Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 2° settimana del Tempo di Pasqua (SS. Filippo e Giacomo)
Vangelo secondo Matteo 5
1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: 'Non uccidere'; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
23Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.26In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: 'Non commettere adulterio';28ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.30E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
31Fu pure detto: 'Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio';32ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: 'Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti';34ma io vi dico: non giurate affatto: né per 'il cielo', perché è 'il trono di Dio';35né per 'la terra', perché è 'lo sgabello per i suoi piedi'; né per 'Gerusalemme', perché è 'la città del gran re'.36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
38Avete inteso che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente';39ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra;40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.41E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
43Avete inteso che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo' e odierai il tuo nemico;44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Primo libro delle Cronache 6
1(16)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.2(17)Questi sono i nomi dei figli di Gherson: Libni e Simei.3(18)Figli di Keat: Amram, Izear, Ebron e Uzzièl.4(19)Figli di Merari: Macli e Musi; queste sono le famiglie di Levi secondo i loro casati.
5(20)Gherson ebbe per figlio Libni, di cui fu figlio Iacàt, di cui fu figlio Zimma,6(21)di cui fu figlio Ioach, di cui fu figlio Iddo, di cui fu figlio Zerach, di cui fu figlio Ieotrai.
7(22)Figli di Keat: Amminadàb, di cui fu figlio Core, di cui fu figlio Assir,8(23)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Abiasaf, di cui fu figlio Assir,9(24)di cui fu figlio Tacat, di cui fu figlio Urièl, di cui fu figlio Ozia, di cui fu figlio Saul.10(25)Figli di Elkana: Amasai e Achimòt,11(26)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Sufai, di cui fu figlio Nacat,12(27)di cui fu figlio Eliàb, di cui fu figlio Ierocàm, di cui fu figlio Elkana.13(28)Figli di Samuele: Gioele primogenito e Abia secondo.
14(29)Figli di Merari: Macli, di cui fu figlio Libni, di cui fu figlio Simei, di cui fu figlio Uzza,15(30)di cui fu figlio Simeà, di cui fu figlio Agghìa, di cui fu figlio Asaià.
16(31)Ecco coloro ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio dopo che l'arca aveva trovato una sistemazione.17(32)Essi esercitarono l'ufficio di cantori davanti alla Dimora della tenda del convegno finché Salomone non costruì il tempio in Gerusalemme. Nel servizio si attenevano alla regola fissata per loro.
18(33)Questi furono gli incaricati e questi i loro figli. Dei Keatiti: Eman il cantore, figlio di Gioele, figlio di Samuele,19(34)figlio di Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Elièl, figlio di Toach,20(35)figlio di Zuf, figlio di Elkana, figlio di Macat, figlio di Amasài,21(36)figlio di Elkana, figlio di Gioele, figlio di Azaria, figlio di Sofonia,22(37)figlio di Tacat, figlio di Assir, figlio di Abiasaf, figlio di Core,23(38)figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, figlio di Israele.
24(39)Suo collega era Asaf, che stava alla sua destra: Asaf, figlio di Berechia, figlio di Simeà,25(40)figlio di Michele, figlio di Baasea, figlio di Malchia,26(41)figlio di Etni, figlio di Zerach, figlio di Adaià,27(42)figlio di Etan, figlio di Zimma, figlio di Simei,28(43)figlio di Iacat, figlio di Gherson, figlio di Levi.
29(44)I figli di Merari, loro colleghi, che stavano alla sinistra, erano Etan, figlio di Kisi, figlio di Abdi, figlio di Malluch,30(45)figlio di Casabià, figlio di Amasia, figlio di Chilkia,31(46)figlio di Amsi, figlio di Bani, figlio di Semer,32(47)figlio di Macli, figlio di Musi, figlio di Merari, figlio di Levi.
33(48)I loro colleghi leviti, erano addetti a ogni servizio della Dimora nel tempio.34(49)Aronne e i suoi figli presentavano le offerte sull'altare dell'olocausto e sull'altare dell'incenso, curavano tutto il servizio nel Santo dei santi e compivano il sacrificio espiatorio per Israele secondo quanto aveva comandato Mosè, servo di Dio.
35(50)Questi sono i figli di Aronne: Eleàzaro, di cui fu figlio Pincas, di cui fu figlio Abisuà,36(51)di cui fu figlio Bukki, di cui fu figlio Uzzi, di cui fu figlio Zerachia,37(52)di cui fu figlio Meraiòt, di cui fu figlio Amaria, di cui fu figlio Achitòb,38(53)di cui fu figlio Zadòk, di cui fu figlio Achimàaz.
39(54)Queste sono le loro residenze, secondo le loro circoscrizioni nei loro territori. Ai figli di Aronne della famiglia dei Keatiti, che furono sorteggiati per primi,40(55)fu assegnata Ebron nel paese di Giuda con i pascoli vicini,41(56)ma il territorio della città e i suoi villaggi furono assegnati a Caleb, figlio di Iefunne.42(57)Ai figli di Aronne furono assegnate Ebron, città di rifugio, Libna con i pascoli, Iattir, Estemoà con i pascoli,43(58)Chilez con i pascoli, Debir con i pascoli,44(59)Asan con i pascoli, Bet-Sèmes con i pascoli45(60)e, nella tribù di Beniamino, Gheba con i pascoli, Alèmet con i pascoli, Anatòt con i pascoli. Totale: tredici città con i loro pascoli.
46(61)Agli altri figli di Keat, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dieci città prese dalla tribù di Èfraim, dalla tribù di Dan e da metà della tribù di Manàsse.47(62)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie, furono assegnate tredici città prese dalla tribù di Ìssacar, dalla tribù di Aser, dalla tribù di Nèftali e dalla tribù di Manàsse in Basàn.48(63)Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dodici città prese dalla tribù di Ruben, dalla tribù di Gad e dalla tribù di Zàbulon.
49(64)Gli Israeliti assegnarono ai leviti queste città con i pascoli.50(65)Le suddette città prese dalle tribù dei figli di Giuda, dei figli di Simeone e dei figli di Beniamino, le assegnarono in sorte dando loro il relativo nome.
51(66)Alle famiglie dei figli di Keat furono assegnate in sorte città appartenenti alla tribù di Èfraim.52(67)Assegnarono loro Sichem città di rifugio, con i suoi pascoli, sulle montagne di Èfraim, Ghezer con i pascoli,53(68)Iokmeàm con i pascoli, Bet-Coròn con i pascoli,54(69)Aialòn con i pascoli, Gat-Rimmòn con i pascoli55(70)e, da metà della tribù di Manàsse, Taanach con i pascoli, Ibleàm con i pascoli. Le suddette città erano per la famiglia degli altri figli di Keat.
56(71)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie assegnarono in sorte dalla metà della tribù di Manàsse: Golan in Basàn con i pascoli e Asaròt con i pascoli;57(72)dalla tribù di Ìssacar: Kedes con i pascoli, Daberat con i pascoli,58(73)Iarmut con i pascoli e Anem con i pascoli;59(74)dalla tribù di Aser: Masal con i pascoli, Abdon con i pascoli,60(75)Cukok con i pascoli e Recob con i pascoli;61(76)dalla tribù di Nèftali: Kedes di Galilea con i pascoli, Cammòn con i pascoli e Kiriatàim con i pascoli.
62(77)Agli altri figli di Merari della tribù di Zàbulon furono assegnate: Rimmòn con i pascoli e Tabor con i pascoli;63(78)oltre il Giordano di Gèrico, a oriente del Giordano, dalla tribù di Ruben: Bezer nel deserto con i pascoli, Iaza con i pascoli,64(79)Kedemòt con i pascoli, Mefaàt con i pascoli;65(80)della tribù di Gad: Ramot di Gàlaad con i pascoli, Macanàim con i pascoli,66(81)Chesbon con i pascoli e Iazer con i pascoli.
Siracide 5
1Non confidare nelle tue ricchezze
e non dire: "Questo mi basta".
2Non seguire il tuo istinto e la tua forza,
assecondando le passioni del tuo cuore.
3Non dire: "Chi mi dominerà?",
perché il Signore senza dubbio farà giustizia.
4Non dire: "Ho peccato, e che cosa mi è successo?",
perché il Signore è paziente.
5Non esser troppo sicuro del perdono
tanto da aggiungere peccato a peccato.
6Non dire: "La sua misericordia è grande;
mi perdonerà i molti peccati",
perché presso di lui ci sono misericordia e ira,
il suo sdegno si riverserà sui peccatori.
7Non aspettare a convertirti al Signore
e non rimandare di giorno in giorno,
poiché improvvisa scoppierà l'ira del Signore
e al tempo del castigo sarai annientato.
8Non confidare in ricchezze ingiuste,
perché non ti gioveranno nel giorno della sventura.
9Non ventilare il grano a qualsiasi vento
e non camminare su qualsiasi sentiero.
10Sii costante nel tuo sentimento,
e unica sia la tua parola.
11Sii pronto nell'ascoltare,
lento nel proferire una risposta.
12Se conosci una cosa, rispondi al tuo prossimo;
altrimenti mettiti la mano sulla bocca.
13Nel parlare ci può essere onore o disonore;
la lingua dell'uomo è la sua rovina.
14Non meritare il titolo di calunniatore
e non tendere insidie con la lingua,
poiché la vergogna è per il ladro
e una condanna severa per l'uomo falso.
15Non far male né molto né poco,
e da amico non divenire nemico,
Salmi 44
1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Maskil.'
2Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito,
i nostri padri ci hanno raccontato
l'opera che hai compiuto ai loro giorni,
nei tempi antichi.
3Tu per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti,
per far loro posto, hai distrutto i popoli.
4Poiché non con la spada conquistarono la terra,
né fu il loro braccio a salvarli;
ma il tuo braccio e la tua destra
e la luce del tuo volto,
perché tu li amavi.
5Sei tu il mio re, Dio mio,
che decidi vittorie per Giacobbe.
6Per te abbiamo respinto i nostri avversari
nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori.
7Infatti nel mio arco non ho confidato
e non la mia spada mi ha salvato,
8ma tu ci hai salvati dai nostri avversari,
hai confuso i nostri nemici.
9In Dio ci gloriamo ogni giorno,
celebrando senza fine il tuo nome.
10Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna,
e più non esci con le nostre schiere.
11Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari
e i nostri nemici ci hanno spogliati.
12Ci hai consegnati come pecore da macello,
ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.
13Hai venduto il tuo popolo per niente,
sul loro prezzo non hai guadagnato.
14Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini,
scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.
15Ci hai resi la favola dei popoli,
su di noi le nazioni scuotono il capo.
16L'infamia mi sta sempre davanti
e la vergogna copre il mio volto
17per la voce di chi insulta e bestemmia,
davanti al nemico che brama vendetta.
18Tutto questo ci è accaduto
e non ti avevamo dimenticato,
non avevamo tradito la tua alleanza.
19Non si era volto indietro il nostro cuore,
i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
20ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli
e ci hai avvolti di ombre tenebrose.
21Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio
e teso le mani verso un dio straniero,
22forse che Dio non lo avrebbe scoperto,
lui che conosce i segreti del cuore?
23Per te ogni giorno siamo messi a morte,
stimati come pecore da macello.
24Svègliati, perché dormi, Signore?
Dèstati, non ci respingere per sempre.
25Perché nascondi il tuo volto,
dimentichi la nostra miseria e oppressione?
26Poiché siamo prostrati nella polvere,
il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto;
27salvaci per la tua misericordia.
Lamentazioni 2
1Come il Signore ha oscurato nella sua ira
la figlia di Sion!
Egli ha scagliato dal cielo in terra
la gloria di Israele.
Non si è ricordato dello sgabello dei suoi piedi
nel giorno del suo furore.
2Il Signore ha distrutto senza pietà
tutte le dimore di Giacobbe;
ha abbattuto con ira
le fortezze della figlia di Giuda;
ha prostrato a terra, ha profanato
il suo regno e i suoi capi.
3Con ira ardente egli ha infranto
tutta la potenza di Israele.
Ha tratto indietro la destra davanti al nemico;
ha acceso Giacobbe come una fiamma di fuoco,
che divora tutto all'intorno.
4Ha teso il suo arco come un nemico,
ha tenuto ferma la destra come un avversario,
ha ucciso quanto è delizia dell'occhio.
Sulla tenda della figlia di Sion
ha rovesciato la sua ira come fuoco.
5Il Signore è divenuto come un nemico,
ha distrutto Israele;
ha distrutto tutti i suoi palazzi,
ha abbattuto le sue fortezze,
ha moltiplicato alla figlia di Giuda
lamento e cordoglio.
6Ha devastato come un giardino la sua dimora,
ha demolito il luogo della riunione.
Il Signore ha fatto dimenticare in Sion
la festa e il sabato
e ha rigettato nel furore della sua ira
re e sacerdoti.
7Il Signore ha abbandonato il suo altare,
ha rigettato il suo santuario;
ha consegnato in balìa del nemico
le mura delle sue fortezze.
Essi alzarono grida nel tempio del Signore
quasi fosse un giorno di festa.
8Il Signore ha deciso di demolire
le mura della figlia di Sion;
egli ha steso la corda per le misure,
non ritrarrà la mano dalla distruzione;
ha reso desolati bastione e baluardo;
ambedue sono in rovina.
9Sono affondate nella terra le sue porte;
egli ne ha rovinato e spezzato le sbarre;
il suo re e i suoi capi sono tra le genti;
non c'è più legge
e neppure i suoi profeti han ricevuto
visioni dal Signore.
10Siedono a terra in silenzio
gli anziani della figlia di Sion,
han cosparso di cenere il capo,
si sono cinti di sacco;
curvano a terra il capo
le vergini di Gerusalemme.
11Si son consunti per le lacrime i miei occhi,
le mie viscere sono sconvolte;
si riversa per terra la mia bile
per la rovina della figlia del mio popolo;
mentre vien meno il bambino e il lattante
nelle piazze della città.
12Alle loro madri dicevano:
"Dov'è il grano e il vino?".
Intanto venivan meno come feriti
nelle piazze della città;
esalavano il loro respiro
in grembo alle loro madri.
13Con che cosa ti metterò a confronto?
A che cosa ti paragonerò, figlia di Gerusalemme?
Che cosa eguaglierò a te per consolarti,
vergine figlia di Sion?
Poiché è grande come il mare la tua rovina;
chi potrà guarirti?
14I tuoi profeti hanno avuto per te visioni
di cose vane e insulse,
non hanno svelato le tue iniquità
per cambiare la tua sorte;
ma ti han vaticinato lusinghe,
vanità e illusioni.
15Contro di te battono le mani
quanti passano per la via;
fischiano, scrollano il capo
sulla figlia di Gerusalemme:
"È questa la città che dicevano bellezza perfetta,
gioia di tutta la terra?".
16Spalancano contro di te la bocca
tutti i tuoi nemici,
fischiano e digrignano i denti,
dicono: "L'abbiamo divorata!
Questo è il giorno che aspettavamo,
siamo arrivati a vederlo".
17Il Signore ha compiuto quanto aveva decretato,
ha adempiuto la sua parola
decretata dai giorni antichi,
ha distrutto senza pietà,
ha dato modo al nemico di gioire di te,
ha esaltato la potenza dei tuoi avversari.
18Grida dal tuo cuore al Signore,
vergine figlia di Sion;
fa' scorrere come torrente le tue lacrime,
giorno e notte!
Non darti pace,
non abbia tregua la pupilla del tuo occhio.
19Alzati, grida nella notte
quando cominciano i turni di sentinella;
effondi come acqua il tuo cuore, davanti al Signore;
alza verso di lui le mani
per la vita dei tuoi bambini,
che muoiono di fame all'angolo di ogni strada.
20"Guarda, Signore, e considera;
chi mai hai trattato così?
Le donne divorano i loro piccoli,
i bimbi che si portano in braccio!
Sono trucidati nel santuario del Signore
sacerdoti e profeti!
21Giacciono a terra per le strade ragazzi e vecchi;
le mie vergini e i miei giovani
sono caduti di spada;
hai ucciso nel giorno della tua ira,
hai trucidato senza pietà.
22Come ad un giorno di festa hai convocato
i miei terrori dall'intorno.
Nel giorno dell'ira del Signore
non vi fu né superstite né fuggiasco.
Quelli che io avevo portati in braccio e allevati
li ha sterminati il mio nemico".
Prima lettera a Timoteo 5
1Non essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani come fratelli;2le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza.
3Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove;4ma se una vedova ha figli o nipoti, questi imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, poiché è gradito a Dio.5Quella poi veramente vedova e che sia rimasta sola, ha riposto la speranza in Dio e si consacra all'orazione e alla preghiera giorno e notte;6al contrario quella che si dà ai piaceri, anche se vive, è già morta.7Proprio questo raccomanda, perché siano irreprensibili.8Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele.
9Una vedova sia iscritta nel catalogo delle vedove quando abbia non meno di sessant'anni, sia andata sposa una sola volta,10abbia la testimonianza di opere buone: abbia cioè allevato figli, praticato l'ospitalità, lavato i piedi ai santi, sia venuta in soccorso agli afflitti, abbia esercitato ogni opera di bene.11Le vedove più giovani non accettarle perché, non appena vengono prese da desideri indegni di Cristo, vogliono sposarsi di nuovo12e si attirano così un giudizio di condanna per aver trascurato la loro prima fede.13Inoltre, trovandosi senza far niente, imparano a girare qua e là per le case e sono non soltanto oziose, ma pettegole e curiose, parlando di ciò che non conviene.14Desidero quindi che le più giovani si risposino, abbiano figli, governino la loro casa, per non dare all'avversario nessun motivo di biasimo.15Già alcune purtroppo si sono sviate dietro a satana.
16Se qualche donna credente ha con sé delle vedove, provveda lei a loro e non ricada il peso sulla Chiesa, perché questa possa così venire incontro a quelle che sono veramente vedove.
17I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento.18Dice infatti la Scrittura: 'Non metterai la museruola al bue che trebbia' e: 'Il lavoratore ha diritto al suo salario'.19Non accettare accuse contro un presbitero senza la deposizione di 'due o tre testimoni'.20Quelli poi che risultino colpevoli riprendili alla presenza di tutti, perché anche gli altri ne abbiano timore.21Ti scongiuro davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste norme con imparzialità e di non far mai nulla per favoritismo.22Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno, per non farti complice dei peccati altrui. Conservati puro!
23Smetti di bere soltanto acqua, ma fa' uso di un po' di vino a causa dello stomaco e delle tue frequenti indisposizioni.
24Di alcuni uomini i peccati si manifestano prima del giudizio e di altri dopo;25così anche le opere buone vengono alla luce e quelle stesse che non sono tali non possono rimanere nascoste.
Capitolo X: La gratitudine per la grazia divina
Leggilo nella Biblioteca1. Perché vai cercando quiete, dal momento che sei nato per la tribolazione? Disponiti a patire, più che ad essere consolato; a portare la croce, più che a ricevere gioia. Anche tra coloro che vivono nel mondo, chi non sarebbe felice - se potesse ottenerli in ogni momento - di non avere il conforto e la letizia dello spirito, poiché le gioie spirituali superano tutti i piaceri mondani e le delizie materiali? Le delizie del mondo sono tutte vuote o poco buone; mentre le delizie spirituali, esse soltanto, sono veramente piene di gioia ed innocenti, frutto delle virtù e dono soprannaturale di Dio agli spiriti puri. In verità però nessuno può godere a suo talento di queste divine consolazione, perché il tempo della tentazione non dà lunga tregua. E poi una falsa libertà di spirito e una eccessiva fiducia in se stessi sono di grande ostacolo a questa visita dall'alto. Dio ci fa dono dandoci la consolazione della grazia; ma l'uomo risponde in modo riprovevole se non attribuisce tutto a Dio con gratitudine. E così non possono fluire su di noi i doni della grazia, perché non sentiamo gratitudine per colui dal quale essa proviene e non riportiamo tutto alla sua fonte originaria. La grazia sarà sempre dovuta a chi è giustamente grato; mentre al superbo sarà tolto quello che suole esser dato all'umile. Non voglio una consolazione che mi tolga la compunzione del cuore; non desidero una contemplazione che mi porti alla superbia. Ché non tutto ciò che è alto è santo; non tutto ciò che è soave è buono; non tutti i desideri sono puri; non tutto ciò che è caro è gradito a Dio. Invece, accolgo con gioia una grazia che mi faccia essere sempre più umile e timorato, e che mi renda più pronto a lasciare me stesso. Colui che è stato formato dal dono della grazia ed ammaestrato dalla dura sottrazione di essa, non oserà mai attribuirsi un briciolo di bene; egli riconoscerà piuttosto di essere povero e nudo.
2. Da' a Dio ciò che è di Dio, e attribuisci a te ciò che è tuo: mostrati riconoscente a Dio per la grazia, e a te attribuisci soltanto il peccato, cosciente di meritare una pena per la colpa commessa. Mettiti al posto più basso, e ti sarà dato il più alto; giacché la massima elevazione non si ha che con il massimo abbassamento. I santi più alti agli occhi di Dio sono quelli che, ai propri occhi , sono i più bassi; essi hanno una gloria tanto più grande quanto più si sono sentiti umili. Ripieni della verità e della gloria celeste, non desiderano la vana gloria di questo mondo; basati saldamente in Dio, non possono in alcun modo insuperbire. Essi, che attribuiscono a Dio tutto quel che hanno ricevuto di bene, non vanno cercando di essere esaltati l'uno dall'altro, ma vogliono invece quella gloria, che viene soltanto da Dio; aspirano e sono tutti tesi a questo: che, in loro stessi e in tutti i beati, sia lodato Iddio sopra ogni cosa. Sii dunque riconoscente anche per la più piccola cosa; così sarai degno di ricevere doni più grandi. La cosa più piccola sia per te come la più grande; quello che è più disprezzabile sia per te come un dono straordinario. Se si guarda all'altezza di colui che lo dà, nessun dono sembrerà piccolo o troppo poco apprezzabile. Non è piccolo infatti ciò che ci viene dato dal Dio eccelso. Anche se ci desse pene e tribolazioni, tutto questo deve esserci gradito, perché il Signore opera sempre per la nostra salvezza, qualunque cosa permetta che ci accada. Chi vuol conservare la grazia divina, sia riconoscente quando gli viene concessa, e sappia sopportare quando gli viene tolta; preghi perché essa ritorni, sia prudente ed umile affinché non abbia a perderla.
DISCORSO 229/V DAI DISCORSI TENUTI NELL'OTTAVA DI PASQUA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
FRAMMENTI
Le opere della creazione riepilogate nell'uomo.
1. Nel sesto giorno Dio disse: La terra produca esseri viventi. Non rettili di esseri viventi, ma esseri viventi. E la terra produsse armenti e bestie feroci e serpenti e tutto ciò che striscia sulla terra. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse - lo stesso giorno sesto quando la terra produsse esseri viventi -: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza 1, con quel che segue. Abbiamo detto che Dio creò la luce, cioè tutti i fedeli; che creò il firmamento nel mondo, il cielo che stesse in mezzo fra le acque e le acque. Creò il firmamento nella Chiesa con l'autorità delle Scritture, che occupano un posto intermedio fra le moltitudini degli angeli (che non ne hanno bisogno) e le moltitudini degli uomini, che in esse possono ricercare la presenza di Dio. Dio operò nel mondo la separazione del mare dalla terra asciutta: nella Chiesa separò i pagani dai suoi servi. La terra arida è assetata di pioggia: gli uomini nella Chiesa hanno sete della pioggia celeste. La terra produsse erba da pascolo e alberi da frutto: gli uomini nella Chiesa producono opere di misericordia. Nel cielo vengono creati i luminari: il luminare maggiore che è il parlare secondo sapienza, il luminare minore che è il parlare secondo scienza, e le stelle, cioè i doni delle guarigioni, le profezie, la fede e tutti gli altri. Tutte queste cose sono nel firmamento del cielo. Quando essi si misero a camminare e percorsero il mondo intero, le acque prolificarono, cioè di fra mezzo alle genti sorsero rettili di esseri viventi - intendiamo i santi sacramenti - e gli uomini consacrati ebbero una forma. Ecco infatti la forma del sacramento presente nell'uomo; qualche volta la segue immediatamente anche l'efficacia del sacramento. È segno che la terra è ormai separata, e pertanto questa terra produce esseri viventi. In realtà, fratelli, è di necessità che l'anima sia viva. I nostri fratelli hanno ricevuto il battesimo: l'effetto accompagni il rito! Non sia dato, questo battesimo, a condanna ma a salvezza! Fu un battesimo di condanna quello dato a Simon mago 2, un battesimo di salvezza quello dato a Pietro. Vediamo quindi cosa siano gli esseri viventi prodotti dalla terra. Osservate l'uomo: è composto di corpo e di anima. Nell'ambito di quest'anima ha molte attività che somigliano a quelle delle bestie ma poi ha un di più che le bestie non hanno. Quali sono le attività che somigliano a quelle delle bestie? Mangiare e bere, dormire e stare sveglio, procreare. Non sono forse attività che abbiamo in comune con le bestie? Uno che in tali attività si abbandonasse alla sfrenatezza avrebbe l'anima morta, non viva. Come lo dimostriamo? Ascolta l'Apostolo! Colei che vive immersa nei piaceri, sebbene viva, è morta 3. Che significa essere immersi nei piaceri se non lasciare briglia sciolta a quelle tendenze che abbiamo in comune con i bruti e abbandonarsi ai piaceri e alla prepotenza delle passioni disordinate, alla voracità, all'ubriachezza, alla fornicazione, alla sonnolenza? Quanti vivono così conducono una vita che offre, certo, delle soddisfazioni, ma, già da vivi, sono morti. Se al contrario tutte queste inclinazioni vengono tenute a freno e tali tendenze sono dominate in modo che si pratichino la castità e la continenza, allora la terra produce l'anima: la quale, se era morta allorché si abbandonava al piacere, ne consegue che, astenendosi dal piacere, comincia a vivere e ad avere la vigoria della religiosità. E qual è questa vigoria della religiosità? L'amore verso Dio e verso il prossimo. Chi ha la carità tiene a freno mediante la fede tutte le voglie illecite, tutte le passioni disordinate, tutte quelle inclinazioni dell'anima che l'uomo ha in comune con le bestie; e allora l'anima è viva, e si ottiene come conseguenza che l'uomo prenda la sua forma a immagine e somiglianza di Dio. Tale forma si acquista quando tutte le cose sopra elencate giungono a conclusione e le si riferisce all'uomo. Difatti, Dio creò la luce: è detto dell'uomo quando fa parte della Chiesa; creò il firmamento: fu data a vantaggio dell'uomo l'autorità delle Scritture; separò le acque dalla terra, cioè i pagani dai fedeli; la terra produsse erba da pascolo, cioè le opere di misericordia; collocò i luminari nel cielo: mise a disposizione dell'uomo. i santi Evangelisti; la terra produsse rettili di esseri viventi, cioè i sacramenti. Tutto questo a servizio dell'uomo. In seguito produsse le anime viventi, vale a dire quanti frenano i loro istinti perversi. E anche questo nell'ambito umano. Aggiungi a tutti questi elementi l'intelligenza e troverai l'uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio. Poni attenzione agli argomenti con cui dimostriamo l'asserto. Delle creature prese ad una ad una diceva: Dio vide che era cosa buona 4; ma quando compì l'opera più eccellente non annotò che quella era la creatura migliore, ma, arrivato all'uomo, come concludendo tutta la serie delle opere create dice: Dio vide tutte le cose che aveva fatte, ed ecco, esse erano buone assai 5. Da un pezzo diceva, parlando delle singole opere, che erano buone; ma, creato l'uomo, le rievocò tutte, in modo da farci comprendere che le altre singolarmente prese si ritrovano tutte nell'uomo. Nell'uomo cerchi la luce? Trovi che è la fede. Vi cerchi il firmamento? Trovi che è l'autorità delle Scritture. Vi cerchi la separazione delle acque? Trovi il fedele distinto dal pagano. Vi cerchi come spuntino le erbe e gli alberi da frutto? Trovi le opere buone, le opere di misericordia. Cerchi i luminari del cielo? Trovi gli Evangelisti. Cerchi i rettili di esseri viventi? Trovi i sacramenti. Cerchi l'anima vivente? Trovi la continenza. Nell'uomo cerchi l'uomo? Trovi l'immagine e la somiglianza con Dio.
L'uomo conserva, dopo il peccato, l'immagine di Dio.
2. E ora state attenti! L'uomo fu ridotto ad uno stato che per lui era di pena, e [chi può calcolare] quale incidenza abbiano ancora le tracce dell'immagine di Dio rimaste in lui? Egli col peccato distrusse tale immagine, la quale solo mediante la grazia viene restaurata, mentre a causa della concupiscenza era rimasta deturpata. Come una moneta sfregata contro la terra perde l'immagine dell'imperatore, così la mente dell'uomo, se viene logorata dalle passioni terrene, perde l'immagine di Dio. Venne però Cristo, forgiatore di monete: egli restaurerà le monete. In che maniera? Perdonando i peccati col dono della grazia. Egli ti mostrerà che Dio va in cerca della sua immagine. Un giorno gli fu chiesto: È lecito pagare il tributo a Cesare? 6. Glielo chiesero per metterlo alla prova. Se infatti avesse risposto: Non si deve pagare, gli sarebbero piovute addosso accuse da parte degli esattori delle imposte che lo avrebbero calunniato dicendo: Ecco uno che insegna non doversi pagare il tributo. Se al contrario avesse risposto: Bisogna pagarlo, gli avrebbero gridato: Ecco uno che vuole il male di Gerusalemme, che la desidera tributaria. Cosa disse dunque il Signore in quella circostanza, e quale istruzione diede? Perché mi tentate, ipocriti? Portatemi la moneta. E gliela portarono. Di chi è l'immagine e la scritta? Gli risposero: Di Cesare. Rendete dunque a Cesare le cose di Cesare e a Dio le cose di Dio 7. Voleva dire: Se Cesare pretende di trovare la sua immagine nella sua moneta, non pretenderà Dio di trovare nell'uomo la sua immagine?.
Cristo considera fatta a sé ogni opera di misericordia.
3. La terra produsse erba da pascolo e alberi da frutto: gli uomini nella Chiesa producono opere di misericordia anche dopo quelle che furono prestate al Signore quand'era sulla terra. A lui le prestarono non solo gli uomini, come ad esempio Zaccheo 8, ma anche le donne, per esempio quelle che lo sostentavano con i propri averi 9.
1 - Cf. Gn 1, 24-26.
2 - Cf. At 8, 13-20.
3 - 1 Tm 5, 6.
4 - Cf. Gn 1, 10. 25.
5 - Cf. Gn 1, 31.
6 - Mt 22, 17.
7 - Mt 22, 18-21.
8 - Cf. Lc 19, 2-10.
9 - Cf. Lc 8, 3.
16 - Si narra come Maria beatissima celebrava le feste dell'Ascensione del Salvatore.
La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca680. In ciascun atto e in ciascun mistero della nostra Regina trovo continuamente nuovi segreti da penetrare e nuovi motivi di stupore e di encomio, ma mi mancano le parole adatte a palesare quanto conosco. Per quello che mi è stato dato di comprendere dell'amore del Signore verso la sua purissima Madre e degnissima sposa, pare che, secondo l'inclinazione e il vigore di una simile carità, egli avrebbe rinunciato al trono e ai beati per stare con lei, se per ragioni diverse non fosse stato necessario che dimorasse nell'empireo mentre ella rimaneva sulla terra, per il periodo della loro separazione e lontananza corporale. Non si pensi che questa ponderazione dell'eccellenza di lei deroghi a quella dell'Unigenito e a quella degli eletti, perché la divinità del Padre e dello Spirito sta nel Verbo indivisa con somma unità individuale e le tre Persone stanno tutte inseparabilmente in ognuna, e mai il Verbo poteva stare senza il Padre e lo Spirito. È certo, poi, che la vicinanza degli esseri celesti e dei santi, paragonata a quella di Maria, era per lui di minor conto, qualora ci limitiamo a considerare l'intensità del loro affetto reciproco. Per altri motivi, però, occorreva che egli, compiuta la redenzione, risalisse alla destra dell'Eterno e che la felicissima Vergine restasse nel mondo, affinché per la sua sollecitudine si ottenessero gli effetti del riscatto ed ella fomentasse e quasi partorisse la passione e morte di Cristo.
681. Tale fu l'ineffabile provvidenza con la quale il Salvatore ordinò le sue opere, lasciandole piene di sapienza e di magnificenza con il confidare con tutto il cuore in questa donna forte, come affermò per bocca di Salomone nei Proverbi. Non fu deluso nella sua fiducia, giacché costei, applicando i tesori delle sue sofferenze e del suo sangue tramite i propri meriti, gli comprò il campo in cui piantò la vigna della Chiesa sino alla fine dei tempi, cioè le anime dei fedeli, nei quali essa si conserverà fino ad allora, e dei predestinati, nei quali sarà trasferita alla Gerusalemme trionfante per i secoli dei secoli. Se conveniva alla maestà dell'Altissimo che questo fosse affidato a lei, perché Gesù entrasse nella gloria dopo la sua prodigiosa risurrezione, conveniva anche che il medesimo Gesù mantenesse con quella stessa che lo aveva generato, e che gli era smisuratamente cara, il rapporto e la familiarità possibili, obbligato non solo dalla tenerezza che sentiva, ma pure dallo stato della Signora e dall'impresa che la impegnava quaggiù, dove la grazia, i mezzi e i benefici dovevano essere proporzionati alla sublimità della causa e dell'obiettivo di arcani così imperscrutabili. Egli conseguiva nobilmente ciò con le sue assidue visite e con il frequente innalzamento di Maria al suo trono, affinché non stesse ininterrottamente fuori della corte e i membri di questa non stessero tanto a lungo privi della sua incantevole vista, poiché si trattava di un godimento opportuno per tutti.
682. Le suddette meraviglie, oltre che nelle occasioni delle quali ho parlato, si ripetevano quando ella ricordava l'Ascensione, che era una festa assai grande per lei e per il paradiso. Cominciava a prepararsi dalla Pasqua, stando occupata nel meditare le elargizioni ricevute dal suo preziosissimo Figlio, la compagnia degli antichi prigionieri del limbo, ormai liberati, e quanto le era accaduto in quei quaranta giorni, e ringraziando in maniera speciale con inni ed esercizi, come se stesse succedendo in tale momento, perché teneva tutto vivo nella sua indefettibile memoria. Non mi trattengo a riferire i particolari, avendone già scritto abbastanza negli ultimi capitoli della seconda parte, e dichiaro unicamente che le erano quotidianamente concessi incomparabili favori e influssi superni, che la divinizzavano e la disponevano per gli altri che avrebbe accolto nella solennità.
683. Arrivata la data che coincideva con il ritorno al cielo del nostro Maestro, questi scendeva nell'oratorio scortato da innumerevoli ministri e dai patriarchi che aveva condotto con sé in quella circostanza. La Principessa lo attendeva stesa al suolo come al solito, annientata nel profondo della sua straordinaria umiltà, ma elevata al di sopra dell'immaginazione umana e angelica, al supremo grado di amore di Dio concepibile per una semplice creatura. Immediatamente egli le si manifestava attorniato dai cori dei beati e, rinnovando la dolcezza delle sue benedizioni, comandava che fosse tirata su dalla polvere e posta al suo fianco. Ciò era subito eseguito e i serafini adagiavano sul suo seggio colei dalla quale aveva assunto la nostra sostanza. Là l'interrogava su che cosa desiderasse, bramasse e volesse, ed ella proclamava: «Mio diletto e mio sovrano, desidero la vostra esaltazione, bramo di esprimervi gratitudine a nome degli uomini per la generosità con cui la vostra onnipotenza ha sollevato la nostra natura allo splendore e al giubilo perenne, voglio che tutti vi confessino e onorino».
684. Il suo Unigenito la chiamava: «Colomba mia, prescelta per essere mia dimora, venite con me alla patria, dove sarete esaudita e vi rallegrerete di questa celebrazione con i suoi abitanti, e non con i mortali». All'istante l'intera processione si incamminava nell'aria, come era avvenuto allora, e giungeva all'empireo con la Vergine sempre alla destra del Salvatore, fermandosi ordinatamente avvolta da singolare silenzio e attenzione non soltanto dei santi, ma dello stesso Santo dei santi. La Madre chiedeva prontamente licenza di lasciare il trono e, prostrata al cospetto della Trinità, intonava una stupenda lode, comprendente i misteri dell'incarnazione e della redenzione con tutte le vittorie ottenute da Cristo sino alla sua mirabile salita al Padre.
685. Il Signore mostrava il suo compiacimento e gli eletti facevano seguire altri cantici, glorificandolo in lei, e provavano un gaudio più intenso per la vicinanza e l'eccellenza della loro Regina. Quindi, a un suo cenno, la ricollocavano presso di lui ed ella, dopo le illuminazioni e l'ornamento che ho illustrato altrove, gioiva per alcune ore di una visione intuitiva, durante la quale le era dato ancora il possesso di quel luogo, che le era riservato in eterno. Per nostra maggiore sorpresa e nostro maggiore debito, avverto che ogni anno le domandava se intendesse rimanere oppure continuare a sostenere la Chiesa sulla terra, rimettendo la decisione al suo arbitrio, e gli era risposto che con il suo beneplacito avrebbe ripreso a faticare per coloro che erano il frutto della passione.
686. Le tre Persone accettavano nuovamente la sua rinuncia tra l'ammirazione dei presenti, così che Maria si privò non una volta sola, bensì molte volte, del godimento della contemplazione per quel tempo, allo scopo di governare la comunità ecclesiale e di arricchirla con i suoi ineffabili meriti. Giacché le nostre limitate capacità non sono sufficienti per spiegarli adeguatamente, non sarà un difetto di questa Storia rimandarne la conoscenza a quando la conseguiremo in sua Maestà; ma tutti i premi erano come conservati nel consenso di lui, affinché poi nel possesso fosse nella misura possibile simile al Figlio, standogli degnamente accanto. Ella pregava per la magnificazione dell'Altissimo, per la propagazione del Vangelo, per la conversione delle genti e per il trionfo sul demonio. Tutto le era accordato nel modo in cui si è verificato e si verifica nei secoli, e i benefici sarebbero superiori se i peccati non li impedissero rendendo la progenie di Adamo non idonea a riceverli. Successivamente, i custodi la riportavano con sublime musica e armonia al cenacolo, dove si abbassava e si umiliava in segno di ringraziamento. Informo che Giovanni aveva notizia di questi prodigi e che guadagnò di parteciparne in qualcosa, perché scorgeva la Signora tanto piena di luce che non poteva fissarla in volto per il fulgore che sprigionava. Inoltre, poiché la Maestra dell'umiltà andava come per terra e ai suoi piedi per avere dei permessi, aveva numerose occasioni di osservarla e sovente si smarriva per il timore riverenziale, benché sentisse rari effetti ed immensa felicità.
687. La Principessa ordinava questi favori a solennizzare più convenientemente la Pentecoste e con essi si preparava nei nove giorni mancanti, senza cessare i suoi esercizi e con l'ardente anelito che fossero rinnovati in lei i sette doni. Arrivato il momento, ciò si adempiva perché, alla medesima ora della prima discesa sul sacro collegio, lo Spirito veniva su quella stessa che aveva concepito Gesù ed era sua sposa e suo tempio. Appariva sotto l'aspetto di fuoco con eccezionale luminosità e strepito, ma non in maniera palese a tutti, non essendo più necessario come allora. Ella, assistita da diverse migliaia di esseri celesti che elevavano dolcissime melodie, era completamente infiammata e riempita di sovrabbondanti elargizioni e di aumenti di quanto già aveva in grado eminente. Subito gli esprimeva la sua gratitudine per sé e per gli apostoli e i discepoli, che erano stati colmati di sapienza e di grazie perché fossero ministri valenti e adatti a fondare la fede, e pure per il sigillo che aveva posto alle opere della redenzione; lo supplicava poi di estendere alle varie epoche i suoi influssi e di non sospenderli mai per le colpe con le quali gli uomini lo avrebbero irritato. Era esaudita e i cristiani ne traevano e ne trarranno vantaggio sino alla fine del mondo.
688. Celebrava con speciale giubilo e devozione anche altre due feste: quella dei santi e quella degli angeli. Si disponeva ad onorare questi ultimi con le solite pratiche e con lodi che compendiavano la loro creazione, giustificazione e glorificazione, con i misteri che penetrava di tutti e di ciascuno. Nella data stabilita li invitava e ne accorrevano parecchie miriadi, di ogni ordine, che entravano con mirabile leggiadria nel suo oratorio. Qui si formavano due cori, uno composto dagli spiriti sovrani e l'altro dalla Vergine, che dava inizio ai canti alternandosi con loro come a versetti finché non era sera; se si udissero, sarebbero indubbiamente una delle meraviglie del Signore e provocherebbero stupore. Non trovo termìni né posso dilungarmi per dichiarare il poco che ho afferrato di questo arcano: ínnanzitutto, esaltavano il loro Autore in se stesso, e nelle perfezioni e negli attrìbuti che ne coglievano; quindi, la Regina lo benediva per come la sua grandezza, scienza e potenza sì erano manifestate nell'aver chiamato all'esistenza tante e così belle sostanze spirìtuali e nell'averle ornate dì molteplici doti naturali e soprannaturali, nonché per i loro incarichi, le loro fatiche e il loro ossequio nel fare la volontà di luì e nel soccorrere e guidare i mortali e tutte le cose visibili e inferiori. Quelli rispondevano con la riconoscenza e con il pagamento del debito, e insieme intonavano all'Eterno inni nei quali lo encomiavano per aver plasmato e prescelto a divenire sua genitrice una donna di tale purezza ed eccellenza, meritevole dei maggiori privilegi, e per averla sollevata al di sopra di tutti in virtù e splendore, concedendole il dominio assoluto perché fosse servita, venerata e confessata degna Madre di Dio e nostra riparatrice.
689. In questo modo scorrevano le sue prerogative e magnificavano sua Maestà in lei, che a sua volta lo osannava elencando le loro. Era dunque una giornata di straor-
dinaria gioia e consolazione per Maria e di profondo gaudio accidentale per essi, in particolare per i mille che la custodivano, sebbene ognuno ne avesse parte nella maniera a lui propria. Siccome non c'erano impedimenti dovuti a ignoranza né scarsità di intelligenza e di stima di ciò che era proclamato, quel colloquio risultava incomparabilmente apprezzabile, e lo sarà per noi allorché lo intenderemo in paradiso.
690. Anche quando festeggiava tutti i santi di natura umana faceva precedere molte preghiere e molti esercizi, e poi scendevano nella sua stanza gli antichi patriarchi, i profeti e gli altri beati del tempo successivo alla risurrezione. Innalzava nuovi ringraziamenti per la loro gloria e per l'efficacia che aveva avuto in costoro il sangue del Salvatore, e provava enorme felicità capendo il segreto della predestinazione e constatando che, dopo avere affrontato la vita nella carne tra innumerevoli rischi, erano già nella sicura letizia di quella imperitura. Acclamava per questo il Padre delle misericordie, riassumendo i favori che ciascuno aveva ricevuto. Chiedeva a tutti di intercedere per la Chiesa e per chi militava in essa, combattendo con il pericolo di perdere la corona da loro ormai conquistata. Quindi, ricordava i trionfi che aveva ottenuto con la forza divina negli scontri sostenuti con il demonio, e si mostrava grata per tali benefici e per le anime riscattate dal potere delle tenebre.
691. Sarà motivo di ammirazione per gli uomini, come lo fu per i ministri superni, vedere una semplice creatura terrena realizzare prodigi così continui che sembrerebbero inverosimili a più persone unite assieme, per quanto infiammate al pari dei supremi serafini; ma la nostra Signora aveva una certa partecipazione dell'onnipotenza dell'Altissimo, che rendeva in lei facile quello che negli altri è impossibile. Negli anni finali della sua vita la sua solerzia aumentò tanto che la nostra capacità non arriva a ponderare il suo incessante operare, nel quale non lasciava ozioso alcun minuto e non riposava né di giorno né di notte; infatti, non più ostacolata dal peso della natura corruttibile, era instancabile come un angelo, anzi come parecchi di questi congiuntamente, ed era tutta un incendio d'immensa attività. Le ore le parevano brevi, rare le occasioni e limitati gli esercizi, perché il suo amore si estendeva sempre oltre, benché ciò che compiva fosse senza misura. Non ho spiegato quasi niente di simili miracoli in se stessi, poiché scorgo una distanza pressoché infinita tra le rivelazioni che ho avuto e la comprensione che riesco a raggiungere quaggiù. Non essendo neppure in grado di esprimere pienamente quello che mi è stato palesato, come dirò quello di cui sono all'oscuro e di cui so solo che ne sono ignara? Cerchiamo di non privarci per le nostre mancanze della luce che ci attende per illuminarci in cielo, giacché questo premio e godimento basterebbe a spingerci a penare e a soffrire per tutti i secoli ogni tormento e dolore dei martiri, e ne saremmo ben ricompensati con l'esultanza di conoscere la dignità e grandezza della Vergine, contemplandola alla destra del suo Unigenito, elevata su tutti gli esseri spirituali e gli eletti.
Insegnamento della Regina del cielo
692. Figlia mia, mentre avanzi nello stendere la mia Storia, devi inoltrarti pure nella mia perfetta imitazione. Questo desiderio cresce in me come crescono in te la penetrazione e la meraviglia di quanto apprendi e riferisci. È il momento di risarcire quello che hai trascurato e di levare il volo allo stato al quale il Signore ti chiama e io ti invito. Riempi i tuoi atti di santità e rammenta che empia e crudele è l'opposizione dei nemici, di satana e del mondo per contrastarti. Non potrai superare tante difficoltà e tentazioni se non accenderai nel tuo cuore una fervente emulazione e un intenso ardore che con impeto invincibile confondano e schiaccino il capo del velenoso serpente, che con astuzia diabolica si avvale di svariati mezzi ingannevoli per abbatterti o almeno arrestarti nel cammino, così che tu non pervenga al fine che brami e alla condizione preparata per te dall'Eterno, che ti ha prescelta per essa.
693. Non ignorare l'attenzione di Lucifero per qualunque dimenticanza e minima inavvertenza dei mortali, poiché si aggira senza sosta spiando i loro comportamenti e approfitta di tutte le negligenze per insinuare scaltramente le sue suggestioni, muovendo le inclinazioni dal lato in cui li ravvisa incauti, perché ricevano la ferita della colpa prima di accorgersene interamente. Egli è cosciente che, quando poi la sentono e ambiscono il rimedio, trovano maggiore impedimento e dunque, per riprendersi dopo le cadute, necessitano di più abbondante grazia ed energia di quella che sarebbe stata sufficiente per resistere. Con il peccato ci si infiacchisce, l'avversario acquista vigore e le passioni divengono più indomite e insormontabili, e per questo molti cascano e pochi si rialzano. Per evitare il pericolo bisogna essere vigilanti ed ansiosi di guadagnare l'aiuto divino, gareggiando ininterrottamente per fare il meglio e affinché non rimanga vuoto alcun istante nel quale l'anima si presenti senza occupazione, distratta e non impegnata in opere buone. In tal modo il medesimo peso della natura terrena si alleggerisce, le tendenze cattive si indeboliscono, lo stesso demonio si spaventa, lo spirito si solleva ed acquista forze contro la carne e dominio sui sensi, assoggettandoli alla volontà superna.
694. Hai un vivido esempio nelle mie azioni e, perché non le scordi, te le ho manifestate con chiarezza e tu le stai scrivendo. Considera diligentemente quello che ti è mostrato in un così nitido specchio e, se mi confessi tua maestra e madre, nonché dotata di ogni eccellenza, non essere tarda nel seguirmi. Non è possibile che tu o un'altra creatura arriviate alla mia altezza, né Dio ti obbliga a ciò, ma è assolutamente possibile che con il suo soccorso tu ti adorni di virtù, spendendo in questo tutto il tuo tempo e tutte le tue facoltà, aggiungendo esercizi ad esercizi, orazioni ad orazioni, suppliche a suppliche, meriti a meriti, e non lasciando passare un giorno o un'ora senza compiere il bene. Io ero assai attiva nel governo della Chiesa e, come hai illustrato, celebravo numerose solennità, cominciando subito a dispormi alla successiva appena ne finivo una. I cristiani possono ricalcare le mie orme, e tu sei tenuta a farlo più di tutti, poiché per questo sono state fissate le feste e le memorie di Gesù, mie e degli altri santi.
695. Come sovente ti ho inculcato, distinguiti specialmente in quelle dei misteri del Salvatore e miei. Quindi, abbi singolare venerazione e affetto per gli angeli, sia per la loro nobiltà e bellezza e per i loro ministeri sia per i favori e benefici che hai avuto. Procura di assomigliare ad essi nella purezza, nell'elevatezza dei pensieri, nell'incendio di amore e nel vivere come se non avessi un corpo e i suoi istinti. Devono essere tuoi amici e tuoi compagni nel pellegrinaggio, affinché poi lo siano nella patria. Conversa e intrattieniti con loro ed essi ti riveleranno le qualità e le caratteristiche del tuo sposo, dandoti notizia certa delle sue perfezioni, ti insegneranno i retti sentieri della giustizia e della pace, ti difenderanno dal maligno e ti avviseranno dei suoi raggiri, e alla loro scuola apprenderai le leggi della carità. Ascoltali, pertanto, e obbedisci loro in tutto.
Rubbio (Vicenza), 10 aprile 1993. Sabato Santo. Accanto ad ogni sepolcro.
Don Stefano Gobbi
«Vivete con Me in preghiera, nel silenzio e nell'attesa, accanto al sepolcro, ove riposa il Corpo esanime di mio figlio Gesù. Figli prediletti, vivete accanto a Me, in questo giorno del mio immacolato dolore. È il giorno della mia nuova e spirituale maternità. È il solo giorno che sono rimasta senza mio Figlio. È il primo giorno in cui mi sento chiamata a fare da Mamma a voi, alla Chiesa ed a tutta l'umanità. Da oggi, come Mamma, sono accanto ad ogni sepolcro, in cui viene deposto ogni mio nuovo figlio.
Sono accanto al sepolcro, ove riposano milioni di bimbi innocenti, che non sono mai nati alla vita, perché uccisi nel seno delle loro madri. Dentro il sepolcro nuovo, ove è deposto il Corpo di mio Figlio, Io vedo raccolti tutti questi innumerevoli sepolcri e lacrime copiose scendono dal volto di una Mamma che piange tutti i suoi bambini, uccisi in maniera così disumana e crudele.
Sono accanto al sepolcro, dove giacciono tutte le vittime dell'odio, della violenza, delle guerre e che vengono deposte in fosse comuni, senza alcun gesto di umana pietà.
Sono accanto al sepolcro, ove riposano nel sonno della morte tutti i miei figli peccatori, poveri,ammalati, emarginati, perseguitati, oppressi e calpestati.
Sono accanto al sepolcro che raccoglie le spoglie mortali dei miei figli sacerdoti, dei religiosi, di coloro che hanno consacrato la vita al servizio di mio figlio Gesù. Accanto ad ogni sepolcro oggi voglio vegliare assieme a voi, miei prediletti, nel dolore e nella preghiera. Da questo sabato santo, ogni giorno, lacrime copiose scendono dai miei occhi materni e misericordiosi, per piangere su ogni mio nuovo figlio che viene condotto al sepolcro. Ma accanto ad ogni sepolcro, veglio sopra tutto nella speranza e nell'attesa.
Da quando mio figlio Gesù è uscito dal suo sepolcro ancora vivo, vittorioso della morte e degli inferi, Io attendo con fiducia il momento in cui anche tutti i miei figli usciranno dai loro sepolcri, per partecipare per sempre alla vita immortale, che Gesù vi ha ottenuto con la sua morte e la sua resurrezione».