Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Chi desidera raggiungere la perfe­zione deve mettere in pratica i mezzi seguenti: rinnegare se stesso, mortifi­care le passioni e odiare tutto ciò che sa di mondano. (Massime di perfezione cristiana)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 4° settimana del Tempo di Pasqua (San Mattia apostolo)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 9

1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.

22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".

23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.

Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".

49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.

57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".


Secondo libro dei Maccabei 5

1In questo periodo di tempo Antioco organizzò la seconda spedizione in Egitto.2Sopra tutta la città per circa quaranta giorni apparivano cavalieri che correvano per l'aria con auree vesti, armati di lance roteanti e di spade sguainate,3e schiere di cavalieri disposti a battaglia e attacchi e scontri vicendevoli e trambusto di scudi e selve di aste e lanci di frecce e bagliori di bardature d'oro e corazze d'ogni specie.4Per questo tutti pregarono che l'apparizione fosse di buon augurio.
5Essendosi diffusa la falsa notizia che Antioco era passato all'altra vita, Giàsone, prendendo con sé non meno di mille uomini, sferrò un assalto alla città. Si accese la lotta sulle mura e, quando la città era ormai presa, Menelao si rifugiò nell'acròpoli.6Giàsone fece strage dei propri concittadini senza pietà, non comprendendo che un successo contro i propri connazionali era il massimo insuccesso, e credendo di riportare trofei sui nemici e non sulla propria gente.7Non riuscì però ad impadronirsi del potere e alla fine, conscio della vergogna del tradimento, corse di nuovo a rifugiarsi nell'Ammanìtide.8Da ultimo incontrò una pessima sorte. Imprigionato presso Areta, re degli Arabi, fuggendo poi di città in città, perseguitato da tutti e odiato come traditore delle leggi, riguardato con orrore come carnefice della patria e dei concittadini, fu spinto in Egitto;9colui che aveva mandato in esilio numerosi figli della sua patria morì presso gli Spartani, fra i quali si era ridotto quasi a cercare riparo in nome della comunanza di stirpe.10E ancora, colui che aveva lasciato insepolta una moltitudine di gente, finì non pianto da alcuno, privo di esequie ed escluso dal sepolcro dei suoi padri.
11Quando il re venne a conoscenza di questi fatti, concluse che la Giudea stava ribellandosi. Perciò tornando dall'Egitto, furioso come una belva, prese la città con le armi12e diede ordine ai soldati di colpire senza risparmio quanti capitavano e di uccidere quelli che si rifugiavano nelle case.13Vi fu massacro di giovani e di vecchi, sterminio di uomini, di donne e di fanciulli, stragi di fanciulle e di bambini.14Ottantamila in quei tre giorni furono spacciati, quarantamila nel corso della lotta e in numero non inferiore agli uccisi furono quelli venduti schiavi.
15Non sazio di questo, Antioco osò entrare nel tempio più santo di tutta la terra, avendo a guida quel Menelao che si era fatto traditore delle leggi e della patria,16e afferrò con empie mani gli arredi sacri; quanto dagli altri re era stato deposto per l'abbellimento e lo splendore del luogo e per segno d'onore, egli lo saccheggiò con le sue mani sacrileghe.
17Antioco si inorgoglì, non comprendendo che il Signore si era sdegnato per breve tempo a causa dei peccati degli abitanti della città e per questo c'era stato l'abbandono di quel luogo.18Se il popolo non si fosse trovato implicato in molti peccati, come era avvenuto per Eliodòro, mandato dal re Seleuco a ispezionare la camera del tesoro, anche costui al suo ingresso sarebbe stato colpito da flagelli e sarebbe stato distolto dalla sua audacia.19Ma il Signore aveva eletto non già il popolo a causa di quel luogo, ma quel luogo a causa del popolo.20Perciò anche il luogo, dopo essere stato coinvolto nelle sventure piombate sul popolo, da ultimo ne condivise i benefici; esso, che per l'ira dell'Onnipotente aveva sperimentato l'abbandono, per la riconciliazione del grande Sovrano fu ripristinato in tutta la sua gloria.
21Antioco dunque portando via dal tempio milleottocento talenti d'argento, fece ritorno in fretta ad Antiochia, convinto nella sua superbia di aver reso navigabile la terra e transitabile il mare, per effetto del suo orgoglio.22Egli lasciò sovrintendenti per opprimere la nazione: in Gerusalemme Filippo, frigio di stirpe, ma nei modi più barbaro di chi l'aveva nominato;23sul Garizim Andronìco; oltre a loro Menelao, il quale più degli altri era altezzoso con i concittadini, nutrendo una ostilità dichiarata contro i Giudei.
24Mandò poi il misarca Apollonio con un esercito di ventiduemila uomini, e con l'ordine di uccidere quanti erano in età adulta e di vendere le donne e i fanciulli.25Costui, giunto a Gerusalemme e fingendo intenzioni pacifiche, si tenne quieto fino al giorno sacro del sabato. Allora sorpresi i Giudei in riposo, comandò ai suoi una parata militare26e trucidò quanti uscivano per assistere alla festa; poi, scorrendo con gli armati per la città, mise a morte un gran numero di persone.
27Ma Giuda, chiamato anche Maccabeo, che faceva parte di un gruppo di dieci, si ritirò nel deserto, vivendo tra le montagne alla maniera delle fiere insieme a quelli che erano con lui; e vivevano cibandosi di alimenti erbacei, per non contrarre contaminazione.


Siracide 47

1Dopo di questi sorse Natan,
per profetizzare al tempo di Davide.

2Come il grasso si preleva nel sacrificio pacifico,
così Davide dagli Israeliti.
3Egli scherzò con leoni quasi fossero capretti,
con gli orsi quasi fossero agnelli.
4Nella giovinezza non ha forse ucciso il gigante
e cancellata l'ignominia dal popolo,
scagliando con la fionda la pietra,
che abbatté la tracotanza di Golia?
5Poiché aveva invocato il Signore altissimo,
egli concesse alla sua destra la forza
di eliminare un potente guerriero
e riaffermare la potenza del suo popolo.
6Così l'esaltarono per i suoi diecimila,
lo lodarono nei canti del Signore
e gli offrirono un diadema di gloria.
7Egli infatti sterminò i nemici all'intorno
e annientò i Filistei, suoi avversari;
distrusse la loro potenza fino ad oggi.
8In ogni sua opera glorificò
il Santo altissimo con parole di lode;
cantò inni a lui con tutto il cuore
e amò colui che l'aveva creato.
9Introdusse musicanti davanti all'altare;
raddolcendo i canti con i loro suoni;
10conferì splendore alle feste,
abbellì le solennità fino alla perfezione,
facendo lodare il nome santo di Dio
ed echeggiare fin dal mattino il santuario.
11Il Signore gli perdonò i suoi peccati,
innalzò la sua potenza per sempre,
gli concesse un'alleanza regale
e un trono di gloria in Israele.

12Dopo di lui sorse un figlio saggio,
che, in grazia sua, ebbe un vasto regno.
13Salomone regnò in tempo di pace,
Dio dispose che tutto fosse tranquillo all'intorno
perché costruisse una casa al suo nome
e preparasse un santuario perenne.
14Come fosti saggio nella giovinezza,
versando copiosa intelligenza come acqua d'un fiume!
15La tua scienza ricoprì la terra,
riempiendola di sentenze difficili.
16Il tuo nome giunse fino alle isole lontane;
fosti amato nella tua pace.
17Per i tuoi canti, i tuoi proverbi, le tue massime
e per le tue risposte ti ammirarono i popoli.
18Nel nome del Signore Dio,
che è chiamato Dio di Israele,
accumulasti l'oro quasi fosse stagno,
come il piombo rendesti abbondante l'argento.
19Ma accostasti i tuoi fianchi alle donne,
e ne fosti dominato nel corpo.
20Così deturpasti la tua gloria
e profanasti la tua discendenza,
sì da attirare l'ira divina sui tuoi figli
e sofferenze con la tua follia.
21Il regno fu diviso in due
e in Efraim si instaurò un potere ribelle.
22Ma il Signore non rinnegherà la sua misericordia
e non permetterà che venga meno alcuna delle sue parole.
Non farà perire la posterità del suo eletto
né distruggerà la stirpe di colui che lo amò.
Concesse un resto a Giacobbe
e a Davide un germoglio nato dalla sua stirpe.

23Salomone andò a riposare con i suoi padri,
lasciando dopo di sé un discendente,
stoltezza del popolo e privo di senno,
Roboàmo, che si alienò il popolo con i suoi consigli.

24Geroboàmo figlio di Nabàt fece peccare Israele
e aprì a Efraim la via del peccato;
le loro colpe si moltiplicarono assai,
sì da farli esiliare dal proprio paese.
25Essi commisero ogni genere di malvagità
finché non giunse su di loro la vendetta.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Michea 5

1E tu, Betlemme di Efrata
così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,
da te mi uscirà colui
che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall'antichità,
dai giorni più remoti.
2Perciò Dio li metterà in potere altrui
fino a quando colei che deve partorire partorirà;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele.
3Egli starà là e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore suo Dio.
Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra

4e tale sarà la pace:
se Assur entrerà nella nostra terra
e metterà il piede sul nostro suolo,
noi schiereremo contro di lui
sette pastori e otto capi di uomini,
5che governeranno la terra di Assur con la spada,
il paese di Nimròd con il suo stesso pugnale.
Ci libereranno da Assur,
se entrerà nella nostra terra
e metterà piede entro i nostri confini.

6Il resto di Giacobbe
sarà, in mezzo a molti popoli,
come rugiada mandata dal Signore
e come pioggia che cade sull'erba,
che non attende nulla dall'uomo
e nulla spera dai figli dell'uomo.
7Allora il resto di Giacobbe sarà,
in mezzo a popoli numerosi,
come un leone tra le belve della foresta,
come un leoncello tra greggi di pecore,
il quale, se entra, calpesta e sbrana
e non c'è scampo.

8La tua mano si alzerà
contro tutti i tuoi nemici,
e tutti i tuoi avversari
saranno sterminati.
9In quel giorno - dice il Signore -
distruggerò i tuoi cavalli in mezzo a te
e manderò in rovina i tuoi carri;
10distruggerò le città della tua terra
e demolirò tutte le tue fortezze.
11Ti strapperò di mano i sortilegi
e non avrai più indovini.
12Distruggerò in mezzo a te
le tue sculture e le tue stele,
né più ti prostrerai
davanti a un'opera delle tue mani.
13Estirperò da te i tuoi pali sacri,
distruggerò i tuoi idoli.
14Con ira e furore,
farò vendetta delle genti,
che non hanno voluto obbedire.


Lettera agli Efesini 3

1Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili...2penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio:3come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente.4Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo.5Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito:6che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo,7del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell'efficacia della sua potenza.8A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo,9e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo,10perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio,11secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore,12il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui.13Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.

14Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre,15dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome,16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore.17Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità,18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità,19e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

20A colui che in tutto ha potere di fare
molto più di quanto possiamo domandare o pensare,
secondo la potenza che già opera in noi,
21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù
per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.


Capitolo X: Astenersi dai discorsi inutili

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1.     Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.

2.     Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.  

3.     Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.


LETTERA 57: Agostino che già aveva in un suo precedente scritto dimostrato a Celere che i Donatisti s'erano staccati dalla Chiesa senza alcun giusto motivo

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta poco dopo la precedente.

Agostino che già aveva in un suo precedente scritto dimostrato a Celere che i Donatisti s'erano staccati dalla Chiesa senza alcun giusto motivo, dichiara che, se non è rimasto soddisfatto delle prove ivi addotte, è pronto a fargli leggere sullo stesso argomento qualche altro suo lavoro (n. 1) e lo esorta a riportare all'unità cattolica i suoi coloni, con uno dei quali desidera conferire (n. 2).

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL DILETTISSIMO E GIUSTAMENTE ONORANDO SUO SIGNORE E STIMATISSIMO FIGLIO CELERE

Lo scisma Donatista è sorto senza giusto motivo.

1. Io credo che la tua saggezza, considerando ancor meglio la questione, comprenderà facilmente che non ci fu alcun giusto motivo perché la setta di Donato si separasse dalla Chiesa Cattolica, diffusa su tutta la faccia della terra secondo le promesse dei Profeti e del Vangelo. Se però su tale argomento fosse necessaria una discussione più accurata, ricordo d'aver dato da leggere alla tua Benevolenza un libro, avendo saputo da tuo figlio Cecilio, a me carissimo, che tu lo avevi chiesto; questo libro è rimasto nelle tue mani ormai da parecchio tempo. Se, preso dal desiderio di conoscere la questione, lo hai voluto e potuto leggere, non dubito che la tua Prudenza ha potuto appurare che i Donatisti non hanno nessun argomento fondato da contrapporci. Ma se per caso hai ancora qualche dubbio, coll'aiuto di Dio potremmo forse rispondere alle tue obiezioni, oppure darti da leggere ancora qualche nostra opera sull'argomento, direttissimo signore e giustamente onorando e stimatissimo figlio.

Quando è bene mutare opinione.

2. Ti prego quindi di raccomandare l'unità cattolica nella regione d'Ippona ai tuoi coloni, specialmente a Paterno e a Marusio. Mi è nota la tua sollecitudine e non c'è bisogno, penso, di scriverti più a lungo su ciò; tu puoi infatti, assai facilmente, purché lo voglia, indagare sulle loro intenzioni ed impedire opposizioni nelle terre sottoposte alla tua giurisdizione. Mi è stato assicurato che nelle tue terre c'è un tuo amico donatista, col quale desidererei conferire: ti prego d'aiutarmi in questo affare; ne avrai gran lode presso gli uomini e un gran premio presso Dio. Egli mi aveva già fatto sapere per mezzo di un certo Caro, nostro comune amico, che temeva violenze di non so quali persone della sua setta che gli impedivano di avere contatti con me; ma ora nella tua proprietà e sotto la tua protezione non potrà più temerli. Tu poi non devi amare in lui ciò che non è costanza, ma solamente testardaggine. È infatti vergognoso mutare parere quando esso è vero e giusto; ma quando esso è stolto e dannoso, mutarlo è cosa lodevole e giovevole alla salvezza dell'anima. Come poi la costanza non lascia traviare l'uomo, così la pertinacia non lo lascia correggere, e perciò l'una è da lodare, mentre l'altra è da correggere. Il resto lo comunicherà più chiaramente alla tua Prudenza il prete che ti ho inviato. La misericordia di Dìo ti conservi sano e felice, dilettissimo signore e giustamente onorando e stimatissimo figlio.


29 - Cristo ritorna con i primi cinque discepoli a Nazaret, dove battezza la sua Madre beatissima.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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1025. Il mistico edificio della Chiesa militante, che s'innalza sino a ciò che vi è di più sublime e inaccessibile in Dio, è stabilito sulla fermezza inespugnabile della fede cattolica, che Gesù, come prudente e saggio architetto, fissò in esso. Per assicurare questa saldezza alle sue fondamenta, cioè i suoi primi seguaci, egli incominciò immediatamente a informarli dei misteri della sua divinità e umanità santissima. Perché fosse creduto vero Messia, disceso dal seno del Padre e fattosi uno di noi per il nostro riscatto, era necessario e conseguente che spiegasse loro la sua incarnazione nel grembo di Maria; era, inoltre, opportuno che ella fosse conosciuta e venerata come madre e vergine. Così egli rivelò loro questo arcano tra gli altri riguardanti l'unione ipostatica e la redenzione, e con tale celeste istruzione furono alimentati questi suoi figli primogeniti. Mentre questi non erano ancora arrivati alla presenza della gran Regina, sapendola vergine prima, durante e dopo il parto, ne compresero le eccezionali prerogative. Cristo destò in loro un profondissimo rispetto e amore verso di lei, per cui bramavano di incontrare subito una creatura tanto eminente. Fece ciò sia perché desiderava con ardore che ella venisse onorata, sia perché per essi stessi era importante riverirla e avere di lei un concetto così alto. Tutti rimasero meravigliosamente rischiarati da tale favore, ma chi si distinse maggiormente fu Giovanni; infatti, da quando egli udì il suo Maestro elogiare la purissima Signora, la stima e la considerazione per una simile eccellenza crebbero sempre di più in lui, che era prescelto e predisposto per godere di singolari privilegi nel suo servizio, come affermerò in seguito e come risulta dal Vangelo.

1026. Essi, dunque, pregarono sua Maestà di dar loro la consolazione di vederla e ossequiarla. Acconsentì e, dopo essere entrato in Galilea, si diresse verso Nazaret, anche se procedette sempre insegnando apertamente e proclamandosi guida alla verità e alla vita eterna. Non aveva ancora chiamato con sé nessun altro che loro, ma molti presero ad andargli dietro, attirati dalla forza delle sue parole e dalla luce e grazia che infondeva nei cuori che l'accettavano. Sebbene fosse così ardente la loro devozione per Maria e così manifesta la preminenza che ella aveva su tutti, non dicevano l'opinione che avevano di lei e, per non rendere pubblico ciò che sentivano e intendevano, erano come muti e ignoranti di realtà tanto elevate. Aveva determinato questo la sovrana sapienza perché non era conveniente che, all'inizio della predicazione del Signore, si divulgassero già tali cose. Spuntava allora il Sole di giustizia e bisognava che il suo splendore si propagasse per le nazioni; benché la luna, la Regina beatissima, fosse nel pieno della santità, era ugualmente indicato che restasse nascosta per rifulgere nella notte che la lontananza di esso, al momento dell'ascesa al Padre, avrebbe lasciato nella Chiesa. Tutto poi avvenne così, poiché solo a quel punto ella brillò; frattanto, la sua superiorità fu svelata solo agli apostoli affinché ella fosse confessata, apprezzata e ascoltata come degna madre del Salvatore del mondo e maestra di ogni perfezione.

1027. Gesù proseguì il suo cammino, illuminando i nuovi credenti non solo nei misteri della fede, ma in tutte le virtù, con i discorsi e con l'esempio, così come poi durante l'annuncio della buona novella. A tal fine visitava i poveri e gli afflitti, consolava gli infermi e i tribolati negli ospedali e nelle carceri, e con tutti faceva straordinarie opere di misericordia nei corpi e nelle anime, anche se non si dichiarò autore di alcun miracolo sino alle nozze di Cana. Mentre egli era in viaggio, la Vergine si dispose a riceverlo con coloro che conduceva; essendo informata preventivamente di tutto, riassettò la sua misera abitazione per ospitarli e provvide premurosa al cibo necessario, perché era sempre prudente e accorta.

1028. Quando egli giunse a casa lo stava già aspettando sulla porta e, al suo ingresso, si prostrò a terra e gli baciò un piede e poi una mano chiedendogli la benedizione. Quindi, fece una stupenda professione della santissima Trinità e dell'umanità del Verbo incarnato. Anche se questo accadde in presenza dei discepoli, non fu senza discrezione e cautela da parte sua. Oltre a dare al suo Unigenito il culto e l'adorazione che gli spettavano come a vero Dio e uomo, gli restituì anche l'onore con cui l'aveva esaltata presso i suoi seguaci: come egli, stando lontano, li aveva istruiti sulla sua grandezza e sulla venerazione con la quale avrebbero dovuto trattarla, anch'ella, davanti a lui, volle insegnare ad essi il rispetto con cui avrebbero dovuto rivolgersi a colui che era loro Signore. Così fu in effetti, perché gli atti di profonda umiltà e carità con i quali lo ricevette come redentore infusero in loro ulteriore meraviglia e devozione verso di lui, e da allora in poi furono per essi modello di vita religiosa. In questo modo Maria divenne subito maestra e madre spirituale nella materia più importante, cioè la familiarità con l'Altissimo, ed essi si strinsero maggiormente a lei, genuflettendosi subito e domandandole che li accettasse come suoi figli. Il primo a fare tale offerta fu san Giovanni, che già superava tutti gli altri nello stimarla; ella la gradì in maniera speciale, perché questi era docile, mansueto e semplice e, inoltre, aveva il dono della castità.

1029. La Signora li fece entrare e portò in tavola quello che aveva preparato, stando sempre attenta a ogni cosa con sollecitudine materna e con compostezza e magnificenza regale; la sua incomparabile sapienza era capace di accordare tutto con ammirazione degli stessi angeli. Serviva sua Maestà in ginocchio con somma riverenza e a queste pie azioni aggiungeva alcune espressioni di smisurato valore, che indirizzava agli invitati riguardo alla gloria del loro Maestro per educarli nella dottrina veramente cattolica. Quella notte, quando gli altri si furono ritirati, il Salvatore andò, secondo la sua consuetudine, nel luogo di preghiera della Regina. La più umile tra gli umili gli si gettò innanzi come altre volte aveva fatto e, benché non avesse colpe da farsi perdonare, lo supplicò di avere pietà di lei se non si era prodigata abbastanza e aveva corrisposto scarsamente alla sua immensa generosità. Ella, infatti, nella sua modestia riteneva tutto quello che faceva poco e meno di quanto avrebbe dovuto all'amore infinito e a ciò che le era stato elargito, e quindi si considerava inutile al pari della polvere del suolo. Gesù la sollevò e le disse parole di vita eterna, ma con austera gravità perché in questo tempo era severo con lei per darle occasione di patire. Così fu finché non partì per andare al Giordano.

1030. La Vergine lo implorò ancora di concederle il battesimo da lui istituito come già le aveva assicurato e, affinché esso fosse celebrato con solennità degna di loro, per decreto divino discese dai cori del cielo una moltitudine innumerevole di spiriti in forma visibile. Con la loro assistenza egli stesso glielo impartì e immediatamente si udì la voce del Padre esclamare: «Questa è la mia Figlia diletta, in cui io mi compiaccio». Il Figlio proclamò: «Questa è la mia Madre amatissima, che io ho scelto e che coopererà con me in tutto». E lo Spirito Santo affermò: «Questa è la mia Sposa eletta tra mille». Maria con tale sacramento sentì ed ebbe tanti e così sublimi benefici interiori che non si possono spiegare con il nostro linguaggio; gliene furono dati infatti di nuovi, fu ritoccata nella bellezza della sua candidissima anima e salì a livelli più elevati. Ottenne l'illuminazione e il carattere che esso conferisce, contrassegnando i cristiani, e oltre agli effetti comunicati di per sé, eccetto la remissione del peccato, che non aveva né mai ebbe, si guadagnò eccelsi gradi di perfezione per l'umiltà di assoggettarsi a tale rito stabilito per la purificazione degli uomini. Quanto al merito fu per lei come per il nostro Redentore, anche se ella soltanto conseguì un aumento di grazia perché a lui non era possibile. Subito dopo compose con i custodi un cantico di lode per ciò che le era stato amministrato e, prostrata davanti al Signore, gli mostrò la sua riconoscenza con enorme tenerezza.

 

Insegnamento della Regina del cielo

1031. Carissima, scorgo la tua benedetta premura e gelosia della grande fortuna dei discepoli e specialmente di Giovanni, mio favorito. Certamente fui legata a lui in modo singolare, perché era puro come una semplice colomba e agli occhi dell'Altissimo era molto gradito per questo e per la sua affezione nei miei confronti. Desidero che tale esempio ti sia di stimolo per fare quanto io bramo che tu compia verso di lui e verso di me. Sai già che io sono benigna e accolgo maternamente tutti quelli che, con fervore e riverenza, vogliono essere miei figli e servi del mio Dio. Li riceverò a braccia aperte e, con gli stessi impulsi di carità che egli mi ha comunicato, sarò loro avvocata e intercederò per loro. Tu, essendo la più inutile, povera e trascurata, sarai un motivo maggiore perché si manifesti la mia abbondante misericordia e, quindi, ti chiamo e ti invito ad essermi particolarmente devota nella Chiesa.

1032. Tale promessa, però, si adempirà ad una condizione che esigo da parte tua. Essa è che, se davvero hai santa invidia dei sentimenti che io provai per l'Evangelista e della corrispondenza che egli me ne rese, lo imiti fedelmente secondo le tue forze; devi garantirmi questo e fare senza mancanze quanto ti ordino. È mio volere che ti affatichi sino a che in te non siano morti l'amor proprio e tutte le conseguenze della colpa originale, non siano estinte le inclinazioni terrene derivanti dal fomite e tu non ti sia rimessa nello stato di limpida schiettezza e sincerità, che distrugge ogni malizia e doppiezza. Sii celestiale in tutto ciò che fai, poiché la magnanimità dell'Onnipotente verso di te è tale che ti ha dato luce e intelligenza più di angelo che di creatura umana. Io ti procuro questi larghi aiuti, ed è giusto che l'operare sia proporzionato al comprendere. Abbi verso di me un incessante affetto e un continuo anelito a curarmi e ad attendere a me, stando sempre attenta ai miei consigli e con lo sguardo fisso alle mie mani, per sapere ciò che ti comando ed eseguirlo prontamente. Così tu sarai mia autentica figlia e io sarò la tua protettrice e la tua dolce madre.


34-20 Gennaio 4, 1937 Come ogni creatura tiene fin dal principio della sua esistenza un’atto voluto e deciso di Volontà Divina, la quale la crea, la cresce, la forma. Festa di Gesù in ogni atto di creatura che fa la sua Volontà.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Sono tra le braccia del Fiat Divino, il quale mi circonda con la sua luce e richiama sulla mia povera esistenza il suo atto continuo di sua Volontà, ma un’atto che mi dà vita, che mi ama, senza del quale non potrei vivere, né trovare chi veramente mi ama, perciò mi vuole tutta intenta a ricevere quest’atto di vita di sua Volontà, affinché non la esponga a non compiere su di me ciò che vuol fare e l’inceppo il suo Amore, perché Volontà di Dio e Amore fanno a gara, l’una non può stare senza dell’altro. Ora, mentre mi trovavo sotto quest’atto del Fiat, il mio amato Gesù con una bontà che non so dire, tutto tenerezza mi ha stretto al suo cuore divino e mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, la mia Volontà è tutto per la creatura, senza di Essa non potrebbe aver neppure la vita. Tu devi sapere che ogni singola creatura tiene, fin dal principio della sua esistenza, un’atto voluto e deciso della mia Volontà, il quale porta con sé un’atto intenso d’Amore verso colui, o colei che incomincia la vita. Vedi dunque come incomincia la creazione della creatura sotto l’impero d’un atto d’amore e di Volontà Divina voluto con tutta la pienezza della conoscenza, tanto, che questi due atti, Amore e Volontà mia, sono corredati di tutte le grazie, di potenza, sapienza, santità e bellezza, di cui vivrà e compirà la sua vita la creatura. Ora, come ha formato il suo primo atto voluto, non si sposta più da sopra di essa, la crea, la forma, la cresce, svolge il suo atto operante per raffermarla nel suo atto voluto, sicché la mia Volontà, il mio Amore, corrono in ogni atto umano, si fanno vita, sostegno, difesa, rifugio, e circondandola con la sua potenza alimentano questa vita, il mio Amore l’abbraccia e la tiene stretta al suo seno, la mia Volontà la circonda da tutti i lati, più che abitazione, per tenere al sicuro il suo atto voluto che il mio Fiat pronunziò per chiamarla all’esistenza.

(3) Ora, quest’atto voluto dal nostro Fiat è l’atto più grande, più potente e che più ci glorifica il nostro Essere Divino, che neppure i Cieli possono contenere e comprendere; ti par poco che la nostra Volontà corra in ogni atto di creatura, e le dica non con le parole, ma coi fatti: “Sono tua, a tua disposizione, deh! riconoscimi, sono vita tua, atto tuo, se mi riconosci mi darai il tuo piccolo ricambio d’amore, e sebbene piccolo, lo voglio, lo pretendo per rinfrancarmi del mio lavorio continuo e della vita che metto per te”. Ed il mio Amore per non restare dietro al mio Fiat, sente l’irresistibile bisogno di correre ad amare ciascun’atto di creatura, il quale le dice in ogni suo atto, ti amo e amami.

(4) Oltre di ciò, il tutto sta se viene riconosciuto quest’atto voluto del mio Fiat, allora ne fa dei prodigi inauditi di santità e di bellezza, che formeranno i più belli ornamenti della patria celeste e le vite più fulgide che si somigliano al loro Creatore, perché la nostra Volontà non ne sa fare esseri che non ci somigliano, la prima cosa che getta è la nostra somiglianza, perché vuol trovare Sé stessa nell’atto operante che svolge nella creatura, altrimenti direbbe: “Non mi somiglia, quindi non mi appartiene”. Se poi non viene riconosciuta e non amata, allora forma il dolore del mio Volere, sebbene corre in ogni atto di creatura, e se non corresse dovrebbe togliere la vita. Quindi nel suo dolore si sente respingere la sua Vita Divina, inceppata la santità che vuole svolgere, rinchiusi nel suo atto voluto i mari di grazie che dovevano inondarla, la bellezza che doveva coprirla. Perciò la mia Volontà può dire: “Non vi è dolore simile al mio dolore”. Molto più che non vi era bene che non voleva darle, non vi è atto suo che non vi ho messo del mio. Quindi figlia mia sii attenta, pensa che ogni tuo atto pende da una Volontà Divina che lo involge, lo forma e le dà la vita, e perché ti ama vuole che conosca la vita che ti dà, e questo come conferma degli atti suoi in te, perciò contentati di morire anziché inceppare quest’atto voluto della mia Volontà fin dal principio della tua esistenza. Com’è bello poter dire: “Sono Volontà di Dio, perché Essa ha fatto tutto in me, mi ha creato, mi ha formato e mi porterà nelle sue braccia di luce nelle celesti regioni come vittoria e trionfo del Fiat Onnipotente e del suo Amore”.

(5) Dopo di ciò la mia mente continuava a nuotare nel mare del Fiat, ed oh! com’era bello vederlo che stava sull’attento, che come io respiravo, palpitavo, amavo, così investiva il mio respiro per formare il suo respiro divino, il palpito divino, e sul mio piccolo amore formava il suo mare d’amore e si dilettava tanto, che con ansia aspettava i miei piccoli atti umani per formare il suo lavorio divino, ed il mio amato Gesù festeggiava il trionfo, il lavoro del Fiat nella piccola anima mia, e tutto bontà mi ha detto:

(6) “Figlia del mio Volere, come godo nel vedere che la mia Divina Volontà mette del suo nell’atto della creatura, e siccome l’atto di essa è piccolo, si diletta di sperderlo nel suo atto grande, che non ha confini, e come trionfante dice: “Ho vinto, la vittoria è mia”. Ed Io in ogni atto di mia Volontà in essa faccio la mia festa. Ora, tu devi sapere che è tanto il compiacimento del nostro Essere Supremo nel vedere sperduto il piccolo atto umano, sperduto, immedesimato, come se avesse perduto la vita per dar vita alla nostra, che eleviamo quest’atto, che chiamammo atto nostro, nell’altezza del nostro atto eterno. L’Eternità tutta quanta, si fa intorno e circondano quest’atto e tutto ciò ch’è stato fatto e si farà nel giro di Essa, si immedesimano con quest’atto, in modo che tutta l’Eternità appartiene a quest’atto, quest’atto lascia nel seno dell’Eterno e forma una festa di più al nostro Essere Supremo, quindi una festa di più a tutto il Cielo, ed un’aiuto, forza e difesa a tutta la terra. Il fare la creatura la nostra Volontà, farla vivere in essa, è l’unica soddisfazione che proviamo, è il vero contraccambio che riceviamo perché abbiamo creato la Creazione, è la gara d’amore tra il Creatore e la creatura, è il muoverci per dare nuove sorprese di grazie, ed essa a riceverle. Perciò se la creatura corre nel nostro Fiat per dargli libero campo d’azione, nella nostra enfasi d’amore diciamo: “La creatura ci paga per tutto ciò che abbiamo fatto, del resto non facemmo tutte le cose e la stessa creatura perché facesse in tutto il nostro Volere? Questo lo fa, e ciò ci basta, ancorché non facesse più nulla. Se ciò basta a Noi, molto più dovrebbe bastare a loro il fare, il vivere sempre nella nostra Volontà, con ciò essa è nostra e Noi siamo tutto suo, e ti par poco poter dire: “Dio è mio, tutto mio, né mi può sfuggire perché il suo Fiat Onnipotente lo tiene avvinto in me”.