Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 2° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Matteo 19
1Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.2E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.
3Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?".4Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio 'li creò maschio e femmina' e disse:5Per questo l'uomo 'lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola'?6Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi".7Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato 'di darle l'atto di ripudio e mandarla via'?".8Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.9Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".
10Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi".11Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso.12Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca".
13Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.14Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli".15E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.
16Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?".17Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti".18Ed egli chiese: "Quali?". Gesù rispose: "'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso,'19'onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso'".20Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?".21Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi".22Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.
23Gesù allora disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.24Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli".25A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?".26E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile".
27Allora Pietro prendendo la parola disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?".28E Gesù disse loro: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.
30Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".
Secondo libro di Samuele 23
1Queste sono le ultime parole di Davide:
"Oracolo di Davide, figlio di Iesse,
oracolo dell'uomo che l'Altissimo ha innalzato,
del consacrato del Dio di Giacobbe,
del soave cantore d'Israele.
2Lo spirito del Signore parla in me,
la sua parola è sulla mia lingua;
3il Dio di Giacobbe ha parlato,
la rupe d'Israele mi ha detto:
Chi governa gli uomini ed è giusto,
chi governa con timore di Dio,
4è come la luce del mattino
al sorgere del sole,
in un mattino senza nubi,
che fa scintillare dopo la pioggia
i germogli della terra.
5Così è stabile la mia casa davanti a Dio,
perché ha stabilito con me un'alleanza eterna,
in tutto regolata e garantita.
Non farà dunque germogliare
quanto mi salva
e quanto mi diletta?
6Ma gli scellerati sono come spine,
che si buttano via a fasci
e non si prendono con la mano;
7chi le tocca usa un ferro o un'asta di lancia
e si bruciano al completo nel fuoco".
8Questi sono i nomi dei prodi di Davide: Is-Bàal il Cacmonita, capo dei Tre. Egli impugnò la lancia contro ottocento uomini e li trafisse in un solo scontro.9Dopo di lui veniva Eleàzaro figlio di Dodò l'Acochita, uno dei tre prodi che erano con Davide, quando sfidarono i Filistei schierati in battaglia, mentre gli Israeliti si ritiravano sulle alture.10Egli si alzò, percosse i Filistei, finché la sua mano, sfinita, rimase attaccata alla spada. Il Signore concesse in quel giorno una grande vittoria e il popolo seguì Eleàzaro soltanto per spogliare i cadaveri.11Dopo di lui veniva Sammà figlio di Aghè, l'Ararita. I Filistei erano radunati a Lechì; in quel luogo vi era un campo pieno di lenticchie: mentre il popolo fuggiva dinanzi ai Filistei,12Sammà si piantò in mezzo al campo, lo difese e sconfisse i Filistei. E il Signore concesse una grande vittoria.
13Tre dei Trenta scesero al tempo della mietitura e vennero da Davide nella caverna di Adullàm, mentre una schiera di Filistei era accampata nella valle dei Rèfaim.14Davide era allora nella fortezza e c'era un appostamento di Filistei a Betlemme.15Davide espresse un desiderio e disse: "Se qualcuno mi desse da bere l'acqua del pozzo che è vicino alla porta di Betlemme!".16I tre prodi si aprirono un varco attraverso il campo filisteo, attinsero l'acqua dal pozzo di Betlemme, vicino alla porta, la presero e la presentarono a Davide; il quale però non ne volle bere, ma la sparse davanti al Signore,17dicendo: "Lungi da me, Signore, il fare tal cosa! È il sangue di questi uomini, che sono andati là a rischio della loro vita!". Non la volle bere. Questo fecero quei tre prodi.
18Abisài, fratello di Ioab, figlio di Zeruià, fu il capo dei Trenta. Egli impugnò la lancia contro trecento uomini e li trafisse; si acquistò fama fra i trenta.19Fu il più glorioso dei Trenta e perciò fu fatto loro capo, ma non giunse alla pari dei Tre.20Poi veniva Benaià, figlio di Ioiadà, uomo valoroso, celebre per le sue prodezze, oriundo da Cabseèl. Egli uccise i due figli di Arièl, di Moab. Scese anche in mezzo a una cisterna, dove uccise un leone, in un giorno di neve.21Uccise anche un Egiziano, uomo d'alta statura, che teneva una lancia in mano; Benaià gli scese contro con un bastone, strappò di mano all'Egiziano la lancia e lo uccise con la lancia di lui.22Questo fece Benaià figlio di Ioiadà, e si acquistò fama tra i trenta prodi.23Fu il più illustre dei Trenta, ma non giunse alla pari dei Tre. Davide lo ammise nel suo consiglio.24Poi vi erano Asaèl fratello di Ioab, uno dei Trenta; Elcanàn figlio di Dodò, di Betlemme.25Sammà di Caròd; Elikà di Caròd;26Cèles di Pelèt; Ira figlio di Ikkès, di Tekòa;27Abièzer di Ànatot; Mebunnài di Cusà;28Zalmòn di Acòach; Maharai di Netofà;29Chèleb figlio di Baanà, di Netofà; Ittài figlio di Ribài, di Gàbaa di Beniamino; Benaià di Piratòn;30Iddài di Nahale-Gaàs;31Abi-Albòn di Arbàt; Azmàvet di Bacurìm;32Eliacbà di Saalbòn; Iasèn di Gun;33Giònata figlio di Sammà, di Aràr; Achiàm figlio di Saràr, di Afàr;34Elifèlet figlio di Acasbài, il Maacatita; Eliàm figlio di Achitòfel, di Ghilo;35Chesrài del Carmelo; Paarài di Aràb;36Igàl figlio di Natàn, da Zobà; Banì di Gad;37Zèlek l'Ammonita; Nacrai da Beeròt, scudiero di Ioab, figlio di Zeruià;38Irà di Ièter; Garèb di Ièter;39Uria l'Hittita. In tutto trentasette.
Giobbe 1
1C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male.2Gli erano nati sette figli e tre figlie;3possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.
4Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme.5Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: "Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore". Così faceva Giobbe ogni volta.
6Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro.7Il Signore chiese a satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro sulla terra, che ho percorsa".8Il Signore disse a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male".9Satana rispose al Signore e disse: "Forse che Giobbe teme Dio per nulla?10Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra.11Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!".12Il Signore disse a satana: "Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui". Satana si allontanò dal Signore.
13Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore,14un messaggero venne da Giobbe e gli disse: "I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi,15quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
16Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
17Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
18Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore,19quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
20Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò21e disse:
"Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!".
22In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.
Salmi 147
1Alleluia.
Lodate il Signore:
è bello cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a lui conviene.
2Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
3Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
4egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore, onnipotente,
la sua sapienza non ha confini.
6Il Signore sostiene gli umili
ma abbassa fino a terra gli empi.
7Cantate al Signore un canto di grazie,
intonate sulla cetra inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi,
prepara la pioggia per la terra,
fa germogliare l'erba sui monti.
9Provvede il cibo al bestiame,
ai piccoli del corvo che gridano a lui.
10Non fa conto del vigore del cavallo,
non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
11Il Signore si compiace di chi lo teme,
di chi spera nella sua grazia.
12Alleluia.
Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion.
13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina.
17Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
18Manda una sua parola ed ecco si scioglie,
fa soffiare il vento e scorrono le acque.
19Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
20Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.
Alleluia.
Michea 5
1E tu, Betlemme di Efrata
così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,
da te mi uscirà colui
che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall'antichità,
dai giorni più remoti.
2Perciò Dio li metterà in potere altrui
fino a quando colei che deve partorire partorirà;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele.
3Egli starà là e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore suo Dio.
Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra
4e tale sarà la pace:
se Assur entrerà nella nostra terra
e metterà il piede sul nostro suolo,
noi schiereremo contro di lui
sette pastori e otto capi di uomini,
5che governeranno la terra di Assur con la spada,
il paese di Nimròd con il suo stesso pugnale.
Ci libereranno da Assur,
se entrerà nella nostra terra
e metterà piede entro i nostri confini.
6Il resto di Giacobbe
sarà, in mezzo a molti popoli,
come rugiada mandata dal Signore
e come pioggia che cade sull'erba,
che non attende nulla dall'uomo
e nulla spera dai figli dell'uomo.
7Allora il resto di Giacobbe sarà,
in mezzo a popoli numerosi,
come un leone tra le belve della foresta,
come un leoncello tra greggi di pecore,
il quale, se entra, calpesta e sbrana
e non c'è scampo.
8La tua mano si alzerà
contro tutti i tuoi nemici,
e tutti i tuoi avversari
saranno sterminati.
9In quel giorno - dice il Signore -
distruggerò i tuoi cavalli in mezzo a te
e manderò in rovina i tuoi carri;
10distruggerò le città della tua terra
e demolirò tutte le tue fortezze.
11Ti strapperò di mano i sortilegi
e non avrai più indovini.
12Distruggerò in mezzo a te
le tue sculture e le tue stele,
né più ti prostrerai
davanti a un'opera delle tue mani.
13Estirperò da te i tuoi pali sacri,
distruggerò i tuoi idoli.
14Con ira e furore,
farò vendetta delle genti,
che non hanno voluto obbedire.
Lettera agli Ebrei 7
1Questo 'Melchìsedek' infatti, 're di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re' e 'lo benedisse';2'a lui Abramo' diede 'la decima di ogni cosa'; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche 're di Salem', cioè re di pace.3Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno.
4Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino.5In verità anche quelli dei figli di Levi, che assumono il sacerdozio, hanno il mandato di riscuotere, secondo la legge, la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, essi pure discendenti da Abramo.6Egli invece, che non era della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario della promessa.7Ora, senza dubbio, è l'inferiore che è benedetto dal superiore.8Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive.9Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo:10egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando 'gli venne incontro Melchìsedek'.
11Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico - sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c'era che sorgesse un altro sacerdote 'alla maniera di Melchìsedek', e non invece 'alla maniera' di Aronne?12Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge.13Questo si dice di chi è appartenuto a un'altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all'altare.14È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.
15Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, 'a somiglianza di Melchìsedek', sorge un altro 'sacerdote',16che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile.17Gli è resa infatti questa testimonianza:
'Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek'.
18Si ha così l'abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità -19la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece l'introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.
20Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento;21 costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto:
'Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre'.
22Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore.
23Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo;24egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.25Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.
26Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;27egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.28La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.
Capitolo XXII: La meditazione della miseria umana
Leggilo nella Biblioteca1. Dovunque tu sia e dovunque ti volga, sei sempre misera cosa; a meno che tu non ti volga tutto a Dio. Perché resti turbato quando le cose non vanno secondo la tua volontà e il tuo desiderio? Chi è colui che tutto ha secondo il suo beneplacito? Non io, non tu, né alcun altro su questa terra. Non c'è persona al mondo, anche se è un re o un papa, che non abbia qualche tribolazione o afflizione. E chi è dunque che ha la parte migliore? Senza dubbio colui che è capace di sopportare qualche male per amore di Dio. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. Quanto più uno desidera elevarsi spiritualmente, tanto più la vita presente gli appare amara, perché constata pienamente le deficienze dovute alla corrotta natura umana. Invero mangiare, bere, star sveglio, dormire, riposare, lavorare, e dover soggiacere alle altre necessità che ci impone la nostra natura, tutto ciò, in realtà, è una miseria grande e un dolore per l'uomo religioso; il quale amerebbe essere sciolto e libero da ogni peccato. In effetti l'uomo che vive interiormente si sente schiacciato, come sotto un peso, dalle esigenze materiali di questo mondo; ed è perciò che il profeta prega fervorosamente di essere liberato, dicendo: "Signore, toglimi da queste necessità" (Sal 24,17).
2. Guai a quelli che non riconoscono la loro miseria. Guai, ancor più, a quelli che amano questa vita miserabile e destinata a finire; una vita alla quale tuttavia certa gente - anche se, lavorando o elemosinando, mette insieme appena appena il necessario - si abbarbica, come se potesse restare quaggiù in eterno, senza darsi pensiero del regno di Dio. Gente pazza, interiormente priva di fede; gente sommersa dalle cose terrene, tanto da gustare solo ciò che è materiale. Alla fine, però, constateranno, con pena, quanto poco valessero - anzi come fossero un nulla - le cose che avevano amato. Ben diversamente, i santi di Dio, e tutti i devoti amici di Cristo; essi non andavano dietro ai piaceri del corpo o a ciò che rende fiorente questa vita mortale. La loro anelante tensione e tutta la loro speranza erano per i beni eterni; il loro desiderio - per non essere tratti al basso dall'attaccamento alle cose di quaggiù - si elevava interamente alle cose invisibili, che non vengono meno. O fratello, non perdere la speranza di progredire spiritualmente; ecco, ne hai il tempo e l'ora. Perché, dunque, vuoi rimandare a domani il tuo proposito? Alzati, e comincia all'istante, dicendo: è questo il momento di agire; è questo il momento di combattere; è questo il momento giusto per correggersi. Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima di giungere nel refrigerio (Sal 65,12). E se non farai violenza a te stesso, non vincerai i tuoi vizi. Finché portiamo questo fragile corpo, non possiamo essere esenti dal peccato, né vivere senza molestie e dolori. Ben vorremmo aver tregua da ogni miseria; ma avendo perduto, a causa del peccato, la nostra innocenza, abbiamo perduto quaggiù anche la vera felicità. Perciò occorre che manteniamo in noi una ferma pazienza, nell'attesa della misericordia divina, "fino a che sia scomparsa l'iniquità di questo mondo" (Sal 56,2) e le cose mortali "siano assunte dalla vita eterna" (2Cor 5,4).
3. Tanto è fragile la natura umana che essa pende sempre verso il vizio. Ti accusi oggi dei tuoi peccati e domani commetti di nuovo proprio ciò di cui ti sei accusato. Ti proponi oggi di guardarti dal male, e dopo un'ora agisci come se tu non ti fossi proposto nulla. Ben a ragione, dunque, possiamo umiliarci; né mai possiamo avere alcuna buona opinione di noi stessi, perché siamo tanto deboli e instabili. Inoltre, può andare rapidamente perduto per negligenza ciò che a stento, con molta fatica, avevamo alla fine raggiunto, per grazia di Dio. E che cosa sarà di noi alla fine, se così presto ci prende la tiepidezza? Guai a noi, se pretendessimo di riposare tranquillamente, come se già avessimo raggiunto pace e sicurezza, mentre, nella nostra vita, non si vede neppure un indizio di vera santità. Occorrerebbe che noi fossimo di nuovo plasmati, quasi in un buon noviziato, a una vita irreprensibile; in tal modo potremo sperare di raggiungere un certo miglioramento e di conseguire un maggior profitto spirituale.
DISCORSO 358 LA PACE E LA CARITÀ.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaImpegno di pace difficile. I vinti vincitori.
1. La cura che mi prendo di voi, dei nemici nostri e vostri, per la salvezza di tutti, per la tranquillità, per la pace comune, per l'unità che il Signore comanda e ama, trovi aiuto nelle vostre preghiere perché, come di pace e unità parliamo a voi, possiamo anche con voi goderne. Infatti, se ne permane l'amore, dobbiamo sempre parlare della pace e della carità e tanto più in questo tempo in cui l'amore della pace è in pericolo in quanto abbiamo, schierati di fronte, a metterla a rischio coloro ai quali tuttavia noi non rendiamo male per male 1, come è detto nelle Scritture. Noi siamo operatori di pace con loro anche se essi la detestano 2, e, poiché noi cerchiamo il colloquio con loro, vorrebbero debellarci gratuitamente; quelli che si comportano così rischiano di perdere l'amore della pace e di cadere in una vergognosa confusione. Essi, non volendo essere vinti, non approdano certo a rendersi definitivamente vincitori. Coloro infatti che non vogliono lasciarsi vincere dalla verità restano vinti dall'errore. Oh, se essi si lasciassero vincere dalla carità invece che dalla collera passionale! Esulterebbero vincitori proprio per il fatto di essersi lasciati vincere. Noi, non con argomentazioni umane ma per testimonianze divine, amiamo la Chiesa cattolica, ad essa saldamente aderiamo, la difendiamo, invitiamo i suoi nemici alla pace e alla riconciliazione. Come mi comporterò con chi contesta e litiga a vantaggio di una parte contro la comunità totale? Non sarebbe un bene per lui essere vinto dal momento che se è vinto resta in possesso del tutto e, se vince, solo di una porzione? Anzi, mi correggo, e " se gli sembra di vincere ", perché non vince se non la verità e la vittoria della verità è la carità.
Testimonianze scritturali sulla unità.
2. Perché raccomandarvi con molte parole, e mie parole, la Chiesa cattolica che dà frutto e si estende in tutta la terra? Abbiamo per essa e per noi le parole del Signore: Il Signore - è scritto - mi ha detto: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra 3. Perché dunque, fratelli, stiamo litigando sul possesso e non leggiamo invece le sante Tavole ? Pensino pure che siamo venuti a una causa. Ebbene c'è una contesa su un possesso. Ma questa è una contesa non di lite, bensì di affetto. Perché chi litiga per un possesso terreno ha per fine di escludere l'avversario; noi invece di introdurlo nel possesso. Chi litiga per un possesso terreno, quando sente l'avversario che dice: " Voglio questo possesso ", risponde: " Mi oppongo ". E io invece dico al fratello: " Voglio che tu possegga con me ". Anche se egli, litigioso, insiste: " Non voglio ". Pertanto non temo che il Signore mi biasimi e mi rimproveri come quei fratelli o quel fratello che, in mezzo alla gente, lo aveva interpellato così: Signore, di' a mio fratello che divida con me l'eredità. Subito il Signore, che odiava la divisione, gli dà una correzione: Dimmi, uomo - chiede - chi mi ha costituito giudice o mediatore di eredità tra di voi? Io vi dico: guardatevi da ogni cupidigia 4. Io non temo questo rimprovero. Io interpello infatti il mio Signore, confesso, lo interpello. Ma non gli dico: " Signore di' a mio fratello che divida l'eredità con me ". Gli dico invece: " Signore, di' a mio fratello che stia nell'unità con me ". Ecco, leggo gli atti di questo possesso, non col fine di possedere io solo, ma per convincere mio fratello, che non vuole, a possedere in comune con me. Ecco gli atti, fratello. Chiedi a me e ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Questo è stato detto a Cristo. Dunque è stato detto a noi che siamo membra di Cristo. Perché vuoi andare verso una divisione? o rimanere nella divisione? Ecco, tieni tutto il possesso, come è indicato negli atti. Tu cerchi la linea di divisione, tra i due proprietari, come sogliono con documenti essere individuati appunto i proprietari fra i quali ci siano confinanti. Ma chi ti ha dato tutta la terra non permette che vi sia alcun confinante.
Un'altra testimonianza dalla Scrittura.
3. Ascolta un'altra testimonianza dei sacri Scritti. Del Cristo Signore, simboleggiato da Salomone, è detto: Dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. Davanti a lui si prostreranno gli Etiopi, i suoi nemici lambiranno la polvere. I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba daranno tributi. Lo adoreranno tutti i re della terra, lo serviranno tutte le nazioni 5. Quando ciò è stato annunziato lo si è creduto; ora che si è realizzato lo si nega. Conserva dunque con me questa eredità da mare a mare e dal fiume - indubbiamente il Giordano dove è cominciato il magistero di Cristo - sino ai confini della terra. Perché non vuoi? Perché sei nemico di questa promessa, di questa eredità, di ricchezze tue? Perché non le vuoi? Per Donato? Per Ceciliano? E chi era Donato? Chi era Ceciliano? Certamente degli uomini. Se buoni, di bontà loro, non mia, se cattivi dunque, di cattiveria loro, non mia. Tu accogli Cristo e ascolta chi amava ardentemente Cristo, il suo Apostolo: Forse Paolo è stato crocifisso per voi? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? Per giungere a dire questo vedi cosa è che lo faceva inorridire: Ciascuno di voi dice: Io sono di Paolo, io invece sono di Apollo, io sono di Cefa, e io di Cristo. Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 6 Se dunque non nel nome di Paolo tanto meno nel nome di Ceciliano, a maggior ragione molto meno nel nome di Donato. E tuttavia ancor oggi, dopo le dichiarazioni degli Apostoli, dopo la manifestazione e la diffusione in tutto il mondo della Chiesa, mi si viene a dire: " Non lascio da parte Donato, non lascio da parte non so qual Gaio, Lucio, Parmeniano ". Mille nomi, mille scissure. Seguendo un uomo tu vuoi privarti di una così vasta eredità di cui hai sentito or ora da mare a mare e dal fiume sino ai confini della terra? Perché non la vuoi tenere? Per amore di un uomo. E che cosa è l'uomo se non un animale razionale, fatto di terra? Sei dunque avverso a noi, in quanto lambisci la terra. Rifiuta un tale atteggiamento piuttosto. Non leccare la terra, e poni invece la tua speranza in Colui che ha fatto il cielo e la terra. Questa è la nostra speranza. Queste le nostre testimonianze: Parla il Signore Dio degli dèi; egli convoca la terra da Oriente ad Occidente 7. Non voler rimanere aderente alla terra, sali invece lì da dove anche la terra è stata chiamata.
Estensione della carità.
4. Chi potrebbe esporre ricavandole dai santi Scritti tutte le testimonianze di questo possesso? Perché dunque non si convertono alla Chiesa? Perché questa è la voce della stessa Chiesa: Si volgano a me i tuoi fedeli e conoscano i tuoi insegnamenti 8. La Chiesa ha in mente quello che è detto nel Salmo. Voi l'avete udito poco fa; parole che sono ancora nelle vostre orecchie e nel vostro cuore: Di ogni compimento ho visto il termine. Che cosa significa ciò? Compimento vale e " perfezione " non " consunzione " e anche termine s'intende di perfezione, non di abolizione. Di ogni compimento ho visto il termine. La tua legge non ha confini 9 .Di ogni compimento ho visto il termine. Qual'è questo termine? La tua legge è assai estesa. Si tratta del termine del precetto, come voi avete già detto con me. Avete già detto tutti quello che sempre avete ascoltato, non senza frutto: Il termine del precetto è la carità che sgorga da un cuore puro 10: il termine in cui ci perfezioniamo, non in cui ci esauriamo. Questo termine è ampio perché è un comandamento di Dio, del quale è stato detto: Il tuo comandamento è senza confini. Vi dò un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri 11. Vedi l'ampiezza di questo mandato. E dov'è l'ampiezza? Forse nella carne? E`, piuttosto, nel cuore. Se fosse largo materialmente, voi, zelanti ascoltatori, non soffrireste stando qui stretti. Invece è ampio nella dimensione del cuore. Considera dunque, se ce la fai, questa ampiezza, e di qui passa all'Apostolo e ascolta come è ampio il mandato della carità: La carità di Dio è diffusa nei nostri cuori 12. Non dice: " racchiusa ", ma: diffusa. La parola " racchiusa " infatti evocherebbe ristrettezze. La parola diffusa insinua " larghezza ". Dunque: Il tuo comandamento è senza confini. Signore Dio nostro, acconsenti che per questa ampiezza possiamo invitare i nostri fratelli al possesso della pace. Volete essere vescovi? Siatelo con noi. Il popolo non vuole due vescovi. Siate con noi fratelli nell'eredità. Non creiamo impedimenti, per la salvaguardia del nostro prestigio, alla pace di Cristo. Quale onore possiamo sperare di ricevere nella pace del cielo se nel tempo presente difendiamo con una lite terrena il nostro onore? Si tolga questa parete divisoria dell'errore, e stiamo insieme. Riconosci me come fratello: io riconosco te fratello; ma estirpato lo scisma, estirpato l'errore e il dissenso. Si faccia questo emendamento e sei mio. O forse non vuoi essere mio? Io, se ti correggi, voglio essere tuo. Dunque, tolto di mezzo l'errore, che è come una parete fatta di materiale di contraddizione e di divisione, sii mio fratello e io sia fratello tuo, affinché ambedue siamo di Colui che è il Signore mio e tuo.
Si faccia il dibattito.
5. Queste cose diciamo per amore della pace, non perché ci manchi la fiducia di essere nella verità. L'abbiamo messo per iscritto, voi avete letto questo proposito: cioè che noi non paventiamo che si allestisca un dibattito, anzi insistiamo perché si faccia. Così, quando avrò dimostrato chi la possiede, allora potrò comunicarne con lui l'eredità. Venga intrepido, venga sicuro, venga armato di dottrina. Non voglio che ci sia una pregiudiziale di autorità. Apriamo gli occhi a Colui che non può errare. Egli ci insegni qual è la Chiesa. Avete già sentito le sue testimonianze. Non delitti umani la contaminano e non è la giustizia umana che la redime. E tuttavia, per quanto sia diversa la causa riguardante la Chiesa da quella riguardante gli uomini e siano del tutto distinte, noi non paventiamo la causa degli uomini che hanno accusato e non hanno potuto convincere. Li abbiamo riconosciuti discolpati, abbiamo letto che sono discolpati. Se non fosse così, non cercherei di costituire la Chiesa su una causa che riguarda loro, non vorrei edificare sulla sabbia e allontanarmi dalla pietra; poiché su questa pietra - è scritto - edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa 13. La pietra era Cristo 14. Forse Paolo è stato crocifisso per voi? 15 Tenete a mente queste cose, amate queste cose, ditevele tra di voi fraternamente, in pace.
Raccomandazioni ai cattolici.
6. Nessuno di voi, fratelli miei, faccia irruzione nell'aula della conferenza. Anzi evitate assolutamente, se possibile, perfino di passare per quel luogo, perché non nasca qualche appiglio di contesa o di lite, qualche occasione, e appunto trovino l'occasione quelli che la vanno cercando. Soprattutto coloro che poco temono Dio o non tengono conto dei miei suggerimenti o almeno in quanto amano la vita presente, devono aver timore della severità del potere terreno. Avete letto l'editto, pubblicamente esposto, di un uomo illustre. Non è stato emanato per voi che temete Dio e non disattendete l'invito dei vostri vescovi, ma perché non ci sia chi lo trascuri, perché nessuno lo disprezzi. Badino, coloro che sono in questa categoria, che non avvenga loro quello che disse l'Apostolo: Chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male 16. Guardiamoci dalle sedizioni, evitiamo ogni occasione di sedizione. Forse direte: " Noi abbiamo fisso nella mente quello che dobbiamo fare ". Ma c'è motivo di ingiungere: a voi tocca forse la feconda opera della pietà. Noi disputiamo per voi: voi pregate per noi. E aiutate le vostre preghiere, come già vi abbiamo esortato, con digiuni ed elemosine. Aggiungete loro le ali con cui volino a Dio. Adempiendo questo ufficio forse sarete più utili voi a noi, che noi a voi. Nessuno di noi infatti in questa disputa presume qualcosa di sé: in Dio è tutta la speranza. Non siamo migliori dell'Apostolo che dice: Pregate per noi. Pregate per me - dice -, perché mi venga data la parola 17. Voi dunque pregate per noi Colui in cui abbiamo riposto la nostra speranza, affinché abbiate gioia da questa nostra disputa. Tenete ben ferme, fratelli, queste cose, ve ne scongiuriamo, in nome dello stesso Signore, dell'autore della pace, di chi l'ha istituita e fondata. Vi preghiamo di scongiurarlo, d'invocarlo in pace; e ricordatevi che siete figli di chi ha detto: Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio 18.
1 - Cf. 1 Pt 3, 9.
2 - Cf. Sal 119, 7.
3 - Sal 2, 7-8.
4 - Lc 12, 13-15.
5 - Sal 71, 8-11.
6 - 1 Cor 1, 12-13.
7 - Sal 49, 1.
8 - Sal 118, 79.
9 - Sal 118, 96.
10 - 1 Tm 1, 5.
11 - Gv 13, 34.
12 - Rm 5, 5.
13 - Mt 16, 18.
14 - 1 Cor 10, 4.
15 - 1 Cor 1, 13.
16 - Rm 13, 2-3.
17 - Ef 6, 19.
18 - Mt 5, 9.
Capitolo VI: Chi ha vero amore, come ne dà prova
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, ancora non sei forte e saggio nell'amore. Perché, o Signore? Perché, per una piccola contrarietà lasci la strada intrapresa e troppo avidamente cerchi consolazione. Chi è forte nell'amore, regge alle tentazioni e non crede alla suadente furbizia del nemico. Come gli sono caro nella prosperità, così gli sono caro nelle avversità. Chi è saggio nell'amore non guarda tanto al pregio del dono, quanto all'amore di colui che dona. Guarda più all'affetto che al prezzo, e pone tutti i doni al di sotto della persona amata. Chi è nobile nell'amore non si appaga nel dono, ma si appaga in me, al di sopra di qualunque dono. Se talvolta, verso di me, o verso i miei santi, hai l'animo meno ben disposto di quanto vorresti, non per questo tutto è perduto. Quell'amore che talora senti, buono e dolce, è effetto della grazia presente in te; è, per così dire, un primo assaggio della patria celeste. Ma è cosa su cui non bisogna fare troppo conto, perché non è ferma e costante.
2. Segno di virtù e di grande merito, è questo: lottare quando si affacciano cattivi impulsi dell'animo, e disprezzare le suggestioni del diavolo. Dunque non lasciarti turbare da alcun pensiero che ti venga dal di fuori, di qualsivoglia natura. Saldamente mantieni, invece, i tuoi propositi, con l'animo diretto a Dio. Non è una vana illusione che, talvolta, tu sia d'un tratto portato fino all'estremo rapimento, per poi ritornare subito alle consuete manchevolezze spirituali; queste infatti non dipendono da te, ma le subisci contro tua voglia. Anzi, fino a che tali manchevolezze ti disgustano, e ad esse resisti, questo è cosa meritoria, non già rovinosa per l'anima. Sappi che l'antico avversario tenta in ogni modo di ostacolare il tuo desiderio di bene, distogliendoti da qualsiasi esercizio di devozione; distogliendoti, cioè dal culto dei santi, dal pio ricordo della mia passione, dall'utile pensiero dei tuoi peccati, dalla vigilanza del tuo cuore; infine dal fermo proponimento di progredire nella virtù. L'antico avversario insinua molti pensieri perversi, per molestarti e spaventarti, per distoglierti dalla preghiera e dalle sante letture. Lo disgusta che uno umilmente si confessi; se potesse, lo farebbe disertare dalla comunione. Non credergli, non badargli, anche se ti avrà teso sovente i lacci dell'inganno. Ascrivile a lui, quando ti insinua cose cattive e turpi. Digli: vattene, spirito impuro; arrossisci, miserabile. Veramente immondo sei tu, che fai entrare nei miei orecchi cose simili. Allontanati da me, perfido ingannatore; non avrai alcun posto in me: presso di me starà Gesù, come un combattente valoroso; e tu sarai svergognato. Preferisco morire e patire qualsiasi pena, piuttosto che cedere a te. Taci, ammutolisci; non ti ascolterò più, per quante insidie tu mi possa tendere. "Il Signore è per me luce e salvezza; di chi avrò paura? (Sal 26,1). Anche se fossero eretti contro di me interi accampamenti, il mio cuore non vacillerà (Sal 26,3). Il Signore è il mio alleato e il mio redentore" (Sal 18,15).
3. Combatti come un soldato intrepido. E se talvolta cadi per la tua debolezza, riprendi forza maggiore, fiducioso in una mia grazia più grande, guardandoti però attentamente dalla vana compiacenza e dalla superbia: è a causa di esse che molti vengono indotti in inganno, cadendo talora in una cecità pressoché incurabile. E' questa rovina degli uomini superbi, stoltamente presuntuosi, che ti deve indurre a prudenza e ad indefettibile umiltà.
Giovedì, 16 agosto - Presa da grave timore di dannarsi alla vista dei propri peccati, è animata dall'angelo a confidare nella misericordia di Dio. Soffre con Gesù, che le parla della prossima liberazione di madre Marza Teresa dalle pene del purgatorio e le promette nuove dolcezze nella santa comunio
Santa Gemma Galgani
Eccomi a giovedì. La solita ripugnanza mi giunge; il timore di perdere
l'anima mi viene; il numero dei peccati e l'enormità di essi, tutto mi
si spalanca davanti. Che agitazione!
In quei momenti l'angelo custode mi suggerì all'orecchio: « Ma la
misericordia di Dio è infinita ». Mi quietai. Cominciai presto assai a
patire nel capo: saranno state circa le dieci. Quando fui sola, mi
buttai sul letto; soffrii un po', ma Gesù non tardò a comparire,
mostrandosi anch'esso che soffriva tanto. Gli ricordai i peccatori, pei
quali lui pure mi animò a offrir tutti i miei piccoli patimenti
all'eterno Padre, per essi.
Nel mentre che ero con Gesù e soffrivo, e soffriva lui pure, mi venne
un forte desiderio, quasi da non poter resistere. Gesù se ne avvide e
mi domandò: «Che vuoi che faccia?». Ed io subito: « Gesù, per pietà,
alleggerisci i tormenti a madre Maria Teresa ». E Gesù: « Già l'ho
fatto. Vuoi altro? », mi diceva. Allora mi feci animo e gli dissi: «
Gesù, salvala, salvala». E Gesù così mi rispose: «Il terzo giorno dopo
l'Assunzione della mia santissima Madre, verrà anch'essa sprigionata
dal purgatorio, e la condurrò con me nel cielo».
+ Quelle parole mi ricolmarono di una gioia tale, che non saprei
esprimere. Parecchie altre cose mi disse Gesù; io gli chiesi ancora
perché dopo la santissima comunione non mi faceva più gustare quelle
dolcezze di paradiso. Mi rispose prontamente: «Non ne sei degna, o
figliuola»; ma mi promise però che la mattina dopo l'avrebbe fatto.
Come fare a arrivare alla mattina? È vero, rimanevano poche ore, ma per
me erano anni; non ho chiuso mai gli occhi al sonno; mi consumavo,
avrei voluto che fosse subito venuta la mattina: in una parola,
stanotte mi è sembrata lunghissima, ma è giunta finalmente [la mattina].