Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Dio sempre ha ricercato nei cuori degli uomini lo spirito d'umiltà , e un sentir basso di sè. Non vi è cosa che più dispiaccia a Dio che l'essere gonfiato della propria stima. (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 4° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 14

1"Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.2Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;3quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.4E del luogo dove io vado, voi conoscete la via".
5Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?".6Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.7Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto".8Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta".9Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.11Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
12In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.13Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre,17lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.18Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".
22Gli disse Giuda, non l'Iscariota: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?".23Gli rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.24Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.26Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.28Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.29Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me,31ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui".


Numeri 15

1Il Signore disse a Mosè:2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando sarete entrati nel paese che dovrete abitare e che io vi dò3e offrirete al Signore un sacrificio consumato dal fuoco, olocausto o sacrificio per soddisfare un voto, o per un'offerta volontaria, o nelle vostre solennità, per fare un profumo soave per il Signore con il vostro bestiame grosso o minuto,4colui che presenterà l'offerta al Signore, offrirà in oblazione un decimo di 'efa' di fior di farina intrisa in un quarto di 'hin' di olio.5Farai una libazione di un quarto di 'hin' di vino oltre l'olocausto o sacrificio per ogni agnello.6Se è per un ariete, offrirai in oblazione due decimi di 'efa' di fior di farina con un terzo di 'hin' di olio7e farai una libazione di un terzo di 'hin' di vino come offerta di odore soave in onore del Signore.8Se offri un giovenco in olocausto o in sacrificio per soddisfare un voto o in sacrificio di comunione al Signore,9oltre il giovenco si offrirà, in oblazione, tre decimi di 'efa' di fior di farina intrisa in mezzo 'hin' di olio10e farai una libazione di un mezzo 'hin' di vino; è un sacrificio consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore.11Così si farà per ogni bue, per ogni ariete, per ogni agnello o capretto.12Qualunque sia il numero degli animali che immolerete, farete così per ciascuna vittima.13Quanti sono nativi del paese faranno così, quando offriranno un sacrificio consumato dal fuoco, soave profumo per il Signore.14Se uno straniero che soggiorna da voi o chiunque dimorerà in mezzo a voi in futuro, offrirà un sacrificio con il fuoco, soave profumo per il Signore, farà come fate voi.15Vi sarà una sola legge per tutta la comunità, per voi e per lo straniero che soggiorna in mezzo a voi; sarà una legge perenne, di generazione in generazione; come siete voi, così sarà lo straniero davanti al Signore.16Ci sarà una stessa legge e uno stesso rito per voi e per lo straniero che soggiorna presso di voi".
17Il Signore disse ancora a Mosè:18"Parla agli Israeliti e riferisci loro. Quando sarete arrivati nel paese dove io vi conduco19e mangerete il pane di quel paese, ne preleverete un'offerta da presentare al Signore.20Delle primizie della vostra madia, metterete da parte una focaccia come offerta da elevare secondo il rito, la preleverete come si preleva dall'aia l'offerta che si fa con il rito di elevazione.21Delle primizie della vostra madia darete al Signore una parte come offerta che si fa elevandola, di generazione in generazione.
22Se avrete mancato per inavvertenza e non avrete osservato tutti questi comandi che il Signore ha dati a Mosè,23quanto il Signore vi ha comandato per mezzo di Mosè, dal giorno in cui il Signore vi ha dato comandi e in seguito, nelle vostre successive generazioni,24se il peccato è stato commesso per inavvertenza da parte della comunità, senza che la comunità se ne sia accorta, tutta la comunità offrirà un giovenco come olocausto di soave profumo per il Signore, con la sua oblazione e la sua libazione secondo il rito, e un capro come sacrificio espiatorio.25Il sacerdote farà il rito espiatorio per tutta la comunità degli Israeliti e sarà loro perdonato; infatti si tratta di un peccato commesso per inavvertenza ed essi hanno portato l'offerta, il sacrificio fatto in onore del Signore mediante il fuoco e il loro sacrificio espiatorio davanti al Signore, a causa della loro inavvertenza.26Sarà perdonato a tutta la comunità degli Israeliti e allo straniero che soggiorna in mezzo a loro, perché tutto il popolo ha peccato per inavvertenza.27Se è una persona sola che ha peccato per inavvertenza, offra una capra di un anno come sacrificio espiatorio.28Il sacerdote farà il rito espiatorio davanti al Signore per la persona che avrà mancato commettendo un peccato per inavvertenza; quando avrà fatto l'espiazione per essa, le sarà perdonato.29Si tratti di un nativo del paese tra gli Israeliti o di uno straniero che soggiorna in mezzo a voi, avrete un'unica legge per colui che pecca per inavvertenza.
30Ma la persona che agisce con deliberazione, nativo del paese o straniero, insulta il Signore; essa sarà eliminata dal suo popolo.31Poiché ha disprezzato la parola del Signore e ha violato il suo comando, quella persona dovrà essere eliminata; porterà il peso della sua colpa".
32Mentre gli Israeliti erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato.33Quelli che l'avevano trovato a raccogliere legna, lo condussero a Mosè, ad Aronne e a tutta la comunità.34Lo misero sotto sorveglianza, perché non era stato ancora stabilito che cosa gli si dovesse fare.35Il Signore disse a Mosè: "Quell'uomo deve essere messo a morte; tutta la comunità lo lapiderà fuori dell'accampamento".36Tutta la comunità lo condusse fuori dell'accampamento e lo lapidò; quegli morì secondo il comando che il Signore aveva dato a Mosè.
37Il Signore aggiunse a Mosè:38"Parla agli Israeliti e ordina loro che si facciano, di generazione in generazione, fiocchi agli angoli delle loro vesti e che mettano al fiocco di ogni angolo un cordone di porpora viola.39Avrete tali fiocchi e, quando li guarderete, vi ricorderete di tutti i comandi del Signore per metterli in pratica; non andrete vagando dietro il vostro cuore e i vostri occhi, seguendo i quali vi prostituite.40Così vi ricorderete di tutti i miei comandi, li metterete in pratica e sarete santi per il vostro Dio.41Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatti uscire dal paese di Egitto per essere il vostro Dio. Io sono il Signore vostro Dio".


Siracide 38

1Onora il medico come si deve secondo il bisogno,
anch'egli è stato creato dal Signore.
2Dall'Altissimo viene la guarigione,
anche dal re egli riceve doni.
3La scienza del medico lo fa procedere a testa alta,
egli è ammirato anche tra i grandi.
4Il Signore ha creato medicamenti dalla terra,
l'uomo assennato non li disprezza.
5L'acqua non fu forse resa dolce per mezzo di un legno,
per rendere evidente la potenza di lui?
6Dio ha dato agli uomini la scienza
perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie.
7Con esse il medico cura ed elimina il dolore
e il farmacista prepara le miscele.
8Non verranno meno le sue opere!
Da lui proviene il benessere sulla terra.
9Figlio, non avvilirti nella malattia,
ma prega il Signore ed egli ti guarirà.
10Purìficati, lavati le mani;
monda il cuore da ogni peccato.
11Offri incenso e un memoriale di fior di farina
e sacrifici pingui secondo le tue possibilità.
12Fa' poi passare il medico
- il Signore ha creato anche lui -
non stia lontano da te, poiché ne hai bisogno.
13Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani.
14Anch'essi pregano il Signore
perché li guidi felicemente ad alleviare la malattia
e a risanarla, perché il malato ritorni alla vita.
15Chi pecca contro il proprio creatore
cada nelle mani del medico.

16Figlio, versa lacrime sul morto,
e come uno che soffre crudelmente inizia il lamento;
poi seppelliscine il corpo secondo il suo rito
e non trascurare la sua tomba.
17Piangi amaramente e alza il tuo lamento,
il lutto sia proporzionato alla sua dignità,
un giorno o due, per prevenire le dicerie,
quindi consòlati del tuo dolore.
18Difatti il dolore precede la morte,
il dolore del cuore logora la forza.
19In una disgrazia resta a lungo il dolore,
una vita di miseria è dura al cuore.
20Non abbandonare il tuo cuore al dolore;
scaccialo pensando alla tua fine.
21Non dimenticare: non ci sarà infatti ritorno;
al morto non gioverai e farai del male a te stesso.
22Ricòrdati della mia sorte che sarà anche la tua:
"Ieri a me e oggi a te".
23Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo
ricordo;
consòlati di lui, ora che il suo spirito è partito.

24La sapienza dello scriba si deve alle sue ore di
quiete;
chi ha poca attività diventerà saggio.
25Come potrà divenir saggio chi maneggia l'aratro
e si vanta di brandire un pungolo?
Spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro
e parla solo di vitelli?
26Pone la sua mente a tracciare solchi,
non dorme per dare il foraggio alle giovenche.
27Così ogni artigiano e ogni artista
che passa la notte come il giorno:
quelli che incidono incisioni per sigilli
e con pazienza cercano di variare l'intaglio;
pongono mente a ritrarre bene il disegno
e stanno svegli per terminare il lavoro.
28Così il fabbro siede davanti all'incudine
ed è intento ai lavori del ferro:
la vampa del fuoco gli strugge le carni,
e col calore del fornello deve lottare;
il rumore del martello gli assorda gli orecchi,
i suoi occhi sono fissi al modello dell'oggetto,
è tutto preoccupato per finire il suo lavoro,
sta sveglio per rifinirlo alla perfezione.
29Così il vasaio seduto al suo lavoro
gira con i piedi la ruota,
è sempre in ansia per il suo lavoro;
tutti i suoi gesti sono calcolati.
30Con il braccio imprime una forma all'argilla,
mentre con i piedi ne piega la resistenza;
è preoccupato per una verniciatura perfetta,
sta sveglio per pulire il fornello.
31Tutti costoro hanno fiducia nelle proprie mani;
ognuno è esperto nel proprio mestiere.
32Senza di loro sarebbe impossibile costruire una città;
gli uomini non potrebbero né abitarvi né circolare.
33Ma essi non sono ricercati nel consiglio del popolo,
nell'assemblea non hanno un posto speciale,
non siedono sul seggio del giudice,
non conoscono le disposizioni del giudizio.
34Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto,
non compaiono tra gli autori di proverbi;
ma sostengono le cose materiali,
e la loro preghiera riguarda i lavori del mestiere.


Salmi 2

1Perché le genti congiurano
perché invano cospirano i popoli?
2Insorgono i re della terra
e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia:
3"Spezziamo le loro catene,
gettiamo via i loro legami".
4Se ne ride chi abita i cieli,
li schernisce dall'alto il Signore.
5Egli parla loro con ira,
li spaventa nel suo sdegno:
6"Io l'ho costituito mio sovrano
sul Sion mio santo monte".

7Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
8Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.
9Le spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla le frantumerai".

10E ora, sovrani, siate saggi
istruitevi, giudici della terra;
11servite Dio con timore
e con tremore esultate;
12che non si sdegni e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia.


Geremia 34

1Parola che fu rivolta a Geremia dal Signore, quando Nabucodònosor re di Babilonia con tutto il suo esercito e tutti i regni della terra sotto il suo dominio e tutti i popoli combattevano contro Gerusalemme e tutte le città dipendenti:2Così dice il Signore, Dio di Israele: "Va' a parlare a Sedecìa re di Giuda e digli: Così parla il Signore: Ecco io do questa città in mano al re di Babilonia, che la darà alle fiamme.3Tu non scamperai dalla sua mano, ma sarai preso e consegnato in suo potere. I tuoi occhi fisseranno gli occhi del re di Babilonia, gli parlerai faccia a faccia e poi andrai a Babilonia.4Tuttavia, ascolta la parola del Signore, o Sedecìa re di Giuda! Così dice il Signore a tuo riguardo: Non morirai di spada!5Morirai in pace e come si bruciarono aròmi per i funerali dei tuoi padri, gli antichi re di Giuda che furono prima di te, così si bruceranno per te e per te si farà il lamento dicendo: Ahimè, Signore! Questo ho detto". Oracolo del Signore.
6Il profeta Geremia riferì a Sedecìa re di Giuda tutte queste parole in Gerusalemme.7Frattanto l'esercito del re di Babilonia muoveva guerra a Gerusalemme e a tutte le città di Giuda che ancora rimanevano, Lachis e Azekà, poiché solo queste fortezze erano rimaste fra le città di Giuda.

8Questa parola fu rivolta a Geremia dal Signore, dopo che il re Sedecìa ebbe concluso un'alleanza con tutto il popolo che si trovava a Gerusalemme, di proclamare la libertà degli schiavi,9rimandando liberi ognuno il suo schiavo ebreo e la sua schiava ebrea, così che nessuno costringesse più alla schiavitù un Giudeo suo fratello.
10Tutti i capi e tutto il popolo, che avevano aderito all'alleanza, acconsentirono a rimandare liberi ognuno il proprio schiavo e ognuno la propria schiava, così da non costringerli più alla schiavitù: acconsentirono dunque e li rimandarono effettivamente;11ma dopo si pentirono e ripresero gli schiavi e le schiave che avevano rimandati liberi e li ridussero di nuovo schiavi e schiave.
12Allora questa parola del Signore fu rivolta a Geremia:13"Così dice il Signore, Dio di Israele: Io ho concluso un'alleanza con i vostri padri, quando li ho fatti uscire dal paese d'Egitto, da una condizione servile, dicendo:14Al compiersi di sette anni rimanderà ognuno il suo fratello ebreo che si sarà venduto a te; egli ti servirà sei anni, quindi lo rimanderai libero disimpegnato da te; ma i vostri padri non mi ascoltarono e non prestarono orecchio.15Ora voi oggi vi eravate ravveduti e avevate fatto ciò che è retto ai miei occhi, proclamando ciascuno la libertà del suo fratello; voi avevate concluso un patto davanti a me, nel tempio in cui è invocato il mio nome.16Ma poi, avete mutato di nuovo parere e profanando il mio nome avete ripreso ognuno gli schiavi e le schiave, che avevate rimandati liberi secondo il loro desiderio, e li avete costretti a essere ancora vostri schiavi e vostre schiave.17Perciò dice il Signore: Voi non avete dato ascolto al mio ordine che ognuno proclamasse la libertà del proprio fratello e del proprio prossimo: ora, ecco, io affiderò la vostra liberazione - parola del Signore - alla spada, alla peste e alla fame e vi farò oggetto di terrore per tutti i regni della terra.18Gli uomini che hanno trasgredito la mia alleanza, perché non hanno eseguito i termini dell'alleanza che avevano conclusa in mia presenza, io li renderò come il vitello che spaccarono in due passando fra le sue metà.19I capi di Giuda, i capi di Gerusalemme, gli eunuchi, i sacerdoti e tutto il popolo del paese, che passarono attraverso le due metà del vitello,20li darò in mano ai loro nemici e a coloro che attentano alla loro vita; i loro cadaveri saranno pasto agli uccelli dell'aria e alle bestie selvatiche.21Darò Sedecìa re di Giuda e i suoi capi in mano ai loro nemici, in mano a coloro che attentano alla loro vita e in mano all'esercito del re di Babilonia, che ora si è allontanato da voi.22Ecco, io darò un ordine - dice il Signore - e li farò tornare verso questa città, la assedieranno, la prenderanno e la daranno alle fiamme e le città di Giuda le renderò desolate, senza abitanti".


Atti degli Apostoli 1

1Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio2fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
3Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me:5Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni".

6Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?".7Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta,8ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra".
9Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.10E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero:11"Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo".

12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.13Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo.14Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse:16"Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.17Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero.18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.19La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.20Infatti sta scritto nel libro dei Salmi:

'La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, '
e:
'il suo incarico lo prenda un altro'.

21Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi,22incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione".
23Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.24Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato25a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto".26Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.


Capitolo XLII: La nostra pace non dobbiamo porla negli uomini

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1. O figlio, se la tua pace l'attendi da qualcuno, secondo il tuo sentimento e il piacere di stare con lui, avrai sempre incertezza ed impacci. Se, invece, tu ricorrerai alla verità, sempre viva e stabile, non sarai contristato per l'abbandono da parte di un amico; neppure per la sua morte. Su di me deve essere fondato l'amore per l'amico; in me deve essere amato chi ti appare degno e ti è particolarmente caro in questa vita; senza di me non regge e non dura l'amicizia; non c'è legame d'amicizia veramente puro, se non sono io ad annodarlo. Perciò tu devi essere totalmente morto ad ogni attaccamento verso persone che ti siano care così da preferire, per quanto sta in te, di essere privo di ogni umana amicizia.

2. Tanto più ci si avvicina a Dio, quanto più ci si ritira lontano da ogni conforto terreno. Tanto più si ascende in alto, a Dio, quanto più si entra nel profondo di noi stessi, persuadendosi di non valere proprio nulla. Che se uno, invece, attribuisce a sé qualcosa di buono, questi ostacola la venuta della grazia divina il lui; giacché la grazia dello Spirito Santo cerca sempre un cuore umile. Se tu sapessi annichilirti e uscire da ogni affetto di quaggiù, liberandoti da ogni attaccamento di questo mondo, allora, certamente, io verrei a te, con larghezza di grazia; infatti, quando guardi alle creature, ti si sottrae la vista del Creatore. Per amore del Creatore, dunque, vinci te stesso, in tutte le cose; così potrai giungere a conoscere Dio. Se una cosa, per quanto piccola sia, la si ama e ad essa si guarda non rettamente, questa ti ostacola la via verso il sommo Dio, e ti corrompe.


LETTERA 179: Agostino scrive a Giovanni, vescovo di Gerusalemme, e gli svela gli errori contro la grazia contenuti in un libro attribuito a Pelagio.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta nel 416.

Agostino scrive a Giovanni, vescovo di Gerusalemme, e gli svela gli errori contro la grazia contenuti in un libro attribuito a Pelagio, (n. 1-14); gli invia quel libro con la confutazione da lui fatta nel libro De natura et gratia (nn. 5-6); gli chiede a sua volta di mandargli i Verbali del concilio di Diospoli (n. 7) e lo prega d'interrogare Pelagio per accertarsi di quale grazia egli parlasse (n. 6), tanto più che in quel suo libro Pelagio afferma il contrario di quanto aveva affermato in una sua difesa a obiezioni di vescovi della Gallia (nn. 8-10).

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A GIOVANNI, SIGNORE SANTISSIMO, MERITAMENTE VENERABILE FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO

Non si lasci ingannare da Pelagio.

1. Non voglio andare in collera per il fatto di non essere stato reputato degno di ricevere una lettera dalla Santità tua: preferisco credere che t'è mancato il latore anziché supporre ch'io sia stato trascurato da te, signore beatissimo e venerabile fratello. Adesso però, essendo venuto a sapere che il servo di Dio Luca, per mezzo del quale t'invio la presente, tornerà subito, ringrazierò assai il Signore e la tua Carità se ti compiacerai di farti vivo con una tua. Sento dire che nutri un grande affetto verso Pelagio, nostro fratello e figlio tuo; vorrei però consigliarti di mostrargli tale affetto in modo che le persone, le quali lo conoscono bene e hanno ascoltato attentamente i suoi discorsi, non pensino che la Santità tua venga da lui ingannata.

Libro eretico attribuito a Pelagio.

2. Orbene, alcuni suoi discepoli, giovani di famiglie assai distinte e istruiti nelle discipline umanistiche, spinti dalle sue esortazioni, hanno abbandonato quel che potevano sperare nel mondo e si son consacrati al servizio di Dio. In loro tuttavia si sono manifestate opinioni contrarie alla retta fede contenuta nel Vangelo del Salvatore e spiegata negli scritti degli Apostoli. Dai loro discorsi son venuti fuori attacchi contro la grazia di Dio, in virtù della quale noi siamo Cristiani e per mezzo dello Spirito attendiamo dalla fede la speranza della giustificazione 1. In seguito alle nostre ammonizioni han cominciato a correggersi e mi han dato anche un libro dichiarando ch'era di Pelagio e pregandomi di rispondergli io stesso invece di loro. Convintomi ch'era mio dovere fare ciò per eliminare dalla loro mente quell'errore nefasto, ho letto il libro e ho risposto ad esso.

In esso si esalta la volontà centro la grazia.

3. In tale libro Pelagio dà il nome di grazia solo alla natura in cui siamo stati creati e dotati del libero arbitrio. Riguardo invece alla grazia, presentata con gran risalto in innumerevoli passi della S. Scrittura, la quale insegna che da essa noi veniamo giustificati, vale a dire diventiamo santi e veniamo aiutati dalla misericordia di Dio tanto nel praticare quanto nell'eseguire alla perfezione ogni opera buona (cosa questa dimostrata in modo quanto mai evidente dalle preghiere dei santi, con le quali vien chiesto al Signore che si compia ciò ch'egli stesso ha comandato); di questa grazia dunque Pelagio non solo non fa alcun cenno, ma afferma anche molte cose contrarie ad essa. Egli infatti afferma e sostiene a spada tratta che la natura umana, con le sole forze del libero arbitrio, può raggiungere la santità e osservare tutti i comandamenti di Dio. Chi dunque, dopo aver letto quel libro, non vedrebbe come vien combattuta la grazia, mentre a proposito di essa l'Apostolo dice: Ohimé! infelice che sono! Chi mi salverà da questo mio corpo di morte? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore 2; e chi non vedrebbe inoltre come da Pelagio non viene lasciata alcuna possibilità all'aiuto di Dio, per implorare il. quale dobbiamo pregare dicendo: Non ci far soccombere alla tentazione 3? Allo stesso modo potrebbe sembrare che non ci fosse alcun motivo perché il Signore dicesse all'apostolo Pietro: Ho pregato per te affinché non venga meno la tua fede 4, se tutto ciò può esser compiuto da noi con le sole forze della volontà e senza alcun aiuto di Dio.

Pelagio nega la necessità della preghiera.

4. Queste dottrine erronee ed empie sono in contraddizione non solo con le nostre preghiere, mediante le quali domandiamo al Signore tutte le grazie domandate dai santi, come sappiamo dalla S. Scrittura e come crediamo fermamente, ma sono in contraddizione pure con le nostre benedizioni che noi invochiamo sui fedeli desiderando e chiedendo per loro al Signore che li faccia abbondare nella carità tra di loro e verso tutti 5, e conceda loro, secondo la ricchezza della sua gloria, d'essere corroborati nella virtù per mezzo del suo Spirito 6, e li ricolmi d'ogni gioia e della pace nel credere e abbondino nella speranza per la virtù dello Spirito Santo 7. A quale scopo domandiamo per essi nella preghiera queste grazie che sappiamo essere state domandate per i fedeli al Signore dall'Apostolo, se già da se stessa la nostra natura, creata col libero arbitrio, può concedere a se stessa tutte queste cose solo con la sua volontà? Perché mai, inoltre, lo stesso Apostolo dice: Tutti coloro infatti che si lasciano condurre dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio 8, se, per esser figli di Dio, veniamo guidati dallo spirito della nostra natura? E perché mai dice ancora: Lo Spirito aiuta la nostra debolezza 9, se la nostra natura è stata creata talmente forte da non aver bisogno dello Spirito per compiere le opere della santità? Perché mai sta scritto: Dio però è fedele e non permette che voi siate tentati al di sopra delle vostre possibilità ma con la tentazione vi darà anche il modo di uscirne, sicché possiate sostenerla 10, se siamo stati creati in modo che, mediante le sole forze del libero arbitrio, possiamo sostenere e vincere tutte quante le tentazioni?

Occorre leggere quel libro e la confutazione.

5. Ma perché discutere più a lungo con la Santità tua dal momento che m'accorgo d'essere importuno, soprattutto perché tu senti la mia lettera tradotta dall'interprete? Se tu vuoi bene a Pelagio, te ne voglia ugualmente anche lui, anzi voglia bene piuttosto a se stesso e non t'inganni. Sicuro! Quando voi sentite dire ch'egli ammette la grazia di Dio e l'aiuto di Dio, voi credete ch'egli affermi la medesima cosa che affermate voi, i quali pensate secondo la norma della fede cattolica, mentre poi pensate così di Pelagio perché ignorate che cosa ha scritto nel suo libro. Per questo motivo ti mando il libro di Pelagio e quello scritto da me in risposta al suo, affinché la Santità tua veda chiaramente quale sia la grazia o l'aiuto di Dio affermati da lui quando gli si obietta ch'egli si oppone alla grazia e all'aiuto di Dio. Pertanto con le tue istruzioni, con le tue esortazioni e con le tue preghiere per la sua salvezza (la quale deve conseguirsi per mezzo di Cristo) convincilo ad ammettere e a riconoscere quale autentica grazia di Dio quella che si dimostra essere stata ammessa dai santi quando chiedevano al Signore le cose che loro comandava di fare. Quelle cose infatti non sarebbero state comandate se non perché si manifestasse la nostra volontà e non sarebbero state chieste se non perché la debolezza della nostra volontà fosse aiutata da Colui che le aveva comandate.

Il Papa interroghi Pelagio.

6. Gli venga chiesto esplicitamente se approva che si debba pregare Dio per evitare il peccato. Se lo disapprova, gli si spiattelli nelle orecchie quel che dice l'Apostolo: Noi rivolgiamo suppliche a Dio affinché voi non commettiate alcun peccato 11. Se invece lo approva, insegni apertamente la grazia con cui veniamo aiutati, la proclami ad alta voce affinché egli stesso non commetta un grave peccato. E' questa infatti la grazia di Dio concessa per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, grazia in virtù della quale si salvano tutti quelli che si salvano, poiché nessuno può salvarsi in alcun altro modo senza di essa. Ecco perché sta scritto: Allo stesso modo che tutti muoiono per causa di Adamo, così pure tutti ricevono la vita per grazia di Cristo 12, non perché nessuno si dannerà, ma perché nessuno si salverà in modo diverso. Infatti, come non si è figli dell'uomo se non per il tramite di Adamo, così non si è figli di Dio se non per il tramite di Cristo. Pelagio quindi dichiari senza equivoci la sua opinione su questo punto, se cioè ammette che in virtù della grazia di Cristo possono salvarsi anche i bambini, che non sono ancora in grado di volere o non volere la perfezione morale, e tuttavia per causa d'un sol uomo, per colpa del quale il peccato è entrato nel mondo e a causa del peccato la morte s'è estesa a tutti gli uomini, poiché tutti hanno peccato 13. Dichiari se crede che anche per i bambini a causa del peccato originale è stato versato il sangue di Cristo, sparso certamente per la remissione dei peccati 14. Ecco i punti principali a proposito dei quali desideriamo sapere che cosa egli crede, che cosa professa, che cosa ammette con certezza e che cosa predica. Rispetto alle altre idee che gli si rinfacciano, anche se viene convinto di errore, si può tuttavia tollerare finché non si emendi.

Invii i verbali di Diospoli.

7. Ti prego anche di volerci cortesemente inviare i Verbali ecclesiastici, i quali - a quanto si dice - registrano in qual modo si è giustificato Pelagio. Te li chiedo anche per desiderio di molti vescovi che hanno dei dubbi a causa di notizie confuse in proposito, ma ti scrivo io solo perché non voglio perdere l'occasione del latore che ha fretta di partire e - a quanto ho sentito - può tornare presto da noi. Invece di cotesti Verbali o di una parte di essi Pelagio ci ha inviato una specie di difesa scritta personalmente da lui con la quale afferma d'aver risposto alle obiezioni di vescovi della Gallia. In tale difesa, per non parlare d'altro, ecco in qual modo Pelagio risponde al rimprovero fattogli d'aver affermato che " l'uomo può vivere senza peccato e osservare i comandamenti, purché lo voglia ". " Sì, l'ho affermato - dice egli stesso - poiché Dio gli ha data questa possibilità. Io però non ho affermato che si trovi qualcuno che dall'infanzia fino alla vecchiaia non abbia mai peccato ma soltanto che, una volta che uno ha voltato le spalle al peccato, mediante uno sforzo personale, aiutato dalla grazia di Dio, può vivere senza peccato, ma non per questo egli non può in seguito tornare al peccato".

Una difesa di Pelagio contrastante col suo libro.

8. La Santità tua vede bene da questa risposta di Pelagio come egli ammetta che la vita anteriore degli uomini, a cominciare dall'infanzia, non può essere esente da peccati, ma che uno può convertirsi e arrivare a una vita esente da peccati mediante sforzi personali aiutati dalla grazia di Dio. Perché mai allora nel libro, al quale io ho risposto, afferma che qualcuno almeno è vissuto in modo da non commettere. assolutamente alcun peccato? Ecco infatti come si esprime a questo riguardo: " Questo si può affermare con ragione delle persone, delle quali la S. Scrittura non ricorda né le buone né le cattive azioni. Di quelle persone, invece, di cui ricorda la santità, avrebbe certamente ricordato anche i peccati, se avesse giudicato che avessero peccato. Ammettiamo pure - soggiunge - che nel corso delle altre epoche la Scrittura abbia trascurato di tener conto dei peccati di tutti a causa del gran numero degl'individui, ma all'inizio del mondo, quando non c'erano che quattro persone, qual motivo potremmo addurre perché non abbia voluto ricordare i peccati di tutti? Forse a causa d'una popolazione assai numerosa che ancora non c'era? Oppure dovremmo dire perché ricorda solo i peccati di coloro che li commisero, mentre non ha potuto ricordare i peccati di chi non ne commise alcuno? La S. Scrittura - soggiunge Pelagio - riferisce che all'inizio del mondo c'erano solo quattro persone: Adamo ed Eva con i loro figli, Caino e Abele 15. Eva peccò: la Scrittura lo ricorda 16. Peccò anche Adamo e la stessa Scrittura non lo passa sotto silenzio 17 e attesta ugualmente il peccato di Caino 18; essa indica non solo i peccati, ma anche la specie di essi. Ora, se avesse peccato anche Abele, la Scrittura avrebbe detto anche questo; se non l'ha detto, vuol dire ch'egli non ha nemmeno peccato ".

Per Pelagio Abele è innocente e peccatore.

9. Queste espressioni le ho estratte dal libro di Pelagio, nel quale potrà trovarle anche la Santità tua e in tal modo potrete capire come dobbiate credergli quando nega tutti gli altri errori che gli sono stati rinfacciati, salvo che dica che Abele non ha commesso alcun peccato personale ma che non è stato esente dal peccato e perciò non può esser paragonato al Signore, il solo ch'è stato esente dal peccato nel corpo mortale, poiché Abele aveva in sé il peccato originale, comunicatogli da Adamo e non già commesso da lui personalmente. Volesse il cielo che Pelagio dicesse ciò: in questo caso sapremmo qual è il suo pensiero riguardo al battesimo dei bambini. Potrebbe anche darsi che, siccome ha detto che nessuno, dall'infanzia fino alla vecchiaia, è vissuto senza peccati, potrebbe darsi - ripeto - che Pelagio dica lo stesso di Abele, che cioè non commise peccati poiché dalla S. Scrittura risulta che non arrivò alla vecchiaia. Ma non è questo il senso delle sue parole poiché, a quanto egli dice, fin dall'inizio la vita umana anteriore è peccatrice, mentre quella posteriore può esser senza peccato. Egli infatti afferma di non aver detto " che ci sia alcuno che non abbia mai peccato dall'infanzia fino alla vecchiaia, ma soltanto che, una volta che uno, mediante uno sforzo personale aiutato dalla grazia di Dio, ha voltato le spalle al peccato, può vivere senza peccato ". Ora, dicendo " dopo aver voltato le spalle al peccato ", lascia intendere una vita precedente vissuta nei peccati. Ammetta dunque che Abele peccò essendo vissuto nel periodo della vita ch'egli dichiara non essere esente dal peccato e guardi bene in quel suo libro, ov'è appurato ch'egli ha detto ciò che nella sua difesa afferma di non aver detto.

Agostino può dimostrare la paternità del libro.

10. Ma se Pelagio negherà che sia suo il libro o il passo del libro da noi esaminato, io ho come testimoni attendibili persone oneste e leali e certamente amiche di lui. Esse possono testimoniare a mia giustificazione d'essere state esse a darmi il libro e che vi si legge il passo citato e che sono state esse ad affermare che il libro è di Pelagio. A me pertanto basterà questo per impedire a Pelagio d'accusarmi d'essere stato io a comporre o a falsare il libro. Ciascuno scelga ormai a chi debba credere; non tocca a me dilungarmi di più su questo punto. Se Pelagio negherà d'aver le idee che gli vengono rinfacciate come contrarie alla grazia di Cristo, ti preghiamo d'inviargli questo libro. Lo scritto composto in propria difesa è talmente nebuloso che, se non ha ingannato con alcuna ambiguità di linguaggio la santa Prudenza di voi, i quali non conoscete altri suoi scritti, noi ne proveremo gran gioia, senza troppo curarci se ha mai avuto quelle idee erronee ed empie oppure se n'è corretto una buona volta.

 


1 - Gal 5, 5.

2 - Rm 7, 24.

3 - Mt 6, 13.

4 - Lc 22, 32.

5 - 1 Ts 3, 12.

6 - Ef 3, 16.

7 - Rm 15, 13.

8 - Rm 8, 14.

9 - Rm 8, 26.

10 - 1 Cor 10, 13.

11 - 2 Cor 13, 7.

12 - 1 Cor 15, 22.

13 - Rm 5, 12.

14 - Mt 16, 28.

15 - Gn 3, 6.

16 - Cf. Gn 3, 6.

17 - Cf. Gn 3, 6.

18 - Cf. Gn 4, 8.


Capitolo XII: I vantaggi delle avversità

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

Leggilo nella Biblioteca

1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.  

2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.


1 dicembre 1977 - LA MIA CHIESA

Mons. Ottavio Michelini

Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, prerogative che non muteranno mai

Scrivi figlio, riprendiamo il discorso sulla Mia Chiesa, essa è e resterà, Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, non muta in questo né potrà mutare mai col mutare degli eventi umani; nessuno mai potrà privarla delle sue prerogative.

La Mia Chiesa è nel mondo per il mondo, non è statica, ma perennemente in cammino, terrà il passo col mondo come il pastore lo tiene col gregge, la sua missione è nettamente missionaria, suo compito portare a tutte le genti il messaggio evangelico; non è assolutista e neppure del tutto democratica, di una democrazia pura, è Gerarchica perché tale l'ho voluta e la voglio Io, suo Fondatore; la gerarchia ne forma la spina dorsale; il suo governo sarà una forma intermedia tra l'assolutismo e la democrazia pura.

Suoi membri saranno tutti i battezzati; al vertice sarà il Papa, che in casi di emergenza potrà governare da solo, avendo in se ogni potere deliberativo ed esecutivo. (pag.17)

Il Papa, vero e diretto successore di S. Pietro, sarà al vertice della mia Chiesa, che è società perfetta e come tale tiene e possiede tutti i mezzi per perseguire i suoi fini indipendentemente da qualsiasi altra struttura umana; non poche delle attuali strutture cadranno e altre saranno semplificate.

 

Altro e chi porta il messaggio, altro chi riceve il messaggio


Capo invisibile della mia Chiesa sono Io, Gesù; capo visibile è il Romano Pontefice, successore di S. Pietro a cui si dovrà sempre amore, rispetto e umile obbedienza da parte di tutti, Vescovi, sacerdoti e fedeli, senza distinzione alcuna.

La Chiesa è nel mondo ma diversa dal mondo e non potrà mai identificarsi col mondo, ne è impedita dalla sua natura di maestra, di madre del mondo, dalla sua missione, altro è chi porta il messaggio, altro è chi riceve il messaggio, le degenerazioni dell'ora attuale troveranno dissenzienti molti fedeli e sacerdoti e anche Pastori, ma ristabilita la verità e l'equilibrio, ora scossi da tanti mali, la Chiesa rigenerata non conoscerà dissenzienti circa la sua natura.

Sarà contrastata sempre, il Corpo segue le sorti del Capo, ma le forze e le oscure potenze del male mai prevarranno su di lei; essa gode della particolare (pag. 18) presenza dello Spirito Santo che già la pervade coi suoi carismi; oggi i carismatici si vanno ovunque moltiplicando, il Carisma è sempre esistito nella Chiesa, i santi furono tutti carismatici, qui parlo del carisma come dono particolare e straordinario dato a determinate persone per la comunità ecclesiale non parlo dei carismi comuni partecipati a tutti i cristiani con la vita sacramentale.

 

Così il Signore disperde i superbi...


Le Potenze oscure dell'Inferno impiegano tutte le loro risorse per seminare discordia, invidia, gelosia tra i carismatici onde diminuirne e anche annientarne gli effetti; i carismatici debbono prenderne coscienza per non permettere al nemico di attentare al piano della Divina Provvidenza, i carismatici vigileranno per non cadere nelle insidie del nemico, coltivando in se stessi tutte le virtù, ma in modo particolarissimo l'Umiltà, pilastro fondamentale e centrale della santità.

La Chiesa rigenerata sarà quasi totalmente carismatica, sarà veramente santa e sarà lo Spirito Santo a vivificarla e santificarla per fare di lei un faro di Luce che si proietterà sull'intera umanità.

Chi sono gli uomini per porsi contro Dio con la folle intenzione di ostacolarne il passo? Meno che un pugno di polvere che il vento disperde; polvere sono (pag. 19) i reggitori dei popoli immersi nell'oscurità più densa della loro superbia.

Che ci vuole per confonderli? essi hanno chiuso il loro cuore, le loro bocche parlano con arroganza, eccoli, avanzano e mi circondano per abbattermi, ma Io li disperderò come polvere, nient'altro che polvere, hanno scavato dinnanzi a Me una fossa e vi cadranno e dalla stessa saranno ingoiati. Cosi il Signore disperde i superbi che hanno ordito congiure contro di Lui, così abbatterà i Suoi nemici e la sua Chiesa porterà la salvezza fino agli estremi confini della terra.

Figlio per ora basta, voglimi bene; ti benedico e con te benedico tutti coloro che ti sono cari. (pag. 20)