Sotto il Tuo Manto

Martedi, 3 giugno 2025 - San Carlo Lwanga (Letture di oggi)

C'era una donna anziana che rimase vedova del suo adorato marito. Allora andò a vivere con il figlio, la nuora e la nipotina. Ogni giorno che passava, la sua salute peggiorava, le mani tremavano al punto che a volte cadeva il cibo dal piatto. Non sopportando più il disordine, un giorno il figlio e la nuora sistemarono un tavolo vicino all'angolo e fecero mangiare là  la nonna, tutta sola. All'ora di pranzo, la nonnina li guardava coi occhi tristi, ma loro le rivolgevano la parola solo per rimproverarla quando le cadeva il cibo. Un pomeriggio la bambina era seduta sul pavimento a giocare col le costruzioni. "Che cosa stai costruendo?" - chiese il padre. "Sto costruendo un tavolino per te e per la mamma, così quando sarete vecchi potete mangiare all'angolo." I genitori rimasero scioccati, muti, poi scoppiarono a piangere. Si erano resi conto della loro crudeltà  e del dolore arrecato alla nonna. Da quel giorno la nonna tornò a mangiare insieme a loro al grande tavolo. E se le cadeva qualche boccone, nessuno ci faceva più il caso. I genitori di questa storia non erano persone cattive. Avevano solo bisogno di una scintilla per accendere la compassione. I piccoli gesti d'amore e di compassione rendono la vita assai più ricca. Ogni giorno rifletti sul bene che puoi fare agli altri. Una piccola gentilezza, un elogio sincero, un saluto cordiale, un sorriso, un gesto d'affetto... sono vere benedizioni. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 4° settimana del Tempo di Pasqua (San Mattia apostolo)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 22

1Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua,2e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo.3Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici.4Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani.5Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro.6Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.


7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua.8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare".9Gli chiesero: "Dove vuoi che la prepariamo?".10Ed egli rispose: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà11e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?12Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate".13Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.

14Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,15e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,16poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio".17E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi,18poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio".

19Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me".20Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi".

21"Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.22Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!".23Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

24Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande.25Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori.26Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove;29e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me,30perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

31Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;32ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli".33E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte".34Gli rispose: "Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi".

35Poi disse: "Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla".36Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.37Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: 'E fu annoverato tra i malfattori'. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine".38Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade". Ma egli rispose "Basta!".

39Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.40Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione".41Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava:42"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà".43Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.44In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.46E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione".

47Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo.48Gesù gli disse: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?".49Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: "Signore, dobbiamo colpire con la spada?".50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro.51Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate, basta così!". E toccandogli l'orecchio, lo guarì.52Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: "Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre".

54Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.55Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.56Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: "Anche questi era con lui".57Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!".58Poco dopo un altro lo vide e disse: "Anche tu sei di loro!". Ma Pietro rispose: "No, non lo sono!".59Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo".60Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.61Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte".62E, uscito, pianse amaramente.

63Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano,64lo bendavano e gli dicevano: "Indovina: chi ti ha colpito?".65E molti altri insulti dicevano contro di lui.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero:67"Se tu sei il Cristo, diccelo". Gesù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crederete;68se vi interrogo, non mi risponderete.69Ma da questo momento starà 'il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio'".70Allora tutti esclamarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Ed egli disse loro: "Lo dite voi stessi: io lo sono".71Risposero: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca".


Primo libro dei Maccabei 14

1Nell'anno centosettantadue il re Demetrio radunò le sue milizie e partì per la Media per raccogliere rinforzi e combattere Trifone.2Ma Àrsace, re della Persia e della Media, appena seppe che Demetrio era entrato nel suo territorio, mandò uno dei suoi generali per catturarlo vivo.3Costui venne, batté l'esercito di Demetrio, lo catturò e lo condusse ad Àrsace e questi lo mise in carcere.

4Ebbe pace la terra di Giuda per tutta la vita di
Simone;
egli cercò il bene della sua gente
e ad essi fu gradito il suo potere
e la sua gloria per tutti i suoi giorni.
5In aggiunta a tutte le sue glorie
egli prese Giaffa per farne un porto
e aprì un accesso alle isole del mare.
6Ampliò i confini del suo popolo
e riconquistò la regione.
7Raccolse una turba di prigionieri
e s'impadronì di Ghezer, di Bet-Zur e dell'Acra;
8spazzò via da essa le immondezze,
e nessuno gli si oppose.
In pace si diedero a coltivare la loro terra;
il suolo dava i suoi prodotti
e gli alberi della campagna i loro frutti.
9I vecchi sedevano nelle piazze,
tutti s'interessavano al bene
i giovani indossavano splendide vesti
e armature di guerra.
10Alle città fornì vettovaglie,
e le munì con mezzi di difesa;
così divenne celebre il suo nome
e la sua gloria fino all'estremità della terra.
11Fece regnare sul paese la pace
e Israele gioì di grande letizia.
12Ognuno sedeva sotto la sua vite
e sotto il suo fico
e nessuno incuteva loro timore.
13Scomparve dal paese chi li avversava
e i re andarono in rovina in quei giorni.
14Confortò tutti i derelitti nel suo popolo;
ricercò la legge ed eliminò ogni iniquo e maligno.
15Diede splendore al tempio
e lo rifornì di tutti gli arredi.

16Si sparse fino a Roma e a Sparta la notizia che era morto Giònata e se ne rattristarono molto.17Tuttavia, quando seppero che Simone suo fratello era divenuto sommo sacerdote al suo posto e continuava a mantenere il potere sulla regione e sulle città,18scrissero a lui su tavolette di bronzo per rinnovare con lui l'amicizia e l'alleanza che avevano concluso con Giuda e Giònata suoi fratelli.19I messaggi furono letti davanti all'adunanza in Gerusalemme.20Questa è la copia della lettera che inviarono gli Spartani:
"Le autorità e la cittadinanza degli Spartani a Simone sommo sacerdote, agli anziani, ai sacerdoti e al resto del popolo giudaico, loro fratelli, salute.21I messaggeri inviati al nostro popolo ci hanno riferito intorno alla vostra gloria e al vostro onore e noi ci siamo rallegrati per il loro arrivo.22Abbiamo registrato le loro dichiarazioni negli atti pubblici, in questi termini: Numenio, figlio di Antioco, e Antìpatro, figlio di Giàsone, messaggeri dei Giudei, sono giunti presso di noi per rinnovare l'amicizia con noi.23È piaciuto al popolo di ricevere questi uomini con ogni onore e di inserire il testo del loro discorso nei registri a disposizione del pubblico, perché il popolo degli Spartani ne mantenga il ricordo".
24Successivamente Simone mandò a Roma Numenio con un grande scudo d'oro, del peso di mille mine, per concludere l'alleanza con loro.

25Quando il popolo seppe queste cose, disse: "Quale contraccambio daremo a Simone e ai suoi figli?26Egli infatti e i suoi fratelli e la casa di suo padre sono stati saldi e hanno scacciato da sé con le armi i nemici d'Israele e hanno assicurato la libertà". Poi fecero un'iscrizione su tavole di bronzo, che furono poste su colonne sul monte Sion.27Questo è il testo dell'iscrizione:
"Il diciotto di Elul dell'anno centosettantadue, che è il terzo anno di Simone sommo sacerdote, in Asaramel,28nella grande assemblea dei sacerdoti e del popolo, dei capi della nazione e degli anziani della regione ci è stato reso noto:29Poiché più volte erano sorte guerre nel paese, Simone, figlio di Mattatia, sacerdote della stirpe di Ioarìb, e i suoi fratelli si gettarono nella mischia e si opposero agli avversari del loro popolo, perché restassero incolumi il santuario e la legge, e arrecarono gloria grande al loro popolo.30Giònata riunì la sua nazione e ne divenne il sommo sacerdote, poi andò a raggiungere i suoi antenati.31I loro nemici vollero invadere il loro paese e stendere la mano contro il santuario.32Simone allora si oppose e si batté per il suo popolo e spese molto del suo per dotare di armi le milizie della sua nazione e assegnare loro un salario.33Inoltre fortificò le città della Giudea e Bet-Zur nel territorio della Giudea, dove prima c'era la roccaforte dei nemici, e vi pose un presidio di soldati giudei.34Fortificò Giaffa, situata sul mare, e Ghezer presso i confini di Asdòd, nelle quali prima risiedevano i nemici, e vi impiantò i Giudei e provvide in esse quanto era necessario al loro sostentamento.35Il popolo ammirò la fede di Simone e la gloria che egli si proponeva di procurare al suo popolo; lo costituirono loro capo e sommo sacerdote per queste sue imprese e per la giustizia e la fede che egli aveva conservate al suo popolo e perché aveva cercato con ogni mezzo di elevare la sua gente.36Nei suoi giorni si riuscì felicemente per mezzo suo a scacciare dal loro paese i pagani e quelli che erano nella città di Davide e in Gerusalemme, che si erano edificati l'Acra e ne uscivano profanando i dintorni del santuario e recando offesa grande alla sua purità.37Egli vi insediò soldati giudei, la fortificò per la purità della regione e della città ed elevò le mura di Gerusalemme.38Il re Demetrio quindi gli confermò il sommo sacerdozio;39lo ascrisse tra i suoi amici e gli conferì grandi onori.40Seppe infatti che i Giudei erano considerati amici, alleati e fratelli da parte dei Romani, e che questi erano andati incontro ai messaggeri di Simone con segni di onore;41che i Giudei e i sacerdoti avevano approvato che Simone fosse sempre loro condottiero e sommo sacerdote finché sorgesse un profeta fedele,42che fosse loro comandante militare e avesse cura del santuario e fossero nominati da lui i sovrintendenti ai loro lavori, al paese, agli armamenti e alle fortezze;43che, prendendosi cura del santuario, fosse da tutti obbedito; che scrivessero nel suo nome tutti i contratti del paese e vestisse di porpora e ornamenti d'oro;44né doveva essere lecito a nessuno del popolo né dei sacerdoti respingere alcuno di questi diritti o disobbedire ai suoi ordini o convocare riunioni senza suo consenso e vestire di porpora e ornarsi della fibbia aurea;45chiunque agisse contro questi decreti o ne respingesse alcuno, fosse ritenuto colpevole.46Piacque a tutto il popolo sancire che Simone si comportasse secondo questi decreti.47Simone da parte sua accettò e gradì di esercitare il sommo sacerdozio, di essere anche stratega ed etnarca dei Giudei e dei sacerdoti e capo di tutti".48Disposero che questa iscrizione fosse riportata su tavole di bronzo da collocarsi nel recinto del santuario in luogo visibile49e che se ne depositasse copia nel tesoro, perché fosse a disposizione di Simone e dei suoi figli.


Sapienza 6

1Ascoltate, o re, e cercate di comprendere;
imparate, governanti di tutta la terra.
2Porgete l'orecchio, voi che dominate le moltitudini
e siete orgogliosi per il gran numero dei vostri popoli.
3La vostra sovranità proviene dal Signore;
la vostra potenza dall'Altissimo,
il quale esaminerà le vostre opere
e scruterà i vostri propositi;
4poiché, pur essendo ministri del suo regno,
non avete governato rettamente,
né avete osservato la legge
né vi siete comportati secondo il volere di Dio.
5Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi
poiché un giudizio severo si compie
contro coloro che stanno in alto.
6L'inferiore è meritevole di pietà,
ma i potenti saranno esaminati con rigore.
7Il Signore di tutti non si ritira davanti a nessuno,
non ha soggezione della grandezza,
perché egli ha creato il piccolo e il grande
e si cura ugualmente di tutti.
8Ma sui potenti sovrasta un'indagine rigorosa.
9Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole,
perché impariate la sapienza e non abbiate a cadere.
10Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato
e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa.
11Desiderate, pertanto, le mie parole;
bramatele e ne riceverete istruzione.

12La sapienza è radiosa e indefettibile,
facilmente è contemplata da chi l'ama
e trovata da chiunque la ricerca.
13Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.
14Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
15Riflettere su di essa è perfezione di saggezza,
chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
16Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei,
appare loro ben disposta per le strade,
va loro incontro con ogni benevolenza.
17Suo principio assai sincero è il desiderio d'istruzione;
la cura dell'istruzione è amore;
18l'amore è osservanza delle sue leggi;
il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità
19e l'immortalità fa stare vicino a Dio.
20Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.
21Se dunque, sovrani dei popoli,
vi dilettate di troni e di scettri,
onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.

22Esporrò che cos'è la sapienza e come essa nacque;
non vi terrò nascosti i suoi segreti.
Seguirò le sue tracce fin dall'origine,
metterò in luce la sua conoscenza,
non mi allontanerò dalla verità.
23Non mi accompagnerò con l'invidia che consuma,
poiché essa non ha nulla in comune con la sapienza.
24L'abbondanza dei saggi è la salvezza del mondo;
un re saggio è la salvezza di un popolo.
25Lasciatevi dunque ammaestrare dalle mie parole
e ne trarrete profitto.


Salmi 10

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.

22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Ezechiele 34

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, profetizza contro i pastori d'Israele, predici e riferisci ai pastori: Dice il Signore Dio: Guai ai pastori d'Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge?3Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge.4Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza.5Per colpa del pastore si sono disperse e son preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate.6Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.7Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore:8Com'è vero ch'io vivo, - parla il Signore Dio - poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d'ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge - hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge -9udite quindi, pastori, la parola del Signore:10Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastori non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.11Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura.12Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.13Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione.14Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d'Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d'Israele.15Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio.16Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
17A te, mio gregge, dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.18Non vi basta pascolare in buone pasture, volete calpestare con i piedi il resto della vostra pastura; non vi basta bere acqua chiara, volete intorbidare con i piedi quella che resta.19Le mie pecore devono brucare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidato.20Perciò dice il Signore Dio a loro riguardo: Ecco, io giudicherò fra pecora grassa e pecora magra.21Poiché voi avete spinto con il fianco e con le spalle e cozzato con le corna le più deboli fino a cacciarle e disperderle,22io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda: farò giustizia fra pecora e pecora.
23Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore;24io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide mio servo sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato.25Stringerò con esse un'alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive, cosicché potranno dimorare tranquille anche nel deserto e riposare nelle selve.
26Farò di loro e delle regioni attorno al mio colle una benedizione: manderò la pioggia a tempo opportuno e sarà pioggia di benedizione.27Gli alberi del campo daranno i loro frutti e la terra i suoi prodotti; essi abiteranno in piena sicurezza nella loro terra. Sapranno che io sono il Signore, quando avrò spezzato le spranghe del loro giogo e li avrò liberati dalle mani di coloro che li tiranneggiano.28Non saranno più preda delle genti, né li divoreranno le fiere selvatiche, ma saranno al sicuro e nessuno li spaventerà.
29Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle genti.30Sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio e loro, la gente d'Israele, sono il mio popolo. Parola del Signore Dio.
31Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio". Oracolo del Signore Dio.


Atti degli Apostoli 4

1Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei,2irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti.3Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera.4Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.
5Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi,6il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti.7Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?".8Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani,9visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute,10la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo.11Questo Gesù è

'la pietra che, scartata' da voi, 'costruttori,
è diventata testata d'angolo.'

12In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".
13Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù;14quando poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa rispondere.15Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo:16"Che dobbiamo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo.17Ma perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad alcuno in nome di lui".18E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù.19Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi;20noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato".21Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando motivi per punirli, li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto.22L'uomo infatti sul quale era avvenuto il miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni.

23Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani.24All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: "Signore, tu che 'hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi',25tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:

'Perché si agitarono le genti
e i popoli tramarono cose vane?'
26'Si sollevarono i re della terra
e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo;'

27davvero in questa città 'si radunarono' insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele,28per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse.29Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola.30Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù".
31Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza.

32La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.

36Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa "figlio dell'esortazione", un levita originario di Cipro,37che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli.


Capitolo XXXI: Abbandonare ogni creatura, per poter trovare Dio

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1. O Signore, davvero mi occorre una grazia sempre più grande, se debbo giungere là dove nessuno né alcuna cosa creata mi potrà essere di impaccio; infatti, finché una qualsiasi cosa mi trattenga, non potrò liberamente volare a te. E liberamente volare a te, era appunto, l'ardente desiderio di colui che esclamava: "Chi mi darà ali come di colomba, e volerò, e avrò pace?" (Sal 54,7).

Quale pace più grande di quella di un occhio puro? Quale libertà più grande di quella di chi non desidera nulla di terreno? Occorre dunque passare oltre ad ogni creatura; occorre tralasciare pienamente se stesso, uscire spiritualmente da sé; occorre capire che tu, che hai fatto tutte le cose, non hai nulla in comune con le creature.

Chi non è libero da ogni creatura, non potrà attendere liberamente a ciò che è divino. Proprio per questo sono ben pochi coloro che sanno giungere alla contemplazione, perché pochi riescono a separarsi appieno dalle cose create, destinate a perire.

Per giungere a ciò, si richiede una grazia grande, che innalzi l'anima e la rapisca più in alto di se medesima. Ché, se uno non è elevato nello spirito e libero da ogni creatura; se non è totalmente unito a Dio, tutto quello che sa e anche tutto quello che possiede non ha grande peso. Sarà sempre piccolo e giacerà a terra colui che apprezza qualcosa che non sia il solo, unico, immenso ed eterno bene. In verità ogni cosa, che non sia Dio, è un nulla, e come un nulla va considerata.

Ben differenti sono la virtù della sapienza, propria dell'uomo illuminato e devoto, e la scienza, propria dell'erudito e dotto uomo di studio. Giacché la sapienza che emana da Dio, e fluisce dall'alto in noi, è di gran lunga più sublime di quella che faticosamente si acquista con il nostro intelletto.  

  2.     Troviamo non poche persone che desiderano la contemplazione, ma poi non si preoccupano di mettere in pratica ciò che si richiede per la contemplazione stessa; e il grande ostacolo consiste in questo, che ci si accontenta degli indizi esterni e di ciò che cade sotto i sensi, possedendo ben poco della perfetta mortificazione.

Non so come sia, da quale spirito siamo mossi, a quale meta tendiamo, noi che sembriamo aver fama di spirituali: ci diamo tanta pena e ci preoccupiamo tanto di queste cose che passano e non hanno valore alcuno, mentre a stento riusciamo, qualche rara volta, a pensare al nostre essere interiore, in totale raccoglimento. Un raccoglimento breve, purtroppo; dopo del quale ben presto ci buttiamo alle cose esteriori, senza più sottoporre il nostro agire a un vaglio severo.

Dove siano posti e ristagnino i nostri affetti, noi non badiamo; e non ci disgusta che tutto sia corrotto. Invece il grande diluvio avvenne perché "ciascuno aveva corrotto la sua vita" (Gn 6,12).

Quando, dunque, la nostra interna inclinazione è profondamente guastata, necessariamente si guasta anche la conseguente azione esterna, rivelatrice di scarsa forza interiore. E' dal cuore puro che discendono frutti di vita virtuosa.

Si indaga quanto uno abbia fatto, ma non si indaga attentamente con quanta virtù egli abbia agito. Si guarda se uno sia stato uomo forte e ricco e nobile; se sia stato abile e valente scrittore, cantante eccellente o bravo lavoratore; ma si tace, da parte di molti, su quanto egli sia stato povero in spirito e paziente e mite e devoto, e quanta spiritualità interiore egli abbia avuto.

La natura bada alle cose esterne dell'uomo; la grazia si rivolge alle cose interiori. Quella frequentemente si inganna, questa si affida a Dio per non essere ingannata.


DISCORSO 267 PENTECOSTE

Discorsi - Sant'Agostino

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La discesa dello Spirito Santo.

1. La solennità odierna ci ricorda il Signore Dio grande e la grande grazia [dello Spirito Santo] che è stata infusa in noi. Una solennità viene infatti celebrata per evitare che venga cancellato dalla memoria un avvenimento una volta accaduto. Il termine "solennità" prende nome dal fatto che [un evento] suole annualmente ricorrere. Come "perennità" si dice ad esempio di un fiume che d'estate non si secca ma scorre per tutto l'anno, quindi "perenne" cioè per [tutto] l'anno, così si dice "solenne" ciò che suole annualmente essere ricordato. Celebriamo oggi la discesa dello Spirito Santo. Il Signore infatti inviò dal cielo lo Spirito Santo che aveva promesso quando era sulla terra. Aveva promesso che l'avrebbe inviato dal cielo a queste condizioni: Non può venire lui, finché io non me ne sarò andato; quando me ne sarò andato lo manderò a voi 1. Perciò patì, morì, risuscitò, ascese al cielo: non rimaneva che mantenere la promessa. I suoi discepoli stavano aspettando [l'adempimento della promessa] ed erano - così sta scritto - centoventi persone 2. Un numero dieci volte superiore a quello degli Apostoli; Cristo infatti scelse dodici Apostoli ma inviò lo Spirito su centoventi persone. Costoro, che aspettavano l'adempimento della promessa di Cristo, erano riuniti in una stessa casa e pregavano; perché desideravano tutti con identica fede quanto chiedevano con identica preghiera e quanto aspettavano con identico desiderio spirituale. Erano otri nuovi, aspettavano il vino nuovo dal cielo 3 e questo venne; già infatti il grande grappolo d'uva era stato pigiato e glorificato. Leggiamo difatti nel Vangelo: Non era stato dato ancora lo Spirito perché Cristo non era stato ancora glorificato 4.

Il dono delle lingue.

2. Avete già udito che fu risposto all'aspettativa con un grande miracolo. Tutti i presenti conoscevano ognuno la propria lingua. Venne lo Spirito Santo; essi furono ripieni di lui e cominciarono a parlare nelle diverse lingue di ogni popolo, che non conoscevano né avevano imparato; gliele insegnava colui che era venuto. Entrò, furono ripieni, si effuse su di essi. E allora il parlare lingue diverse era un segno [della sua presenza]; chiunque riceveva lo Spirito Santo, appena era pieno dello Spirito, cominciava a parlare nelle lingue di tutti 5, e non soltanto quei centoventi. La stessa Scrittura ci dice che quegli uomini dopo aver creduto furono battezzati, ricevettero lo Spirito Santo, parlarono nelle lingue di tutti i popoli presenti. I presenti si stupirono: alcuni erano meravigliati, altri li deridevano così che dicevano: Costoro sono ubriachi e pieni di mosto 6. Si beffavano di loro, ma dicevano qualcosa di vero. Infatti erano otri riempiti di vino nuovo. Avete ascoltato la lettura del Vangelo: Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi 7; l'uomo carnale non può comprendere le cose spirituali 8. Il vivere secondo la carne è vecchiezza, la grazia è novità. Quanto più l'uomo si sarà rinnovato in meglio, tanto più profondamente comprenderà tutto ciò che è verità. Il vino nuovo era in ebollizione e dal vino in ebollizione sgorgavano le diverse lingue dei popoli.

Prefigurazione della Chiesa.

3. Oggi, fratelli, forse non vien dato più lo Spirito Santo? Chiunque crede ciò non è degno di riceverlo. Viene dato certo anche oggi. Perché allora nessuno parla nelle lingue di tutti i popoli, come in quei tempi parlava chi veniva riempito di Spirito Santo? Perché? Perché si è già compiuto ciò che simboleggiava quel miracolo. Che cosa simboleggiava? Nella festa dell'Ascensione - ricordate? - abbiamo detto che il Signore Gesù affidò la sua Chiesa in custodia [agli Apostoli, e poi ascese al cielo. I discepoli gli chiedevano: Quando verrà la fine del mondo? E lui: Non sta a voi conoscere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato in suo potere 9. E poi prometteva ciò che oggi si è compiuto: Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria, fino all'estremità della terra 10. Tutta la Chiesa allora era riunita in un'unica casa e ricevette lo Spirito Santo: era in pochi uomini, ma era nelle lingue di tutto il mondo. Prefigurava l'estensione che avrebbe poi avuto. Il fatto che quella piccola Chiesa parlava nelle lingue di tutti i popoli che cosa prefigurava se non la realtà di oggi: che questa grande Chiesa estesa da oriente ad occidente parla nelle lingue di tutti i popoli? Ora si sta avverando la promessa di allora. Abbiamo ascoltato, ora possiamo controllare. Ascolta, figlia, e osserva 11. A questa stessa regina, [alla Chiesa], è stato detto: Ascolta, figlia, e osserva; ascolta la promessa, osserva la sua realizzazione. Non ti ha ingannata il tuo Dio, non ti ha ingannata il tuo sposo, non ti ha ingannata colui che con il proprio sangue ti ha procurato la dote, non ti ha ingannata colui che ti ha fatta da brutta bella, da immonda vergine. A te stessa è stata fatta la promessa che riguardava il tuo futuro: ma la promessa che ti è stata fatta allora quando comprendevi poche persone si è realizzata ora che comprendi molte persone.

Lo Spirito Santo anima della Chiesa.

4. Nessuno pertanto dica: Ho ricevuto lo Spirito Santo, come mai non parlo nelle diverse lingue? Se volete avere lo Spirito Santo, cercate di comprendere, fratelli. Il nostro spirito per il quale ogni uomo vive si chiama anima; il nostro spirito per il quale ogni singolo uomo vive si chiama anima; e guardate che cosa fa l'anima nel corpo. Vivifica tutte le membra, attraverso gli occhi vede, attraverso le orecchie ode, attraverso le narici percepisce gli odori, attraverso la lingua parla, attraverso le mani agisce, attraverso i piedi cammina; è presente contemporaneamente in tutte le membra per vivificarle; dà la vita a tutte, distribuisce compiti a ciascuna. L'occhio non ode, l'orecchio non vede, non vede la lingua né parla l'orecchio o l'occhio, ma tuttavia vive: vive l'orecchio, vive la lingua. I compiti sono diversi ma la vita è comune a tutti. Così è la Chiesa di Dio: in alcuni santi fa miracoli, in alcuni santi proclama la verità, in altri santi custodisce la verginità, in altri santi custodisce la castità coniugale, in altri questo e in altri quello: i singoli adempiono ciascuno il proprio compito ma tutti parimenti vivono. E ciò che l'anima è per il corpo umano, lo Spirito Santo lo è per il corpo di Cristo che è la Chiesa 12. Lo Spirito Santo opera in tutta la Chiesa ciò che opera l'anima in tutte le membra di un unico corpo. Ma ecco ciò che voi dovete evitare, ecco da che cosa dovete guardarvi, ecco ciò che dovete temere. Può accadere che nel corpo umano anzi dal corpo umano venga reciso un qualche membro: una mano, un dito, un piede. Forse l'anima segue il membro amputato? Quando questo era attaccato al corpo viveva; amputato, perde la vita. Così una persona è cristiana cattolica finché vive nel corpo; staccata da esso diventa eretica e lo Spirito non segue il membro amputato. Se dunque volete vivere dello Spirito Santo, conservate la carità, amate la verità, desiderate l'unità e raggiungerete l'eternità. Amen.

 


1 - Gv 16, 7.

2 - Cf. At 1, 15.

3 - Cf. Mt 9, 17.

4 - Gv 7, 39.

5 - Cf. At 10, 46.

6 - Cf. At 2, 1-13.

7 - Mt 9, 17.

8 - Cf. 1 Cor 2, 14.

9 - At 1, 7.

10 - Cf. At 1, 8.

11 - Sal 45, 11.

12 - Cf. Col 1, 18.


24 - I pellegrini Gesù, Maria e Giuseppe arrivano in Egitto sino alla città di Eliopoli; si verificano grandi meraviglie.

La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda

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641. Già accennai sopra che la fuga del Verbo incarnato ebbe altri misteri e fini più alti che il sottrarsi da Erode e difendersi dal suo sdegno. Questo, anzi, fu un mezzo adottato dal Signore per trasferirsi in Egitto, ed operare le meraviglie di cui parlarono gli antichi profeti, tra cui molto chiaramente Isaia. Egli disse che il Signore sarebbe salito su una nube leggera, sarebbe entrato in Egitto, sarebbero crollati gli idoli d'Egitto davanti a lui, sarebbe venuto meno il cuore degli Egiziani, ed altre cose contenute in quella profezia e che accaddero nei tempi della nascita di Cristo, nostro Signore. Tralasciando quello che non appartiene al mio scopo, dico che, proseguendo il loro pellegrinaggio nel modo rivelato, Gesù, Maria e Giuseppe giunsero, dopo più giornate, alla terra d'Egitto. Prima di fermarsi nella città di Eliopoli, volendo così il Signore, furono guidati dagli angeli per molti altri luoghi, dove sua Maestà voleva operare alcuni di quei prodigi e benefici con cui arricchire l'Egitto. Così impiegarono in questi viaggi più di cinquanta giorni, da Betlemme o da Gerusalemme camminarono più di duecento leghe, benché per un'altra via non sarebbe stato necessario viaggiare tanto per arrivare dove presero dimora e residenza.

642. Gli Egiziani erano molto dediti all'idolatria ed alle superstizioni che di solito l'accompagnano; perfino i piccoli villaggi di quella regione erano pieni di idoli. A molti di essi erano stati eretti dei templi, infestati da vari demoni. In quei luoghi accorrevano gli infelici abitanti per adorare gli idoli, con sacrifici e cerimonie ordinate dai medesimi demoni, che alle loro domande davano risposte ed oracoli, dai quali la gente, stolta e superstiziosa, si lasciava guidare ciecamente. A causa di queste menzogne vivevano tanto fuori di senno ed attaccati all'adorazione del demonio, che era necessario il braccio forte del Signore, che è lo stesso Verbo incarnato, per riscattare quel popolo abbandonato e toglierlo dall'oppressione in cui lo teneva Lucifero, più dura e pericolosa di quella inflitta al popolo di Dio. Per conseguire questa vittoria sul demonio e illuminare quelli che vivevano nelle tenebre e nell'ombra della morte, e affinché quel popolo vedesse la grande luce profetata da Isaia, l'Altissimo volle che il sole di giustizia, cioè Cristo, pochi giorni dopo la sua nascita comparisse in Egitto nelle braccia della sua fortunatissima madre, risplendendo su tutta la terra in forza della sua divina luce.

643. Arrivò dunque il bambino Gesù con la Madre e san Giuseppe alla popolata terra d'Egitto. Quando entrava nei paesi, il Dio bambino nelle braccia della Madre, alzando gli occhi al cielo, con le mani giunte, pregava il Padre, chiedendo la salvezza di quegli abitanti, schiavi di Lucifero. Subito usava del suo divino e regale potere sopra i demoni che stavano negli idoli, precipitandoli nel profondo dell'inferno. Quelli, come fulmini scagliati dalle nuvole, uscivano dalle loro dimore e cadevano sino nel fondo più remoto delle tenebrose caverne infernali. Nello stesso momento, con grande fragore crollavano gli idoli, sprofondavano i templi, e rovinavano gli altari dell'idolatria. La causa di questi effetti miracolosi era nota alla divina Signora, che si univa al suo santissimo Figlio nelle sue suppliche, come cooperatrice, in tutto, della salvezza umana. San Giuseppe sapeva anche che tutte queste erano opere del Verbo incarnato, perciò con santa ammirazione lo benediceva e lodava. I demoni, però, pur sentendo la forza del potere divino, non sapevano da dove uscisse.

644. I popoli dell'Egitto si meravigliavano per una novità così inaspettata. Tuttavia, tra i più saggi, vi era qualche tradizione ricevuta dagli antichi, sin dal tempo in cui Geremia dimorò in Egitto, secondo la quale un re dei Giudei sarebbe venuto in quel regno e, allora, sarebbero stati distrutti i templi degli idoli d'Egitto. Di questa venuta la gente del popolo non sapeva nulla, e nemmeno i dottori conoscevano come ciò sarebbe avvenuto. E così il timore e la confusione erano comuni a tutti, poiché si turbarono e temettero, in conformità alla profezia di Isaia. Per questa novità, mentre s'interrogavano reciprocamente, alcuni, con la curiosità di vedere i forestieri, si avvicinarono alla nostra gran Regina e signora e a san Giuseppe, e ragionavano con loro della rovina dei templi e degli dei che adoravano. La Madre della sapienza, prendendo spunto da queste domande, incominciò a far ricredere quelle popolazioni, parlando del vero Dio ed insegnando loro che egli era l'unico Dio, creatore del cielo e della terra, e che lui solo doveva essere adorato e riconosciuto come tale. Gli altri erano falsi e bugiardi e non si distinguevano dal legno, dal fango o dai metalli con i quali erano formati; non avevano occhi, né orecchie, né alcun potere; gli stessi artefici li potevano distruggere e disfare allo stesso modo in cui li avevano plasmati, e così poteva fare qualunque altro uomo, perché tutti erano più nobili e potenti di essi. Le risposte che davano venivano dai demoni ingannatori e bugiardi rinchiusi in essi, e non avevano alcun vero potere, essendo vero solo Di.

645. L'aspetto della divina Signora, così soave e dolce nelle sue parole, tanto vive ed efficaci, era così piacevole ed amabile, e gli effetti dei suoi ragionamenti così salutari, che si diffondeva la notizia dell'arrivo dei pellegrini e forestieri e molta gente accorreva a vederli e ad ascoltarli. Accadeva che, nel medesimo tempo, la preghiera del Verbo incarnato procurasse loro grandi aiuti ed anche l'insolita rovina degli idoli. Era incredibile la commozione della gente e la conversione dei cuori, che si volgevano alla conoscenza del vero Dio facendo penitenza dei loro peccati, senza sapere da dove né per quale mezzo venisse loro questo bene. Gesù e Maria proseguirono il cammino tra molte genti in Egitto, operando queste e molte altre meraviglie, scacciando i demoni non solamente dagli idoli, ma anche da molte persone che essi tenevano in possesso, risanando molti da gravi e pericolose infermità, illuminando i cuori di varie persone e, tanto la divina Signora che san Giuseppe, catechizzando ed insegnando il cammino della verità e della vita eterna. Molti venivano attratti ad ascoltare l'insegnamento di vita e di salvezza per le loro anime, con questi ed altri benefici temporali tanto importanti per la gente ignorante e profana.

646. Giunsero alla città di Ermopoli, situata verso la Tebaide, e chiamata, da alcuni, città di Mercurio. In essa si trovavano numerosi idoli e demoni molto potenti e, in particolare, ne esisteva uno in un albero che stava all'ingresso della città. Gli abitanti l'avevano onorato per la sua bellezza e grandezza, ed il demonio aveva colto l'occasione per usurpare quell'adorazione, collocando la sua sede in un albero. Quando il Verbo incarnato gli giunse vicino, non solo il demonio lasciò quel posto e fu precipitato nel profondo dell'inferno, ma anche l'albero s'inclinò sino al suolo, mostrandosi grato della sua sorte. Ciò avvenne perché anche le creature insensibili testimoniassero quanto sia tirannico il dominio di questo nemico. Il miracolo dell'inclinarsi degli alberi successe altre volte nei luoghi in cui passava il loro Creatore, benché non rimase il ricordo di tutti. Questa meraviglia di Ermopoli, però, durò per molti secoli, perché in seguito le foglie e i frutti di quell'albero sanavano da molte infermità. Molti autori, parlando della venuta e della dimora del Verbo incarnato e della sua santissima Madre in quella terra, scrissero di questo miracolo, come anche di altri che accaddero nelle città per le quali passavano: ad esempio, di una fontana, che si trova vicino al Cairo, dove la divina Signora prese dell'acqua per bere e lavare le fasce del bambino. Tutto ciò avvenne veramente, e fino ad oggi perdura la tradizione e la venerazione di quei prodigi non solo tra i fedeli che visitano i luoghi santi, ma anche tra i medesimi infedeli, che in epoche diverse hanno ricevuto alcuni benefici temporali dalla mano del Signore. Egli li elargisce loro o per convalidare maggiormente la sua causa, o perché si conservi quel ricordo. Simile memoria esiste ancora di altri luoghi, nei quali dimorarono ed operarono grandi meraviglie. Però non è necessario darne qui ora relazione, perché mentre dimorarono in Egitto, si trattennero principalmente nella città di Eliopoli, che non senza mistero si chiamava città del sole ed ora Cairo.

647. Scrivendo queste rivelazioni, domandai con stupore alla gran Regina del cielo perché con Gesù bambino avesse peregrinato per tante terre e luoghi sconosciuti. Mi sembrava, infatti, che proprio per questa causa fossero aumentate di molto le loro pene e sofferenze. E sua Maestà mi rispose: «Non ti meravigliare che per conquistare tante anime peregrinassimo il mio santissimo Figlio ed io, perché anche per una sola, se fosse stato necessario, avremmo girato tutto il mondo se non ci fosse stata altra soluzione». Così, se ci sembra molto quello che fecero per la salvezza umana, è perché ignoriamo l'immenso amore col quale ci amarono, e perché noi non sappiamo amare in modo proporzionato a ciò.

648. Lucifero si alterò molto per l'effetto prodotto dal veder discendere all'inferno tanti demoni precipitati da una forza per loro straordinaria e sconosciuta. E, bruciando nel fuoco del suo furore, venne nel mondo e corse per molti luoghi, al fine di trovare la causa di così inauditi eventi. Passò per tutto l'Egitto dove erano caduti i templi e gli altari con i loro idoli e, arrivato ad Eliopoli, nella quale, essendo una grande città, era maggiormente visibile la distruzione del suo impero, cercò di sapere ed esaminare con grande attenzione che tipo di gente vi si trovasse. Non incontrò altra novità, se non che Maria santissima era venuta in quella città e in quella terra. Non diede infatti alcuna importanza al bambino Gesù, giudicandolo un bambino come gli altri, giacché egli non ne conosceva la differenza. Siccome era stato vinto tante volte dalle virtù e dalla santità della prudente Madre, s'insinuarono in lui nuovi sospetti, poiché non stimava che una donna potesse compiere opere tanto grandi. Pertanto determinò di nuovo di perseguitarla, avvalendosi, a tal fine, dei suoi ministri di malvagità.

649. Ritornò subito nell'inferno e, convocato un conciliabolo dei principi delle tenebre, li ragguagliò sulla distruzione degli idoli e dei templi d'Egitto. I demoni, infatti, quando uscirono da essi, furono precipitati dal potere divino con tanta celerità, confusione e pena, che non percepirono ciò che successe agli idoli ed ai luoghi che lasciavano. Lucifero, informandoli di quanto stava succedendo e che il suo impero stava andando in rovina in tutto l'Egitto, disse loro che non ne comprendeva il motivo. In effetti, in quella terra, aveva incontrato solo la donna sua nemica - come la chiamava il drago -, il cui potere, benché sapesse essere speciale, non presumeva potesse avere tanta forza, quanto essi ne avevano sperimentata in quell'occasione. Nondimeno decideva di muoverle nuovamente guerra, e tutti dovevano essere preparati a questo. I ministri di Lucifero risposero che erano pronti ad obbedire e, cercando di consolarlo nel suo disperato furore, gli promisero la vittoria, come se le loro forze fossero state uguali alla loro arroganza.

650. Dall'inferno uscirono insieme molte legioni e si avviarono verso l'Egitto dove stava la Regina del cielo. Erano certi che, se l'avessero vinta, avrebbero confortato la loro perdita con questo trionfo e avrebbero recuperato tutto ciò che in quel miserabile regno era stato loro tolto dal potere di Dio, del quale sospettavano che Maria santissima fosse strumento. Fu un fatto straordinario che non potessero accostarsi a lei per più di duemila passi, mentre pretendevano di avvicinarsi per tentarla secondo i loro diabolici fini; nascostamente li tratteneva la forza divina, che essi riconoscevano provenire dalla parte della medesima Signora. Sebbene Lucifero e gli altri nemici si sforzassero e si ostinassero, venivano estenuati e trattenuti come stretti in forti legami che li tormentavano, senza che potessero avvicinarsi al luogo da cui l'invincibile Regina stava guardando tutto col potere dello stesso Dio nelle sue braccia. Lucifero, persistendo in questa lotta, fu un'altra volta precipitato nel profondo con le sue numerose e malvagie schiere. Questa sopraffazione e questo schianto diede pensiero e tormento grande al drago. Dato che nei giorni dopo l'incarnazione, come si è riferito, gli era accaduta molte volte la medesima cosa, iniziò a sospettare che il Messia fosse venuto nel mondo. Tuttavia, poiché questo mistero, che si aspettava noto e grandioso, a lui era ignoto, rimaneva sempre più confuso e ingannato, pieno di furore e di rabbia che lo crucciava. Impazziva nel ricercare la causa del suo danno e, quanto più la rimuginava nella sua mente, tanto meno la conosceva.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

651. Figlia mia, grande e stimabile sopra ogni bene è la consolazione delle anime fedeli e amiche del mio santissimo Figlio, quando con fede viva riflettono sul loro servire ad un Signore che è Dio degli dei e Signore dei signori, che solo detiene il potere e il dominio di ogni cosa creata, a cui solo spetta la potenza, e che regna e trionfa sui suoi nemici. In questa verità si diletta l'intelletto, si ricrea la memoria, gioisce la volontà e tutte le facoltà dell'anima devota si abbandonano, senza paura, alla soavità che sentono con così nobili attività, contemplando quell'oggetto di bontà, santità e potere infinito, che non ha bisogno di nessuno e dalla cui volontà dipende tutto il creato". Oh, quanti beni insieme perdono le creature, che incuranti della loro felicità impiegano tutto il tempo della vita e le loro capacità nell'occuparsi del visibile, nell'amare il momentaneo e nel cercare i beni apparenti e caduchi! Io vorrei, figlia mia, che tu con la conoscenza e la luce che hai evitassi questo pericolo, e che il tuo intelletto e la tua memoria si occupassero sempre della verità dell'essere di Dio. Immergiti e sprofondati in questo mare interminabile, ripetendo continuamente: Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra? Chi è come lui, che è onnipotente e non dipende da nessuno, che umilia i superbi ed abbatte quelli che il mondo ottenebrato chiama potenti, che trionfa sul demonio e lo abbatte fino nell'abisso dell'inferno?

652. Affinché tu possa dilatare meglio il tuo cuore in queste verità ed acquisire con esse maggiore preminenza sopra i nemici dell'Altissimo e tuoi, voglio che mi imiti per quanto ti è possibile, gloriandoti delle vittorie e dei trionfi del suo braccio onnipotente e facendo in modo di avere parte in quelle che egli vuole sempre riportare su questo drago spietato. Non è possibile che lingua di creatura, neppure quella dei serafini, possa comunicare ciò che sentivo nell'anima, quando vedevo, nelle mie braccia, il mio santissimo Figlio compiere tanti miracoli contro i suoi nemici ed in favore di quelle anime cieche e tiranneggiate dai loro errori, e mi accorgevo che la lode al nome dell'Altissimo cresceva e si propagava per mezzo del suo Unigenito fatto uomo. La mia anima, in questo giubilo, magnificava il Signore e componeva col mio santissimo Figlio nuovi cantici di lode come madre sua e sposa dello Spirito Santo. Tu sei figlia della santa Chiesa, sposa del mio Figlio benedetto e favorita dalla sua grazia; è giusto, dunque, che tu sia diligente e sollecita nel conquistargli questa gloria ed esaltazione, combattendo contro i suoi nemici, affinché il tuo Sposo riporti questo trionfo.


TI VOGLIO SOLA, NASCOSTA...A.N.A. 96 30 maggio 1995

Catalina Rivas

Gesù

Basta ora con questi pensieri. È giunta la comunicazione di quel sacerdote, allora, taglia... Sono umani quanto te.

Alcuni uomini hanno bisogno di mascherarsi per compiacersi meglio e per non prendere, come dovrebbero, le proprie responsabilità. A ognuno Io dò anime da salvare, ma non sanno neppure salvare se stessi. Che cosa sperate? Tu non sei molto meglio.

Sii te stessa, più interiore che esteriore. Oggi ti voglio così, sola, nascosta, voglio che ti prepari, pregando per loro, soffrendo come Me quanto Io ho sopportato dai Miei amici: il loro abbandono, i loro rifiuti, la loro prudenza... Rinasci nell'amore, facendo tue le loro esigenze. L'amore è un nascere e un rinascere nell'anima che lo accoglie...