Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Nella sua Passione Gesù ci ha insegnato come perdonare per amore, come dimenticare per umiltà . Al principio della Passione di Cristo esaminiamo a fondo i nostri cuori e vediamo se vi è qualche offesa non perdonata o qualche amarezza non dimenticata. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 2° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 13

1Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.2Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose in parabole.

E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare.4E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono.5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo.6Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò.7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono.8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta.9Chi ha orecchi intenda".

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".
11Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.12Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:

'Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.'
15'Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.'

16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono.17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

18Voi dunque intendete la parabola del seminatore:19tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada.20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia,21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato.22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto.23Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".

24Un'altra parabola espose loro così: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".

31Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo.32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami".

33Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti".

34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole,35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:

'Aprirò la mia bocca in parabole,'
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo.38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno,39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti.43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì".52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

53Terminate queste parabole, Gesù partì di là54e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?55Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?".57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua".58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.


Secondo libro delle Cronache 21

1Giòsafat si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con loro nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Ioram.
2I suoi fratelli, figli di Giòsafat, erano Azaria, Iechièl, Zaccaria, Azariau, Michele e Sefatia; tutti costoro erano figli di Giòsafat re di Israele.3Il padre aveva dato loro ricchi doni: argento, oro e oggetti preziosi insieme con fortezze in Giuda; il regno però l'aveva assegnato a Ioram, perché era il primogenito.
4Ioram prese in possesso il regno di suo padre e quando si fu rafforzato, uccise di spada tutti i suoi fratelli e, con loro, anche alcuni ufficiali di Israele.5Quando divenne re, Ioram aveva trentadue anni; regnò in Gerusalemme otto anni.6Seguì la strada dei re di Israele, come aveva fatto la casa di Acab, perché sua moglie era figlia di Acab. Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore,7ma il Signore non volle distruggere la casa di Davide a causa dell'alleanza che aveva conclusa con Davide e della promessa fattagli di lasciargli sempre una lampada, per lui e per i suoi figli.
8Durante il suo regno Edom si ribellò a Giuda e si elesse un re.9Ioram con i suoi ufficiali e con tutti i carri passò la frontiera e, assalendoli di notte, sconfisse gli Idumei che l'avevano accerchiato, insieme con gli ufficiali dei suoi carri.10Ma Edom, ribellatosi a Giuda, ancora oggi è indipendente. In quel tempo anche Libna si ribellò al suo dominio, perché Ioram aveva abbandonato il Signore, Dio dei suoi padri.11Egli inoltre eresse alture nelle città di Giuda, spinse alla idolatria gli abitanti di Gerusalemme e fece traviare Giuda.
12Gli giunse da parte del profeta Elia uno scritto che diceva: "Dice il Signore, Dio di Davide tuo padre: Perché non hai seguito la condotta di Giòsafat tuo padre, né la condotta di Asa re di Giuda,13ma hai seguito piuttosto la condotta dei re di Israele, hai spinto alla idolatria Giuda e gli abitanti di Gerusalemme, come ha fatto la casa di Acab, e inoltre hai ucciso i tuoi fratelli, cioè la famiglia di tuo padre, uomini migliori di te,14ecco, il Signore farà cadere un grave disastro sul tuo popolo, sui tuoi figli, sulle tue mogli e su tutti i tuoi beni.15Tu soffrirai gravi malattie, una malattia intestinale tale che per essa le tue viscere ti usciranno nel giro di due anni".
16Il Signore risvegliò contro Ioram l'ostilità dei Filistei e degli Arabi che abitano al fianco degli Etiopi.17Costoro attaccarono Giuda, vi penetrarono e razziarono tutti i beni della reggia, asportando anche i figli e le mogli del re. Non gli rimase nessun figlio, se non Ioacaz il più piccolo.18Dopo tutto questo, il Signore lo colpì con una malattia intestinale inguaribile.19Andò avanti per più di un anno; verso la fine del secondo anno, gli uscirono le viscere per la gravità della malattia e così morì fra dolori atroci. E per lui il popolo non bruciò aromi, come si erano bruciati per i suoi padri.
20Quando divenne re, egli aveva trentadue anni; regnò otto anni in Gerusalemme. Se ne andò senza lasciare rimpianti; lo seppellirono nella città di Davide, ma non nei sepolcri dei re.


Salmi 94

1Dio che fai giustizia, o Signore,
Dio che fai giustizia: mostrati!
2Alzati, giudice della terra,
rendi la ricompensa ai superbi.
3Fino a quando gli empi, Signore,
fino a quando gli empi trionferanno?
4Sparleranno, diranno insolenze,
si vanteranno tutti i malfattori?

5Signore, calpestano il tuo popolo,
opprimono la tua eredità.
6Uccidono la vedova e il forestiero,
danno la morte agli orfani.
7Dicono: "Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non se ne cura".

8Comprendete, insensati tra il popolo,
stolti, quando diventerete saggi?
9Chi ha formato l'orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda?
10Chi regge i popoli forse non castiga,
lui che insegna all'uomo il sapere?
11Il Signore conosce i pensieri dell'uomo:
non sono che un soffio.

12Beato l'uomo che tu istruisci, Signore,
e che ammaestri nella tua legge,
13per dargli riposo nei giorni di sventura,
finché all'empio sia scavata la fossa.
14Perché il Signore non respinge il suo popolo,
la sua eredità non la può abbandonare,
15ma il giudizio si volgerà a giustizia,
la seguiranno tutti i retti di cuore.

16Chi sorgerà per me contro i malvagi?
Chi starà con me contro i malfattori?
17Se il Signore non fosse il mio aiuto,
in breve io abiterei nel regno del silenzio.
18Quando dicevo: "Il mio piede vacilla",
la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto.
19Quand'ero oppresso dall'angoscia,
il tuo conforto mi ha consolato.

20Può essere tuo alleato un tribunale iniquo,
che fa angherie contro la legge?
21Si avventano contro la vita del giusto,
e condannano il sangue innocente.
22Ma il Signore è la mia difesa,
roccia del mio rifugio è il mio Dio;
23egli ritorcerà contro di essi la loro malizia,
per la loro perfidia li farà perire,
li farà perire il Signore, nostro Dio.


Salmi 61

1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Di Davide.'

2Ascolta, o Dio, il mio grido,
sii attento alla mia preghiera.
3Dai confini della terra io t'invoco;
mentre il mio cuore viene meno,
guidami su rupe inaccessibile.

4Tu sei per me rifugio,
torre salda davanti all'avversario.
5Dimorerò nella tua tenda per sempre,
all'ombra delle tue ali troverò riparo;
6perché tu, Dio, hai ascoltato i miei voti,
mi hai dato l'eredità di chi teme il tuo nome.

7Ai giorni del re aggiungi altri giorni,
per molte generazioni siano i suoi anni.
8Regni per sempre sotto gli occhi di Dio;
grazia e fedeltà lo custodiscano.

9Allora canterò inni al tuo nome, sempre,
sciogliendo i miei voti giorno per giorno.


Aggeo 1

1L'anno secondo del re Dario, il primo giorno del sesto mese, questa parola del Signore fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo a Zorobabele figlio di Sealtièl, governatore della Giudea, e a Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote.
2Così parla il Signore degli eserciti: Questo popolo dice: "Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!".3Allora questa parola del Signore fu rivelata per mezzo del profeta Aggeo:4"Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, mentre questa casa è ancora in rovina?5Ora, così dice il Signore degli eserciti: riflettete bene al vostro comportamento.6Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l'operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato.7Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene al vostro comportamento!8Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria - dice il Signore -.9Facevate assegnamento sul molto e venne il poco: ciò che portavate in casa io lo disperdevo. E perché? - dice il Signore degli eserciti -. Perché la mia casa è in rovina, mentre ognuno di voi si da' premura per la propria casa.10Perciò su di voi i cieli hanno chiuso la rugiada e anche la terra ha diminuito il suo prodotto.11Ho chiamato la siccità sulla terra e sui monti, sul grano e sul vino nuovo, sull'olio e su quanto la terra produce, sugli uomini e sugli animali, su ogni prodotto delle mani".
12Zorobabele figlio di Sealtièl, e Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e tutto il resto del popolo ascoltarono la parola del Signore loro Dio e le parole del profeta Aggeo, secondo la volontà del Signore che lo aveva loro inviato, e il popolo ebbe timore del Signore.13Aggeo, messaggero del Signore, rivolto al popolo, disse secondo la missione del Signore: "Io sono con voi, oracolo del Signore".14E il Signore destò lo spirito di Zorobabele figlio di Sealtièl governatore della Giudea e di Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote, e di tutto il resto del popolo ed essi si mossero e intrapresero i lavori per la casa del Signore degli eserciti.15Questo avvenne il ventiquattro del sesto mese dell'anno secondo del re Dario.


Lettera agli Ebrei 3

1Perciò, fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste, fissate bene lo sguardo in Gesù, l'apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo,2il quale è fedele a colui che l'ha costituito, come lo fu anche 'Mosè in tutta la sua casa'.3Ma in confronto a Mosè, egli è stato giudicato degno di tanta maggior gloria, quanto l'onore del costruttore della casa supera quello della casa stessa.4Ogni casa infatti viene costruita da qualcuno; ma colui che ha costruito tutto è Dio.5In verità Mosè fu 'fedele in tutta la sua casa' come 'servitore', per rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunziato più tardi;6Cristo, invece, lo fu come figlio costituito sopra la sua propria casa. E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo.

7Per questo, come dice lo Spirito Santo:

'Oggi, se udite la sua voce,'
8'non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione,
il giorno della tentazione nel deserto,'
9'dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova,
pur avendo visto per quarant'anni le mie opere.'
10'Perciò mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sempre hanno il cuore sviato.
Non hanno conosciuto le mie vie.'
11'Così ho giurato nella mia ira:
Non entreranno nel mio riposo'.

12Guardate perciò, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente.13Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura quest''oggi', perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato.14Siamo diventati infatti partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuta da principio.15Quando pertanto si dice:

'Oggi, se udite la sua voce,
non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione',

16chi furono quelli che, dopo aver udita la sua voce, si ribellarono? Non furono tutti quelli che erano usciti dall'Egitto sotto la guida di Mosè?17E chi furono coloro di cui si 'è disgustato per quarant'anni'? Non furono quelli che avevano peccato e poi caddero 'cadaveri nel deserto'?18E a chi 'giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo', se non a quelli che non avevano creduto?19In realtà vediamo che non vi poterono entrare a causa della loro mancanza di fede.


Capitolo XLII: La nostra pace non dobbiamo porla negli uomini

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1. O figlio, se la tua pace l'attendi da qualcuno, secondo il tuo sentimento e il piacere di stare con lui, avrai sempre incertezza ed impacci. Se, invece, tu ricorrerai alla verità, sempre viva e stabile, non sarai contristato per l'abbandono da parte di un amico; neppure per la sua morte. Su di me deve essere fondato l'amore per l'amico; in me deve essere amato chi ti appare degno e ti è particolarmente caro in questa vita; senza di me non regge e non dura l'amicizia; non c'è legame d'amicizia veramente puro, se non sono io ad annodarlo. Perciò tu devi essere totalmente morto ad ogni attaccamento verso persone che ti siano care così da preferire, per quanto sta in te, di essere privo di ogni umana amicizia.

2. Tanto più ci si avvicina a Dio, quanto più ci si ritira lontano da ogni conforto terreno. Tanto più si ascende in alto, a Dio, quanto più si entra nel profondo di noi stessi, persuadendosi di non valere proprio nulla. Che se uno, invece, attribuisce a sé qualcosa di buono, questi ostacola la venuta della grazia divina il lui; giacché la grazia dello Spirito Santo cerca sempre un cuore umile. Se tu sapessi annichilirti e uscire da ogni affetto di quaggiù, liberandoti da ogni attaccamento di questo mondo, allora, certamente, io verrei a te, con larghezza di grazia; infatti, quando guardi alle creature, ti si sottrae la vista del Creatore. Per amore del Creatore, dunque, vinci te stesso, in tutte le cose; così potrai giungere a conoscere Dio. Se una cosa, per quanto piccola sia, la si ama e ad essa si guarda non rettamente, questa ti ostacola la via verso il sommo Dio, e ti corrompe.


LETTERA 160: Evodio scrive ad Agostino agitando il problema sulla ragione eterna delle cose in rapporto a Dio stesso.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta nel 414/15.

Evodio scrive ad Agostino agitando il problema sulla ragione eterna delle cose in rapporto a Dio stesso (nn. 1-3), esponendo la propria opinione secondo cui essa rivela Dio come il Figlio rivela il Padre (n. 4).

EVODIO SALUTA AGOSTINO VESCOVO

La ragione eterna delle cose.

1. La perfetta ragione è quella che ci dà la scienza di tutte le cose, soprattutto di quelle eterne che sono comprese dall'intelletto. La ragione c'insegna e dimostra che essa è e ha dovuto essere eterna, ch'è eterno ciò che non ha principio né subisce mutamento né variazione. E' necessario che sia eterna, non solo perché essa ce lo insegna e dimostra, ma molto più perché l'eternità senza la ragione non potrebbe esistere. Non ci sarebbe, secondo me, eternità, se la ragione non fosse eterna. Essa ci dimostra poi che Dio esiste o doveva esistere, né poteva essere diversamente. Orbene, sia che ci fossero sia che non ci fossero intelligenze capaci di conoscere queste verità, siccome tuttavia Dio è eterno, non c'è dubbio che eterna è la ragione capace d'intendere la necessità dell'esistenza di Dio e di dimostrare ch'è eterna come Lui.

La ragione che prova Dio necessario.

2. Vi sono cose che necessariamente esistono in virtù della ragione, sicché essa preesiste ed è seguita dall'effetto di ciò che la ragione ci mostra che deve accadere. Così per esempio, quando fu creato il mondo, c'era una ragione perché fosse creato. La ragione dunque esiste prima del mondo. Ciò che la ragione sapeva che sarebbe accaduto è stato la conseguenza della stessa ragione, la quale perciò precede la creazione del mondo. Ora, poiché la ragione ci rivela l'esistenza di Dio o la necessità della sua esistenza, quale delle due realtà metteremo prima dell'altra? la ragione prima di Dio, la ragione prima del mondo, o Dio prima della ragione, senza la quale non si può affatto provare l'esistenza di Dio? Poiché, se è in base alla ragione che Dio è eterno, che cos'è la ragione? Essa perciò o è Dio o un attributo di Dio, come c'insegna essa stessa. Se s'identifica con Dio, la ragione ci mostra che Dio è ragione e che possono essere coevi e coeterni. Se invece la ragione è una somiglianza di Dio, essa ci mostra ugualmente che esiste la ragione di Dio. La stessa ragione ci mostra che la somiglianza di Dio non potrebbe esistere, se Dio non esistesse; ora, se si toglierà la ragione, cosa sacrilega a dirsi, non ci sarà Dio, poiché non ci sarebbe più la ragione a mostrarci la necessità dell'esistenza di Dio. Per conseguenza Dio esiste quando la sua ragione ce ne dimostra l'esistenza. Che Dio dunque esiste è senza dubbio la ragione a dimostrarcelo.

Relazione intrinseca tra la ragione e Dio.

3. Qual è dunque la cosa che per prima - se così si può dire - esiste in Dio, la ragione o Dio? Ma Dio non esisterà se non c'è la ragione che ci mostri la necessità della sua esistenza. Così non esisterà neppure la ragione se non esisterà Dio. In Dio dunque non c'è nulla che esista prima o dopo. La natura divina possiede, in certo modo, simultaneamente la ragione e Dio: l'una delle due realtà dà origine all'altra: o la ragione a Dio o Dio alla ragione. Si potrebbe inoltre dire che la sostanza, o nella sostanza, è la ragione e Dio: Dio e la ragione, unica realtà in una sola sostanza. Giustamente Dio è autore della ragione, la quale ne dimostra l'esistenza. Dio è compreso dalla ragione, come il Figlio dal Padre, e la ragione è compresa da Dio, come il Padre dal Figlio. Poiché la stessa ragione con Dio è Dio. In realtà Dio non è mai esistito senza la ragione né la ragione senza Dio. Quando c'è la ragione, c'è Dio; quando c'è il Padre, c'è il Figlio: se, come ho già detto, si toglie di mezzo la ragione, cosa empia a dirsi, non esiste neppure Dio. Infatti a causa della sua ragione v'è la realtà e l'effetto dell'esistenza di Dio. Ripeto che se non esiste la ragione, non esiste nemmeno Dio e viceversa. La ragione e Dio, Dio e la ragione sono ugualmente una cosa eterna. La stretta connessione della ragione con Dio e di Dio con la ragione, del Padre col Figlio e del Figlio col Padre si forniscono per cosi dire a vicenda il principio e la causa dell'esistenza, poiché l'una cosa non può esistere senza l'altra. Le parole sono insufficienti e tutto ciò che si afferma lo si afferma solo per non tacerne del tutto. Inoltre diremo forse che Dio è l'origine della ragione o viceversa, dato che non può esistere frutto senza radice e una radice senza frutto non è nulla?. Mi sia permessa la similitudine per dare un'idea, sia pure imperfetta di come concepire Dio, poiché nel granello di frumento sussiste il principio fecondatore per cui non gli è consentito di rimanere sterile: se, d'altra parte, non esistesse il granello di frumento, capace di produrre in virtù di questa forza, non esisterebbe neppure il suo principio fecondatore.

Il Figlio di Dio, ragione eterna di Dio.

4. Come dunque dicevamo, la ragione, ch'è Dio, mostra che Dio è la ragione o viceversa, e così l'uno rivela in certo qual modo l'altra: ecco perché il Padre non si rivela che per mezzo del Figlio e il Figlio se non per mezzo del Padre; quando per mezzo del Padre si viene al Figlio, il Figlio resta per così dire in silenzio, cosicché l'uno resta in qualche modo nascosto e l'altro si rivela. Quando l'uno mostra se stesso, mostra anche l'altro, né si può conoscere l'uno in modo che l'altro resti nascosto; Chi ha veduto me, disse Cristo, ha veduto anche il Padre; e: Nessuno viene dal Padre, se non per me 1; e: Nessuno viene da me, se il Padre non l'attrae 2. Mi sono assunto un compito arduo e assai difficile per comprendere di Dio qualcosa che io non capisco. Ma come tutte le cose esistenti non si comprendono e rimangono sconosciute senza qualche immagine, così a maggior ragione senza il Figlio, cioè senza la ragione, Dio resterebbe sconosciuto. E allora? Forse che il Padre è stato per qualche tempo senza la ragione?. Chi oserebbe dirlo? Per mezzo della ragione, dunque, si deve conoscere ch'esiste un unico Dio nato da Dio o che un unico Dio in un sol Dio è un solo e medesimo Dio, poiché unico è Dio e in Lui dev'essere inseparabile l'amore che la stessa ragione ci mostra e Dio ci comanda di avere sempre verso di Lui.


Capitolo settimo - Rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi

Le glorie di Maria - Sant'Alfonso Maria de Liguori

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Maria è tutt’occhi per compatire e soccorrere le nostre miserie

Sant'Epifanio chiama la divina Madre multoculam, la donna dai cento occhi: colei che è tutt'occhi per soccorrere noi miseri su questa terra. Un giorno, esorcizzando un ossesso, l'esorcista domandò al demonio che cosa facesse Maria e il nemico rispose: « Scende e sale ». Ciò significa che la nostra benigna regina non fa altro che scendere sulla terra per portare grazie agli uomini e salire in cielo per ottenere dal Signore l'esaudimento delle nostre suppliche. Con ragione dunque la Vergine era chiamata da sant'Andrea d'Avellino « la faccendiera del Paradiso », continuamente affaccendata in opere di misericordia impetrando grazie a tutti, giusti e peccatori. Dice Davide: « Gli occhi del Signore sui giusti » (Sal 33,16). « Ma gli occhi della Signora, scrive Riccardo di san Lorenzo, sono rivolti sui giusti come sui peccatori », poiché gli occhi di Maria sono occhi di madre e « la madre guarda il suo bambino non solo affinché non cada, ma per rialzarlo se è caduto ». Gesù stesso volle far capire ciò a santa Brigida che un giorno lo sentì dire a Maria: «Madre, chiedimi tutto quello che desideri». Parole che il Figlio ripete sempre in cielo alla sua diletta Madre, felice di compiacerla in tutto ciò che domanda. E santa Brigida udì che Maria gli rispose: « Chiedo misericordia per i miseri ». Come se dicesse: « Figlio, tu mi hai costituito madre della misericordia, rifugio dei peccatori, avvocata dei miseri. Ora mi dici di chiederti quello che voglio e che cosa posso chiederti? Ti chiedo di usare pietà verso i miserabili ». « O Maria, le dice con tenerezza san Bonaventura, tu sei così piena di misericordia, così attenta a soccorrere i miseri, che pare che tu non abbia altro desiderio, altra sollecitudine che questa». E poiché tra i miseri i peccatori sono i più miseri di tutti, il venerabile Beda afferma che « Maria sta dinanzi al Figlio, senza cessare mai di pregare per i peccatori ». Anche quando viveva sulla terra, dice san Girolamo, Maria aveva un cuore così pietoso e tenero verso gli uomini, che non vi è stato nessuno talmente afflitto dalle proprie pene quanto la Vergine dalle pene altrui. Ella diede una chiara prova di questa sua compassione nell'episodio delle nozze di Cana già ricordato nei capitoli precedenti. Quando il vino venne a mancare, « senza esserne richiesta, scrive san Bernardino da Siena, si assunse il compito di pietosa consolatrice ». Per pura compassione di quegli sposi, intercedette presso il Figlio e ne ottenne il miracolo dell'acqua mutata in vino. San Pier Damiani così si rivolge a Maria: «Ma forse, beata Vergine, poiché sei stata innalzata ad essere regina del cielo, ti sei scordata di noi miserabili? Non sia mai che si pensi questo. Non si addice a una pietà così grande» che regna nel cuore di Maria « il dimenticare una così grande miseria » quale è la nostra. Non si può applicare a Maria il proverbio: « Gli onori cambiano i costumi ». Esso vale per gli uomini di mondo che, innalzati a qualche dignità, s'insuperbiscono e si dimenticano dei vecchi amici rimasti poveri; Maria invece si rallegra di essere innalzata a maggiore dignità per poter così meglio soccorrere i miseri. Pensando a ciò san Bonaventura applica alla beata Vergine le parole dette a Rut: « Benedetta figlia, il tuo secondo atto di pietà è migliore del primo » (Rt 3,10). Egli dice: « Grande fu la pietà di Maria verso i miseri quando viveva nel mondo, ma molto maggiore è adesso che ella regna nel cielo ». Il santo ne spiega la ragione: « La divina Madre dimostra ora con le innumerevoli grazie che ci ottiene una maggiore misericordia, perché ora conosce meglio le nostre miserie. Infatti come lo splendore del sole supera quello della luna, così la pietà di Maria ora che sta in cielo supera la pietà che aveva di noi quando viveva sulla terra. E chi mai vive nel mondo che non goda della luce del sole? Chi sopra il quale non risplenda la misericordia di Maria? » Perciò ella fu chiamata « eletta come il sole » (Ct 6,9 Volg.), poiché, dice san Bonaventura, « non vi è chi sia escluso dal calore di questo sole ». Ciò appunto sant'Agnese rivelò dal cielo a santa Brigida: « Ora che la nostra Regina è unita in cielo a suo Figlio, non può scordarsi della sua innata bontà, ma estende a tutti la sua pietà, anche

Ai peccatori più empi. Come dal sole sono illuminati i corpi celesti e i terrestri, così per la dolcezza di Maria non vi è nessuno che per mezzo suo non partecipi, se lo domanda, della divina misericordia ». Nel regno di Valenza viveva un grande peccatore che disperato, per non cadere nelle mani della giustizia, aveva deciso di farsi turco e stava per imbarcarsi, quando passò per caso davanti a una chiesa dove il padre Girolamo Lopez, della Compagnia di Gesù, predicava sulla misericordia divina. Udendo quella predica il peccatore si convertì e si confessò al padre Lopez, il quale gli domandò se avesse qualche devozione per cui Dio gli aveva usato quella grande misericordia. Rispose che la sua unica devozione era stata di pregare ogni giorno la santa Vergine di non abbandonarlo. Lo stesso padre trovò all'ospedale un peccatore che da cinquantacinque anni non si era mai confessato e aveva conservato una sola devozione: quando vedeva un'immagine di Maria, la salutava e pregava la Vergine di non farlo morire in peccato mortale. Narrò inoltre che durante una rissa gli si era spezzata la spada. Allora si era rivolto alla Madonna dicendo: « Ahimè, sto per essere ucciso e dannato. Madre dei peccatori, aiutami ». Mentre così pregava, senza sapere come, si era trovato trasportato in luogo sicuro. Il malato fece una confessione generale e morì pieno di fiducia. San Bernardo scrive che « Maria si è fatta tutta a tutti e a tutti apre il seno della sua misericordia, affinché tutti ne ricevano, lo schiavo il riscatto, l'infermo la salute, l'afflitto il conforto, il peccatore il perdono, Dio la gloria, di modo che non vi sia, poiché ella è sole, chi non partecipi del suo calore ». « Chi mai, esclama san Bonaventura, non Ti amerà, o Maria, più bella del sole, più dolce del miele, tesoro di bontà, a tutti amabile, con tutti affabile?» « Ti saluto dunque, continua il santo in uno slancio di amore, Signora e Madre mia, cuore mio, anima mia. Perdonami, Maria, se dico che ti amo; se io non sono degno di amarti, tu sei ben degna di essere amata da me ». Fu rivelato a santa Geltrude che, quando si dicono devotamente alla santa Vergine queste parole: « Orsù, dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi », Maria non può non esaudire la domanda di chi così la prega. « La grandezza della tua misericordia, le dice san Bernardo, riempie tutta la terra ». San Bonaventura afferma che questa Madre amorosa ha tanto desiderio di fare del bene a tutti, che « si ritiene offesa non solo da coloro che le fanno un'ingiuria esplicita - si trovano infatti, specialmente fra i giocatori, anime così perverse che talvolta per sfogo bestemmiano o ingiuriano questa dolce Regina - ma anche da coloro che non le chiedono nessuna grazia ». Così, le dice sant'Ildeberto: « Tu ci insegni, Signora, a sperare grazie maggiori dei nostri meriti, poiché non cessi di dispensarci continuamente grazie che superano di gran lunga quel che noi meritiamo ». Il profeta Isaia aveva predetto che con la grande opera della redenzione si sarebbe preparato a noi miseri un trono della divina misericordia: « Il trono preparato nella misericordia resterà » (Is 16,5). Qual è questo trono? San Bonaventura risponde: « Questo trono è Maria in cui tutti, giusti e peccatori, trovano i conforti della misericordia. Come il Signore è pieno di pietà, così anche è la nostra Signora e come il Figlio così anche la Madre non sa negare la sua misericordia a chi l'invoca ». Perciò l'abate Guerrico fa parlare così Gesù a sua Madre: « Madre mia, in te collocherò la sede del mio regno, per mezzo tuo farò le grazie che mi si chiedono. Hai dato a me l'essere umano, io darò a te l'essere di Dio, ti comunicherò l'onnipotenza affinché tu possa aiutare a salvare chi vuoi ». Un giorno, mentre santa Geltrude pregava devotamente la divina Madre: « Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi », le apparve la santa Vergine che additandole gli occhi del Figlio che teneva in braccio le disse: « Questi sono gli occhi pietosissimi che io posso inclinare a salvare tutti coloro che mi invocano ». Una volta un peccatore stava piangendo davanti a un'immagine di Maria e la pregava d'impetrargli il perdono da Dio, quando udì la beata Vergine dire al Bambino che teneva in braccio: « Figlio, queste lacrime saranno perdute? ». Ed egli capì che Gesù gli perdonava. Come potrebbe perdersi chi si raccomanda a questa buona Madre, poiché il Figlio, come Dio, ha promesso di usare misericordia per amore di lei e come lei vorrà a tutti coloro che le si raccomandano? E quel che il Signore rivelò a santa Brigida facendole sentire queste parole che diceva a Maria: « O Madre degna di venerazione, nella mia onnipotenza ti ho concesso di usare misericordia a tutti i peccatori che invocano devotamente il soccorso della tua pietà, in qualsiasi modo ti piaccia ». Perciò l'abate Adamo di Perseigne, considerando il grande potere che Maria ha presso Dio e la grande pietà che ha verso di noi, pieno di fiducia le dice: « Madre di misericordia, quanta è la tua potenza, tanta è la tua pietà; quanto sei potente ad impetrare, tanto sei pietosa a perdonare. Quando mai potresti non avere compassione dei mise-ri, poiché sei Madre di misericordia? Quando non potresti aiutarli, poiché sei Madre dell'onnipotenza? Con la stessa facilità con cui comprendi le nostre miserie, ci ottieni qualunque cosa vuoi ». « Saziati dunque, dice l'abate Ruperto, saziati, o grande regina, della gloria del Figlio tuo e per compassione, non per merito nostro, mandane quaggiù gli avanzi a noi poveri servi e figli tuoi ». E se mai i nostri peccati ci ispirano diffidenza, diciamo con Guglielmo di Parigi: « Signora, non addurre i miei peccati contro di me, perché io adduco la tua pietà contro di essi. Non si abbia mai a dire che i miei peccati possano contendere in giudizio con la tua misericordia, che è assai più potente ad ottenermi il perdono di quanto i miei peccati valgano ad ottenere la mia condanna ».

Esempio

Nelle Cronache dei padri Cappuccini si narra che a Venezia vi era un celebre avvocato il quale, essendo divenuto ricco con inganni e truffe, viveva in uno stato riprovevole. L'unica cosa buona che faceva era di recitare ogni giorno una preghiera alla santa Vergine. Eppure questa semplice devozione gli valse a scampare alla morte eterna per la misericordia di Maria. Ecco come. Per sua fortuna quest'avvocato strinse amicizia con il padre Matteo da Basso e tanto insistette perché venisse a pranzare a casa sua, che finalmente il religioso accettò l'invito. Quando arrivò nella sua casa, l'avvocato gli disse: « Padre, voglio farle vedere una cosa che non avrà mai veduto. Ho una scimmia straordinaria che mi serve come un valletto, lava i bicchieri, apparecchia, mi apre la porta ». « Guardi, rispose il padre, che non sia una scimmia, ma qualcosa di più. La faccia venire qui ». Chiamano la scimmia, la richiamano, la cercano dappertutto, ma la scimmia non compare. Finalmente viene trovata nascosta sotto un letto nel basso della casa, ma non voleva uscire da. Allora il religioso disse: « Andiamo noi a prenderla » e, giunto con l'avvocato nel punto in cui si trovava la scimmia, esclamò: « Bestia infernale, esci fuori; da parte di Dio ti comando di dire chi sei ». La scimmia rispose di essere il demonio e che stava aspettando che quel peccatore tralasciasse un giorno di dire la sua solita preghiera alla Madre di Dio, perché, la prima volta che l'avesse tralasciata, egli aveva da Dio il permesso di affogarlo e di portarlo all'inferno. A tali parole il povero avvocato si buttò in ginocchio chiedendo aiuto al servo di Dio, il quale lo confortò e comandò al demonio di allontanarsi da quella casa senza fare alcun danno. « Solo ti permetto, gli disse, che per mostrare che sei andato via tu faccia un buco nel muro di questa casa». Appena ebbe detto ciò, con gran fracasso, si vide apparire un apertura nel muro. Più volte essa venne chiusa con calce e pietre, ma Dio volle che restasse visibile per molto tempo, finché per consiglio del servo di Dio vi fu posto un marmo con la figura di un angelo. L'avvocato si convertì e noi speriamo che da allora in poi abbia perseverato nel cambiamento di vita fino alla morte.

Preghiera

O Vergine santa, la più grande e la più sublime fra tutte le creature, da questa terra ti saluto io, misero infelice ribelle al mio Dio, che merito castighi e non grazie, giustizia e non misericordia. Signora, non dico questo per sfiducia nella tua pietà. Io so che ti glori di essere tanto più benigna quanto più sei grande. So che godi di essere così ricca per farne parte anche a noi miserabili. So che quanto più sono poveri quelli che a te ricorrono, tanto più ti impegni a proteggerli e salvarli. Madre mia, tu piangesti un giorno il Figlio tuo morto per me. Offri, ti prego, le tue lacrime a Dio e per esse impetrami un vero dolore dei miei peccati. Tanto ti afflissero allora i peccatori e tanto ti ho afflitto anch'io con le mie scelleratezze. Ottienimi, Maria, che almeno da oggi in poi io non seguiti ad affliggere te e il Figlio tuo con la mia ingratitudine. A che mi gioverebbe il tuo pianto, se io seguitassi ad essere ingrato verso di te? A che mi gioverebbe la tua misericordia, se ti fossi di nuovo infedele e mi dannassi? No, mia regina, non lo permettere. Tu hai supplito a tutte le mie mancanze; tu ottieni da Dio tutto ciò che vuoi. Tu esaudisci chiunque ti prega. Queste due grazie ti chiedo e da te senza alcun dubbio le spero e le voglio: ottienimi di essere fedele a Dio non offendendolo più e di amarlo nel tempo che mi resta da vivere tanto quanto lo ho offeso.


25 maggio 1942

Madre Pierina Micheli

Le notti scorse sono state tutte agitate. Una, passai più ore nel bagno, altre sul terrazzo... fiat! per Gesù e per le anime! Ieri mattina, festa dello Spirito Santo, mentre pregavo mi trovai come assorbita in Dio e nella luce del Santo Volto vidi tante anime specie Sacerdoti, e Gesù mi disse: LA TUA SOFFERENZA HA ILLUMINATO QUE­STE ANIME. Che Gesù sia glorificato, che le anime si salvino, e poi o Gesù, tutto quello che Tu vuoi. Nelle parole rivolteci dal Padre ieri mi colpirono queste: La pietà nell'ubbidienza, l'ubbidienza nella pietà.