Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 3° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Marco 6
1Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui.4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.6E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;9ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.10E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro".12E partiti, predicavano che la gente si convertisse,13scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.
14Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui".15Altri invece dicevano: "È Elia"; altri dicevano ancora: "È un profeta, come uno dei profeti".16Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!".
17Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.18Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello".19Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
21Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò".23E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno".24La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista".25Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista".26Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.27Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.28La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.29I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.32Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare".37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?".38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci".39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.42Tutti mangiarono e si sfamarono,43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
45Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.46Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.48Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma", e cominciarono a gridare,50perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!".51Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,52perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.
53Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret.54Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe,55e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse.56E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.
Giuditta 8
1In quei giorni venne a conoscenza della situazione Giuditta figlia di Merari, figlio di Oks, figlio di Giuseppe, figlio di Oziel, figlio di Elkia, figlio di Anania, figlio di Gedeone, figlio di Rafain, figlio di Achitob, figlio di Elia, figlio di Chelkia, figlio di Eliàb, figlio di Natanaèl, figlio di Salamiel, figlio di Sarasadai, figlio di Israele.2Suo marito era stato Manàsse, della stessa tribù e famiglia di lei; egli era morto al tempo della mietitura dell'orzo.3Mentre stava sorvegliando quelli che legavano i covoni nella campagna, il suo capo fu colpito da insolazione. Dovette mettersi a letto e morì in Betulia sua città e lo seppellirono con i suoi padri nel campo che sta tra Dotain e Balamon.4Giuditta era rimasta nella sua casa in stato di vedovanza ed erano passati già tre anni e quattro mesi.5Si era fatta preparare una tenda sul terrazzo della sua casa, si era cinta i fianchi di sacco e portava le vesti delle vedove.6Da quando era vedova digiunava tutti i giorni, eccetto le vigilie dei sabati e i sabati, le vigilie dei noviluni e i noviluni, le feste e i giorni di gioia per Israele.7Era bella d'aspetto e molto avvenente nella persona; inoltre suo marito Manàsse le aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave, armenti e terreni ed essa era rimasta padrona di tutto.8Né alcuno poteva dire una parola maligna a suo riguardo, perché temeva molto Dio.
9Venne dunque a sapere le parole esasperate rivolte dal popolo alle autorità, perché erano demoralizzati per la mancanza d'acqua, e anche Giuditta seppe di tutte le risposte che aveva date loro Ozia e come avesse giurato loro di consegnare la città agli Assiri dopo cinque giorni.10Subito mandò la sua ancella particolare che aveva in cura tutte le sue sostanze a chiamare Cabri e Carmi, che erano gli anziani della sua città.11Vennero da lei ed essa disse loro: "Ascoltatemi bene, voi capi dei cittadini di Betulia. Non è stato affatto conveniente il discorso che oggi avete tenuto al popolo, aggiungendo il giuramento che avete pronunziato e interposto tra voi e Dio, di mettere la città in mano ai nostri nemici, se nel frattempo il Signore non vi avrà mandato aiuto.12Chi siete voi dunque che avete tentato Dio in questo giorno e vi siete posti al di sopra di lui, mentre non siete che uomini?13Certo, voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, ma non ci capirete niente, né ora né mai.14Se non siete capaci di scorgere il fondo del cuore dell'uomo né di afferrare i pensieri della sua mente, come potrete scrutare il Signore, che ha fatto tutte queste cose, e conoscere i suoi pensieri o comprendere i suoi disegni? No, fratelli, non vogliate irritare il Signore nostro Dio.15Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere da parte dei nostri nemici.16E voi non pretendete di impegnare i piani del Signore Dio nostro, perché Dio non è come un uomo che gli si possan fare minacce e pressioni come ad uno degli uomini.17Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido se a lui piacerà.18Realmente in questa nostra generazione non c'è mai stata, né esiste oggi una tribù o famiglia o popolo o città tra di noi, che adori gli dèi fatti da mano d'uomo, come è avvenuto nei tempi passati.19Per questo motivo i nostri padri furono abbandonati alla spada e alla devastazione e caddero rovinosamente davanti ai loro nemici.20Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di lui e per questo speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione.21Perché se noi saremo presi, resterà presa anche tutta la Giudea e sarà saccheggiato il nostro santuario e Dio chiederà ragione di quella profanazione al nostro sangue.22L'uccisione dei nostri fratelli, l'asservimento della patria, la devastazione della nostra eredità Dio la farà ricadere sul nostro capo in mezzo ai popoli pagani tra i quali ci capiterà di essere schiavi e saremo così motivo di scandalo e di disprezzo di fronte ai nostri padroni.23La nostra schiavitù non ci guadagnerà alcun favore, perché la porrà a nostro disonore il Signore Dio nostro.24Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi, che i nostri sacri pegni, il tempio e l'altare, poggiano su di noi.25Oltre tutto ringraziamo il Signore Dio nostro che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri.26Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare ad Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando pascolava i greggi di Làbano suo zio materno.27Certo, come ha passato al crogiuolo costoro non altrimenti che per saggiare il loro cuore, così ora non vuol far vendetta di noi, ma è a fine di correzione che il Signore castiga coloro che gli stanno vicino".28Allora rispose a lei Ozia: "Quanto hai detto, l'hai proferito con cuore retto e nessuno può contraddire alle tue parole.29Poiché non da oggi è manifesta la tua saggezza, ma dall'inizio dei tuoi giorni tutto il popolo conosce la tua prudenza, così come l'ottima indole del tuo cuore.30Ma il popolo soffriva terribilmente la sete e ci ha costretti a comportarci come abbiamo fatto, parlando loro a quel modo e addossandoci un giuramento che non potremo trasgredire.31Ma ora prega per noi tu che sei donna pia e il Signore invierà la pioggia a riempire le nostre cisterne e non continueremo a venir meno".32Giuditta rispose loro: "Sentite, voglio compiere un'impresa che passerà di generazione in generazione ai figli del nostro popolo.33Voi starete di guardia alla porta della città questa notte: io uscirò con la mia ancella ed entro quei giorni dopo i quali avete deciso di consegnare la città ai nostri nemici, il Signore per mia mano provvederà a Israele.34Voi però non indagate sul mio piano: non vi dirò niente finché non sarà compiuto quel che voglio fare".35Le risposero Ozia e i capi: "Va' in pace e il Signore Dio sia con te per far vendetta dei nostri nemici".36Se ne andarono quindi dalla sua tenda e si recarono ai loro posti.
Sapienza 19
1Sugli empi si riversò sino alla fine
uno sdegno implacabile,
perché Dio prevedeva anche il loro futuro,
2che cioè, dopo aver loro permesso di andarsene
e averli fatti in fretta partire,
cambiato proposito, li avrebbero inseguiti.
3Mentre infatti erano ancora occupati nei lutti
e piangevano sulle tombe dei morti,
presero un'altra decisione insensata,
e inseguirono come fuggitivi
coloro che già avevan pregato di partire.
4Li spingeva a questo punto estremo un meritato destino,
che li gettò nell'oblio delle cose avvenute,
perché colmassero la punizione,
che ancora mancava ai loro tormenti,
5e mentre il tuo popolo intraprendeva un viaggio straordinario,
essi incorressero in una morte singolare.
6Tutta la creazione assumeva da capo,
nel suo genere, nuova forma,
obbedendo ai tuoi comandi,
perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi.
7Si vide la nube coprire d'ombra l'accampamento,
terra asciutta apparire dove prima c'era acqua,
una strada libera aprirsi nel Mar Rosso
e una verdeggiante pianura in luogo dei flutti violenti;
8per essa passò tutto il tuo popolo,
i protetti della tua mano,
spettatori di prodigi stupendi.
9Come cavalli alla pastura,
come agnelli esultanti,
cantavano inni a te, Signore, che li avevi liberati.
10Ricordavano ancora i fatti del loro esilio,
come la terra, invece di bestiame, produsse zanzare,
come il fiume, invece di pesci, riversò una massa di rane.
11Più tardi videro anche una nuova produzione di uccelli,
quando, spinti dall'appetito, chiesero cibi delicati;
12poiché, per appagarli, salirono dal mare le quaglie.
13Sui peccatori invece caddero i castighi
non senza segni premonitori di fulmini fragorosi;
essi soffrirono giustamente per la loro malvagità,
avendo nutrito un odio tanto profondo verso lo straniero.
14Altri non accolsero ospiti sconosciuti;
ma costoro ridussero schiavi ospiti benemeriti.
15Non solo: ci sarà per i primi un giudizio,
perché accolsero ostilmente dei forestieri;
16ma quelli, dopo averli festosamente accolti,
poi, quando già partecipavano ai loro diritti
li oppressero con lavori durissimi.
17Furono perciò colpiti da cecità,
come lo furono i primi alla porta del giusto,
quando avvolti fra tenebre fitte
ognuno cercava l'ingresso della propria porta.
18Difatti gli elementi scambiavano ordine fra loro,
come le note di un'arpa variano la specie del ritmo,
pur conservando sempre lo stesso tono.
E proprio questo si può dedurre
dalla attenta considerazione degli avvenimenti:
19animali terrestri divennero acquatici,
quelli che nuotavano passarono sulla terra.
20Il fuoco rafforzò nell'acqua la sua potenza
e l'acqua dimenticò la sua proprietà naturale di spegnere.
21Le fiamme non consumavano le carni
di animali gracili, che vi camminavano dentro,
né scioglievano quella specie di cibo celeste,
simile alla brina e così facile a fondersi.
22In tutti i modi, o Signore, hai magnificato
e reso glorioso il tuo popolo
e non l'hai trascurato
assistendolo in ogni tempo e in ogni luogo.
Salmi 72
1'Di Salomone.'
Dio, da'al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
2regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.
3Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
4Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l'oppressore.
5Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.
6Scenderà come pioggia sull'erba,
come acqua che irrora la terra.
7Nei suoi giorni fiorirà la giustizia
e abbonderà la pace,
finché non si spenga la luna.
8E dominerà da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
9A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
10Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
11A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni.
12Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
13avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri.
14Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
15Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia;
si pregherà per lui ogni giorno,
sarà benedetto per sempre.
16Abbonderà il frumento nel paese,
ondeggerà sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorirà come il Libano,
la sua messe come l'erba della terra.
17Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette
tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato.
18Benedetto il Signore, Dio di Israele,
egli solo compie prodigi.
19E benedetto il suo nome glorioso per sempre,
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen.
Isaia 14
1Il Signore infatti avrà pietà di Giacobbe e si sceglierà ancora Israele e li ristabilirà nel loro paese. A loro si uniranno gli stranieri, che saranno incorporati nella casa di Giacobbe.2I popoli li accoglieranno e li ricondurranno nel loro paese e se ne impossesserà la casa di Israele nel paese del Signore come schiavi e schiave; così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari.
3In quel giorno il Signore ti libererà dalle tue pene e dal tuo affanno e dalla dura schiavitù con la quale eri stato asservito.4Allora intonerai questa canzone sul re di Babilonia e dirai:
"Ah, come è finito l'aguzzino,
è finita l'arroganza!
5Il Signore ha spezzato la verga degli iniqui,
il bastone dei dominatori,
6di colui che percuoteva i popoli nel suo furore,
con colpi senza fine,
che dominava con furia le genti
con una tirannia senza respiro.
7Riposa ora tranquilla tutta la terra
ed erompe in grida di gioia.
8Persino i cipressi gioiscono riguardo a te
e anche i cedri del Libano:
Da quando tu sei prostrato, non salgono più
i tagliaboschi contro di noi.
9Gli inferi di sotto si agitano per te,
per venirti incontro al tuo arrivo;
per te essi svegliano le ombre,
tutti i dominatori della terra,
e fanno sorgere dai loro troni tutti i re delle nazioni.
10Tutti prendono la parola per dirti:
Anche tu sei stato abbattuto come noi,
sei diventato uguale a noi.
11Negli inferi è precipitato il tuo fasto,
la musica delle tue arpe;
sotto di te v'è uno strato di marciume,
tua coltre sono i vermi.
12Come mai sei caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora?
Come mai sei stato steso a terra,
signore di popoli?
13Eppure tu pensavi:
Salirò in cielo,
sulle stelle di Dio
innalzerò il trono,
dimorerò sul monte dell'assemblea,
nelle parti più remote del settentrione.
14Salirò sulle regioni superiori delle nubi,
mi farò uguale all'Altissimo.
15E invece sei stato precipitato negli inferi,
nelle profondità dell'abisso!
16Quanti ti vedono ti guardano fisso,
ti osservano attentamente.
È questo l'individuo che sconvolgeva la terra,
che faceva tremare i regni,
17che riduceva il mondo a un deserto,
che ne distruggeva le città,
che non apriva ai suoi prigionieri la prigione?
18Tutti i re dei popoli,
tutti riposano con onore,
ognuno nella sua tomba.
19Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro,
come un virgulto spregevole;
sei circondato da uccisi trafitti da spada,
come una carogna calpestata.
A coloro che sono scesi in una tomba di pietre
20tu non sarai unito nella sepoltura,
perché hai rovinato il tuo paese,
hai assassinato il tuo popolo;non sarà più nominata
la discendenza dell'iniquo.
21Preparate il massacro dei suoi figli
a causa dell'iniquità del loro padre
e non sorgano più a conquistare la terra
e a riempire il mondo di rovine".
22Io insorgerò contro di loro - parola del Signore degli eserciti -, sterminerò il nome di Babilonia e il resto, la prole e la stirpe - oracolo del Signore -.23Io la ridurrò a dominio dei ricci, a palude stagnante; la scoperò con la scopa della distruzione - oracolo del Signore degli eserciti -.
24Il Signore degli eserciti ha giurato:
"In verità
come ho pensato, accadrà
e succederà come ho deciso.
25Io spezzerò l'Assiro nella mia terra
e sui miei monti lo calpesterò.
Allora sparirà da loro il suo giogo,
il suo peso dalle loro spalle".
26Questa è la decisione presa per tutta la terra
e questa è la mano stesa su tutte le genti.
27Poiché il Signore degli eserciti
lo ha deciso; chi potrà renderlo vano?
La sua mano è stesa, chi gliela farà ritirare?
28Nell'anno in cui morì il re Acaz fu comunicato questo oracolo:
29"Non gioire, Filistea tutta,
perché si è spezzata la verga di chi ti percuoteva.
Poiché dalla radice del serpe uscirà una vipera
e il suo frutto sarà un drago alato.
30I poveri pascoleranno sui miei prati
e i miseri vi riposeranno tranquilli;
ma farò morire di fame la tua stirpe
e ucciderò il tuo resto.
31Urla, porta; grida, città;
trema, Filistea tutta,
perché dal settentrione si alza il fumo
e nessuno si sbanda dalle sue schiere".
32Che si risponderà ai messaggeri delle nazioni?
"Il Signore ha fondato Sion
e in essa si rifugiano gli oppressi del suo popolo".
Lettera ai Romani 9
1Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo:2ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.3Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.4Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse,5i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
6Tuttavia la parola di Dio non è venuta meno. Infatti non tutti i discendenti di Israele sono Israele,7né per il fatto di essere discendenza di Abramo sono tutti suoi figli. No, ma: 'in Isacco ti sarà data una discendenza',8cioè: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa.9Queste infatti sono le parole della promessa: 'Io verrò in questo tempo e Sara avrà un figlio'.10E non è tutto; c'è anche Rebecca che ebbe figli da un solo uomo, Isacco nostro padre:11quando essi ancora non eran nati e nulla avevano fatto di bene o di male - perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull'elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama -12le fu dichiarato: 'Il maggiore sarà sottomesso al minore',13come sta scritto:
'Ho amato Giacobbe
e ho odiato Esaù'.
14Che diremo dunque? C'è forse ingiustizia da parte di Dio? No certamente!15Egli infatti dice a Mosè:
'Userò misericordia con chi vorrò,
e avrò pietà di chi vorrò averla.'
16Quindi non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia.17Dice infatti la Scrittura al faraone: 'Ti ho fatto sorgere per manifestare in te la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato in tutta la terra'.18Dio quindi usa misericordia con chi vuole e indurisce chi vuole
19Mi potrai però dire: "Ma allora perché ancora rimprovera? Chi può infatti resistere al suo volere?".20O uomo, tu chi sei per disputare con Dio? 'Oserà forse dire il vaso plasmato a colui che lo plasmò': "Perché mi hai fatto così?".21Forse il vasaio non è padrone dell'argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare?22Se pertanto Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza vasi di collera, già pronti per la perdizione,23e questo per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria,24cioè verso di noi, che egli ha chiamati non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani, che potremmo dire?
25Esattamente come dice Osea:
'Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo
e mia diletta quella che non era la diletta.'
26'E avverrà che nel luogo stesso dove fu detto
loro:
"Voi non siete mio popolo",
là saranno chiamati figli del Dio vivente'.
27E quanto a Israele, Isaia esclama:
'Se anche il numero dei figli d'Israele
fosse come la sabbia del mare,
sarà salvato solo il resto;'
28'perché con pienezza e rapidità
il Signore compirà la sua parola sopra la terra'.
29E ancora secondo ciò che predisse Isaia:
'Se il Signore degli eserciti
non ci avesse lasciato una discendenza,
saremmo divenuti come Sòdoma
e resi simili a Gomorra'.
30Che diremo dunque? Che i pagani, che non ricercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia: la giustizia però che deriva dalla fede;31mentre Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge.32E perché mai? Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro la 'pietra d'inciampo',33come sta scritto:
'Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo
e un sasso d'inciampo;
ma chi crede in lui non sarà deluso'.
Capitolo XVI: Manifestare a Cristo le nostre manchevolezze e chiedere la sua grazia
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
O dolcissimo e amorosissimo Signore, che ora desidero devotamente ricevere, tu conosci la mia debolezza e la miseria che mi affligge; sai quanto siano grandi il male e i vizi in cui giaccio e come io sia frequentemente oppresso, provato, sconvolto e pieno di corruzione. Io vengo a te per essere aiutato, consolato e sollevato. Parlo a colui che tutto sa e conosce ogni mio pensiero; a colui che solo mi può pienamente confortare e soccorrere. Tu ben sai di quali beni io ho massimamente bisogno e quanto io sono povero di virtù. Ecco che io mi metto dinanzi a te, povero e nudo, chiedendo grazia e implorando misericordia. Ristora questo tuo misero affamato; riscalda la mia freddezza con il fuoco del tuo amore; rischiara la mia cecità con la luce della tua presenza. Muta per me in amarezza tutto ciò che è terreno; trasforma in occasione di pazienza tutto ciò che mi pesa e mi ostacola; muta in oggetto di disprezzo e di oblio ciò che è bassa creatura. Innalza il mio cuore verso il cielo, a te, e non lasciare che mi perda, vagando su questa terra. Sii tu solo, da questo momento e per sempre, la mia dolce attrazione, ché tu solo sei mio cibo e mia bevanda, mio amore e mia gioia, mia dolcezza e sommo mio bene. Potessi io infiammarmi tutto, dinanzi a te, consumarmi e trasmutare in te, così da diventare un solo spirito con te, per grazia di intima unione, in struggimento di ardente amore. Non permettere che io mi allontani da te digiuno e languente, ma usa misericordia verso di me, come tante volte l'hai usata mirabilmente con i tuoi santi. Qual meraviglia se da te io prendessi fuoco interamente, venendo meno in me stesso, poiché tu sei fiamma sempre viva, che mai si spegne, amore che purifica i cuori e illumina le menti?
Omelia 83: La gioia di Cristo e la nostra gioia.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Avete sentito, carissimi, il Signore che dice ai suoi discepoli: Vi ho detto queste cose affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia perfetta (Gv 15, 11). In che consiste la gioia di Cristo in noi, se non nel fatto che egli si degna godere di noi? E in che consiste la nostra gioia perfetta, se non nell'essere in comunione con lui? Per questo aveva detto a san Pietro: Se non ti laverò, non avrai parte con me (Gv 13, 8). La sua gioia in noi, quindi, è la grazia che egli ci ha accordato; e questa grazia è la nostra gioia. Ma di questa gioia egli gode dall'eternità, fin da quando ci elesse, prima della creazione del mondo (cf. Ef 1, 4). E davvero non possiamo dire che allora la sua gioia non fosse perfetta, poiché non c'è stato mai un momento in cui Dio abbia goduto in modo imperfetto. Ma quella gioia non era allora in noi, perché nessuno di noi esisteva per poterla avere in sé, né abbiamo cominciato ad averla appena venuti all'esistenza. Ma da sempre era in lui, che, nella infallibile realtà della sua prescienza, godeva per noi che saremmo stati suoi. Quando posava su di noi il suo sguardo e ci predestinava, la gioia che egli provava per noi era perfetta; in quella gioia, infatti, non v'era alcun timore che il suo disegno potesse non compiersi. Né quando questo suo disegno cominciò a realizzarsi, crebbe la sua gioia che lo rende beato; altrimenti si dovrebbe dire che egli divenne più beato per averci creato. Questo, fratelli, non può essere: la felicità di Dio, che non era minore senza di noi, non diventò maggiore per noi. Quindi la sua gioia per la nostra salvezza, che era in lui fin da quando egli posò su di noi il suo sguardo e ci predestinò, cominciò ad essere in noi quando ci chiamò; e giustamente diciamo nostra questa gioia, che ci renderà beati in eterno. Questa nostra gioia cresce e progredisce ogni giorno, e, mediante la perseveranza, tende verso la sua perfezione. Essa comincia nella fede di coloro che rinascono, e raggiungerà il suo compimento nel premio di coloro che risorgeranno. Credo che questo sia il senso delle parole: Vi ho detto queste cose affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia perfetta: la mia gioia sia in voi; la vostra gioia sia perfetta: La mia gioia, infatti, è sempre stata perfetta, anche prima che voi foste chiamati, quando io già sapevo che vi avrei chiamati: e questa gioia si accende in voi quando in voi comincia a realizzarsi il mio disegno. La vostra gioia sarà perfetta allorché sarete beati; non lo siete ancora, così come un tempo, voi che non esistevate, siete stati creati.
2. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato
(Gv 15, 12). Si dica precetto, si dica comandamento, il significato è
lo stesso, anche perché ambedue i termini sono la traduzione del greco .
Il Signore aveva già fatto prima questa esortazione, sulla quale
ricorderete che vi ho intrattenuti meglio che ho potuto. Allora egli si
espresse così: Vi do un comandamento nuovo: di amarvi gli uni gli altri; come io ho amato voi, così voi pure amatevi a vicenda
(Gv 13, 34). La ripetizione che fa di questo comandamento, ne
sottolinea l'importanza: con la sola differenza che mentre prima aveva
detto: Vi do un comandamento nuovo, ora dice: Questo è il mio comandamento. Prima
si era espresso come se quel comandamento non esistesse già prima di
lui; qui si esprime quasi non esista altro suo comandamento. Ma in
realtà la prima volta dice nuovo, perché non dovessimo rimanere legati all'uomo vecchio, mentre qui dice mio, perché lo tenessimo in gran conto.
[Dove è l'amore, non possono mancare la fede e la speranza.]
3. Ora siccome qui dice: Questo è il mio comandamento, come se non ce ne fosse altro, dovremmo pensare, o fratelli miei, che di lui esiste solo questo comandamento dell'amore, con cui dobbiamo amarci a vicenda? Non esiste forse l'altro più grande, di amare Dio? Ovvero Dio ci ha comandato soltanto l'amore fraterno, sicché non dobbiamo preoccuparci d'altro? E' certo che l'Apostolo raccomanda tre cose, quando dice: Ora rimangono bensì la fede, la speranza, la carità, queste tre cose; ma la più grande di esse è la carità (1 Cor 13, 13). E quantunque nella carità, cioè nell'amore, siano racchiusi quei due precetti, tuttavia ci dice che essa è la più grande, non la sola. Quante raccomandazioni ci vengono fatte, sia riguardo alla fede che riguardo alla speranza! Chi può metterle insieme? Chi può contarle? Ma badiamo a ciò che dice il medesimo Apostolo: La pienezza della legge è la carità (Rm 13, 10). Laddove dunque è la carità, che cosa potrà mancare? E dove non è, che cosa potrà giovare? Il diavolo crede (cf. Gc 2, 19), ma non ama; e tuttavia non si può amare se non si crede. Sia pure invano, tuttavia anche chi non ama può conservare la speranza del perdono, ma non può perderla nessuno che ama. Dunque, laddove c'è l'amore, c'è necessariamente la fede e c'è la speranza; e dove c'è l'amore del prossimo, c'è necessariamente anche l'amore di Dio. Chi infatti non ama Dio, come potrà amare il prossimo come se stesso, dal momento che non ama neppure se stesso? Egli è un empio e un uomo iniquo; e chi ama l'iniquità, non solo non ama ma odia la sua anima (cf. Sal 10, 6). Manteniamoci dunque fedeli a questo comandamento del Signore, di amarci gli uni gli altri, e osserveremo tutti gli altri suoi comandamenti, perché tutti gli altri comandamenti sono compresi in questo. Certo, questo amore si distingue da quell'amore con cui reciprocamente si amano gli uomini in quanto uomini; ed è per distinguerlo da esso che il Signore aggiunge: come io ho amato voi. E perché ci ama Cristo, se non perché possiamo regnare con lui? A questo fine dunque noi dobbiamo amarci, in modo che il nostro amore si distingua da quello degli altri, che non si amano a questo fine perché neppure si amano. Coloro che invece si amano al fine di possedere Dio, si amano davvero: per amarsi, quindi, amano Dio. Questo amore non esiste in tutti gli uomini: sono pochi, anzi, quelli che si amano affinché Dio sia tutto in tutti (cf. 1 Cor 15, 28).
2 - Maria santissima accompagna il nostro Salvatore nella predicazione e lo fa con grande sollecitudine.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
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1044. Non sarebbe fuori luogo se io pretendessi di descrivere i miracoli
e le opere eroiche di Cristo nostro redentore, perché quasi a tutte
cooperò in qualche modo la sua beatissima e santissima Madre. Ma io non
posso intraprendere un lavoro così arduo e superiore alla capacità
umana: non per niente alla fine del suo Vangelo san Giovanni, dopo aver
narrato tanti prodigi del suo Maestro, dice che se si fossero scritti
tutti quelli da lui compiuti, sarebbero stati necessari libri così
numerosi da non poter essere contenuti dal mondo intero. Se questa
impresa parve davvero impossibile all'Evangelista, che cosa può
presumere una donna ignorante e più inutile della polvere della terra?
Quanto a ciò che fu necessario e conveniente, sovrabbondante e
sufficiente per fondare e conservare la Chiesa, lo hanno scritto tutti e
quattro gli evangelisti e non è necessario ripeterlo in questa Storia,
benché per tesserla e per non tacere tante opere della grande Regina che
essi non narrarono se ne debbano accennare alcune di Cristo. Credo
infatti che tenerle scritte e ricordarle mi sarà di consolazione e
profitto. Quello che gli evangelisti non raccontarono, e che io non ho
ordine di riportare, è riservato alla visione beatifica, dove ai santi
sarà manifestato con speciale godimento nel Signore e dove essi
loderanno Dio per opere così magnifiche.
1045. Da Cana di Galilea Cristo nostro salvatore prese la
strada per Cafarnao, città grande e popolosa presso il mare di
Tiberiade; si fermò là per pochi giorni, perché era vicina la Pasqua ed
egli andava a Gerusalemme per celebrarla. Da allora in poi la sua Madre
santissima, abbandonata la casa di Nazaret, lo accompagnò nella
predicazione. Ella lo seguì sempre fino alla croce, salvo in alcune
circostanze, come quando il Signore salì sul Tabor o quando si occupò di
alcune conversioni particolari, come quella della samaritana, o le
volte in cui la divina Signora restava con alcune persone per terminare
di ammaestrarle. Subito, però, ella ritornava da suo Figlio, seguendo il
sole di giustizia fino al suo tramonto. In questi pellegrinaggi la
Regina del cielo camminava a piedi, come sua Maestà. E se nei viaggi
Cristo stesso si stancò, come consta dal Vangelo, quale sarà stata la
stanchezza della purissima Signora? Quali fatiche avrà sopportato in
tanti spostamenti e in tutti i tempi? Con quanto rigore la Madre della
misericordia trattò il suo delicatissimo corpo! Anche solo in questo
ella faticò per noi a tal punto che tutti i mortali insieme non potranno
mai ricambiare adeguatamente. Alcune volte - per disposizione divina -
arrivò a sentire tali dolori e svenimenti da dover essere sostenuta
miracolosamente; altre volte il Maestro le comandava di riposarsi in
qualche luogo per un po' di giorni; altre ancora le rendeva il corpo
così leggero che poteva muoversi senza difficoltà, come in volo.
1046. La nostra Maestra aveva scritta nel cuore tutta la
dottrina evangelica, eppure era tanto sollecita ed attenta
nell'ascoltare l'insegnamento del suo Figlio santissimo da sembrare una
nuova discepola. Ella aveva ordinato ai suoi santi angeli di avvisarla
per non mancare mai alla predicazione, salvo quando era lontana. Sempre
la gran Signora ascoltava in ginocchio quanto sua Maestà insegnava; così
ella sola, con tutte le sue forze, gli dava la riverenza ed il culto
dovuti. Inoltre, conosceva i moti dell'anima santissima del Figlio e
sapeva che egli, mentre predicava, pregava interiormente il Padre
affinché il seme della sua santa parola cadesse in cugri buoni e desse
frutti di vita eterna. Allo stesso modo la pietosissima Madre pregava a
favore di quanti ascoltavano il Signore e dava loro, con ardentissimo
amore e commozione, le stesse benedizioni. Con la sua profonda riverenza
ed attenzione, muoveva ed istruiva tutti a tenere nel debito conto
l'insegnamento e le parole del Salvatore del mondo. Conosceva similmente
il cuore di quelli che erano presenti alla predicazione del suo Figlio
santissimo e lo stato di grazia o di peccato, di vizi o di virtù in cui
si trovavano. La varietà di condizione delle anime, nascosta alla
capacità umana, causava nella divina Madre diversi ed ammirabili
effetti, tutti di altissima carità e di altre virtù, perché s'infiammava
di zelo per l'onore del Signore e bramava che il frutto della sua
redenzione e delle sue opere nelle anime non andasse perduto; finché
erano in peccato, il pericolo in cui esse si trovavano la induceva a
domandare la loro salvezza con fervore incomparabile. Sentiva straziante
ed intimo cordoglio perché Dio non era conosciuto, adorato e servito da
tutte le sue creature; tale dolore era uguale alla conoscenza delle
ragioni di ciò, ragioni che ella penetrava al di sopra di ogni
intelletto umano. Si affliggeva con inesplicabile amarezza per gli
uomini che non accettavano la grazia e la virtù divina e per questo
piangeva lacrime di sangue. Quello che patì la nostra gran Regina in
tali opere ed in tale sollecitudine sorpassò di gran lunga le pene che
patirono tutti i martiri del mondo.
1047. Ella trattava con incomparabile sapienza e prudenza i
discepoli del Redentore, avendo maggior venerazione e stima per quelli
che furono scelti come apostoli. Di tutti aveva cura come madre e a
tutto provvedeva come potentissima regina, procurando loro il
sostentamento e le altre cose necessarie per la vita del corpo.
Talvolta, quando non c'era altro modo di procurarlo, comandava agli
angeli di trovare del cibo per loro e per alcune donne delle quali si
occupava. Ma di questi prodigi non dava ai discepoli altra conoscenza se
non quella indispensabile a confermarli nella pietà e nella fede. Per
aiutarli e farli avanzare nella vita spirituale, la gran Signora si
adoperò più di quanto possiamo comprendere, non solo con preghiere
continue e fervorose, ma con l'esempio, il consiglio e gli avvertimenti
che dava loro, nutrendoli quale prudentissima madre e maestra. Quando
gli apostoli o i discepoli avevano qualche dubbio - poiché all'inizio ne
ebbero molti - o subivano qualche occulta tentazione, subito
ricorrevano alla gran Regina per essere ammaestrati e sollevati
dall'incomparabile luce e carità che risplendeva in lei. Con la dolcezza
delle sue parole venivano adeguatamente consolati e ricreati, con la
sua sapienza rimanevano istruiti e dotti, con la sua umiltà sottomessi,
con la sua modestia composti e in quell'officina dello Spirito Santo e
dei suoi doni trovavano tutti i beni. Per tutti questi benefici, per la
vocazione dei discepoli, per la conversione di ogni anima, per la
perseveranza dei giusti e per qualsiasi opera di virtù e di grazia, ella
dava lode all'Altissimo; queste erano per lei occasioni di festa e
perciò componeva nuovi cantici.
1048. San Matteo, san Marco e san Luca riferiscono che Cristo
nostro redentore era accompagnato e servito anche da alcune donne della
Galilea che egli aveva liberato dal demonio e da varie infermità. Il
Maestro della vita, infatti, non escluse le donne dalla sua sequela,
cosicché esse lo assisterono dal principio della sua predicazione. La
sua divina sapienza dispose ciò anche allo scopo di far sì che la sua
Madre santissima avesse la loro compagnia. La nostra Regina aveva
speciale cura di queste donne sante e pie: le radunava e le ammaestrava,
conducendole ad ascoltare i discorsi del suo Figlio santissimo. Ella
era tanto illuminata circa la sapienza e la dottrina del Vangelo da
poter insegnare loro il cammino della vita eterna; tuttavia,
dissimulando in parte il suo gran segreto, si valeva sempre di ciò che
tutti avevano udito dallo stesso suo Figlio per dare inizio alle
esortazioni e ai discorsi da lei rivolti alle donne che in diversi
luoghi le si avvicinavano prima o dopo aver ascoltato il Salvatore del
mondo. Anche se non tutte lo seguivano, la santissima Vergine le
lasciava istruite nella fede e nei misteri dei quali dovevano essere
informate. Quelle che attirò alla conoscenza di Cristo e alla via della
salvezza eterna e della perfezione evangelica furono innumerevoli, per
quanto gli evangelisti non ne parlino, ma lo lascino solamente supporre
dicendo che alcune donne seguivano Cristo nostro Signore. In mezzo ad
esse la potentissima Signora compiva azioni mirabili: non solo a parole,
ma anche con l'esempio insegnava loro ad esercitare la pietà, visitando
infermi, poveri, carcerati, medicando con le sue stesse mani le piaghe
dei malati, consolando gli afflitti e soccorrendo i bisognosi. Se si
fossero dovute riferire tutte queste opere sarebbe stato necessario
dedicare a ciò buona parte di questa Storia o farvi un'aggiunta.
1049. I numerosi e stupendi prodigi compiuti dalla gran
Regina durante la predicazione del Salvatore non si trovano nel Vangelo
né in altri scritti ecclesiastici. Gli evangelisti riportarono solamente
i miracoli del Signore utili alla fede della Chiesa, perché occorreva
che questa fosse già fondata e confermata in detta fede prima che si
manifestassero le grandezze proprie della Madre di Dio. Secondo ciò che
mi è stato fatto comprendere, è certo che ella non solo ottenne numerose
conversioni miracolose, ma anche risuscitò morti, restituì la vista a
ciechi e guarì molti infermi. Questo fu conveniente per varie ragioni:
in primo luogo, perché ella fu coadiutrice della redenzione, opera per
la quale l'Altissimo aprì i tesori della sua infinita onnipotenza e
bontà, manifestandole mediante il Verbo incarnato e la sua degna Madre;
in secondo luogo, perché in questi prodigi il fatto che la stessa Madre
fosse simile al Figlio e giungesse alla pienezza di tutte le grazie e
dei meriti corrispondenti alla sua dignità e al suo premio dava gloria
ad entrambi. Infatti, con tale modo di agire, ella accreditava il
Maestro della vita nel suo insegnamento e lo aiutava efficacemente nel
suo ministero. Queste meraviglie di Maria santissima rimasero segrete
per disposizione del Signore, su richiesta della prudentissima Regina;
ella le compiva così nascostamente e con tanta sapienza da far sì che di
tutto si desse lode al Redentore, nel nome e in virtù del quale ogni
cosa era fatta. Allo stesso modo insegnava alle anime: non predicava in
pubblico e tantomeno nei luoghi preposti per i maestri e i ministri
della parola divina. La gran Signora, infatti, sapeva molto bene che un
simile ministero non era per le donne, ma nelle conversazioni private
compiva tali opere con celeste saggezza, efficacia e prudenza, ottenendo
maggiori conversioni di tutti i predicatori del mondo.
1050. Quanto detto s'intenderà meglio sapendo che ella
conosceva i temperamenti, le inclinazioni, i costumi di tutti, ed il
tempo, la disposizione e l'occasione più opportuna per condurli alla via
della luce. A tutto ciò si aggiungevano le sue preghiere e la dolcezza
dei suoi prudentissimi discorsi. Essendo tutti questi doni governati
dalla carità ardentissima con cui desiderava portare gli uomini al
Signore, era conseguente che ne riscattasse ed ispirasse un'infinità in
maniera grandiosa. Infatti, niente di quanto chiedeva a Dio le veniva
negato e non faceva alcunché di inutile. Senza dubbio ella cooperò alla
redenzione più di quanto possiamo conoscere in questa vita. La divina
Signora procedeva sempre con rara mansuetudine, come una colomba
candidissima, e con estrema pazienza, sopportando le imperfezioni e la
grossolanità dei nuovi fedeli e illuminando la loro ignoranza; erano
infatti una grande moltitudine quelli che ricorrevano a lei risolvendosi
a credere nel Redentore. In ogni circostanza serbava la sua
magnificenza di gran regina, essendo insieme molto soave ed umile; solo
ella poté unire queste due perfezioni in sommo grado ad imitazione del
Maestro divino. Entrambi trattavano tutti con tanta umanità e
perfettissimo amore che nessuno poté avere la scusa di non essere stato
istruito da tali maestri. Parlavano, vivevano e mangiavano con i
discepoli e con le donne che li seguivano nella misura e con la prudenza
necessarie, affinché nessuno si meravigliasse o pensasse che il
Salvatore non fosse vero uomo, figlio naturale di Maria santissima. Per
questo sua Maestà accettava con tanta affabilità gli inviti.
Insegnamento della Regina del cielo
1051. Figlia mia, è vero che nell'accompagnare e seguire il
mio Figlio santissimo fino alla croce mi adoperai più di quanto pensino e
sappiano i mortali, e che dopo non furono minori le mie sollecitudini,
come intenderai quando dovrai scrivere la terza parte della mia Vita.
Tuttavia, tra i disagi sopportati era incomparabile il godimento del mio
spirito al vedere che il Verbo incarnato realizzava la salvezza degli
uomini ed apriva il libro dei misteri nascosti della sua santissima
divinità ed umanità, chiuso con i sette sigilli. Il genere umano non mi
deve meno per quanto io mi rallegravo del bene di ciascuno che per la
premura con la quale glielo procuravo, perché tutto nasceva da uno
stesso amore. In questo voglio che tu mi imiti, come frequentemente
t'invito a fare. E benché tu non oda con gli orecchi del corpo
l'insegnamento di Cristo, né la sua voce e predicazione, puoi imitarmi
nella venerazione con cui io l'ascoltavo, perché colui che parla al tuo
cuore è lo stesso e identiche sono la verità e la dottrina. Ti comando,
dunque, quando riconoscerai la luce e la voce del tuo sposo e pastore,
d'inginocchiarti con riverenza per prestarle attenzione, di adorarlo con
rendimento di grazie e di scriverti le sue parole nel cuore. Se sarai
in luogo pubblico, dove non potrai umiliarti esteriormente, lo farai
interiormente; procura di obbedirgli in tutto, come se ti trovassi
presente alla predicazione, giacché come allora udirla col corpo senza
metterne in pratica l'insegnamento non ti avrebbe reso beata, così al
contrario sarai ora felice se opererai ciò che odi nello spirito, anche
se tu non lo ascolti con gli orecchi del corpo. Grande è la tua
obbligazione, perché grande è verso di te la liberalissima pietà e
misericordia dell'Altissimo e la mia. Non essere dura di cuore e non
trovarti povera fra tante ricchezze della divina luce.
1052. Non soltanto devi ascoltare con venerazione la voce
interiore del Signore, ma anche quella dei suoi ministri e predicatori:
le loro voci sono l'eco di quella di Dio ed essi sono i canali per cui
passa la sana dottrina della vita, scaturita dalla fonte perenne della
verità. Dio parla in loro: ascoltali con venerazione tale da non trovare
o giudicare mai in essi difetto alcuno. Per te tutti devono essere
saggi ed eloquenti ed in ciascuno devi ascoltare Cristo mio figlio. Stai
molto attenta a non inciampare nell'insano ardire delle persone del
mondo, che con vanità e superbia assai riprovevole e odiosa agli occhi
divini disprezzano i suoi ministri e predicatori perché non parlano in
modo da dare soddisfazione al loro gusto depravato. Siccome non vanno
per ascoltare la parola di Dio, giudicano solo in base ai termini e allo
stile, come se essa, proferita senza abbellimento e senza mescolanza di
termini piacevoli all'udito infermo di quelli che l'ascoltano, non
fosse sincera ed efficace. Non tenere in poco conto questo monito.
Similmente, ti esorto a comportarti così davanti ai poveri come davanti
ai ricchi, senza preferenza di persone. Questo infatti è un altro
difetto comune tra i figli di Adamo, e il mio Figlio santissimo ed io lo
condannammo mostrandoci ugualmente affabili verso tutti, anzi
maggiormente verso coloro che erano disprezzati, afflitti e bisognosi.
La sapienza umana non considera nelle persone l'essere o le virtù, ma
l'apparenza; la prudenza del cielo invece guarda in tutti l'immagine di
Dio. Non affannarti per evitare che il tuo prossimo sappia che tu soffri
i difetti della natura - pena del primo peccato -,
come le infermità, la stanchezza, la fame ed altri disagi: talvolta
celarli è segno di ipocrisia o superbia, e gli amici di Dio devono
solamente temere il peccato e desiderare di morire piuttosto che
commetterlo; tutti gli altri difetti non imbrattano la coscienza, né è
necessario nasconderli.
3-41 Febbraio 21, 1900 Il dono della purità è grazia conseguita, e questa s’ottiene con la mortificazione.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina il mio amabile Gesù ha incominciato a fare i suoi soliti indugi. Sia sempre benedetto, che comincia sempre da capo. Davvero che ci vuole una pazienza di santo a sopportarlo, e bisogna aver che fare con Gesù per vedere che pazienza ci vuole. Chi non lo prova non può crederlo, ed è quasi impossibile non avere qualche piccolo cruccio con Lui. Onde, dopo aver pazientato ad aspettarlo e riaspettarlo, finalmente è venuto e mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il dono della purità non è dono naturale, ma è grazia conseguita, e questa si ottiene col rendersi simpatico, e l’anima si rende tale con la mortificazione e coi patimenti. Oh! come si rende simpatica l’anima mortificata e sofferente! Oh! come è speciosa! Ed io vi prendo tale simpatia da impazzire per essa e tutto ciò che vuole le dono. Tu, quando sei priva di Me soffri la mia privazione, che è la pena più dolorosa per te, per amor mio, ed Io vi prenderò più simpatia di prima e ti concederò nuovi doni”.