Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 4° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Marco 14
1Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo.2Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo".
3Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo.4Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: "Perché tutto questo spreco di olio profumato?5Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei.
6Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona;7i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.8Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura.9In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".
10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù.11Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?".13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi".16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, 'colui che mangia con me', mi tradirà".19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?".20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!".
22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo".23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.24E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio".
26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.27Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
'Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse'.
28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".29Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò".30Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte".31Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego".33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.34Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate".35Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.36E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole".39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole.40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
41Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino".
43E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.44Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta".45Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò.46Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.47Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.48Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi.49Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!".
50Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.51Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.52Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.
53Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.55Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano.56Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi.57Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo:58"Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo".59Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde.60Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?".62Gesù rispose: "Io lo sono!
E vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo'".
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano.
66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù".68Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò.69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli".70Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo".71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite".72Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto.
Secondo libro dei Re 20
1In quei giorni Ezechia si ammalò mortalmente. Il profeta Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: "Dice il Signore: Da' disposizioni per la tua casa, perché morirai e non guarirai".2Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore:3"Su, Signore, ricordati che ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro e ho compiuto ciò che a te sembra bene". Ed Ezechia fece un gran pianto.
4Prima che Isaia uscisse dal cortile centrale, il Signore gli disse:5"Torna indietro e riferisci a Ezechia, principe del mio popolo: Dice il Signore, Dio di Davide tuo padre: Ho udito la tua preghiera e visto le tue lacrime; ecco io ti guarirò; il terzo giorno salirai al tempio.6Aggiungerò alla durata della tua vita quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re d'Assiria; proteggerò questa città per amore di me e di Davide mio servo".7Isaia disse: "Prendete un impiastro di fichi". Lo presero e lo posero sull'ulcera e il re guarì.
8Ezechia disse a Isaia: "Qual è il segno che il Signore mi guarirà e che, il terzo giorno, salirò al tempio?".9Isaia rispose: "Da parte del Signore questo ti sia come segno che il Signore manterrà la promessa, fatta a te: Vuoi che l'ombra avanzi di dieci gradi oppure che retroceda di dieci gradi?".10Ezechia disse: "È facile che l'ombra si allunghi di dieci gradi, non però che torni indietro di dieci gradi".11Il profeta Isaia invocò il Signore e l'ombra tornò indietro per i dieci gradi che essa aveva già scorsi sulla meridiana di Acaz.
12In quel tempo Merodak-Baladan figlio di Baladan, re di Babilonia, mandò lettere e doni a Ezechia, perché aveva saputo che Ezechia era stato malato.13Ezechia gioì al loro arrivo. Egli mostrò agli inviati tutta la camera del suo tesoro, l'argento e l'oro, gli aromi e l'olio fino, il suo arsenale e quanto si trovava nei suoi magazzini; non ci fu nulla che Ezechia non mostrasse nella reggia e in tutto il suo regno.
14Allora il profeta Isaia si presentò al re Ezechia e gli domandò: "Che hanno detto quegli uomini e da dove sono venuti a te?". Ezechia rispose: "Sono venuti da una regione lontana, da Babilonia".15Quegli soggiunse: "Che cosa han visto nella tua reggia?". Ezechia rispose: "Hanno visto quanto si trova nella mia reggia; non c'è nulla nei miei magazzini che io non abbia mostrato loro".
16Allora Isaia disse a Ezechia: "Ascolta la parola del Signore!17Ecco giorni verranno in cui quanto si trova nella tua reggia e quanto hanno accumulato i tuoi antenati fino ad oggi verrà portato in Babilonia; non vi resterà nulla, dice il Signore.18Dei figli, che da te saranno nati e che tu avrai generato, alcuni saranno presi e saranno eunuchi nella reggia di Babilonia".19Ezechia disse a Isaia: "Buona è la parola del Signore, che mi hai riferita". Egli pensava: "Perché no? Almeno vi saranno pace e sicurezza durante la mia vita".
20Le altre gesta di Ezechia, tutte le sue prodezze, la costruzione della piscina e del canale, con cui portò l'acqua nella città, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.21Ezechia si addormentò con i suoi padri. Al suo posto divenne re suo figlio Manàsse
Qoelet 4
1Ho poi considerato tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole. Ecco il pianto degli oppressi che non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori sta la violenza, mentre per essi non c'è chi li consoli.2Allora ho proclamato più felici i morti, ormai trapassati, dei viventi che sono ancora in vita;3ma ancor più felice degli uni e degli altri chi ancora non è e non ha visto le azioni malvage che si commettono sotto il sole.
4Ho osservato anche che ogni fatica e tutta l'abilità messe in un lavoro non sono che invidia dell'uno con l'altro. Anche questo è vanità e un inseguire il vento.
5Lo stolto incrocia le braccia
e divora la sua carne.
6Meglio una manciata con riposo
che due manciate con fatica.
7Inoltre ho considerato un'altra vanità sotto il sole:8uno è solo, senza eredi, non ha un figlio, non un fratello. Eppure non smette mai di faticare, né il suo occhio è sazio di ricchezza: "Per chi mi affatico e mi privo dei beni?". Anche questo è vanità e un cattivo affannarsi.
9Meglio essere in due che uno solo, perché due hanno un miglior compenso nella fatica.10Infatti, se vengono a cadere, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi.11Inoltre, se due dormono insieme, si possono riscaldare; ma uno solo come fa a riscaldarsi?12Se uno aggredisce, in due gli possono resistere e una corda a tre capi non si rompe tanto presto.
13Meglio un ragazzo povero ma accorto,
che un re vecchio e stolto
che non sa ascoltare i consigli.
14Il ragazzo infatti può uscir di prigione ed esser proclamato re, anche se, mentre quegli regnava, è nato povero.15Ho visto tutti i viventi che si muovono sotto il sole, stare con quel ragazzo, il secondo, cioè l'usurpatore.16Era una folla immensa quella di cui egli era alla testa. Ma coloro che verranno dopo non avranno da rallegrarsi di lui. Anche questo è vanità e un inseguire il vento.
17Bada ai tuoi passi, quando ti rechi alla casa di Dio. Avvicinarsi per ascoltare vale più del sacrificio offerto dagli stolti che non comprendono neppure di far male.
Salmi 8
1'Al maestro di coro. Sul canto: "I Torchi...". Salmo. Di Davide.'
2O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
3Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
4Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
5che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
6Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
7gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
8tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
9Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
10O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Isaia 45
1Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
"Io l'ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
2Io marcerò davanti a te;
spianerò le asperità del terreno,
spezzerò le porte di bronzo,
romperò le spranghe di ferro.
3Ti consegnerò tesori nascosti
e le ricchezze ben celate,
perché tu sappia che io sono il Signore,
Dio di Israele, che ti chiamo per nome.
4Per amore di Giacobbe mio servo
e di Israele mio eletto
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo sebbene tu non mi conosca.
5Io sono il Signore e non v'è alcun altro;
fuori di me non c'è dio;
ti renderò spedito nell'agire, anche se tu non mi conosci,
6perché sappiano dall'oriente fino all'occidente
che non esiste dio fuori di me.
Io sono il Signore e non v'è alcun altro.
7Io formo la luce e creo le tenebre,
faccio il bene e provoco la sciagura;
io, il Signore, compio tutto questo.
8Stillate, cieli, dall'alto
e le nubi facciano piovere la giustizia;
si apra la terra
e produca la salvezza
e germogli insieme la giustizia.
Io, il Signore, ho creato tutto questo".
9Potrà forse discutere con chi lo ha plasmato
un vaso fra altri vasi di argilla?
Dirà forse la creta al vasaio: "Che fai?"
oppure: "La tua opera non ha manichi"?
10Chi oserà dire a un padre: "Che cosa generi?"
o a una donna: "Che cosa partorisci?".
11Dice il Signore,
il Santo di Israele, che lo ha plasmato:
"Volete interrogarmi sul futuro dei miei figli
e darmi ordini sul lavoro delle mie mani?
12Io ho fatto la terra e su di essa ho creato l'uomo;
io con le mani ho disteso i cieli
e do ordini a tutte le loro schiere.
13Io l'ho stimolato per la giustizia;
spianerò tutte le sue vie.
Egli ricostruirà la mia città
e rimanderà i miei deportati,
senza denaro e senza regali",
dice il Signore degli eserciti.
14Così dice il Signore:
"Le ricchezze d'Egitto e le merci dell'Etiopia
e i Sabei dall'alta statura
passeranno a te, saranno tuoi;
ti seguiranno in catene,
si prostreranno davanti a te,
ti diranno supplicanti:
Solo in te è Dio; non ce n'è altri;
non esistono altri dèi.
15Veramente tu sei un Dio nascosto,
Dio di Israele, salvatore.
16Saranno confusi e svergognati
quanti s'infuriano contro di lui;
se ne andranno con ignominia
i fabbricanti di idoli.
17Israele sarà salvato dal Signore
con salvezza perenne.
Non patirete confusione o vergogna
per i secoli eterni".
18Poiché così dice il Signore,
che ha creato i cieli;
egli, il Dio che ha plasmato
e fatto la terra e l'ha resa stabilee l'ha creata non come orrida regione,
ma l'ha plasmata perché fosse abitata:
"Io sono il Signore; non ce n'è altri.
19Io non ho parlato in segreto,
in un luogo d'una terra tenebrosa.
Non ho detto alla discendenza di Giacobbe:
Cercatemi in un'orrida regione!
Io sono il Signore, che parlo con giustizia,
che annunzio cose rette.
20Radunatevi e venite,
avvicinatevi tutti insieme,
superstiti delle nazioni!
Non hanno intelligenza coloro che portano
un loro legno scolpito
e pregano un dio
che non può salvare.
21Manifestate e portate le prove,
consigliatevi pure insieme!
Chi ha fatto sentire quelle cose da molto tempo
e predetto ciò fin da allora?
Non sono forse io, il Signore?
Fuori di me non c'è altro Dio;
Dio giusto e salvatore
non c'è fuori di me.
22Volgetevi a me e sarete salvi,
paesi tutti della terra,
perché io sono Dio; non ce n'è altri.
23Lo giuro su me stesso,
dalla mia bocca esce la verità,
una parola irrevocabile:
davanti a me si piegherà ogni ginocchio,
per me giurerà ogni lingua".
24Si dirà: "Solo nel Signore
si trovano vittoria e potenza!".
Verso di lui verranno, coperti di vergogna,
quanti fremevano d'ira contro di lui.
25Nel Signore saranno vittoriosi e si glorieranno
tutti i discendenti di Israele.
Atti degli Apostoli 27
1Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta.2Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica.3Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.4Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari5e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia.6Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo.7Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmóne,8e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa.
9Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo:10"Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite".11Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo.12E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
13Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta.14Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora "Euroaquilone".15La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva.16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa;17la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva.18Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico;19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave.20Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta.
21Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: "Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno.22Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave.23Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo,24dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione.25Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato.26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola".
27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava.28Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia.29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno.30Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati:31"Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo".32Allora i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
33Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: "Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla.34Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto".35Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.36Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo.37Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone.38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
39Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa.40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia.41Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde.42I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto,43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra;44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.
Capitolo IV: Mantenersi intimamente uniti in Dio, in spirito di verità e di umiltà
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, cammina alla mia presenza in spirito di verità, e cercami sempre con semplicità di cuore. Chi cammina dinanzi a me in spirito di verità sarà protetto dagli assalti malvagi; la verità lo farà libero da quelli che cercano di sedurlo e dai perversi, con le loro parole infamanti. Se ti farà libero la verità, sarai libero veramente e non terrai in alcun conto le vane parole degli uomini. E' vero, o Signore: ti prego, così mi avvenga, come tu dici. Mi sia maestra la tua verità; mi custodisca e mi conduca alla meta di salvezza; mi liberi da effetti e da amori perversi, contrari alla divina volontà. Allora camminerò con te, con grande libertà di spirito.
2. Io ti insegnerò, dice la Verità, ciò che è retto e mi è gradito. Ripensa con grande, amaro dolore, ai tuoi peccati, e non credere mai di valere qualcosa, per opere buone che tu abbia compiuto. In realtà sei un peccatore, irretito da molte passioni e schiavo di esse. Da te non giungi a nulla: subitamente cadi e sei vinto; subitamente vieni sconvolto e dissolto. Non hai nulla di che ti possa vantare; hai molto, invece, di che ti debba umiliare, giacché sei più debole assi di quanto tu possa capire. Di tutto quello che fai, niente ti sembri grande, prezioso e ammirevole; niente ti sembri meritevole di stima. Alto, lodevole e desiderabile davvero ti sembri soltanto ciò che è eterno. Più di ogni altra cosa, ti sia cara la verità eterna; e sempre ti dispiaccia la tua estrema pochezza. Nulla devi temere, disprezzare e fuggire quanto i tuoi vizi e i tuoi peccati; cose che ti debbono affliggere più di ogni danno materiale.
3. Ci sono persone che camminano al mio cospetto con animo non puro: persone che - dimentiche di se stesse e della propria salvezza, e mosse da una certa curiosità e superbia - vorrebbero conoscere i miei segreti, e comprendere gli alti disegni di Dio. Costoro cadono sovente in grandi tentazioni e in grandi peccati per quella loro superbia e curiosità, che io ho in odio. Mantieni una religiosa riverenza dinanzi al giudizio divino, dinanzi allo sdegno dell'Onnipotente. Non volere, dunque, sondare l'operato dell'Altissimo. Esamina invece le tue iniquità: in quante cose hai errato e quante cose buone hai tralasciato. Ci sono alcuni che fanno consistere la loro pietà soltanto nelle letture, nelle immagini sacre e nelle raffigurazioni esteriori e simboliche; altri mi hanno sulla bocca, ma poco c'è nel loro cuore. Ci sono invece altri che, illuminati nella mente e puri nei loro affetti, anelando continuamente alle cose eterne, provano fastidio a sentir parlare di cose terrene e soffrono ad assoggettarsi a ciò che la natura impone. Sono questi che ascoltano ciò che dice, dentro di loro, lo spirito di verità. Il quale li ammaestra a disprezzare le cose di questa terra e ad amare quelle del cielo; ad abbandonare il mondo e ad aspirare, giorno e notte, al cielo.
DISCORSO 367 LA PARABOLA DEL RICCO EPULONE E DI LAZZARO NARRATA IN LC 16, 19-31.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa parabola serve ai ricchi per capire l'insania del loro comportamento.
1. Il passo del Vangelo di Luca che è stato letto, ha certo richiamato voi, cari santi fratelli, così come ha richiamato me, a fare bene attenzione a due personaggi che esso presenta: il ricco con la sua opulenza, il mendicante con la sua povertà, uno che sovrabbonda di cibi, l'altro che viene meno per la fame. Entrambi uomini, entrambi vivono in un corpo mortale, ma sono molto diversi perché diversa è la loro vita pur essendo identica la loro natura fisica. E l'uno e l'altro sono soggetti alla morte, ma uno lo si vedeva in vita banchettare sontuosamente mentre l'altro appariva miserabile e disgraziato: uno gustava i cibi squisiti apprestati per lui ad arte dai suoi cuochi, l'altro aspettava le briciole che cadessero dalla sua mensa. Ora prestino bene ascolto i ricchi che rifiutano pietà: considerino che nasciamo tutti con un'unica legge di vita, unica per tutti è la luce, unica l'aria che respiriamo, unica anche la morte che chiude la nostra vita: e se non sopraggiungesse la morte, il povero neppure resisterebbe in vita. Vedete però: il povero Lazzaro, che giaceva piagato e nudo, viene sollevato dalle mani degli angeli nel seno di Abramo; invece il ricco magnifico e sazio viene rinchiuso nel carcere del Tartaro. Chiediamo dove siano finite le sue vesti di bisso, l'abbondanza e le ricchezze in cui viveva. Certo tutto come ombra svanisce nella morte: Non abbiamo portato nulla in questo mondo e non porteremo via nulla 1. Non possiamo prendere o portar via nulla da tenere con noi, ma se lo potessimo, saremmo addirittura pronti a divorare uomini vivi. Quali mai avide brame ci possiedono? Le stesse belve mostrano di avere una qualche misura, dato che ghermiscono la preda quando hanno fame, ma la risparmiano quando sono sazie. Inestinguibile è solo l'avidità del ricco che rapina sempre beni senza che mai ne sia sazio, senza che lo freni timor di Dio o rispetto dell'uomo: non risparmia il padre, non riconosce la madre, non obbedisce al fratello, non tiene fede all'amico, opprime la vedova, depreda il pupillo; riconduce in schiavitù chi aveva acquistato la libertà; fabbrica un falso testamento per impadronirsi dei beni di un morto, come se anche lui che si comporta in tal modo, non dovesse poi morire a sua volta. Ci si deve proprio chiedere quale follia sia codesta che fa perdere la vita e cercare la morte, acquistare denaro e perdere il cielo. Nessuno pensa a Dio, ma tutti attende il giudizio nella morte.
Giustizia della condanna dell'uomo ricco.
2. Giustamente è stato detto a chi è ricco: Hai ricevuto beni durante la tua vita, e Lazzaro parimenti mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti 2. Ai ricchi che rifiutano misericordia, sono rivolte queste parole: imparino che subiranno pene quelli che rifiutano aiuto, imparino che il povero riceve ristoro e conforto, il ricco è travagliato da pene insostenibili. Questi si rivolge al padre Abramo: Ti supplico, padre Abramo, almeno manda Lazzaro a mettere la punta di un dito nell'acqua e a rinfrescarmi la lingua. Io soffro terribilmente in queste fiamme 3. Ma Abramo gli risponde: Figlio mio, ricordati che durante la vita hai ricevuto molti beni, e Lazzaro parimenti molte sofferenze. Le ricchezze sono ricambiate con pene, la miseria con il refrigerio: in cambio della porpora ecco le fiamme, in cambio della nudità ecco il ristoro, perché giusta è la bilancia e non inganna nel peso. E` scritto: Con la stessa misura con cui voi trattate gli altri, Dio tratterà voi 4. Al ricco appunto è negata misericordia nel tormento perché non volle usare misericordia nella sua vita, e quando tra le sofferenze invoca pietà, non viene esaudito perché sulla terra non accolse le suppliche del povero.
Come il povero diventi per il ricco via al cielo.
3. Se però ricco e povero sono tra loro antitetici, è vero che sono reciprocamente necessari. Nessuno sarebbe nel bisogno se essi si sostenessero l'un l'altro, nessuno sarebbe travagliato se si aiutassero tra loro. Ci sono i ricchi perché ci sono i poveri, e i poveri perché ci sono i ricchi. Al povero spetta di chiedere e al ricco di donare: Dio ricambia con doni grandi i nostri piccoli doni, e da un piccolo atto di pietà nasce un frutto abbondante di bene. Il povero si può dire un campo fecondo che rende presto frutti al padrone. E usiamo un'altra immagine: il povero è la via del cielo per la quale si va al Padre. Se non vuoi uscire da questa strada, comincia a distribuire del tuo: spezza i lacci che ti tengono schiavo del tuo patrimonio in questa vita, per essere libero di salire al cielo; lìberati dal gravame delle ricchezze, dai legami a cui hai vincolato la tua libertà, lìberati dalle ansie e dai fastidi che da troppi anni ti tormentano. Dona a chi chiede, per poter tu stesso ricevere, da' a chi ha bisogno se non vuoi essere arso nelle fiamme: dona a Cristo qui in terra, per ricevere da lui il ricambio in cielo. Dimentica quello che sei e poni la tua attenzione a quello che sarai. La vita presente è fragile e declina nella morte, non è possibile restare in essa, si è costretti tutti a passar via. Camminiamo in essa anche senza volerlo e ne usciamo senza desiderarlo, poiché siamo malvagi. Se però mandassimo davanti a noi qualcosa troveremmo di là qualcosa ad accoglierci. Quello che diamo ai poveri, lo mandiamo avanti a precederci là, quello invece che strappiamo loro, lo abbandoniamo totalmente qui.
1 - 1 Tm 6, 7.
2 - Lc 16, 25.
3 - Lc 16, 24.
4 - Mt 7, 2.
Parte 1
Quaderno III - Santa Faustina Kowalska
Leggilo nella Biblioteca+
G.M.G. Ti ringrazio, mio Signore e Maestro, D'avermi trasformata tutta
in Te, E perché m'accompagni attraverso le avversità della vita, Quando
sei nel mio cuore, non temo nulla.
+ G.M.G. La Cena del Signore
è imbandita, Gesù siede a tavola con gli Apostoli, Tutto il Suo Essere
si trasforma in amore, Poiché tale è il consiglio della SS.ma Trinità.
«Ho desiderato ardentemente cenare con voi, Prima dì soffrire fino alla
morte. Mentre me ne vado, l'amore mi trattiene con voi». Dà il sangue,
dà la vita, perché ama immensamente. L'amore si cela sotto l'apparenza
del pane, Per rimanere con noi, mentre se ne va. Non occorreva un tale
annientamento, Ma l'amore ardente Lo nasconde sotto queste Specie. Sul
pane e sul vino disse queste parole: «Questo è il Mio Sangue, questo è
il Mio Corpo». Benché misteriose, sono parole d'amore, E
passò il
Calice fra i Suoi discepoli. Fremette Gesù in se stesso E disse: «Uno
dì voi tradirà il suo Maestro ». Tacquero, un silenzio dì
tomba. E
Giovanni piegò il capo sul petto di Lui. La Cena è terminata, Andiamo
al Getsemani. L'amore è appagato, Ma là già attende il traditore.
+
G.M.G. O Volontà di Dio, Tu sei il mio cibo, Tu la mia delizia.
Affretta, Signore, la festa delia Misericordia affinché le anime
conoscano la sorgente della Tua bontà.
DIO E ANIME. Cracovia
1.III.1937.
Suor
M. Faustina del Santissimo Sacramento O Volontà di Dio Onnipotente, Tu
sei la mia delizia, Tu la mia gioia. Qualunque cosa mi mandi la mano
del mio Signore, L'accetterò con gioia, sottomissione e amore. La Tua
santa volontà è il mio riposo, In essa è racchiusa tutta la mia
santità, E la mia eterna salvezza, Poiché fare la volontà di Dio, è la
più grande gloria. Volontà di Dio sono i Suoi vari desideri, La mia
anima li compie senza riserve, Poiché queste sono le Sue divine
aspirazioni Nei momenti in cui Dio fa le Sue confidenze. Signore, fa'
di me quello che Ti piace, Non Ti metto né impedimenti, né restrizioni,
Poiché Tu sei la mia delizia ed il mio amore E davanti a Te espongo a
mia volta ogni mio pensiero.
+ G.M.G Cracovia
1.III.1937
+ Terzo fascicolo. DIO E
ANIME.
Gloria ed adorazione giunga alla Divina Misericordia da ogni creatura
per tutti i secoli dei secoli.
+
O Signore mio e Dio mio, mi ordini di descrivere le grazie che mi
concedi. O Gesù mio, se non fosse per l'ordine esplicito dei confessori
di descrivere quello che avviene nella mia anima, io di mia iniziativa
non scriverei nemmeno una parola. E se scrivo di me, lo faccio per
ordine evidente della santa obbedienza.
+ Sia onore e gloria a
Te, o Santissima Trinità, o Dio Eterno; la Misericordia che sgorga
dalle Tue viscere, ci protegga dalla Tua giusta ira. Risuoni la lode
alla tua inconcepibile Misericordia. Su tutte le Tue opere c'è il
sigillo della Tua insondabile Misericordia, o Signore.
1.III.1937.
Il Signore mi ha fatto conoscere quanto non Gli piace un'anima che
parla troppo. «In una tale anima non trovo riposo. Il chiasso continuo
Mi stanca, ed in quel chiasso l'anima non distingue la Mia voce». Oggi
ho pregato Gesù di poter vedere una certa persona e questo per me sarà
il segno che il Signore la chiama a far parte del convento che deve
sorgere. E mi sono incontrata con lei ed ho capito che quella cara
anima ha la vocazione ed ho pregato il Signore che si degni Lui stesso
di plasmare la sua anima. Con lei ho parlato spesso della vocazione, il
resto lo farà il Signore.
+ 5.III.37.
Oggi ho sentito nel mio
corpo per un tempo abbastanza lungo la Passione del Signore Gesù; e una
grande sofferenza, ma tutto per le anime immortali. Oggi il Signore mi
ha fatto visita e mi ha stretta al Suo Cuore ed ha detto: «Riposati,
bambina Mia. lo sono sempre con te».
+ 8.III.1937.
Oggi mentre
pregavo secondo le intenzioni di P. Andrasz, tutto ad un tratto ho
conosciuto quanto quell'anima sia in stretti rapporti con Dio e quanto
sia cara al Signore. Ne ho gioito enormemente, poiché desidero
vivamente che tutte le anime siano unite a Dio nella maniera più
intima. Oggi mentre pregavo si è impadronito della mia anima un
desiderio così grande di intraprendere l'azione, che non riuscivo a
frenarne l'entusiasmo. Oh, quanto desidero che le anime di questa
Congregazione stiano davanti al trono dì Dio ed impetrino continuamente
l'inconcepibile Misericordia divina per il mondo intero, adorando ed
esaltando l'ineffabile Misericordia dì Dio! Una forza misteriosa mi
spinge ad agire.
+ 12.III.1937.
Ho visto la grande fatica che
sopporta un certo sacerdote, al quale il Signore ha tracciato una
strada pesante e difficile, ma i frutti del suo lavoro sono evidenti.
Volesse il cielo che ce ne fossero molte dì queste anime, che sanno
amare Dio fra le più grandi sofferenze.
+ Oggi ho sentito quanto
desiderava preghiere una certa anima agonizzante. Ho pregato tanto a
lungo, finché ho saputo che era spirata. Oh, quanto bisogno hanno di
preghiere le anime agonizzanti! O Gesù, ispira alle anime di pregare
spesso per gli agonizzanti.
15.III.1937.
Oggi sono penetrata
nell'amarezza della Passione del Signore Gesù, ho sofferto unicamente
nello spirito, ho conosciuto quanto è orribile il peccato. Ho provato
tutta la ripulsione per il peccato. Interiormente, nel profondo della
mia anima, ho conosciuto quanto è spaventoso il peccato, anche il più
piccolo e quanto ha straziato l'anima di Gesù. Preferirei patire mille
inferni, piuttosto che commettere anche il più piccolo peccato veniale.
Il Signore mi ha detto: «Desidero
darMi alle anime e riempirle del Mio
amore, ma sono poche le anime che vogliono accertare tutte le grazie
che il Mio amore ha loro destinato. La Mia grazia non va perduta; se
l'anima alla quale è destinata non l'accetta, la prende un'altra
anima». Sento spesso quando certe persone pregano per me;
lo sento
improvvisamente nella mia anima. Ma non sempre so chi sia la persona
che intercede per me. E so anche se qualche persona ha un dispiacere
per qualsiasi motivo che provenga da me; anche questo vengo a
conoscerlo interiormente, benché la cosa avvenga il più lontano
possibile.
18.III.1937.
Ho conosciuto una certa grazia, la quale
m'immette in una stretta familiarità ed unione con il Signore. Egli me
la fa conoscere attraverso una luce interiore, come pure mi fa
conoscere la sua grandezza e santità e quanto benevolmente si abbassa
fino a me. Mi fa conoscere esclusivamente il Suo amore verso di me, che
è assolutamente il Padrone di tutto e mi fa conoscere che si dà
all'anima, sospendendo tutte le leggi della natura. Egli agisce come
vuole. Sto conoscendo lo sposalizio interiore dell'anima con Dio, che
non comporta nulla all'esterno; è un puro atto interiore dell'anima con
Dio. Questa grazia mi ha trascinato nell'ardore stesso dell'amore di
Dio; ho conosciuto la Sua Trinità e l'assoluta Unità del Suo Essere.
Questa grazia è differente da tutte le grazie, è così altamente
spirituale che la mia imprecisa descrizione non riesce ad esprimerne
neppure l'ombra.
+ Ho un grande desiderio di nascondermi, vorrei
vivere come se non esistessi affatto; sento una misteriosa attrazione
interiore a nascondermi profondamente, in modo che mi conosca soltanto
il Cuore di Gesù. Desidero essere una piccola, silenziosa dimora dove
Gesù possa riposarsi. Non farò entrare nulla che possa svegliare il mio
Diletto. Tratto con le creature per quel tanto che piace al mio
Diletto. Il mio cuore si è affezionato al Signore con tutta la potenza
dell'amore e non conosco nessun altro amore, poiché la mia anima fin
dall'inizio si è immersa nel Signore, come nell'unico suo tesoro.
+
Benché all'esterno abbia molte sofferenze e contrarietà di vario
genere, questo tuttavia non abbassa nemmeno per un momento la mia vita
interiore, né turba il mio raccoglimento interiore. Non temo il momento
dell'abbandono da parte delle creature, poiché, anche se mi
abbandonassero tutti, non sarei sola perché il Signore è con me, e
anche se il Signore si nascondesse, l'amore Lo ritroverebbe. Per
l'amore non ci sono ne porte ne guardie; nemmeno l'oculato Cherubino
con la spada dì fuoco riesce a trattenere l'amore. Esso si fa strada
attraverso le foreste e le distese infuocate, sotto le tempeste, i
fulmini e nelle tenebre e giunge alla sorgente dalla quale è uscito e
là rimane per l'eternità. Tutto finisce, ma l'amore non finisce mai.
+
Oggi ho ricevuto delle arance. Quando la Suora è ripartita, ho pensato
fra me: « Invece di mortificarmi e fare penitenza durante la santa
Quaresima, debbo mangiare delle arance. Dopo tutto sto già un po'
meglio ». E subito udii nell'anima una voce: «Figlia Mia, Mi piaci di
più se per obbedienza e per amore verso di Me mangi le arance, che se,
per tua volontà, digiuni e ti mortifichi. Un'anima che Mi ama molto,
deve assolutamente vivere della Mia volontà. Io conosco il tuo cuore,
so che esso non si appaga di nulla, se non unicamente del Mio amore».
+
Non saprei vivere senza il Signore. In questo isolamento Gesù viene
spesso a farmi visita, mi ammaestra, mi tranquillizza, mi rimprovera e
mi esorta. Egli stesso plasma il mio cuore secondo i Suoi desideri ed i
Suoi gusti divini, ma sempre pieno di Misericordia e di bontà. I nostri
cuori sono fusi in uno.
19.III.1937. Oggi
mi sono unita
all'adorazione che c'era nella nostra casa, ma la mia anima era piena
d'angoscia ed una strana paura attanagliava il mio cuore. Per questo ho
raddoppiato le mie preghiere. All'improvviso ho visto lo sguardo di Dio
diretto al fondo del mio cuore. Quando mi sono seduta per la colazione
molto gustosa, ho detto al Signore: « Ti ringrazio per questi doni,
ma
il mio cuore agonizza di nostalgia per Te e nulla di quello che
proviene dalla terra ha sapore per me. Desidero il nutrimento del Tuo
amore ». Oggi sono stata spinta ad agire da una forza
misteriosa, debbo
resistere a tale spinta, altrimenti andrei subito in quella direzione.
21.III.1937.
Domenica delle Palme. Durante la santa Messa la mia anima è stata
immersa nell'amarezza e nella sofferenza di Gesù. Gesù mi ha fatto
conoscere quanto ha sofferto durante quel corteo trionfale. Agli «
Osanna » facevano eco nel Cuore di Gesù i « Crucifige ». Gesù mi ha
fatto provare ciò in modo singolare. Il medico non mi ha permesso di
andare in cappella per la « Passione », benché lo desiderassi
ardentemente; però ho pregato nella mia stanza. Ad un tratto ho inteso
il campanello della stanza accanto, sono entrata ed ho fatto un
servizio ad un malato grave. Quando sono rientrata nella mia stanza,
all'improvviso ho visto Gesù che mi ha detto: «Figlia Mia, Mi hai
procurato una gioia più grande facendoMi quel servizio, che se avessi
pregato a lungo». Ho risposto: « Ma,
Gesù mio, io non ho fatto il
servizio a Te, ma a quel malato ». Ed il Signore mi ha
risposto: «Si,
figlia Mia, qualunque cosa fai al prossimo, la fai a Me».
+ O
mio Gesù, dammi la saggezza, dammi un'intelligenza grande ed illuminata
dalla Tua luce, all'unico scopo di conoscere meglio Te, o Signore,
poiché più Ti conosco, più ardentemente Ti amo, unico Oggetto del mio
amore. In Te s'immerge la mia anima, in Te si scioglie il mio cuore.
Non so amare a metà, ma con tutta la forza della mia anima e con tutto
l'ardore del mio cuore. Tu stesso, o Signore, hai acceso il mio amore
verso di Te, in Te si è immerso il mio cuore per l'eternità.
22.III.1937.
Oggi, parlando con una persona ho compreso che era un'anima che
soffriva molto, sebbene esteriormente si desse l'aria di chi non soffre
affatto ed è contenta. Ed ho avuto l'ispirazione di dirle che quello
che la tormentava era una tentazione. Non appena le ho rivelato ciò che
la tormentava, è scoppiata a piangere forte e mi ha detto che era
venuta da me proprio per parlarne, perché sentiva che ne avrebbe
ricavato sollievo. La sua sofferenza consisteva nel fatto che
quell'anima da una parte era attratta dalla grazia di Dio, e dall'altra
dal mondo. Stava attraversando una lotta terribile, tanto che si è
messa a piangere come un bambino. È ripartita tranquillizzata e calma.
+
Durante la santa Messa ho visto Gesù inchiodato sulla croce fra grandi
sofferenze. Un lamento sommesso usciva dal Suo Cuore e dopo un po' mi
ha detto: «Desidero,
desidero ardentemente la salvezza delle anime.
Aiutami, figlia Mia, a salvare le anime. Unisci le tue sofferenze alla
Mia Passione ed offrile al Padre Celeste per i peccatori».
+
Quando vedo che la difficoltà della situazione oltrepassa le mie forze,
non ci penso e non cerco di analizzarla ed approfondirla, ma mi rivolgo
come una bambina al Cuore di Gesù e Gli dico una sola parola: « Tu puoi
tutto ». E resto in silenzio, poiché so che Gesù stesso
entra in causa
e io, invece dì tormentarmi, passo il tempo ad amarLo. Lunedì Santo. Ho
pregato il Signore che mi permetta di prendere parte alla Sua dolorosa
Passione, in modo che con l'anima e con il corpo io possa provarla in
me, nella misura in cui può prendervi parte una creatura, per quanto
ciò è possibile, affinché possa sentire tutta la Sua amarezza. Ed il
Signore mi ha risposto che mi darà questa grazia e che giovedì dopo la
santa Comunione me la concederà in una maniera singolare.
+
Questa sera stava morendo un uomo ancora giovane, che soffriva
tremendamente. Ho cominciato a recitare per lui la coroncina che mi ha
insegnato il Signore. L'ho recitata tutta, ma l'agonia si prolungava.
Volevo cominciare le litanie dei Santi, ma improvvisamente udii queste
parole: «Recita la
coroncina». Ho capito che quell'anima aveva bisogno
di tante preghiere e di tanta Misericordia. Mi sono chiusa nella mia
stanza e mi sono prostrata davanti al Signore con le braccia in croce
ed ho mendicato Misericordia per quell'anima. Ad un tratto ho sentito
la grande Maestà di Dio e la grande giustizia di Dio. Ho tremato per lo
spavento, ma non ho cessato d'implorare da Dio Misericordia per
quell'anima. Mi sono tolta dal petto la piccola croce, la croce dei
miei voti, e l'ho messa sul petto dell'agonizzante ed ho detto al
Signore: «Gesù, guarda a quell'anima con lo stesso amore col quale hai
guardato al mio olocausto il giorno dei voti perpetui ed in forza della
promessa che hai fatto per gli agonizzanti a me ed a quelli che
invocheranno la Tua Misericordia per loro. Ed il moribondo ha cessato
di soffrire ed è spirato serenamente. Oh, quanto dovremmo pregare per
gli agonizzanti! Approfittiamo della Misericordia, finché è tempo di
indulgenza.
+ Conosco sempre meglio quanto ogni anima abbia
bisogno della Misericordia di Dio durante tutta la vita, ma
specialmente in punto di morte. Questa coroncina serve a placare lo
sdegno di Dio, come Egli stesso mi ha detto.
+ Mi vedo così
debole che, se non fosse per la santa Comunione, cadrei continuamente.
Una sola cosa mi sostiene, ed è la santa Comunione. Da essa attingo la
forza, in essa c'è il mio sostegno. Nei giorni in cui non ricevo la
santa Comunione, la vita mi spaventa; ho paura di me stessa. Gesù
nascosto nell'Ostia è tutto per me. Dal tabernacolo attingo forza,
vigore, coraggio, luce; lì nei momenti d'angoscia cerco sollievo. Non
saprei dare gloria a Dio, se non avessi nel cuore l'Eucaristia.
+
Polonia, mia cara Patria, oh, se sapessi quanti sacrifici e quante
preghiere offro a Dio per te! Fai bene attenzione e rendi gloria a Dio.
Dio t'innalza e ti tratta in modo particolare, ma sappi esserne
riconoscente.
+ Provo un dolore tremendo, quando osservo le
sofferenze del prossimo. Tutti i dolori del prossimo si ripercuotono
sul mio cuore; porto nel mio cuore le loro angosce, in modo tale che mi
annientano anche fisicamente. Desidererei che tutti i dolori
ricadessero su di me, per portare sollievo al prossimo. In mezzo a
tremende tribolazioni rivolgo il mio sguardo a Te, o Dio, e benché si
addensi sul mio capo la tempesta, so che non si spegne il sole, né mi
stupisco per le creature perverse ed accetto anticipatamente ogni
evenienza. Le mie labbra tacciono, mentre le orecchie rintronano di
parole di scherno. Fra le più grandi sofferenze mi preoccupo della
serenità del mio cuore e mi difendo con lo scudo del Tuo Nome contro
gli strazi di ogni genere. L'ardente desiderio di questa festa infiamma
completamente la mia anima. Trovo un po' di sollievo pregando
fervorosamente perché venga affrettata l'istituzione di questa festa ed
ho cominciato una novena per alcuni sacerdoti, affinché Dio conceda
loro la luce e l'ispirazione che li spinga ad occuparsi della conferma
di questa festa e perché lo Spirito Santo ispiri il Santo Padre in
tutta questa causa. La novena consisteva in un ora di adorazione
davanti al SS.mo Sacramento. Ho implorato ardentemente il Signore
perché affretti questa festa ed ho pregato lo Spirito Santo perché
ispiri certe persone in tutta questa causa. Terminerò la novena il
Giovedì Santo.
+ 23.III.1937. Oggi
è il settimo giorno della
novena. Ho ricevuto una grande ed inconcepibile grazia: Gesù
Misericordiosissimo mi ha promesso che vedrò la solenne celebrazione dì
questa festa. Oggi 23 è il Martedì Santo ed un giorno nel quale Dio mi
ha concesso molte grazie. Improvvisamente la presenza di Dio mi ha
sommersa e mi sono vista tutto ad un tratto a Roma, nella cappella del
Santo Padre e contemporaneamente ero nella nostra cappella. E la
solenne celebrazione del Santo Padre e di tutta la Chiesa era
strettamente collegata con la nostra cappella ed in modo particolare
con la nostra Congregazione e partecipavo contemporaneamente alla
solennità a Roma e presso di noi. Questa solennità era così
strettamente unita con Roma che, sebbene ne scrivo, non riesco a
distinguere, ma tale è, cioè come ho visto. Ho visto nella nostra
cappella Gesù esposto nell’Ostensorio sull'altare maggiore. La cappella
era addobbata solennemente e in quel giorno era permesso entrarvi a
tutta la gente, chiunque lo volesse. La folla era così numerosa, che
con la vista non potevo abbracciarla tutta. Tutti partecipavano a
questa solennità con grande gioia e molti dì loro ottenevano quello che
desideravano. La stessa solennità avveniva a Roma, in un bel tempio ed
il Santo Padre con tutto il clero celebrava questa solennità. E tutto
ad un tratto ho visto San Pietro, in piedi fra l'altare e il Santo
Padre. Quello che diceva San Pietro non ho potuto sentirlo, ma intuivo
che il Santo Padre capiva il suo linguaggio... Ad un tratto certi
ecclesiastici, che non conosco, hanno cominciato ad esaminarmi ed ad
umiliarmi, o meglio esaminavano quello che ho scritto, ma ho visto che
Gesù stesso mi difendeva e faceva loro capire quello che non sapevano.
Allora all'improvviso ho visto che dall'Ostia santa sono usciti i due
raggi, come sono dipinti sull'immagine, e si sono diffusi sul mondo
intero.
Ciò è avvenuto in un momento, ma è stato come se fosse durato
tutto il giorno, e la nostra cappella è stata sovraffollata per tutto
il giorno e tutto quel giorno è stato pieno di tanta gioia. Ed
all'improvviso ho visto Gesù vivo sul nostro altare, nell'aspetto in
cui è dipinto nell'immagine. Sentivo tuttavia che le suore e tutto il
popolo non vedevano Gesù, così come Lo vedevo io. Gesù ha guardato con
grande amabilità e gioia il Santo Padre e certi sacerdoti e tutto il
clero ed il popolo e la nostra Congregazione. Allora all'improvviso
venni rapita e portata vicino a Gesù e stetti accanto a Gesù
sull'altare ed il mio spirito fu riempito di una felicità così grande,
che non sono in grado né di comprendere né di descrivere. Un abisso di
serenità e di quiete inondò la mia anima. Gesù si chinò verso di me e
disse amabilmente: «Che
cosa desideri, figlia Mia?». Risposi: «
Desidero la gloria ed il
culto per la Tua Misericordia ». «Il culto già
lo ricevo con l'istituzione e la celebrazione di questa festa. Che cosa
desideri ancora?». E guardai verso le grandi folle che
veneravano la
Divina Misericordia e dissi al Signore: « Gesù, benedici tutti coloro
che sono riuniti per rendere onore a Te ed alla Tua infinita
Misericordia ». Gesù tracciò con la mano un segno di
croce, la
benedizione si rifletté sulle anime con un lampo di luce. Il mio
spirito s’immerse nel suo amore, sentivo come se mi sciogliessi in Dio
e scomparissi in Lui. Quando rientrai in me, una profonda pace inondava
la mia anima e venne concesso alla mia mente di comprendere in un modo
strano molte cose, che prima per me erano incomprensibili. Sono
immensamente felice, benché sia la più piccola e non vorrei cambiare
nulla di quello che Dio mi ha dato. Nemmeno con un Serafino vorrei fare
cambio per la conoscenza interiore che Dio mi dà di Se stesso. La mia
unione intima con Dio è tale, che nessuna creatura può comprenderla, e
specialmente l'abisso della Sua Misericordia che mi avvolge
completamente. Sono felice per tutto quello che mi dai.
24.III.1937.
Mercoledì Santo. Il mio cuore anela a Dio, desidero unirmi
a Lui, un
leggero timore mi trafigge l'anima e nello stesso tempo una fiamma
d'amore mi accende il cuore. L'amore e la sofferenza sono uniti nel mio
cuore. Provo nel mio corpo molte sofferenze, ma sento che il Signore mi
sostiene, poiché diversamente non riuscirei a sopportarle. O mio Gesù,
Ti prego per tutta la Chiesa, concedile l'amore e la luce del Tuo
Spirito, da' vigore alle parole dei sacerdoti, in modo che i cuori
induriti si inteneriscano e ritornino a Te, Signore. O Signore, dacci
santi sacerdoti; Tu stesso conservali nella santità. O Divino e Sommo
Sacerdote, la potenza della Tua Misericordia li accompagni ovunque e li
difenda dalle insidie e dai lacci del diavolo, che egli tende
continuamente alle anime dei sacerdoti. La potenza della Tua
Misericordia, o Signore, spezzi ed annienti tutto ciò che può oscurare
la santità dei sacerdoti, poiché Tu puoi tutto.
25.III.1937.
Giovedì Santo. Durante la santa Messa ho visto il Signore,
che mi ha
detto: «Posa il tuo capo
sul Mio petto e riposati». il Signore mi
strinse al Suo Cuore e disse: «Ti
darò una piccola parte della Mia
Passione, ma non temere, sii forte; non cercare sollievo, e accerta
tutto sottomettendoti alla Mia volontà». Mentre il Signore
se ne
andava, un dolore così acuto mi strinse l'anima, che non è possibile
esprimerlo. Mi vennero a mancare le forze fisiche, uscii presto dalla
cappella e mi coricai. Dimenticai quello che avveniva intorno a me,
l'anima mia anelava al Signore e tutta l'amarezza del Suo Cuore divino
si comunicò a me. Ciò durò circa tre ore. Pregai il Signore perché mi
preservasse dalla vista di quanti mi stavano attorno. Benché lo
volessi, non potei prendere alcun cibo per tutto il giorno fino alla
sera. Desideravo ardentemente passare tutta la notte nel fondo della
prigione oscura, assieme a Gesù. Ho pregato fino alle undici. Alle
undici Gesù mi ha detto: «Va'
a riposare, ti ho fatto rivivere per tre
ore quello che ho sofferto per una notte intera». E subito
dopo mi sono
messa a letto. Ero completamente senza forze fisiche: la Passione di
Gesù, me le aveva tolte del tutto. Per tutto quel tempo ero rimasta
come svenuta; ogni palpito del Cuore di Gesù si ripercuoteva nel mio
cuore e mi trapassava l'anima. Di certo se quel martirio avesse
riguardato soltanto me, avrei sofferto di meno, ma quando guardavo Lui,
che il mio cuore ama con tutte le forze, a vederLo soffrire senza avere
la minima possibilità di recarGli sollievo, il mio cuore si spezzava
nell'amore e nell'amarezza. Agonizzavo con Lui e non potevo morire.
Però non cambierei questo martirio per tutte le delizie del mondo. il
mio amore in questa sofferenza si è accresciuto in maniera indicibile.
So che il Signore mi ha sostenuto con la Sua onnipotenza, poiché
diversamente non avrei potuto resistere nemmeno un istante. Ho vissuto
insieme a Lui in maniera singolare ogni genere di tormenti. Il mondo
non conosce ancora tutto quello che Gesù ha sofferto. Gli ho fatto
compagnia nell'Orto degli Ulivi e nel buio della prigione sotterranea,
negli interrogatori dei tribunali; sono stata con Lui in ogni tappa
della Sua Passione; non è sfuggito alla mia attenzione un solo
movimento, né un Suo sguardo. Ho conosciuto tutta l'onnipotenza del Suo
amore e della Sua Misericordia verso le anime.
26.III.1937.
Venerdì. Fin dal mattino ho provato nel mio corpo lo
strazio delle Sue
cinque Piaghe. Questa sofferenza è durata fino alle tre. Benché
all'esterno non ci sia alcuna traccia, tuttavia queste torture non sono
meno dolorose. Sono lieta che Gesù mi difenda dagli sguardi della
gente. Alle undici Gesù mi ha detto: «O Mia Vittima, Tu sei un
refrigerio per il Mio Cuore martoriato». Dopo queste
parole pensavo che
il mio cuore prendesse fuoco. E m'introdusse in un'intima unione con
Lui, ed il mio cuore si sposò col Suo Cuore in modo amoroso, sentivo i
Suoi più deboli palpiti ed Egli i miei. Il fuoco provocato dal mio
amore venne unito all'ardore del Suo amore eterno. Questa grazia supera
per la sua enormità tutte le altre. La Sua Essenza Trina mi avvolse
totalmente e fui tutta immersa in Lui. In un certo senso la mia
piccolezza si scontrò col Sovrano immortale. Fui immersa in un amore
inconcepibile e in un inconcepibile tormento, a causa della Sua
Passione. Tutto ciò che riguardava il Suo Essere, si comunicava anche a
me. Gesù mi aveva fatto conoscere e pregustare questa grazia, ma oggi
me l'ha concessa. Non avrei osato nemmeno sognare una simile grazia. Il
mio cuore è come in una continua estasi, sebbene all'esterno nulla
m'impedisca di trattare col prossimo e di sbrigare varie faccende.
Nulla è in grado d'interrompere la mia estasi, né alcuno riesce a
supporla, poiché L'ho pregato che si degnasse di preservarmi dagli
occhi della gente. E con questa grazia è entrato nella mia anima tutto
un mare di luce nella conoscenza di Dio e di me stessa e lo stupore
m'invade tutta e mi trasporta come in una nuova estasi, per il fatto
che Iddio si è degnato di abbassarsi fino a me così piccola.
+
Alle tre ho pregato, stesa in croce, per il mondo intero. Gesù ormai ha
concluso la sua vita mortale, ho udito le Sue sette parole, poi ha
guardato verso di me ed ha detto: «Diletta figlia del Mio Cuore, tu sei
un refrigerio per Me fra questi orribili tormenti». Gesù mi ordina di
fare una novena prima della festa della Misericordia e debbo
cominciarla oggi per la conversione del mondo intero e perché venga
conosciuta la Misericordia di Dio. “Perché
ogni anima esalti la Mia
bontà. Desidero fiducia dalle Mie creature. Esorta le anime ad una
grande fiducia nella Mia insondabile Misericordia. L'anima debole,
peccatrice, non abbia timore di accostarsi a Me, ed anche se avesse più
peccati di quanti granelli di sabbia ci sono sulla terra, tutto
sprofonderà nell'abisso della Mia Misericordia”. Quando
Gesù diede
l'ultimo respiro, la mia anima fu annientata dal dolore e per lungo
tempo non mi fu possibile ritornare in me. Trovai un qualche sollievo
nelle lacrime. Colui, che il mio cuore ama ardentemente, muore. C'è
qualcuno che possa comprendere il mio dolore? Prima di sera ho udito
per radio un canto, e precisamente i salmi cantati da sacerdoti. Sono
scoppiata a piangere e tutto il dolore mi si è rinnovato nell'anima e
piangevo non riuscendo a trovare conforto al mio dolore. All'improvviso
ho udito una voce nell'anima: «Non
piangere, non soffro più. E per la
fedeltà con la quale Mi hai accompagnato nella Passione e nella morte,
la tua morte sarà solenne e ti farò compagnia in quell'ultima ora.
Diletta perla del Mio Cuore, vedo il tuo amore così puro, più di quello
degli angeli, proprio di più, perché tu combatti. Per te benedico il
mondo. Vedo i tuoi sforzi verso di Me ed essi affascinano il Mio
Cuore». Dopo queste parole ho smesso di piangere, ma ho
ringraziato il
Padre Celeste per averci inviato Suo Figlio e per l'opera della
redenzione del genere umano.
+ Ho fatto un'ora di adorazione in
ringraziamento di tutte le grazie che mi sono state concesse e per
tutta la malattia. Anche la malattia è una grande grazia. Sono stata
malata quattro mesi, ma non ricordo di aver perso per questo un solo
minuto. Tutto per Iddio e per le anime. Desidero esserGli fedele
ovunque. Durante questa adorazione ho conosciuto tutta la protezione e
la bontà di cui mi ha circondato Gesù, difendendomi da ogni male. In
modo particolare Ti ringrazio, Gesù, per esser venuto a farmi visita
nella solitudine della mia cella e Ti ringrazio per aver ispirato i
miei superiori ad inviarmi a fare questa cura. Concedi loro, o Gesù, la
Tua benedizione onnipotente e ricompensali per tutte le perdite subite
per me. Oggi Gesù mi ha ordinato di consolare e tranquillizzare una
cara anima, che si è confidata con me e mi ha rivelato le sue
difficoltà. Quest'anima è cara al Signore, ma essa non lo sa. Iddio la
mantiene in una profonda umiltà. Ho eseguito la raccomandazione del
Signore.
+ O mio dolcissimo Maestro, o Gesù buono, Ti consegno
il mio cuore, e Tu formalo e plasmalo a Tuo piacimento. O amore
ineffabile, apro il calice del mio cuore davanti a Te, come un bocciolo
di rosa alla frescura della rugiada; il profumo del fiore del mio cuore
è noto soltanto a Te. O mio Sposo, l'aroma del mio sacrificio Ti sia
gradito. O Dio immortale, o mia eterna delizia, fin d'ora qui sulla
terra Tu sei il mio paradiso; ogni battito del mio cuore sarà un nuovo
inno di adorazione per Te, o Santissima Trinità. Se avessi tanti cuori,
quante sono le gocce d'acqua nell'oceano, quanti i granelli di sabbia
su tutta la terra, li offrirei tutti a Te, o mio Amore, o Tesoro del
mio cuore. Coloro con i quali avrò rapporti durante la mia vita,
desidero attirarli tutti ad amare Te, o mio Gesù, mia Bellezza, mio
Riposo, unico mio Maestro, Giudice, Salvatore e Sposo insieme. So che
un titolo attenua l'altro, perciò ho compreso tutto nella Tua
Misericordia.
+ O mio Gesù, sostienimi, quando vengono le
giornate pesanti e nuvolose, i giorni delle prove e della lotta, quando
la sofferenza e la stanchezza cominceranno ad opprimere il mio corpo e
la mia anima. Sostienimi, Gesù, dammi la forza di sopportare le
sofferenze. Metti una sentinella alle mie labbra, affinché non esca
alcuna parola di lamentela con le creature. Tutta la mia speranza è il
Tuo Cuore misericordiosissimo, non ho nulla a mia difesa, solo la Tua
Misericordia, in essa sta tutta la mia fiducia.
27.III.1937.
Oggi sono ritornata da Pradnik dopo circa quattro mesi di
cure.
Ringrazio molto Iddio di tutto. Ho utilizzato ogni momento per lodare
Dio. Quando sono entrata in cappella per un momento, ho conosciuto
quanto dovrò soffrire e combattere per questa causa. O Gesù, mio
sostegno, solo Tu puoi aiutarmi, dammi forza.
28.III. La
«
Risurrezione ». Durante la celebrazione della « Risurrezione », ho
visto il Signore nella bellezza e nello splendore e mi ha detto:
«Figlia Mia, pace a te»;
ha benedetto ed è scomparso, e la mia anima fu
ripiena di gioia e d'esultanza indescrivibile. Il mio cuore si rafforzò
per la lotta e per le sofferenze. Oggi ho parlato col Padre, il quale
mi ha raccomandato grande prudenza in queste improvvise apparizioni di
Gesù. Quando ha parlato della Misericordia di Dio, nel mio cuore sono
entrati una forza ed un vigore strani. Mio Dio, desidero tanto rivelare
tutto, ma non posso. Il Padre mi dice che Gesù è molto generoso nel
darsi ad un'anima, ma nello stesso tempo da un altro punto di vista è
quasi avaro. « Benché
sia grande la generosità di Dio, mi ha detto il
Padre, tuttavia sia prudente, poiché questo improvviso apparire suscita
sospetti, nonostante che io non veda qui nulla di male, né niente che
sia in contrasto con la fede. Sia un po' più prudente; quando la Madre
verrà, può parlare di tali questioni».
29.III.37. Oggi,
durante
la meditazione, ho visto il Signore in un aspetto di grande bellezza,
che mi ha detto: «Pace a te, Figlia Mia». Tutta la mia anima ha
sussultato d'amore verso di Lui e Gli ho detto: « O Signore, benché io
Ti ami con tutto il cuore, Ti prego di non apparirmi, perché il Padre
spirituale mi ha detto che il Tuo improvviso apparire suscita sospetti,
e che può darsi che Tu sia un'illusione. E sebbene io Ti ami più della
mia vita e sappia che Tu sei il Signore e Dio mio, che tratti
familiarmente con me, tuttavia al di sopra di tutto sono obbediente al
confessore ». Gesù ha ascoltato con serietà ed amabilità
quello che Gli
ho detto e mi ha risposto con queste parole: «Dì al confessore che
tratto con la tua anima tanto intimamente, perché tu non rubi i Miei
doni e per questo riverso ogni genere di grazie sulla tua anima, perché
so che non te ne approprierai. E come segno che la sua prudenza Mi è
gradita, non Mi vedrai e non ti apparirò in questo modo finché non
avrai riferito quello che ti ho detto».
+ 2.IV.1937.
La mattina,
durante la santa Messa, ho udito queste parole: «Dì alla superiora che
desidero che l'adorazione qui sia fatta con l'intenzione d'impetrare
Misericordia per il mondo». O mio Gesù, solo Tu sai quello che sta
passando il mio cuore. O mia forza, Tu puoi tutto e sebbene io
m'esponga a grandi sofferenze, Ti rimarrò sempre fedele, poiché sono
sostenuta da una Tua grazia particolare.
+ 3.IV.37.
Oggi il
Signore mi ha detto: «Dì al reverendo professor... che desidero che
nella festa della Mia Misericordia faccia la predica sulla Mia
insondabile Misericordia». Ho eseguito il Suo desiderio, ma il
sacerdote non ha accolto il desiderio del Signore. Mentre mi
allontanavo dal confessionale, ho udito queste parole: «Fa' quello che
ti ordino e sta' tranquilla, questa faccenda è fra lui e Me. Tu non
risponderai di questo».
4.IV.1937. Domenica
in Albis, cioè Festa
della Miscricordia La mattina, dopo la santa Comunione, la mia anima è
stata immersa nella divinità. Sono stata unita alle Tre Persone Divine
in questo modo: dato che ero unita a Gesù, per questo
contemporaneamente ero unita al Padre ed allo Spirito Santo. La mia
anima è stata sommersa da una gioia inconcepibile ed il Signore mi ha
fatto conoscere tutto il mare e l'abisso della Sua insondabile
Misericordia. Oh, se le anime volessero comprendere quanto Dio le ama!
Tutti i paragoni, anche i più teneri ed i più forti, sono soltanto
un'ombra sbiadita a confronto della realtà. Quando ero unita al
Signore, ho conosciuto quanto sono numerose le anime che adorano la
Misericordia di Dio. Quando sono andata all'adorazione, ho udito queste
parole: «Mia diletta
figlia, scrivi queste parole, che oggi il Mio
Cuore ha riposato in questo convento. Parla al mondo della Mia
Misericordia, del Mio amore. Le fiamme della Misericordia Mi bruciano,
desidero riversarle sulle anime degli uomini. Oh, che dolore Mi
procurano quando non vogliono accettarle! Figlia Mia, fa' quanto è in
tuo potere per la diffusione del culto della Mia Misericordia, Io
completerò quello che ti manca. Dì all'umanità sofferente che si
stringa al Mio Cuore misericordioso e Io li [sic!] colmerò di pace.
Figlia Mia, di che sono l'amore e la Misericordia in persona. Quando
un'anima si avvicina a Me con fiducia, la riempio di una tale quantità
di grazia, che essa non può contenerla in sé e la irradia sulle altre
anime. Le anime che diffondono il culto della Mia Misericordia, le
proteggo per tutta la vita, come una tenera madre protegge il suo bimbo
ancora lattante e nell'ora della morte non sarò per loro Giudice, ma
Salvatore misericordioso. In quell'ultima ora, l'anima non ha nulla in
sua difesa, all'infuori della Mia Misericordia. Felice l'anima che
durante la vita si è immersa nella sorgente della Misericordia, poiché
la giustizia non la raggiungerà. Scrivi: tutto ciò che esiste è
racchiuso nelle viscere della Mia Misericordia più profondamente di un
bimbo nel grembo materno. Quanto dolorosamente mi ferisce la diffidenza
verso la Mia bontà! I peccati di sfiducia sono quelli che mi feriscono
nella maniera più dolorosa». La Madre Maestra, durante la
santa Messa,
ha suonato un canto stupendo sulla divina Misericordia. Ho subito
pregato il Signore perché le faccia conoscere più a fondo l'abisso di
questa insondabile Misericordia.
+ Quando mi sono accomiatata
dal Signore, prima di andare a riposare, ho udito queste parole:
«Vittima cara al Mio
Cuore, per te benedico la terra».
7.IV.1937.
Oggi, quando è entrata in cappella una certa persona, ho
provato dì
colpo un dolore atroce alle mani, ai piedi ed al fianco, come Gesù
durante la Passione; questo dura un breve momento e con questo
riconosco un'anima che non è in grazia di Dio. In un certo momento ho
visto il Santo Padre che rifletteva su questa causa.
10.IV.1937.
Oggi la Madre Superiora mi ha fatto leggere un articolo
sulla Divina
Misericordia e c'era anche la riproduzione dell'immagine che è stata
dipinta. L'articolo è pubblicato nel « Tygodnik Wilenskii» Il
Settimanale di Wilno; ce l'ha spedito a Cracovia Don Michele Sopocko,
fervente apostolo della Divina Misericordia. In quest'articolo sono
citate delle parole che Gesù ha rivolto a me; alcune espressioni sono
riportate alla lettera. Quando ho preso in mano quel Settimanale, una
freccia d'amore mi ha trafitto l'anima. «Per il tuo ardente desiderio
affretto la festa della Misericordia». Il mio spirito si è
infiammato
di un fuoco d'amore così forte, che mi sembrava di sciogliermi
completamente in Dio.
+ Quell'anima bella, che diffonde nel
mondo l'opera della Divina Misericordia, è tanto cara a Dio per la sua
profonda umiltà. Prima di ogni grazia più grande, la mia anima è
sottoposta ad una prova di pazienza, poiché la sento, ma non la
possiedo ancora. Il mio spirito è in fermento, ma l'ora non è ancora
giunta; quei momenti sono tanto misteriosi, che è difficile scriverne.
13.IV.1937.
Oggi debbo rimanere a letto tutto il giorno. Mi ha preso una tosse
violenta, che mi ha talmente indebolito da non avere la forza per
camminare. Il mio spirito ha una gran voglia di eseguire le opere di
Dio, ma le forze fisiche mi hanno abbandonato. In questo momento,
Signore, non riesco a comprendere il Tuo operato questo, per questo
ripeto con un atto di volontà amorosa: « Fa' di me quello che Ti piace
» Dato che le tentazioni sono forti, tutta un'ondata dì
dubbi si
riversa sulla mia anima, lo scoraggiamento è già pronto e disponibile,
ma il Signore rafforza la volontà, contro la quale come contro una
roccia s'infrangono tutti gli assalti del nemico. Vedo quanta grazia
attuale cooperante Iddio mi concede, con la quale mi sostiene
continuamente. Sono molto debole e debbo tutto unicamente alla grazia
dì Dio.
+ Un giorno in cui avevo deciso di esercitarmi in una
certa virtù, caddi nel difetto contrario dieci volte dì più che negli
altri giorni. Mentre la sera riflettevo su ciò: « Come mai oggi sono
caduta in una maniera così eccezionale? », udii queste
parole: «Hai
contato troppo su te stessa e troppo poco su di Me».
Compresi la
ragione delle mie cadute. Guarigione improvvisa. Quando domenica, 11
aprile, scrissi una lettera a Don Sopocko, all'improvviso la mia salute
peggiorò talmente che non inviai la lettera, ma attesi che la volontà
di Dio fosse evidente. La salute però si aggravò talmente, che dovetti
mettermi a letto. La tosse mi tormentava in modo così straziante che
pensavo che, se si fosse ripetuta ancora un paio dì volte, sarebbe
stata certamente la fine. Il 14 aprile mi sentivo così male, che a
stento mi alzai per la santa Messa. Mi sentivo peggio dì quando ero
stata inviata a curarmi. Avevo un forte rantolo ed un respiro rumoroso
nei polmoni e strani dolori. Ricevuta la santa Comunione - io stessa
non so bene il perché, o meglio che cosa mi spingeva a questa preghiera
- cominciai a pregare in questo modo: « Gesù, il Tuo Sangue puro e sano
circoli nel mio organismo malato, ed il Tuo Corpo puro e sano trasformi
il mio corpo malato e pulsi in me una vita sana e forte, se è la Tua
santa volontà che io dia inizio all'opera. Questo sarà per me il segno
evidente della Tua santa volontà ». Dopo che ebbi pregato
così, provai
come uno strappo in tutto l'organismo e mi sentii all'improvviso
completamente sana. Ho il respiro limpido, come se non fossi mai stata
malata ai polmoni e non sento dolore e questo per me è il segno che
debbo accingermi all'opera. E questo avvenne nell'ultimo giorno della
novena, che avevo fatto allo Spirito Santo. Dopo questa guarigione
venni unita tutto ad un tratto a Gesù in modo puramente spirituale.
Gesù mi diede una salda convinzione, cioè mi confermò in queste
richieste. In tale contatto speciale con Gesù rimasi un giorno intero e
parlai di particolari che riguardavano la Congregazione. Gesù riversò
nella mia anima la forza ed il coraggio per l'azione. Ora comprendo che
il Signore, se vuole qualche cosa da un'anima, le dà la possibilità dì
eseguirla e con la grazia la rende idonea a compiere ciò che vuole da
lei. E quindi anche se si trattasse dell'anima più misera, può per
ordine del Signore intraprendere cose che oltrepassano la sua
comprensione, poiché questo è il segno dal quale si può conoscere che
il Signore è con quell'anima, se in essa si rivela la forza ed il
vigore di Dio, che rende l'anima coraggiosa e forte. In quanto a me, in
un primo momento mi spavento sempre un po' per la grandezza del
Signore, ma poi entra nella mia anima una pace profonda che nulla può
turbare, ed una forza interiore per quello che in un dato momento il
Signore vuole... Ed udii queste parole: «Va, dì alla superiora che sei
guarita». Per quanto tempo sarò in buona salute, non lo so, né lo
domando; so soltanto che attualmente godo buona salute. il futuro non
mi appartiene. Ho chiesto la salute come attestazione della volontà di
Dio, e non per cercare sollievo nella sofferenza.
16.IV.37.
Oggi, quando la Maestà di Dio si è impossessata di me, la
mia anima è
venuta a sapere che il Signore, sebbene sia tanto grande, ha una
predilezione per le anime piccole e umili. Quanto più profondamente
un'anima si umilia, tanto più amabilmente il Signore le si avvicina, e
unendosi strettamente a lei, l'innalza fino al Suo trono. Felice
l'anima che il Signore stesso difende. Ho conosciuto che solo l'amore
ha valore, l'amore è una cosa grande; nulla, nessuna opera può
paragonarsi ad un atto di puro amore di Dio.
+ O Gesù,
proteggimi con la Tua Misericordia ed inoltre giudicami con bontà,
altrimenti la Tua giustizia può a buon diritto condannarmi.
7.IV.
Oggi a lezione dì catechismo ho avuto conferma dì una cosa che per
comprensione interiore avevo conosciuto e da tempo sperimentato e
precisamente, se un'anima ama sinceramente Dio ed è unita a Lui
interiormente, benché all'esterno viva in condizioni difficili, nulla è
in grado dì vincolarne la vita interiore. Anche in mezzo alla
corruzione, può essere pura ed intatta, poiché il grande amore di Dio
le dà la forza per la lotta e Dio stesso difende in modo particolare,
anche in maniera miracolosa, l'anima che Lo ama sinceramente. Quando
Iddio un certo giorno mi fece conoscere interiormente che non avevo mai
perso l'innocenza, e questo nonostante i vari pericoli nei quali mi ero
trovata, e che Egli stesso mi aveva protetta, affinché la verginità
della mia anima e del mio cuore rimanesse intatta, quel giorno lo
passai in un interiore, fervente ringraziamento. Ringraziai Dio, che si
era degnato difendermi dal male ed anche perché avevo trovato grazia ai
Suoi occhi e perché si era degnato Egli stesso dì assicurarmi di
questo. E alcuni anni dopo si degnò confermarmi in essa e da allora non
provo più la ribellione dei sensi contro l'anima. L'ho scritto più
esattamente in un altro quaderno. Ogni volta che mi ricordo dì questa
grazia inconcepibile, una nuova fiamma d'amore e dì riconoscenza verso
Dio esplode dal mio cuore e questo amore mi conduce a dimenticarmi
completamente di me stessa. Da quei giorni vivo sotto il manto
verginale della Madonna. Essa mi custodisce ed ammaestra; sono
tranquilla accanto al Suo Cuore Immacolato, poiché sono debole ed
inesperta, per questo mi stringo come una bimba al Suo Cuore.
Nonostante che Dio mi abbia confermato in questa virtù, vigilo
continuamente ed ho paura perfino della mia ombra e ciò soltanto perché
amo molto Dio. Questa grazia divina mi è stata data soltanto perché ero
la più debole fra gli esseri umani, per questo l'Onnipotente mi ha
circondata con la Sua particolare Misericordia.
24.IV. Ogni
maggior grazia la sento prima e mi prende una strana nostalgia ed un
gran desiderio di Dio e l'aspetto e più la grazia è grande, tanto
maggiore è la mia sensazione e maggiore lo scontro che ho con
l'avversario della mia salvezza. La mia anima si trova talvolta nella
medesima condizione - qui debbo usare un paragone - di due amici
sinceri, uno dei quali prepara un grande banchetto, al quale ha
invitato il suo amico. Il primo gioisce e l’altro pure gioisce, ma il
banchetto avviene all'ora fissata. E perciò i momenti prima della
grazia sono così agitati, che mi è difficile descriverli. Li
caratterizza una dolorosa nostalgia e l'ardore dell'amore. Sento che il
Signore è là, ma non posso immergermi totalmente in Lui, poiché non è
l'ora stabilita. Qualche volta prima del momento della grazia sono
completamente priva di tutto: mente, volontà e cuore. Rimango sola, in
attesa di Dio solo. È Lui che provoca questo in me prima della Sua
venuta.
23.IV.37.
Oggi ho iniziato un ritiro di tre giorni.
Verso sera ho udito nell'anima queste parole: «Figlia Mia, sappi che ti
parlerò in modo particolare per mezzo di questo sacerdote, affinché non
ti faccia prendere da dubbi per quanto riguarda le Mie richieste».
Subito fin dalla prima meditazione le parole del sacerdote colpirono la
mia anima. Esse sono le seguenti: « Non mi è lecito oppormi alla
volontà di Dio ed ai suoi desideri qualunque essi siano. Ed appena sono
convinta della certezza e dell'autenticità della volontà di Dio, debbo
eseguirla. Da questo nessuno mi può esonerare. Qualunque sia questa
volontà di Dio, appena l'ho conosciuta, debbo compierla». Questo è
soltanto un piccolissimo riassunto, ma questa meditazione mi è rimasta
impressa nell'anima nella sua totalità e non ho il minimo dubbio. So
quello che vuole Iddio da me e quello che debbo fare. Ci sono nella
vita degli attimi e dei momenti di conoscenze interiori, cioè di
illuminazioni inviate da Dio, durante le quali l'anima viene istruita
su cose che non ha letto in alcun libro, né le sono state insegnate da
alcun uomo. Sono i momenti delle conoscenze interiori che Iddio stesso
elargisce all'anima. Si tratta di grandi misteri... Ottengo spesso luce
e conoscenza della vita intima di Dio e della Sua intima disposizione e
questo mi riempie di una fiducia e di una gioia indicibili, che non
riesco a contenere in me, e desidero sciogliermi tutta in Lui...
+
L'essenza dell'amore è il sacrificio e la sofferenza. La verità cammina
con una corona dì spine. La preghiera riguarda l'intelletto, la volontà
ed il sentimento. Oggi c'è stata una bella predica sulla Misericordia
di Dio e sulla bontà di Dio. Durante tale conferenza la mia anima ha
provato l'ardore dell'amore di Dio ed ho compreso che la parola di Dio
è viva. I propositi particolari rimangono gli stessi: l'unione con
Cristo Misericordioso ed il silenzio. Il fioretto che depongo ai piedi
della Madonna per il mese di maggio è quello di esercitarmi nella
mitezza.
+ Una virtù senza prudenza non è una virtù. Dobbiamo
pregare spesso lo Spirito Santo per ottenere la grazia della prudenza.
La prudenza si compone di: riflessione, ragionevole considerazione e
fermo proposito. L'ultima decisione appartiene sempre a noi. Noi
dobbiamo decidere, possiamo e dobbiamo consigliarci, attingere lumi...
Oggi, durante la meditazione, Iddio mi ha dato un'illuminazione
interiore e mi ha fatto comprendere la santità ed in che cosa consiste.
Sebbene questo l'abbia sentito parecchie volte in varie conferenze,
tuttavia l'anima lo comprende in maniera diversa attraverso la luce di
Dio che la illumina. Né le grazie, né le rivelazioni, né le estasi, né
alcun altro dono a lei elargito la rendono perfetta, ma l'unione intima
della mia anima con Dio. Questi doni sono soltanto un ornamento
dell'anima, ma non ne costituiscono la sostanza né la perfezione. La
mia santità e perfezione consiste in una stretta unione della mia
volontà con la volontà di Dio. Il Signore non fa mai violenza alla
nostra libera volontà. Dipende da noi se vogliamo accogliere la grazia
di Dio oppure no, se collaboreremo con essa oppure se la sprecheremo.
Nell'ultima predica serale, in preparazione alla rinnovazione dei voti,
il Padre ha parlato della felicità che deriva dai tre voti e della
ricompensa per la loro fedele osservanza. Tutto ad un tratto la mia
anima è stata immersa in grandi tenebre interiori. Invece che dì gioia
la mia anima era piena d'amarezza, ed il cuore veniva trafitto da un
dolore acuto. Mi sentivo tanto misera ed indegna di questa grazia e
nella consapevolezza dì tale miseria ed indignità, non avrei osato
nemmeno avvicinarmi ai piedi della più giovane delle postulanti per
baciarli. Le vedevo in ispirito belle e care a Dio, e vedevo me stessa
come un abisso di miseria. Terminata la predica, fra le lacrime e le
sofferenze mi gettai ai piedi di Dio nascosto, mi gettai nel mare
dell'infinita Misericordia di Dio e solo lì trovai sollievo e sentii
che tutta l'onnipotenza della Sua Misericordia mi abbracciava.
+
30. Oggi la rinnovazione dei voti. Subito, appena mi sono svegliata, la
presenza di Dio mi ha investito e mi sento come una bimba di Dio.
L'amore di Dio ha inondato la mia anima e mi ha fatto comprendere che
tutto dipende dalla Sua volontà e mi ha detto queste parole: «Desidero
concedere la remissione totale, alle anime che si accostano alla
confessione ed alla santa Comunione nel giorno della festa della Mia
Misericordia ». E mi ha detto: «Figlia Mia, non aver paura di
nulla, Io
sono sempre con te, anche se ti sembra che Io non ci sia; ed il tuo
abbassarti Mi attira dal Mio alto trono ad unirMi strettamente a te».
29.IV.37.
Il Signore mi ha fatto conoscere le discussioni che si sono svolte in
Vaticano su questa festa. Il dignitario Pacelli se n’è occupato
parecchio. Oggi la rinnovazione, cioè l'emissione dei e la cerimonia
solenne. Mentre le Suore pronunciavano i voti, ho udito gli angeli
cantare: « Santo, Santo » in vari toni. Nessuno può esprimere con
termini umani l'armonia di quel canto. Nel pomeriggio ho parlato con la
mia amata Maestra, Madre Maria Giuseppina. Abbiamo fatto il giro
dell'orto e, sebbene per sommi capi, le ho parlato. È sempre la stessa,
quella cara Maestra, benché non sia più Maestra, ma Superiora, ed io
abbia fatto i voti dieci anni fa. Mi ha detto che un'anima consacrata
non può vivere senza croce e mi ha svelato certe sofferenze, che avevo
avuto a Varsavia, benché non gliene avessi mai parlato. Mi si sono
presentate evidenti davanti agli occhi dell'anima tutte le grazie che
avevo ricevuto in noviziato. Oh, quanta riconoscenza ho per lei! Una
volta che la mia anima era immersa nelle tenebre e mi sembrava di
essere dannata, essa in forza dell’obbedienza mi aveva strappata da
quell'abisso. Spesso la mia anima è offuscata a causa della sofferenza,
ma nessun essere umano riesce a comprendere queste mie tribolazioni.
1.V.1937.
Oggi ho sentito la vicinanza della mia mamma, la Madre Celeste. Prima
di ogni Santa Comunione prego fervorosamente la Madonna, perché mi
aiuti a preparare la mia anima a ricevere il Figlio Suo e sento
chiaramente la Sua protezione su di me. La prego molto, affinché si
degni di accendere in me quel fuoco di amor divino, che ardeva nel Suo
Cuore verginale al momento della Incarnazione del Verbo di Dio.
4.V.1937.
Oggi sono andata per un momento dalla Madre Generale e le ho domandato:
« Cara Madre, ha avuto qualche ispirazione in merito alla faccenda
della mia uscita dal convento? ». La Madre Generale mi ha risposto: «
Finora, sorella, l'ho sempre trattenuta, ma ora la lascio libera. Se
vuole, sorella, può lasciare la Congregazione e se vuole può restare ».
Le ho risposto che andava bene. Pensavo che avrei scritto subito al
Santo Padre per la dispensa dai voti. Appena uscita però dall'incontro
con la Madre Generale, delle strane tenebre sono scese sulla mia anima,
come era già avvenuto in precedenza. E un fatto curioso che ogni volta
che chiedo di uscire, ogni volta la mia anima viene avvolta da queste
tenebre e mi sento come se fossi abbandonata a me stessa. Dato che ero
in quell'angoscia spirituale decisi di andare subito dalla Madre e
dirle il mio strano tormento e la mia lotta. La Madre mi rispose: «
Questa sua uscita è una tentazione ». Dopo un momento di colloquio, mi
sentii sollevata, tuttavia le tenebre duravano ancora. « Questa
Misericordia di Dio è bella e dev'essere un'opera di Dio veramente
grande, se satana si oppone in questo modo e vuole annientarla ». Sono
parole della cara Madre Generale. Il mio tormento nessuno lo immagina
né lo comprende, né io sono in grado di descriverlo, né vi può essere
una sofferenza più grande di questa. I tormenti dei martiri non sono
maggiori, poiché la morte in questi momenti per me sarebbe un sollievo,
e non so a cosa paragonare questa tribolazione, questa agonia
dell'anima senza fine.
5.V.1937. Oggi,
quando nella santa
confessione ho svelato parte della mia anima, dato che m'era venuto il
pensiero che forse questa è proprio una tentazione, poiché nel momento
in cui chiedo di essere liberata dalla Congregazione, provo tali acute
sofferenze e tenebre, il confessore mi ha risposto che forse non è il
momento stabilito da Dio. Bisogna pregare ed attendere pazientemente, «
ma che l'attendono grandi sofferenze, questo è vero. Avrà da sopportare
molte sofferenze e da superare molte difficoltà. Questo è sicuro.
Sarebbe meglio attendere ancora e pregare molto per ottenere una
conoscenza più approfondita e la luce divina. Queste sono cose grandi
». Mio Dio! In questi momenti difficili non ho il mio direttore
spirituale, che è partito per Roma. O Gesù, dato che me l'hai tolto,
guida mi Tu stesso, poiché Tu sai quello che posso sopportare. Credo
fermamente che Dio non può assegnarmi più di quello che posso
sopportare. Confido nella Sua Misericordia. Nei momenti in cui sono fra
cielo e terra, taccio, poiché anche se parlassi, chi potrebbe
comprendere i miei discorsi? L'eternità svelerà molte cose, delle quali
ora non parlo. Quando sono andata nell'orto, ho visto che tutto respira
la gioia della primavera. Gli alberi in fiore emanano un profumo
inebriante, tutto vibra di gioia e gli uccellini cantando e
cinguettando in continuazione adorano Iddio e mi dicono: «Rallegrati e
gioisci, Suor Faustina ». Ma l’anima mia e nelle tenebre e
nell'angoscia. La mia anima è così sensibile al sussurro della grazia,
sa parlare a tutto ciò che è creato e che mi circonda e so perché Dio
ha abbellito così la terra... Ma il mio cuore non può rallegrarsi,
poiché il mio Diletto si è nascosto a me e non riposerò, finché non Ti
ritrovo... Non riesco a vivere senza Dio, ma sento che anche Dio non
può essere felice senza di me, benché Egli basti a Se stesso nella
maniera assoluta.
6.V.37. L'ASCENSIONE DEL
SIGNORE. Oggi fin dal
primo mattino la mia anima è stata toccata da Dio. Dopo la santa
Comunione, per un momento sono stata a stretto contatto col Padre
Celeste. La mia anima è stata attirata nell'ardore stesso dell'amore;
ho capito che nessun'opera esterna può paragonarsi col puro amore di
Dio... Ho visto la gioia del Verbo Incarnato e sono stata immersa nella
Trinità Divina. Quando sono rientrata in me, la nostalgia mi ha
inondato l'anima ed anelo ad unirmi a Dio. Si è impossessato di me un
amore così grande per il Padre Celeste, che ritengo questo giorno
un'ininterrotta estasi d'amore. L'universo intero mi è sembrato una
minuscola gocciolina di fronte a Dio. Non c'è felicità maggiore di
quando Iddio mi fa conoscere interiormente che Gli è gradito ogni
palpito del mio cuore e quando mostra d'amarmi in modo particolare.
Questa convinzione interiore, nella quale Dio conferma il Suo amore
verso di me e quanto Gli è gradita la mia anima, immette nel mio intimo
un abisso di serenità. In questo giorno non ho potuto prendere alcun
cibo, mi sono sentita saziata dall'amore. O Dio di grande Misericordia,
che Ti sei degnato inviarci il Tuo Figlio Unigenito come la più grande
dimostrazione d'amore e di Misericordia senza limiti, Tu non respingi i
peccatori, ma hai aperto anche a loro il tesoro della Tua infinita
Misericordia, al quale possono attingere in abbondanza, non solo la
giustificazione, ma ogni santità alla quale l'anima può giungere. Padre
di grande Misericordia, desidero che tutti i cuori si rivolgano con
fiducia alla tua infinita Misericordia. Nessuno potrà giustificarsi
davanti a Te, se non l'accompagnerà la Tua insondabile Misericordia.
Quando ci rivelerai il mistero della Tua Misericordia, l'eternità non
sarà sufficiente per ringraziarTi per essa adeguatamente. Com'è dolce
avere nel fondo dell'anima ciò in cui la Chiesa ci ordina di credere!
Quando la mia anima è immersa nell'amore, risolvo in modo chiaro e
sollecito le questioni maggiormente intricate. Solo l'amore è capace di
camminare sull'orlo degli abissi ed attraverso le cime dei monti.
L'amore, ancora una volta l'amore.
+ 12.V.37.
Alle volte tenebre strane invadono la mia mente; contrariamente alle
mie aspirazioni sono immersa nel nulla.
20.V.
Dopo che è già passato un mese da quando godo buona salute, mi è venuto
un pensiero, cioè non so se al Signore piaccia di più che Lo serva
nella malattia o nella buona salute, che Gli avevo chiesto. Ed ho detto
al Signore: « Gesù, fa'
di me quello che Ti piace ». E Gesù mi ha
riportato allo stato di prima. Oh, com'è dolce vivere in convento fra
le consorelle, ma non bisogna dimenticare che questi angeli hanno un
corpo umano. Un certo momento vidi satana che cercava in fretta
qualcuno fra le suore, ma non lo trovava. Ebbi in animo l'ispirazione
di ordinargli, nel nome di Dio, di dirmi che cosa cercava fra le suore.
E confessò, sebbene a malincuore: « Cerco le anime infingarde ». Quando
gli ordinai nuovamente, nel nome di Dio, che mi dicesse quali erano in
convento le anime alle quali aveva accesso più facilmente, mi dichiarò
di nuovo malvolentieri che erano le anime pigre ed infingarde. Osservai
che, al presente, non c'erano in casa anime di quel genere. Si
rallegrino le anime affaticate ed esauste.
22.V.1937.
Oggi è un
caldo così soffocante che è difficile sopportarlo; desideriamo la
pioggia, ma la pioggia non viene. Da alcuni giorni il cielo si
rannuvola, ma la pioggia non riesce a cadere. Quando ho osservato le
piante assetate di pioggia, ho provato compassione ed ho deciso fra me
di recitare la coroncina fino a quando Dio avesse mandato la pioggia.
Dopo la merenda il cielo si è coperto di nuvole e una fitta pioggia è
caduta sulla terra. Avevo recitato quella preghiera per tre ore senza
interruzione. E il Signore mi ha fatto conoscere che con questa
preghiera si può ottenere tutto.
Settembre 1941
Beata Edvige Carboni
L'altra sera, mentre pregavo, fui rapita in spirito, mi vidi davanti ad un immenso numero di soldati: Italiani, Tedeschi, Russi, Inglesi.
Uno contro l'altro sparavano fucili, cannoni.
Si sentiva tirare una nazione contro l'altra nemica; metteva paura solo il vederli da lontano.
In mezzo a tutti quei soldati si presentò Gesù, e diceva:
- Tutti (siete) miei figliuoli, tutti io amo ed ho sempre amato; per tutti lo sparsi il mio preziosissimo Sangue.
Amatevi!, ripeteva Gesù; amatevi!. Perché tanto spargimento di sangue? Perché non tutte le nazioni sono unite alla mia Sposa; perché non amate Me, vostro Padre, non vi potete amare fra voi, tutti fratelli in Me. Quanto sangue vidi spargere in pochi minuti!; mi tremavo dalla paura. Gesù, dopo aver detto quelle tremende parole, sparì.