Sotto il Tuo Manto

Martedi, 3 giugno 2025 - San Carlo Lwanga (Letture di oggi)

Dovete lasciare che il Padre sia un giardiniere, che tagli e sfrondi. Se verrete potati non preoccupate­vi. Ha il suo motivo per sfrondarvi. Dovete lasciar­glielo fare. Prendete, per esempio, le persone che al noviziato a Tor Fiscale hanno realmente potato le vi-ti. Io le guardavo e andavo pensando: « Come possono le foglie, o i rami o i frutti crescere su quei moncheri­ni? ». Ma il vignaiolo, che conosce le viti, le ha potate bene e le ha potate proprio alla base dei gambi. Come potranno crescere i rami e le foglie, come potranno venire i frutti, non lo so. Ma è abbastanza probabile che se verrò qui tra qualche mese li vedrò tutti carichi di grappoli, proprio grazie a quella potatura. La stes­sa cosa accadrà  a voi. Ora siete stati potati, tagliati alla radice e non vedete nulla... né foglie, né rami, niente. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 3° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 20

1"Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.2Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati4e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.5Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?7Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.10Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno.11Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo:12Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?14Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.15Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?16Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi".

17Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro:18"Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte19e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà".

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.21Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno".22Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo".23Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio".
24Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;25ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.26Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,27e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;28appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti".

29Mentre uscivano da Gèrico, una gran folla seguiva Gesù.30Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a gridare: "Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!".31La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: "Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!".32Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: "Che volete che io vi faccia?".33Gli risposero: "Signore, che i nostri occhi si aprano!".34Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono.


Levitico 23

1Il Signore disse ancora a Mosè:2"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Ecco le solennità del Signore, che voi proclamerete come sante convocazioni. Queste sono le mie solennità.
3Durante sei giorni si attenderà al lavoro; ma il settimo giorno è sabato, giorno di assoluto riposo e di santa convocazione. Non farete in esso lavoro alcuno; è un riposo in onore del Signore in tutti i luoghi dove abiterete.
4Queste sono le solennità del Signore, le sante convocazioni che proclamerete nei tempi stabiliti.
5Il primo mese, al decimoquarto giorno, al tramonto del sole sarà la pasqua del Signore;6il quindici dello stesso mese sarà la festa degli azzimi in onore del Signore; per sette giorni mangerete pane senza lievito.7Il primo giorno sarà per voi santa convocazione; non farete in esso alcun lavoro servile;8per sette giorni offrirete al Signore sacrifici consumati dal fuoco. Il settimo giorno vi sarà la santa convocazione: non farete alcun lavoro servile".
9Il Signore aggiunse a Mosè:10"Parla agli Israeliti e ordina loro: Quando sarete entrati nel paese che io vi dò e ne mieterete la messe, porterete al sacerdote un covone, come primizia del vostro raccolto;11il sacerdote agiterà con gesto rituale il covone davanti al Signore, perché sia gradito per il vostro bene; il sacerdote l'agiterà il giorno dopo il sabato.12Quando farete il rito di agitazione del covone, offrirete un agnello di un anno, senza difetto, in olocausto al Signore.13L'oblazione che l'accompagna sarà di due decimi di 'efa' di fior di farina intrisa nell'olio, come sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave in onore del Signore; la libazione sarà di un quarto di 'hin' di vino.14Non mangerete pane, né grano abbrustolito, né spighe fresche, prima di quel giorno, prima di aver portato l'offerta al vostro Dio. È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.
15Dal giorno dopo il sabato, cioè dal giorno che avrete portato il covone da offrire con il rito di agitazione, conterete sette settimane complete.16Conterete cinquanta giorni fino all'indomani del settimo sabato e offrirete al Signore una nuova oblazione.17Porterete dai luoghi dove abiterete due pani per offerta con rito di agitazione, i quali saranno di due decimi di 'efa' di fior di farina e li farete cuocere lievitati; sono le primizie in onore del Signore.18Oltre quei pani offrirete sette agnelli dell'anno, senza difetto, un torello e due arieti: saranno un olocausto per il Signore insieme con la loro oblazione e le loro libazioni; sarà un sacrificio di soave profumo, consumato dal fuoco in onore del Signore.19Offrirete un capro come sacrificio espiatorio e due agnelli dell'anno come sacrificio di comunione.20Il sacerdote agiterà ritualmente gli agnelli insieme con il pane delle primizie come offerta da agitare davanti al Signore; tanto i pani, quanto i due agnelli consacrati al Signore saranno riservati al sacerdote.21In quel medesimo giorno dovrete indire una festa e avrete la santa convocazione. Non farete alcun lavoro servile. È una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.22Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino al margine del campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, il vostro Dio".
23Il Signore disse a Mosè:24"Parla agli Israeliti e ordina loro: Nel settimo mese, il primo giorno del mese sarà per voi riposo assoluto, una proclamazione fatta a suon di tromba, una santa convocazione.25Non farete alcun lavoro servile e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore".
26Il Signore disse ancora a Mosè:27"Il decimo giorno di questo settimo mese sarà il giorno dell'espiazione; terrete una santa convocazione, vi mortificherete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore.28In quel giorno non farete alcun lavoro; poiché è il giorno dell'espiazione, per espiare per voi davanti al Signore, vostro Dio.29Ogni persona che non si mortificherà in quel giorno, sarà eliminata dal suo popolo.30Ogni persona che farà in quel giorno un qualunque lavoro, io la eliminerò dal suo popolo.31Non farete alcun lavoro. È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.32Sarà per voi un sabato di assoluto riposo e dovrete mortificarvi: il nono giorno del mese, dalla sera alla sera dopo, celebrerete il vostro sabato".
33Il Signore aggiunse a Mosè:34"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Il quindici di questo settimo mese sarà la festa delle capanne per sette giorni, in onore del Signore.35Il primo giorno vi sarà una santa convocazione; non farete alcun lavoro servile.36Per sette giorni offrirete vittime consumate dal fuoco in onore del Signore. L'ottavo giorno terrete la santa convocazione e offrirete al Signore sacrifici consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non farete alcun lavoro servile.
37Queste sono le solennità del Signore nelle quali proclamerete sante convocazioni, perché si offrano al Signore sacrifici consumati dal fuoco, olocausti e oblazioni, vittime e libazioni, ogni cosa nel giorno stabilito, oltre i sabati del Signore,38oltre i vostri doni, oltre tutti i vostri voti e tutte le offerte volontarie che presenterete al Signore.
39Ora il quindici del settimo mese, quando avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa al Signore per sette giorni; il primo giorno sarà di assoluto riposo e così l'ottavo giorno.40Il primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori: rami di palma, rami con dense foglie e salici di torrente e gioirete davanti al Signore vostro Dio per sette giorni.41Celebrerete questa festa in onore del Signore, per sette giorni, ogni anno. È una legge perenne di generazione in generazione. La celebrerete il settimo mese.42Dimorerete in capanne per sette giorni; tutti i cittadini d'Israele dimoreranno in capanne,43perché i vostri discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li ho condotti fuori dal paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio".
44E Mosè diede così agli Israeliti le istruzioni relative alle solennità del Signore.


Salmi 124

1'Canto delle ascensioni. Di Davide.'

Se il Signore non fosse stato con noi,
- lo dica Israele -
2se il Signore non fosse stato con noi,
quando uomini ci assalirono,
3ci avrebbero inghiottiti vivi,
nel furore della loro ira.
4Le acque ci avrebbero travolti;
un torrente ci avrebbe sommersi,
5ci avrebbero travolti
acque impetuose.

6Sia benedetto il Signore,
che non ci ha lasciati,
in preda ai loro denti.
7Noi siamo stati liberati come un uccello
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.

8Il nostro aiuto è nel nome del Signore
che ha fatto cielo e terra.


Salmi 89

1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".

6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.

9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.

20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.

34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".

39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.

47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?

50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.


Geremia 30

1Parola che fu rivolta a Geremia da parte del Signore:2Dice il Signore, Dio di Israele: "Scriviti in un libro tutte le cose che ti dirò,3perché, ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali cambierò la sorte del mio popolo, di Israele e di Giuda - dice il Signore -; li ricondurrò nel paese che ho concesso ai loro padri e ne prenderanno possesso".4Queste sono le parole che il Signore pronunziò per Israele e per Giuda:

5Così dice il Signore:
"Si ode un grido di spavento,
terrore, non pace.
6Informatevi e osservate se un maschio può partorire.
Perché mai vedo tutti gli uomini
con le mani sui fianchi come una partoriente?
Perché ogni faccia è stravolta,
impallidita? Ohimè!
7Perché grande è quel giorno,
non ce n'è uno simile!
Esso sarà un tempo di angoscia per Giacobbe,
tuttavia egli ne uscirà salvato.

8In quel giorno - parola del Signore degli eserciti - romperò il giogo togliendolo dal suo collo, spezzerò le sue catene; non saranno più schiavi di stranieri.9Essi serviranno il Signore loro Dio e Davide loro re, che io susciterò loro.
10Tu, poi, non temere, Giacobbe, mio servo.
Oracolo del Signore.
Non abbatterti, Israele,
Poiché io libererò te dal paese lontano,
la tua discendenza dal paese del suo esilio.
Giacobbe ritornerà e godrà la pace,
vivrà tranquillo e nessuno lo molesterà.
11Poiché io sono con te
per salvarti, oracolo del Signore.
Sterminerò tutte le nazioni
in mezzo alle quali ti ho disperso;
ma con te non voglio operare una strage;
cioè ti castigherò secondo giustizia,
non ti lascerò del tutto impunito".

12Così dice il Signore: "La tua ferita è incurabile,
la tua piaga è molto grave.
13Per la tua piaga non ci sono rimedi,
non si forma nessuna cicatrice.
14Tutti i tuoi amanti ti hanno dimenticato,
non ti cercano più;
poiché ti ho colpito come colpisce un nemico,
con un castigo severo,
per le tue grandi iniquità,
per i molti tuoi peccati.
15Perché gridi per la ferita?
Incurabile è la tua piaga.
A causa della tua grande iniquità, dei molti tuoi peccati,
io ti ho fatto questi mali.
16Però quanti ti divorano saranno divorati,
i tuoi oppressori andranno tutti in schiavitù;
i tuoi saccheggiatori saranno abbandonati al saccheggio
e saranno oggetto di preda quanti ti hanno depredato.
17Farò infatti cicatrizzare la tua ferita
e ti guarirò dalle tue piaghe.
Parola del Signore.
Poiché ti chiamano la ripudiata, o Sion,
quella di cui nessuno si cura",
18Così dice il Signore.

"Ecco, restaurerò la sorte delle tende di Giacobbe
e avrò compassione delle sue dimore.
La città sarà ricostruita sulle rovine
e il palazzo sorgerà di nuovo al suo posto.
19Ne usciranno inni di lode,
voci di gente festante.
Li moltiplicherò e non diminuiranno,
li onorerò e non saranno disprezzati,
20i loro figli saranno come una volta.
la loro assemblea sarà stabile dinanzi a me;
mentre punirò i loro avversari.
21Il loro capo sarà uno di essi
e da essi uscirà il loro comandante;
io lo farò avvicinare ed egli si accosterà a me.
Poiché chi è colui che arrischia la vita
per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore.
22Voi sarete il mio popolo
e io il vostro Dio.
23Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena,
una tempesta travolgente;
si abbatte sul capo dei malvagi.
24Non cesserà l'ira ardente del Signore,
finché non abbia compiuto e attuato
i progetti del suo cuore.
Alla fine dei giorni lo comprenderete!


Apocalisse 21

1Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più.2Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.3Udii allora una voce potente che usciva dal trono:

"'Ecco la dimora' di Dio con gli uomini!
'Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il "Dio-con-loro"'.
4'E tergerà ogni lacrima dai loro occhi';
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate".

5E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose"; e soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci.

6Ecco sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omega,
il Principio e la Fine.
'A colui che ha sete' darò 'gratuitamente'
acqua della fonte 'della vita'.
7Chi sarà vittorioso erediterà questi beni;
'io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio'.

8Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte".

9Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: "Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello".10L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.12La città è cinta da un grande e alto muro con dodici 'porte': sopra queste porte stanno dodici angeli e 'nomi' scritti, i nomi delle dodici 'tribù dei figli d'Israele'.13'A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte'.14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
15Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.16La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali.17Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo.18Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.19Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo,20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista.21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.
22Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.23La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello.

24'Le nazioni cammineranno alla sua luce
e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza'.
25'Le' sue 'porte non si chiuderanno mai durante il giorno',
poiché non vi sarà più notte.
26'E porteranno a lei la gloria' e l'onore 'delle nazioni'.
27'Non entrerà in essa nulla d'impuro',
né chi commette abominio o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell'Agnello.


Capitolo LVI: Rinnegare se stessi e imitare Cristo nella croce

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1. O figlio, tu potrai trasmutarti in me, a misura che riuscirai ad uscire da te stesso. Ché l'intimo oblio di se stessi congiunge a Dio, come la mancanza di desideri esterni porta la pace interiore. Io voglio che tu apprenda a rinnegare pienamente te stesso, in adesione alla mia volontà, senza obiezioni, senza lamentele. "Seguimi" (Mt 9,9). "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). Senza la via non si cammina; senza la verità non si conosce; senza la vita non si vive. Io sono la via che devi seguire; la verità cui devi credere; la vita che devi sperare. Io sono la via che non si deve lasciare, la verità che non sbaglia, la vita che non ha termine. Io sono la via diritta, la verità ultima, la vita eterna, beata, increata. "Se rimarrai nella mia via, conoscerai la verità e la verità ti farà libero" (Gv 8,32); così raggiungerai la vita eterna. "Vuoi entrare nella vita? Osserva i comandamenti" (Mt 19,17). Vuoi conoscere la verità? Chiedi a me. "Vuoi essere perfetto? Vendi ogni tua cosa" (Mt 19,21). Vuoi essere mio discepolo? Rinnega te stesso (cfr Lc 9,23; 14,27; Mt 16,24). Vuoi avere la vita eterna? Disprezza la vita presente. Vuoi essere esaltato in cielo? Umiliati in questo mondo. Vuoi regnare con me? Con me porta la croce. Soltanto quelli che si fanno servi della croce trovano la via della beatitudine e della vera luce.

2. O Signore Gesù, dura fu la tua vita, e disprezzata dagli uomini; fa' che io ti possa imitare, disprezzato dal mondo, giacché "il servo non è da più del suo padrone, né il discepolo è da più del maestro" (Mt 10,24). Che il tuo servo si addestri alla scuola della vita, perché in essa sta la mia salvezza e la vera santità; qualunque cosa io legga o ascolti, fuori di essa, non mi ristora e non mi allieta pienamente. Figlio, tutte queste cose le conosci e le hai lette; sarai beato se le metterai in pratica. "Chi ha dinanzi agli occhi i miei comandamenti, e li osserva, questi mi ama; e io l'amerò, mi manifesterò a lui" (Gv 24,21) e lo farò sedere con me nel regno del Padre mio (Ap 3,21). O Signore Gesù, come hai detto e hai promesso, così sia fatto veramente, e a me sia dato di meritarlo. Ho ricevuto la croce, l'ho ricevuta dalla tua mano; la porterò, la porterò fino alla morte, come tu me l'hai posta sulle spalle. In verità la vita di un santo monaco è la croce; ma la croce è guida al paradiso. Abbiamo cominciato; non ci è lecito tornare indietro, né lasciare ciò che abbiamo intrapreso. Via, o fratelli, procediamo insieme: Gesù sarà con noi. Abbiamo preso questa croce per amore di Gesù; per amore di Gesù perseveriamo nella croce. Colui che ci guida e ci precede sarà il nostro aiuto. Ecco, il nostro re camminare avanti a noi; "egli combatterà per noi" (2Esd 4,20). Seguiamolo con animo virile; che nessuno abbia paura, né si lasci atterrire; che noi siamo pronti a morire coraggiosamente nella lotta; che non abbiamo a gravare il nostro buon nome con una delittuosa fuga (1Mac 9,10) dinanzi alla croce.


LETTERA 235: Agostino, lieto che Longiniano desideri essere istruito .

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo il 395.

Agostino, lieto che Longiniano desideri essere istruito (n. 1), gli chiede qual bisogno abbia di sacrifici purificatorii chi è già protetto dalle forze divine (n. 2).

AGOSTINO A LONGINIANO

Gode che Longiniano voglia essere istruito da lui.

1. Ho raccolto il frutto della mia lettera, cioè la risposta inviatami dalla tua Benevolenza, risposta dalla quale vedo già spuntata e sorta la sementa di una grande discussione su questo importante argomento: era proprio questo ciò che desideravo prima e che poi desidero ancora, se Dio ci aiuterà, che cioè questa nostra discussione, una volta cominciata, si concluda come si deve e in modo utile alla salvezza dell'anima. Perciò accolgo ben volentieri questa circospezione nell'anima d'un pagano, per cui hai creduto opportuno di non negare e di non affermare nulla con leggerezza su Cristo. Quanto poi al desiderio di essere istruito coi miei scritti su tale argomento, non mi rifiuterò affatto, anzi non cesserò di assecondare questo tuo lodevole e a me carissimo desiderio. Ma prima è necessario chiarire in qualche modo ciò che tu dici degli antichi misteri per avere il tuo preciso pensiero al riguardo. Nella tua lettera tu affermi: " La via migliore per giungere a Dio è quella sulla quale s'affretta a camminare con lo slancio dell'anima e dell'intelligenza chi è buono ed è stimato per ciò che dice e per ciò che fa conforme alla pietà, alla purità, alla giustizia, alla castità, alla sincerità senza subire mai alcuna scossa per il mutamento dei tempi, protetto dalla scorta degli dèi e naturalmente accetto alle potenze divine ossia alle innumerevoli potenze dell'unico, universale, incomprensibile, ineffabile, infaticabile Creatore, le quali - come è vostra usanza particolare - voi chiamate Angeli o un'altra qualunque natura inferiore a Dio o derivante da lui o inseparabile da lui o che porta a lui ". Dopo queste espressioni che riconosci tratte dalla tua lettera tu soggiungi: " Questa è la via per la quale gli uomini, purificati in virtù di pie prescrizioni degli antichi riti sacri e resi buoni mediante espiazioni sommamente atte a purificare e mediante le pratiche dell'astinenza, corrono speditamente senza vacillare nell'anima e nel corpo " 1.

Inutili per un virtuoso i riti espiatorii.

2. Da queste tue espressioni comprendo, se non sbaglio, che a tuo parere non è sufficiente che, nella via che conduce a Dio, una persona buona per parole e azioni pie, pure, giuste, caste e sincere si renda accetta agli dèi, protetta dalla scorta dei quali possa camminare alacremente per giungere al sommo Dio creatore di tutte le cose, qualora non si sia purificata anche mettendo in pratica i pii precetti e compiendo le espiazioni degli antichi riti sacri 2. Vorrei quindi sapere che cosa pensi debba essere purificato in chi è accetto agli dèi e, per mezzo di essi, all'unico sommo Dio vivendo in modo pio, giusto, puro e sincero. Se, infatti, deve ancora purificarsi, vuol dire che non è puro; e non essendo puro, vuol dire che non vive in modo pio, giusto, puro e sincero. Se invece già vive così, è già puro. Che bisogno ha dunque di purificarsi con riti espiatori chi è già puro? Qui sta il nodo della nostra discussione, una volta sciolto il quale vedremo le conseguenze logiche. Ci si chiede cioè: deve uno vivere bene per purificarsi con riti espiatori, oppure deve purificarsi per vivere bene? Oppure, quale che sia il suo grado di perfezione morale, una persona non può essere in grado d'arrivare alla felicità eterna che riceviamo da Dio, se non s'aggiunge l'aiuto delle pratiche espiatorie? Oppure le pratiche rituali sono, per così dire, una parte del ben vivere, sicché cioè vivere rettamente e vivere santamente non siano due cose diverse, ma la vita retta è compresa entro l'ambito della vita santa? Non ti rincresca, di grazia, di farmi sapere in una lettera quale di queste quattro ipotesi sia a tuo parere la più giusta. Poiché è di somma importanza, per ciò che ci siamo impegnati a trattare tra noi per mezzo della corrispondenza epistolare; e ciò per evitare che, mentre sono tutto intento a confutare opinioni che non sarebbe necessario confutare come se fossero tue, mentre non lo sono affatto, si perda del tempo necessario in cose superflue. Non voglio quindi sovraccaricare la presente, per avere la possibilità, appena che mi avrai risposto, di proseguire la trattazione degli altri argomenti.

 

1 - Ep. 234, 2.

2 - Ep. 234, 2.


Prima decina: l'eccellenza del Santo Rosario nell'origine e nel nome

Il segreto ammirabile del Santo Rosario - San Luigi Maria Grignion de Montfort

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ROSA PRIMA

[9] Il Rosario contiene due elementi: l'orazione mentale e l'orazione vocale. La mentale consiste nella meditazione dei principali misteri della vita, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua santissima Madre. La vocale consiste nel dire quindici decine di Ave Maria, ognuna preceduta da un Pater, meditando e contemplando in pari tempo le quindici principali virtù praticate da Gesù e da Maria nei quindici misteri del santo Rosario.

Nella prima parte di cinque decine, si onorano e si considerano i cinque misteri gaudiosi; nella seconda i cinque misteri dolorosi; nella terza i cinque misteri gloriosi. In questo modo il Rosario risulta composto da preghiere vocali e da meditazione per onorare e imitare i misteri e le virtù della vita, della passione e morte e della gloria di Gesù Cristo e di Maria.


ROSA SECONDA

[10] Il santo Rosario, essendo sostanzialmente composto della preghiera di Cristo Gesù e della salutazione angelica   il Pater e l'Ave   e della meditazione dei misteri di Gesù e di Maria, è senza dubbio la prima e la principale devozione in uso presso i fedeli, dal tempo degli Apostoli e dei primi discepoli, dì secolo in secolo giunta fino a noi.


[11] Tuttavia, nella forma e nel metodo in cui è recitato attualmente, fu ispirato alla Chiesa e suggerito dalla Vergine a san Domenico per convertire gli Albigesi e i peccatori, soltanto nel 1214, nel modo che sto per dire, così come lo riferisce il beato Alano della Rupe nel suo celebre libro De Dignitate psalterii.

San Domenico, constatando che i peccati degli uomini erano di ostacolo alla conversione degli Albigesi, si ritirò in una foresta presso Tolosa e vi restò tre giorni e tre notti in continua preghiera e penitenza. E tali furono i suoi gemiti e i suoi pianti, le sue penitenze a colpi di disciplina per placare la collera di Dio che cadde svenuto. La Vergine santa, allora gli apparve accompagnata da tre principesse del cielo e gli disse: “Sai tu, caro Domenico, di quale arma si servì la SS. Trinità per riformare il mondo?”   “Signora mia   le rispose   voi lo sapete meglio di me: dopo il figliolo vostro Gesù voi foste lo strumento principale della nostra salvezza”. Ella soggiunse: “Sappi che l'arma più efficace è stato il Salterio angelico, che è il fondamento della Nuova Alleanza; perciò se tu vuoi conquistare a Dio quei cuori induriti, predica il mio salterio”.


Il Santo si ritrovò consolato e ardente di zelo per la salvezza di quelle popolazioni, andò nella cattedrale di Tolosa. Immediatamente le campane, mosse dagli angeli, suonarono a distesa per radunare gli abitanti. All'inizio della sua predica si scatenò un furioso temporale; il suolo sussultò, il sole si oscurò, tuoni e lampi continui fecero impallidire e tremare tutto l'uditorio. Il loro spavento crebbe quando videro una effige della Vergine, esposta in luogo ben visibile, alzare per tre volte le braccia al cielo e chiedere la vendetta di Dio su di loro qualora non si convertissero e non ricorressero alla protezione della santa Madre di Dio. Questo prodigio del cielo infuse la più alta stima per la nuova devozione del Rosario e ne estese la conoscenza.

Il temporale finalmente cessò per le preghiere di san Domenico, che proseguì il discorso spiegando l'eccellenza del santo Rosario con tanto fervore ed efficacia da indurre quasi tutti gli abitanti di Tolosa ad abbracciarne la pratica e a rinunciare ai propri errori. In breve tempo si notò nella città un grande cambiamento di costumi e di vita.


ROSA TERZA


[12] Questo prodigioso stabilirsi del santo Rosario, che ricorda un poco. il modo con cui Dio promulgò la Legge sul Sinai, mostra con chiarezza l'eccellenza di questa sublime pratica. San Domenico, ispirato dallo Spirito Santo, istruito dalla Vergine e dalla sua personale esperienza, fin che visse predicò il Rosario con l'esempio e con la parola, nelle città e nelle campagne, ai grandi e ai piccoli, ai sapienti ed agli ignoranti ai cattolici ed agli eretici. Il santo Rosario, ch'egli recitava ogni giorno, era la sua preparazione alla predica e il suo appuntamento dopo la predicazione.


[13] Un giorno   ricorreva la festa di san Giovanni Evangelista   il Santo stava in una cappella dietro l'altare maggiore della cattedrale di Notre Dame a Parigi e recitava il santo Rosario per prepararsi a predicare. La Vergine gli apparve e disse: “Domenico, la predica che, hai preparato è buona, ma molto migliore è questa che ti pre­sento”. San Domenico riceve dalle mani di lei il libro in cui è scritto il discorso, lo legge, lo gusta, lo fa suo e ringrazia la Vergine santa. All'ora della predica sale sul pulpito e, dopo aver detto in lode di san Giovanni Evangelista soltanto ch'egli aveva meritato di essere il custode della Regina del cielo, dichiara all'illustre uditorio dei grandi e dei dottori abituati a discorsi singolari e forbiti, che avrebbe continuato non con le dotte parole della sapienza umana, ma con la semplicità e la forza dello Spirito Santo. E li intrattenne sul Rosario, spiegando loro, parola per parola come avrebbe fatto parlando a fanciulli, il Saluto angelico, servendosi dei pensieri e degli argomenti molto semplici letti sul foglio che gli era stato consegnato dalla Madonna.


[14] Il fatto è stato tolto, almeno in parte, dal libro del beato Alano della Rupe: De Dignitate Psalterii, e così riferito dal Cartagena: Il beato Alano afferma che san Domenico gli disse un giorno in una rivelazione: “Figlio mio, tu predichi, e sta bene; ma perché tu non abbia a ricercare la lode umana più che la salvezza delle anime, ascolta quanto mi accadde a Parigi. Dovevo predicare nella grande chiesa dedicata alla beata Vergine Maria e volevo parlare in modo ingegnoso, non per orgoglio ma per riguardo alla qualità elettissima degli uditori. Mentre pregavo, come ero solito per un'ora circa prima del discorso, recitando il Rosario, fui rapito in estasi: vidi la divina Madre, mia amica, porgermi   un libretto e dirmi: "Domenico, per quanto sia ben fatto il discorso che conti di tenere, io te ne porto uno molto migliore". Tutto lieto prendo, il libro, me lo leggo per intero e, come ella aveva detto, vi trovo ciò che bisognava predicare. La ringraziai di cuore. Venuta l'ora di predicare, avevo davanti l'intera Università di Parigi ed un gran numero di signori, informati o testimoni essi pure, delle meraviglie operate dal Signore per mio mezzo. Salgo all'ambone. Era la festività di san Giovanni evangelista, ma dell'apostolo io mi limito a dire che meritò di essere prescelto come custode della Regina del cielo. Poi passai a dire così all'uditorio: "Signori e Maestri illustri; voi siete abituati ad ascoltare discorsi eleganti ed elevati, però oggi non voglio rivolgervi le dotte parole della sapienza umana, ma rivelarvi lo Spirito di Dio e la sua forza"”. E allora, nota Cartagena insieme al beato Alano, S. Domenico, spiegò, con paragoni e similitudini familiari, la salutazione angelica.


[15] Lo stesso beato Alano della Rupe, come riferisce ancora il Cartagena, racconta di parecchie altre apparizioni di Nostro Signore e della Vergine Santa a san Domenico per stimolarlo ed infervorarlo sempre più a predicare il santo Rosario perché il peccato sia distrutto e i peccatori e gli eretici si convertano. Ad un certo punto il Cartagena scrive: “Il Beato Alano racconta che la Madonna gli rivelò come suo Figlio Gesù Cristo era apparso a san Domenico, e gli aveva detto: “Domenico, io mi compiaccio nel constatare che non ti appoggi sulla tua personale sapienza, che lavori con umiltà alla salvezza delle anime e non cerchi di piacere agli uomini vani. Molti predicatori, invece, usano fin dal principio tuonare contro i peccati più gravi, ignorando che prima di somministrare un rimedio disgustoso bisogna disporre il malato a riceverlo e a profittarne. Per questo devono innanzitutto esortare gli uditori ad amare la preghiera e specialmente il salterio angelico. Se tutti incominceranno a pregare così, senza dubbio la divina clemenza sarà propizia a quanti persevereranno. Predica dunque il mio Rosario”.


[16] Ed altrove dice: “Tutti i predicatori, all'inizio del discorso, fanno recitare ai fedeli la salutazione angelica per ottenere il favore divino. Questa usanza proviene da una rivelazione. fatta dalla Vergine a san Domenico: "Figlio mio   gli disse - non meravigliarti se non riesci nella tua predicazione: tu lavori su un terreno non ancora irrigato dalla pioggia. Sappi che quando Dio volle rinnovare il mondo mandò prima la pioggia, cioè la salutazione angelica: in tal modo il mondo fu riformato. Nelle tue prediche esorta dunque a recitare il Rosario e raccoglierai grandi frutti per le anime”. Così fece sempre san Domenico e ciò spiega il pieno successo della sua predicazione".


[17] Mi sono permesso di riferire parola per parola questi passi (tradotti dal latino) di buoni autori per comodità dei predicatori e delle persone istruite che potrebbero mettere in dubbio la meravigliosa efficacia del santo Rosario.

Finché, sull'esempio di san Domenico, i predicatori propagarono la devozione al Rosario, la pietà ed il fervore fiorirono negli ordini religiosi fedeli a questa pratica e nel mondo cristiano. Ma da quando si incominciò a trascurare questo dono venuto dal cielo, si constatò dovunque peccato e disordine.


ROSA QUARTA

[18] Siccome ogni cosa, anche la più santa, quando dipende soprattutto dalla volontà degli uomini, è soggetta a mutamento, non bisogna meravigliarsi se la Confraternita del santo Rosario perseverò nel fervore primitivo solo per lo spazio di circa cento anni dalla sua istituzione; in seguito essa fu quasi sepolta nell'oblio. All'abbandono del santo Rosario, contribuirono senza dubbio la malizia e l'invidia del demonio che volle arrestare il corso delle grazie di Dio attirate sul mondo da tale devozione.

Infatti la giustizia divina colpì tutti i regni d'Europa, nel 1349, con la più orribile peste che fosse mai venuta; partita dal Levante si diffuse in Italia, in Germania, in Francia, in Polonia, in Ungheria; quasi tutti questi paesi furono devastati talmente che di cento uomini appena uno sopravvisse. Nei tre anni che durò il contagio, le città, le borgate, i villaggi, i monasteri furono quasi completamente spopolati. A questo flagello di Dio seguirono altri due: l'eresia dei Flagellanti ed il funesto scisma del 1376.


[19] Quando finalmente, per divina misericordia, queste calamità cessarono, la Vergine Santa ordinò al Beato Alano della Rupe, illustre dottore e predicatore di fama dell'Ordine di S. Domenico del convento di Dinan, in Bretagna, di rinnovare l'antica Confraternita del santo Rosario; così, per disposizione della Vergine, l'onore di ristabilire la nota Confraternita, toccò a un religioso della stessa provincia dove essa era nata.

Per compiere quest'opera il beato Alano incominciò a lavorare nel 1460, specialmente dopo che Nostro Signore   come egli stesso riferisce   gli disse, dall'Ostia Santa mentre celebrava la Messa, per deciderlo a predicare il Rosario: “Ma come, di nuovo tu mi metti in croce?”.

“Che dite mai Signore?”, rispose il beato Alano, spaventato.

“Sì, sono i tuoi peccati che mi crocifiggono - soggiunse Gesù   e preferirei venire crocefisso un'altra volta piuttosto che vedere il Padre mio nuovamente offeso dai peccati che hai commesso in passato. E anche adesso tu mi crocifiggi poiché possiedi la scienza e quanto occorre per predicare il Rosario della mia Madre e con questo mezzo istruire, tenere lontane dal peccato tante anime in modo da salvarle ed impedire molti altri mali, ma tu non lo fai e così sei colpevole dei peccati che si commettono”. Questi tremendi rimproveri decisero il beato Alano a predicare senza posa il Rosario.


[20] Anche, la Vergine santa, gli disse un giorno per animarlo sempre più a predicare il Rosario: “Tu sei stato un grande peccatore in gioventù, ma io ottenni da mio Figlio la tua conversione, ho pregato per te ed avrei perfino desiderato, se ciò fosse stato possibile, di soffrire ogni sorta di pene per salvarti, perché i peccatori convertiti sono la mia gloria e per renderti degno di predicare dovunque il mio Rosario”.

S. Domenico svelandogli i grandi frutti ottenuti da lui nelle popolazioni per mezzo di questa bella devozione gli disse: “Vedi il frutto che ho colto predicando il Rosario? Fatelo anche voi, tu e tutti quanti amate la Madonna, se volete attirare tutti i popoli alla vera scienza delle virtù per mezzo di questo eccellente esercizio del Rosario”.

Ecco, in breve, quanto la storia ci insegna riguardo alla istituzione del santo Rosario per mezzo di S. Domenico. e al suo ristabilimento per opera del beato Alano della Rupe.


ROSA QUINTA

[21] Strettamente parlando c'è un solo tipo di confraternita del Rosario di 150 Ave Maria. Ma se si considera il fervore delle differenti persone che praticano questa devozione, ve ne sono di tre specie: quella del Rosario comune o ordinario, quella del Rosario perpetuo, e quella del Rosario quotidiano.

La Confraternita del Rosario ordinario ne esige la recita una volta alla settimana; quella del Rosario perpetuo, una sola volta all'anno, quella del Rosario quotidiano chiede che lo si reciti ogni giorno e per intero, cioè di 150 Ave Maria.

L'omissione di uno di questi Rosari non comporta peccato, neppure veniale, poiché l'impegno è assolutamente volontario e in sovrappiù; però non deve iscriversi nella confraternita chi non sia risoluto a recitarlo come è prescritto dagli statuti, senza peraltro venire meno agli obblighi del proprio stato. Perciò, quando un'azione imposta dal dovere di stato coincide o contrasta con la recita del Rosario, deve essere preferita anche se è meno santa del Rosario. Quando, in caso di malattia non lo si possa recitare né intero, né in parte senza aggravare il male, non vi è obbligo di recitarlo. Quando, per obbedienza legittima, o per dimenticanza involontaria, o per urgenza, non è stato possibile recitarlo non v'è peccato, neppure veniale; in tal caso non è mancata nemmeno la partecipazione alle grazie ed ai meriti dei confratelli e delle consorelle che, nel mondo, recitano il Rosario.

Cristiano, se per pura negligenza, tu non lo reciti, purché non vi sia formale disprezzo, non pecchi, assolutamente parlando; ma perdi la partecipazione alle preghiere, alle buone opere, ai meriti della confraternita. Inoltre a causa delle tue infedeltà nelle cose piccole e di libera scelta, cadrai insensibilmente nell'infedeltà alle cose grandi e di stretto obbligo perché “chi disprezza il poco cadrà presto” (Sir 19,1).


ROSA SESTA

[22] Da quando san Domenico istituì questa devozione e sino al 1460, anno in cui il beato Alano della Rupe la rinnovò per ordine del cielo essa è detta Salterio di Gesù e di Maria, sia perché contiene tante salutazioni angeliche quanti salmi ha il salterio di Davide, sia perché i semplici e gli ignoranti che non possono recitare il Salterio di Davide, ricavano dalla recita del Rosario lo stesso frutto che si ottiene con la recita dei salmi. Anzi un frutto più abbondante:

1) perché il salterio angelico produsse un frutto più nobile, cioè il Verbo Incarnato, mentre il salterio davidico lo annunziò solamente;

2) come la realtà supera la figura e il corpo l'ombra, così il salterio della Vergine supera quello di Davide che ne fu solo l'ombra e la figura.

3) perché fu la SS. Trinità stessa a comporre il salterio della Vergine ossia il Rosario composto dal Pater e dall'Ave.


Ecco quanto riferisce a questo proposito il dotto Cartagena: “L'illustrissimo scrittore d'Aix La Chapelle (J. Beyssel) dice nel suo libro La corona di rose dedicato all'imperatore Massimiliano: Non si può sostenere che il saluto mariano sia di recente invenzione, ma sorse e si diffuse con la Chiesa stessa. Infatti alle prime origini della Chiesa i fedeli più istruiti celebravano le lodi divine con la triplice cinquantina dei salmi di David. Tra i semplici, che trovavano parecchie difficoltà nel servizio divino, nacque una santa emulazione... Essi pensarono, e giustamente, che nel celeste elogio (del Rosario) sono inclusi tutti i misteri divini dei salmi; soprattutto perché i salmi cantavano Colui che doveva venire mentre questa formula di preghiera si rivolge a Lui già venuto.

Per questo incominciarono a chiamare Salterio di Maria le tre cinquantine di Salutazioni, premettendo ad ogni decina l'orazione domenicale come avevano visto fare da chi recitava i salmi”


[23] Il Salterio o Rosario della Vergine si compone di tre corone ognuna composta di cinque decine, allo scopo:

1) di onorare le Tre Persone della SS. Trinità;

2) di onorare la vita, la morte e la gloria di Gesù Cristo;

3) di imitare la Chiesa trionfante, di aiutare la Chiesa militante, di dare sollievo alla Chiesa purgante;

4) di modellarsi sulle tre parti del salterio, di cui la prima riguarda la vita purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita unitiva;

5) di colmarci di grazie in questa vita, di pace alla morte e di gloria nella eternità.


ROSA SETTIMA

[24] Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è voce di Dio, la chiamò “Rosario”, cioè corona di rose; e ciò per significare che ogni qual volta si recita devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153 rose bianche e di 16 rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.

La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore, le si fa dono di altrettante gradite rose; e di tante corone di rose quanti sono i Rosari recitati.


[25] Il fratello Alfonso Rodriguez della Compagnia di Gesù, recitava il Rosario con tale ardore che vedeva non di rado uscire dalla sua bocca ad ogni Pater una rosa vermiglia e ad ogni Ave Maria una rosa bianca, uguale in bellezza e fragranza, diversa solo nel colore.

Le cronache di S. Francesco raccontano che un giovane religioso aveva la lodevole abitudine di recitare ogni giorno prima del pasto la corona della Vergine santa.

Un giorno, non si sa per qual motivo, la omise. Quando suonò l'ora del pranzo, egli pregò il superiore di permettergli di recitarla prima di sedersi a tavola e col suo permesso si ritirò in cella. Tardando di molto a ripresentarsi, il superiore mandò un religioso a chiamarlo. Il confratello lo trovò risplendente di luce celeste; la Vergine e due angeli erano accanto a lui. Ad ogni Ave Maria usciva dalla sua bocca una bella rosa: gli Angeli raccoglievano le rose, una dopo l'altra e le ponevano sul capo della Madonna che se ne dimostrava visibilmente soddisfatta.

Altri due religiosi, mandati a vedere quale fosse la causa di tanto ritardo, poterono anch'essi ammirare il sorprendente spettacolo, poiché la Vergine disparve solo quando la recita dell'intera corona ebbe termine.

Il Rosario è dunque. una grande corona di rose; una parte del Rosario é come un piccolo serto di pic­coli fiori o piccola corona di rose celesti che si mette in capo a Gesù e a Maria.

Come la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima fra, le devozioni.


ROSA OTTAVA

[26] Non è possibile dire quanto la Vergine santa stimi il Rosario più di tutte le devozioni, quanto sia magnanima nel ricompensare chi lo predica, lo stabilisce e lo recita e, al contrario, quanto sia terribile contro chi lo avversa.

S. Domenico nulla ebbe tanto a cuore durante la sua vita quanto il lodare la Vergine, predicare la sua grandezza, animare tutti a onorarla col Rosario. A sua volta, la potente Regina del cielo non cessò mai di versare benedizioni a piene mani su questo santo; ne coronò le fatiche con mille prodigi e miracoli, gli ottenne sempre da Dio ciò che egli chiedeva per intercessione di lei; come sommo favore lo rese vittorioso sull'eresia degli Albigesi e lo fece patriarca di un grande Ordine.


[27] E che dirò del beato Alano della Rupe, restauratore di questa devozione? La Vergine santa l'onorò più volte di sue visite per istruirlo sui mezzi di assicurarsi la propria salvezza, di diventare un buon sacerdote, religioso perfetto ed imitatore di Gesù Cristo. Nelle tentazioni e orribili persecuzioni dei demoni che lo riducevano ad una estrema tristezza, quasi alla disperazione, ella lo consolava, dissipando, con la sua soave presenza, nubi e tenebre. Fu lei che gli insegnò il metodo per dire il Rosario, l'istruì sulla eccellenza e sui frutti; lo insignì del glorioso titolo di suo novello sposo, e come pegno del suo casto affetto gli mise al dito un anello, al collo una collana fatta dei suoi capelli e gli diede una corona.

L'abate Triteme, il dotto Cartagena, il sapiente Martino Navarra ed altri parlano di lui con grandi lodi. Dopo aver attirato alla Confraternita del Rosario più di centomila persone, morì a Zwolle, nelle Fiandre, l'8 settembre 1475.


[28] Il demonio, geloso dei grandi frutti che il beato Tommaso di San Giovanni, esimio predicatore del Rosario, otteneva con questa pratica, gli causò con i maltrattamenti una lunga e noiosa malattia dichiarata dai medici senza speranza di guarigione. Una notte credette di morire quando il demonio gli apparve sotto orride sembianze. Egli alzò lo sguardo verso un'immagine della Vergine posta a capo del letto, e gridò con tutte le forze: “Aiutami, soccorrimi, o mia dolcissima Madre”.

Aveva appena pronunciato queste parole quando la Vergine, dalla sacra immagine, tese la mano e stringendogli un braccio disse: “Non temere, Tommaso, figlio mio, eccomi in tuo aiuto; alzati e continua a predicare la devozione al mio Rosario, come hai incominciato. Io ti difenderò da tutti i tuoi nemici”. Alle parole della Vergine il demonio fuggì, il malato si alzò, perfettamente guarito, ringraziò la Madonna versando copiose lacrime e continuò a predicare il Rosario con meraviglioso successo.


[29] La Vergine santa non favorisce solo i predicatori del Rosario: ella ricompensa con magnificenza anche chi, con l'esempio, attira gli altri a questa devozione.

Alfonso, re di Léon e di Galizia, desiderando che i suoi domestici onorassero la Vergine santa col Rosario, pensò bene di portare al fianco una grossa corona per incitarli con il suo esempio, senza ch'egli, tuttavia, si obbligasse a recitarlo; in tal modo indusse tutti i componenti la corte a recitarlo devotamente. Il re si ammalò e giunse agli estremi. Lo si credeva già morto, ed invece era semplicemente rapito in estasi e portato davanti al tribunale di Gesù Cristo. Vide i demoni che l'accusavano di tutti i delitti che aveva commesso; il divin Giudice era già sul punto di condannarlo alla pena eterna, quando la Vergine intervenne presso il Figlio per intercedere in favore del re. Si prese allora una bilancia, si buttarono su un piatto tutti i peccati del re; la Madonna gettò sull'altro piatto il grosso Rosario che Alfonso aveva portato per onorarla, vi aggiunse i Rosari che, dietro il suo esempio, aveva fatto recitare. Tutto questo pesò più dei peccati; ed allora la Vergine gli disse guardandolo benignamente: “Per ricompensarti del piccolo servizio che mi hai reso portando la corona, ti ho ottenuto da mio Figlio di vivere ancora per alcuni anni, Impiegali bene e fai penitenza”.

Ritornato in sé il re esclamò: “O benedetto Rosario della Vergine, al quale devo di essere sfuggito dalla dannazione eterna!”. E dopo aver riacquistato la salute, fu sempre devoto del Rosario che recitò ogni giorno.

Che i devoti della Vergine santa si studino di at­tirare il maggior numero possibile di fedeli nella con­fraternita del santo Rosario, ad esempio di questi san­ti e di questo re; godranno dei suoi favori quaggiù e la vita eterna. Chi mi mette in luce avrà la vita eterna (Sir 24,31).


ROSA NONA

[30] Vediamo ora che ingiustizia sia di impedire il progresso della Confraternita del Rosario e con quali castighi Dio ha punito gli infelici che hanno disprezzato e voluto distruggerla. Benché la devozione al Rosario sia stata autorizzata dal cielo con molti prodigi e sia stata approvata dalla Chiesa con bolle pontificie, non mancano neppur oggi libertini, empi e spiriti forti che si adoperano a screditare la Confraternita del Rosario o almeno ad allontanarne i fedeli. E' ­facile constatare che le loro lingue sono infette di veleno infernale e che essi sono mossi dallo spirito maligno; nessuno infatti, potrebbe disapprovare il Rosario senza condannare quanto la religione cristiana ha di più pio, cioè l'orazione domenicale, la salutazione angelica, i misteri della vita, della morte e della gloria di Cristo Gesù e della santa sua Madre.

Questi spiriti orgogliosi che non possono soffrire la recita del santo Rosario, cadono, spesso senza avvedersi, nello spirito riprovevole degli eretici che detestano la corona e il Rosario. Avere in orrore la Confraternita è allontanarsi da Dio e dalla vera pietà, dal momento che Gesù Cristo ci assicura di trovarsi in mezzo a coloro che si riuniscono nel suo nome. Neppure è da buon cattolico trascurare le tante e grandi indulgenze che la Chiesa accorda alla Confraternita. Ed infine è agire da nemico della salvezza delle anime il distogliere i fedeli dalla Confraternita del Rosario poiché con questo mezzo essi lasciano il peccato e si danno alla pietà.

San Bonaventura disse, con ragione, che chi trascura la devozione alla Madonna morirà nel peccato e si dannerà (S. BONAVENTURA, Psalterium, lect. 4). Quali castighi non devono attendersi, allora, coloro che distolgono gli altri dall'esserle devoti!.


[31] Mentre San Domenico predicava questa devozione in Carcassona, un eretico metteva in ridicolo i miracoli e i quindici misteri del Rosario: ciò impediva la conversione degli eretici. In punizione Dio permise a quindicimila demoni di possederlo. I suoi genitori, allora, lo condussero dal Santo affinché lo liberasse dagli spiriti maligni. Egli si mise in preghiera ed esortò la folla a recitare con lui ad alta voce il Rosario. Ed ecco che ad ogni Ave Maria la Vergine scacciava dal corpo dell'eretico cento demoni sotto forma di carboni ardenti. Completamente liberato quell'infelice abiurò i suoi errori, si convertì e volle iscriversi nella Confraternita del Rosario, seguito da molti correligionari, scossi dal castigo e dalla forza del Rosario.


[321 Il dotto Cartagena, dell'Ordine di san Francesco, riferisce con molti altri autori, che nel 1482, quando il venerabile Padre Giacomo Sprenger ed i suoi religiosi lavoravano con grande zelo per ristabilite la devozione e la Confraternita del Rosario a Colonia, due celebri predicatori, gelosi dei grandi frutti che quelli traevano da questa pratica, presero a screditarla nei propri discorsi, e poiché erano di grande talento e godevano larga stima, distoglievano molti dall'entrare nella Confraternita. Uno dei due, anzi, per meglio riuscire nel perverso intento, compose un appropriato discorso da tenere in domenica. Venuta l'ora della predica egli non comparve; lo si attese, lo si cercò e fu trovato morto senza che nessuno l'avesse potuto assistere.

L'altro predicatore, persuase che l'accaduto fosse dipeso solo da cause naturali, decise di supplirlo nella triste impresa di far abolire la Confraternita. Ma all'ora. della predica Dio lo colpì di paralisi che gli tolse il movimento e la parola. Riconoscendo allora la propria colpevolezza e quella del collega, ricorse in cuor suo alla Vergine santa, promettendole di predicare ovunque il Rosario con lo stesso zelo con cui l'aveva combattuto; la supplicò di rendergli a tale scopo le forze e la parola. La Vergine santa l'esaudì; ed egli guarito improvvisamente, si alzò come un novello Saul cambiato da persecutore in apostolo del Rosario. Fece riparazione pubblica della sua colpa e predicò in seguito con zelo ed eloquenza l'eccellenza del santo Rosario.


ROSA DECIMA

[33] Sono certo che gli spiriti forti e critici del nostro tempo, leggendo questi racconti, ne metteranno in dubbio l'autenticità, come sempre usano fare. Eppure io altro non ho fatto che trascriverli da buoni autori contemporanei e in parte da un recente libro del padre domenicano Antonino Thomas, intitolato Il Roseto mistico. Tutti sanno, del resto, che esistono tre specie di fede da prestate ai vari racconti. Agli avvenimenti narrati dalla Sacra Scrittura dobbiamo una fede divina; ai racconti profani che non ripugnano alla ragione e che sono scritti da seri autori, una fede umana, ai racconti pii riferiti da autori ponderati, non contrari alla ragione né alla fede o alla morale, anche se talvolta sono straordinari, dobbiamo una fede pia.

Convengo che non bisogna essere troppo creduli, ma neppure troppo critici e in tutto occorre tenere il giusto mezzo se si vuole scoprire dove sia la verità e la virtù. E sono anche convinto che come la carità crede facilmente tutto ciò che non è contrario alla fede e ai buoni costumi: la carità tutto crede (1Cor 13,7), così l'orgoglio induce a negare quasi tutti i fatti soprannaturali, anche se accertati, col pretesto che non si trovano nelle Sacre Scritture.

E questo è il tranello teso dal demonio nel quale sono caduti gli eretici che negano la Tradizione e in cui cadono senza accorgersene i critici odierni, che non credono ciò che non capiscono o che non conviene loro, a motivo del loro orgoglio e della pretesa sufficienza del loro spirito.


Fatima (Portogallo), 8 maggio 1997. Venticinquesimo anniversario della nascita del Movimento Sacerdotale Mariano. Il messaggio di Fatima si compie.

Don Stefano Gobbi

«Accolgo con gioia l'omaggio del Movimento Sacerdotale Mariano, che mi offri, in questo giorno che ricorda il venticinquesimo anniversario della sua nascita. Ti trovi qui, nel medesimo luogo, davanti alla Cappellina delle Apparizioni, dove Io ho svelato al tuo cuore il grande disegno di amore e di misericordia del mio Cuore Immacolato. Ti ho scelto, mio piccolo e povero bambino, per essere tu stesso Io strumento di questo mio disegno. Così, in questi anni, Io ti ho condotto in ogni parte del mondo e, con fatiche e sofferenze senza numero, hai visitato più volte tante nazioni dei cinque continenti. Ora il mio disegno sta per compiersi. Con il mio Movimento Sacerdotale Mariano ho chiamato tutti i miei figli a consacrarsi al mio Cuore Immacolato.

- È il Messaggio di Fatima che si compie e si sta realizzando in ogni parte, per l'azione misericordiosa della vostra Mamma Celeste. Con esso Io ho domandato la consacrazione al mio Cuore Immacolato, come mezzo sicuro per ottenere la conversione del cuore e della vita, e ricondurre l'umanità sulla strada del suo pieno ritorno al Signore. Per mezzo del mio Movimento Sacerdotale Mariano questa consacrazione, da Me voluta e richiesta, viene ormai fatta in tutte le parti della terra. Così Io ho potuto formarmi la schiera dei miei piccoli bambini, con la quale porterò a compimento la mia più grande vittoria.

- È il Messaggio di Fatima che si compie nella diffusione, ormai a livello mondiale, dei Cenacoli, che Io vi ho domandato, per raccogliervi nella preghiera fatta con Me e per mezzo di Me. Con grande gioia accolgo oggi dalle tue mani, mio piccolo figlio, l'omaggio che mi offri di questi Cenacoli, che si sono moltiplicati in ogni parte, fra i sacerdoti ed i fedeli, fra i bambini, i giovani, soprattutto nelle famiglie. Con questi Cenacoli, voi potete ottenere la grazia della conversione per tanti poveri peccatori, specialmente per i più bisognosi della divina misericordia. Con questi Cenacoli, voi offrite una grande forza di intercessione e di riparazione alla vostra Mamma Celeste, che è più volte intervenuta, in maniera straordinaria, ad abbreviare il tempo doloroso della grande prova purificatrice. Con questi Cenacoli, voi invocate il dono della seconda Pentecoste, che ormai si avvicina, perché il mio Cuore Immacolato è diventato il nuovo Cenacolo spirituale, in cui si compirà questo divino prodigio per la Chiesa e per tutta l'umanità.

- È il Messaggio di Fatima che si compie nel vostro impegno di amore, di preghiera e di unità al Papa ed alla Chiesa a Lui unita. Qui Io ho predetto ed ho mostrato in visione ai piccoli bambini, a cui sono apparsa, le sofferenze, le opposizioni e le prove sanguinose del Papa.

Queste mie profezie si sono compiute soprattutto in questo mio Papa Giovanni Paolo secondo, che è il capolavoro formato nel mio Cuore Immacolato. Con il vostro impegno di amore e di preghiera, voi siete il suo conforto e la sua consolazione, nel momento del suo più grande sacrificio. Con la vostra docilità ed ubbidienza, voi diventate il suo aiuto più valido, perché il suo Magistero sia ovunque accolto, ascoltato e seguito. Con la vostra unità a Lui, voi siete confermati a restare nella vera fede, nei tempi qui da Me predetti, in cui la fede si sta perdendo da molti miei figli, a causa degli errori che vengono insegnati e sempre più diffusi. Io ho fatto sorgere qui, ormai da venticinque anni, il mio Movimento Sacerdotale Mariano: perché il Messaggio di Fatima, spesso contestato e da molti rifiutato, avesse ai vostri giorni il suo pieno compimento.

Questo suo compimento è necessario per voi miei figli, minacciati e percossi, perché possiate giungere alla salvezza. Questo suo compimento è necessario per la Chiesa, così ferita e crocifissa, perché, dalla sua dolorosa e sanguinosa prova, possa uscire tutta bella, senza macchie e senza rughe, ad imitazione della sua Mamma Celeste. Questo suo compimento è necessario per tutta la umanità, perché possa tornare fra le braccia del suo Padre e conoscere i tempi nuovi della sua piena comunione di amore e di vita con il suo Dio e Signore. Ormai questo mio disegno sta per compiersi con il trionfo del mio Cuore Immacolato nel mondo. Ti benedico, mio piccolo figlio, assieme al mio Papa, ai Vescovi, ai Sacerdoti, ai Fedeli del mio Movimento sparsi in ogni parte del mondo. Ti benedico con amore e con gioia. Ti benedico con la riconoscenza di una Mamma, che è stata da te ascoltata, seguita, consolata e glorificata».