Sotto il Tuo Manto

Martedi, 3 giugno 2025 - San Carlo Lwanga (Letture di oggi)

Guardiamo con sentimento di commossa riconoscenza a quel sublime mistero che potentemente attrae il Cuore di Gesù verso la sua creatura; guardiamo alla grande degnazione con cui assunse le nostre medesime carni per vivere in mezzo a noi la misera vita della terra; raccogliamo le forze tutte dell'intelletto per considerare degnamente il tenace fervore e la durezza del suo apostolato, per rievocare gli orrori della sua passione e del suo martirio, per adorare il sangue suo... regalmente offerto fino all'ultima stilla per la redenzione del genere umano: e poi con umile fede, con lo stesso ardente amore ond'egli circonfonde e persegue le anime nostre, pieghiamo al suo piede la nostra fronte impura. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 4° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 21

1Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli2dicendo loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me.3Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito".4Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta:

5'Dite alla figlia di Sion:
Ecco, il tuo re viene a te
mite, seduto su un'asina,
con un puledro figlio di bestia da soma.'

6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù:7condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere.8La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via.9La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava:

'Osanna' al figlio di Davide!
'Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna' nel più alto dei cieli!

10Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: "Chi è costui?".11E la folla rispondeva: "Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea".

12Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe13e disse loro: "La Scrittura dice:

'La mia casa sarà chiamata casa di preghiera'
ma voi ne fate 'una spelonca di ladri'".

14Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì.15Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: "Osanna al figlio di Davide", si sdegnarono16e gli dissero: "Non senti quello che dicono?". Gesù rispose loro: "Sì, non avete mai letto:

'Dalla bocca dei bambini e dei lattanti
ti sei procurata una lode?'".

17E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

18La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame.19Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: "Non nasca mai più frutto da te". E subito quel fico si seccò.20Vedendo ciò i discepoli rimasero stupiti e dissero: "Come mai il fico si è seccato immediatamente?".21Rispose Gesù: "In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà.22E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete".

23Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: "Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?".24Gesù rispose: "Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo.25Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?". Ed essi riflettevano tra sé dicendo: "Se diciamo: "dal Cielo", ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?";26se diciamo "dagli uomin", abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta".27Rispondendo perciò a Gesù, dissero: "Non lo sappiamo". Allora anch'egli disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".

28"Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna.29Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.30Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Dicono: "L'ultimo". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.32È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.

33Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che 'piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre', poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.34Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.35Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.36Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!38Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.39E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.40Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?".41Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo".42E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:

'La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;
dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri?'

43Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.44Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà".
45Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.


Primo libro dei Maccabei 4

1Gorgia prese allora cinquemila uomini e mille cavalli scelti e si levò il campo di notte2per sorprendere il campo dei Giudei e annientarli all'improvviso; gli uomini dell'Acra gli facevano da guida.3Ma Giuda lo venne a sapere e mosse anche lui con i suoi valorosi per assalire le forze del re che sostavano in Emmaus,4mentre i soldati erano ancora dispersi fuori del campo.5Gorgia giunse al campo di Giuda di notte e non vi trovò nessuno; li andava cercando sui monti dicendo: "Costoro ci sfuggono".6Fattosi giorno, Giuda apparve nella pianura con tremila uomini; non avevano però né corazze né spade come avrebbero voluto.7Videro l'accampamento dei pagani difeso e fortificato e la cavalleria disposta intorno e tutti esperti nella guerra.8Ma Giuda disse ai suoi uomini: "Non temete il loro numero, né abbiate paura dei loro assalti;9ricordate come i nostri padri furono salvati nel Mare Rosso, quando il faraone li inseguiva con l'esercito.10Alziamo la nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza e si ricordi dell'alleanza con i nostri padri e voglia sconfiggere questo schieramento davanti a noi oggi;11si accorgeranno tutti i popoli che c'è uno che riscatta e salva Israele".12Gli stranieri alzarono gli occhi e videro che quelli venivano loro incontro;13così uscirono dagli accampamenti per dar battaglia. Gli uomini di Giuda diedero fiato alle trombe14e attaccarono. I pagani furono sconfitti e fuggirono verso la pianura,15ma quelli che erano più indietro caddero tutti uccisi di spada. Li inseguirono fino a Ghezer e fino alle pianure dell'Idumea e di Asdod e di Iamnia; ne furono uccisi circa tremila.16Quando Giuda e i suoi armati tornarono dal loro inseguimento,17egli disse alla sua gente: "Non siate avidi delle spoglie, perché ci attende ancora la battaglia. Gorgia e il suo esercito è sul monte vicino a noi;18ora voi state pronti ad opporvi ai nemici e a combatterli; in seguito farete tranquillamente bottino".19Aveva appena finito di parlare, quando apparve un reparto che spiava dal monte.20Avevano visto infatti che i loro erano stati sconfitti e gli altri incendiavano il campo: il fumo che si scorgeva segnalava l'accaduto.21Ed essi a quello spettacolo si sgomentarono grandemente; vedendo inoltre giù nella pianura lo schieramento di Giuda pronto all'attacco,22fuggirono tutti nel territorio dei Filistei.23Allora Giuda ritornò a depredare il campo e raccolsero oro e argento in quantità e stoffe tinte di porpora viola e porpora marina e grandi ricchezze.24Di ritorno cantavano e innalzavano benedizioni al cielo "'perché egli è buono e la sua grazia dura sempre'".25Fu quello un giorno di grande liberazione in Israele.
26Quanti degli stranieri erano scampati, presentandosi a Lisia, gli narrarono tutto quello che era accaduto.27Egli sentendo ciò, fu preso da turbamento e scoraggiamento, perché le cose in Israele non erano andate come egli voleva e l'esito non era stato secondo gli ordini del re.
28Perciò l'anno dopo mise insieme sessantamila uomini scelti e cinquemila cavalli per combattere contro di loro.29Vennero nell'Idumea e si accamparono in Bet-Zur. Giuda mosse contro di essi con diecimila uomini.30Quando vide l'imponente accampamento, innalzò questa preghiera: "Benedetto sei tu, o salvatore d'Israele, tu che hai fiaccato l'impeto del potente per mezzo del tuo servo Davide e hai fatto cadere l'esercito degli stranieri nelle mani di Giònata, figlio di Saul e del suo scudiero;31fa' cadere ancora nello stesso modo questo esercito nelle mani di Israele tuo popolo e fa' ricadere l'obbrobrio sul loro esercito e sulla loro cavalleria;32infondi in loro timore e spezza l'audacia della loro forza, siano travolti nella loro rovina.33Abbattili con la spada dei tuoi devoti; ti lodino con canti tutti coloro che riconoscono il tuo nome".34Poi sferrarono l'attacco da una parte e dall'altra e caddero davanti ai Giudei circa cinquemila uomini del campo di Lisia.35Vedendo Lisia lo scompiglio delle sue file, mentre alle schiere di Giuda cresceva il coraggio ed erano pronti a vivere o a morire gloriosamente, se ne tornò in Antiochia dove assoldò mercenari in maggior numero per venire di nuovo in Giudea.
36Giuda intanto e i suoi fratelli dissero: "Ecco sono stati sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a riconsacrarlo".37Così si radunò tutto l'esercito e salirono al monte Sion.38Trovarono il santuario desolato, l'altare profanato, le porte arse e cresciute le erbe nei cortili come in un luogo selvatico o montuoso, e gli appartamenti sacri in rovina.39Allora si stracciarono le vesti, fecero grande pianto, si cosparsero di cenere,40si prostrarono con la faccia a terra, fecero dare i segnali con le trombe e alzarono grida al Cielo.41Giuda ordinò ai suoi uomini di tenere impegnati quelli dell'Acra, finché non avesse purificato il santuario.42Poi scelse sacerdoti incensurati, osservanti della legge,43i quali purificarono il santuario e portarono le pietre profanate in luogo immondo.44Tennero consiglio per decidere che cosa fare circa l'altare degli olocausti, che era stato profanato.45Vennero nella felice determinazione di demolirlo, perché non fosse loro di vergogna, essendo stato profanato dai pagani. Demolirono dunque l'altare46e riposero le pietre sul monte del tempio in luogo conveniente finché fosse comparso un profeta a decidere di esse.47Poi presero pietre grezze secondo la legge ed edificarono un altare nuovo come quello di prima;48restaurarono il santuario e consacrarono l'interno del tempio e i cortili;49rifecero gli arredi sacri e collocarono il candelabro e l'altare degli incensi e la tavola nel tempio.50Poi bruciarono incenso sull'altare e accesero sul candelabro le lampade che splendettero nel tempio.51Posero ancora i pani sulla tavola e stesero le cortine. Così portarono a termine le opere intraprese.52Si radunarono il mattino del venticinque del nono mese, cioè il mese di Casleu, nell'anno centoquarantotto,53e offrirono il sacrificio secondo la legge sull'altare degli olocausti che avevano rinnovato.54Nella stessa stagione e nello stesso giorno in cui l'avevano profanato i pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e cembali.55Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra e adorarono e benedissero il Cielo che era stato loro propizio.56Celebrarono la dedicazione dell'altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode.57Poi ornarono la facciata del tempio con corone d'oro e piccoli scudi. Rifecero i portoni e le camere e vi misero le porte.58Vi fu gioia molto grande in mezzo al popolo, perché era stata cancellata la vergogna dei pagani.59Poi Giuda e i suoi fratelli e tutta l'assemblea d'Israele stabilirono che si celebrassero i giorni della dedicazione dell'altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto giorni, cominciando dal venticinque del mese di Casleu, con gioia e letizia.60Edificarono in quel tempo intorno al monte Sion mura alte e torri solide, perché i pagani non tornassero a calpestarlo come avevano fatto la prima volta.61Vi stabilì un contingente per presidiarlo e fortificò il presidio di Bet-Zur perché il popolo avesse una difesa contro l'Idumea.


Giobbe 1

1C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male.2Gli erano nati sette figli e tre figlie;3possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.
4Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme.5Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: "Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore". Così faceva Giobbe ogni volta.
6Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro.7Il Signore chiese a satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro sulla terra, che ho percorsa".8Il Signore disse a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male".9Satana rispose al Signore e disse: "Forse che Giobbe teme Dio per nulla?10Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra.11Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!".12Il Signore disse a satana: "Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui". Satana si allontanò dal Signore.
13Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore,14un messaggero venne da Giobbe e gli disse: "I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi,15quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
16Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
17Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
18Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore,19quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
20Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò21e disse:

"Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!".

22In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.


Salmi 120

1'Canto delle ascensioni.'

Nella mia angoscia ho gridato al Signore
ed egli mi ha risposto.
2Signore, libera la mia vita
dalle labbra di menzogna,
dalla lingua ingannatrice.
3Che ti posso dare, come ripagarti,
lingua ingannatrice?
4Frecce acute di un prode,
con carboni di ginepro.

5Me infelice: abito straniero in Mosoch,
dimoro fra le tende di Cedar!
6Troppo io ho dimorato
con chi detesta la pace.
7Io sono per la pace, ma quando ne parlo,
essi vogliono la guerra.


Geremia 35

1Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore nei giorni di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda:2"Va' dai Recabiti e parla loro, conducili in una delle stanze nel tempio del Signore e offri loro vino da bere".3Io allora presi Iazanià figlio di Geremia, figlio di Cabassinià, i suoi fratelli e tutti i suoi figli, cioè tutta la famiglia dei Recabiti.4Li condussi nel tempio del Signore, nella stanza dei figli di Canàn figlio di Iegdalià, uomo di Dio, la quale si trova vicino alla stanza dei capi, sopra la stanza di Maasià figlio di Sallùm, custode di servizio alla soglia.5Posi davanti ai membri della famiglia dei Recabiti boccali pieni di vino e delle coppe e dissi loro: "Bevete il vino!".6Essi risposero: "Noi non beviamo vino, perché Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, ci diede quest'ordine: Non berrete vino, né voi né i vostri figli, mai;7non costruirete case, non seminerete sementi, non pianterete vigne e non ne possederete alcuna, ma abiterete nelle tende tutti i vostri giorni, perché possiate vivere a lungo sulla terra, dove vivete come forestieri.8Noi abbiamo obbedito agli ordini di Ionadàb figlio di Recàb, nostro antenato, riguardo a quanto ci ha comandato, così che noi, le nostre mogli, i nostri figli e le nostre figlie, non beviamo vino per tutta la nostra vita;9non costruiamo case da abitare né possediamo vigne o campi o sementi.10Noi abitiamo nelle tende, obbediamo e facciamo quanto ci ha comandato Ionadàb nostro antenato.11Quando Nabucodònosor re di Babilonia è venuto contro il paese, ci siamo detti: Venite, entriamo in Gerusalemme per sfuggire all'esercito dei Caldei e all'esercito degli Aramei. Così siam venuti ad abitare in Gerusalemme".
12Allora questa parola del Signore fu rivolta a Geremia:13 "Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Va' e riferisci agli uomini di Giuda e agli abitanti di Gerusalemme: Non accetterete la lezione, ascoltando le mie parole? Oracolo del Signore.14Sono state messe in pratica le parole di Ionadàb figlio di Recàb, il quale aveva comandato ai suoi figli di non bere vino. Essi infatti non lo hanno bevuto fino a oggi, perché hanno obbedito al comando del loro padre. Io vi ho parlato con continua premura, ma voi non mi avete ascoltato!15Vi ho inviato tutti i miei servi, i profeti, con viva sollecitudine per dirvi: Abbandonate ciascuno la vostra condotta perversa, emendate le vostre azioni e non seguite altri dèi per servirli, per poter abitare nel paese che ho concesso a voi e ai vostri padri, ma voi non avete prestato orecchio e non mi avete dato retta.16Così i figli di Ionadàb figlio di Recàb hanno eseguito il comando che il loro padre aveva dato loro; questo popolo, invece, non mi ha ascoltato.17Perciò dice il Signore, Dio degli eserciti e Dio di Israele: Ecco, io manderò su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme tutto il male che ho annunziato contro di essi, perché ho parlato loro e non mi hanno ascoltato, li ho chiamati e non hanno risposto".
18Geremia riferì alla famiglia dei Recabiti: "Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Poiché avete ascoltato il comando di Ionadàb vostro padre e avete osservato tutti i suoi decreti e avete fatto quanto vi aveva ordinato,19per questo dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: a Ionadàb figlio di Recàb non verrà mai a mancare qualcuno che stia sempre alla mia presenza".


Lettera di Giacomo 2

1Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria.2Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro.3Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: "Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello",4non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?
5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?6Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali?7Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?8Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: 'amerai il prossimo tuo come te stesso', fate bene;9ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori.10Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto;11infatti colui che ha detto: 'Non commettere adulterio', ha detto anche: 'Non uccidere'.
Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge.12Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché13il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.

14Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?15Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano16e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?17Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa.18Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.19Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano!20Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore?21Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare?22Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta23e si compì la Scrittura che dice: 'E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia', e fu chiamato amico di Dio.24Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede.25Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via?26Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.


Capitolo XLIX: Il desiderio della vita eterna. I grandi beni promessi a quelli che lottano

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1. Figlio, quando senti, infuso dall'alto, un desiderio di eterna beatitudine; quando aspiri ad uscire dalla povera dimora del tuo corpo, per poter contemplare il mio splendore, senza ombra di mutamento, allarga il tuo cuore e accogli con grande sollecitudine questa santa ispirazione. Rendi grazie senza fine alla superna bontà, che si mostra tanto benigna con te, venendo indulgente presso di te; ti risolleva con ardore e ti innalza con forza, cosicché, con la tua pesantezza, tu non abbia a inclinare verso le tue cose terrene. Tutto ciò, infatti, non lo devi ad una tua iniziativa o ad un tuo sforzo, ma soltanto al favore della grazia di Dio, che dall'alto guarda a te. Ti sarà dato così di progredire nelle virtù, in una sempre più grande umiltà, preparandoti alle lotte future attaccato a me con tutto lo slancio del tuo cuore e intento a servirmi con volonteroso fervore.

2. Figlio, il fuoco arde facilmente, ma senza fumo la fiamma non ascende. Così certuni ardono dal desiderio delle cose celesti, ma non sono liberi dalla tentazione di restare attaccati alle cose terrene; e perciò, quello che pur avevano chiesto a Dio con tanto desiderio, non lo compiono esclusivamente per la gloria di Dio. Tale è sovente il tuo desiderio, giacché vi hai immesso un fermento così poco confacente: non è puro e perfetto, infatti, quello che è inquinato dal comodo proprio. Non chiedere ciò che ti piace e ti è utile, ma piuttosto ciò che è gradito a me e mi rende gloria. A ben vedere, al tuo desiderio e ad ogni cosa desiderata devi preferire il mio comando, e seguirlo. Conosco la tua brama, ho ascoltato i frequenti tuoi gemiti: già vorresti essere nella libertà gloriosa dei figlio di Dio; già ti alletta la dimora eterna, la patria del cielo, pienamente felice. Ma un tale momento non è ancora venuto; questo è tuttora un momento diverso: il momento della lotta, della fatica e della prova. Tu brami di essere ricolmo del sommo bene, ma questo non lo puoi ottenere adesso. Sono io "aspettami, dice il Signore" (Sof 3,8), finché venga il regno di Dio. Devi essere ancora provato qui in terra, e travagliato in vario modo. Qualche consolazione ti sarà data talvolta; ma non ti sarà concessa una piena sazietà. "Confortati, pertanto e sii gagliardo" (Gs 1,7), nell'agire e nel sopportare ciò che va contro la natura. Occorre che tu ti rivesta dell'uomo nuovo; che tu ti trasformi in un altro uomo. Occorre, ben spesso, che tu faccia quello che non vorresti e che tu tralasci quello che vorresti. Avrà successo quanto è voluto da altri, e quanto vuoi tu non andrà innanzi. Sarà ascoltato quanto dicono gli altri, e quanto dici tu sarà preso per un nulla. Altri chiederanno, e riceveranno; tu chiederai, e non otterrai. Altri saranno grandi al cospetto degli uomini; sul tuo conto, silenzio. Ad altri sarà affidata questa o quella faccenda; tu, invece, non sarai ritenuto utile a nulla. Da ciò la natura uscirà talvolta contristata; e già sarà molto se sopporterai in silenzio.

3. In questi, e in consimili vari modi, il servo fedele del Signore viene si solito sottoposto a prova, come sappia rinnegare e vincere del tutto se stesso. Altro, forse, non c'è, in cui tu debba essere così morto a te stesso, fuor che constatare ciò che contrasta con la tua volontà, e doverlo sopportare; specialmente allorché ti viene imposto di fare cosa che non ti sembra opportuna o utile. Non osando opporre resistenza a un potere superiore, tu, che sei sottoposto, trovi duro camminare al comando di altri, e lasciar cadere ogni tua volontà. Ma se consideri, o figlio, quale sia il frutto di queste sofferenze, cioè il rapido venire della fine e il premio, allora non troverai più alcun peso in tali sofferenze, ma un validissimo conforto al tuo soffrire. Giacché, invece di quella scarsa volontà che ora, da te, non sai coltivare, godrai per sempre nei cieli la pienezza della tua volontà. Nei cieli, invero, troverai tutto ciò che vorrai, tutto ciò che potrai desiderare; nei cieli godrai integralmente di ciò che è bene e non temerai che esso ti venga a mancare. Nei cieli il tuo volere, a me sempre unito, a nulla aspirerà che venga di fuori, a nulla che sia tuo proprio. Nei cieli nessuno ti farà resistenza, nessuno si lamenterà di te, nessuno ti sarà di ostacolo e nulla si porrà contro di te; ma tutti i desideri saranno insieme realizzati e ristoreranno pienamente il tuo animo, appagandolo del tutto. Nei cieli, per ogni oltraggio patito, io darò gloria; per la tristezza, un premio di lode; per l'ultimo posto, una dimora nel regno, nei secoli. Nei cieli si vedrà il frutto dell'obbedienza; avrà gioia il travaglio della penitenza; sarà coronata di gloria l'umile soggezione. Ora, dunque, devi chinarti umilmente sotto il potere di ognuno, senza preoccuparti di sapere chi sia colui che ti ha detto o comandato alcunché; bada sommamente - sia un superiore, o uno più giovane di te o uno pari a te, a chiederti o ad importi qualcosa - di accettare tutto come giusto, facendo in modo di eseguirlo con buona volontà. Altri vada cercando questo, altri quello; che uno si glori in una cosa, e un altro sia lodato mille volte per un'altra: quanto a te, invece, non in questa o in quest'altra cosa devi trovare la tua gioia, ma nel disprezzare te stesso, nel piacere soltanto a me e nel darmi gloria. E' questo che devi desiderare, che in te sia glorificato sempre Iddio, "per la vita e per la morte" (Fil 1,20).


DISCORSO 151 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO (ROM 7, 15-25): " INFATTI NON QUELLO CHE VOGLIO, IL BENE, IO FACCIO, MA IL MALE CHE DETESTO, QUESTO FACCIO "

Discorsi - Sant'Agostino

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Il passo dell'Apostolo è pericoloso per quanti lo fraintendono.

1. 1. Tutte le volte che viene esposta la sacra lettura della Lettera dell'apostolo Paolo, che è stata proclamata, si deve temere che, falsamente intesa, dia occasione agli uomini che cercano l'occasione. Gli uomini sono effettivamente proclivi a peccare, e se ne astengono con difficoltà. Ne segue che, per aver ascoltato l'Apostolo che ammette: Non quello che voglio, il bene, io faccio; ma il male che detesto, questo faccio 1, si comportano male e, mostrando di essere scontenti di sé per il fatto che agiscono male, pensano di somigliare all'Apostolo, che ha detto: Infatti, non quello che voglio, il bene, io faccio; ma il male che detesto, questo faccio. Talvolta, dunque, si legge, ed allora ci obbliga di necessità ad esporla esattamente, per evitare che gli uomini, appropriandosene svantaggiosamente, trasformino in veleno un cibo salutare. Faccia però attenzione la Carità vostra, fintanto che dirò quanto il Signore avrà donato; così che, nel caso mi vediate imbarazzato per la difficoltà di un aspetto oscuro, mi aiutiate con religiosa premura.

La vita del giusto quaggiù è guerra, non ancora trionfo. Il grido di trionfo.

1. 2. Quindi richiamate anzitutto alla mente, riguardo a quello che per grazia di Dio siete soliti ascoltare, che la vita del giusto in questo corpo è tuttora una guerra, non è ancora la vittoria; ma un giorno, di tale guerra, ci sarà la vittoria. Per questo l'Apostolo ha comunicato sia segnali di guerra sia segnali di vittoria. Ora abbiamo ascoltato della guerra: Infatti, non quello che voglio, il bene, io faccio; ma il male che detesto, questo faccio. Che se faccio quello che non voglio, io riconosco la legge, poiché è buona; c'è in me il desiderio, ma non sono capace di attuare il bene, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra 2. Non riconosci la guerra quando avverti l'opporsi [della legge], quando avverti la schiavitù che va procurando [la legge]?

2. 2. Dunque non è ancora voce di vittoria, che essa però verrà te lo fa capire il medesimo Apostolo dicendo: E' necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d'immortalità. Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità; ecco allora la voce del trionfo: Allora si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dicano i trionfatori: Dov'è, o morte, la tua vittoria? 3 Così diremo; e un giorno lo diremo e tale giorno non sarà lontano. Di tempo non ne resta infatti tanto quanto ne è trascorso. Allora diremo questo davvero. Ma, al presente, in questa guerra, perché tale lettura, per coloro che l'interpretano male, non sia la tromba del nemico - non la nostra - ed essa valga ad eccitarlo e non che serva a vincerlo. Fate attenzione, fratelli miei, vi scongiuro, e voi che siete nella guerra, combattete. Infatti voi che ancora non vi trovate nella lotta, non intenderete ciò che dico: capirete voi che combattete. La mia voce si farà ascoltare, la vostra parlerà nel silenzio. Anzitutto richiamate alla memoria ciò che l'Apostolo scrisse ai Galati, per cui sia possibile esporlo chiaramente. Disse infatti parlando ai credenti, parlando ai battezzati, ai quali certamente erano stati rimessi tutti i peccati nel santo lavacro; tuttavia, parlando a questi, ma stava rivolgendosi a dei combattenti, afferma: Vi dico dunque: Camminate secondo lo spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne. Non ha detto: " non soddisferete ", ma: non sarete portati a soddisfare. Perché questo? Prosegue dicendo: La carne infatti ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che volete. Ma se vi lasciate guidare dallo spirito, non siete più sotto la legge 4; ma sotto la grazia, certamente. Se vi lasciate guidare dallo spirito... Che vuol dire: Lasciarsi guidare dallo spirito? Obbedire allo Spirito di Dio che comanda, non alla carne che brama avidamente. Tuttavia ha le sue brame e fa resistenza; e vuole altro, ma tu non vuoi: sii perseverante per esser tu a non volere.

Si deve desiderare la fine della concupiscenza. La follia dei Manichei.

3. 3. Nondimeno il tuo desiderio rivolto a Dio dev'essere tale che non dia luogo ad alcuna avida brama alla quale tu debba opporre resistenza. Notate che cosa io ho voluto dire. Il tuo desiderio, ripeto, proteso verso Dio dev'essere tale che non ci sia assolutamente posto per una concupiscenza cui si debba opporre resistenza. Non cedi infatti e, rifiutandoti di assecondare, tu vinci; è meglio però non avere un nemico che vincere. Un giorno questo nemico non ci sarà più. Volgi l'animo al grido di trionfo e guarda se ci sarà. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Non ci sarà. Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? 5 Cercherai il suo posto e non lo troverai. Non è a questa infatti che dovete rivolgere la massima attenzione: essa infatti non è quasi un'altra natura, come vaneggiano i Manichei. E' la nostra infermità, il nostro vizio. Separato da noi non esisterà in altro luogo ma, eliminato, non sussisterà più. Perciò non sarete portati a soddisfare i desideri della carne 6. Meglio era certamente l'adempiere ciò che disse la legge: Non desiderare 7. Questa è la pienezza della virtù, la perfezione della giustizia, la palma della vittoria: Non desiderare. Poiché ora questo non può essere osservato, almeno si adempia quello che dice anche la Scrittura: Non seguire le tue passioni 8. E' meglio non averne, ma, dal momento che ci sono, non seguirle. Non vogliono assecondare te, tu non assecondare loro. Nel caso vogliano assecondarti, non ci saranno, perché non saranno ribelli alla tua mente. Reagiscono, reagisci; combattono, combatti; assalgono, assali. Preòccupati soltanto di questo: che non vincano.

Come opporsi alla concupiscenza ed alla cattiva abitudine.

4. 4. Ecco, ne presenterò un esempio per rendevi possibile di comprendere il resto. Voi sapete che esistono uomini sobri: sono il minor numero, ma ci sono. Voi sapete che ci sono anche gli ubriaconi: abbondano. Il battezzato è sobrio: per quanto riguarda l'ubriachezza non ha con che lottare; altre le sue passioni, con le quali deve combattere. Ma affinché vi sia possibile comprendere gli altri casi, mettiamo in campo soltanto la lotta contro un solo nemico. E' battezzato ed ubriacone, ha ascoltato, e con timore ha ascoltato, che anche l'ubriachezza è stata annoverata tra gli altri mali per i quali è precluso il regno di Dio agli uomini che vivono male; infatti, dove è stato detto: Né immorali, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né omosessuali, né ladri; si aggiunge anche: né ubriaconi, ecc. erediteranno il regno di Dio 9. Ha ascoltato ed è stato preso da timore. E' stato battezzato, gli sono stati perdonati tutti i peccati di ubriachezza; resta, quale nemica, la consuetudine. L'uomo rinato ha con chi combattere. Tutti i suoi peccati passati gli sono stati perdonati, sia attento sia vigilante, sia combattivo per non tornare talvolta ad ubriacarsi. Ecco che si desta quella passione del bere, seduce l'animo, infonde arsura alla gola, alletta i sensi; vuole anche, se possibile, penetrare quella difesa, raggiungere lui che si è trincerato, farlo schiavo. Per consuetudine assale, respingi. O se proprio questa non ci fosse! Se è sopraggiunta la cattiva abitudine, si estinguerà l'abitudine buona; tu non darle soddisfazione, non appagarla, cedendo, ma soltanto soffocala facendo resistenza. Tuttavia, finché esiste, è un nemico. Se non l'assecondi e non ti ubriacherai più, di giorno in giorno regredirà. Il tuo assecondare costituisce il suo potere. Se infatti le avrai ceduto, e ti sarai ubriacato, le darai forza. Forse che essa va contro di me e non contro di te? Io da un luogo più alto richiamo l'attenzione, parlo, predico; avverto in anticipo su che di male capiterà agli ubriaconi. Non è che puoi dire: Non ho udito; non è che puoi dire: A lui che non doveva e mi ha taciuto Dio renderà conto della mia anima. Ma duri fatica perché tu stesso ti sei fatto un resistente avversario per via della consuetudine cattiva. Per dargli vigore non ti è costato fatica: datti da fare per vincerlo. E se ti trovi poco capace a fronteggiarlo, prega Dio. Tuttavia, se non ti vincerà, sebbene la tua stessa cattiva abitudine abbia lottato contro di te... se non ti vincerà, hai compiuto ciò che ha affermato l'apostolo Paolo: Non sarete portati a soddisfare i desideri della carne 10. Il cattivo desiderio si è fatto presente stuzzicando, ma non è stato soddisfatto col darti al bere.

La concupiscenza ci è innata, deriva dal primo uomo. La concupiscenza, causa del peccato originale. Cristo concepito senza peccato per espiare il peccato.

5. 5. Ciò che ho detto dell'ubriachezza, questo è proprio di tutti i vizi, questo di tutti i desideri perversi. Alcuni ci sono innati, altri li facciamo nostri in forza dell'abitudine. Infatti, a causa di quelli che ci sono innati, sono battezzati i bambini, perché siano liberati dalla colpa di origine, non dalla cattiva abitudine che non ebbero. In conseguenza, necessariamente la lotta dura sempre, appunto perché la concupiscenza, con la quale siamo nati, non può esaurirsi finché viviamo; può perdere di forza ogni giorno, non può spegnersi. Per essa questo nostro corpo è detto corpo di morte. Di essa dice l'Apostolo: Mi compiaccio infatti della legge di Dio secondo l'uomo interiore. Ma nelle mie membra vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra 11. Allora nacque questa legge, quando fu trasgredita la prima legge. Allora nacque, ripeto, questa legge, quando si disprezzò e si trasgredì la prima legge. Qual è la prima legge? Quella che l'uomo ricevette nel paradiso. Non erano forse nudi e non si vergognavano? Perché erano nudi e non si vergognavano se non perché nelle membra non c'era ancora la legge che si oppone alla legge della mente? L'uomo commise un'azione che si doveva punire e avvertì un movimento vergognoso. Mangiarono contro la proibizione, ed i loro occhi si aprirono. E come? Prima si aggiravano nel paradiso ad occhi chiusi o privi di vista? No davvero. Giacché Adamo come impose i nomi ai volatili e alle bestie quando gli furono presentati tutti gli animali 12? A quali imponeva il nome se non vedeva? Di seguito si disse: La donna vide un albero che era gradito a vedersi. Dunque avevano gli occhi aperti; ed erano nudi e non si vergognavano. Ma i loro occhi si aprirono a qualche cosa che non avevano mai avvertito, che non avevano mai paventato nei movimenti del loro corpo. Gli occhi si aprirono ad intuire, non a vedere; e perché sperimentarono qualcosa di vergognoso, ebbero premura di coprirlo. Intrecciarono - disse - foglie di fico e se ne fecero cinture 13. Da ciò che coprirono, là sperimentarono la sensazione. Ecco da che si deriva il peccato originale, ecco perché nessuno nasce senza peccato. Ecco perché il Signore, che la vergine concepì, non volle essere concepito in tal modo. Espiò il peccato colui che venne senza il peccato; lo espiò chi non venne da esso. Ecco perché uno solo e uno solo: uno solo per la morte, uno solo per la vita. Il primo uomo per la morte, il secondo uomo per la vita. Ma per quale ragione per la morte, quell'uomo? Perché soltanto uomo. Per quale ragione per la vita, quest'uomo? Perché Dio e uomo.

Ci si fa conoscere la lotta dell'Apostolo contro la concupiscenza perché non disperiamo.

6. 6. L'Apostolo, quindi, non fa ciò che vuole; vuole infatti non avvertire la concupiscenza, e nondimeno ha cattivi desideri; per questo non fa ciò che vuole. Forse che quella perversa passione trascinava l'Apostolo assoggettato all'immoralità ed agli adultèri? No certamente. Non sorgano tali pensieri nella nostra mente. Combatteva, non si lasciava assoggettare. Ma perché non voleva avere neppure ciò contro cui lottare, per questo diceva: Non faccio quello che voglio 14. Non voglio desideri perversi, eppure sono presenti in me. Dunque non faccio ciò che voglio, nondimeno, però, evito di assecondare la concupiscenza. Altrimenti non direbbe infatti: Non sarete portati a soddisfare i desideri della carne 15, se egli personalmente li soddisfacesse. Ma ti ha posto davanti agli occhi il suo combattimento, perché tu non temessi il tuo. Infatti se il beato Apostolo non avesse detto questo, quando tu avvertissi nelle tue membra l'impulso della concupiscenza, che tu non asseconderesti, tuttavia, sperimentando i suoi moti, forse giungeresti a disperare di te e diresti: Se appartenessi a Dio, non sarei così turbato. Osserva l'Apostolo in combattimento e non fare di te un disperato. Nelle mie membra - dice - vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente.Anche perché non voglio questa opposizione: è infatti la carne mia, sono io stesso, è parte di me: Non faccio quello che voglio, ma il male che detesto, questo io faccio 16; perché ho perversi desideri.

In che consiste fare sia il bene sia il male, senza essere portati a soddisfare.

7. 7. In che consiste allora il bene che faccio? Nel fatto che non assecondo il desiderio perverso. Faccio il bene, non però nella sua perfezione; anche il mio nemico, il desiderio perverso, fa il male, non però nella sua pienezza. Com'è che faccio il bene e non fino alla perfezione? Faccio il bene quando non assecondo il desiderio perverso; ma non porto a perfezione il bene, così da non avere affatto il desiderio perverso. Così, d'altra parte, com'è che il mio nemico fa il male senza portarlo a pienezza? Fa il male perché suscita un desiderio perverso; non lo porta a pienezza perché non mi trascina al male. E in questa guerra è l'intera vita dei giusti. Ora che dirò degli impuri, che neppure combattono? Assoggettati, vengono trascinati; nemmeno sono trascinati, perché assecondano volentieri. Questa, ripeto, è la lotta dei giusti; ed in questa guerra l'uomo è sempre in pericolo fino alla morte. Ma alla fine, cioè nel trionfo di quella vittoria, che si dice? Piuttosto che dice l'Apostolo che già si prepara al trionfo? Allora si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? E' il grido dei trionfatori. Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato, dalla puntura di esso è venuta la morte. Il peccato è come uno scorpione: ci punse e perdemmo la vita. Ma quando si dice: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Tu nei sei l'effetto, non che esso venga da te; perciò, quando si dice: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? non ci sarà di certo, perché non ci sarà il peccato. Ma il pungiglione della morte è il peccato. La legge è stata data contro il peccato. Ma la forza del peccato è la legge 17. In che modo la legge è la forza del peccato? Sopraggiunse a dare piena coscienza del peccato 18. Com'è questo? Perché l'uomo fu peccatore prima della legge; data la legge e trasgredita, divenne anche trasgressore. Gli uomini erano considerati rei di peccato: data la legge, divennero per di più rei di trasgressione.

Un giorno la concupiscenza sarà soffocata dalla grazia di Cristo. Al presente come devono regolarsi i credenti.

8. 8. Dove la speranza, se non in ciò che segue? Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia 19. Pertanto, questo soldato, in certo qual modo espertissimo in tale combattimento, tanto esperto da essere anche condottiero, poiché era assai travagliato in questa guerra contro il nemico, e diceva: Nelle mie membra vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra, legge ripugnante, legge tormentosa, ferita, peste, infermità, soggiunse: Sono uno sventurato. Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? E a lui che gemeva si venne in soccorso. In che modo si venne in soccorso? Per la grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore 20. La grazia di Dio, per mezzo di Gesù Cristo Signore nostro ti libererà dalla legge di questa morte, cioè dal corpo di questa morte. Quando avrai un corpo, dove non resterà alcuna traccia di concupiscenza? Quando questo corpo mortale si sarà vestito di immortalità, e questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità, e si dirà alla morte: Dov'è, o morte, la tua vittoria? e non esisterà più: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? 21 e non ci sarà più. Ed ora che c'è? Ascolta: Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne, invece, la legge del peccato 22. Con la mente servo la legge di Dio, non assecondando: con la carne invece la legge del peccato, avvertendo la concupiscenza. E con la mente alla legge di Dio, e con la carne alla legge del peccato. E di questa mi compiaccio, e là provo la concupiscenza; ma non sono vinto: stuzzica, insidia, bussa, cerca di attirare a sé: Sono uno sventurato, chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Non pretendo di vincere sempre, ma voglio un giorno raggiungere la pace. Perciò ora, fratelli, comportatevi in questo modo: con la mente obbedite alla legge di Dio; con la carne, invece, alla legge del peccato; ma di necessità, a causa della concupiscenza che è in voi, non perché l'assecondate. Talvolta questa concupiscenza insidia i giusti al punto di fare, in essi che dormono, ciò che non può fare quando sono desti. Perché avete acclamato tutti se non perché tutti avete capito? Mi vergogno di trattenermi in queste cose, ma non mi vergogno di pregare Dio per questo. Rivolti al Signore...

1 - Rm 7, 15.

2 - Rm 7, 15-25.

3 - 1 Cor 15, 53-55.

4 - Gal 5, 16-18.

5 - 1 Cor 15, 54.

6 - Rm 13, 14.

7 - Rm 7, 7.

8 - Sir 18, 30.

9 - 1 Cor 6, 9-10.

10 - Rm 7, 22.

11 - Rm 7, 22-23.

12 - Cf. Gn 2, 20-25.

13 - Gn 3, 1-7.

14 - Rm 7, 15.

15 - Rm 7, 25; 8, 2.

16 - Rm 7, 20.

17 - 1 Cor 15, 54-56.

18 - Rm 7, 12-13.

19 - Rm 5, 20.

20 - Rm 7, 25.

21 - 1 Cor 15, 54.

22 - 2 Cor 3, 6.


Un’aquila maestosa

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Oggi come ieri non mancano i pedagogisti e gli educatori che non vogliono che si parli della morte ai giovani perché, dicono, è un pensiero che turba la loro serenità e la loro gioia spensierata. Don Bosco era di parere decisamente contrario, non per partito preso, ma perché si basava sulla sua lunga esperienza.

E certo ed evidente per chiunque legga i 19 volumi delle Memorie Biografiche che per Don Bosco il pensiero della brevità della vita e della possibilità d’incontrarsi con Dio in ogni istante, stimolava un senso di vigilanza evangelica e creava un’atmosfera di purezza e di santità straordinaria. Certe predizioni di morti fatte in forma drammatica e circostanziata, seguite poi dalla non meno drammatica realtà, producevano nei giovani l’effetto di un corso di Esercizi Spirituali, tanto più che sovente avvenivano nel clima raccolto dell’Esercizio mensile della Buona Morte.

Fu appunto nell’Esercizio del lO febbraio 1865 che Don Bosco predisse che un giovane non sarebbe arrivato a fare un altro Esercizio. Questo annunzio era effetto di un sogno.

Una notte gli parve di trovarsi nel cortile in mezzo ai giovani che si ricreavano. A un tratto apparve un’aquila maestosa di bellissime forme, la quale andava roteando e abbassandosi a poco a poco sopra i giovani. Don Bosco la guardava meravigliato. La Guida solita ad apparirgli nei sogni gli disse:

— Vedi quell’aquila? Vuole ghermire uno dei tuoi giovani.
— E chi sarà? — chiese Don Bosco.
— Osserva bene: sarà quello sul capo del quale andrà a fermarsi l’aquila.

Don Bosco osservò attentamente e vide che l’aquila andò a posarsi sul tredicenne Antonio Ferraris di Castellazzo Bormida. Don Bosco lo riconobbe perfettamente e si svegliò. Impressionato dal la visione, fece questa preghiera: — Signore, se questo non è un sogno ma una realtà, quando dovrà verificarsi?
Si addormentò di nuovo ed ecco apparirgli la Guida che gli disse:
— Il giovane Ferraris non farà più di due volte l’Esercizio della Buona Morte —. E disparve.
Allora Don Bosco si persuase che quello non era un sogno, ma una realtà. Ecco perché aveva dato quell’annunzio ai giovani. Ferraris allora stava bene, cominciava però a sentire qualche di sturbo, che andò accentuandosi. Don Bosco delicatamente lo pre parava; il 16 marzo spirava santamente.
La sera stessa del 16 marzo Don Bosco così parlava ai giovani:
« Io vi vedo tutti ansiosi di sapere da me quali siano stati gli ultimi istanti del nostro Ferraris, e sono qui per appagare il vostro giusto desiderio. Egli morì tranquillissimo. La morte non gli faceva paura. Io gli domandai:

— Non hai niente che ti turbi la coscienza? Avresti qualche cosa da dirmi?
Egli ci pensò alquanto, poi mi rispose:
— Non ho niente.

Che bella risposta! Un giovane che si avvicina alla morte, che sa di dover morire, risponde: “Non ho niente!” con tutta tranquillità e serenità.
Ciascuno di noi, miei cari figliuoli, vorrebbe trovarsi al posto di Ferraris. Io sono persuaso che andò diritto in Paradiso. E volentieri cambierei il mio posto col suo».


19-47 Agosto 14, 1926 Amarezze dell’anima per la notizia della prossima stampa degli scritti sulla Volontà di Dio. Parole di Gesù al riguardo.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Il mio povero cuore nuota nel mare delle amarezze delle privazioni del mio dolce Gesù, e se viene è come lampo che fugge, ed in quel chiarore del lampo veggo il povero mondo, i suoi gravi mali, i vincoli delle nazioni che si vincolano tra loro per muovere guerre e rivoluzioni, e con ciò attirano i castighi del Cielo, e tanto gravi da distruggere città intere e popoli. Oh! Dio, com’è grande la cecità umana. Ma come finisce il lampo della sua amabile presenza, rimango più all’oscuro di prima, col pensiero dei miei poveri fratelli, sparsi nel duro esilio della vita! Ma ciò non bastava a riempire il povero mio cuore d’intense amarezze, un’altra si è aggiunta per soffocare la povera mia esistenza di quelle onde fragorose in cui travolgono la povera anima mia, cioè, la notizia della prossima stampa degli scritti sulla Santissima Volontà di Dio, che il nostro Monsignore Arcivescovo aveva dato la sua approvazione, mettendo lui l’imprimatur, e questo era nulla, il colpo più fatale per la povera anima mia è stato la notizia che non solo si doveva mettere ciò che riguardava la Divina Volontà, perché di questo, dopo tante insistenze di Nostro Signore e dei superiori, mi ero convinta che ciò lo richiedeva la gloria di Dio, e misera e piccola qual sono, non conviene oppormi a ciò che il benedetto Gesù vuole, ma quello che si doveva mettere fuori in stampa, l’ordine che Gesù ha tenuto con me e tutto ciò che mi ha detto, anche sulle altre virtù e circostanze, ciò mi è riuscito troppo doloroso, ho detto e ridetto le mie ragioni perché ciò non si facesse. Onde, mentre mi trovavo così oppressa, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno, come se sentisse il peso della mia oppressione mi ha stretto fra le sue braccia, e scotendomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, che c’è, che c’è? Sollevati, non voglio che stia così oppressa, invece di ringraziarmi ti opprimi? Tu devi sapere che per fare che la mia Suprema Volontà fosse conosciuta ho dovuto preparare le cose, disporre i mezzi, travolgere l’Arcivescovo con quegli atti di assoluto dominio di mia Volontà, cui l’uomo non mi può resistere, ho dovuto fare uno dei miei grandi prodigi. Credi tu che sia cosa facile ottenere l’approvazione d’un Vescovo? Com’è difficile, quanti cavilli, quante difficoltà, e se approvano è con molte restrizioni, quasi da togliere le sfumature più belle, i colori che più risaltano, a tutto ciò che la mia bontà con tanto amore ha rivelato. Non vedi tu dunque nell’approvazione dell’Arcivescovo il trionfo della mia Volontà? E quindi la grande mia gloria e la grande necessità che le conoscenze del Supremo Volere siano conosciute, e come rugiada benefica smorzino gli ardori delle passioni, come sole che sorge fuga le tenebre della volontà umana e toglie il torpore che quasi tutte le creature tengono, anche nel fare il bene, perché manca la vita del mio Volere. Le mie manifestazioni su di Esso saranno come balsamo che rimarginerà le piaghe che ha prodotto l’umana volontà. Chi avrà il bene di conoscerle si sentirà scorrere una nuova vita di luce, di grazia, di fortezza, per compiere in tutto la mia Volontà, non solo, ma comprendendo il gran male del proprio volere lo aborriranno e si scuoteranno dal durissimo giogo della volontà umana, per mettersi sotto il soave dominio della Mia. Ah! tu non sai né vedi ciò che so e vedo Io, perciò lasciami fare e non ti opprimere. Anzi, avresti dovuto premurare, spingere tu stessa colui che Io con tanto amore ho disposto che ne prendesse l’impegno, anzi dicergli che si affrettasse e che non si perda tempo. Figlia mia, il Regno della mia Volontà è incrollabile ed in queste conoscenze su di Essa ci ho messo tanta luce, grazia e attrazione, da renderlo vittorioso, in modo che come saranno conosciute, faranno dolce battaglia all’umana volontà e resteranno vinte. Queste conoscenze saranno muro altissimo e fortissimo, più che l’eden terrestre, che impediranno al nemico infernale di entrarci dentro per molestare coloro che vinti da Essa, passeranno a vivere nel Regno della mia Volontà. Perciò non ti turbare e lasciami fare, ed Io disporrò tutto perché il Fiat Supremo sia conosciuto”.