cui non si pensa che possa venire" (Mt 24,44; Lc 12,40). Quando sarà giunto quel momento estremo, comincerai a giudicare ben diversamente tutta la tua vita passata, e molto ti dorrai di esser stato tanto negligente e tanto fiacco. Quanto é saggio e prudente l'uomo che, durante la vita, si sforza di essere quale desidera esser trovato al momento della morte! Ora, una piena fiducia di morire santamente la daranno il completo disprezzo del mondo, l'ardente desiderio di progredire nelle virtù, l'amore del sacrificio, il fervore nella penitenza, la rinuncia a se stesso e il saper sopportare ogni avversità per amore di Cristo. Mentre sei in buona salute, molto puoi lavorare nel bene; non so, invece, che cosa potrai fare quando sarai ammalato. Giacché sono pochi quelli che, per il fatto di essere malati, diventano più buoni; così come sono pochi quelli che, per il fatto di andare frequentemente in pellegrinaggio, diventano più santi. Non credere di poter rimandare a un tempo futuro la tua salvezza, facendo affidamento sui suffragi degli amici e dei parenti; tutti costoro ti dimenticheranno più presto di quanto tu non creda. Perciò, più che sperare nell'aiuto di altri, è bene provvedere ora, fin che si è in tempo, mettendo avanti un po' di bene. Ché, se non ti prendi cura di te stesso ora, chi poi si prenderà cura di te? Questo è il tempo veramente prezioso; sono questi i giorni della salvezza; è questo il tempo che il Signore gradisce (2Cor 6,2). Purtroppo, invece, questo tempo tu non lo spendi utilmente in cose meritorie per la vita eterna. Verrà il momento nel quale chiederai almeno un giorno o un'ora per emendarti; e non so se l'otterrai. Ecco, dunque, mio caro, di quale pericolo ti potrai liberare, a quale pericolo ti potrai sottrarre, se sarai stato sempre nel timore di Dio, in vista della morte. Procura di vivere ora in modo tale che, nell'ora della morte, tu possa avere letizia, anziché paura; impara a morire al mondo, affinché tu cominci allora a vivere con Cristo; impara ora a disprezzare ogni cosa, affinché tu possa allora andare liberamente a Cristo; mortifica ora il tuo corpo con la penitenza, affinché tu passa allora essere pieno di fiducia.  

3. Stolto, perché vai pensando di vivere a lungo, mentre non sei sicuro di avere neppure una giornata? Quante persone sono state ingannate, inaspettatamente tolte a questa vita! Quante volte hai sentito dire che uno è morto di ferite e un altro è annegato; che uno, cadendo dall'alto, si è rotto la testa; che uno si è soffocato mentre mangiava e un altro è morto mentre stava giocando? Chi muore per fuoco, chi per spada; chi per una pestilenza, chi per un assalto dei predoni. Insomma, comunque destino è la morte; e passa rapidamente come un'ombra la vita umana. Chi si ricorderà di te, dopo che sarai scomparso, e chi pregherà per te? Fai, o mio caro, fai ora tutto quello che sei in grado di fare, perché non conosci il giorno della tua morte; né sai che cosa sarà di te dopo. Accumula, ora, ricchezze eterne, mentre sei in tempo. Non pensare a nient'altro che alla tua salvezza; preoccupati soltanto delle cose di Dio. Fatti ora degli amici, venerando i santi di Dio e imitando le loro azioni, "affinché ti ricevano nei luoghi eterni, quando avrai lasciato questa vita" (Lc 16,9). Mantienti, su questa terra, come uno che è di passaggio; come un ospite, che non ha a che fare con le faccende di questo mondo. Mantieni libero il tuo cuore, e rivolto al cielo, perché non hai stabile dimora quaggiù (Eb 13,14). Al cielo rivolgi continue preghiere e sospiri e lacrime, affinché, dopo la morte, la tua anima sia degna di passare felicemente al Signore. Amen.


Contro Gaudenzio vescovo donatista - libro secondo

Contro Gaudenzio vescovo donatista - Sant'Agostino di Ippona

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Critica alla risposta di Gaudenzio.

1. 1. Ho ricevuto la tua risposta, Gaudenzio, seppur si possa chiamare risposta ciò che hai voluto inviarmi, temendo che il tuo silenzio fosse considerato da noi una ammissione della tua sconfitta. Ma, un conto è rispondere, altra cosa è non tacere! Infatti, se questo è rispondere, tu senz'altro hai dato una risposta, ma in maniera tale che anche i tuoi, che avrebbero potuto attendersi qualcosa da te, son venuti a sapere che non hai trovato nulla di ciò che avresti dovuto rispondere; nonostante ciò, per non tacere, hai dato la tua risposta. Così, volendo evitare di far la figura dello sconfitto, sei davvero riuscito a dimostrare che lo sei. Di ciò danno un saggio sufficiente proprio i tuoi scritti, se quelli che li leggono sono persone intelligenti e li confronteranno con i miei attraverso un attento esame. Tuttavia, al fine di farlo conoscere insieme ad altri scritti, venendo così incontro anche agli ingegni mediocri, è necessaria una discussione un poco più articolata: ci proverò, se sarà opportuno e se il Signore lo vorrà.

I Donatisti non sono cattolici: la testimonianza di Cipriano. Etimologia del nome di Cattolico.

2. 2. Nel frattempo, poiché hai tentato di affermare, basandoti sulla testimonianza del beato Cipriano, che siete piuttosto voi i Cattolici, considera un poco qual è la Chiesa che lui ha chiamato cattolica quando ne difendeva l'unità: " La Chiesa " - dice - " circonfusa dalla luce del Signore, diffonde i suoi raggi per tutto l'universo; senza dubbio, è unica la luce che si espande in ogni parte, senza che l'unità del corpo sia spezzata. Essa estende i suoi rami per tutta la terra con prodigiosa fecondità e riversa in un raggio sempre più ampio i suoi ruscelli, da cui scaturiscono acque abbondanti: ma non c'è che un solo capo e un'unica origine e un'unica madre, ricca dei frutti della propria fecondità " 1. Perché, allora, volete ingannare voi stessi e volete ingannare gli altri con le vostre spudorate menzogne? Se, in base alla testimonianza di questo martire, vostra è la Chiesa cattolica, dimostrate che essa estende i suoi raggi per tutto il mondo, dimostrate che estende su tutta la terra i rami della sua lussureggiante vegetazione! Per questo, con vocabolo greco, viene chiamata cattolica; infatti il greco si traduce in latino con tutto o universale. Dunque: per tutto o secondo tutto si dice , da cui deriva il nome di cattolica. Se lo sai, perché fingi di ignorarlo? Se poi lo ignori, perché non chiedi spiegazione prima di parlare a coloro che lo sanno? Se questo non ti piace, cerca qualche altra lingua, ma non il greco, per spiegare che non significa attraverso tutto, o secondo il tutto, o secondo l'universale, e lascia stare la testimonianza di Cipriano. Egli infatti parla contro di te, e tu vedi bene ciò che dice. Egli afferma che la Chiesa cattolica, in accordo con il suo nome greco e con la sua definizione, si estende per tutto l'universo e si diffonde su tutta la terra. Tu, invece, sostieni, pensi e dici un'altra cosa; e mentre ti appoggi sulla testimonianza di Cipriano, la testimonianza di Cipriano prova che tu mentisci.

Non si deve abbandonare la Chiesa a causa dei malvagi. Nella Chiesa i cattivi sono mescolati ai buoni.

3. 3. Quando, dunque, vi si domanda quale fu il motivo della vostra uscita da questa vera e autentica Chiesa cattolica, la quale, inondata dalla luce del Signore, estende i suoi raggi su tutto l'universo, estende su tutta la terra la sua lussureggiante vegetazione, non trovate altro da dire che lì nessuno è giusto. Voi non avete assolutamente alcuna scusa plausibile che vi giustifichi e vi lavi dalla colpa di aver abbandonato questa Chiesa. Qual è, in effetti, la vostra risposta? Questa: " La necessità costrinse i giusti ad abbandonare gli ingiusti ". Ma ecco la replica della divina Scrittura: Il figlio cattivo si dichiara giusto, ma non si è lavato delle tracce della sua uscita 2. Essa dice bene: della sua uscita - sì, quell'uscita di cui parla l'apostolo Giovanni: Essi sono usciti da noi 3 - e in nessun modo la lava, la difende, la scusa, la purifica. Ai giusti, infatti, nella Chiesa cattolica compete unicamente di sopportare con somma pazienza i malvagi, che non possono né correggere né condannare; ed essi non devono abbandonare prima del tempo il campo del Signore 4 a causa della zizzania, né l'aia del Signore 5 a causa della paglia, né la casa del Signore 6 a causa dei vasi di uso vile, né le reti del Signore 7 a causa dei pesci cattivi, per non tentare inutilmente di giustificare la loro partenza. Voler dare un altro significato a queste sentenze evangeliche, qualunque siano le tue argomentazioni, significa voler contraddire il beato Cipriano, di cui tu invochi l'autorità, ed è proprio quello che tu e i tuoi avete fatto nel corso della nostra conferenza. Ecco su tale questione le stesse parole di questo martire in una lettera indirizzata a Massimo e ai suoi compagni di confessione: " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, essa tuttavia non deve costituire per la nostra fede o carità un impedimento tale, da farci abbandonare la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania. Nostro unico dovere è lavorare per poter essere grano buono, cosicché, quando si comincerà a immagazzinare il frumento nel granaio del Signore, raccoglieremo i frutti del nostro lavoro e delle nostre fatiche. L'Apostolo dice in una delle sue lettere: In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli 8. Noi intanto lavoriamo e fatichiamo con tutte le forze per essere un vaso d'oro o d'argento. Del resto, frantumare i vasi di coccio compete unicamente al Signore, lui che ha ricevuto lo scettro di ferro 9. Il servo infatti non può essere più grande del suo padrone 10, né alcuno può rivendicare per sé ciò che il Padre ha riservato unicamente al Figlio, affinché non creda di poter portare già la pala e il ventilabro per ventilare e ripulire l'aia, o di poter separare, con un giudizio puramente umano, tutta la zizzania dal frumento. Questa è pretesa dell'orgoglio e presunzione sacrilega, che soltanto una follia malvagia può permettersi. Certuni, assumendosi il compito di andare sempre al di là di quel che reclama ordinariamente una mite giustizia, finiscono per rovinarsi al di fuori della Chiesa e, mentre si inalberano con insolenza, sono accecati dal loro stesso orgoglio e perdono il lume della verità " 11.

I Donatisti eludono il significato delle parabole del Vangelo.

4. 4. Ti rendi conto, almeno adesso, che proprio contro Cipriano voi avete levato la voce durante la nostra conferenza ed è lui che avete combattuto con la vostra ostinazione, quando sostenevate che il campo di Cristo, del quale si dice: Il campo è il mondo 12, non è la Chiesa, ma il mondo al di fuori della Chiesa, per poter contenere questa zizzania che si vede. Infatti dicevate che nella Chiesa non può esserci zizzania manifesta, e tutte le volte che vi abbiamo citato questa testimonianza di Cipriano non avete osato opporgli un'aperta resistenza, né avete voluto dargli il vostro pieno assenso. Perciò, almeno ora, svégliati, ascolta, avverti che " anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, essa tuttavia non deve costituire un impedimento tale per la nostra fede o carità, da farci abbandonare la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania " 13. Perché, allora, vi separate dall'unità di questa Chiesa con un nefasto scisma e vi ostinate con eretica presunzione nella medesima separazione? Ecco, tu hai Cipriano! Dàgli il tuo assenso o contestalo! Osserva come con queste parole, con cui afferma che esiste e si vede la zizzania nella Chiesa, ma non per questo la si deve abbandonare, egli distrugga tutte le calunnie dei tuoi scritti. Esse ti hanno condotto sull'orlo di un immenso baratro, dove, com'è vostro costume, sei precipitato, fino a sostenere che i cristiani hanno potuto perire per i peccati altrui, pur non conoscendo coloro che hanno peccato nell'universo intero; e ciò, beninteso, perché si legge nelle sante Scritture che un unico individuo si era appropriato di una parte del bottino, colpito da anatema, e per questo peccato un popolo intero, che non ne sapeva nulla, era stato punito 14. Tu però non tieni conto che quelle pene, inflitte a corpi mortali, cioè le morti di coloro che erano destinati a morire, erano servite a creare nel popolo un salutare terrore; e che, in cambio, i peccati altrui, soprattutto quelli sconosciuti, non pregiudicarono affatto la vita eterna degli stessi morti. Vorrai davvero sostenere questo? Oserai veramente credere e affermare che per i peccati altrui, anche se sconosciuti, è perito qualcuno davanti a Dio? Non hai avuto paura dei tuoi colleghi, i quali, quando tacevi durante la nostra conferenza - forse perché ti mancava il coraggio di esprimerti in quanto la pensavi così - si spolmonavano per sostenere con grandi disquisizioni che i pescatori ignoravano i pesci cattivi presenti nelle reti del Signore, evidentemente per non dover dire, dopo aver ammesso che li conoscevano, che erano contaminati dal contatto con loro? Non ti ricordi, quando si discuteva della paglia sull'aia del Signore - cioè della Chiesa, che si deve tollerare nella sua mescolanza fino al momento della vagliatura - che Emerito, messo alle strette, negò il testo e disse: " Tu non leggi la parola aia "? I suoi l'avvertirono sussurrando all'orecchio, noi invece ad alta voce gli ricordammo il testo evangelico, in cui si dice che il Signore verrà tenendo in mano il ventilabro per pulire la sua aia, deporrà il frumento nel granaio e brucerà la paglia nel fuoco inestinguibile 15. Sul momento egli corresse l'errore, dovuto a dimenticanza, per cui aveva negato che ciò era scritto, però non cambiò la sua perversità eretica o scismatica a causa della quale negava che i cattivi debbano essere sopportati dai buoni per il bene dell'unità della Chiesa. Subito dopo aggiunse che con il nome paglia si dovevano intendere i cattivi occulti, premurandosi con zelo particolare di mettere al sicuro questo punto utile alla vostra causa, che cioè i cattivi occulti non possono contaminare nessun buono. Ecco come l'illustre avvocato difensore del vostro partito, grazie anche alla tua opposizione, ha mandato in rovina le sue fatiche! Lui, certamente per salvaguardare la salute dei buoni, sostiene che i cattivi che restano ancora nella Chiesa sono del tutto ignorati dai buoni, perché non li rovinino qualora siano conosciuti e tollerati; tu, invece, hai affermato che i buoni periscono al contatto con i cattivi, anche se occulti. Non ti sei preoccupato dell'enorme numero di disonesti, criminali ed empi che fin dall'inizio vivono clandestinamente in mezzo a voi: essi, stando alla tua opinione, hanno rovinato te e tutti i tuoi a vostra insaputa. Ma neppure ora hai tremato all'idea che qualcuno dei vostri, commettendo a tua insaputa un peccato, possa rovinare te proprio mentre dici questo. Sarà mica perché, sapendoti già perduto per le tue famigerate imprese, non hai più paura di perderti per le azioni occulte degli altri?

I Donatisti affermano che uno si perde sia per i peccati personali che commette, sia per i peccati altrui, di cui si ignora la stessa esistenza.


5. 5. Che cosa potrò augurarti, se non che ci sia data la possibilità di trovarti, affinché non ti piaccia più di rovinare te stesso? Quale residua speranza resterà ancora, non solo a noi che concordiamo con il Signore Gesù, con i Profeti, con gli Apostoli, con il santo Cipriano, sul fatto di dover sopportare i cattivi, anche quelli ignoti, se non possiamo né correggerli né punirli, per tutelare il vincolo dell'unità, ma anche a voi che, prima del tempo della mietitura, della vagliatura e della selezione sulla riva del mare, volete separarvi fisicamente dai peccatori; che cosa resta ormai da sperare, se è vera la tua opinione personale, per cui credi che " uno si perde sia per i peccati personali che commette, sia per i peccati altrui, di cui si ignora la stessa esistenza "?. Se è così, anche i vostri antenati, che si separarono dai peccatori conosciuti, come voi sostenete, sono senz'altro periti anch'essi per i peccati commessi da persone sconosciute. Ma non solo a te, che, quando affermi che l'uomo perisce per i crimini altrui sia che li conosca sia che li ignori, non sopporti evidentemente che nessuno resti innocente, bensì anche ad Emerito, che, avendo un'opinione di gran lunga più tollerante, non coinvolge gli individui nella comunione dei sacramenti se non per i peccati altrui conosciuti e li lascia indenni da quelli occulti, il venerabile Cipriano oppose un'affermazione molto più vera: nonostante che crescano insieme, il frumento non perisce a causa della zizzania, non solo quella che sta fuori dalla Chiesa, ma anche quella che sta dentro la Chiesa; non solo quella occulta e ignorata, ma anche quella ben conosciuta e manifesta. Credo che sia realmente cieco, non solo negli occhi di carne ma proprio nella mente, chi si sforza di dimostrare che è occulto ciò che si vede bene. Ora, quando quel beatissimo [Cipriano] ammonisce di non abbandonare la Chiesa a causa della zizzania che vi si trova, non parla di una zizzania nascosta, ma piuttosto di una zizzania che si vede. È la sua vista che può turbare coloro che la notano, se la sapienza non li rende tolleranti. Infatti, come potremmo mai apprendere che non dobbiamo abbandonare la Chiesa a causa della zizzania occulta, se non sappiamo che neppure esiste? Egli dice: " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania " 16. Dice: " Anche se si nota ", non " si presume che ci sia ". E perché nessuno credesse che, avendo detto " sembra che esista ", intendesse dire che nella realtà non esisteva zizzania, ma sembrava che ci fosse, egli spiega chiaramente il suo pensiero con le parole seguenti: " Tuttavia la nostra fede e la nostra carità non devono essere impedite talmente, da farci abbandonare la Chiesa, perché abbiamo scoperto che nella Chiesa c'è la zizzania ". Egli non dice: "Sospettiamo, giudichiamo, crediamo, opiniamo ", ma " scopriamo". E la vedevano certamente così la zizzania, non nascosta bensì ben visibile, quelli che si rivolsero al padre di famiglia: Vuoi tu che andiamo a coglierla? 17, riferendosi a quella, di cui era stato detto: Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania 18. Ad essi rispose: No, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano, e: Lasciate che l'uno e l'altra crescano insieme fino alla mietitura 19. Nonostante ciò, tu dici - ma che altro fai tu, se non contraddire il Signore? - che " soltanto la zizzania è cresciuta nel mondo e che in quasi tutto l'universo il frumento è diminuito fino a scomparire ", dal momento che la Chiesa stessa crescendo non è ancora giunta ad alcune nazioni. Ora, è necessario che essa le raggiunga, che si predichi il Vangelo nel mondo intero e che a quel punto venga la fine 20. Che ciò accadrà, il Signore lo ha predetto senza alcuna ambiguità.

Quanti sono i buoni nella Chiesa.

6. 6. Tu vedi che la Chiesa, secondo la testimonianza di Cipriano, è chiamata cattolica perché deriva dall'idea del tutto, e in essa non mancano malvagi notorii; tuttavia lui ammonisce a non abbandonarla per causa loro. In essa esistono i buoni, che in se stessi sono molti, ma in comparazione con la zizzania e la paglia sono una minoranza. Dunque non è al di fuori di essa, bensì in essa che si realizza la parola del Signore: Per il dilagare dell'iniquità, la carità di molti si raffredderà 21. Ma lì c'è anche un popolo diffuso ovunque, al quale è detto: Colui che persevererà sino alla fine, sarà salvo 22. Coloro, poi, che hanno fede quanto un granello di senape, quella che è capace di trasformare anche le montagne 23, sono in assoluto rarissimi. Di questa fede il Signore parlava, quando domandava: Ma, quando il Figlio dell'uomo verrà, credi che troverà la fede sulla terra? 24, non di una apostasia di tutto l'universo, come tu intendi in senso completamente opposto.

Non deve essere ribattezzato chi proviene dall'eresia.

7. 7. Per quanto riguarda poi il battesimo, che secondo te non esiste se non nella Chiesa, e per questo ci attacchi in quanto sosteniamo che non è necessario battezzare una seconda volta coloro che provengono dalle eresie, nel caso siano già stati battezzati, è sufficiente osservare che tu non sei stato capace di spiegare come abbia potuto battezzare Feliciano, condannato ed espulso dalla vostra Chiesa, che hai cercato invano di inserire fra quelli, cui avete concesso una proroga. Leggi la sentenza del vostro concilio di Bagai: in essa, dopo una bordata di ingiurie durissime contro di loro, ben più offensive di quelle lanciate contro Ceciliano quando i vostri antenati lo condannarono pur essendo assente e innocente, viene formulata la loro condanna aperta e indubitabile nei seguenti termini: " I colpevoli di questo crimine famigerato: Vittoriano di Carcabia, Marciano di Sullecto, Baiano di Baiana, Salvio d'Ausafa, Teodoro d'Usula, Donato di Sabrata, Miggene d'Elefantaria, Pretestato d'Assuras, Salvio di Membressa, Valerio di Melzi, Feliciano di Musti e Marziale di Pertusa, i quali con la loro funesta opera di perdizione hanno formato un ammasso di fanghiglia in un vaso sordido; così come lo sono stati quelli che un tempo furono chierici della Chiesa di Cartagine, i quali, assistendo al misfatto, sono stati strumento disonesto di questo incesto illecito, sono stati condannati, secondo l'arbitrio di Dio che tutto presiede, dalla bocca veridica del concilio: sappiatelo!". E subito dopo comincia con la concessione di una proroga a tutti gli altri con queste parole: " A coloro, invece, che non hanno inquinato le gemme dell'arbusto sacrilego, cioè coloro che per un verecondo pudore della fede ritrassero le proprie mani dalla testa di Massimiano, noi abbiamo permesso di ritornare alla madre Chiesa ". Tutto ciò che va detto su tali questioni, l'ho già spiegato sufficientemente nella lettera che ti ho inviato in precedenza. Che tu non sia stato assolutamente in grado di rispondere a questo passaggio, nessun lettore avvertito lo potrà mettere in dubbio.

Risposta sui concili di Agrippino e Cipriano.

8. 8. Dunque tu credi senza alcun fondamento che in questa questione si debbano seguire i concili di Agrippino e di Cipriano, benché anche voi li abbiate ignorati, quando avete ammesso, senza far reiterare il battesimo, coloro che erano stati battezzati al di fuori della vostra comunione da individui che avevate condannato e contro i quali avevate imbastito processi per espellerli dalle loro basiliche. Quanto alla sentenza di Cipriano o dei suoi colleghi, ai quali allora parve bene affermare la necessità di battezzare coloro che venivano dall'eresia, sarebbe troppo lungo discuterla come si conviene. Però risolvimi tu, se sei capace, questa breve questione. Quando Cipriano, vescovo della chiesa di Cartagine, ribattezzava coloro che provenivano dall'eresia, Stefano, allora vescovo della Chiesa di Roma, ammetteva gli eretici con il medesimo battesimo che avevano ricevuto al di fuori della Chiesa; e ambedue, malgrado una prassi così diversa, rimanevano saldi nell'unità cattolica. Dimmi: nel tempo in cui la Chiesa, attraverso Stefano e i suoi innumerevoli colleghi sparsi nel mondo intero, che concordavano con la sua opinione, riceveva senza il battesimo individui che, secondo voi, erano colpevoli di ogni sorta di crimini, la Chiesa è venuta meno o no a causa del contagio dei malvagi? Tu non puoi venirmi a dire che questi malvagi erano occulti, sia pure asserendo che anche i cattivi occulti nuocciono e causano la morte. Dunque, qualsiasi omicida, e perfino un parricida, un adultero, un incestuoso, un idolatra, infine non solo il timido traditore di codici santi, ma anche chi torturava crudelmente o estorceva denaro con la forza, e chi dava l'ordine o materialmente li gettava al fuoco: questi individui, battezzati fra gli eretici, secondo voi venivano ammessi da Stefano o dai suoi colleghi senza il battesimo. Tu vedi, dunque, che un po' tutta la gamma dei delitti degli uomini, se la vostra teoria sul battesimo è vera, veniva raccolta senza battesimo nella Chiesa di allora. Rispondi se Cipriano fu macchiato a causa di questi crimini, presenti nella stessa unità; rispondi se la Chiesa è perita o no. Scegli ciò che credi. Se essa era finita già allora, qual è la Chiesa che ha generato Donato? Ma se tanta gente, riunita in essa senza battesimo, non ha potuto farla perire, rispondi, per favore, quale follia persuase mai il partito di Donato a separarsi da essa, col pretesto di evitare la comunione dei malvagi.

Nessuno di noi si creda superiore a Cipriano, nonostante la sua opinione sul battesimo.

8. 9. E anche se il beatissimo Cipriano aveva sul battesimo un punto di vista diverso rispetto alla vera dottrina - e lo mostrò prima attraverso la consuetudine, poi con un ragionamento più attento sulla sua natura -, tuttavia nessuno di noi, pur avendo in materia un'opinione diversa dalla sua, si permetta di anteporsi a lui! Infatti gli altri suoi molti e cospicui meriti, nonché il suo cuore, colmo di squisita carità, per cui mantenne una pace perfetta con i colleghi che la pensavano diversamente, e il suo glorioso martirio nell'unità della Chiesa, dimostrarono alla perfezione che egli fu un tralcio ricco di frutti sulla radice di Cristo, che il Padre potò anche attraverso questa correzione perché potesse portare frutti maggiori. Così infatti si esprime lo stesso Gesù: Ogni tralcio che in me porta frutto, il Padre mio lo pota perché porti più frutto 25, mostrandoci che anche fra i tralci fecondi, il vignaiolo che è nei cieli, trova sempre qualcosa da mondare. E chi di noi può paragonarsi all'apostolo Pietro, anche se non abbiamo mai costretto i pagani a giudaizzarsi, cosa che lui faceva quando non camminava rettamente secondo la verità del Vangelo 26?. Per questo, corretto salutarmente dal rimprovero di un suo inferiore, l'apostolo Paolo, egli lasciò ai posteri un esempio di umiltà, ben più utile che se non avesse mai avuto bisogno di correzione.

Scisma: sacrilega separazione; eresia: sacrilega dottrina.

9. 10. Noi, pertanto, membri di questa Chiesa, che il contagio dei malvagi, sia occulti che manifesti, non ha potuto né potrà mai far perire, non temiamo alcuna calunnia da parte di chiunque. Poiché, se sono malvagi, i buoni certamente o li ignorano o quando si manifestano li condannano nei loro tribunali in base alle leggi ecclesiastiche; se poi li conoscono, ma non sono in grado di condannarli per mancanza di regolare denuncia o di prove, essi li tollerano per il bene della pace della Chiesa: non solo non meritano riprensione, ma piuttosto meritano un encomio; né si separano rovinosamente a causa dei pesci cattivi, lacerando le reti del Signore prima del momento di raggiungere la riva. Se poi vorranno compiere questo gesto, senza contare le innumerevoli testimonianze delle divine Scritture che interdicono loro di farlo, li tratterrà certamente il testo del beatissimo Cipriano, che tu stesso hai utilizzato, il quale li scongiura ad alta voce: " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, essa tuttavia non deve costituire un tale impedimento per la nostra fede o carità, da farci abbandonare la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania " 27. E non è solo a parole che egli ci scongiura, ma anche con il suo esempio. Alcuni suoi colleghi, che con raggiri e frodi rapinavano le proprietà terriere, prestavano denaro con interessi da usura, e la cui avarizia, stando al pensiero dell'Apostolo 28, gli sembrava non un difetto trascurabile ma un peccato di idolatria, li sopportò così com'erano per mantenere il vincolo dell'unità 29, e non divenne mai come loro a causa del loro contagio. Si separò da loro per la differente condotta morale, non per la divisione dei sacramenti; e non toccò nulla di impuro, ma ricusando con orrore le loro opere, non riunendo a parte con sé il popolo. Voi, invece, prendendo in senso carnale ciò che è detto dal profeta Isaia: Andate via! Uscite di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, e non toccate niente di impuro 30, e cose simili che si dicono nelle Scritture, voi, dico, prendendo in senso carnale anziché spirituale queste parole, vi mostrate né più né meno come quelli che il medesimo Profeta condannava perché dicevano: Non mi toccate perché sono puro 31. E, per finire, quando avete giudicato indispensabile fuggire i peccati altrui, ma in una maniera errata, voi ne avete commessi altri che sono soltanto vostri: uno scisma sacrilego che semina divisione tra i fedeli e un'eresia sacrilega sostenuta da una mentalità empia e scellerata contro le promesse che Dio ha annunciato e realizzato a proposito della Chiesa, diffusa nel mondo intero. Se infatti lo scisma e l'eresia, come tu credi - e mi riprendi per questo modo di parlare - non formassero insieme una sola ed unica società di gente perduta, il beato Cipriano, nella stessa lettera da cui ho tratto il testo sulla presenza della zizzania nella Chiesa, non avrebbe dichiarato a quei confessori della fede, con cui si felicitava per essersi staccati dallo scisma dei Novaziani: " Ero fortemente angustiato e tormentato terribilmente di non poter entrare in comunione con coloro che avevo già cominciato ad amare: fuggiti dalla vostra prigione, vi eravate lasciati catturare dall'errore dello scisma e dell'eresia " 32. Non voler, dunque, in contrasto con una verità così lampante, o scartare erroneamente i due appellativi o scegliere quello che dei due ti sembra più morbido: tu sei scismatico per la tua separazione sacrilega ed eretico per la tua dottrina sacrilega.

Ciò che è vero e santo è immutabile.

10. 11. Non lusingatevi perché noi non dichiariamo nullo il vostro battesimo. Esso non è vostro, ma della Chiesa cattolica, alla quale noi fermamente aderiamo; da essa lo avete portato quando vi siete separati, non certo per la vostra salvezza ma per la vostra perdizione. I vasi del Signore, infatti, restarono santi anche presso gli stranieri; per questo il re, che ebbe l'ardire di farne un uso oltraggioso, fu punito dall'ira di Dio 33; anche l'arca dell'alleanza, benché caduta nelle mani dei nemici, non perdette affatto il suo potere di santificazione 34. Se dunque questi oggetti sacri, che si trovarono fra le mani di estranei, cessando di stare con i loro possessori non perdettero affatto la loro virtù di santificazione, a maggior ragione i sacramenti cristiani non perdono la loro virtù, quando passano nelle mani degli eretici, ma perché rimangano ancora fra noi! Ecco ciò che ti ho scritto nella lettera 35, e quanto vi abbiamo detto durante la conferenza. Voi invece avete giudicato bene eludere la questione, non sapendo come risolverla, poiché, come l'Apostolo ha detto riferendosi a quelli che soffocano la verità nell'ingiustizia 36, così anche voi imprigionate la verità del battesimo divino nell'iniquità dell'errore umano. Ma questa verità, che non è vostra, noi non dobbiamo assolutamente dichiararla nulla a causa dell'iniquità, che è vostra. E poiché si capisce bene che, quando il medesimo Apostolo scriveva soffocano la verità nell'ingiustizia, si riferiva ai popoli idolatri, tu, a guisa di risposta [alla mia lettera], mi hai sollecitato a dimostrare ciò che l'Apostolo non rigetta del sacrilegio dei pagani, ciò che non condanna del loro culto empio, come se fosse in suo potere di non rescindere e condannare ciò che è sacrilego ed empio, proprio come facciamo noi riguardo al vostro scisma e alla vostra eresia! Vi sono tuttavia alcuni nuclei di verità, concepiti da taluni filosofi pagani sopra il dio ignoto, che l'Apostolo non solo non ha demolito, ma di cui si è servito come prova quando lo giudicò opportuno. Così, rivolgendosi agli Ateniesi, dichiara a proposito di Dio: In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri hanno detto 37. Questa verità della sapienza, che il beato Paolo, lungi dal rigettarla, utilizzava per istruirli, essi la detenevano nell'iniquità della loro idolatria, che la dottrina dell'Apostolo abbatteva ricorrendo a tutti gli espedienti apostolici. Anche noi ci comportiamo così: le verità che i vostri antenati hanno ricevuto nella vera Chiesa cattolica e vi hanno trasmesse, noi non le rigettiamo, ma le riconosciamo; quanto al vostro sacrilegio, noi lo annulliamo quando vi convertite o lo condanniamo se persistete nell'ostinazione.

La religione si colloca unicamente nell'ambito della verità.

11. 12. Del resto, proprio tu hai risolto perfettamente sia la questione nel suo complesso sia tutto ciò che è oggetto del nostro dibattito, esponendo con sufficiente accuratezza una parola sola del tribuno. Io infatti ti avevo detto: " Neppure questo si legge nella lettera del tribuno, che tu abbia invocato nella verità il nome di Dio " 38, poiché non vi avevo assolutamente letto quella parola. Tu hai risposto: " Ti inganni o, piuttosto, vuoi ingannare. Le parole del tribuno sono queste: Non sia mai detto che questa grande opera, la casa del Signore, dove così sovente hai invocato il nome di Dio e del suo Cristo, sia stata ridotta in cenere dalla tua Religione che vi si era stabilita. Cerca di capire che ciò che si chiama religione, nell'ambito della verità, è chiamata superstizione quando si tratta dell'errore ". Quando mai io ho fatto questa osservazione? Quando mai ho fatto questo ragionamento? Quando ho potuto dimostrare una cosa per l'altra? Lo confesso, questo sfugge allo scarso acume del mio ingegno! Credimi pure, su questo punto posso essermi ingannato; comunque in nessun modo, come tu hai detto, ho voluto ingannare servendomi di una parola. Pertanto dev'essere il tribuno che, da militare qual è, ha equivocato quando si rivolge a uno, che sa o crede eretico, dicendogli: " per la tua Religione ", in quanto l'eresia non è religione ma superstizione, e la religione si riferisce con locuzione appropriata alla verità, non alla falsità. C'è di più. Secondo la tua spiegazione, il vero culto di Dio si chiama religione, invece il culto falso si chiama superstizione. Allora, ascolta la tua stessa voce! Presta orecchio alla tua stessa parola e così non ti rifiuterai più di seguirci! Proprio nell'esordio della tua prima lettera al tribuno, tu hai collocato questa dedica: " All'onorevole e, se così vuoi, per noi carissimo Dulcizio, tribuno e notaio, Gaudenzio vescovo "; poi hai aggiunto subito dopo: " Ho ricevuto la lettera della tua Religione " 39. Dunque, perché esiti ancora a venire da noi? Ecco, considera il tribuno Dulcizio: benché faccia parte della nostra comunione, per tua attestazione non è un uomo superstizioso ma religioso, e quindi, sempre secondo la tua spiegazione, non aderisce al falso culto di Dio, ma a quello vero. Pertanto è piuttosto lui nella Chiesa cattolica, non tu; e tu certamente non hai equivocato sul significato di questa parola, tant'è vero che spieghi anche come la religione differisca dalla superstizione, quanto la verità dista dall'errore. Quest'uomo, lo ripeto, è un militare, ed essendo poco esperto nell'uso appropriato delle parole, non sapeva che cosa fosse la religione. D'altronde, mi guarderò bene dal dire: " Lui, adulandoti, ti ingannava ". Tu, però, che ricorri al Profeta per rimproverare coloro con cui disputi, e proclami: " Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che chiamano luce le tenebre e tenebre la luce " 40, se è una superstizione ciò che crede Dulcizio insieme a noi, perché l'hai chiamata religione? Se invece l'hai chiamata verità, perché, continuando ad aderire alla superstizione eretica, respingi la religione cattolica? Segui dunque la tua testimonianza, soprattutto tenendo conto che anche i vostri, quando verranno a saperlo, probabilmente non resteranno in comunione con te, poiché sei entrato in comunione con il tribuno Dulcizio attraverso questa parola. Su, fratello Gaudenzio, non perdere l'occasione che il Signore ti ha data anche attraverso la tua lingua. O, forse, ti adonti perché ti chiamo fratello? Questo titolo, è vero, voi non lo avete voluto accettare da noi durante la nostra comune conferenza, mostrando così che proprio a noi il Signore ha dato quest'ordine attraverso il Profeta: Dite: voi siete nostri fratelli, a coloro che vi odiano e vi detestano 41, e che voi, invece, fate parte del numero di coloro che odiano e detestano coloro ai quali il Signore dice questo. Certamente non puoi negare di aver chiamato religione il culto, al quale appartiene il tribuno Dulcizio. Per questo ti ha inviato quella lettera, perché non ti uccida e perché rientri nella comunione della Chiesa, di cui lui fa parte. Pertanto, se la sua è una religione, la tua è una superstizione. Benché tutti e due vi siate detti vicendevolmente questo, tu sei propenso a dire che è stato lui, non tu, ad ingannarsi.

Compito degli imperatori: punire anche chi viola le realtà divine.

12. 13. Perciò, tenendo conto della tua testimonianza così veritiera e della tua esposizione così esatta, e del fatto che il tribuno Dulcizio aderisce alla religione, è certo in forza della religione che l'ordine dell'imperatore ti sollecita verso la nostra comunione. Da ciò ne consegue che è altrettanto in forza della religione che l'imperatore cristiano considera un dovere del suo ufficio di non permettere che si pecchi impunemente contro le cose divine, mentre tu vuoi che si preoccupi esclusivamente di quelle cose che appartengono alla sfera di una repubblica terrena. In tal modo, dimenticando ciò che hai letto, tu hai affermato che il re dei Niniviti non aveva ordinato al popolo di fare penitenza. Ecco le testuali parole che mi hai indirizzato: " Perché " - dici - " inganni la povera gente? È a Giona che Dio ha dato l'ordine; il Signore ha inviato un profeta al popolo; nulla di simile ha ordinato al re ". Fai bene attenzione, allora, a ciò che è scritto, e non prendertela con me ma con te stesso, perché o non ricordi bene i testi sacri o sei tu piuttosto che inganni questa povera gente: Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino, e predicava: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta. I cittadini di Ninive credettero al Signore e bandirono un digiuno, vestirono di sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani 42. Hai sentito che, alla fine, il re si è preso cura proprio di ciò che tu non vorresti fosse una competenza specifica dei re? Certo, volle che si eseguisse con zelo maggiore quanto era stato fatto con insufficiente impegno. Pertanto, i cittadini di Ninive non furono forzati alla penitenza dal comando del re, sotto la minaccia di confische, proscrizioni, uso della forza militare, poiché eseguirono gli ordini docilmente. Noi, dunque, non diamo risalto al fatto che questo popolo abbia subìto tali cose, perché neanche tu mostri un re che è stato disprezzato. D'altra parte, quando i re comandano con timore religioso di seguire ciò che vuole Dio, se ciascuno obbedisce partendo dal timore per arrivare all'amore 43, riceve dal Signore la pace, non come la dà il mondo 44, poiché il mondo dà la pace in vista di una utilità temporale, il Signore invece in vista della salvezza eterna. E poiché questa è la religione che professa il tribuno Dulcizio - tu non negherai le tue parole! - il partito di Donato è una superstizione, alla quale la sua religione cerca di strapparti. Superstizione è volerti togliere la vita, atto che la religione di costui proibisce nel modo più assoluto; superstizione è ciò per cui rimproveri l'imperatore di preoccuparsi tanto di tali questioni, che proprio la sua religione gli ha imposto di risolvere.

Esortazione conclusiva.

13. 14. Pertanto, siccome con la tua parola la causa è finita, ti scongiuro per il Dio della religione, il Dio della verità, di porre fine una buona volta anche al tuo errore. È la stessa Chiesa di Cristo, fratello, la quale in questo tempo si dilata crescendo nell'universo intero, e contiene cattivi e buoni che dovranno essere separati dalla vagliatura finale. Concludendo, vorrei indirizzarti le parole di colui che tu hai voluto prendere come testimone del nome cattolico: " Essa è colei che, inondata dalla luce del Signore, proietta i suoi raggi su tutto l'universo; proprio lei è quella che estende su tutta la terra i rami della sua lussureggiante vegetazione " 45. Per conseguenza: "Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, essa tuttavia non deve costituire un impedimento tale per la nostra fede o carità, da farci abbandonare la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania. Nostro unico dovere è di lavorare per poter diventare grano buono; in tal modo, quando si comincerà a raccogliere il frumento nel granaio del Signore, noi raccoglieremo il frutto del nostro lavoro e delle nostre fatiche. Dice l'Apostolo in una delle sue lettere: In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli 46. Per quel che ci riguarda, lavoriamo e dedichiamo tutte le nostre energie per essere vasi d'oro o d'argento. Quanto al frantumare i vasi di coccio, esso è esclusivo diritto del Signore, il quale ha ricevuto lo scettro di ferro 47. Il servo non può essere più grande del suo Signore 48, pertanto nessuno rivendichi per sé il diritto che il Padre ha riservato al Figlio e non pensi che possa già usare la pala o il ventilabro per ventilare e ripulire l'aia o che possa separare la zizzania, con giudizio umano, dal frumento. Questa sarebbe una pretesa dell'orgoglio e una sacrilega presunzione, che solo una follia malvagia può permettersi. E mentre certuni si arrogano il diritto di andare sempre al di là di quel che reclama una mite giustizia, periscono al di fuori della Chiesa; e mentre con insolenza si inalberano, accecati dall'orgoglio che li gonfia, perdono la luce della verità " 49. Queste sono parole del beatissimo Cipriano, non mie; sì, sono proprio le parole di costui che hai posto nell'esordio dello scritto che ci hai inviato 50, come il testimone più qualificato del nome cattolico, di cui hai tessuto le più ampie lodi: parole che, pur dette da lui, essendo vere e divine, sono realmente parole di Dio. Ecco ciò che devi ascoltare; ecco ciò che devi evitare, affinché, con l'aiuto della misericordia del Salvatore, possiamo conservare insieme la verità cattolica, amare insieme la pace cattolica, crescere insieme con il suo frumento in ogni luogo, tollerare insieme la zizzania sino alla fine, vivere insieme senza fine nel granaio! Ormai vedi chiaramente che, senza fare alcuna difesa di Ceciliano o di qualsiasi altro uomo che voi giudicate opportuno accusare, la Chiesa cattolica si sostiene da sola con la sua forza e la sua solidità. Del resto, la nostra comune conferenza ha assolto Ceciliano; quanto agli altri che voi accusate, o le accuse sono dubbie o la condanna è ingiusta. Ma sarebbe del tutto assurdo trasferire la causa della Chiesa, esorbitando dalla sfera della ragione, fra le questioni puramente umane, poiché essa si fonda ed è difesa dalle testimonianze di Dio. Anche se constatassimo con assoluta evidenza che in essa esistono individui cattivi, e non potessimo separarli dai sacramenti della Chiesa, la nostra fede o la nostra carità non dovrebbero esserne impedite fino al punto di doverci separare noi stessi dalla Chiesa, per il solo fatto che abbiamo scoperto anch'essi fra la zizzania della Chiesa. Se pensi di rispondere, non aggirare il problema divagando con inutili digressioni. Rispondi bene a ciò che ho detto, non eludendo in modo fallace, ma discutendo in modo razionale. Quanto al contenuto della tua prolissa risposta, che ho qui sotto gli occhi, o piuttosto al non contenuto, se ne ravviserò la necessità e il Signore mi darà la grazia, lo illustrerò con maggiore impegno in un'altra opera.

Note:




1 - CYPR., De unitate Ecclesiae, 5.

2 - Prv 24, 35 sec. LXX.

3 - 1 Gv 2, 19.

4 - Cf. Mt 13, 36-42.

5 - Cf. Mt 3, 12.

6 - Cf. 2 Tm 2, 20.

7 - Cf. Mt 13, 47-50.

8 - 2 Tm 2, 20.

9 - Cf. Sal 2, 9.

10 - Cf. Gv 13, 16.

11 - CYPR., Ep. 54, 3.

12 - Mt 13, 38.

13 - CYPR., Ep. 54, 3.

14 - Cf. Gs 7.

15 - Cf. Mt 3, 12.

16 - CYPR., Ep. 54, 3.

17 - Mt 13, 28.

18 - Mt 13, 26.

19 - Mt 13, 29-30.

20 - Cf. Mt 24, 14.

21 - Mt 24, 12.

22 - Mt 10, 22.

23 - Cf. Mt 17, 19.

24 - Lc 18, 8.

25 - Gv 15, 2.

26 - Cf. Gal 2, 14.

27 - CYPR., Ep. 54, 3.

28 - Cf. Col 3, 5.

29 - CYPR., De lapsis, 6.

30 - 2 Cor 6, 17; Is 52, 11.

31 - Is 65, 5.

32 - CYPR., Ep. 54, 2.

33 - Cf. Dn 5, 20.

34 - Cf. 1 Sam 4-6.

35 - Vedi supra, 1, 6, 7.

36 - Rm 1, 18.

37 - At 17, 28.

38 - Vedi supra, 1, 6, 7.

39 - Vedi supra, 1, 1, 2 - 2, 3.

40 - Is 5, 20.

41 - Is 66, 5.

42 - Gio 3, 3-8.

43 - Cf. 1 Tm 4, 18.

44 - Cf. Gv 14, 27.

45 - CYPR., De unitate 5.

46 - 2 Tm 2, 20.

47 - Cf. Sal 2, 9.

48 - Cf. Gv 13, 16.

49 - CYPR., Ep. 54, 3.

50 - Vedi supra, 2, 2, 2.


La chiesa cattolica-apostolica-romana è la sola vera chiesa di Gesú Cristo.

San Giovanni Bosco - San Giovanni Bosco

Leggilo nella Biblioteca

Al cattolico lettore.

 

            Popoli Cattolici, aprite gli occhi, si tendono a voi gravissime insidie col tentare di allontanarvi da quell'unica vera, unica santa Religione, che solamente conservasi nella Chiesa di Gesù Cristo.

            Questo pericolo fu già in più guise proclamato dai nostri legittimi Pastori, i Vescovi.

            La stessa infallibile voce del Vicario di Gesù Cristo ci avvisò di questo medesimo laccio teso ai cattolici, cioè che molti malevoli vorrebbero {3 [123]} sradicare, dai vostre cuore la Religione de Gesù Cristo. Costoro ingannano sè stesse e ingannano gli altri, non credeteli.

            Stringetevi piuttosto di un cuor solo e di un'anima sola ai vostre pastore che sempre la verità v'insegnareno.

            Gesù disse a S. Pietro: Tu sei Pietro e sopra questa pietra fenderà la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non la vinceranno mai. perchè io sarò coi Pastori d'essa tutte e giorni sino alla consumazione dee secoli.

            Questo disse a S. Pietro e ai suoi successori i Romani Pontefici e a nessun altro. {4 [124]}

            Che vi dice cose diverse da quanto vi dico, non credete, egli v'inganna.

            Siate intimamente persuase de queste grandi verità: deve c'è il successore di S. Pietro, là c'è la vera Chiesa de Gesù Cristo. Niuno trovasi nella vera religione se non è cattolico, niuno è cattolico senza il Papa.

            I nostri pastori, e specialmente i vescovi, ce unicorno col Papa, il Papa ce unisce copi Dio.

            Per ora leggete attentamente i seguenti avvisi e quali, ben impressi nel vostro cuore, basteranno a preservarvi dall' errore. Quello poi che qui viene ora brevemente esposto vi {5 [125]} sarà in apposito libro più diffusi-mente spiegato.

            Il signor delle misericordie infonda a tutti i Cattolici tanto coraggio e tale costanza da mantenersi fedeli osservatori di quella Religione in cui noi fortunatamente siamo nati e siamo stati educati.

            Costanza e coraggio clic ci faccia pronti a patire qualunque male, fosse anche la morte, anzichè dire o fare alcuna cosa contraria alla Cattolica Religione, vera e sola Religione di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi.

Sac. Bosco GIOANNI.{6 [126]}

 


FONDAMENTI DELLA CATTOLICA RELIGIONE

 

 

I. Idea generale della vera Religione.

 

            D. Che cosa s'intende per religione?

            R. Per religione s' intende il culto dovuto a Dio nel modo da lui voluto.

            D. In che cosa questo culto consiste?

            R. Questo culto consiste nel credere le verità rivelate da Dio, e nel praticare la sua santa legge. {7 [127]}

            D. A chi fu rivelato da Dio questo culto?

            R. Questo culto ossia religione fú primieramente da Dio rivelato ad Adamo, che fil il primo uomo del inondo; quindi dallo stesso Dio e talvolta col ministero degli angeli venne rivelato ai Santi Patriarchi che lo praticarono, ai Profeti che cui loro miracoli dimostrarono che erano da Dio inspirati. Imperciocchè i miracoli possono solamente essere da Dio operati. Confermarono questa rivelazione con profezie, cioè con predizioni riguardanti l'avvenire, che esattamente si avverarono; solamente Iddio sa l'avvenire, e può rivelarlo agli uomini. {8 [128]}

 

 

II. Una sola è la vera Religione.

 

            D. Le varie religioni, che si praticano nel mondo, possono essere egualmente vere?

            R. No certamente.

            D. Ci sono i Maomettani, i Protestanti, cioè i Calvinisti, ed i Luterani, ed avvi la Chiesa Cattolica Romana; in quale di queste società si trova la vera religione?

            R. La vera religione si trova solamente. nella Chiesa Cattolica-Romana, perchè essa sola conserva intatto la Divina rivelazione, essa sola fu fondata da G. Cristo vero Dio e vero Uomo, propagata dagli Apostoli, e dai loro successori sino ai nostri giorni; finalmente {9 [129]} essa sola ha i ieri caratteri della Divinità.

            D. Quali sono cotesti caratteri, che dimostrano la Divinità della Chiesa Cattolica Romana, cioè che essa sia le vera Chiesa di Gesù Cristo?

            R. I caratteri della Divinità della vera Chiesa sono quattro, vale a dire: la vera Chiesa è Una, Santa, Cattolica, Apostolica.

            D. La Chiesa Romana ha veramente questi caratteri?

            R.. La Chiesa Romana ha ella sola questi caratteri della Divinità, 1.º È una per l'unità della dottrina, e per l'unione di tutte le Chise particolari colla sede di S. Pietro, ovvero col Romano Pontefice capo della Chiesa universale

            2.° E santa per la santità del suo capo e suo fondatore, che è Gesù {10 [130]} Cristo; è santa la fede e la legge che professa; santi i Sacramenti che pratica, molti santi con luminosi miracoli la illustrarono in ogni tempo: più milioni di martiri da Dio confortati sparsero il loro sangue in testimonianza della divinità di questa medesima Chiesa.

            3.° E cattolica cioè universale, perchè si estende a tutti i luoghi, a tutti i tempi, e malgrado ogni persecuzione durera in eterno.

            4.° E Apostolica perchè insegua la medesima dottrina, che inseguarono i Ss. Apostole. Questa prerogativa è consolantissima per noi Cattolici. Imperocchè la sola nostra Chiesa cominciando dal regnante Pio IX, rimonta da un Papa all'altro senza alcuna interruzione sino a S. Pietro stabilito Principe degli Apostoli, e Capo della Chiesa dal medesimo Gesù Cristo. {11 [131]}

 

 

III. Le chiese degli Eretici non hanno i caratteri della Divinità.

 

            D. Le Chiese de' Valdesi e de' Protestanti non possono avere i caratteri della vera Chiesa?

            R. Le Chiese de' Valdesi e de' Protestanti e di tutti gli altri eretici non hanno i caratteri della vera Chiesa.

            1.º Non sorto una, giacchè furmano più divisioni, la sola Chiesa protestante è divisa in più di dugento sette. Dove si può mai avere unità di fede?

            2.° Non sono sante perchè professano più cose contrarie al Vangelo, repugnanti a Dio medesimo.

            3.° Non sono Cattoliche, perchè sono ristrette in alcuni luoghi, e cangiano dottrina a seconda dei tempi. {12 [132]}

            4.° Non sono Apostoliche, perché non professano, anzi rigettano la dottrina degli Apostoli, e non sono unite al Romano Pontefice che è successore di s. Pietro, Capo e Principe degli Apostoli.

            D. Non c'è diversità tra la dottrina della Chiesa Cattolica d'oggidì e la dottrina da G. Cristo e dagli Apostoli predicata?

            R. No: perché le medesime verità del Vangelo che furono prediche da G. Cristo, e dagli Apostoli, sono quelle stesse che si predicarono in tutti i tempi e si predicano presentemente nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana.

            D. Chi non è battezzato non può salvarsi?

            R. No: perché G. Cristo ha detto chiaramente, che coloro, i quali non {13 [133]} sano rigenerati col Battesimo, non entreranno nel regno de' Cieli.

            D. Fuori della Chiesa Cattolica Apostolica Romana si può aver salute?

            R. No: perché siccocue chi non fu nell' arca di Noè perì nel diluvio, cosi chi non cè nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana non è nella Chiesa di Gesù Cristo, in cui solamente trovasi la vera religione, epperciò fuori di essa niuno può salvarsi.

 

 

IV. Nella Chiesa degli Eretici non c'è la Chiesa di Gesù Cristo.

 

            D. Non potrebbe darsi che gli Ebrei, i Maomettani, i Valdesi, i Protestami, cioè i Calvinisti, ed i Luterani e simili, avessero la religione di G. Cristo? {14 [134]}

            R. Tutti costoro non hanno la vera religione, perchè non la ricevono dalla Chiesa di Gesù Cristo, unica depositaria e legittima interprete della dottrina del suo divin Maestro.

            D. Qual è il più grande errore degli Ebrei?

            R. Il più grande errore degli Ebrei consiste in ciò, che essi aspettando ancora la venuta del Messia non credono a Gesù Cristo, nè al santo Vangelo.

            D. Chi è il Capo della religione Maomettana?

            R. Maometto.

            D. Chi è il Capo dei Valdesi, i quali in gran parte vivono nella valle di Luserna vicino a Pinerolo?

            R. Il Capo de' Valdesi è Pietro Valdo negoziante di Lione. {15 [135]}

            D. Chi è il Capo de' Protestanti?

            R. Il capo de' Protestanti sotto Calvino e Lutero.

            D. Chi erano questi uomini Pietro Valdo, Maometto, Calvino, Lutero?

            R. Costoro erano uomini non mandati da Dio, non fecero alcun miracolo, nè in loro si avverò alcuna profezia. Propagarono una religione colla violenza, e col libertinaggio. Religione, che scioglie il freno a tutti i vizi, a tutti i disordini.

            D. Dunque costoro non sono nella Chiesa di G. Cristo?

            R. Costoro non avendo per Capo G. Cristo non possono appartenere alla sua Chiesa, onde non sono nella Chiesa di Gesù Cristo, ma, come dice S. Girolamo, sono nella sinagoga dell'Anticristo, cioè in una Chiesa opposta a quella di G. Cristo. {16 [136]}

 

 

V. Una risposta ai Protestanti.

 

            D. Che cosa rispondere quando i Protestanti dicono: Noi crediamo a Cristo ed al Vangelo, perciò siamo nella vera Chiesa?

            R. Quando i Protestanti parlano così, noi dobbiamo loni rispondere voi dite eli credere a Cristo ed al Vangelo, tua non è vera, perché non credete a tutto quello che c'insegna Gesù Cristo nel suo Vangelo, non credete alla sua Chiesa, non credete al Pontefice Romano stato da Gesù Cristo stesso stabilito per governare la sua Chiesa. Inoltre permettendo voi ad ognuno la libera interpretazione del Vangelo di Gesù Cristo, aprite con ciò una Larga via all' errore, {17 [137]} nel guale è quasi inevitabile il cadere guidato solo dal proprio lume. Perciò voi, o Protestanti, siete come membri d'un corpo senza Capo, come pecorelle senza pastore, come discepoli senza maestro, separati dal fonte della vita, che è G. Cristo.

            D. Che cosa devono fare gli Ebrei per potersi salvare?

            R. L'unico mezzo con cui gli laurei si possono salvare si è di credere in G. Cristo, vero Messia, ricevere il s. Battesiamo, quindi osservare i comaudamenti di Dio. e della Chiesa.

            D. I Maomettani, i Protestatiti che cosa devono fare per salvarsi?

            R. Devono rinunziare ai loro errori, entrare nella Chiesa Cattolica, Apostolica Romana da cui un tempo si separarono, unirsi al Vicario di G. Cristo, che è il Papa, da cui chi si ostina {18 [138]} di vivere separato, perisce eternamente.

 

 

VI. I Protestanti convengono che i Cattolici sono nella vera Chiesa.

 

            D. Che cosa dicono di particolare i Protestanti intorno alla cattolica nostra religione?

            R. Dicono che noi possiamo salvarci.

            D. Noi Cattolici che cosa diciamo della religione Protestante?

            R. Noi Cattolici seguendo la dottrina infallibile della Chiesa Cattolica diciamo che i Protestanti nella loro religione non possono salvarsi.

            D. Dunque?

            R. Dunque i Protestanti convenendo {19 [139]} con noi, che la cattolica religione è vera, dichiarano che la loro è falsa.

            D. Non ci sarebbe qualche esempio a questo riguardo?

            R. Ne abbiamo molti: eccone uno bellissimo ricavato dalla storia ecclesiastica. Enrico IV Re di Francia era capo del partito dei Calvinisti quando sali suí Trono; ma Iddio lo illuminò col fargli conoscere la vera religione. Da prima procurò d'instruirsi rettaniente nei dogmi della Cattolica Religione; poscia fece venire alla sua presenza i Ministri protestanti, e loro dimandò, se credevano, che eli si potesse salvare nella Chiesa Romana. Dopo seria riflessione risposero di si. Allora il Re saviamente ripigliò: Perchè dunque voi l'avete abbandonata? I cattolici affermano che niuno può ottener {20 [140]} salute nella vostra seíta; voi convenite che si può avere nella loro; ragion vuole che io mi attenga alla via più sicura e preferisca quella religione in cui per comun sentimento io mi posso salvare. Quindi il Re rinunziò all'eresia e rientrò nel serio della cattolica religione.

            D. Che cosa dobbiamo fare noi Cattolici?

            R. Noi Cattolici dobbiamo 1.° Ringraziar Dio di averci creati in quella religione, che unica può condurci al salvamento. 2.º Pregar di cuore il Signore perchè ci conservi fedele alla sua grazia, e nel suo santo servizio, e pregarlo pure per tutti coloro che vivono da lui lontani, e separati dalla sua S. Chiesa, onda li illumini, e li conduca da buon Pastore al suo ovile. Ma insieme dobbiamo {21 [141]} in 3.° luogo guardarci bene dai Protestanti, e da quei cattivi Cattolici, che disprezzano i precetti della Chiesa, che sparlano del Vicario di G. Cristo, e degli altri suoi Ministri per trascinarci all' errore. 4.° Essere grati a Dio colla férmezza nella fede, coll'osservanza esatta de' suoi precetti, e di quelli della sua S. Chiesa.

            D. La Chiesa di Gesti Cristo non verrà meno per le persecuzioni?

            R. No certamente; anzi più sari dagli uomini perseguitata, più trionferà, perchè la Chiesa è fondata da Cristo sopra una pietra contro cui niente varranno tutti gli sforzi dell'inferno. Onde tutti quelli che perseguitarono la chiesa ne' tempi passati non esistono più, e la chiesa di Gesù Cristo tuttora esiste; tutti quelli che la perseguitano presentemente da qui a qualche {22 [142]}tempo non ci saranno più, ma la Chiesa di G. Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnata la sua parola di proteggerla, e di essere sempre con lei, e vuole che duri fino alta fine del mondo per unire la chiesa militante alla chiesa trionfante, e formare poi di tutti i buoni un solo regno nella patria dei Beati in Cielo. Così sia.

            Passeranno cielo e terra, ma le parole del Signore non cangeranno mai.

            Chi persevera nel servizio ciel Signore sino al fine della vita, egli sarà salvo. {23 [143]} {24 [144]}


26 dicembre 1945

Maria Valtorta

Dice Gesù:
   «È tempo di grazie! È tempo di Grazia! Io sono venuto a portare "pace" agli uomini di buona volontà. Scrivi perciò e consegna a Maria Raffaelli1 quello che ti dico, per la sua pace.»

   Dice Gesù a M. R.:

   «La mia pace sia con te, e quanto ti dico ti sia fiume di pacifico attendere e di pacifico soffrire, fatto sopportabile dalla mia promessa che non mente mai. Figlia mia, tu molto sai di ciò che gli uomini insegnano di Me. Ma poco sai di ciò che Io realmente sono e opero. Ascolta. È il Signore che parla, è la Sapienza, è la Verità.

   Altro è essere tormentati ed altro è volere essere tormentati. La prima cosa è una sventura che non va oltre il giorno terreno, e molte volte cessa prima. La seconda è un peccato perché è "connivenza col volere satanico". Questa ultima cosa non è in tuo figlio. Quando egli delira non è lui che parla. È responsabile un fonografo di ciò che esce dalla sua tromba? No, non è vero? Ebbene, ugualmente non è responsabile tuo figlio di ciò che l' "altro" gli fa dire. Io non le sento neppure quelle parole, perché Io col Maledetto uso il silenzio delle labbra e delle orecchie. Non ascolto le sue parole, le non sue parole che rimbombano per l'aria; guardo questo povero figlio mio e tuo, o madre dolorosa, ed è tutta pietà che si versa da Me su di lui.

   Io l'ho detto [2] pensando a te: "Nelle malattie molte volte si cela Satana per torturare e per portare a maledire il Signore". Ho detto: "Il dolore delle madri è salvezza per i figli". E così è, Maria. Il Cielo è popolato di figli che le madri hanno salvato. Va', va' con la tua croce! La porti per te e per lui. La sua più ancora della tua. Oh! madre buona, non sei contenta di essere il Cireneo di tuo figlio? Mia Madre sussurra: "Avessi potuto io portare la tua croce, Figlio mio!".

   Non avere fretta. Sono cose lunghe. Potresti anche non vederle compite mentre dura il tuo giorno mortale. Potresti salire con questa fede – fede, capisci?, non speranza – con questa fede in ciò che dico, al Cielo, e là, con più potenza, aiutare la tua creatura… Oh! non sospirare! L'attesa diviene un attimo lassù. E poi è la gioia di vederlo bello, sano, buono, felice per sempre. Per sempre. Per sempre. Quello che sembra un castigo è solo un mezzo. Quello che può apparire dannazione è invece salvazione. La sua croce è la sua espiazione sulla Terra delle sue colpe d'uomo. Io non faccio pagare due volte. Sono giusto.

   Abbi fede. Sostienilo con le tue orazioni. Dammelo. Offrimelo. Di': "Lo confido a Te". Il balsamo che scende dalle mie ferite non è mai inerte.

   Figlia mia, la pace sia in te e su chi ti somiglia. Sul figlio tuo la mia misericordia.»
 
   «E ora», continua a me Gesù, «di' questo a P. Romualdo.»

   Dice Gesù:

   «Vai pure. Fa'. Tenta. Ma le obbiezioni che si fanno al caso "Dora", così agitato e alternato di luci e tenebre, e le obbiezioni che si fanno al caso "Maria", così placido, ordinato, pacifico come tutto ciò che viene direttamente da Me, contro il Quale non può cozzare il demonio e deve lavorare in agguato e malamente, servono a giustificare un punto evangelico3, che non serve per Me solo, ma per tutti i casi dove Io sono, anche se celato in una creatura-strumento. "Abbiamo sonato e non avete ballato, abbiamo intonato lamenti e non avete pianto". E all'altro punto: "È venuto Giovanni che non mangia e non beve, e dicono: 'È un demonio'. È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e dicono: 'Ecco un mangione e un beone che è amico dei pubblicani e dei peccatori'. Così alla sapienza è stata resa giustizia dai suoi figli".

   Sì. La sapienza umana, superba e incredula, che vuole sdottrinare su tutto, e che ha perso lo spirito dei fatti e si attiene alle apparenze che vuole giustificare come non può – perché il soprannaturale sfugge ai metodi di ricerche e di giudizio naturali – vuole, e non si accorge di contraddirsi, giustificare i due casi diversi con le stesse ragioni sbagliate. Tanto per poter darsi assoluzione della sua incredulità, della sua incapacità di sentire e riconoscere il sopraumano, ossia il divino, là dove è.

   L'ultimo tempo sarà quello dello spirito. Ma in verità, in verità vi dico che solo coloro che saranno vittime volontarie allo Spirito, e prede accettate dello Spirito, sapranno ancora ammettere il soprannaturale. Gli altri… feccia che depositerà nel fondo degli stagni infernali e per la quale non ci sarà più la Parola, che non si dà ai porci perché si rispetta da Se stessa, e da Se stessa si tutela.

   E questo ti sia luce, Romualdo Maria. La pace mia sia in te.»
          
   1 Maria Raffaelli, di Castelnuovo di Garfagnana (Lucca), aveva un figlio minorato, Antonio, che poneva gravi problemi alla mamma e alle due sorelle Rosa e Dina. Per la storia è interessante aggiungere che Maria Raffaelli era stata la causa involontaria del primo incontro di Maria Valtorta con il P. Romualdo M. Migliorini. Avendo saputo che l'inferma mancava di assistenza spirituale, andò a dirlo al suo conoscente P. Pietro M. Pennoni, del Convento S. Andrea dei Servi di Maria in Viareggio, il quale dovette chiedere al proprio Superiore il permesso di prendersi cura della Valtorta. Ma il Superiore, che era Padre Migliorini, avendo in animo di visitare le persone malate sull'esempio del santo "Curatino di Viareggio", gli rispose: "Ci vado io".
           
   2 l'ho detto nell'opera maggiore, per esempio in 350.2 e in 358.8, capitoli scritti il 4 e il 12 dicembre 1945.
           
   3 un punto evangelico… l'altro punto, raggruppati nel passo di Matteo 11, 16-19; Lu­ca 7, 31-35.