Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Chi ama i fratelli sopporta tutto per l'unità , perché l'amore fraterno consiste nell'unità  della carità . (Sant'Agostino)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 4° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 15

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.2I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro".3Allora egli disse loro questa parabola:

4"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento,6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

8O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.10Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".

11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli.12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.20Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;26chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.27Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.28Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.29Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.30Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.31Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".


Genesi 24

1Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in ogni cosa.2Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: "Metti la mano sotto la mia coscia3e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito,4ma che andrai al mio paese, nella mia patria, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco".5Gli disse il servo: "Se la donna non mi vuol seguire in questo paese, dovrò forse ricondurre tuo figlio al paese da cui tu sei uscito?".6Gli rispose Abramo: "Guardati dal ricondurre là mio figlio!7Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha tolto dalla casa di mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per il mio figlio.8Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai libero dal giuramento a me fatto; ma non devi ricondurre là il mio figlio".
9Allora il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo padrone, e gli prestò giuramento riguardo a questa cosa.10Il servo prese dieci cammelli del suo padrone e, portando ogni sorta di cose preziose del suo padrone, si mise in viaggio e andò nel Paese dei due fiumi, alla città di Nacor.11Fece inginocchiare i cammelli fuori della città, presso il pozzo d'acqua, nell'ora della sera, quando le donne escono ad attingere.12E disse: "Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest'oggi e usa benevolenza verso il mio padrone Abramo!13Ecco, io sto presso la fonte dell'acqua, mentre le fanciulle della città escono per attingere acqua.14Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone".15Non aveva ancora finito di parlare, quand'ecco Rebecca, che era nata a Betuèl figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla.16La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo le si era unito. Essa scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì.17Il servo allora le corse incontro e disse: "Fammi bere un po' d'acqua dalla tua anfora".18Rispose: "Bevi, mio signore". In fretta calò l'anfora sul braccio e lo fece bere.19Come ebbe finito di dargli da bere, disse: "Anche per i tuoi cammelli ne attingerò, finché finiranno di bere".20In fretta vuotò l'anfora nell'abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui.21Intanto quell'uomo la contemplava in silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse o no concesso buon esito al suo viaggio.22Quando i cammelli ebbero finito di bere, quell'uomo prese un pendente d'oro del peso di mezzo siclo e glielo pose alle narici e le pose sulle braccia due braccialetti del peso di dieci sicli d'oro.23E disse: "Di chi sei figlia? Dimmelo. C'è posto per noi in casa di tuo padre, per passarvi la notte?".24Gli rispose: "Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca partorì a Nacor".25E soggiunse: "C'è paglia e foraggio in quantità da noi e anche posto per passare la notte".
26Quell'uomo si inginocchiò e si prostrò al Signore27e disse: "Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha cessato di usare benevolenza e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il Signore mi ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del mio padrone".28La giovinetta corse ad annunziare alla casa di sua madre tutte queste cose.29Ora Rebecca aveva un fratello chiamato Làbano e Làbano corse fuori da quell'uomo al pozzo.30Egli infatti, visti il pendente e i braccialetti alle braccia della sorella e udite queste parole di Rebecca, sua sorella: "Così mi ha parlato quell'uomo", venne da costui che ancora stava presso i cammelli vicino al pozzo.31Gli disse: "Vieni, benedetto dal Signore! Perché te ne stai fuori, mentre io ho preparato la casa e un posto per i cammelli?".32Allora l'uomo entrò in casa e quegli tolse il basto ai cammelli, fornì paglia e foraggio ai cammelli e acqua per lavare i piedi a lui e ai suoi uomini .33Quindi gli fu posto davanti da mangiare, ma egli disse; "Non mangerò, finché non avrò detto quello che devo dire". Gli risposero: "Di' pure".34E disse: "Io sono un servo di Abramo.35Il Signore ha benedetto molto il mio padrone, che è diventato potente: gli ha concesso greggi e armenti, argento e oro, schiavi e schiave, cammelli e asini.36Sara, la moglie del mio padrone, gli ha partorito un figlio, quando ormai era vecchio, al quale egli ha dato tutti i suoi beni.37E il mio padrone mi ha fatto giurare: Non devi prendere per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito,38ma andrai alla casa di mio padre, alla mia famiglia, a prendere una moglie per mio figlio.39Io dissi al mio padrone: Forse la donna non mi seguirà.40Mi rispose: Il Signore, alla cui presenza io cammino, manderà con te il suo angelo e darà felice esito al tuo viaggio, così che tu possa prendere una moglie per il mio figlio dalla mia famiglia e dalla casa di mio padre.41Solo quando sarai andato alla mia famiglia, sarai esente dalla mia maledizione; se non volessero cedertela, sarai esente dalla mia maledizione.42Così oggi sono arrivato alla fonte e ho detto: Signore, Dio del mio padrone Abramo, se stai per dar buon esito al viaggio che sto compiendo,43ecco, io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la giovane che uscirà ad attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un po' d'acqua dalla tua anfora,44e mi risponderà: Bevi tu; anche per i tuoi cammelli attingerò, quella sarà la moglie che il Signore ha destinata al figlio del mio padrone.45Io non avevo ancora finito di pensare, quand'ecco Rebecca uscire con l'anfora sulla spalla; scese alla fonte, attinse; io allora le dissi: Fammi bere.46Subito essa calò l'anfora e disse: Bevi; anche ai tuoi cammelli darò da bere. Così io bevvi ed essa diede da bere anche ai cammelli.47E io la interrogai: Di chi sei figlia? Rispose: Sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca ha partorito a Nacor. Allora le posi il pendente alle narici e i braccialetti alle braccia.48Poi mi inginocchiai e mi prostrai al Signore e benedissi il Signore, Dio del mio padrone Abramo, il quale mi aveva guidato per la via giusta a prendere per suo figlio la figlia del fratello del mio padrone.49Ora, se intendete usare benevolenza e lealtà verso il mio padrone, fatemelo sapere; se no, fatemelo sapere ugualmente, perché io mi rivolga altrove".
50Allora Làbano e Betuèl risposero: "Dal Signore la cosa procede, non possiamo dirti nulla.51Ecco Rebecca davanti a te: prendila e va' e sia la moglie del figlio del tuo padrone, come ha parlato il Signore".
52Quando il servo di Abramo udì le loro parole, si prostrò a terra davanti al Signore.53Poi il servo tirò fuori oggetti d'argento e oggetti d'oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al fratello e alla madre di lei.54Poi mangiarono e bevvero lui e i suoi uomini e passarono la notte. Quando si alzarono alla mattina, egli disse: "Lasciatemi andare dal mio padrone".55Ma il fratello e la madre di lei dissero: "Rimanga la giovinetta con noi qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai".56Rispose loro: "Non trattenetemi, mentre il Signore ha concesso buon esito al mio viaggio. Lasciatemi partire per andare dal mio padrone!".57Dissero allora: "Chiamiamo la giovinetta e domandiamo a lei stessa".58Chiamarono dunque Rebecca e le dissero: "Vuoi partire con quest'uomo?". Essa rispose: "Andrò".59Allora essi lasciarono partire Rebecca con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini.60Benedissero Rebecca e le dissero:

"Tu, sorella nostra,
diventa migliaia di miriadi
e la tua stirpe conquisti
la porta dei suoi nemici!".

61Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, montarono sui cammelli e seguirono quell'uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì.62Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roi; abitava infatti nel territorio del Negheb.63Isacco uscì sul fare della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli.64Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello.65E disse al servo: "Chi è quell'uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?". Il servo rispose: "È il mio padrone". Allora essa prese il velo e si coprì.66Il servo raccontò ad Isacco tutte le cose che aveva fatte.67Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l'amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre.


Proverbi 10

1Proverbi di Salomone.

Il figlio saggio rende lieto il padre;
il figlio stolto contrista la madre.
2Non giovano i tesori male acquistati,
mentre la giustizia libera dalla morte.
3Il Signore non lascia patir la fame al giusto,
ma delude la cupidigia degli empi.
4La mano pigra fa impoverire,
la mano operosa arricchisce.
5Chi raccoglie d'estate è previdente;
chi dorme al tempo della mietitura si disonora.
6Le benedizioni del Signore sul capo del giusto,
la bocca degli empi nasconde il sopruso.
7La memoria del giusto è in benedizione,
il nome degli empi svanisce.
8L'assennato accetta i comandi,
il linguacciuto va in rovina.
9Chi cammina nell'integrità va sicuro,
chi rende tortuose le sue vie sarà scoperto.
10Chi chiude un occhio causa dolore,
chi riprende a viso aperto procura pace.
11Fonte di vita è la bocca del giusto,
la bocca degli empi nasconde violenza.
12L'odio suscita litigi,
l'amore ricopre ogni colpa.
13Sulle labbra dell'assennato si trova la sapienza,
per la schiena di chi è privo di senno il bastone.
14I saggi fanno tesoro della scienza,
ma la bocca dello stolto è un pericolo imminente.
15I beni del ricco sono la sua roccaforte,
la rovina dei poveri è la loro miseria.
16Il salario del giusto serve per la vita,
il guadagno dell'empio è per i vizi.
17È sulla via della vita chi osserva la disciplina,
chi trascura la correzione si smarrisce.
18Placano l'odio le labbra sincere,
chi diffonde la calunnia è uno stolto.
19Nel molto parlare non manca la colpa,
chi frena le labbra è prudente.
20Argento pregiato è la lingua del giusto,
il cuore degli empi vale ben poco.
21Le labbra del giusto nutriscono molti,
gli stolti muoiono in miseria.
22La benedizione del Signore arricchisce,
non le aggiunge nulla la fatica.
23È un divertimento per lo stolto compiere il male,
come il coltivar la sapienza per l'uomo prudente.
24Al malvagio sopraggiunge il male che teme,
il desiderio dei giusti invece è soddisfatto.
25Al passaggio della bufera l'empio cessa di essere,
ma il giusto resterà saldo per sempre.
26Come l'aceto ai denti e il fumo agli occhi
così è il pigro per chi gli affida una missione.
27Il timore del Signore prolunga i giorni,
ma gli anni dei malvagi sono accorciati.
28L'attesa dei giusti finirà in gioia,
ma la speranza degli empi svanirà.
29La via del Signore è una fortezza per l'uomo retto,
mentre è una rovina per i malfattori.
30Il giusto non vacillerà mai,
ma gli empi non dureranno sulla terra.
31La bocca del giusto esprime la sapienza,
la lingua perversa sarà tagliata.
32Le labbra del giusto stillano benevolenza,
la bocca degli empi perversità.


Salmi 124

1'Canto delle ascensioni. Di Davide.'

Se il Signore non fosse stato con noi,
- lo dica Israele -
2se il Signore non fosse stato con noi,
quando uomini ci assalirono,
3ci avrebbero inghiottiti vivi,
nel furore della loro ira.
4Le acque ci avrebbero travolti;
un torrente ci avrebbe sommersi,
5ci avrebbero travolti
acque impetuose.

6Sia benedetto il Signore,
che non ci ha lasciati,
in preda ai loro denti.
7Noi siamo stati liberati come un uccello
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.

8Il nostro aiuto è nel nome del Signore
che ha fatto cielo e terra.


Geremia 6

1Mettetevi in salvo, figli di Beniamino,
fuori di Gerusalemme.
In Tekoa date fiato alle trombe;
innalzate segnali su Bet-Cherem,
perché dal settentrione si affaccia una sventura
e una grande rovina.
2È forse simile a un tenero prato
la figlia di Sion?
3Verso di essa muovono pastori
con i loro greggi;
le fissano le tende tutto intorno,
ognuno di loro pascola la sua parte.
4"Ingaggiate la santa battaglia contro di essa;
su, assaliamola in pieno giorno.
Noi sventurati! Già il giorno declina,
già si allungano le ombre della sera.
5Su, allora assaliamola di notte,
distruggiamo i suoi palazzi".
6Perché così dice il Signore degli eserciti:
"Tagliate i suoi alberi,
costruite un terrapieno davanti a Gerusalemme.
Essa è la città della menzogna,
in essa tutto è oppressione.
7Come una sorgente fa scorrere l'acqua,
così essa fa scorrere la sua iniquità.
Violenza e oppressione risuonano in essa,
dinanzi a me stanno sempre dolori e piaghe.
8Lasciati correggere, o Gerusalemme,
perché io non mi allontani da te
e non ti riduca a un deserto,
a una regione disabitata".
9Così dice il Signore degli eserciti:
"Racimolate, racimolate come una vigna
il resto di Israele;
stendi ancora la tua mano come un vendemmiatore
verso i suoi tralci".
10A chi parlerò
a chi scongiurerò perché mi ascoltino?
Ecco, il loro orecchio non è circonciso,
sono incapaci di prestare attenzione.
Ecco, la parola del Signore è per loro
oggetto di scherno; non la gustano.
11Io perciò sono pieno dell'ira del Signore,
non posso più contenerla.
"Riversala sui bambini nella strada,
e anche sull'adunanza dei giovani,
perché saranno presi insieme uomini e donne,
l'anziano e il decrepito.
12Le loro case passeranno a stranieri,
anche i loro campi e le donne,
perché io stenderò la mano
sugli abitanti di questo paese".
Oracolo del Signore.
13Perché dal piccolo al grande
tutti commettono frode;
dal profeta al sacerdote
tutti praticano la menzogna.
14Essi curano la ferita del mio popolo,
ma solo alla leggera, dicendo:
"Bene, bene!" ma bene non va,
15Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli,
ma non si vergognano affatto,
non sanno neppure arrossire.
"Per questo cadranno con le altre vittime,
nell'ora del castigo saranno prostrati", dice il Signore.
16Così dice il Signore:
"Fermatevi nelle strade e guardate,
informatevi circa i sentieri del passato,
dove sta la strada buona e prendetela,
così troverete pace per le anime vostre".
Ma essi risposero: "Non la prenderemo!".
17Io ho posto sentinelle presso di voi:
"Fate attenzione allo squillo di tromba".
Essi hanno risposto: "Non ci baderemo!".
18Per questo ascoltate, o popoli,
e sappi, o assemblea, ciò che avverrà di loro.
19Ascolta, o terra!
"Ecco, io mando contro questo popolo la sventura,
il frutto dei loro pensieri,
perché non hanno prestato attenzione alle mie parole
e hanno rigettato la mia legge.
20Perché mi offrite incenso portato da Saba
e la preziosa cannella che giunge da un paese lontano?
I vostri olocausti non mi sono graditi
e non mi piacciono i vostri sacrifici".
21Perciò dice il Signore:
"Ecco, io porrò per questo popolo
pietre di inciampo,
in esse inciamperanno insieme padri e figli;
vicini e amici periranno".

22Così dice il Signore:
"Ecco, un popolo viene da un paese del settentrione,
una grande nazione si muove dall'estremità della terra.
23Impugnano archi e lance;
sono crudeli, senza pietà.
Il loro clamore è quello di un mare agitato;
essi montano cavalli:
sono pronti come un solo guerriero alla battaglia
contro di te, figlia di Sion".
24"Abbiamo udito la loro fama,
ci sono cadute le braccia;
l'angoscia si è impadronita di noi,
come spasimo di partoriente".
25Non uscite nei campi
e non camminate per le strade,
perché la spada nemica
e il terrore sono tutt'intorno.
26Figlia del mio popolo, vestiti di sacco
e rotolati nella polvere.
Fa' lutto come per un figlio unico,
lamentati amaramente,
perché piomberà improvviso
il distruttore su di noi!
27Io ti ho posto come saggiatore fra il mio popolo,
perché tu conoscessi e saggiassi la loro condotta.
28Essi sono tutti ribelli,
spargono calunnie,
tutti sono corrotti.
29Il mantice soffia con forza,
il piombo è consumato dal fuoco;
invano si vuol raffinarlo a ogni costo,
le scorie non si separano.
30Scoria di argento si chiamano,
perché il Signore li ha rigettati.


Prima lettera a Timoteo 5

1Non essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani come fratelli;2le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza.

3Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove;4ma se una vedova ha figli o nipoti, questi imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, poiché è gradito a Dio.5Quella poi veramente vedova e che sia rimasta sola, ha riposto la speranza in Dio e si consacra all'orazione e alla preghiera giorno e notte;6al contrario quella che si dà ai piaceri, anche se vive, è già morta.7Proprio questo raccomanda, perché siano irreprensibili.8Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele.
9Una vedova sia iscritta nel catalogo delle vedove quando abbia non meno di sessant'anni, sia andata sposa una sola volta,10abbia la testimonianza di opere buone: abbia cioè allevato figli, praticato l'ospitalità, lavato i piedi ai santi, sia venuta in soccorso agli afflitti, abbia esercitato ogni opera di bene.11Le vedove più giovani non accettarle perché, non appena vengono prese da desideri indegni di Cristo, vogliono sposarsi di nuovo12e si attirano così un giudizio di condanna per aver trascurato la loro prima fede.13Inoltre, trovandosi senza far niente, imparano a girare qua e là per le case e sono non soltanto oziose, ma pettegole e curiose, parlando di ciò che non conviene.14Desidero quindi che le più giovani si risposino, abbiano figli, governino la loro casa, per non dare all'avversario nessun motivo di biasimo.15Già alcune purtroppo si sono sviate dietro a satana.
16Se qualche donna credente ha con sé delle vedove, provveda lei a loro e non ricada il peso sulla Chiesa, perché questa possa così venire incontro a quelle che sono veramente vedove.

17I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento.18Dice infatti la Scrittura: 'Non metterai la museruola al bue che trebbia' e: 'Il lavoratore ha diritto al suo salario'.19Non accettare accuse contro un presbitero senza la deposizione di 'due o tre testimoni'.20Quelli poi che risultino colpevoli riprendili alla presenza di tutti, perché anche gli altri ne abbiano timore.21Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non far mai nulla per favoritismo.22Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno, per non farti complice dei peccati altrui. Conservati puro!
23Smetti di bere soltanto acqua, ma fa' uso di un po' di vino a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni.
24Di alcuni uomini i peccati si manifestano prima del giudizio e di altri dopo;25così anche le opere buone vengono alla luce e quelle stesse che non sono tali non possono rimanere nascoste.


Capitolo XVIII: Gli esempi dei grandi padri santi

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1. Guarda ai luminosi esempi dei grandi santi padri, nei quali rifulse una pietà veramente perfetta e vedrai come sia ben poco, e quasi nulla, quello che facciamo noi. Ahimé!, che cosa è la nostra vita, paragonata alla vita di quei santi? Veramente santi, e amici di Cristo, costoro servirono il Signore nella fame e nella sete; nel freddo, senza avere di che coprirsi; nel faticoso lavoro; nelle veglie e nei digiuni; nelle preghiere e nelle pie meditazioni; spesso nelle ingiurie e nelle persecuzioni. Quante tribolazioni, e quanto gravi, hanno patito gli apostoli, i martiri, i testimoni della fede, le vergini e tutti gli altri che vollero seguire le orme di Cristo; essi infatti, ebbero in odio se stessi in questo mondo, per possedere le loro anime nella vita eterna. Quale vita rigorosa, e piena di rinunce, vissero questi grandi padri nel deserto; quante lunghe e gravi tentazioni ebbero a sopportare; quanto spesso furono tormentati dal diavolo; quante ripetute e fervide preghiere offrirono a Dio; quali dure astinenze seppero sopportare. Come furono grandi l'ardore e il fervore con i quali mirarono al loro progresso spirituale; come fu coraggiosa la battaglia che essi fecero per vincere i loro vizi; come fu piena e retta la loro intenzione, che essi tennero sempre volta a Dio! Lavoravano per tutta la giornata, e la notte la passavano in continua preghiera; ma neppure durante il lavoro veniva mai meno in loro l'orazione interiore. Tutto il loro tempo era impiegato utilmente; e a loro sembrava troppo corta ogni ora dedicata a Dio; ancora, per la grande soavità della contemplazione, dimenticavano persino la necessità di rifocillare il corpo. Rinunciavano a tutte le ricchezze, alle cariche, agli onori, alle amicizie e alle parentele; nulla volevano avere delle cose del mondo; mangiavano appena quanto era necessario alla vita e si lamentavano quando si dovevano sottomettere a necessità materiali.  

2. Erano poveri di cose terrene, molto ricchi invece di grazia e di virtù; esteriormente miserabili, ricompensati però interiormente dalla grazia e dalla consolazione divina; lontani dal mondo, ma vicini a Dio, amici intimi di Dio,; si ritenevano un nulla ed erano disprezzati dagli uomini, ma erano preziosi e cari agli occhi di Dio. Stavano in sincera umiltà, vivevano in schietta obbedienza; camminavano in amore e sapienza: per questo progredivano spiritualmente ogni giorno, e ottenevano tanta grazia presso Dio. Essi sono offerti come esempio per tutti coloro che si sono dati alla vita religiosa; essi ci devono indurre all'avanzamento nel bene, più che non ci induca al rilassamento la schiera delle persone poco fervorose.

3. Quanto fu grande l'ardore di questi uomini di Dio, quando diedero inizio alle loro istituzioni. Quale devozione nella preghiera, quale slancio nella vita, quale rigore in esso vigoreggiò; quanto rispetto e quanta docilità sotto la regola del maestro fiorì in tutti loro. Restano ancora certi ruderi abbandonati, ad attestare che furono veramente uomini santi e perfetti, costoro, che con una strenua lotta, schiacciarono il mondo. Oggi, invece, già uno è ritenuto buono se non tradisce la fede; se riesce a sopportare con pazienza quel che gli tocca. Tale è la nostra attuale condizione di negligente tiepidezza, che ben presto cadiamo nel fervore iniziale; pigri e stanchi, già ci viene a noia la vita. Voglia il cielo che in te non si vada spegnendo del tutto l'avanzamento nelle virtù; in te che frequentemente hai avuto sotto gli occhi gli esempi dei santi.


Contro Fausto Manicheo - Libro trentaduesimo

Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona

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Se i Cattolici estrapolano dal Vecchio Testamento le sole profezie, i Manichei accettano del Nuovo solo ciò che ritengono opportuno.

1. FAUSTO. " Se accetti il Vangelo, devi credere a tutto ciò che in esso sta scritto ". Forse tu, per il fatto che accetti il Vecchio Testamento, credi per questo a tutto ciò che in esso sta scritto? In realtà, estrapolando da lì le sole profezie che preannunziavano ai Giudei la venuta di un re, poiché pensate che sia Gesù, e pochi altri precetti comuni alla legge civile, come: Non uccidere, non commettere adulterio 1, tralasciate il resto e lo considerate non meno di quel che Paolo ha reputato sterco 2. Che c'è dunque di insolito o di strano se anch'io, scegliendo dal Nuovo Testamento le cose più pure e convenienti alla mia salvezza, tralascio quelle che, introdotte ingannevolmente dai vostri antenati, ne corrompono la maestà e la bellezza?

Il Nuovo Testamento è pieno di errori e di contraddizioni, perché non fu scritto né da Cristo né dai suoi discepoli.

2. Se il Testamento del Padre contiene cose alle quali si deve prestare poco ascolto (voi infatti pretendete che la legge giudaica sia del Padre: e sappiamo quante cose in essa vi suscitino orrore e quanta vergogna, al punto che già da tempo la ritenete alterata quanto all'animo, benché crediate che in parte fu scritta per voi dal dito stesso di Dio e in parte da un Mosè fedele e integro), pensate che il Testamento del Figlio sia il solo che non abbia potuto essere corrotto, il solo che non abbia in sé qualcosa da rigettarsi? Soprattutto quando è sicuro che non fu scritto né da lui né dai suoi apostoli, bensì dopo un lungo tempo da uomini dal nome incerto i quali, per evitare che non si avesse fede in loro poiché scrivevano cose che non conoscevano, posero sul frontespizio dei loro scritti in parte i nomi degli apostoli, in parte i nomi di coloro che si pensava avessero seguito gli apostoli, affermando di aver scritto ciò che avevano scritto secondo l'insegnamento di questi. Con ciò, mi sembra che abbiano fatto un grande affronto ai discepoli di Cristo, poiché ricondussero a loro le dissonanze e le contraddizioni che essi stessi scrissero, e professarono di scrivere secondo i loro insegnamenti Vangeli come questi, pieni di errori così grandi e di narrazioni e affermazioni così contrastanti che non concordano né in se stessi né tra loro. Che altro è ciò, se non calunniare i buoni e incitare al crimine della discordia la concorde assemblea dei discepoli di Cristo? Poiché dunque, leggendoli, abbiamo avvertito questo con l'occhio purissimo del nostro cuore, abbiamo ritenuto sommamente giusto prendere da essi le cose utili, quelle cioè che edificano la nostra fede e propagano la gloria di Cristo Signore e di suo Padre, Dio onnipotente, e di rigettare le altre, che non si addicono né alla loro maestà né alla nostra fede.

I Cattolici rigettano molte cose del Vecchio Testamento; ne osservano alcune, ma solo in parte.

3. Dunque neppure voi, come avevo iniziato a dire, credete che dal Vecchio Testamento si debba accettare la circoncisione della carne, sebbene così stia scritto 3, né che si debba rispettare il sabato nell'ozio e nell'inattività, sebbene così si legga 4, e neanche che Dio vada placato con sacrifici e immolazioni, come pare a Mosè 5: anzi, avete disprezzato tutte queste cose come assolutamente estranee e lontane dalla pratica religiosa cristiana e del tutto inaccettabili. Alcune di esse invece le avete divise in due, abbracciando una parte e rigettando l'altra, come nel caso della Pasqua, che pure è la festa sacra annuale del Vecchio Testamento: sebbene stia scritto per voi che, nella sua celebrazione, si deve non solo uccidere un agnello per mangiarlo sul far della notte, ma anche astenersi per sette giorni dal lievito e accontentarsi di pane azzimo con lattughe amare 6, voi accettate la Pasqua ma tralasciate del tutto quel rituale e quel costume, secondo il quale è stato ordinato che si debba custodirla. Allo stesso modo, le sette settimane di giorni, cioè la Pentecoste, che Mosè stabilisce debba essere inaugurata da un preciso genere e numero di sacrifici 7, la osservate anche voi, però rifiutandone proprio quella parte, ovvero le offerte e i sacrifici, in quanto non si accordano con la fede cristiana. Riguardo poi al comandamento di astenersi dai cibi comuni, vi è parso e avete creduto fermamente che la carne di animali morti e immolati sia senz'altro impura 8: ma non avete voluto credere altrettanto della carne di maiale, o di lepre, o di riccio, né delle seppie, dei calamari e degli altri generi di pesci che vi piacciono, sebbene Mosè attesti che tutti sono impuri 9.

Critiche all'atteggiamento dei Cattolici circa il Vecchio Testamento.

4. Ecco però cose del Vecchio Testamento che, credo, non volete neppure udire né ammettere: e cioè che i suoceri dormano con le nuore, come Giuda; i padri con le figlie, come Lot; i profeti con le prostitute, come Osea; che i mariti vendano le notti delle loro mogli agli amanti, come Abramo; che un solo marito si unisca a due sorelle germane, come Giacobbe; che i reggitori del popolo e soprattutto quelli che ritieni ispirati da Dio si rotolino con cento e mille meretrici, come Davide e Salomone; o il fatto che nella legislazione matrimoniale del Deuteronomio sia stabilito che la moglie di un fratello morto senza figli debba sposare il fratello superstite e che costui debba avere da lei una progenie al posto del defunto: e se l'uomo non vorrà farlo, quella donnetta dovrà deporre una lamentela per l'empietà del suo congiunto davanti agli anziani, perché lo facciano venire e lo rimproverino con una gravità da censori; e se tuttavia egli si rifiuterà ancora, non dovrà rimanere impunemente in mezzo a loro, ma verrà scalzato della calzatura del piede destro e la suddetta donna lo colpirà in faccia, e se ne andrà coperto di sputi e di maledizioni, destinato a portare per sempre quest'onta nella sua discendenza 10. Questi, ed altri simili, sono esempi e leggi tratti dal Vecchio Testamento: se sono buoni, perché non li imitate? Se sono cattivi, perché non ne condannate l'autore, cioè l'Antico Testamento stesso? Se invece credete anche voi, come noi per il Nuovo Testamento, che si tratti di falsità che vi sono state introdotte, allora siamo pari. Smettete dunque di esigere da noi, riguardo al Nuovo Testamento, ciò che voi non rispettate riguardo al Vecchio.

I Cattolici dicono che il Vecchio Testamento viene da Dio, ma non lo osservano: ammettano allora che è stato corrotto.

5. Per quanto capisco, dato che volete convincerci che anche il Vecchio Testamento viene da Dio, sarebbe per voi più conveniente e vi scuserebbe di più del fatto che non ne osservate i comandamenti, l'ammettere che esso è viziato da aggiunte incoerenti, piuttosto che il pensare che sia inalterato e incorrotto e tuttavia disprezzarlo. Quindi ho sempre avuto e ho di voi questa opinione, ogni volta che ci si domanda per quale motivo trasgrediate i precetti del Vecchio Testamento: lo fate o perché, saggi, rigettate il falso o perché, renitenti e disobbedienti, disprezzate il vero. Per il momento, visto che pretendi che io debba credere tutto ciò che è compreso nei documenti del Nuovo Testamento, se lo accetto, sappi che anche tu, nel tuo animo, non credi a molte cose che si trovano nel Vecchio, sebbene confessi di accettarlo. Infatti tra le cose che confessi e ritieni credibili, non è compreso che sia maledetto chiunque pende da un legno 11, poiché ciò riguarderebbe anche Gesù, né che sia maledetto chi non lascia una discendenza in Israele, poiché ciò riguarderebbe anche tutte le vergini e i fanciulli dedicati a Dio; o che venga radicalmente estirpato dalla sua razza chi non è circonciso nella carne del prepuzio 12, poiché anche questo riguarderebbe ogni cristiano; o che si debba uccidere con la lapidazione chi viola il sabato 13; o che non si debba perdonare chi infrange un qualunque comandamento del Vecchio Testamento. Se tu credessi e ritenessi fermamente che tutte queste cose siano state ordinate da Dio, credi a me: saresti stato il primo a mettere le mani su Cristo e adesso non ti adireresti con i Giudei i quali, nel perseguitarlo con tutta l'anima e con tutte le forze, compirono i comandamenti del loro Dio.

Se i Cattolici vagliano il Vecchio Testamento in nome di Gesù, sia lecito ai Manichei vagliare il Nuovo in nome del Paraclito.

6. Non ignoro certo che voi non osiate affermare che queste cose sono false, e diciate invece che furono ordinate ai Giudei con riguardo al loro tempo, cioè sino all'avvento di Gesù, il quale, poiché è già venuto, annunziato come sostenete dal Vecchio Testamento, insegna ora egli stesso ciò che dobbiamo prenderne e ciò che dobbiamo rigettarne. Se però i profeti abbiano preannunziato Cristo, lo vedremo in seguito; intanto è opportuno che io risponda a questo, poiché se ora Gesù, annunziato dal Vecchio Testamento, distingue e carda e insegna che di esso poche cose vanno accettate, mentre la maggior parte vanno ripudiate, anche a noi il Paraclito promesso dal Nuovo Testamento insegna cosa di esso dobbiamo accettare e cosa dobbiamo ripudiare. Di lui Gesù, quando lo promette, dice spontaneamente nel Vangelo: Egli vi guiderà alla verità tutta intera e vi annunzierà e vi ricorderà ogni cosa 14. Per ciò, sia lecito anche a noi riguardo al Nuovo Testamento, in nome del Paraclito, quel tanto che ci mostrate essere lecito a voi riguardo al Vecchio, in nome di Gesù: a meno che il Testamento del Figlio non vi sembri di maggior valore di quello del Padre, posto che sia del Padre, in modo che, se a quest'ultimo si rimproverano tante cose, nell'altro nulla vi sia che non meriti approvazione; soprattutto quando consta che non è stato scritto da Cristo, come abbiamo detto, né dagli apostoli di lui.

Cosa i Manichei accettano e rifiutano circa Cristo nel Nuovo Testamento.

7. Ordunque, dal momento che voi del Vecchio Testamento ammettete solo le profezie e i precetti civili e attinenti alla regolamentazione della vita comune che abbiamo sopra ricordato, e soprassedete invece alla circoncisione, ai sacrifici, al sabato e alla sua osservanza e agli azimi, che c'è di strano se anche noi accettiamo del Nuovo Testamento solo ciò che troviamo detto in onore e lode del Figlio della Maestà da parte di lui stesso o dai suoi apostoli, e invece, ormai divenuti perfetti e fedeli, abbiamo passato sotto silenzio le altre cose, che furono o dette a quel tempo da ignoranti per sprovvedutezza e inesperienza, o obiettate da nemici con disonestà e cattiveria, o affermate e trasmesse ai posteri con imprudenza da chi le scrisse? Mi riferisco al fatto che egli stesso sarebbe nato vergognosamente da una donna, che circonciso come i Giudei avrebbe sacrificato alla maniera dei Gentili, che avrebbe subito l'umiliazione del battesimo, che sarebbe stato condotto dal diavolo nel deserto e da lui tentato nel modo più miserabile. Fatta eccezione per queste cose e per ciò che gli autori, sotto falsa testimonianza, inserirono prendendolo dal Vecchio Testamento, crediamo invece tutto il resto: in primo luogo la sua crocifissione mistica, con la quale si mostrano alla nostra anima le ferite della passione, e poi i suoi precetti salutari, le parabole e tutti i discorsi divinamente ispirati, i quali, soprattutto quando presentano la distinzione delle due nature, non sorge alcun dubbio che siano suoi. Non hai quindi alcun motivo per ritenere che io debba credere a tutto ciò che il Vangelo contiene, dal momento che tu, come è stato mostrato sopra, tocchi appena con la punta delle labbra, come si suol dire, la suprema bevanda del Vecchio Testamento.

Agostino: differenza tra osservanza e fede.

8. AGOSTINO. Noi lodiamo come vere e divine tutte le Scritture del Vecchio Testamento, com'è degno che sia, voi invece maltrattate le Scritture del Nuovo come fossero falsificate e corrotte. Noi non solo diciamo, ma anche mostriamo e insegniamo attraverso gli scritti apostolici, che le cose che oggi non osserviamo dei libri del Vecchio Testamento furono tuttavia prescritte in modo adeguato a quel tempo e a quel popolo, e che esse, che non osserviamo, sono per noi segno di realtà che dobbiamo capire e ritenere in senso spirituale; voi, invece, tutto ciò che non accettate nei libri del Nuovo Testamento lo biasimate completamente e sostenete che non fu né detto né scritto né da Cristo né dai suoi apostoli. Vedete dunque la grande distanza che c'è tra noi e voi, per quanto attiene a questo punto. Così, quando vi si domanda perché non accettate tutto quello che si trova nei libri del Nuovo Testamento, e perché anche nei libri in cui approvate alcune cose, molte invece le rifiutate, le criticate, le accusate, sostenendo che vi sono state introdotte da corruttori, vedete di non addurre ad esempio la nostra distinzione tra fede e osservanza, ma rendete piuttosto ragione della vostra presunzione.

Le realtà del Vecchio Testamento erano ombra di quelle future.

9. Se ci viene chiesto perché non adoriamo Dio con il rituale con cui lo adorarono i nostri padri ebrei al tempo del Vecchio Testamento, rispondiamo che Dio, attraverso i padri del Nuovo Testamento, ci ha ordinato una cosa diversa, che però non è contraria al Vecchio Testamento, essendo già stata predetta in esso. Così infatti ciò fu preannunziato per bocca del profeta: Ecco verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda concluderò un Testamento Nuovo, non come il Testamento che ho concluso con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto 15. Ecco dunque profetizzato che quel Testamento non doveva durare, ma doveva venirne uno Nuovo. Se ci si obietta che noi non abbiamo nulla a che fare con la casa di Israele e con la casa di Giuda, ci difendiamo con la dottrina apostolica, giacché l'Apostolo insegna che Cristo è della stirpe di Abramo, e a noi che apparteniamo al suo corpo dice: Allora siete discendenza di Abramo 16. Se poi ci viene domandato perché continuiamo a ritenere autorevole quel Testamento, se non ne osserviamo il rituale, anche a questo rispondiamo con gli scritti apostolici. Dice infatti l'Apostolo: Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo e di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni o sabati: tutte cose, queste, che sono ombre delle future 17. In tal modo ci mostra anche perché è opportuno che leggiamo e accettiamo tali cose: affinché non estinguiamo la profezia, dal momento che esse furono compiute come ombra di realtà future; e ci mostra anche che non dobbiamo curarci di quelli che vorrebbero giudicarci perché non le osserviamo corporalmente, come altrove disse in modo simile: Queste cose accadevano loro in figura; ma sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi 18. Pertanto, quando si legge nei documenti del Vecchio Testamento qualcosa che nel Nuovo non ci viene ordinato di osservare o ci è addirittura proibito, invece di biasimarlo se ne deve cercare il significato, poiché il fatto stesso che non venga più osservato dimostra non che è stato condannato, ma che si è compiuto. Di questo abbiamo già parlato molto e spesso.

Cosa è prefigurato nella legislazione matrimoniale di Deut 25, 5-10.

10. Ad esempio, questo stesso che Fausto, senza comprenderlo, ha imputato come crimine ai comandamenti del Vecchio Testamento, che cioè si ordini al fratello di sposare la moglie del proprio fratello, allo scopo di generare una discendenza non a sé ma a lui e di chiamare quel che nasca col nome di lui 19, cos'altro significa in figura se non che ogni predicatore del Vangelo deve lavorare nella Chiesa così da procurare una discendenza al proprio fratello defunto, cioè a Cristo che è morto per noi, e che ciò che nasca riceva il nome di lui? Infine l'Apostolo, osservando ciò non carnalmente nel suo significato di prefigurazione, ma spiritualmente nella verità compiuta, si adira con coloro che ricorda di aver generato in Cristo Gesù per mezzo del Vangelo 20, e rimproverandoli li corregge perché volevano essere di Paolo: È forse Paolo che è stato crocefisso per voi? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati 21? Come se dicesse: " Vi ho generati per mio fratello defunto: vi chiamate Cristiani, non Paolini". Invece colui che, essendo stato eletto dalla Chiesa, rifiuti il ministero di evangelizzare, è dalla Chiesa giustamente e degnamente disprezzato. Questo significa l'ordine di sputargli in faccia, non senza, come segno di questa onta, che gli si scalzi un piede, affinché non sia annoverato tra coloro ai quali lo stesso Apostolo dice: E avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il Vangelo della pace 22 e di cui il profeta ricorda: Come sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano il bene 23! Chi infatti possiede la fede evangelica in modo da giovare a se stesso e da non rinunciare a giovare alla Chiesa, si intende bene che ha calzati ambedue i piedi. Chi invece pensa che gli sia sufficiente aver creduto e rifiuta la preoccupazione di guadagnare altri, non starà a significare l'onta di quello scalzato, ma la porterà realizzata su di sé.

Pasqua giudea e Pasqua cristiana.

11. E che ancora? Ci obietta che celebriamo la Pasqua e ci insulta perché non la celebriamo come i Giudei. Ma noi possediamo l'agnello non nell'ombra del futuro, ma nella realtà presente del Vangelo, e ogni giorno e massimamente in quella solennità annuale non prefiguriamo la sua uccisione come qualcosa che deve accadere, bensì la commemoriamo come già avvenuta: dunque il giorno della nostra solennità di Pasqua non coincide con quello della celebrazione dei Giudei, che è un'ombra, perché vogliamo che coincida con il giorno del Signore, nel quale Cristo resuscitò. Gli azimi poi, i Cristiani di retta fede li custodiscono non nel lievito della vecchia vita, cioè della malizia, ma nella verità e nella sincerità della fede stessa 24, non per sette giorni, ma ogni giorno: ciò è significato dal numero di sette giorni, secondo cui trascorre il tempo quotidiano. E sebbene non sia poca la fatica che si fa in questo mondo, poiché la via che conduce alla vita è stretta e oscura 25, tuttavia è assicurata una ricompensa certa: questa stessa fatica è simboleggiata da quelle erbe, che sono un poco amare.

Differenza tra prefigurazione e commemorazione.

12. Celebriamo anche la Pentecoste, cioè il cinquantesimo giorno dalla passione e resurrezione del Signore, nel quale egli ci inviò lo Spirito Santo Paraclito che aveva promesso 26. Questo avvenimento fu prefigurato dalla stessa Pasqua dei Giudei, allorché Mosè ricevette sul monte la legge scritta dal dito di Dio 27, nel cinquantesimo giorno dopo la celebrazione dell'uccisione dell'agnello. Leggete il Vangelo e accorgetevi che lì lo Spirito Santo è chiamato dito di Dio 28. Nella Chiesa si celebrano ogni anno i fatti più importanti avvenuti in determinati giorni, perché la celebrazione di una festività ne custodisca la memoria, necessaria e salutare. Vuoi dunque sapere perché celebriamo la Pasqua? " Perché allora Cristo si immolò per noi ". Vuoi sapere perché non la celebriamo secondo il rituale giudaico? " Perché quella era prefigurazione del vero che doveva venire, questa è la commemorazione del vero che si è già compiuto ". Neppure nel nostro parlare il futuro e il passato si enunziano allo stesso modo: ne abbiamo già parlato a sufficienza in quest'opera.

Perché i Cattolici non mangiano alcuni tipi di carne.

13. Se poi ci chiedete anche perché, tra tutti i cibi che furono vietati a quel popolo come ombra degli eventi futuri, noi ci asteniamo solo dal mangiare la carne degli animali morti e immolati, state dunque a sentire e anteponete una buona volta il vero alle menzogne della vanità. Perché non convenga a un cristiano mangiare carne immolata, lo dice l'Apostolo: Non voglio, dice, che entriate in comunione con i demoni. Non redarguisce infatti l'immolazione che compivano i padri, prefigurando il sangue del sacrificio con cui Cristo ci ha redento, ma dice: I sacrifici dei Gentili sono fatti ai demoni e non a Dio. E poi aggiunge ciò che ho già citato: Non voglio che entriate in comunione con i demoni 29. Infatti, se ad essere impura fosse la natura stessa della carne immolata, essa contaminerebbe anche un ignaro. Né è tanto meno impura quanto meno è consapevole chi la mangia, bensì a motivo della coscienza, per non sembrare di essere in comunione con i demoni. Per quanto riguarda invece la carne di animali morti, penso che l'uso umano non l'abbia ammessa come alimento per il fatto che essa, a differenza di quella degli animali uccisi, è morbida e non adatta alla salute del corpo, per la quale assumiamo il cibo. Ciò che fu comandato in figura agli antichi, cioè allo stesso Noè dopo il diluvio 30, a riguardo dello spargimento del sangue, - il significato del quale abbiamo già mostrato -, la maggior parte lo comprende 31. Anche negli Atti degli Apostoli si legge che gli apostoli ordinarono ai Gentili di astenersi soltanto dalla fornicazione, dalle carni immolate e dal sangue, cioè di non mangiare carne il cui sangue non fosse stato fatto fuoriuscire. Cosa che alcuni non intendono così, ma come se si ordinasse di astenersi dal sangue affinché nessuno si contamini con un omicidio. Sarebbe lungo adesso, e non necessario, discutere di questo; se a quel tempo gli apostoli comandarono ai Cristiani di astenersi dal sangue degli animali, di non cibarsi di animali soffocati, mi sembra che abbiano scelto una cosa facile per quel momento, affatto onerosa per chi doveva osservarla, e che anche i Gentili potessero osservare in comune con gli Israeliti, in virtù di quella pietra angolare che unisce due in uno 32; e insegnarono contemporaneamente che nella stessa arca di Noè, quando Dio comandò questo, fu prefigurata la Chiesa di tutte le Genti, avvenimento la cui profezia già cominciava a compiersi nelle Genti che pervenivano alla fede. Ma ormai è trascorso il tempo in cui quelle due pareti, l'una proveniente dalla circoncisione e l'altra dal prepuzio, pur essendo unite dalla pietra angolare, si distinguevano tuttavia ciascuna per caratteristiche proprie. Ora che la Chiesa delle Genti è divenuta tale che in essa non si trova più alcun Israelita secondo la carne, quale Cristiano osserva più di non toccare tordi o uccelli più piccoli se il loro sangue non è completamente fuoriuscito, o di non mangiare una lepre se è stata uccisa con un colpo della mano alla cervice, senza ferita cruenta? E quei pochi che per caso ancora temono di toccare cose simili, sono derisi da tutti gli altri. A tal punto gli animi di tutti sono posseduti da quella sentenza di verità: Non ciò che entra nella vostra bocca vi inquina, ma ciò che ne esce 33, la quale non condanna la natura di nessun cibo ammesso dall'umana società, ma i peccati commessi dall'iniquità.

Tutto il Vecchio Testamento è vero e utile per la vita eterna.

14. Riguardo alle azioni degli antichi, sia quelle che agli stolti e agli ignoranti sembrano peccati, mentre non lo sono, sia quelle che veramente sono peccati, abbiamo già dimostrato con sufficiente trattazione, mantenendo e ancor più accrescendo la venerazione della Scrittura stessa, per quale motivo furono scritte; non di meno, riguardo alla maledizione su colui che pende dal legno 34 e su colui che non lascerà discendenza in Israele, abbiamo risposto prima a suo luogo, quando abbiamo dissipato le obiezioni in proposito: e abbiamo difeso tutto, sia ciò di cui abbiamo già discusso in dettaglio nelle parti precedenti dell'opera, sia ciò che di simile Fausto ha citato nel testo al quale rispondiamo adesso, con l'unica solidissima ragione della verità che abbiamo attinto dall'autorità delle sacre Scritture. Tutto ciò che è scritto in quei libri del Vecchio Testamento, lo lodiamo, lo accettiamo, lo approviamo come scritto con totale verità e utilità per la vita eterna; quanto invece ai precetti che, in quei libri, non osserviamo corporalmente, abbiamo compreso che furono comandati in modo totalmente retto, abbiamo imparato che sono ombre di eventi futuri e riconosciamo che già ora si stanno compiendo. Pertanto, chi allora non osservava anche le opere che si comandava di compiere per significare altro, scontava con giustissimo giudizio le pene stabilite da Dio, come ora chi osasse violare con temerarietà sacrilega i misteri del Nuovo Testamento, distinti in ragione del tempo. Come infatti sono lodati a buon diritto gli uomini giusti di allora, che non rifiutarono neppure la morte per i misteri del Vecchio Testamento, allo stesso modo lo sono adesso i santi Martiri, che non la rifiutano per quelli del Nuovo. E come il malato non deve rimproverare la scienza medica se oggi gli ha ordinato una cosa e domani gli proibisce ciò che prima gli aveva ordinato - così infatti richiedeva il metodo di cura del suo corpo -, ugualmente il genere umano, malato e ferito da Adamo sino alla fine del mondo, finché il corpo che si corrompe appesantisce l'anima 35 non deve rimproverare la medicina di Dio, se in alcuni casi ha ordinato di osservare una cosa, in altri invece prima una cosa e poi un'altra: soprattutto perché essa stessa ha preannunziato che avrebbe ordinato qualcosa di diverso.

I Manichei errano circa il Paraclito.

15. È dunque privo di valore il paragone che Fausto adduce a pretesto: cioè che, come il Paraclito scelse per voi dal Nuovo Testamento ciò che dovete credere e vi mostrò ciò che dovete rigettare, essendo egli stesso profetizzato nel Nuovo Testamento, così Cristo fece per noi dal Vecchio, nel quale similmente fu profetizzato. Questo infatti si potrebbe affermare con qualche verosimiglianza se nei libri del Vecchio Testamento ci fosse qualcosa che sostenessimo non essere stata rettamente detta, divinamente ordinata, veridicamente scritta. Noi non affermiamo nulla di ciò: ma accettiamo ogni cosa, sia ciò che osserviamo, al fine di vivere rettamente, sia ciò che non osserviamo, in modo tuttavia da vedere che quelle cose allora ordinate e osservate in profezia ora giungono a compimento. Inoltre, se in quei libri di cui non volete accettare tutto leggiamo che il Paraclito fu promesso, allo stesso modo in quel libro che avete paura persino a nominare leggiamo che è già stato inviato. Negli Atti degli Apostoli, come spesso e anche poco fa ho ricordato, si legge in modo chiarissimo che nel giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo, il quale manifestò chi fosse anche attraverso l'azione. Infatti coloro che per primi lo ricevettero parlarono in tutte le lingue 36, per promettere anche con questo segno che in tutte le lingue, cioè in tutti i popoli, sarebbe esistita la Chiesa, la quale avrebbe predicato lo Spirito, come il Padre e il Figlio, con assoluta verità.

I Manichei errano affermando che il Nuovo Testamento non è per intero autentica opera degli Apostoli.

16. Diteci ormai perché non accettate tutto il contenuto dei libri del Nuovo Testamento: se perché non sono degli apostoli di Cristo, o perché gli apostoli di Cristo insegnarono qualcosa di sbagliato. Rispondete: " Perché non sono degli apostoli di Cristo. Infatti, l'opinione di chi afferma che gli apostoli di Cristo insegnarono cose non corrette è propria dei pagani ". Che dite dunque? Su che basi dimostrate che quelle Scritture non furono fornite dagli apostoli? Rispondete: " Perché vi si trovano molte cose contraddittorie in se stesse e tra loro ". Ciò è del tutto falso: siete voi che non comprendete. Infatti, tutto ciò che Fausto ha presentato come contraddittorio perché così apparisse a voi, abbiamo dimostrato che non è tale: e vi insegneremo altrettanto, qualunque cosa ci presenterete. Chi potrà sopportare un lettore o un ascoltatore che osi incolpare più facilmente una Scrittura di così grande autorità che non il vizio della propria ottusità? Dite che il Paraclito vi insegnò che queste Scritture non sono degli apostoli, ma che furono scritte da altri sotto il loro nome? Insegnate almeno che furono opera di questo stesso Paraclito, dal quale avete appreso che non sono degli apostoli! Dite: " È il Paraclito che Cristo promise e inviò "? Vi si risponde: non è affatto quello che Cristo promise e inviò; e allo stesso tempo vi si mostra il momento in cui egli inviò quello che promise. Provateci dunque che Cristo lo inviò. Con che cosa sostenete l'identità del vostro autore, o piuttosto del vostro ingannatore? Rispondete che la provate con il Vangelo. Con quale Vangelo? Con quello che non accettate integralmente, che affermate essere stato falsificato. Chi mai esordisce dicendo che il proprio testimone è stato corrotto dalla falsità e poi lo chiama a testimoniare? Se infatti gli crediamo in ciò che voi volete e non gli crediamo in ciò che voi non volete, non è a lui che crediamo, ma a voi. Ma se volessimo credere a voi, non esigeremmo da voi un testimone. Inoltre, lo Spirito Santo paraclito fu promesso dicendo così: Egli vi condurrà alla verità tutta intera 37. Ma in che modo vi condurrà alla verità uno che vi insegna che Cristo è un mentitore? A ciò si aggiunge che, se anche dimostraste che tutte le cose che si leggono nel Vangelo circa la promessa del Paraclito sono tali che non si può comprenderle se non riferite al vostro Mani, così come è chiaro che nei profeti furono dette a proposito di Cristo cose che in nessun modo potrebbero adattarsi a un altro, qualora tuttavia le attingeste da quei codici che dite falsificati, noi diremmo che è falso e introdotto da corruttori del testo vostri antenati quello stesso che lì leggete scritto di Mani, tale che non potremmo comprenderlo riferito a un altro. Che fareste, ditemi, se non gridare che in alcun modo avreste potuto falsificare codici che già erano nelle mani di tutti i Cristiani? Poiché, non appena aveste cominciato a farlo, sareste stati convinti dalla verità degli esemplari più antichi. Dunque il motivo per cui voi non avete potuto falsificarli è lo stesso per cui non poté farlo nessuno. Il primo infatti che avesse osato farlo, sarebbe stato confutato mediante la comparazione con molti codici più antichi, soprattutto perché la medesima Scrittura è racchiusa non in una sola lingua, ma in molte. Infatti anche oggi alcuni errori dei codici vengono corretti sulla base di codici più antichi o scritti nella lingua precedente nel tempo. Quindi, o siete costretti a confessare che quei codici sono veraci, ed essi immediatamente abbatteranno la vostra eresia, oppure, se direte che sono fallaci, non potrete affermare il Paraclito mediante la loro autorità, ed ecco che avete abbattuto voi stessi la vostra eresia.

In nessun modo il Paraclito, che introduce alla verità, può essere identificato con Mani.

17. A ciò si aggiunge che le cose dette a promessa del Paraclito escludono del tutto l'ipotesi che si tratti di Mani, che viene così tanti anni dopo. Infatti, che lo Spirito Santo sarebbe venuto subito dopo la resurrezione e l'ascensione del Signore è detto con estrema chiarezza da Giovanni: Lo Spirito infatti non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora stato glorificato 38. Se dunque il motivo per cui non era stato dato era che Gesù non era ancora stato glorificato, è fuori di dubbio che, una volta glorificato Gesù, c'era motivo che venisse dato immediatamente. Infatti anche i Catafrigi affermarono di aver ricevuto il Paraclito promesso e per questo deviarono dalla fede cattolica, tentando di proibire ciò che Paolo ha concesso e di condannare le seconde nozze che egli ha permesso, insinuando, facendosi schermo di quelle parole, - sta scritto infatti del Paraclito: Egli stesso vi condurrà alla verità tutta intera -, che evidentemente Paolo e gli altri apostoli non insegnarono tutta la verità e lasciarono uno spazio per il Paraclito dei Catafrigi. A sostegno di questo addussero anche quel che Paolo disse: La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia: ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà 39, come se l'Apostolo avesse affermato: Faccia ciò che vuole: se si sposa, non pecca 40 con una conoscenza e una profezia imperfette, e il perfezionamento del Paraclito di Frigia avesse fatto scomparire questo. Di fronte a queste cose, quando si dice loro che sono condannati dall'autorità della Chiesa, promessa con tanto anticipo e diffusa nel mondo intero, rispondono che per ciò stesso si è compiuto in loro quello che fu detto del Paraclito, cioè che il mondo non lo può ricevere. E anche queste parole che voi solete dire: Egli stesso vi condurrà alla verità tutta intera; quando verrà ciò che è perfetto, ciò che è imperfetto scomparirà; il mondo non lo può ricevere 41, non sono forse una predizione sul vostro Mani? E infine, quale eresia potrebbe sorgere sotto il nome del Paraclito, che non osi appropriarsi con verosimiglianza di tutto ciò? Esiste forse un'eresia che non designi se stessa come verità, una verità inoltre tanto più perfetta quanto più è superba, così da promettere di condurre alla verità intera e da tentare di eliminare la dottrina degli apostoli che si contrappone al suo errore, quasi che mediante essa sia giunto ciò che è perfetto? E poiché la Chiesa tiene stretto ciò che l'Apostolo ha vivamente raccomandato: Se qualcuno vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema 42, quando quell'eresia, predicando qualcosa di diverso, comincerà ad essere anàtema per il mondo intero, non dirà forse subito: " Ecco, accade ciò che sta scritto: Il mondo non lo può ricevere "?

I Manichei selezionano il Nuovo Testamento sull'unica base del loro criterio carnale.

18. Come dunque potrete provare ciò che da voi si esige, che sia cioè il Paraclito quello da cui avete appreso che gli scritti evangelici non sono degli apostoli? Giacché anche noi proviamo che lo Spirito Santo Paraclito non è se non colui che venne immediatamente dopo che Gesù fu glorificato. Infatti non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora stato glorificato. Proviamo anche che egli stesso introduce alla verità intera, poiché non si entra nella verità se non attraverso l'amore: L'amore di Dio, dice l'Apostolo, è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 43. Insegniamo infatti che Paolo, nel dire: Quando verrà ciò che è perfetto, si riferiva esclusivamente a quella perfezione che caratterizzerà la percezione della vita eterna. Parlando di questo, disse: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia 44. A questo punto, se non volete apertamente comportarvi da folli, confesserete senza dubbio che non vedete Dio faccia a faccia: quindi, ciò che è perfetto non vi è ancora giunto. In questo modo infatti l'Apostolo ha spiegato a sufficienza ciò che pensava a riguardo. Né questo accadrà ai santi se non quando sarà avvenuto ciò che anche Giovanni dice: Siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è 45, e sarà allora che lo Spirito Santo ci introdurrà alla verità intera, della quale ora abbiamo ricevuto un pegno. Le parole: il mondo non lo può ricevere sono invece dette di coloro che nelle Scritture vengono solitamente chiamati con il termine " mondo ", cioè gli amanti del mondo, gli empi o i carnali, dei quali l'Apostolo dice: L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio 46. Si dice infatti che sono di questo mondo fino a quando non possono conoscere null'altro che le cose corporee, apprese in questo mondo con i sensi; come null'altro conoscete voi che, guardando questa luce del sole e della luna, vi siete immaginati che ogni cosa del genere sia divina, avendo come ispiratore quel ciarlatano che, ingannati e ingannatori, chiamate Paraclito. Pertanto, non riuscendo in alcun modo a mostrare chi sia quel Paraclito, non avete su che basarvi per insegnare che avete scoperto, grazie a una solidissima autorità, che gli scritti evangelici che non volete accettare integralmente non sono degli apostoli di Cristo. Vi resta dunque questo da dire: che avete scoperto con la vostra ragione che lì ci sono cose che sfigurano la gloria di Cristo, cioè che vi si narra che nacque da una vergine, che fu circonciso, che per lui fu offerto il sacrificio che allora si usava offrire, che fu battezzato, che fu tentato dal diavolo.

I Manichei disprezzano l'autorità evangelica, però credono ciecamente a miti indimostrabili.

19. Eccezion fatta per queste cose e per le testimonianze prese dal Vecchio Testamento che furono interpolate in quegli scritti, voi ammettete di accettare, secondo quanto dice Fausto, " il resto: in primo luogo la sua mistica crocifissione, con la quale si mostrano alla nostra anima le ferite della passione, e poi i suoi precetti salutari, le parabole e tutti i discorsi divinamente ispirati, i quali, soprattutto quando presentano la distinzione delle due nature, non sorge alcun dubbio che siano suoi ". Vedete dunque come agite: si sottrae ogni autorità alla Scrittura e ognuno decide con la propria testa cosa approvare e cosa rigettare di ogni scritto; non in modo che ciascuno si sottometta all'autorità delle Scritture secondo la fede, ma che egli stesso sottometta a sé le Scritture, e non che a lui piaccia qualcosa perché lo si legge scritto in un'autorità sublime, bensì che gli sembri scritto bene perché è piaciuto a lui. A chi ti affidi, anima misera, senza nerbo, avvolta nelle nebbie carnali? A chi ti affidi? Elimina l'autorità: vediamo. Elimina l'autorità e ripristina la ragione. La tua ragione non ti induce forse al punto che, se non si crede che la natura di Dio è violabile e corruttibile, la vostra lunga commedia non può trovare un finale da teatro? E da ultimo, come fai a sapere che le terre sono otto e i cieli dieci, che Atlante regge il mondo e che il Portatore dello Splendore lo tiene sospeso, e innumerevoli cose simili? Come fai a saperle? " Me le ha insegnate Mani ", dici. Ma allora, o infelice, le hai credute: non le hai viste tu stessa. Se dunque, nelle mille invenzioni fantastiche di cui sei stata vergognosamente ingravidata, tu ti sei sottomessa a un'autorità del tutto ignota e completamente folle, così da credere a tutte queste cose solo perché stanno scritte in quei libri, ai quali per tuo deplorevole errore hai ritenuto di dover credere sebbene nulla ti venisse dimostrato, perché non ti sottometti piuttosto all'autorità evangelica, tanto solida, tanto stabilita, accreditata da tanta gloria e trasmessa dai tempi degli apostoli sino ai nostri tempi mediante successioni certissime? Così potresti credere, vedere! E apprenderesti che persino tutte quelle cose che ti offendono, ti offendono a motivo della tua vana e perversa opinione; e che davvero la natura immutabile di Dio ha assunto qualcosa della creatura mortale e, permanendo mutabilmente in essa in modo non fittizio ma reale, ha fatto e patito tutto ciò che conveniva che tale creatura facesse e patisse per la salvezza del genere umano da cui era stata assunta: invece di credere che la natura di Dio è violabile e corruttibile e che, insozzata e oppressa, non può essere totalmente liberata e purificata, ma è condannata alla pena eterna del globo da un dio supremamente necessitato.

Errore dei Manichei sulla natura del bene e del male.

20. " Ma io ", dici: " ho creduto ciò che egli non mi ha dimostrato perché, in maniera evidente, mi ha dimostrato che in questo mondo esistono due nature, quella del bene e quella del male ". Ma è proprio questa, o anima infelice, la fonte del tuo inganno, poiché anche in questo mondo, ugualmente che negli scritti evangelici, non hai potuto considerare altro male se non quello che offende il tuo senso carnale, come il serpente, il fuoco, il veleno e simili, né altro bene se non quello che lo blandisce con qualche piacevolezza, come la bontà dei sapori, la fragranza degli odori, lo splendore di questa luce e tutto ciò che di altro può similmente accarezzarti gli orecchi, gli occhi, le narici o il palato o il tatto. Ma se tu prima avessi guardato tutta la creazione così da assegnarle Dio come autore, quasi leggendo nel grande libro della natura, così da credere, se qualcosa in essa ti offende, che la causa rimanga nascosta a te in quanto uomo, piuttosto che azzardarti a criticare qualcosa nelle opere di Dio, non saresti mai caduta in sciocchezze sacrileghe e in invenzioni blasfeme con le quali, poiché non comprendi donde abbia origine il male, ti sforzi di riempire Dio di ogni male.

Motivo dell'autenticità apostolica degli scritti del Nuovo Testamento.

21. Ora, se ci chiedete come sappiamo che questi scritti sono degli apostoli, vi rispondiamo in breve che lo sappiamo allo stesso modo in cui anche voi sapete che sono di Mani quegli scritti che miserabilmente anteponete a questa autorità. Se infatti qualcuno vi solleverà la stessa questione e vi metterà in cuore il tormento della contraddizione, dicendo che i libri che presentate come di Mani non sono suoi, che cosa farete? Non riderete forse del delirio di costui, che alza la sua voce impudente contro una realtà confermata da così grande serie di collegamenti e di successioni? Come è certo che quei libri sono di Mani e che si deve deridere chi inopinatamente, essendo nato tanto tempo dopo, vi intentasse una lite per contraddirvi, è parimenti certo che sono da deridersi o anche da compatirsi Mani o i Manichei, i quali osano affermare qualcosa di simile nei confronti di un'autorità tanto fondata, custodita e tramandata con successioni sicure dai tempi degli apostoli sino a questi tempi.

Il Cristo annunziato degli Apostoli non è quello di Mani.

22. È ora dunque di comparare l'autorità di Mani con l'autorità degli apostoli: infatti, è sicuro che questi scritti sono loro, come è sicuro che quelli sono suoi. Però, chi mai paragona Mani agli apostoli, se non chi si separa da Cristo, che inviò gli apostoli? O chi mai intese nelle parole di Cristo due nature tra loro contrarie e provenienti da propri princìpi, se non chi non intende le parole di Cristo? Gli apostoli, come discepoli della verità, predicano di Cristo una vera nascita e una vera passione, mentre Mani si vanta di introdurre alla verità intera e vuole presentare un Cristo di cui predica la falsità della passione; gli uni, un Cristo circonciso nella carne, assunta dalla stirpe di Adamo; l'altro, un dio mutilato nella sua stessa natura dalla stirpe delle tenebre; gli uni, un sacrificio offerto per la carne di Cristo bambino, come piamente si faceva a quel tempo; l'altro, un membro non di carne, ma della stessa sostanza divina, gettato in balia della natura della stirpe nemica per essere immolato a tutti i demoni; gli uni, un Cristo battezzato nel Giordano per offrirci un esempio; l'altro, dio stesso ad opera di se stesso sommerso nella contaminazione delle tenebre, destinato non ad emergerne totalmente, bensì ad essere punito con condanna eterna in quella sua porzione che non potrà purificarsi; gli uni la carne di Cristo tentata dal capo dei demoni, l'altro una porzione di dio tenuta in possesso dalla razza dei demoni; gli uni quella carne tentata, per insegnare a noi a resistere al tentatore; l'altro, quella porzione posseduta in modo da non poter essere restituita al padre, neppure vittorioso. In conclusione Mani, quasi fosse superiore, annunzia altro, prendendolo dalla dottrina dei demoni, mentre gli apostoli, attingendo dagli insegnamenti di Cristo, raccomandano che chi annunzia altro sia scomunicato 47.

Note:



 

1 - Es 20, 13-14.

2 - Cf. Fil 3, 8.

3 - Cf. Gn 17, 9-14.

4 - Cf. Es 31, 13.

5 - Cf. Lv 1.

6 - Cf. Es 12.

7 - Cf. Lv 23.

8 - Cf. At 15, 29.

9 - Cf. Lv 11.

10 - Cf. Dt 25, 5-10.

11 - Cf. Dt 21, 23.

12 - Cf. Gn 22, 14.

13 - Cf. Nm 15, 35.

14 - Gv 16, 13.

15 - Ger 31, 31-32.

16 - Gal 3, 29.

17 - Col 2, 16-17.

18 - 1 Cor 10, 11.

19 - Cf. Dt 25, 5-10.

20 - Cf. 1 Cor 4, 15.

21 - 1 Cor 2, 13.

22 - Ef 6, 15.

23 - Is 52, 7.

24 - Cf. 1 Cor 5, 8.

25 - Cf. Mt 7, 13.

26 - Cf. At 2, 1-4.

27 - Cf. Es 19-31.

28 - Cf. Lc 11, 20.

29 - 1 Cor 10, 20.

30 - Cf. Gn 9, 6.

31 - Cf. At 15, 29.

32 - Cf. Ef 2, 11-22.

33 - Mt 15, 11.

34 - Cf. Gal 3, 13; Dt 21, 23.

35 - Cf. Sap 9, 15.

36 - Cf. At 2.

37 - Gv 16, 13.

38 - Gv 7, 39.

39 - 1 Cor 13, 9-10.

40 - 1 Cor 7, 36.

41 - Gv 14, 17.

42 - Gal 1, 9.

43 - Rm 5, 5.

44 - 1 Cor 13, 10. 12.

45 - 1 Gv 3, 2.

46 - 1 Cor 2, 14.

47 - Gal 1, 8-9.


24 - I pellegrini Gesù, Maria e Giuseppe arrivano in Egitto sino alla città di Eliopoli; si verificano grandi meraviglie.

La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda

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641. Già accennai sopra che la fuga del Verbo incarnato ebbe altri misteri e fini più alti che il sottrarsi da Erode e difendersi dal suo sdegno. Questo, anzi, fu un mezzo adottato dal Signore per trasferirsi in Egitto, ed operare le meraviglie di cui parlarono gli antichi profeti, tra cui molto chiaramente Isaia. Egli disse che il Signore sarebbe salito su una nube leggera, sarebbe entrato in Egitto, sarebbero crollati gli idoli d'Egitto davanti a lui, sarebbe venuto meno il cuore degli Egiziani, ed altre cose contenute in quella profezia e che accaddero nei tempi della nascita di Cristo, nostro Signore. Tralasciando quello che non appartiene al mio scopo, dico che, proseguendo il loro pellegrinaggio nel modo rivelato, Gesù, Maria e Giuseppe giunsero, dopo più giornate, alla terra d'Egitto. Prima di fermarsi nella città di Eliopoli, volendo così il Signore, furono guidati dagli angeli per molti altri luoghi, dove sua Maestà voleva operare alcuni di quei prodigi e benefici con cui arricchire l'Egitto. Così impiegarono in questi viaggi più di cinquanta giorni, da Betlemme o da Gerusalemme camminarono più di duecento leghe, benché per un'altra via non sarebbe stato necessario viaggiare tanto per arrivare dove presero dimora e residenza.

642. Gli Egiziani erano molto dediti all'idolatria ed alle superstizioni che di solito l'accompagnano; perfino i piccoli villaggi di quella regione erano pieni di idoli. A molti di essi erano stati eretti dei templi, infestati da vari demoni. In quei luoghi accorrevano gli infelici abitanti per adorare gli idoli, con sacrifici e cerimonie ordinate dai medesimi demoni, che alle loro domande davano risposte ed oracoli, dai quali la gente, stolta e superstiziosa, si lasciava guidare ciecamente. A causa di queste menzogne vivevano tanto fuori di senno ed attaccati all'adorazione del demonio, che era necessario il braccio forte del Signore, che è lo stesso Verbo incarnato, per riscattare quel popolo abbandonato e toglierlo dall'oppressione in cui lo teneva Lucifero, più dura e pericolosa di quella inflitta al popolo di Dio. Per conseguire questa vittoria sul demonio e illuminare quelli che vivevano nelle tenebre e nell'ombra della morte, e affinché quel popolo vedesse la grande luce profetata da Isaia, l'Altissimo volle che il sole di giustizia, cioè Cristo, pochi giorni dopo la sua nascita comparisse in Egitto nelle braccia della sua fortunatissima madre, risplendendo su tutta la terra in forza della sua divina luce.

643. Arrivò dunque il bambino Gesù con la Madre e san Giuseppe alla popolata terra d'Egitto. Quando entrava nei paesi, il Dio bambino nelle braccia della Madre, alzando gli occhi al cielo, con le mani giunte, pregava il Padre, chiedendo la salvezza di quegli abitanti, schiavi di Lucifero. Subito usava del suo divino e regale potere sopra i demoni che stavano negli idoli, precipitandoli nel profondo dell'inferno. Quelli, come fulmini scagliati dalle nuvole, uscivano dalle loro dimore e cadevano sino nel fondo più remoto delle tenebrose caverne infernali. Nello stesso momento, con grande fragore crollavano gli idoli, sprofondavano i templi, e rovinavano gli altari dell'idolatria. La causa di questi effetti miracolosi era nota alla divina Signora, che si univa al suo santissimo Figlio nelle sue suppliche, come cooperatrice, in tutto, della salvezza umana. San Giuseppe sapeva anche che tutte queste erano opere del Verbo incarnato, perciò con santa ammirazione lo benediceva e lodava. I demoni, però, pur sentendo la forza del potere divino, non sapevano da dove uscisse.

644. I popoli dell'Egitto si meravigliavano per una novità così inaspettata. Tuttavia, tra i più saggi, vi era qualche tradizione ricevuta dagli antichi, sin dal tempo in cui Geremia dimorò in Egitto, secondo la quale un re dei Giudei sarebbe venuto in quel regno e, allora, sarebbero stati distrutti i templi degli idoli d'Egitto. Di questa venuta la gente del popolo non sapeva nulla, e nemmeno i dottori conoscevano come ciò sarebbe avvenuto. E così il timore e la confusione erano comuni a tutti, poiché si turbarono e temettero, in conformità alla profezia di Isaia. Per questa novità, mentre s'interrogavano reciprocamente, alcuni, con la curiosità di vedere i forestieri, si avvicinarono alla nostra gran Regina e signora e a san Giuseppe, e ragionavano con loro della rovina dei templi e degli dei che adoravano. La Madre della sapienza, prendendo spunto da queste domande, incominciò a far ricredere quelle popolazioni, parlando del vero Dio ed insegnando loro che egli era l'unico Dio, creatore del cielo e della terra, e che lui solo doveva essere adorato e riconosciuto come tale. Gli altri erano falsi e bugiardi e non si distinguevano dal legno, dal fango o dai metalli con i quali erano formati; non avevano occhi, né orecchie, né alcun potere; gli stessi artefici li potevano distruggere e disfare allo stesso modo in cui li avevano plasmati, e così poteva fare qualunque altro uomo, perché tutti erano più nobili e potenti di essi. Le risposte che davano venivano dai demoni ingannatori e bugiardi rinchiusi in essi, e non avevano alcun vero potere, essendo vero solo Di.

645. L'aspetto della divina Signora, così soave e dolce nelle sue parole, tanto vive ed efficaci, era così piacevole ed amabile, e gli effetti dei suoi ragionamenti così salutari, che si diffondeva la notizia dell'arrivo dei pellegrini e forestieri e molta gente accorreva a vederli e ad ascoltarli. Accadeva che, nel medesimo tempo, la preghiera del Verbo incarnato procurasse loro grandi aiuti ed anche l'insolita rovina degli idoli. Era incredibile la commozione della gente e la conversione dei cuori, che si volgevano alla conoscenza del vero Dio facendo penitenza dei loro peccati, senza sapere da dove né per quale mezzo venisse loro questo bene. Gesù e Maria proseguirono il cammino tra molte genti in Egitto, operando queste e molte altre meraviglie, scacciando i demoni non solamente dagli idoli, ma anche da molte persone che essi tenevano in possesso, risanando molti da gravi e pericolose infermità, illuminando i cuori di varie persone e, tanto la divina Signora che san Giuseppe, catechizzando ed insegnando il cammino della verità e della vita eterna. Molti venivano attratti ad ascoltare l'insegnamento di vita e di salvezza per le loro anime, con questi ed altri benefici temporali tanto importanti per la gente ignorante e profana.

646. Giunsero alla città di Ermopoli, situata verso la Tebaide, e chiamata, da alcuni, città di Mercurio. In essa si trovavano numerosi idoli e demoni molto potenti e, in particolare, ne esisteva uno in un albero che stava all'ingresso della città. Gli abitanti l'avevano onorato per la sua bellezza e grandezza, ed il demonio aveva colto l'occasione per usurpare quell'adorazione, collocando la sua sede in un albero. Quando il Verbo incarnato gli giunse vicino, non solo il demonio lasciò quel posto e fu precipitato nel profondo dell'inferno, ma anche l'albero s'inclinò sino al suolo, mostrandosi grato della sua sorte. Ciò avvenne perché anche le creature insensibili testimoniassero quanto sia tirannico il dominio di questo nemico. Il miracolo dell'inclinarsi degli alberi successe altre volte nei luoghi in cui passava il loro Creatore, benché non rimase il ricordo di tutti. Questa meraviglia di Ermopoli, però, durò per molti secoli, perché in seguito le foglie e i frutti di quell'albero sanavano da molte infermità. Molti autori, parlando della venuta e della dimora del Verbo incarnato e della sua santissima Madre in quella terra, scrissero di questo miracolo, come anche di altri che accaddero nelle città per le quali passavano: ad esempio, di una fontana, che si trova vicino al Cairo, dove la divina Signora prese dell'acqua per bere e lavare le fasce del bambino. Tutto ciò avvenne veramente, e fino ad oggi perdura la tradizione e la venerazione di quei prodigi non solo tra i fedeli che visitano i luoghi santi, ma anche tra i medesimi infedeli, che in epoche diverse hanno ricevuto alcuni benefici temporali dalla mano del Signore. Egli li elargisce loro o per convalidare maggiormente la sua causa, o perché si conservi quel ricordo. Simile memoria esiste ancora di altri luoghi, nei quali dimorarono ed operarono grandi meraviglie. Però non è necessario darne qui ora relazione, perché mentre dimorarono in Egitto, si trattennero principalmente nella città di Eliopoli, che non senza mistero si chiamava città del sole ed ora Cairo.

647. Scrivendo queste rivelazioni, domandai con stupore alla gran Regina del cielo perché con Gesù bambino avesse peregrinato per tante terre e luoghi sconosciuti. Mi sembrava, infatti, che proprio per questa causa fossero aumentate di molto le loro pene e sofferenze. E sua Maestà mi rispose: «Non ti meravigliare che per conquistare tante anime peregrinassimo il mio santissimo Figlio ed io, perché anche per una sola, se fosse stato necessario, avremmo girato tutto il mondo se non ci fosse stata altra soluzione». Così, se ci sembra molto quello che fecero per la salvezza umana, è perché ignoriamo l'immenso amore col quale ci amarono, e perché noi non sappiamo amare in modo proporzionato a ciò.

648. Lucifero si alterò molto per l'effetto prodotto dal veder discendere all'inferno tanti demoni precipitati da una forza per loro straordinaria e sconosciuta. E, bruciando nel fuoco del suo furore, venne nel mondo e corse per molti luoghi, al fine di trovare la causa di così inauditi eventi. Passò per tutto l'Egitto dove erano caduti i templi e gli altari con i loro idoli e, arrivato ad Eliopoli, nella quale, essendo una grande città, era maggiormente visibile la distruzione del suo impero, cercò di sapere ed esaminare con grande attenzione che tipo di gente vi si trovasse. Non incontrò altra novità, se non che Maria santissima era venuta in quella città e in quella terra. Non diede infatti alcuna importanza al bambino Gesù, giudicandolo un bambino come gli altri, giacché egli non ne conosceva la differenza. Siccome era stato vinto tante volte dalle virtù e dalla santità della prudente Madre, s'insinuarono in lui nuovi sospetti, poiché non stimava che una donna potesse compiere opere tanto grandi. Pertanto determinò di nuovo di perseguitarla, avvalendosi, a tal fine, dei suoi ministri di malvagità.

649. Ritornò subito nell'inferno e, convocato un conciliabolo dei principi delle tenebre, li ragguagliò sulla distruzione degli idoli e dei templi d'Egitto. I demoni, infatti, quando uscirono da essi, furono precipitati dal potere divino con tanta celerità, confusione e pena, che non percepirono ciò che successe agli idoli ed ai luoghi che lasciavano. Lucifero, informandoli di quanto stava succedendo e che il suo impero stava andando in rovina in tutto l'Egitto, disse loro che non ne comprendeva il motivo. In effetti, in quella terra, aveva incontrato solo la donna sua nemica - come la chiamava il drago -, il cui potere, benché sapesse essere speciale, non presumeva potesse avere tanta forza, quanto essi ne avevano sperimentata in quell'occasione. Nondimeno decideva di muoverle nuovamente guerra, e tutti dovevano essere preparati a questo. I ministri di Lucifero risposero che erano pronti ad obbedire e, cercando di consolarlo nel suo disperato furore, gli promisero la vittoria, come se le loro forze fossero state uguali alla loro arroganza.

650. Dall'inferno uscirono insieme molte legioni e si avviarono verso l'Egitto dove stava la Regina del cielo. Erano certi che, se l'avessero vinta, avrebbero confortato la loro perdita con questo trionfo e avrebbero recuperato tutto ciò che in quel miserabile regno era stato loro tolto dal potere di Dio, del quale sospettavano che Maria santissima fosse strumento. Fu un fatto straordinario che non potessero accostarsi a lei per più di duemila passi, mentre pretendevano di avvicinarsi per tentarla secondo i loro diabolici fini; nascostamente li tratteneva la forza divina, che essi riconoscevano provenire dalla parte della medesima Signora. Sebbene Lucifero e gli altri nemici si sforzassero e si ostinassero, venivano estenuati e trattenuti come stretti in forti legami che li tormentavano, senza che potessero avvicinarsi al luogo da cui l'invincibile Regina stava guardando tutto col potere dello stesso Dio nelle sue braccia. Lucifero, persistendo in questa lotta, fu un'altra volta precipitato nel profondo con le sue numerose e malvagie schiere. Questa sopraffazione e questo schianto diede pensiero e tormento grande al drago. Dato che nei giorni dopo l'incarnazione, come si è riferito, gli era accaduta molte volte la medesima cosa, iniziò a sospettare che il Messia fosse venuto nel mondo. Tuttavia, poiché questo mistero, che si aspettava noto e grandioso, a lui era ignoto, rimaneva sempre più confuso e ingannato, pieno di furore e di rabbia che lo crucciava. Impazziva nel ricercare la causa del suo danno e, quanto più la rimuginava nella sua mente, tanto meno la conosceva.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

651. Figlia mia, grande e stimabile sopra ogni bene è la consolazione delle anime fedeli e amiche del mio santissimo Figlio, quando con fede viva riflettono sul loro servire ad un Signore che è Dio degli dei e Signore dei signori, che solo detiene il potere e il dominio di ogni cosa creata, a cui solo spetta la potenza, e che regna e trionfa sui suoi nemici. In questa verità si diletta l'intelletto, si ricrea la memoria, gioisce la volontà e tutte le facoltà dell'anima devota si abbandonano, senza paura, alla soavità che sentono con così nobili attività, contemplando quell'oggetto di bontà, santità e potere infinito, che non ha bisogno di nessuno e dalla cui volontà dipende tutto il creato". Oh, quanti beni insieme perdono le creature, che incuranti della loro felicità impiegano tutto il tempo della vita e le loro capacità nell'occuparsi del visibile, nell'amare il momentaneo e nel cercare i beni apparenti e caduchi! Io vorrei, figlia mia, che tu con la conoscenza e la luce che hai evitassi questo pericolo, e che il tuo intelletto e la tua memoria si occupassero sempre della verità dell'essere di Dio. Immergiti e sprofondati in questo mare interminabile, ripetendo continuamente: Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra? Chi è come lui, che è onnipotente e non dipende da nessuno, che umilia i superbi ed abbatte quelli che il mondo ottenebrato chiama potenti, che trionfa sul demonio e lo abbatte fino nell'abisso dell'inferno?

652. Affinché tu possa dilatare meglio il tuo cuore in queste verità ed acquisire con esse maggiore preminenza sopra i nemici dell'Altissimo e tuoi, voglio che mi imiti per quanto ti è possibile, gloriandoti delle vittorie e dei trionfi del suo braccio onnipotente e facendo in modo di avere parte in quelle che egli vuole sempre riportare su questo drago spietato. Non è possibile che lingua di creatura, neppure quella dei serafini, possa comunicare ciò che sentivo nell'anima, quando vedevo, nelle mie braccia, il mio santissimo Figlio compiere tanti miracoli contro i suoi nemici ed in favore di quelle anime cieche e tiranneggiate dai loro errori, e mi accorgevo che la lode al nome dell'Altissimo cresceva e si propagava per mezzo del suo Unigenito fatto uomo. La mia anima, in questo giubilo, magnificava il Signore e componeva col mio santissimo Figlio nuovi cantici di lode come madre sua e sposa dello Spirito Santo. Tu sei figlia della santa Chiesa, sposa del mio Figlio benedetto e favorita dalla sua grazia; è giusto, dunque, che tu sia diligente e sollecita nel conquistargli questa gloria ed esaltazione, combattendo contro i suoi nemici, affinché il tuo Sposo riporti questo trionfo.


5 novembre 1943

Maria Valtorta

Dice Gesù:
   «Quando un uomo, anche lontano dalla conoscenza del vero Dio, conosce, per elevazione di anima retta, che un Dio vi deve essere e nel suo cuore eleva un altare al Dio ignoto di cui parla Paolo,[545] questo uomo è molto più vicino a Dio di coloro che, dopo essere stati istruiti sull’esistenza di Dio, hanno voluto dare teorie umane alle mirabili opere di Dio.

   Più ancora idolatri e più ancora maledetti, coloro che adorano il loro pensiero o il pensiero di altri omuncoli pari a loro, di quelli che adorano un astro o un animale. Costoro sono selvaggi e involuti. I primi invece sono dei progrediti che si fanno selvaggi. Pari a coloro che si mutilano spontaneamente, essi amputano la loro parte più nobile e santa e la gettano come parte scurrile.

   Guardate alle cose di Dio con occhi onesti e onesto pensiero. Vi vedrete splendere Dio. Perché scrutare le leggi delle vite e i segreti dell’universo e prima non confessare che questo universo e queste leggi sono la prova innegabile di un Dio?

   Ma tutto il vostro progresso è atto forse ad aumentare di un filo d’erba il prato che vi dà il suo verde? Ma la vostra scienza riesce forse a generare un nuovo animale uscendo da quelle leggi che Dio ha messe da quando li creò maschi e femmine?[546] Ma, nonostante i vostri esperimenti che vi empiono di boria, riuscite forse, non dico a creare la vita, ma ad arrestare la morte?

   No. Riuscite a fecondare le uova dei più semplici fra i milioni di animali che sono. Riuscite a continuare il battito di un cuore embrionale. Ma non riuscite a fare ciò che Dio fece: un uomo dal nulla. Ma non riuscite a mantenere il battito ad un cuore che muore quando Dio dice[547] alla polvere di tornare polvere e all’anima di tornare a Lui. Senza seme non riuscite a far spuntare un solo filo d’erba. Con tutta la vostra elettricità non riuscite a ridare energia a un corpo spento. Riuscite solo a generare morbi e morte, stragi e sventure.

   E come non riuscite a questo, aumentando unicamente la confusione sulla Terra e nelle coscienze, così non sapete più crearvi nell’intimo quella Fede senza la quale è inevitabile l’errore. Deviate. Vi fate delle religioni. Ma non avete la Religione.

   Amate un figlio, un marito, un parente più di Dio. Perdete amore e rispetto a Dio se ve lo rapisce. Amate, anzi: venerate come un dio qualche disgraziato uomo che si autoproclama “dio” ed è tre volte più fango di voi, e davanti a lui curvate non solo la schiena - sarebbe poco male - ma curvate il vostro criterio, la vostra coscienza soprattutto. Peccate per far piacere a lui. Se ancora compatisco quelli che peccano per amore disordinato di un parente, non perdono a chi si vende e vende la sua coscienza ad un potere contrario a Dio.

   Occorre esser figli di Dio anche contro i tiranni e accettare tutto fuorché di bruciare la propria anima davanti agli idoli di fango. Quando l’uomo perde il culto santo al vero Dio e cade nell’idolatria di esseri suoi pari o inferiori, depravando in se stesso la mirabile gemma che lo fa simile a Dio, tutto in lui si deprava. E non è esagerato dire che il tempo in cui siete è un campione di tale depravazione. Non ne manca una.

   Ai miei altari, o cristiani bugiardi che di cristiani avete l’e­sterno ma non siete tali nell’interno vostro, vengono molti che non sono quali dovrebbero essere. E ciò è male per l’uomo, il quale dovrebbe saper non fornicare e, se la carne con la sua voce di sangue lo sprona, scegliersi una sposa senza attendere d’esser già vecchio, ma a questa sposa portare un corpo incontaminato. Per giustizia, perché tal cosa vuole da lei, e per carità, perché le contaminazioni non sono sempre senza pericolo, ma anzi insieme al corpo che si avvilisce e all’anima che si corrompe vi è la malattia che fa di voi tanto spesso dei lebbrosi, e tale lebbra comunicate alla compagna e agli innocenti.

   Doppiamente male è per la donna presentarsi a Dio, all’altare di Dio per giuramento ad un uomo, con la macchia più brutta che possa macchiare una donna. Mentitrice a Dio, al­l’uo­mo suo compagno, al mondo, carpisce una benedizione, una protezione e un rispetto di cui non è degna. Ma la benedizione su lei si muta in punizione poiché Dio non si inganna. Ladra e adultera sarà, in base a tali sue colpe, giudicata. Ladra perché defrauda il compagno del suo diritto e ruba ad esso una fiducia di cui ella non è degna, e a Dio una benedizione di cui è ancora più indegna, ruba a pre-nati una madre e dei diritti, né, nella sua anima morta, non scorre un fremito pensando ai soppressi avanti l’alba della vita o agli abbandonati ai margini della vita come cuccioli randagi. Adultera, perché[548] “colei che guarda un uomo con desiderio già commette adulterio”, ed ella l’adulterio l’ha consumato perché non ha saputo domare il desiderio della carne, ma saziarsene nella sua fame depravata.

   Vivendo in idolatria divenite facili a spargere il sangue in singoli omicidi o in omicidi collettivi quali sono le guerre, le quali sono quasi sempre, e quelle di ora tutte, null’altro che furti e frodi non giustificati da nessun movente. Ladri siete delle terre e dei diritti altrui e omicidi siete dei figli altrui.

   Menzogneri siete e frodatori nel piccolo ambito e nel grande ambito. Non c’è più onestà nella vita. La parola dell’uomo è priva d’onore e perciò commettete con tranquillità opere di disonore.

   Corrotti siete. Nel pensiero, nei gusti, nelle opere, nei sensi. Corrotti sino al profondo. Più di corpi sepolti da dieci volte quattro giorni.[549] Siete corrotti anche in quello che Io vi avevo creato incorruttibile: nello spirito, che avete ucciso e che è tutto un verminaio brulicante sozzi pensieri e sozze opere.

   Corrotti e corruttori. Di vostri simili, grandi e piccini. Non rispettate più neppure l’infanzia davanti alla quale fornicate indifferentemente con l’atto e la parola, sporcando quei bocci di giglio col vostro marciume. Essi si apriranno già sporchi e daranno odori di morte, sempre più, perché sempre più voi li corrompete. La vostra arte, fino l’arte, segno della vostra regalità sugli altri animali, segno della vostra natura di semidei che dal vero Dio vostro Creatore avete avuto una scintilla del suo Pensiero creativo, fino l’arte è corrotta e corruttrice e fa ribrezzo a coloro che, più rari di solitario pino montano, sanno ancora ricordarsi del Cielo e rimanere tesi al Cielo.

   Infedeli siete. Infedeli a Dio, alla patria, alla famiglia, alla sposa, ai figli, ai parenti, agli amici. Giuda che vendete tutto per un luccichio di denaro o per un sorriso di femmineo serpente, non sapete più neppure cosa sia la fedeltà che rende sicuro l’animo nell’onorare Dio sopra ogni cosa e a qualunque costo, che rende eroico il cuore nel difendere la bandiera, che rende sincero l’amore verso chi vi ama e costante l’amicizia verso chi a voi si affida.
   Rissosi siete. E di ogni occasione vi fate strumento per dare agio al vostro istinto di fiere di scatenarsi e affondare le zanne nel sangue fraterno.

   Menzogneri siete perché dite di amare Dio, patria e famiglia, ma lo dite con le sole labbra, pronti a tradire tutto e tutti se sperate averne un utile sulla Terra. E dato che, secondo la vostra anima cieca, da Dio direttamente poco vi può venire, vi fate di Dio un trampolino di lancio per conquistare la stima degli uomini nominando Dio, mettendo in opera l’ipocrisia per sembrare buoni e ottenere ciò che agognate da uomini ingannati dal vostro aspetto di agnelli, o ipocriti caproni pieni di peccato.

   Oppressori siete perché, non seguendo la mia legge di carità, è inevitabile cadiate nella legge opposta, e vi credete lecito l’illecito purché vi faccia comodo: odiate perciò i simili vostri e li opprimete e, dato che i pari a voi in durezza di cuore vi sanno tenere testa, opprimete coloro che non reagiscono perché sono “i figli di Dio” nel vero senso della parola.

   Contaminatori di tutto quanto toccate. È lo sguardo, persino lo sguardo vostro, una contaminazione, uomini pieni di appetiti osceni. È la parola volta a sedurre come il sibilo del vero vostro padre: l’infernale Serpente. È il pensiero che partorisce lavori che son veleno delle menti e degli occhi, per cui lo stimolo del vostro veleno scende a turbare i sentimenti e a svegliare i sensi.
   Invertiti nei sensi. Mai come ora, frutto venuto da secoli di vizio, questa caratteristica, che vi fa inferiori ai bruti, è diffusa. Né voi la combattete, ma anzi, poiché siete dei depravati, ve ne compiacete e la sfruttate per le vostre borse. Fate ribrezzo ai demoni. E non dico altro per rispetto del mio portavoce.

   Questo vi dà l’idolatria del senso e del potere che voi ora praticate con tanto accanimento. E vi ci abbandonate senza pensare che di essa e dei frutti di essa sarete puniti da Colui che vede.

   Non sono un dio di carne o di creta che non sempre è presente o che non ha occhi per vedere. Sono Colui che è,[550] e che ovunque è, e dall’alto del mio trono scruto e noto le opere degli uomini.

   Sono Colui che ha parlato per darvi modo di condurvi. Ciò che ho detto ho detto, e per scorrere di millenni non muta. Sono l’Eterno, Unico Dio. Sono il Signore Iddio vostro del quale non ve ne è altra copia. Unico sono nella mia Santissima Trinità.

   Maledetti coloro che di Me non si curano e mi ripudiano per seguire la Bestia.»

[545] di cui parla Paolo, nel discorso riportato in Atti 17, 22-31. Accanto alla data, la scrittrice mette a matita il rinvio a Sapienza 13-14.
[546] li creò maschi e femmine, come si legge in Genesi 1, 27.
[547] Dio dice, come in Genesi 3, 19.
[548] perché…, come è detto in Matteo 5, 27-28.
[549] quattro giorni, con riferimento alla morte di Lazzaro, in Giovanni 11, 17.39.
[550] Colui che è, come è definito in Esodo 3, 14.