Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

L'unica regola è... essere senza regole. (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 3° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 17

1Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: "Padre, è giunta l'ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te.2Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.4Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare.5E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
6Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.7Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,8perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi.10Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
12Quand'ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.13Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.14Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
15Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.17Consacrali nella verità. La tua parola è verità.18Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo;19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.
20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;21perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
22E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.24Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro".


Genesi 31

1Ma Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano: "Giacobbe si è preso quanto era di nostro padre e con quanto era di nostro padre si è fatta tutta questa fortuna".2Giacobbe osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che non era più verso di lui come prima.3Il Signore disse a Giacobbe: "Torna al paese dei tuoi padri, nella tua patria e io sarò con te".4Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia, in campagna presso il suo gregge5e disse loro: "Io mi accorgo dal volto di vostro padre che egli verso di me non è più come prima; eppure il Dio di mio padre è stato con me.6Voi stesse sapete che io ho servito vostro padre con tutte le forze,7mentre vostro padre si è beffato di me e ha cambiato dieci volte il mio salario; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male.8Se egli diceva: Le bestie punteggiate saranno il tuo salario, tutto il gregge figliava bestie punteggiate; se diceva: Le bestie striate saranno il tuo salario, allora tutto il gregge figliava bestie striate.9Così Dio ha sottratto il bestiame a vostro padre e l'ha dato a me.10Una volta, quando il piccolo bestiame va in calore, io in sogno alzai gli occhi e vidi che i capri in procinto di montare le bestie erano striati, punteggiati e chiazzati.11L'angelo di Dio mi disse in sogno: Giacobbe! Risposi: Eccomi.12Riprese: Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che montano le bestie sono striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto quanto Làbano ti fa.13Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto. Ora alzati, parti da questo paese e torna nella tua patria!".14Rachele e Lia gli risposero: "Abbiamo forse ancora una parte o una eredità nella casa di nostro padre?15Non siamo forse tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è anche mangiato il nostro danaro?16Tutta la ricchezza che Dio ha sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fa' pure quanto Dio ti ha detto".
17Allora Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui cammelli18e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era acquistati, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da Isacco, suo padre, nel paese di Canaan.19Làbano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre.20Giacobbe eluse l'attenzione di Làbano l'Arameo, non avvertendolo che stava per fuggire;21così poté andarsene con tutti i suoi averi. Si alzò dunque, passò il fiume e si diresse verso le montagne di Gàlaad.
22Al terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era fuggito.23Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad.24Ma Dio venne da Làbano l'Arameo in un sogno notturno e gli disse: "Bada di non dir niente a Giacobbe, proprio nulla!".25Làbano andò dunque a raggiungere Giacobbe; ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad.26Disse allora Làbano a Giacobbe: "Che hai fatto? Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra!27Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di timpani e di cetre!28E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo hai agito in modo insensato.29Sarebbe in mio potere di farti del male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!30Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché mi hai rubato i miei dèi?".31Giacobbe rispose a Làbano e disse: "Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie.32Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dèi, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti riscontra quanto vi può essere di tuo presso di me e prendilo". Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele.33Allora Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele.34Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò.35Essa parlò al padre: "Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne". Làbano cercò dunque il tutta la tenda e non trovò gli idoli.
36Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: "Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti sia messo a inseguirmi?37Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che hai trovato di tutte le robe di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti e siano essi giudici tra noi due.38Vent'anni ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e i montoni del tuo gregge non ho mai mangiato.39Nessuna bestia sbranata ti ho portato: io ne compensavo il danno e tu reclamavi da me ciò che veniva rubato di giorno e ciò che veniva rubato di notte.40Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo e il sonno fuggiva dai miei occhi.41Vent'anni sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario dieci volte.42Se non fosse stato con me il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro".
43Làbano allora rispose e disse a Giacobbe: "Queste figlie sono mie figlie e questi figli sono miei figli; questo bestiame è il mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che potrei fare oggi a queste mie figlie o ai figli che esse hanno messi al mondo?44Ebbene, vieni, concludiamo un'alleanza io e te e ci sia un testimonio tra me e te".45Giacobbe prese una pietra e la eresse come una stele.46Poi disse ai suoi parenti: "Raccogliete pietre", e quelli presero pietre e ne fecero un mucchio. Poi mangiarono là su quel mucchio.47Làbano lo chiamò Iegar-Saaduta, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed.48Làbano disse: "Questo mucchio sia oggi un testimonio tra me e te"; per questo lo chiamò Gal-Ed49e anche Mizpa, perché disse: "Il Signore starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un l'altro.50Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai altre mogli oltre le mie figlie, non un uomo sarà con noi, ma bada, Dio sarà testimonio tra me e te".51Soggiunse Làbano a Giacobbe: "Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretta tra me e te.52Questo mucchio è testimonio e questa stele è testimonio che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte per fare il male.53Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi". Giacobbe giurò per il Terrore di suo padre Isacco.54Poi offrì un sacrificio sulle montagne e invitò i suoi parenti a prender cibo. Essi mangiarono e passarono la notte sulle montagne.


Salmi 62

1'Al maestro del coro. Su "Iduthun". Salmo. Di Davide.'

2Solo in Dio riposa l'anima mia;
da lui la mia salvezza.
3Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
4Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme,
come muro cadente,
come recinto che crolla?
5Tramano solo di precipitarlo dall'alto,
si compiacciono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
e maledicono nel loro cuore.

6Solo in Dio riposa l'anima mia,
da lui la mia speranza.
7Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
8In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
9Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore,
nostro rifugio è Dio.
10Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
una menzogna tutti gli uomini,
insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio.

11Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.
12Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia;
13secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.


Salmi 105

1Alleluia.

Lodate il Signore e invocate il suo nome,
proclamate tra i popoli le sue opere.
2Cantate a lui canti di gioia,
meditate tutti i suoi prodigi.
3Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

4Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
5Ricordate le meraviglie che ha compiute,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
6voi stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.

7È lui il Signore, nostro Dio,
su tutta la terra i suoi giudizi.
8Ricorda sempre la sua alleanza:
parola data per mille generazioni,
9l'alleanza stretta con Abramo
e il suo giuramento ad Isacco.

10La stabilì per Giacobbe come legge,
come alleanza eterna per Israele:
11"Ti darò il paese di Cànaan
come eredità a voi toccata in sorte".
12Quando erano in piccolo numero,
pochi e forestieri in quella terra,
13e passavano di paese in paese,
da un regno ad un altro popolo,
14non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro:
15"Non toccate i miei consacrati,
non fate alcun male ai miei profeti".

16Chiamò la fame sopra quella terra
e distrusse ogni riserva di pane.
17Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
18Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
19finché si avverò la sua predizione
e la parola del Signore gli rese giustizia.

20Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
21lo pose signore della sua casa,
capo di tutti i suoi averi,
22per istruire i capi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani.

23E Israele venne in Egitto,
Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
24Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi nemici.
25Mutò il loro cuore
e odiarono il suo popolo,
contro i suoi servi agirono con inganno
26Mandò Mosè suo servo
e Aronne che si era scelto.
27Compì per mezzo loro i segni promessi
e nel paese di Cam i suoi prodigi.

28Mandò le tenebre e si fece buio,
ma resistettero alle sue parole.
29Cambiò le loro acque in sangue
e fece morire i pesci.
30Il loro paese brulicò di rane
fino alle stanze dei loro sovrani.
31Diede un ordine e le mosche vennero a sciami
e le zanzare in tutto il loro paese.
32Invece delle piogge mandò loro la grandine,
vampe di fuoco sul loro paese.
33Colpì le loro vigne e i loro fichi,
schiantò gli alberi della loro terra.

34Diede un ordine e vennero le locuste
e bruchi senza numero;
35divorarono tutta l'erba del paese
e distrussero il frutto del loro suolo.
36Colpì nel loro paese ogni primogenito,
tutte le primizie del loro vigore.

37Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
fra le tribù non c'era alcun infermo.
38L'Egitto si rallegrò della loro partenza
perché su di essi era piombato il terrore.
39Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte.

40Alla loro domanda fece scendere le quaglie
e li saziò con il pane del cielo.
41Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque,
scorrevano come fiumi nel deserto,
42perché ricordò la sua parola santa
data ad Abramo suo servo.

43Fece uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
44Diede loro le terre dei popoli,
ereditarono la fatica delle genti,
45perché custodissero i suoi decreti
e obbedissero alle sue leggi.

Alleluia.


Ezechiele 39

1"E tu, figlio dell'uomo, profetizza contro Gog e annunzia: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, Gog, principe capo di Mesech e di Tubal.2Io ti sospingerò e ti condurrò e dagli estremi confini del settentrione ti farò salire e ti condurrò sui monti d'Israele.3Spezzerò l'arco nella tua mano sinistra e farò cadere le frecce dalla tua mano destra.4Tu cadrai sui monti d'Israele con tutte le tue schiere e i popoli che sono con te: ti ho destinato in pasto agli uccelli rapaci d'ogni specie e alle bestie selvatiche.5Tu sarai abbattuto in aperta campagna, perché io l'ho detto. Oracolo del Signore Dio.
6Manderò un fuoco su Magòg e sopra quelli che abitano tranquilli le isole: sapranno che io sono il Signore.7Farò conoscere il mio nome santo in mezzo al mio popolo Israele, e non permetterò che il mio santo nome sia profanato; le genti sapranno che io sono il Signore, santo in Israele.8Ecco, questo avviene e si compie - parola del Signore Dio -: è questo il giorno di cui ho parlato.9Gli abitanti delle città d'Israele usciranno e per accendere il fuoco bruceranno armi, scudi grandi e piccoli e archi e frecce e mazze e giavellotti e con quelle alimenteranno il fuoco per sette anni.10Non andranno a prendere la legna nei campi e neppure a tagliarla nei boschi perché faranno il fuoco con le armi: spoglieranno coloro che li avevano spogliati e deprederanno coloro che li avevano saccheggiati. Parola del Signore Dio.
11In quel giorno assegnerò a Gog come sepolcro un luogo famoso in Israele, la valle di Abarìm, a oriente del mare: essa chiude il passo ai viandanti. Lì sarà sepolto Gog e tutta la sua moltitudine e quel luogo si chiamerà Valle della moltitudine di Gog.12La casa di Israele darà loro sepoltura per sette mesi per purificare il paese.13Lì seppellirà tutto il popolo del paese e sarà per loro glorioso il giorno in cui manifesterò la mia gloria. Parola del Signore Dio.14Saranno scelti uomini che percorreranno di continuo il paese per seppellire con l'aiuto dei viandanti quelli che son rimasti a fior di terra, per renderla pura; cominceranno le ricerche alla fine del settimo mese.15Quando percorrendo il paese vedranno ossa umane, vi porranno un segnale, finché i becchini non le seppelliscano nella valle della moltitudine di Gog:16Hamonà sarà chiamata la città. Così purificheranno il paese.17A te, figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Annunzia agli uccelli d'ogni specie e a tutte le bestie selvatiche: Radunatevi, venite; raccoglietevi da ogni parte sul sacrificio che offro a voi, sacrificio grande, sui monti d'Israele. Mangerete carne e berrete sangue;18mangerete carne d'eroi, berrete sangue di prìncipi del paese: montoni, agnelli, capri e tori grassi di Basàn, tutti.19Mangerete grasso a sazietà e berrete fino all'ebbrezza il sangue del sacrificio che preparo per voi.20Alla mia tavola vi sazierete di cavalli e cavalieri, di eroi e di guerrieri d'ogni razza. Parola del Signore Dio.

21Fra le genti manifesterò la mia gloria e tutte le genti vedranno la giustizia che avrò fatta e la mano che avrò posta su di voi.22La casa d'Israele da quel giorno in poi saprà che io, il Signore, sono il loro Dio.23Le genti sapranno che la casa d'Israele per la sua iniquità era stata condotta in schiavitù, perché si era ribellata a me e io avevo nascosto loro il mio volto e li avevo dati in mano ai loro nemici, perché tutti cadessero di spada.24Secondo le loro nefandezze e i loro peccati io li trattai e nascosi loro la faccia.
25Perciò così dice il Signore Dio: Ora io ristabilirò la sorte di Giacobbe, avrò compassione di tutta la casa d'Israele e sarò geloso del mio santo nome.26Quando essi abiteranno nella loro terra tranquilli, senza che alcuno li spaventi, si vergogneranno di tutte le ribellioni che hanno commesse contro di me.
27Quando io li avrò ricondotti dalle genti e li avrò radunati dalle terre dei loro nemici e avrò mostrato in loro la mia santità, davanti a numerosi popoli,28allora sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio, poiché dopo averli condotti in schiavitù fra le genti, li ho radunati nel loro paese e non ne ho lasciato fuori neppure uno.29Allora non nasconderò più loro il mio volto, perché diffonderò il mio spirito sulla casa d'Israele". Parola del Signore Dio.


Lettera agli Ebrei 1

1Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente,2in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.3Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli,4ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.

5Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto:

'Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato?'

E ancora:

'Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio?'

6E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice:

'Lo adorino tutti gli angeli di Dio'.

7Mentre degli angeli dice:

'Egli fa i suoi angeli pari ai venti,
e i suoi ministri come fiamma di fuoco',

8del Figlio invece afferma:

'Il tuo trono, Dio, sta in eterno'

e:

'Scettro giusto è lo scettro del tuo regno;'
9'hai amato la giustizia e odiato l'iniquità,
perciò ti unse Dio, il tuo Dio,
con olio di esultanza più dei tuoi compagni'.

10E ancora:

'Tu, Signore, da principio hai fondato la terra
e opera delle tue mani sono i cieli'.
11'Essi periranno, ma tu rimani;
invecchieranno tutti come un vestito'.
12'Come un mantello li avvolgerai,'
come un abito 'e saranno cambiati;
ma tu rimani lo stesso, e gli anni tuoi non avranno fine'.

13A quale degli angeli poi ha mai detto:

'Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi
piedi?'

14Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?


Capitolo XVI: Manifestare a Cristo le nostre manchevolezze e chiedere la sua grazia

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Parola del discepolo

O dolcissimo e amorosissimo Signore, che ora desidero devotamente ricevere, tu conosci la mia debolezza e la miseria che mi affligge; sai quanto siano grandi il male e i vizi in cui giaccio e come io sia frequentemente oppresso, provato, sconvolto e pieno di corruzione. Io vengo a te per essere aiutato, consolato e sollevato. Parlo a colui che tutto sa e conosce ogni mio pensiero; a colui che solo mi può pienamente confortare e soccorrere. Tu ben sai di quali beni io ho massimamente bisogno e quanto io sono povero di virtù. Ecco che io mi metto dinanzi a te, povero e nudo, chiedendo grazia e implorando misericordia. Ristora questo tuo misero affamato; riscalda la mia freddezza con il fuoco del tuo amore; rischiara la mia cecità con la luce della tua presenza. Muta per me in amarezza tutto ciò che è terreno; trasforma in occasione di pazienza tutto ciò che mi pesa e mi ostacola; muta in oggetto di disprezzo e di oblio ciò che è bassa creatura. Innalza il mio cuore verso il cielo, a te, e non lasciare che mi perda, vagando su questa terra. Sii tu solo, da questo momento e per sempre, la mia dolce attrazione, ché tu solo sei mio cibo e mia bevanda, mio amore e mia gioia, mia dolcezza e sommo mio bene. Potessi io infiammarmi tutto, dinanzi a te, consumarmi e trasmutare in te, così da diventare un solo spirito con te, per grazia di intima unione, in struggimento di ardente amore. Non permettere che io mi allontani da te digiuno e languente, ma usa misericordia verso di me, come tante volte l'hai usata mirabilmente con i tuoi santi. Qual meraviglia se da te io prendessi fuoco interamente, venendo meno in me stesso, poiché tu sei fiamma sempre viva, che mai si spegne, amore che purifica i cuori e illumina le menti?


Omelia 93: La testimonianza dei discepoli.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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1. Con le parole che precedono questo capitolo del Vangelo, il Signore, incoraggiando i suoi discepoli a sopportare l'odio dei nemici, offre se stesso come esempio, perché essi, imitando lui, diventino più forti. Inoltre promette che verrà su di loro lo Spirito Santo, che gli renderà testimonianza, aggiungendo che anch'essi diventeranno suoi testimoni, e ciò in virtù dello Spirito Santo operante in loro. E' per questo che dice: Egli mi renderà testimonianza, e voi pure mi renderete testimonianza (Gv 15, 26-27). Voi mi renderete testimonianza precisamente perché egli mi renderà testimonianza: egli nei vostri cuori, voi con le vostre voci; egli con la sua ispirazione, voi facendo sentire la vostra voce, in modo che si possa adempiere la profezia: In tutta la terra arrivò il suono della loro voce (Sal 18, 5). Sarebbe stato poco esortarli con il suo esempio, se non li avesse riempiti del suo Spirito. L'apostolo Pietro, infatti, avendo ben udito le parole del Signore che diceva: Non c'è servo più grande del suo padrone; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi (Gv 15, 20), e vedendo che questo cominciava già a realizzarsi nel suo Signore, se fosse bastato l'esempio avrebbe dovuto seguirlo nei patimenti: invece venne meno e lo rinnegò, non ancora capace di sopportare quanto vedeva sopportato da lui. Quando però ebbe ricevuto il dono dello Spirito Santo, predicò colui che aveva rinnegato, e non esitò a fare professione di fede in colui che aveva avuto il timore di confessare. Egli aveva dapprima ricevuto l'insegnamento dell'esempio per sapere ciò che doveva fare; ma non aveva ancora ricevuto la forza per fare ciò che sapeva. Egli sapeva come stare in piedi, ma non era stato ancora abbastanza rafforzato per non cadere. Ma dopo che, grazie allo Spirito Santo, fu reso più forte, annunziò fino alla morte colui che aveva rinnegato per timore della morte. Ecco perché nel capitolo seguente, di cui adesso noi dobbiamo parlare, il Signore dice: Vi ho detto queste cose perché non vi scandalizziate (Gv 16, 1). In un salmo si canta: Gode gran pace chi ama la tua legge, e non trova occasione di scandalo (Sal 118, 165). E così, dopo aver promesso lo Spirito Santo, che, operando dentro di loro, li renderà suoi testimoni, a ragione il Signore aggiunge: Vi ho detto queste cose perché non vi scandalizziate. Quando infatti la carità di Dio viene riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (cf. Rm 5, 5), una grande pace si diffonde nell'anima di quanti amano la legge di Dio, così che essi non trovano motivo di scandalo.

2. Poi, preannunziando ciò che avrebbero patito, dice loro: Vi scacceranno dalle sinagoghe (Gv 16, 2). Che male era per gli Apostoli essere cacciati dalle sinagoghe giudaiche, dato che essi ne sarebbero usciti anche se nessuno li avesse espulsi? Ma intendeva sottolineare che i Giudei non avrebbero accolto il Cristo che invece gli Apostoli non avrebbero mai abbandonato; e che perciò quelli che non avrebbero mai rinunciato a Cristo, sarebbero stati scacciati dalle sinagoghe insieme con lui da coloro che non volevano essere in lui. Ora, dato che non esisteva altro popolo di Dio all'infuori di quello discendente da Abramo, se i Giudei avessero riconosciuto e accolto Cristo, come rami naturali sarebbero rimasti nell'olivo (cf. Rm 11, 17) e non ci sarebbe stata una Chiesa di Cristo distinta dalla sinagoga dei Giudei: sarebbero state una medesima cosa, se avessero accettato di essere in lui. Ma siccome rifiutarono, che altro restava a quelli che avevano deciso di rimanere fuori di Cristo, se non scacciare dalle sinagoghe coloro che non avevano abbandonato Cristo? Se, al contrario, ricevuto lo Spirito Santo, fossero diventati anch'essi testimoni di Cristo, non sarebbero più stati tra coloro di cui l'evangelista dice: Molti notabili dei Giudei credettero in lui, ma non si dichiararono per paura dei Giudei, per non essere scacciati dalla sinagoga; preferivano, infatti, la gloria degli uomini alla gloria di Dio (Gv 12, 42-43). Credettero dunque in lui, ma non nel modo in cui voleva che credessero colui che disse: Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? (Gv 5, 44). I discepoli invece, ripieni di Spirito Santo, cioè della grazia di Dio, credettero in lui in modo da non essere nel numero di quanti ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio (Rm 10, 3), e neppure nel numero di coloro dei quali è detto che preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio. A questi discepoli conviene la profezia, che in essi ha trovato il suo pieno compimento: O Signore, avanzeranno alla luce del tuo volto, nel tuo nome esulteranno tutto il giorno; si esalteranno nella tua giustizia; sì, tu sei il vanto della loro forza (Sal 88, 16-18). Ad essi giustamente il Signore disse: Vi scacceranno dalle sinagoghe, coloro appunto che hanno zelo per Iddio, ma non secondo una retta conoscenza; proprio perché ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria (Rm 10, 2-3), scacciano quanti si esaltano, non nella propria giustizia, ma in quella di Dio, e non si vergognano di essere cacciati dagli uomini perché Dio stesso è il vanto della loro forza.

3. E finalmente, detto ciò, il Signore aggiunge: Ma viene l'ora che chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me (Gv 16, 2-3). Cioè, non conoscendo né Dio né suo Figlio, crederanno di rendere un servizio a Dio uccidendovi. Con queste parole il Signore ha voluto consolare quelli che sarebbero stati scacciati dalle sinagoghe giudaiche. Predicendo i mali che avrebbero dovuto patire per rendere testimonianza a lui, egli dice: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe. Non dice: Viene l'ora che chiunque vi uccide crederà di rendere culto a Dio; ma che dice? Ma viene l'ora; come se volesse predire qualcosa di buono dopo tutti questi mali. Che significa dunque: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe; ma viene l'ora? Era come dire: essi cercheranno di disperdervi, ma io vi raccoglierò; oppure: essi faranno di tutto per separarvi da me, ma viene per voi un'ora lieta. Come mai allora viene fuori l'espressione avversativa: ma viene l'ora, che sembra promettere un po' di consolazione dopo tante tribolazioni, mentre c'era piuttosto da aspettarsi un modo indicativo, e cioè: e viene l'ora? Sebbene predíca, non la consolazione dopo la tribolazione, ma tribolazione su tribolazione, egli non dice: E viene l'ora... Forse che venir cacciati fuori dalle sinagoghe li avrebbe turbati al punto da far loro preferire la morte al vivere esclusi dalle sinagoghe dei Giudei? Non potevano rimanere turbati fino a questo punto essi che cercavano, non la gloria degli uomini, ma quella di Dio. Che significa allora: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe; ma viene l'ora..., mentre ci sembra che avrebbe dovuto piuttosto dire: e viene l'ora, in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere un servizio a Dio? Egli non dice neppure: ma viene l'ora in cui vi uccideranno, quasi prospettando la morte come consolazione per essere stati allontanati dalle sinagoghe. Egli dice: ma viene l'ora che chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. Ora, mi pare che non abbia voluto significare altro che questo: si rendessero conto e si rallegrassero al pensiero che, cacciati fuori dalle sinagoghe dei Giudei, avrebbero guadagnato tanta gente a Cristo, mentre i Giudei non si sarebbero accontentati di cacciarli fuori dalle sinagoghe, ma avrebbero deciso di metterli a morte per evitare che con la loro predicazione convertissero tutti quanti a Cristo allontanandoli così dalle osservanze giudaiche, che essi consideravano verità divina. E' dei Giudei che egli parlava, quando diceva: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe. Infatti, quando i gentili uccisero i testimoni, cioè i martiri di Cristo, ritennero, mettendoli a morte, di rendere un servizio non al vero Dio, ma alle loro false divinità; mentre invece ogni Giudeo nel mettere a morte i predicatori di Cristo ha creduto di rendere culto a Dio, in quanto era convinto che chi si convertiva a Cristo abbandonava il Dio d'Israele. Fu questo il motivo che li indusse a mettere a morte Cristo. Ecco a proposito ciò che dicevano tra loro, secondo quanto riferisce l'evangelista: Vedete che tutto il mondo gli va dietro; se lo lasciamo vivere, verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo e la nostra nazione (Gv 12, 19). E conosciamo pure l'intervento di Caifa: E' necessario che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca la nazione intera (Gv 11, 48 50). In questo discorso, dunque, il Signore vuole rincuorare con il suo esempio i discepoli, ai quali disse: Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi (Gv 15, 20). Sicché come i Giudei avevano creduto di rendere culto a Dio uccidendo lui, così altrettanto uccidendo loro.

[Affinché entrasse la pienezza delle genti.]

4. Questo è dunque il senso delle parole: Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe, ma non abbiate paura di rimanere soli, perché, esclusi dalla loro comunità, raccoglierete nel mio nome una tale moltitudine che essi, temendo di vedere disertato il loro tempio e tutti i riti dell'antica legge, vi uccideranno, e, versando il vostro sangue, crederanno di rendere culto a Dio. E' quanto ha detto a tal proposito l'Apostolo: Hanno zelo per Iddio, ma non secondo una retta conoscenza (Rm 10, 2); credono di rendere culto a Dio uccidendo i suoi servitori! Orribile aberrazione! Per renderti accetto a Dio, colpisci chi è accetto a Dio? Abbatti con i tuoi colpi il tempio vivo di Dio, affinché non sia disertato il tempio di pietra? Esecrabile cecità! Ma l'accecamento è occorso a Israele parzialmente, affinché entrasse l'insieme dei pagani; solo parzialmente, dico, non totalmente; non tutti, infatti, ma solo alcuni rami sono stati stroncati, affinché fosse innestato l'olivo selvatico (cf. Rm 11, 25 17). Infatti, quando i discepoli di Cristo furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare le lingue di tutte le genti e per mezzo loro si moltiplicarono i prodigi divini e la parola di Dio si diffondeva, crebbe a tal punto l'amore per Cristo che era stato messo a morte, che i suoi discepoli, espulsi dalle comunità giudaiche, raccolsero tra gli stessi Giudei una tale moltitudine da non dover proprio temere di rimaner soli (cf. At 2-4). Allora gli altri, reprobi e ciechi, furenti di zelo per la causa di Dio ma non altrettanto illuminati, decisero di mettere a morte gli Apostoli, persuasi con ciò di rendere culto a Dio. Ma colui che per essi era stato sacrificato, li raccoglieva. Prima di essere messo a morte, egli li aveva istruiti affinché tutti questi mali inaspettati ed imprevisti, anche se passeggeri, cogliendoli ignari e impreparati non li turbassero, ma, avendoli previsti e accettandoli pazientemente, li conducessero ai beni eterni. Che questo fosse il motivo del suo preannuncio, lo dichiarò egli stesso aggiungendo: Ma vi ho detto queste cose affinché, quando ne giungerà l'ora, vi ricordiate che ve ne ho parlato. L'ora di queste cose è l'ora delle tenebre, è l'ora della notte. Ma il Signore ha inviato la sua misericordia di giorno e l'ha fatta conoscere di notte (cf. Sal 41, 9), perché la notte dei Giudei non è riuscita ad offuscare il giorno dei Cristiani, da essa sorto e distinto. Se ha potuto uccidere la carne, non è riuscita ad ottenebrare la fede.


12 - Si narra come Maria santissima celebrava la sua Immaco­lata Concezione e la sua Natività.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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611. Tutte le responsabilità e dignità che Maria beatis­sima aveva presso i fedeli, tra le quali quelle di regina, signora, madre, governatrice e maestra, non le erano state date vuote come le danno gli uomini, ma con la grazia so­vrabbondante che ciascuna richiedeva e Dio poteva comu­nicarle. Questa era tanta e tale che come regina conosce­va tutto il suo regno, come signora tutta l'estensione del suo dominio, come madre tutti i suoi figli e familiari, sen­za che in nessun secolo le rimanesse nascosto alcuno di essi, come governatrice tutti coloro che erano affidati alla sua cura particolare e come maestra ricolma di sapienza tutta la scienza con cui, mediante la sua intercessione, la Chiesa sarebbe stata guidata e istruita dallo Spirito sino alla fine del mondo.

612. Dunque, ebbe chiara notizia non solamente della vita, delle opere, della morte e del premio celeste di tutti i santi che l'avevano preceduta e che l'avrebbero seguita, ma anche di ogni rito, cerimoniale, definizione e festività, non­ché delle ragioni e delle necessità per le quali tutte queste cose sarebbero state stabilite nei vari tempi con l'assisten­za del Paràclito, che distribuisce il cibo nel momento più conveniente per la gloria dell'Onnipotente e per lo svilup­po della comunità dei credenti; poiché però ho già affron­tato l'argomento nel corso della Storia, specialmente nella seconda parte, non c'è bisogno che mi ripeta. Da siffatta pienezza e dalla perfezione che le corrispondeva nacque nel suo intimo una pia emulazione della gratitudine, del culto, della venerazione e della memoria che sovente aveva visto negli angeli e negli eletti, allo scopo della loro introduzio­ne nella Gerusalemme militante, nella misura in cui questa sarebbe stata in grado di modellarsi su quella trionfante.

613. Con un simile ardore più che serafico, cominciò personalmente molte pratiche che furono poi imitate, pro­ponendole e insegnandole agli apostoli perché le presen­tassero ai cristiani per quanto era allora possibile. Non so­lo inventò gli esercizi della passione che ho illustrato, ma fu pure all'origine di parecchie consuetudini che successivamente si sono rinnovate nei santuari e negli ordini reli­giosi, giacché eseguiva tutto ciò che comprendeva virtuo­so o ad esaltazione di sua Maestà e non c'era niente che ignorasse. Tra l'altro, prese a celebrare numerosi misteri del Signore e suoi, per ricordare con devozione i doni di cui era debitrice, sia quelli concessi a tutti sia quelli sin­golari elargiti a lei. Sebbene fosse sempre priva di omis­sioni o inavvertenze in questo, quando giungevano le date nelle quali erano accaduti si preparava e si segnalava ul­teriormente. Qui parlerò esclusivamente dei primi due, cioè della sua immacolata Concezione e della sua Natività, ri­mandando gli altri a più avanti; li aveva onorati fin dal­l'incarnazione, ma lo fece maggiormente dopo l'ascensio­ne e soprattutto nei suoi ultimi anni.

614. L 'otto dicembre solennizzava regolarmente la sua Immacolata Concezione con eccezionale giubilo e con inesprimibile riconoscenza, perché l'apprezzava e stima­va oltremodo. Dalla sera della vigilia stava occupata in azioni ammirevoli, in lacrime di gioia, in umiliazioni, prostrazioni e inni per l'Eterno. Si considerava plasmata dal fango e discendente da Adamo secondo il normale or­dine naturale, e contemporaneamente prescelta e, unica tra tutti, preservata dalla legge comune, resa esente dal pesante tributo del peccato e concepita con sublime pie­nezza di grazia. Invitava i suoi custodi ad aiutarla e al­ternava con loro le lodi che componeva, domandando poi lo stesso agli altri abitanti delle altezze, ed intanto si ac­cendeva a tal punto nell'amore di Dio che si sarebbe con­sumata e sarebbe morta se egli avesse cessato di confor­tarla.

615. All'avvicinarsi del mattino arrivava il nostro Sal­vatore, le creature superne la sollevavano al suo seggio e su di esso entrava nell'empireo, dove la festa continuava con gaudio accidentale dei beati e dove ella si stendeva in adorazione della Trinità, che ringraziava ancora. Era dunque ricondotta alla destra del suo Unigenito, che magnifi­cava il sommo sovrano per avergli dato una madre così degna ed immune dal male. Le tre Persone divine confer­mavano quel privilegio, come se lo ratificassero e appro­vassero compiacendosi di averla tanto elevata. Perché fos­se di nuovo attestato, usciva dal trono una voce che dice­va in nome del Padre: «Belli sono i tuoi passi, o Figlia di principe, concepita purissima». Quindi, il Figlio afferma­va: «Non toccata dalla colpa è colei che mi ha rivestito del­la forma umana in cui riscattare i miei fratelli». E lo Spi­rito aggiungeva: «È tutta bella la mia sposa, è tutta bella e senza macchia».

616. I cori celesti proclamavano allora con dolcissi­ma armonia: «Maria santissima concepita senza peccato originale». Ella, nella sua prudenza, riveriva l'Onnipo­tente con un'umiltà talmente profonda da sovrastare ogni pensiero, ed era innalzata alla visione intuitiva, della qua­le si allietava per alcune ore prima di essere riaccompa­gnata al cenacolo. Adesso che è nella gloria, lassù quel giorno si celebra in un modo differente come riferirò, se mi sarà accordato, in un libro sulla Gerusalemme trion­fante, che mi è stato comandato di scrivere. La nostra Regina ne aveva fatto memoria sin da quando aveva ac­colto il Verbo nel suo grembo, per manifestargli la sua gratitudine per i favori che aveva avuto a motivo della sua eminente dignità. Quanto poi compiva al suo ritor­no all'oratorio era lo stesso che ho spiegato spesso in oc­casioni analoghe.

617. L 'otto settembre ricordava la sua Natività, iniziando dalla notte antecedente con i medesimi esercizi e cantici. Benediva a l'Altissimo per il beneficio di essere venuta alla luce e di essere stata portata immediatamente presso di lui, contemplandolo intuitivamente, e ribadiva la sua determi­nazione a spendere l'intera esistenza nel servirlo nella ma­niera che gli fosse più gradita, essendo consapevole di aver­la avuta a quel fine. E colei che al suo ingresso nella vita aveva superato in meriti i supremi serafini, ormai al suo ter­mine proponeva ugualmente di incominciare ad impegnar­si, come dovendo dare principio alla virtù, e ripeteva al Si­gnore la richiesta di essere sostenuta e guidata in tutti i suoi atti, e che questi fossero diretti alla sua esaltazione.

618. Sebbene non fosse fatta salire in paradiso, ne scen­deva il Redentore con molte schiere dei suoi ministri e con gli antichi patriarchi e profeti, in particolare san Gioac­chino, sant'Anna e san Giuseppe, e al loro cospetto ella lo venerava con immensa devozione e riconoscenza. Quindi, gli angeli intonavano in suo onore "Nativitas tua, Dei Ge­nitrix virgo...", che significa: «La tua nascita, o Madre di Dio, annunciò a tutto l'universo una grande gioia, perché da te nacque il sole di giustizia, Cristo nostro Dio»; e da parte loro Adamo ed Eva inneggiavano poiché era stata partorita la riparatrice del loro danno, ed i genitori e lo sposo poiché era stata donata loro una tale figlia e una ta­le sposa. Subito Gesù la rialzava da terra e la poneva ac­canto a sé, svelandole altri arcani con visione astrattiva chiara e luminosa.

619. Così, era ancora trasformata in lui ed eccezional­mente infiammata per affaticarsi nella Chiesa, come se si accingesse a ciò per la prima volta. Poi, rimanendo al suo fianco, lo riceveva nel suo petto nell'eucaristia, che era ce­lebrata dall'evangelista Giovanni, a cui era anche concessa la felicità di udire la musica; simili misteri procuravano esultanza ai beati, che erano padrini in quella comunione, la più degna che si sia vista o si vedrà mai nel mondo do­po quella del nostro Maestro. Questi la lasciava raccolta con se stesso sotto le specie sacramentali e ascendeva all'empireo. Oh, meraviglie dell'Eterno! Se egli appare mirabile con tutti i santi, come dovette esserlo con colei che amava al di sopra di chiunque altro e per la quale aveva riservato quanto c'era di più eccelso e squisito nella sua forza e sa­pienza? Ogni creatura lo confessi e lo magnifichi!

 

Insegnamento della Regina del cielo

620. Mia diletta, desidero che il presente capitolo ri­sponda a un timore che ravviso nel tuo animo in ordine agli eventi singolari che mi concernono. Due preoccupa­zioni l'hanno assalito: innanzitutto, se tu sia adatta per scri­vere questi segreti ovvero se sarebbe preferibile una per­sona più saggia e migliore, in grado di conferire loro più autorità, perché tu sei la più misera, inutile e ignorante; inoltre, se i lettori saranno persuasi di grazie tanto rare e inaudite, principalmente delle visioni beatifiche e intuitive che sovente ebbi. Ammetto che tu sei la più piccola e li­mitata: l'hai sentito dalla bocca di sua Maestà ed io te lo confermo, e così sei tenuta a giudicarti. Considera, però, che il credito che sarà dato alla Storia non dipende da te, bensì dal suo Autore, che è la somma verità, e dalla verità che vi è racchiusa; niente avrebbe potuto aggiungerle il più alto serafino, come niente puoi toglierle tu.

621. Non sarebbe stato opportuno che a redarla fosse uno spirito celeste, e pure in tal caso gli increduli e i tar­di di cuore avrebbero trovato il modo di calunniarlo. Era necessario che lo facesse un essere umano, ma non era con­veniente che fosse dotto e preparato, perché altrimenti ci sarebbe stata la possibilità che essa si attribuisse al suo in­gegno e alla sua scienza, scambiata con la luce superna. È ulteriore gloria del nostro sovrano che si tratti di una don­na, alla quale nessun aiuto poterono portare l'istruzione e l'intelligenza, ed anch'io ho speciale compiacimento in ciò, poiché sarà palese a te e a tutti che nella narrazione non c'è nulla di tuo, né nulla che derivi da te più che dalla pen­na che usi: sei solo uno strumento di cui si serve la sua mano per rivelare le mie parole. Non aver paura che, scor­gendoti così vile e peccatrice, i mortali mi neghino l'onore che mi spetta, giacché chi non ti presterà fede non farà tor­to a te, ma a me. E benché le tue mancanze e colpe siano numerose, possono essere tutte cancellate dalla sconfinata pietà del Signore, che non ha voluto scegliere qualcuno più adeguato, ma appunto sollevare te dalla polvere e manife­stare in te la sua liberalità, collocando questa dottrina in chi ne mostrasse con più evidenza l'efficacia. Dunque, se­guila e sii tale quale brami di essere.

622. Riguardo al tuo secondo turbamento, ho già detto parecchio nel corso del racconto. Coloro che avranno di me il giusto concetto crederanno senza difficoltà, comprenden­do la proporzione e corrispondenza che tutti i benefici che illustri hanno con quello della mia maternità divina, perché le opere di Dio sono perfette e se uno ne dubita certamen­te non lo conosce né conosce me. Se egli è stato estrema­mente potente e munifico con gli eletti, e la Chiesa retta­mente ritiene che alcuni l'abbiano contemplato durante l'e­sistenza terrena, come mi si contesterà quanto si accorda ad altri tanto inferiori? Tutti i meriti che il mio Unigenito ha acquistato loro e i doni che ha loro prodigato sono fi­nalizzati alla sua esaltazione e poi alla mia, e dal momen­to che si apprezza e ama di più il fine che i mezzi, che so­no amati per esso, l'amore che lo mosse a favorire me fu maggiore di quello che lo mosse a favorire loro, che per me sono stati da lui favoriti; e non suscita stupore che abbia fatto più volte a vantaggio di colei nella quale aveva stabi­lito di incarnarsi ciò che fece una volta a vantaggio loro.

623. Gli uomini pii e prudenti sanno e hanno insegna­to che le grazie che ottenni da Cristo vanno misurate in base alla sua forza e capacità, poiché mi concesse tutte quelle che poté concedermi e che io potei accogliere; e queste non rimasero oziose in me, ma sempre fruttificarono quanto più era possibile in una semplice creatura. Egli era figlio mio e onnipotente per intervenire dove non gli fos­se posto ostacolo; quindi, dato che io non glielo posi, chi avrà l'ardire di mettere limiti alla sua azione e alla sua te­nerezza per me, da lui stesso resa degna delle sue elargi­zioni al di sopra di tutti gli altri santi, tanto più se si pen­sa che nessuno di loro rinunciò a goderlo neppure per un'o­ra per soccorrere i suoi fedeli? Qualora paia molto il di più che compì in me, sia noto che tutti i miei privilegi fu­rono fondati e racchiusi nella mia immacolata concezione, perché fu più farmi degna della sua gloria quando non po­tevo meritarla che manifestarmela quando l'avevo merita­ta e non avevo impedimenti.

624. I miei avvertimenti vincono i tuoi timori e il resto dipende da me, mentre da parte tua non devi preoccupar­ti che di imitarmi, e questo in ordine a te è lo scopo di quello che intendi e scrivi. Sii piena di sollecitudine e de­cisa a non tralasciare nemmeno una virtù, volgendo l'at­tenzione anche al comportamento degli altri beati, poiché non sei meno debitrice di loro verso la misericordia del Redentore ed io non sono mai stata con alcuno generosa come con te. Apprendi alla mia scuola la carità, la grati­tudine e l'umiltà di una mia autentica discepola, perché desidero che tu ti segnali e avanzi in questo. Celebra tut­te le mie feste con profonda devozione, invitando i citta­dini del cielo ad aiutarti, e in particolare l'Immacolata Con­cezione, dalla quale ricevetti enorme giubilo, che adesso si rinnova vedendo che un così singolare prodigio è stimato e che ne è lodato l'Autore. Nel giorno della tua nascita, sul mio esempio ringrazierai in modo speciale l'Eterno e ti di­stinguerai nel suo servizio, proponendoti di migliorare la tua vita e di cominciare nuovamente ad impegnarti in ciò, come sarebbe bene che facessero tutti senza trascorrere ta­le anniversario in vane dimostrazioni di allegria.


3-15 Novembre 28, 1899 Luisa accetta soffrire nel purgatorio per liberare alcune anime.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Il mio diletto Gesù è venuto tutto affabilità, mi pareva come un intimo amico che fa tante cerimonie all’altro amico per attestargli il suo amore, le prime parole che mi ha detto sono state:

(2)Diletta mia, se tu sapessi quanto t’amo. Mi sento tirato grandemente ad amarti, gli stessi miei indugi nel venire, mi sforzano e sono nuove cause di farmi venire a colmarti di nuove grazie e carismi celesti. Se tu potessi comprendere quanto ti amo; il tuo amore paragonato col mio appena lo scorgeresti”.

(3) Ed io: “Mio dolce Gesù, è vero ciò che dite, ma anch’io sento che vi amo assai, e se Voi dite che il mio amore paragonato al vostro appena si scorge, questo è perché il vostro potere è senza limiti ed il mio è limitato, e per tanto, posso fare per quanto da Voi stesso mi viene dato; è tanto vero ciò, che quando mi viene la volontà di più soffrire per maggiormente attestarvi il mio amore, se Voi non me le concedete le pene, non sta in mio potere il soffrire e sono costretta a rassegnarmi anche in questo, ed essere quell’essere inutile che da me sono stata sempre. Invece, a Voi stava in vostro potere lo stesso patire, ed in qualunque modo volete manifestarmi il vostro amore, già lo potete fare. Diletto mio, dammi a me il potere, e poi vi farò vedere quanto so fare per amor vostro, perché quella misura che mi date, quella stessa misura vi darò”.

(4) Lui ascoltava con sommo piacere il mio dire spropositato, e quasi volendomi mettere a prova, mi ha trasportato fuori di me stessa, vicino ad un luogo profondo, pieno di fuoco liquido e tenebroso; metteva orrore e spavento a solo vederlo. Gesù mi ha detto:

(5)Qui c’è il purgatorio, e molte anime ci sono ammassate in questo fuoco. Andrai tu in questo luogo a soffrire per liberare quelle anime che piacciono a Me, e questo lo farai per amor mio”.

(6) Io subito, sebbene un po’ tremando, gli ho detto: “Tutto per amor vostro, sono pronta, ma ci dovete venire Voi insieme, altrimenti, se mi lasciate non vi fate più trovare, e poi mi fate piangere ben bene”.

(7) E Lui: “Se vengo Io insieme, qual sarebbe il tuo purgatorio? Quelle pene con la mia presenza, per te si cambierebbero in gioie ed in contenti”.

(8) Ed io: “Sola non ci voglio andare, e poi, mentre andremo in quel fuoco, Voi vi starete dietro le mie spalle, così non vi vedo e accetterò questa sofferenza”.

(9) Così sono andata in quel luogo ripieno di dense tenebre, e Lui che mi seguiva da dietro, ed io per timore ancora mi lasciasse, gli ho preso le mani, tenendole strette alle mie spalle. Giunta laggiù, chi può dire le pene che soffrivano quelle anime? Sono certo inenarrabili a persone vestite d’umana carne. Onde, andando io in quel fuoco, esso distruggevasi e si diradavano le tenebre, e molte anime ne uscivano ed altre ne restavano sollevate. Dopo essere stata circa un quarto d’ora, ce ne siamo usciti, e Gesù tutto si lamentava; io subito ho detto: “Dimmi mio Bene, perché vi lamentate? Cara mia vita, sono stata io forse la causa perché non ho voluto andare sola in quel luogo di pene? Dimmi, dimmi, avete sofferto molto nel vedere quelle anime soffrire? Che cosa vi sentite?”

(10) E Gesù: “Diletta mia, mi sento tutto ripieno d’amarezze, tanto, che non potendole più contenerle sto per traboccarle sopra la terra”.

(11) Ed io: “No, no mio dolce amore, le verserete a me, non è vero?” Ed avvicinandomi alla bocca ha versato un liquore amarissimo, in tanta abbondanza che io non potevo contenerlo, e pregavo Lui stesso che mi desse la forza a sostenerlo, altrimenti, ciò che non avevo fatto fare a Nostro Signore, l’avrei fatto io, a versarlo sopra alla terra, e questo mi rincresceva molto a farlo. Pare però che mi ha dato la forza, sebbene erano tante le sofferenze che mi sentivo venir meno, ma Gesù prendendomi fra le sue braccia mi sosteneva e mi diceva:

(12)Per te bisogna cedere per forza, ti rendi tanto importuna, che mi sento quasi necessitato a contentarti”.