Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 2° settimana del Tempo di Pasqua (SS. Filippo e Giacomo)
Vangelo secondo Giovanni 8
1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".
12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".27Non capirono che egli parlava loro del Padre.28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".30A queste sue parole, molti credettero in lui.
31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole,44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Esodo 35
1Mosè radunò tutta la comunità degli Israeliti e disse loro: "Queste sono le cose che il Signore ha comandato di fare:2Per sei giorni si lavorerà, ma il settimo sarà per voi un giorno santo, un giorno di riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque in quel giorno farà qualche lavoro sarà messo a morte.3Non accenderete il fuoco in giorno di sabato, in nessuna delle vostre dimore".
4Mosè disse a tutta la comunità degli Israeliti: "Questo il Signore ha comandato:5Prelevate su quanto possedete un contributo per il Signore. Quanti hanno cuore generoso, portino questo contributo volontario per il Signore: oro, argento e rame,6tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra,7pelli di montone tinte di rosso, pelli di tasso e legno di acacia,8olio per l'illuminazione, balsami per unguenti e per l'incenso aromatico,9pietre di ònice e pietre da incastonare nell''efod' e nel pettorale.10Tutti gli artisti che sono tra di voi vengano ed eseguiscano quanto il Signore ha comandato:11la Dimora, la sua tenda, la sua copertura, le sue fibbie, le sue assi, le sue traverse, le sue colonne e le sue basi,12l'arca e le sue stanghe, il coperchio e il velo che lo nasconde,13la tavola con le sue stanghe e tutti i suoi accessori e i pani dell'offerta,14il candelabro per illuminare con i suoi accessori, le sue lampade e l'olio per l'illuminazione,15l'altare dei profumi con le sue stanghe, l'olio dell'unzione e il profumo aromatico, la cortina d'ingresso alla porta della Dimora,16l'altare degli olocausti con la sua graticola, le sue sbarre e tutti i suoi accessori, la conca con il suo piedestallo,17i tendaggi del recinto, le sue colonne e le sue basi e la cortina alla porta del recinto,18i picchetti della Dimora, i picchetti del recinto e le loro corde,19le vesti liturgiche per officiare nel santuario, le vesti sacre per il sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per esercitare il sacerdozio".
20Allora tutta la comunità degli Israeliti si ritirò dalla presenza di Mosè.21Poi quanti erano di cuore generoso ed erano mossi dal loro spirito, vennero a portare l'offerta per il Signore, per la costruzione della tenda del convegno, per tutti i suoi oggetti di culto e per le vesti sacre.22Vennero uomini e donne, quanti erano di cuore generoso, e portarono fermagli, pendenti, anelli, collane, ogni sorta di gioielli d'oro: quanti volevano presentare un'offerta di oro al Signore la portarono.23Quanti si trovavano in possesso di tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso, di pelo di capra, di pelli di montone tinte di rosso e di pelli di tasso ne portarono.24Quanti potevano offrire un'offerta in argento o rame ne offrirono per il Signore. Così anche quanti si trovavano in possesso di legno di acacia per qualche opera della costruzione, ne portarono.
25Inoltre tutte le donne esperte filarono con le mani e portarono filati di porpora viola e rossa, di scarlatto e di bisso.26Tutte le donne che erano di cuore generoso, secondo la loro abilità, filarono il pelo di capra.27I capi portarono le pietre di ònice e le pietre preziose da incastonare nell''efod' e nel pettorale,28balsami e olio per l'illuminazione, per l'olio dell'unzione e per l'incenso aromatico.29Così tutti, uomini e donne, che erano di cuore generoso a portare qualche cosa per la costruzione che il Signore per mezzo di Mosè aveva comandato di fare, la portarono: gli Israeliti portarono la loro offerta volontaria al Signore.
30Mosè disse agli Israeliti: "Vedete, il Signore ha chiamato per nome Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda.31L'ha riempito dello spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro,32per concepire progetti e realizzarli in oro, argento, rame,33per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro ingegnoso.34Gli ha anche messo nel cuore il dono di insegnare e così anche ha fatto con Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan.35Li ha riempiti di saggezza per compiere ogni genere di lavoro d'intagliatore, di disegnatore, di ricamatore in porpora viola, in porpora rossa, in scarlatto e in bisso, e di tessitore: capaci di realizzare ogni sorta di lavoro e ideatori di progetti".
Salmi 118
1Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
2Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.
3Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.
4Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.
5Nell'angoscia ho gridato al Signore,
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
6Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l'uomo?
7Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.
8È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.
9È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
10Tutti i popoli mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
11Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
12Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra le spine,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
13Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.
14Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
15Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto meraviglie,
16la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
17Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.
18Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
19Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.
20 È questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.
21Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.
22La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
23ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
24Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.
25Dona, Signore, la tua salvezza,
dona, Signore, la vittoria!
26Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;
27Dio, il Signore è nostra luce.
Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare.
28Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
29Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
Salmi 75
1'Al maestro del coro. Su "Non dimenticare". Salmo. Di Asaf. Canto.'
2Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie:
invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie.
3Nel tempo che avrò stabilito
io giudicherò con rettitudine.
4Si scuota la terra con i suoi abitanti,
io tengo salde le sue colonne.
5Dico a chi si vanta: "Non vantatevi".
E agli empi: "Non alzate la testa!".
6Non alzate la testa contro il cielo,
non dite insulti a Dio.
7Non dall'oriente, non dall'occidente,
non dal deserto, non dalle montagne
8ma da Dio viene il giudizio:
è lui che abbatte l'uno e innalza l'altro.
9Poiché nella mano del Signore è un calice
ricolmo di vino drogato.
Egli ne versa:
fino alla feccia ne dovranno sorbire,
ne berranno tutti gli empi della terra.
10Io invece esulterò per sempre,
canterò inni al Dio di Giacobbe.
11Annienterò tutta l'arroganza degli empi,
allora si alzerà la potenza dei giusti.
Ezechiele 1
1Il cinque del quarto mese dell'anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine.2Il cinque del mese - era l'anno quinto della deportazione del re Ioiachìn -3la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.
4Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.5Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l'aspetto: avevano sembianza umana6e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali.7Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo.8Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali,9e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.
10Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila.11Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo.12Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro.
13Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori.14Gli esseri andavano e venivano come un baleno.15Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro.
16Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota.17Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi.18La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno.19Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano.20Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.21Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.
22Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste,23e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l'una di contro all'altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo.24Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali.25Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste.
26Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane.27Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore28il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava.
Lettera a Tito 2
1Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina:2i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell'amore e nella pazienza.3Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei credenti; non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene,4per formare le giovani all'amore del marito e dei figli,5ad essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo.
6Esorta ancora i più giovani a essere assennati,7offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità,8linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro.9Esorta gli schiavi a esser sottomessi in tutto ai loro padroni; li accontentino e non li contraddicano,10non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.
11È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini,12che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo,13nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo;14il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone.
15Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti!
Capitolo XIV: Pensare all’occulto giudizio di Dio, per non insuperbirci del bene
Leggilo nella Biblioteca1. Come tuono fai scendere sopra di me i tuoi giudizi, Signore; timore e terrore scuotono tutte le mie ossa; l'anima mia si ritrae spaventata. Sbigottito penso che neppure i cieli sono puri, di fronte a te. Se hai trovato dei malvagi persino tra gli angeli e non li hai risparmiati, che cosa accadrà di me? Caddero le stelle del cielo, ed io, che sono polvere, che cosa presumo di me? Caddero nel profondo certuni, che sembrava avessero compiuto opere degne di lode; certuni che mangiavano il pane degli angeli, li ho visti contentarsi delle carrube che mangiavano i porci. Invero, non c'è santità se tu, o Signore, togli la tua mano; la sapienza non serve a nulla, se tu cessi di reggerci; la fortezza non giova, se tu cessi di custodirla; la castità non è sicura, se tu non la difendi; la vigilanza su se stessi non vale, se tu non sei presente con la tua santa protezione. Infatti se tu ci abbandoni, andiamo a fondo e moriamo; se tu, invece, ci assisti ci teniamo ritti e viviamo. In verità, noi siamo malfermi, ma tu ci rafforzi; siamo tiepidi, ma tu ci infiammi.
2. Oh!, come devo essere conscio della mia bassezza e della mia abiezione; e come devo considerare un nulla quel poco di bene che mi possa sembrare di aver fatto. Con quale pienezza di sottomissione devo accettare, o Signore, i tuoi profondi giudizi, giacché mi trovo ad essere nient'altro che nulla e poi nulla. E' cosa grande, invalicabile, questo riscontrare che di mio non c'è assolutamente niente. Dove mai si nasconde la mia boria, dove finisce la sicurezza che riponevo nella mia virtù. Ogni mia vuota vanteria è inghiottita nella profondità dei tuoi giudizi sopra di me. Che cosa mai è l'uomo di fronte a te? Forse che la creta può vantarsi nei confronti di colui che la plasma? (cfr. Is 45,9). Come può gonfiarsi, con vane parole, colui che, in verità, nell'intimo è soggetto a Dio? Neppure il mondo intero lo potrebbe far montare in superbia, poiché la Verità stessa lo ha soggiogato. Neppure un elogio da parte di tutti gli uomini lo potrebbe smuovere, poiché ha posto interamente la sua speranza in Dio: infatti, quelli che fanno tanti elogi, ecco, non sono che nulla, e scompariranno con il suono delle loro parole. Mentre la "parola del Signore resta in eterno" (Sal 116,2).
LETTERA 44: Agostino rende note le iniziative rivolte a riportare la concordia tra le chiese e Fortunio, lamentandosi per i tumulti
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta tra l'anno 396 e il 397.
Agostino rende note le iniziative rivolte a riportare la concordia tra le chiese e Fortunio, lamentandosi per i tumulti (n. 1-7). Respinge l'accusa di un delitto addebitato ai Cattolici e rinfaccia i misfatti dei Circoncellioni (n. 8-9). Battesimo e comunione di Giuda, persecuzione e ripetizione del battesimo (n. 10-12). Condizioni per una fruttuosa e pacifica disputa (n. 13-14).
AGOSTINO SALUTA I DILETTISSIMI E STIMATISSIMI FRATELLI EUSEBIO, GLORIO E I FELICI
Incontro di Agostino con Fortunio e discussione disturbata.
1. 1. Mentre mi recavo alla Chiesa di Cirta, son passato per la città di Tubursico e vi ho conosciuto, sebbene in un incontro purtroppo brevissimo, Fortunio, vescovo di quella città, in tutto quale voi, pieni di bontà, siete soliti presentarlo. Avendogli fatto sapere ciò che ci avevate detto di lui e il desiderio che avevo di vederlo, non si rifiutò affatto di ricevermi. Andai pertanto da lui; mi sembrò doveroso dare questo segno di deferenza alla sua età piuttosto che esigere ch'egli fosse il primo a venire da me. Mi recai dunque da lui insieme con non poche persone che in quella circostanza si trovavano per caso in mia compagnia. Essendoci poi accomodati in casa sua, la voce, che s'era sparsa del mio arrivo, fece affluire una gran folla; ma tra tutta quella gente molto pochi apparivano desiderosi di trattare quella causa con utilità e con risultati apportatori di salvezza, e di discutere con spirito di prudenza e di religione una questione sì importante circa un affare altrettanto importante. Tutti gli altri invece erano accorsi alla nostra discussione come si va a teatro, cioè come per assistere a uno spettacolo piuttosto che ascoltare con devozione cristiana un'istruzione concernente la salvezza. Non potevano quindi né fare silenzio né discorrere con noi attentamente o per lo meno con rispetto e moderazione, tranne, come ho detto, solo pochi, la cui attenzione appariva religiosa e sincera. Tutti insomma parlavano senza modo e misura a seconda dell'impulso del proprio animo con gran confusione e strepito e non potemmo ottenere che facessero rispettoso silenzio per quanto li pregassimo, ora io ora lui, e talora pure li rimproverassimo.
I Donatisti impediscono la discussione stenografata.
1. 2. Si cominciò comunque alla meno peggio la discussione e continuammo il dialogo per alcune ore nella misura che ce lo permettevano gl'intervalli di silenzio della folla che schiamazzava, chi per un verso chi per un altro. Senonché proprio all'inizio della discussione ci rendemmo conto che quanto si diceva cadeva immediatamente dopo dalla memoria sia nostra sia di coloro dei quali ci stava a cuore la salvezza; allora, non solo perché la discussione procedesse più cauta e più misurata, ma anche perché voi e gli altri fratelli, allora assenti, poteste leggere e conoscere quali erano stati gli argomenti trattati nella nostra discussione, chiedemmo che i nostri discorsi venissero stenografati. Fortunio e i suoi correligionari vi si opposero a lungo. Alla fine però egli acconsentì. Ma gli stenografi presenti, capacissimi di compiere quel lavoro, non so per qual motivo, si rifiutarono. Ottenemmo tuttavia per lo meno che i fratelli, ch'erano con noi, stenografassero, sebbene non fossero molto veloci, mentre noi promettemmo che avremmo lasciato là le tavolette stenografate. Si rimase d'accordo. I nostri discorsi cominciarono ad essere stenografati ed alcune frasi da una parte e dall'altra furono messe a protocollo. Gli stenografi in seguito se ne andarono, non riuscendo a tener fronte alle confuse interruzioni di quanti strepitavano e per conseguenza neppure alla nostra discussione, divenuta piuttosto turbolenta: noi però continuammo a parlare a lungo a seconda della possibilità che a ciascuno si presentava. Non ho voluto privare la Carità vostra di tutto quel che abbiamo detto e fatto nella discussione di tutta la faccenda, per quanto posso ricordare. Voi infatti potete far leggere la mia lettera al vescovo affinché attesti la verità di quel che ho scritto oppure vi faccia sapere senza indugio quel che ricorda meglio di me.
La vera Chiesa.
2. 3. Anzitutto egli si degnò d'elogiare la nostra condotta che diceva conoscere da quanto gli avevate detto voi con più bontà forse che verità: aggiunse pure di avervi detto che avremmo potuto far bene tutto quel che voi gli avevate suggerito per parte nostra, se lo avessimo fatto nel seno della Chiesa. Cominciammo quindi a domandargli quale fosse la Chiesa ove occorreva vivere in quel modo, se cioè quella che, secondo la predizione della Sacra Scrittura fatta tanto tempo prima, era diffusa in tutto il mondo, oppure quella limitata a una parte dell'Africa e degli Africani. Egli allora si sforzò di provare anzitutto che la sua comunione era diffusa su tutta la terra. Gli chiesi pertanto se potesse darmi, per andare ovunque io volessi, le lettere di comunione che diciamo patenti e affermavo, com'era a tutti palese, che in tal modo si sarebbe potuta dirimere assai facilmente la nostra questione. Avrei pure procurato, se avesse acconsentito, che fossero da noi inviate siffatte lettere a quelle chiese che negli scritti sacri degli Apostoli leggevamo essere stata fondate già al tempo degli stessi Apostoli.
Persecuzioni e "traditori".
2. 4. Siccome però l'affermazione di Fortunio era evidentemente falsa, ben presto egli andò a finire col sovvertire il significato delle espressioni tra cui ricordò quel monito del Signore in cui disse: Guardatevi dai falsi profeti: molti vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci: li conoscerete dai loro frutti 1. Siccome io gli risposi che quelle stesse parole avremmo potuto citarle a proposito degli scismatici, si arrivò a parlare della persecuzione, ch'egli gonfiando i fatti affermava essere stata subita spesso dal suo partito, per dimostrare che i veri Cristiani erano i suoi per il fatto che subivano la persecuzione. Mentre io, nel sentire quelle parole, mi preparavo a rispondere citando il Vangelo, egli mi prevenne citando quel passo ove il Signore dice: Beati coloro che soffrono la persecuzione a causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli 2. Io allora, felicitandomi che avesse citato quel passo, soggiunsi subito che si doveva dunque esaminare se quelli avevano sopportato la persecuzione proprio per la giustizia. Era appunto la questione a proposito della quale desideravo discutere, cosa che d'altronde era chiara a tutti, se al tempo dello scisma di Macario si trovavano ancora nell'unità della Chiesa o se n'erano già staccati: così coloro che volessero vedere se avessero patito la persecuzione per causa della giustizia, avrebbero dovuto piuttosto considerare se avevano fatto bene a distaccarsi dall'unità di tutto il mondo. Se fosse stato dimostrato che lo scisma era ingiusto, sarebbe stato evidente ch'essi avevano patito la persecuzione per causa dell'ingiustizia piuttosto che della giustizia; perciò non potevano annoverarsi tra i beati, di cui è stato detto: Beati quelli che soffrono la persecuzione per causa della giustizia. Fu ricordata allora la consegna dei Libri Sacri, più che sicura. Ma si rispondeva dai nostri fedeli che a consegnare i Libri Sacri erano stati piuttosto i loro caporioni. Se poi riguardo a ciò non volevano credere ai nostri documenti scritti, nemmeno noi dovevamo esser costretti a credere ai loro.
La comunione con le Chiese d'oltremare.
3. 5. Senonché, messa da parte questa difficile e pericolosa questione, domandai come i Donatisti potevano essersi separati per giusta ragione da tutti gli altri Cristiani immuni da colpe, i quali, conservando la serie della successione delle antichissime Chiese in cui erano stabiliti, ignoravano del tutto quali fossero in Africa i "traditori" né potevano essere in comunione se non con quei vescovi che sapevano legittimamente insediati nelle rispettive sedi episcopali. Rispose che le Chiese d'oltremare s'erano mantenute immuni da colpe finché non approvarono l'uccisione di coloro, i quali - a suo dire - avevano subìto la persecuzione di Macario. Io allora gli avrei potuto rispondere che le Chiese d'oltremare non avrebbero potuto perdere la loro santità né macchiarsi per l'odiosità dei tempi di Macario, dal momento che in nessun modo si poteva dimostrare, quanto alle stesse azioni provate, che egli le avesse fatte per istigazione di quelle Chiese. Preferii invece domandare brevemente se, qualora le Chiese d'oltremare avessero perso la loro incensurabilità a causa delle crudeli repressioni di Macario a cui, si diceva, avevano acconsentito, si poteva almeno provare che i Donatisti fossero rimasti nell'unità con le Chiese Orientali e con tutte le altre Chiese delle altre parti del mondo fino a quei tempi.
Il Concilio di Sardica e i Donatisti.
3. 6. Egli allora presentò un libro con cui pretendeva di provare che il concilio di Sardica aveva inviato lettere di comunione ai vescovi Africani della setta donatista. Mentre leggeva, tra i nomi degli altri vescovi ai quali essi avevano scritto, udimmo quello di Donato. Noi perciò cominciammo a supplicarlo che ci spiegasse se quel Donato fosse il capo della loro setta, dal quale essi prendono il nome, poiché poteva darsi che il Donato, al quale avevano scritto, fosse un vescovo di un'altra setta, soprattutto per il fatto che in quell'elenco di nomi non era fatta nemmeno menzione dell'Africa. In qual modo avrebbe dunque potuto provare che con quel nome doveva intendersi Donato, vescovo della setta donatista, dal momento che non avrebbe potuto provare nemmeno che quelle lettere erano state inviate in particolare ai vescovi delle Chiese africane? Sebbene infatti Donato sia di solito un nome africano, non sarebbe per sé impossibile che qualche vescovo di quelle regioni si chiamasse realmente con un nome africano o qualche africano fosse costituito vescovo in quelle regioni. In quelle lettere poi non trovammo alcuna indicazione né della data né del console, che ci permettesse di ricavare almeno dalle circostanze qualche elemento di certezza. Posso assicurare infatti d'aver udito, non so quando, che gli Ariani, dopo essersi separati dalla comunione cattolica, tentarono d'associare a sé i Donatisti dell'Africa: questo preciso particolare me lo sussurrò all'orecchio il fratello Alipio. Presi allora il libro ed esaminando i decreti del concilio, vi lessi che da quel concilio di Sardica furono condannati Atanasio, vescovo cattolico di Alessandria, che si distinse su tutti gli altri per l'energica lotta sostenuta nel confutare gli Ariani, e Giulio, vescovo della Chiesa di Roma, parimenti cattolico. Per tali motivi ci risultò provato che quello era stato un concilio di Ariani, ai quali i suddetti vescovi cattolici opponevano la più forte resistenza. Desideravamo quindi prendere e portar via con noi il libro per un più accurato esame anche delle circostanze, ma Fortunio non volle darcelo, dicendo che noi potevamo trovarlo lì, a nostra disposizione, qualora volessimo consultarlo. Lo pregai pure che mi permettesse di farvi di mia mano un segno di riconoscimento, temendo - lo confesso - che se per qualche motivo lo avessi dovuto chiedere, me ne presentasse un altro invece di quello; ma non volle concedermi neppure questo!
Persecutori e perseguitati.
4. 7. Cominciò poi a insistere che rispondessi brevemente alla sua domanda, se cioè ritenessi giusto chi perseguita o chi è perseguitato. Gli risposi che la domanda non era posta bene, poiché può darsi che siano ingiusti ambedue; oppure che uno più giusto perseguiti uno più ingiusto. Non ne verrebbe logicamente che uno sia più giusto per il fatto di patire persecuzione, quantunque di solito avvenga così. Vedendo poi che insisteva su questo punto al fine di far capire che la giustizia stava certamente nella sua setta per il fatto di aver sofferto la persecuzione, gli chiesi se riteneva giusto e cristiano Ambrogio, vescovo della Chiesa milanese. Messo così con le spalle al muro era costretto a negare che quel famoso personaggio fosse cristiano e giusto, poiché se lo avesse ammesso, gli avrei subito obiettato che nondimeno egli pensava ch'era necessario ribattezzarlo. Essendo dunque costretto a dire i motivi per cui egli non doveva essere considerato né cristiano né giusto, gli ricordai la dura persecuzione da lui sostenuta fino al punto che la sua chiesa fu assediata da soldati armati. Gli chiesi pure se riteneva giusto e cristiano Massimiano, che aveva fatto lo scisma nella loro setta a Cartagine. Non avrebbe potuto rispondere se non negativamente. Gli ricordai dunque che anch'egli subì una persecuzione così violenta che la sua chiesa fu distrutta dalle fondamenta. Con tali esempi cercavo di persuaderlo, se avessi potuto, a smetterla di affermare che il patire la persecuzione è prova certissima di giustizia cristiana.
Un delitto rinfacciato ai Cattolici.
4. 8. Mi narrò pure che proprio agli inizi dello scisma i primi Donatisti, pensando di voler sopire in qualsiasi modo la colpa di Ceciliano, per evitare uno scisma, concessero un vescovo interinale (6-a) ai fedeli della sua comunione residenti a Cartagine, prima che fosse ordinato Maggiorino contro Ceciliano. Diceva dunque che quel vescovo era stato ucciso dai nostri nella sua chiesa. Confesso che non avevo mai udito prima un fatto simile, sebbene i nostri dovessero sfatare e confutare tanti delitti da essi rinfacciati e se ne rinfacciassero loro più numerosi e peggiori. Cionondimeno, dopo aver narrato il fatto, di nuovo cominciò a domandarmi con petulanza chi io ritenessi giusto, chi viene ucciso o chi uccide, come se già mi avesse provato che il delitto era stato commesso come lo aveva narrato lui. Gli risposi che bisognava prima esaminare se il fatto fosse autentico, poiché non si deve credere alla leggera tutto ciò che si dice, e d'altronde poteva darsi che fossero malvagi tutt'e due o anche peggiore quello ucciso dal malvagio. In realtà può darsi che più scellerato di chi ammazza soltanto il corpo sia chi ribattezza l'intera persona.
Le stragi fatte dai Circoncellioni.
4. 9. Dopo ciò non avrebbe dovuto farmi la domanda rivoltami dopo, dicendo che neppure il malvagio avrebbe dovuto essere ammazzato da Cristiani e giusti, come se noi chiamassimo giusti coloro che nella Chiesa cattolica commettono simili delitti. Ciononostante per essi questi crimini è più facile affermarli che provarli, sebbene molti di essi, anche vescovi, preti e chierici di ogni grado, per mezzo delle bande composte da individui forsennati, non cessino d'infliggere, quando possono, tante efferate uccisioni e stragi non solo ai cattolici, ma talora anche ai loro stessi seguaci. Sebbene le cose stessero così, egli passando tuttavia sopra gli scelleratissimi delitti dei suoi, a lui stesso molto più noti, incalzava che rispondessi quale giusto avesse mai ucciso una persona, fosse pure malvagia. Ciò non aveva nulla a che vedere con la nostra questione, poiché avevamo convenuto che dovunque tali delitti si commettessero da persone che portano il nome di Cristiani, non sono commessi dai buoni: ciononostante, per fargli comprendere cosa bisognava discutere, rispondemmo con la domanda se gli sembrava che Elia fosse giusto; non poté negarlo. Soggiungemmo allora dicendo quanti falsi profeti egli uccise di sua mano 3. Allora egli capì davvero quel che doveva capirsi, che allora tali azioni erano lecite ai giusti. Elia infatti compiva quelle azioni mosso dallo spirito profetico e per ordine di Dio, il quale certamente sa a chi giova perfino d'essere ucciso. Esigeva dunque che gl'indicassi quale giusto ormai al tempo del Nuovo Testamento uccidesse una persona sia pure scellerata ed empia.
Del battesimo e della comunione di Giuda.
5. 10. Si ritornò allora alla esposizione precedente della Sacra Scrittura, con cui volevamo dimostrare che né noi dovevamo rinfacciare ad essi i loro delitti, né essi a noi, qualora si fossero trovate tali azioni compiute dai nostri. In base al Nuovo Testamento non si può dimostrare che alcun giusto uccidesse qualcuno; al contrario, con l'esempio stesso dei Signore si può provare che gli scellerati furono tollerati dagli innocenti. Sopportò infatti che il suo traditore, che aveva già ricevuto il suo prezzo, rimanesse con sé fino all'ultimo bacio di pace tra gli innocenti, ai quali non nascose che c'era tra loro un individuo così scellerato; ciononostante diede per la prima volta a tutti insieme, senza escludere lui, il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue 4. Essendo rimasti quasi tutti impressionati di quest'esempio, Fortunio tentò di rispondere che quella comunione fatta con lo scellerato prima della passione del Signore non aveva recato alcun danno agli Apostoli, poiché non avevano ricevuto ancora il battesimo di Cristo, ma quello di Giovanni. Dopo ch'ebbe detto ciò, cominciai a domandargli come mai dunque stava scritto che Gesù aveva battezzato più persone di Giovanni, benché non fosse lui in persona a battezzare ma i suoi discepoli 5; amministrava cioè il battesimo per mezzo dei suoi discepoli. In qual modo adunque potevano dare ciò che non avevano ricevuto, come sono soliti affermare soprattutto i Donatisti? O forse che Cristo battezzava col battesimo di Giovanni? Avevo intenzione di fare molte domande di tal sorta; volevo domandare per esempio come mai a Giovanni fu chiesto perché anche il Signore battezzasse e rispose che il Signore aveva la sposa ed era lo sposo 6. Era dunque forse lecito che lo sposo battezzasse col battesimo di Giovanni, cioè col battesimo dell'amico o del servo? Volevo pure domandare in qual modo gli Apostoli avrebbero potuto ricevere l'Eucarestia, se non fossero stati ancora battezzati. Oppure perché a Pietro, che desiderava esser lavato interamente, rispose: Chi ha preso un bagno, non ha bisogno di lavarsì ma è interamente mondo 7. Ora, la mondezza completa non è nel battesimo di Giovanni, poiché il battesimo riceve la validità dal nome del Signore, se chi lo riceve se ne mostri degno; se invece se ne mostra indegno, i sacramenti rimarranno validi non per la sua salvezza, bensì per la sua rovina, ma rimarranno comunque validi. Avendo io accennato a porgli di queste domande, anch'egli capì che non avrebbe dovuto fare domande a proposito del battesimo dei discepoli.
Psicosi Donatista di persecuzioni da parte cattolica.
5. 11. In seguito si passò a discutere lungamente da una parte e dall'altra su diversi argomenti. Fra l'altro si disse che i nostri avrebbero continuato a perseguitare i loro seguaci; a noi diceva che voleva vedere come ci saremmo dimostrati in quella persecuzione, se avremmo cioè approvato quella crudeltà oppure avremmo rifiutato il nostro consenso. Rispondemmo che Dio vedeva nel nostro cuore nel quale essi non potevano vedere, che essi nutrivano ancora senza motivo il timore di vessazioni e che se anche capitassero, sarebbero opera di malvagi, ma che tra loro c'erano degl'individui ancora peggiori. Aggiungemmo che però non avremmo dovuto staccarci dalla comunione cattolica qualora per caso fosse stato compiuto qualche delitto contro la nostra volontà oppure nonostante gli sforzi che avessimo fatti per impedirli, avendo imparato la tolleranza pacifica dalle parole dell'Apostolo: Sopportandovi l'un l'altro con amore, studiandovi di conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo àella pace 8. Aggiungemmo che a non mantenere questa pace e tolleranza furono gli autori dello scisma, come ora i più miti tra loro tollerano colpe anche più gravi perché non avvengano altre scissioni nella scissione, mentre non vorrebbero tollerare colpe più leggere per amore dell'unità stessa. Aggiungemmo pure che al tempo del Vecchio Testamento la pace dell'unità e la tolleranza non erano ancora state raccomandate tanto quanto lo furono poi con l'esempio del Signore e con l'amore proclamato dal Nuovo Testamento: cionondimeno i Profeti e i santi personaggi solevano denunciare al popolo le loro colpe senza tuttavia nemmeno lontanamente provare a distaccarsi dall'unità del popolo e continuando a partecipare in comune ai riti sacri di allora.
La ripetizione del battesimo.
5. 12. S'arrivò quindi, non so come, a ricordare la santa memoria di Genetlio, vescovo di Cartagine prima di Aurelio, che annullò un decreto emanato contro di loro e ne proibì l'applicazione. Tutti lo lodavano e lo esaltavano con grande entusiasmo. In mezzo a quelle grida di approvazione io soggiunsi che tuttavia perfino Genetlio, se fosse capitato tra le loro mani, avrebbero reputato necessario ribattezzarlo. Eravamo già alzati in piedi, quando pronunciammo tali parole perché urgeva il tempo di partire. Il buon vecchio disse apertamente che ormai era stata fissata la regola che qualunque dei nostri fedeli passasse nella loro setta doveva essere ribattezzato: appariva però chiaro con quale ripugnanza e dolore diceva ciò. Deplorava inoltre per parte sua in modo quanto mai esplicito molte ribalderie commesse dai suoi; mostrava pure quanto fosse alieno da simili azioni, com'era provato dalla testimonianza di tutta la città. Ricordava pure che soleva farne rimprovero perfino ai suoi correligionari lamentandosene con spirito di dolcezza e di moderazione. Noi rammentammo perciò il passo dei profeta Ezechiele ove chiaramente è scritto, che la colpa del figlio non deve imputarsi al padre, né quella del padre al figlio; in quel passo è detto: Poiché, come l'anima del padre, così l'anima del figlio è mia; qualunque anima peccherà sarà essa a perire 9. Dopo queste considerazioni e discussioni tutti fummo d'accordo che non ci dovevamo rimproverare a vicenda le violenze perpetrate dai malvagi dell'una e dell'altra parte. Rimaneva la questione dello scisma. Lo esortammo quindi a fare con noi sempre maggiori sforzi con calma e serenità, affinché si arrivasse a concludere, dopo diligente esame, la questione. Egli allora ebbe la bontà di dire che a desiderare una simile discussione, eravamo noi soli ma non i cattolici. Partimmo infine dopo avergli promesso che gli avremmo presentato molti nostri colleghi d'episcopato, certamente almeno dieci, desiderosi di discutere la questione con tanta benevolenza e mitezza, con tanto zelo religioso, quale m'ero accorto d'aver egli riscontrato e gradito in noi. Un numero altrettanto grande di suoi colleghi promise egli pure.
Raccomanda di continuare gli sforzi per l'unione.
6. 13. Vi esorto quindi e vi scongiuro, per il sangue del Signore, di ricordargli la sua promessa e d'insistere negli sforzi tendenti a condurre a termine l'impresa incominciata, che voi stessi vedete ormai condotta a buon fine. A mio parere, assai difficilmente potete trovare nei vostri vescovi una disposizione d'animo e una propensione tanto confacente quale ho constatato in questo vegliardo. Egli infatti venne da me il giorno dopo e cominciammo di nuovo a discutere questi problemi. Ma siccome da un momento all'altro dovevo partire per andare a compiere l'ordinazione di un vescovo, non potei trattenermi più a lungo con lui. Avevo tra l'altro mandato ad avvisare il Capo dei Celicoli, il quale - come avevo sentito dire - aveva istituito un nuovo battesimo presso i Donatisti e aveva sedotto molti con quell'empia sua eresia. Desideravo che venisse a intrattenersi a conversare con me per quanto ce lo avrebbe permesso la ristrettezza del tempo. Fortunio, venuto a sapere che quello sarebbe venuto, vedendo che mi ero assunto un'altra incombenza ed essendo anch'egli costretto a partire per non so quale necessità, si congedò da noi benevolmente e serenamente.
Condizioni per una pacata e proficua discussione.
6. 14. Per evitare poi ad ogni costo le turbe turbolente, più dannose che vantaggiose, e per portare a termine con l'aiuto di Dio e con animo veramente amichevole e tranquillo la grande impresa che ci siamo assunta, sarà bene - a mio parere - radunarci in un villaggio non grande, dove non ci sia alcuna chiesa dei fedeli di nessuna delle due confessioni, ma sia di proprietà dei nostri come dei loro, come sarebbe il villaggio di Tiziano. Sia dunque che un luogo siffatto venga trovato nel territorio di Tubursico, sia in quello di Tagaste o quello da me accennato o un altro qualsiasi, procuriamo che vi siano a nostra disposizione i Libri canonici della Sacra Scrittura e i documenti che potranno essere esibiti da una parte e dall'altra. In tal modo, messe da parte tutte le altre brighe, senz'essere disturbati, a Dio piacendo, da alcuna molestia, potremo dedicarci a quest'affare per tutti i giorni che potremo; pregando inoltre ciascuno di noi il Signore in casa del proprio ospite, con l'aiuto di Lui al quale è assai gradita la pace cristiana, potremo portare al termine della discussione un'impresa così importante, incominciata con tante buone disposizioni. Rispondi per farmi sapere qual'è la vostra opinione e quella di Fortunio a questo proposito.
1 - Mt 7, 15 16.
2 - Mt 5, 10.
3 - 1 Re 18, 40.
4 - Mt 16, 20-28.
5 - Gv 4, 1 s.
6 - Gv 3, 22-29.
7 - Gv 13, 10.
8 - Ef 4, 2 s.
9 - Ez 18, 20 4.
Lettere
Opera Omnia - Santa Chiara d'Assisi
Leggilo nella BibliotecaLE LETTERE ALLA BEATA AGNESE DI PRAGA
LETTERA PRIMA
[2859] 1 Alla venerabile e santissima vergine, Donna Agnese, figlia dell’esimio e illustrissimo re di Boemia, 2 Chiara, indegna serva di Gesù Cristo ed ancella inutile (Cfr. Lc 17,10) delle Donne recluse del monastero di San Damiano, sua suddita in tutto e serva, si raccomanda in ogni modo con particolare rispetto, mentre augura di conseguire la gloria della eterna felicità (Cfr. Sir 50,5).
[2860] 3 All’udire la stupenda fama della vostra santa vita religiosa, che non a me soltanto è giunta, ma si è sparsa magnificamente su tutta quasi la faccia della terra, sono ripiena di gaudio nel Signore e gioisco (Cfr. Ab 3,18); 4 e di questo possono rallegrarsi non soltanto io, ma tutti coloro che servono o desiderano servire Gesù Cristo.
[2861] 5 Il motivo è questo mentre potevate più di ogni altra godere delle fastosità, degli onori e delle dignità mondane, ed anche accedere con una gloria meravigliosa a legittimi sponsali con l’illustre Imperatore, - unione che, del resto, sarebbe stata conveniente alla vostra e sua eccelsa condizione -, 6 tutte queste cose voi avete invece respinte, e avete preferito con tutta l’anima e con tutto il trasporto del cuore abbracciare la santissima povertà e le privazioni del corpo, 7 per donarvi ad uno Sposo di ancor più nobile origine, al Signore Gesù Cristo, il quale custodirà sempre immacolata e intatta la vostra verginità.
[2862] 8 Il suo amore vi farà casta, le sue carezze più pura, il possesso di Lui vi confermerà vergine. 9 Poiché la sua potenza è più forte d’ogni altra, più larga è la sua generosità; la sua bellezza è più seducente, il suo amore più dolce ed ogni suo favore più fine. 10 Ormai stretta nell’amplesso di Lui, Egli ha ornato il vostro petto di pietre preziose; alle vostre orecchie ha fissato inestimabili perle; 11 e tutta vi ha rivestita di nuove e scintillanti gemme, come a primavera, e vi ha incoronata di un diadema d’oro, inciso col simbolo della santità (Sir 45,14).
[2863] 12 Perciò, sorella carissima, o meglio signora degna di ogni venerazione, poiché siete sposa, madre e sorella (Cfr. 2Cor 11,2; Mt 12,50) del Signor mio Gesù Cristo, 13 insignita dello smagliante stendardo della inviolabile verginità e della santissima povertà, riempitevi di coraggio nel santo servizio che avete iniziato per l’ardente desiderio del Crocifisso povero. 14 Lui per tutti noi sostenne il supplizio della croce (Col 1,13), strappandoci dal potere del Principe delle tenebre (2Cor 5,18), che ci tratteneva avvinti con catene in conseguenza del peccato del primo uomo, e riconciliandoci con Dio Padre.
[2864] 15 O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne.
16 O povertà santa! A quanti ti possiedono e desiderano, Dio promette il regno dei cieli (Cfr. Mt 5,3), ed offre in modo infallibile eterna gloria e vita beata.
17 O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo, in cui potere erano e sono il cielo e la terra, giacché bastò un cenno della sua parola e tutte le cose furono create (Sal 32,9; 148,5), si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa. 18 Disse egli, infatti: Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i nidi, ma il Figlio dell’uomo, cioè Cristo, non ha dove posare il capo (Mt 8,20); e quando lo reclinò sul suo petto, fu per rendere l’ultimo respiro (Gv 19,30).
[2865] 19 Se, dunque, tale e così grande Signore, scendendo nel seno della Vergine, volle apparire nel mondo come uomo spregevole, bisognoso e povero, 20 affinché gli uomini - che erano poverissimi e indigenti, affamati per l’eccessiva penuria del nutrimento celeste -, divenissero in Lui ricchi (Cfr. 2Cor 8,9) col possesso dei reami celesti; 21 esultate e godete (Cfr. Ab 3,18) molto, ripiena di enorme gaudio e di spirituale letizia.
[2866] 22 Invero voi, che avete preferito il disprezzo del mondo agli onori, la povertà alle ricchezze temporali, e avete affidato i vostri tesori, piuttosto che alla terra, al cielo, 23 ove non li corrode ruggine, non li consuma il tarlo, non li scoprono né rubano i ladri Mt 6,20), voi riceverete abbondantissima ricompensa nei cieli (Mt 5,12), 24 e avete meritato degnamente di essere chiamata sorella, sposa e madre (Cfr. 2Cor 11,2; Mt 12,50) del Figlio dell’Altissimo Padre e della gloriosa Vergine.
[2867] 25 Certamente voi sapete, - ne sono sicurissima - che il regno dei cieli il Signore lo promette e dona solo ai poveri (Cfr. Mt 5,3), perché quando si amano le cose temporali, si perde il frutto della carità; 26 e che non è possibile servire a Dio e a Mammona, perché o si ama l’uno e si ha in odio l’altro, o si serve il secondo e si disprezza il primo (Mt 6,24). 27 E l’uomo coperto di vestiti non può pretendere di lottare con uno ignudo, perché è più presto gettato a terra chi offre una presa all’avversario; e neppure è possibile ambire la gloria in questo mondo e regnare poi lassù con Cristo; 28 ed è più facile che un cammello passi per una cruna di un ago, che un ricco salga ai reami (Cfr. Mt 19,24) celesti. 29 Perciò voi avete gettato le vesti superflue, cioè le ricchezze terrene, a fine di non soccombere neppure in un punto nella lotta e di poter entrare nel regno dei cieli per la via stretta e la porta angusta (Cfr. Mt 7,13-14).
[2868] 30 È magnifico davvero e degno di ogni lode questo scambio: rifiutare i beni della terra per avere quelli del cielo, meritarsi i celesti invece dei terreni, ricevere il cento per uno e possedere la vita (Cfr. Mt 19,29) beata per l’eternità.
[2869] 31 Per questo ho ritenuto opportuno supplicare con umili preghiere, nell’amore di Cristo (Cfr. Fil 1,8), la vostra maestà e la vostra santità, per quanto io posso, a voler perseverare con coraggio nel suo santo servizio, 32 progredendo di bene in meglio, di virtù in virtù (Cfr. Sal 83,8), affinché Colui, al quale servite con tutto l’amore, si degni concedervi il desiderato premio.
[2870] 33 Vi scongiuro ancora nel Signore, come posso, di tener presenti nelle santissime vostre preghiere (Cfr. Rm 15,30) me, vostra serva, sebbene inutile (Cfr. Lc 17,30), e con me tutte le altre sorelle di questo monastero, che tanto vi venerano, 34 affinché, col soccorso di esse, possiamo meritarci la misericordia di Gesù Cristo e insieme con voi gioire dell’eterna visione.
35 State bene nel Signore, e pregate per (Cfr. 1Ts 5,25) me.
LETTERA SECONDA
[2871] 1 Alla figlia del Re dei re, alla serva del Signore dei dominanti (Ap 19,16; 1Tm 6,15), alla sposa degnissima di Gesù Cristo e perciò regina nobilissima Donna Agnese, 2 Chiara, ancella inutile (Cfr. Lc 17,10) e indegna delle Donne Povere, invia il suo saluto e l’augurio di vivere sempre in perfetta povertà.
[2872] 3 Rendo grazie all’Autore della grazia, dal quale, come crediamo, viene ogni bene sommo ed ogni dono perfetto (Gc 1,17), perché ti ha adornata di tanti riconoscimenti di virtù e ti ha illustrata con segni di così alte perfezioni, 4 che, fatta diligente imitatrice del Padre, in cui è ogni perfezione (Cfr. Mt 5,48), meriti di divenire a tua volta perfetta, talmente che i suoi occhi non trovino in te nessun segno di imperfezione (Cfr. Sal 138,16).
[2873] 5 E questa è la perfezione, per la quale il Re stesso ti unirà a sé nell’etereo talamo, dove siede glorioso su un trono di stelle, 6 che tu, stimando cosa vile la grandezza di un regno terreno e sdegnando l’offerta di un connubio imperiale, 7 per amore della santissima povertà, in spirito di profonda umiltà e di ardentissima carità, ricalchi con assoluta fedeltà le orme (Cfr. 1Pt 2,21) di Colui del quale hai meritato d’essere sposa.
[2874] 8 Ma ti so ricca d’ogni virtù, e perciò rinuncio ad un lungo discorso e non voglio aggravarti di troppe parole, 9 anche se tu non troveresti nulla di superfluo in quelle parole che potrebbero arrecarti qualche consolazione. 10 E giacché una sola è la cosa necessaria (Lc 10,42), di essa soltanto ti scongiuro e ti avviso per amore di Colui, al quale ti sei offerta come vittima santa (Cfr. Rm 12,1) e gradita.
[2875] 11 Memore del tuo proposito, come un’altra Rachele (Cfr. Gen 29,16), tieni sempre davanti agli occhi il punto di partenza. I risultati raggiunti, conservali; ciò che fai, fallo bene; non arrestarti (Cfr. Ct 3,4); 12 ma anzi, con corso veloce e passo leggero, con piede sicuro, che neppure alla polvere permette di ritardarne l’andare, 13 avanza confidente e lieta nella via della beatitudine che ti sei assicurata.
[2876] 14 E non credere, e non lasciarti sedurre da nessuno che tentasse sviarti da questo proposito o metterti degli ostacoli (Cfr. Rm 14,13) su questa via, per impedirti di riportare all’Altissimo le tue promesse (Sal 49,14) con quella perfezione alla quale ti invitò lo Spirito del Signore.
[2877] 15 Riguardo a questo, perché tu possa percorrere più sicura la strada dei divini mandati (Cfr. Sal 118,32), attieniti ai consigli del venerabile padre nostro frate Elia, ministro generale, 16 ed anteponili ai consigli di qualsiasi altro e ritienili più preziosi per te di qualsiasi dono.
[2878] 17 E se qualcuno ti dice o ti suggerisce altre iniziative, che impediscano la via di perfezione che hai abbracciata o che ti sembrino contrarie alla divina vocazione, pur portandoti con tutto il rispetto, non seguire però il consiglio di lui, 18 ma attaccati, vergine poverella, a Cristo povero.
[2879] 19 Vedi che Egli per te si è fatto oggetto di disprezzo, e segui il suo esempio rendendoti, per amor suo, spregevole in questo mondo. 70 Mira, o nobilissima regina, lo Sposo tuo, il più bello tra i figli degli uomini (Sal 44,3), divenuto per la tua salvezza il più vile degli uomini, disprezzato, percosso e in tutto il corpo ripetutamente flagellato (Cfr. Mt 19,20; 27,26), e morente perfino tra i più struggenti dolori sulla croce. Medita e contempla e brama di imitarlo.
[2880] 21 Se con Lui soffrirai, con Lui regnerai (Cfr. Rm 8,17; 2Tm 2,12); se con Lui piangerai, con Lui godrai; se in compagnia di Lui morirai (2Tm 2,11) sulla croce della tribolazione, possederai con Lui le celesti dimore nello splendore dei santi (Sal 109,3), 22 e il tuo nome sarà scritto nel Libro della vita (Fil 4,3; Ap 14,22) e diverrà famoso tra gli uomini. 23 Perciò possederai per tutta l’eternità e per tutti secoli la gloria del regno celeste, in luogo degli onori terreni così caduchi; parteciperai dei beni eterni, invece che dei beni perituri e vivrai per tutti i secoli.
[2881] 24 Addio sorella e, a causa del Signore tuo Sposo, signora carissima.
[2882] 25 Abbi a cuore di raccomandare al Signore (Cfr. At 14,22) nelle tue devote orazioni me, assieme alle mie sorelle, che tutte godiamo per i beni che il Signore opera in te con la sua grazia. E raccomandaci con insistenza anche alle preghiere delle tue sorelle.
LETTERA TERZA
[2883] 1 Alla signora in Cristo veneratissima e sorella degna d’amore più di tutte le creature mortali, Agnese, germana dell’illustre Re di Boemia, ma ora soprattutto sorella e sposa (Cfr. Mt 12,50; 2Cor 11,2) del sommo Re dei cieli, 2 Chiara, umilissima e indegna ancella di Cristo e serva delle Donne Povere, augura salutare gaudio nell’Autore della salvezza (Cfr. Eb 2,10) e quanto di meglio essa possa desiderare.
[2884] 3 Le liete notizie del tuo benessere, del tuo stato felice e dei tuoi prosperi progressi nella corsa che hai intrapresa per la conquista del celeste palio (Cfr. Fil 3,14), mi riempiono di tanta gioia; 4 e tanto più respiro di esultanza nel Signore, perché so e ritengo che tu supplisci magnificamente alle imperfezioni che sono in me e nelle altre sorelle nella nostra imitazione degli esempi di Gesù Cristo povero ed umile.
[2885] 5 Davvero posso rallegrarmi, e nessuno potrebbe strapparmi da questa gioia, 6 poiché ho raggiunto quello che ho desiderato sotto il cielo, dal momento che vedo te trionfare in una maniera, direi, terribile e incredibile, sostenuta da una prerogativa meravigliosa della sapienza che procede da Dio medesimo, sulle astuzie dello scaltro (Cfr. Gen 3,1) serpente, sulla superbia, che è rovina dell’umana natura, e sulla vanità, che rende fatui i cuori degli uomini. 7 E ti ammiro ancora stringere a te, mediante l’umiltà, con la forza della fede e le braccia della povertà, il tesoro incomparabile, nascosto nel campo (Cfr. Mt 13,44) del mondo e dei cuori umani, col quale si compra Colui che dal nulla trasse tutte (Cfr. Gv 1,3) le cose.
[2886] 8 E, per avvalermi delle parole medesime dell’Apostolo, ti stimo collaboratrice (Cfr. 1Cor 3,9; Rm 16,3) di Dio stesso e sostegno delle membra deboli e vacillanti del suo ineffabile Corpo.
[2887] 9 Chi potrebbe, dunque, impedirmi di rallegrarmi per sì mirabili motivi di gaudio?
10 Gioisci, perciò, anche tu nel Signore sempre (Cfr. Fil 4,4), o carissima. 11 Non permettere che nessun’ombra di mestizia avvolga il tuo cuore, o signora in Cristo dilettissima, gioia degli Angeli e corona (Cfr. Fil 4,1) delle tue sorelle.
[2888] 12 Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria (Cfr. Eb 1,3), 13 colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza (Cfr. Eb 1,3), e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nella immagine (Cfr. 2Cor 3,18) della divinità di Lui.
[2889] 14 Allora anche tu proverai ciò che è riservato ai soli suoi amici, e gusterai la segreta dolcezza (Cfr. Sal 30,20) che Dio medesimo ha riservato fin dall’inizio per coloro che lo amano. 15 Senza concedere neppure uno sguardo alle seduzioni, che in questo mondo fallace ed irrequieto tendono lacci ai ciechi che vi attaccano il loro cuore, con tutta te stessa ama Colui che per amor tuo tutto si è donato.
[2890] 16 La sua bellezza ammirano il sole e la luna; i suoi premi sono di pregio e grandezza infiniti (Sal 144,3). 17 Voglio dire quel Figlio dell’Altissimo, che la Vergine ha partorito, senza cessare di essere vergine. 18 Stringiti alla sua dolcissima Madre, la quale generò un Figlio tale che i cieli non lo potevano contenere (Cfr. 1Re 8,27; 2Cor 2,6), 19 eppure ella lo raccolse nel piccolo chiostro del suo santo seno e lo portò nel suo grembo verginale.
[2891] 20 Chi non sdegnerebbe con orrore le insidie del nemico dell’umano genere, che facendo brillare innanzi agli occhi il luccicore delle cose transitorie e delle glorie fallaci, tenta annientare ciò che è più grande del cielo?
[2892] 21 Sì perché è ormai chiaro che l’anima dell’uomo fedele, che è la più degna di tutte le creature, è resa dalla grazia di Dio più grande del cielo. 22 Mentre, infatti, i cieli con tutte le altre cose create non possono contenere (Cfr. 1Re 8,27; 2Cr 2,6) il Creatore, l’anima fedele invece, ed essa sola, è sua dimora (Cfr. Gv 14,23) e soggiorno, e ciò soltanto a motivo della carità, di cui gli empi sono privi. 23 È la stessa Verità che lo afferma: “Colui che mi ama, sarà amato dal Padre mio, e io pure lo amerò; e noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora (Gv 14,21.23)”.
[2893] 24 A qual modo, dunque, che la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente nel suo grembo, 25 tu pure, seguendo le sue vestigia (Cfr. 1Pt 2,21), specialmente dell’umiltà e povertà di Lui, puoi sempre, senza alcun dubbio, portarlo spiritualmente nel corpo casto e verginale. 26 E conterrai in te Colui dal quale tu e tutte le creature sono contenute (Cfr. Sap 1,7; Col 1,17), e possederai ciò che è bene più duraturo e definitivo anche a paragone di tutti gli altri possessi transeunti di questo mondo.
[2894] 27 Come si ingannano, molte volte, al riguardo, re e regine di questo mondo! 28 Quand’anche elevassero la loro superbia fino al cielo e toccassero quasi col capo le nubi, alla fine saranno dissolti nel nulla, come spazzatura.
[2895] 29 Passando ora al quesito che mi hai sottoposto, credo di poterti rispondere così. 30 Tu mi domandi quali feste il gloriosissimo Padre nostro san Francesco ci raccomandò di celebrare con particolare solennità, pensando, se ben ho capito, che si possa in esse usare una certa maggior larghezza nella varietà dei cibi. 31 Nella tua prudenza certamente saprai che, salvo le deboli e le inferme, - verso le quali ci insegnò e ci comandò di usare ogni discrezione con qualsiasi genere di cibo -,32 nessuna di noi, che sia sana e robusta, dovrebbe prendere se non cibi quaresimali, tanto nei giorni feriali che nei festivi, digiunando ogni giorno 33 ad eccezione delle domeniche e del Natale del Signore, nei quali giorni possiamo prendere il cibo due volte. 34 Ed anche nei giovedì, dei periodi non di digiuno, ciascuna può fare come le piace, cioè chi non volesse digiunare non vi è tenuta.
[2896] 35 Ma noi, che siamo in buona salute, digiuniamo tutti i giorni, eccetto le domeniche e il Natale. 36 Non siamo però tenute al digiuno - così ci ha insegnato il beato Francesco in suo scritto -, durante tutto il tempo pasquale e nelle feste della Madonna e dei santi Apostoli, a meno che cadessero il venerdì. 37 Ma, come ho detto sopra, noi che siamo sane e robuste, consumiamo sempre cibi quaresimali.
[2897] 38 Siccome però, non abbiamo un corpo di bronzo, né la nostra è la robustezza del granito (Gb 6,12), 39 anzi siamo piuttosto fragili e inclini ad ogni debolezza corporale, 40 ti prego e ti supplico nel Signore, o carissima, di moderarti con saggia discrezione nell’austerità, quasi esagerata e impossibile, nella quale ho saputo che ti sei avviata, 41 affinché, vivendo, la tua vita sia lode (Is 38,19; Sir 17,27) del Signore, e tu renda al Signore, un culto spirituale (Cfr. Rm 12,1)ed il tuo sacrificio sia sempre condito col sale della prudenza (Cfr. Lv 2,13; Col 4,6).
[2898] 42 Ti auguro di stare sempre bene nel Signore, con la premura con la quale lo potrei augurare a me stessa. Raccomanda me e le mie sorelle nelle tue sante orazioni.
LETTERA QUARTA
[2899] 1 A colei che è la metà dell’anima sua e santuario di un singolare e cordialissimo amore, all’illustre regina, sposa dell’Agnello e Re eterno, a Donna Agnese, madre sua carissima e figlia tra le altre la più amata, 2 Chiara, serva indegna di Cristo ed ancella inutile (Cfr. Lc 17,40) delle serve del Signore dimoranti nel monastero di San Damiano in Assisi, invia il suo saluto 3 e l’augurio di poter sciogliere un cantico nuovo, in compagnia delle altre santissime vergini, davanti al trono di Dio e dell’Agnello e di accompagnare l’Agnello ovunque vada (Ap 14,3-4).
[2900] 4 O madre e figlia, sposa (Cfr. Mt 12,50) del Re di tutti i secoli, non stupirti se non ti ho scritto di frequente come l’anima tua e la mia parimenti desiderano e bramano, 5 e non credere assolutamente che l’incendio dell’amore verso di te sia divenuto meno ardente e dolce nel cuore della tua madre. 6 Il solo ostacolo alla nostra corrispondenza è stato la scarsità dei messaggeri e l’insicurezza delle strade.
7 Ma oggi, che si presenta l’occasione di scrivere alla tua carità, ecco mi rallegro con te e con te gioisco nel gaudio dello Spirito (Cfr. 1Ts 1,6), o sposa (Cfr. 2Cor 11,2) di Cristo, 8 poiché, come quell’altra santissima vergine Agnese, tu, slacciandoti da tutte le ricchezze e vanità del mondo, ti sei meravigliosamente unita in sposa all’Agnello immacolato, che toglie i peccati del mondo (1Pt 1,19; Gv 1,29).
[2901] 9 Te veramente felice! Ti è concesso di godere di questo sacro convito (Cfr. Lc 14,15; Ap 19,9), per poter aderire con tutte le fibre del tuo cuore a Colui, 10 la cui bellezza è l’ammirazione instancabile delle beate schiere del cielo. 11 L’amore di lui rende felici, la contemplazione ristora, la benignità ricolma. 12 La soavità di lui pervade tutta l’anima, il ricordo brilla dolce nella memoria. 13 Al suo profumo i morti risorgono e la gloriosa visione di lui formerà la felicità dei cittadini della Gerusalemme celeste (Cfr. Ap 21,2.10).
[2902] 14 E poiché questa visione di lui è splendore dell’eterna gloria (Eb 1,3), chiarore della luce perenne e specchio senza macchia (Sap 7,26), 15 ogni giorno porta l’anima tua, o regina, sposa (2Cor 11,2) di Gesù Cristo, in questo specchio e scruta in esso continuamente il tuo volto, 16 perché tu possa così adornarti tutta all’interno e all’esterno, vestita e circondata di varietà (Sal 44,10), 17 e sii parimenti adorna con i fiori e le vesti di tutte le virtù, come conviene a te, figlia e sposa carissima del sommo Re.
[2903] 18 In questo specchio poi rifulgono la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità; e questo tu potrai contemplare, con la grazia di Dio, diffuso su tutta la superficie dello specchio.
[2904] 19 Mira, in alto, la povertà di Colui che fu deposto nel presepe avvolto in poveri pannicelli (Cfr. Lc 2,12). 20 O mirabile umiltà e povertà che dà stupore! 21 Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra (Mt 11,25), è adagiato in una mangiatoia!
22 Vedi poi, al centro dello specchio, la santa umiltà, e insieme ancora la santa povertà, le fatiche e le pene senza numero ch’Egli sostenne per la redenzione del genere umano.
23 E, in basso, contempla l’ineffabile carità per la quale volle patire sul legno della croce e su di essa morire della morte più infamante. 24 Perciò è lo stesso specchio che, dall’alto del legno della croce, rivolge ai passanti la sua voce perché si fermino a meditare: 25 O voi tutti, che sulla strada passate, fermatevi a vedere se esiste un dolore simile al mio (Lam 1,12); 26 e rispondiamo, dico a Lui che chiama e geme, ad una voce e con un solo cuore: Non mi abbandonerà mai il ricordo di te e si struggerà in me l’anima mia (Lam 3,20).
[2905] 27 Lasciati, dunque, o regina sposa del celeste Re, bruciare sempre più fortemente da questo ardore di carità!
[2906] 28 Contempla ancora le indicibili sue delizie, le ricchezze e gli onori eterni, 29 e grida con tutto l’ardore del tuo desiderio e del tuo amore: 30 Attirami a te, o celeste Sposo! Dietro a te correremo attratti dalla dolcezza del tuo profumo (Ct 1,3).
31 Correrò, senza stancarmi mai, finché tu mi introduca nella tua cella inebriante (Ct 2,4). 32 Allora la tua sinistra passi sotto il mio capo e la tua destra mi abbraccerà (Ct 2,6) deliziosamente e tu mi bacerai col felicissimo bacio della tua bocca (Ct 1,1).
[2907] 33 Stando in questa contemplazione, abbi memoria della tua madre poverella, 34 ben sapendo che io porto il tuo caro ricordo inseparabilmente impresso nel profondo del mio cuore (Pr 3,3; cfr. 2Cor 3,3), perché tu sei per me la più cara di tutte.
[2908] 35 Che cosa potrei ancora dirti? E meglio che la parola umana rinunci qui ad esprimerti il mio affetto per te; solo I’anima, nel suo linguaggio silenzioso, riuscirebbe a fartelo sentire. 36 E poiché, o figlia benedetta, la mia lingua è del tutto impotente ad esprimerti meglio l’amore che ti porto; queste poche cose che ti ho scritto in modo così imperfetto, quasi dimezzando il pensiero, sono tutto quanto ho potuto dirti.
[2909] 37 Ti prego però, che tu voglia ugualmente accogliere queste mie parole con benevolenza e devozione, ascoltando in esse soprattutto l’affetto materno di cui sono ripiena, in ardore di carità verso di te e delle tue figlie ogni giorno; e ad esse raccomanda assai in Cristo me e le mie figlie. 38 Queste stesse mie figlie poi, in particolare la vergine prudentissima Agnese, sorella nostra, si raccomandano vivamente nel Signore a te e alle tue figlie.
[2910] 39 Addio, figlia mia carissima, a te e alle tue figlie, fino al trono della gloria del gran Re (Cfr. Tt 2,13), e pregate per noi.
[2911] 40 Con tutta la premura e l’amore che posso raccomando finalmente alla tua carità i latori della presente lettera, i nostri carissimi frate Amato, caro a Dio e agli uomini (Sir 45,1), e frate Bonagura. Amen.
LETTERA A ERMENTRUDE DI BRUGES
[2912] 1 A Ermentrude, sorella carissima, Chiara d’Assisi, umile ancella di Gesù Cristo, augura salute e pace.
[2913] 2 Ho appreso, sorella carissima, che, con l’aiuto della grazia del Signore, sei fuggita dal fango di questo mondo; 3 ne provo grande allegrezza e mi congratulo con te; e ancor più grande è la mia gioia perché so che tu e le tue figlie con coraggio camminate nella via della virtù.
[2914] 4 Rimani, dunque, o carissima, fedele fino alla morte a Colui, al quale ti sei legata per sempre. E certamente sarai da Lui coronata con la corona della vita (Gc 1,12). 5 Il tempo della fatica quaggiù è breve, ma la ricompensa (Cfr. Sap 10,17; Sir 18,22) è eterna. Non ti abbaglino gli splendori del mondo, che passa come ombra (Gb 14,2). 6 Non ti sorprendano le vuote immagini di questo mondo ingannatore; chiudi le tue orecchie ai sibili dell’inferno e spezza da forte le sue tentazioni. 7 Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non gonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono.
[2915] 8 Rendi fedelmente a Dio quello che hai promesso con voto (Cfr. Sal 75,12), ed Egli ti darà la ricompensa. 9 Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui (Cfr. Lc 9,23) Cristo che ci precede. 10 Poiché dopo molte e varie tribulazioni, è Lui che ci introdurrà nella sua gloria (Ap 14,21; Lc 24,26). 11 Ama con tutto il cuore Dio (Dt 11,1; Lc 10,27; 1Cor 16,22)), e Gesù, suo Figlio crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui. 12 Medita senza stancarti il mistero della croce e i dolori della Madre ritta ai piedi della croce (Cfr. Gv 19,25).
[2916] 13 Sii sempre attenta e vigile nella preghiera (Cfr. Mt 26,41). 14 Porta alla sua consumazione il bene che hai incominciato, e adempi (Cfr. 2Tm 4,5-7) il mistero che hai abbracciato in santa povertà e in umiltà sincera.
[2917] 15 Non temere, o figlia: Dio che è fedele in tutta le sua promesse e santo nelle sue opere (Sal 144,13), effonderà su di te e su tutte le tue figlie la benedizione copiosa. 16 Egli sarà il vostro aiuto, il vostro insuperabile conforto, come è il nostro Redentore e la nostra eterna ricompensa.
[2918] 17 Preghiamo Dio l’una per l’altra (Gc 5,16), e così, portando il giogo della carità vicendevole, con facilità adempiremo la legge di Cristo (Gal 6,2). Amen
PRIVILEGIO DELLA POVERTÀ (1228)
[3279] Gregorio Vescovo, servo dei servi di Dio, alle diIette figlie in Cristo Chiara e alle altre ancelle di Cristo, viventi in comune presso la chiesa di San Damiano, nella diocesi di Assisi, salute e apostolica benedizione.
È noto che, volendo voi dedicarvi unicamente al Signore, avete rinunciato alla brama di beni terreni. Perciò, venduto tutto e distribuitolo ai poveri (Cfr. Mt 19,21), vi proponete di non avere possessioni di sorta, seguendo in tutto le orme (Cfr. 1Pt 2,21) di colui che per noi si è fatto povero (2Cor 8,9), e via e verità e vita (Gv 14,6).
Né, in questo proposito, vi spaventa la privazione di tante cose: perché la sinistra dello sposo celeste è sotto il vostro capo (Ct 2,6), per sorreggere la debolezza del vostro corpo, che con carità bene ordinata avete assoggettato alla legge dello spirito (Ct 2,4; cfr, Rm 8,7).
E infine, colui che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo (Mt 6,26.28), non vi farà mancare né il vitto né il vestito, finché nella vita eterna passerà davanti a voi e vi somministrerà se stesso (Lc 12,37), quando cioè la sua destra vi abbraccerà (Ct 2,6) con gioia più grande, nella pienezza della sua visione.
Secondo la vostra supplica, quindi, confermiamo col beneplacito apostolico, il vostro proposito di altissima povertà, concedendovi con l’autorità della presente lettera che nessuno vi possa costringere a ricevere possessioni.
Pertanto a nessuno, assolutamente, sia lecito invalidare questa scrittura della nostra concessione od opporvisi temerariamente.
Se qualcuno poi presumesse di attentarlo, sappia che incorrerà nell’ira di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Perugia il 17 settembre, l’anno secondo del nostro Pontificato.
31 Maggio 1941
Beata Edvige Carboni
Grazia è malata, non stare in pensiero; questi giorni, parto per Sassari. Io la scelsi per vittima, perciò le do da soffrire con varie tribolazioni.