Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 4° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Matteo 14
1In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.2Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui".
3Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.4Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!".5Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
6Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode7che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.8Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista".9Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data10e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.11La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.12I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.
13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare".16Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare".17Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!".18Ed egli disse: "Portatemeli qua".19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati.21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura.27Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura".28Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque".29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.30Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!".31E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".
32Appena saliti sulla barca, il vento cessò.33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".
34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati,36e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.
Secondo libro di Samuele 3
1La guerra tra la casa di Saul e la casa di Davide si protrasse a lungo. Davide con l'andar del tempo si faceva più forte, mentre la casa di Saul andava indebolendosi.
2In Ebron nacquero a Davide dei figli e furono: il maggiore Amnòn, nato da Achinoàm di Izreèl;3il secondo Kileàb, da Abigail già moglie di Nabal da Carmel; il terzo Assalonne, nato da Maaca, figlia di Talmài re di Ghesùr;4il quarto Adonìa nato da Agghìt; il quinto Sefatìa, figlio di Abitàl;5il sesto Itreàm, nato da Eglà moglie di Davide. Questi nacquero a Davide in Ebron.
6Mentre durava la lotta tra la casa di Saul e quella di Davide, Abner era diventato potente nella casa di Saul.7Saul aveva avuto una concubina chiamata Rizpà figlia di Aià. Ora Is-Bàal disse ad Abner: "Perché ti sei unito alla concubina di mio padre?".8Abner si adirò molto per le parole di Is-Bàal e disse: "Sono io una testa di cane, di quelli di Giuda? Fino ad oggi ho usato benevolenza alla casa di Saul tuo padre, favorendo i suoi fratelli e i suoi amici, e non ti ho fatto cadere nelle mani di Davide; oggi tu mi rimproveri una colpa di donna.9Tanto faccia Dio ad Abner e anche peggio, se io non farò per Davide ciò che il Signore gli ha giurato:10trasferire cioè il regno dalla casa di Saul e stabilire il trono di Davide su Israele e su Giuda, da Dan fino a Bersabea".11Quegli non fu capace di rispondere una parola ad Abner, perché aveva paura di lui.
12Abner inviò subito messaggeri a Davide per dirgli: "A chi il paese?". Intendeva dire: "Fa' alleanza con me ed ecco, la mia mano sarà con te per ricondurre a te tutto Israele".13Rispose: "Bene! Io farò alleanza con te. Però ho una cosa da chiederti ed è questa: non verrai alla mia presenza, se prima non mi condurrai davanti Mikal figlia di Saul, quando verrai a vedere il mio volto".14Davide spedì messaggeri a Is-Bàal, figlio di Saul, intimandogli: "Restituisci mia moglie Mikal, che feci mia sposa al prezzo di cento membri di Filistei".15Is-Bàal mandò incaricati a toglierla al suo marito, Paltiel figlio di Lais.16Suo marito la seguì, camminando e piangendo dietro di lei fino a Bacurim. Poi Abner gli disse: "Torna indietro!" e quegli tornò.
17Intanto Abner rivolse questo discorso agli anziani d'Israele: "Da tempo voi ricercate Davide come vostro re.18Ora mettetevi al lavoro, perché il Signore ha detto e confermato a Davide: Per mezzo di Davide mio servo libererò Israele mio popolo dalle mani dei Filistei e dalle mani di tutti i suoi nemici".19Abner ebbe colloqui anche con gli uomini di Beniamino. Poi Abner tornò solo da Davide in Ebron a riferirgli quanto era stato approvato da Israele e da tutta la casa di Beniamino.20Abner venne dunque a Davide in Ebron con venti uomini e Davide fece servire un banchetto ad Abner e ai suoi uomini.21Abner disse poi a Davide: "Sono pronto! Vado a radunare tutto Israele intorno al re mio signore. Essi faranno alleanza con te e regnerai su quanto tu desideri". Davide congedò poi Abner, che partì in pace.
22Ed ecco, gli uomini di Davide e Ioab tornavano da una scorreria e portavano con sé grande bottino. Abner non era più con Davide in Ebron, perché questi lo aveva congedato, ed egli era partito in pace.23Quando arrivarono Ioab e la sua truppa, fu riferito a Ioab: "È venuto dal re Abner figlio di Ner ed egli l'ha congedato e se n'è andato in pace".24Ioab si presentò al re e gli disse: "Che hai fatto? Ecco, è venuto Abner da te; perché l'hai congedato ed egli se n'è andato?25Non sai chi è Abner figlio di Ner? È venuto per ingannarti, per conoscere le tue mosse, per sapere ciò che fai".
26Ioab si allontanò da Davide e mandò messaggeri dietro Abner e lo fece tornare indietro dalla cisterna di Sira, senza che Davide lo sapesse.27Abner tornò a Ebron e Ioab lo prese in disparte in mezzo alla porta, come per parlargli in privato, e qui lo colpì al basso ventre e lo uccise, per vendicare il sangue di Asaèl suo fratello.28Davide seppe più tardi la cosa e protestò: "Sono innocente io e il mio regno per sempre davanti al Signore del sangue di Abner figlio di Ner.29Ricada sulla testa di Ioab e su tutta la casa di suo padre. Nella casa di Ioab non manchi mai chi soffra gonorrea o sia colpito da lebbra o maneggi il fuso, chi cada di spada o chi sia senza pane".30Ioab e suo fratello Abisài avevano trucidato Abner, perché aveva ucciso Asaèl loro fratello a Gàbaon in battaglia.31Davide disse a Ioab e a tutta la gente che era con lui: "Stracciatevi le vesti, vestitevi di sacco e fate lutto davanti ad Abner". Anche il re Davide seguiva la bara.32Seppellirono Abner in Ebron e il re levò la sua voce e pianse davanti al sepolcro di Abner; pianse tutto il popolo.33Il re intonò un lamento funebre su Abner e disse:
"Come muore un insensato,
doveva dunque Abner morire?
34Le tue mani non erano state legate,
i tuoi piedi non erano stati stretti in catene!
Sei caduto come si cade
davanti ai malfattori!".
Tutto il popolo riprese a piangere su di lui.35Tutto il popolo venne a invitare Davide perché prendesse cibo, mentre era ancora giorno; ma Davide giurò: "Tanto mi faccia Dio e anche di peggio, se io gusterò pane o qualsiasi altra cosa prima del tramonto del sole".36Tutto il popolo notò la cosa e la trovò giusta; quanto fece il re ebbe l'approvazione del popolo intero.37Tutto il popolo, cioè tutto Israele, fu convinto in quel giorno che la morte di Abner figlio di Ner non era stata provocata dal re.38Disse ancora il re ai suoi ministri: "Sappiate che oggi è caduto un capo, un grande in Israele. Io, oggi, mi sono comportato dolcemente, sebbene già consacrato re, mentre questi uomini, i figli di Zeruià, sono stati più duri di me. Provveda il Signore a trattare il malvagio secondo la sua malvagità".
Giobbe 19
1Giobbe allora rispose:
2Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
3Son dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate senza pudore.
4È poi vero che io abbia mancato
e che persista nel mio errore?
5Non è forse vero che credete di vincere contro di me,
rinfacciandomi la mia abiezione?
6Sappiate dunque che Dio mi ha piegato
e mi ha avviluppato nella sua rete.
7Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c'è giustizia!
8Mi ha sbarrato la strada perché non passi
e sul mio sentiero ha disteso le tenebre.
9Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
10Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco,
mi ha strappato, come un albero, la speranza.
11Ha acceso contro di me la sua ira
e mi considera come suo nemico.
12Insieme sono accorse le sue schiere
e si sono spianata la strada contro di me;
hanno posto l'assedio intorno alla mia tenda.
13I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino gli amici mi si sono fatti stranieri.
14Scomparsi sono vicini e conoscenti,
mi hanno dimenticato gli ospiti di casa;
15da estraneo mi trattano le mie ancelle,
un forestiero sono ai loro occhi.
16Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
devo supplicarlo con la mia bocca.
17Il mio fiato è ripugnante per mia moglie
e faccio schifo ai figli di mia madre.
18Anche i monelli hanno ribrezzo di me:
se tento d'alzarmi, mi danno la baia.
19Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti:
quelli che amavo si rivoltano contro di me.
20Alla pelle si attaccano le mie ossa
e non è salva che la pelle dei miei denti.
21Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
22Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
23Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
24fossero impresse con stilo di ferro sul piombo,
per sempre s'incidessero sulla roccia!
25Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
26Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
27Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
Le mie viscere si consumano dentro di me.
28Poiché dite: "Come lo perseguitiamo noi,
se la radice del suo danno è in lui?",
29temete per voi la spada,
poiché punitrice d'iniquità è la spada,
affinché sappiate che c'è un giudice.
Salmi 23
1'Salmo. Di Davide.'
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
2su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
3Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
4Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
5Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
6Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.
Ezechiele 19
1Intona ora un lamento sui capi d'Israele2dicendo:
"Che cos'era tua madre?
Una leonessa fra leoni.
Accovacciata in mezzo ai leoni
allevava i suoi cuccioli.
3Essa innalzò uno dei cuccioli
che divenne leone,
imparò a sbranare la preda,
a divorare gli uomini.
4Ma contro di lui le genti fecero lega,
restò preso nella loro fossa
e in catene fu condotto in Egitto.
5Quando essa vide che era lunga l'attesa
e delusa la sua speranza,
prese un altro cucciolo
e ne fece un leoncino.
6Egli se ne andava e veniva fra i leoni,
divenuto leoncello,
e imparò a sbranare la preda,
a divorare gli uomini.
7Penetrò nei loro palazzi,
devastò le loro città.
Il paese e i suoi abitanti
sbigottivano al rumore del suo ruggito.
8Lo assalirono le genti,
le contrade all'intorno;
tesero un laccio contro di lui
e restò preso nella loro fossa.
9Lo chiusero in una gabbia,
lo condussero in catene al re di Babilonia
e lo misero in una prigione,
perché non se ne sentisse la voce sui monti d'Israele.
10Tua madre era come una vite
piantata vicino alle acque.
Era rigogliosa e frondosa
per l'abbondanza dell'acqua;
11ebbe rami robusti
buoni per scettri regali;
il suo fusto si elevò
in mezzo agli arbusti
mirabile per la sua altezza
e per l'abbondanza dei suoi rami.
12Ma essa fu sradicata con furore
e gettata a terra;
il vento d'oriente la disseccò,
disseccò i suoi frutti;
il suo ramo robusto inaridì
e il fuoco lo divorò.
13Ora è trapiantata nel deserto,
in una terra secca e riarsa;
14un fuoco uscì da un suo ramo,
divorò tralci e frutti
ed essa non ha più alcun ramo robusto,
uno scettro per dominare".
Questo è un lamento e come lamento è passato nell'uso.
Apocalisse 14
1Poi guardai ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo.2Udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di arpa che si accompagnano nel canto con le loro arpe.3Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra.4Questi non si sono contaminati con donne, sono infatti vergini e seguono l'Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello.5Non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono senza macchia.
6Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo.7Egli gridava a gran voce:
"Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l'ora del suo giudizio.
Adorate colui che ha fatto
il cielo e la terra,
il mare e le sorgenti delle acque".
8Un secondo angelo lo seguì gridando:
"È caduta, è caduta
Babilonia la grande,
quella che ha abbeverato tutte le genti
col vino del furore della sua fornicazione".
9Poi, un terzo angelo li seguì gridando a gran voce: "Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano,10berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello.11Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome".12Qui appare la costanza dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.
13Poi udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: Beati d'ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono".
14Io guardai ancora ed ecco una nube bianca e sulla nube uno stava seduto, simile a un Figlio d'uomo; aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata.15Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: "Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura".16Allora colui che era seduto sulla nuvola gettò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.
17Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, anch'egli tenendo una falce affilata.18Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, uscì dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: "Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature".19L'angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio.20Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di duecento miglia.
Capitolo XLV: Non fare affidamento su alcuno: le parole facilmente ingannano
Leggilo nella Biblioteca1. "Aiutami, o Signore, nella tribolazione, perché è vana la salvezza che viene dagli uomini" (Sal 59,13). Quante volte non trovai affatto fedeltà, proprio là dove avevo creduto di poterla avere; e quante volte, invece, la trovai là dove meno avevo creduto. Vana è, dunque, la speranza negli uomini, mentre in te, o Dio, sta la salvezza dei giusti. Sii benedetto, o Signore mio Dio, in tutto quanto ci accade. Deboli siamo, e malfermi; facilmente ci inganniamo e siamo mutevoli. Quale uomo è tanto prudente e tanto attento da saper sempre custodire se stesso, così da non cadere mai in qualche delusione e incertezza? Ma non cadrà così facilmente colui che confida in te, o Signore, e ti cerca con semplicità di cuore. Che se incontrerà una tribolazione, in qualunque modo sia oppresso, subitamente ne sarà strappato da te, o sarà da te consolato, poiché tu non abbandoni chi spera in te, fino all'ultimo. Cosa rara è un amico sicuro, che resti tale in tutte le angustie dell'amico. Ma tu, o Signore, tu solo sei sempre pienamente fedele: non c'è amico siffatto, fuori di te.
2. Quale profonda saggezza ci fu in quell'anima santa che poté dire: il mio spirito è saldo, e fondato su Cristo! Se così fosse anche per me, non sarei tanto facilmente agitato da timori umani, né mi sentirei ferito dalle parole. Chi può mai prevedere ogni cosa e cautelarsi dai mali futuri? Se, spesso, anche ciò che era previsto riesce dannoso, con quanta durezza ci colpirà ciò che è imprevisto? Perché non ho meglio provveduto a me misero?; e perché mi sono affidato tanto leggermente ad altri? Siamo uomini, nient'altro che fragili uomini, anche se molti ci ritengono e ci dicono angeli. Oh, Signore, a chi crederò; a chi, se non a te? Tu sei la verità che non inganna e non può essere ingannata; mentre "l'uomo è sempre bugiardo" (Sal 115,11), debole, insicuro e mutevole, specie nelle parole, tanto che a stento ci si può fidare subito di quello che, in apparenza, pur ci sembra buono. Con quanta sapienza tu già ci avevi ammonito che ci dobbiamo guardare dagli uomini; che "nemici dell'uomo sono i suoi più vicini" (Mt 10,36); che non si deve credere se uno dice: "ecco qua, ecco là!" (Mt 24,23; Mc 13,21)! Ho imparato a mie spese, e voglia il cielo che ciò mi serva per acquistare maggiore prudenza e non ricadere nella stoltezza. Bada, mi dice taluno, bada bene, e serba per te quel che ti dico. Ma, mentre io sto zitto zitto, credendo che la cosa resti segreta, neppure lui riesce a tacere ciò per cui mi aveva chiesto il silenzio: improvvisamente mi tradisce, tradendo anche se stesso; e se ne va. Oh, Signore, difendimi da siffatte fandonie e dalla gente stolta, cosicché io non cada nelle loro mani, e mai non commetta simili cose. Da' alla mia bocca una parola vera e sicura, e lontana da me il linguaggio dell'inganno. Che io mi guardi in ogni modo da ciò che non vorrei dover sopportare da altri.
3. Quanta bellezza e quanta pace, fare silenzio intorno agli altri; non credere pari pari ad ogni cosa, né andare ripetendola; rivelare sé stesso soltanto a pochi; cercare sempre te, che scruti i cuori, senza lasciarsi portare di qua e di là da ogni vuoto discorso; volere che ogni cosa interiore ed esterna, si compia secondo la tua volontà! Quale tranquillità, fuggire le apparenze umane, per conservare la grazia celeste; non ambire a ciò che sembri assicurare ammirazione all'esterno, e inseguire invece, con ogni sollecitudine, ciò che assicura emendazione di vita e fervore! Di quanto danno fu, per molti, una virtù a tutti nota e troppo presto lodata. Di quanto vantaggio fu, invece, una grazia conservata nel silenzio, durante questa nostra fragile vita, della quale si dice a ragione che è tutta una tentazione e una lotta!
DISCORSO 187 NATALE DEL SIGNORE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Grandezza e umiltà di Cristo.
1. La mia bocca proclami la lode del Signore 1: di quel Signore per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose 2 e che è stato fatto come tutte le cose. Egli è rivelazione del Padre e creatore della madre; Figlio di Dio che procede dal Padre senza madre e figlio dell'uomo che procede dalla madre senza un padre; Giorno grande degli angeli, divenuto piccolo nel giorno degli uomini; Verbo-Dio da prima di tutti i secoli, Verbo-uomo nel tempo stabilito; creatore del sole, creato sotto il sole. Determina tutti i tempi dal seno del Padre ove sempre rimane e rende sacro questo giorno dal grembo della madre dal quale proviene; autore del cielo e della terra, sorto sulla terra sotto il cielo; ineffabilmente sapiente, sapientemente bambino; riempie il mondo e giace in una mangiatoia; governa le stelle e si attacca ad un seno di donna; immenso nella natura divina, piccolo nella natura di servo. Ma quella immensità non è limitata da questa piccolezza né questa piccolezza è schiacciata da quella immensità. Quando assunse il corpo umano non lasciò le operazioni divine né smise di estendersi con potenza da un capo all'altro del mondo e di governare con bontà ogni cosa 3. Quando si rivestì della debolezza della carne fu accolto, non limitato, nel grembo della Vergine; cosicché agli angeli non venne meno il cibo della sapienza e noi abbiamo gustato la soavità del Signore.
La parola umana e la parola di Dio.
2. Non meravigliamoci se ho detto queste cose nei riguardi del Verbo di Dio. Anche il discorso che vi sto facendo colpisce i vostri sensi; rimane però libero in maniera che ogni ascoltatore lo accoglie ma non lo può imprigionare tenendoselo per sé. Se non lo si potesse accogliere, nessuno verrebbe istruito; se la si potesse imprigionare, non giungerebbe agli altri ascoltatori. Il discorso che vi sto facendo è composto di parole e di sillabe; voi nell'accoglierlo non lo spezzettate come si fa con il cibo che si mangia, ma tutti lo ascoltate interamente e ognuno di voi lo accoglie per intero. Né io ho timore, nel parlare, che un solo ascoltatore se lo accaparri tutto intero cosicché un altro non abbia niente più da ascoltare. Ma voglio che stiate tutti attenti, senza disturbare l'orecchio e la mente degli altri, affinché ognuno di voi possa ascoltarlo tutto e permetta agli altri di ascoltarlo per intero. E questo non avviene in tempi successivi, come se il discorso che ora sto facendo prima entrasse in te, poi uscisse da te per poter entrare in un altro; ma giunge contemporaneamente a tutti e giunge tutto intero ai singoli ascoltatori. E se si potesse ritenerlo a memoria tutto intero, come tutti siete venuti per ascoltarlo tutto intero, così ciascuno di voi ritornerebbe a casa portandoselo con sé tutto intero. Quanto più ciò avverrà per il Verbo di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose 4 e che rimanendo in sé rinnova tutte le cose 5; che non è limitato da luoghi né si estende nel tempo né varia a seconda di intervalli brevi o lunghi né è composto di suoni né termina con la fine del suono? Quanto più un tale e tanto Verbo, nell'assumere un corpo, poté, senza abbandonare il seno del Padre, fecondare il grembo della madre? Da questo uscire per essere visto dagli uomini, di lì manifestarsi alle menti degli angeli? Da questo venire sulla terra, di lì spiegare i cieli? Da questo diventare uomo, di lì creare gli uomini?.
Pensiero e parola.
3. Nessuno pertanto creda che il Figlio di Dio si sia mutato e cambiato in figlio dell'uomo; ma piuttosto crediamo che, senza distruggere la sostanza divina e assumendo con pienezza quella umana, rimanendo Figlio di Dio, divenne figlio dell'uomo. Le frasi della Scrittura: Il Verbo era Dio 6 e: Il Verbo si è fatto carne 7 non s'intendono nel senso che il Verbo si è fatto carne smettendo di essere Dio: infatti è l'Emmanuele, cioè il Dio con noi 8, che è nato in quella stessa carne di cui si dice che il Verbo si è fatto carne. È come la parola che concepiamo nella mente: diventa suono quando la proferiamo con la bocca, tuttavia non si trasforma in suono ma, rimanendo essa intatta nella mente, si usa il suono per farla estrinsecare; cosicché dentro rimane quel che si è compreso, fuori risuona quel che si è ascoltato. Tuttavia con il suono si manifesta la stessa cosa che prima era risuonata nel silenzio della mente. Così la parola, quando diventa suono, non si muta in suono; ma rimane nella chiarezza della mente e, quando assume un suono materiale, arriva a chi l'ascolta senza lasciare chi la pensa. Nel silenzio della mente insieme alla parola non viene pensato il suono che può corrispondere alla lingua greca o latina o a qualunque altra. Ma il concetto che bisogna dire, prima ancora di considerare le diversità linguistiche, in un certo senso si trova nudo nel segreto della mente davanti a chi lo pensa; perché di lì possa uscire, viene rivestito della voce di chi parla. Tuttavia le due cose, cioè quanto viene pensato nella mente e quanto risuona nel parlare, sono mutevoli e alternativi: il primo non ci sarà più quando l'avrai dimenticato, il secondo non ci sarà più quando avrai smesso di parlare; invece il Verbo di Dio rimane eternamente e immutabilmente.
Cristo Dio e uomo.
4. Quando il Verbo assunse un corpo nel tempo per poter manifestarsi in questa nostra vita terrena, non perdette l'eternità per assumere il corpo ma conferì l'immortalità anche al corpo. E fu come sposo che esce dalla stanza nuziale, quale lieto campione che percorre la sua via 9. Egli possedendo la natura divina non pensò di valersi della sua uguaglianza con Dio ma, per poter diventare, a nostro vantaggio, ciò che non era, annientò se stesso non lasciando la natura divina ma prendendo la natura di schiavo e per questa divenuto simile agli uomini; fu riconosciuto come uomo per aver rivestito la natura umana, non per propria natura 10. Infatti tutto quello che siamo, sia nell'anima che nel corpo, per noi è natura, per lui è maniera acquisita. Noi se non fossimo così non saremmo niente; lui se non fosse così sarebbe comunque Dio. E quando cominciò ad essere ciò che non era, divenne uomo rimanendo Dio. Per cui non una soltanto ma tutte e due le espressioni seguenti si applicano giustamente a lui: sia il Padre è maggiore di me 11, per il fatto che divenne uomo, sia io e il Padre siamo una cosa sola 12, per il fatto che rimase Dio. Se il Verbo si fosse cambiato in carne, cioè se Dio si fosse mutato in uomo, sarebbe vera soltanto l'espressione: Il Padre è maggiore di me, perché Dio è maggiore dell'uomo. E sarebbe falsa l'altra: Io e il Padre siamo una cosa sola, perché non possono essere una cosa sola Dio e l'uomo. O forse avrebbe potuto dire: io e il Padre non siamo una cosa sola, ma fummo una cosa sola? Ciò infatti che era e smise di essere non è più ma fu. Cristo invece per la vera natura di schiavo, che aveva assunto, con verità disse: Il Padre è maggiore di me; e per la vera natura divina in cui rimaneva, con verità disse: Io e il Padre siamo una cosa sola. Annientò se stesso davanti agli uomini non diventando ciò che non era e lasciando ciò che era prima, ma occultando ciò che era e manifestando ciò che era diventato. Pertanto, poiché la Vergine concepì e partorì un figlio, per la evidente natura di servo che aveva, (è stato detto): Un bambino è nato per noi 13. Poiché però il Verbo di Dio, che rimane in eterno, si è fatto carne per abitare in mezzo a noi 14, per la natura divina che nasconde ma che rimane in lui, lo chiamiamo con il nome di Emmanuele, come annunciato da Gabriele 15. Si è fatto uomo pur rimanendo Dio, perché anche come figlio dell'uomo potesse essere giustamente detto: Dio con noi; e non uno Dio, un altro, diverso, uomo. Esulti il mondo intero nell'esultanza dei credenti: per salvarli venne colui per mezzo del quale il mondo è stato creato 16. Il creatore di Maria è nato da Maria; il figlio di David è il Signore di David 17; discende da Abramo colui che era prima di Abramo 18; l'autore della terra è formato sulla terra; il creatore del cielo è creato sotto il cielo. Egli è il giorno che ha fatto il Signore; il giorno del nostro cuore è lui, il Signore. Camminiamo alla sua luce 19, rallegriamoci ed esultiamo in lui 20.
1 - Cf. Sal 50, 17.
2 - Cf. Gv 1, 3.
3 - Cf. Sap 8, 1.
4 - Cf. Gv 1, 3.
5 - Cf. Sap 7, 27.
6 - Gv 1, 1.
7 - Gv 1, 14.
8 - Mt 1, 23.
9 - Sal 18, 6.
10 - Fil 2, 6-7.
11 - Gv 14, 28.
12 - Gv 10, 30.
13 - Is 9, 6.
14 - Cf. Gv 1, 14.
15 - Cf. Mt 1, 23.
16 - Cf. Gv 1, 3.
17 - Cf. Mt 22, 41-46.
18 - Cf. Gv 8, 58.
19 - Cf. Is 60, 3.
20 - Cf. Sal 117, 24.
9 - Si spiega come Maria santissima conobbe le verità di fede che la santa Chiesa doveva credere e ciò che operò con questo beneficio.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca807. Il fondamento immutabile della nostra giustificazione e la causa della santità è l'adesione alle verità che Dio dischiuse alla sua comunità cristiana, stabilendole su questo sostegno come un architetto prudente che costruisce la casa sulla roccia, in modo che la piena dei fiumi e le inondazioni non la possano smuovere. Tale credo è il basamento irremovibile della Chiesa, una, cattolica e apostolica: una nell'unità della fede, e della speranza e della carità che su di essa si appoggiano; una senza contraddizioni e divisioni, che sono numerose in tutte le sinagoghe di satana, cioè le sette false e le eresie. Queste sono talmente oscure che non solo si oppongono le une alle altre, e tutte alla ragione, ma ciascuna va contro se stessa nei propri errori, affermando cose contrastanti, che si abbattono vicendevolmente; la nostra professione, però, è invincibile e le porte degli inferi non potranno prevalere su di essa, anche se Lucifero vuole sempre di più vagliarla come il grano, come tentò di fare con san Pietro e con i suoi successori.
808. Affinché la nostra gran Regina avesse una cognizione adeguata della dottrina evangelica e della legge di grazia, era necessario che nell'oceano di tali meraviglie avesse avuto luogo la rivelazione di tutte le verità cattoliche che dovevano essere credute e particolarmente dei dogmi ai quali esse si riconducono come alla loro origine. Ella era in grado di comprendere tutto questo e ogni cosa poté essere resa nota alla sua incomparabile sapienza, anche gli articoli che la riguardavano. Seppe i tempi e i luoghi nei quali gli eventi futuri sarebbero avvenuti nel modo e nel momento adatto. Il Signore la istruì con una visione astrattiva in cui furono svelati i misteri occulti degli incomprensibili giudizi e della sua provvidenza. Maria capì la sconfinata clemenza con la quale egli aveva disposto il beneficio della fede infusa, affinché le creature lontane dalla sua contemplazione lo potessero conoscere ugualmente in breve e con facilità, senza aspettare né dover passare attraverso la scienza naturale, che pochissimi arrivano ad acquistare, e sempre in misura molto limitata. Dal primo uso della ragione ci sono manifestate la Divinità in tre Persone, l'umanità di Cristo e la via per conseguire la salvezza; a tutto ciò non giungono gli sterili e inefficaci studi umani, se non sono sollevati dalla forza della fede.
809. Alla nostra Maestra furono svelati tutti questi segreti con quanto in essi è contenuto. Intese che la Chiesa avrebbe determinato fin dall'inizio quattordici articoli basilari e che poi avrebbe definito in tempi diversi molte verità racchiuse in essi e nella sacra Scrittura come nella loro radice che, una volta coltivata, produce il frutto. Dopo aver imparato tutto nel Signore, uscì da questo tipo di visione e scorse lo stesso nell'altra ordinaria dell'anima santissima di Gesù, di cui ho parlato spesso. Apprese come ciò era stato ideato nella mente del divino Artefice e conferì con lui circa il modo in cui era opportuno eseguirlo; quindi, siccome ella doveva precedere gli altri nel crederlo singolarmente e pienamente, così fece per ciascun punto. Nel primo dei sette che riguardano l'Onnipotente poté discernere che il vero Dio era uno solo, indipendente, necessario, infinito, immenso nei suoi attributi e nelle sue operazioni, immutabile ed eterno, e inoltre quanto fosse doverosa, giusta e indispensabile per le creature tale confessione. Rese lode per questa rivelazione e domandò a suo Figlio di continuare a elargire all'umanità un simile favore, donando la grazia per accettare e riconoscere l'unico Dio. Con tale luce infallibile, anche se oscura, comprese la colpa dell'idolatria, che ignora questo dogma, e la pianse con amarezza e dolore incomparabile. In opposizione ad essa fece grandi atti di fede e venerazione verso il Signore, e molti altri di tutte le virtù che questa consapevolezza richiedeva.
810. Professò il secondo articolo, cioè che Dio è Padre. Le fu chiaro che esso era comunicato ai mortali per farli passare dalla cognizione della Divinità a quella della Trinità presente in essa e di quanto ancora la spiega e suppone, affinché arrivassero ad avere nozione perfetta del fine ultimo, del modo in cui ne potevano godere e dei mezzi per conseguirlo. Si rese conto che la persona del Padre non poteva nascere né procedere da alcun'altra, in quanto origine di ogni cosa; per questo a lui si attribuisce la creazione del cielo, della terra e di tutti gli esseri, come a colui che è senza principio ed è principio di tutto. La nostra Regina ringraziò in nome dell'intero genere umano e fece quanto corrispondeva a questa verità. Credette nell'esistenza del Figlio con speciale conoscenza delle processioni "ad intra", la prima delle quali nel loro ordine è la generazione "ab aeterno" per via d'intelletto del Figlio dal solo Padre, senza essere a lui posteriore, ma uguale nella divinità, eternità, infinità e negli attributi. Intese poi che vi è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio come da un unico principio per atto di volontà, restando rispetto a loro senza differenze, se non quella della distinzione personale che risulta dalle emanazioni e processioni dell'intelletto infinito e della volontà infinita. Anche se a Maria era già stato palesato ciò, adesso le vennero date nuovamente queste notizie e le fu illustrato che sarebbero state articoli di fede per la Chiesa futura e che Lucifero avrebbe seminato delle eresie, come le aveva progettate nella sua testa da quando, cadendo dall'empireo, aveva saputo dell'incarnazione del Verbo. Come si è detto, la nostra Signora compì nobili imprese contro tutti questi errori.
811. Confessò il quinto articolo, cioè che il Signore è il creatore e che, benché l'origine di tutto sia attribuita al Padre, essa è comune alle tre Persone, in quanto sono un solo Dio immenso e onnipotente, dal quale dipende la sussistenza di ciò che esiste. Nessuno, neppure un angelo, può dar vita ad altro, neanche a un vile vermiciattolo, producendolo dal niente, perché solo Dio, che è padrone di sé, è in grado di operare indipendentemente da cause diverse, inferiori o superiori. Capì la necessità di tale rivelazione contro gli inganni del demonio, affinché l'Altissimo fosse conosciuto e rispettato come autore di tutto. Comprese, poi, il sesto, ossia che egli è salvatore, con gli arcani che contiene: la predestinazione, la vocazione e giustificazione finale, la perdizione dei reprobi, i quali, per non aver approfittato dei mezzi concessi loro dalla misericordia divina, e che ancora essa avrebbe dato, non sarebbero entrati in possesso del gaudio eterno. Considerò ancora che questo titolo apparteneva alla Trinità, soprattutto al Verbo in quanto uomo, dal momento che doveva offrire se stesso in riscatto per tutti; Dio avrebbe accettato il suo sacrificio, ritenendosi soddisfatto per il primo peccato e per quelli attuali. Questa gran Regina meditava attentamente i sacramenti e i misteri che la santa Chiesa doveva accogliere e professare e, essendo illuminata su tutti, faceva atti eroici di perfezione. Rifletté su quanto il settimo articolo, affermando che Dio è glorificatore, racchiudeva a vantaggio dei mortali circa la felicità preparata per loro nella visione e nel godimento di lui, e su quanto era importante che avessero fede in ciò, così da disporsi a ottenerlo e da ritenersi non cittadini del mondo, ma pellegrini quaggiù e abitanti del cielo, ricevendo da tale speranza la consolazione per vivere in questo esilio.
812. A Maria santissima furono dischiusi allo stesso modo i sette articoli che riguardano l'umanità, anche se con nuovi effetti nel suo candidissimo cuore. Fu inesplicabile quello che suscitò in lei sapere che il primo, cioè la concezione di suo Figlio per opera dello Spirito Santo, compiutosi nel suo talamo castissimo, sarebbe poi stato dogma per i cristiani. Si piegò sino all'ultimo posto e fino al centro della terra, affondò la convinzione di essere stata creata dal nulla, scavò i fossati e vi gettò i basamenti dell'umiltà per il sublime edificio della pienezza della scienza infusa e dell'eccellenza che il braccio dell'Onnipotente andava innalzando in lei, sua beatissima Madre. Benedisse il Signore e gli rese grazie da parte sua e dell'intero genere umano perché aveva scelto un modo tanto mirabile ed efficace per attrarre tutti a sé, obbligandoli a tener presente tale beneficio tramite la fede. Avvenne lo stesso per il secondo articolo, nel quale si spiega che Cristo nacque da Maria, vergine prima, durante e dopo il parto. Non è possibile manifestare a parole l'altezza degli atti che ella fece per il mistero della sua verginità che tanto aveva stimato, per l'elezione ad essere Madre di Dio con queste prerogative, per la dignità di un tale privilegio a gloria di lui e sua, per il fatto che la Chiesa doveva confessare tutto ciò con certezza dottrinale e per tutto il resto che ella vide e credette. Diede a ciascuno di questi arcani la pienezza dovuta di magnificenza, culto, convinzione, lode e gratitudine, sempre con profonda modestia: quanto più era esaltata, tanto più si abbassava e abbracciava la polvere.
813. Il terzo articolo è che Cristo soffrì la passione e la morte; il quarto che discese agli inferi e ne trasse fuori le anime dei santi padri che stavano nel limbo e aspettavano la sua venuta; il quinto che risuscitò dai morti; il sesto che salì al cielo e siede alla destra del Padre; il settimo che verrà a giudicare i vivi e i morti alla fine dei tempi per dare a ciascuno la ricompensa per le azioni compiute. La nostra Signora li intese e professò come gli altri, quanto alla sostanza, all'ordine, alla convenienza e necessità che gli uomini ne avevano. Ella sola riempì il vuoto di fede in essi e supplì ai difetti di quanti non hanno creduto e non crederanno, come anche alle mancanze dovute alla nostra tiepidezza nell'aderire alle verità divine e nel dare ad esse la venerazione, il valore e la riconoscenza che si meritano. Tutta la Chiesa proclama Maria fortunata e beata, perché credette non solo all'angelo, ma poi anche agli articoli che si formarono e determinarono nel suo grembo, e lo fece per sé e per tutti i figli di Adamo. Ella fu la maestra della fede e colei che davanti agli spiriti celesti innalzò lo stendardo dei cristiani nel mondo, fu la prima e unica regina cattolica della terra. Gli autentici devoti hanno in lei una madre sicura e per tale titolo speciale sono suoi figli se la invocano; infatti, questa guida guarda con affetto particolare coloro che la seguono e propagano e difendono questa virtù.
814. Il discorso sarebbe molto lungo se dovessi spiegare qui tutto ciò che mi è stato dichiarato circa la sua sincera adesione, le caratteristiche e le condizioni con cui penetrava ognuno dei quattordici articoli e i misteri racchiusi in essi. Né è possibile riferire i colloqui che su ciò aveva con Gesù, le domande che ella poneva con grande umiltà e prudenza, le risposte che da lui riceveva, i sublimi segreti che con amore egli le svelava e altri eccelsi sacramenti manifesti solo a loro. Io non ho espressioni per parlare di questi arcani e ho capito che non è conveniente farlo nella vita mortale. Tutto questo nuovo e santo testamento rimase depositato in Maria ed ella sola lo custodì diligentemente per distribuire tale tesoro al tempo opportuno, così come richiedevano e richiedono i bisogni del la Chiesa. Felice e beata Madre! Infatti, se il figlio saggio rende lieto il padre, chi mai potrà trasmettere la gioia provata dalla nostra Signora per la gloria che proveniva all'eterno Padre dal suo Unigenito, che ella aveva generato, per le opere che conobbe nelle verità di fede?
Insegnamento della Regina del cielo
815. Carissima, nell'esistenza terrena non è possibile capire che cosa io sentii con la cognizione infusa del credo che mio Figlio disponeva per la comunità ecclesiale e quali furono i miei atti interiori. È ovvio che ti manchino i termini per dire che cosa hai inteso, perché tutti quelli che l'intelligenza riesce a trovare non bastano a contenere ed esplicare quanto hai colto di ciò. Con il favore divino, però, puoi compiere quello che voglio da te e ti comando, cioè che tu custodisca con cura e riguardo il tesoro che hai trovato, insegnamenti tanto venerabili. Come madre ti avviso che è enorme la crudeltà e la scaltrezza con cui i tuoi nemici vegliano per rubartelo. Fai attenzione che trovino te cinta di forza e i tuoi domestici, cioè le tue facoltà e i tuoi sensi, con doppia veste, interna ed esterna, per resistere all'assalto delle loro tentazioni. Le armi d'attacco per sconfiggerli devono essere gli articoli della fede cattolica; infatti, praticarli continuamente, meditarli e confessarli fermamente illumina le anime, allontana gli errori, scopre gli inganni di satana e li disperde come i raggi del sole dissipano le nuvole leggere e, infine, è l'alimento spirituale che irrobustisce per le battaglie del Signore.
816. Se i cristiani non avvertono queste conseguenze di tale adesione, e neanche altre più grandi e mirabili, non è perché essa non abbia efficacia, ma perché alcuni sono negligenti e distratti, e altri vivono in modo carnale, rendendo infruttuoso il beneficio; se ne ricordano appena, come se non l'avessero ricevuto. Vedendo i miscredenti che ne sono privi e ponderandone la sfortuna e l'infedeltà, diventano più colpevoli di loro a causa di così triste ingratitudine e del disprezzo di un dono tanto eccelso. Desidero che tu, figlia mia, ne sia riconoscente con profonda umiltà e fervoroso affetto, e ne faccia uso compiendo continuamente azioni eroiche. Medita sempre le verità della fede, affinché senza impedimenti tu possa godere dei dolcissimi effetti che essa produce. Con la tua diligente collaborazione cresceranno la luce e la comprensione dei sublimi arcani e sacramenti di Dio, uno e trino; dell'unione ipostatica delle due nature, umana e divina; della vita, morte e risurrezione di mio Figlio, e di quanto egli ancora operò. Così gusterai la soavità del Signore e otterrai un copioso raccolto, degno della felicità eterna.
4-6 Settembre 14, 1900 Gesù versa per placare la sua giustizia. L’eroismo della vera virtù.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina il mio adorabile Gesù non ci veniva, onde dopo molto aspettare si faceva vedere da dentro il mio interno, che facendosi appoggio del mio cuore cingeva le sue braccia d’intorno e poggiava la sua sacratissima testa, tutto afflitto, serio, in modo che t’imponeva silenzio, e voltato di spalle al mondo. Dopo essere stato qualche poco in muto silenzio, perché l’aspetto in cui si mostrava non faceva ardire di dire una parola, si ha tolto da quella posizione e mi ha detto:
(2) “Avevo risoluto di non versare, ma sono giunto a tal punto le cose, che se non versassi scoppierebbero imminente tali fracassi, da muovere rivoluzione, da farne stragi sanguinolenti”.
(3) Ed io: “Sì, Signore, versate, questo è l’unico mio desiderio, che sfogate sopra di me l’ira vostra e risparmiate le creature”. Così ha versato un poco. Dopo poi, come se si fosse sollevato ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, come agnello mi feci condurre al macello, e stiedi muto innanzi a chi mi sacrificò, così sarà di quei pochi buoni di questi tempi; ma però questo è l’eroismo della vera virtù”.
(5) Di nuovo ha soggiunto: “Ho versato, se ho versato vuoi tu che versi un’altro poco, così mi alleggerisco di più?”
(6) Ed io: “Signore mio, non me lo domandate neppure, sono a vostra disposizione, potete fare di me ciò che volete”. Così ha versato di nuovo e mi ha scomparso, lasciandomi sofferente e contenta per il pensiero che avevo alleggerito le pene del mio diletto Gesù.