Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

La persona che vive nel chiostro e non ha in onore la propria vita religio­sa, né l'ama e serve come madre, sarà  giudicato e punito da Dio come un figlio indegno ed ingrato. (Massime di perfezione cristiana)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 3° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 12

1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.2E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.3Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse:5"Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?".6Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.7Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me".
9Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.10I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro,11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

12Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme,13prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:

'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,'
il re d'Israele!

14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:

15'Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto sopra un puledro d'asina.'

16Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto.17Intanto la gente che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli rendeva testimonianza.18Anche per questo la folla gli andò incontro, perché aveva udito che aveva compiuto quel segno.19I farisei allora dissero tra di loro: "Vedete che non concludete nulla? Ecco che il mondo gli è andato dietro!".

20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci.21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù".22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.23Gesù rispose: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo.24In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.25Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.26Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.27Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!28Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!".
29La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato".30Rispose Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi.31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.32Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me".33Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.34Allora la folla gli rispose: "Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?".35Gesù allora disse loro: "Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va.36Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce".
Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.

37Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui;38perché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia:

'Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?'

39E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora:

40'Ha reso ciechi i loro occhi
e ha indurito il loro cuore,
perché non vedano con gli occhi
e non comprendano con il cuore, e si convertano
e io li guarisca!'

41Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui.42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga;43amavano infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio.
44Gesù allora gridò a gran voce: "Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato;45chi vede me, vede colui che mi ha mandato.46Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.48Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno.49Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare.50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me".


Numeri 10

1Il Signore disse ancora a Mosè:2"Fatti due trombe d'argento; le farai lavorate a martello e ti serviranno per convocare la comunità e per levare l'accampamento.3Al suono di esse tutta la comunità si radunerà presso di te all'ingresso della tenda del convegno.4Al suono di una tromba sola, i principi, i capi delle migliaia d'Israele, converranno presso di te.5Quando suonerete uno squillo di acclamazione, gli accampamenti che sono a levante si metteranno in cammino.6Quando suonerete una seconda volta lo squillo di acclamazione, gli accampamenti che si trovano a mezzogiorno si metteranno in cammino; si suoneranno squilli di acclamazione quando dovranno mettersi in cammino.7Quando deve essere convocata la comunità, suonerete, ma non uno squillo di acclamazione.8I sacerdoti figli di Aronne suoneranno le trombe; sarà una legge perenne per voi e per i vostri discendenti.
9Quando nel vostro paese andrete in guerra contro il nemico che vi attaccherà, suonerete le trombe con squilli di acclamazione e sarete ricordati davanti al Signore vostro Dio e sarete liberati dai vostri nemici.10Così anche nei vostri giorni di gioia, nelle vostre solennità e al principio dei vostri mesi, suonerete le trombe quando offrirete olocausti e sacrifici di comunione; esse vi ricorderanno davanti al vostro Dio. Io sono il Signore vostro Dio".
11Il secondo anno, il secondo mese, il venti del mese, la nube si alzò sopra la Dimora della testimonianza.12Gli Israeliti partirono dal deserto del Sinai secondo il loro ordine di marcia; la nube si fermò nel deserto di Paran.13Così si misero in cammino la prima volta, secondo l'ordine del Signore, dato per mezzo di Mosè.14Per prima si mosse l'insegna dell'accampamento dei figli di Giuda, diviso secondo le loro schiere. Nacason, figlio di Amminadab, comandava la schiera di Giuda.15Netaneel, figlio di Suar, comandava la schiera della tribù dei figli di Issacar;16Eliab, figlio di Chelon, comandava la schiera della tribù dei figli di Zàbulon.17La Dimora fu smontata e i figli di Gherson e i figli di Merari si misero in cammino portando la Dimora.18Poi si mosse l'insegna dell'accampamento di Ruben, diviso secondo le sue schiere. Elisur, figlio di Sedeur, comandava la schiera di Ruben.19Selumiel, figlio di Surisaddai, comandava la schiera della tribù dei figli di Simeone.20Eliasaf, figlio di Deuel, comandava la schiera della tribù dei figli di Gad.21Poi si mossero i Keatiti, portando gli oggetti sacri; gli altri dovevano erigere la Dimora, prima che questi arrivassero.22Poi si mosse l'insegna dell'accampamento dei figli di Efraim, diviso secondo le sue schiere. Elisama, figlio di Ammiud, comandava la schiera di Efraim.23Gamliel, figlio di Pedasur, comandava la schiera della tribù dei figli di Manàsse.24Abidau, figlio di Ghideoni, comandava la schiera della tribù dei figli di Beniamino.25Poi si mosse l'insegna dell'accampamento dei figli di Dan, diviso secondo le sue schiere, formando la retroguardia di tutti gli accampamenti. Achiezer, figlio di Ammisaddai, comandava la schiera di Dan.26Paghiel, figlio di Ocran, comandava la schiera della tribù dei figli di Aser,27e Achira, figlio di Enan, comandava la schiera della tribù dei figli di Nèftali.28Questo era l'ordine con cui gli Israeliti si misero in cammino, secondo le loro schiere. Così levarono l'accampamento.
29Mosè disse a Obab, figlio di Reuel, Madianita, suocero di Mosè: "Noi stiamo per partire, verso il luogo del quale il Signore ha detto: Io ve lo darò in possesso. Vieni con noi e ti faremo del bene, perché il Signore ha promesso di fare il bene a Israele".30Gli rispose: "Io non verrò ma tornerò al mio paese e dai miei parenti". Mosè disse:31"Non ci lasciare poiché tu conosci i luoghi dove ci accamperemo nel deserto e sarai per noi come gli occhi.32Se vieni con noi, qualunque bene il Signore farà a noi, noi lo faremo a te".
33Così partirono dal monte del Signore e fecero tre giornate di cammino; l'arca dell'alleanza del Signore li precedeva durante le tre giornate di cammino, per cercare loro un luogo di sosta.34La nube del Signore era sopra di loro durante il giorno da quando erano partiti.

35Quando l'arca partiva, Mosè diceva:

"Sorgi, Signore,
e siano dispersi i tuoi nemici
e fuggano da te coloro che ti odiano".

36Quando si posava, diceva:

"Torna, Signore,
alle miriadi di migliaia di Israele".


Siracide 8

1Non litigare con un uomo potente
per non cadere poi nelle sue mani.
2Non litigare con un uomo ricco,
perché egli non t'opponga il peso del suo danaro,
poiché l'oro ha corrotto molti
e ha fatto deviare il cuore dei re.
3Non litigare con un uomo linguacciuto
e non aggiungere legna sul suo fuoco.
4Non scherzare con l'ignorante,
perché non siano disprezzati i tuoi antenati.
5Non insultare un uomo convertito dal peccato,
ricòrdati che siamo tutti degni di pena.
6Non disprezzare un uomo quando è vecchio,
perché anche di noi alcuni invecchieranno.
7Non gioire per la morte di qualcuno;
ricòrdati che tutti moriremo.

8Non disdegnare i discorsi dei saggi,
medita piuttosto le loro massime,
perché da essi imparerai la dottrina
e potrai essere a servizio dei grandi.
9Non trascurare i discorsi dei vecchi,
perché anch'essi hanno imparato dai loro padri;
da essi imparerai l'accorgimento
e come rispondere a tempo opportuno.

10Non attizzare le braci del peccatore,
per non bruciare nel fuoco della sua fiamma.
11Non ritirarti dalla presenza del violento,
perché egli non ponga un agguato contro di te.
12Non imprestare a un uomo più forte di te;
quello che gli hai prestato, consideralo come perduto.
13Non garantire oltre la tua possibilità;
se hai garantito, preòccupati di soddisfare.
14Non muovere causa a un giudice,
perché giudicheranno in suo favore secondo il suo parere.
15Con un avventuriero non metterti in viaggio,
per paura che ti diventi insopportabile;
egli agirà secondo il suo capriccio
e andrai con lui in rovina per la sua insipienza.
16Non litigare con un irascibile
e non traversare con lui un luogo solitario,
perché ai suoi occhi il sangue è come nulla,
dove non c'è possibilità di aiuto ti assalirà.
17Non consigliarti con lo stolto,
perché non saprà mantenere un segreto.
18Davanti a uno straniero non fare nulla di riservato,
perché non sai che cosa ne seguirà.
19Con un uomo qualsiasi non aprire il tuo cuore
ed egli non abbia a portar via il tuo bene.


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Osea 6

1"Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
2Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare
e noi vivremo alla sua presenza.
3Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l'aurora.
Verrà a noi come la pioggia di autunno,
come la pioggia di primavera, che feconda la terra".
4Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all'alba svanisce.
5Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
6poiché voglio l'amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocausti.

7Ma essi come Adamo hanno violato l'alleanza,
ecco dove mi hanno tradito.
8Gàlaad è una città di malfattori,
macchiata di sangue.
9Come banditi in agguato
una ciurma di sacerdoti
assale sulla strada di Sichem,
commette scelleratezze.
10Orribili cose ho visto in Betel;
là si è prostituito Èfraim,
si è contaminato Israele.
11Anche a te, Giuda, io riserbo una mietitura,
quando ristabilirò il mio popolo.


Lettera ai Galati 2

1Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Bàrnaba, portando con me anche Tito:2vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano.3Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere.4E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi.5Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi.
6Da parte dunque delle persone più ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non bada a persona alcuna - a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più.7Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi -8poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani -9e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi.10Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare.

11Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto.12Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi.13E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia.14Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: "Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?

15Noi che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori,16sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge 'non verrà mai giustificato nessuno'".
17Se pertanto noi che cerchiamo la giustificazione in Cristo siamo trovati peccatori come gli altri, forse Cristo è ministro del peccato? Impossibile!18Infatti se io riedifico quello che ho demolito, mi denuncio come trasgressore.19In realtà mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio.20Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.21Non annullo dunque la grazia di Dio; infatti se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano.


Capitolo XXXVII: L’assoluta e totale rinuncia a se stesso per ottenere libertà di spirito

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 1. O figlio, abbandona te stesso, e mi troverai. Vivi libero da preferenze, libero da tutto ciò che sia tuo proprio, e ne avrai sempre vantaggio; ché una grazia sempre più grande sarà riversata sopra di te, non appena avrai rinunciato a te stesso, senza volerti più riavere. O Signore, quante volte dovrò rinunciare, e in quali cose dovrò abbandonare me stesso? Sempre, e in ogni momento, sia nelle piccole come nelle grandi cose. Nulla io escludo: ti voglio trovare spogliato di tutto. Altrimenti, se tu non fossi interiormente ed esteriormente spogliato di ogni tua volontà, come potresti essere mio; e come potrei io essere tuo? Più presto lo farai, più sarai felice; più completamente e sinceramente lo farai, più mi sarai caro e tanto maggior profitto spirituale ne trarrai. Ci sono alcuni che rinunciano a se stessi, ma facendo certe eccezioni: essi non confidano pienamente in Dio, e perciò si affannano a provvedere a se stessi. Ci sono alcuni che dapprima offrono tutto; ma poi, sotto i colpi della tentazione, ritornano a ciò che è loro proprio, senza progredire minimamente nella virtù. Alla vera libertà di un cuore puro e alla grazia della rallegrante mia intimità, costoro non giungeranno, se non dopo una totale rinuncia e dopo una continua immolazione; senza di che non si ha e non si avrà una giovevole unione con me.

 2. Te l'ho detto tante volte, ed ora lo ripeto: lascia te stesso, abbandona te stesso e godrai di grande pace interiore. Da' il tutto per il tutto; non cercare, non richiedere nulla; sta' risolutamente soltanto in me, e mi possederai, avrai libertà di spirito, e le tenebre non ti schiacceranno. A questo debbono tendere il tuo sforzo, la tua preghiera, il tuo desiderio: a saperti spogliare di tutto ciò che è tuo proprio, a metterti nudo al seguito di Cristo nudo, a morire a te stesso, a vivere sempre in me. Allora i vani pensieri, i perversi turbamenti, le inutili preoccupazioni, tutto questo scomparirà. Allora scompariranno il timore dissennato, e ogni amore non conforme al volere di Dio.


DISCORSO 54 SU CIÒ CHE STA SCRITTO NEL VANGELO DI MT 5, 16: "COSÌ RISPLENDA LA VOSTRA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI, AFFINCHÉ VEDANO LE VOSTRE OPERE BUONE E DIANO GLORIA AL PADRE VOSTRO CELESTE"; E AL CONTRARIO NEL CAP. 6, 1: "ATTENTI A NON COMPIERE LE VOSTRE OPERE BUONE DAVANTI AGLI UOMINI PER ESSERE AMMIRATI DA LORO"

Discorsi - Sant'Agostino

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Precetti apparentemente contrari.

1. 1. Molti, o carissimi, sono soliti turbarsi per il fatto che nostro Signore Gesù Cristo, nel discorso evangelico, prima dice: Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al vostro Padre celeste 1, mentre poi dice: Attenti a non compiere le vostre opere buone davanti agli uomini per non essere ammirati da loro 2. In realtà gli spiriti poco intelligenti si turbano infatti, desiderosi come sono di ubbidire ad ambedue i precetti, e così vengono trascinati in direzioni diverse ed opposte. Come infatti nessuno può ubbidire a un solo padrone che desse ordini contraddittori, così nessuno può ubbidire a due padroni, come afferma lo stesso Salvatore nel medesimo discorso 3. Che cosa farà dunque uno spirito indeciso, che da una parte crede di non poter ubbidire e dall'altra ha paura di non ubbidire? Se infatti metterà in luce le sue opere buone per farle vedere alla gente al fine di osservare il precetto: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al vostro Padre celeste, crederà di essere ritenuto colpevole poiché agisce contro il precetto che dice: Attenti a non compiere le vostre opere buone davanti agli uomini per essere ammirati da essi. Ma d'altra parte, se, temendo e guardandosi da ciò, cercherà di tenere nascosto il bene che compie, riterrà di non ubbidire al precetto del Signore che dice: Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone.

L'Apostolo osserva ambedue i precetti.

2. 2. Chi però capisce bene, adempie tutti e due i precetti e serve il Signore di tutte le creature, il quale non avrebbe condannato il servo neghittoso, se gli avesse ordinato di fare ciò che in nessun modo si poteva fare. Ascoltate per esempio Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio 4; egli osservò e insegnò tutti e due i precetti. Vedete come risplende la sua luce davanti agli uomini perché vedano le sue opere buone: Presentiamo - egli dice - noi stessi dinanzi al giudizio di tutti gli uomini al cospetto di Dio 5. E in un altro passo: Sforziamoci - dice - di compiere il bene non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini 6. E ancora: È vostro dovere di piacere a tutti in ogni cosa, come anch'io cerco di piacere a tutti e in tutto 7. Vedete d'altra parte come stia attento a non compiere le opere buone davanti agli uomini per essere ammirato da loro. Ciascuno - dice - esamini il proprio operato, e allora potrà vantarsi rispetto a se stesso e non rispetto agli altri 8. E in un altro passo dice: Poiché il nostro vanto è questo: la testimonianza della nostra coscienza 9. Ecco inoltre l'affermazione della quale nulla è più chiaro: Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo 10. Ma temo che qualcuno di coloro che si sentono imbarazzati di fronte a due precetti dello stesso Signore, che loro sembrano fare a pugni, potrebbe muovere una obiezione ancora più grave all'Apostolo e dirgli: "Come mai tu dici: Cercate di piacere a tutti in tutto, come io cerco di piacere a tutti e in tutto e poi tu stesso dici: Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo?". Ci assista il Signore stesso, il quale parlava per bocca del suo servo e Apostolo e ci faccia conoscere la sua volontà e ci conceda la grazia di ubbidirgli.

I due precetti vanno d'accordo.

2. 3. Le parole stesse del Vangelo portano in sé la propria spiegazione; non chiudono la bocca di chi ha fame perché dànno il nutrimento ai cuori che lo chiedono. Bisogna pertanto esaminare dove si dirige l'intenzione e lo scopo che si prefigge il cuore umano. Se infatti uno vuole che le proprie opere buone siano ammirate dagli uomini e fa dipendere dagli uomini il proprio vanto e vantaggio, e lo cerca al cospetto degli uomini, non adempie nessuno dei precetti dati dal Signore a tale proposito; poiché non solo egli bada a compiere le sue opere buone davanti agli uomini per essere ammirato da loro; ma la sua luce non risplende davanti agli uomini in modo che ammirino le sue opere buone allo scopo di dar gloria al Padre celeste. Egli in realtà vuol dar gloria a se stesso, non al Padre, cerca la propria utilità ma non ama la divina volontà. Di costoro l'Apostolo dice: Tutti cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo 11. Pertanto la massima non termina ove dice: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché ammirino le vostre opere buone, ma immediatamente soggiunge, spiegandone la ragione: affinché diano gloria al Padre vostro celeste, perché uno, il quale facendo il bene è ammirato dagli uomini, abbia nella propria coscienza l'intenzione del bene compiuto, ma non abbia l'intenzione di acquistare notorietà se non per lodare Dio, a vantaggio di coloro ai quali si fa conoscere. A costoro giova che piaccia Dio, che ha concesso questo dono all'uomo, e in tal modo non perdano la speranza che possa venir concesso anche a loro se lo vorranno. Ecco perché anche l'altra massima in cui afferma: Attenti a non compiere le vostre opere buone davanti agli uomini, non la termina se non dove dice: per essere ammirati dagli uomini. Non aggiunge: "E diano gloria al vostro Padre celeste", ma piuttosto aggiunge: Altrimenti non avrete la ricompensa dal Padre vostro celeste 12. Con ciò dimostra che coloro i quali sono tali, quali Cristo non vuole siano i suoi fedeli, cercano la ricompensa proprio nel fatto di essere ammirati dagli uomini, e in esso fanno consistere il loro bene, con esso assecondano la vanità del loro cuore, diventano vuoti e si gonfiano, diventano tumescenti e si struggono. Perché mai infatti non si limitò a dire: Attenti a non fare le vostre opere buone davanti agli uomini, ma aggiunse: per essere ammirati da loro? Solo perché ci sono alcuni che fanno le loro opere buone davanti agli uomini, non per essere ammirati da loro, ma perché vengano ammirate le stesse opere e sia data gloria al Padre celeste, che si è degnato di concederle agli empi giustificati.

Chi osserva ambedue i precetti.

3. 4. Coloro che sono tali non considerano come proprie le opere buone ma di Colui mediante la fede nel quale vivono. Per questo anche l'Apostolo dice: Per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui non per una mia giustizia che viene dalla Legge, ma per quella che si ottiene per mezzo della fede in Cristo, la giustizia cioè che viene da Dio e si fonda sulla fede 13. E in un altro passo dice: Poiché noi possiamo diventare per mezzo di lui [Cristo] giustizia di Dio 14. Perciò così rimprovera i Giudei: Ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio 15. Chi dunque vuole che gli uomini ammirino le proprie opere affinché sia glorificato Colui dal quale ha avuto la grazia di compierle, e così i medesimi che le ammirano siano incitati a imitarle con impegno ispirato da un profondo sentimento di fede, fa davvero risplendere la sua luce davanti agli uomini; e questo accade per il fatto che da lui s'irradia la luce della carità, non viene emesso il fumo della superbia; con ciò stesso si guarda dal compiere le sue opere buone alla presenza degli uomini per essere ammirato da loro; poiché non considera come proprie quelle opere buone né le fa per essere ammirato lui, ma perché si riconosca [autore] Colui che viene lodato riguardo all'uomo giustificato affinché faccia anche nei riguardi di chi lo loda ciò che si loda a proposito d'un altro, ossia renda lodevole chi lo loda. Fate attenzione anche a un altro particolare: l'Apostolo aveva detto: Cercate di piacere a tutti in tutto, come anch'io cerco di piacere a tutti in tutto, ma non si fermò lì, come se avesse posto il fine della sua intenzione nel piacere agli uomini; altrimenti avrebbe detto una bugia nell'affermare: Se cercassi ancora di piacere agli uomini non sarei servo di Cristo; ma immediatamente aggiunse perché cercava di piacere agli uomini, dicendo: Io non cerco ciò ch'è vantaggioso per me, ma ciò che lo è per molti altri, affinché si salvino 16. Così dunque da una parte non cercava di piacere agli uomini a proprio vantaggio personale, per evitare di non essere servo di Cristo; dall'altra cercava di piacere agli uomini per la loro salvezza, per essere un degno amministratore del Cristo; poiché non solo gli bastava la propria coscienza davanti a Dio ma risplendeva da lui ed emanava davanti agli uomini la luce del bene che dovevano imitare.

 

1 - Mt 5, 16.

2 - Mt 6, 1.

3 - Mt 6, 24.

4 - Cf. Rm 1, 1.

5 - 2 Cor 4, 2.

6 - 2 Cor 8, 21.

7 - 1 Cor 10, 33.

8 - Gal 6, 4.

9 - 2 Cor 1, 12.

10 - Gal 1, 10.

11 - Fil 2, 21

12 - Mt 6, 1.

13 - Fil 3, 8-9.

14 - 2 Cor 5, 21.

15 - Rm 10, 3.

16 - 1 Cor 10, 33.


25 - Il viaggio di Maria santissima dalla casa di Zaccaria a Nazaret.

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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314. Per far ritorno dalla città di Giuda a quella di Nazaret, Maria santissima, vivo tabernacolo del Dio vero, camminò per le montagne della Giudea in compagnia del suo fedelissimo sposo san Giuseppe. Sebbene gli evangelisti non narrino la premura con cui fece questo viaggio, come san Luca disse del primo, a causa del mistero singolare che quella fretta nascondeva, anche in questo viaggio di ritorno a Nazaret la Principessa del cielo camminò con grande agilità, in vista di ciò che l'attendeva a casa sua. Tutti i pellegrinaggi di questa umilissima Signora furono una mistica dimostrazione dei suoi progressi spirituali. Infatti ella, vero tabernacolo del Signore, non si arrestava mai nel pellegrinaggio della vita mortale; anzi, procedendo ogni giorno da uno stato molto alto di sapienza e grazia ad un altro superiore e più sublime, proseguiva senza sosta in questo cammino verso la terra promessa, portando sempre con sé il vero trono della grazia, dal quale, con l'aumento dei doni e dei favori personali, otteneva incessantemente per noi la salvezza.

315. Il viaggio di ritorno della celeste Regina e di san Giuseppe durò, come all'andata, quattro giorni, e si svolse nei modi già indicati in quella circostanza. Nelle ordinarie contese che avvenivano tra loro nell'esercizio dell'umiltà, sempre vinceva la nostra Regina, salvo quando il suo santo sposo interveniva con un comando, dato che sottomettersi ubbidendo era maggiore umiltà. Poiché era già incinta di tre mesi, camminava con più cautela, ma non perché le fosse di peso la sua gravidanza, che, anzi, le recava un soavissimo sollievo. La prudente e coscienziosa madre si prendeva grande cura del suo tesoro, perché lo contemplava con gli aumenti di grazia e i progressi naturali, che ogni giorno il corpo santissimo del suo Figlio riceveva nel suo grembo verginale. Anche se la gravidanza non le causava dei disturbi, talvolta la fatica del cammino e il caldo la indebolivano, ma, anziché valersi del privilegio di Regina e signora delle creature per non avere fastidi, si esponeva ai disagi ed alla stanchezza, per essere in tutto maestra di perfezione e unica copia del suo Figlio santissimo.

316. Poiché la sua gravidanza divina era perfetta anche in ordine alla natura, e la sua persona tanto sensibile e delicata, e il tutto senza difetto alcuno, ovviamente le proporzioni del suo grembo aumentavano. La saggia sposa si rendeva conto che sarebbe stato impossibile nascondere ancora a lungo il suo stato al suo castissimo e fedelissimo sposo. Considerata la situazione, lo guardava già con maggiore tenerezza e compassione, per la sorpresa che da vicino lo minacciava, dalla quale ella avrebbe desiderato liberarlo, se fosse stata certa che tale era la volontà divina. Il Signore lasciò queste sue preoccupazioni senza risposta, perché disponeva il corso degli eventi nei modi più opportuni per la sua gloria e per il merito di san Giuseppe e della sua vergine Madre. Tuttavia, nel segreto del suo cuore, la gran Signora chiedeva a sua Maestà che preparasse il cuore del suo santo sposo con la pazienza e la sapienza di cui aveva bisogno e che l'assistesse con la sua grazia, perché, in ciò che lo aspettava, egli operasse col beneplacito della volontà divina, essendo convinta che il vederla incinta gli avrebbe dato un grande dolore.

317. Strada facendo, la Signora del mondo compì alcune opere ammirabili, benché sempre in modo nascosto. Un giorno giunsero in un luogo poco distante da Gerusalemme, e di notte, nella medesima locanda, arrivò della gente da un villaggio vicino, diretta alla città santa. Con loro c'era una giovane donna inferma, che essi avevano portato là per procurarle qualche rimedio, poiché quello era un posto grande, frequentato da più persone. Benché sapessero che era molto malata, ignoravano i suoi mali e quale ne fosse la causa. Quella donna era stata molto virtuosa, e il nemico comune, conoscendo la sua disposizione naturale e le sue straordinarie virtù, si era rivolto contro di lei - come fa abitualmente con gli amici e i nemici di Dio - perseguitandola e inducendola a cadere in alcune colpe. Per precipitarla da un abisso in un altro, la tentò con false illusioni di diffidenza e di disordinato dolore del suo proprio disonore. Offuscandole il giudizio, questo drago trovò il modo di entrare in quella sventurata, e di possederla con molti altri demoni. Ho già detto nella prima parte che il drago infernale s'infuriò contro tutte le donne virtuose, dopo aver visto nel cielo quella donna vestita di sole, alla cui discendenza appartengono coloro che la seguono, come si legge nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse. In preda a questo sdegno, era pieno di orgoglio e di superbia, perché teneva in suo potere il corpo e l'anima di quella infelice, e la trattava da nemico crudele.

318. La nostra divina Principessa in quell'albergo vide la donna inferma, e intu il suo male che tutti ignoravano. Mossa dalla sua materna misericordia, pregò e chiese al suo Figlio santissimo di concederle la salute del corpo e dell'anima. Sapendo che la volontà divina si inclinava alla clemenza e servendosi del potere che aveva come Regina comandò ai demoni di uscire all'istante da quella donna, di lasciarla libera senza più molestarla, e di tornare nel profondo abisso, cioè nella dimora loro destinata. Questo comando della nostra grande Regina e signora non fu espresso a parole, ma fu mentale o interiore, in modo che gli spiriti immondi potessero intenderlo. Fu però così efficace e potente che Lucifero e i suoi compagni uscirono subito da quel corpo e furono lanciati nelle tenebre dell'inferno. La fortunata donna, liberata dal suo male, era piena di stupore per questo evento inatteso. Con un moto del cuore s'inchinò alla purissima e santissima Signora, la guardò con speciale venerazione ed affetto e, contemplandola, ricevette altri due benefici. Il primo fu che provò un intimo dolore per i suoi peccati; il secondo, che le sparirono gli effetti funesti e i segni che le avevano lasciato nel corpo quegli iniqui possessori, e a causa dei quali aveva sofferto per qualche tempo. Comprese anche che a quella santissima forestiera, incontrata per sua grande fortuna nel viaggio, era dovuto in parte il bene che sentiva e che aveva ricevuto dal cielo. Le parlò, e la nostra Regina, rispondendole nel cuore, la esortò alla perseveranza, ed anche gliela ottenne per il futuro. Anche i parenti che l'accompagnavano compresero il miracolo, ma l'attribuirono al voto che avevano fatto di condurla al tempio di Gerusalemme, portando in offerta delle elemosine. Così fecero lodando Dio, ma ignorando lo strumento di quel beneficio.

319. Lucifero molto s'infuriò e turbò, vedendosi scacciato dalla sola forza di Maria santissima, e privato del possesso di quella donna. Con rabbioso sdegno gridava meravigliato: «Chi è questa donnicciola, che con tanta forza ci comanda ed opprime? Che novità è questa, e come può tollerarla la mia superbia? Conviene che tutti ci pensiamo bene, e facciamo in modo di annientarla». Ritornerò sull'argomento nel capitolo seguente. I nostri umilissimi viandanti giunsero poi ad un altro ostello, del quale era padrone un uomo di indole malvagia e costumi corrotti. Perché questi cominciasse ad essere felice, Dio dispose che ricevesse con animo pietoso e benevolo Maria santissima e Giuseppe suo sposo. Egli tributò loro maggiori accoglienze e servizi di quelli che solitamente rendeva agli altri ospiti. Perché il contraccambio fosse anche più vantaggioso, la grande Regina, che intuì lo stato di perversione della coscienza dell'oste, pregò per lui e, come ricompensa per l'ospitalità, gli donò il frutto della sua preghiera che gli procurò la salvezza dell'anima ed una vita migliore. Da allora in poi, Dio gli moltiplicò anche i beni temporali, in cambio del bene che aveva fatto ai suoi ospiti eminenti. Molte altre meraviglie fece la Madre della grazia in questo viaggio, poiché ciò che procedeva da lei era divino e santificava tutto, quando trovava la giusta disposizione nelle anime. Giunsero infine a Nazaret, dove la Principessa del cielo spazzò e riassettò la sua casa con l'aiuto dei suoi santi angeli che sempre l'assistevano in queste povere e semplici occupazioni, come emuli della sua umiltà, e gelosi della venerazione e del culto che le rendevano. Il santo Giuseppe era dedito al suo consueto lavoro per provvedere alla Regina ed ella non tradiva la speranza del cuore del santo. Cingendosi i fianchi con nuova energia per i misteri che stava attendendo, stendeva la sua mano a cose forti, godendo intimamente della continua vista del tesoro del suo grembo e, con essa, di impareggiabili doni, favori e delizie. Si acquistava così meriti eccelsi e l'incomparabile compiacimento di Dio.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

320. Figlia mia, le anime fedeli che conoscono Dio con la luce della fede e sono figlie della Chiesa, per usare di questa virtù e di quelle che con essa vengono loro infuse, non devono fare differenza di tempi, luoghi, o attività. Dio infatti è presente in tutte le cose, le riempie del suo essere infinito, e la fede ci accompagna in qualsiasi luogo ed occasione per adorarlo e riconoscerlo in spirito e verità. Come alla creazione dell'anima segue la conservazione ed alla vita la respirazione nella quale non ci sono intervalli; come sempre si mangia e si cresce fino al compimento del ciclo vitale, così la creatura razionale, rigenerata per mezzo della fede e della grazia, non dovrebbe mai interrompere la crescita di questa vita spirituale, ma dovrebbe sempre, in ogni tempo e luogo, compiere opere di vita con la fede, la speranza e la carità. A causa però della dimenticanza e trascuratezza che hanno a questo riguardo, gli uomini, e maggiormente i figli della Chiesa, si trovano a vivere la vita di fede come se non l'avessero, perché la lasciano morire perdendo la carità. Essi sono coloro che hanno ricevuto invano il dono di questa rigenerazione, perché, per l'uso che ne fanno, è come se non lo avessero ricevuto.

321. Io voglio, carissima, che la tua vita spirituale proceda senza interruzioni, come quella naturale. Opera sempre con la vita della grazia e con i doni dell'Altissimo, pregando, amando, lodando, credendo, sperando e adorando il Signore in spirito e verità, in ogni tempo, luogo ed occupazione. In tutto egli è presente e vuole essere amato e servito da tutte le creature razionali. Perciò ti incarico, quando verranno a te anime con tale dimenticanza o con altre colpe e che sono vessate dal demonio, di pregare per loro con viva fede e fiducia. Se, infatti, il Signore non opererà sempre come tu vorresti ed esse desiderano, lo farà segretamente e tu otterrai il suo compiacimento impegnandoti come fedele figlia e sposa. Se tu procederai in tutto come egli vuole da te, ti assicuro che per il bene delle anime ti concederà, come sua sposa, molti privilegi. Tieni davanti agli occhi ciò che io facevo quando contemplavo le anime peccatrici e la cura e lo zelo con cui mi adoperavo per tutte, particolarmente per alcune. Per imitarmi e compiacermi, quando l'Altissimo ti manifesterà lo stato di alcune anime, o esse te lo riveleranno, affaticati, prega per tutte e ammoniscile con prudenza, umiltà e moderazione, perché l'Onnipotente non vuole che tu operi con strepito, né che gli effetti del tuo sforzo si palesino, ma che siano nascosti. In questo egli si adatta alla tua naturale timidezza e al tuo desiderio, e vuole ciò che è più sicuro per te. Anche se è necessario che preghi per tutte le anime, devi farlo però più efficacemente per quelle per le quali comprenderai che ciò è più conforme alla volontà divina.


Settima apparizione - 23 febbraio 1858

Lourdes

Bernadette giunse all'alba, accompagnata dalla madre e dalle zie Bernarda e Basilia. Un centinaio di persone erano già sul posto tra i quali il dott. Dozous, l'attendente militare Lafitte. La Madonna comunicò a Bernadette tre segreti che riguardavano solamente lei, da non rivelare a nessuno. Per questo viene oggi chiamata l'apparizione dei segreti. La Signora, che non aveva ancora dichiarato il suo nome disse ancora a Bernadette: "Ora figlia mia, vai e dì ai preti che voglio sia eretta in questo luogo una cappella". Bernadette cercò il curato Peyramale per riferire il desiderio della Signora, ma il prete non volle crederle e incaricò la ragazza a chiedere il nome di questa Signora. In un secondo momento il curato, per poter credere alla visione, chiese che il roseto vicino alla Grotta sarebbe dovuto fiorire; questo sarebbe stato un segno che le apparizioni non erano frutto di un'illusione.