Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Procurate di mantenere sempre l'amore all'umiltà , perché questa virtù è sempre necessaria anche alle persone ben incamminate nella via della perfezione. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 4° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 5

1Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.2V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici,3sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.4Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.5Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato.6Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?".7Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me".8Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina".9E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato.10Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio".11Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina".12Gli chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?".13Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo.14Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio".15Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.16Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.17Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero".18Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

19Gesù riprese a parlare e disse: "In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa.20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati.21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole;22il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio,23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.24In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.25In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso;27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.28Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno:29quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.30Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
31Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera;32ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace.33Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi.35Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto,38e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.39Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.40Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
41Io non ricevo gloria dagli uomini.42Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste.44E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?45Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza.46Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?".


Primo libro dei Maccabei 12

1Giònata, vedendo che le circostanze gli erano propizie, scelse uomini adatti e li inviò a Roma per ristabilire e rinnovare l'amicizia con quel popolo.2Anche presso gli Spartani e in altre località inviò lettere sullo stesso argomento.3Partirono dunque per Roma e là entrarono nel consiglio e dissero: "Giònata sommo sacerdote e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a rinnovare la comune amicizia e l'alleanza come la prima volta".4E i Romani diedero loro lettere di raccomandazione per le autorità dei vari luoghi, perché favorissero il loro ritorno pacifico in Giudea.
5Questa è invece la copia della lettera che Giònata scrisse agli Spartani:
6"Giònata sommo sacerdote e il consiglio degli anziani del popolo e i sacerdoti e tutto il resto del popolo giudaico, agli Spartani loro fratelli salute.7Già in passato era stata spedita una lettera ad Onia sommo sacerdote da parte di Areo, che regnava fra di voi, con l'attestazione che siete nostri fratelli, come risulta dalla copia annessa.8Onia aveva accolto con onore l'inviato e aveva accettato la lettera nella quale vi erano le dichiarazioni di alleanza e di amicizia.9Noi dunque, pur non avendone bisogno, avendo a conforto le scritture sacre che sono nelle nostre mani,10ci siamo indotti a questa missione per rinnovare la fraternità e l'amicizia con voi in modo da non diventare per voi degli estranei; molti anni infatti sono passati da quando mandaste messaggeri a noi.11Noi dunque fedelmente in tutte le feste e negli altri giorni prescritti ci ricordiamo di voi nei sacrifici che offriamo e nelle nostre invocazioni, com'è doveroso e conveniente ricordarsi dei fratelli.12Ci rallegriamo della vostra gloria.13Noi invece siamo stati circondati da tante oppressioni e molte guerre: ci hanno combattuti i re dei paesi vicini,14ma non abbiamo voluto disturbare né voi né gli altri nostri alleati e amici in queste lotte:15abbiamo infatti dal cielo un valido aiuto per il quale noi siamo stati liberati dai nostri nemici ed essi sono stati umiliati.16Ora abbiamo designato Numenio figlio di Antioco e Antìpatro figlio di Giàsone e li abbiamo inviati presso i Romani a rinnovare la precedente amicizia e alleanza con loro.17Abbiamo quindi dato loro disposizioni di passare anche da voi, per salutarvi e consegnarvi la nostra lettera, riguardante la ripresa dei nostri rapporti e la nostra fraternità.18Voi dunque farete cosa ottima comunicandoci una risposta su queste cose".
19Segue ora copia della lettera che essi avevano inviato ad Onia:
20"Areo, re degli Spartani, a Onia sommo sacerdote salute.21Si è trovato in una scrittura, riguardante gli Spartani e i Giudei, che essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo.22Ora, dal momento che siamo venuti a conoscenza di questa cosa, ci farete cosa gradita scrivendoci sui vostri sentimenti di amicizia.23Noi intanto vi rispondiamo: I vostri armenti e i vostri averi ci appartengono e i nostri appartengono a voi. Abbiamo quindi disposto perché vi sia riferito in questo senso".
24Giònata ebbe notizia che i generali di Demetrio erano ritornati con forze più numerose di prima per ritentare la guerra contro di lui.25Egli si mosse da Gerusalemme e andò loro incontro nella regione di Amat, perché non volle dar loro il tempo di entrare nel suo paese.26Mandò nel loro campo delle spie, le quali tornarono annunciando che essi stavano disponendosi per dar loro l'assalto di notte.27Quando fu il tramonto, Giònata comandò ai suoi di vegliare tutta la notte e di stare con le armi pronte per la battaglia e dispose sentinelle intorno al campo.28Ma anche gli avversari seppero che Giònata e i suoi uomini stavano pronti per la battaglia e furon presi da timore ed esitazione d'animo e allora accesero fuochi nel loro campo.29Giònata e i suoi uomini non si accorsero di nulla fino al mattino, perché continuavano a vedere il bagliore dei fuochi.30Allora si diede a inseguire le loro tracce, ma non poté raggiungerli, perché avevano passato il fiume Elèutero.31Giònata piegò sugli Arabi chiamati Zabadei, li assalì e si impadronì delle loro spoglie.32Poi ripartì e andò a Damasco e si diede a percorrere tutto il paese.33Anche Simone fece una spedizione, marciando fino ad Ascalòna e ai vicini posti di guarnigione, poi piegò su Giaffa e se ne impadronì;34aveva sentito infatti che avevano intenzione di consegnare la fortezza ai partigiani di Demetrio; perciò vi pose una guarnigione per presidiarla.
35Quando Giònata fu di ritorno, radunò in assemblea gli anziani del popolo e deliberò con loro di costruire fortezze in Giudea,36di sopraelevare le mura di Gerusalemme e di alzare una grande barriera tra la città e l'Acra per separare questa dalla città affinché fosse isolata, così che non potessero più né comperare né vendere.37Si organizzarono dunque per ricostruire la città e poiché era rovinato parte del muro sul torrente dal lato orientale, Giònata allestì il cosiddetto Kafenata.38Simone a sua volta ricostruì Adida nella Sefela fortificandola e applicandovi porte e sbarre.
39Intanto Trifone cercava di diventare re dell'Asia, cingere la corona e stendere la mano contro il re Antioco,40ma sospettava che Giònata glielo impedisse e, nel caso, gli muovesse guerra. Perciò cercava di averlo nelle mani e di eliminarlo; si mosse dunque e venne a Beisan.41Giònata gli uscì incontro con quarantamila uomini scelti e inquadrati e venne a Beisan.42Trifone, vedendo che era venuto con numeroso esercito, si guardò bene dal mettergli le mani addosso.43Anzi lo ricevette con molti onori, lo presentò a tutti i suoi amici, gli offrì doni e ordinò ai suoi amici e alle sue truppe di obbedirgli come a lui stesso.44Disse a Giònata: "Perché mai hai disturbato tutta questa gente, non essendoci guerra tra di noi?45Su, dovresti rimandarli alle loro case; tu scegli per te pochi uomini che ti accompagnino e vieni con me a Tolemàide e io la consegnerò a te insieme con le altre fortezze e il resto dell'esercito e tutti i funzionari, poi tornerò indietro e partirò: sono venuto appunto per questo".46Giònata, fidatosi di lui, fece quanto aveva detto e rimandò le truppe che tornarono nella Giudea.47Fece rimanere tremila uomini, di cui duemila lasciò in Galilea e gli altri mille andarono con lui.48Ma quando Giònata fu entrato in Tolemàide, i cittadini chiusero le porte e si impadronirono di lui e passarono a fil di spada quanti erano entrati con lui.49Trifone mandò poi fanti e cavalli in Galilea e nella grande pianura per liquidare tutti gli uomini di Giònata.50Ma essi avevano sentito dire che Giònata era stato catturato e che era finita per lui e per quelli che erano con lui e, incoraggiatisi l'un l'altro, si presentarono inquadrati, pronti alla battaglia.51Gli inseguitori li videro decisi a difendere la loro vita e se ne tornarono.52Così tutti giunsero senza molestie in Giudea; fecero lutto per Giònata e per quelli della sua scorta e furono presi da grande timore. Tutto Israele si immerse in un lutto profondo.53Tutti i popoli intorno a loro cercarono subito di sterminarli, dicendo appunto: "Non hanno più né capo né sostegno: scendiamo ora in guerra contro di loro e cancelleremo anche il loro ricordo dagli uomini".


Siracide 29

1Chi pratica la misericordia concede prestiti al
prossimo,
chi lo soccorre di propria mano osserva i comandamenti.
2Dà in prestito al prossimo nel tempo del bisogno,
e a tua volta restituisci al prossimo nel momento fissato.
3Mantieni la parola e sii leale con lui,
così troverai in ogni momento quanto ti occorre.
4Molti considerano il prestito come cosa trovata
e causano fastidi a coloro che li hanno aiutati.
5Prima di ricevere, ognuno bacia le mani del creditore,
parla con tono umile per ottenere gli averi dell'amico;
ma alla scadenza cerca di guadagnare tempo,
restituisce piagnistei e incolpa le circostanze.
6Se riesce a pagare il creditore riceverà appena la
metà,
e dovrà considerarla come una cosa trovata.
In caso contrario, il creditore sarà frodato dei suoi
averi
e avrà senza motivo un nuovo nemico;
maledizioni e ingiurie gli restituirà,
renderà insulti invece dell'onore dovuto.
7Molti perciò, per tale cattiveria, rifiutan di
prestare:
hanno paura di perdere i beni senza ragione.

8Tuttavia sii longanime con il misero,
e non fargli attender troppo l'elemosina.
9Per il comandamento soccorri il povero,
secondo la sua necessità non rimandarlo a mani vuote.
10Perdi pure denaro per un fratello e amico,
non si arrugginisca inutilmente sotto una pietra.
11Sfrutta le ricchezze secondo i comandi dell'Altissimo;
ti saranno più utili dell'oro.
12Rinserra l'elemosina nei tuoi scrigni
ed essa ti libererà da ogni disgrazia.
13Meglio di uno scudo resistente e di una lancia pesante,
combatterà per te di fronte al nemico.

14L'uomo buono garantisce per il prossimo,
chi ha perduto il pudore lo abbandona.
15Non dimenticare il favore di chi si è fatto garante,
poiché egli si è impegnato per te.
16Il peccatore dilapida i beni del suo garante,
l'ingrato di proposito abbandonerà chi l'ha salvato.
17La cauzione ha rovinato molta gente onesta,
li ha sballottati come onda del mare.
18Ha mandato in esilio uomini potenti,
costretti a errare fra genti straniere.
19Un peccatore che offre premurosamente garanzia
e ricerca guadagni, sarà coinvolto in processi.
20Aiuta il tuo prossimo secondo la tua possibilità
e bada a te stesso per non cadere.

21Indispensabili alla vita sono l'acqua, il pane, il
vestito
e una casa che serva da riparo.
22È meglio vivere da povero sotto un tetto di tavole,
che godere di cibi sontuosi in case altrui.
23Del poco come del molto sii contento,
così non udirai il disprezzo come straniero.
24Triste vita andare di casa in casa,
non potrai aprir bocca, dove sarai come straniero.
25Avrai ospiti, mescerai vino senza un grazie,
inoltre ascolterai cose amare:
26"Su, forestiero, apparecchia la tavola,
se hai qualche cosa sotto mano, dammi da mangiare".
27"Vattene, forestiero, cedi il posto a persona onorata;
mio fratello sarà mio ospite, ho bisogno della casa".
28Tali cose sono dure per un uomo che abbia intelligenza:
i rimproveri per l'ospitalità e gli insulti di un
creditore.


Salmi 9

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Ezechiele 20

1Il dieci del quinto mese, anno settimo, alcuni anziani d'Israele vennero a consultare il Signore e sedettero davanti a me.2Mi fu rivolta questa parola del Signore:3"Figlio dell'uomo, parla agli anziani d'Israele e di' loro: Dice il Signore Dio: Venite voi per consultarmi? Com'è vero ch'io vivo, non mi lascerò consultare da voi. Oracolo del Signore Dio.4Vuoi giudicarli? Li vuoi giudicare, figlio dell'uomo? Mostra loro gli abomini dei loro padri.5Di' loro: Dice il Signore Dio: Quando io scelsi Israele e alzai la mano e giurai per la stirpe della casa di Giacobbe, apparvi loro nel paese d'Egitto e giurai per loro dicendo: Io, il Signore, sono vostro Dio.6Allora alzai la mano e giurai di farli uscire dal paese d'Egitto e condurli in una terra scelta per loro, stillante latte e miele, che è la più bella fra tutte le terre.7Dissi loro: Ognuno getti via gli abomini dei propri occhi e non vi contaminate con gl'idoli d'Egitto: sono io il vostro Dio.
8Ma essi mi si ribellarono e non mi vollero ascoltare: non gettarono via gli abomini dei propri occhi e non abbandonarono gli idoli d'Egitto. Allora io decisi di riversare sopra di loro il mio furore e di sfogare contro di loro la mia ira, in mezzo al paese d'Egitto.9Ma feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti in mezzo alle quali si trovavano, poiché avevo dichiarato che li avrei fatti uscire dal paese d'Egitto sotto i loro occhi.10Così li feci uscire dall'Egitto e li condussi nel deserto;11diedi loro i miei statuti e feci loro conoscere le mie leggi, perché colui che le osserva viva per esse.12Diedi loro anche i miei sabati come un segno fra me e loro, perché sapessero che sono io, il Signore, che li santifico.
13Ma gli Israeliti si ribellarono contro di me nel deserto: essi non camminarono secondo i miei decreti, disprezzarono le mie leggi, che bisogna osservare perché l'uomo viva, e violarono sempre i miei sabati. Allora io decisi di riversare su di loro il mio sdegno nel deserto e di sterminarli.
14Ma agii diversamente per il mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti di fronte alle quali io li avevo fatti uscire.15Avevo giurato su di loro nel deserto che non li avrei più condotti nella terra che io avevo loro assegnato, terra stillante latte e miele, la più bella fra tutte le terre,16perché avevano disprezzato i miei comandamenti, non avevano seguito i miei statuti e avevano profanato i miei sabati, mentre il loro cuore si era attaccato ai loro idoli.17Tuttavia il mio occhio ebbe pietà di loro e non li distrussi, non li sterminai tutti nel deserto.
18Dissi ai loro figli nel deserto: Non seguite le regole dei vostri padri, non osservate le loro leggi, non vi contaminate con i loro idoli:19sono io, il Signore, il vostro Dio. Camminate secondo i miei decreti, osservate le mie leggi e mettetele in pratica.20Santificate i miei sabati e siano un segno fra me e voi, perché si sappia che sono io, il Signore vostro Dio.
21Ma anche i figli mi si ribellarono, non camminarono secondo i miei decreti, non osservarono e non misero in pratica le mie leggi, che danno la vita a chi le osserva; profanarono i miei sabati. Allora io decisi di riversare il mio sdegno su di loro e di sfogare contro di essi l'ira nel deserto.
22Ma ritirai la mano e feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti, alla cui presenza io li avevo fatti uscire.23E nel deserto giurai loro, alzando la mia mano, che li avrei dispersi fra le genti e disseminati in paesi stranieri,24perché non avevano praticato le mie leggi, anzi, avevano disprezzato i miei decreti, profanato i miei sabati e i loro occhi erano sempre rivolti agli idoli dei loro padri.
25Allora io diedi loro perfino statuti non buoni e leggi per le quali non potevano vivere.26Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito, per atterrirli, perché riconoscessero che io sono il Signore.27Parla dunque agli Israeliti, figlio dell'uomo, e di' loro: Dice il Signore Dio: Ancora in questo mi offesero i vostri padri agendo con infedeltà verso di me:28dopo che io li ebbi introdotti nel paese che, levando la mia mano, avevo giurato di dare loro, essi guardarono ogni colle elevato, ogni albero verde e là fecero i sacrifici e portarono le loro offerte provocatrici: là depositarono i loro profumi soavi e versarono le loro libazioni.29Io dissi loro: Che cos'è quest'altura alla quale voi andate? Il nome altura è rimasto fino ai nostri giorni.
30Ebbene, di' agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Vi contaminate secondo il costume dei vostri padri, vi prostituite secondo i loro abomini,31vi contaminate con tutti i vostri idoli fino ad oggi, facendo le vostre offerte e facendo passare per il fuoco i vostri figli e io mi dovrei lasciare consultare da voi, uomini d'Israele? Com'è vero ch'io vivo - parola del Signore Dio - non mi lascerò consultare da voi.32E ciò che v'immaginate in cuor vostro non avverrà, mentre voi andate dicendo: Saremo come le genti, come le tribù degli altri paesi che prestano culto al legno e alla pietra.33Com'è vero ch'io vivo - parola del Signore Dio - io regnerò su di voi con mano forte, con braccio possente e rovesciando la mia ira.34Poi vi farò uscire di mezzo ai popoli e vi radunerò da quei territori dove foste dispersi con mano forte, con braccio possente e con la mia ira traboccante35e vi condurrò nel deserto dei popoli e lì a faccia a faccia vi giudicherò.36Come giudicai i vostri padri nel deserto del paese di Egitto così giudicherò voi, dice il Signore Dio.37Vi farò passare sotto il mio bastone e vi condurrò sotto il giogo dell'alleanza.38Separerò da voi i ribelli e quelli che si sono staccati da me; li farò uscire dal paese in cui dimorano, ma non entreranno nel paese d'Israele: così saprete che io sono il Signore.39A voi, uomini d'Israele, così dice il Signore Dio: Andate, servite pure ognuno i vostri idoli, ma infine mi ascolterete e il mio santo nome non profanerete più con le vostre offerte, con i vostri idoli;40poiché sul mio monte santo, sull'alto monte d'Israele - oracolo del Signore Dio - mi servirà tutta la casa d'Israele, tutta riunita in quel paese; là mi saranno graditi e là richiederò le vostre offerte, le primizie dei vostri doni in qualunque forma me li consacrerete.41Io vi accetterò come soave profumo, quando vi avrò liberati dai popoli e vi avrò radunati dai paesi nei quali foste dispersi: mi mostrerò santo in voi agli occhi delle genti.
42Allora voi saprete che io sono il Signore, quando vi condurrò nel paese d'Israele, nel paese che alzando la mia mano giurai di dare ai vostri padri.43Là vi ricorderete della vostra condotta, di tutti i misfatti dei quali vi siete macchiati, e proverete disgusto di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse.44Allora saprete che io sono il Signore, quando agirò con voi per l'onore del mio nome e non secondo la vostra malvagia condotta e i vostri costumi corrotti, uomini d'Israele". Parola del Signore Dio.


Prima lettera a Timoteo 6

1Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina.2Quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi.

Questo devi insegnare e raccomandare.
3Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà,4costui è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi,5i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno.
6Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione!7Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via.8Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo.9Al contrario coloro che vogliono arricchire, cadono nella tentazione, nel laccio e in molte bramosie insensate e funeste, che fanno affogare gli uomini in rovina e perdizione.10L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da se stessi tormentati con molti dolori.

11Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza.12Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
13Al cospetto di Dio che dà vita a tutte le cose e di Gesù Cristo che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato,14ti scongiuro di conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,

15che al tempo stabilito sarà a noi rivelata
dal beato e unico sovrano,
il re dei regnanti e signore dei signori,
16il solo che possiede l'immortalità,
che abita una luce inaccessibile;
che nessuno fra gli uomini ha mai visto né può vedere.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

17Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere;18di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi,19mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.

20O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza,21professando la quale taluni hanno deviato dalla fede.
La grazia sia con voi!


Capitolo VIII: L’offerta di Cristo sulla croce e la donazione di noi stessi

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Parola del Diletto

Con le braccia stese sulla croce, tutto nudo il corpo, io offersi liberamente me stesso a Dio Padre, per i tuoi peccati, cosicché nulla fosse in me che non si trasformasse in sacrificio, per placare Iddio. Allo stesso modo anche tu devi offrire a me volontariamente te stesso, con tutte le tue forze e con tutto il tuo slancio, dal più profondo del cuore, in oblazione pura e santa. Che cosa posso io desiderare da te più di questo, che tu cerchi di offrirti a me interamente? Qualunque cosa tu mi dia, fuor che te stesso, l'ho per un nulla, perché io non cerco il tuo dono, ma te. Come non ti basterebbe avere tutto, all'infuori di me, così neppure a me potrebbe piacere qualunque cosa tu mi dessi, senza l'offerta di te. Offriti a me; da te stesso totalmente a Dio: così l'oblazione sarà gradita. Ecco, io mi offersi tutto al Padre, per te; diedi persino tutto il mio corpo e il mio sangue in cibo, perché io potessi essere tutto tuo e perché tu fossi sempre con me. Se tu, invece, resterai chiuso in te, senza offrire volontariamente te stesso secondo la mia volontà, l'offerta non sarebbe piena e la nostra unione non sarebbe perfetta. Perché, se vuoi giungere alla vera libertà e avere la mia grazia, ogni tuo atto deve essere preceduto dalla piena offerta di te stesso nelle mani di Dio. Proprio per questo sono così pochi coloro che raggiungono la luce e l'interiore libertà, perché non sanno rinnegare totalmente se stessi. Immutabili sono le mie parole: se uno non avrà rinunciato a "tutto, non potrà essere mio discepolo" (Lc 14,33). Tu, dunque, se vuoi essere mio discepolo, offriti a me con tutto il cuore.


DISCORSO 212 NELLA TRASMISSIONE DEL SIMBOLO

Discorsi - Sant'Agostino

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Breve esposizione di tutto il Simbolo.

1. Ecco arrivato per voi il momento di ricevere il Simbolo nel quale si contiene in breve tutto quanto si deve credere per l'eterna salvezza. Si chiama simbolo in senso traslato per una certa somiglianza col simbolo che stipulano tra di loro i commercianti e col quale il loro rapporto viene vincolato con un patto di fedeltà. Anche il vostro è un rapporto in vista di merci spirituali, e voi somigliate a quei mercanti che vanno alla ricerca della perla preziosa 1. Essa è la carità che verrà riversata nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi verrà dato 2. Ad essa si perviene mediante la fede che è contenuta in questo Simbolo, il quale vi impegna a credere in Dio Padre onnipotente, invisibile, immortale, re dei secoli, creatore di tutte le cose visibili e invisibili e via di seguito secondo quanto di lui afferma o la retta ragione o l'autorità della Sacra Scrittura. Da questa grandezza del Padre, poi, non dovete escludere il Figlio. Perché son cose che non si affermano esclusive del Padre quasi fossero estranee a colui che ha dichiarato: Io e il Padre siamo una cosa sola 3, e di cui l'Apostolo ha detto: Il quale, poiché era di natura divina, non considerò rapina la sua uguaglianza con Dio 4. Rapina è l'usurpare ciò che appartiene ad un altro; ma a lui questa uguaglianza gli appartiene per natura. E allora come non è onnipotente il Figlio per mezzo del quale tutto è stato fatto 5, che è anche la potenza e la sapienza di Dio 6, della quale sapienza è scritto che, essendo unica, può tutto 7? Quella natura è perciò anche invisibile per il fatto stesso che è uguale al Padre. Per natura è infatti invisibile il Verbo di Dio che in principio era presso Dio, e il Verbo era Dio 8. E in quella natura, anche assolutamente immortale, ossia totalmente immutabile. Immortale in un certo senso è detta anche l'anima umana; ma non si tratta di vera immortalità, dato che essa è tanto mutevole da esser soggetta al diminuire e al crescere; la sua morte consiste nell'esser privata della vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in essa 9, e la sua vita nel correre alla sorgente della vita per vedere la luce nella luce di Dio 10. È proprio riguardo a questa vita che anche voi, per la grazia di Cristo, state per risorgere da una specie di morte alla quale fate rinuncia. Invece il Verbo di Dio, l'unigenito Figlio, vive sempre presso il Padre di una vita incommutabile; non diminuisce, perché la sua permanenza non si attenua, e neanche cresce perché la perfezione non aumenta. Anche lui è il re dei secoli 11, il Creatore delle cose visibili e invisibili, perché, come dice l'Apostolo, per mezzo di lui sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili, Troni, Dominazioni, Principati e Potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui, e tutte in lui sussistono 12. Ma avendo egli spogliato se stesso, non in quanto ha lasciato la natura divina, ma in quanto ha assunto la condizione di servo 13, in questa condizione di servo l'invisibile si è reso visibile, perché nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine; in questa condizione di servo l'Onnipotente si è reso passibile, perché patì sotto Ponzio Pilato; in questa condizione di servo l'immortale ha subito la morte, perché fu crocifisso e sepolto; in questa condizione di servo egli, re dei secoli, il terzo giorno risuscitò; in questa condizione di servo egli, creatore delle cose visibili e invisibili, salì al cielo, dal quale mai si era allontanato; in questa condizione di servo siede alla destra del Padre, egli, il braccio del Padre, di cui il Profeta si chiede: Il braccio del Signore a chi si è manifestato 14? In questa condizione di servo ha da venire a giudicare i vivi e i morti, perché è la condizione con cui volle rendersi solidale coi morti, lui che è vita dei viventi. Per mezzo suo lo Spirito Santo è stato mandato a noi dal Padre e da lui stesso, Spirito del Padre e del Figlio, da ambedue mandato, da nessuno generato, vincolo di amore di entrambi, uguale ad entrambi. Questa Trinità è un Dio solo, onnipotente, invisibile, immortale, creatore di tutte le cose visibili e invisibili. E non diciamo tre dèi, o tre onnipotenti, o tre creatori, o qualunque altra cosa si possa dire della grandezza di Dio: non sono tre dèi, ma un Dio solo. E tuttavia in questa Trinità il Padre non è il Figlio, e il Figlio non è il Padre, e lo Spirito Santo non è né il Figlio né il Padre; ma uno è il Padre del Figlio, l'altro è il Figlio del Padre, e il terzo è lo Spirito tanto del Padre che del Figlio. Se volete comprendere, credete; se non credete, non potete comprendere 15. Sulla base di questa fede sperate la grazia per la quale avrete la remissione di tutti i vostri peccati. È per essa infatti che sarete salvi, e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; non viene dalle opere perché nessuno se ne possa vantare 16. Voi infatti diverrete opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto affinché camminiate in esse 17, e perché, spogliati del vecchio e rivestiti dell'uomo nuovo 18, siate una creatura nuova e cantiate il cantico nuovo 19, per ricevere l'eredità eterna per mezzo del Testamento nuovo. Per la stessa fede inoltre dopo questa morte che si è trasmessa in tutti gli uomini 20 come debito e condanna per la vecchiezza del primo uomo, sperate anche la finale risurrezione dei corpi vostri, non più soggetti a sofferenze, come sarà per la risurrezione degli empi, o non destinati al godimento di desideri carnali, come fantasticano gli stolti, ma secondo quanto dice l'Apostolo che viene seminato un corpo animale e risorge un corpo spirituale 21. Là, allo spirito ormai beato, il corpo sarà così ben soggetto e con tanta facilità sottomesso nella felicità, da non essere più di peso all'anima 22, e da non dover più cercare di ricaricarsi, non essendo più soggetto a deperire; esso sarà fisso nell'eternità della vita e, per il nostro spirito ricongiunto col corpo, la stessa eternità sarà vita.

Il Simbolo non si deve scrivere, ma conservarlo nella memoria e così richiamarlo alla mente.

2. Ecco dunque: vi ho proposto questo breve discorso su tutto il Simbolo, come vi dovevo. Mentre il Simbolo lo udrete tutto di seguito, vi ritroverete tutto quanto è stato brevemente sintetizzato in questo discorso. Le parole del Simbolo non dovete assolutamente scriverle per impararle a memoria, ma dovete mettervele in testa solo ascoltando; e neanche scriverle dopo che le avrete imparate, ma dovete conservarle sempre nella memoria e così riportarle alla mente. D'altronde tutto ciò che ora sentirete nel Simbolo è tutto contenuto nei testi divini delle Sacre Scritture e tutto vi capita di ascoltarlo, or qua or là, secondo l'opportunità. Ma quel che, raccolto così e redatto in una forma particolare, non è consentito scrivere, richiama alla mente quella promessa di Dio quando, annunciando per mezzo del Profeta la nuova Alleanza, disse: Questa è l'Alleanza che io concluderò con loro dopo quei giorni, dice il Signore: porrò la mia legge nel loro animo e la scriverò nel loro cuore 23. Per realizzare questa cosa, quando si sente il Simbolo, lo si deve scrivere non su tavolette o su qualunque altra materia, ma nei cuori. Ed egli che vi ha chiamati al suo regno e alla sua gloria, quando sarete stati rigenerati con la sua grazia, vi concederà che sia scritto nei vostri cuori anche per mezzo dello Spirito Santo, perché possiate amare quel che credete e la fede operi in voi per mezzo della carità, e così possiate piacere al Signore Iddio dispensatore di ogni bene non come servi che temono la pena, ma come uomini liberi che amano la giustizia. Ed ecco ora il Simbolo che, già catecumeni, vi è stato istillato per mezzo delle Scritture e dei discorsi della Chiesa, ma che dai fedeli dev'essere confessato e professato sotto questa breve formula.

 

1 - Mt 13, 45.

2 - Rm 5, 5.

3 - Gv 10, 30.

4 - Fil 2, 6.

5 - Gv 1, 3.

6 - 1 Cor 1, 24.

7 - Sap 7, 27.

8 - Gv 1, 1.

9 - Cf. Ef 4, 18.

10 - Cf. Sal 35, 10.

11 - 1 Tm 1, 17.

12 - Col 1, 16-17.

13 - Fil 2, 7.

14 - Is 53, 1.

15 - Cf. Is 7, 9.

16 - Ef 2, 8-9.

17 - Ef 2, 10.

18 - Cf. Ef 4, 24.

19 - Cf. Ap 5, 9.

20 - Cf. Rm 5, 12.

21 - 1 Cor 15, 44.

22 - Sap 9, 15.

23 - Ger 31, 33.


18 - Negli ultimi giorni di vita Maria purissima intensifica i suoi voli e desideri di vedere Dio.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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713. Ora che ne avrei più bisogno, mi trovo più pove­ra di ragionamenti e di parole per esprimere qualcosa del­lo stato al quale si innalzò Maria santissima nei suoi ulti­mi giorni, nonché dei suoi voli e dei suoi incomparabili sospiri di arrivare allo stretto amplesso dell'Eterno. Nella natura non c'è un esempio adatto da addurre e, se uno può servire al mio intento, si tratta del fuoco, per la sua cor­rispondenza con l'amore. L'attività e l'energia di questo ele­mento sono più mirabili di quelle di tutti gli altri: nessu­no è maggiormente impaziente nel sopportare catene, giac­ché o si spegne o le spezza per salire con estrema legge­rezza alla sua sfera. Qualora sia rinchiuso nelle viscere del­la terra, spacca il suolo, fende i monti, sradica le rupi e con eccezionale furia, dopo averle divelte, le scaglia sin do­ve permane la spinta che imprime ad esse. Anche nel ca­so in cui la prigione sia di bronzo, se non l'infrange, al­meno ne apre le porte con spaventosa veemenza e con ter­rore di chi è vicino, e manda fuori il globo di metallo che lo arrestava, con l'irruenza che l'esperienza ci insegna. Sif­fatta è questa creatura insensibile.

714. Nel cuore della Vergine il fuoco dell'amore di Dio - non so spiegarmi con altre immagini - era al massimo grado, ed è chiaro che gli effetti dovessero essere propor­zionati alla causa e non meno meravigliosi nell'ordine del­la grazia, e di così sconfinata grazia. Ella fu costantemen­te pellegrina e unica fenice nel mondo, ma, quando era or­mai sul punto di partire per il cielo e assicurata della fe­lice conclusione del suo esilio, benché si trattenesse quaggiù, la fiamma del suo purissimo spirito si elevava sino al­l'Altissimo. Non era capace di contenere gli impeti del suo intimo e non pareva che fosse arbitra dei suoi moti, poi­ché si era abbandonata completamente al dominio di tale sentimento e alla brama dell'imminente possesso del som­mo Bene, nel quale stava trasformata e dimentica della mortalità. Non scioglieva i vincoli, perché erano mantenu­ti con un prodigio, né sollevava con sé le sue membra, per­ché non era ancora il momento, quantunque l'intensità del suo ardore avrebbe potuto rapirle; però, nella dolce e vi­vace lotta al corpo rimanevano sospese le operazioni vita­li ed esso dalla sua anima divinizzata riceveva soltanto la vita dell'amore, per cui occorreva che quella fisica fosse preservata miracolosamente con un intervento superiore che non la lasciasse dissolvere ad ogni minuto.

715. Le accadde sovente di ritirarsi in disparte per da­re qualche sfogo a questi slanci, e in solitudine, rompen­do il silenzio affinché non le scoppiasse il petto, diceva: «Mio tenerissimo tesoro, attiratemi dietro alla fragranza dei vostri profumi, che avete fatto gustare alla vostra an­cella e Madre. La mia volontà è sempre stata impiegata per voi, che siete suprema verità e mia ricchezza, e mai ho saputo aver caro altro fuorché voi. O mia gloria e mia speranza! Non si dilunghi più la mia strada verso la mèta dell'agognata libertà. Strappatemi dal carcere, giunga fi­nalmente il termine al quale tendo dall'istante del mio con­cepimento. Molto ho dimorato tra gli abitanti di Cedar, ma tutte le mie forze e le mie facoltà osservano il sole che le irradia, si orientano con la stella fissa che le guida e vengono meno senza avere quanto aspettano. O angeli, per

la vostra nobilissima condizione e per la vostra fortuna di esultare della continua visione del mio stupendo diletto, vi chiedo di avere pietà. Abbiate compassione di me, viatrice tra i figli di Adamo e avvinta dai lacci della carne: riferi­te al vostro e mio Signore il motivo del mio languire, che egli non ignora; comunicategli che per compiacerlo ab­braccio spontaneamente il patire nella mia lontananza, ma non posso vivere in me e, se per vivere vivo in lui, come vivrò distante dalla mia vita? L'amore mi dà la vita e me la toglie. La vita non può vivere senza amore; come vivrò, dunque, senza quella vita che sola amo? In questa soave violenza io mi consumo: manifestatemi, per favore, le qua­lità del nostro sovrano, poiché con tali fiori aromatici avranno un po' di ristoro i miei deliqui».

716. Accompagnava così i suoi incendi interiori, con am­mirazione e giubilo dei custodi che l'assistevano. Essi, in­telligenze attentissime e ripiene della scienza superna, in una di simili occasioni le risposero affermando: «Regina nostra, se di nuovo vi è gradito udire le sue caratteristi­che, vi sia noto che è la stessa bellezza e racchiude in sé tutte le perfezioni, al di sopra di qualsiasi desiderio. È de­lizioso senza difetti, incantevole senza pari, piacevole sen­za sospetti. È inestimabile nella saggezza, senza misura nella bontà, senza limiti nella potenza; è immenso nell'es­sere, incomparabile nella grandezza, inaccessibile nella maestà, e tutti i suoi attributi sono infiniti. È terribile nei suoi giudizi, imperscrutabile nei suoi consigli, rettissimo nella giustizia, segretissimo nei suoi pensieri, veridico nel­le sue parole, santo nelle sue opere e ricco di misericordia. Lo spazio non gli dà ampiezza, la strettezza non lo ostacola; la tristezza non lo turba, né lo altera 1'allegria; nella sapienza non si inganna, nel volere non muta; l'ab­bondanza non lo accresce, la necessità non lo diminuisce; la memoria niente gli aggiunge, l'oblio niente gli sottrae; per lui né ciò che già fu è passato, né il futuro succede. Il principio non gli dette origine né il tempo gli darà fine. Senza che una causa abbia dato a lui principio, egli l'ha dato a tutte le cose, e non perché avesse bisogno di qual­cuna di esse", che al contrario devono partecipare di lui. Le conserva senza fatica, le governa senza confusione. Chi lo segue non cammina nelle tenebre, chi lo conosce è fe­lice, chi lo ama e lo acquista è beato, giacché è generoso con i suoi amici e li condurrà alla sua eterna contempla­zione e vicinanza. Questi è colui che adorate e del quale tra breve godrete per non perderlo mai più».

717. I colloqui tra Maria e i suoi ministri erano fre­quenti; però, come delle piccole gocce d'acqua non estin­guono la sete di chi è riarso per la febbre, ed anzi l'ac­cendono maggiormente, neppure tali lenitivi mitigavano la sua fiamma, poiché rinnovavano in lei la ragione del do­lore. Benché nei suoi ultimi giorni fossero incessanti i be­nefici che le erano elargiti nelle feste che celebrava e in ogni domenica, con altri che non è possibile riportare, per concederle qualche sollievo e consolazione nelle sue angu­stie l'Unigenito la visitava spesso di persona, confortando­la con mirabili grazie e carezze e assicurandole ancora che il suo esilio sarebbe durato poco: presto l'avrebbe innalza­ta alla sua destra, dove il Padre l'avrebbe collocata sul lo­ro trono e sprofondata nell'abisso della loro divinità, e la sua vista sarebbe stata una gioia per gli eletti, che la sta­vano attendendo e sospirando. Ella allora moltiplicava le orazioni per la Chiesa , per gli apostoli, per i discepoli e per coloro che nei secoli in essa si sarebbero dedicati alla predicazione e alla conversione del mondo, come anche perché tutti accogliessero il Vangelo e venissero all'auten­tica fede.

718. Tra le meraviglie che il nostro Maestro compì nel­ la Vergine una fu palese non solo a Giovanni, ma pure a numerosi credenti: quando riceveva l'eucaristia, restava per alcune ore così fulgente e radiosa che pareva trasfigurata e con doti di gloria. Questo le era comunicato dal sacro corpo di Gesù, che le si mostrava trasfigurato e più glo­rioso che sul Tabor, e chi la guardava in quello stato era colmato di esultanza e di sentimenti tanto sublimi che po­tevano essere provati piuttosto che dichiarati.

719. La Principessa stabilì di licenziarsi dai luoghi san­ti prima della sua partenza per il cielo e, avuto il permes­so del prediletto, lasciò la casa con lui e con i suoi mille angeli, i quali, pur avendola sempre servita e pur essen­dole sempre stati accanto in ogni passo dall'istante della sua nascita, le apparvero con più magnificenza e splendo­re, per il nuovo gaudio di stare per risalire con lei nelle altezze. Nel distaccarsi dalle occupazioni umane per av­viarsi alla propria vera patria, si recò in tutti i posti lega­ti alla redenzione, separandosi da ciascuno con copiose e dolci lacrime, con amari ricordi di quanto suo Figlio vi aveva sofferto, con atti fervorosi ed effetti straordinari, e con gemiti e suppliche perché i cristiani fossero perenne­mente devoti ad essi. Sul Calvario si trattenne più a lun­go, chiedendo a sua Maestà che la sua passione e morte, avvenute lì, avessero efficacia per tutti. Diventò a tal punto ardente nella sua ineffabile carità che la sua vita si sa­rebbe consumata se non le fosse stata preservata dalla for­za superna.

720. Immediatamente il Signore discese dall'empireo e le rispose: «Mia colomba e mia collaboratrice nell'opera della salvezza, le vostre aspirazioni e implorazioni sono giunte al mio orecchio e al mio cuore. Vi prometto che sarò generosissimo con gli uomini, dispensando costante­mente aiuti e favori affinché con la loro libera volontà pos­sano conquistare in virtù delle mie piaghe la felicità che io tengo loro preparata, qualora essi stessi non la spregi­no. In paradiso voi sarete loro mediatrice ed avvocata, ed io riempirò dei miei doni e delle mie inesauribili miseri­cordie tutti coloro che si guadagneranno la vostra inter­cessione». Ella, prostrata ai suoi piedi, lo ringraziò e gli domandò che su quel medesimo monte, consacrato col suo sangue prezioso, le impartisse la sua ultima benedizione. Acconsentì, le confermò il suo impegno di eseguire ciò che aveva detto e se ne andò. Maria fu sollevata nelle sue pe­ne di amore e, continuando tale esercizio con la sua reli­giosa pietà, baciò il suolo e lo venerò proclamando: «Ter­ra santa, da lassù ti osserverò con l'ossequio che ti devo nella luce che manifesta tutto nella sua fonte ed origine, da cui uscì il Verbo che nella carne ti arricchì». Poi, inca­ricò ancora gli spiriti sovrani di custodire quei luoghi e di soccorrere con le loro ispirazioni chi li avrebbe visitati con riverenza, perché riconoscesse e apprezzasse l'immenso be­neficio derivante da quanto era stato realizzato in essi. Rac­comandò anche che difendessero quei santuari e, se la te­merarietà e i peccati non avessero messo ostacolo a que­sto, indubbiamente li avrebbero protetti dai pagani, impe­dendo loro di profanarli; tuttavia, in parecchie cose l'han­no fatto sino ad oggi.

721. Invitò costoro e l'Evangelista a benedirla, e tornò al suo oratorio in pianto e traboccante di affetto per quello che tanto teneramente aveva caro. Si stese con il volto nella polvere ed elevò un'altra preghiera, perseverando fin­ché, tramite una visione astrattiva, Dio le rivelò che le sue petizioni erano state intese ed esaudite nel tribunale della sua clemenza. Per dare pienezza di perfezione alle sue azioni, volle ottenere l'autorizzazione di congedarsi dalla comunità ecclesiale e gli si rivolse così: «Mio sommo Be­ne, redentore di tutti, capo dei beati e dei predestinati, giu­stificatore e glorificatore delle anime, io sono figlia della Chiesa, che è stata acquistata e piantata con il vostro san­gue. Accordatemi di accomiatarmi da una madre così be­nevola e dai fratelli che ho in essa». Comprese il benepla­cito del suo Unigenito e tra i sospiri parlò:

722. «Chiesa santa e cattolica, che nei secoli futuri sa­rai chiamata romana, mio autentico tesoro, tu sei stata l'u­nica consolazione del mio esilio, tu il rifugio e il sollievo dei miei travagli, tu il mio conforto, la mia gioia, la mia speranza; tu mi hai accompagnato nel cammino; in te ho dimorato da viatrice e tu mi hai sostenuto, dopo che in te ho ricevuto la vita della grazia per mezzo di Cristo Gesù. In te sono depositati i suoi incommensurabili meriti, tu sei per i suoi discepoli il certo transito alla terra promessa e tu fai sicuro il loro pericoloso e difficile pellegrinaggio. Tu sei la signora delle genti, alla quale spetta devozione da parte di tutti; in te le angustie, le tribolazioni, i vilipendi, i sudori, i tormenti, la croce, la morte sono gemme ine­stimabili, consacrate con la passione del tuo Maestro e pa­dre, e riservate ai suoi più fedeli servi e più intimi amici. Tu mi hai adornata dei tuoi gioielli perché entrassi alle nozze; tu mi hai resa prospera e lieta, e hai in te il tuo Autore sotto le specie sacramentali. O fortunata Chiesa mi­litante! Sei sovrabbondante di ricchezze! In te ho sempre posto tutto il mio cuore e tutti i miei pensieri, ed è già ora di partire e di abbandonare la tua soave vicinanza per ar­rivare al termine del mio viaggio. Applicami l'efficacia di tanti beni, bagnami copiosamente con il sangue dell'A­gnello, che è potente per santificare molti mondi. Io desi­dererei, a costo di mille vite, fare tue tutte le generazioni e le nazioni, affinché godano di te. Mio onore, ti lascio nel­l'esistenza peritura, ma in quella perpetua ti troverò giu­bilante in colui che racchiude ogni cosa. Di là ti guarderò con dolcezza e chiederò incessantemente che tu cresca e progredisca felicemente».

723. In questo modo si licenziò dal corpo mistico della santa Chiesa cattolica e romana, per insegnare ai suoi mem­bri, quando ne fosse giunta loro notizia, la sua considera­zione, il suo riguardo e il suo rispetto per essa, fornendo come attestato così pietose lacrime e così delicate espres­sioni. Quindi, nella sua sapienza determinò di formulare il suo testamento e palesò tale aspirazione alla Trinità, che decise di accettarla con la sua presenza regale e, discesa a lei con miriadi di angeli che stavano presso il suo trono, dopo essere stata adorata disse: «Sposa da noi prescelta, di­sponete la vostra ultima volontà, poiché sarà confermata e adempiuta dal nostro illimitato potere». La prudentissima Vergine si arrestò un po' nella sua sconfinata umiltà, per­ché prima di dichiarare la propria aspettava di ascoltare quella dell'Altissimo, che la assecondò affermando: «Mia eletta, il vostro volere mi sarà gradito; non privatevi del va­lore delle vostre opere nel prepararvi al trapasso, giacché sarete da me soddisfatta». Il Salvatore e lo Spirito ribadi­rono lo stesso ed ella ordinò il suo testamento come segue:

724. «Eccelso Signore, io, vile verme, vi venero dal profondo con la massima riverenza e vi confesso tre Per­sone in un medesimo essere indiviso ed eterno, una so­stanza, una maestà infinita negli attributi e nelle preroga­tive, che tutto avete creato e tutto conservate. Non ho ave­ri materiali da cedere, non avendo mai cercato altro fuor­ché voi, che siete ogni mio bene. Ringrazio i cieli, le stel­le, i pianeti, gli elementi e tutto il resto poiché, assoggettandosi a voi, mi hanno sostentato senza che ne fossi de­gna. Domando loro di obbedirvi e celebrarvi negli incari­chi che avete imposto, e di beneficare gli uomini; perché lo facciano meglio, trasferisco a questi il possesso - e per quanto è possibile pure il dominio - che mi avete conces­so su di essi. Giovanni avrà due vesti e un mantello che ho usato per coprirmi, essendo per me come un figlio. Sup­plico la terra di accogliere la mia salma, dal momento che è madre comune del genere umano. Consegno nelle vostre mani la mia anima, spogliata della carne e di quello che è visibile, affinché vi ami ed esalti perennemente. Nomino la Chiesa erede universale di tutto ciò che ho acquistato con il vostro soccorso e con i miei atti, e vorrei che fosse assai di più. In primo luogo bramo che sia utile per la ma­gnificazione del vostro nome, e perché la vostra volontà sia fatta in cielo come in terra e tutti i popoli vi conosca­no e vi rendano culto».

725. «In secondo luogo l'offro per gli apostoli e per i sa­cerdoti presenti e futuri, perché per la vostra ineffabile cle­menza siano idonei al loro ministero, ed edifichino con pie­nezza di scienza e di virtù coloro che avete redento con il vostro sangue. In terzo luogo lo dono per il profitto spiri­tuale dei miei devoti che mi invocheranno, perché riceva­no la vostra protezione e infine la beatitudine. In quarto luogo vi scongiuro di ritenervi impegnato dalle mie fatiche a favorire i peccatori, perché escano dal triste stato della colpa, e da adesso mi propongo di intercedere per loro per i secoli dei secoli. Ecco che al vostro cospetto ho procla­mato la mia ultima volontà, sempre sottomessa alla vostra». Dio approvò tutto e Cristo firmò, scrivendole nel cuore que­ste parole: «Si compia quello che volete e stabilite».

726. Quando anche noi mortali, specialmente se nati nella legge di grazia, non avessimo altra obbligazione ver­so Maria che questa di essere divenuti eredi dei suoi enor­mi meriti e di quanto è contenuto nel suo breve e arcano testamento, non potremmo contraccambiare neppure qua­lora dessimo la vita sostenendo i tormenti dei più eroici martiri. Non adduco poi alcun paragone con il nostro de­bito per gli immensi meriti che Gesù ci ha lasciato, poi­ché non ne trovo. Quale scusa esibiranno dunque i repro­bi, che non si avvalsero né degli uni né degli altri, ma li trascurarono e dimenticarono? Che strazio e dispetto sarà il loro allorché, senza rimedio, capiranno di aver perso de­finitivamente tanti tesori per un diletto passeggero? Am­metteranno allora la rettitudine con cui a ragione saranno castigati e allontanati dal Maestro e dalla pietosissima Si­gnora, che con stolta temerarietà spregiarono.

727. Quindi, la Regina rese grazie all'Onnipotente e, chiesta licenza di presentargli un'altra implorazione, sog­giunse: «Padre delle misericordie, se sarà di vostro ap­prezzamento e a vostra gloria, desidero che assistano al mio transito gli Undici, vostri unti, con gli altri discepoli, affinché preghino per me ed io parta con la loro benedi­zione». Il suo Unigenito le rispose: «Mia colomba, già ven­gono a voi: quelli che sono vicini giungeranno presto, men­tre a quelli che sono distanti invierò i miei angeli perché li trasportino qui. È, infatti, mio beneplacito che in tale circostanza vi siano tutti accanto, per consolazione vostra e anche loro, e per ciò che sarà a mio e vostro maggiore onore». Ella, prostrandosi al suolo, lodò la Trinità , che su­bito tornò all'empireo.

 

Insegnamento della Regina del cielo

728. Carissima, vedendoti stupita della mia stima e del mio sconfinato amore per la Chiesa , intendo aiutarti a con­cepire più profondo rispetto e venerazione per essa. Finché sei viatrice non puoi comprendere quello che avveniva nel mio intimo quando la osservavo, ma ne penetrerai più di quanto tu abbia fatto finora se pondererai che cosa mi muoveva, cioè la carità e le opere di sua Maestà verso la me­desima; devi meditarle di giorno e di notte, giacché ti ri­veleranno la sua tenerezza. Per esserne capo in questo mondo e per esserlo dei predestinati per tutta l'eternità, egli scese dal seno dell'Altissimo nel mio grembo. Per sal­vare i suoi fratelli, smarriti per la caduta di Adamo, as­sunse la loro carne passibile. Per darci l'esempio della sua vita innocentissima e trasmetterci il suo insegnamento ve­ro e salutare, dimorò fra gli uomini per trentatré anni. Per riscattarli efficacemente e guadagnare loro infiniti beni che da soli non sarebbero stati capaci di conquistare, sopportò un durissimo supplizio, sparse il proprio sangue, accettò la dolorosa e vergognosa morte di croce e, affinché dal suo sacro corpo ormai defunto uscisse misteriosamente la Chie ­sa, permise che esso fosse squarciato con la lancia.

729. Poiché il Creatore si compiacque tanto della sua esistenza terrena e della sua passione, il Redentore dispo­se che i fedeli offrissero il sacrificio del suo corpo e del suo sangue, in cui si rinnovasse la sua memoria, fosse placata e soddisfatta la giustizia divina e contemporaneamente egli rimanesse in perpetuo come alimento spirituale, perché tut­ti avessero con sé la fonte stessa della grazia, nonché il via­tico e il pegno sicuro della beatitudine. Inoltre, mandò al­ la Chiesa il Paràclito per colmarla dei suoi doni e della sua sapienza, promettendo che sempre l'avrebbe guidata e di­retta senza errori, dubbi e pericoli. L'arricchì con i suoi meriti tramite i sacramenti, che istituì nel numero conveniente, secondo quanto ci è necessario dalla nascita all'ul­timo respiro, per lavarci dai peccati, per sostenerci nella perseveranza e nella lotta contro i demoni, per soggiogare gli impulsi naturali, eleggendo ministri idonei a tutto ciò. Nella Chiesa militante si intrattiene familiarmente con le anime pure e le fa partecipi dei suoi segreti favori, compie miracoli e meraviglie per mezzo di esse, si ritiene vincola­to dai loro atti, ascolta le suppliche che gli rivolgono per sé o per altri, così che si conservi la comunione dei santi.

730. Vi ha posto un'ulteriore sorgente luminosa: le Scrit­ture e i Vangeli, dettati dallo Spirito, le definizioni dei con­cili e la tradizione certa ed antica. Le ha inviato al momento opportuno dottori pieni di scienza, maestri e dotti, predica­tori e sacerdoti in abbondanza. L'ha rischiarata con mirabi­li testimoni, l'ha adornata con vari ordini religiosi, nei qua­li si custodisce e si professa la vita perfetta e apostolica; la regge attraverso molti prelati e molte dignità e, affinché tut­to proceda con accordo, ha stabilito al di sopra di tale cor­po mistico e bellissimo un'autorità, il pontefice romano, che ha dotato di somma potestà e che difenderà sino alla fine dalle forze degli inferii. Tra simili benefici, non è stato il minore l'avermi lasciata dopo la sua ascensione a governarla e piantarla con la mia presenza e con le mie virtù, e da al­lora io la considero come mia, avendomi Dio comandato di averne cura in quanto sua madre e signora.

731. Questi sono i grandi motivi che io ebbi ed ho tut­tora per amarla nella misura che hai inteso, e questi voglio che risveglino e accendano il tuo cuore ad imitarmi in quel­lo che ti compete come mia discepola e come figlia mia e sua. Venerala e rispettala con tutta te stessa, godi e appro­fitta dei tesori che con il loro medesimo Autore vi sono de­positati. Procura di unirla a te e di unirti ad essa, poiché è tuo rifugio, rimedio e conforto nei travagli, è tua speranza nell'esilio, è verità e luce nelle tenebre che ti circondano. Affaticati per essa per tutto il tempo che ti resta, perché ti è stato concesso allo scopo che ricalchi le mie orme nella mia instancabile sollecitudine; questa è la tua maggiore for­tuna, che devi eternamente riconoscere. Ti avverto che con il suddetto desiderio ti ho applicato buona parte dei suoi beni, affinché racconti la mia storia, e che sua Maestà ti ha scelta come strumento per comunicare i suoi arcani per la sua gloria. Non immaginare che, per aver lavorato pa­recchio in ciò, tu gli abbia dato un po' del contraccambio con cui disobbligarti, giacché anzi sei ancor più tenuta a mettere in pratica quello che hai annotato. Fintanto che non l'avrai fatto sarai povera e debitrice, e con rigore ti sarà chiesto conto di quanto hai ricevuto. Impegnati adesso per essere senza affanno e pronta nell'ora della morte, e nulla ti impedisca di accogliere lo sposo. Rifletti su come fossi priva di ogni ostacolo, libera e distaccata da ogni cosa ter­rena, e regolandoti così fa' in modo che non ti manchi l'o­lio dell'amore per entrare con lui alle nozze per le porte della sua infinita clemenza e misericordia.


NON NEGO A NESSUNO LA MIA MISERICORDIA A.N.A. 125

Catalina Rivas


Gesù

La malvagità genera ancor più malvagità. Il mondo ha raggiunto il porto dove la stessa malvagità chiede una tregua... Si salverà solo quella parte di umanità che trova rifugio sotto il manto di Mia Madre e Mi implora Misericordia attraverso di Lei. Devi sapere che la Santissima Trinità benedirà il mondo, solo attraverso le mani di Mia Madre.

Io non nego a nessuno la Mia Misericordia, anche se viveste nel luogo più remoto del Mio impero. Io conosco i segreti dei vostri cuori... per questo, quando Mia Madre vi parla, dovete pentirvi, poiché se non vi convertite, sperimenterete il rigore della Mia giustizia.

Quando ti convincerai che non c'è male terreno che non serva al miglioramento di coloro che hanno timor di Dio? Provati e purificati con il fuoco, i buoni diventeranno migliori.

Il tempo della conversione del mondo è tenuto nascosto. Neanche tutti gli eserciti del mondo potranno resistere a Mia Madre, e la vittoria è nelle Sue mani.

Mia Madre non è solo la Mediatrice di Tutte le Grazie, ma la Serva del Signore. È la più piccola, ma, senza dubbio, la prima dopo Dio.

(A causa della notizia di un incredibile assassinio, mi sentivo turbata, provavo il desiderio di condannare l'assassino, che nemmeno conoscevo)

Chi viene torturato da un altro essere umano e poi muore, riceve una grazia speciale e una felicità eterna indescrivibile. L'assassino è anche esso figlio Mio, e tu lo vorresti colpire? Ti assicuro che Mi dà meno pena l'assassino di quanta non Me ne dia tu, che Io amo tanto, che vorresti vendicarlo e che desideri per lui una condanna... È meglio che tu preghi per lui.

La piaga del Mio Cuore non si cicatrizzerà mai, rimarrà sempre come un segno trionfante del Mio Amore.