Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 4° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Marco 16
1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù.2Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole.3Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?".4Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande.5Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura.6Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto.7Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto".8Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.
9Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni.10Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto.11Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.
12Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna.13Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere.
14Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato.
15Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato.17E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove,18prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno".
19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio.
20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.
Secondo libro dei Maccabei 7
1Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite.2Uno di essi, facendosi interprete di tutti, disse: "Che cosa cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi".3Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco padelle e caldaie.4Diventate queste subito roventi, il re comandò di tagliare la lingua, di scorticare e tagliare le estremità a quello che era stato loro portavoce, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre.5Quando quegli fu mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo mentre era ancora vivo. Mentre il fumo si spandeva largamente all'intorno della padella, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, esclamando:6"Il Signore Dio ci vede dall'alto e in tutta verità ci dà conforto, precisamente come dichiarò Mosè nel canto della protesta: 'Egli si muoverà a compassione dei suoi servi'".7Venuto meno il primo, in egual modo traevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: "Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?".8Egli rispondendo nella lingua paterna protestava: "No". Perciò anch'egli si ebbe gli stessi tormenti del primo.9Giunto all'ultimo respiro, disse: "Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna".10Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani11e disse dignitosamente: "Da Dio ho queste membra e, per le sue leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo";12così lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza del giovinetto, che non teneva in nessun conto le torture.13Fatto morire anche costui, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti.14Ridotto in fin di vita, egli diceva: "È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita".15Subito dopo, fu condotto avanti il quinto e fu torturato.16Ma egli, guardando il re, diceva: "Tu hai potere sugli uomini, e sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio.17Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza".18Dopo di lui presero il sesto; mentre stava per morire, egli disse: "Non illuderti stoltamente; noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia.19Ma tu non credere di andare impunito dopo aver osato di combattere contro Dio".
20La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore.21Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili sentimenti e, sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro:22"Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi.23Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi".
24Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quella voce fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto felice se avesse abbandonato gli usi paterni, e che l'avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato cariche.25Ma poiché il giovinetto non badava affatto a queste parole il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo.26Dopo che il re la ebbe esortata a lungo, essa accettò di persuadere il figlio;27chinatasi verso di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua paterna: "Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento.28Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano.29Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia".30Mentre essa finiva di parlare, il giovane disse: "Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè.31Ma tu, che ti fai autore di tutte le sventure degli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio.32Per i nostri peccati noi soffriamo.33Se per nostro castigo e correzione il Signore vivente si adira per breve tempo con noi, presto si volgerà di nuovo verso i suoi servi.34Ma tu, o sacrilego e di tutti gli uomini il più empio, non esaltarti invano, agitando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo;35perché non sei ancora al sicuro dal giudizio dell'onnipotente Dio che tutto vede.36Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato breve tormento, hanno conseguito da Dio l'eredità della vita eterna. Tu invece subirai per giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia.37Anche io, come già i miei fratelli, sacrifico il corpo e la vita per le patrie leggi, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu fra dure prove e flagelli debba confessare che egli solo è Dio;38con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l'ira dell'Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe".39Il re, divenuto furibondo, si sfogò su costui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno.40Così anche costui passò all'altra vita puro, confidando pienamente nel Signore.41Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
42Ma ora basti quanto s'è esposto circa i pasti sacrificali e le incredibili crudeltà.
Siracide 41
1O morte, come è amaro il tuo pensiero
per l'uomo che vive sereno nella sua agiatezza,
per l'uomo senza assilli e fortunato in tutto,
ancora in grado di gustare il cibo!
2O morte, è gradita la tua sentenza
all'uomo indigente e privo di forze,
vecchio decrepito e preoccupato di tutto,
al ribelle che ha perduto la pazienza!
3Non temere la sentenza della morte,
ricòrdati dei tuoi predecessori e successori.
4Questo è il decreto del Signore per ogni uomo;
perché ribellarsi al volere dell'Altissimo?
Siano dieci, cento, mille anni;
negli inferi non ci sono recriminazioni sulla vita.
5Figli abominevoli sono i figli dei peccatori,
una stirpe empia è nella dimora dei malvagi.
6L'eredità dei figli dei peccatori andrà in rovina,
con la loro discendenza continuerà il disonore.
7Contro un padre empio imprecano i figli,
perché sono disprezzati a causa sua.
8Guai a voi, uomini empi,
che avete abbandonato la legge di Dio altissimo!
9Quando nascete, nascete per la maledizione;
quando morite, erediterete la maledizione.
10Quanto è dalla terra ritornerà alla terra,
così gli empi dalla maledizione alla distruzione.
11Il lutto degli uomini riguarda i loro cadaveri,
il nome non buono dei peccatori sarà cancellato.
12Abbi cura del nome, perché esso ti resterà
più di mille grandi tesori d'oro.
13I giorni di una vita felice sono contati,
ma un buon nome dura sempre.
14Figli, custodite l'istruzione in pace;
ma sapienza nascosta e tesoro invisibile,
l'una e l'altro a che servono?
15Meglio chi nasconde la sua stoltezza
di chi nasconde la sua sapienza.
16Pertanto provate vergogna in vista della mia parola,
perché non è bene arrossire per qualsiasi vergogna;
non tutti stimano secondo verità tutte le cose.
17Vergognatevi della prostituzione davanti al padre e
alla madre
della menzogna davanti a un capo e a un potente,
18del delitto davanti a un giudice e a un magistrato,
dell'empietà davanti all'assemblea del popolo,
19della slealtà davanti al compagno e all'amico,
del furto nell'ambiente in cui ti trovi,
20di venir meno al giuramento e all'alleanza,
di piegare i gomiti sul pane,
21del disprezzo di ciò che prendi o che ti è dato,
di non rispondere a quanti salutano,
22dello sguardo su una donna scostumata,
del rifiuto fatto a un parente,
23dell'appropriazione di eredità o donazione,
del desiderio per una donna sposata,
24della relazione con la sua schiava,
- non accostarti al suo letto -
25delle parole ingiuriose davanti agli amici
- dopo aver donato, non offendere -
26della ripetizione di quanto hai udito
e della rivelazione di notizie segrete.
27Allora sarai veramente pudico
e troverai grazia presso chiunque.
Salmi 105
1Alleluia.
Lodate il Signore e invocate il suo nome,
proclamate tra i popoli le sue opere.
2Cantate a lui canti di gioia,
meditate tutti i suoi prodigi.
3Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
4Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
5Ricordate le meraviglie che ha compiute,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
6voi stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
7È lui il Signore, nostro Dio,
su tutta la terra i suoi giudizi.
8Ricorda sempre la sua alleanza:
parola data per mille generazioni,
9l'alleanza stretta con Abramo
e il suo giuramento ad Isacco.
10La stabilì per Giacobbe come legge,
come alleanza eterna per Israele:
11"Ti darò il paese di Cànaan
come eredità a voi toccata in sorte".
12Quando erano in piccolo numero,
pochi e forestieri in quella terra,
13e passavano di paese in paese,
da un regno ad un altro popolo,
14non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro:
15"Non toccate i miei consacrati,
non fate alcun male ai miei profeti".
16Chiamò la fame sopra quella terra
e distrusse ogni riserva di pane.
17Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
18Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
19finché si avverò la sua predizione
e la parola del Signore gli rese giustizia.
20Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
21lo pose signore della sua casa,
capo di tutti i suoi averi,
22per istruire i capi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani.
23E Israele venne in Egitto,
Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
24Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi nemici.
25Mutò il loro cuore
e odiarono il suo popolo,
contro i suoi servi agirono con inganno
26Mandò Mosè suo servo
e Aronne che si era scelto.
27Compì per mezzo loro i segni promessi
e nel paese di Cam i suoi prodigi.
28Mandò le tenebre e si fece buio,
ma resistettero alle sue parole.
29Cambiò le loro acque in sangue
e fece morire i pesci.
30Il loro paese brulicò di rane
fino alle stanze dei loro sovrani.
31Diede un ordine e le mosche vennero a sciami
e le zanzare in tutto il loro paese.
32Invece delle piogge mandò loro la grandine,
vampe di fuoco sul loro paese.
33Colpì le loro vigne e i loro fichi,
schiantò gli alberi della loro terra.
34Diede un ordine e vennero le locuste
e bruchi senza numero;
35divorarono tutta l'erba del paese
e distrussero il frutto del loro suolo.
36Colpì nel loro paese ogni primogenito,
tutte le primizie del loro vigore.
37Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
fra le tribù non c'era alcun infermo.
38L'Egitto si rallegrò della loro partenza
perché su di essi era piombato il terrore.
39Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte.
40Alla loro domanda fece scendere le quaglie
e li saziò con il pane del cielo.
41Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque,
scorrevano come fiumi nel deserto,
42perché ricordò la sua parola santa
data ad Abramo suo servo.
43Fece uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
44Diede loro le terre dei popoli,
ereditarono la fatica delle genti,
45perché custodissero i suoi decreti
e obbedissero alle sue leggi.
Alleluia.
Ezechiele 16
1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, fa' conoscere a Gerusalemme tutti i suoi abomini.3Dirai loro: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei Cananei; tuo padre era Amorreo e tua madre Hittita. Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato l'ombelico e non fosti lavata con l'acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale, né fosti avvolta in fasce.4.5Occhio pietoso non si volse su di te per farti una sola di queste cose e usarti compassione, ma come oggetto ripugnante fosti gettata via in piena campagna, il giorno della tua nascita.
6Passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue7e cresci come l'erba del campo. Crescesti e ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza: il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà; ma eri nuda e scoperta.
8Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l'età dell'amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia.9Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio;10ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di seta;11ti adornai di gioielli: ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo:12misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo.13Così fosti adorna d'oro e d'argento; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami; fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo; diventasti sempre più bella e giungesti fino ad esser regina.14La tua fama si diffuse fra le genti per la tua bellezza, che era perfetta, per la gloria che io avevo posta in te, parola del Signore Dio.
15Tu però, infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita concedendo i tuoi favori ad ogni passante.16Prendesti i tuoi abiti per adornare a vari colori le alture su cui ti prostituivi.17Con i tuoi splendidi gioielli d'oro e d'argento, che io ti avevo dati, facesti immagini umane e te ne servisti per peccare;18poi tu le adornasti con le tue vesti ricamate e davanti a quelle immagini presentasti il mio olio e i miei profumi.19Il pane che io ti avevo dato, il fior di farina, l'olio e il miele di cui ti nutrivo ponesti davanti ad esse come offerta di soave odore. Oracolo del Signore Dio.
20Prendesti i figli e le figlie che mi avevi generati e li sacrificasti loro in cibo. Erano forse poca cosa le tue infedeltà?21Immolasti i miei figli e li offristi a loro, facendoli passare per il fuoco.22Fra tutte le tue nefandezze e infedeltà non ti ricordasti del tempo della tua giovinezza, quando eri nuda e ti dibattevi nel sangue!23Ora, dopo tutta la tua perversione, guai, guai a te! Oracolo del Signore Dio.24In ogni piazza ti sei fabbricata un tempietto e costruita una altura;25ad ogni crocicchio ti sei fatta un altare, disonorando la tua bellezza, offrendo il tuo corpo a ogni passante, moltiplicando le tue prostituzioni.26Hai concesso i tuoi favori ai figli d'Egitto, tuoi corpulenti vicini, e hai moltiplicato le tue infedeltà per irritarmi.27Ed ecco io ho steso la mano su di te; ho ridotto il tuo cibo e ti ho abbandonato in potere delle tue nemiche, le figlie dei Filistei, che erano disgustate della tua condotta sfrontata.
28Non ancora sazia, hai concesso i tuoi favori agli Assiri; ma non soddisfatta29hai moltiplicato le tue infedeltà nel paese di Canaan, fino nella Caldea: e neppure allora ti sei saziata.30Come è stato abbietto il tuo cuore - dice il Signore Dio - facendo tutte queste azioni degne di una spudorata sgualdrina!31Quando ti costruivi un postribolo ad ogni crocevia e ti facevi un'altura in ogni piazza, tu non eri come una prostituta in cerca di guadagno,32ma come un'adultera che, invece del marito, accoglie gli stranieri!33Ad ogni prostituta si da' un compenso, ma tu hai dato il compenso a tutti i tuoi amanti e hai distribuito loro doni perché da ogni parte venissero da te per le tue prostituzioni.34Tu hai fatto il contrario delle altre donne, quando ti prostituivi: nessuno è corso dietro a te, mentre tu hai distribuito doni e non ne hai ricevuti, tanto eri pervertita.
35Perciò, o prostituta, ascolta la parola del Signore.36Così dice il Signore Dio: Per le tue ricchezze sperperate, per la tua nudità scoperta nelle prostituzioni con i tuoi amanti e con tutti i tuoi idoli abominevoli, per il sangue dei tuoi figli che hai offerto a loro,37ecco, io adunerò da ogni parte tutti i tuoi amanti con i quali sei stata compiacente, coloro che hai amati insieme con coloro che hai odiati, e scoprirò di fronte a loro la tua nudità perché essi la vedano tutta.
38Ti infliggerò la condanna delle adultere e delle sanguinarie e riverserò su di te furore e gelosia.
39Ti abbandonerò nelle loro mani e distruggeranno i tuoi postriboli, demoliranno le tue alture; ti spoglieranno delle tue vesti e ti toglieranno i tuoi splendidi ornamenti: ti lasceranno scoperta e nuda.40Poi ecciteranno contro di te la folla, ti lapideranno e ti trafiggeranno con la spada.41Incendieranno le tue case e sarà fatta giustizia di te sotto gli occhi di numerose donne: ti farò smettere di prostituirti e non distribuirai più doni.42Quando avrò saziato il mio sdegno su di te, la mia gelosia si allontanerà da te; mi calmerò e non mi adirerò più.43Per il fatto che tu non ti sei ricordata del tempo della tua giovinezza e mi hai provocato all'ira con tutte queste cose, ecco anch'io farò ricadere sul tuo capo le tue azioni, parola del Signore Dio; non accumulerai altre scelleratezze oltre tutti gli altri tuoi abomini.
44Ecco, ogni esperto di proverbi dovrà dire questo proverbio a tuo riguardo: Quale la madre, tale la figlia.45Tu sei la degna figlia di tua madre, che ha abbandonato il marito e i suoi figli: tu sei sorella delle tue sorelle, che hanno abbandonato il marito e i loro figli. Vostra madre era una Hittita e vostro padre un Amorreo.46Tua sorella maggiore è Samaria, che con le sue figlie abita alla tua sinistra; tua sorella più piccola è Sòdoma, che con le sue figlie abita alla tua destra.47Tu non soltanto hai seguito la loro condotta e agito secondo i loro costumi abominevoli, ma come se ciò fosse stato troppo poco, ti sei comportata peggio di loro in tutta la tua condotta.48Per la mia vita - dice il Signore Dio - tua sorella Sòdoma e le sue figlie non fecero quanto hai fatto tu e le tue figlie!49Ecco, questa fu l'iniquità di tua sorella Sòdoma: essa e le sue figlie avevano superbia, ingordigia, ozio indolente, ma non stesero la mano al povero e all'indigente:50insuperbirono e commisero ciò che è abominevole dinanzi a me: io le vidi e le eliminai.51Samaria non ha peccato la metà di quanto hai peccato tu. Tu hai moltiplicato le tue nefandezze più di loro, le tue sorelle, tanto da farle apparire giuste, con tutte le nefandezze che hai commesse.
52Devi portare anche tu la tua umiliazione, tu che hai giustificato le tue sorelle. Per i tuoi peccati che superano i loro esse sono più giuste di te: anche tu dunque devi essere svergognata e portare la tua umiliazione, perché hai giustificato le tue sorelle.53Ma io cambierò le loro sorti: cambierò le sorti di Sòdoma e delle città dipendenti, cambierò le sorti di Samaria e delle città dipendenti; anche le tue sorti muterò in mezzo a loro,54perché tu porti la tua umiliazione e tu senta vergogna di quanto hai fatto per consolarle.55Tua sorella Sòdoma e le città dipendenti torneranno al loro stato di prima; Samaria e le città dipendenti torneranno al loro stato di prima e anche tu e le città dipendenti tornerete allo stato di prima.56Eppure tua sorella Sòdoma non era forse sulla tua bocca al tempo del tuo orgoglio,57prima che fosse scoperta la tua malvagità? Perché ora tu sei disprezzata dalle figlie di Aram e da tutte le figlie dei Filistei che sono intorno a te, le quali ti dileggiano da ogni parte?58Tu stai scontando la tua scelleratezza e i tuoi abomini. Parola del Signore.59Poiché, dice il Signore Dio: Io ho ricambiato a te quello che hai fatto tu, che hai disprezzato il giuramento e violato l'alleanza.60Anch'io mi ricorderò dell'alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un'alleanza eterna.61Allora ti ricorderai della tua condotta e ne sarai confusa, quando riceverai le tue sorelle maggiori insieme a quelle più piccole e io le darò a te per figlie, ma non in forza della tua alleanza;62io ratificherò la mia alleanza con te e tu saprai che io sono il Signore,63perché te ne ricordi e ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più bocca, quando ti avrò perdonato quello che hai fatto. Parola del Signore Dio".
Lettera ai Filippesi 4
1Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!
2Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore.3E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.
4Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.5La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;7e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
8In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.9Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!
10Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione.11Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione;12ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza.13Tutto posso in colui che mi dà la forza.
14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione.15Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli;16ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario.17Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio.18Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù.20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
21Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù.22Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare.
23La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Capitolo III: Chi é colui che ama il bene e la pace
Leggilo nella Biblioteca1. Se, in primo luogo, manterrai te stesso nella pace, potrai dare pace agli altri; ché l'uomo di pace è più utile dell'uomo di molta dottrina. Colui che è turbato dalla passione trasforma anche il bene in male, pronto com'è a vedere il male dappertutto; mentre colui che ama il bene e la pace trasforma ogni cosa in bene. Chi è pienamente nella pace non sospetta di alcuno. Invece chi è inquieto e turbato sta sempre in agitazione per vari sospetti. Non è tranquillo lui, né permette agli altri di esserlo; dice sovente cose che non dovrebbe dire e tralascia cose che più gli converrebbe fare; sta attento a ciò che dovrebbero fare gli altri, e trascura ciò a cui sarebbe tenuto lui stesso. Sii dunque zelante, innanzi tutto , con te stesso; solo così potrai essere giustamente zelante con il tuo prossimo. Tu sei molto abile nel trovare giustificazioni per quello che fai e nel farlo apparire sotto una certa luce, mentre rifiuti di accettare le giustificazioni negli altri. Sarebbe invece più giusto che tu accusassi te stesso e scusassi il tuo fratello. Se vuoi essere sopportato, sopporta gli altri anche tu.
2. Vedi quanto sei ancora lontano dal vero amore e dalla umiltà di chi non sa adirarsi e indignarsi con alcuno, fuor che con se stesso. Non è grande merito stare con persone buone e miti; è cosa, questa, che fa naturalmente piacere a tutti, e nella quale tutti troviamo facile contentezza, giacché amiamo di più quelli che ci danno ragione. E' invece grande virtù, e lodevole comportamento, degno di un uomo, riuscire a vivere in pace con le persone dure e cattive, che si comportano senza correttezza e non hanno condiscendenza verso di noi. Ci sono alcuni che stanno, essi, nella pace e mantengono pace anche con gli altri. Ci sono invece alcuni che non stanno in pace essi, né lasciano pace agli altri: pesanti con il prossimo, e ancor più con se stessi. Ci sono poi alcuni che stanno essi nella pace e si preoccupano di condurre alla pace gli altri. La verità è che la vera pace, in questa nostra misera vita, la dobbiamo far consistere nel saper sopportare con umiltà, piuttosto che nel non avere contrarietà. Colui che saprà meglio sopportare, conseguirà una pace più grande. Vittorioso su se stesso e padrone del mondo, questi è l'amico di Cristo e l'erede del cielo.
DISCORSO 363 IL CANTICO DI ESODO 15, 1-21.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaDalla Scrittura la norma per interpretarla.
1. Nel meditare e interpretare le sacre Scritture, o fratelli carissimi, dobbiamo lasciar guidare la nostra mente dalla indiscutibile autorità della Scrittura stessa in modo che ciò che in essa è detto chiaramente al fine di nutrirci, aiuti a interpretare fedelmente ciò che è detto in modo oscuro al fine di stimolarci. Nessuno deve osare interpretare i divini misteri scostandosi da quello che, con il cuore e con la bocca, predicarono e prescrissero gli Apostoli. Scrive l'apostolo Paolo: Voglio che vi ricordiate, fratelli, che tutti i nostri antenati attraversarono il mar Rosso e camminarono protetti dalla nuvola, tutti sono stati battezzati nella nuvola e nel mare per essere uniti a Mosè, tutti hanno mangiato lo stesso cibo spirituale e bevuto la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti dalla stessa roccia spirituale che li accompagnava. Quella roccia era il Cristo. Tuttavia la maggior parte di loro non fu gradita a Dio, e morirono nel deserto. Questi fatti sono accaduti molto tempo fa. Essi sono un esempio perché impariamo a non desiderare il male come loro 1. E poco dopo continua: Questi fatti che sono accaduti a loro diventano un esempio per noi, e sono stati scritti perché siano un severo ammonimento per noi che viviamo un tempo vicino alla fine 2.
Il passaggio del Mar Rosso è figura del Battesimo.
2. Da questo passo, carissimi, risulta chiaro a ogni credente che il passaggio di quel popolo attraverso il Mar Rosso fu figura del nostro battesimo. Come il Faraone e gli egiziani logoravano quella gente sottomettendoli a fabbricare mattoni, così noi eravamo tenuti soggetti al fango della carne dal diavolo e dai suoi angeli, e fummo liberati dal battesimo del nostro Signore Gesù Cristo, di cui Mosè era stato figura. E ora noi vogliamo cantare in onore del Signore perché ha mirabilmente trionfato; ha gettato in mare cavallo e cavaliere 3. In realtà sono per noi morti quelli che non possono più dominarci: infatti sono state come sommerse nel mare e distrutte le nostre colpe che ci avevano fatti loro schiavi, e noi siamo stati liberati dal lavacro della grazia santa. Dunque cantiamo in onore del Signore perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere: ha distrutto con il battesimo la superbia e il superbo. Colui che è così diventato suo umile suddito, ora leva a Dio questo cantico, mentre non gli può dar gloria il superbo che cerca la propria gloria e magnifica se stesso. All'empio che è stato giustificato, se crede in colui che giustifica l'empio, la fede viene accreditata come giustizia 4, perché il giusto viva mediante la fede 5, e perché, non ignorando più la giustizia di Dio né cercando di stabilire la propria, stia sottomesso alla giustizia di Dio 6: costui con tutta verità canta il Signore suo aiuto e suo protettore, che dà salvezza, il suo Dio cui rendere onore. Quindi non è uno di quei superbi che pur conoscendo Dio non lo hanno onorato come Dio 7. Dice dunque: il Dio del Padre mio 8, poiché è il Dio del padre Abramo il quale credette a Dio, e la sua fede gli fu accreditata a giustizia 9. Perciò noi, come piccoli che non presumono della propria giustizia ma contano sulla grazia, magnifichiamo il Signore perché lui che è la nostra pace, pone fine alle battaglie. E per questo: Signore è il suo nome 10, e a lui con Isaia diciamo che ci tenga in suo possesso 11. Signore è il suo nome: noi non esistevamo, ed egli ci creò; eravamo perduti, e ci venne a cercare; ci eravamo venduti, ed egli ci riscattò. Davvero: Signore è il suo nome. Carro e esercito del Faraone egli gettò nel mare 12. Con il battesimo spazzò via tutta l'alterigia di questo mondo e le caterve di peccati, un numero senza fine, che erano in noi a servizio del diavolo. Sui carri aveva posto tre guidatori 13 per carro che inseguendoci ci atterrivano con la paura della sofferenza, dell'umiliazione, della morte: ma tutte queste paure furono sommerse nel Mar Rosso perché con il battesimo noi siamo stati sepolti nella morte 14 insieme con Colui che fu flagellato umiliato ucciso per noi. Egli travolse nel mar Rosso tutti i nemici e consacrò con la sua morte cruenta il battesimo perché i nostri peccati fossero distrutti. I nostri nemici precipitarono come pietre nel fondo, essi soli divenuti possesso del diavolo, vero oggetto della sua oppressione spietata: di essi infatti fu scritto: L'empio giunto nel profondo disprezza 15. Essi non credono che possano essere loro rimessi i peccati compiuti, e la disperazione li immerge più profondamente in essi; ma è scritto: La tua destra, Signore, terribile per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore che li divora come paglia. Noi ti abbiamo temuto nel manifestarsi della tua ira, abbiamo creduto in te, ed ecco le nostre colpe sono state tutte distrutte. E` scritto: Al soffio dell'ira del Signore si divisero i flutti e si consolidarono come a formare un muro entro il mare profondo. Ci si può chiedere perché allora, quando le acque si divisero al consolidarsi dei flutti, la via al popolo liberato fu aperta al soffio della tua ira, e non fu piuttosto il soffio della misericordia del Signore a dividere le acque. Ma proprio dal terrore dell'ira di Dio - quella che il peccatore sprofondato nel male disprezza - viene la spinta verso il battesimo che con la sua acqua - un'acqua che non fa affogare - diventa il passaggio di liberazione per noi. Il nemico aveva detto: Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; li ucciderò con la mia spada, li conquisterà la mia mano 16. Ma il nemico non conosce la forza del sacramento del Signore che quelli che credono e sperano in lui trovano nel battesimo di salvezza, e ritiene che il peccato possa ancora dominare sui battezzati perché, per la fragilità della carne, essi sono soggetti a tentazione: ignora dove e quando e come si compia quella rinascita completa dell'uomo intero di cui il battesimo segna l'inizio e la prefigurazione, ma che è già realtà posseduta nella speranza certa. Nel futuro questo corpo mortale sarà rivestito d'immortalità, e sarà eliminato totalmente il potere di qualsiasi altra potenza: Dio sarà tutto in tutti 17. Ma ora, finché il corpo soggetto a corruzione grava sull'anima 18, il nemico dice: Inseguirò e raggiungerò; però subito dopo nel testo si legge: Soffiasti con il tuo alito: il mare li coprì, e qui non si parla di soffio dell'ira che invece poco sopra si era detto aver fatto aprire le acque per far passare il popolo di Dio che fu liberato. Senza dubbio al peccatore sembra che Dio non sia adirato con lui se i suoi peccati restano impuniti, ed egli pecca quindi sempre più gravemente. Per questo, in modo simile al piombo, precipita sempre più a fondo quanto più vede vivere ancora travagliati proprio coloro che, giustificati per la fede, sopportano i mali presenti per la speranza della vita futura. Ma a loro appunto Dio manda il suo Spirito per sostenerli. Dio mandò il suo Spirito a consolare i giusti e a provarli nelle fatiche, ma il mare travolse gli empi; costoro invece non facevano distinzione tra sé e quelli, anzi credevano che Dio fosse irato proprio con quelli, vedendoli afflitti da tante tribolazioni, e propizio piuttosto a loro stessi che potevano rallegrarsi di tanta prosperità. E ragionando così ecco: sprofondarono come piombo in acque profonde. Chi è come te, Signore? chi è come te? glorioso tra i santi - che non si gloriano di se stessi - mirabile nella maestà, tu che fai prodigi. Le gesta che si compirono allora erano annuncio di eventi futuri, poiché vi troviamo noi stessi anticipati in figura. Stendesti la destra, la terra li inghiottì 19: ma di fatto non si aprì allora la terra, non inghiottì nessuno degli egiziani, che furono invece sommersi dalle acque del mare. Se ci chiediamo il significato della frase, l'espressione: la destra di Dio, interpretata bene, è da riferire a Colui del quale Isaia dice: A chi fu rivelato il braccio del Signore? 20, cioè all'unico Figlio che il Padre non risparmiò, ma consegnò per la salvezza di tutti noi 21. Egli stese la sua destra sulla croce e allora la terra inghiottì gli empi, proprio mentre questi si ritenevano vincitori e giudicavano lui spregevole. E` scritto infatti: La terra è lasciata in balia del malfattore, e il giudizio copre il volto di lui 22, cioè la sua divinità. In tal modo il Signore guidò il suo popolo, che fu come portato dal legno della croce; e su questo fu stesa la terra, cioè il corpo del Signore, che divorò gli empi. Il popolo non attraversò il mare su una nave: e infatti il verbo gubernare non è usato nel senso specifico di pilotare, ma viene precisato: guidasti con la tua giustizia il tuo popolo, e il popolo è detto tuo appunto perché non ha la presunzione di una sua giustizia, ma vive di fede, accogliendo la grazia di Dio: questo tuo popolo che hai liberato 23. E Dio conosce quelli che gli appartengono 24.
Il cammino dopo il Battesimo per giungere alla patria celeste.
3. Hai esortato nella tua potenza, cioè nel tuo Cristo, mostrando che ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini 25. Egli fu crocifisso per la sua debolezza ma vive per la potenza di Dio 26. Hai esortato mostrando la tua potenza e la tua salvezza 27. Dalla risurrezione del Cristo, nella quale il corpo mortale viene ricreato e quello che era soggetto a corruzione si riveste d'immortalità, viene a noi l'esortazione a sperare nel futuro e a sopportare ogni situazione presente in vista di quello che è promesso. Infatti dopo il battesimo ci attende il cammino attraverso il deserto, da vivere nella speranza, finché non giungiamo alla terra promessa, alla terra dei viventi, alla Gerusalemme celeste dove Dio è nostra eredità: finché non vi giungiamo, questa nostra vita è tutta deserto, tutta tentazione. Ma in colui che ha vinto il tempo, il popolo di Dio vince tutto: come nel battesimo sono distrutti i peccati del passato - nemici che ci inseguivano alle calcagna -, così dopo il battesimo, nel cammino di questa vita vinciamo tutti gli ostacoli che ci si contrappongono, nutrendoci del cibo spirituale e della bevanda spirituale. Il nome stesso del nostro Re ha gettato nel terrore i nemici che ostacolavano il nostro cammino: si era levata prima l'ira dei popoli per distruggere il nome cristiano, ma poiché si rivelò impotente, l'ira si mutò in dolore, e davanti poi al crescere della fede e al suo diffondersi, il dolore si mutò in timore. Ora anche i superbi di questo mondo cercano rifugio e protezione all'ombra di quella pianta cresciuta enormemente dal granello di senape 28. Così in questo cantico nel quale si ricordano gli eventi di allora che sono figura dei successivi, viene mantenuta appunto la successione da ira a dolore a timore: prima si legge: Hanno udito i popoli e furono presi da ira, poi: Dolore incolse gli abitanti della Filistea, e poi di seguito: Già si affrettano - che significa: si spaventano - i capi di Edom; i potenti di Moab li prende il timore; si consumano tutti gli abitanti di Canaan. Piombano su di loro la paura e il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo che ti sei acquistato 29. Così avvenne, e così avviene: diventano immobili come pietra, stupiti, i nemici della Chiesa, mentre noi compiamo il passaggio verso la patria. E anche quelli che tentano di opporsi, sono vinti con il segno della croce del Signore, come allora per le braccia stese di Mosè fu vinto Amalech 30. Così anche noi siamo introdotti e piantati sul monte che è dono di Dio : esso andò crescendo a partire da quella piccola pietra che vide Daniele, e riempì tutta la terra 31. Questa la dimora preparata per il Signore, poiché santo è il tempio di Dio e santificazione la sua casa che viene da lui. Santo è il tempio di Dio - dice l'Apostolo - che siete voi 32. E non volendo che si volga indietro lo sguardo alla Gerusalemme terrena, il cui tempio ebbe allora un senso figurale, come era opportuno, egli precisa che si riferiva al regno eterno, che è l'eredità eterna di Dio, alla Gerusalemme eterna, proseguendo così: che le tue mani hanno preparato, Signore che regni per sempre in eterno e ancora 33. Perché dice: e ancora, se l'espressione in eterno non può per sé essere accresciuta? Egli, forse temendo che, come usualmente, si intenda eterno come tempo troppo lungo, vuole che si intenda sempiterno in senso letterale, cioè senza fine. Ovvero ha voluto distinguere tra sempre, in eterno, ancora: Dio regna sempre nei cieli che egli ha stabilito per sempre; ha posto una legge che non passa 34; Dio regna in eterno su coloro che dopo aver violato la sua legge, si sono convertiti: egli ha rimesso loro i peccati e li ha riscattati dal tempo donando loro la beatitudine senza fine; Dio regna ancora su coloro che ha posto sotto i piedi del suo popolo, afflitti da giuste pene. Nessuno si sottrae infatti al suo regno la cui legge eterna regge tutte le creature regolando la distribuzione dei doni e la resa di conto, misurando premi e pene, attuando un ordine perfettamente giusto. Dio resiste ai superbi e dà la grazia agli umili 35. Quando i cavalli del Faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare su di essi le acque del mare, mentre gli israeliti avevano camminato all'asciutto in mezzo al mare 36.
Chi cantò allora e chi può cantare oggi il Cantico.
4. Questo cantico cantarono Mosè e i figli d'Israele, lo cantarono la profetessa Maria e, insieme con lei, le figlie d'Israele; lo stesso cantico cantiamo ora noi uomini e donne, con la partecipazione dell'anima e del corpo. L'Apostolo insegna che quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri 37. E questo è il significato che si può attribuire al timpano che Maria prese per accompagnare il cantico: per formare il timpano viene stesa su un legno la carne; e dalla croce imparano a far risuonare il dolce suono che canta la grazia. L'amore che per grazia abbiamo ricevuto nel battesimo, ci ha fatto umili e ha estinto in noi quella superbia con cui il nemico superbo ci dominava, perché ormai chi si vanta si vanti nel Signore 38, e noi quindi: cantiamo al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere 39.
1 - 1 Cor 10, 1-6.
2 - 1 Cor 10, 11.
3 - Es 15, 1.
4 - Cf. Rm 4, 5.
5 - Cf. Rm 1, 17.
6 - Cf. Rm 10, 3.
7 - Cf. Rm 1, 21.
8 - Es 15, 2.
9 - Cf. Rm 4, 3; Gn 15, 6.
10 - Gdt 16, 3; Es 15, 3.
11 - Is 26, 13.
12 - Es 15, 4.
13 - Es 15, 4. [sec. LXX].
14 - Cf. Rm 6, 4.
15 - Prv 18, 3.
16 - Es 15, 6-9.
17 - Cf. 1 Cor 15, 53. 54. 24. 28.
18 - Cf. Sap 9, 15.
19 - Es 15, 10-12.
20 - Is 53, 1.
21 - Cf. Rm 8, 32.
22 - Gb 9, 24.
23 - Es 15, 13.
24 - Cf. 2 Tm 2, 19.
25 - Cf. 1 Cor 1, 25.
26 - Cf. 2 Cor 13, 4.
27 - Es 15, 13.
28 - Cf. Mt 13, 31-32.
29 - Es 15, 14-16.
30 - Cf. Es 18.
31 - Cf. Dn 2, 34-35.
32 - 1 Cor 3, 17.
33 - Es 15, 17-18.
34 - Cf. Sal 148, 6.
35 - Cf. Gc 4, 6.
36 - Es 15, 19.
37 - Gal 5, 24.
38 - 1 Cor 1, 31.
39 - Es 15, 21.
Capitolo XXVI: L’eccelsa libertà dello spirito, frutto dell’umile preghiera più che dello studio
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. O Signore, questo è il compito di chi vuole essere perfetto: non staccarsi mai spiritualmente dal tendere alle cose celesti e passare tra le molte preoccupazioni quasi senza affanno. E ciò non già per storditezza, ma per quel tal privilegio, proprio di uno spirito libero, di non essere attaccato ad alcuna cosa creata, con un affetto che sia contrario al volere di Dio. Ti scongiuro, o mio Dio pieno di misericordia, tienimi lontano dalle preoccupazioni di questa vita, così che esse non mi siano di troppo impaccio; tienimi lontano dalle molte esigenze materiali, così che io non sia prigioniero del piacere; tienimi lontano da tutto quanto è di ostacolo all'anima, così che io non finisca schiacciato da queste difficoltà. E non voglio dire che tu mi tenga lontano soltanto dalle cose che la vanità di questo mondo brama con pieno ardore; ma da tutte quelle miserie che, a causa della comune maledizione dell'umanità, gravano dolorosamente sull'anima del tuo servo, impedendole di accedere, a sua voglia, alla libertà dello spirito.
2. O mio Dio, dolcezza ineffabile, muta in amarezza per me ogni piacere terrestre: esso mi distoglie dall'amare le cose eterne e mi avvince tristemente a sé, facendomi balenare qualcosa che, al momento, appare buono e gradito. O mio Dio, non sia più forte di me la carne, non sia più forte di me il sangue; non mi inganni il mondo, con la sua gloria passeggera; non mi vinca il diavolo, con la sua astuzia. Dammi fortezza a resistere, pazienza a sopportare, costanza a perseverare. In luogo di tutte le consolazioni del mondo, dammi la dolcissima unzione del tuo spirito; in luogo dell'attaccamento alle cose della terra, infondi in me l'amore della tua gloria. Ecco, per uno spirito fervoroso sono ben pesanti e cibo e bevanda e vestito e tutte le altre cose utili a sostenere il corpo. Di queste cose utili fa' che io usi moderatamente, senza attaccarmi ad esse con desiderio eccessivo. Abbandonare tutto non si può, perché alla natura si deve pur dare sostentamento; ma la santa legge di Dio vieta di cercare le cose superflue e quelle che danno maggiormente piacere. Diversamente la carne si porrebbe sfacciatamente contro lo spirito. Tra questi due estremi, mi regga la tua mano, o Signore, te ne prego; e mi guidi, per evitare ogni eccesso.
36-24 Agosto 12, 1938 Quando la creatura entra nel Voler Divino, il Cielo si abbassa e la terra si eleva per darsi il bacio di pace. Amore di Dio nel manifestare le Verità. Come tutte le cose diventano vita, e come tutte le cose create sono membri di Gesú. Diversità d’amore.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Il Voler Divino mi sta sempre intorno, ché vuole investire i miei atti con la sua luce per stendervi la sua Vita, mi sembra che sta tanto sull’attenti, che giunge a perseguitarmi d’amore e di luce, perché vuole che in tutto ciò che faccio chiudesse la sua Vita. Oh! come mi sento felice nel sentirmi perseguitata d’amore e di luce dal Fiat Supremo. Ed il mio dolce Gesú, sorprendendomi, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, vedi a che punto eccessivo giunge il mio Amore che vuole la creatura a vivere nel mio Volere, che giungo a perseguitarla d’amore e di luce: La luce l’eclissa tutti i mali, in modo che vedendo solo la mia Volontà, si abbandona in Essa e ci fa fare quello che vogliamo; l’amore alletta, la felicita, e si fa vincere da Noi. Tu devi sapere che come la creatura entra nel nostro Volere per formare il suo atto, il Cielo si abbassa e la terra si eleva e s’incontrano insieme, che felice incontro; il Cielo sentendosi trasportato in terra dalla forza creatrice del Fiat Divino, baciano la terra, cioè, le umane generazioni, ed a qualunque costo vogliono dare loro ciò che posseggono, per contentare il Voler Divino che li ha trasportato in terra, perché vuol regnare in tutti; la terra, sentendosi elevata in Cielo, sentono una forza ignota che le trascina al bene, un’aria celeste che s’impone su di loro, che le fa respirare una nuova vita. Un atto nella mia Volontà dà dell’incredibile, questi atti formeranno il nuovo giorno, le umane generazioni si sentiranno per mezzo di essi rinnovare, ringiovanire nel bene; formeranno le disposizioni per disporle a ricevere la sua Vita per farla regnare. Questi atti della creatura fatti nel mio Volere, saranno il corredo, i preparativi potenti, i mezzi più efficaci per ottenere un tanto bene”.
(3) Dopo ciò ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, il nostro Amore dà dell’incredibile. Quando dobbiamo manifestare una Verità che riguarda la nostra Volontà, prima l’amiamo in Noi stessi, la facilitiamo, l’adattiamo all’intelligenza umana, affinché alla creatura le riesca facile comprenderla e farla vita propria, la corrediamo del nostro Amore e poi la facciamo conoscere come spasimante di amore che vuol darsi a loro come vita, che sente il bisogno che vuol formarsi in esse. Ma non contenti di ciò, purifichiamo l’intelligenza umana, la investiamo con la nostra luce, la rinnoviamo affinché conosca la nostra Verità, se la baci, se la chiuda in sé stessa e le dia tutta la libertà di formare la sua Vita, per restare trasformata nella stessa Verità. Perciò ogni nostra Verità porta la nostra Vita Divina nella creatura, spasimante che ama e vuol essere amata, ed il nostro Amore è tanto, che ci adattiamo all’umana condizione per facilitare la conoscenza, perché se ci conosciamo, è facile vincere la volontà umana per farla nostra, ed essa avrà interesse di possedere il suo Dio. Senza conoscenza le vie sono chiuse, rotte le comunicazioni, e Noi restiamo come il Dio lontano dalla creatura, mentre stiamo dentro e fuori di loro, e loro restano lontane da Noi. Nessuno può possedere un bene se non lo conosce. Perciò vogliamo far conoscere che chi vive nella Divina Volontà ed opera in Essa, tutto diventa Vita Divina in essa; possedendo il mio Fiat, la sua virtù creatrice, in tutto ciò che fa: Se pensa, se parla, se opera, se cammina, se ama, stende la sua Vita, e pensa, parla, opera, cammina e ama; forma la creazione operante, parlante; la creatura le serve per continuare la sua creazione, anzi per fare cose più belle ancora. Quindi, la Creazione non finì, ma continua ancora nelle anime che vivono nel nostro Volere, e se nella Creazione si vede l’ordine, la bellezza, la potenza delle nostre opere, nella creatura si vedrà l’amore, l’ordine, la bellezza, la nostra virtù creatrice ripetente tante nostre Vite Divine per quante volte ci ha prestato i suoi atti per farci operare.
(5) La creatura è vita, non è opera come la Creazione, perciò sentiamo un amore irresistibile di formare Vite nostre in essa, ed oh! come ci dilettiamo, come siamo contenti, come il nostro Amore trova il suo riposo e la nostra Volontà il suo compimento, qual’è di formare la nostra Vita in essa. Invece, chi non vive nel nostro Volere, le sue opere e passi sono senza vita, come pitture dipinte che non possono né ricevere vita né darla, né possono produrre nessun bene, perché non possono né ci può essere né vita né bene senza della mia Volontà”.
(6) Onde stavo seguendo i miei atti nella Divina Volontà, e avendo fatta la Santa Comunione, il mio dolce Gesú mi ha detto:
(7) “Com’è bello quando scendo nei cuori Sacramentato e li trovo nella mia Volontà, trovo tutto in essa: Trovo la mia Madre Regina, e mi sento ridare la gloria come se di nuovo m’incarnassi; trovo tutte le opere mie, che mi circondano, mi onorano, mi amano, e siccome la mia Volontà circola come sangue e palpita in tutte le cose create, perciò sono unite con Me come membra che partono da Me e rimangono in Me, sicché tutto ciò che Io feci sulla terra e tutte le cose create, chi mi fa da braccia, chi da piedi, chi da cuore, chi da bocca, e mi amano e mi glorificano in modo infinito. La creatura, col vivere nel mio Volere, tutto è suo come è mio, e mi può dare la mia Umanità vivente per amarmi, per tenermi riparato e difeso da tutto, mi può dare l’amore che ebbi nel creare il sole; quanta specialità d’amore non contiene quella luce? Essa è zeppa di tanti svariati ed innumerevoli effetti di dolcezza, di colori, di profumi; in ogni effetto c’è un mio amore distinto, e lo puoi vedere dalle svariate dolcezze che ciascun frutto possiede, una dolcezza non è come l’altra; è il mio Amore insuperabile, che non contento di far gustare all’uomo una sola dolcezza del mio Amore, di allietarlo con un solo colore, d’un solo profumo, ce ne metteva tanti diversi per affogarlo e alimentarlo col mio Amore; sicché il mio primo alimento era il mio Amore, le altre cose venivano in ordine secondario. Quindi, il sole che fa tanto bene alla terra, con la sua luce si stende sotto i passi dell’uomo, gli riempie l’occhio di luce, lo investe dappertutto, gli va appresso dove va, è il mio Amore che corre nella sua luce, che amandolo si fa calpestare dai suoi passi, il mio Amore gli riempie l’occhio di luce, lo investe dappertutto, lo segue ovunque, ed in quella luce ci sono le mie innumerevoli distinzioni d’amore: C’è il mio Amore che langue, che ferisce, che rapisce; c’è il mio Amore che brucia, che raddolcisce tutto, che ridona la vita a tutto; c’è il mio Amore che prende da tutti i lati la creatura e la porta come in braccia. Guarda figlia mia la luce, e tu stessa non potrai numerare le tante varietà del mio Amore, e se tu vivrai nella mia Volontà, il sole sarà tuo, membro tuo, e mi potrai dare tante diversità d’amore, per quante te ne ho dato. Tutte le cose create sono membra mie, il cielo e ogni stella è un mio Amore distinto verso le creature; il vento, come membro mio, non fa altro che, come soffia, così soffia il mio Amore distinto, e perciò ora le soffia la freschezza del mio Amore, ora le carezza col mio Amore, ora le soffia col mio Amore impetuoso, ora col suo soffio le porta i refrigeri del mio Amore; anche il mare, le gocce d’acqua si stringono tra loro per non cessare mai di mormorare diversità d’amore con cui amo la creatura; anche nell’aria che respirano le mando in ogni respiro il mio ti amo distinto.
(8) Perciò, scendendo Sacramentato porto insieme con Me le cose create come membra mie, con le scene incantevoli di tanto svariato e molteplice Amor mio, e come un esercito lo metto dentro della creatura per amarla e farmi amare. Come è duro, doloroso, amare e non essere amato, perciò vivi sempre nella mia Volontà, ed Essa ti metterà a giorno i tanti modi con cui ti ho amato, e mi amerai come voglio che tu Mi ami”.